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ICONE Le icone sono quadri molto speciali. Icona significa “immagine”. Con questo termine i cristiani d’Oriente indica- no le immagini sacre che riproducono personaggi biblici e santi. Dio, che è invisibile, si è fatto visibile in Gesù, il figlio di Dio che si è fatto uomo prendendo un corpo come il no- stro. E’ possibile quindi rappresentare Dio così come si è rivelato. L’icona è frutto della fede, della preghiera, della contemplazione, della bellezza che risplende in Gesù e nei santi e del desidero di imitarli. La sacra famiglia Venezia, 19 Marzo 2018 Viaggio alla conoscenza Dell’esperienza religiosa “GLI SPAZI SACRI” Istituto Russell Cles (TN) - Italy A cura di Brugnara Roberto Antonella Crupi

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ICONE

Le icone sono quadri molto speciali. Icona significa “immagine”. Con questo termine i cristiani d’Oriente indica-no le immagini sacre che riproducono personaggi biblici e santi. Dio, che è invisibile, si è fatto visibile in Gesù, il figlio di Dio che si è fatto uomo prendendo un corpo come il no-stro. E’ possibile quindi rappresentare Dio così come si è rivelato. L’icona è frutto della fede, della preghiera, della contemplazione, della bellezza che risplende in Gesù e nei santi e del desidero di imitarli.

La sacra famiglia

Venezia, 19 Marzo 2018

Viaggio alla conoscenza

Dell’esperienza religiosa

“GLI SPAZI SACRI”

Istituto Russell

Cles (TN

) - Italy

A cura di Brugnara Roberto Antonella Crupi

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Ghetto Ebraico

Aron:

Oggetti sacri: (tallid, tefilim…)

Bima’h e Tevah:

Struttura architettonica:

Simboli:

Beit Knesset

UN AMBIENTE ADATTO

Il luogo di culto è una porzione di cielo in terra. Questo vuol dire che entrarvi è l’occasione per aprire il proprio cuore a Dio in un clima di silenzio. Si entra in un luogo sacro. Le religioni prevedono atteggiamenti particolari che i credenti sono tenuti ad osservare quando entrano in un luogo di culto o luogo sacro anche in relazione all’abbigliamento. Quando si entra in una moschea ci si deve togliere le scarpe e le donne devono coprirsi il capo con un velo (sciarpa leggera). I maschi quando entrano in una sinagoga devo-no coprirsi il capo. Anche in una chiesa si deve entrare con un abbi-gliamento adeguato e rispettoso delle persone lì riunite per pregare e della sacralità del luogo. CHIESA Il termine “chiesa” deriva dalla parola greca ekklesía, che significa "assemblea” o “color che sono convocati”. Il significato fondamentale di “chiesa” non è quello di un edificio, ma di persone.

Nella lettera ai Romani (16,5) si legge: "Salutate anche la chiesa che si riunisce in casa loro". Paolo fa riferimento alla chiesa in casa loro, non a un edificio ecclesiastico, ma a un insieme di credenti.

“Io li condurrò sul mio monte santo e li rallegrerò nella mia casa di preghiera; i loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa sarà chiamata una casa di preghiera per tutte le nazioni”. (Isaia 56,7) SINAGOGA Sinagoga è il termine greco per "assemblea, luogo di riunione", col tempo passato a definire il luogo di culto della religione ebraica, es-sendo la parola stessa la traduzione in greco del termine ebraico כנסת (beit (ha-)knesset, appunto casa di riunione) בית

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PIANTE DELLE CHIESE

Sono principalmente di due �pi: basilicale e centrale. La pianta basili-

cale si compone di un braccio più lungo, la navata principale in cui si

inserisce un braccio trasversale chiamato transe)o. La pianta assume

la forma di una croce la�na. La pianta centrale a croce greca ( i bracci

sono di lunghezza uguale) poligonale o circolare è stata u�lizzata so-

pra)u)o in oriente.

1. Pianta a croce la�na

della basilica di San

Francesco ad Assisi (XIII

secolo)

2. Pianta a croce la�na

della chiesa di santa

Maria delle grazie a

Cortona (XVI secolo)

3. Pianta a croce greca

della chiesa di San Ci-

riaco ad Ancona (XI-XIII

secolo)

4. Pianta a croce greca

della chiesa di San Se-

bas�ano a Mantova

(XV secolo)

5. Ba7stero di Parma a

pianta poligonale (XII-

XIII secolo)

6. Mausoleo di Santa

Costanza a Roma a

pianta centrale (IV se-

colo)

KIPPA’ Si chiama kippà il piccolo coprica-po rotondo che gli ebrei maschi portano quando pregano e quando studiano. Lo si porta in segno di rispetto verso il Signore. Anche i maschi non ebrei quando entrano in una sinagoga sono tenuti ad in-dossarlo.

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Significato della parola “Ghetto”

Significato del luogo del Ghetto a Venezia

Fotografare Divisi per gruppetti da 3 dovete fotografare (usando il cel-lulare e inviandomi poi le foto su whatsApp) i seguenti elementi: 1) Una foto sull’architettura del ghetto

2) Una foto sui locali tipici ebraici (kosher)

3) Una foto della mezuzah

4) Una foto di una persona ebraica con il tipico vestito

5) Una foto della sinagoga (esterno, l’interno non si può)

PROGRAMMA

06.00 Partenza da Cles 09.40 Arrivo al tronchetto (1) e partenza col battello 10.40 Visita Isola degli Armeni (2) 12.10 Visita a San Marco (3) e a seguire pranzo 14.00 Visita del Ghetto (4) e ritorno a piedi al pullman (1) 17.00 Partenza per Cles 21.00 Arrivo a Cles

L’isola degli armeni si trova nella laguna centrale a circa due chilo-

metri da Venezia. Ha una superficie di circa tre ettari. Presenta una ca-

vana sul lato sud-ovest. La struttura originaria è ben conservata con il

suo tipico campanile a cuspide e il muro perimetrale interrotto da balau-

stre colonnate. Le prime notizie risalgono al 1182, anno in cui il venezia-no Leone Paolini ottenne in dono l'isola dall'abate Uberto di Sant'Ilario.

Leone Paolini vi costruì una chiesa, dedicata all'inizio a San Leone Pa-

pa, e un ospizio per pellegrini che in breve divenne asilo per i contagiati

di lebbra. La storia dell'isola si intreccia con quella del popolo ar-

meno a partire dal 1717. Fu in quell'anno che l'isola venne donata in

perpetuo dal Senato della Repubblica agli Armeni seguaci di Mechitar,

ovvero Manug di Pietro, detto il Consolatore. Costui, ordinato sacerdote

a vent'anni, si era trasferito a Costantinopoli dove esercitava le arti della

stampa e della rilegatura.

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Oggetti Sacri:

Le icone:

Il chiostro:

Fotografare

1) Il Campanile a cuspide

2) Il chiostro porticato del convento

3) Una icona

4) La “croce di pietra” (Khatchkar)

Un fatto curioso, che lega Venezia alla cultura armena, è che tutt'oggi nel ve-neto veneziano l'albicocca è chiamata armełín ovvero "[frutto] armeno"; il nome scientifico dell'albero è difatti armeniaca, a causa del tradizionale luogo d'origine dalla pianta.

Come individuare una mezuzah?

E’ necessario guardare le porte, ogni porta. All’altezza

della testa circa, sullo stipite della porta di trova la mezu-

zah.

Kosher (o Kasher)

La parola Kosher indica che una qualsiasi cosa è corret-

ta, secondo la Legge. Quindi è buona.

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Lo stile della Basilica

Fotografare

Sempre divisi per gruppetti, portate una fotografia dei seguenti

particolari:

1) La facciata di San Marco

2) Il campanile “d’Italia”

3) La quadriga

4) I mosaici esterni

5) I Mori

Se si riuscirà ad entrare in basilica, fotografate:

1) L’altare maggiore nel presbiterio

2) I mosaici interni

1) Il pulpito

2) L’ambone

La basilica di San Marco a Venezia è la chiesa principale della città, cattedrale della città e sede del Patriarca. Assieme all'omoni-mo campanile e all'omonima piazza San Marco, che da essa pren-de il nome, è il principale monumento di Venezia e uno dei sim-boli d'Italia. L'"architettura divina" Dio, la Trinità sono identificati con il numero tre o, geometrica-mente, con un triangolo. Il mondo, in antico, si identificava invece con il numero quattro, con i quattro punti cardinali. La figura che si racchiude in quattro punti è deformabile: si possono ottenere, infatti, un rettangolo, un rombo, un trapezio. E ciò che è deforma-bile è anche instabile, mentre il triangolo resta sempre tale. La basilica di San Marco si identifica con il cinque (1+4), le cin-que cupole. Quella centrale è del Cristo storico. Esiste un signifi-cato simbolico di ciò: l'arrivo di Cristo (1) "divinizza" il creato (4) così come la cupola centrale divide in quattro triangoli il quadrato dato dalle quattro cupole esterne. E in questo modo anche il qua-drato-creato diventa indeformabile.