ianco Rosso · 2012-05-21 · Possiamo quindi dire di andare ... imperdibili sono a Natale (cesto...

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B ianco Rosso N° 83 - GIUGNO 2007 - Periodico quadrimestrale Spedizione in A.P. - art.2 comma 20/c L. 662/96 - Siena il Giornale dell’Imperiale Contrada della Giraffa 1 / 0 7 1 / 0 7

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BiancoRossoN° 83 - GIUGNO 2007 - Periodico quadrimestrale Spedizione in A.P. - art.2 comma 20/c L. 662/96 - Siena

il Giornale dell’Imperiale Contrada della Giraffa

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Tre o quattro argomenti affron-tati “alla Biagi”, non per emular-lo ma per raccontare qualcosa di nuovo e con maggiore rapidità, per non annoiare.

Incontri e ... nostalgie

Incontri con i Dirigenti/Palio delle altre Contrade, frequenti e spesso intorno a tavole imbandite (mi viene a mente l’aggettivo enoga-stronomiche accostato qualche anno fa da Roberto Barzanti alle Contrade...); incontri non sempre così interessanti o motivanti ma certamente necessari per raccoglie-re quelle micronotizie che, incro-ciate (un termine molto utilizza-to in questi casi ...) tra di loro ti aprono come per incanto la mente agli arcani del Palio ..., ma soprat-tutto utili a creare quel senso di “comunella” che provoca così tante nostalgie in chi, più o meno per propria scelta, lascia questa sezio-ne operativa dell’ambiente Palio.

Nostalgie, questa volta riferite al sottoscritto, di andare il Piazza per l’estrazione delle Contrade e, col naso all’insù, sperare (con molta certezza nel cuore) che la nostra bandiera (dopo quei frammenti di secondo in cui vedi e riconosci subito i pennacchi bianco e rossi spuntare tra il mattone della fac-ciata ed il travertino delle colon-ne) sventoli alle trifore più basse, senza invece passare per quegli attimi (lunghi) di tensione in cui il Sindaco, all’ombra della Sala degli Arazzi, pesca le ghiandine ..., ed i Capitani delle Contrade pescate ripescano a loro volta altre ghiandine e ... chi esce a sorte fa smorfie contratte ma ... non esulta (dicono) per rispetto dei presenti, mentre dopo qualche minuto senti esplodere la gioia dei contradaioli in Piazza!

Nostalgie, anche questa volta rife-rite al sottoscritto, di arrivare alla mattina del 29 di Giugno all’oscu-ro dei nomi dei cavalli che saran-no presenti alla tratta (copiandoli

Tutti coloro che nella settimana precedente l’inaugurazione facevano capolino da piazzetta per sincerarsi dell’andamento dei lavori, vedevo che scuotevano la testa e commentavano con un interrogativo sommesso rivolgevandosi a me: “ma ci si farà?… saremo in

tempo?….. mi sembra che si sia ancora in alto mare…”.

Indubbiamente il parterre non era dei più accattivanti per poter ottenere giudizi più benevoli, in quanto le sale erano completamente occupate da betoniere, vari tipi di scale, saldatrici, trapani, barattoli di vernice e da una tribù di operai che si adoperavamo per portare avanti il lavoro di propria competenza.

Quando la sera chiudevamo il cantiere ci facevamo coraggio a vicenda con Cinzia per affrontare la giornata seguente nel migliore dei modi, cercando di programmare e ottimizzare i tempi di lavoro delle varie ditte impegnate come noi a raggiungere la meta agognata.Poi finalmente è arrivato il grande giorno dell’inaugurazione e quasi per incanto ogni cosa ha trovato la sistemazione al posto giusto nel momento giusto. Possiamo quindi dire di andare orgogliosi di quanto tutti insieme abbiamo realizzato.

Si avvicina adesso a grossi passi la data del nostro giro annuale.Sono certo che la Contrada risponderà positivamente, come sempre, agli appuntamenti che ci siamo prefissi: prendere visione delle nuove monture del giro che saranno presentate ai Giraffini insieme ai nuovi macro-braccialetti nella settimana precedente il giro; dei lavori di restauro dell’Altare Maggiore a mi auguro anche di quelli parziali riguardanti la Sala delle Vittorie.Vi aspetto quindi tutti in Contrada, dopo un lungo inverno, per trascorrere allegramente delle serate fra amici, auspicando che quanto sopra descritto possa dare nuova linfa alla nostra Giraffa.Ringrazio tutto il Popolo e il Consiglio per lo sforzo sopportato e……. a presto!

Fabio

Dopo la raccolta delle generose sottoscrizioni dei contradaioli, è iniziato il lavoro per preparare i nuovi braccialetti che andranno ad abbellire le vie del rione durante le nostre feste.Questi, sono di dimensioni più grandi degli attuali e consentiranno una maggiore illuminazione con un effetto estetico molto piacevole.In questi giorni, Edilio e Alfio (nella foto) li stanno dipingendo amorevolmente, aiutati, nei momenti più duri, anche dai fratelli Tanganelli (Gianluca e Pierfrancesco), dal Pesca e dal Noferi. Alfio disegna con grande maestria artigianale, gli stemmi delle famiglie giraffine che rendono unico ogni braccialetto.Per la festa titolare avremo così le vie del rione molto più illuminate ed eleganti grazie a questa nuova realizzazione che segna un ulteriore passo di miglioramento e rinnovamento della nostra contrada.

il priore

paRlando di palio

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Nei mesi che sono trascorsi i rap-porti con il Dé si sono ovviamente intensificati, abbiamo imparato a conoscerci meglio, di questo dob-biamo ringraziare chi si è impe-gnato a garantire una presenza, che alla fine è risultata costante, presso le scuderie in cui Luca si allena: Mauro, Andrea, Claudio, Marco, ...

Per nostra scelta la presenza non è stata comunque mai oppressi-va, perchè questo rapporto deve essere caratterizzato soprattutto dal rispetto e dalla soddisfazione reciproca, concordando con Luca la tipologia di allenamento e orga-nizzando le sue presenze alle corse in provincia (la sua assenza l’anno scorso fu oggetto di critica diffusa da parte di tutti ed egli stesso ha riconosciuto quell’errore ...).

Al di là delle indubbie doti tecni-che che gli vengono riconosciute da tutti, Luca è un professionista serio, esprime intelligenza e dimo-stra sicurezza nei suoi mezzi, anche a fronte dell’indubbio bagaglio tec-nico e di una esperienza costruita nel .. Campo, affabile e simpatico in gruppo, insomma uno insieme al quale si sta volentieri e soprat-tutto col quale si ragiona volentieri di Palio, facendo congetture per i prossimi successi biancorossi!!

Enzo una grande persona pubblica, un grande senese ed un grande contradaiolo

Abbiamo avuto il piacere e la for-tuna di iniziare questa avventura con Enzo Tiezzi, persona che ho

Bia

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osso

comunque subito dal primo che incontri e che ti passa la lista e... la penna), degli ultimi accostamen-ti possibili tra contrade e fantini, delle corse in provincia e ... di quelle parecchio più lontano, ed al contrario condensare tutta l’adre-nalina che può stare nel corpo in quei minuti che precedono l’asse-gnazione del barbero, sapendo che comunque vada sarà il tuo cavallo nei tre giorni che seguono.

Ancora incontri, questa volta con i Fantini; si vanno a visitare tutti e più volte, a casa, alle scuderie, nel piazzale di un distributore in Pescaia o alla Coroncina, a metà strada se abitano nel Lazio...

Si parla, si familiarizza e si costruiscono (anomale e interes-sate) simpatie reciproche con quei Fantini che con molte probabili-tà saranno in Piazza, si mantie-ne buoni rapporti con quelli che hanno percorso con noi anni di storia del palio (ed hanno anche dato molto, se non tutto, al Palio ... senza comunque mai rimetter-ci!) ed infine ci si incontra anche con quelli che hanno fatto sparu-te apparizioni nel tufo o che non hanno mai corso il Palio e forse non lo correranno mai.

Periodi di incontri classici e imperdibili sono a Natale (cesto con prodotti culinari) e a Pasqua (Uovo di cioccolato), tuttavia ... sono apprezzati anche tutti gli altri giorni dell’anno (molta simpatia, abbracci e baci, promesse ...).

Devo dire comunque che questi giovani professionisti (e lo sono veramente) sono quelli che mi hanno destato maggiore interesse e simpatia.

Il Minisini (talento e tanta voglia di vincere)

Ad Aprile dell’anno scorso, già il fatto di essere riusciti a creare un gruppo compatto di fiduciari e collaboratori per arrivare al Palio di Luglio fu motivo di soddisfazio-ne; mancò il tempo per instaurare rapporti più concreti con qualche fantino e la scelta di Beppino Pes volle essere soprattutto un rico-noscimento verso una persona di cui la Contrada non si deve mai scordare.

Il rapporto iniziato a Settembre con Luca Minisini è la prima scel-ta strategica fatta da questa diri-genza ed è stata accolta favorevol-mente dalla Contrada; quelli che mi hanno preceduto nel ruolo di Capitano o hanno fatto i Mangini, sanno che non è una scelta casua-le ma che ripercorre un approccio al Palio tutto di scuola giraffina: una sorta di ricerca, riconoscimen-to e valorizzazione di chi, per vari motivi, non ha saputo esprimersi al meglio negli ultimi palii e cerca fermamente una rivalsa e una con-vincente conferma. In questo senso la Giraffa è la contrada ideale per rifarsi ...

In Luca è apparsa subito eviden-te la voglia di rivalsa, di mostra-re ed utilizzare il proprio talento (molto), insomma di tornare a nerbo alzato a tagliare il bandie-rino, confermando quell’atteg-giamento deciso che lo condusse all’incredibile tripletta, tre palii in tre anni (... gli è stato detto che alla Giraffa basta anche un pò meno: due in un anno!).

E poi, ad onor del vero, forse Luca qualcosa alla Giraffa la doveva ... altrimenti glielo mandiamo a dire da parte di Pietro e Guido!

Luca è, come si suol dire, figlio d’arte: il babbo Riccardo è stato uno dei più grandi fantini italiani, vincitore di oltre 800 corse, cosa che sanno bene quelli che hanno frequentato negli ultimi vent’an-ni tondini e corse ... A vederli insieme, è capitato ultimamente a Fucecchio, si capisce il ruolo di attento osservatore e consigliere che svolge il padre ed il rispetto che ne ha Luca.

Anche la scelta nei nostri confronti non è stata casuale (direi che ci siamo cercati), come il babbo Ric-cardo anche Luca è attento ed ha saputo valutare i pro (molti) ed i contro (pochi) che gli avrebbe potuto offrire la nostra Contrada, soprattutto sa che la Giraffa è una Contrada “che vince a tutto spia-no”, capace di non accontentarsi mai e di arrivare convinta a quel-l’ambito Cappotto del 1997 che lo stesso Minisini descrive come il sogno nel cassetto.

il capitano

Gianni Neri

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osso sempre stimato come uomo, con-

tradaiolo e scienziato (... a pro-posito la nostra Giraffa oltre che Reale, Imperiale e Repubblicana è anche ... Scienziata, per aver vinto i due Palii vinti del 1913 e del 1967 organizzati per i Congressi degli Scienziati a Siena, e dei quali il secondo vide come ispiratore pro-prio Enzo!).

La sua presenza ed il suo apporto in occasione dei primi approcci con le Consorelle e con i fantini è stato determinante e rimarrà tale per il futuro ..., la sua memoria storica paliesca è quella che piace ascoltare sempre e i suoi interven-ti, mai banali e sempre pregni di amore contradaiolo, sono stati uno dei motivi che hanno fatto apprez-zare il nostro gruppo.

Enzo, confermando quanto aveva anticipato al momento della nomi-na a fiduciario (e controcorrente rispetto a quell’atteggiamento tanto diffuso di attaccamento al ruolo...) all’inizio dell’anno ha annunciato il ritiro, oberato da impegni interna-zionali che lo portano molto spes-so a presiedere convegni presso le varie Università e Istituzioni del mondo, non prima però di garan-tire ancora il suo importante sup-porto quando ce ne sarà bisogno (pensiamo molto presto!).

Caro Enzo, il minimo è esprime-re la gratitudine da parte di tutti ed inoltre è arrivato il momento di dirti che ... quelle che tu puoi anche chiamare dimissioni sono state accettate solo per acconten-tarti in quel momento, per farti stare tranquillo per i tuoi impor-tanti impegni, tuttavia ti sentiamo ancora parte integrante del gruppo Palio!

Parlando di Enzo Tiezzi mi deve essere concessa una considera-zione in più, fuori dagli interessi palieschi e .... fuori dai denti, certo che troverà concorde l’intera Con-trada e nella speranza che arrivi all’orecchio di qualcuno di quei personaggini che, per grazia rice-vuta, governano la cultura cittadi-na da oltre trent’anni: il Mangia d’Oro, riconoscimento di valori di senesità esportati e fatti conosce-re al di fuori delle nostre mura e dei nostri... cervelli medievali, troppe volte è stato sottovalutato assegnandolo anche persone che molti senesi hanno conosciuto

solo all’atto della nomina. Bene, con Enzo questi rischi non si cor-rono e si rimedierebbe ad un torto protrattosi per troppo tempo!

New Entry ed il “gruppo palio”

Avere Luca Minisini fantino di contrada ci fa felici ma obbliga anche a delle riflessioni e a pren-dersi delle responsabilità: questo rapporto deve essere ben gestito, sia lontano dal Palio che durante l’intero anno. Per questo in assem-blea, ma anche personalmente, ho richiesto la collaborazione di tutti i Giraffini e molti, soprattutto giova-ni, si sono resi disponibili ad essere operativi.

Le dimissioni di Enzo hanno por-tato ad integrare il gruppo con un nuovo mangino altrettanto valido e competente, per quello che mi riguarda uno stimato e caro amico ed un grande contradaiolo; la scelta, concordata con Francesco, Francesco e Andrea è caduta su Andrea Corsini, del quale ritengo superfluo descrivere meriti e moti-vazioni perchè tutti sanno quanto ha significato la Famiglia Corsini e Andrea per la Giraffa.

Questa è stata anche l’occasione per pensare ad un consolidamen-to dell’organizzazione di quello che continuo a chiamare il gruppo Palio, nella prospettiva e speranza di essere presenti in tutte e due le Carriere del 2007 e per creare le condizioni giuste per inserire e formare giovani contradaioli. ..

Si è pensato pertanto di nominare un altro mangino con mansioni di auditore, da affiancare ad Andrea Stefani, potenziando la parte più strettamente operativa: Duccio Bol-drini sin dalle prime battute non ha deluso, dando già dimostrazione di mettere in campo un attento ed intelligente impegno.

Inoltre il gruppo costituito dal capi-tano, mangini, barbareschi e guar-dafantino, con Franco Francioni e Aldo Brocchi, è integrato con inca-richi specifici da Mauro Fiorenzani, da Luca Da Frassini (il Sistina) che collaborerà con la stalla, da Marco Frambati, Marco Cinaglia, Nicco-lò Bindi e Luca Tognazzi, con una mansione in progress di raccordo ed organizzazione con i giovani della Contrada.

la nUoVa SoCiETà finalmente a casa:

I lavori nella nostra Società sono ormai conclusi. Gli interventi effettuati hanno

riguardato il restauro della parte originaria e la nuova edificazione nella zona dell’orto.La struttura originale, sia quella della zona bar con soffitti alti e travi a vista, sia quella con gli affreschi del Giunti, è stata man-tenuta sostanzialmente inalterata, anche se nell’insieme le stanze appaiono radical-mente trasformate dall’uso dei colori caldi della particolare tinteggiatura utilizzata, ma soprattutto dall’illuminazione che ha per-messo di valorizzare le pareti ed i soffitti conferendo all’ambiente quella particolare sensazione di discreto calore.Accoglienti e luminosi, i nuovi ambienti della nostra Società hanno dimensioni ampie e consentono di formare zone diverse all’in-

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la nUoVa SoCiETà finalmente a casa:

terno dello stesso vano o un unico spazio.Nell’ orto sono stati realizzati ampi ambien-ti, disposti su due piani, collegati da una scala semicircolare che si sviluppa intorno all’opera di Pierluigi Olla posta nel retro della fontanina.La scala, oltre ad essere il collegamento tra i due livelli, è il fulcro del nuovo intervento. La sua leggerezza e la continuità del rivesti-mento, quasi un tappeto in travertino, che si conclude sulla parete a scarpa in matto-ni, diventano parte della fontana insieme al lucernario. La ringhiera trasparente, anch’ essa semi-circolare, accentua il carattere di leggerezza della scala e consente di apprezzare gli ele-menti della scultura in entrambi i livelli. Da notare sono le due strette fessure, poste

nelle parti laterali della fontana, dalle quali si può vedere la piazzetta e la scalinata di Provenzano. Esse permettono, inoltre, che la luce del sole filtri dentro fino ad illuminare, insieme al lucernario, il piano interrato.A questo piano è posizionata la fontana di raccolta dell’acqua di tutte le vasche, sia interne che esterne, dalle quali, in occasione di Vittoria, uscirà il vino.I punti luce sono posizionati in zone diver-se e costituiscono una presenza discreta che accentua l’atmosfera accogliente e si accompagna alla luminosità naturale dei lucernari. Con la realizzazione dei tre lucernari la luce del sole entra dentro fino ad illuminare le sale più interne. Essi permettono, inoltre, di percepire gli

esterni creando di notte un effetto partico-larmente suggestivo con la facciata di Pro-venzano che si proietta dentro la Società con la sua illuminazione.

Per la pavimentazione è stato utilizzato un cotto in resina, nelle zone di soggiorno, e lastre di ceramica tipo ardesia nel Bar e nel piano interrato. Il battiscopa e le riquadra-ture con lastre di travertino uniscono tra di loro i due materiali. L’ accostamento del rosso del cotto, alter-nato al bianco del travertino rappresenta i colori della nostra Contrada e ricorda quello presente nelle piazze e strade della nostra città.I diversi materiali valorizzano in maniera dif-ferenziata i vari ambienti.

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In particolare il bianco e rosso lucido del banco bar risalta in maniera gradevole sul grigio del pavimento. Dalla piazzetta interna con ingresso da via delle Vergini si accede, tramite una scala in lamiera metallica forata, alla copertura dell’area dell’Orto di Società. Questa è stata pavimentata con elementi in cotto e tra-vertino secondo un disegno che ricorda le ripartizioni della facciata laterale della Basi-lica di Provenzano. La protezione è garanti-ta da una balaustra perimetrale in profilati metallici i cui montanti, collegati da tondini in ferro, sostengono i rami rampicanti di piante di gelsomino.Il sistema di luci utilizzato nella terrazza consente di illuminare le lesene ed i capitelli della facciata laterale di Provenzano crean-do un effetto scenico percepito anche da distanze lontane, oltre che dalle sale interne della Società.L’aspetto odierno della nostra Società è il frutto di interventi puntuali di diverse per-sone che hanno contribuito a determinare l’effetto finale con la qualità ed il “cuore” che hanno messo nell’esecuzione del loro lavoro.Vorrei ricordare l’ Ing. Roberto Rossi per il sapiente calcolo delle strutture; il valido contributo di Giovanni Benocci con gli operai della Comea e l’emozione dell’installazione del grande vetro che proietta la facciata di Provenzano all’interno della società.I due ragazzi peruviani, dai profili atzechi, che, come scoiattoli, si arrampicavano sulla copertura per installare le lastre di zinco.La ditta Voltolini che con i trattamenti delle pareti ha saputo ben interpretare la voglia di realizzare un ambiente accogliente.

I ragazzi dell’Ars Marmi per la cura con cui hanno installato le lastre della scala, supe-rando con perizia le numerose difficoltà. Simone della Ditta Gigliotti e Scali che ha eseguito l’impianto termico ed idrico pro-gettato dall’ Ing. Stefano Palazzesi.Franco Anselmi, con gli altri dell’ Impresa Carapelli, per tutte le opere murarie ed il mitico Zanelli per le luci.Infine vorrei ricordare i Giraffini, sperando di non dimenticare nessuno, in particolare: Matteo che, insieme a Paolo, futuro Giraffi-no della ditta AFA, hanno progettato il banco bar e, tenendo conto dei suggerimenti di Alfio, hanno saputo inserire un elemento contemporaneo, elegante nella sua sempli-cità, in vano restaurato;Luca che, con le sue belle cornici, ha valo-rizzato quelle immagini delle Vittorie, che tutti noi amiamo, e personalizzato i bagni con quelle rosse scelte da Laura; Flora che

ha pensato all’arredo ed al gruppo di por-tabandiere della stanza del seggio; Laura e Federico con cui abbiamo scelto i tavoli e le sedie; le donne che hanno arredano la ter-razza scegliendo i vasi e le piante; David per la fornitura, l’assistenza ed i consigli nella selezione dei pavimenti e dei rivestimenti; Marco e Cristina per la professionalità nella scelta e distribuzione degli arredi della cucina e Valentina per le pratiche burocratiche.Sono contenta e ringrazio di aver potuto dare un contributo alla realizzazione della Società. Mentre scrivo la fatica e le preoccupazioni non le ricordo più, anzi, per la verità sento solo un po’ di nostalgia. Mi ritornano in mente le giornate passate in cantiere, la presenza costante di Fabio che ha stimola-to e motivato tutti gli operai, permettendo che i lavori fossero conclusi nei tempi che ci eravamo prefissati; i sopralluoghi di Laura la mattina presto, Gigi, Francone, Mauro, Duccio, Pierino e gli altri i tanti contradaioli che ci venivano a trovare, ma soprattutto i ragazzi giovani, in particolare Marco e Gia-como, la cui sorpresa e approvazione, nel vedere i nuovi locali, mi ha veramente fatto piacere.Grazie a tutti, alla Dirigenza che mi ha dato fiducia per le scelte, spesso difficili, e ai Giraffini per l’affetto che mi hanno dimo-strato.Un grazie speciale a Annamaria e Cristina per la loro commozione nel vedere l’effetto dei lavori finiti. Infine, ma non certamente per importanza, vorrei ringraziare le donne... tutte... che con il loro lavoro hanno reso la festa per l’inau-gurazione una serata un po’ magica.

Cinzia Lamoretti

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ALTIVS CAPVT MAIOR GLORIA

Il bianco e il rosso sono i colori che ogni giraffino, fin da quando era in fasce, ha fatto propri, la retina dei loro occhi impressionata con insistenza dalla sfavillante energia e fierezza del rosso, dalla purezza del bianco, è rimasta coinvolta in un processo di metabolizzazione così inteso,

che i colori hanno assunto col tempo, il valore dei tratti somatici.Rosso e bianco, bianco e rosso fino ad abituare occhi e mente, mente e cuore.Ci sembrava improponibile pensare ad un bar sprovvisto di questa bicromia, tanto cara e familiare, le qualità cromatiche proprie dei materiali, anche quelli più nobili, incapaci di evocare suggestioni ed emozioni di una vita, venivano inesorabilmente sconfitte da rosso e bianco…E allora quale materiale migliore del vetro? per condensare in solo colpo d’occhio la lucentezza omogenea e immutabile dei colori giraffini. E poi il contrasto delle materie: abbiamo immaginato il fondale irregolare e poroso dei mattoni dialogare in armonia con le superfici patinate del vetro, con le sue linee decise e nette. Abbiamo immaginato le mani dei vecchi contradaioli scivolare senza esitazioni sulla mensola bianca del bancone, fino ad impugnare il calice del vino e brindare a vittorie passate e a future conquiste….Il vetro ci è sembrato per la sua apparente fragilità perfetto per placare gli animi infiammati dall’entusiasmo, così nei momenti di festa, quando la gioia incontenibile si mescola al vino, il vetro genererà quella naturale predisposizione alla cautela, a quel: “attento se no lo spacchi” che educherà i giraffini ad una “composta” e “pacifica esultanza, tanto inusuale nel mondo del palio, fino a divenire motivo di vanto e distinzione verso le altre contrade……A parte l’ironia non abbiamo altro da aggiungere se non che è stato un onore ed un piacere collaborare con tutti i contradaioli, provare ad accontentare tutti i giusti e sentiti desideri.Siamo sicuri che il bar funzionerà bene e soprattutto che i colori impressi nel vetro e nel cuore, non sbiadiranno mai….

Paolo Verona, Matteo Severini

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N asce in una piccola stan-zina posta sotto l’arco del fosso, la storia della

società della Giraffa, dopo un’as-semblea, difficile da immaginare ai giorni nostri. Cosi come erano diverse le contrade, erano diver-se pure le abitudini, le assemblee erano pomeridiane e si tenevano davanti ad un fiasco di vino, alla presenza di pochissimi contra-daioli. Risulta curioso leggere nel verbale di quella ormai mi-tica assemblea, l’intervento delle donne che alle 19.00 affacciate alle finestre, richiamano i loro mariti per la cena, ricevendo di tutta risposta: “Adesso abbiamo cose più importanti da fare che mangiare..”. Terminata a pochi minuti dalle mezzanotte, l’as-semblea dell’8 luglio 1872, dopo non poche discussioni, sanciva una nuova logica di vivere la con-trada che di li al passare di vari decenni, avrebbe portato tutte le altre contrade ad imitarne la scelta, per quel tempo molto in-novativa.Sono passati molti anni da quel fatidico giorno…135…ed è e deve essere sempre un vanto per tutti i giraffini. Sono stati indubbia-mente molti, i periodi difficili,ma la passione e la forza di volontà di chi ci ha permesso di arriva-

re ai giorni nostri ci deve far ri-flettere sull’eredità che ci è stata tramandata, l’impegno della so-cietà con i propri contradaioli ha sempre cercato nel tempo di crescere di pari passo con l’evo-luzione della contrada, sia a li-vello di adeguamento dei sempre più frenetici ritmi di vita, che del sempre maggiore numero di con-tradaioli che nell’arco dell’anno frequentano la società. Ed in un

clima di crescita, abbiamo cerca-to di concretizzare e di sfruttare al meglio gli spazi dei nostri lo-cali. Come ho avuto modo di dire già in occasione dell’inaugura-zione, ero solamente un bambi-no quando intrufolandomi nelle chiacchere dei grandi sentivo esprimere il desiderio di poter un giorno chiudere “l’orto”per poter raddoppiare gli spazi a nostra di-sposizione.

Una storia infinita

Federico Neri

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Una storia infinitaAdesso possiamo usufruire di lo-cali altamente funzionali e dota-ti delle migliori tecnologie, sen-za dover rinunciare a respirare aria di contrada e di tradizione. Sembra vera la bandiera appog-giata accanto alla fontanina rea-lizzata dal professor Olla, ma a mozzare il fiato è alzare gli occhi da sotto la vetrata e godersi l’im-ponente visione della basilica di provenzano a rimarcare la no-

stra identità territoriale.I n occasione dei festeggiamen-ti del centenario della società fu edita una pubblicazione comme-morativa dal titolo “nella contra-da per la contrada” , ma più che un titolo l’ho sempre identificato come il motto della società, la li-nea di guida che deve identifica-re l’impegno e le responsabilità quotidiane.Superati i trent’anni viene nor-

male farsi un esame su quanto si è avuto e quanto si è dato alla contrada, grazie alla giraffa ho passato momenti di indimen-ticabili emozioni, dalla prima cassettina di legno pitturata di bianco e rosso per andare ad ac-cattare per la festa della Madon-na, alla realizzazione insieme ad altri contradaioli della pubbli-cazione sulla storia della nostra bandiera senza mai dimenticare quando una domenica mattina, mi fu detto che era tempo di ini-ziare ad allenarsi perché sarei entrato in piazza alfiere.In tutta franchezza, credevo e credo tutt’ora che il dare era in forte debito rispetto all’avere e cosi quando si è concretizzata l’ipotesi di ricoprire l’incarico di presidente della società pensavo di poter in parte colmare il diva-rio ed invece…ecco una nuova e sopra le mie aspettative incre-dibile emozione…inaugurare al fianco del priore i rinnovati loca-li della società.Una serata bellissima, con la piazzetta gremita di giraffini in attesa del tanto auspicato ritor-no in via delle Vergini e con un immensa curiosità di vedere il frutto di tanti sacrifici. Poi final-mente il taglio del nastro e via, tutti dentro…e poi gli abbracci, le strette di mano, i complimenti ma soprattutto leggere negli oc-chi dei giraffini la voglia di vive-re con un rinnovato entusiasmo la nostra contrada.Quando a notte fonda sono tor-nato a casa, nonostante la stan-chezza accumulata, ho faticato a chiudere gli occhi, parlare da-vanti a tutta la contrada, davanti a quei tanti contradaioli che sen-tirne solo il nome suscitano in me devozione ed ammirazione, era stata un emozione come la nostra storia…infinita!!!

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Ritratto di pierluigi ollascultore per

passione

Incontro il Professor Olla nel suo studio/laboratorio, entrando si ha l’impressione di immettersi in luogo carico di storia,

fuori dagli schemi del tempo: opere quasi pronte, statue finite, calchi di gesso, dise-gni a carboncino, fogli, foto, schizzi appe-na accennati, appunti, libri. E’ un artista moderno che lavora “all’antica”, che cura il particolare, che va alla ricerca certosina della fonte certa della notizia, la tipologia del lavoro, cerca i materiali più adatti; co-struisce la scultura in funzione dello spazio che occuperà, del contesto urbano in cui an-drà inserita, rispettando il passato.Pierluigi Olla non è nato a Siena, ma cono-sce Siena e la senesità in modo profondo, scientifico e sensoriale insieme. Dunque lei non è di Siena, come ha incon-trato la nostra città?E’ vero sono nato a Pistoia, da madre fio-rentina e padre sardo. Durante la II Guerra Mondiale, in seguito ai bombardamenti, di cui ho ricordi nitidissimi pur avendo solo 3 anni, sono sfollato a Firenze e lì sono ri-masto con mia mamma fino alla fine della guerra, in attesa di mio padre che era stato fatto prigioniero e mandato in Germania. Mio padre mi fece studiare per fare il geo-metra visto che mi piaceva tanto disegnare perché mi ripeteva spesso che “a fare l’ar-tista si fa la fame”! Ero un ragazzo quando mio padre fu trasferito a Siena, per lavoro, e io, che non avevo abbandonato l’idea di im-parare a fare l’artista, cominciai a frequen-tare un corso di ceramica che veniva fatto in via del Rifugio, dove insegnavano persone del calibro di Fausto Corsini (lo scultore che ha ideato e fattoi costumi della contrada del Leocorno) e la Professoressa Capperucci. Il corso durava 3 anni, io ne feci altri due per poter iniziare a lavorare come modellatore alle Ceramiche S.Caterina, dove ho incon-trato mia moglie, apprendista ceramista. E’ stato lì che ho potuto fare alcuni pannelli per la contrada della Selva , quando avevo 18

anni. Poi ho fatto il militare, e al ritorno, fre-sco sposo, ho iniziato a girare per la provin-cia di Grosseto dove ho insegnato in diversi paesi (S.Fiora, Massa Marittima, Scarlino, Castiglione della Pescaia, Monterotondo, ecc.) Ho continuato a Buonconvento, Mon-teriggioni , Colle... 27 anni di insegnamento con il chiodo fisso di fare lo scultore, non solo a “tempo perso” come hobby. Quando sono andato in pensione è iniziata la mia seconda vita. Mi sono sempre piaciute le piccole sfide che mi hanno permesso di provare a fare le cose che non sapevo di poter e saper fare, e spesso ho accettato di fare lavori con materiali che non avevo mai lavorato. Per esempio ho fatto una scultura in marmo, in ricordo di un bambino morto, senza aver mai fatto niente con il marmo.A Siena fino al 1977 esisteva il concorso per dipingere il Palio ed io l’ho vinto 2 volte, nel 1976 e nel 1977. Ho fatto inoltre i costumi per alcune contrade (Chiocciola, Lupa, Leo-corno, Valdimontone) e per le feste locali di Massa Marittima e Scarlino, tra il 1970 e il 1981. Nel 1989 ho fatto la prima mostra di scultura nel Chiostro di San Cristoforo. Ho incontrato artisti validissimi e preparati sia durante il restauro delle chiarine del ‘600, sia durante la creazione delle armature per le monture di contrada; l’opera che ho fatto praticamente da solo è la costruzione del carroccio che sfila nel corteo storico ad ogni palio.Come è iniziato il rapporto con la Contrada della Giraffa?Stavamo pensando ai momenti più belli della vita di un contradaiolo e così la fon-tanina in bronzo nacque per celebrare la vittoria, descritta con l’arrivo del barbero vittorioso, scosso, e un alfiere che stende la bandiera ; questo momento fu collegato all’interno della Sala dei Palii dove veniva descritta l’attesa, il momento forse più in-tenso di emozioni. E la nuova sede come poteva contenere

la vecchia struttura della fontanina senza romperne l’equilibrio guadagnato in questi anni?In effetti all’interno, precedentemente, c’era già una struttura che faceva immaginare una scala a chiocciola. Ne abbiamo parlato a lungo con l’Architetto Lamoretti, per pro-seguire nel messaggio dell’esterno e così è nata l’idea di una fontanina double-face; l’interno che si collega all’esterno perché dopo la vittoria ci sono i festeggiamenti. Ho lavorato alla realizzazione di una serie di figure che inserissero senza troppo cla-more, nel muro, stavolta accanto alla scala “vera”, che si dipana dietro la fontanina preesistente. Le figure sono di terracotta semirefrattaria, ingabbiate (rivestite) con argilla bianca e rossa per rispettare i colo-ri della contrada. Il cambio del colore crea anche movimento. Lo studio del posto mi ha fatto immaginare il lavoro finito: “persone” e oggetti che si inserissero con garbo, sen-za forzature, gentilmente, sullo sfondo del muro trattato ad incausto. Con la nuova opera, la storia si è compiuta, si passa dall’attesa, alla vittoria, ai festeg-giamenti: il palio viene raccontato nei mo-menti delle emozioni più intense, vissuto da tanti contradaioli, insieme. Se lei dovesse descriversi, cosa direbbe di se stesso?Che mi sento principalmente un artigiano, che fa un lavoro piacevole, a volte partico-lare, altre volte faticoso,comunque sempre interessante.Ripenso ai lavori che mi ha descritto, alle figure professionali ed umane che ha incon-trato, e considero un grande privilegio aver conosciuto un vero senese.

Adele Boriosi Pratesi

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Imperiale Contrada della Giraffa

Dalle stanzedella Contrada,

21 Maggio 2007

IL PRIORE

Fabio Caselli

IL CANCELLIERE

Daniele Fusi

FESTATITOLARE IN ONORE

DELLAVISITAZIONE

DI MARIASANTISSIMA

28 Maggio2 Giugno

2007

Lunedì 28 MAGGIOore 17:00 Pomeriggio dedicato al Gruppo Piccoli “XII^ Estemporanea

di pittura Luciano Cafarelli” con la partecipazione dei Cittinidelle 17 Contrade - Logistica - Piazzetta di Via del Fosso

ore 19:30 Aperitivo all’apertoore 20:30 Osteria/Bracere in Piazzetta

Martedì 29 MAGGIOore 18:30 PRESENTAZIONE DELLE NUOVE MONTURE (SALA delle VITTORIE)ore 19:30 Aperitivo all’apertoore 20:30 Osteria/Bracere in Piazzetta

Mercoledì 30 MAGGIOore 19:30 Aperitivo all’apertoore 20:30 Cena spagnola e flamenco con Luigi Scardigliano

Giovedì 31 MAGGIOore 18:30 PRESENTAZIONE DEI RESTAURI

DELLA CONTRADA (SALA delle VITTORIE)ore 19:30 Aperitivo all’apertoore 20:00 Cena con intrattenimento dei “Fior di Verbena”:

sonetti, canzoni ed improvvisazione di FrancescoBurroni e Mauro Chechi

ore 21:00 Osteria in Piazzetta

Venerdì 1 GIUGNOore 20:30 Festa dei Giovani in Piazza Provenzano a tema: “Cartoons”

Sabato 2 GIUGNOore 10:00 Visita ai Cimiteri Cittadini per le Onoranze ai Contradaioli defuntiore 16:30 Omaggio della Comparsa ai Residenti nel Rioneore 17:30 Battesimo contradaioloore 20:00 Ricevimento della Signoria in Via dei Rossi angolo Via Refe Neroore 20:15 Solenne Mattutino nell’Oratorio della Contradaore 21:00 Festa nel Rione in Piazza Provenzano

Stands gastronomici per Soci e famiglia e intrattenimenti vari

Domenica 3 GIUGNOore 08:00 Partenza della Comparsa per l’omaggio alle Consorelleore 10:00 SS. Messa nell’Oratorio della Contrada ore 11:00 Consegna Borsa di Studio “Avv. Carlo Querci”ore 11:15 Commemorazione del Poeta Mario Luzi ore 12:30 Offerta del Cero alla Madonna di Provenzano ore 12:50 Rientro della Comparsa in Contrada ore 15:00 Proseguimento del Giro in Cittàore 18:15 Ritrovo dei Giraffini in Piazza del Campoore 18:30 Rientro della Comparsa in Contradaore 20:00 Cena del Giro in Società

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le nuove monture

a pochi giorni dal giro vi mostriamo le prime immagini delle nuove monture della nostra comparsa che verranno presentate durante la festa titolare 2007.I tessuti e le linee sartoriali adottate rendono la nuova montura più confortevole e comoda sia per gli alfieri che per i tamburini, con la particolare attenzione che è stata posta proprio alla praticità.

La semplicità e l’eleganza delle linee che emergeva già dai bozzetti è stata confermata dalla realizzazione finale. Speriamo che le nuove monture, insieme a tutte le altre novità di quest’anno, siano di buon augurio, oltre che di sicura soddisfazione per la nostra contrada.

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ossoNavigando in Internet può accadere

anche di trovare delle notizie che riguardano la Giraffa.

è quello che è capitato a Cristina Mignarri che ha acquistato a un asta su di un sito una lettera con allegate alcune foto relative al Palio del 16 agosto 1986 vinto dalla nostra Contrada. Trattasi di una lettera manoscritta, inviata da un cugino del pittore Riccardo Tommasi Ferroni, autore del Palio, a un amico che si intuisce essere un intenditore, forse un pittore, in quanto lo chiama “maestro”. La lettera contiene una interessante analisi che interpreta il dipinto ed è corredata da foto del drappellone e di alcuni particolari effettuate nello studio dell’artista prima che venisse consegnato all’Amministrazione Comunale.

"Carissimo Gregorio, penso di farti cosa gradita: per-ciò ti invio queste foto che rappresentano il “Palio” (il “Cencio” come lo chiamano a Siena) raffigurante l’Assunta: La corsa si effettua infatti il 16 Agosto, per quella ricorrenza.Questo drappellone (fotografato nello studio prima della consegna) è stato commesso e realizzato da mio cugino Riccardo Tommasi Ferrosi. E’ stato vinto dalla contrada “Giraffa“. L’opera ha riscosso un successo notevolissimo, sia per l’esecuzione che per l’interpre-tazione del soggetto.Ti aggiungo anche le foto dei particolari.Nota la leggerezza della figura ascendente nel cielo az-zurro, sospinta in alto dagli angioletti le cui alette han-no accennati i colori di ogni singola contrada.Il cielo rosato, solcato da un reattore, fa da controluce al profilo di Siena. In ombra, in basso, le armi ed a sinistra, il simbolo del limite della vita: un ciuccio ed un teschio.Mi piacerebbe conoscere il tuo giudizio, quanto mai valido perché espresso da un Maestro di valore quale tu sei.Il mio, da incantato, forse è troppo partigiano: sono le-gato a Riccardo con un affetto quasi paterno."

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er dirla in due parole: la Giraffa, pur avendo una grossa tradizione nell’ambito dell’econo-

mato (tutti i nostri masgalani stanno lì a dimostrarlo…), non era contrada in grado di gestire autonomamente tutto il prezioso lavoro che sta dietro alla lavora-zione di una bandiera di piazza, degli stendardi (“bandieroni”, “bandierini”, ecc.) che vengono utilizzati nel corteo storico, delle bandiere da allenamento e quan-t’altro, e soprattutto alla adegua-ta conservazione degli stessi. Il lavoro era ed è ancora deman-dato a persone esterne e, ulti-mamente alla bravura e buona volontà di pochissime persone (due) che però pur con notevoli sforzi non riuscivano a sopperi-re allo “smaltimento” di tutta la mole di lavoro richiesta.Così il nostro intraprendente economo (perché in tutta Italia un ministro donna è chiama-to “ministra”, mentre a Siena l’economo è economo anche se di sesso femminile!), risponden-te al nome di Flora Spennacchi Giani, sentiti tutti gli organi competenti, Magistrato delle Contrade incluso, quest’inverno ha dato il via al corso per “ban-dieraie”, aperto non solo ai giraf-

fini/e interessati/e, ma anche ai contradaioli/e delle altre conso-relle. Chiunque insomma voles-se cimentarsi in questa antica ed affascinante “arte”, in modo da mettere a disposizione della pro-pria contrada (e non solo) quan-to imparato nelle lunghe e buie sere invernali, si è ritrovato nelle stanze dell’economato in Vigna per parteciparvi. Abbiamo così iniziato a dare i primi, inguarda-bili, punti su pez-zetti di seta colo-rata con i sapienti consigli delle ban-dieraie storiche di Siena, che sono venute, insieme a Flora e Marta, le nostre vetera-ne, a insegnarci i segreti del mestie-re. Le “lezioni” si sono susseguite veloci tra migliaia di microsco-pici punti, una chiacchiera, una risata, un dolce, uno spumantino per festeggiare l’evento di turno, un bonario rimbrotto per aver commesso qualche imprecisio-ne: qualcuno ha continuato poi con lavori sempre più impegna-tivi (il rammendo di una vecchia

bandiera di piazza, il fazzoletto per il pros-simo giro, la bandie-ra nuova addirittura), tutti si sono impe-gnati sicuramente al massimo delle proprie capacità con entusia-smo. Ci siamo portati il lavoro a casa, e nei limiti del possibile abbiamo dato fondo alle nostre diottrie e alle nostre dita pun-zecchiate per riconse-gnare finito il compito assegnato alla lezione successiva.Se le interminabili file dalla “Becci” o da

“Trame”, che a un certo punto non ne potevano più di vendere sempre gli stessi articoli, sono state noiose ma necessarie per procurarsi gli arnesi del mestie-re, le serate passate a cucire sono risultate molto piacevoli: si è formato un bel gruppo di per-sone, di età e contrade differenti, che si è ben amalgamato e tutto

sommato tanto divertito, unito da quell’unico scopo di impara-re qualcosa di importante per la nostra tradizione. L’impegno sarà un giorno ripa-gato (speriamo!!) dal vedere “uti-lizzate” in un modo o nell’altro le nostre manifatture: per quan-to ci riguarda abbiamo in mente un bel po’ di cose da fare!!Il progetto è ambizioso è vero, ma pensare che, riuscendo a moltiplicare il numero delle attuali partecipanti giraffine, potremo un giorno essere auto-sufficienti nella gestione delle nostre “sete” è cosa che ci alletta molto, senza trascurare poi l’im-mensa soddisfazione di vedere le nostre opere sventolare in piaz-za, nel corteo, nelle innumere-voli occasioni che si potrebbero presentare nel tempo. Per questo 2007 abbiamo già in serbo una piccola sorpresa che, scaramanticamente, non rivele-remo nemmeno sotto tortura, perché se tutto va bene...

...di tutto punto

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Interessante serata dedicata ad una delle figure più affascinanti

del palio: il barbaresco. Ospiti tutti i barbareschi vecchi e nuovi

delle contrade riuniti a convivio nei rinnovati locali di società che

hanno raccolta il plauso di tutti i presenti. Le frittelle del Savel-

li hanno reso particolarmente gustoso questo piacevole evento.

fRiTTEllaTa dEi BaRBaRESChi

a proposito di palio...due chiacchere a cena con aceto e Bastiano

L’11 maggio, durante una divertentissima cena, abbiamo ricordato e rivisitato la storia del Palio dagli anni settanta con due mostri sacri della piazza: Aceto e Bastiano.Grazie a loro, intervistati da Federico Neri e sottoposti alle domande del pubblico sono riemersi episodi “famosi”, ma anche molti retroscena e confidenze che hanno appas-sionato i presenti.Per l’occasione è stata girata un’intervista parallela sullo stile delle “Iene”, in cui per

la prima volta Aceto ha indossato il giubbet-to della Giraffa (meglio tardi che mai….).La sagacia e l’abilità oratoria di Silvano e Andrea hanno reso la cena esilarante e interessantissima per chi è appassionato di Palio. Presente Luca Minisini, molto coin-volto e interessato, che ha ricevuto dai due veterani complimenti e consigli, che speria-mo tenga molto ben presenti nei prossimi impegni.

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Una giornata davvero stimolante per i ra-gazzi del nostro amato “Gruppo Piccoli” il 1° Aprile ci siamo recati ad Assisi per assistere allo spettacolo “Peter Pan” presso il Teatro Lyrick.Una meraviglio-sa giornata trascorsa all’insegna del diver-timento, dell’allegria e scandita da piacevoli appuntamenti che hanno accompagna-to tutta la giornata rivelatasi rilassante e stimolante al tempo stesso. Alla partenza il bel tempo del mattino ci ha rincuorati ed un bel sole ci ha accompagnati anche durante la visita della città e delle sue due stupende Basiliche di Santa Maria degli Angeli e San Francesco; la visita guidata di quest’ultima, nella quale ci ha gentil-mente accompagnati Frate Alfio, è stata particolarmente apprezzata ed ha destato molto interesse in tutti i bambini che han-no ascoltato con attenzione e curiosità la storia della secolare basilica. Anche la sosta per il pranzo, ottimo il menù e squisito il servizio, è stata gra-devole ed accolta con grande entusiasmo soprattutto in virtù del bellissimo posto dove eravamo ospiti, con grandi spazi al-l’aperto per la gioia dei nostri ragazzi che non hanno voluto perdere l’occasione per tirare due calci al pallone, improvvisando la solita partitella, e per le bambine che hanno avuto l’opportunità di accarezzare i bei cavalli dell’attiguo maneggio.Il pomeriggio è stato poi vissuto con gran-

de emozione, soprattutto quando è arriva-to il fatidico momento di andare a teatro per assistere allo spettacolo di Peter Pan la cui magia ha completamente rapito i nostri ragazzi che si sono lasciati andare al fascino della storia e sono stati coinvolti dagli effetti speciali di grande pregio e dal-le più famose canzoni di Edoardo Benna-to. Tutti, grandi e piccini, hanno risposto con entusiasmo e trasporto ai numerosi inviti degli attori a condividere con loro i momenti più suggestivi della rappresenta-zione che, essendo ormai giunta all’ultima replica, è stata attraversata da numerosi momenti di particolare pregio artistico. Si è così conclusa questa breve avventu-ra nella stupenda città di Assisi, che ci ha accolti con i suoi grandi tesori, la sua cul-tura, la sua storia ed i suoi bellissimi pae-saggi. Tutti noi ci ricorderemo di questa bella giornata trascorsa piacevolmente in-sieme grazie anche alla consueta cura ed al solito amore con cui è stata organizzata dalla Presidente del “Gruppo Piccoli” An-gela Noferi e dai suoi preziosi collaborato-ri Benedetta Lombardini, Stefano Rossi e Giuditta Agnesoni.

piccoli peter pan

(sopra) Mattia Martorelli figlio di Monica Starnini (figlia di Luigi, nonchè nipote di Leonida) un piccolo giraffino di Milano e grande collezionista di ... giraffe.

(a destra in alto) disegno di Costan-za Frambati (5 anni “buon sangue non mente”) una significativa rappresenta-zione della prima scena dello spetta-colo.

Ancora in vendita le felpe del gruppo sportivo Pro-venzani. I modelli sono disponibili sia per uomo che per donna in tutte le misure, di colore rosso

con scritte bianche e viceversa. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi in Società o direttamente a Federico Neri e Cristina Mignarri

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Con la seria intenzione di rinverdi-re i gloriosi fasti del Gruppo Pesca Provenzani, un manipolo di pesca-tori Giraffini si è ritrovato al Lago del Moro per una battuta di pesca alla trota. I partecipanti hanno rappresenta-to un po’ tutte le anime della Con-trada: una compagine veramente trasversale!Come sempre accade in queste occasioni, c’è chi inizia a “pren-de” subito e chi parte dopo. Alla fine però, non c’è stato niente da fare: la superiorità di Gia-como Tanganelli l’ha spuntata su tutti e il primo premio è andato meritatamente a lui. A brevissima distanza il navigato ma sempre-verde Franchino Neri che, soprattutto nella seconda parte della gara, non ha fatto pari a prende pesci, sotto gli sguardi un po’ in-vidiosi di quelli che da mezz’ora non vedevano “data”.Un bel bronzo per Giampaolo Betti che ottiene così non solo la terza posizione assoluta, ma an-che la nomination per la preda più

grande. Un cenno poi anche per il bravo Marco Lorenzoni (in arte Baccello), che zitto zitto ha lascia-to indietro parecchi rappresentan-ti della vecchia scuola: è il nuovo che avanza!A seguire il gruppone degli inse-guitori, che possiamo considerare

a pari merito senza stilare classifi-che che comunque saranno affisse nella bacheca della Società.Nell’intervallo fra le due fasi della gara, giusto per non farsi manca-

re nulla, ricco spuntino a base di affettati, salsiccie arrosto e un “de-licatissimo” rigatino arrosto, il tut-to annaffiato da abbondante vino locale e crostatina della nonna per chiudere in dolcezza.Inappuntabile l’organizzazione di Giampaolo e di Avio, che hanno

pensato veramente a tut-to: dall’allestimento dei picchetti alla preparazione della classifica con relativi premi fino alla pesatura e relativa registrazione.In quanto presente, mi cor-re l’obbligo di ringraziar-li pubblicamente a nome della Contrada e con loro la Società che ci ha fatto omaggio del vino per la pre-miazione.Stanchi ma felici, come si usa dire, siamo poi partiti per il rientro, senza però privarci di una sostarella al mitico bar di San Rocco, dove Andrea Pulcinelli ci ha voluti suoi ospiti per un aperitivo rinfrescante.Insomma un appuntamen-to davvero gradevole e con-

sigliabile a tutti, che sicuramente verrà replicato a breve: controllate sempre la bacheca dove verranno fornite tutte le indicazioni delle eventuali iniziative.

P E S C A T O R I

Rispettando una solida tradizione giraf-fina, il gruppo sportivo Provenzani ha

partecipato a vari tornei di calcio. I più “grandicelli” (ormai quasi anzia-ni…) hanno partecipato al torneo CSI

a 8, con molto impegno, non proprio ricompensato da grandi risultati….par-tirono in 26 e arrivarono precisi precisi in 8: d’altronde “l’importante è parteci-pare”…e poi dopo la partita c’è sempre

un’ottima pastasciutta in Società.I più giovani (under 12) hanno parteci-pato al torneo tra contrade a loro dedi-cato sotto la guida di Mister Brocchi, i risultati sono stati migliori di quelli dei

grandi a dimostrazione che siamo una contrada in evoluzione positiva.

Calciatori provenzani

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Siamo negli anni della guerra libica, quando il mite poeta Pascoli,

parlando a favore di questa impresa, userà la nota frase “la grande proletaria si è mossa”, indicando così, in maniera incisiva, una condizione di po-vertà da cui l’Italia, nonostante i grandi progressi realizzati non si era ancora allontanata.In questo clima storico si col-loca la lettera rinvenuta nell’ar-chivio della contrada.Siamo nel Maggio del 1912 ed il Seggio ha deciso di “inviare ai bagni marini un bambino biso-gnoso di cure appartenente ad una famiglia della contrada”.In una grafia elegante come si usava nell’epoca, povera ma sensibile al decoro formale, l’autore della lettera informa delle penose condizioni del suo bambino a cui i medici hanno “replicatamene consigliato la benefica cura dei bagni mari-ni”, cura che la famiglia non è in grado di sostenere viste le precarie condizioni economiche in cui si veniva a trovare.A sostegno delle sue richieste lo scrivente ricorda che “sin dalla sua infanzia fu un appassiona-to della contrada della Giraffa contribuendo al benessere di essa con tutto il suo zelo e il suo entusiasmo” in tal senso riteneva di poter contare che l’umanitaria deliberazione pre-sa dal Seggio potesse avere un positivo riscontro in considera-zione del “caso pietoso” esposto e delle benemerenze acquisite nel passato con la partecipa-zione attiva alle vicende della contrada. Anche da questo fatto appartenente alla storia minima emerge la vita della contrada fatta anche di solidarietà, di partecipazione alla sorte dei meno abbienti (che nel mondo passato non erano certo una minoranza) ed appunto per questo giova, almeno per un momento ricordare quello che accadeva tanti anni addietro, frammenti di vita che ci aiutano a comprendere meglio, per con-trasto, quanto accade oggi.

Alfredo Franchi

dall'archivio

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Pochi mes i dopo la mia nascita, il 4 febbraio 1938, la mia famiglia si trasferì da via Sallustio Ban-dini a via della Sapienza. Fu così che i miei

fratelli sono cresciuti dragaioli e così sarebbe, forse, successo anche a me se il sor Egidio Corsini, gran-de amico del mio babbo (che non era senese), non gli avesse detto che la nascita nel territorio di una con-trada a Siena è cosa sacra e che la casa dov’ero nato era, appunto, nel territorio della Giraffa, anche se al limite del confine con la contrada del Leocorno: il vicolo Piccolomini (ora chiuso).Da allora i miei barberi, le piccole campane di ceramica che mi rega-lavano per Santa Lucia, le spennac-chiere che ci legavamo alla testa nelle nostre corse a San Prospero o alla Lizza, erano tutte bianco-rosse.Nel 1946, seduto da bambino in un palco vicino alla mossa col mio babbo e il mio zio, vidi vincere, o almeno così mi raccontarono, la Giraffa per la prima volta. Nel ’54, a sedici anni, vissi la vittoria con l’entusiasmo del ragazzo.Da allora mi vestii, a volte, nella comparsa, come paggio, e assaporai il palco riservato alle contrade, sotto il Comune, le prime sbandierate, le prime gioie contradaiole. C’erano i “grandi” che guardavo con stupore e ammirazione: gli alfieri Loriano e Alfio, il grande Aldo Mantovani, il Bighe. Crescevo con gli amici di allora: Gigi Selvolini, Fabrizio Beati e tanti altri.Da Cagliari, dove avevo iniziato nel ’63 la carriera universitaria, torna-vo sempre per il Palio a Siena. In terra di Sardegna andavo a vedere le corse dei cavalli di quei tempi: a Sèdilo, dove corrono l’”Ardia” a pelo e nei paesi della Barbagia, a Mamoiada, a Orgosolo e poi a Chilivani, in provincia di Sassari. Questo paese ha un nome stranissi-mo. Chilivani non è un nome sardo, ma il nome della bella principes-sa indiana, moglie dell’ingegnere

inglese che costruiva la ferrovia per le miniere: lei morì in quel luogo, giovanissima, di malaria.Ricordo con piacere nel ’65 la mia prima gita alla giara di Gesturi, a fotografare i cavallini selvatici.Ma gli anni d’oro, per me, furono il ’67. il ’70 e il ’71. Nel ’67 Elisa, la mia figlia maggiore, nacque a St. Louis, negli Stati Uniti. Avevo vinto una borsa Fullbright e, successiva-mente, una posizione di post-doc alla Washington University. Elisa ha ancora le due cittadinanze: ame-ricana e italiana. Anzi, giraffina, perché mi ero portato dietro una manciata della terra del nostro orto racchiusa in un piccolo sacchetto di seta bianco-rossa, che fu portato in sala parto.Prima di partire ero riuscito ad organizzare il Palio delle Scienze. Il Presidente di allora della S.I.P.S. (Società Italiana per il Progresso delle Scienze), chimico-fisico come me, mi chiese aiuto per avere un Palio straordinario. Riuscii a con-vincere molti dirigenti di contrada. Il Palio straordinario si fece e la Giraffa vinse, “a mani alzate”.Nel ’69 nacque mia figlia Giovanna, ovviamente anche lei giraffina.Il capitano Lido Saccocci e i suoi mangini, Mario Tanganelli, Fabri-zio Beati e Gigi Selvolini mi coin-volsero in molte cose di Palio, al mio ritorno dagli Stati Uniti. In quel periodo ero professore all’Uni-versità di Firenze. Una sera, molto tardi, Mario e Fabrizio suonarono il campanello di casa mia a Firen-ze. Mi dissero che Gigi aveva avuto dei problemi, sarebbe stato assente da Siena per un certo periodo. Il Saccocci chiedeva il mio aiuto, la mia partecipazione. Non si tratta-va di sostituire Gigi Selvolini, mio grande e caro amico, ma di essere presente, al suo posto, in alcune riunioni per fare i “partiti” con le altre contrade. Fu così che mi tro-vai nel ruolo di “mangino morga-natico” e contribuii alla vittoria di un Palio.Il mio entusiasmo per i tre Palii vinti da Romano Rossi non fu da meno. Mi trovai in Piazza a chie-dere il cencio, in Chiesa ad abbrac-ciare Romano, la notte a cantare, stonato come sono, o a girare la

bandiera: “però non s’ha padroni” o “ciondola cocco bello”. Grazie Romano.Il K8 è una storia a parte. Per me non è solo storia di contrada, ma storia di quattro nipoti: nel frattem-po ero diventato nonno. I miei due nipoti maschi, Carlo e Tommaso, sono nati nel ’97. Era con me in piazza la scienziata finlandese con cui lavoravo, Anu Oittinen: s’andò insieme sotto il palco a chiedere il cencio.Grazie Fabio.Ormai in età avanzata ho avuto il piacere e l’onore di fare il mangi-no per la mia contrada col grande capitano Gianni Neri e con i suoi grandi mangini, a cui vanno i miei più cari auguri, con tanto, tanto affetto.Grazie Gianni, grazie Giraffa.

il palio degl’ippocampi(a Ignazio Buttitta, variazioni sul tema)Riviera del Brenta, 9 dicembre ‘98

Passano i cavallucci marinia nuoto nella marina turchese,ma ora s’alza il suono delle chiarine d’argento:e sono cavalli in corsa.Si agitano al vento le spennacchierechi vincerà il Palio?Chi vincerà?La Torre, l’Onda, la Selva o la Giraffa?Chi vincerà?Leocorno o Civetta Istrice o LupaChiocciola o Tartuca?Chi vincerà il Palio?Il cavallo sauro, il morello o il baio?Chi vincerà il Paliodei cavalli dai cento colori?Quello con la stella in fronteo quello con la criniera d’argento?Il balzano da dueo il pezzato?Chi vincerà?Sfilano, senza correre questa volta,Oca e Montone, Nicchio, Drago e Bruco,sfilano Aquila e Pantera,s’alzano bandiere di tanti colori,chi vincerà il Palio?Corrono gli ippocampi colorati,tra mare e terra,bàrberi d’oceano.Chi vincerà il Palio?Battono le mani nell’azzurro profondo,li sentite gli applausi?Li sentite?

E. Tiezzi: Di terra, di aria, di mare; Marcos y Marcos, Milano 2006

aUToBioGRafia di Un GiRaffino

Enzo Tiezzi

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Continua la galleria degli illustri giraffini del passato: in questo numero Bubi e Mario Tanga-nelli. Pierfrancesco ricorda suo padre.Che espressione useresti per pre-sentare Bubi - Tambus a chi non ha avuto la fortuna di conoscer-lo?Mio padre era un artista, nel senso pieno della parola, una persona creativa, geniale, un so-gnatore, come padre non ci ha in-segnato praticamente nulla delle regole canoniche della famiglia, amava le donne, la vita, il mondo con i suoi colori, la contrada, la sua città, e amava soprattutto la libertà. Era un uomo sentimentale, non aveva padroni, era assolutamente fuori dagli schemi del suo tempo e sicuramente anche di quelli di oggi.Al secolo nato Bruno, figlio di Antonio e Rosa, detto Bubi fin da piccolo,” bubi” perché faceva il verso ai piccioni.

Rimasto orfano di padre a pochi mesi dalla nascita, e di madre a soli 13 anni; a soli 17 anni, per uscire dal collegio, si arruolò nei bersaglieri d’Africa: sulla carta era un disgraziato, non aveva nulla salvo se stesso, ma riuscì ugualmente a vivere una vita in-tensa e bella.Non ha ricoperto incarichi di rilievo in contrada e non era un contradaiolo molto presente; la sua arte l’ha espressa nel fare le feste delle vittorie, non solo alla Giraffa, ma quasi a tutte le contrade.Per la Giraffa e per me ha scritto l’inno proprio mentre Wilda mi metteva al mondo ecco perchè sono Giraffino e non Brucaio-lo pur essendo nato nel rione di barbicone.C’è un episodio, un fatto, un evento che ricordi e che, a tuo modo di vedere, esprime il modo in cui Bubi – Tambus viveva la contrada? Puoi raccontarcelo? Dunque il mio babbo odiava tut-

Mi ricordo: BUBI e MARIO TANGANELLI

to quello che è conformista, non sopportava i fissati in generale per ciò non era certamente uno fissato del palio.Lo amava, ma riconosceva che negli ultimi anni si stava trasfor-mando.Al passo coi tempi, anche il pa-lio, e di conseguenza la contrada, stavano perdendo la loro spon-taneità popolare; per lui questo era una cosa molto triste, e già prima di morire, alla fine degli anni 80, non si ritrovava più nel-lo spirito delle contrade. Scrisse una commedia “lui nel corpo e nell’anima”, che metteva in pri-mo piano le lacune che le con-trade iniziavano ad avere e, for-se fu anche per queste critiche aspre, al mondo delle contrade, che la commedia non ebbe un grande successo anzi fu molto criticata. Intuì con anticipo che le con-trade stavano perdendo molto, se non tutto, dello spirito popolare, vera essenza vitale, insieme ai rioni spopolati, così che le carat-teristiche che ogni rione aveva, erano o stavano scomparendo.Ma la cosa che lo turbava, era la folle corsa alla poltrona e le spese folli, forse anche immorali, per vincere un palio.Ricordava spesso la solidarietà dei rioni e si crucciava per la scomparsa dei valori umani.Nelle assemblee non perdeva l’occasione per mettere in evi-denza la grande organizzazione economica a discapito della pas-sione spontanea e povera, a cui lui e i suoi coetanei erano legati; credeva in una Giraffa più po-vera ma sicuramente più felice e passionale.Insomma Tambus era un roman-tico anarcoide. Sembrerà strano, ma sia io che i miei fratelli, siamo stati educati alla contrada nel modo più sem-plice: babbo ci ha sempre detto che la contrada era un amore, una passione fra i tanti amori e passioni che la vita ci riserva, a me in particolare mi ha sempre detto: “Franceschino se mi vai in Giraffa tutte le sere ti chiudo

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Mario è ricordato dai figli Avio e Serena.Che espressione usereste per pre-sentare Mario a chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo?Nostro padre era ”un Tanga-nelli”, espressione che noi tutti della famiglia amiamo, un uomo nato e cresciuto nel cuore della contrada, in via delle Vergini, la stessa dove è poi nato nostro zio Bubi, noi e i nostri cugini. La nostra nonna Rosa Buracchi era nata nel Bruco, ma si sen-tì subito della Giraffa, e in quel momento non c'era la rivalità tra le due contrade; contribuì alle poche attività di allora, co-me poteva, insieme alle altre donne. Il babbo era nato in un periodo storico che prevedeva la contrada come una fede, più forte di ogni religione; il modo di essere contradaiolo di allora non ha termini di paragone con la vita in contrada di oggi. Ri-masto orfano di padre a 3 anni, e di madre in adolescenza, ha la-vorato sodo per crearsi un mon-do dove muoversi rispettato da tutti e libero di esprimersi. Tra le tante cariche ricoperte quella più impegnativa soprattutto fisi-camente è stata quella di Priore. Per noi…. è stato un bel Priore: eletto la prima volta con un mi-nimo scarto di maggioranza, seppe successivamente riunire le correnti, ascoltare le idee e le opinioni contrarie, valutare si-tuazioni avverse per poi giunge-re, con impegno e dedizione, ad essere eletto la seconda volta con una grandissima maggioranza. Ha fatto il mangino per circa 25 anni, conosceva bene il mondo del Palio ed i suoi meccanismi, le Contrade, i fantini, ed i cavalli, agevolato anche dal tipo di lavo-ro che faceva. Nel periodo del suo priorato ha avuto un atteg-giamento per così dire, popolare nella conduzione dell’incarico, è stato uno dei primi ad andare a far visita ai contradaioli amma-lati o che avevano delle difficol-tà; era un una figura autorevole, ma non distaccata, un uomo “in mezzo” a uomini e situazioni,

per capire e mediare.

C’è un episodio, un fatto, un even-to che ricordi e che, a tuo modo di vedere, esprime il modo in cui Mario viveva la contrada? Puoi raccontarcelo? Era titolare del ristorante Tullio Tre Cristi, e anche chi è di Siena non sa che all’interno di questo ristorante, proprio in fondo c’è una sala, la saletta, dove egli si incontrava con fantini o perso-ne di altre contrade per parlare ed approfondire le dinamiche e i meccanismi del palio. Va det-to che è sempre stato grato alla Giraffa di avergli dato l’onore di fare il Priore, ma nel suo cuore c’era il sogno più grande ,quello di fare il capitano, avrebbe dato l’anima ,come si dice,per vivere in prima persona alla vittoria di un palio. Era amico di tanti fantini, Canapetta, Vittorino, Ca-napino, Tristezza, Lenticchia per dirne alcuni e tante volte special-

mente, negli anni 60/70 ,durante i mesi invernali, quando i pochi soldi guadagnati l’estate prece-dente erano finiti, aveva offerto loro la cena, e loro sapevano di poter contare su Mario, anche economicamente .Di nascosto anche alla moglie Maria, allun-gava qualche foglio da diecimi-la lire e così se li “ingraziava” in favore della Giraffa, e anche perché era una persona che si ricordava di aver avuto tanta mi-seria . Come Presidente di Socie-tà fu innovatore, fece partire la prima lotteria di contrada per il centenario della fondazione della Società, sui biglietti c’era scritto “500lire”per un cavallo e come premio fu lottato un caval-lo chiamato Centenario. Si in-ventò il Toc d’oro, cioè una gara di cucina tra contrade. La Giraf-fa è sempre stata innovatrice ed ospitale nei confronti di tutte le altre contrade e non è un caso che quasi tutte le manifestazio-

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in casa”; questo per testimoniare che lui ci stimolava a fare nuove esperienze, a non soffermarsi ad una soltanto. Nessuno sa quanti mestieri abbia fatto mio padre, quali modi abbia inventato per riuscire a mangiare tutti i giorni; subito dopo la guer-ra fece l’avanspettacolo nei paesi di provincia con scarso successo poi con la nascita di Marcantonio e Gianluca lavorò ai “Rozzi” come biscazziere.E’ stato uno dei primi in Italia a praticare la serigrafia, ma era anche pubblicista, umorista per natura, e per mestiere ha fatto an-che lo sceneggiatore, e il regista teatrale. La bottega dove lavorava era il caos, ma la dentro si respi-rava un’ aria incredibile, colma di passione- creatività –libertà, mescolate come in una tavolozza di colori che in quella bottega tro-vavano uno spazio infinito.Ho dei ricordi della mia infanzia con mio padre bellissimi e spero che Norah ,mia figlia, abbia di me gli stessi ricordi che ho io per il suo nonno; sarebbe fantastico.Come riusciva a conciliare il lavo-ro, la famiglia, la contrada?Non ci riusciva affatto: era libe-ro per ciò si disorganizzava come diceva lui in libertà Ma ripeto, non dava molto tempo alla Giraffa, ma , se c’ era da fare qualcosa non si tirava indietro. Quale era la cosa che in assoluto riusciva a fare meglio di qualsiasi altra? Sicuramente a corteggiare le belle donne! Vita privata a parte, fare le feste della vittoria in maniera originale, senza l’impiego di mol-te risorse. La fantasia prima di tutto. Riuscire a coinvolgere tante più persone possibili era la sua volontà; poi però le decisioni le prendeva da solo, ascoltava i con-sigli, ma poi faceva di testa sua e, secondo me, faceva bene!Quando ho organizzato la festa nel rione del 2004 ho pensato spesso a lui,e come lui ho fatto “come mi pareva”.Di solito, di una persona che ci ha lasciato, si ricordano i pregi e noi abbiamo cercato di farlo; ma proviamo invece a soddisfa-re simpaticamente la curiosità

di chi ci legge: qual era, se c’era ovviamente, un grande difetto di Bubi-Tambus?Certo che ne aveva di difetti e co-me!! ma bisognerebbe domandar-li a mia madre Wilda che è stata la sua compagna nella vita e la sua spalla nelle stesure dei copio-ni delle commedie. Eh sì bisogne-rebbe domandarlo a lei, chissà che elenco farebbe: io somiglio troppo a mio padre, pertanto non so trovargli difetti; forse sono gli stessi miei! Puoi raccontarci un momento di grande gioia e felicità vissuto con Bubi-Tambus ?Non ho racconti particolari , di-ciamo che a ripensarci ora, tutti i giorni vissuti con mio padre sono da ricordare nel bene e nel male. Voglio raccontare un aneddoto, che spero possa far capire il mio rapporto con “bubi” : nel 1980 avevo 15 anni, insieme ad alcu-ni amici di scuola ci facemmo il buco, anzi i buchi nelle orecchie, con le “buccole” come le chiama-va mia mamma, che da buona mamma, si disperò, del gesto che al tempo era veramente alterna-tivo, soprattutto a Siena. A cena, la sera, venne fuori che avevo gli orecchini; la mia mamma ne par-lò con il mio babbo. Bubi lì per lì fece la voce grossa del tipo “ mi sembri proprio imbecille, ma io mi domando e dico…… “, poi passata la burrasca mi do-mandò con aria curiosa ed ado-lescenziale:” ma si sente male a farsi il buco..???”Ecco chi era il babbo: un uomo libero che amava la sua e l’ altrui libertà.Per che cosa o di che cosa vuoi dire grazie a Bubi-Tambus?Grazie di avermi messo al mon-do con Wilda, la mia mamma adorata, e soprattutto di avermi insegnato a guardare più in là, a non fermarsi mai, a coltivare le passioni, a pensare più all’ani-ma che al portafoglio, a rispettare gli altri, a odiare ogni forma di razzismo, ad aprirsi alle cultu-re e ai colori del mondo, a non dimenticare mai le ingiustizie e poi, diciamo come tradizione fa-miliare, “ a noi ci piace stare con i più deboli”.

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Il correttore: “sciamano”o fratello?

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ni corali abbiano avuto inizio da un’idea di qualche contradaiolo di questa contrada.Pur non essendo un uomo reli-gioso, appena diventato Priore cercò immediatamente di siste-mare la chiesa, perché riteneva che dovesse essere in grado di accogliere in qualsiasi momento sia il nuovo nato che il defunto, la preghiera ed il Te Deum. La chiesa doveva essere il luogo di rappresentanza della contrada anche per l’esterno, e quindi ci teneva che fosse tenuta bene, con i locali curati e puliti.Il babbo ha sempre avuto una grande ammirazione per il pae-se di Montalcino, e teneva a sot-tolineare che il paese era stato l’ultimo baluardo della resisten-za senese rispetto ai fiorentini ; l’aneddoto che molti non sanno è che durante la seconda guer-ra mondiale,quando era tra i partigiani, mentre aspettavano l’arrivo degli alleati venne eletto Sindaco di Montalcino per un giorno e fu proprio l‘amore per questo paese, durante una delle prime partecipazioni della no-stra contrada alla Marcia dell’ indipendenza di Montalcino, che si ebbero i primi contatti per il successivo gemellaggio con il Quartiere il "Borghetto".Negli anni in cui ha ricoperto l’incarico di Priore, si è impe-gnato moltissimo nei confronti dei giovani. Un ricordo curioso tra molti, riguarda tutti coloro che stavano assolvendo agli ob-blighi di leva: venivano “richia-mati” alle armi giraffine; chissà in quanti archivi di caserma , da Cormons a Lampedusa , vi sono ancora lettere, ormai polverose, degli innumerevoli tamburini, alfieri, paggi e popolino che do-vevano rientrare a Siena , per il 2 luglio e il 16 agosto?!

Come riusciva a conciliare il lavo-ro, la famiglia, la contrada?”La famiglia per nostro padre era il momento della serenità, del confronto costruttivo: lui ascol-tava tutti e poi faceva a modo suo. Aveva fatto solo la V elemen-

tare ma era una persona colta che aveva conosciuto personaggi importanti e le sue ricette sono state ritrovate nella cucina di un castello reale inglese.

Quale era la cosa che in assoluto riusciva a fare meglio di qualsiasi altra?Più cose, anche se forse sono aspetti dello stesso modo di vi-vere: gli piaceva essere innova-tivo e metteva nelle situazioni lo stesso impegno che avrebbe voluto dagli altri, gli piaceva dialogare, perché ci teneva al parere degli altri, per riuscire a tenere unita la contrada; decide-re, perché aveva questo pallino di voler essere in prima linea nelle responsabilità. Di solito, di una persona che ci ha lasciato, si ricordano i pregi e noi abbiamo cercato di farlo; ma proviamo invece a soddisfa-re simpaticamente la curiosità di chi ci legge: qual era, se c’era ovviamente, un grande difetto di Mario?Il suo difetto era l’altra faccia del pregio: la sua voglia di fare le cose, di guidare le situazioni, la sua forza, il carattere che non si arrende, lo fanno ricordare come un grande uomo, e anche come persona difficile , sotto certi aspetti.

Ricordi e puoi raccontarci un mo-mento di grande gioia e felicità vissuto con Mario?Sicuramente è legato alla vittoria del Palio del 1983 ,da Priore, nel-la quale, dopo un digiuno lungo 12 anni, tutta la contrada si trovò unita a festeggiare .

Per che cosa o di che cosa vuoi dire grazie a Mario?Mario amava dire “La contrada è vita”. Vogliamo dirgli Grazie per averci insegnato il rispetto delle tradizioni e degli impegni presi nella vita e in contrada; Grazie per averci dato la possibilità di nascere e crescere in questo rio-ne; Grazie di averci fatto GIRAF-FINI .

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GIRAFFANEWS

STATO CIVILE 2006

BiancoRosso il giornale dell'Imperiale Contrada della Giraffa Decr. Trib. di Siena N° 391 del 15-6-1978 Direzione: Via delle Vergini, 18 - Siena

Direttore Responsabile: Michele MontisciCoordinamento editoriale: Massimo Bartali, Pierluigi Puccetti

Redazione: Alfredo Franchi, Caterina Cafarelli, Ennio Petreni, Fabio Pulcinelli, Alessandro Stefani, Angela Scali, Adele Boriosi, Paolo Razzi, Paolo Bazzani. Hanno collaborato: Gianni Neri, Enzo Tiezzi, Silvia Giovani, Annali-

sa Pasquini, Federico Neri, Cristina Mignarri, Marco Pulcinelli. Stampa: Grafiche Pistolesi - Siena

Tutte le ultime notizie sulle attività in Contrada su

www.contradadellagiraffa.itPer aggiornare la mailing list di Contrada potete inviarci i vostri dati (indirizzo e-mail e numero di cellulare) al seguente indirizzo:

[email protected]

PROTETTORATO E DINTORNILa complessa macchina deputata al reperimento delle risor-se finanziarie per la Contrada, è in continuo movimento ed aggiornamento. Il nuovo programma è completamente ope-rativo così come la procedura per i RID alla quale già diversi Giraffini hanno aderito. Ma non bisogna fermarsi e con l’in-stancabile aiuto dei Provveditori ai Protettori (anche perché la campagna sottoscrizioni 2007 incombe…), due ulteriori novità sono in fase di rilascio (al momento che leggerete queste righe sul BiancoRosso saranno già completate): mi riferisco alla ridefinizione grafica e logistica delle tessere del Protettorato e all’adeguamento dei nostri archivi alla cosid-detta “Legge sulla Privacy” o D.Lgs. 196/03. A partire da Aprile verranno quindi consegnate ai Protettori le nuove tessere con una grafica ripensata, ma soprattutto con una più completa anagrafica in modo che ognuno pos-sa controllare (ed eventualmente far correggere) i dati che lo riguardano. Per quanto concerne la legge sulla Privacy, proprio in questo numero troverete allegato un modello per la comunicazione/aggiornamento dei propri dati sensibili (disponibile per lo scaricamento anche sul sito internet, da

riconsegnare compilato in Segreteria. Lo scopo principale di questo stampato è l’adeguamento alle delicate normative vigenti in termini di archivi e, in seconda battuta, il com-pletamento dei molti dati necessari per una completa am-ministrazione (es.: assenso per l’invio del giornalino o per ricevere qualsiasi comunicazione dalla Contrada), che il nuo-vo programma è in grado di gestire. Termino ricordando gli importi del Protettorato, come da più parti richiesto:

PICCOLI 30 GIOVANI 50PROTETTORI 50CONSIGLIO GENERALE 100CONSIGLIO DI SEGGIO 300VICARI 600PRIORE E CAPITANO 900

Il Vicario all’Amministrazione Marco Pulcinelli

nascite

Bugnoli Martina

Nencini Samara

Sapia Asia e Mirko

Pompucci Francesco

Giulianini Ginevra

Di Buono Gabriel

Brogi Irene

Oliviero Dario

Sannelli Diego

Minucci Matteo

Giannetti Cristina

Bertoli Gabriele

Livi Alessandro

Cercone Antonio

matrimoniBellucci DanielaFuri StefanodecessiTanganelli FrancoCappelli Castagnoli DoloresBoccini AgostinoCorsini UmbertoGuiso GiovanniCanaletti Perla