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“L a piccola Chiara col suo zainetto pieno di quaderni e libri percorreva il viale che la conduceva alla sua scuola nel giorno in cui iniziava l'anno scolastico. Quando vide in prossimità di questa una piccola folla. Chiara, incuriosita, si avvicinò e subito fu colpita dai flash dei fotografi e dalle domande a "mitraglia" diretti a due personaggi. La piccola si avvicinò ad una giovane giornalista, e attirando la sua atten- zione chiese: "Signorina cosa succede? Chi sono quei signori?" La giornalista rispose: "Come non sai chi sono quei due signori? Beh, te lo dico io! Quello mezzo calvo con le guance cadenti è il nostro "podestà camerata", il nostro amato sindaco! Quel signore che gli sta accanto è il famoso compagno architetto, di fama internazionale." Chiara domandò ancora: "E cosa ci fanno qui, davanti alla mia scuola?" Un altro giornalista interviene: "La tua scuola? Questa fra una settimana sarà buttata giù, per far posto a qualcosa di più grande e più importante per la nostra città, altro che la tua scuola!" Ma indispettita Chiara rispose: "Ma se la mia scuola è bella, grande, sicu- ra, piena di bambine e bambini, perché mai devono buttarla giù?" Il giornalista, del quotidiano più diffuso della città, sgarbatamente le rispose: "Senti piccola non mi scocciare, fammi lavorare." Ma Chiara ancora più seccata, strinse i pugni e si avviò verso quei due uomini passando tra le gambe di quella folla, arrivata davanti ai due noti personaggi cominciò a tirargli le giacche urlando: "Perché volete distrug- gere la nostra scuola? Dove andremo noi altri bambini?" E urlò così forte che cadde un grande silenzio, ed il "podestà camerata" e il compagno architetto rimasero stupiti, diventarono rossi di imbarazzo ma poi il compagno architetto si riprese e disse: "Non preoccuparti, piccola mia, sì è vero dovremo buttare giù la scuola, ma ne faremo una più bella di prima." Poi continuò il "camerata podestà": "Certo, faremo un'altra scuola, e sem- pre qui nella zona, cosa pensi che il podestà lasci senza scuola i suoi picco- li cittadini?" Ma il compagno architetto non lo fece finire e ribatté: "Certo la faremo nella piazza della stazione a 200 metri da qui." Ma la piccola ancora più arrabbiata disse: "E il mio papà dove prende l'autobus per andare a lavoro?" Un po' imbarazzato il "camerata podestà" disse: "Beh! Questo è un pro- blema." Ma subito il compagno architetto trovò la soluzione: "E allora la faremo al posto della fontana della stazione." Chiara: "La fontana della stazione? Ma lì ci porta la maestra e ci raccon- ta la storia di Nettuno e Proserpina." Il "camerata podestà" ancor più imbarazzato: "Beh! La fontana la porte- remo in piazza Duomo." Ma i giornalisti in coro. "E il nostro simbolo? Il nostro elefante? Cosa dirà la cittadinanza?" Il "camerata podestà" sbarrò gli occhi guardò il compagno architetto e disse: " Ho una grande idea! Porteremo l'elefante in un grande centro com- merciale alle falde del nostro bel vulcano così tutti lo potranno ammirare." E tutti in coro: "Bravi! Bene! Bis!" E il compagno architetto aggiunse: "Certo perché il futuro di Catania è nel progresso, nella modernità, insomma nelle nostre "mani sulla città". Chiara li guardò sbalordita e ancor più indispettita: "Ma a noi scolari non ci avete chiesto nulla, né dove vogliamo la scuola, né come la vogliamo. Non ci avete chiesto nulla! Non vi permetteremo mai di toglierci i nostri diritti!" Giovanni Caruso mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolare Direttore Responsabile: Riccardo Orioles AnnoQuarto n• otto Settembre 2009 U populu diventa poviru e servu quannu ci arrub- banu a lingua Ignazio Buttitta I fuocolieri a San Cristoforo 7 Piscaria senza pisci 3 Inchiesta - Emergenza casa 5 E LA SCUOLA DOVE LA METTO ? foto: Sonia Giardina

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U populu diventa poviru e servu quannu ci arrub- banu a lingua mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolare Direttore Responsabile: Riccardo Orioles AnnoQuarto n• otto Settembre 2009 foto: Sonia Giardina Ignazio Buttitta

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“La piccola Chiara col suo zainetto pieno di quaderni e libri percorrevail viale che la conduceva alla sua scuola nel giorno in cui iniziava

l'anno scolastico.Quando vide in prossimità di questa una piccola folla.Chiara, incuriosita, si avvicinò e subito fu colpita dai flash dei fotografi e

dalle domande a "mitraglia" diretti a due personaggi.La piccola si avvicinò ad una giovane giornalista, e attirando la sua atten-

zione chiese: "Signorina cosa succede? Chi sono quei signori?"La giornalista rispose: "Come non sai chi sono quei due signori? Beh, te

lo dico io! Quello mezzo calvo con le guance cadenti è il nostro "podestàcamerata", il nostro amato sindaco! Quel signore che gli sta accanto è ilfamoso compagno architetto, di fama internazionale."

Chiara domandò ancora: "E cosa ci fanno qui, davanti alla mia scuola?"Un altro giornalista interviene: "La tua scuola? Questa fra una settimana

sarà buttata giù, per far posto a qualcosa di più grande e più importante perla nostra città, altro che la tua scuola!"

Ma indispettita Chiara rispose: "Ma se la mia scuola è bella, grande, sicu-ra, piena di bambine e bambini, perché mai devono buttarla giù?"

Il giornalista, del quotidiano più diffuso della città, sgarbatamente lerispose: "Senti piccola non mi scocciare, fammi lavorare."

Ma Chiara ancora più seccata, strinse i pugni e si avviò verso quei dueuomini passando tra le gambe di quella folla, arrivata davanti ai due notipersonaggi cominciò a tirargli le giacche urlando: "Perché volete distrug-gere la nostra scuola? Dove andremo noi altri bambini?"

E urlò così forte che cadde un grande silenzio, ed il "podestà camerata" eil compagno architetto rimasero stupiti, diventarono rossi di imbarazzo mapoi il compagno architetto si riprese e disse: "Non preoccuparti, piccolamia, sì è vero dovremo buttare giù la scuola, ma ne faremo una più bella diprima."

Poi continuò il "camerata podestà": "Certo, faremo un'altra scuola, e sem-pre qui nella zona, cosa pensi che il podestà lasci senza scuola i suoi picco-li cittadini?"

Ma il compagno architetto non lo fece finire e ribatté: "Certo la faremonella piazza della stazione a 200 metri da qui."

Ma la piccola ancora più arrabbiata disse: "E il mio papà dove prendel'autobus per andare a lavoro?"

Un po' imbarazzato il "camerata podestà" disse: "Beh! Questo è un pro-blema."

Ma subito il compagno architetto trovò la soluzione: "E allora la faremoal posto della fontana della stazione."

Chiara: "La fontana della stazione? Ma lì ci porta la maestra e ci raccon-ta la storia di Nettuno e Proserpina."

Il "camerata podestà" ancor più imbarazzato: "Beh! La fontana la porte-remo in piazza Duomo."

Ma i giornalisti in coro. "E il nostro simbolo? Il nostro elefante? Cosa diràla cittadinanza?"

Il "camerata podestà" sbarrò gli occhi guardò il compagno architetto edisse: " Ho una grande idea! Porteremo l'elefante in un grande centro com-merciale alle falde del nostro bel vulcano così tutti lo potranno ammirare."

E tutti in coro: "Bravi! Bene! Bis!"E il compagno architetto aggiunse: "Certo perché il futuro di Catania è

nel progresso, nella modernità, insomma nelle nostre "mani sulla città".Chiara li guardò sbalordita e ancor più indispettita: "Ma a noi scolari non

ci avete chiesto nulla, né dove vogliamo la scuola, né come la vogliamo.Non ci avete chiesto nulla! Non vi permetteremo mai di toglierci i nostridiritti!"

Giovanni Caruso

mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolareDirettore Responsabile: Riccardo Orioles AnnoQuarto n• otto Settembre 2009

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E LA SCUOLA DOVE LA METTO?

La moderna scuola di via De Nicola, costruita a regola d'arte negli anni '80con ampi e luminosi locali e aule per la didattica, refettorio, laboratori, un tea-tro con 300 posti e successivamente ampliata con una palestra-palazzettodello sport con campi di pallavolo e pallacanestro, tribune e spogliatoi, haospitato lo scorso anno scolastico circa 550 alunni distribuiti tra le scuole I.C."A. Vespucci", il C.D. "S. Giuffrida" e la scuola dell'infanzia comunale"Campanula". Per il prossimo anno scolastico l'edificio viene affidato del tuttoall'I.C. "A. Vespucci" (decreto regionale sul ridimensionamento scolastico),pur continuando ad ospitare gli alunni della "S.Giuffrida" fino al completa-mento del ciclo di studi.

Tale edificio però, pur essendo uno dei pochi della città degno di esserechiamato "scuola", è stato oggetto di un accordo sottoscritto il 31 maggio2008 tra alcune ditte private e l'amministrazione comunale, che l'ha cedutaper la cifra di €10.400.000,00 per saldare vecchi debiti a causa del Piano dirisanamento di S.Berillo. La notizia dell'accordo, sottoscritto tra l'altro dalcommissario straordinario poco prima delle nuove elezioni amministrative, èvenuta fuori solo a settembre 2008. Immediatamente genitori, insegnanti eabitanti del quartiere hanno costituito un comitato spontaneo e hanno inizia-to un'opera di sensibilizzazione dell'opinione pubblica e una raccolta di firmeper chiedere informazioni al Sindaco sull'avvenire della stessa scuola. Gliamministratori però non hanno mai fatto attenzione alle richieste di chiari-mento, sia la petizione, sottoscritta da 500 firme, sia le varie richieste ufficio-se ed ufficiali da parte della dirigenza e del consiglio d'istituto della"Vespucci".

Soltanto lo scorso luglio la preside dell'I.C. Vespucci è stata convocata dalcapo di gabinetto del Sindaco per essere informata sulla volontà di abbatti-mento della scuola e sull'eventuale trasferimento degli alunni in edifici lonta-ni. Al contrario, l'aumento della popolazione, conseguente al piano speculati-vo che verrà applicato al quartiere, con la costruzione di nuovi palazzi siaresidenziali che destinati ad uffici, necessiterebbe un ampliamento dell'edificioe non il suo abbattimento.

Successivamente, durante il Consiglio comunale del 6 agosto, il SindacoStancanelli ha presentato ufficialmente il piano progettato dall'arch. Fuksas,dichiarando pubblicamente che l'edificio di via De Nicola verrà abbattuto e lascuola verrà trasferita in un nuovo edificio che sarà costruito in uno spazioall'interno della Piazza Giovanni XXIII di fronte la Stazione dopo una varian-te al piano regolatore che dovrà essere apportata in un prossimo consigliocomunale.

Il caso quindi non è ancora chiuso e non si sa quale sarà il vero destinodella scuola.

C'è sempre da stupirsi…e a noi resta il compito di resistere!Inoltre la Fillea Provinciale, la Fillea Regionale e la Camera del Lavoro di

Catania sono in attesa di una convocazione per un incontro con l'AssessoratoRegionale del Lavoro per adeguare e rafforzare le strutture provinciali prepo-ste alla verifica delle norme di sicurezza e alla repressione del lavoro nero.

Giuseppe Vinci

Quale destino per la scuola di via De Nicola?

Autunno caldo alle porte. Trecentoprecari bloccano via Gabriele

D'Annunzio, poi via Umberto.Macchine incolonnate, automobilistiinferociti, ma una mamma grida dalfinestrino "Fate bene! Stanno massa-crando la scuola pubblica! Presto lo stu-dio non sarà più un diritto! Che futurostanno preparando per i nostri figli?!!"

Aumento del numero di alunni perclasse, chiusura delle piccole scuole, piùalunni disabili per docente, riduzionedei posti di lavoro. La scuola pubblica èla prima a subire la politica dei tagli.

Taglia, taglia…, mentre crescono isoldi pubblici per le scuole private. Mal'articolo 33 della Costituzione non san-cisce forse che "Enti e privati hanno ildiritto di istituire scuole ed istituti dieducazione, senza oneri per lo Stato"?Poco importa a quanto pare, per stabi-lizzare la finanza pubblica l'Istruzioneva congedata. Razionalizzare, ridurre,dimensionare, risparmiare, e allora…tutti a casa!

I docenti non ci stanno e quest'annosono i primi a scendere in piazza.Ancora prima dell'apertura delle scuole,in tutt'Italia monta la protesta. I lavora-tori precari, insegnanti e personale ata,occupano i provveditorati di tantissimecittà. Anche a Catania. Il primo settem-bre in via Coviello un banchetto, unombrellone e una bandiera di SanPrecario di fronte all'Ufficio Scolastico

Provinciale preannunciano l'occupazio-ne dell'indomani. La strada è deserta, iprof sono a fare i blocchi stradali.Antonio è seduto sotto l'ombrellone.Fino a ieri precario, oggi disoccupato,indossa una maglietta con l'acronimo diprecari "Professionisti RadiatiEsasperati Cancellati AnnullatiRaggirati Ignorati". Letta la scritta, ciavviciniamo subito a lui per capirecome vanno le cose. "Siamo i precaridella scuola di Catania, ci dice. Dopoanni e anni di incarichi annuali nellasperanza di una stabilizzazione lavorati-va, ora siamo rimasti senza incarico acausa della politica dei tagli: 142.000posti in meno nel triennio 2009-2012."

L'indomani tutti gridano basta e hainizio l'occupazione. Nel cortile di viaCoviello, ormai ribattezzata viaPrecariello, Daniele al megafono ribadi-sce che "è il licenziamento più grossonella pubblica istruzione. Il movimentodei docenti in tutt'Italia nasce infatti daldisagio di tutti quei lavoratori, oggidisoccupati, che sono stati abbandonatidai sindacati e dai partiti."

Abbandonati e stanchi per le incertez-ze lavorative, nell'ansia dell'eterna cac-cia al punteggio, i prof non si mobilita-no però solo "per tutelare il posto dilavoro, ma soprattutto - precisa Antonio- per sostenere la qualità della scuola".Nessuna esigenza pedagogica dietro iprovvedimenti a cascata, anzi "cosìfacendo si penalizza la qualità della for-

LA SCUOLA DELLA MISERIADocenti precari occupano il Provveditorato

mazione, si compromette definitivamentel'idea della scuola come comunità educan-te in grado di dare gli strumenti e le cono-scenze per comprendere il presente e crea-re un futuro migliore", sottolinea una pre-caria.

Si smantella uno Stato, una società, sicalpesta il pubblico, mentre si favorisce ilprivato. Insomma si sta negando il dirittoallo studio, come base di una societàdemocratica. Claudio, precario da 11 anni,teme che "forse la scuola migliore nonsarà più quella pubblica, ma quella priva-ta, perché tutti i fondi andranno a queste.

Quindi si dovrà pagare per avere una"buona" istruzione. Il sapere non sarà piùlibero e garantito a tutti."

E la qualità di questo sapere come sarà?Beh, tempi bui per i nostri figli."Un popo-lo di ignoranti è più facile da manipola-re… ", conclude un maestro in un'assem-blea. Ma i prof lo sanno e agguerriti nonsi fermano.

Sonia Giardina

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In questa città si è perso ormai, ildiritto alla cittadinanza. Quello che

dispiace di più è il fatto che i catane-si non sono più cittadini, non difen-dono più Catania. Tutti i catanesisono passati centinaia di volte daPiazza Europa e hanno potuto vederelo scempio compiuto da Scapagnini esuoi scagnozzi contro il diritto digodere liberamente di un bene comu-ne che era il Giardino sul mare deicatanesi. Molti di noi, non più giova-nissimi, si ricordano ancora con pia-cere e nostalgia, le domeniche passa-te ad incontrare i bedde caruse chepasseggiavano al "Cristo Club". Cosìalcuni di noi chiamavano il tratto distrada che andava dalla chiesa diCristo re in corso Italia fino a rag-giungere la Piazza sul mare. Piùavanti nel tempo la Piazza era diven-tata il luogo simbolo eletto dai cata-nesi per festeggiare le vittorie dellaNazionale Azzurra e l'alternarsi delle"acchianate " in serie A dei rossoaz-zurri della squadra del Catania.

Qualche anno fa era apparsa sullascena catanese una banda di scagnoz-zi comandati dall'onorevole ex-sin-daco "Sciampagnini" e dal meritevo-le cavaliere Virlinzi con la benedizio-ne del Patron di Catania MarioCiancio, il piccolo "Berlusconi" diCatania già prima dell'A.B. (Avventodi Berlusconi), cioè quando ancora ilvero e sconosciuto Berlusconi suona-va al piano bar delle navi di crocierae sognava di trafficare con il venera-bile Licio Gelli e il perseguitato poli-tico onorevole Bettino Craxi.

Questa banda decise che piazzaEuropa era troppo bella per farlagodere gratis ai catanesi, pertanto,approfittando del potere conquistatoin città, presentarono un progettoapprovato del famigerato ing. D'Ursoe dai componenti della commissionecomunale di valutazione, per distrug-gere la piazza e trasformarla in unparcheggio sotterraneo a pagamento.E fino a qui si poteva pure sopporta-re il piano della Banda. Ma come siusa ormai da un po' di tempo in città,improvvisamente, al parcheggio ini-ziale che appariva poco redditizio madi una certa utilità, si aggiunsero unbel numero di botteghe commercialipiù interessanti e remunerative dalpunto di vista dei soldi. Ora il puntoè che non puoi adibire uno spaziopubblico e di proprietà di tutti i cata-nesi a una speculazione abusiva diuna banda di scagnozzi. Così quandola magistratura distratta venne aconoscenza dei piani della Banda fuobbligata ad intervenire ed a seque-strare tutto il cantiere a scempio

avvenuto. Io personalmente passan-do, in una afosa estate, da piazzaEuropa, all'inizio dei lavori, notai chequalcosa non quadrava dato che,oltre la zona prevista come parcheg-gio, gli operai stavano distruggendoanche la parte di piazza sul mare.Subito telefonai ad un magistrato,Renato Papa, che conoscevo per lasua efficienza e ad un esperto consi-gliere comunale, Saro D'agata, ma lerisposte furono deludenti ed evasive.Il primo mi suggerì di mobilitare gliambientalisti e il secondo che avevaproblemi più importanti da risolverecome l'aumento dell'ICI. A scempioavvenuto quelle risposte ancora mibruciano come cittadino di Catania.

Nel frattempo, e per fortuna, ungruppo di cittadini "corsari" ci siamoriuniti in una associazione chiamata"40 X Catania" presente anche sulnoto social network Facebook, e sulsito www.40xcatania.ning.com.

Questo gruppo di cittadini, origina-le e efficace, sta seguendo passopasso l'iter del processo per lo scan-dalo dei parcheggi delle piazzeEuropa, Verga, Lupo e Ariosto, ini-ziato di fatto il 21 luglio 2009 con lalegittima costituzione di parte civiledel Comune di Catania, nell'interes-se di tutti. La prossima data dell'u-dienza davanti al Tribunale diCatania sarà il 29 settembre 2009. Sispera in un iter rapido del processoche potrebbe terminare entro il 2009anche al fine di sbloccare la situazio-ne degradata di Piazza Europa perripristinarla com'era e restituirla alpiù presto ai catanesi.

Con le manifestazioni organizzatedai "40 X Catania" una parte sanadella città sta lentamente reagendoper non consentire altri scempiaggiuntivi previsti contro la nostracittà martoriata. L'importante è che icittadini si risveglino finalmente dalsonno comatoso che ha consentitol'esproprio dei beni pubblici dei cata-nesi a favore dell'accrescimento deibottini delle bande di scagnozzi chescorazzano liberamente in città.L'importante è che i catanesi siano dinuovo dei veri citta-dini che difendonola loro Catania daibanditi che hannodistrutto piazzaEuropa.

Giancarlo Consoli

C’ERAnO UnA VOLTA I CATAnESILo scempio di piazza Europa

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Èvenerdì, ma oggi a Catania pescenon se ne mangia. Il fanciullo

Amenano, con la mano monca ormaida anni, gira le spalle, simbolo di unacittà dimenticata e che non vuolvedere. La pescheria cala la metafori-ca saracinesca. Il vociare e la confu-sione rimangono, tuttavia sedati daun grosso suv della polizia municipa-le al centro di piazza Alonso DiBenedetto. Lo sgombero coatto vapreservato: "E' una questione d'ono-re. Qua gli abusivi non ci tornano"sbotta Virzì, il comandante dei vigili,con gli occhi come sanguinolenti dirabbia. Quello stesso Virzì, che, miracconta un pescatore, riversò ilbanco di un prete a Misterbiancofuori dalla Chiesa Madre, colpevolesolo di raccogliere dei fondi chesarebbero serviti al pagamento di unamulta, per un cittadino che di soldinon ne aveva. Lo cacciarono ed oggiè qui. Ma questa è un'altra storia, pre-sunta o vera…

Cosa sta accadendo alla Pescheria,lo si deve ancora capire. Lo devonocapire i commercianti ed i pescatori,sbattuti fuori da un'ordinanza, in quelposto che era loro da sempre. Esce unfoglio, scrivono dei nomi. Il sindacogli ha assicurato che troverà 60 stalli,una volta che si saranno messi inregola ed acquistato i necessari ban-coni in acciaio dall'unico produttore.Ma a tunnina comu a tagghiamu nel-l'acciaio? I masculini dda mugghia

fetunu sutta u suli! E chi li esce 1600€ per comprare questo bancone nelposto in cui gli hanno indicato. E poil'iscrizione alla camera del commer-cio, i 60 posti che non bastano…Nessuno ad aiutarli, con quel fogliostropicciato che contiene le ultimesperanze. "Ma 'ntantu i vostri nonni'cca su ccattavunu u pisci", perché dicolpo tutte queste storie? I turistiguardano sbigottiti! Cercano il mer-cato che non c'è. Una storia raccontache uno di loro, un tedesco (e diquale altra nazione sennò), ligio aldovere, manda delle foto allaCommissione Europea, per il ripristi-no delle norme igienico-sanitarie.Sarà ma intanto loro vorrebberovedere la Pescheria, quella suggestio-ne di colori, voci, cultura. "Questesono le cose vere che cerchiamo, cheCatania preservava ancora" mi confi-da un altro tedesco. E ci tocca spie-gare a sti turisti, che un giorno,l'Amministrazione si sveglia, e deci-de di far piazza pulita, scurdannusi,tradizioni, storia e cultura.Dimenticando di tanti lavoratori cheadesso sono a spasso. Facendo anzila voce grossa, mostrando il pugnodel potere. Scordandosi del restodella città, questa sì, ridotta all'osso,dedita alla cultura dell'inciviltà, per-ché "ammaestrata" male da dottori ecani. E non ci raccontino che da qual-che parte si doveva cominciare. Checomincino da loro stessi. Perché

anche della Pescheria i nostribelli politici si erano dimentica-ti, dei bagni chimici spuntati ilgiorno dopo lo sgombero, deitombini liberati grazie all'aiutodei commercianti… Ma infondo cosa volete signori miei?C'è un saggio proverbio sicilia-no che dice: "Si u pisci feti, fetidi la testa". Anche questa è cul-tura cari turisti.

Salvatore Ruggieri

PISCARIA SEnzA PISCILo sgombero coatto del mercato del pesce

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Le ordinanze di Stancanelli per fare “cassa”

è possibile iscriversi dal 26 settembre in poi

"Così gridavano i vecchi bandito-ri nei centri urbani per richia-

mare l'attenzione: udite, udite, che c'èda sentire. Giravano per piazze e stra-de, muniti di tamburo o di cornetta.Con il gran suono radunavano le per-sone, ragazzi vocianti in prima fila, epoi, con voce tonante, annunziavanole novità, specie le note comunali eprefettizie.

Ebbene, le vicende da raccontare,per l'estemporaneità, vacuità, imperi-zia, autoritarismo, richiamano gli attiimprovvisati dei "bei tempi andati"che non avevano nessuna parvenza didiritti, dignità e democrazia.

In una "ridente" città bagnata dalmare, sul cui specchio d'acqua si riflet-te l'immensa mole della montagna, unbel dì (primo agosto c.a.), sul coman-do del sindaco, sono diventate operati-ve sei ordinanze comunali, appellate"in difesa della sicurezza e del decorolocale", altrimenti, dal popolo, dette"rovina famiglie".

Infatti, tanti sono gli atti puniti conmulte fino a 500 euro.

In una città piena di contraddizioni

riguardo la gestione dei rifiuti e la que-stione casa, è prevista anche la "cac-cia" a chi abbandona per terra carte,mozziconi di sigarette, lattine, a chitratta con incuria i luoghi e a chi bivac-ca con campeggio in aree non attrez-zate.

Nella gran parte della città mancanocestini, raccoglitori per la differenzia-ta, i normali contenitori fanno gran

puzza da lontano... molto inquietante,dato che non vengono mai lavati edisinfettati. Evidentemente l'ammini-strazione comunale li considera puried inutili ornamenti.

Poi, un bel giorno, il "re locale"viene scoperto. La prima volta è lanotte di ferragosto, l'altra il 22 agosto.

Ecco i fatti del 22. In un'area di 50ettari di proprietà del Comune a ridos-so dell'aeroporto, il Nucleo operativoecologico dei Carabinieri ha "scoper-to" un aggregato di enormi cumuli dispazzatura. Fin qui "nulla di strano",dati gli standard caratterizzanti la cittàe il territorio comunale, ove insistonomolte discariche abusive. Il dato scon-certante ed innovativo è rappresentato

dal fatto che quell'area era adibita adiscarica ufficiale, dismessa da lungotempo, e, diversamente dagli obblighidi legge, mai bonificata. In più, tran-quillamente, pascolavano circa 150capi di bestiame e animali da cortile.Si nutrivano di spazzatura e si disseta-vano con i liquami prelevati da unvicino canale fognario. È stato accerta-to che l'area era stata da tempo trasfor-

mata in una vera e propria perma-nente "tenuta da pascolo".

Sorgono spontanee alcunedomande. Come mai una discari-ca comunale non bonificata?Come mai un enorme ricettacolodi spazzature persistenti da anniin un'area di proprietà comunale,in un luogo ben visibile, dato chetrattasi di territorio esclusivamen-te pianeggiante? Come mai èstato permesso il pascolo e, quin-di, la crescita di animali avvelena-ti a totale danno dalla salute deicittadini?

Allora ci chiediamo in oltre. Seuna cicca di sigaretta o una cartabuttata a terra, stante l'ordinanzadel sindaco, vale 500 euro dimulta, gli enormi cumuli di spaz-zatura giacenti nell'area comuna-le, mai rimossi, quanto valgono insanzione?

Raziocinio umano e legislativo vor-rebbe che la pena avesse un giustocarattere progressivo. Quindi, la san-zione deve essere applicata a peso! Achi? Ovviamente, al Comune!

Se un mozzicone di circa un gram-mo vale 500 euro, 1000 chili di "car-tacce" "pesano" 500.000 euro.Ovviamente sul luogo sono giacentitantissime tonnellate del corpo delreato. Nelle casse comunali si è accu-mulato nel corso degli ultimi anniquasi un miliardo di euro complessivodi deficit. Pazienza, la legge vale pertutti.

Quindi, i Vigili urbani, devonourgentemente presentarsi presso ilpalazzo comunale, per consegnare il

giusto conto sanzionatorio nelle manidel sindaco: Toc, toc, toc. Chi è? Labolletta della Legge!

L’altro evento, quello consumatosinella gioiosa notte di Ferragosto, hacaratteristiche puramente "fantozzia-ne".

Quella notte i Vigili Urbani sonostati comandati ad andare sul "luogodel delitto" per sanzionare gli illegali.Anche qui un'altra stangata "rovinafamiglie", fino a 500 euro di multa.

I "nostri", in sedici, sono staticostretti a battere in ritirata. Migliaia emigliaia i cittadini in spiaggia.

La nuova legge locale non potevaessere applicata, pena la grande ribel-lione dei festanti. Troppo forte il popo-lo, in numero e spiegamento di forze"armate": tende e teloni.

Visto il totale fallimento e la forzatadisattesa dell'applicazione della legge,dai preposti sono stati fatti grandi edimpegnativi proclami: "L'anno prossi-mo andremo in gran forza", la legge èlegge! Ma dove? Quando e quanto? IVigili Urbani in questa città sono statiportati quasi all'estinzione naturale. E'quasi un evento vederne per strada.

Non siamo alle "nuove comiche",siamo a Catania.

Micio Stimolo

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InItalia l'80% della domanda diedilizia sociale risulta insoddi-

sfatta e l'88% delle famiglie in affittosono in fascia debole o vulnerabile. Adifferenza del passato, oggi le caseperò ci sono. Ma il caro affitti e i prez-zi di vendita impazzano e i nostri red-diti invece no.

Così il bisogno abitativo cresce adismisura, mentre le politiche di edili-zia sociale si sono bruscamente arre-state. Ridottissimi sono infatti gli inve-stimenti per la costruzione di alloggipopolari.

Oltre 15.000 famiglie a Cataniaaspettano l'assegnazione di un allog-gio popolare. Gli 11.000 alloggi socia-li esistenti sono tutti occupati e rara-mente se ne libera uno.

A fine settembre scade il nuovobando per l'assegnazione di alloggi diedilizia residenziale pubblica. Percapire quali sono le prospettive pervecchi e nuovi richiedenti abbiamoincontrato Giuseppe Conti, SegretarioGenerale del Sunia (SindacatoNazionale Unitario Inquilini edAssegnatari) di Catania.

***

Cosa pensa del nuovo bando

dell'Istituto Autonomo Case

Popolari?

E’ una vera presa in giro perché l'i-struttoria delle domande del 2006 nonè stata ancora aperta. Tutti i fascicolicon le vecchie domande sono accata-stati in un angolo del Comune. Nel2004 è stata, infatti, abolita la com-missione dell'assegnazione deglialloggi che formava la graduatorie.Ancora oggi questa commissione nonè stata istituita dal Comune e dalloIACP (Istituto Autonomo CasePopolari). Come è possibile fare unnuovo bando se l'ultima graduatoriadefinitiva è stata quella del 2000-2002, e l'istruttoria per la definizionedella graduatoria provvisoria del 2006non è stata ancora nemmeno aperta?Questo significa illudere e ingannarela gente.

Perché tanto ritardo? Sono già

passati tre anni…

In seno allo IACP manca ancora lacommissione per la creazione dellegraduatorie. L'ente ha avuto infatti unnuovo commissario in contrasto con lalinea politica del Comune. L'accordodunque fra le due parti per la creazio-ne della commissione è in alto mare enon sappiamo quanto tempo bisognaaspettare ancora prima di vedere le

graduatorie del 2006.

Quante le persone in attesa di un

alloggio ci sono a Catania?

Attualmente ci sono 13145 famigliein attesa di un alloggio in base alla gra-duatoria del 2000-2002 che includeanche i richiedenti già inseriti neglianni '90. A questi vanno ad aggiunger-si più di 1800 domande del 2006 anco-ra neppure istruite. In totale sono oltre15.000 famiglie con il diritto alla casanegato.

Quanti gli alloggi vuoti disponibi-

li?

Nessuno. Le due famose torri con144 alloggi finanziate addirittura neglianni 90 dalla Regione non sono statetuttora portate a termine. Basterebbepoco per completarle ma, prima per unserie di diatribe e fallimenti delleimprese coinvolte, ora per un conten-zioso tra la società costruttrice el'Istituto, il cantiere è sospeso.

Quando sono stati assegnati gli

ultimi alloggi?

glii ultimi sono stati assegnati nel2007. Si tratta di 144 alloggi riservatiai dipendenti pubblici in base a unalegge della Regione Siciliana del 1986che ha portato al finanziamento solonel 1991. Al di là di questa assegna-zione straordinaria ne sono stati conse-gnati dallo IACP solo altri 60 nellostesso periodo.

Sappiamo che il 30% degli asse-

gnatari di case popolari a Catania è

abusivo. Come si è arrivati a questa

situazione?

Semplicemente non gestendo il

patrimonio pubblico per 50 anni eignorando volutamente il problema.Parliamo degli abusivi per esempio.Di certo non dobbiamo pensare agente che rompe i lucchetti e occupaabusivamente. L'abuso si è creatonegli anni. Coloro i quali hanno avutoun alloggio più di quarant'anni fa, inmolti casi, non lo hanno lasciato unavolta conseguito il miglioramentodelle condizioni di reddito. Certo,avrebbero dovuto farlo per legge ren-dendolo disponibile per chi si trovavanelle loro stesse condizioni di qualcheanno prima. Nessuna autorità ha vigi-

lato perché si rispettassero le regole.Così gli alloggi sono passati di padrein figlio o ad amici e parenti diventan-do di fatto proprietà private. Nei casipiù gravi sono stati addirittura riven-duti senza che il Comune dicesse nien-te pur essendo a conoscenza persinodei prezzi di vendita.

Come il Comune e la Regione stan-

no affrontando il problema?

Le autorità non affrontano il proble-ma. Le spiego come è andata la richie-sta da parte del Sunia di un tavolo diconcertazione col Sindaco el'Assessore alla casa del Comune, ilpresidente della Regione e il commis-sario dello IACP. All'ultimo momentola segretaria del Sindaco mi ha infor-mato che invece del tavolo di concer-tazione ci sarebbe stato un incontrocon Raffaele Stancanelli. Così sonostato ricevuto dal Sindaco e dall'archi-tetto dell'ufficio tecnico. Questi mihanno ascoltato senza dire e promette-re nulla.

L’indifferenza non è solo da partedel Comune, anche la Regione conti-

nua ad ignorare il problema; semprecome Sunia abbiamo chiesto allaRegione di destinare un capitolatoall'emergenza casa. A oggi nessunarisposta.

Se questa è la situazione locale,

qual è la risposta del Governo?

Il governo Prodi aveva stanziato550 milioni di euro circa per l'emer-genza abitativa nel Paese. Non ci fu iltempo di impiegare questa somma acausa della caduta dello stessoGoverno. Con la destra al potere quei550 milioni sono stati dirottati com-

pletamente su altre"emergenze" e daallora i fondi per l'e-dilizia sociale sonostati dimezzati. 250milioni distribuiti tratutte le regioni sonoveramente pochi enon permettono diaffrontare il proble-ma. Prendiamo iltanto discusso"Piano Casa", que-sto mette in prioritàtutto fuorché lacostruzione di nuovialloggi sociali.

Allonsanfan eVincenzo Straniero

La parola ai numeri… 15000 famiglie in attesa di alloggiopopolare. 11.000 circa gli alloggi di cui quasi2500 di proprietà del Comune e glialtri dell'Istituto Autonomo CasePopolari, - ente finanziato dallaRegione.1800 domande presentate nel 2006non espletate. 3000 abusivi sono stati sanati con lalegge regionale del 2001.3000 i nuovi abusivi di cui 600 inalloggi comunali e 2400 in alloggiIACP.64 ultimi alloggi consegnati nel 20055000 - 6000 euro è il prezzo di mer-cato degli alloggi abusivi. Tasso di morosità 93%.

CASA. COSA? ChE?

A Catania più di 15.000 famiglie in attesa di un alloggio

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INCHIESTA - Emergenza casa (I parte)

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6 iCordai / Numero Otto

Si chiamava così uno dei film piùfamosi degli anni '80 di Nino D'Angelo,ispiratore, insieme a Merola, dei can-tanti neomelodici di quartiere. 2009, lamusica tutta "anema e core" continuaad avere successo: prezzi dei dischi giù,piccoli investimenti per la pubblicazio-ne di un album, tanti ammiratori e tanticoncerti nelle piazze dei quartieri.

"Lo vedi questo qui", mi dice il ven-ditore di cd indicandomi l'ultimo albumdi Tony Colombo, un ragazzino moro,capelli gellati e ciuffo spiaccicato sullafronte, "questo fa impazzire le ragazzinee l'anno scorso da me vendeva piùdischi di Vasco". La musica neomelodi-ca funziona e continua a vendere nono-stante la crisi del mercato discografico.Prima di tutti gli altri, i cantanti neome-lodici hanno capito come muoversinella nuova era della musica digitale:tanti concerti dal vivo e prezzi bassi peri cd. Qualche anno fa la decisione con-

divisa di far costare 9/10 euro un album,mentre ancora le grandi etichette inter-nazionali si interrogavano su come farea vincere la guerra contro internet. E poitante piazze, feste e sagre; c'è semprenel quartiere un cantante pronto ad esi-birsi davanti ad una folla di fan accanitidel genere. Concerti in tutta Catania, dapiazza Dante a Librino, da piazza Bovioai paesi etnei.

Ma chi sono i cantanti tutti "anema ecore"? E da dove provengono? La com-mercializzazione della musica napoleta-na è avvenuta con Mario Merola e lesue famose sceneggiate. Ma il vero rife-rimento del neomelodico per eccellenzaè il secondo caschetto biondo più famo-so d'Italia: Nino D'angelo. Con i suoi Bmovies il cantante napoletano ha conso-lidato il genere del guaglione innamora-to che canta per amore e sofferenza.Questi i temi principali ereditati dallamusica napoletana. Davanti ai film diD'Angelo, a metà tra video musicali erecitazione, sono cresciuti tutti i cantan-

ti che oggi troviamo in giro per l'Italia.La musica neomelodica non è un feno-meno circoscritto solamente ad unluogo geografico; in apparenza regiona-le, l'influenza dei cantanti si estende atutto il Meridione d'Italia. Le regioniprotagoniste di questo fenomeno sono

la Campania, la Sicilia e la Puglia, ma imeridionali sono ovunque, si sa, e capi-ta così spesso di sentire musica neome-lodica fermi ad un semaforo di Torino oin giro a Quarto Oggiaro a Milano.

Ogni regione ha i proprio cantanti diriferimento che si aggiungono poi ai

famosi a livello nazionale. Catania èstata sempre una città viva per i cantan-ti napoletani. Tanti sono i musicisti natialle falde dell'Etna, tra loro il più famo-so è senza dubbio Gianni Celeste; sullacresta dell'onda per un decennio è unodei protagonisti della scena italiana. "Saida cosa si capisce se uno è bravo? - diceil venditore di cassette - dal fatto chefaccia o meno i concerti a Napoli". Laconsacrazione di un neomelodicoavviene all'ombra del Vesuvio, dove inapoletani sanciscono il successo delcantante e l'entrata dello stesso nell'o-limpo dei partenopei. Il salto può avve-nire anche verso il successo nazionalpo-polare, come nei casi di Gigi D'Alessioe Sal Da Vinci, due dei cantanti neome-lodici che hanno avuto uno straordinarioseguito ma che hanno dovuto accanto-nare la cantata napoletana sul palco diSanremo.

Luca Salici

POP CORn E PATATInELa musica neomelodica a Catania

Come ogni anno l'AssociazioneG.A.P.A., a conclusione delle attivitàsvolte con le bambine ed i bambini delquartiere San Cristoforo di Catania, haorganizzato un campeggio al fine di tra-scorrere alcuni giorni in modo allegro ecostruttivo con tutti coloro che hannofrequentato l'Associazione durante l'an-no. Il ventiduesimo campeggio si èsvolto ad Ispica (RG) in contrada SantaMaria del Focallo, presso un camposcout, dove a pochi chilometri di distan-za si stende una immensa spiaggia chedelimita un mare cristallino. Giochi digruppo organizzati sulla spiaggia, lun-ghe nuotate e spettacolari tuffi caratte-rizzavano le mattinate trascorse a mare,mentre nei pomeriggi si concretizzava-no le attività programmate dai volontari

sul tema della solidarietà con scenette,canti e vari momenti ludici. Le faccendequotidiane quali la preparazione dellacolazione, pranzo e cena e le varie puli-zie venivano eseguite in gruppi compo-sti da adulti e bambini con responsabi-lità e collaborazione di tutti.

La novità di quest'anno è stata la par-tecipazione al campeggio di quattroragazzi provenienti dal quartiere diMonte Po' (Catania) che fanno parte delgruppo dell'Associazione Manitese, iquali si sono subito inseriti molto benenel gruppo con i loro coetanei, e la pre-senza di alcuni genitori delle bambine edei bambini che frequentano il G.A.P.A.

Rosy Marchese, 29 anni, casalinga eMelo Ligotta, 42 anni, autotrasportato-re, sono i genitori di Filippo, Rita e

Rosario, bambini che da anni frequenta-no le attività del G.A.P.A.. Quest'annohanno partecipato al campeggio e com-mentano con entusiasmo l'esperienzavissuta.

"Tre giorni da favola… un sogno! Misembrava di vivere una vita diversa lon-tano dai problemi quotidiani.", diceRosy, "È stata la curiosità a farmi parte-cipare a questo campeggio. Una curio-sità alla vita. Questa è la prima volta cheparto ed è stato molto bello perché d'e-state l'unica cosa che facciamo è quelladi fare i bagni a mare. Mi sono divertitamolto anche a fare tutte le attività e quel-la che mi è piaciuta di più è stata la visi-ta ad Ispica, mi sembrava di essere invia Crociferi con tutte quelle chiese equei monumenti. Sono sicura che parte-

ciperò al campeggio del prossimoanno."

Anche Melo esprime la sua sod-disfazione: "Ho voluto fare questaesperienza per trascorrere dei giorniin modo diverso e provare nuoveemozioni. Per apprendere la vita delcampeggio e capire cosa si prova afare questa esperienza. Ho imparatoad essere autonomo e mi sonodivertito molto quando ho fatto ilturno di cucina perché si è saputoche so cucinare. Di solito a casa miarrangio a preparare da mangiare,ma è stato più piacevole farlo incompagnia."

Mi è piaciuto molto la visita alla Cavadi Ispica perché io con il mio lavoroviaggio molto, ma la Cava non la cono-scevo e mi è piaciuta molto la chiesettache si trova lì."

Riprende Rosy: "Ho avuto solo un'a-marezza l'ultimo giorno quando alcunibambini hanno fatto piangere Rita ed ilcuore mi è diventato piccolo piccolo.Questo mi ha dato fastidio perché nonc'era nessun motivo per litigare. Io eMelo teniamo molto all'educazione deinostri figli. Io per un lungo periodo misono trovata da sola perché mio maritoera fuori per lavoro, avevo vent'anni edi miei bambini erano piccoli, Rosarioaveva tre anni e Rita uno, ma ho cerca-to ugualmente di educarli bene. Certomancava la figura paterna, ma credo diesserci riuscita lo stesso."

Aggiunge Melo: "Noi pensiamo chese i bambini a volte rispondono mala-mente alle persone estranee non è colpaloro, perché i figli vengono educaticome vogliamo noi genitori."

Poi Rosy riprende a parlare del cam-peggio e dice: "Al campeggio ho fattoamicizia con tutti ed ho trascorso deimomenti allegri specialmente conGloria, Carmelo, Rosy, Alessandro etc."

Melo conclude: "Auguriamoci che alcampeggio del prossimo anno ci sianopiù genitori e…..più partite di pallone!"

Marcella Giammusso

CROnACA DI Un CAMPEGGIO"Ho voluto fare questa esperienza per trascorrere dei giorni in modo diverso"

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Palermo/Catania tutta d'un fiato. Caffè lungo sulla piazza davanti al Comune.Stretto era l'appuntamento con Giovanni a San Cristoforo in un oretta e mezza

dovevamo ripresentare il progetto di estate a cappello convenire sull'organizzazio-ne e prendere visione delle location.

Scusi, per San Cristoforo? Si avvicina un netturbino a fior d'orecchio….chedovete comprare fumo? E no! Vogliamo mettere in scena il sogno, la vita e la bel-lezza dell'umanità e parlare di antirazzismo.

Da lì e durante le settimane prima dell'evento troppi occhi sbarrati a chiederci/siperché San Cristoforo? Sapevamo di che quartiere si trattasse? Sapevamo chesarebbe stato difficile far venire gente agli spettacoli?

Forse non eravamo abbastanza coscienti della situazione che saremmo andati atrovare… sicuramente l'idea che mi ero fatta parlando con Giovanni al telefono eraquella giusta e non mi sentivo in pericolo anzi mi sentivo più che protetta e a mioagio, in un luogo dove tante persone credono e appoggiano l'idea che si può essereaffermativi e si può migliorare stando insieme, non partendo dalla critica o dallenegatività ma dagli aspetti positivi ed affermativi che ognuno di noi, se lo vuole, ècapace di incarnare e vivere.

La Compagnia dei Fuocolieri si immerge in quest'avventura. Colonizza ilG.A.P.A. (centro di aggregazione popolare a San Cristoforo) con la compagniacostante di bimbi "esploratori" e ragazzi di diverse età che sanno di trovare ristoroaggregazione e amicizia nei "gapannoni".

Apriamo la rassegna con "U bellu sciò", magia di fuoco e fiamme sulla piazzaBonomo, centro di "disgregazione sociale" e di una certa cultura del denaro, delleragazze, dello spaccio, dove la massima partecipazione è avvicinarsi in motorinoallo spettacolo e apparire poco interessati… beh, lo spettacolo e la cultura non sonoroba da maschi.

Ma il pubblico, non tutto in motorino, ha dato un segno alla storia di questa piaz-za. quella serata incredibile ha aperto un varco. L'arte riesce, se maneggiata concura, a resuscitare spiriti e animi ingrigiti. Di sera in sera un susseguirsi di eventipiccole e grandi performance, concerti e cineforum hanno creato legami tra perso-ne, legami semplici di cuore e legami importanti fondati sulle idee.

E' stato bello ritrovarsi a discutere di antirazzismo, della libertà di espressione inIran con tanti sconosciuti e trovare degli spunti interessanti, mentre la compagniadei fuocolieri proponeva di schierarsi contro tutti i razzismi insieme alCoordinamento StopRazzismo. Diverse voci convergevano sull'idea di fare rete edunione dinnanzi a queste problematiche magari continuando ad organizzare inizia-tive solidali. Il modo migliore di iniziare un dialogo è scoprire di essere accomu-nati su idee importanti come i diritti umani, quindi con grande piacere vogliamorilanciare… riaggreghiamoci tutti il 17 ottobre a Roma per la manifestazione nazio-nale antirazzista.

Gabriella Matranga“La Compagnia Dei Fuocolieri"

[email protected]

I fUOCOLIERI A SAn CRISTOfOROUn cappello per piazza Don Bonomo

Terza settimana di luglio, Catania.Estate a Cappello. La Compagnia

dei Fuocolieri fa tappa a SanCristoforo: il programma prevede unospettacolo a sera tra il GAPA e PiazzaBonomo, due sedi vicinissime l'unaall'altra. Ora, se conoscere la sede delGAPA è già un privilegio per chi nonè di San Cristoforo, trovare PiazzaBonomo è addirittura un'impresa: per-sino le mappe satellitari del computernon la riportano. Per fortuna, al sitowww.oraziodantoni.it, la "piazza" -vantata come frutto del suo "impegnosicuro" - viene detta antistante la chie-sa di Santa Maria della Salette. Così,imboccando la lunga e stretta viaomonima da via Plebiscito si procedea piedi per 200 mt senza chiedersiperché non si riesca a scorgere la piaz-za alla debita distanza che denunciun'apertura, uno spiraglio, un varco.Solo il tempo di interrogarsi e si giun-gerà comunque ad uno slargo grandequanto l'area di rigore di un campo dicalcio incorniciato da tre alti murettibianchi col suo bravo prete di bronzoal centro e qualche imprecisabileaiuola. La "piazza" non si vede perchétutta reclinata su un lato della carreg-giata. Qui si esibivano i Fuocolieri,una compagnia teatrale palermitanache utilizza in genere gli spazi pubbli-ci alla maniera dei vecchi teatranti distrada: il pubblico fa capannellotutt'intorno a loro che impiegano ilfuoco come elemento rituale: insiemeal fuoco lanciano messaggi controtutti i razzismi. Ma cominciamo dallafine, cominciamo dal cappello cheviene messo a terra al termine delleesibizioni: questo serve a pagare lacompagnia. Ciascuno mette quel chevuole o può nel cappello: ragazzi eragazze in scooter, qualche anzianodel quartiere, gente coi figli piccoli.

Anche se a San Cristoforo eranosolo in cinque, i Fuocolieri costitui-scono in realtà un coordinamento dicirca 500 artisti, in buona parte sici-liani in giro per l'Italia. Il teatro distrada, ma non solo, è la loro arte

maggiore: sono attori, nel senso cheagiscono, fanno qualcosa che anchese non ricade nella sfera dell'utileimmediato vuole tuttavia rendercicoscienti, più coscienti di noi stessidella realtà in cui viviamo, di tuttequelle cose che ci appartengono e acui apparteniamo. Un atto sacro, se sivuole, quello dell'attore: può riuscirebene o meno bene e non smette mai dicercare, cercare… cercare le formegiuste per dire cosa?

C'è un'arte, quella televisiva, cheadotta modelli e messaggi preconfe-zionati: il Grande Fratello mette inscena le persone comuni prelevando-le dalla realtà, le agisce, le adoperatrasformandole in fiction(i). Il teatrofa tutto l'opposto: prende per restitui-re vibrazioni che raccoglie da noistessi, il suo scopo non è distrarre macoinvolgere, non prendere ma dare.

Oggi più che mai il razzismo è unargomento di forte attualità: respingi-menti alle frontiere, discriminazioneun po' ovunque. C'è la crisi, dagliall'extracomunitario, abbasso il diver-so. Sei povero? Fai schifo! La storiacol suo mortifero ritornello batteancora una volta alle nostre porte,monta l'angoscia e la paura di vivere.I Fuocolieri cercano di combatterlaquesta angoscia creando distensioneper mezzo del fuoco e del gesto. Lascena si può estendere a dismisura,non ci sono poltrone di feltro inPiazza Bonomo o al Gapa e nemme-no gradinate: il piano è orizzontalecome andare sopra un tappeto volan-te: qui la vita per un momento diven-ta cosciente: si respira, si ride, si pensasenza ossessionarsi: ci si scioglie, sisceglie una parte, proprio come nellavita.

Vincenzo Ferrara

Notizie su i Fuocolieri in vari sitiinternet e sul primo numero di set-tembre de "U cuntu" www.ucuntu.org

Tutti giù per terra

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8 iCordai / Numero Otto

Redazione “i Cordai”Direttore Responsabile: Riccardo OriolesReg. Trib. Catania 6/10/2006 nº26Via Cordai 47, [email protected] - www.associazionegapa.orgtel: 348 1223253

Stampato dalla Tipografia Paolo Millauro,

Via Montenero 30, Catania

Grafica: Massimo Guglielmino

Foto: Sonia Giardina, Foto Archivio Giovanni

Caruso, Paolo Parisi, Salvatore Ruggieri.

Hanno collaborato a questo numero:Giovanni Caruso, Toti Domina, Paolo Parisi,

Marcella Giammusso, Sonia Giardina, Carmelo

Guglielmino, Giancarlo Consoli, Salvatore Ruggieri,

Vincenzo Ferrara, Micio Stimolo, Giuseppe Vinci,

Luca Salici, Gabriella Matranga, Irenea Privitera.

Girando per i quartieri di Catania,abbiamo chiesto ad alcuni tifosi cosapensano della tessera del tifoso stabilitada un decreto legge non ancora entratoin vigore.

Ecco il parere di Luca N., tifoso cata-nese sin da bambino, ma che adesso pre-ferisce vedere le partite a casa anzichéandare allo stadio.

Perché Luca, preferisci la casa allo

stadio?

Perché è molto più comodo ed econo-mico, non devo spendere cifre esorbitan-ti per andare allo stadio ma, anzi, possostarmene tranquillo a casa, con una bellabibita accanto a tifare per la mia squadra.

Il motivo per cui non vai più allo sta-

dio?

Per i fattacci post Catania-Palermo del2 febbraio 2007 che mi hanno costretto arestare a casa e a perdere l’abbonamentopagato con duro lavoro.

Cosa pensi della tessera del tifoso?

È una grandissima scemenza! Sonototalmente contrario a questa tessera, per-ché chi ha avuto problemi con la giustiziain passato e ha scontato la pena, gli èproibito di andare allo stadio. Io questonon lo tollero, facendo così, non si per-metterà più a queste persone di ritornarea far parte integrante della società.

Vuoi aggiungere qualcosa?

Sì, Forza Catania!

Continuando per i quartieri, cerchiamostavolta un parere positivo sulla “tesseradel tifoso”.

Domenico M. è un ragazzo 22enne cheda piccolo impazziva già per il Catania.

Ciao Domenico, come và?

Tutto bene, non mi lamento.

Cosa pensi della nuova rosa del

Catania?

Forse quella dell'anno scorso era piùforte e amalgamata, ma spero che anchequesto gruppo possa trovare il filo dellamatassa e cominciare a giocare come sideve. Certo, poi se fosse arrivatoBergessio...

E della tessera del tifoso cosa ne

pensi?

Credo che sia un provvedimento giu-sto, perché, per far sì che ritorni l'ordinenegli stadi, gli elementi che creano disa-

gio, dovrebbero essere controllati tramiteschedatura. Non dico che devono esseretotalmente impediti d'andare allo stadio,ma che almeno siano controllati in modoadeguato. Il calcio è di tutti e tutti, in unaforma o nell'altra devono poter partecipa-re.

Sentite le due opinioni, pressochédiscordanti, ci accorgiamo, girando sem-pre per i quartieri, di un manifesto cheinvita tutti a protestare contro questodecreto, con lo slogan "NO ALLA TES-SERA DEL TIFOSO". Non sappiamo chiabbia iniziato questo movimento, mal'importante è saper manifestare conordine e rispetto per la città. Il decreto,giusto o sbagliato che sia, non è statoancora confermato, quindi, aspettiamo evedremo.

Carmelo Guglielmino

LA TESSERA DEL TIfOSO: Un BEnE O Un MALE?Cosa pensano i tifosi

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CATANIA, SVEGLIA!Dopo un ottimo fine stagione, il Catania, con al

comando il "nuovo" Atzori, comincia male il suoquarto anno consecutivo in serie A perdendo giàle due prime partite, rispettivamente conSampdoria e Parma in casa e in trasferta, con lostesso risultato di 2-1.

I tifosi per le strade cominciano già a borbotta-re però, sceglierei la strada dell'ottimismo, inquanto anche il Cagliari dell'anno scorso dell'e-mergente Allegri riuscì a sfornare un grande cam-pionato dopo che le prime sette giornate erano ini-ziate malamente. Parlando delle due partite, pos-siamo notare che si hanno dei resoconti molto dif-ferenti, infatti, al debutto in casa contro laSampdoria, il Catania è sembrato impallato, privo

d'idee e motivazioni contro una più quotata Samp guidata dal duoCassano-Pazzini. Invece, a Parma, contro una diretta concorrente per lasalvezza, il Catania si è dimostrato più voglioso di vittoria e più fluidonel gioco, peccando però nella conclusione finale (forse sarebbe servitoBergessio?).

C'è da dire pure che i nuovi acquisti devono ancora farsi vivi ed inte-grarsi col gruppo, ad esempio Barrientos, comprato con l'etichetta di"fenomeno" e ancora non pervenuto in quel di Catania. Come non citareancora Ledesma, pilastro l'anno scorso e in cerca di conferme quest'an-no (c'è il mondiale). Oppure, Gennaro Delvecchio, tornato con grandimotivazioni ma che ancora non ha trovato la quadratura del cerchio.Insomma, Atzori ha ancora molto da lavorare, soprattutto sul modulo,con quel 4-3-3 che negli anni passati lo ha visto fare il bello ed il cattivotempo, ma quando un bel 4-4-2, a parer mio più equilibrato per una squa-dra che punta decisamente alla salvezza, potrebbe essere un modulo più"giusto". Speriamo, quindi, di ripetere il "miracolo" Cagliari dell'annoscorso, anche con qualche punticino in meno se si vuole però, l'impor-tante è salvarsi, perché se questo non dovesse accadere, sarebbe vera-mente un brutto colpo per Catania, già invischiata in crisi finanziarie edegrado urbano.

Carmelo Guglielmino

Sport nei quartieri popolari

Riapre l'attività all'Experia

Dopo una lunga pausa estiva, eccoci pronti ai nastri di par-tenza per la nuova stagione al CPO Experia. Potete parte-cipare ai corsi di: lotta greco-romana, boxe, judo e capoei-ra. Per non parlare poi della CiclOfficina etnea, impegna-ta nel seguire e far imparare a grandi e piccoli il riutilizzoe la manutenzione delle biciclette. L'iscrizione ai corsi è disoli 10 € mensili.