IAB ITALIA · Eataly con zanox per l'e-commerce. ... Rossi ai dissidenti: ... Un commissario...

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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. IAB ITALIA Rassegna Stampa del 16/12/2014

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La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o

parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue;

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IAB ITALIA

Rassegna Stampa del 16/12/2014

INDICE

IAB ITALIA

15/12/2014 360com

Programmatic: ecco come sarà lo sviluppo10

15/12/2014 360com

2014, anno del programmatic13

ADVERTISING ONLINE

16/12/2014 La Repubblica - Bologna

Iperbole cambia e diventa social "Una community di cittadini attivi"16

16/12/2014 La Stampa - Nazionale

Caro pubblicità A Sanremo la Rai spunterà 50 milioni di euro17

16/12/2014 Il Messaggero - Abruzzo

Una modella aquilanaper lo spotdi K-Way18

16/12/2014 ItaliaOggi

Gold 5 in azione19

16/12/2014 Liberation

Le masque et la pub20

16/12/2014 Brand News Today

Le gare in corso e i nuovi incarichi21

16/12/2014 Brand News Today

Cellularline vara campagna tv e web firmata da Integer per una novità di prodotto23

16/12/2014 DailyNet

Banche Mediolanum lancia l'app per smart tv ed è "always online"24

16/12/2014 DailyNet

EMP allarga il suo business grazie alle vie del web26

16/12/2014 DailyNet

19 Eshop Eataly ottimizza l'ecommerce con zanox. E le conversioni aumentano28

16/12/2014 DailyNet

Eventi Class Editori passa dall'ecommerce all'ebusiness29

16/12/2014 Pubblicita Today

balocco si aFFiDa a zoDiak active Per la comUNicazioNe oNliNe30

16/12/2014 Pubblicita Today

il Post DiveNta UN'aPP31

16/12/2014 Pubblicita Today

sUl web arriva FortUNatiePremiati.it, la casa Dei coNcorsi a Premi attivi iN italia32

16/12/2014 Pubblicita Today

Per starcasiNò camPagNa Di viDeo aDvertisiNg Firmata mosaicooN33

16/12/2014 Pubblicita Today

eatalY aPPareccHia l'e-commerce coN zaNox34

15/12/2014 Cor.com

Gli specialisti del futuro Ecco le nuove competenze generate da Internet35

15/12/2014 Cor.com

«Big Bang disruption la chance per l'economia»37

15/12/2014 Cor.com

Serve più velocità La burocrazia rallenta la corsa38

15/12/2014 Cor.com

«Le app al centro del rapporto cittadini-Stato»39

15/12/2014 Cor.com

Banda larga per 4 Italie In quale vorreste vivere?40

15/12/2014 Cor.com

Internet a occhi chiusi Le verità nascoste dai dati41

15/12/2014 L Impresa

IL nuovo mondo della Smart tv42

15/12/2014 360com

Un Award per il pioniere: Casa.it44

15/12/2014 360com

Con l'estro di fullDigi l'online di Etihad Regional si rinnova45

15/12/2014 ADV Express

zanox & Eataly insieme per ottimizzare la "tavola digitale"46

15/12/2014 ADV Express

Chiusura di Google News in Spagna: gli editori chiedono aiuto al Governo47

15/12/2014 ADV Express

Cellularline lancia con Integer il caricabatteria portatile FreePower48

15/12/2014 ADV Express

Zodiak Active vince la gara per la gestione dei canali digital e social di Balocco49

15/12/2014 ADV Express

ScuolaZoo taglia il traguardo dei 2 milioni di fan su Facebook. Presto il nuovo sitocon Leonardo Adv

50

15/12/2014 ADV Express

Il Post punta sul mobile con la nuova app. Di Banzai Advertising la raccolta dellatestata online

51

15/12/2014 ADV Express

Blogmeter rafforza l'offerta e supera i 100 clienti52

15/12/2014 e20express.it

ScuolaZoo taglia il traguardo dei due milioni di fan su Facebook. Presto il nuovo sitocon Leonardo Adv

53

15/12/2014 Engage.it

Balocco si affida a Zodiak Active per la comunicazione online54

15/12/2014 Engage.it

IlPost.it chiude l'anno all'insegna del mobile: lanciate le app per iOS e Android55

15/12/2014 Engage.it

Per ScuolaZoo 2.000.000 di fan su Facebook. In preparazione il lancio del nuovo sito56

15/12/2014 Engage.it

Eataly con zanox per l'e-commerce. E le conversioni crescono del 50%57

15/12/2014 Engage.it

Media e pubblicità: l'Italia a confronto con 16 grandi Paesi58

15/12/2014 Primaonline.it

Editori e programmatic advertising, matrimonio possibile? Per Polignano, countrymanager di Tradelab Italia, è una soluzione win-win per editori e advertiser

59

15/12/2014 Primaonline.it 03:07

Il Post punta sul mobile con la nuova app61

SCENARIO POLITICO/ECONOMICO

16/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale

Piccole imprese: più garanzie63

16/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale

«ABE? nOn CERCA TENSIONI IN ASIA»65

16/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale

«Bene la flessibilità In Europa serve una vera politica economica»67

16/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale

Rossi ai dissidenti: «Stare con Matteo è di sinistra Dopo c'è la troika»68

16/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale

A PALAZZO CHIGI UN COLLOQUIO CHE CONFERMA LE INCOGNITE69

16/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale

«Bce, acquisto di titoli su larga scala»70

16/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale

L'istinto primordiale che va controllato72

16/12/2014 Il Sole 24 Ore

La partita del Colle e i rischi Ue73

16/12/2014 Il Sole 24 Ore

L'Europa buco nero tra Asia e Usa75

16/12/2014 Il Sole 24 Ore

Piazza Affari: le banche si risolleveranno solo con il Qe77

16/12/2014 Il Sole 24 Ore

Faro Consob sul titolo Mps Carige, oggi il Cda sul capital plan78

16/12/2014 Il Sole 24 Ore

«Bce acquisti titoli se rischio deflazione»80

16/12/2014 Il Sole 24 Ore

La Cina apre ai prosciutti italiani82

16/12/2014 Il Sole 24 Ore

Se il made in Italy è ostaggio delle scartoffie84

16/12/2014 Il Sole 24 Ore

Malpensa respira: più passeggeri intercontinentali85

16/12/2014 Il Sole 24 Ore

Consumi prima che investimenti86

16/12/2014 La Repubblica - Nazionale

Crollano rublo e petrolio shock sulle Borse bruciati 200 miliardi88

16/12/2014 La Repubblica - Nazionale

Olimpiadi, la scommessa dell'Italia89

16/12/2014 La Repubblica - Nazionale

"Criminali ed emarginati le prede dello Stato islamico"91

16/12/2014 La Repubblica - Nazionale

"Io, orgogliosa della mia Australia che non si fa contagiare dall'odio"92

16/12/2014 La Repubblica - Nazionale

Renzi incontra Prodi "Non accetto veti nessuno nel Pd candidi il Professore controdi me" / 2

94

16/12/2014 La Repubblica - Nazionale

"Mio fratello ottimo presidente il premier abbia meno fretta"95

16/12/2014 La Repubblica - Nazionale

"Avevamo calore umano risolvevamo i problemi: ritroviamo lo spirito del '60"96

16/12/2014 La Repubblica - Nazionale

"Sono stata eletta da Monti ma ora i tempi sono maturi per un'iniezione di fiducia"97

16/12/2014 La Repubblica - Nazionale

Un capitalismo ancora familiare Ma i fondi esteri nuovi mattatori delle assemblee98

16/12/2014 La Stampa - Nazionale

Se Juncker taglia la ricerca99

16/12/2014 La Stampa - Nazionale

La lezione olimpica: investimenti sempre più alti dei ricavi100

16/12/2014 La Stampa - Nazionale

Napolitano e le riforme: compiere il passo decisivo102

16/12/2014 La Stampa - Nazionale

L'assessore Cutini: "Me ne vado io Nessuno mi ha difesa"103

16/12/2014 Il Messaggero - Nazionale

Un commissario setaccerà tutti gli appalti104

16/12/2014 Il Messaggero - Nazionale

Dal premier messaggio a Pd e Fi ma Berlusconi può sparigliare105

16/12/2014 Il Giornale - Nazionale

Rustico, Fighetto e Prete Piatto misto in salsa Pd106

16/12/2014 Il Giornale - Nazionale

Colle, Berlusconi non arretra: nel patto un nome condiviso107

16/12/2014 Il Giornale - Nazionale

Gli Ambrosoli non cambiano il mondo, ma meritano onori e gloria108

16/12/2014 Il Giornale - Nazionale

L'Occidente ha dato il «la» al pianeta109

16/12/2014 Il Foglio

PICCOLA POSTA110

16/12/2014 ItaliaOggi

Standard&Poor's confonde i rating di Generali e dei Btp111

16/12/2014 MF - Nazionale

Con l'intesa Accor-Huazhu Parigi più vicina a Pechino112

16/12/2014 MF - Nazionale

Banca Carige va ko in borsa (-7%) nonostante l'ok al piano e l'interesse dei big perCesare Ponti

113

16/12/2014 MF - Nazionale

Visco replica a Weidmann: indispensabile il Qe di Draghi, sennò è deflazione115

16/12/2014 MF - Nazionale

Stabilità, spuntano 150 mln per il Tetra Finmeccanica117

16/12/2014 MF - Nazionale

Un cordone intorno a Malpensa118

16/12/2014 MF - Nazionale

La Bce sulle riforme chiede agli Stati decisione ed efficacia. Le dimostri essa stessasul Qe

119

16/12/2014 Financial Times

Renzi goes for gold with bid to bring Olympics back to Rome121

16/12/2014 Financial Times

No guarantee of a magic stimulus in new low price era122

16/12/2014 Financial Times

Move likely to spark further consolidation127

16/12/2014 Financial Times

Inflation expectations test fresh lows128

16/12/2014 Financial Times

Europe protest parties pose investment risk129

16/12/2014 Financial Times

Time to leave German Bund party and go somewhere safer130

16/12/2014 International New York Times

China's firms change plans on takeovers131

16/12/2014 International New York Times

Elusive benefits for telecommunications deals132

16/12/2014 The Guardian

PM makes surprise bid to host 2024 Olympics133

16/12/2014 The Times

Rome will bid to host 2024 Olympic Games134

16/12/2014 La Tribune Quotidien

POURQUOI FITCH A DEGRADE LA NOTE DE LA FRANCE ET POURQUOI LEGOUVERNEMENT S'EN MOQUE

135

16/12/2014 La Tribune Quotidien

ECOMOUV LA SNCF PARTICIPERA AU SAUVETAGE DES SALARIES136

16/12/2014 La Tribune Quotidien

JO 2024 : ROME CONTRE PARIS ?137

16/12/2014 Le Figaro

JO 2024 : Rome se lance138

16/12/2014 Le Monde

" Abenomics " au banc d'essai139

16/12/2014 Les Echos

Consolidation du secteur pétrolier142

16/12/2014 Wall Street Journal

Pimco steadies itself after the threat of a liquidity crunch143

IAB ITALIA

2 articoli

Programmatic: ecco come sarà lo sviluppo Valentina Lunardi L'anno del programmatic. Se si dovesse cercare una definizione sintetica che racchiuda cosa è successo

durante il 2014 nel mondo dell'advertising, probabilmente non si sbaglierebbe indicando la tecnologia

programmatica come la vera protagonista degli ultimi dodici mesi. Persino mercati meno vivaci sono apparsi

pronti ad abbracciare questa rivoluzione tecnologica, come hanno mostrato i dati per il nostro Paese,

presentati in occasione dell'ultimo Iab Forum Milano: il fenomeno programmatic ha visto in Italia un'impennata

del 120%. Una crescita che porterà certamente a un aumento della percentuale di aziende, agenzie, centri

media e editori che utilizzano il programmatic adv, che si assesta per il momento, secondo uno studio

realizzato da HiMedia con AppNexus, in collaborazione con Warc e Iab Europe, al 38% per l'area del Sud

Europa (Italia, Spagna e Portogallo). Non solo di dati in rialzo è fatta, però, l'ascesa del programmatic: nel

corso di quest'anno si sono susseguite una serie di acquisizioni, dal passaggio della compagnia di video

advertising Brightroll nelle mani di Yahoo all'acquisto, da parte di Rubicon Project, di iSocket e Shiny Ads,

solo per citarne alcune; movimenti che denotano come il programmatic sia ormai parte del cuore della

industry, un fenomeno che non vedrà certamente rallentamenti. Ma quali motivazioni si celano dietro questa

esplosione di acquisizioni e fusioni? E cosa significa tutto questo per i brand e i media owner? Secondo

Danny Hopwood, capo della piattaforma Emea di Vivaki, trading desk di proprietà di Publicis, «La massa

critica dello spazio che potremmo definire di adv tech ha raggiunto un livello tale per cui ci saranno

continuamente aziende che dovranno farsi acquistare o decidere per una fusione. Il mercato può sostenere

solo una certa quantità di imprese. Non intendo che debbano restare solo cinque o sei grandi player, ma non

si può continuare a creare compagnie in un mercato che genera revenue a ritmi alternati». La crescita del

mercato programmatico e la sua continua evoluzione non sono le uniche ragioni che stanno costringendo le

aziende a collaborare: la spinta dal basso proviene dalla precisa consapevolezza di quanto contino i dati.

«Penso che il fenomeno a cui stiamo assistendo riguardi il fatto che i brand sono sempre più consapevoli del

fatto che debbano possedere i dati - osserva Sacha Berlik, general manager per l'Europa della piattaforma

DataXu -. Questo è il fattore chiave: la crescente consapevolezza, a livello globale, che i dati sono un key

asset». Secondo Berlik, inoltre, un ruolo di primo piano è svolto dalla "trasparenza media" che una

piattaforma consolidata è in grado di fornire. Se marchi e dei media proprietari richiedono delle ricerche di

mercato, analisi e approfondimenti rispetto ai loro target, una piattaforma programmatica integrata fornirà loro

che «trasparenza immediata e velocità di visione» in un unico, semplice processo. Inoltre, una piattaforma

consolidata può offrire l'intera gamma delle opzioni possibili, con una conseguente «partner semplification» e

un risparmio sui relativi costi. Esistono una serie di speculazioni che il consolidamento programmatico

riguardi in minor misura il miglioramento dell'esperienza del consumatore, e che sia, in realtà, maggiormente

focalizzato su come aziende pubblicitarie tecnologiche e agenzie possano migliorare i propri margini di

guadagno. «Se si osserva la situazione dal lato buying, penso che il fattore più significativo sia il

miglioramento in termini di tecnologia e qualità dei dati. Credo che il programmatic porti a grandi benefici a

livello economico e di performance, e, alla fine della giornata esso renda visibilmente più snello ed eciente

l'intero processo - aerma Oli Whitten, senior vice president Europa di Rubicon Project -. Molte delle aziende

che sono ora in consolidamento sono divenute esse stesse proprietarie media. Ciò che stanno facendo è

prendere il controllo dei propri inventary e dati. Un processo il cui arrivo era stato annunciato da lungo

tempo». E aggiunge: «Inevitabilmente, ci saranno sempre compagnie che puntano la loro attenzione sul

contenimento dei costi, ma quelle che comprendono realmente il programmatic si sono già rese conto che

l'obiettivo è creare una migliore esperienza del cliente utilizzando dati e analytics». La tecnologia

15/12/2014 1Pag. 360com

La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

IAB ITALIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 10

programmatic apre, naturalmente, maggiori possibilità per aziende, agenzie, centri media e editori non solo

nel senso di targetizzare i propri consumer in modo più accurato, un fattore ovviamente positivo sia per gli uni

che per gli altri, ma fornisce anche maggiori opportunità per diondere in modo creativo un messaggio. «I

brand possono tornare al vero storytellig - aerma Berlik -. Grazie alla possibilità di passare attraverso tutte le

tipologie di device senza soluzione di continuità, essi possono realmente sfruttare tutta la potenza del

programmatic. Veri innovatori come Mondelez, Procter&Gamble, MasterCard, Netix e Amazon applicano tali

soluzioni, ben sapendo che è attraverso una strategia focalizzata sulla customer experience che si può

migliorare il ritorno sugli investimenti». Tim Webster, co-founder e chief strategy ocer del programmatic

marketplace multipiattaforma e Exchange Lab, concorda sul fatto che il programmatic può avere solo un

risultato positivo su media owner e compagnie: «La continua adozione di tecnologia programmatica è un

bene per i centri media in quanto aumenta la domanda di inventory. Ed è una buona notizia anche per le

aziende, in quanto possono comunicare in modo più eciente». Netix e Kellogg sono tra quei brand che hanno

recentemente deciso di approfittare dei benefici che può orire il programamtic in-house, ma Webster ha

alcuni dubbi riguardo questo tipo di approccio: «In termini di loro bisogni specifici, qualsiasi azienda che

progetta di gestire le funzione di programmatic adv internamente, dovrà arontare un importante investimento

finanziario, in particolare per sviluppare le nuove abilità e competenze necessarie all'interno del team».

«Fornire i benefici di scala, una maggiore ecienza e trasparenza assicura che i marchi rimangano agili in

relazione alle loro attività di marketing, in qualsiasi momento del processo pubblicitario». Parallelamente al

programmatic, il mobile è stato l'altro protagonista del 2014, che ha catturato l'attenzione dei marketer e

mutato la distribuzione dei budget. eMarketer ha recentemente stimato che 32,7 miliardi di dollari sono stati

spesi nel settore del mobile advertising durante i soli ultimi dodici mesi, quindi non c'è da sorprendersi che

porre il mobile al centro delle proprie strategie sarà il prossimo passo logico nel consolidamento della

industry. «Il mobile è la prossima area su cui sarà necessario concentrarsi. Moltis sime aziende si stanno

muovendo per essere nel mercato "mobile first"» osserva Danny Hopwood. Le compagnie attive nel settore

mobile stanno già ragionando nel senso di riservare parte dei budget per tale device, ma per il momento la

maggior parte degli investimenti nel programmatic sono rinchiusi nello spazio video e display. Il prossimo

passo logico per le aziende che utilizzano tecnologia programmatica sarà quello di acquistare piattaforme

mobile in modo da rendersi cross-channel. Ma, quindi, a monte delle prospettive future fin qui delineate, il

consolidamento del settore del digital advertising avrà degli eetti negativi sui player del mercato? Sembra che

la maggior parte della industry non la pensi così. «Credo che il fatto che il programmatic stia eettivamente

diventando la nuova normalità sia un fattore assolutamente positivo - aerma Whitten -. Il programamtic

trading e l'acquisizione di tecnologie in ambito pubblicitario sono ormai elementi must-have sia per i buyer sia

per i venditori. Certamente si è creata, ormai, una generale consapevolezza di come sia fondamentale saper

operare in termini programmatici». Il panorama digitale è andato sempre più frammentandosi e tale processo

non ha fatto altro che aumentare l'incertezza e il caos per i brand. Ma secondo Berlik, «Un consolidamento a

livello generale rende il mercato meno caotico e più semplice per le compagnie. Stiamo assistendo

all'aermarsi di una sempre maggiore stabilizzazione del comparto, che si sta finalmente muovendo in maniera

unitaria». Sembra, perciò, improbabile che il consolidamento in senso tecnologico del digital advertising

possa rallentare nel prossimo futuro. Basta osservare le LumaScapes (visibili nel sito www.lumapartners.

com, nell'area "Resource center"), tavole dedicate a fornire una guida al complesso ecosistema digital media,

per vedere come molti nuovi player stiano facendo la loro comparsa sul mercato, e come questi

diventeranno, naturalmente, possibili obiettivi per l'acquisizione da parte delle imprese più grandi. Il

programmatic è senza dubbio diventato uno dei più grandi cambiamenti avvenuti nel mondo del media

trading così come la conosciamo dagli ultimi 30 o 40 anni, e siamo ben lontani dalla fine di questo ciclo: la

rivoluzione tecnologica è avviata, ed è ora pronta a divenire realmente una pratica mainstream. Toccherà ora

ai player di tutti i mercati, dai più avanzati ai meno intraprendenti, imparare velocemente a comprenderne i

meccanismi più profondi.

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IAB ITALIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 11

In che modo i cambiamenti in atto inuenzano brand e media owner?

Foto: oli whitten danny hopwood sasha berlik tim webster

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IAB ITALIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 12

scenario 2014, anno del programmatic Daniele Bologna Non è un segreto che il programmatic buying ha cambiato il volto del mercato del digital advertising. Secondo

Idc, l'investimento in real time bidding per il display advertising accelererà ad un tasso di crescita del 59%

entro il 2016, rendendolo il segmento della pubblicità digitale in più rapida crescita nei prossimi anni. Inoltre,

uno studio Iab dimostra che nei prossimi due anni il 91% degli inserzionisti e l'83% degli editori utilizzeranno il

programmatic buying. Il successo del programmatic buying è noto e il mercato sta pensando a ciò che verrà

dopo. Facebook, Twitter, mobile, video e tv sono le vie che sono state esplorate per le campagne di

programmatic advertising, ma la convinzione di Rocket Fuel è che il programmatic sarà adottato sempre di

più anche per campagne di branding. Fino a poco tempo fa il programmatic buying e il real time bidding erano

utilizzati solo come uno strumento per ottenere perfomance. Le preoccupazioni per la qualità dell'inventory

hanno tenuto i brand advertiser lontani dal real time bidding per lungo tempo. Tuttavia, un inventory di alta

qualità è oggi ampiamente disponibile come anche strumenti che garantiscono un'adeguata brand safety.

Oggi, chi si occupa di brand non si accontenta di utilizzare dati demografici approssimativi e target audience

fisse, ma sta cercando sempre più di raggiungere specifici obiettivi mirando ad un audience ottimizzata che si

trovi in un momento cruciale del percorso d'acquisto. I marketer stanno cominciando a rendersi conto che la

capacità di ottimizzazione in tempo reale li può aiutare a aumentare i Roi delle loro campagne di branding.

Alcuni brand hanno già iniziato ad attivare campagne di programmatic branding, infatti, il 2014 è stato l'anno

in cui i marketer hanno cominciato a capire veramente il potere del programmatic per raggiungere obiettivi di

brand. Usato in modo intelligente, il real time branding consente ai marketer di ampliare le loro attività e

raggiungere un pubblico più vasto. Per fare questo, i marketer devono pensare in modo diverso per quanto

riguarda loro creatività e come queste possono essere utilizzate nel programmatic. Per poter sfruttare

veramente la potenza del marketing 1:1 che ore il programmatic advertising, gli inserzionisti devono essere in

grado di adattare le creatività in modo che risultino adeguate al contesto in cui appaiono. Una dicoltà è data

dal fatto che la maggior parte dei formati rich media compaiono raramente all'interno degli adexchange.

Tuttavia, nei prossimi mesi, si prevede che gli editori e gli adexchange lavorino per promuovere questi formati

pubblicitari brand-friendly in modo da poterli utilizzare su più ampia scala in programmatic buying. Il trend del

programmatic branding, inizialmente, è stato guidato dall'acquisto di inventory pre-roll. Il successo delle

soluzioni video in generale dimostra perché il programmatic branding tramite pre-roll potrebbe essere il luogo

ideale per i marketers per testare questa nuova soluzione. «Il 2014 è stato un anno di svolta - commenta

Enrico Quaroni, Country Manager Italia di Rocket Fuel -, un anno in cui i marketers hanno iniziato a pensare

alle opportunità di crescita per i loro brand oerte dalle nuove tecnologie e hanno iniziato a sviluppare

campagne innovative che lavorano in un contesto programmatico. Questo è stato sicuramente un anno di

esplorazione e di apprendimento e i marketers hanno iniziato a intuire che il programmatic buying non è solo

uno strumento per generare performance, ma anche un ottimo strumento per pianificare campagne di

branding e misurarne i risultati reali».

un player all'avanguardia Potenza dell'intelligenza artificiale Rocket Fuel offre una piattaforma programmatica

di media-buying a grande scala di dati che sfrutta la potenza dell'intelligenza artificiale per migliorare il Roi di

marketing in digital media attraverso web, mobile, video e canali social. I clienti in Nord America, Europa e

Giappone usano Rocket Fuel per eseguire campagne di marketing digitale a livello globale. La piattaforma di

Rocket Fuel, Advertising That LearnsT, è utilizzata per raggiungere gli obiettivi di business misurabili per

diverse campagne attraverso web, canali mobile, social e video. Rocket Fuel raggiunge gli obiettivi di direct

response dei brand nei diversi settori dalle auto di lusso a generi alimentari, fino alla retail. Rocket Fuel opera

in venti uffici in tutto il mondo ed è quotata al Nasdaq.

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Foto: enrico quaroni

15/12/2014 1Pag. 360com

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IAB ITALIA - Rassegna Stampa 16/12/2014 14

ADVERTISING ONLINE

40 articoli

L'INNOVAZIONE Iperbole cambia e diventa social "Una community di cittadini attivi" Il sindaco e l'assessore Lepore presentano il nuovo sito del Comune E si pagheranno le bollette online /L'INIZIATIVA ROSARIO DI RAIMONDO IL COMUNE di Bologna come un grande social network, dove i protagonisti sonoi bolognesi.

A vent'anni dalla nascita, Iperbole cambia faccia: non è più soltanto il sito della città, uno dei primi nati in

Europa quando Internet era ancora uno strumento per pochi, ma una vera e propria piazza virtuale dove gli

utenti possono creare un profilo (come si fa su Facebook o Twitter), aprire un blog, lanciare un progetto o una

petizione, condividere quelle di altri. Ma anche pagare più facilmente una bolletta, iscriverei figli a scuola,

cercare l'ufficio comunale più vicino, vedere in tempo reale dove si trovano i cantieri della città per scegliere

una strada alternativa. Insomma, Palazzo d'Accursio 2.0.

«Rendetelo utile, diffondetelo.

E soprattutto divertitevi» dice Matteo Lepore, assessore al Marketing della giunta Merola.

ANNUNCIATA a novembre, la nuova Iperbole è stata presentata ufficialmente ieri durante un convegno a

Palazzo Re Enzo che ha visto tra i suoi protagonisti il sindaco di Bologna Virginio Merola, il presidente della

Regione Stefano Bonaccini, l'assessore Lepore e la semiotica e presidente del Corecom Giovanna Cosenza.

La piattaforma è costata 305mila euro, di cui 65mila messi dal Comune e il resto da imprese private (da

Fastweb a Enel, da Metroweb a Tapper a Engineering). Quello che cambia, da oggi, è il rapporto tra le

migliaia di bolognesi che navigano sul sito (che a fine anno toccherà il record di 3 milioni di visite in un anno)

e l'amministrazione comunale. Tre sono i principali settori di questo portale: uno dedicato alla trasparenza,

uno ai servizi e il terzo al concetto di "comunità". Da una parte, infatti, vengono ampliati e migliorati i servizi

on-line, quelli che potenzialmente possono semplificare ogni giorno la vita dei cittadini: «Sarà possibile

pagare i tributi, iscrivere il proprio figlio a scuola, partecipare alle graduatorie per le case popolari e accedere

al fascicolo sanitario elettronico, restare aggiornati sulle scadenze o consultare bandi e avvisi. Oppure, grazie

alla geolocalizzazione, poter vedere in ogni momento dove si trova lo sportello comunale più vicino», spiega

Lepore. Servizi che si moltiplicheranno se negli anni, come auspicato, anche realtà private faranno parte del

progetto.

Dall'altra parte - ed è questa una delle grandi novità di Iperbole - gli utenti possono interagire tra loro e con

l'amministrazione. Gli iscritti infatti hanno un'identità digitale, creano un profilo con la propria foto, i loro

interessi, i progetti che hanno in mente. Un piccolo Facebook urbano, insomma, che sulla carte serve a

ridurre la distanza tra Palazzo e cittadini. Sulla piattaforma è possibile aprire un blog e, in futuro, lanciare una

petizione per migliorare questa o quella parte di città, proporre un progetto, condividere quello del "vicino" di

casa. «Si tratta di una nuova idea di partecipazione dei cittadini. Vogliamo una riscossa civica per migliorare

la qualità urbana della nostra città. Dobbiamo uscire dal semplice sistema delle domande dei cittadini e delle

risposte della pubblica amministrazione» ha detto il sindaco Merola durante la presentazione. Mentre il

governatore Bonaccini, che a margine dell'iniziativa ha promesso la copertura delle rete internet veloce in

ogni punto della Regione, si è complimentato: «È un passo molto importante. Complimenti al Comune di

Bologna perché credo sia la dimostrazione di come l'innovazione da queste parti passa sempre e, spesso,

passa per prima. Credo sia un caso da portare ad esempio a livello nazionale».

PER SAPERNE DI PIÙ www.iperbole.bologna.it www.comune.bologna.it

Foto: LA COMMUNITY ONLINE Iperbole, il sito del Comune di Bologna con tre milioni di contatti all'anno,

cambia volto. Nato vent'anni fa (una delle prime piattaforme web in Italia e in Europa), oggi si trasforma in

una grande piazza virtuale dove interagire e creare profili personali

16/12/2014 1Pag. La Repubblica - Bologna(diffusione:556325, tiratura:710716)

La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 16

Caro pubblicità A Sanremo la Rai spunterà 50 milioni di euro GIULIO GAVINO Un secondo di pubblicità al Festival di Sanremo 2015 costa fino a 14 mila euro, circa il doppio rispetto

all'anno scorso. Per le canzonette all'Ariston la crisi del mercato pubblicitario non sembra quindi essere un

problema, visti i successi degli ascolti (e un target del 71 per cento della popolazione che in qualche modo,

dalla tv ai social, è interessato alla kermesse). Al punto che la Rai prima ancora che si alzi il sipario e si

guardi all'audience si è praticamente ripagata interamente l'investimento sanremese. In cassa arriveranno 50

milioni di euro. La fetta più consistente è quella degli sponsor principali (4 milioni), apertura e chiusura di

trasmissione. Tra telepromozioni, Internet, spot e il resto, Viale Mazzini ha stimato di portarsi a casa quasi 20

milioni di euro, addirittura quattro milioni in più rispetto al 2014. Che il prodotto Sanremo tiri lo dimostra poi il

listino tabellare, un «vangelo» a Rai Pubblicità. Uno spot di 15 secondi nella settimana del Festival di

Sanremo in prima serata costerà 144 mila euro; poco meno dei 148 mila e 500 di un anno fa che però

coprivano 30 secondi, il doppio del tempo. La fascia più cara è quella tra le 21,45 e le 22,45 con 227 mila

euro a spot da 15 secondi. Monopolizzare o quasi con il proprio marchio il sito del Festival dal 20 al 21

febbraio costerà 3 milioni 724 mila euro. Il pacchetto online invece, con tanto di spot che arriva sul cellulare

via Twitter o su Facebook ha entrate stimate intorno al milione e 700 mila euro. In vendita anche gli spot per

Speciale Radio 2 Carlo Conti Sanremo con spot da 30" a 2800 euro. E ancora Rai Americhe, Rai Australia

Asia.

Foto: ANSA

Foto: Carlo Conti presenta il Festival

16/12/2014 38Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 17

Una modella aquilanaper lo spotdi K-Way IL RACCONTO

L'AQUILA La piana di Campo Imperatore, alle pendici del Gran Sasso, fa il giro del mondo con il nuovo spot

di K-way, noto brand di abbigliamento casual e da montagna che sceglie l'Abruzzo e la ventiquattrenne

modella aquilana Daria Cimoroni per la pubblicità della limited edition di giacche in tricot, realizzate con lane

prestigiose. Lo spot che a partire da gennaio sarà trasmesso in tutto il mondo, dagli Stati Uniti all'Asia,

passando per l'America latina, è già stato pubblicato sulle più note riviste di moda on line come Vanity Fair,

Vogue.it, l'Officiel italia e Od Magazine. Nello spot, il piccolo Tibet abruzzese fa da sfondo alla vacanza di due

giovani fidanzati, interpretati dalla Cimoroni e dal trentenne siciliano Ottavio D'Urso. I due, tra gite a cavallo e

passeggiate, scoprono la bellezza della natura. "È la cronistoria di un week end d'amore", afferma la modella

e fashion stylist, laureata all'Istituto Europeo di Design di Milano. "Un'esperienza meravigliosa tra i miei lugohi

che ho sempre amato fin da bambina - racconta - Sono infatti un tipo sportivo che ama sciare e andare in

montagna". "Sono stata contattata per i miei tratti fisici che corrispondevano esattamente a quello che

stavano cercando - prosegue - Un viso acqua e sapone che potesse sposarsi con le caratteristiche di

semplicità della montagna". Tre giorni di riprese per i protagonisti nel gelo di Campo Imperatore, girando

all'alba e al tramonto e diretti da Giorgio Horn. "Abbiamo girato in paesaggi bellissimi con colori che

toglievano il fiato - dice ancora la Cimoroni - Di fronte a tanta bellezza delle nostre montagne, anche il freddo

diventa secondario". La giovane aquilana, già protagonista di campagne pubblicitarie di noti marchi come

Trussardi e L'Oréal, lavora tra Milano e Roma come free lance stylist, oltre che come giornalista su varie

testate di moda. "Posseggo un mio magazine che si chiama OD e inoltre mi occupo di abbinamenti e look per

gli shooting - conclude - Il mio lavoro consiste nel creare un'immagine per i servizi e per le sfilate e insieme

agli stilisti do un'immagine alla collezione".

Marianna Galeota

© RIPRODUZIONE RISERVATA

16/12/2014 39Pag. Il Messaggero - Abruzzo(diffusione:210842, tiratura:295190)

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 18

I piani di Rcs, Espresso, Mediaset, Banzai e Italiaonline Gold 5 in azione Arriva il programmatic advertising MARCO A. CAPISANI Il 2015 sarà l'anno del vero lancio sul mercato per Gold 5, a tu per tu con centri media e inserzionisti. A

partire da gennaio, infatti, la concessionaria di pubblicità video online creata a metà luglio scorso da Rcs,

gruppo Espresso, Mediaset, Italiaonline e Banzai rafforzerà la sua offerta commerciale con una nuova

piattaforma di programmatic advertising e spingerà la vendita diretta dei suoi format presso i più importanti

investitori. Tra i successivi passi allo studio c'è anche quello verso la pubblicità mobile. Con l'obiettivo di

«competere effi cacemente con player internazionali che attualmente detengono posizioni di assoluto rilievo e

quote crescenti di mercato» (Google e YouTube per esempio), Gold 5 ha iniziato lo scorso ottobre a

raccontarsi ai principali protagonisti del mercato, a partire dai centri media, ha poi mandato online le prime

campagne all'inizio di novembre ed è adesso che si prepara a entrare nel vivo della commercializzazione dei

suoi prodotti. Per l'appunto, partendo con il programmatic advertising, modalità che permette in modo

automatizzato la vendita di spazi e formati selezionati in base a criteri relativi all'utente da raggiungere. La

piattaforma dovrebbe arrivare a generare, a fi ne 2015, il 10% circa del business complessivo della

concessionaria, secondo quanto risulta a ItaliaOggi. Anche il partner tecnologico è già stato scelto: Rubicon

Project, specializzato nell'automazione pubblicitaria. La previsione al 10% per la piattaforma tiene conto sia

delle potenzialità fi nora inespresse in Italia da questa tipologia di pianifi cazione (e quindi delle relative

possibilità di crescita) sia dello stato dell'arte che vede il programmatic advertising ancora marginale nelle

abitudini dei marchi tricolore. Sempre a proposito di offerta commerciale, la concessionaria guidata dall'a.d.

Andrea Santagata del gruppo Banzai e coordinata da Bernardo Notarangelo, responsabile operativo con un

passato tra gli altri in Fininvest, Rai e Sole 24 Ore, perfezionerà pure i pacchetti dei formati già offerti che, al

momento, sono stanzialmente due: il Masthead e il 300x250 video. Tutto questo per potersi presentare a

ulteriori inserzionisti, dopo che con Gold 5 hanno già lanciato le proprie campagne marchi come Ford,

Samsung, Ferrero e Fiat. Da gennaio, infi ne, la concessionaria dei cinque big dell'editoria italiana avrà una

sua sede nuova, nella centrale via Carroccio a Milano. © Riproduzione riservata

16/12/2014 6Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 19

Le masque et la pub Écrans - Par ISABELLE HANNE «Contenu sponsorisé par», «dossier conçu et proposé par» : apparues sur presque tous les sites d'info ces

derniers mois, ces indications ne sont pas près de disparaître. Au placard, les bannières publicitaires : nous

voici dans l'ère du native advertising, version sioux et numérique du bon vieux publi-reportage. Sauf que là, il

s'agit d'associer une marque à un contenu qui ressemble à s'y méprendre à de l'éditorial. Exemple parfait, le

dossier (bien fait) sur les femmes en prison publié sur le site du New York Times, sponsorisé par Netflix au

moment du lancement d'Orange Is the New Black, sa série sur... les femmes en prison. Cette publicité est

«native» parce qu'elle cherche à s'intégrer le plus possible, sur le fond comme sur la forme, au site internet

ou support mobile sur lequel elle sera publiée. D'où un risque de confusion pour le lecteur, qui ne sait plus

très bien où il met les pieds. Certaines rédactions ont mis à jour leurs chartes pour faire respecter l'étanchéité

de la frontière avec la publicité. L'association IAB France (Interactive Advertising Bureau) a même mis au

point un «Livre blanc» avec le principe suivant : «L'utilisateur doit pouvoir distinguer immédiatement ce qui

relève de la publicité ou du contenu éditorial.» Mais il existe des stratégies de contournement. Le site du

Monde est encadré par une charte assez précise sur ce point. Qu'à cela ne tienne : son sous-site pour le

Monde Festival était, lui, truffé de native advertising.

16/12/2014 30Pag. Liberation

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 20

neW business Le gare in corso e i nuovi incarichi Le gare in corso e i nuovi incarichi Alle pagg. 13 e 14 CLIENTE INCARICO Aim (Aziende Industriali

Municipali Vicenza) creatività progetti di comunicazione Alitalia creatività Alto Adige Sudtirol creatività e

media Alto Adige Marketing consulenza strategica e creatività adv domande entro il 23 dicembre Apfel Sud

Ouest comunicazione europea Asos media in Europa Associazione Nazionale fra le banche popolari

campagna istituzionale Bentley creatività paneuropea Bmw Motorrad attività digital globale Carismi

campagna di riposizionamento Dlv Bbdo e altre due agenzie Coca Cola creatività paneuropea di Fanta

Diageo creatività globale di Smirnoff Diageo creatività globale Johnnie Walker Ente Nazionale del Turismo

Tunisino adv in Europa Ente Nazionale del Turismo Tunisino realizzazione stand per fiere Epson creatività

europea Epson attività sui social media Farchioni strategie corporate per l'estero Federazione Ordini

Farmacisti Italiani comunicazione istituzionale e ufficio stampa domande entro il 19 febbraio 2015 Ferrero

campagna per Bready Pubbliregia, Providence Ferrovie dello Stato organizzazione eventi in definizione Fiat

campagna di 500X Leo Burnett, 515, Kube Libre, Doner Armando Testa, Independent Ideas, The

Greenhouse Gal Peloritani 'Terre dei Miti e della bellezza' campagna adv domande entro il 12 gennaio 2015

Gal Alto Casertano promozione turistica e marketing domande entro il 18 dicembre GlaxoSmithKline pr

globali in definizione Glen Grant creatività globale in definizione Intercent Emilia Romagna comunicazione del

Por Fesr 2007-2013/ 2014-2020 domande entro il 19 gennaio 2015 Ismea campagna di comunicazione

unconventional in definizione Lamborghini comunicazione per la nuova Aventador stv Ddb, McCann e un'altra

agenzia Leisure Spin gestione media per il lancio in Italia di Jackpotjoy Starcom, Media Club Mercedes-Benz

Italia comunicazione digitale in definizione Paddy Power creatività europea in definizione Panini creatività adv

per l'album 'Calciatori' Industree e altre agenzie Parco dei Monti Picentini attività pubblicitarie in definizione

Parmalat creatività per Santal Saatchi&Saatchi e altre sigle Pirelli creatività per campagna globale 13 agenzie

Poste Italiane attività di below the line in definizione Qatar Airways media europeo in definizione Reckitt

Benckiser attività digital in Europa in definizione Regione Abruzzo campagna e attività d'informazione ai

cittadini in definizione Regione Liguria campagna per la promozione dei vini sui mercati esteri in definizione

Regione Lombardia (Arca) comunicazione ed eventi in definizione Regione Lombardia (Arca) pianificazione

media e acquisto spazi MEC, Omd, Media Italia, OC&M, Pomilio Blumm, Starcom CLIENTE INCARICO

AGENZIE Regione Sicilia campagne di sensibilizzazione in materia di salute in definizione Regione Toscana

ufficio stampa e digital pr per Expo 2015 in definizione Rovagnati creatività per GranBiscotto in definizione

Sagat/Aeroporto di Torino comunicazione in definizione Sial Servizi comunicazione turismo naturalistico in

definizione Sial Servizi comunicazione turismo religioso in definizione creatività di Matchpoint Saatchi,

Cernuto Pizzigoni & Partners, Havas W SMG - Alto Adige Marketing rp e consulenza in comunicazione in

definizione Sony Mobile creatività globale in definizione Soprintendenza per i Beni Archeologici

comunicazione domande entro il 19 gennaio 2015 di Pompei, Ercolano e Stabia Sviluppo Lazio spazio

espositivo a Expo 2015 domande entro il 29 dicembre Trenitalia campagne pubblicitarie sulle Frecce in

definizione UniCredit campagna per nuovo prodotto e-wallet insieme ad altre banche M&C Saatchi, FCB

Unilever attività digital globali in definizione Vertu global crm in definizione CLIENTE INCARICO AGENZIE

3BMeteo raccolta pubblicitaria Websystem Balocco gestione dei canali digital e social media Zodiak Active

Booking.com attività media Mindshare Carrefour attività media in Italia Carat Champion rp Probeat Agency

Expo 2015 eventi per Padiglione Italia rti composto da da J Events & Communication, Euphon

Communication SpA, Martini6 e Twister Communication Group Fondazione Ania creatività ArmosiA

Fondazione Ania pianificazione media Mec Lindt Italia comunicazione Lowe Pirella Miroglio campagne saldi

per Oltre e Fiorella Rubino Eggers 2.0 Molino Spadoni strategia comunicazione e brand identity L,L&L Netflix

creatività paneuropea W+K Pinko strategia digital Bridge Digital Save the Children comunicazione digitale

16/12/2014 1Pag. Brand News Today

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 21

Sapient-Nitro Trenitalia raccolta pubblicitaria del magazine La Freccia Expo Emotional Pubblicità Wiko rp in

Italia Connexia

16/12/2014 1Pag. Brand News Today

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 22

italia Tv Web Cellularline vara campagna tv e web firmata da Integer per una novità diprodotto Integer, divisione eventi e retail marketing del gruppo Tbwa\Italia, firma la nuova campagna di comunicazione

per Cellularline. Il brand che opera nel mercato degli accessori per smartphone e tablet lancia sul mercato

una novità di prodotto: FreePower, il caricabatterie portatile per smartphone con un'ampia gamma di modelli

distinti per colori e potenza. La campagna di Integer sottolinea quanto sia importante un accessorio che

permetta di avere sempre attivo e carico il proprio smartphone, oramai strumento centrale nella vita

quotidiana di tutti. Una istruttrice vuole tenere il tempo alla sua nuotatrice, la famiglia è in posa per una foto

ricordo, due turiste scoprono una città nuova seguendo le indicazioni del gps e un uomo mostra la carta di

imbarco digitale al gate dell' aereoporto. Peccato che, sul più bello, lo smartphone si scarichi interrompendo

bruscamente l'attività dei protagonisti. FreePower, però, risolve immediatamente il problema ricaricando

velocemente lo smartphone che torna pronto all'uso. La pianificazione prevede campagna televisiva e web

che vedrà caricati i tagli da 15" sui canali online di Cellularline. Hanno lavorato al progetto Mara Rizzetto,

copywriter e Francesco Pedrazzini art director con la direzione creativa esecutiva di Nicola Lampugnani e

Francesco Guerrera.

16/12/2014 11Pag. Brand News Today

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 23

Banche Mediolanum lancia l'app per smart tv ed è "always online " giacomo broggi 5l'istituto di credito presidia internet in tutte le sue forme: dal social al mobile passando per il programmatic.

phd partner per media e creatività web banca mediolanum guarda con sempre maggiore attenzione al web e

lancia l'app per smart tv, uno strumento innovativo che facilita ulteriormente il rapporto clienti/banca. l'istituto

di credito famoso per gli spot tv con ennio e massimo doris sta progressivamente abbracciando le possibilità

offerte dal web, specialmente in termini di comunicazione, con l'obiettivo di acquisire nuova clientela

interessata a sottoscrivere i suoi prodotti. attraverso la collaborazione con phd, sia per il media sia per la

creatività web, la banca, facendo anche leva sul rtb, è praticamente "always on" dal 2011. «e mediolanum ha

rivoluzionato anche la tradizionale comunicazione stampa, innovando anche in questo ambito», ha dichiarato

Gianni rovelli, responsabile comunicazione e marketing commerciale, intervistato da dailynet. COSA

SIGNIFICA Il lANCIO DEll'APP PEr SMArT Tv? il lancio della prima app bancaria per smart tv in italia ha un

preciso significato: ancora una volta banca mediolanum è riuscita a mettere a disposizione dei propri clienti

uno strumento innovativo e all'avanguardia, in linea con l'obiettivo di rendere più facile, immediato e comodo

il rapporto con la propria banca. in particolare, l'app di banca mediolanum per smart tv è la prima in italia è tra

le prime in europa, a conferma dell'attitudine pionieristica tipica della banca. AvETE IDEATO uNA MODAlITà

DI COMuNICAZIONE NON CONvENZIONAlE ChE ESulA DAl ClASSICO COMuNICATO STAMPA. PErChé

QuESTA SCElTA? così come l'applicazione per smart tv è la prima in italia scritta in linguaggio nativo, anche

banca mediolanum ha voluto assecondare questa grande novità con la sua prima "cartella stampa" scritta

con una modalità nuova: un gioco della tradizione come il Gioco dell'oca che racconta lungo le sue caselle i

30 anni di rilasci tecnologici di banca mediolanum, confrontati con i trend mondiali. un percorso che rende

manifesto l'elevato quoziente di innovazione della banca. COME SI MuOvE Sul wEB, IN PArTICOlArE SuI

SOCIAl E Sul MOBIlE, BANCA MEDIOlANuM? banca mediolanum da sempre guarda al web sotto una

duplice lente: da un lato come uno strumento utile al cliente per accedere in modo facile e indipendente alla

propria banca; dall'altro come efficace mezzo di comunicazione. su quest'ultimo aspetto, attività social e di

advertising online si affiancano, integrandosi perfettamente ad altri strumenti considerati più "tradizionali". in

particolare, le campagne pubblicitarie della banca prevedono un media mix che comprende, soprattutto

nell'ultimo anno, anche l'impiego di video banner pianificati in ottica di copertura incrementale. inoltre, a

partire dal 2011 banca mediolanum promuove in modo continuativo tramite il web l'attività di acquisizione

diretta di nuova clientela. sul fronte dei social media, l'obiettivo principale è l'engagement di nuovi clienti:

incoraggiare e coinvolgere i fan e i follower è un'attività che la banca ama portare avanti, affinché le persone

possano sentirsi più vicine, partecipando all'evoluzione e all'innovazione di banca mediolanum. la community

online non viene vista come un destinatario passivo di messaggi ma come un insieme di individui da

coinvolgere attraverso contenuti che siano sempre utili, divertenti, vantaggiosi. infine, banca mediolanum è

attiva anche sul canale mobile, che rappresenta un ulteriore mezzo attraverso il quale fornire servizi innovativi

ai propri clienti. CON ChI lAvOrATE Sul FrONTE DEllA CrEATIvITà wEB E SuI SOCIAl? per quel che

concerne il web è attiva la collaborazione con phd, struttura che ci segue sia nell'ambito della pianificazione

media sia sullo sviluppo di creatività legate all'advertising. tutte le attività dedicate ai social media sono svolte

internamente da un team dedicato che si occupa della definizione delle strategie e della creazione dei

contenuti; per la produzione dei materiali ci appoggiamo invece a collaborazioni esterne. QuANDO SArà lA

vOSTrA PrOSSIMA CAMPAGNA wEB E QuAlI FOrMATI PrEDIlIGETE PEr COMuNICArE? AvETE

SPErIMENTATO TECNOlOGIE PrOGrAMMATIC? la campagna web è iniziata in modo continuativo nel 2011

e a oggi non è ancora terminata; l'obiettivo è di acquisire nuova clientela interessata a sottoscrivere i prodotti

conto corrente, conto deposito e conto carta. Gli strumenti utilizzati sono quelli tipici del mondo

"performance": motori di ricerca, dem e banner. il ricorso a rtb e programmatic avviene avvalendosi di partner

16/12/2014 2Pag. DailyNet(diffusione:15000, tiratura:15000)

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 24

esterni tramite l'agenzia. COME SArà lA vOSTrA COMuNICAZIONE NEl COrSO DEl 2015? sicuramente

desideriamo che sia originale, innovativa, fuori dal coro: proprio come è stata finora.

Foto: gianni rovelli

16/12/2014 2Pag. DailyNet(diffusione:15000, tiratura:15000)

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 25

Ecommerce EMP allarga il suo business grazie alle vie del web francesco lattanzio social media, eshop e mobile sono i driver dell'espansione da una nicchia hard rock alla folta platea della rete

20 se un portale nasce rivolgendosi a una nicchia di mercato, quanto è difficile poi espandere il proprio

messaggio al di fuori di questa cerchia? ed è possibile rendere questa scelta coerente con la mission iniziale

del progetto? per alberto Gaglio, country manager emp mailorder italia, è una questione di anima. il core

business non dev'essere rinnegato, ma è possibile accostare a questo tutta una serie di tipologie di prodotto

differenti, per ampliare l'audience del sito. Gaglio ha parlato a dailynet delle strategie di emp per intercettare

un pubblico ampio senza discostarsi dalla nicchia a cui si interfacciava al suo debutto sul web. EMP SI è

FATTA uN NOME PrESSO uN PuBBlICO PrETTAMENTE DI NICChIA, lEGATO AllA MuSICA hArD rOCk.

QuANTO è rIMASTO DI QuESTA "ANIMA" INIZIAlE? l'anima di emp rimane rock. non solo perché

continuiamo a proporre un catalogo di uscite musicali ampio e vario e un vasto assortimento di merchandise

rock, ma anche per lo stile che emp incarna; uno stile che si riflette nell'assortimento dei prodotti proposti,

così come nelle scelte e nel design delle nostre linee di abbigliamento quali black premium, Gothicana o red,

rock rebel e full volume. un'anima quindi legata a un'attitudine, piuttosto che a un genere musicale ben

definito. Il MErCATO ECOMMErCE MOSTrA TrEND POSITIvI A lIvEllO MONDIAlE/EurOPEO. COME

CErCATE DI SFruTTArlI Al MEGlIO? l'ecommerce è un settore in continua crescita che possiede ampi

margini di miglioramento. da parte nostra cerchiamo di essere sempre in prima linea quando si tratta di

sfruttare le opportunità di migliorare l'offerta e la user experience. inoltre, sperimentiamo continuamente con i

mezzi a disposizione in ambito di web marketing per riuscire a far conoscere il mondo emp a un pubblico

sempre più vasto. stiamo lavorando molto anche sul lato mobile per fare in modo di offrire all'utente

un'esperienza sempre più completa anche su questo canale. IN TEMA DI ECOMMErCE, Il FAShION è uNO

DEI MErCATI PrINCIPAlI. COME DIFFErENZIArSI IN MODO EFFICACE? il primo passo è conoscere i propri

utenti e dare loro valore aggiunto. emp si prende cura della propria clientela, ne ascolta le necessità e cerca

di proporre prodotti e articoli che possano andare incontro a tali esigenze. certamente la nostra è un'anima

rock, che si declina in diverse nicchie (dal metal al gothic, dal punk al rockabilly, dallo stile tattoo allo stile

biker, ad esempio) e in questo senso cerchiamo di avere una proposta che sia in linea con ciò che il nostro

pubblico cerca. Il vOSTrO TArGET è TIPICAMENTE PIuTTOSTO GIOvANE. QuAlI I CANAlI GIuSTI PEr

AvvICINArSI A QuESTO GruPPO DI CONSuMATOrI? il pubblico più giovane è attivissimo sul mobile, ed è

anche per questo che stiamo lavorando molto su questo aspetto. Quello che conta soprattutto però sono le

sinergie tra canali diversi: penso ad esempio alle partnership che abbiamo con diversi locali italiani o con

importanti siti web di informazione musicale o con alcuni dei principali fan club. avere una presenza non solo

online, ma anche a eventi (concerti, convention e quant'altro) è importante per far conoscere emp e la sua

anima. FATE AMPIO uSO DI CANAlI SOCIAl. COME lI INTEGrATE NEllE vOSTrE STrATEGIE DI

COMuNICAZIONE? l'integrazione tra diversi canali di comunicazione è fondamentale. siamo attivi sui social

media fin dall'inizio, ci abbiamo sempre creduto molto e i risultati ci stanno dando ragione: sono una via

fondamentale per mantenere il contatto coi clienti, ci permettono di raccogliere feedback, fornire assistenza,

rispondere alle domande più comuni e creare una relazione coi clienti, appunto - oltre ovviamente a

promuovere le nostre iniziative e i nostri prodotti. siamo consapevoli del fatto che l'utente oggi non si muove

su un solo canale ed è per questo che cerchiamo di incoraggiare i nostri clienti a scoprire il mondo emp e tutti

i canali in cui è presente. FIDElIZZAZIONE DEl ClIENTE. COME OPErA EMP IN QuESTO AMBITO?

cerchiamo di offrire ai nostri clienti il massimo dei vantaggi possibili. ad esempio, a inizio 2014 abbiamo

lanciato il programma backstage club, che consente agli utenti di entrare a far parte di un club esclusivo, di

beneficiare di spese di spedizione gratuite per 365 giorni, di ricevere sconti e offerte su misura, oltre a omaggi

con ogni ordine e una serie di altre sorprese che stiamo preparando. a questo si affianca una strategia di

16/12/2014 2Pag. DailyNet(diffusione:15000, tiratura:15000)

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comunicazione rivolta alla fidelizzazione del cliente, ovviamente, declinata attraverso i mezzi più vari (dalle

newsletter, alle promozioni online fino alle iniziative oine).

Foto: alberto gaglio

Foto: per alberto gaglio l'anima di emp rimane rock

16/12/2014 2Pag. DailyNet(diffusione:15000, tiratura:15000)

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19 Eshop Eataly ottimizza l' ecommerce con zanox. E le conversioniaumentano 19 Eshop Eataly ottimizza l'ecommerce con zanox. E le conversioni aumentano eataly, il più grande centro

enogastronomico del mondo, è live con il proprio sito di ecommerce su zanox, il network europeo leader nel

performance advertising. da oltre un anno, eataly è a portata di tutti con un semplice click grazie al debutto

dell'ecommerce sul sito www.eataly. it che porta i migliori cibi italiani ovunque nel mondo. le attività online di

eataly sono gestite da eatalynet, startup del gruppo eataly focalizzata sul mondo digitale. con l'obiettivo di

proseguire il percorso di crescita online di eataly, zanox ha attivato una vasta gamma di servizi che hanno già

fatto registrare interessanti risultati: in primis, lo straordinario strumento di conversion marketing, zanox

booster, utilizzato per l'attività di upselling, ovvero per incrementare il valore del carrello dei singoli utenti,

proponendo loro, in fase di check-out, sia i top prodotti dell'ecommerce sia, a rotazione, una gamma di

prodotti in vendita a un prezzo speciale. lo zanox booster è stato, inoltre, utilizzato per incrementare il tasso di

conversione attraverso offerte finalizzate al coinvolgimento di quegli utenti sui quali è opportuno promuovere

l'acquisto. le attività di multichannel performance marketing hanno fatto registrare aumenti del 50% circa del

tasso di conversione puntando a una progressiva ottimizzazione del costo di acquisizione. per realizzare,

invece, le vendite incrementali sui nuovi clienti sono state realizzate delle campagne di programmatic

advertising che hanno rilevato un notevole abbassamento del costo medio di acquisizione sceso del 37%

rispetto al costo iniziale (giugno 2014). michele marzan, regional director southern europe di zanox,

commenta così la collaborazione con eataly: «con eataly, il network zanox si è arricchito di un'altra grande

opportunità, garantendo sempre di più il futuro del network, puntando ancora una volta su chi fa

dell'innovazione il proprio cavallo di battaglia».

16/12/2014 2Pag. DailyNet(diffusione:15000, tiratura:15000)

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 28

Eventi Class Editori passa dall' ecommerce all'ebusiness Oggi a Milano il convegno dedicato alle opportunità lavorative presenti e future grazie al web una giornata milanese in compagnia di mf-milano finanza, italiaoggi e class editori, che per oggi hanno

organizzato un convegno dedicato al tema, "dall' e-commerce all' e-business", presso l'auditorium testori,

palazzo lombardia (piazza città di lombardia, 1) a milano. un buon modo per ripararsi dal maltempo costante

e per approfondire al caldo tematiche che non rappresentano più solo ipotesi di futuri professionali ma

fotografie di un presente impegnativo e affascinante. saranno trattati a 360° tutti gli argomenti più importanti,

dal mercato al consumatore, dalle strategie alle piattaforme, dalla tecnologia alle vendite, alle azioni che

devono intraprendere le aziende italiane per trarre beneficio dal canale. a condividere la loro esperienza

diretta sul presente e sugli scenari evolutivi, protagonisti quali facebook e Google, le banche e le

assicurazioni e chi fornisce servizi online (tra questi banca intesasanpaolo, Genialloyd, amadeus), le società

che gestiscono le infrastrutture (telecom italia, per esempio), chi usa la rete per sviluppare moda e lusso nel

mondo (ray-ban, dalani), e alcune tra le principali società di ricerca che nell'occasione presenteranno le

ultime ricerche sul settore (nielsen, audiweb, fondazione altagamma, netcomm).

16/12/2014 26Pag. DailyNet(diffusione:15000, tiratura:15000)

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 29

RESTylING A 360° DEl SITo E GESTIoNE DEI SoCIAl MEDIA balocco si aFFiDa a zoDiak active Per la comUNicazioNe oNliNe balocco , l'azienda dolciaria di Fossano, ha scelto zodiak active e la sua esperienza nel digital storytelling

come partner per l'intera comunicazione online: un restyle completo della piattaforma web www.balocco. it e

la gestione dei canali social media (Facebook, Twitter, YouTube). Lanciato in occasione della messa in onda

dei nuovi spot natalizi, il sito vede un restyling a 360° che ha toccato grafica, user experience e contenuti con

l'obiettivo di declinare anche sul digital la nuova comunicazione di marca firmata sunny milano - e incentrata

sull'immaginario Paese del signor Balocco e i suoi abitanti, dove regna sovrano il motto 'Fate i buoni'. "Sono

orgoglioso di poter collaborare con una realtà come quella di Balocco, con delle forti radici e lo sguardo

sempre rivolto al futuro - dichiara Davide scodeggio , Senior Vice-President della divisione Digital Marketing e

Branded Content di Zodiak Active -. L'azienda ha saputo comprendere il nostro approccio alla comunicazione

digital e si è subito affidata all'expertise del nostro team guidato dai direttori creativi Filippo Fiocchi e michele

la Fiandra . Si è creato così un rapporto di fiducia tra le parti che, in seguito all'accordo per lo sviluppo del

sito, ha posto le basi anche per la gestione dei canali social media". La nuova piattaforma è semplice e

intuitiva, con un look & feel moderno e coinvolgente e un tono di voce che fa della genuinità e della

convivialità i suoi tratti distintivi: tutti i copy sono stati ideati come se a parlare fossero gli abitanti del Paese

del signor Balocco. Il sito avrà un'anima dinamica, con le ultime news dai canali social media sempre in

evidenza e una contestualizzazione dei contenuti dell'homepage in base al periodo dell'anno, come già si

evidenzia con la versione natalizia attuale. Dall'1 dicembre Facebook, Twitter e YouTube di Balocco sono

passati al team social media di Zodiak Active e andranno a raccontare le storie del Paese del signor Balocco

e a condividere con i fan piccole bontà quotidiane.

16/12/2014 23Pag. Pubblicita Today

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 30

lA RACColTA è AffIDATA A BANzAI ADVERTISING il Post DiveNta UN'aPP il Post , la testata online diretta da luca sofri divenuta uno dei punti di riferimento fissi nel mondo

dell'informazione italiano per un pubblico esigente, presenta la sua nuova applicazione mobile.

L'applicazione, che è gratuita e disponibile per i sistemi operativi iOS e Android, è stata progettata per

rendere ancora più rapida, profonda ed esaustiva la lettura dei contenuti de Il Post , sia su smartphone che

su tablet. Accanto alle funzionalità di più veloce caricamento dei contenuti e scorrimento tra gli stessi, tipiche

di una applicazione mobile, sono state infatti sviluppate alcune funzionalità specifiche volte a migliorare

ulteriormente la fruizione dei contenuti de Il Post in mobilità: un colpo d'occhio che permette all'utente di

vedere tutti gli articoli più recenti pubblicati, la funzionalità 'Leggi dopo', che permette di gestire liste di articoli

da leggere successivamente tramite un comando apposito e una più efficiente modalità di visualizzazione e

zoom delle gallery e delle fotostorie pubblicate quotidianamente dalla redazione de Il Post. Il Post conta oltre

4,1 milioni di utenti unici mensili (Dati Audiweb View, Total Audience - ottobre 2014), con quasi 1,6 milioni

utenti mobile only mensili certificati da Audiweb. "Abbiamo studiato il modo migliore per avere un'app del Post

all'altezza de Il Post dal primo giorno, e ogni volta che chiudevamo delle riessioni e delle scelte, le cose erano

già cambiate: il modo di usare le app, il modo di usare il mobile, i modi con cui leggiamo e ci informiamo

commenta Luca Sofri, direttore responsabile de Il Post - Ci è voluto quindi un po' di tempo perché potessimo

osservare queste cose meglio e sedimentare dei meccanismi che ora ci convincono: molta semplicità, ordine,

e il concetto della timeline, che dai blog in poi ha conosciuto fortune e decadenze e oggi ci sembra tornato il

più utile per un uso frequente e continuato come quello dei social network o delle app su mobile. Oltre alla

priorità sulle immagini, che si pensava potessero perdere rilievo sul mobile per via delle dimensioni, e invece

la qualità degli schermi ha mantenuto protagoniste: e Il Post ci investe da sempre. Ora è una buona app,

utile, chiara, bella, di quelle che io stesso preferisco". La raccolta pubblicitaria del sito www.ilpost.it è a cura di

banzai advertising .

16/12/2014 24Pag. Pubblicita Today

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 31

NATo DAllA STRATEGIA DI INTEGRAzIoNE VERTICAlE DI MAx MARkETING sUl web arriva FortUNatiePremiati.it, la casa Dei coNcorsi a Premi attivi iNitalia Arriva un nuovo portale completamente dedicato alla raccolta e alla promozione online di concorsi a premi:

www.FortunatiePremiati. it . Il nuovo sito, nella sua frizzante veste grafica, offre ai consumatori una sguardo

chiaro e immediato su tutti i maggiori concorsi attivi in Italia. Nato dalla strategia di integrazione verticale di

max marketing , agenzia di Brescia specializzata in Concorsi a premi e Social Media Marketing,

FortunatiePremiati. it si presenta come 'La casa dei concorsi a premi': un sito che, oltre a raccogliere tutti i

concorsi organizzati e gestiti dall'agenzia bresciana stessa, offrirà anche la possibilità, alle aziende, di

segnalare gratuitamente i loro concorsi caricandoli direttamente dal portale nella sezione dedicata, per

aumentarne la visibilità e l'interesse del pubblico. A supporto del portale anche la creazione di una FanPage

Facebook Fortunati & Premiati dove giornalmente i fan saranno informati sui nuovi concorsi in partenza e su

quelli in scadenza, offrendogli quindi una visione privilegiata e sempre aggiornata sulle promozioni attive. La

FanPage sarà anche la vetrina per promuovere i concorsi interni allo stesso portale dove gli iscritti potranno

aggiudicarsi tanti premi messi in palio mensilmente. In programma vi è inoltre la creazione di un Forum in cui

gli iscritti potranno ritrovarsi e scambiarsi consigli, creando una community attiva e attenta.

16/12/2014 24Pag. Pubblicita Today

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SU UNA SoCIAl PAGE DEDICATA Per starcasiNò camPagNa Di viDeo aDvertisiNg Firmata mosaicooN È firmata mosaicoon la nuova campagna web di starcasinò , marchio di proprietà di betsson bml group ltd

che dal 1963 opera sul mercato internazionale con un'offerta di prodotti ampia ed articolata tra cui Betting,

Poker, Bingo, Casinò e Skill Games. Per comunicare l'emozione ed i vantaggi del gioco online, Mosaicoon ha

ideato e prodotto il video 'Lui sì che è un ragazzo fortunato', che utilizza un tone of voice ironico e surreale. Si

tratta di una trasposizione del meccanismo della slot machine nella vita reale: il protagonista attende con

trepidazione che alle due sexy ragazze-ciliegia che lo guardano ammiccanti se ne aggiunga una terza che gli

permetterà di completare la combinazione e vincere il premio tanto agognato. L'atmosfera sarà rovinata da

un maldestro uomo-banana, che verrà accolto con freddezza e delusione e uscirà presto di scena, lasciando

spazio a un sensuale happy ending. Il video è ospitato su una Social Video Page dedicata, online al link

video. starcasino.it, strutturata in modo da favorire l'indicizzazione dei contenuti su una property aziendale,

stimolare le interazioni degli utenti e incrementare le condivisioni dei video sui principali Social Network.

Nell'ambito della stessa campagna, Mosaicoon ha inoltre prodotto il video tutorial 'StarCasinò: come

prelevare e depositare in pochi passaggi', che utilizza la tecnica delle animazioni in Motion Graphics per

spiegare in modo semplice ed immediato come effettuare depositi e prelievi su StarCasinò e giocare in tutta

sicurezza. Per generare buzz sui video l'azienda ha pianificato un'operazione collaterale di Video Seeding

tramite Plavid , la piattaforma proprietaria per la distribuzione di contenuti online. Il video 'Lui sì che è un

ragazzo fortunato' è stato distribuito attraverso alcuni tra i blog, siti web e portali principali siti di Sport,

Betting, Entertainment e Attualità in Italia.

16/12/2014 27Pag. Pubblicita Today

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PartnershIP eatalY aPPareccHia l' e-commerce coN zaNox eataly è live con il proprio sito di e-commerce sul network zanox . Le attività online di Eataly sono gestite da

eatalyNet , startup del gruppo Eataly focalizzata sul mondo digitale. Un debutto, quello online, che ha fatto

registrare nel primo anno di attività tassi di crescita a tre cifre mese dopo mese. Il brand, diventato uno dei

simboli dell'enogastronomia italiana, sta continuando la propria crescita online avvalendosi del supporto di

partner competenti per migliorare ancora di più la propria presenza sul web e fornire agli utenti un servizio

sempre più efficiente. Zanox, a tal fine, ha attivato una vasta gamma di servizi che hanno già fatto registrare

interessanti risultati: in primis, lo straordinario strumento di Conversion Marketing, zanox booster , utilizzato

per l'attività di upselling, ovvero per incrementare il valore del carrello dei singoli utenti, proponendo loro, in

fase di checkout, sia i top prodotti dell'e-commerce sia, a rotazione, una gamma di prodotti in vendita a un

prezzo speciale. Lo zanox Booster è stato, inoltre, utilizzato per incrementare il tasso di conversione

attraverso offerte finalizzate al coinvolgimento di quegli utenti sui quali è opportuno promuovere l'acquisto. Le

attività di multichannel performance marketing hanno fatto registrare aumenti del 50% circa del tasso di

conversione puntando a una progressiva ottimizzazione del costo di acquisizione. Per realizzare, invece, le

vendite incrementali sui nuovi clienti sono state realizzate delle campagne di Programmatic Advertising che

hanno rilevato un notevole abbassamento del costo medio di acquisizione sceso del 37% rispetto al costo

iniziale (giugno 2014). michele marzan , Regional Director Southern Europe di zanox, ha commentato così la

collaborazione con il gruppo: "Eataly è un brand di grande prestigio che ha dato una nuova vita all'industria

enogastronomica italiana grazie al catalogo di prodotti di prima qualità non facilmente reperibile. Per il

network di zanox è una grande opportunità perché permette ai publisher di ricevere alte provvigioni sulle

vendite generate nella sezione spesa online del sito e di contare su elevati tassi di conversione grazie anche

a una percentuale di resi vicina allo zero. Con Eataly, il network zanox si è arricchito di un'altra grande

opportunità, garantendo sempre di più il futuro del network, puntando ancora una volta su chi fa

dell'innovazione il proprio cavallo di battaglia".

16/12/2014 29Pag. Pubblicita Today

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IL FOCUS Il Trend Gli specialisti del futuro Ecco le nuove competenze generate da Internet In epoca digitale a intervalli regolari emergono una decina di nuove professioni prima sconosciute Chesurclassano le precedenti e centrate su nuovi ruoli operativi Ecco i profili che le imprese cercano di più Daicommunity manager ai data scientist i profili più richiesti dalle aziende che investono sul digitale La figura deldigital strategist è fra le più ricercate: si colloca a metà strada fra il Cio e il responsabile operations Dario Banfi Ancora nessuno ha osato proporre una teoria simile alla legge di Moore per il lavoro, eppure è curioso come

in epoca digitale ogni cinque o sei anni emergano almeno una decina di nuove professioni, prima

sconosciute, che surclas sano le precedenti e centrate su nuove competenze e nuovi ruoli operativi. Nei primi

anni Duemila è stata la volta dei Web designer, degli esperti di marketing online o dei programmatori Php.

Oggi la rivoluzione dei mestieri digitali continua, sempre seguendo la tradizione anglofona nel definire le

nuove professioni, ma aggiunge un pizzico d'indipendenza al lavo ro, un po' di salsa social al piatto e più di

una sorpresa in materia di compensi e retribuzioni. Si va dal social media manager al data scientist, dallo

storyteller al digital strategist, dal Seo/Sem specialist allo sviluppatore di App, dal content curator al Web desi

gner per siti responsive. In termini assoluti le loro richieste non superano certamente le professioni più

classiche che dominano il mercato del lavoro IT e che sono oggi - secondo alcune ricerche sul mercato

italiano - principalmente legate al ruolo di programmatore Java o .Net, analista funzionale Sap, esperto

Oracle, sistemista Linux, direttore dei sistemi informativi o responsabile della sicurezza IT. Sono, però, figure

emergenti. Operano ai margini di funzioni come il marketing, la comunica zione o l'IT e stanno gradualmente

guadagnando consensi e un ruolo interno nell'organigramma aziendale. È il caso del digital strategist , che

può anche assumere una posizione di vertice come dirigente con il titolo di Digital Information Ocier. È una

figura di tendenza e ricercatissima nel mondo dell'executive search, considerata una via di mezzo tra un

responsabile delle Operations e un Cio. Guida i processi di migrazione d'impresa verso il mondo delle

tecnologie digitali e verso una cultura aziendale e strumenti "2.0" per la produzione, distribuzione e vendita di

prodotti e servizi. È ben remunerato, così come è ben pagato lo sviluppatore di app, primo e più ricercato

esperto, invece, nel segmento del mobile, attesta Linkedin. L'app developer lavora spesso in maniera indipen

dente (aancato talvolta da un esperto di database), arrivando a guadagnare cifre da capogiro. Con un'app di

successo, per esempio nel mondo del gaming, può mettersi in tasca anche qualche milione di euro in tempi

rapidissimi. Il fatto curioso è che si tratta quasi sempre di figure molto giovani, under 30, senza grande

esperienza di lavoro in azienda e una formazione autonoma. Le imprese li cercano, considerandoli spesso

più talentuosi guru degli smartphone da impiegare a termine che programmatori da immettere in un ciclo

continuo di produzione. Più orientati verso il mondo aziendale, invece, sono i community manager , i social

media manager e gli storyteller . Fanno tutti parte di una medesima famiglia professionale, ma con sfumature

diverse a seconda delle competenze. Di estrazione quasi sempre umanistica, si occupano di guidare

comunità in aree Web o sulle intranet aziendali, oppure di comunicare verso l'esterno attraverso i social

media, pagine Facebook aziendali o Twitter. Mentre per i manager di comunità e di social media esiste una

certa continuità e un legame storico con il marketing e la comunica zione, per lo storyteller è diverso. È una

figura nuova, più vicina al copywriter o al pubblicitario. Viene impiegato in attività di branding online e

gestione della comunicazione di eventi. Traccia percorsi di comunicazione, raccoglie e rielabora tendenze e

contenuti sulla base di canali social. Talvolta si sovrappone e aanca il curatore di contenuti (Web content

manager), figura meno esposta sui social e più sul fronte classico dei blog e siti aziendali. Altre figure

emergenti, infine, sono quelle degli esperti Seo e i data scientist . Entrambe trattano numeri. I primi perché

devono farli lievitare sui siti dei propri clienti: grazie a tecniche di otti mizzazione per i motori di ricerca e

campagne di marketing ad hoc catturano i visitatori aumentando l'eetto attrattivo di un brand, di un sito o di

un'iniziativa basata su Internet. Il secondo, tra i più ricercati in rete, è invece un "matematico dell'informatica".

Analizza le informazioni provenienti dalla rete o da altre fonti e trova correlazioni e modelli d'interpretazione

15/12/2014 5Pag. Cor.com - N.20 - 15 dicembre 2014

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dei dati per assistere il business e suggerire nuove linee di sviluppo. È richiesto nel mondo della finanza e

delle Tlc, in quello del gaming e nel segmento dell'e-commerce. Ha un background universitario, ama giocare

con database e linguaggi di programmazione e viene considerata la figura chiave del futuro, quando per fare

business sarà sempre più necessario districarsi tra i big data.

15/12/2014 5Pag. Cor.com - N.20 - 15 dicembre 2014

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I convegni di CorCom andrea rangone «Big Bang disruption la chance per l'economia» Il contributo della digital economy al Pil italiano come valore aggiunto non supera il 2,5-3% «Ancora troppopoco» Patrizia Licata Il digitale crea una vera rivoluzione nell'economia e dà inizio a un nuovo mondo di opportunità. Non a caso è

stato definito "Big Bang disruption", ricorda Andrea Rangone , Coordinatore Osservatori Digital Innovation,

Politecnico di Milano al convegno "Old vs New Economy? No, solo economia digitale! La rivoluzione che sta

cambiando l'Italia" organizzato da CorCom. "Il digitale ha profondamente impattato una serie di settori

dell'economia che solo fino a pochi anni fa crescevano a due cifre e ora si trovano a fare i conti con modelli

del tutto nuovi", ha sottolineato Rangone. Un esempio? Le macchine fotografiche o i navigatori messi in crisi

dalle funzionalità avanzate degli smartphone. Ma non solo. Servizi sanitari e finanziari, fruizione dei giornali e

della musica, giochi: tutti modificati dalla digitalizzazione. "Il banking sarà trasformato nei prossimi anni da

digitale e startup e ciò che consideriamo banca e operatore finanziario oggi cambierà molto tra dieci anni -

illustra Rangone -. Pensiamo ancora agli alberghi il cui modello di business si trova spezza to dall'ingresso

sul mercato di una startup come Airbnb o alla forza dirompente di una app come Uber per i tassisti".

Trasformazioni che dimostrano che "il fenomeno digital economy si lega a un altro, quello delle startup: due

facce della stessa medaglia. E sarà sempre più così in un numero crescente di settori", aggiunge Rangone.

Su scala internazionale si contano oltre 500 startup finanziate da investitori "istituzionali" negli ultimi due anni

per un totale di oltre 4 miliardi di dollari. Tante le forze dirompenti sul mercato che inne scano il Big Bang del

digitale. Mobile e app; proliferazione dei device e disponibilità di contenuti digitali su qualunque tipo di device,

multicanalità; consumerizzazione dell'Ict; social media e social enterprise; cloud e Ict as a service; Big data e

analytics. E ha spiegato: "È una trasformazione epocale che parte dal mondo dei consumatori ma da questi

viene portata nelle imprese. Per questo parliamo di una consumerizzazione dell'Ict e il trend del Bring your

own device ne è l'espressione". La "consumerizzazione" del sistema informativo aziendale fa sì che "anche al

lavoro gli utenti si aspettino applicazioni mobili e reti social. La socializzazione riguarda sia la vita privata che

quella professionale e social network e instant messaging cambiano le relazioni tra le persone in tutte le sfere

della loro vita". Ma in Italia a che punto siamo? Esiste ancora un gap: il rapporto tra spesa IT e Pil in Europa è

in media 2,19%, ma da noi si scende all'1,32%. "Mancano all'appello circa 13 miliardi di investimenti in Ict in

Italia", dice Rangone. Inoltre, le Pmi che vendono online sono il 13% nell'Eu dei 27, in Italia appena il 4%. E

gli investimenti in startup dell'hi-tech in rap porto al Pil sono lo 0,0210% nell'Europa dei 27, ma solo lo

0,0086% in Italia e questo vuol dire che siamo indietro di circa 200 milioni annui in investimenti in nuove

imprese dell'alta tecnologia. Anche per questo la digital economy pesa ancora troppo poco sul sistema-Paese

in Italia. Il fatturato della digital economy nostrana registra 73,3 miliardi di euro nel 2014, in lieve crescita

rispetto ai 72,6 miliardi del 2013, ma è chiaro che "il cuore dell'economia digitale, i servizi core telco", faticano

(perdono fatturato i servizi voce ed sms e la crescita dei servizi dati per ora non compensa le perdite,

risultando in un com plessivo -11%) mentre avanza il mondo dei servizi e dei contenuti digitali consumer

(+12%), così come quello dei device (smartphone, tablet, connected Tv, +5%) e degli investimenti di rete

(+23%). Questo fatturato ha un'incidenza sul Pil del 4,9% ma il contributo della digital economy al nostro Pil

come valore aggiunto non supera il 2,5-3%: "Ancora troppo poco", conclude Rangone; "siamo dietro le

principali economie avanzate. Il problema è che il Pil generale in Italia non cresce e la nostra produttività si è

abbattuta: anche la new economy ne risente". andrea rangone Coordinatore Osservatori Digital Innovation

Polimi

Foto: rivoluzione digitale

Foto: Il digitale da inizio a un nuovo mondo di opportunità. Se ne è discusso in occasione del convegno «Old

vs New Economy? No, solo economia digitale!» organizzato da CorCom

15/12/2014 14Pag. Cor.com - N.20 - 15 dicembre 2014

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TaVoLa roTonda Processi lunghi e lentezza dei decreti attuativi il grande freno all'innovazione La richiestadelle aziende alla politica: «Una strategia nazionale per fare sistema» Serve più velocità La burocrazia rallenta la corsa Nella digital economy l'Ict è ormai un fenomeno orizzontale, che genera innovazione nelle industrie La crescita dell'Italia fa leva sull'evoluzione tecnologica e la formazione di nuove competenze: lo dicono sia le

startup digitali che le imprese "tradizionali" (ma che hanno aggiornato il business in chiave new economy).

Per tutte, gli scogli sul cammino restano la burocrazia e la lentezza dei decreti attuativi. "L'innovazione è

fondamentale per le aziende della nuova come della 'vecchia' economy", sottolinea Fabio Cannavale ,

Chairman, Bravoy Rumbo Group. "Il business model di successo per le startup è soddisfare le esigenze dei

consumatori, come l'accesso da mobile. Ma l'Italia deve imparare a fare sistema per entrare nella digital

economy". "Fare sistema e seguire strategie nazio nali è la chiave", ribadisce Vito Perrone , Senior Director

Ecommerce, Venere-Expedia. "Noi di Expedia ci concentriamo sia sull'esperienza dell'utente sia sulla

relazione con albergatori e esercenti e investiamo per orire strumenti online di promozione e miglioramento

del servizio, per aumentare la redditività". "Nella nuova economia tante abitudini di massa - consultare

mappe, guardare Tv, film, giornali - stanno migrando su digitale e su mobile e questo è il trend da cavalcare",

secondo Stefano Portu , Founder, DoveConviene. "L'ingresso nella new economy è segnalato proprio dalla

digitalizzazione di interi settori produttivi e abitudini di consumo. Su questo dobbiamo puntare: digitalizzare

l'esperienza quotidiana dell'utente". "Il digitale è diventato il pilastro anche delle grandi utility", sottolinea

Marco Barra Caracciolo , Head of Ict Italy, Enel: "Enel non è più solo un'azienda dell'energia ma

dell'informatica perché non potrebbe operare senza i sistemi IT. L'Italia deve mirare a fornire servizi digitali ai

cittadini creando valore e semplificazione". "La diusione di piattaforme e accessi da mobile ore all'Italia

un'importante occasione di superare il ritardo digitale, anche nell'adozione dei servizi finanziari", secondo

Roberto Ferrari , Direttore Generale, CheBanca!. "Il nostro ritardo è un problema di burocrazia e scarsa

execution, non degli italiani, che quando trovano servizi semplici e utili li adottano". "Per entrare nella new

economy è imperativo cambiare la proposition verso il mercato mettendo il cliente al centro delle strategie",

sottolinea Pierluigi Simonetta , Consigliere dele gato, Qui Group e AD, Paybay. "All'Italia serve una strategia

nazionale per andare avanti nella digitalizzazione". "Noi come Luiss Enlabs andiamo in cerca di idee nuove

sul mercato e formiamo competenze - interviene Luigi Capello , Ceo, LVenture Group e fondatore Luiss

Enlabs -; come LVenture siamo tra i pochissimi capitalisti di ventura e puntiamo a trovare le startup più

promettenti da lanciare sul mercato e mettere in contatto con le grandi corporation". "Il focus del mondo

bancario è la sicurezza: è questo che chiede l'utente finale", osserva Carlo Maiocchi , Corporate Division

Director, Sia. "La grande sfida è restare al passo con le evoluzioni della tecnologia e della domanda; l'Italia

esprime molte eccel lenze, ma deve vincere la frammentazione tecnologica e culturale". "Il fenomeno big data

sta generando una grande onda d'urto: la sfida per le aziende è trasformare i dati in informazioni utili e

analizzabili", ha indicato Fabio Spoletini , Country Leader, Oracle Italia. "Anche il cloud è un paradigma

rivoluzionario perché democratizza l'IT. Ora l'Italia deve puntare a un piano esecutivo per la digital economy,

con meno politici e più esperti". "Innovazione e velocità sono i fattori qualificanti per fare business nella nuova

economy", ha osservato Carlo Tagliaferri , Presidente, Selta: "Nelle reti la velocità è aumentata ma anche la

qualità è fondamentale. Nella digital economy l'Ict non è più un fenomeno di settore, ma orizzon tale, capace

di generare innovazione in tutta una serie di industrie, anche tradizionali. Ora l'Italia deve accelerare sulla

formazione delle competenze e sugli investimenti in rinnovamento dei processi".

15/12/2014 14Pag. Cor.com - N.20 - 15 dicembre 2014

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I convegni di CorCom Paolo BarBeris «Le app al centro del rapporto cittadini-Stato» Il consigliere innovazione di Renzi: «Oggi è più facile prevedere un ecosistema proiettato al 2020» Patrizia licata Il governo italiano ha un Master Plan per mettere cittadino e imprese al centro dell'innovazione: lo ha ribadito

Paolo Barberis , Consigliere per l'innovazione del Presidente del Consiglio Matteo Renzi intervistato dal

direttore di CorCom Gildo Campesato al convegno organizzato dalla stessa testata. L'obiettivo è anche

riportare il Paese alla crescita e ridargli un ruolo primario nell'economia digitale globale. "Oggi gli Stati Uniti

dominano il mondo Internet con le cosiddette Gafa (Google, Apple, Facebook, Amazon) e sicuramente l'Italia

sore di un gap in termini di quanto digitale e innovazione ci rappresentano nel mondo: la nostra centralità

percepita è più alta di quella che abbiamo di fatto sulla Rete in termini di player di riferimento che sono riusciti

a scalare fuori dall'Italia. Stiamo lavorando per recuperare questo ritardo", ha detto Barberis. In Europa ci

sono esperienze all'a vanguardia, come la "digitalissima" Estonia, ma Barberis ha puntualizzato: "Non stiamo

cercando di portare su Internet servizi del passato. Noi stiamo disegnando un framework a prova di futuro,

servizi che rispondano alle domande di oggi e di domani". Serve insomma "un eettivo cambio di paradigma e

non una mera traduzione in digitale di processi", ha sottolineato Barberis. E uno sguardo al lungo periodo,

almeno al 2020. "Le app, per esempio, saranno centrali nel nuovo rapporto dei cittadini e delle imprese con la

PA e in generale nella digital economy. Lo sviluppo di applicazioni richiede anche nuove competenze e apre

un nuovo settore occupazionale importante", ha indicato Barberis. Tanto c'è ancora da fare sul piano della

formazione per definire le nuove figure professionali dell'economia digitale che aiutano la nascita delle startup

e la loro tra sformazione in idee di successo ma il governo ne fa una priorità, insieme a molte altre misure,

come la modernizzazione del sistema scolastico. "I lavori stanno marciando, ci siamo dati tempi serrati. Il

sistema di identità digitale, che dovrebbe essere un collante dei servizi e il punto di convergenza verso il

concetto di domicilio digitale, dovrebbe essere pronto per la prima metà del 2015. Le specifiche ci sono già.

Nel 2016 avremo l'anagrafe unificata e poi lo sviluppo della rete parallela. Questo ci consentirà di colmare il

divario digitale entro il 2020", ha assicurato Barberis. Ma intanto è innegabile che molte imprese italiane

faticano a entrare nella new economy: alcune non sono nemmeno raggiunte da Internet, molte non sono in

grado di orire servizi online o non li utiliz zano perché non ne percepiscono il valore aggiunto. "Questo tema è

al centro delle politiche digitali del governo", ha assicurato Barberis; "trasformare digitalmente le imprese è un

must. Ma proprio perché la competitività digitale passa per tante misure, agiamo su più fronti. L'annuncio

ravvicinato del decreto Sblocca Italia e del Piano nazionale per la Banda Larga, i provvedimenti su

fatturazione elettronica, Spid e altre iniziative per l'Italia digitale mostrano che esiste un progetto complessivo

per portare l'Italia verso gli obiettivi dell'Europa 2020". Tra i temi al centro dell'attenzione del governo italiano

c'è anche lo sviluppo di imprese innovative. "Le startup sono fondamentali e noi cer cheremo di stimolarne la

nascita e di convincerle a restare in Italia anziché portare idee e talenti all'estero", ha detto Barberis. Come?

"Il primo problema è il finanziamento, su questo il ritardo dell'Italia è tangibile. Abbiamo poco venture capital

che investe in tecnologia e in generale una scarsa cultura verso l'investimento nell'impresa", ha risposto

Barberis. E sul semestre italiano in Europa: "Abbiamo portato avanti con convinzione il tema del mercato

unico digitale; non abbiamo raggiunto la svolta definitiva, ma in sei mesi è dicile", ha spiegato Barberis.

"Abbiamo però fatto importanti passi in avanti e avviato i processi nella giusta direzione".

Foto: Paolo Barberis

Foto: Consigliere per l'innovazione del premier

15/12/2014 15Pag. Cor.com - N.20 - 15 dicembre 2014

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 39

PUNTI di VISTA Che BROAD BAND fa Banda larga per 4 Italie In quale vorreste vivere? I cluster individuati dal piano del governo per gli interventi rispecchiano di fatto le diverse condizioni per larealizzazione delle nuove infrastrutture CRISTOFORO MORANDINI Partner Ernst & Young Èin corso la consultazione sulla strategia italiana per la banda ultralarga, un documento con obiettivi e

ambizioni di politica industriale, da cui dipenderà lo sviluppo delle infrastrutture di nuova generazione nel

nostro Paese. L'obiettivo, sicuramente ambizioso, è di puntare direttamente al superamento della soglia dei

100 Mbps per arrivare ad un livello di copertura dell'85% della popolazione, annullando il gap rispetto ai Paesi

europei più avanzati. Tra gli aspetti più interessanti vi è sicuramente la segmentazione dell'Italia in quattro

cluster, che rispecchiano di fatto le diverse condizioni per la realizzazione di nuove infrastrutture. Come

sempre, il primo parametro che guida la realizzazione delle reti di telecomunicazioni sono le economie di

densità e, quindi, i quattro raggruppamenti di città vanno dalle prime 15 aree urbanizzate (cluster A), fino ai

comuni più remoti che contraddistinguono il cluster più critico (cluster D, con circa 4.300 comuni) e per il

quale sarà molto dicile andare oltre le soluzioni radio che garantiranno comunque il superamento del secondo

degli obiettivi dell'Agenda Digitale Europea (30 Mbps). I due cluster estremi rappresentano entrambi circa il

15% della popolazione, ma nel primo sono già attivi i principali operatori con i propri progetti Fttc, mentre

nell'ultimo si lotta ancora per il completo annullamento del digital divide infrastrutturale di prima generazione.

Il cluster B è fatto di poco più di 1.100 comuni, con il 45% della popolazione ed è in buona parte oggetto di

progetti di infrastrutturazione Fttc. Infine, il cluster C è costituito da 2.650 comuni (25% della popolazione),

che rappresentano aree scarsamente appetibili per gli operatori privati e necessitano probabilmente di

interventi diretti da parte del pubblico. In quale città volete vivere? Fonte: Osservatorio Ultra Broadband,

Between 2014

Foto: A CURA DI OSSERVATORIO ULTRA BROADBAND BETWEEN

15/12/2014 29Pag. Cor.com - N.20 - 15 dicembre 2014

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 40

SMART ties Internet a occhi chiusi Le verità nascoste dai dati Dalla manipolazione di informazioni allo spionaggio i paradossi della rete fra sicurezza e diritti all'oblioPubblicità mirata e diritti sul web Le contraddizioni per il controllo di un ecosistema in primo piano nel libroscritto da Federico Rampini MARiO DALCO Economista Non ci sono viaggiatori ad occhi chiusi, in questa nostra era digitale: tutti li abbiamo sempre aperti su uno

screen. eppure non guardiamo né ci poniamo quesiti di fronte a questi mezzi che, presenti in ogni minuto,

dilagano nella vita. "Rete padrona" di Federico Rampini, Feltrinelli 2014, 18 euro, è un libro per aprire gli

occhi. La cosa meno riuscita, il titolo scalfariano (e turaniano), evoca a istanza di 50 anni un déjà vu che ogni

riga nega, perché in realtà nulla di ciò cui assistiamo si era mai visto: le grandi compagnie che gestiscono

l'accesso ai contenuti della rete, da Google a Facebook, da Apple a Twitter. Un esempio: "Viviamo in una

cultura 25/7, la gente si aspetta sempre una risposta. Anche se è sabato, anche se sono le due del mattino...

Non esistono vacanze. È la schiavitù". Detto da un capo progetto di Google la considerazione acquista un

aspro sapore di autentici tà. Memorabile la lavata di capo fatta al governo Usa da Zuckerberg: "Quando i

nostri ingegneri lavorano instancabilmente per migliorare la sicurezza degli utenti, pensano di doverci

proteggere contro i criminali, non contro il governo Usa. Il nostro governo dovrebbe essere il difensore di

internet, non una minaccia". Ma l'autore ci invita a didare di questa protesta, alzata da chi usa le informazioni

degli utenti per riempirli di pubblicità mirata. Può darsi - dico io - che questa protesta sia piaciuta alle autorità

dei governi di Russia e Paesi Arabi, che alla World Internet Conference di Wuzhen, in Cina, hanno reclamato

una governance infragovernativa, o, peggio ancora, una evoluzione come "rete delle reti", ossia la

balcanizzazione di ciò che adesso pensiamo sia Internet. Va detto - è mia opinione non espressa dall'autore -

che il governo americano è esecrabile per lo spionaggio eettuato. Ma non dimentichiamoci mai il particolare

decisivo: il governo Usa possiamo scoprirlo, denunciarlo e criticarlo, mentre gli altri governi, anch'essi dediti al

cyber spying, non possono essere scoperti, denunciati, criticati. "Rete padrona" è ricco dei paradossi utili a

scuotere le certezze: quando illustra come si possa negare, con un'attività di massa Rampini richiama il mond

o della caccia alle streghe, reinterpretato sul set di internet con un annullamento della realtà, al fine di

difendere il libero acquisto di armi. Chi non ricorda Insider di Michael Mann, dove Al Pacino e Russell Crowe

combattono la manipolazione da parte delle multinazionali del tabacco per celare gli eetti del fumo e

nascondere il p ushing dei produttori? "Rete padrona" ci fa riettere anche sulle ridicole pretese del diritto

all'oblio, figlie di una visione che contribuisce non ad aprire, ma a ch iudere, come temeva orwell, l'occh i o

dell a critica. sulla rete, la strage di 20 bambini in una scuola di Newtown,

15/12/2014 31Pag. Cor.com - N.20 - 15 dicembre 2014

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MEDIA & PUBBLICITÀ IL nuovo mondo della Smart tv Francesco Siliato Sono sempre più numerose le Smart tv, televisori con la possibilità di connessione a Internet, presenti nelle

famiglie italiane. I nuovi televisori sono del resto Tv quasi tutti in grado di connettersi, non tutti però lo sono

davvero. Una difficoltà alla connessione si dice sia rappresentata dalla distanza tra la presa ethernet sulla

parete e la collocazione del televisore, un'altra dalla scarsa presenza di modem Wi-Fi in casa e dal numero di

apparecchi televisivi con Wi-Fi integrato già venduti. Come ogni Natale però anche questo porterà in casa

nuovi televisori e la presenza di Smart Tv dotati di Wi-Fi crescerà ancora. Ancora prima dell'arrivo di Babbo

Natale una ricerca dello Studio Frasi sui dati Auditel relativi al consumo di televisione da parte del target

"possessori di Tv connessa", è già in grado di sfatare il mito della Smart Tv non connessa. In soli sedici mesi,

tra l'agosto 2013 e il novembre 2014, il numero di persone che seguono la programmazione televisiva da una

Tv connessa è cresciuto di oltre sette volte passando da 330mila a 2,7 milioni. Un mondo di "distrazioni" Una

Smart Tv connessa a Internet offre molte distrazioni e ampie possibilità di essere utilizzata per ben altro che

la visione televisiva. Consente di spaziare tra le proprie pagine sui Social Media per seguire frammenti di

pensieri, video, immagini e informazioni, di collegarsi ai video di YouTube, ai canali Meteo, alla propria posta,

e quasi tutto il resto che si immagina quando si pensa a Internet. Consente anche di praticare la Social Tv su

un solo apparecchio, aprire e chiudere riquadri, schermi e finestre sul mondo, con il Pip (picture-inpicture).

Con la Smart Tv editori, broadcaster, fornitori di contenuti e produttori, entrano nel meraviglioso mondo della

rete, e vi entrano anche le audience. I primi attenti a vendere e acquistare diritti articolati su tutte le

piattaforme per presidiare vecchi e nuovi mercati, i secondi disposti, più o meno consapevolmente, a fornire a

Big data (sempre più Big) i dati delle loro scelte di consumo, televisivo e non, consentendo al Programmatic

Trading e alle piattaforme a esso collegate la vendita personalizzata e in tempo reale. Ciascuno avrà il

banner con il prodotto che ha appena cercato in rete; proprio il video adv che vorrebbe vedere; l'offerta che

più gli interessa, lo spot che si merita. E i servizi che gli sono più utili. Il Programmatic metterà a disposizione

delle imprese anche quel che più gli manca oggi, il popolo della televisione. Cambia il consumo di Tv La

distrazione data dal possesso di una Tv connessa a Internet, influisce sul consumo di televisione, chi dispone

di Smart Tv segue infatti la programmazione proposta dai canali televisivi per tre ore e tre quarti, contro le

cinque ore e venti minuti di media quotidiana di chi non ha in casa il nuovo che avanza. Un'ora e venti minuti

di televisione in meno al giorno in questo autunno 2014 valgono il 25% del consumo di programmi televisivi,

parte di questo 25% in meno, è dedicato al televisore ma non alla televisione. Parte della differenza è dovuta

alla diversità dei target tra chi possiede e chi non una Smart Tv. Su tempo e modalità di visione influisce

infatti l'età, gli utilizzatori di Smart Tv hanno in media 42 anni e sono di undici anni più giovani di chi guarda la

Tv su televisori non connessi. Le due condizioni sono collegate, più si è giovani meno si guarda la televisione

più si cercano alternative, e va bene anche il televisore connesso, indispensabili sono solo alfabetizzazione e

un minimo di cultura digitale. Nell'85% dei casi il televisore connesso a Internet è collocato in Soggiorno,

stanza dove del resto è collocata la maggioranza dei Tv set superiori ai 40 pollici. Collocazione che implica

maggior libertà di movimento, spazi più ampi per collegamenti a consolle, Home video e videogiochi. I canali

più seguiti L'editore più seguito dagli smart consumatori connessi è Mediaset, al secondo posto non troviamo

la Rai, ma la piattaforma Sky. Sono le due imprese che hanno già investito sulla visione online della loro

offerta televisiva, pronti loro, pronti i pubblici più interessanti e interessati a modificare le proprie modalità di

consumo, persone già dedite al MyTime in luogo del Prime Time. Preoccupa il ritardo del servizio pubblico,

nella speranza che nuove governance, nuovi manager e diverse e più ampie responsabilità e risorse facilitino

il migliore dei rinnovamenti. La rete più vista tramite Tv connessa è Canale 5, seguita da Rai 1 e Italia 1; il

canale Free nativo digitale che produce più ascolti è il multipiattaforma Cielo, che precede anche due

generaliste, Rete 4 e LaZ II canale Pay più seguito è Sky Sport 1, posizionato in questa classifica per ascolto

15/12/2014 17Pag. L Impresa - N.12 - dicembre 2014(tiratura:150000)

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subito dietro Rete 4. Sky Sport 1 precede tutti i canali nativi digitali gratuiti. I pubblici connessi ribaltano le

classiche gerarchle del consumo televisivo e sarebbe bene che anche il broadcaster pubblico se ne rendesse

conto e mettesse fine alla propria assenza. I

15/12/2014 17Pag. L Impresa - N.12 - dicembre 2014(tiratura:150000)

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media Un Award per il pioniere: Casa.it Sebastiano Zeri Casa.it, il portale immobiliare numero uno in Italia, ha ricevuto al Real Estate Awards 2014 di Milano il premio

"Pionieri nel Real Estate online Italiano". Consegnato nelle mani di Daniele Mancini, Amministratore Delegato

di Casa.it, alla presenza di una nutrita rappresentanza di agenti immobiliari e professionisti del Real Estate

italiano, il riconoscimento attesta il ruolo pionieristico del portale nell'evoluzione dell'intermediazione

immobiliare online in Italia. Nelle motivazioni al premio, infatti, la giuria del Real Estate Awards sottolinea i

meriti di Casa.it, da oltre diciotto anni costantemente all'avanguardia nello sviluppo di soluzioni e servizi a

sostegno del Real Estate online, delle agenzie e degli agenti immobiliari, elencandone una serie di primati.

Casa.it non solo è storicamente il primo portale web italiano espressamente dedicato al mercato immobiliare,

ma anche il primo ad aver organizzato, tramite la sua Academy, corsi di formazione per agenti immobiliari

volti ad approfondire la conoscenza del web marketing immobiliare, fornendo ai professionisti della

mediazione gli strumenti per evolversi ed essere sempre competitivi sul mercato. Sono oltre 14 mila le

agenzie immobiliari che scelgono ogni giorno di adarsi ai servizi che il portale dedica loro in termini di

marketing, gestione del business, collaborazione e trasparenza. Inoltre, la giuria ha voluto premiare il

costante lavoro che Casa. it fa per migliorare e rilanciare il mercato immobiliare italiano cercando di

adeguarlo agli standard di trasparenza e professionalità degli altri Paesi in cui è presente nel Mondo, grazie

all'appartenenza al gruppo leader mondiale in questo settore. Casa.it, infatti, è il primo e unico portale

immobiliare italiano ad aver raccolto la sfida dell'internazionalizzazione entrando, nel 2007, a far parte di REA

Group, azienda leader nel mondo controllata dalla News Corp di Rupert Murdoch e quotata alla Borsa

australiana. Tra i meriti riconosciuti a Casa.it c'è anche quello di essere stato tra i primi ad aver attuato una

strategia di acquisizione e di investimenti in portali italiani e internazionali come Attico, i principali portali

asiatici, Realtor. com in America e Myfun in Cina. Un altro fattore di successo è il suo gestionale Oce Casa

2.0, una piattaforma aperta, multilivello, collaborativa e multicanale che può essere facilmente configurata per

canali o gruppi di agenzie/network, lasciando agli agenti immobiliari il massimo controllo sulla condivisione di

informazioni e persino sul livello di interazione con i colleghi. Nel tentativo di sostenere la condivisione del

lavoro da parte dei professionisti del settore, all'interno del suo gestionale Oce Casa ha inserito un

aggregatore MLS (Multiple Listing Service) integrato di nuova concezione che garantisce agli agenti

immobiliari massima collaborazione e apertura. Si tratta, infatti, di un metodo operativo basato sulla

condivisione dei portafogli immobiliari tra network e singole agenzie. Tra le intuizioni che hanno visto il portale

immobiliare cogliere in anticipo l'evoluzione del mercato online figurano anche lo sviluppo di una strategia che

prevede il presidio dei più importanti social media e l'introduzione del concetto di marketing virale su

YouTube, con il successo del fenomeno Nonna Lea. Più in generale, è stato riconosciuto a Casa. it il merito

di non essersi accontentata raggiungere grandi record in termini di utenti unici (oggi oltre 6,2 milioni), pagine

consultate e tempo medio di permanenza sul sito, scegliendo invece di investire nella ricerca e nell'analisi dei

nuovi trend di mercato, così da perfezionare in modo costante il supporto reso alle agenzie immobiliari e agli

utenti con il lancio di prodotti innovativi ad alta visibilità. «Il premio che ci è stato attribuito ci onora perché

conferma autorevolmente la centralità della nostra presenza nell'universo digitale dedicato al Real Estate -

dichiara Daniele Mancini, Ceo di Casa.it -. Quello che più conta, però, è che venga dato risalto al valore delle

scelte strategiche con cui, in questi anni, abbiamo dato priorità alla crescita complessiva del mercato

supportando nel loro lavoro i professionisti del settore, scartando la strada più semplice della mera rendita di

posizione».

Foto: daniele mancini

15/12/2014 1Pag. 360com

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realizzato con tecnologia responsive garantisce una navigazione ottimale in ogni situazione Con l'estro di fullDigi l' online di Etihad Regional si rinnova il sito, dalla grafica lineare e pulita, offre una gestione autonoma e facile delle attività di marketing, in qualsiasiluogo e utilizzando qualsiasi dispositivo Luca Anelli È online, grazie a fullDigi, www.etihadregional. com, il sito di Etihad Regional, nuovo brand europeo con cui

opera la compagnia aerea Darwin Airline e principale vettore regionale svizzero. Il sito, riprogettato su Cms

Umbraco per orire una gestione autonoma e facile delle attività di marketing, è stato realizzato con tecnologia

responsive, garantendo così una navigazione ottimale in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo e con

qualsiasi dispositivo. Caratterizzato da una grafica lineare e improntata alla pulizia stilistica,

Etihadregional.com è frutto di una progettazione iniziata con una Swotanalysis del sito precedente, costruita

attorno alle esigenze di business e culminata con un approfondito studio di user experience. E FullDigi si è

soermata, in particolare, sull'alberatura e la navigazione, rendendo semplice e veloce la ricerca di qualsiasi

tipo di informazione e la finalizzazione dell'acquisto. Da "Offerte" a "Vola con noi" fino a "Prima di volare", il

sito mantiene un grado di usabilità ottimale, facilitando la navigazione fra le singole pagine e le sezioni, senza

mai tralasciare l'impatto emozionale, grazie alla scelta di immagini evocative e coinvolgenti. L'attività di UX è

stata curata da Benito Condemi de Felice, mentre l'art direction da Giovanni di Maggio e Mattia Rinaudo. La

realizzazione di tutta l'infrastruttura di Umbraco, invece, è stata seguita da Alessandro Ghizzardi.

15/12/2014 12Pag. 360com

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zanox & Eataly insieme per ottimizzare la "tavola digitale" Programmatic Advertising, Affiliate Marketing e Conversion Booster sono alcuni degli ingredienti zanox scelti

da Eataly per la strategia di marketing digitale   Eataly , il più grande centro enogastronomico del mondo, è

live con il proprio sito di e-commerce su zanox , il network europeo specializzato nel  performance advertising

.   Da oltre un anno, il mondo di Eataly è a portata di tutti con un semplice click grazie al debutto dell'e-

commerce sul sito www.eataly.it che porta i migliori cibi italiani ovunque. Le attività online di Eataly sono

gestite da EatalyNet, startup del gruppo Eataly focalizzata sul mondo digitale. Un debutto, quello online, che

ha fatto registrare nel primo anno di attività tassi di crescita a tre cifre mese dopo mese.   Eataly sta

continuando la propria crescita online avvalendosi del supporto di partner competenti per migliorare ancora di

più la propria presenza sul web e fornire agli utenti un servizio sempre più efficiente.   zanox, a tal fine, ha

attivato una vasta gamma di servizi che hanno già fatto registrare interessanti risultati: in primis, lo

straordinario strumento di Conversion Marketing, zanox Booster, utilizzato per l'attività di upselling , ovvero

per incrementare il valore del carrello dei singoli utenti, proponendo loro, in fase di check-out, sia i top prodotti

dell'e-commerce sia, a rotazione, una gamma di prodotti in vendita a un prezzo speciale.   Lo zanox Booster

è stato, inoltre, utilizzato per incrementare il tasso di conversione attraverso offerte finalizzate al

coinvolgimento di quegli utenti sui quali è opportuno promuovere l'acquisto. Le attività di multichannel

performance marketing hanno fatto registrare aumenti del 50% circa del tasso di conversione puntando a una

progressiva ottimizzazione del costo di acquisizione. Per realizzare, invece, le vendite incrementali sui nuovi

clienti sono state realizzate delle campagne di Programmatic Advertising che hanno rilevato un notevole

abbassamento del costo medio di acquisizione sceso del 37% rispetto al costo iniziale (giugno 2014).  

Michele Marzan , Regional Director Southern Europe di zanox, commenta così la collaborazione con Eataly:

"Eataly è un brand di grande prestigio che ha dato una nuova vita all'industria enogastronomica italiana

grazie al catalogo di prodotti di prima qualità non facilmente reperibile. Per il network di zanox è una grande

opportunità perché permette ai publisher di ricevere alte provvigioni sulle vendite generate nella sezione

spesa online del sito e di contare su elevati tassi di conversione grazie anche a una percentuale di resi vicina

allo zero. Con Eataly, il network zanox si è arricchito di un'altra grande opportunità, garantendo sempre di più

il futuro del network, puntando ancora una volta su chi fa dell'innovazione il proprio cavallo di battaglia".  

Laura Corallo , Marketing Manager di EatalyNet: "Il mercato dell'e-commerce alimentare è un canale

affascinante e promettente, con ampie possibilità di crescita tanto in Italia quanto all'estero. Per questa

ragione abbiamo scelto un partner affidabile e con tanta esperienza come zanox, per essere supportati nella

crescita del business digitale cross-country e permettere all'e-commerce di Eataly di raggiungere l'obiettivo di

diventare in pochi anni il punto di riferimento a livello mondiale per il cibo e vino online di qualità. I piani di

crescita sono molto forti e prevediamo nel prossimo anno di potenziare le attività di vendita online in diversi

mercati esteri quali ad esempio Germania, UK e Turchia, ma anche negli Stati Uniti dove siamo già attivi con

un e-commerce dedicato che sta riscuotendo grande successo. Tutto questo e altro (compreso l'imminente

ingresso del fresco tra i prodotti in vendita online) sarà possibile anche grazie a partner di alto livello come

zanox". MF    

15/12/2014 Sito WebADV Express

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Chiusura di Google News in Spagna: gli editori chiedono aiuto al Governo Gli editori spagnoli non sono soddisfatti della nuova legge che ha messo fuori gioco Google News, la cui

assenza si fa già sentire. L'associazione degli editori spagnoli chiede infatti al Governo di intervenire, pena

la sopravvivenza stessa delle testate. Come afferma il portavoce dell'Associazione, Lanzaco,: "una cosa è

chiudere Google News, e un'altra il posizionamento nella ricerca globale".    decisione di Google di spegnere

domani il servizio News come risposta alla nuova legge sul copyright. La recente decisione di Google che ha

scelto di abbandonare la Spagna con il proprio aggregatore di notizie (leggi news), ha già avuto un forte

impatto sul paese: gli editori sono pronti a chiedere al governo di intervenire nuovamente sulla questione per

porvi rimedio. La scelta di Google era peraltro stata la diretta conseguenza della precedente pressione

dell'Asociaciòn de Editores de Diarios Espanoles  (AEDE) sul Parlamento spagnolo, che ha portato

all'approvazione di una nuova legge che nel paese entrerà in vigore da gennaio e che modificherà il diritto

d'autore obbligando gli aggregatori di notizie a pagare un contributo ai produttori di contenuti anche per

poterne pubblicare solo una piccola anteprima. Secondo Google è un modello insostenibile, perché a dire

dell'azienda Google News non produce alcun profitto, dato che non è mostrata alcuna pubblicità. A questo

punto meglio chiudere. Come già fatto in Germania, Mountain View preferisce far pesare la propria assenza.

L'estromissione dall'aggregatore tedesco delle anteprime dei contenuti degli editori in rivolta, ha ben presto

spinto gli editori stessi a tornare sui propri passi e a "concedere" in licenza a Google News le proprie notizie,

finalmente consapevoli dell'utilità del servizio in termini di traffico.  E qualcosa di simile sta accadendo in

Spagna. Per alcuni editori infatti la nuova legge e la reazione di Google mettono a rischio la sopravvivenza

stessa delle testate. Matthew Bennet sul suo The Spain Report cita Irene Lanzaco, portavoce di AEDE

(associazione che riunisce gli editori di giornali in Spagna), secondo cui "ci saranno conseguenze negative

per i cittadini e le imprese spagnole". Lanzaco afferma che Google è ovviamente libera di chiudere le proprie

attività, ma "una cosa è chiudere Google News, e un'altra il posizionamento nella ricerca globale". Questo è

stato infatti, ed è ancora, il terreno di scontro: se alcuni editori vedono Google News come una spina nel

fianco, ben pochi sono disposti a "sparire" dal motore di ricerca di Google. AEDE, probabilmente, chiederà

quindi al governo Rajoy di rivedere la propria decisione.

15/12/2014 Sito WebADV Express

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Cellularline lancia con Integer il caricabatteria portatile FreePower La pianificazione per il lancio del nuovo prodotto prevede campagna televisiva e web che vedrà caricati i tagli

da 15" sui canali online di Cellularline. La Direzione Creativa Esecutiva di Nicola Lampugnani e Francesco

Guerrera. Integer, divisione eventi e retail marketing del gruppo TBWA\Italia, firma la nuova campagna di

comunicazione per Cellularline. Cellularline, brand leader nel mercato degli accessori per smartphone e

tablet, lancia sul mercato una novità di prodotto: FreePower, il caricabatterie portatile per smartphone con

un'ampia gamma di modelli distinti per colori e potenza. FreePower ricarica velocemente la batteria dello

smartphone e a casa, si alimenta in un solo gesto insieme al telefono grazie alla ricarica in serie. FreePower

è un prodotto pensato per assicurare sempre e dovunque la carica di cui si ha bisogno per il proprio

smartphone, oggi diventato un vero e proprio oggetto multifunzione che permette di accedere a innumerevoli

servizi e contatti rendendo la vita più semplice. Guarda lo spot. La campagna di Integer sottolinea proprio

quanto sia importante un accessorio che permetta di avere sempre attivo e carico il proprio smartphone,

oramai strumento centrale nella vita quotidiana Una istruttrice vuole tenere il tempo alla sua nuotatrice, la

famiglia è in posa per una foto ricordo, due turiste scoprono una città nuova seguendo le indicazioni del gps e

un uomo mostra la carta di imbarco digitale al gate dell' aereoporto. Peccato che, sul più bello, lo smartphone

si scarichi interrompendo bruscamente l'attività dei protagonisti. FreePower, però, risolve immediatamente il

problema ricaricando velocemente lo smartphone che torna pronto all'uso. La pianificazione prevede

campagna televisiva e web che vedrà caricati i tagli da 15" sui canali online di Cellularline. Hanno lavorato al

progetto Mara Rizzetto, Copywriter e Francesco Pedrazzini Art Director con la Direzione Creativa Esecutiva

di Nicola Lampugnani e Francesco Guerrera. SP

15/12/2014 Sito WebADV Express

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Zodiak Active vince la gara per la gestione dei canali digital e social diBalocco Lanciato in occasione della messa in onda dei nuovi spot natalizi, il sito vede un restyling a 360° che ha

toccato grafica, user experience e contenuti con l'obiettivo di declinare anche sul digital la nuova

comunicazione di Marca - firmata Sunny Milano - e incentrata sull'immaginario Paese del signor Balocco e i

suoi abitanti, dove regna sovrano il motto "Fate i buoni".   L'azienda dolciaria di Fossano al termine di una

gara ha scelto Zodiak Active e la sua esperienza nel digital storytelling come partner per l'intera

comunicazione online: un restyle completo della piattaforma web www.balocco.it e la gestione dei canali

social media ( Facebook , Twitter , YouTube ).   Lanciato in occasione della messa in onda dei nuovi spot

natalizi , il sito vede un restyling a 360° che ha toccato grafica, user experience e contenuti con l'obiettivo di

declinare anche sul digital la nuova comunicazione di Marca - firmata Sunny Milano - e incentrata

sull'immaginario Paese del signor Balocco e i suoi abitanti, dove regna sovrano il motto "Fate i buoni".   Una

piattaforma semplice e intuitiva, con un look & feel moderno e coinvolgente e un tono di voce che fa della

genuinità e della convivialità i suoi tratti distintivi : tutti i copy sono stati ideati come se a parlare fossero gli

abitanti del Paese del signor Balocco. Il sito avrà un'anima dinamica, con le ultime news dai canali social

media sempre in evidenza e una contestualizzazione dei contenuti dell'homepage in base al periodo

dell'anno, come già si evidenzia con la versione natalizia attuale.   "Sono orgoglioso di poter collaborare con

una realtà come quella di Balocco, con delle forti radici e lo sguardo sempre rivolto al futuro" dichiara Davide

Scodeggio, Senior Vice-President della divisione Digital Marketing e Branded Content di Zodiak Active .

"L'azienda ha saputo comprendere il nostro approccio alla comunicazione digital e si è subito affidata

all'expertise del nostro team guidato dai Direttori Creativi Filippo Fiocchi e Michele La Fiandra . Si è creato

così un rapporto di fiducia tra le parti che, in seguito all'accordo per lo sviluppo del sito, ha posto le basi

anche per la gestione dei canali social media ".   Facebook, Twitter e YouTube sono passati al team social

media di Zodiak Active dal 1° dicembre e andranno a raccontare le storie del Paese del signor Balocco e a

condividere con i fan piccole bontà quotidiane . MF

15/12/2014 Sito WebADV Express

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ScuolaZoo taglia il traguardo dei 2 milioni di fan su Facebook. Presto ilnuovo sito con Leonardo Adv La voglia di crescere non si arresta e in vista del nuovo anno la community annuncia due novità: il lancio del

nuovo sito, con una versione mobile all'avanguardia grazie alla tecnologia messa a disposizione dalla

concessionaria Leonardo Adv e l'apertura del mercato dei Viaggi Evento anche in Francia e Austria.   Due

ragazzi padovani, una forte passione per il web e la scuola comeset di una storia lunga 7 anni. Sono questi

gli ingredienti che hanno dato vita a ScuolaZoo, la community più numerosa del web che oggi festeggia un

importante traguardo:  2 milioni di fan  sulla  pagina Facebook ufficiale .  Quella che i due giovani fondatori

della community, Paolo De Nadai e  Francesco Nazari Fusetti, possono raccontare è una storia fatta di

successi, crescita professionale ma anche ostacoli superati. Una storia che scritta quotidianamente dai  50

professionisti  entrati a far parte del Team e dagli  oltre 2.000.000 di fan attivi  ogni giorno sulla pagina

Facebook. È proprio da questo ultimo numero che la storia ha inizio. ScuolaZoo è a tutti gli effetti

la community più numerosa d'Italia nonché il punto di riferimento per gli  studenti. Presente con forza sui 

social, online con un sito frequentatissimo, attiva sul territorio con un ricco calendario di eventi e in giro per

l'Europa grazie ai tantissimi ragazzi pronti a far le valigie per partecipare ai  Viaggi Evento   ScuolaZoo .

"Dopo 7 anni di duro lavoro è riconosciuta a tutti gli effetti la  doppia anima del brand : Scuola e Zoo", queste

le parole dell'AD  De Nadai.  Quella 'scuola' si pone come obiettivo quello di  offrire agli studenti un supporto

concret o per affrontare la vita tra i banchi e, negli ultimi due anni, vanta l'ideazione e realizzazione

del progetto  Rappresentanti di Istituto ScuolaZoo  i cui scopi vanno dal rendere la scuola migliore, all'offrire

ai ragazzi opportunità di crescita personali e professionali.  Da alcuni mesi il sito è diventato una testata

giornalistica mentre da tempo raccolgono molto interesse le informazioni consultabili nelle sezioni 'SOS

Studenti' per rispondere nel rispetto della legalità alle domande dei giovani; 'Info Studenti', per aggiornare la

community sulle vicende e news dal mondo della scuola, e infine'Scuole a Pezzi', un vero e proprio canale di

denuncia. Altra faccia della medaglia è quella definita 'Zoo' ovvero un modo di interpretare il divertimento

sempre più legato al mondo dei social network, sapientemente gestiti. Zoo è lo spirito che ha dato vita alla

communtiy: foto e video realizzati in classe per strappare un sorriso. Non solo web, anche le Notti da

Zoo nelle discoteche e i Viaggi Evento sono alcuni dei momenti di divertimento più apprezzati dalla

community che, dal 2009, sceglie di partire con ScuolaZoo Viaggi Evento sia in estate che inverno. 

ScuolaZoo ha da poco anche uno spazio tutto suo. Il C32 è l'headquarter di Milano dal quale hanno vita e

vengono seguite tutte le attività per la community.  Attività che negli anni hanno riscosso l'interesse di

numerosi brand, tra i più noti del mercato, che hanno deciso di collaborare con i ragazzi del gruppo.  La

voglia di crescere non si arresta e tra le indiscrezioni trapelate in vista del nuovo anno compaiono due news: 

- la prima è il lancio del nuovo sito, con una versione mobile all'avanguardia, che continuerà a usare ogni

forma di native advertising, implementando in aggiunta formati dedicati in esclusiva al mobile, impattanti e di

qualità, grazie alla tecnologia messa a disposizione dalla concessionaria Leonardo Adv;  - la seconda è

l'apertura del mercato dei Viaggi Evento anche in Francia e Austria, sotto la vincente direzione della

padovana Betty Pagnin, da quasi un anno parte del Consiglio di Amministrazione.  

15/12/2014 Sito WebADV Express

La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 50

Il Post punta sul mobile con la nuova app. Di Banzai Advertising laraccolta della testata online Innovative funzionalità di fruizione contenuti, facilità di lettura e feature di personalizzazione nella nuova app

per gli utenti della testata diretta da Luca Sofri.  Per Il Post, già forte di una audience in crescita verticale, con

oltre 4,1 milioni di Utenti Unici mensili (Dati Audiweb View, Total Audience - Ottobre 2014), si tratta di una

chiusura d'anno all'insegna della mobilità, oltre che una novità che sarà gradita specialmente ai quasi 1,6

milioni utenti mobile only mensili certificati da Audiweb de Il Post.    l Post, la testata online diretta da Luca

Sofri divenuta uno dei punti di riferimento fissi nel mondo dell'informazione italiano per un pubblico esigente,

alla costante ricerca dell'informazione di qualità in rete, presenta la sua nuova applicazione

mobile. L'applicazione, che è gratuita e disponibile per i sistemi operativi iOS e Android , è stata progettata

per rendere ancora più rapida, profonda ed esaustiva la lettura dei contenuti de Il Post, sia su smartphone

che su tablet. Accanto alle funzionalità di più veloce caricamento dei contenuti e scorrimento tra gli stessi,

tipiche di una applicazione mobile, sono state infatti sviluppate alcune funzionalità specifiche volte a

migliorare ulteriormente la fruizione dei contenuti de Il Post in mobilità : un colpo d'occhio che permette

all'utente di vedere tutti gli articoli più recenti pubblicati, la funzionalità "Leggi dopo", che permette di gestire

liste di articoli da leggere successivamente tramite un comando apposito e una più efficiente modalità di

visualizzazione e zoom delle gallery e delle fotostorie pubblicate quotidianamente dalla Redazione de Il Post.

Per gli utenti che apprezzano il taglio giornalistico imparziale, all'insegna del fact checking , che dalla nascita

contraddistingue Il Post, si tratta di funzionalità che rendono più comodo e intuitivo rimanere aggiornati sui

nuovi articoli pubblicati quotidianamente dalla testata e personalizzare il proprio "giornale quotidiano ". Per Il

Post, già forte di una audience in crescita verticale, con oltre 4,1 milioni di Utenti Unici mensili (Dati Audiweb

View, Total Audience - Ottobre 2014), si tratta di una chiusura d'anno all'insegna della mobilità, oltre che una

novità che sarà gradita specialmente ai quasi 1,6 milioni utenti mobile only mensili certificati da Audiweb de Il

Post.  "Abbiamo studiato il modo migliore per avere un'app del Post all'altezza del Post dal primo giorno, e

ogni volta che chiudevamo delle riflessioni e delle scelte, le cose erano già cambiate: il modo di usare le app,

il modo di usare il mobile, i modi con cui leggiamo e ci informiamo." commenta Luca Sofri , Direttore

Responsabile de Il Post. "Ci è voluto quindi un po' di tempo perché potessimo osservare queste cose meglio

e sedimentare dei meccanismi che ora ci convincono: molta semplicità, ordine, e il concetto della timeline,

che dai blog in poi ha conosciuto fortune e decadenze e oggi ci sembra tornato il più utile per un uso

frequente e continuato come quello dei social network o delle app su mobile. Oltre alla priorità sulle immagini,

che si pensava potessero perdere rilievo sul mobile per via delle dimensioni, e invece la qualità degli schermi

ha mantenuto protagoniste: e il Post ci investe da sempre. Ora è una buona app, utile, chiara, bella, di quelle

che io stesso preferisco . "   L'applicazione mobile de Il Post può essere scaricata gratuitamente ai seguenti

indirizzi: -         Per sistemi operativi iOS: https://itunes.apple.com/app/id580129750 -         Per sistemi

operativi  Android: https://play.google.com/store/apps/details?id=it.banzai.media.ilpost   La raccolta

pubblicitaria del sito www.ilpost.it è a cura di Banzai Advertising.  MF

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 51

Blogmeter rafforza l'offerta e supera i 100 clienti Il lancio di nuovi e più sofisticati strumenti di analisi da parte della social media intelligence company

milanese guidata da Sacha Monotti Graziadei ha avuto un forte impatto nell'allargamento della base clienti

per l'anno in corso. Il portale di Tim Stadium assieme a Telecom Italia, il lancio dell'innovativa ricerca Social

Celebrities, che analizza il valore comunicazionale di una celebrità online, l'ingresso di nuovi raffinati

strumenti di analisi, dalla platform di Blogmeter Now, che supporta i brand ad analizzare in tempo reale le

conversazioni su Twitter, alla Top Social Campaigns che individua le migliori campagne su Twitter, senza

dimenticare la stabile partecipazione a Virus, il talk politico in onda su Raidue sotto la conduzione di Nicola

Porro. Sono tante le iniziative messe in piedi da Blogmeter lungo questo 2014 che si avvia a chiudere il

sipario, un anno che la social media intelligence company ha dedicato a rafforzare ulteriormente la gamma di

strumenti proprietari finalizzati a monitorare, analizzare e gestire le conversazioni e le interazioni sui social

media. Uno sforzo importante per la società guidata da Sacha Monotti Graziadei, che ha ottenuto un

significativo ritorno: "Rafforzando la nostra offerta abbiamo avuto molte più opportunità di ascolto e attenzione

da parte delle aziende - spiega il Ceo e co-fondatore di Blogmeter - il risultato è stato quello di rendere più

efficace la nostra azione di business. Sotto questo punto di vista il 2014 è stato un anno record per Blogmeter

visto che abbiamo superato la soglia dei 100 nuovi clienti sin dalla fine del mese di novembre". Tra i tanti

brand che nel corso dell'anno hanno scelto di avvalersi dei servizi social della società milanese spiccano i

nomi di Tim, Sky, Volkswagen, Ferrovie dello Stato, Bolton, Mondadori e Samsung. "Uno dei progetti più

importanti di questo 2014 - continua Sacha Monotti - è stato sicuramente il lancio di Blogmeter Now, la nostra

real-time engagement platform dedicata a Twitter, che ha riscosso un forte interesse tanto da essere

utilizzata con successo ogni settimana nel corso della trasmissione televisiva Virus, per i dati social del

portale Tim Stadium e per vari progetti di brand engagement di successo". Ma anche le 'storiche' indagini di

Blogmeter, ormai un marchio di fabbrica, le Top Brands su Facebook e Twitter, hanno cambiato forma e ora

sono disponibili con le classifiche delle 200 pagine Facebook e i 200 profili Twitter aziendali italiani che hanno

raggiunto i migliori risultati secondo nove metriche: nuovi fan e followers, engagement complessivo,

engagement pesato sui fan, tempo di risposta, response rate e numero di richieste, autori unici, gender degli

autori, unique impressions (per Twitter).   Infine non va dimenticata la partnership siglata con Adtz, la società

attiva nel social media advertising in Spagna e America Latina, che arrivata in Italia solo sei mesi fa è l'unica

azienda italiana certificata da Facebook e Twitter ad essere totalmente focalizzata sul business delle

campagne di advertising sui social media. E il 2015? "Continueremo anche nel nuovo anno a innovare i nostri

prodotti - conclude Sacha Monotti - a partire della nuova release dalla piattaforma di ascolto Social Listening

che si presenterà con una grafica utente completamente rinnovata, ma soprattutto potrà sfruttare il nuovo

motore di calcolo e di analisi di Blogmeter Now che consente di aggiornare i dati in tempo reale". SP

15/12/2014 Sito WebADV Express

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 52

ScuolaZoo taglia il traguardo dei due milioni di fan su Facebook. Presto ilnuovo sito con Leonardo Adv La voglia di crescere non si arresta e in vista del nuovo anno la community annuncia due novità: il lancio delnuovo sito, con una versione mobile all'avanguardia grazie alla tecnologia messa a disposizione dallaconcessionaria Leonardo Adv e l'apertura del mercato dei Viaggi Evento anche in Francia e Austria. apri la gallery fotografica Due ragazzi padovani, una forte passione per il web e la scuola comeset di una

storia lunga 7 anni. Sono questi gli ingredienti che hanno dato vita a ScuolaZoo, la community più numerosa

del web che oggi festeggia un importante traguardo: 2 milioni di fan sulla pagina Facebook ufficiale. Quella

che i due giovanissimi fondatori della community, Paolo De Nadai (FOTO 2) e Francesco Nazari Fusetti

(FOTO 3), possono raccontare è una storia fatta di successi, crescita professionale ma anche ostacoli

superati. Una storia che scritta quotidianamente dai 50 professionisti entrati a far parte del Team e dagli oltre

2.000.000 di fan attivi ogni giorno sulla pagina Facebook. È proprio da questo ultimo numero che la storia ha

inizio. ScuolaZoo è a tutti gli effetti la community più numerosa d'Italia nonché il punto di riferimento per gli

studenti. Presente con forza sui social, online con un sito frequentatissimo, attiva sul territorio con un ricco

calendario di eventi e in giro per l'Europa grazie ai tantissimi ragazzi pronti a far le valigie per partecipare

ai Viaggi Evento ScuolaZoo. "Dopo 7 anni di duro lavoro è riconosciuta a tutti gli effetti la doppia anima del

brand: Scuola e Zoo", queste le parole dell'AD  De Nadai. Quella 'scuola' si pone come obiettivo quello di

offrire agli studenti un supporto concreto per affrontare la vita tra i banchi e, negli ultimi due anni, vanta

l'ideazione e realizzazione del progetto Rappresentanti di Istituto ScuolaZoo i cui scopi vanno dal rendere la

scuola migliore, all'offrire ai ragazzi opportunità di crescita personali e professionali. Da alcuni mesi il sito

è diventato una testata giornalistica mentre da tempo raccolgono molto interesse le informazioni consultabili

nelle sezioni 'SOS Studenti' per rispondere nel rispetto della legalità alle domande dei giovani; 'Info Studenti',

per aggiornare la community sulle vicende e news dal mondo della scuola, e infine 'Scuole a Pezzi', un vero e

proprio canale di denuncia.Altra faccia della medaglia è quella definita 'Zoo' ovvero un modo di interpretare il

divertimento sempre più legato al mondo dei social network, sapientemente gestiti. Zoo è lo spirito che

ha dato vita alla communtiy: foto e video realizzati in classe per strappare un sorriso. Non solo web, anche le

Notti da Zoo nelle discoteche e i Viaggi Evento sono alcuni dei momenti di divertimento più apprezzati dalla

community che, dal 2009, sceglie di partire con ScuolaZoo Viaggi Evento sia in estate che inverno. 

ScuolaZoo ha da poco anche uno spazio tutto suo. Il C32 è l'headquarter di Milano dal quale hanno vita e

vengono seguite tutte le attività per la community. Attività che negli anni hanno riscosso l'interesse di

numerosi brand, tra i più noti del mercato, che hanno deciso di collaborare con i ragazzi del gruppo.  La

voglia di crescere non si arresta e tra le indiscrezioni trapelate in vista del nuovo anno compaiono due news: -

la prima è il lancio del nuovo sito, con una versione mobile all'avanguardia, che continuerà a usare ogni

forma di native advertising, implementando in aggiunta formati dedicati in esclusiva al mobile, impattanti e di

qualità, grazie alla tecnologia messa a disposizione dalla concessionaria Leonardo Adv; - la seconda è

l'apertura del mercato dei Viaggi Evento anche in Francia e Austria, sotto la vincente direzione della

padovana Betty Pagnin, da quasi un anno parte del Consiglio di Amministrazione.  

15/12/2014 Sito Webe20express.it

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Tecnologia Balocco si affida a Zodiak Active per la comunicazione online La sigla si occuperà in particolare del restyling completo della piattaforma web www.balocco.it e dellagestione dei canali social su Facebook, Twitter e YouTube Zodiak Active è il nuovo partner di Balocco per la comunicazione online.La sigla si occuperà in particolare del

restyling completo della piattaforma web www.balocco.it e della gestione dei canali social su Facebook,

Twitter, YouTube per l'azienda dolciaria di Fossano.Lanciato in occasione della messa in onda dei nuovi spot

natalizi, il sito vede un restyling a 360° che ha toccato grafica, user experience e contenuti con l'obiettivo di

declinare anche sul digital la nuova comunicazione di marca - firmata Sunny Milano - e incentrata

sull'immaginario Paese del signor Balocco e i suoi abitanti, dove regna sovrano il motto "Fate i buoni".Una

piattaforma semplice e intuitiva, con un look & feel moderno e coinvolgente e un tono di voce che fa della

genuinità e della convivialità i suoi tratti distintivi: tutti i copy sono stati ideati come se a parlare fossero gli

abitanti del Paese del signor Balocco. Il sito avrà un'anima dinamica, con le ultime news dai canali social

sempre in evidenza e una contestualizzazione dei contenuti dell'homepage in base al periodo dell'anno,

come già si evidenzia con la versione natalizia attuale.«Sono orgoglioso di poter collaborare con una realtà

come quella di Balocco, con delle forti radici e lo sguardo sempre rivolto al futuro - dichiara Davide

Scodeggio, senior vice-president della divisione Digital Marketing e Branded Content di Zodiak Active -.

L'azienda ha saputo comprendere il nostro approccio alla comunicazione digital e si è subito affidata

all'expertise del nostro team guidato dai direttori creativi Filippo Fiocchi e Michele La Fiandra. Si è creato così

un rapporto di fiducia tra le parti che, in seguito all'accordo per lo sviluppo del sito, ha posto le basi anche per

la gestione dei canali social media».Facebook, Twitter e YouTube sono passati al team social media di

Zodiak Active dal 1° dicembre e andranno a raccontare le storie del Paese del signor Balocco e a condividere

con i fan piccole bontà quotidiane.

15/12/2014 Sito WebEngage.it

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 54

Tecnologia IlPost.it chiude l'anno all'insegna del mobile: lanciate le app per iOS eAndroid La testata online diretta da Luca Sofri e parte del network di Banzai Advertising è attualmente seguita da newdevice da quasi 1,6 milioni di utenti unici al mese. Le applicazioni per i due sistemi operativi sono gratuite Il Post, la testata online diretta da Luca Sofri divenuta uno dei punti di riferimento fissi nel mondo

dell'informazione italiano, presenta la sua nuova applicazione mobile.L'applicazione, che è gratuita e

disponibile per i sistemi operativi iOS e Android, è stata progettata per rendere ancora più rapida, profonda

ed esaustiva la lettura dei contenuti de Il Post, sia su smartphone che su tablet. Accanto alle funzionalità di

più veloce caricamento dei contenuti e scorrimento tra gli stessi, tipiche di una applicazione mobile, sono

state infatti sviluppate alcune funzionalità specifiche volte a migliorare ulteriormente la fruizione dei contenuti

de Il Post in mobilità: un colpo d'occhio che permette all'utente di vedere tutti gli articoli più recenti pubblicati,

la funzionalità "Leggi dopo", che permette di gestire liste di articoli da leggere successivamente tramite un

comando apposito e una più efficiente modalità di visualizzazione e zoom delle gallery e delle fotostorie

pubblicate quotidianamente dalla Redazione de Il Post.

Per gli utenti che apprezzano il taglio giornalistico imparziale, all'insegna del fact checking, che dalla nascita

contraddistingue Il Post, si tratta di funzionalità che rendono più comodo e intuitivo rimanere aggiornati sui

nuovi articoli pubblicati quotidianamente dalla testata e personalizzare il proprio "giornale quotidiano".

Per Il Post, già forte di una audience in crescita verticale, con oltre 4,1 milioni di utenti unici mensili (dati

Audiweb View, Total Audience - ottobre 2014), si tratta di una chiusura d'anno all'insegna della mobilità, oltre

che una novità che sarà gradita specialmente ai suoi quasi 1,6 milioni utenti mobile only mensili certificati da

Audiweb.

«Abbiamo studiato il modo migliore per avere un'app del Post all'altezza del Post dal primo giorno, e ogni

volta che chiudevamo delle riflessioni e delle scelte, le cose erano già cambiate: il modo di usare le app, il

modo di usare il mobile, i modi con cui leggiamo e ci informiamo», commenta Luca Sofri, direttore

responsabile de Il Post. «Ci è voluto quindi un po' di tempo perché potessimo osservare queste cose meglio

e sedimentare dei meccanismi che ora ci convincono: molta semplicità, ordine, e il concetto della timeline,

che dai blog in poi ha conosciuto fortune e decadenze e oggi ci sembra tornato il più utile per un uso

frequente e continuato come quello dei social network o delle app su mobile. Oltre alla priorità sulle immagini,

che si pensava potessero perdere rilievo sul mobile per via delle dimensioni, e invece la qualità degli schermi

ha mantenuto protagoniste: e il Post ci investe da sempre. Ora è una buona app, utile, chiara, bella, di quelle

che io stesso preferisco», conclude il direttore.

La raccolta pubblicitaria del sito Ilpost.it è a cura di Banzai Advertising.

Link: http://www.engage.it/media/ilpost-it-chiude-lanno-allinsegna-mobile-lanciate-app-per-ios-

android/25864#.VI7RVnt8pSE

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Tecnologia Per ScuolaZoo 2.000.000 di fan su Facebook. In preparazione il lancio delnuovo sito La realtà annuncia il lancio di un nuovo website con una versione mobile all'avanguardia, che continuerà ausare ogni forma di native adv implementando in aggiunta formati dedicati al mobile realizzati conLeonardoAdv Due ragazzi padovani, una forte passione per il web e la scuola come set di una storia lunga 7 anni. Sono

questi gli ingredienti che hanno dato vita a ScuolaZoo, la community più numerosa del web che oggi

festeggia un importante traguardo: 2 milioni di fan sulla pagina Facebook ufficiale.Quanto iniziato tra i banchi

di scuola è oggi molto di più. Quella che i due giovanissimi fondatori della community, Paolo De Nadai e

Francesco Nazari Fusetti, possono raccontare è una storia fatta di successi, crescita professionale ma anche

ostacoli superati. Una storia che scritta quotidianamente dai 50 professionisti entrati a far parte del team e dai

2.000.000 di fan attivi ogni giorno sulla piattaforma social.È proprio da questo ultimo numero che la storia ha

inizio. ScuolaZoo è a tutti gli effetti la community più numerosa d'Italia nonché il punto di riferimento per gli

studenti. Presente con forza sui social, online con un sito molto frequentato, attiva sul territorio con un ricco

calendario di eventi e in giro per l'Europa grazie ai tantissimi ragazzi pronti a far le valigie per partecipare ai

Viaggi Evento ScuolaZoo.«Dopo 7 anni di duro lavoro è riconosciuta a tutti gli effetti la doppia anima del

brand: Scuola e Zoo», queste le parole dell'amministratore delegato Paolo De Nadai.Quella "scuola" si pone

come obiettivo quello di offrire agli studenti un supporto concreto per affrontare la vita tra i banchi e, negli

ultimi due anni, vanta l'ideazione e realizzazione del progetto Rappresentanti di Istituto ScuolaZoo i cui scopi

vanno dal rendere la scuola migliore, all'offrire ai ragazzi opportunità di crescita personali e professionali. Da

alcuni mesi il sito è diventato una testata giornalistica mentre da tempo raccolgono molto interesse le

informazioni consultabili nelle sezioni "SOS Studenti", per rispondere nel rispetto della legalità alle domande

dei giovani; "Info Studenti", per aggiornare la community sulle vicende e news dal mondo della scuola e infine

"Scuole a Pezzi", un vero e proprio canale di denuncia.Altra faccia della medaglia è quella definita "Zoo"

ovvero un modo di interpretare il divertimento sempre più legato al mondo dei social network, sapientemente

gestiti. Zoo è lo spirito che ha dato vita alla communtiy: foto e video realizzati in classe per strappare un

sorriso. Non solo web, anche le Notti da Zoo nelle discoteche e i Viaggi Evento sono alcuni dei momenti di

divertimento più apprezzati dalla community che, dal 2009, sceglie di partire con ScuolaZoo Viaggi Evento sia

in estate che inverno. Zoo è anche il famoso orologio bigliettino, da poco accompagnato dalla calcolatrice,

che rientra nelle amatissime (dagli studenti) "armi per copiare" e ovviamente tra gli strumenti più odiati dai

prof!ScuolaZoo ha da poco anche uno spazio tutto suo. Il C32 è l'headquarter dal quale hanno vita e vengono

seguite tutte le attività per la community. Attività che negli anni hanno riscosso l'interesse di numerosi brand,

tra i più noti del mercato, che hanno deciso di collaborare con i ragazzi del gruppo.La voglia di crescere non

si arresta e tra le indiscrezioni trapelate in vista del nuovo anno compaiono due news: la prima è il lancio del

nuovo sito, con una versione mobile all'avanguardia, che continuerà a usare ogni forma di native advertising,

implementando in aggiunta formati dedicati in esclusiva al mobile, impattanti e di qualità, grazie alla

tecnologia messa a disposizione dalla concessionaria LeonardoAdv; la seconda è l'apertura del mercato dei

Viaggi Evento anche in Francia e Austria, sotto la vincente direzione della padovana Betty Pagnin, da quasi

un anno parte del Consiglio di Amministrazione.

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Tecnologia Eataly con zanox per l' e-commerce . E le conversioni crescono del 50% Il network guidato da Michele Marzan ha attivato per il sito diversi servizi come lo strumento di conversionmarketing, zanox Booster, attività di multichannel performance marketing e campagne di programmatic adv Eataly, il più grande centro enogastronomico del mondo, è live con il proprio sito di e-commerce su zanox, il

network europeo leader nel performance advertising.Da oltre un anno, il ricco mondo di Eataly è a portata di

tutti con un semplice click grazie al debutto dell'e-commerce sul sito www.eataly.it che porta i migliori cibi

italiani ovunque. Le attività online di Eataly sono gestite da EatalyNet, startup del gruppo Eataly focalizzata

sul mondo digitale. Un debutto, quello online, che ha fatto registrare nel primo anno di attività tassi di crescita

a tre cifre mese dopo mese.Eataly sta continuando la propria crescita online avvalendosi del supporto di

partner competenti per migliorare ancora di più la propria presenza sul web e fornire agli utenti un servizio

sempre più efficiente.zanox, a tal fine, ha attivato una vasta gamma di servizi che hanno già fatto registrare

interessanti risultati: in primis, lo strumento di conversion marketing, zanox Booster, utilizzato per l'attività di

upselling, ovvero per incrementare il valore del carrello dei singoli utenti, proponendo loro - in fase di check-

out - sia i top prodotti dell'e-commerce sia, a rotazione, una gamma di prodotti in vendita a un prezzo

speciale. Lo zanox Booster è stato, inoltre, utilizzato per incrementare il tasso di conversione attraverso

offerte finalizzate al coinvolgimento di quegli utenti sui quali è opportuno promuovere l'acquisto.Le attività di

multichannel performance marketing hanno fatto registrare aumenti del 50% circa del tasso di conversione

puntando a una progressiva ottimizzazione del costo di acquisizione.Per realizzare, invece, le vendite

incrementali sui nuovi clienti sono state realizzate delle campagne di Programmatic Advertising che hanno

rilevato un notevole abbassamento del costo medio di acquisizione sceso del 37% rispetto al costo iniziale

(giugno 2014).Michele Marzan, Regional Director Southern Europe di zanox, commenta così la

collaborazione con Eataly: «Eataly è un brand di grande prestigio che ha dato una nuova vita all'industria

enogastronomica italiana grazie al catalogo di prodotti di prima qualità non facilmente reperibile. Per il

network di zanox è una grande opportunità perché permette ai publisher di ricevere alte provvigioni sulle

vendite generate nella sezione spesa online del sito e di contare su elevati tassi di conversione grazie anche

a una percentuale di resi vicina allo zero. Con Eataly, il network zanox si è arricchito di un'altra grande

opportunità, garantendo sempre di più il futuro del network, puntando ancora una volta su chi fa

dell'innovazione il proprio cavallo di battaglia».Gli fa eco Laura Corallo, marketing manager di EatalyNet, che

in chiusura dichiara: «Il mercato dell'e-commerce alimentare è un canale affascinante e promettente, con

ampie possibilità di crescita tanto in Italia quanto all'estero. Per questa ragione abbiamo scelto un partner

affidabile e con tanta esperienza come zanox, per essere supportati nella crescita del business digitale cross-

country e permettere all'e-commerce di Eataly di raggiungere l'obiettivo di diventare in pochi anni il punto di

riferimento a livello mondiale per il cibo e vino online di qualità. I piani di crescita sono molto forti e

prevediamo nel prossimo anno di potenziare le attività di vendita online in diversi mercati esteri quali ad

esempio Germania, UK e Turchia, ma anche negli Stati Uniti dove siamo già attivi con un e-commerce

dedicato che sta riscuotendo grande successo. Tutto questo e altro (compreso l'imminente ingresso del

fresco tra i prodotti in vendita online) sarà possibile anche grazie a partner di alto livello come zanox».

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Tecnologia Media e pubblicità : l'Italia a confronto con 16 grandi Paesi Tv, internet , radio, giornali: un articolato rapporto pubblicato dall'Agcom anglosassone mette a confronto loscenario di consumo e di mercato in 17 Paesi, incluso il nostro. Che spicca in alcune aree emergenti, comemobile e video online Tv, internet, radio, giornali: come si configura lo scenario mediatico italiano, con il mercato pubblicitario ad

esso collegato, nel panorama Europeo?Una domanda complessa, a cui offre molti interessanti risposte

l'articolato rapporto annuale sull'universo mediatico e l'informazione in 17 nazioni, Italia compresa, pubblicato

dall'Ofcom, l'AgCom anglosassone.In oltre 400 pagine e grazie a diverse fonti, lo studio - di cui ha effettuato

una efficace sintesi Pier Luca Santoro su Datamediahub.it, da cui abbiamo tratta i grafici - fa emergere aspetti

noti ed altri meno. Se da un lato si conferma il ritardo italiano in termini di penetrazione e utilizzo, anche

pubblicitario, di Internet (ma non su mobile), il nostro Paese risulta capofila in Europa per numero di persone

che leggono regolarmente i quotidiani nazionali (almeno una volta alla settimana).Può sorprendere inoltre

scoprire che, nonostante la nota centralità della tv (siamo il secondo Paese dopo gli Usa per tempo dedicato

al piccolo schermo), in Italia la spesa pubblicitaria pro-capite su questo mezzo non è affatto superiore alla

media europea.Concentrandoci sull'online, il nostro Paese risulta sostan­zial­mente alli­neato alle altre nazioni

prese in con­si­de­ra­zione, sor­pas­san­dole addi­rit­tura per quanto riguarda il pos­sesso di tablet e digi­tal

radio.Oltre al già citato primato nella lettura di quotidiani, l'Italia spicca in Europa per i livelli altissimi di attività

svolte su inter­net in mobi­lità, come già dicono i dati Audiweb.Insieme alla Spagna (esclu­dendo l'area BRIC)

siamo la nazione con il livello più basso di inve­sti­menti pub­bli­ci­tari sulla Rete, e anche con la curva

ascendente più modesta negli ultimi anni......e questo nonstante la propensione a cliccare sul banner

pubblicitari sembri essere, tutto sommato, maggiore rispetto alla media degli altri Paesi considerati (due dati

che potrebbero anche essere correlati, peraltro). Tornando per un momento a internet in mobilità, gli italiani

confermano di essere particolarmente a proprio agio con smartphone e tablet. Da noi il social networking

resta l'attività in assoluto più praticata sui nuovi device, come accade in tutti i Paesi considerati, tranne la

Cina. Chiudiamo con un altro, interessante primato italiano, molto promettente anche per l'adv: il video online

. Considerando che ha accesso alla rete, la quota di italiani che guarda clip video online è altissimo su tutti i

dispositivi.Infine, la tavola di sin­tesi gene­rale dei prin­ci­pali para­me­tri con­ferma la relativa limitatezza del

mercato pub­bli­ci­ta­rio italiano, in relazione alla dimensione dell'economia nazionale, e la complessiva bassa

pene­tra­zione di Inter­net, sia in ter­mini di infra­strut­ture che di uti­lizzo, nel nostro Paese.

15/12/2014 Sito WebEngage.it

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Documenti » Editori e programmatic advertising , matrimonio possibile? Per Polignano,country manager di Tradelab Italia, è una soluzione win-win per editori eadvertiser Editori e Programmatic: matrimonio possibile? Ad oggi il livello di timore e reticenza degli editori italiani nei

confronti del Programmatic è sicuramente ancora molto alto. Ho recentemente letto di editori che, all'interno

di contesti più generici, hanno trattato in Parlamento il tema del Programmatic che sembrerebbe essere la

causa della perdita di circa il 70% di introiti.In realtà, il programmatic e il real time bidding non solo

rappresentano una razionalizzazione dei processi, eliminando così inefficienze, ma incarnano un concetto di

democrazia all'interno dell'ecosistema dell'advertising. E' in atto un trend evidente: gli advertiser compreranno

sempre più spesso direttamente dai publisher, migliorando addirittura il business di questi ultimi invece di

ridurlo.Gaetano PolignanoIn altri paesi europei, tra cui la Francia, gli editori hanno già colto l'effettivo valore

del Programmatic Advertising e per valorizzare le proprie inventory si sono uniti, creando dei marketplace

premium. Questo è ciò che hanno fatto France2,La Republique, Eurosport, Marie Claire e molte altre testate

di rilievo, alleandosi e fondando Place Média il primo marketplace francese di audience premium. Altre come

Le Monde e Les Echos hanno creato Audience Square che ha condiviso le inventory realizzando un

marketplace premium estremamente competitivo, arrivando a offrire più di 30 Milioni di utenti unici e un

inventario mensile di 4 Miliardi di impression pubblicitarie. Il programmatic è una soluzione win-win per editori

e advertiser: targeting mirato, ampio bacino, ottimizzazione delle campagne in tempo reale, trasparenza,

viewability e molti altri ma soprattutto, il vantaggio principale è che azzera l'invenduto trasformandosi così in

un forte alleato dei publisher. Il matrimonio è possibile, anzi doveroso! Nessuna controindicazione quindi per

gli editori che riusciranno a tenere alta la qualità dei loro contenuti e staranno al passo con i tempi,

affrontando le nuove sfide come opportunità vantaggiose per il proprio business.A cura di Gaetano Polignano

- Country Manager di Tradelab Italia Sull'argomento leggi anche:(Repubblica) Pierpaolo Cervi, direttore della

divisione digitale del gruppo Espresso: Da un lato i colossi del web. Dall'altro gli editori. Il direttore generale

del digitale del gruppo Espresso. "A rischio capacità dei media di autofinanziarsi"C'è un nuovo fronte nella

guerra tra editori tradizionali e big company del web. Quello dei dati, che investe direttamente un settore

chiave per l'editoria, cioè i ricavi pubblicitari. L'allarme arriva per così dire da Parma, o meglio dalla bocca del

parmigiano Pierpaolo Cervi, direttore della divisione digitale del gruppo Espresso.Cervi ha riferito in

un'audizione alla commissione Trasporti della Camera dei deputati. Il suo intervento è stato riportato da Italia

Oggi. Nel mirino i giganti "mangiadati" del web, come per esempio Google e Facebook. Il manager del

gruppo ha puntato la sua attenzione sui cookies di terzi parti. "Tracciano - ha detto Cervi - ogni navigatore, ne

registrano e immagazzinano scelte e abitudini e sono il presupposto per la compravendita di dati personali

per fini commerciali". Non sfuggirebbe nulla, neppure il passaggio da un sito all'altro. E ormai non si parla più

solo di web in senso classico, ma anche di Smart Tv che - con singolare ribaltamento dei ruoli - guardano

quello che combina il navigatore.Il problema però non è solo dell'utente. A tirare in ballo gli editori à la

programmatic advertising, cioè aste on-line per comprare e vendere spazi pubblicitari, a prezzi competitivi, e

raggiungere audience mirata grazie alla mole di dati personali a disposizione. "La programmatic è in mano

alle grandi piattaforme monopolistiche - ha riferito Cervi - come Facebook che si alimentano dei dati

dell'utenza acquisiti in misura massiccia grazie ai cookie di terza parte erogati tramite siti editoriali".Le

ripercussioni a questo punto andrebbero incidere sui ricavi pubblicitari: "Nel prossimo futuro all'editore andrà

al massimo il 30% dell'investimento pubblicitario, mentre centri media e intermediari incamereranno almeno il

70".Un autentico ribaltamento rispetto allo scenario tradizionale. Il Gruppo Espresso ha chiesto che sia

introdotto il principio normativo della proprietà del cliente e una protezione per gli utenti da chi traccia la loro

navigazione. Senza interventi, secondo Cervi "si andrebbe incontro a un'epocale riduzione della capacità di

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ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 16/12/2014 59

finanziarsi autonomamente da parte di ogni media europeo". Dopo la guerra dei contenuti, all'orizzonte si

profila quella per i dati. (Huffington Post Italia) Pubblicità online, con la "Programmatic" le inserzioni in Rete si

a u t o m a t i z z a n o . L ' a u d i z i o n e a l l a C a m e r a d e l g r u p p o

Espressohttp://www.huffingtonpost.it/2014/11/05/raccolta-dati-online-audizione-espresso_n_6106128.html

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PrimaOnLine » Il Post punta sul mobile con la nuova app Il Post, la testata online diretta da Luca Sofri divenuta uno dei punti di riferimento fissi nel mondodell'informazione italiano [...] Il Post, la testata online diretta da Luca Sofri divenuta uno dei punti di riferimento fissi nel mondo

dell'informazione italiano per un pubblico esigente, alla costante ricerca dell'informazione di qualità in rete,

presenta la sua nuova applicazione mobile.Come riporta il comunicato, l'applicazione, che è gratuita e

disponibile per i sistemi operativi iOS e Android, è stata progettata per rendere ancora più rapida, profonda

ed esaustiva la lettura dei contenuti de Il Post, sia su smartphone che su tablet.Accanto alle funzionalità di più

veloce caricamento dei contenuti e scorrimento tra gli stessi, tipiche di una applicazione mobile, sono state

infatti sviluppate alcune funzionalità specifiche volte a migliorare ulteriormente la fruizione dei contenuti de Il

Post in mobilità: un colpo d'occhio che permette all'utente di vedere tutti gli articoli più recenti pubblicati, la

funzionalità "Leggi dopo", che permette di gestire liste di articoli da leggere successivamente tramite un

comando apposito e una più efficiente modalità di visualizzazione e zoom delle gallery e delle fotostorie

pubblicate quotidianamente dalla Redazione de Il Post. Per gli utenti che apprezzano il taglio giornalistico

imparziale, all'insegna del fact checking, che dalla nascita contraddistingue Il Post, si tratta di funzionalità che

rendono più comodo e intuitivo rimanere aggiornati sui nuovi articoli pubblicati quotidianamente dalla testata

e personalizzare il proprio "giornale quotidiano".Per Il Post, già forte di una audience in crescita verticale, con

oltre 4,1 milioni di Utenti Unici mensili (Dati Audiweb View, Total Audience - Ottobre 2014), si tratta di una

chiusura d'anno all'insegna della mobilità, oltre che una novità che sarà gradita specialmente ai quasi 1,6

milioni utenti mobile only mensili certificati da Audiweb de Il Post."Abbiamo studiato il modo migliore per

avere un'app del Post all'altezza del Post dal primo giorno, e ogni volta che chiudevamo delle riflessioni e

delle scelte, le cose erano già cambiate: il modo di usare le app, il modo di usare il mobile, i modi con cui

leggiamo e ci informiamo." commenta Luca Sofri, Direttore Responsabile de Il Post. "Ci è voluto quindi un po'

di tempo perché potessimo osservare queste cose meglio e sedimentare dei meccanismi che ora ci

convincono: molta semplicità, ordine, e il concetto della timeline, che dai blog in poi ha conosciuto fortune e

decadenze e oggi ci sembra tornato il più utile per un uso frequente e continuato come quello dei social

network o delle app su mobile. Oltre alla priorità sulle immagini, che si pensava potessero perdere rilievo sul

mobile per via delle dimensioni, e invece la qualità degli schermi ha mantenuto protagoniste: e il Post ci

investe da sempre. Ora è una buona app, utile, chiara, bella, di quelle che io stesso preferisco."

L'applicazione mobile de Il Post può essere scaricata gratuitamente ai seguenti indirizzi:-Per sistemi operativi

i O S : h t t p s : / / i t u n e s . a p p l e . c o m / a p p / i d 5 8 0 1 2 9 7 5 0 - P e r s i s t e m i o p e r a t i v i A n d r o i d :

https://play.google.com/store/apps/details?id=it.banzai.media.ilpostLa raccolta pubblicitaria del sito

www.ilpost.it è a cura di Banzai Advertising.

15/12/201403:07

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO

60 articoli

LE MISURE DEL GOVERNO Piccole imprese: più garanzie Antonella Baccaro a pagina 3 ROMA «Entro Natale la legge di Stabilità sarà chiusa». Per il sottosegretario all'Economia, Pier Paolo

Baretta, il Senato dovrebbe licenziarla «entro giovedì o al massimo venerdì». Ma intanto ieri la sessione di

Bilancio è slittata di tre ore per una riunione di maggioranza che ha portato all'accantonamento delle norme

più dibattute.

«Su regime dei minimi, Irap e Fondi pensioni il cantiere è ancora aperto» ha ammesso il relatore Giorgio

Santini (Pd). Che ha addebitato il ritardo alla decisione di incontrare anche le opposizioni: «Vogliamo farla la

legge di Stabilità...». Il riferimento è al rischio di ostruzionismo che ieri si è palesato nell'attivismo con cui il

M5S ha preso a pretesto la lettera inviata dal commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, ai

presidenti delle Camere, allegata al testo del parere della Commissione sulla manovra che, a marzo,

«rischia» la bocciatura. Moscovici sollecita il Parlamento a «prendere le misure necessarie per assicurare che

la manovra sia in linea» con il patto di Stabilità. Una procedura nuova, quella seguita da Moscovici, sulla

quale il M5S chiede al governo un chiarimento in Aula, e che segnala il livello di allarme intorno ai conti

pubblici.

Del resto gli ultimi dati del Bollettino di Bankitalia attestano che il debito è aumentato in ottobre di 23,5

miliardi, a quota 2.157,5 miliardi. Migliora invece il fabbisogno certificato dal Tesoro a quota 8,5 miliardi, con

una riduzione rispetto ai 12,6 miliardi dell'ottobre 2013. Entrate: 33,7 miliardi. Spese: 42,3 miliardi, 3,3 miliardi

per interessi. Male le entrate tributarie, secondo Bankitalia: il gettito fiscale a ottobre è pari a 28,5 miliardi, -

2,7% su anno. Sostanzialmente invariate le entrate nei primi dieci mesi dell'anno. Un dato in linea con quello

del Tesoro che, pur vedendo una ripresa tirata dall'Iva, sconta un rallentamento dell'Irpef (-0,8%).

Intanto emergono particolari sugli 80 emendamenti presentati dal governo in commissione Bilancio. Ad

esempio, si mette al sicuro l'entrata prevista con lo «split payment»: il meccanismo che affida alle pubbliche

amministrazioni il pagamento dell'Iva dovuta sui loro acquisti di beni e servizi, scatterà senz'altro a gennaio,

senza attendere l'autorizzazione Ue. Il governo corre ai ripari sul mancato incasso dell'Iva sui pagamenti dei

debiti della P.a. per 6 miliardi, disposti dal decreto di aprile scorso: solo 240 milioni sui 650 previsti. Per

evitare l'aumento delle accise (clausola di salvaguardia), il governo stanzia la somma mancante. Infine si

riducono da 500 a 300 milioni i tagli alla Difesa. La commissione Bilancio in serata ha esteso il Fondo di

garanzia per le Pmi previsto dal decreto Sviluppo alle imprese con non più di 499 dipendenti.

Antonella Baccaro

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L'iterIl Senato dovrebbe licenziare entro giovedì o venerdì

la legge

di Stabilità. Ancora aperto il cantiere sul regime dei minimi, fondi pensione e Irap

Le misureBonus 80 euro Per chi percepisce un reddito fino a 24 mila euro all'anno, è previsto anche il prossimo anno

un bonus di 80 euro mensili. Sono esclusi invece i pensionati

Tasse sui fondi pensione L'aggravio fiscale sui rendimenti dei fondi pensione passa con la legge di Stabilità

dall'11 al 20%. Ma si è ipotizzato di ridurre l'aumento e scendere al 17%

Edilizia sociale Tra le novità in cantiere sulla legge di Stabilità, un emendamento del governo prevede di

finanziare con 130 milioni in 4 anni il Piano di edilizia sociale

Regioni e patto di Stabilità Arriva un miliardo per l'allentamento del patto di Stabilità, che le Regioni potranno

girare ai Comuni con i bilanci in ordine per le spese che riguardano investimenti

16/12/2014 1Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 63

Fondi alla scuola Escluse le spese di edilizia scolastica dal patto di Stabilità per città metropolitane e

province; arrivano 130 milioni per le pulizie e 64 milioni per le supplenze brevi

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 64

INTERVISTA ian bremmer SUL GIAPPONE «ABE? nOn CERCA TENSIONI IN ASIA» Maria Serena Natale «Riforme e autodifesa, ecco perché il Giappone naviga nella tempesta». Il politologo americano Ian Bremmer

spiega la politica del premier Abe: non cerca tensioni in Asia. a pagina 13

Nella scommessa personale del premier giapponese Shinzo Abe, che con il voto anticipato di domenica ha

blindato la maggioranza parlamentare dei due terzi e legittimato il rilancio di una politica fiscale e monetaria

espansiva guardata con sospetto da ampi settori della società, si intrecciano ambizioni e contraddizioni di un

Paese. Memorie storiche, specificità culturali, disegni strategici della terza potenza economica mondiale. La

vittoria del Partito liberaldemocratico non è priva di chiaroscuri, dice al Corriere il politologo americano Ian

Bremmer, presidente della società di ricerca e valutazione dei rischi Eurasia Group. «In uno scenario di

bassa affluenza alle urne avrebbe dovuto sfondare, invece si è limitato a tenere la posizione».

Ma ha ottenuto il via libera a proseguire sulla strada dell'Abenomics, il sistema di misure macroeconomiche

elaborato per rinvigorire la crescita fondato su tre pilastri, le «frecce». Quali saranno ora le priorità?

«Un ulteriore aumento della liquidità per assicurarsi che la Banca centrale rispetti l'obiettivo dell'inflazione al 2

per cento, più stimoli all'economia, riduzione delle imposte sui redditi delle società. Resta fondamentale il

prossimo innalzamento della tassa sui consumi, rinviato di un anno e mezzo. Sulla "terza freccia", il capitolo

delle riforme strutturali, c'è stato soprattutto un problema di comunicazione: elettori e investitori hanno creduto

che il processo sarebbe stato rapido, mentre quello di Abe è un approccio necessariamente ampio e

graduale».

La preoccupa la tentazione militarista di Tokyo?

«Improbabile che a breve il premier spinga per modificare l'Articolo 9 della Costituzione, la rinuncia al diritto

alla guerra. Abe è deciso a rilanciare il tema dell'autodifesa nazionale ma deve poter contare sui più cauti

alleati di Komeito (partito conservatore d'ispirazione buddhista, ndr ), non esaspererà il dossier sicurezza».

Cosa c'è dietro il risorgente nazionalismo nipponico, nostalgie imperiali, un senso di rivalsa storica, una

risposta alla globalizzazione, la reazione all'atteggiamento sempre più assertivo della Cina?

«Il primo ministro non si fida di Pechino, un sentimento radicato nel suo stesso ambiente familiare, questo

elemento non va sottovalutato. E c'è una lunga serie di episodi di ostilità: in un sondaggio condotto dal Pew

Research Center nella primavera 2014, solo il 7 per cento dei giapponesi esprimeva un parere positivo sulla

Cina, viceversa i cinesi ben disposti verso il Giappone erano l'8 per cento. L'istituzione di una Zona cinese di

identificazione per la difesa aerea nel novembre 2013 e la successiva visita di Abe al santuario di Yasukuni

(nel cui "libro delle anime" compaiono anche i nomi di criminali di guerra, ndr ) hanno alzato il livello dello

scontro. Lo stesso Abe ha paragonato i rapporti sino-giapponesi a quelli tra Regno Unito e Germania alla

vigilia della Prima guerra mondiale».

C'è il rischio di un'ulteriore escalation?

«Il Giappone ha 23 mila compagnie che operano in Cina, con dieci milioni di dipendenti cinesi a libro paga.

Nel discorso pronunciato all'Onu lo scorso settembre, Abe ha scelto un tono conciliante, denunciando la

cultura della guerra e dicendosi pronto a migliorare i rapporti con Cina e Corea del Sud. L'incontro con il

presidente cinese Xi Jinping al summit Apec di novembre non è stato amichevole, ma sufficiente a

normalizzare le relazioni economiche. Entrambi i leader hanno bisogno di tenere le tensioni sotto controllo

per concentrarsi sulle riforme interne».

Cosa rappresenta per la società giapponese il forte legame con la tradizione?

«Al centro di questa tradizione ci sono stabilità e capacità di recupero, preziose nell'ambiente

macroeconomico di oggi. In un mondo che vede crescere insicurezza e precarietà, il Giappone è attrezzato

per navigare nelle tempeste. Lo dimostrò dopo il terremoto e lo tsunami del marzo 2011, oltre 13 mila vittime,

centinaia di migliaia di sfollati. La società, il governo e le istituzioni serrarono i ranghi; pensiamo per contrasto

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 65

all'uragano Katrina del 2005, vissuto negli Stati Uniti come una vergogna nazionale. I giapponesi puntano al

cuore delle cose e procedono per consenso, un lavoro che richiede tempo».

[email protected]

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Foto: Eurasia Ian Bremmer, 45 anni Ieri e oggi Un corteo

con i costumi tradizionali sfila nella «Marcia dei 47 Samurai»

per le vie

di Tokyo (Afp)

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INTERVISTA Il sottosegretario Gozi «Bene la flessibilità In Europa serve una vera politica economica» M. Gal BRUXELLES «Sino a qualche anno fa era tabù solo discutere di funzionamento delle istituzioni o di politiche

degli investimenti e flessibilità. Oggi, anche grazie alla svolta politica sulla quale abbiamo tanto insistito, non è

più così». Sandro Gozi ( foto ) ha la delega agli Affari europei e in questi giorni è nella capitale belga per un

incontro con Donald Tusk per i lavori preparatori del Consiglio di giovedì. Si ritiene più che soddisfatto dalla

caratura politica del piano che Juncker sta definendo: «Mi sembra un inizio molto buono, si annunciano

incentivi per i Paesi che fanno riforme strutturali, un riesame delle parti del patto di Stabilità che sono da

migliorare. Juncker si sta concentrando sulle reali priorità. Si deve arrivare a una vera unione economica e

dei bilanci, e questo passa anche per una proposta da parte della Commissione su come migliorare le

norme».

Per ora siamo agli annunci, è già accaduto in passato.

«Non con questa forza e con queste premesse. La Commissione si impegna sul tema della flessibilità a

partire dal 2015. Lo fa recuperando un ruolo politico che negli ultimi anni ha drammaticamente perso. Quando

dice che la sua squadra deve essere piccola con le cose piccole e grande con le cose grandi, Juncker sta

impostando una primazia della politica sulla tecnica che noi sosteniamo da tempo. Siamo fiduciosi che a

gennaio si facciano i primi passi sulla flessibilità».

Il programma è anche una denuncia: così le istituzioni della Ue non funzionano. Cosa va cambiato?

«Serve una vera politica economica non un'applicazione di regole parziali e in parte disomogenee. Ne siamo

straconvinti. Durante il nostro semestre abbiamo posto il tema del funzionamento delle istituzioni, di una

semplificazione ineludibile. Per esempio occorre semplificare in modo drastico le regole sugli appalti. Questa

Ue troppo complessa per essere efficace. Occorre una netta discontinuità con gli ultimi dieci anni e questo

richiede da parte di tutti i commissari un gioco di squadra, a cominciare dal Piano per gli investimenti, per il

quale occorre che tutti gli strumenti del bilancio siano messi a disposizione».

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INTERVISTA Il governatore toscano Rossi ai dissidenti: «Stare con Matteo è di sinistra Dopo c'è la troika» Virginia Piccolillo È berlingueriano, criticava Renzi, ma ora non sta con i dissidenti. Enrico Rossi, come fa?

«Ho un'età in cui è già molto essere se stessi».

Essere di sinistra conta?

«Sì. Se cade questo governo dopo c'è la troika e la rovina per i ceti più deboli. Per questo Renzi è molto di

sinistra».

C'è chi nel Pd pensa il contrario.

«Non è che appoggiare Monti fosse una scelta molto più di sinistra».

Invece sospettano che lei ora sia per Renzi perché la ricandida governatore in Toscana senza primarie.

«Ma non è così. Chiunque si può presentare».

Però nessuno lo sta facendo.

«Io c'ho un po' da fare a pensare per me. Non sta a me sfidare me stesso».

Ma il premier le ha dato un assist.

«Sì, e ho apprezzato. Ma come candidato naturale, pur nelle differenze».

Lei non soffre per il Jobs act?

«Aspetto i decreti delegati. La sinistra ha reagito sfidando Renzi sull'articolo 18. Ma non mi sembra

dirimente».

Piuttosto?

«Continuo a domandarmi perché non si riesce a introdurre il salario minino».

Lo ha chiesto a Renzi?

«Non ne abbiamo parlato. Ma non è che condivido tutto quello che fa. Come l'attacco di petto ai sindacati».

Ha ricevuto accuse di collaborazionismo?

«Eh, sì. Ma io non voglio il Paese commissariato. Renzi ha il diritto e direi il dovere di provare a governare

con il sostegno del suo partito».

Fin dove si può spingere? Al patto rivelato da Berlusconi sul dopo-Napolitano?

«Renzi ha smentito e replicato bene dicendo che il Quirinale si può votare a maggioranza, senza Forza Italia.

Napolitano non era frutto di larghe intese ma ha garantito tutti».

L'incontro con Prodi a cosa è servito?

«Mi pare un bel segnale».

E se Berlusconi dicesse la verità ?

«Non credo. Renzi è sufficientemente scaltro».

Non soffre a non stare con i suoi storici «compagni»?

«D'Alema e Bersani? Li ascolto sempre volentieri ma alla fine le cose devono essere decise».

Lo dice anche Renzi. Sbaglia chi lo critica?

«Anch'io l'ho criticato, ma altro sono i vizi parlamentari. Come il trabocchetto dei 101 nelle elezioni per il

presidente della Repubblica. Non ci si può permettere di ripetere la stessa scena».

Si sente coerente?

«Certo. Ho la coerenza di uomo di sinistra di governo».

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Foto: Chi è

Enrico Rossi,

56 anni, governa la Toscana dal 2010

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La Nota A PALAZZO CHIGI UN COLLOQUIO CHE CONFERMA LE INCOGNITE Massimo Franco Diplomaticamente, Palazzo Chigi fa sapere che si è parlato solo di politica estera e di economia. Ma nell'ora e

più di colloquio tra Matteo Renzi e l'ex presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, in realtà ieri

sarebbe stato toccato anche il tema del Quirinale. La singolarità sta proprio nella decisione di non farne

cenno nel comunicato ufficioso. È la dimostrazione di quanto il tema sia delicato: al punto che anche una

discussione esplorativa diventa un argomento da maneggiare con le pinze. La controprova sono le bordate

contro Prodi arrivate dal fronte berlusconiano e dal Nuovo centrodestra.

Non è verosimile che il fondatore dell'Ulivo abbia avuto una qualche proposta: nessuno, nemmeno Renzi per

ora è in grado di dire come si evolverà la partita del Quirinale. In più, è percepito come un candidato divisivo.

Ma l'occasione è servita a FI per ribadire che il Colle rientra nel patto del Nazareno tra Renzi e Silvio

Berlusconi: anche se Palazzo Chigi sostiene il contrario. Ed è stata usata dagli altri partiti per rilanciare un

identikit super partes al quale tutti si richiamano quasi d'ufficio: sebbene pochi siano in grado di offrire un

nome in grado di raccogliere consensi trasversali.

Anche perché se a metà gennaio Giorgio Napolitano si dimetterà, le forze politiche si troveranno di fronte lo

stesso Parlamento che dopo le elezioni del 2013 non fu in grado di accordarsi sul capo dello Stato. E fu

costretto a chiedere a Napolitano di rimanere. Ma era chiaro che il prolungamento, inedito, del suo mandato

congelava la situazione: non poteva essere una soluzione duratura. Adesso, la situazione è molto cambiata.

Sono mutati soprattutto i rapporti di forza nel Pd. Eppure, l'elezione rimane complicata.

Se possibile, i rapporti tra e dentro i partiti sono peggiorati. E quando Renzi chiede «non obbedienza ma

lealtà», riceve risposte come quella dell'ex segretario Pier Luigi Bersani, che gli dice: «Non da tutti i pulpiti si

possono accettare prediche», alludendo, pare di capire, al modo in cui Renzi ha liquidato il predecessore,

Enrico Letta. Il tema rimane centrale, anche se forse non lo è stato nel colloquio di ieri. Non deve sorprendere

che Renzi e Prodi abbiano parlato almeno altrettanto di Ucraina, Ue e Libia.

I segnali che arrivano da Bruxelles sono piuttosto allarmanti. È come se mentre finisce il semestre di

presidenza italiana, si delineasse un giro di vite contro il governo di Roma. Ieri Ignazio Visco ha ricordato che

dal 2011, quando è diventato governatore di Bankitalia, si sono alternati ben cinque ministri delle Finanze,

«ma ce n'è stato sempre uno in Germania». Ed ha ammonito che «la rottura dell'euro non è scongiurata per

sempre». Le riforme spettano ai governi. Per Visco, «la politica monetaria non può sostituirsi alla politica». Se

succede, significa che qualcosa non ha funzionato.

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16/12/2014 9Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 69

«Bce, acquisto di titoli su larga scala» Visco: interventi se i prezzi scendono ancora. Milano giù del 2,81%. Rublo, rialzo record dei tassi L'unionepolitica «Bisogna rafforzare i presupposti istituzionali della moneta unica» Stefania Tamburello ROMA La dinamica dei prezzi al consumo «resta pericolosamente debole», rendendo più difficile la ripresa

dell'economia e del credito, avverte il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco per il quale «non siamo

in deflazione ma i rischi non possono più essere ignorati». Questo vuole dire che se le nuove informazioni

sull'inflazione confermeranno la persistenza o addirittura l'aggravarsi dei rischi per la stabilità dei prezzi

nell'area euro «occorrerà avviare, con tempestività, ulteriori interventi di acquisti di titoli su larga scala».

Visco parla alla Camera, in commissione Finanze, che lo vuole sentire sull'unione bancaria, e ai deputati

conferma che la Bce esaminerà a breve, già nella prossima riunione del consiglio direttivo del 22 gennaio, la

possibilità di avviare un programma di Quantitative easing (Qe) cioè anche di acquisto massiccio di titoli

pubblici. Nel consiglio della Banca centrale europea «siamo in molti a sostenere che si debba andare nella

direzione del contenimento di questi rischi», afferma. Quanto all'opposizione del capo della Bundesbank,

Jens Weidmann, osserva che la sua resistenza si è attenuata. «Weidmann non dice più che il Qe nella zona

euro sia vietato, bensì che non sia opportuno».

Il governatore della Banca d'Italia nel suo intervento in Parlamento torna a tratteggiare un quadro severo del

futuro dell'economia, pur indicando nel prossimo anno, anche grazie agli interventi di sostegno della Bce, la

ripresa del credito a imprese e famiglie. Ma la politica monetaria da sola, aggiunge, non basta, bisogna

rafforzare i presupposti istituzionali della moneta unica. All'unione bancaria dovrà seguire la creazione di un

bilancio pubblico comune, dice, osservando che non tutti i rischi di rottura dell'euro sono scongiurati «per

sempre».

I pericoli sono molti e proprio ieri le Borse europee sono affondate, bruciando 200 miliardi, non solo sui timori

di una crescita sempre più debole ma soprattutto sulle preoccupazioni per la crisi economica della Russia,

aggravata dalla rapida discesa del prezzo del petrolio. Il rublo, che dall'inizio dell'anno ha perso il 50%, ieri ha

toccato i nuovi minimi storici (per un euro occorrono 78 rubli, per un dollaro 60) e la Banca centrale russa, per

tentare di arrestarne il crollo, ha di nuovo alzato il tasso di riferimento, stavolta di ben 6,5 punti: dal 10,5% al

17%.

Piazza Affari è stata la peggiore chiudendo a 18.078 punti (-2,81%). Titoli bancari in caduta, con Mps in calo

dell'8,14% a 0,52 euro e Carige in discesa del 7,09% a 0,059 euro. Sulle due banche, respinte allo stress test

della Bce , Visco però è rassicurante. «La Banca d'Italia seguirà l'attuazione dei piani di rafforzamento di

Monte dei Paschi e di Carige, che sono stati approvati nei giorni scorsi dal Consiglio di vigilanza

dell'Eurotower ed «opererà per un'efficace e tempestiva adozione delle misure previste».

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Le operazioni in corso della Bce Dati in miliardi euro - al 12 dicembre Fonte: Bce d'Arco 105 212 0,78 24,7

1.000 Finanziamenti a breve termine alle banche TLTRO (credito a lungo termine alle banche per imprese e

famiglie) Acquisto di Abs (cartolarizzazioni di crediti garantiti) Acquisto di Covered Bond (obbligazioni

garantite) Obiettivo di immissione di liquidità nel sistema

Le BorseLe sanzioni occidentali per la crisi ucraina e il drastico crollo dei prezzi del petrolio hanno spinto al ribasso il

rublo, che ha toccato

i minimi storici (-50% da inizio anno), trascinando le Borse europee: Milano

ha chiuso perdendo il 2,81%, Londra l'1,87%, Parigi il 2,52%, Francoforte il 2,72%, Madrid il 2,38%

200 miliardi Quanto hanno bruciato ieri le piazze europee

16/12/2014 33Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 70

50 per cento

La perdita

del rublo

da inizio anno

16/12/2014 33Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 71

Il sale sulla coda L'istinto primordiale che va controllato Dacia Maraini Una donna strangola il figlio e subito dopo se ne dimentica, anzi rimuove come direbbe Freud, l'atto compiuto

dalle sue stesse mani. Sprofonda in una specie di oblio di sopravvivenza, cancellando la memoria di un

delitto che sorprende prima di tutto chi l'ha compiuto. Si è parlato di malvagità. Ma cos'è la malvagità? Un

dato del carattere che si eredita coi geni? O non piuttosto il prodotto di una storia di vita vissuta male e senza

regole interiori? E cosa sono le regole interiori se non lo sviluppo guidato dell'immaginazione, la sola capace

di farci capire il dolore altrui? Potremmo perfino dire che stiamo assistendo al rigurgito della antichissima

cultura del possesso, che ha radici profonde nella storia del mondo. Per una donna non civilizzata, la prima e

inalienabile proprietà sono i figli e per questo li considera cosa propria, di cui disporre. Per gli uomini non

civilizzati, si tratta della famiglia, cominciando dalle mogli o compagne. Questo conferma l'idea che, per

impostare dei rapporti umani di convivenza pacifica non si può che lavorare sulla sublimazione degli istinti

primordiali e sull'accettazione di regole severe contro tutte le forme di sopraffazione e sfruttamento del più

forte contro il più debole. Non pretendiamo di essere superiori agli animali grazie ai nostri speciali rapporti col

cielo? Non pretendiamo di governare il mondo grazie alla nostra capacità di costruire strumenti e conoscenze

che ci aiutano a formare una società evoluta? Le donne sono forse più buone per natura? O perché hanno

imparato, o dovuto imparare, a sublimare, reprimere e controllare la propria violenza, che quando scappa

fuori, nonostante tutto, può rivelarsi terribile, come dimostrano le Medee di tutti i tempi?

Nella mancanza di regole interiori, che storicamente venivano imposte dalla religione e dalle ideologie, nella

confusione e nella frammentazione di ogni idea di bene e di male, assistiamo alla fuoriuscita di rigurgiti di

antiche culture basate sui più brutali e feroci rapporti di forza. E uno dei concetti chiave di questi rigurgiti

culturali è la difesa del sentimento primario, brutale e animalesco di proprietà - ti amo e quindi sei mio o sei

mia -: la difesa immediata e violenta del piccolo campo sentimentale e carnale che si considera parte della

nostra identità. Se tu ti sottrai al mio possesso, diventi un nemico, e io mi sento legittimato a ucciderti. Non

potrebbero essere spiegati così i tanti troppi delitti contro le donne e i bambini?

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16/12/2014 47Pag. Corriere della Sera - Ed. nazionale(diffusione:619980, tiratura:779916)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 72

La partita del Colle e i rischi Ue Economia & Società di Lina Palmerini Il debito pubblico risale, segnalava ieri Bankitalia, e di «rischio» Italia parlava la lettera che Pierre Moscovici

ha spedito al Parlamento. Questo è il reale campo di battaglia per il Quirinale e un tilt politico consoliderebbe

lo scenario di un commissariamento europeo.

Continua pagina 23

Renzi: l'Italia si candiderà per le Olimpiadi 2024

«Saremo al fianco del Coni per la candidatura dell'Italia alle Olimpiadi del 2024». Lo ha annunciato il premier

Renzi. pagina 24

POLITICA 2.0

Continua da pagina 1

L'incontro a Palazzo Chigi tra Matteo Renzi e Romano Prodi per il momento va letto in chiave tattica. Il

premier sa che non può snobbare uno dei candidati più forti per il Colle, con un peso nella storia del centro-

sinistra, con un seguito in una parte del Pd e dei 5 Stelle e, dunque, deve aprire un canale di dialogo con lui.

Probabilmente hanno anche ragionato di numeri in Parlamento o di scenari alternativi al Quirinale ma il

passaggio è stato più obbligato per Renzi che conclusivo per Prodi. Ed è una risposta anche a Berlusconi e a

un patto del Nazareno inclusivo del nome per il Quirinale: con il colloquio di ieri Renzi rivendica a sè e al

partito di maggioranza la responsabilità della scelta sul capo dello Stato. E detta le condizioni a Forza Italia.

Ma questa è la prima scena di una lunga serie che andrà avanti fino ai primi giorni di febbraio quando si

comincerà operativamente a votare.

Un mese per la politica è un tempo lungo e di incontri come quello di ieri ce ne saranno altri. Un modo per il

premier di sondare l'effetto di alcuni nomi tra politici e media, di studiare i posizionamenti delle correnti, di

dimostrare apertura sulle candidature e non uno schema chiuso che va solo verso un presidente renziano.

Oggi Giorgio Napolitano farà l'ultimo saluto alle alte cariche dello Stato, le dimissioni sono attese verso la

metà di gennaio e dopo 15 giorni cominceranno le votazioni più temute da Renzi. E rischiose per l'assetto

finanziario italiano.

Sì perché se la politica è mutevole, il quadro economico è stabilmente negativo. E in questo contesto - che

realisticamente non cambierà a gennaio - si combatterà la battaglia per il Colle. Il dato di ieri di Bankitalia

segnalava un altro aumento del debito: in ottobre di 23,5 miliardi in più che portano il volume a 2.157,5

miliardi. E sempre ieri, secondo la procedura europea, il commissario Ue Moscovici ha mandato una lettera al

presidente della Camera in cui parla di «rischio dell'Italia di non rispettare il patto di stabilità». Niente di nuovo

ma è come un "memo": ci ricorda che i conti con l'Europa non sono chiusi.

Questa è l'arena vera per l'Italia e un eventuale cortocircuito politico-istituzionale sull'elezione del capo dello

Stato rafforzerebbe uno scenario di commissariamento dell'Europa. Non riuscire a eleggere un presidente

della Repubblica o la crisi del Governo per effetto della stessa elezione, manderebbe in tilt anche la finanza

pubblica. Un effetto domino che ambienti finanziari considerano inevitabile soprattutto a fronte di un debito

sempre più alto e sempre meno sostenibile.

E non è un caso che Palazzo Chigi abbia fatto sapere che molta parte del colloquio tra Renzi e Prodi sia stato

dedicato all'Europa e all'economia. L'elezione del capo dello Stato cadrà in un momento delicatissimo per

l'euro. Saranno le settimane della decisione della Bce di Draghi sul Qe, si avvicineranno le elezioni in Spagna

mentre sulla Grecia la prospettiva delle elezioni anticipate si aprirà solo alla fine del mese, se non riusciranno

a eleggere il capo dello Stato alla terza votazione. Guarda caso un'altra volta i fatti ci accostano ad Atene.

Scadenze politiche identiche - il presidente della Repubblica - e stessi scenari possibili, come il voto

anticipato. Il punto è che l'Italia ha un rischio potenziale sulla tenuta dell'euro molto più alto della Grecia e il

commissariamento sarà l'unica via d'uscita per tenerlo in piedi .

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 73

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2.175,5 miliardi

Il debito pubblico

Il volume complessivo del debito pubblico italiano che in ottobre è aumentato di 23,5 miliardi

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 74

L'Europa buco nero tra Asia e Usa Carlo De Benedetti È difficile considerare quella di Shinzo Abe una vittoria piena. L'alta astensione è il segno di un Paese che

resta in grande difficoltà. Ma in quelle urne c'è comunque il riconoscimento per chi ha provato con una

politica economico-monetaria aggressiva a portare il Giappone oltre la trappola mortale della recessione.

Continua pagina 20

L'ANALISI

Continua da pagina 1

Non si può dire lo stesso per l'Europa. È davvero preoccupante l'immobilismo di questa area del mondo di

fronte a una situazione mondiale che si sta sempre più consolidando in suo sfavore. Buco nero della crescita

ed epicentro deflazionistico mondiale, l'Europa è come rassegnata nella sua posizione di subalternità rispetto

all'asse Stati Uniti-Cina che ha preso il controllo sugli assetti geopolitici globali. Non c'è competizione, in

questa fase, tra le due grandi potenze. Arriverà il tempo del conflitto, ma per il momento gli interessi

economici e politici sono complementari più che divergenti. Pechino, concentrata sulla priorità di gestire

internamente la fase più difficile del suo sviluppo, non è ancora pronta a ingaggiare una competizione diretta

con gli Stati Uniti. Questi ultimi, invece, non vedono ancora nei cinesi concorrenti diretti sulla loro economia

del software. È stato addirittura avviato un programma comune, con uno scambio tra funzionari e alti generali,

per testare le rispettive reazioni in caso di crisi politiche gravi. Xi Jinping è considerato, al di là dell'Atlantico,

un grandissimo leader, forse il più lungimirante oggi sullo scenario mondiale. Il nemico comune è la Russia.

Anche la politica di bassi prezzi del petrolio, attuata dall'Arabia Saudita, è finalizzata a mettere in difficoltà più

la Russia che gli Stati Uniti. La sofferenza di Putin, al G20, è stata sotto gli occhi di tutti: e non sono certo le

sanzioni europee la causa di quell'isolamento. Mai, dalla fine della guerra fredda, il mondo aveva visto

un'egemonia più chiara. Mai l'economia americana è stata più solida. Quella dell'energia è una vera e propria

rivoluzione per gli Stati Uniti: dall'essere il più grande importatore energetico sono diventati un Paese

esportatore grazie allo shale oil e allo shale gas. Negli ultimi tre mesi il prezzo della benzina alla pompa è

calato fino a determinare un risparmio di dieci dollari a settimana per ogni americano. E sono soldi che

vengono subito spesi in altri consumi, altro che i nostri 80 euro che non hanno prodotto alcun effetto per una

totale mancanza di fiducia. Le banche americane oggi hanno ritrovato solidità, il deficit è tornato su livelli

normali, dopo essere stato spinto fino all'8%, la crescita c'è, l'andamento dei prezzi è sotto controllo. Anche il

rafforzamento del dollaro sull'euro non è vissuto come un problema. Il campo di competizione per l'industria

americana è ormai totalmente spostato sul software, non sui macchinari, non sull'hardware. Per Google o per

Facebook il livello del dollaro non è un problema. Non sono in competizione con nessuno, vendono servizi in

tutto il mondo, non sono più esportatori tradizionali. Apple come Amazon sono banche più che industrie. E i

laboratori americani già lavorano a pieno ritmo sull'economia del futuro: quella delle biotecnologie, i pezzi di

ricambio per l'uomo. Dall'altra parte del Pacifico la Cina ha il solo problema di rallentare gli investimenti per

rendere più equilibrato il proprio sviluppo. Cresce comunque oltre il 6 per cento e ha un'inflazione sotto il 2

per cento, caso più unico che raro. Jinping ha dichiarato guerra alla corruzione e l'ha vinta in breve tempo: i

casinò di Macao hanno perso il 40 per cento del loro giro d'affari. Su ricerca e innovazione l'Europa è già

stata distaccata. In questo quadro è davvero imbarazzante la mancanza di visione dei leader europei. L'unico

che ha una percezione globale di quello che sta accadendo è Mario Draghi. Ma anche lui è stato costretto a

una lentezza d'azione estenuante. Non abbiamo per nulla combattuto la guerra delle monete, che ha

schiacciato le nostre produzioni con i livelli assurdamente alti dell'euro. Solo quando il Giappone, con una

svalutazione del 30 per cento, ha cominciato a fare concorrenza alle produzioni tedesche, è stato possibile

agevolare un calo della moneta unica verso valori più realistici. Ma intanto la storia dell'euro potrebbe essere

ormai a un crocevia decisivo. Da una parte il quantitative easing, che i mercati danno per scontato e che, per

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 75

questa ragione, non può più essere rinviato. Dall'altra le elezioni greche, con la possibile vittoria di Tsipras.

Draghi, per quanto gli compete, farà bene a sparare il più forte possibile con il suo bazooka monetario, ma il

cannone della politica imbracciato dalla sinistra greca potrebbe davvero segnare la fine dell'esperienza

dell'euro, mostrando ai mercati che una via d'uscita dalla moneta unica c'è e che l'euro non è acquisito una

volta per tutte. Succede anche questo quando non hai la forza morale e politica per contrastare il declino. Ed

è quel lo che è avvenuto all'Europa. La colpa di un eventuale crollo dell'eurosistema se la prenderanno i

greci, e forse gli italiani, ma è alla Germania che è mancata la leadership necessaria a farsi carico del destino

dell'Europa. Forse Berlino può ancora cambiare la storia, forse può garantire quel sostegno a Draghi che è

necessario, forse può capire quello che i giapponesi hanno capito - anche loro in ritardo - alcuni anni fa, ma di

certo non bisognava arrivare fin qua. Con un'Europa marginale, costretta a guardare da lontano i leader del

mondo. I prossimi mesi saranno decisivi.

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 76

Piazza Affari: le banche si risolleveranno solo con il Qe L'ANALISI

Era inevitabile che il contraccolpo più grave lo subisse, tra gli altri, Piazza Affari. Metà del listino milanese è

composto di fatto da titoli bancari ed energetici. E sono proprio i due settori nell'occhio del ciclone dei recenti

violenti ribassi di Borsa. I primi, gli istituti di credito, sono quelli che più beneficeranno del tanto sospirato QE

in salsa europea. Ma la strada da qui a fine gennaio, quando la Bce dovrebbe lanciare il maxi-acquisto di

bond sovrani è assai travagliata per la forte opposizione tedesca e olandese. Ecco perché è plausibile

attendersi settimane di forte volatilità sui titoli bancari. Anche l'ennesima crisi greca si pone come altro

elemento di grave incertezza che si riverbera soprattutto sui listini dell'Europa del Sud. Il forte calo del greggio

non può che impattare in negativo su Eni che anche ieri ha lasciato sul campo oltre il 3%. I fattori di crisi che

si sono cumulati e la profonda incertezza sul primo colpo di bazooka di Mario Draghi hanno pesantemente

influito su Piazza Affari che con le ultime settimane di ribassi ha visto scendere in negativo le performance da

inizio del 2014. Il Ftse/Mib che a inizio dicembre era ancora positivo, oggi è in perdita per il 4,6%. Ed è in

buona compagnia, dato che il Cac40 francese è in rosso per il 6% e anche il principe dei listini europei, il Dax

tedesco, ha innestato la retromarcia con un calo durante quest'anno del 2,3%. Non è un caso che il listino

svizzero, che non ha legami con l'euro, mantenga una performance positiva del 6%. Del resto lo stesso

Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, ha ammonito ieri che il rischio della rottura dell'euro non è

scongiurato per sempre. Lo sanno anche gli operatori che hanno sì puntato le carte nell'ultimo triennio sui

listini periferici, comprando banche greche, spagnole, italiane. Ma sanno anche che l'equilibrio è sempre

precario. Appena si addensano nubi, che siano la nuova crisi greca, il parziale insuccesso del Tltro, il

finanziamento Bce da destinare alle imprese. O peggio ancora la profonda divaricazione dentro la Bce sul Qe

europeo, ecco scattare le vendite, sulle banche in particolare. Banche che, in genere, hanno dato

soddisfazioni dal 2012 agli investitori con Intesa e Bpm salite in un anno di oltre il 40% e Ubi del 20%. Chi è

entrato sulle banche quando il Ftse/Mib veleggiava ai minimi sui 12mila punti, oggi potrebbe realizzare in

parte qualche presa di beneficio. Pronto a risalirci se a gennaio verrà dato avvio al QE. Chi è entrato negli

ultimi mesi, meglio che mantenga i nervi saldi e non venda in perdita. Sempre che il bazooka di Draghi si

metta davvero a sparare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Fabio

Pavesi

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 77

Banche. In Borsa Siena cade dell'8% per alcune vendite e tocca i minimi storici Faro Consob sul titolo Mps Carige, oggi il Cda sul capital plan Luca Davi Raoul de Forcade IL FRONTE TOSCANO

Gallia (Bnl Bnp Paribas): noi non interessati a Siena

Senza conferme i rumors

di un possibile avvicinamento di investitori cinesi

IL FRONTE LIGURE

Al board odierno della banca genovese i prossimi passi

L'ipotesi di acquisto di una quota della Fondazione

da parte del fondo Apollo

L'ok preliminare della Bce ai piani di risanamento non basta: Monte dei Paschi di Siena e Carige cadono in

Borsa e trascinano al ribasso, insieme al resto del comparto bancario, tutta Piazza Affari, scesa del 2,81%. I

movimenti sulla banca senese - che ha ceduto l'8,14% a 0,52 euro, il valore più basso nella storia del titolo -

hanno fatto scattare il monitoraggio della Consob, che sta verificando eventuali anomalie. Sulla scia di Mps,

anche Carige è affondata del 7% a 0,059 euro. La seduta è stata critica per tutte le banche del listino di

Piazza Affari con Intesa Sanpaolo che ha perso il 4,33% e Unicredit il 4,7 per cento.

Il caso Monte Paschi

E pensare che, fino alla tarda mattinata, il titolo Mps tentava la strada del recupero, dopo le vendite della

scorsa settimana. Gli acquisti erano da attribuire, secondo molte letture, al primo via libera al piano di

rafforzamento patrimoniale arrivato venerdì pomeriggio dalla Bce, che faceva seguito alla bocciatura agli

stress test di ottobre. Tuttavia, nel primo pomeriggio di ieri il clima è improvvisamente cambiato e si è

assistito a un violento cambio di direzione. A determinarlo è stata una manciata di ordini massicci, il primo dei

quali registrato attorno alle 14.20, che hanno generato un effetto domino. In una delle principali sale operative

milanesi si evidenzia come gli alleggerimenti siano specifici ed effettuati da pochi investitori con vendite

mirate. Rimane il fatto che, di fronte ai movimenti anomali, la Consob ha ritenuto di procedere con alcune

verifiche preliminari sul mercato.

Senza conferme sono invece rimaste le indiscrezioni, rilanciate dall'agenzia Reuters, di un possibile

interessamento alla banca senese da parte di investitori cinesi. L'agenzia stampa riportava il pensiero di

alcuni banchieri basati a Hong Kong secondo cui il gruppo italiano potrebbe attrarre capitali orientali. Pechino,

infatti, starebbe spingendo affinchè i gruppi finanziari locali diversifichino il proprio business al di fuori dei

mercati emergenti, e le banche europee in difficoltà potrebbero essere le prede preferite. Per ora, tuttavia, si

registra una sola acquisizione da parte di un gruppo cinese (Haigong Securities) che la scorsa settimana ha

rilevato l'investment bank Banco Espirito Santo de Investimento da Novo Banco, la banca scissa da Banco

Espirito Santo con il salvataggio lo scorso agosto, per 379 milioni di euro. Di fondi asiatici attivi su Mps in

verità si era parlato già a novembre, quando il fondo di Hong Kong Nit Holdings aveva annunciato una

fantomatica offerta da 10 miliardi per il gruppo italiano, di fatto però mai realizzata, tanto da aver fatto scattare

un'indagine della Consob. Tuttavia, non è escluso che nell'ambito della ricerca dei soggetti interessati a

partecipare all'aumento di capitale da 2,5 miliardi - che Mps dovrebbe varare nei primi mesi del 2015,

probabilmente in aprile - qualche soggetto cinese possa essere coinvolto, sebbene per quote ritenute

residuali. Dei prossimi passi relativi al capital plan - che dovrà essere comunque ratificato dal board dei

governatori della Bce in gennaio - si parlerà nel corso di un Cda convocato per giovedì o venerdì a Siena.

A ribadire il disinteresse per Mps è invece il gruppo Bnl Paribas, che diversi rumors di mercato danno invece

come uno dei possibili acquirenti, insieme a Ubi in Italia. La conferma è arrivata dallo stesso a.d di Bnl

Paribas, Fabio Gallia, secondo cui il gruppo intende crescere da solo senza acquisire nuove filiali.

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 78

Carige in movimento

Anche sul fronte di Banca Carige come detto la giornata di Borsa è stata tutt'altro che positiva. Un segnale

non certo entusiasmante dopo la notizia positiva di venerdì scorso, quando la Bce ha dato il primo placet al

capital plan. A Carige è stato conteggiato uno shortfall da 814 milioni che l'istituto genovese intende

fronteggiare con un aumento di capitale compreso tra 500 e 650 milioni, che si giova anche della vendita del

comparto assicurativo ad Apollo Management. Proprio il fondo statunitense, inoltre, secondo rumors di

stampa, sarebbe in contatto con Fondazione Carige (che controlla il 19% della banca) per l'eventuale

acquisto di una quota della partecipazione dell'ente; quota che potrebbe raggiungere il 10%. Intanto, sono

alla finestra altri possibili investitori interessati ad acquistare quote di Carige. Tra questi Andrea Bonomi, con

la sua Investindustrial e la famiglia ligure Malacalza.

Oggi, comunque, il cda della banca guidata da Piero Luigi Montani si riunirà. Dovrebbero essere trattati temi

squisitamente tecnici ma è difficile pensare che il board di Carige non si soffermi anche sulle questioni

relative al giudizio della Bce. L'istituto di vigilanza europeo, comunque, darà solo a metà gennaio un giudizio

definitivo sui capital plan delle banche sotto verifica. I vertici di Carige, peraltro, appaiono relativamente

tranquilli. Ritengono, infatti, che la loro proposta di un aumento di capitale fino a 650 milioni sia congrua, visto

anche che lo shortfall di 814 milioni si è già ridotto intorno ai 700, con la cessione delle Carige Assicurazioni e

Carige Vita Nuova ad Apollo. Un'operazione da 310 milioni il cui impatto sul patrimonio della banca ammonta

a circa 100 milioni.

Se Bce darà a gennaio il suo placet, ci vorranno 45 giorni per convocare l'assemblea degli azionisti e portare

al voto la ricapitalizzazione. La delibera potrebbe arrivare, quindi, per la prima decade di marzo e l'aumento

prenderebbe, così, avvio a maggio del 2015.

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 79

La lunga crisi IL GOVERNATORE DELLA BANCA D'ITALIA «Bce acquisti titoli se rischio deflazione» Visco: Bankitalia ha contestato l'approccio degli stress test ma ora avanti sui piani Mps e Carige Rossella Bocciarelli I TEST BANCARI

Il Governatore ha ricordato le critiche messe a verbale in seno alla Bce per «l'approccio asimmetrico alle

discrezionalità nazionali»

Roma

La Bce dovrà agire «tempestivamente» per comprare titoli sul secondario se l'inflazione continuerà ad essere

così bassa. Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ha battuto a lungo sulla necessità che la politica

monetaria europea non ponga indugi sul fronte del Quantitative easing durante un'audizione presso la

commissione Finanze della Camera. «Non siamo in una situazione di deflazione, ma i rischi non possono più

essere ignorati», ha dichiarato, aggiungendo che «se le nuove informazioni sull'inflazione confermeranno la

persistenza o addirittura l'aggravarsi dei rischi per la stabilità dei prezzi nell'area dell'euro occorrerà avviare,

con tempestività, ulteriori interventi di acquisti di titoli su larga scala, al fine di riportare le dimensioni del

bilancio dell'Eurosistema sui livelli desiderati». Visco ha poi affermato che nei prossimi mesi la riduzione dei

prezzi peggiorerà, con la caduta dei prezzi del petrolio: se questi prezzi sono troppo bassi nel mondo, ha

spiegato, per alcuni paesi si può porre un problema di deflazione con debiti. A chi chiede se intenda rilasciare

un'intervista a un giornale tedesco per chiarire il proprio punto di vista, dopo che il presidente della

Bundesbank Jens Weidmann ha ribadito il suo no al Qe a un giornale italiano, Visco replica: «La risposta è sì.

L'intervista di Weidmann è molto importante: lui dice che acquistare titoli sovrani è un rischio per la Bce ed

evidenzia il fatto che parte dei rischi possano essere accollati al contribuente di un altro paese ma non dice

che non si deve fare, mentre fino all'altro ieri era vietato». Tuttavia, aggiunge - «c'è un elemento che

Weidmann non approfondisce: la correlazione tra il rischio macroeconomico legato al fallimento dell'euro e

l'aumento dello spread. Abbassando i rischi macro economici complessivi, anche quel rischio sulla sua banca

centrale si riduce. E bisogna convincerlo di questo». Il governatore ha poi affermato come sia «essenziale»

che i fondi Tltro della Bce siano usati dalle banche per dare prestiti a famiglie e imprese. Il ricorso alle prime

due Tltro per l'area euro è stato pari a 212 miliardi e per per le banche italiane «è stato di 57 miliardi, contro

un potenziale massimo di circa 75. Gli intermediari hanno reso esplicita l'intenzione di destinare i

finanziamenti a basso costo ottenuti con le Tltro al sostegno dell'erogazione di fondi a imprese e famiglie. È

essenziale che ciò avvenga». In assenza di stimoli, infatti, la ripresa dei prestiti bancari sarà necessariamente

graduale: «Stimiamo che quelli alle società non finanziarie riprenderanno a crescere non prima della metà del

2015, mentre i prestiti alle famiglie potrebbero tornare ad aumentare già nei primi mesi dell'anno». Ci sono

problemi di domanda. E c'è anche un problema di sofferenze che perdura: «È vero che negli ultimi tempi il

flusso di nuove sofferenze è sceso, ma si è determinato uno stock che costituisce un problema». Visco ha

dato conto anche dei risultati di Aqr e dello stress test. Quest'ultimo «è stato esercizio severo ma utile» ha

detto il banchiere centrale, che ha rivelato che Bankitalia ha contestato formalmente sia nel consiglio di

vigilanza che nel consiglio direttivo della Bce «l'approccio asimmetrico alle discrezionalità nazionali» adottato

in occasione dello stress test, che ha fatto sì che le aziende di credito italiane risentissero fortemente della

parziale rimozione del filtro prudenziale sulle variazioni di valore dei titoli sovrani mentre non è stata effettuata

nessuna armonizzazione di altre discrezionalità, come la possibilità di graduare la deduzione degli

avviamenti. Visco ha spiegato anche che Bankitalia «seguirà l'attuazione dei piani di rafforzamento di Mps e

Carige e «opererà per un'efficace e tempestiva adozione delle misure previste». Il governatore ha quindi

ricordato che dagli stress test è emerso che le esigenze dei due istituti ammontano a 2,9 miliardi (lo 0,2% del

Pil). Le difficoltà di queste due banche «derivano in ampia misura da episodi di mala gestio che la Banca

d'Italia ha contribuito a far emergere, in stretto accordo con l'autorità giudiziaria». Nella crisi di Mps «la Banca

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 80

d'Italia ha fatto il massimo ma non è stato facile» anche perché alcune norme previste in Europa come ad

esempio il potere di removal sui vertici, da noi non sono ancora state approvate».

© RIPRODUZIONE RISERVATA LA PAROLA CHIAVE Quantitative easing Con il termine inglese

quantitative easing (letteralmente "alleggerimento quantitativo" o "facilitazione quantitativa") si intende quella

politica monetaria non convenzionale con cui una banca centrale mira a rilanciare l'economia. Con il Qe la

banca centrale acquista sul mercato titoli di vario tipo (generalmente titoli di Stato, ma non solo) stampando

moneta. Questa politica da un lato ha l'effetto di tenere bassi i tassi d'interesse, dall'altro lato inietta sul

mercato una grande massa di liquidità a basso costo. 0 -1 -2 -3 -4 -5 -6 9 10 11 12 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Settore privato Famiglie Società non finanziarie 2013 2014 L'andamento dei prestiti Variazione percentuale

sui 12 mesi

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 81

Alimentare. L'ente certificatore Aqsiq ha dato il via libera alle esportazioni verso il Paese asiatico di cinqueaziende di salumi La Cina apre ai prosciutti italiani Ammesse le produzioni suine sottoposte a cottura e quelle stagionate 313 giorni Rita Fatiguso LO SCENARIO

Benefici diretti per Parma

e San Daniele, mortadella

cotto e porchetta

La prossima sfida sull'ok

alle carni fresche di maiale

PECHINO

Regalo di Natale dei cinesi al made in Italy alimentare. Cinque prosciuttifici sono stati finalmente autorizzati

ad esportare i loro prodotti in Cina, la lista è stata varata a ridosso del weekend e appena pubblicata sul sito

dell'ente certificatore Aqsiq

(http://jckspaqj.aqsiq.gov.cn/xz/spxz/201303/P0201412105895

40708026.doc).

Brianza Salumi, Salumi Visetti, Leoncini, Agricola Tre Valli e Felsineo sono i marchi apripista di altre realtà

italiane che, se lo chiederanno, potranno ricevere gli ispettori cinesi nei loro stabilimenti e, in caso positivo,

ottenere l'autorizzazione all'export. Cade così, almeno in parte, una barriera che finora aveva impedito ai

nostri prodotti di qualità di arrivare sulla tavola dei cinesi, la ricerca sugli scaffali dei grandi magazzini cinesi

anche aperti ai prodotti importati poteva rivelarsi un'attività altamente frustrante.

Una fetta di cotto o un etto di mortadella? Un miraggio, un sogno proibito. E non certo perché ai cinesi non

piacciano questi prodotti, anzi. Il loro gusto si sta sempre più orientando ad apprezzare i prodotti occidentali,

inclusi i salumi di produzione italiana. La trattativa con Aqsiq relativa ai bandi sulla carne è stata ed è ancora

estenuante. Per la carne bovina la documentazione tecnica è stata presentata, ma la rimozione del bando

richiede uno stretto coordinamento con il ministero dell'agricoltura cinese.

Per la carne suina invece il percorso è stato a tappe, si è puntato ad allargare la tipologia di prodotti da

immettere sul mercato cinese (prosciutto maturato a 313 giorni e carne suina trattata termicamente). Adesso

questa prima apertura del mercato cinese vale per un pugno di stabilimenti autorizzati all' esportazione di

prodotti a base di carne suina trattata termicamente (prosciutto, mortadella, porchetta) e stagionata a 313

giorni (è il caso di prosciutto crudo di Parma e San Daniele).

Il prossimo grande obiettivo è quello di aprire alle carni suine fresche, per farlo l'idea e' di utilizzare il concetto

di macroregione, ad esempio quella del Nord Italia, già accettata da altri Paesi. Il meccanismo renderebbe più

facile la certificazione per l'intera area omogenea di produzione. I cinesi hanno chiesto una particolare

certificazione rilasciata da un ente veterinario sovranazionale, a riprova della loro attitudine a utilizzare le

analisi come una sorta di filtro all'ingresso di certi prodotti. Alcune malattie sarebbero ancora presenti in certe

aree dell'Italai e la Cina vuole essere assolutamente sicura che la carne importata sia di qualità ineccepibile.

Ma si cerca anche di aumentare il numero dei macelli italiani autorizzati a lavorare con i prosciuttifici che

esportano gia' in Cina, per far inserire un consistente numero di stabilimenti per la lavorazione della carne

suina nelle liste degli stabilimenti autorizzati all' esportazione. Arrivare a una totale apertura in tempi brevi non

sarà facile, le autorità italiane presenti e attive qui a Pechino hanno sfoderato finora tutte le armi possibili per

convincere i cinesi ad aprire le frontiere e a rendere meno asfissianti i controlli. Cercando anche di districarsi

tra i troppi enti, spesso in concorrenza tra di loro, che devono rilasciare le autorizzazioni alimentari e per la

sicurezza dei prodotti. Fatto sta che alla prima edizione di World of Food organizzata dalla Fiera di Colonia

con le autorità cinesi della Camera di commercio qualche settimana fa al padiglione italiano a degustare i

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 82

salumi made in Italy c'era la fila più lunga. Il mercato adesso potrà davvero iniziare a soddisfare la domanda

di prodotti importati dall'Italia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Fonte: ASSICA 2013 2014 Hong Kong 2013 2014 Brasile 2013 2014

Canada 2013 2014 Fed. Russa 2013 2014 Libano 2013 2014 Giappone 2013 2014 Svizzera 2013 2014 Usa

0 400 800 1.200 1.600 2013 2014 2013 2014 2013 2014 2013 2014 2013 2014 2013 2014 2013 2014 2013

2014 0 2.000 4.000 6.000 8.000 EXPORT SALUMI VERSO I PRINCIPALI PAESI UE EXPORT SALUMI

EXTRA UE Dati I trimestre 2014 in tonnellate Dati I trimestre 2014 in tonnellate 6.448 Totale 27.200 Totale Le

esportazioni di salumi

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 83

Se il made in Italy è ostaggio delle scartoffie L'ANALISI

Q

ualcuno ci spieghi, per favore, come mai i preziosi giacimenti alimentari del made in Italy possano essere

messi sotto assedio da potenziali compratori cinesi senza riuscire, al tempo stesso, a varcare la soglia

doganale della Grande Muraglia.

Appetibili per la grande distribuzione locale ma con i container bloccati da procedure sfibranti. Corteggiati e

abbandonati al proprio destino crudele.

In questa apparente schizofrenia è racchiusa la grandezza, ma anche l'infinita debolezza, del sistema Italia

che non riesce a difendere mai abbastanza il proprio valore.

Per un olio extravergine Filippo Berio che passa di mano dopo mesi di sfibranti negoziati e finisce diritto nel

portafoglio del gigante dell'alimentare Bright Food c'è il prosciutto cotto che riesce, a stento, a superare la

barriera delle carte bollate, ci sono le mozzarelle ferme nei container oltre ogni logica di sana conservazione

e persino la farina, l'ultima in ordine di tempo, respinta brutalmente al mittente.

L'Italia è fatta così, senza vie di mezzo. Quanto vale un comma in fatto di potenzialità commerciali? Per il

made in Italy il valore è inestimabile. Ma in un mondo fatto di realtà medio-piccole che, da sole, non

riuscirebbero a cavarsela c'è un sistema frazionato che non vuole fare massa critica, lasciando così cadere

l'unica opportunità che ha di tener testa a un gigante del cibo quale è la Cina affamata di prodotti di qualità.

Invece di questi tempi, al netto delle sirene degli acquirenti stranieri che adocchiano nuove prede, senza

l'export alimentare di qualità l'Italia difficilmente riuscirebbe a sopravvivere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA Rita

Fatiguso

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 84

Aeroporti. La Sea: +12,4% nei primi 11 mesi del 2014 Malpensa respira: più passeggeri intercontinentali Marco Morino IL TAVOLO IN REGIONE

Lupi: «Scalo strategico

per il Nord-Ovest, avrà tutto l'appoggio del governo»

Da valutare i contraccolpi del decreto Linate

MILANO

C'è un dato, illustrato ieri dal presidente della Sea Pietro Modiano, nell'ambito del tavolo sugli aeroporti

milanesi ospitato dalla Regione Lombardia e coordinato dal ministro Maurizio Lupi, che accende una

fiammella di speranza per Malpensa. È il ritorno dei passeggeri di qualità, cioè i passeggeri dei voli

intercontinentali: +12,4% nei primi 11 mesi del 2014 e la stima di un'ulteriore crescita del 5-6% nel 2015, per

un totale di +20% in due anni. Modiano dice di aver avuto «per la prima volta la sensazione che Malpensa

non sia isolata. È un aeroporto - riconosce - che ha subito una serie di vicissitudini». Ma per crescere

Malpensa ha bisogno di ulteriori sostegni, a partire dai collegamenti. Al momento bisogna fare i conti con i

contraccolpi del decreto Linate, che autorizza nuovi voli dal city airoport milanese verso le città europee non

capitali. I numeri saranno studiati «scientificamente» quando saranno «un po' più solidi», osserva Modiano:

«Vedremo a regime cosa succede - aggiunge il presidente della Sea, la società che gestisce Linate e

Malpensa - ma è chiaro che quello che ci preoccupa è la linea di passeggeri portati da Malpensa a Linate.

Cercheremo di contrastare il calo di voli a Malpensa, ma ci aspettiamo qualche mese di segno negativo».

Il ministro Lupi rassicura istituzioni e operatori. «Malpensa - afferma il ministro - è un aeroporto strategico per

il Nord-Ovest. Bisogna lavorare affinché sia un grande aeroporto intercontinentale. Il governo ha dato tutta la

sua disponibilità». La prossima riunione del tavolo Linate/Malpensa si terrà il 19 gennaio e poi ad aprile si farà

il punto sugli effetti del decreto. Lupi ricorda che dal primo gennaio 2015 partirà l'accordo Alitalia-Etihad e dal

primo maggio scatterà l'Expo. «Sono due attività importanti per Malpensa» sottolinea Lupi. A proposito di

collegamenti con Malpensa, spunta l'ipotesi di fare della stazione di Milano Porta Garibaldi, con un treno oggi

15 minuti, l'hub del trasporto ferroviario verso lo scalo nella brughiera. Ma la Regione vuole vederci chiaro.

«C'è la proposta - spiega il governatore lombardo, Roberto Maroni - di spostare alcuni collegamenti ferroviari

per Malpensa che oggi sono nella stazione di Cadorna anche nella stazione di Garibaldi, il che

comporterebbe modifiche ad alcuni assetti per quanto riguarda i treni per i pendolari. Per questo abbiamo

detto che, pur apprezzando questi progetti, non vogliamo che si penalizzi la rete ferroviaria e, in particolare, i

pendolari che utilizzano quei treni che oggi vanno a Cadorna e verrebbero deviati a Garibaldi. Per questo -

aggiunge Maroni - abbiamo deciso di approfondire la questione da un punto di vista tecnico e il 19 gennaio,

quando il tavolo tornerà a riunirsi, avremo tutte le valutazioni e capiremo se si può fare o meno».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 85

Strategie per lo sviluppo DOVE VA IL VECCHIO CONTINENTE Consumi prima che investimenti La priorità è rilanciare la domanda che ha fatto crescere Usa e Regno Unito Daniel Gros IL PIANO JUNCKER

L'aggiunta di 21 miliardi di euro, sotto forma di garanzie a carico del bilancio dell'Unione,

non impatterà sulla propensione delle banche ai finanziamenti

Il mantra di Bruxelles e dell'Europa è che gli investimenti sono "la chiave" per la ripresa. Il fulcro della

strategia economica della nuova Commissione è il piano per incrementare gli investimenti di 315 miliardi nei

prossimi tre anni. Ma la proposta della Commissione è fuorviante, in termini di enfasi e per la struttura di

finanziamento proposta.

Il piano, l'iniziativa del presidente Jean-Claude Juncker non costituisce una sorpresa. Con la zona euro

bloccata in una recessione apparentemente senza fine, è radicata nel discorso pubblico l'idea che, per una

ripresa sostenibile, siano cruciali investimenti di stimolo per la crescita. L'assunto è che l'aumento degli

investimenti sia sempre preferibile, perché si aumenta il capitale sociale e quindi la produzione.

Non è detto che, attualmente, sia questo il caso dell'Europa. Le autorità della Ue (e molti altri) sostengono

che la zona euro soffra di un "gap di investimenti". La prova consisterebbe nel deficit annuale di 400 miliardi

rispetto al 2007.

Ma il paragone è fuorviante, perché nel 2007 si è raggiunto l'apice della bolla di credito che ha portato allo

spreco di un grande ammontare di investimenti. La Commissione lo riconosce nella sua documentazione di

supporto al pacchetto Juncker, in cui si afferma che si dovrebbero usare gli anni precedenti all'esplosione del

credito come punto di riferimento per i livelli di investimenti oggi auspicabili. Secondo tale misura, il divario

negli investimenti corrisponde solo alla metà rispetto a questo.

Purtroppo, anche gli anni precedenti all'esplosione della crisi non sono un buon parametro per l'economia

europea attuale, perché qualcosa di fondamentale è cambiato più velocemente di quanto in genere viene

riconosciuto: le tendenze demografiche europee.

La popolazione in età lavorativa della zona euro è cresciuta fino al 2005, ma dal 2015 in avanti si prevede

invece un forte declino. Dato che la produttività non ha registrato riprese, un numero minore di lavoratori

comporta tassi di crescita potenziali nettamente inferiori. E un tasso di crescita più basso significa che è

necessaria una quota minore di investimenti per mantenere il rapporto capitale/output.

Se la zona euro avesse mantenuto i tassi di investimento al livello degli anni precedenti alla crisi, si

registrerebbe presto molto più capitale rispetto alle dimensioni dell'economia. Si potrebbe essere tentati di

dire: e allora? Una maggiore quota di capitale va sempre bene.

Uno stock di capitale sempre crescente in relazione alla produzione, tuttavia, comporta rendimenti sempre

più bassi e quindi, nel corso del tempo, sempre più prestiti in sofferenza nel settore bancario. Dato lo stato

debole del sistema bancario europeo, accumulare troppo capitale quindi non è un lusso che l'Unione Europea

può permettersi.

Anche evitando di chiedersi se è sempre preferibile avere "di più", che cosa può fare il piano Juncker per

avere un impatto positivo a breve sugli investimenti complessivi?

La ricerca accademica sulle determinanti degli investimenti ha generalmente concluso che la variabile

cruciale è la crescita (o le aspettative di crescita), e che i tassi di interesse giocano al massimo un ruolo

secondario. Una conseguenza immediata di ciò, ovviamente, è che è improbabile che la politica monetaria

possa avere un forte impatto sugli investimenti.

In effetti, il segnale del mercato è chiaro: al momento, nella maggior parte della Ue, non vi è carenza di

finanziamenti disponibili. I Paesi della periferia della zona euro, dove il credito potrebbe essere ancora

scarso, rappresentano meno di un quarto dell'economia europea. Così la mancanza di fondi non è la ragione

16/12/2014 25Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 86

per cui gli investimenti restano deboli.

Il piano Juncker dovrebbe sbloccare, con 21 miliardi di euro in finanziamenti comunitari, progetti pari a 15

volte tale valore (315 miliardi). Sembra inverosimile. Il sistema bancario europeo ha già più di 1.000 miliardi di

capitale. L'aggiunta di 21 miliardi di euro, sotto forma di garanzie a carico del bilancio comunitario, non

dovrebbe avere un impatto significativo sulla propensione delle banche a finanziare gli investimenti.

Il piano Juncker punta, in particolare, sui progetti infrastrutturali, che sono spesso più rischiosi di altri

investimenti. Ma questi rischi di solito non sono finanziari; riflettono potenziali ostacoli politici e normativi a

livello nazionale. Questi problemi non possono essere risolti da una garanzia a carico del bilancio comunitario

(che in ogni caso non potrebbe essere più grande di 1/15 del valore del progetto).

Il motivo per cui non esiste ancora una buona interconnessione tra le reti energetiche spagnole e quelle

francesi non è una mancanza di finanziamenti, ma la mancanza di volontà dei monopoli dominanti su

entrambi i lati del confine all'apertura dei loro mercati. Procedono lentamente anche molti progetti ferroviari e

stradali, a causa delle opposizioni locali, non della mancanza di finanziamenti. In Europa, questi sono i veri

ostacoli agli investimenti in infrastrutture. Le grandi aziende europee possono facilmente ottenere

finanziamenti con interessi a tasso quasi zero.

La richiesta di maggiori investimenti è, superficialmente, sempre attraente. Ma ci sono ragioni fondamentali

per ritenere che i tassi di investimento della zona euro rimarranno stabilmente molto bassi. Il gap di

investimenti, spesso invocato, è per lo più il risultato di un pio desiderio, e le restanti barriere agli investimenti

hanno poco a che fare con la mancanza di finanziamenti.

Le performance economiche di Stati Uniti e Regno Unito rappresentano una lezione importante per la zona

euro. Il recupero di entrambe le economie è stato guidato, in gran parte, dalla ripresa dei consumi a carico di

bilanci familiari più forti, soprattutto negli Stati Uniti. La ripresa degli investimenti ha seguito la ripresa della

crescita dei consumi. Se i politici europei sono seriamente intenzionati riguardo alla ripresa economica,

dovrebbero concentrarsi sui consumi, non sugli investimenti.

© PROJECT SYNDICATE, 2014

315

Miliardi di euro. Il piano lanciato dal presidente Juncker dovrebbe sbloccare, con 21 miliardi,

progetti pari a 15 volte tale valore (315 miliardi)

Foto:

Jean-Claude Juncker Presidente Commissione

16/12/2014 25Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 87

L'ECONOMIA Crollano rublo e petrolio shock sulle Borse bruciati 200 miliardi ANDREA GRECO A PAGINA 25 Crollano rublo e petrolio shock sulle Borse bruciati 200 miliardi MILANO. Le Borse europee

compiono un'altra discesa con perdite virtuali di circa 200 miliardi, se misurati in capitalizzazione dell'indice

Stoxx 600 che cala del 2,19%. Piazza Affari va peggio di tutte (-2,81% l'indice Ftse Mib)e le sue ali di piombo

sono ancora le banche, che assiepano il listino e hanno perso oltre il doppio dell'indice. In coda sempre il

Monte dei Paschi, che ha apertoe chiuso male cedendo l'8,14% a quota 0,52 euro, nuovi minimi. Siena

capitalizza ormai 2,68 miliardi, metà di quanto ricapitalizzò a giugno, e quasi quanto ricapitalizzerà tra un

semestre per colmare il deficit di patrimonio emerso nei test Bce. Gli operatori ieri hanno venduto nel timore

che l'ennesimo salvataggio non riesca: rivali compratori non se ne vedono, e il nulla osta di Francoforte al

piano di rafforzamento da 2,5 miliardi, venerdì, è un assenso parziale che potrebbe celare insidiea gennaio,

quando l'Eurotower esaminerà i modelli delle vigilate. Finora a Rocca Salimbeni non è giunta la

comunicazione Bce; difficilmente arriverà per Natale, comunque giovedì il cda Mps fa il punto. Tra i nodi da

sciogliere c'è la richiesta di mitigare il deficit patrimoniale: la banca ha chiesto uno "sconto" di 390 milioni, che

potrebbero essere accolti per metà. Le modalità di gestione dei test Bce, che hanno fatto emergere Mps e

Carige come due tra gli istituti più malmessi d'Europa, sono stati criticate dal governatore della Banca d'Italia,

che le ha contestate formalmente. «Non è stata effettuata alcuna armonizzazione delle altre discrezionalità

nazionali - ha detto Ignazio Visco in audizione alla Camera - tra cui la possibilità di graduare nel tempo la

deduzione degli avviamenti dal capitale.È stato adottato, con decisione da noi non condivisa e contestata per

vie formali, un approccio asimmetrico». Circa la vigilanza su Siena, ha aggiunto: «Abbiamo fattoi salti mortali

per capire, abbiamo fatto il massimo, ma non è stato facile».

Sui mercati hanno pesato le incognite macroeconomiche, tornate a far paura a dicembre. Al petrolio,

dimezzato da luglio, non è riuscito il rimbalzo: il Brent ha violato quota 60 dollari al barile. Il petrolio ha

affossato il rublo, valuta di Mosca che per la prima volta ha toccato quota 60 sul dollaro. La Banca centrale

stima che se il greggio non risale il Pil 2015 calerà tra 4,5 e 4,8%. Sui rischi di deflazione Visco ha detto: «In

Europa c'è un indebolimento della ripresa e sull'inflazione sarà peggio nei prossimi mesi con la caduta del

petrolio. C'è un problema forte per i paesi che hanno più debito e per questo la Bce deve operare un

contenimento assoluto di questi rischi».

E nella Grecia che va verso elezioni anticipate l'ex ministro delle finanze Yannis Stournaras, che presiede la

Banca centrale, ha detto: «La liquidità nel mercato sta diminuendo e il rischio di danni irreparabili per

l'economia è grande».

Foto: IL GOVERNATORE Ignazio Visco, da tre anni governatore della Banca d'Italia, ieri in audizione alla

Camera dei deputati

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 88

PRESENTATA LA CANDIDATURA PER IL 2024. LEGA E M5S: UNA FOLLIA Olimpiadi, la scommessa dell'Italia EMANUELA AUDISIO L'ITALIA non si rannicchia.

Vuole giocare e vincere le Olimpiadi. Vacanze romane è un film sempre di moda.

Così parte il casting olimpico.

Resta da capire cosa sia cambiato in due anni: dal no di Monti al sì di Renzi. È un paese diverso? ALLE

PAGINE 14 E 15 CON ARTICOLI DI BIANCHI E RETICO L'ITALIA non si rannicchia. Vuole giocare e vincere

le Olimpiadi.

Vacanze romane è un film sempre di moda. Così parte il casting olimpico. Resta da capire cosa sia cambiato

in due anni: dal no di Monti al sì di Renzi.

È un paese diverso? Viene da dire no. Sono solo diversi i premier. L'economia continua ad andare male, la

gestione delle grandi opere pure, pessima anche la moralità. Credibilità poca, se non in cucina. Expo di

Milano, Mose a Venezia, Mafia Capitale a Roma. L'Italia sogna, ci mancherebbe, vuole trasparenza, ma le

restano solo gli incubi da Profondo Rosso. E lo slogan: stavolta sarà diverso. Però nessuno spiega perché.

Quando si partecipa a un torneo serve squadra, allenatore, presidente, finanziatore. Un'idea ben chiara di

come si giocherà. Uomini e schemi. C'è? Non c'è. Yes we can, of course. Ma dove sono i soldi e chi ce li

mette per la prima tappa di candidatura? Servono 30 milioni di euro. Per quella del 2020, Coni, Comune di

Roma e sponsor ne misero insieme 7 e mezzo, poi Monti non firmò la lettera. Torino per candidarsi (e

vincere) i Giochi invernali del 2006 spese (c'erano ancora le lire) un equivalente di5 milioni di euro divisi tra

privati e enti pubblici. Nessuno nega la bellezza storica dei Cinque Cerchi, ma il mondo quando c'è da

organizzarli ha imparato (a sue spese)a tenersi a distanza. Scottano troppo i Giochi, e bruciano non solo

emozioni. È meraviglioso ospitare tutti, ma se prima si è stati gentili e corretti con il proprio popolo. I cittadini

devono poter dire la loro. Non si può far calare dall'alto un momento sportivo come fosse una tassa e un

sacrificio inevitabile. Lo stesso Pietro Mennea, Mister Olimpiade, cinque partecipazioni ai Giochi, fornìa Monti

un libro con conti e cifre per dire no. È vero, il Cio ha appena cambiato le regole, ha ammesso il

decentramento, altre città potranno aiutare Roma, ma dai quarti si torna nella capitale, che deve restare

centrale e sacra, soprattutto con il villaggio atleti. Non si vince disseminando competizioni, ma delocalizzando

dove il territorio aiuta. In questi ultimi anni molte sedi europee hanno rifiutato i Giochi. Sempre con

referendum popolari. Monaco e Oslo, non proprio due economie allo stremo, e due città bene organizzate,

hanno detto: grazie, il format non ci interessa. Soprattutto se noi dobbiamo adattarci. E forse questo spaventa

Malagò, presidente del Coni. Si può andare in una società democratica contro un voto di non gradimento?

Come convincere l'Italia che dei Piccoli Giochi al risparmio possano essere in una società di servizi così

scadenti una spinta per nuovi investimenti? Nel mondo le città funzionano a prescindere dalle Olimpiadi, che

diventano un valore aggiunto. Perché Roma deve avere i Giochi per potersi adeguare a standard culturali e

civili considerati optional straordinari? Il Cio in questo momento ha bisogno di entusiasmo, di tante Roma,

deve fare vedere che il suo prodotto è sempre seducente e competitivo, altrimenti per il 2028 non ci sarà

nemmeno un concorrente. Per ora le rivali di Roma sono Baku e Doha, nessun problema di soldi, l'America

deve scegliere tra San Francisco, Los Angeles, Boston, Washington, che qualche problema ce l'hanno, Parigi

deciderà a gennaio, Amburgo e forse Berlino devono chiarirsi.

Veniamo agli impianti. A Roma di pronto come strutture sportive al momento c'è molto poco: il poligono per il

tiro a segno e l'impianto per il salto ad ostacoli di piazza di Siena. Per l'equitazione va riattivato quello che

resta del complesso dei Pratoni del Vivaro, patrimonio in rovina, anche se la Fondazione Mangilli vuole

impegnarsi nella ricostruzione. Mancano i villaggi, vanno costruiti alloggi per 20.000 persone: atleti (10.500),

giornalisti, addetti, volontari. Manca il velodromo, i bacini per canottaggio e canoa, un certo numero di

palazzetti perché al momento c'è solo il PalaLottomatica. Argomenti stadi: il famoso Flaminioè chiuso da

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 89

tempo, l'Olimpico verrà un po' ristrutturato per gli Europei di calcio, ma dove mettere la sala stampa per

l'atleticae come renderlo agevole per la cerimonia di aperturae chiusura? Si parla anche di palestre ricavabili

nella nuova Fiera di Roma, ma sulla loro agibilità esistono dubbi, troppo lontane dal futuro villaggio olimpico.

E i vari poli previsti "(Olimpico, Tor Vergata, Eur, Saxa Rubra) non sono collegati con la linea metro. Al 2024

mancano dieci anni: con il passo attuale dei lavori in corso a Roma, si potranno aprire al massimo due nuove

stazioni. Resta anche il problema di dove ospitare il lavoro di giornalisti e tv. Roma è magnifica per fare gli

stupidi di sera, lo è un po' meno se si deve correre da una parte all'altra per esigenze lavorative.

E ora gli uomini di sport. Si vota nel 2017. Malagò al Coni ha la rielezione nel 2016. Dei tre attuali italiani

membri Cio: Ottavio Cinquanta uscirà dopo Rio 2016, Mario Pescante nel 2018, Franco Carraro nel 2019. C'è

chi sussurra l'investitura di Luca di Montezemolo, già presidente di Italia '90. Ma si può riproporre lo stesso

nome più di 25 anni dopo? Inoltre la geografiae gliX Factor del governo sportivo mondiale sono molto

cambiati, si sono rinnovati, prova ne è che il congresso che voterà la città 2024 si terrà a Lima (Perù) che ha

avuto la meglio su Helsinki (Finlandia). I Giochi non fanno miracoli: quelli bisogna costruirli. Pure e soprattutto

a Roma

Il progetto Roma 20241) TORINO Calcio 8) MADDALENA Vela 3) FIRENZE Volley 7) NAPOLI Pallanuoto 4) SUTRI Golf 6)

CASTELGANDOLFO Canottaggio 2) MILANO Calcio Basket 5) ROMA Olimpico: atletica Foro Italico: nuoto

Circo Massimo: beach volley Piazza di Siena: equitazione Palaeur: Basket, volley Laghetto Eur: canoa Fiera

di Roma: scherma, pesi, lotta, judo, taekwondo Stadio As Roma: rugby a 7 Pratoni del Vivaro: completo

equitazione 1 2 3 8 6 4 7 5

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 90

INTERVISTA RICK "OZZIE" NELSON, ESPERTO DI ANTITERRORISMO "Criminali ed emarginati le prede dello Stato islamico" "L'Is diffonde il suo messaggio tossico tra emarginati e li coopta facendoli sentire parte di una fratellanza ALIX VAN BUREN « LA tragedia australiana riafferma quanto sia pericolosa e tossica la narrativa diffusa attraverso il globo da

organizzazioni terroristiche come lo Stato islamico (Is); quanto formidabile sia la sua presa su criminali,

individui emarginati o psicologicamente labili, come l'uomo di Sidney».

Rick "Ozzie" Nelson, esperto al Centro di studi strategici a Washington, ha vent'anni d'esperienza in materia

di antiterrorismo, affinata anche al Consiglio di sicurezza della Casa Bianca. Eppure quest'ultima sfida gli

appare, per certi versi, più insidiosa.

Qual è l'aspetto più preoccupante? «È la differenza rispetto al passato, al terrorismo come lo conoscevamo.

Al Qaeda ai tempi di Bin Laden cercava l'attacco spettacolare, complesso. Ora invece gruppi come l'Is

predicano singoli atti di violenza generica: omicidi, furti. Questo rende estremamente difficile prevenire gli

attacchi, individuarne i possibili autori». Lo "sceicco" di Sidney era già stato segnalato per aver commesso

violenze, come gli attentatori in Canada e in Gran Bretagna. Questo non è bastato a fermarli? «Nelle nostre

società, fondate sulla libertà d'espressione, è pressoché impossibile farlo. Come indovinare, infatti, quando e

se qualcuno passerà dalle parole ai fatti? Nessuno degli attentatori che hanno agito su istigazione dell'Is

aveva mai commesso atti terroristici. Perciò si può parlare di vero terrore: non si sa né da chi, né come partirà

l'attacco».

Come spiega l'efficacia dell'Is rispetto ad altri gruppi jihadisti? «Bisogna considerare l'impatto globale della

sua propaganda attraversoi social media. L'Is sa utilizzare le piattaforme frequentate dai giovani; attraverso

Internet inocula il suo tossico messaggio agli emarginati, a chi ha problemi di identità, di stabilità mentale o

sociale. L'Is riesce a cooptarli fornendo loro uno "status", il sentimento di far parte di una "fratellanza". Come

un autentico predatore, sa affinare le sue esche. In più, ha un altro vantaggio notevole».

Quale? «Dispone di un santuario che va dalla Siria all'Iraq, dove attira reclute dai quattro angoli del mondo.

Lì può ospitarle, addestrarle e rinviarle nei Paesi d'origine.

Anche per questo rappresenta uno dei più gravi rischi alla sicurezza globale. La radice del problema va

affrontata in Iraq e nel Levante. Qui in Occidente, le intelligence hanno pochi strumenti per impedire altri

attacchi come quello australiano».

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 91

L'INTERVISTA / LA SCRITTRICE ANNA FUNDER "Io, orgogliosa della mia Australia che non si fa contagiare dall'odio" ANTONIO MONDA NEW YORK. Anna Funder è molto turbata per quello che è successo a Sydney, la sua città.

L'autrice di C'era una volta la Ddr e Tutto ciò che sono si è trasferita da un paio di anni a New York, ma torna

nel suo Paese regolarmente e segue con passione tutto quanto avviene nella vita sociale, artistica e politica.

«Sono sconvolta», dice mentre segue in televisione le immagini che provengono da Sidney.

«Non mi sarei mai aspettata un evento del genere a pochi metri da casa e ho passato le ultime ore a cercare

volti e nomi nei telegiornali, sperando di non riconoscere nessuno: quando vivi lontano, quello che accade a

casa ti colpisce con maggiore forza. Oggi provo la sensazione tragica che si ha di fronte alle malattie

incurabili: te ne cominci a occupare solo quando ti colpiscono da vicino».

Per la sua distanza geografica, l'Australia è sempre sembrata un luogo protetto, isolato, immune da questo

tipo di drammi. È davvero così? «La nostra storia, come ogni storia, ha avuto moltissimi episodi sanguinosi. E

ha avuto la propria razione di soprusi, orrorie ingiustizie: la distanza ha generato all'esterno molto

disinteresse e ignoranza. Oggi si parla di Australia perché è stata issata su un edificio di Sydney una

bandiera nera».

Non è la prima volta che nel suo Paese si parla di terrorismo islamico...

«Negli anni Settanta e Ottanta abbiamo avuto i nostri episodi di terrorismo interno: questa è la prima volta

che affrontiamo un fenomeno tragico che sembra diventare globale e ci fa comprendere come nessuno possa

sentirsi al sicuro. Tuttavia ora dobbiamo capire se si tratta di qualcosa che ormai è strutturato e diffuso anche

in Australia o del gesto isolato di un folle».

Negli ultimi mesi sono stati arrestati 15 jihadisti australiani e recentemente il terrorismo ha colpito anche il

Canada, un altro Paese che ne sembrava immune. Non si è più al sicuro da nessuna parte? «Per questo ho

parlato di fenomeno globale, sarebbe assurdo negarlo. Ma in questo caso specifico è necessario capire di

più. Quello che sappiamo di quest'uomo fa pensare al gesto di un fanatico isolato e inferocito con il mondo,

che tra le altre cose è accusato di aver ucciso la moglie e ha scritto lettere atroci indirizzate alle vittime dei

soldati morti in battaglia. Voglio ripeterlo con chiarezza: mi auguro che si tratti di un fenomeno circoscritto alla

sua follia e frustrazione. Un terrorismo fai-date da non sottovalutare, ma che speriamo non confermi un

legame organico con quanto avviene nel resto del mondo».

L'Australia è un melting pot : ritiene che l'integrazione sia più riuscita che negli Stati Uniti? «Ho un pregiudizio

positivo vati recentemente. Sta facendo il giro del mondo la campagna "I'll ride with you" ("Farò la corsa con

te", ndr ) con la quale si tende a distinguere il rispetto per gli uomini e le donne arabe dalla condanna per chi

invece si macchia di crimini terroristici: è sempre pericoloso generalizzare e questi episodi mi rendono

orgogliosa del mio Paese».

Ritiene che il suo governo abbia agito correttamente in questa situazione? «Molti particolari sono ancora

oscuri e non sono in grado di dare un giudizio definitivo. Credo che ogni governo debba tracciare la linea

difficile tra la lotta ferma al terrorismo e la delicatezza con cui si tratta il tema delle libertà e le possibili

discriminazioni.E ogni governo sa che la propria popolarità, e la possibilità di essere eletto, è anche legato al

modo in cui affronta emergenze di questo tipo: la linea sottile di cui parlavo deve garantire sicurezza senza

cedere alla tentazione di costruire una piattaforma basata sulla paura».

nei confronti dell'Australia, ma credo sia avvalorato dai fatti: il nostro Paese si è distinto per quanto riguarda

la giustizia sociale, la sanità pubblica garantita a tutti e un'integrazione a volte difficile e dolorosa, ma

sostanzialmente riuscita. Questo vale anche per il quartiere di Lakemba, dove a Sydney vive la comunità

araba.

E voglio fare un esempio che va oltre il dato simbolico: noi non parleremmo mai di un italo-australiano, ma

semplicemente di un australiano. La cultura del nostro Paese ripudia il "trattino" e lo stesso si può dire degli

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 92

emigranti greci arrivato negli anni Sessanta, dei vietnamiti giunti un decennio successivo o dei croati e degli

africani arri- PER SAPERNE DI PIÙ www.dailytelegraph.com.au annafunder.com

a campagna di solidarietà sui social mi rende orgogliosa del mio Paese Bisogna evitare legeneralizzazioni "LA SCRITTRICE ANNA FUNDER

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 93

IL RETROSCENA Renzi incontra Prodi "Non accetto veti nessuno nel Pd candidi ilProfessore contro di me" / 2 L'ex leader dell'Ulivo: "Continuo a non essere disponibile" Boschi: scegliamo noi il nome da proporre per ilColle / 2 FRANCESCO BEI GOFFREDO DE MARCHIS ROMA. Una Passat scura, con i vetri rigati di pioggia, entra dal portone posteriore di palazzo Chigi.

Ne uscirà quasi due ore dopo, segnando il fischio d'inizio della partita più importante della legislatura. Quella

del Quirinale. Dopo il disgelo di ieri con Prodi, Renzi è convinto di aver rafforzato la sua posizione. Al di là del

contenuto del faccia a faccia - alla presenza di Graziano Delrio come "fluidificatore" (il sottosegretario da

sempre è il trait d'union tra i due) - per il capo del governo contano molto i «due messaggi impliciti» che

viaggiano nell'aria dopo l'incontro. Quali siano questi «messaggi», e a chi siano diretti, lo spiega egli stesso ai

collaboratori dopo che i commessi hanno accompagnato all'ascensore il fondatore dell'Ulivo. «Il primo

messaggio - confida - è rivolto a Berlusconi. Perché noi lo staremo a sentire sull'elezione del capo dello Stato

e ribadiamo il nostro impegno a concordare con Forza Italia le modifiche alla riforma elettorale e

costituzionale. Ma non possiamo accettare veti di alcun tipo, tantomeno sul Quirinale. L'elezione del capo

dello Stato non fa parte del patto del Nazareno». Aver dato tutta questa pubblicità a un caffè informale con

Prodi ha dunque proprio questo intento. Senza accreditare una candidatura che, allo stato, Prodi per primo sa

benissimo quanto sia complicata, Renzi segnala all'ex Cavaliere che il suo antico avversario potrebbe anche

ritornare in campo.

Che non basta l'avversione di Forza Italia a cancellarlo dall'elenco dei papabili, tanto più che i fuoriusciti M5S

e forse anche i grillini ortodossi potrebbero tranquillamente convergere con il Pd su quel nome.

Ma il secondo «messaggio» è importante quanto il primo e in parte lo sovrasta. È diretto all'interno del Pd, a

Pippo Civati e a tutta quella parte della minoranza, da Bindi a Cuperlo, che potrebbe tentare la carta ulivista

per far saltare in aria lo schema renziano. «Nessuno può pensare di usare la candidatura di Prodi contro di

me. Sono io il primo a incontrarlo, se c'è da parlare con qualcuno lo faccio io direttamente.

Non voglio che vengano posti veti né precondizioni». Laddove i «veti» sarebbe quelli di Berlusconi e le

«precondizioni» quelle che alcuni della minoranza dem proverebbero a imporre con Prodi.

Tutto questo non significa che le chances del Professore di salire al Colle dopo ieri siano aumentate.

Da grande navigatore della politica romana, l'interessato ne è consapevole. A chi lo sonda mentre in treno

ritornaa Bologna, l'ex premier si mostra infatti distaccato rispetto all'intero «impiccio» quirinalizio: «Non ero

disponibile e continuo a non esserlo». E l'incontro? «Si è discusso di quelle cose lì, quelle che abbiamo

messo nel comunicato. È normale che un presidente del Consiglio voglia vedere un ex presidente del

Consiglio, mi ha fatto piacere l'invito. Il luogo comunque- sorride sornione Prodi - mi era familiare». Insomma,

il Professore non ama essere inserito nel grande Moulinex che sminuzza i candidati al Colle. Se ne chiama

fuori.

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L'INTERVISTA/ VITTORIO PRODI "Mio fratello ottimo presidente il premier abbia meno fretta" ELEONORA CAPELLI BOLOGNA. «Romano sarebbe certamente un ottimo presidente della Repubblica, ma non sta a me commentare, le cose

devono essere lasciate a chi ne ha la responsabilità. Quello che posso dire è che chi ha nostalgia dell'Ulivo

ripensa a un'esperienza corale, a un movimento che era il prodotto di una comunità, e non di una persona

sola. Il Pd non è certo l'Ulivo, e si inserisce in un mondo neo liberista. Penso che Matteo Renzi sia pieno di

qualità ma avrei preferito che facesse le cose con più tempo e calma». Vittorio Prodi, ex parlamentare

europeo e fratello dell'ex premier, era in prima fila sabato a Bologna alla convention di Pippo Civati, e in

questo periodo «si prende la libertà di cercare di capire una situazione molto fluida, da rottamato della

politica».

In questi giorni si parla molto dell'eredità dell'Ulivo, lei pensa che quell'esperienza sia definitivamente

superata? «Credo che dell'Ulivo andrebbe ripresa con più convinzione l'idea di comunità, di cercare di

migliorare la condizione della vita di tanti, attraverso le riforme. Io vorrei che il Pd facesse un'analisi di quello

che è cambiato sulla scena internazionale,e in particolare dell'avvento del neo liberismo. Le riforme devono

incidere sulla redistribuzione della ricchezza, con la patrimoniale o la Tobin tax».

Questa aspirazione la ritrova nel Pd di oggi? «Posso dire che quelli che esprimevano questi sviluppi, anche

culturali, ci sono ancora. E penso valga la pena di tentare ogni sforzo per proseguire un approfondimento

culturale cheè la premessa di una politica lungimirante».

La frattura più evidente tra i democratici sembra quella prodotta dal Jobs Act, lei che ne pensa? «Io penso

che, come ha detto Roberto Benigni, è sparita anche la parola lavoro. Non c'era nessun bisogno di prendere

in prestito termini inglesi per fare riferimentoa uno dei cardini della nostra Costituzione».

La scissione le sembra inevitabile? «Spero proprio di no». La nostalgia dell'Ulivo è quella per un movimento

che era prodotto di una comunità, non di una persona sola

Foto: ACCADEMICO Vittorio Prodi ha insegnato Fisica a Bologna

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 95

INTERVISTA BERRUTI/ ORO SUI 200 A ROMA "Avevamo calore umano risolvevamo i problemi: ritroviamo lo spirito del'60" ALESSANDRA RETICO L'ORO di Roma 1960, il portabandiera nella cerimonia di chiusura nella sua città,a Torino 2006. Livio Berruti,

75 anni, portava gli occhiali da sole nella finale dei 200 metri vinta nella capitale: «Ne abbiamo viste troppe in

questo paese: la candidatura ai Giochi è bella ed esaltante, specie se si passerà dalle parole ai fatti. E i fatti

sono la capacità di abbattere le sensazioni di corruzione e incapacità organizzativa che ci addebitano».

Troppo spesso, a ragione.

«Bisogna sradicare abitudini e malcostume.

Dare la possibilità non solo alle idee, ma anche a persone nuove di provarsi sul campo e mostrare la forzae

le molte competenze. L'Italia merita un posto tra i migliori. E le Olimpiadi, nel loro spirito autentico di

rinnovamento e dialogo al di là di ogni ideologia, confessione e differenza, ci danno un'opportunità di catarsi

generale. Solo una cosa mi dispiace».

Quale? «Che nell'elenco, spero provvisorio, delle città che potrebbero ospitarei Giochi non sia stata ancora

citata Torino. Un vero peccato. La mia città sembrava spenta e persa, poi con le Invernali 2006 si è

trasfigurata e ha dato prova di quel che è: una terra viva, solidale, con un'alta capacità gestionale. Lo spirito

olimpico può produrre rivoluzioni profonde, economiche, strutturali, etiche». È un'Italia molto diversa da quella

del boom dei Sessanta.

«Come ha scritto il premio Pulitzer David Maraniss, Roma fu un'edizione irripetibile per il calore umano, la

capacità tutta italiana di risolvere i problemi, di coinvolgere la gente. Era un'Italiae un mondo molto diversi,

ma abbiamo di nuovo la chance per far vedere il meglio del nostro Paese, la nostra coesione e intelligenza, e

riportare la maggioranza silenziosa in superficie».

LO STOP DI MONTI Nel 2012 l'ex premier bloccò la candidatura di Roma per il 2020 Bisogna sradicare il

malcostume La mia Torino trasfigurata dai Giochi 2006 siamo di nuovo vivi e solidali

Foto: Livio Berruti

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INTERVISTA VEZZALI/3 ORI OLIMPICI E DEPUTATO "Sono stata eletta da Monti ma ora i tempi sono maturi per un'iniezione difiducia" (a.r.) ÈLA signora del fioretto, Valentina Vezzali: cinque Olimpiadi e tre ori individuali in tre edizioni consecutive.

Jesina, poliziotta, 40 anni, due figli, deputata di Scelta civica dal 2013.

A Rio 2016 vuole esserci. «Ma questo è un momento che ho sognato da sempre: l'Italia che si candida ai

Giochi è una grande iniezione di fiducia per tutto il Paese».

Due anni fa l'Italia rinunciò.

«Sono stata eletta con Mario Monti, che fece un passo indietro. Invece adesso i tempi sono maturi.

Nonostante la crisi e gli scandali più recenti. Dobbiamo ancora finire di pagare i mondiali di nuoto 2009 e i

Giochi del Mediterraneo a Pescara, è vero. Ma serve un'inversione di tendenza, una scossa profonda e

importante e questa lo è».

Qualcuno teme che invece sia un azzardo.

«Fare sport è una scommessa e un sacrifico, ma anche un progetto. Il problemaè che noi atleti quando

diciamo di voler scendere in campo per vincere lo facciamo. La politica invece parla soltanto. È ora di

cambiare rotta, di diventare tutti un po' più sportivi: conoscere le regole, rispettarle, avere dei sogni,

realizzarli. Lo disse anche il presidente Napolitano: we have a dream. E lo sport può insegnare molto alla

società».

Ma organizzare le Olimpiadi è diverso.

«E si possono fare in modo pulitoe onesto, oculato, coinvolgendo la gente. A Pechino 2008 impianti

magnifici, a Londra 2012 hanno riqualificato un quartiere depresso della città.I Giochi sono una vetrina, l'Italia

può mostrare le sue straordinarie qualità, ha l'opportunità di ricostruire lo spirito del paese. Sono contenta che

il presidente Matteo Renzi sia così sensibile ai nostri temi, lo è anche a quelli dello sport di base.

Ben volentieri se mi volessero coinvolgere. Dobbiamo fabbricare una cultura sportiva, e l'Olimpiade è il suo

monumento».

Dobbiamo ancora pagare i mondiali di nuoto, ma i Giochi si possono fare anche in modo pulito

Foto: Valentina Vezzali

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 97

IL PUNTO Un capitalismo ancora familiare Ma i fondi esteri nuovi mattatori delleassemblee Nella fotografia della Consob soltanto dieci public company La svolta del voto multiplo VITTORIA PULEDDA MILANO. E' un capitalismo ancora molto "tradizionale" quello che emerge dalla fotografia della Consob, al

convegno sulla Corporate governance. In Borsa, una società su due è saldamente controllata con

partecipazioni superiori al 50%, è riconducibile alle famiglie il 61% delle società quotate (prevalentemente

piccole) e solo 10 società possono essere definite "a proprietà dispersa" (le vere public company). Però una

novità c'è, a ben vedere: gli investitori istituzionali, sempre più presenti. Ce n'è almeno uno rilevante nel

capitale di 96 società (erano 92 nel 2009) e non basta: hanno sempre più voglia di contare.

Il termometro più evidente è la partecipazione alle assemblee: nell'ultima stagione, la loro presenza media è

stata pari al 19% del capitale. Non solo, rispetto al 2013 la percentuale è salita nettamente, dal 15% solo di

un anno fa. Si presentano in assemblea e votano; in non pochi casi contro (ad esempio sulle politiche di

remunerazione).

Su un altro punto, la fotografia conferma il senso comune: gli investitori istituzionali sono nella quasi totalità

esteri. Sono più grandi, contano di più e hanno tutte le intenzioni di farlo, come dimostrano appunto i dati

complessivi: nelle assemblee 2014 quel 19% di capitale sociale depositato faceva capo per il 18% agli

investitori esteri e solo per l'1% ai fondi italiani. Un dato forse leggermente sottodimensionato, in termini di

possesso azionario in assoluto, perché andare in assemblea ha dei costi e ad un fondo che abbia uno zero

virgola di quote non conviene sobbarcarsi quelle spese. Ma certo la presenza, rispetto ai colossi come

Blackrock, è quasi simbolica.

L'elemento positivo è che stanno diminuendo i patti di sindacato.

E anzi, ieri il presidente Giuseppe Vegas è tornato ad annunciare «a breve» il regolamento sul voto multiplo,

un «meccanismo utile per una transizione indolore tra capitalismo di tipo familiare e capitalismo evoluto», ha

detto.

Per il momento però l'ha utilizzato solo un'azienda che evoluta dovrebbe esserlo già, la Fiat, trasferendosi

all'estero.

Foto: AL VERTICE Giuseppe Vegas è il presidente della Consob Ieri ha celebrato i 40 anni della

Commissione

16/12/2014 24Pag. La Repubblica - Ed. nazionale(diffusione:556325, tiratura:710716)

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MANOVRA UE Se Juncker taglia la ricerca JUAN CARLOS DE MARTIN «Ma i mangiare il grano della semina» (never eat your seed corn) dicono gli agricoltori americani. È probabile

che qualcosa di simile si dica in tutto il mondo: è chiaro che un beneficio immediato ottenuto compromettendo

il futuro può solo portare al disastro. PAGINA Èun detto che mi è venuto in mente quando di recente ho

capito meglio in cosa consistano i «300 miliardi di Juncker». La discussione intorno alla sua proposta si è

quasi sempre concentrata sul fatto che «i miliardi di Juncker» non sarebbero 300, ma appena tredici. Ai 300

si arriva solo avendo una grande - e, per molti, infondata - fiducia negli strabilianti effetti moltiplicatori dei

tredici che davvero ci sono. Ma prestiamo attenzione alla provenienza dei tredici: mentre 5 miliardi

arriverebbero dalla Banca Europea per gli Investimenti (Bei), altri otto miliardi deriverebbero direttamente dal

budget attuale della Commissione Europea. Insomma, da tagli. Tagli di cosa? Si propone di tagliare digitale e

ricerca, naturalmente, il «grano della semina» versione XXI secolo, ovvero, i mezzi più sicuri per assicurare lo

sviluppo economico e civile dell'Europa. Juncker, infatti, vorrebbe togliere 3,3 miliardi al programma

Connecting Europe (per rafforzare infrastrutture e servizi digitali) e 2,7 miliardi al programma di ricerca

Horizon2020. Ci sarebbe molto da dire anche sul digitale, ma mi concentro sui proposti tagli alla ricerca. Le

reazioni sono state veementi. La Lega delle Università Europee di Ricerca (Leru), che riunisce alcune delle

più prestigiose università europee (tra cui Oxford e Cambridge), ha immediatamente pubblicato un

comunicato stampa dal titolo: «Horizon2020 non è un limone, smettetelo di spremerlo!». Alla Leru ha poi fatto

eco Sir Paul Nurse, il presidente della Royal Society, che ha scritto a Juncker (oltre che al Parlamento

Europeo e al competente ministro inglese) per esprimere la sua «considerevole preoccupazione». Analoga

preoccupazione l'ha espressa l'importante associazione Science Europe, con sede a Bruxelles. E l'Italia?

Forse non a tutti è chiaro che l'Italia dovrebbe opporsi con tutti i mezzi e molto più di altri Paesi membri

dell'Unione a tagli del budget europeo della ricerca. Questi ultimi anni, infatti, hanno visto un progressivo

assottigliarsi dei fondi nazionali destinati alla ricerca, fino alla stupefacente - non nel senso positivo del

termine - sospensione dei progetti di rilevante interesse nazionale, i cosiddetti Prin, il cui ultimo bando risale

al 2012. Da allora per i ricercatori italiani i bandi di ricerca europei sono diventati la più importante speranza

per non morire di inedia, a differenza dei colleghi del Nord Europa che continuano a fare affidamento a

robusti finanziamenti nazionali. Tagliare il budget della ricerca europea significa, quindi, tagliare soprattutto il

budget dei ricercatori italiani, in questo senso sempre più simili ai colleghi dell'Est Europa più che a quelli

francesi o tedeschi. Giovedì il Governo italiano presidierà per l'ultima volta il Consiglio Europeo: colga

l'occasione per dire a Juncker se si vuole affrontare la sfida della Cina (ma anche degli Usa e del Giappone)

la ricerca europea andrebbe rafforzata, non penalizzata. Nell'interesse dell'Europa e ancor di più in quello

dell'Italia e di altri Paesi svantaggiati. La ricerca, e non altro, è il nostro «grano per la semina».

16/12/2014 1Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 99

Retroscena La lezione olimpica: investimenti sempre più alti dei ricavi Londra però fu un'edizione virtuosa. Los Angeles caso ideale ALESSANDRO BARBERA ROMA Quanto conviene farsi avanti per la organizzazione di una olimpiade? Dove pende la bilancia dei costi e dei

benefici? Cosa racconta l'esperienza? È in grado un Paese come l'Italia di farsi carico di un simile evento?

Dopo la decisione di Renzi di cambiare verso rispetto a quanto fece appena due anni fa Monti, la domanda

merita risposta. Il problema se lo poneva già nel 1911 il Barone de Coubertin: occorre evitare «le spese

esagerate, parte delle quali dovuta alla costruzione di edifici peraltro inutili...». A ottobre 2012, a torcia

spenta, il governo di Sua Maestà rivendicò il successo della manifestazione di Londra: 8,9 miliardi di euro,

377 milioni in meno di quanto inizialmente preventivato. Quel che Robertson non aggiunse era che nel 2005,

quando la Gran Bretagna vinse l'assegnazione dei giochi, la stima era inferiore ad un terzo: 2,37 miliardi di

sterline. Secondo uno studio di Bent Flyvbjerg e Allison Stewart della Università di Oxford, lo scarto fu del 101

per cento, più dell'86 per cento di Torino, niente rispetto al buco provocato dalla organizzazione di Atlanta -

147 per cento di maggiori costi - o di Barcellona, dove gli stessi costi sono lievitati del 417 per cento. 2012,

impatto positivo Sempre nel 2005 Pricewaterhousecoopers stimò l'impatto positivo dei giochi in 8,3 miliardi di

sterline, circa lo 0,1 per cento dei Pil. La statistica ufficiale sull'andamento del prodotto interno lordo nel terzo

trimestre del 2012 raccontò una verità diversa: il balzo fu dell'1,1 per cento. Non solo: secondo alcuni

economisti non è nemmeno corretto valutare l'impatto di una olimpiade sull'economia di tutto il Paese. Non è

un caso se lo studio del 2005 di Pricewaterhouse spiegava che l'impatto positivo dei giochi sul Pil sarebbe

stato concentrato a Londra (5,9 miliardi), nella zona in cui si sarebbero costruite più infrastrutture - l'East End

- e solo per 1,9 miliardi nel resto della Gran Bretagna. Con un eccesso di sincerità, il sindaco Ken Livingstone

ammise di aver deciso di candidare Londra solo per convincere il governo a stanziare fondi per il risanamento

di una delle zone più depresse della città, e che nel frattempo, grazie a quegli investimenti, ha cambiato volto.

Fenomeno Barcellona La storia delle olimpiadi racconta una verità incontestabile: gli investimenti necessari

alla organizzazione sono sempre molto più alti dei ricavi che se ne ottengono. Calcolare i vantaggi è però

complesso: i giochi di Barcellona costarono sì tantissimo, il beneficio che ne trasse la città è tuttora altrettanto

innegabile. C'è poi una eccezione che conferma la regola ma dimostra la possibilità di fare delle olimpiadi un

grande business, ed è il caso di Los Angeles nel 1984. «Quell'edizione - racconta Massimiliano Trovato

dell'Istituto Bruno Leoni - fu finanziata fino all'ultimo centesimo da investitori privati e si concluse con un attivo

di 250 milioni di dollari». Il successo fu costruito da un manager della lega pro di baseball, Peter Ueberroth, e

gli valse il titolo di uomo dell'anno sulla rivista Time. Ueberroth fece essenzialmente tre cose: evitò la

costruzione di stadi inutili, utilizzando al meglio quelli che già c'erano. Trattò duramente la cessione dei diritti

televisivi alla Abc, che vendette per 225 milioni di dollari (basti dire che otto anni prima, a Montreal, gli stessi

diritti erano stati venduti per meno di un decimo). Infine spinse al massimo perché i soldi arrivassero tutti dagli

sponsor. Per un Paese ad alto debito come l'Italia una esperienza da studiare e imitare. Twitter

@alexbarbera

74% Consensi I britannici che dopo i Giochi del 2014 hanno detto che la spesa è valsa la pena Per il 22% i

Giochi hanno migliorato l'economia

310 Ori Il massimo di quelli assegnabili secondo la riforma olimpica a partire dai prossimi Giochi. Non si

ragiona più per numero di sport ma per gare

10.500 Atleti Il tetto previsto per le Olimpiadi estive secondo la riforma del Cio Per l'edizione invernale la

quota atleti scende a 2900

Bisogna evitare le spese esagerate parte delle quali destinate a costruire edifici peraltro inutiliL'edizione di Los Angeles 1984 è stata interamente finanziata con capitale privato Barone de Coubertin

Fondatore dei Giochi moderni, nel 1911 MassimilianoTrovato Istituto Bruno Leoni

16/12/2014 7Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 100

Le dieci che hanno speso di più Atene 2004 LA STAMPA Londra 2012 Pechino 2008 Sydney 2000 Torino

2006 Atlanta 1986 Nagano 1988 Barcellona 1992 Montreal 1978 Vancouver 2010 14,8 11,4 6 5,5 4,2 4,1 3,8

3 2,3 2,3 IN MILIARDI DI DOLLARI

Foto: EMILIO MORENATTI/AP

Foto: Un'immagine dei Giochi di Londra 2012, un'Olimpiade riuscita

16/12/2014 7Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 101

Retroscena Napolitano e le riforme: compiere il passo decisivo Oggi discorso alle alte cariche, non parlerà di dimissioni ANTONELLA RAMPINO ROMA La cerimonia degli addii ha il suo avvio, ma chi si aspetta di udir pronunciare la parola «dimissioni», avrà una

sorpresa: non ci saranno annunci. Oggi alle 17 e 30 Giorgio Napolitano terrà il consueto, annuale discorso

alle alte cariche istituzionali che è poi il più politico dei pronunciamenti del Capo dello Stato, e che quest'anno

apre il percorso al termine del quale - il giorno esatto pare non sia stato ancora fissato, ma si ritiene possa

esser collocato a metà gennaio - ci saranno le formali dimissioni. I tre passaggi, ovvero i tre discorsi quello di

oggi, quello al corpo diplomatico di dopodomani che ha ovviamente come perno invece la politica estera, e

infine quello della sera di Capodanno, quando come da tradizione il Capo dello Stato si rivolge a telecamere

unificate direttamente ai cittadini - saranno come sempre molto articolati e offriranno l'analisi della situazione

italiana e del contesto. Napolitano, che magari farà accenni a se stesso, parlando di quello che tante altre

volte ha definito come un pesante esercizio delle funzioni presidenziali, solo rivolgendosi direttamente ai

concittadini il 31 dicembre, tiene a lasciare un messaggio chiaro. Un lascito politico, ovviamente, di questo

scorcio di secondo settennato. E dunque, per andare al cuore della complessa contingenza politica, la parola

«riforme» risulterà centrale: ma stavolta non certo per stigmatizzare il nulla di fatto, come più volte Napolitano

ha dovuto fare durante il primo e pure il secondo settennato. Stavolta il discorso sarà in positivo, perché le

riforme - comunque i politici e i parlamentari le valutino - ci sono. Sono lì, all'esame dei due rami del

Parlamento: si tratta di mandarle avanti. Racconta chi ha parlato in questi giorni con il presidente che lo

sguardo che attualmente Napolitano lancia sulla realtà italiana vuol essere di sprone a guardare il lato

positivo di quanto sin qui fatto. Del resto, se perfino il preteso falco ministro dell'Economia di Berlino Schaüble

riconosce che l'impostazione riformista italiana è valida, vuol dire che ne abbiamo fatta di strada... Si tratta

per l'appunto di continuare, con determinazione. E senza farsi distrarre da atteggiamenti oppositivi ma

«senza idee». Con cura della pesante situazione sociale, ma evitando come la peste le incompiute e le

contrapposizioni tipiche della politica-politicante all'italiana. Per il resto, il discorso sulla moralità della politica,

contenuto non meramente in nuce nella recente prolusione all'incontro italo-tedesco di Torino, di certo

costituirà l'impianto essenziale: anche se nulla è dato sbirciare sul tavolo di Giorgio Napolitano, che solo ieri

pomeriggio s'è messo alla scrivania per scrivere il discorso, c'è l'intero impianto dell'esercizio presidenziale a

suggerirlo. E così l'Europa quale destino politico e di comunità per l'Italia, oggetto pure di una colazione con

premier e governo dopodomani, in vista del Consiglio Europeo del 18 e 19, la grave crisi economica che

affligge il Vecchio Continente e soprattutto i suoi giovani, discussa ancora ieri sera nell'incontro con John

Elkann. Vorrei che il mio discorso fosse incisivo, e anche conciso, pare abbia detto ieri sera il presidente

prima di mettersi all'opera. I suoi collaboratori scopriranno stamattina alle 11, in una apposita riunione, di

quale tenore sarà. E anche di quale lunghezza.

Foto: ALESSANDRO DI MARCOANSA

Foto: Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica

16/12/2014 9Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 102

Intervista L'assessore Cutini: "Me ne vado io Nessuno mi ha difesa" GIACOMO GALEAZZI ROMA Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, cambia squadra sotto la scure del commissariamento del Campidoglio. A

tirarsi fuori, però, è l'assessore alle Politiche Sociali, Rita Cutini: «Mi sono dimessa e non contratto la mia

posizione personale: torno a fare volontariato sociale», spiega. Perché si è dimessa adesso? «Invece di far

quadrato dopo la bufera di "Mafia capitale", in giunta è aumentato l'isolamento. In un anno e mezzo di lavoro

al Comune senza avere un partito alle spalle, ho pagato la mia estraneità a un sistema di interessi

riconoscibili. Non avevo le intercettazioni né le carte dell'inchiesta ma ogni volta che mettevo mano a

un'emergenza il mio nome finiva nelle ipotesi di rimpasto. È ora di richiudere quelle maglie larghe che hanno

generato spazi per il malaffare. Oggi occorre rispondere con uno scatto di orgoglio, un sussulto di coscienze,

difendendo punti di resistenza all'illegalità». Gli indagati di "Mafia capitale" hanno cercato contatti con lei?

«No. Però ho sempre avuto l'impressione del freno a mano tirato. Quello che hanno scoperto i magistrati

spiega perché mi sentissi isolata. Ogni volta che cercavo, con spirito garibaldino, di passare dall'emergenza

al sistema, avvertivo il vuoto attorno a me. Avevo contro la cupola che lucrava. Il contrasto alle situazioni

gestite in emergenza, l'azzeramento dei fuori bilancio del 2014, la scelta di procedure amministrative rigorose

e non aggirabili (come lo Sprar) sono state fondamento della mia azione. Il sindaco non mi ha chiamata dopo

l'inchiesta scoppiata il 2 dicembre e non ne ha fatto il perno della ricostruzione necessaria». In realtà però, le

hanno attribuito il caos nei centri­rifugiati... «La delega sulle periferie non l'ho mai avuta e alla luce di "Mafia

capitale" si comprendono le strumentalizzazioni delle rivolte nelle borgate come Tor Sapienza. Accusare me

era un'interpretazione utile alla cupola. Dopo questo terremoto mi sarei aspettato che Marino facesse

quadrato, del resto anche lui è stato percepito come un argine al malaffare. Non è avvenuto. Erano giorni che

avevo deciso di lasciare in assenza di un progetto corale e chiaro a partire dal sociale e dalla solidarietà

sull'azione da me svolta nelle difficoltà oggi chiare a tutti per un circolo di connivenze criminali. Ho aspettato

l'incontro con il sindaco per valutare se finalmente ci fossero nuove condizioni per rimanere. Non le ho

ravvisate. Non torno indietro e non contratto incarichi». Roma è una città mafiosa? «Ci sono smagliature

vistose, però la capitale ha tutte le risorse per rialzarsi. Il sistema criminale della corruzione era tutt'altro che

irresistibile. Piersanti Mattarella, ucciso dalla mafia in Sicilia, diceva che la buona amministrazione chiude

spazi al malaffare. Far funzionare le cose è l'unica soluzione. Certo il problema non sono io».

Foto: L'assessore lascia Rita Cutini, l'assessore alle Politiche sociali si è dimessa «In giunta mi hanno

isolato»

16/12/2014 13Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 103

I controlli Un commissario setaccerà tutti gli appalti Alberto Gentili «Siamo agli inizi, nulla è definito», dice il sottosegretario Graziano Delrio. E Luca Lotti sostiene che «è presto

per dirlo». A pag. 2

IL RETROSCENA R O M A «Siamo agli inizi, nulla è definito», dice il sottosegretario Graziano Delrio. E Luca

Lotti, il braccio destro del premier, sostiene che «è presto per dirlo». Eppure, Matteo Renzi e Giovanni

Malagò hanno già individuato lo stratagemma per «bloccare fin dalla partenza il rischio-corruzione» e mettere

a tacere tutti quelli (incluso il leghista Matteo Salvini) che già sostengono che Roma e l'Italia non possono

organizzare i Giochi olimpici in quanto si aprirebbero praterie per le scorrerie di corrotti, faccendieri e mafiosi.

Tutta l'operazione Olimpiadi 2024 sarà supervisionata e passata sotto la lente d'ingrandimento da un

commissario anti-corruzione nominato ad hoc. L'obiettivo del premier: «Far tacere i gufi e i disfattisti» e avere

la garanzia assoluta che la candidatura olimpica e gli eventuali lavori per la realizzazione degli impianti, «non

saranno l'occasione per una nuova grande abbuffata dei corrotti». Che questo sia l'approdo, l'ha fatto capire il

presidente del Coni: «L'esperienza come quella del magistrato Cantone sull'Expo non deve essere fatta in

corso d'opera, quando già si so

no avviati la candidatura e i lavori. No, nel momento esatto in cui si andrà dal notaio a costituire il comitato

promotore, già ci deve essere il Cantone di turno che deve supervisionare tutti gli elementi, tenendo conto

degli aspetti aziendali e di una policy di spending review».

«EVITARE LA RESA» Individuato il meccanismo per evitare «preventivamente» il ripetersi di «appalti truccati

e fenomeni corruttivi», Renzi punta sulle Olimpiadi per dare «una scossa a un Paese rannicchiato». E per

non alzare bandiera bianca dopo «lo schifo di Mafia Capitale»: «Non è possibile arrendersi davanti alla

corruzione, se dicessimo che non possiamo candidare Roma e l'Italia perché così si fa un regalo ai malfattori,

vorrebbe dire far vincere proprio il malaffare», è il ragionamento del premier, «invece le Olimpiadi serviranno

a dimostrare che ci sono una Capitale e un'Italia oneste che sanno realizzare grandi cose e grandi sogni nella

massima trasparenza e con assoluta moralità». Per dirla con il renziano Andrea Marcucci, «candidandosi a

ospitare i Giochi, Roma saprà cancellare l'onta di Mafia capitale». Naturalmente la parola d'ordine sarà

«sobrietà» e «costi limitati». Il governo, proprio grazie al nuovo sistema delle "Olimpiadi diffuse", sta

studiando con Delrio, Lotti e Malagò un sistema che permetterà di distribuire gli eventi sportivi in varie città, in

modo da «limitare al massimo» la necessità di costruire nuovi impianti. «Più che mettere prime pietre»,

spiegano a palazzo Chigi, «provvederemo al recupero, restauro e rilancio delle strutture esistenti». «Più che

a grandi infrastrutture pensiamo a grandi uomini», grandi organizzatori, chiosa Renzi. C'è poi l'aspetto del

rilancio di Roma. Renzi, da buon fiorentino, parla di «nuovo risorgimento economico e morale». La speranza

del governo è che, come negli anni Sessanta, le Olimpiadi permettano alla Capitale di conquistare la ribalta

internazionale. E per usare le parole di Lotti, «i Giochi sono una grande opportunità anche sulla strada della

ripresa economica». Insomma, le Olimpiadi per dare una lucidata all'immagine della Capitale e per garantire

un volano economico.

Foto: Palazzo Chigi

16/12/2014 1Pag. Il Messaggero - Ed. nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 104

Dal premier messaggio a Pd e Fi ma Berlusconi può sparigliare La tentazione di Silvio: restare in gioco e non fare muro contro il Professore Il capo del governo ricuce con lasinistra interna e manda un segnale a Forza Italia IL LEADER DI FI: «L'EX CAPO DELL'ULIVO ÈCONTRARIO COME ME ALLE SANZIONI A PUTIN» LA CARTA DEI TECNICI «SENZA SPILLA» Marco Conti IL RETROSCENA R O M A Un'ora e un quarto a discutere della crisi dell'eurozona, della perenne instabilità

della Libia e delle sanzioni alla Russia. Un'ora e un quarto durante il quale Romano Prodi ha detto la sua su

ogni scenario internazionale e Matteo Renzi ha per lo più ascoltato, lasciando alla fine a Graziano Delrio il

compito di chiarire quel passaggio relativo ai vent'anni persi con l'Ulivo che domenica all'assemblea del Pd

aveva molto irritato i prodiani. STRAPPO Alla fine dell'incontro ad essere soddisfatti erano in due. Renzi per

essere riuscito a dimostrare a quella parte del Pd, che lo accusa di non confrontarsi, che «io parlo con tutti;

soprattutto con colui che ha costruito le ragioni perché io sia qui». Ma ieri sera gongolava anche Prodi per

essere tornato interlocutore di un pezzo importante della storia di un partito - guidato ora da Renzi - che fatica

ad integrare le sue diverse culture. Anche se direttamente i due di politica interna e di Quirinale sostengono di

non aver parlato e che magari possano aver accennato ad un incarico per il Professore da parte dell'Onu per

la Libia, l'incontro è servito a ricucire lo strappo dei 101 e a riportare il fondatore dell'Ulivo al centro della

battaglia per il Quirinale. La tregua che Renzi ha imposto all'assemblea di domenica passa per un dialogo più

fitto che il presidente del Consiglio ha avviato con decisione con tutti i principali esponenti del suo partito, a

cominciare da Pier Luigi Bersani. L'obiettivo della legge elettorale e delle riforme istituzionali resta sempre il

principale e presuppone un Pd unito e non lacerato da contrapposizioni interne o scissioni. VELENI Anche il

complicato negoziato con Silvio Berlusconi passa per un partito unito e in grado di votare ora le modifiche

all'Italicum e le riforme costituzionali e domani il nuovo capo dello Stato. Anche perché, come sostiene il

capogruppo del Misto alla Camera Pino Pisicchio, «bene il dialogo ma l'intesa si trova in Parlamento». In

questo quadro l'incontro con il Professore bolognese contribuisce a svelenire il confronto interno al punto di

far gioire Pippo Civati e innervosire, oltre al Ncd anche molti esponenti di Forza Italia. Eppure, al netto delle

oscillazioni, anche dalle parti di Arcore qualcosa ieri si è mosso nei confronti di Prodi. Sarà stato il consueto

incontro del lunedì con i suoi più stretti collaboratori o l'attivismo del Professore contro le sanzioni decise

dall'Europa contro la Russia dell'amico Putin a suo tempo definite «un suicidio collettivo», ma nella testa di

Berlusconi una tentazione comincia a prendere quota. Ovvero darsi disponibile per far convergere sull'ex

premier i voti di FI. «Se Renzi pensa di tenerci fuori sappiamo come rientrare nella partita», chiosava ieri un

ex ministro azzurro. «Politicamente sarebbe una mossa azzeccata sostiene il senatore forzista Augusto

Minzolini - chi meglio di Prodi può garantire Berlusconi e l'opposizione! Se così sarà i problemi li avrà Renzi».

Secondo i ben informati il pressing di Raffaele Fitto e i sondaggi in picchiata, potrebbero spingere il Cavaliere

alla "strambata" pur di evitare che Renzi si "costruisca" un successore di Napolitano su misura e pronto a

sciogliere le Camere al primo segnale. Da palazzo Chigi si invitava ieri alla cautela e a tener d'occhio il

prossimo Consiglio europeo. L'esigenza di un "garante" sui conti italiani potrebbe far rialzare le quotazioni di

due professori: l'attuale ministro Padoan e il governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Due «senza spilletta» di

partito, come vorrebbe Alfano.

Foto: Silvio Berlusconi

16/12/2014 5Pag. Il Messaggero - Ed. nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 105

CUCÙ Rustico, Fighetto e Prete Piatto misto in salsa Pd Marcello Veneziani a pagina 4 Quando è salito sul pulpito dell'assemblea del Pd, Gianni Cuperlo sembrava un prete protestante,

forse valdese. L'aspetto, il tono, l'abito talare in versione moderna e il collare bianco di congressista indossato

come la stola sacerdotale... e poi la predica, anzi la quaccherata. Il tutto farcito da quella spruzzatina di

sciccheria, quell'aria da salotto perbenista, laurea dams e sinistra snob, di quella che ama adottare in casa gli

emigrati toy, naturalmente come domestici. Esponente di punta del fighettismo radical è invece Pippo Civati,

vezzoso sin nel nome, nel battito delle ciglia sugli occhioni blu che bamboleggiano davanti alle telecamere,

nella barbetta finto incolta, nel suo aggirarsi nei paraggi della sala stampa a caccia d'interviste friccicose. La

sinistra rustica è rappresentata da Stefano Fassina, economista bocconiano travestito da rurale in lotta

sindacale, aspetto vagamente ingraiano, ascendente zodiacale aratro. Quando si rivolge a Renzi ha l'aria del

villico che scende agitato dal suo trattore e si lamenta che Matteo lo ha tamponato, facendogli versare i

fertilizzanti e poi lo ha sorpassato dove c'era la linea continua. Il prete snob, il rustico e il fighetto sono i tre

volti nuovi della sinistra che si oppone a Renzi e si riunisce non a caso ai Parioli. Non riescono nemmeno a

fare gruppo tra loro, frammenti schizzati e non ricomponibili del vecchio monolite, il Pci. Se questo trittico è

l'opposizione interna, Matteo può continuare a giocare alla playstation a Palazzo Chigi.

16/12/2014 1Pag. Il Giornale - Ed. nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 106

il retroscena Colle, Berlusconi non arretra: nel patto un nome condiviso La visita di Prodi a Palazzo Chigi vista come provocazione inaccettabile da Forza Italia Fibrillazioni sullaPuglia: Matteoli candida Fitto come governatore, ma lui rifiuta Francesco Cramer Fonti di Palazzo Chigi giurano che l'incontro RenziProdi non abbia riguardato il Quirinale. Ci credono in pochi;

quasi nessuno. E siccome in politica anche la simbologia ha un peso, è evidente che il summit non poteva

cadere in momento più delicato. Renzi manda un messaggio al Cavaliere: o si fa come dico io o ti becchi il

Professore al Quirinale. Per Berlusconi Prodi resta il candidato più indigesto in assoluto ma non proferisce

parola nel merito. Meglio derubricare la cosa a tattica del premier per tenere buoni i riottosi della minoranza

piddina. Insomma, manfrina. Certo è che se l'incontro di ieri fosse servito per sondare la possibilità del

Professore a un'ascesa al Colle questo sarebbe un vero e proprio affronto al leader di Forza Italia. Il quale

non muta il suo pensiero di fondo: «Noi con spirito di sacrificio stiamo ai patti e garantiamo l'appoggio alle

riforme e alla legge elettorale. Ma i contraenti devono avere pari dignità». E un Prodi al Quirinale sarebbe un

vero e proprio schiaffo. Inaccettabile. Naturale che, quindi, il patto scricchiolerebbe notevolmente. D'altronde

le turbolenze si sentono già all'interno di Forza Italia. Una, di notevole intensità, porta la firma del capogruppo

alla Camera, Renato Brunetta. Il quale, nel quotidiano Mattinale , scrive direttamente a Berlusconi: «Te lo

dico con la franchezza e la lealtà che ha sempre caratterizzato il mio rapporto con te: non è roba nostra, non

sono le nostre riforme». E ancora: «Renzi ha imposto diciassette cambiamenti allalegge elettorale e alle

riforme costituzionali. L'Italicum si è trasformato in un Renzicum». Poi, una sorta di ultimo appello: «Solo un

presidente della Repubblica realmente condiviso, può aprire alle riforme, quelle buone, quelle vere, quelle

utili, quelle scritte bene, quelle equilibrate nel senso dei pesi e dei contrappesi, realmente condivise e non

subite. Siamo ancora in tempo. Se no, no». Insomma, Renzi tira la corda e in Forza Italia partono le

fibrillazioni tra gli anti-pattisti; che ieri hanno vissuto un'altra giornata di alta tensione. L'ennesimo scontro con

l'eurodeputato Raffaele Fitto scoppia dopo una nota con cui il comitato di Forza Italia, presieduto da Altero

Matteoli, candida Raffaele Fitto a governatore della Puglia: «Chiedo all'amico Fitto di valutare la sua

candidatura nella certezza che egli ha tutte le potenzialità per vincere». Un'offerta respinta quasi con sdegno

dall'interessato: «Una mia candidatura alle Regionali non sta in cielo né in terra. Non c'è peggior sordo di chi

non vuol sentire. Qualunquescelta che escluda il coinvolgimento diretto dei cittadini è un errore drammatico.

Che altro deve succedere (un 7-0 alle Regionali?) per uscire da questo torpore? Possibile che anche dirigenti

esperti e sperimentati facciano prevalere piccole mosse tattiche e giochetti interni rispetto a una riflessione

strategica?». Insomma da Fitto l'offerta viene vista come un modo per relegare un fastidio in periferia. La

replica di Matteoli: «Ma quali giochetti? Fitto ci pensi bene prima di dire no». Insomma, le acque azzurre

restano agitate e Berlusconi cercherà di riportare la calma tra i suoi già oggi e domani: giorni nei quali sono

previste due cene natalizie a Roma: la prima con i deputati e la seconda con i senatori.

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 107

la stanza di Mario Cervi Gli Ambrosoli non cambiano il mondo, ma meritano onori e gloria Mario Cervi Il messaggio che si trasmette dando dell'eroe a Giorgio Ambrosoli non è molto educativo. Se un uomo svolge

un lavoro e ha una famiglia, la sua prima responsabilità, che dovrebbe venire dal cuore, è quella di amare i

propricari«qualunquecosa succeda»e nondicontinuareaoperare contro Sindona sapendo di morire. Questi

gesti non hanno niente di eroico: ci sono sempre stati e non hanno mai cambiato il nostro povero mondo.

Secondo me è un eroe chi mette il lavoro in secondo piano rispetto al rischio di lasciare orfano un figlio. I veri

eroi sono quelli che sopportano la fatica del lavoro, con mille compromessi e anche qualche non perniciosa

furbizia, per poi tornare a casa e sapere di esserci, ogni giorno, per la propria moglie e i propri figli. Pensare

«vado avanti con questa inchiesta anche se so che morirò» è un atto che può essere anche visto come molto

egoistico e arrogante. Quali sono i vantaggi globali e a lungo termini di questi eroi? Loro se ne vanno in

gloria, forse, ma i parenti che restano? Gianni Lauretig Udine Caro Lauretig, la sua lettera è un inno al «chi

me lo fa fare», al quieto vivere, al conformismo e, se vogliamo essere spicciativi, alla viltà. Secondo lei

Giorgio Ambrosoli la sua morte per mano criminale se l'è voluta, se non si fosse intestardito a fare le pulci a

Sindona nessuno gli avrebbetorto un capello e il figlio non dovrebbe piangere il padre morto. Può tuttavia

onorare, quel figlio, un padre che ha pagato con la vita la sua onestà. Ma questo conta poco, Lauretig scripsit

, in confronto alla gioia di chi ha un padre corrotto, ignavo, complice della malavita, disposto a tacere di fronte

alle peggiori ignominie, ma vivo. Secondo il suo ragionamento dovremmo non ricordare con orgoglio e

rimpiantomadestinarealla damnatiomemoriae iservitoridelloStatoedella legge che per difendere l'uno e l'altra

si sono sacrificati. Tutti egoisti che si sono preoccupati dei loro doveri colpevolmentetrascurando il dovere di

non farsi ammazzare. Giorgio Ambrosoli, insiste lei, non merita la qualifica di eroe, chespetterebbe

inveceachi, trovandosidavantiladelinquenza,ha voltatola testa da un'altra parte e s'è adattato ai più ripugnanti

compromessi. Forse lei ha ragione, gli Ambrosoli non sono mai riusciti, purtroppo, a cambiare il mondo. Ma

hanno tentato di farlo, in solitudine, pagando di persona. Non come idemagoghi chepromettono larivoluzionee

realizzano lacorruzione.

16/12/2014 30Pag. Il Giornale - Ed. nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 108

L'angolo di Granzotto L'Occidente ha dato il «la» al pianeta Paolo Granzotto Egregio Dottor Granzotto, non trovo molto simpatico che vi siano sul Giornale articoli del genere di quello di

Rino Cammilleri dal titolo «Ecco tutti i primati dell'occidente». A un ricercatore come Watson viene dato

l'ostracismo mentre non scandalizza l'assidua, incessante, assillante propaganda contro l'islam e contro gli

arabi trattati come sottosviluppati. Anche senza ricordare i successi in campo filosofico e matematico, trovo

che quello che viene scritto nell'articolo citato risponda ad esigenze di politica e non sia opera di storici e

giornalisti obiettivi e al di sopra delle parti. Più di una volta ho espresso ad arabi e a palestinesi il

suggerimento di contrastare questa azione riprovevole richiamando le loro figure eminenti del passato e

valorizzando i loro contemporanei che non demeritano. Faccio solo il nome di Wasim Dahmash, professore

all'Università di Cagliari, per sostenere che non si tratta di un popolo così sottosviluppato come da noi lo si

vuole raffigurare. Antonio Fadda e-mail Mi faccia capire: per essere «simpatici», «obbiettivi» e «al di sopra

delle parti» dovremmo recensire solo le opere del suo Wasim Dahmash, quello di L'ideologia sionista è

l'ultimo anello del fenomeno coloniale ? Quello della «micro bomba nucleare israeliana sperimentata nel sud

del Libano» dove c'erano i poveri e pacifici palestinesi? Il collaboratore di Palestina Rossa ? E non il testo del

professor Stark, il massimo sociologo delle religioni, mica un qualsiasi ricercatore di dialettologia araba? Che

poi, dove l'ha letto che Stark ritiene gli arabi sottosviluppati? Scrive che quel poco di apporto culturale venne

meno quando la cultura araba si circoscrisse alla sharia e alla jihad . E che, come ha riassunto Rino

Cammilleri, è stata la civiltà occidentale, cristiana, a dare nel bene e nel male il «la» al pianeta. Non c'è

relativismo che tenga, egregio Fadda. È così, è la Storia a darne testimonianza: se ne faccia una ragione.

16/12/2014 30Pag. Il Giornale - Ed. nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 109

PICCOLA POSTA Adriano Sofri So che non bisogna mostrarsi scandalizzati delle assurdità dell'economia politica, che la demagogia è in

agguato. So che le assurdità (è un eufemismo) già passate e accumulate impediscono di immaginare misure

drastiche, come frenare di colpo su una macchina che viene giù a precipizio. Eccetera. Ma all'idea che

bisogni stare in ansia per il crollo del prezzo del petrolio, a quella non mi rassegno.

16/12/2014 2Pag. Il Foglio(diffusione:25000)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 110

IL PUNTO Standard&Poor's confonde i rating di Generali e dei Btp Informazioni distorte ai danni del parco buoi EDOARDO NARDUZZI Èsolo un fatto di correlazione. O meglio: per Standard and Poor's non è pensabile, neppure in astratto, che

possa esistere un asset privato del tutto scorrelato con la rischiosità specifi ca dei titoli di stato della

Repubblica italiana. Un titolo italiano, cioè, completamente indifferente all'andamento del prezzo dei Btp e

alla loro volatilità. Una peculiarità che vale anche in un mercato globalizzato, nel quale stabilire l'effettiva in

uenza o capacità di contagio di un mercato domestico su un portafoglio diversifi cato internazionalmente è

davvero diffi cile da quantifi care. Per questa ragione, senza farsi troppe domande per approfondire meglio

l'argomento, l'agenzia di rating ha deciso di ridurre il rating della più grande assicurazione italiana, le

Generali, portandolo da A- a BBB+, perché non poteva essere più di due livelli superiore a quello dei Btp. Giù

il rating dell'Italia e in automatico giù anche quello dei soggetti fi nanziari che hanno tanti titoli di stato

nell'attivo del bilancio. È evidente che una parte importante delle riserve di Generali sono investite in titoli di

stato italiani, ma ciò accade per la ragione semplicissima che le passività che l'assicurazione ha contratto

sono anch'esse verso cittadini italiani che si attendono un rendimento futuro da quei Btp. È un cortocircuito fi

nanziario tutto domestico che salvaguardia meglio le aspettative degli investitori che non è detto che

starebbero in una situazione ottimale se Generali detenesse Bund al posto dei Btp. Ma il principale errore

commesso da S&P è quello di non aver saputo valutare due aspetti innovativi della modernità fi nanziaria.

Primo, il fatto che la elasticità di reazione a una crisi di un portafoglio ampio e diversificato è oggi molto più

rapida. Secondo, che utilizzando contratti sintetici parte del rischio specifi co dei Btp è stato sicuramente già

«rimosso» dal bilancio. S&P's introduce e comunica una correlazione che, se esiste, è davvero affi evolita,

perché oggi le grandi imprese di settore sono molto più autonome e indipendenti nella loro relazione con i

mercati fi nanziari rispetto a qualche tempo fa. Dispongono della capacità di rivolgersi direttamente agli

investitori di Shanghai, San Paolo, New York o Tokyo e di proporre loro capitale di rischio o di debito

correlato nel rischio soprattutto all'andamento peculiare del business aziendale. L'azione delle agenzie di

rating rischia davvero di confondere le idee degli investitori meno attrezzati e informati, facendogli credere

che il rischio di Generali è collegato a quello di Bot e Btp. Un'azione di cattiva informazione verso il cosiddetto

parco buoi e una penalizzazione unilateralmente decisa verso una società il cui legame con la politica e le

sorti del debito pubblico è, oggi, così sfumato da essere perfi no non quantifi cabile nei modelli previsionali. ©

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 111

AL VIA GRUPPO DA 2 MILA HOTEL Con l'intesa Accor-Huazhu Parigi più vicina a Pechino Stefania Peveraro (Peveraro a pagina 10) Con l'intesa Accor-Huazhu Parigi più vicina a Pechino Icinesi paiono aver scelto i

francesi come gli alleati preferiti per sviluppare il settore turistico. L'ultima grande operazione è stata

annunciata ieri: la partnership strategica in Cina tra il colosso del turismo e della ristorazione francese Accor,

quotato a Parigi, e Huazhu Hotels, gruppo alberghiero quotato al Nasdaq e leader in Cina, che conta più di

1.900 alberghi. Ma in pista nell'ultimo mese sono scesi altri due cinesi. Una lettera d'intenti è stata siglata la

scorsa settimana tra il gruppo di villaggi turistici Pierre & Vacances-Center Parcs Group quotato a Parigi e lo

sviluppatore immobiliare cinese Beijing Capital Land.A inizio novembre, invece, è stato siglato l'accordo per

l'acquisizione della catena alberghiera Louvres Hotels Group (1.100 alberghi economicia marchio Campanile,

Premiére Class, Kyriad, Tulip Inn, Golden Tulipe Royal Tulip) da parte di Shanghai Jin Jiang International

Hotels Group, proprietario a sua volta di oltre 1.700 alberghi, che ha battuto la concorrenza proprio di Accor,

ma anche di fondi di private equity del calibro di Blackstone, Pai Parnters e Cvc. Jin Jiang ha comprato il

gruppo francese da Starwood per oltre 1,2 miliardi di euro. Il tutto mentre sullo sfondo la conglomerata Fosun

International ha in corso da mesi un braccio di ferro con la cordata guidata da Andrea Bonomi per il controllo

di Club Mediterranée. E proprio il prossimo venerdì 19 dicembre scade il termine per un nuovo rilancio

dell'opa fissato dalla Consob francese (Amf), se i cinesi volessero (come pare probabile) contrastare l'ultima

offerta di Investindustrial a 24 euro per azione. Tornando all'operazione annunciata ieri, questa darà vita a un

gruppo con oltre 2 mila strutture e che nei prossimi anni prevede di svilupparne altre 500. Huazhu ha un

portafoglio di marchi che vanno dall'alto di gamma (Joya, Manxin) fino ai livelli medi (JI Hotels, Starway) ed

economici (Hanting, Elan e Hi Inn). Accor, da parte sua, in Cina gestisce attualmente 144 hotel attraverso

otto marchi sui segmenti alto di gamma e lusso (Sofitel, Pullman, MGallerye Grand Mercure), medio livello

(Novotel, Mercure) ed economico (Ibis e Ibis Styles). In base all'accordo, le attività di livello economico e di

categoria intermedia di Accor in Cina saranno integrate in Huazhu, che deterrà un master-franchising in

esclusiva per Accor. Il gruppo sarà responsabile dell'operatività e dello sviluppo in Cina,a Taiwan e in

Mongolia dei segmenti economici e di medio livello, ma anche del marchio premium Grand Mercure, mentre

Accor continuerà a gestire e sviluppare tutti i marchi di lusso e di alta gamma in Cina. Huazhu diventerà un

azionista di minoranza (10%) del settore lusso e alta gamma di Accor in Cina. In cambio Accor riceverà una

partecipazione del 10% in Huazhu e avrà un posto nel consiglio di amministrazione del gruppo. Huazhu

prevede di aprire 350-400 nuovi hotel sotto i brand Accor nei prossimi cinque anni. «Questa partnership su

larga scala ci permetterà di combinare la potenza dei marchi internazionali di Accor con un attore importante

nell'industria alberghiera cinese. La combinazione dell'esperienza locale ineguagliabile di Huazhu con i nostri

marchi darà vita a un gigante nel settore alberghiero in Cina e creerà un impareggiabile valore per i nostri due

gruppi e per i nostri clienti», spiega in una nota Sébastien Bazin, presidente e direttore generale di Accor.

Secondo Ji Qi, fondatore e presidente-direttore generale di Huazhu, si tratta di un'alleanza senza precedenti

nel settore alberghiero. «Con un ampio portafoglio di marchi, una rete di distribuzione e fidelizzazione potenti,

Accore Huazhu condividono molti valori. Unendo le nostre forze, accelereremo la nostra crescita e attireremo

più clienti verso la nostra rete di alberghi». (riproduzione riservata)

ACCOR15 set '14 15 dic '14 28 32 30 36 34 38 quotazioni in euro 35 € -0,54% IERI

Foto: Sebastien Bazin

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 112

BRUTTO COLPO Banca Carige va ko in borsa (-7%) nonostante l'ok al piano e l'interesse deibig per Cesare Ponti Claudia Cervini (Cervini a pagina 2) Banca Carige va ko in borsa (-7%) nonostante l'ok al piano e l'interesse dei big per

Cesare Ponti Neanche il primo via libera della Bce al capital plan di Banca Carige, imprimatur che ha di fatto

messo in moto la macchina dell'aumento di capitale atteso per maggio 2015, è riuscito a sostenere il titolo

dell'istituto ligure. Ieri le azioni hanno infatti chiuso a 0,059 euro in ribasso del 7,09% in una giornata difficile

per le banche: il Ftse Italia Banche ha chiuso in discesa del 4,23%. L'ok giunto da Francoforte al piano,

presentato in seguito al fallimento degli stress test e che prevede una ricapitalizzazione tra 500 e 650 milioni

oltre ad alcune cessioni (quella di Banca Cesare Ponti e della società di credito al consumo Creditis) e a

un'operazione di buyback delle minorities bancarie, verrà recepito oggi dal cda presieduto da Cesare

Castelbarco Albani. Durante l'appuntamento, è lecito ipotizzare che si discuterà anche dei dettagli del piano

di ricapitalizzazione. Non va dimenticato, però, che manca ancora una seconda e definitiva approvazione al

piano, quella del Governing Council (il consiglio dei governatori in cui siede Ignazio Visco) attesa a inizio

2015: solo allora, infatti, il cda potrà deliberare sull'aumento. L'esatto importo della ricapitalizzazione,

garantita fino a 650 milioni da un consorzio capitanato da Mediobanca, dipenderà dall'entità delle cessioni.

Dopo la vendita del ramo assicurativo al fondo americano Apollo Management per 310 milioni (100 milioni

l'impatto della cessione sul patrimonio), sta entrando nel vivo la partita Cesare Ponti. A guardare il dossier si

sono presentati Banca Leonardo, Banca Finnat e Banca Profilo. Ma, secondo quanto riportato da alcune fonti

a MF-Milano Finanza, la lista degli interessati in questa prima fase sarebbe molto più lunga e

comprenderebbe anche Ubs e Santander. All'epoca della vendita di Bim a studiare il dossier si erano

presentati una quindicina di soggetti, numero che è andato via via assottigliandosi nel corso della trattativa.

Lo schema, con le dovute proporzioni, si dovrebbe ripetere anche in questo caso. L'interesse per la Cesare

Ponti non è una sorpresa in un momento in cui gli istituti hanno necessità di aumentare la redditività, ridurre il

rischio del credito e rivedere il modello distributivo, anche se la vera battaglia sarà sul prezzo. Carige si

aspetta da entrambe le cessioni un centinaio di milioni di euro. Cesare Ponti a fine 2013 era in carico a 27,5

milioni di euroe Creditisa 40 milioni di euro, hanno ricordato ieri gli analisti di Banca Akros secondo i quali

l'aumento di capitale di Banca Carige sarà altamente diluitivo per cui il loro rating sull'azione resta sospeso.

Mentre Equita ha ribadito il giudizio hold e il target price a 0,07 euro. Più certe sono, invece, le tempistiche

dell'aumento. Dopo la delibera del cda alla ricapitalizzazione, passeranno 45 giorni prima della convocazione

dell'assemblea che si terrebbe quindi a febbraio. Ad assemblea conclusa intercorrono, abitualmente, un

mese o al massimo due, prima dell'avvio effettivo dell'aumento. La ricapitalizzazione scatterebbe così nella

primavera (aprile-maggio), più probabilmentea maggio dopo l'approvazione del bilancio, prevista per fine

aprile. Chi saranno i soci che sottoscriveranno l'operazione da almeno 500 milioni? La Fondazione,

attualmente azionista al 19%, non ha le risorse per sottoscrivere l'aumento pro-quota e, per non diluirsi

pesantemente, ha allo studio un patto parasociale. Lo stesso ente ha ammesso, per voce del consulente

Andrea Pravasoli, che ci sono già contatti con investitori. Le ipotesi che sono state fatte in questi giorni sono

numerose. Tra gli interessati comparirebbe, ancora una volta, il cavaliere bianco del private equity, Andrea

Bonomi, mentre nonè ancora del tutto chiara la posizione dei francesi di Bpce, oggi al 9,9%, che potrebbero

incrementare ulteriormente la quota detenuta. Non sono ancora spenti neppure i rumor circa un interesse di

Santander. (riproduzione riservata)

CARIGE15 set '14 15 dic '14 0,04 0,08 0,06 0,10 0,12 quotazioni in euro 0,059 € -7,09% IERI

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 113

Foto: Piero Montani

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 114

BANKITALIA Visco replica a Weidmann: indispensabile il Qe di Draghi, sennò èdeflazione Giuliano Castagneto (Castagneto a pagina 8) Visco replica a Weidmann: indispensabile il Qe di Draghi, sennò è defl azione

L'acquisto di titoli pubblici da parte della Bce consente di ridurre i rischi di un singolo Paese «attraverso

l'abbassamento del rischio macroeconomico di tutta l'area». Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia,

Ignazio Visco, rispondendo alla Camera nel corso di un'audizione sull'Unione Bancaria in commissione

Finanze e, indirettamente, alla Bundesbank, in merito ai dubbi sul Qe espressi dal presidente della banca

centrale tedesca Jens Weidmann. Visco ha sottolineato che il capo della Bundesbank, in una recente

intervista concessa alla stampa italiana, «non ha detto che non si deve fare, ma che non gli pare opportuno.

Una posizione diversa, sino all'altro ieri era vietato». E sull'opportunità che Eurotower avvii massicci acquisti

di titoli di Stato, lo stesso Visco ha portato diversi elementi a favore. Perché se l'Eurozona non è ancora in

deflazione, «i rischi non possono più essere ignorati, anche perché accentuati dalla caduta del prezzo del

petrolio. Se le nuove informazioni confermeranno il persistere o addirittura l'aggravarsi di rischi per la stabilità

dei prezzi nell'area, la Bce dovrà avviare con tempestività ulteriori acquisti di titoli su larga scala per riportare

le dimensioni dei bilancio dell'Eurosistema sui livelli desiderati». Visco ha sottolineato in questo modo che

l'esito delle ultime operazioni effettuate da Eurotower, soprattutto delle Tltro, difficilmente consentirà alla

banca centrale di aumentare gli asset in bilancio di 1.000 miliardi di euro. E gli «acquisti di titoli su larga

scala» non possono non coinvolgere i titoli di Stato. Ma se per il numero uno di via Nazionale l'attivazione del

Qe sta diventando urgente, questa misura evidentemente non basta, se ha sentito il dovere di sottolineare

che «nel breve termine, urge un'azione condivisa per sostenere gli investimenti pubblici, diminuiti nell'area di

quasi il 25% in quattro anni». Devono essere attivate «tutte le fonti di finanziamento, il bilancio comunitario, la

Bei, gli investitori privati, gli stessi Stati nazionali, per procedere rapidamente alla realizzazione del piano del

presidente della Commissione europea». Piano sul quale non mancano peraltro le perplessità. Infatti il piano

di investimenti da 300 miliardi promosso dal presidente dalla Commissione Ue presenta «un capitale ridotto e

un leverage molto alto (il rapporto è 1 a 15, ndr )», quindi «ci sono delle questioni da approfondire». Nel

frattempo è «essenziale» che le risorse ricevute dalle banche attraverso le Tltro, seppure corrispondenti a

poco più della metà del massimo ottenibile, «giungano al più presto all'economia». Visco ha posto l'accento

sull'urgenza di riattivare il processo di crescita nell'Eurozona, anche perché questo, insieme a «una decisa

accelerazione nel cammino di integrazione europea», è un presupposto necessario affinché l'Unione

Bancaria porti effettivi benefici all'Eurozona svolgendo al meglio il suo ruolo di canale di finanziamento

dell'economia reale. Me perché ciò accada è necessario che il rischio connesso all'attività di credito sia

svincolato da quello legato alla solvibilità dello Stato in cui la singola banca risiede. E in proposito Visco non

ha mancato di ricordare che le banche italiane sono state molto svantaggiate rispetto a quelle degli altri Paesi

dell'Eurozona, in quanto è stata adottata una metodologia unica per l'area sul trattamento dei titoli di Stato

che ha pesato sui bilanci degli istituti italiani, per 4 miliardi di euro, senza tenere conto dei correttivi introdotti

dalla Banca d'Italia. Una metodologia cui «la Banca d'Italia si è formalmente opposta». E per «recidere il

legame tra gli Stati e le banche» occorre «avviare senza ritardi il meccanismo unico di risoluzione delle crisi

bancarie». Ne andrebbe della stessa esistenza dell'euro. Eventualità «scongiurata, ma non per sempre». Le

parole di Visco hanno pesato su Piazza Affari, che verso fine seduta ha accelerato al ribasso chiudendo con

un -2,8%. (riproduzione riservata)

INDICE FTSE MIB15 set '14 15 dic '14 17.000 20.000 19.000 18.000 21.000 22.000 18.079 -2,81% IERI Milano

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 115

Foto: Ignazio Visco

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 116

Rifi nanziato il progetto per il sistema di comunicazione delle forze dell'ordine. Ok all'albo unico dei consulentifi nanziari Stabilità, spuntano 150 mln per il Tetra Finmeccanica Luisa Leone Spunta anche il rifinanziamento al sistema Tetra nella legge di Stabilità. Tra gli emendamenti a firma del

governo ce n'è infatti uno che garantisce 25 milioni l'anno per sei anni per il completamento della rete di

comunicazione delle forze di polizia italiane, chiamata Tetra, realizzata da Selex, una delle controllate di

Finmeccanica. Un progetto travagliato, partito con obiettivi ambiziosissimi e costi stellari (3,5 miliardi), poi

ridimensionati (oggi il costo è di circa 1 miliardo) ma comunque sempre in affanno sul fronte dei

finanziamenti. Le risorse stanziate in Stabilità saranno sottratte al Fondo per interventi strutturali di politica

economica, si legge nella relazione tecnica allegata, scongiurando il rebus coperture. Ed è quindi certamente

una buona notizia per il gruppo guidato dall'amministratore delegato Mauro Moretti, che grazie alle proposte

di modifica alla ex Finanziaria incassa anche un altro punto: il rifinanziamento per 120 milioni (nel periodo

2015-2018) del programma satellitare Cosmo-Skymed, realizzato dalla controllata Telespazio e dalla

partecipata Thales Italia. Intanto ieri a Palazzo Madama è andato avanti il confronto tra governo e partiti sulle

modifiche da apportare alla legge. La riunione tra governo e maggioranza è durata diverse ore e alla fine la

ripresa della discussione in commissione Bilancio è slittata al tardo pomeriggio. Al riavvio dei lavori alcuni dei

temi principali, come la tassazione dei fondi pensione che dovrebbe essere abbassata al 17% (dal 20%

previsto), e quella delle casse previdenziali che dovrebbe rimanere al 20% (invece che salire al 26%), non

erano stati ancora messi nero su bianco. Le questioni non sono infatti contenute negli oltre 100 emendamenti

presentati sabato scorso dal governo e dal relatore Giorgio Santini, per cui è probabile che a questo punto si

ricorra a correzioni dell'esecutivo su una delle tante proposte presentate dai senatori. Tuttavia, secondo

quanto dichiarato ieri sera dal sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta, la soluzione dovrebbe essere

trovata nel dibattito «tra stanotte e domattina», quindi o nella sessione notturna di ieri o alla ripresa dei lavori

oggi. Anche perché, sebbene l'appuntamento con l'Aula sia ormai ufficialmente slittato a giovedì o venerdì,

Baretta ha assicurato che prima di Natale la legge dovrebbe essere definitivamente approvata, anche con il

nuovo passaggio alla Camera. Intanto ieri sera la commissione Bilancio ha iniziato a discutere ed approvare

alcuni degli emendamenti presentati dalle forze politiche come quello, a firma della senatrice Fi Cinzia

Bonfrisco, che trasforma l'albo unico dei promotori finanziari in «albo unico dei consulenti finanziari» che

raggrupperà, sebbene in sezioni distinte, i promotori finanziari, i consulenti finanziari e le società di

consulenza finanziaria. Ok anche a un altro emendamento a firma Bonfrisco che estende il fondo di garanzia

per le Pmi a tutte le imprese fino a 499 dipendenti. Accantonate, invece, le proposte di modifica sugli sgravi

Irap per gli autonomi e sul nuovo regime dei minimi, sempre per ragioni di copertura. A questo punto anche i

nodi più aggrovigliati dovrebbero essere sciolti tra oggi e domani, pena far slittare ancora l'ok del Senato con

l'obbligo comunque di approvare la legge al massimo entro la fine dell'anno. (riproduzione riservata)

Foto: Matteo Renzi

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 117

PRIMO CONFRONTOA MILANO SULLE CIFRE DEI DUE SCALI DALLA PARTENZA DEL DECRETO LUPI Un cordone intorno a Malpensa Il ministro Lupi spiega che l'aeroporto è strategico.E Riggio (Enac) precisa che Linate è saturo. Modiano(Sea) comunica dati in crescita, ma aggiunge che il provvedimento peserà sull'aerostazione varesina Manuel Follis Crescono i volumi di traffico su Malpensa, stando alle cifre rilasciate ieri dal presidente di Sea, Pietro

Modiano per il 2014 e il 2015. Ma questi numeri, pur confortanti, non riescono a dissipare la sensazione che

per lo scalo varesino il futuro sia ancora carico di incertezze. Tutto è legato al cosiddetto decreto Lupi, che

liberalizza il traffico da Linate verso le città europee prive dello status di capitale, e che infatti è stato

ribattezzato decreto Linate. È stato proprio Modiano a spiegare ieri che i numeri dovranno essere studiati

«scientificamente» quando saranno «un po' più solidi», ma che le aspettative non sono rosee. In sostanza,

dal decreto la Sea si aspetta cattive notizie per Malpensa: «Vedremo a regime cosa succede, ma è chiaro

che ci preoccupano i volumi di passeggeri portati da Malpensa a Linate. Cercheremo di contrastare la

tendenza, ma ci aspettiamo qualche mese con segno negativo per Malpensa». E pensare che i numeri

comunicati ieri indicano per Malpensa una crescita del 12% dei passeggeri sui voli intercontinentali negli 11

mesi del 2014, e stimano un ulteriore aumento del 5-6% nel 2015, per un totale del 20% in due anni. Lo scalo

quindi sta attraversando un buon periodo e Modiano a margine della riunione di monitoraggio su

Linate/Malpensa ha detto ieri di aver avuto «per la prima volta la sensazione che Malpensa non sia isolata».

Modiano ha spiegato di vedere bene «questo scambio di esperienze» che «sta crescendo, ma che ha

bisogno di sostegno per crescere ulteriormente». Sostegno che sulla carta è stato garantito in persona dal

ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi. Il problema resta la convivenza tra Linate e

Malpensa, considerando che il decreto dovrebbe portare, come spiegato da Modiano, a spostare voli e

passeggeri da uno scalo all'altro. Il punto è che il ricavo medio per passeggero di Linate è sensibilmente

inferiore a quello di Malpensa. La fotografia della situazione l'ha scattata il presidente dell'Enac, Vito Riggio,

che da un lato ha ribadito il concetto che «Malpensa è un aeroporto strategico e bisogna lavorare per

mantenerlo tale». Inoltre «bisogna tenere conto che Linate è saturo». Puntualizzando che un aeroporto può

essere considerato strategico se, ha spiegato Riggio, «sussistono due condizioni: un vasto bacino di utenza e

un forte interesse da parte delle compagnie per quello scalo. Anche noi come Enac faremo la nostra parte e

metteremo a disposizione tutti gli strumenti necessari». Infine è intervenuto anche Vincenzo Soprano, ad di

Trenitalia e presidente di TreNord, spiegando che «dal 26 aprile aumenteremo la frequenza dei treni per

Malpensa: ce ne sarà uno ogni 30 minuti». (riproduzione riservata)

Foto: Maurizio Lupi

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 118

COMMENTI & ANALISI La Bce sulle riforme chiede agli Stati decisione ed efficacia. Le dimostriessa stessa sul Qe Matteo Radaelli Il percorso verso la prima riunione del 2015, il 22 gennaio, del Direttivo Bce, ai fini della decisione sul Qe,

cioè l'acquisto di titoli pubblici, anziché farsi meno aspro, con il passare del tempo si fa ancora più arduo,

viste le prese di posizione che si susseguono, soprattutto da parte tedesca e relativi satelliti. Da ultimo, il

presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha dichiarato espressamente il suo disaccordo su questa

misura straordinaria, mentre è confermato che, nel Comitato esecutivo, tre dei sei componenti starebbero su

identiche posizioni di dissenso. Tuttavia, a favore del Qe ci sarebbe un'ampia maggioranza nel Direttivo, che

potrebbe esprimersi superando il peso della banca centrale tedesca e degli alleati minori, considerato che i

voti si contano e non si pesano (come diceva Cuccia). Del resto Weidmann ha dichiarato cheè preferibile

attenersi alle interpretazioni e applicazioni più restrittive. Ma nel dire ciò, egli trascura platealmente il dovere

primario dell'Istituto: mantenere la stabilità dei prezzi. Con l'avvicinarsi della fine dell'anno bisogna chiedersi

quanto ancora queste discussioni continueranno, mentre il quadro recessivo si aggrava, la deflazione

incombe anche nell'area dell'euro, il crollo del petrolio ha impatti contraddittori e, sul piano geopolitico, le

possibili elezioni in Grecia, i problemi crescenti nei rapporti Ue-Russia, i vari focolai di tensione in Medioriente

e l'Isis creano un cocktail difficile da digerire. La visione di Weidmann sull'Europa è germanocentrica perché

del suo Paese esprime la posizione economica sull'austerity mentre l'aspirazione a una maggiore

integrazione comunitaria sotto i diversi profili sottovaluta decisamente le esigenze e le politiche di altri

partner. La stessa riduzione del prezzo del petrolio è considerata dal presidente Bundesbank un fenomeno

passeggero sul quale non si potrebbe fondare una strategia anti-deflazione. Molte considerazioni fatte in

questi ultimi giorni da Weidmann erano già noteo comunque prevedibili. Tuttavia, proprio per i passaggi

ulteriori che saranno affrontati in queste settimane, a cominciare dalle già ricordate elezioni elleniche e dalla

riunione dei Capi di Stato e di governo, è difficile reggere ancora un mese con quella sorta di referendum pro

o contro il Qe desunto dalle dichiarazioni dei principali esponenti bancari e politici, che poi si riflettono nelle

opinioni degli operatori e le stime dei previsori. Sul versante della politica economica, invece, si diffondono le

critiche al micro piano Juncker, ma nessuna proposta alternativa è stata fatta sebbene si sia alle porte della

seduta del Consiglio europeo. Quanto al contro - shock petrolifero cui si assiste, giudicarlo meramente

transitorio per evitare di attribuirgli effetti duraturi sulla drastica riduzione dell'inflazione ed evitare così alla

Bce di essere accusata di mancato intervento a salvaguardia della stabilità monetaria,è un evidente azzardo,

anche perché la deflazione non è provocata solo dal calo del petrolio, accentuatosi solo nelle ultime

settimane, edè assolutamente difficile non riscontrarnei gravie diffusi effetti. Sarebbe un azzardo attendere

ancora (fino a quando?) di osservare i prezzi petroliferi per decidere di intervenire con la leva monetaria

magari quando questa sarà molto meno efficace, come ha dimostrato il Giappone. Ben altro si decise in

diversi Paesi e, in particolare in Italia, quando si scatenò il primo shock petrolifero negli anni 70 del

Novecento. Certo, il quadro era nettamente diverso, innanzitutto perché si trattava di una crisi petrolifera.

Tuttavia in poco tempo si dispiegò l'intero armamentario della politica economica per combattere la crisi e

avviare la ristrutturazione e la riconversione industriale. Ora, ci vorrà anche maggior chiarezza o quanto

meno minore confusione da parte dei membri della Bce. Mai come oggi servirebbe parlare con una voce sola.

Ma se ciò è impossibile, allora bisognerebbe stabilire alcune regole del confronto esterno, se non si vuole

assimilare la Bce a un partito o a un governo.A maggior ragione ciòè necessario se Draghi dichiara che tutti i

membri del Direttivo sono favorevoli a misure straordinarie e poi, a partire da Weidmann, si vede che così

nonèo che almeno i dissenzienti, dopo avere detto sì in riunione, fanno leva sul fatto che del Qe al momento

non ci sia bisogno. Abbiamo detto molte volte che questa misura non è taumaturgica, dovendo le altre

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 119

istituzioni fare la propria parte. Ma non si può reggere a lungo nella prospettiva, sempre rimessa in

discussione, dell'adozione di tale provvedimento, mentre all'esterno gli stessi esponenti che dovranno

deliberarlo si mettono a dibattere. Giustamente la Bce chiede sulle riforme determinazione, ed efficacia. Le

stesse sono ora necessarie ai suoi organi. (riproduzione riservata)

16/12/2014 16Pag. MF - Ed. nazionale(diffusione:104189, tiratura:173386)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 120

Renzi goes for gold with bid to bring Olympics back to Rome Global sport JAMES POLITI - ROME Matteo Renzi, Italy's reformist prime minister, announced a plan yesterday to bring the Olympic Games back

to Rome in 2024, after a 64-year hiatus. The proposal shrugs off criticisms that Italy, whose public debt has

recently topped €2.1tn, cannot afford to host the games. Mario Monti, one of Mr Renzi's predecessors,

stopped short of suggesting a candidacy for the 2020 games two years ago over concerns for the health of

the public finances. Sceptics also noted that Mr Renzi's announcement comes only two weeks after the

emergence of a large-scale corruption scandal in the Eternal City. More than €200m of assets were seized

and 37 people arrested in connection with a Mafia-like network of kickbacks on public contracts and services

across Italy's capital. But Mr Renzi, whose main political message is that Italy's decline is on the cusp of

being reversed if his platform is implemented, said there should no limits to the country's confidence in itself,

despite six years of economic distress. "Too often our country seems resigned. . . You can lose but it's

unacceptable to refuse to play the game. We have all we need to shoot for the gold," Mr Renzi said as he

presented Rome's bid at the headquarters of the Italian Olympic Committee. "Sport in Italy is a way of life and

a way of looking at the future. I don't know if we'll make it, but the Olympic candidacy is one of the most

beautiful things we can do for our kids, for us, for Italy." That optimistic spirit is part of the reason Mr Renzi

remains the most popular politician in Italy. The prime minister's approval ratings have fallen from the levels of

around 70 per cent posted after taking office in February but are still at 40 per cent this month, according to

Istituto Ixè. Yet, unlike his drive for sweeping change to tackle Italy's stale political and economic structures,

which is generally shared by many Italians, the Olympic push might be at odds with the mood of the country.

Online polls published in both La Gazzetta dello Sport and La Repubblica newspapers yesterday suggested

Italians were overwhelmingly sceptical. Matteo Salvini, leader of the Northern League, the anti-euro, anti-

immigrant party, said: "I think he's living on another planet."

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 121

No guarantee of a magic stimulus in new low price era A 40% fall in the industry benchmark would normally act as a powerful economic fillip but there are signs thatthe recent decline might not deliver the expected boost By Chris Giles Suddenly the world is awash with oil. A surprise surge in production and weaker than expected global

demand for crude have sent oil reserves soaring and prices tumbling. The 40 per cent drop in the oil price to

around $60 a barrel since June is by far the biggest shock for the global economy this year. Similar episodes

in the past tell us the consequences are likely to be both profound and long lasting. Normally, economists

would add "positive" to this list, but doubts are surfacing as never before. The scale of the current oil shock is

difficult to exaggerate. While financial markets and commentators were obsessed by rising geopolitical

tensions and the latest twists in central banks' policies in the US, Europe and Japan, even larger forces in oil

markets went largely unnoticed. As late as October, a "key concern" of the International Monetary Fund was

the risk of an oil price spike caused by geopolitical tensions. Instead, rising production and weaker demand

growth have left suppliers competing to find willing customers. Rich country stocks of crude oil have defied

the onset of the northern hemisphere winter and risen to their highest level in two years, according to the

International Energy Agency. West Texas Intermediate crude oil prices dropped from more than $100 a barrel

in June to less than $60, with the European Brent oil prices following the same downward path. Even a slight

uptick yesterday cannot disguise the downward trajectory of the price. Rather than geopolitical tensions in

Ukraine and Iraq causing an oil shortage and price spike, as foreseen in the IMF scenario, the causality is

flowing from economics to politics. The plunge in oil prices now threatens Russia's living standards and public

finances to the point where it will start 2015 as a devalued and belligerent nation with nuclear weapons. In the

Middle East, the funds to finance vicious conflicts in Iraq and Syria face greater pressures, which promise to

stretch all sides. And the US is less likely to want to play global policeman now that it can satisfy almost 90

per cent of its energy needs from domestic sources, up from 70 per cent as recently as 2005. In normal times,

the broad effects of the oil price drop on the global economy are well known. It should act as an international

stimulus that will nevertheless redistribute heavily from oil producing countries to consumers and the longer

the new prices endure, the more profound will be the effects on the structure of industries across the world.

But this time, economists are actively debating whether the world has changed and other moving parts - such

as falling inflation levels and the strong dollar - will throw sand into the works of the usual economic

relationships. When oil prices fall, there is no iron law that it enhances global economic growth. The main

effect is a huge redistribution from oil producers, who receive less for the effort of extracting the black gold, to

consumers who benefit from cheaper transportation and energy, enabling them to spend more money on

other goods and services or to save their windfall. Most economists still agree with Christine Lagarde, IMF

managing director, who this month said that "it is good news for the global economy". The positive effect on

growth should arise because oil consumers tend to spend more of their gains than oil producers cut their

consumption. Global impact Gabriel Sterne of Oxford Economics explains, "producers have financial

surpluses and don't tend to cut back, while lower prices redistribute income to those who have a higher

propensity to consume and to invest". The scale of the global effect is significant. Oxford Economics

estimates that every $20 fall in the oil price increases global growth by 0.4 per cent within two to three years.

The IMF's core simulations suggest a similar size of the effect, so the $40 reduction in price would more than

offset the total 0.5 percentage point downgrades to the IMF's world economic growth forecasts for 2014 to

2016 over the past year. That boost is then amplified if it generates a subsequent lift in confidence,

encouraging companies to invest and spend. If the usual effect on the world economy is large, it is always

dwarfed by the swings that will benefit some countries and hit others. The big winners will be countries that

are simultaneously heavy users of energy and largely dependent on oil imports. Moody's, the credit rating

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 122

agency, calculates that countries "battling high inflation and large oil subsidy bills, such as Indonesia and

India, will benefit most from a lower price environment". Looking at 45 different economies, Oxford Economics

agrees that emerging economy oil importers are likely to be the main winners. Most advanced economies

also gain significantly, although as they have less dependence on oil for every dollar of gross domestic

product so their proportionate gains are smaller. A further boon for many emerging economies is that the fall

in prices allows countries to cut fuel subsidies, removing significant pressure from the public finances. Lord

Stern of the London School of Economics says "this is exactly the right moment to remove fossil fuel

subsidies and intensify carbon pricing". For oil exporters, however, the outlook is darker. Those which have

tended to spend rather than save oil revenues have the least capacity to adjust to the new reality. Moody's

estimates that Russia and Venezuela will be hardest hit, since they have "large recurring expenditure that

may be politically challenging to cut". The largest oil producer, Saudi Arabia, has much greater fiscal buffers

since it saved more than it spent. Currency markets have already reacted brutally to those countries it

considers vulnerable, pushing down the rouble 40 per cent against the dollar over the past six months, for

example. So far, so normal. But this time there are more voices than usual suggesting expectations of a

global boost are deceptive. Stephen King, chief economist of HSBC, believes lacklustre demand in China,

Japan and Europe over the summer was the primary cause of the collapse in prices so the traditional "lower

oil prices good: higher oil prices bad" story is "no longer so obviously true". He argues that optimism following

an oil price fall in economic estimations is based on positive supply-side developments for the western

developed world, but "there are plenty of situations where falling oil prices are merely symptoms of a wider

malaise". Deflation fears Mr King argues that much of the past gains from oil prices have come from lower

interest rates associated with falling inflation, which cannot happen when monetary policy is already

stimulating economies as hard as it can. If households in China, Europe and Japan feel there are reasons to

save any windfalls they receive, the global demand boost will be severely restricted. And one reason

consumers might be less willing to open their purses and wallets this time is that a spectre of low inflation

stalks many advanced economies. While stable or falling prices make people better off, they also potentially

threaten a prolonged period of stasis if households prefer to "wait and see" before spending their money. That

attitude, encouraged by the possibility of lower prices tomorrow could encourage companies to delay

investment and households to put off consumption, generating a self-fulfilling prophesy of soggy growth and

gently falling prices. The threat is not to be dismissed lightly. Oxford Economies estimates that with an oil

price of $60 a barrel, 13 European countries will see their inflation rates fall below zero, at least temporarily, in

2015. Aware of the danger that oil could create persistent disappointment rather than a shot in the arm, Peter

Praet, chief economist of the European Central Bank, said monetary policy in Europe did not have the normal

luxury of simply assuming lower oil prices would boost incomes and spending this time. "In these conditions

monetary policy needs to react," he said. Other reasons why an anticipated boost to demand might be more

muted include the sharply rising dollar, which ensures that domestic oil prices outside the US have not fallen

by anything like the 40 per cent headline figure. Some clues regarding the validity of the new fears are

provided by history. In 1986, the oil price more than halved after Opec failed to control supply, triggering a

global economic surge that accelerated global growth to a peak of 4.6 per cent in 1988, a rate that would not

be achieved again until 2000. In 2008, acute weakness of global demand led to an oil price decline from $133

to $40 a barrel, but even with fears of deflation, cheaper oil helped generate a rebound in growth in 2010.

History, then, is kind to the traditional view of the potency of cheap oil in stimulating the global economy in

good times and bad. But economists also know that history has not been a good guide to many economic

trends over the past six years. Though a global boost is more likely now than it was, there is no guarantee

cheap oil will cast the magic spell this time that it always has in the past. Mexico Private investment in sector

set to suffer Mexico is opening up its oil and gas sector to private investment after nearly 80 years of state

control. But it stands to see investment squeezed as a consequence of the oil price plunge. Companies vying

for the chance to drill $100m wells say that they may scale back their interest. The silver lining for Mexico is

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 123

that it imports about half its petrol so lower prices are a bonus. Crude accounts for less than 15 per cent of

Mexico's exports and it has a hedging programme which it says will shield it from the impact of price falls in

2015. A $20-a-barrel fall in the price of Mexico's oil next year would add up to less than 1 per cent of GDP,

"not insignificant but still manageable from a fiscal perspective", according to Moody's, the rating agency. US

Bulging wallets to drive consumption Falling oil prices may slow down the shale revolution but are still good

news for the US economy, as the cash saved on filling up a car swells the wallets of hundreds of millions of

consumers. The fall in oil prices so far will provide the US public about $75bn a year to spend on other goods

- about 0.7 per cent of total US consumption. Analysts predict a fall in oil investment but Goldman Sachs pegs

it at no more than 0.1 per cent of GDP. Lower oil prices have made economists more confident about the

outlook for 2015 with HSBC raising next year's growth forecast from 2.6 per cent to 2.8 per cent. Cheaper oil

will weigh on already low inflation but the Federal Reserve is treating that effect as a one-off. Venezuela

Dependency on high price exposes Caracas Venezuela is estimated by economists to lose $700m for every

dollar drop in the oil price. Even before the latest plunge, there was speculation that the country - where oil

accounts for 96 per cent of export revenues - might default. Those fears have intensified in recent weeks. The

economy is forecast to shrink by 3 per cent this year, while the population is already struggling with shortages

of basic goods and inflation running at more than 63 per cent. President Nicolás Maduro has said the fair

price of oil is $100 a barrel, but analysts at Ecoanalítica, a Caracas-based consultancy, estimate that the

country needs a Brent price of above $130 to balance its budget. To cover some of the losses, industry

experts say Venezuela needs to ramp up its production of between 2.4m barrels a day and 2.8m b/d. But

even in the best of circumstances that would take years to come on stream. Nigeria Lower revenues put

further strain on state Nigeria's emergence as Africa's largest economy is thanks mostly to rapid growth in

services. But the country still depends on oil for more than 60 per cent of state revenues and 90 per cent of

export earnings. So there is a storm brewing in Africa's leading producer. Compounding the turmoil is the

escalating Islamist insurgency in parts of the north. Oil production is also down - averaging well below its

2.4m b/d capacity, thanks to industrial scale theft and a lack of investment following five years of legislative

paralysis over reforms to the industry. Foreign portfolio investors have taken fright, the government has

slashed spending for 2015, the stock market is down 23 per cent on the year to date and the naira has

continued to come under pressure since an 8 per cent devaluation last month. Eurozone Bloc's deflation fears

grow as Berlin eyes lift The EU imports 88 per cent of its oil but its celebrations over plunging prices have

been muted. At first glance, lower energy prices come as a welcome relief to European industry when it is

struggling to retain competitiveness in relation to the US. In terms of consumer prices, Mario Draghi,

president of the European Central Bank, called cheaper oil "unambiguously positive". Jens Weidmann, a

member of the bank's governing council, described the low crude price as being "like a mini-stimulus

package". But Mr Draghi is also quick to identify the risks when the EU already fears that inflation is

alarmingly low and could be veering towards deflation. Many countries have looked to inflation to alleviate the

debt burden that is restraining their spending power. Mr Draghi warned that low oil prices could become

"embedded" in low wages. Oil's freefall has also battered European stocks, particularly London's energy-

heavy FTSE. Analysts expect that major projects in Europe, such as in Britain's North Sea, will be put on

hold. Europe's leading economy, Germany, is shifting towards renewable power but petroleum still makes up

about a third of its energy consumption. However, business confidence has been boosted by cheap oil and

the decline of the euro. German GDP is expected to grow by 1.5 per cent in 2015, according to the Munich-

based Ifo Institute, of which a quarter of a percentage point is attributable to the drop in oil prices, the institute

said in a forecast last week. Ifo said the oil price fall would boost overall economic activity "not least through

an increase in domestic purchasing power." Norway Resilience built in but exploration may be hit Norway

appears to be in one of the best positions of any producer. Oslo not only has the world's largest sovereign

wealth fund - double the size of its economy at $870bn - but it can also tolerate a lower price. According to

Fitch, even at a price of $40 a barrel Oslo would balance its budget, the lowest threshold for all the oil

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 124

producers covered by the rating agency. But Norwegian authorities are still worried given the Nordic country's

dependence on oil. The central bank cut interest rates unexpectedly to a record low last month despite a

frothy housing market. Oystein Olsen, the governor, worries that an oil price below $70 could cause oil

companies to cut back on investment and delay projects. Exploration of the Arctic - touted as Norway's next

big oil frontier after the North Sea - is seen as particularly at risk for western Europe's biggest producer.

Russia Rouble's fall worsens corporate debt burden For the Russian economy, the drop in the oil price and

the Ukraine crisis have whipped up a perfect storm. As oil and gas account for 75 per cent of the country's

exports and more than half of its budget revenues, its currency moves in lockstep with the oil markets. The

rouble, which had already been devaluing under the pressure of geopolitical risks, has plummeted since the

fall in oil gathered pace. As a result, the $600bn burden that Russian banks and companies owe foreign

creditors is getting heavier by the day - a worry that is even more serious because western sanctions bar

most of these borrowers from refinancing this debt with US or European banks. With Russia reliant on imports

for almost everything except commodities, inflation has soared to 9.4 per cent and is expected to hit 10 per

cent by the year-end. Turkey 'Fragile' tag remains despite fiscal boost Mehmet Simsek, Turkey's finance

minister, argues that his country should no longer be seen as one of the "fragile five" emerging economies -

because the oil price drop helps narrow Ankara's current account deficit, a notorious economic weak spot.

Turkey relies heavily on foreign fuel - last year's energy import bill was $56bn - but officials say the deficit

narrows by more than $400m for each $10 fall in oil. The impact on consumers is less favourable, since

Turkey has some of the highest petrol taxes in the world. The IMF has warned that the economy remains

"sensitive to changes in external financing conditions" and that a fundamental fix would require higher savings

and ambitious structural reforms. Ankara reported disappointing growth figures last week while the lira

plunged to an all-time low against the dollar yesterday amid concerns about the rule of law and strong US

economic data. The last factor is a reminder that a rise in US interest rates, and the accompanying diversion

of funds from emerging markets, could outweigh any benefit for Turkey from oil's slide. Iran Urgency added to

need for nuclear deal Tehran was already struggling with the impact of western sanctions imposed over its

nuclear programme before oil began to fall. The government of Hassan Rouhani is seeking to rebalance the

economy to reduce its dependence on oil in next year's $93.6bn budget from around 50 per cent to closer to

one-third - which would be the lowest in decades. With no prospect of oil prices going up in the near future

there is added pressure to strike a nuclear deal before the June deadline. US banking sanctions have cost

Iran half its oil revenues. But an agreement could potentially allow Iran, which holds the world's fourth largest

reserves, to sell more crude and have access to about $100bn of foreign exchange reserves which it has

been barred from accessing. Failure could lead to a shrinking of the economy and social unrest. Saudi Arabia

Swing producer faces blow to spending Fiscal buffers are in place to offset the impact of any potential

domestic deficit but Saudi Arabia - the world's largest exporter - will still be among the Gulf nations most

affected by lower oil prices. At $60 a barrel the kingdom, whose oil receipts accounted for 85 per cent of

exports and 90 per cent of fiscal revenue in 2013, would experience a fiscal deficit equivalent to 14 per cent

of GDP in 2015, according to Moody's. Its vast foreign exchange reserves, estimated at close to $740bn, will

offset some of the negative effects of much lower oil prices, but such a stressed scenario is still likely to mean

a pullback in spending on social programmes which had increased substantially following unrest related to the

Arab uprising. Even so, Riyadh has used its leading position in Opec to resist calls for a production cut. India

Drop enables reform of subsidies and taxes Heavily dependent on imported oil and beset for years by fiscal

deficits and high inflation, India is an unambiguous beneficiary of lower oil prices. By October, the cost of oil

imports had already fallen to $164bn over the previous 12-month period, from a peak of $169bn in July, and

that bill will shrink further. Narendra Modi's government has used the opportunity to abandon diesel subsidies

for motorists and raise taxes on both petrol and diesel. The oil price fall cuts the trade, current account and

fiscal deficits, while the oil-assisted drop in inflation - down to 4.4 per cent in November - should lead to lower

interest rates and a boost for investment. Nor does India suffer so badly from some of the negative factors

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 125

that will hit fellow Brics such as Russia: commodities, mostly oil, account for more than half of India's imports

and only 9 per cent of its exports, mostly food. Japan Big saving on energy helps narrow deficit Japan is a

clear winner from falling crude. In the last fiscal year to March 2014, the energy-poor nation spent Y28.4tn

($236bn) on mineral fuels, of which more than 90 per cent was linked to oil. Every 10 per cent drop in the

price of a barrel represents a dividend of about Y2.6tn. And a 30 per cent drop hands back about as much

cash as was raised by the government this year, when it put up consumption tax by 3 percentage points. In

effect, a narrowing in the country's budget deficit has been "totally paid for, from abroad", says Hideo

Hayakawa, a former chief economist at the Bank of Japan. But lower oil is a mixed blessing for the BoJ, as it

could make it more difficult to achieve its 2 per cent target for inflation. China Fixed prices prevent trickle-

down effect China benefits less than might be expected from falling oil prices despite being the world's largest

oil importer. That is partly because the heavy reliance on coal means most of the economy is exposed to oil

prices through the transport sector. Diesel and petrol prices, set by the state, stop closely tracking oil prices at

around $80 a barrel. That's good news for state-owned oil refiners CNPC and Sinopec, but less so for

businesses and drivers. China's policy banks are also heavily exposed to major oil exporters including

Venezuela, leaving Beijing vulnerable when falling prices hit those countries' ability to repay loans. Output

pressures: a refinery operated by Lukoil in Russia - Andrey Rudakov/Bloomberg

16/12/2014 10Pag. Financial Times(diffusione:265676, tiratura:903298)

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Move likely to spark further consolidation M&A BT's decision to enter exclusive talks to buy EE, the UK mobile operator co-owned by France's Orange and

Germany's Deutsche Telekom, may spark further consolidation in the British telecoms and media market. A

deal is likely to force rivals to consider various combinations out of a fear of being squeezed by the duo's

potential dominance in providing a so-called "quad-play" package: broadband internet, cable television,

mobile and fixed-line phone services. Spain's Telefónica faces the most immediate challenge, having had its

UK operator O2 passed over by BT and lacking any other offerings to consumers in the market. It acquired

O2, which had earlier spun out of BT, in 2005 for almost £18bn. But the value of mobile-only operators has

fallen across Europe because of a sustained fall in revenues. The Spanish group has stated its desire to sell

or merge O2 with a rival with mobile or fixed-line capabilities as it focuses on continental Europe and Latin

America. Analysts say that could make Hutchison Whampoa, the operator of Three, an attractive partner for

Telefónica. Such a move would alter the landscape in the UK market from four operators to three and give a

combined Telefónica-Three greater scale. Alternatively, Telefónica could acquire TalkTalk, the UK market's

smallest pay TV, fixed line and broadband operator, a move that would allow it to offer bundled services.

Elsewhere, Vodafone, the other UK mobile operator, may look to mimic BT's move by attempting to combine

with Liberty Global, John Malone's sprawling European cable company. Vodafone could also consider a deal

with satellite operator Sky, which is in the process of closing its deal to consolidate its holdings in Germany

and Italy. Sky, which is 39 per cent owned by Rupert Murdoch's 21st Century Fox, could also look to acquire

O2 to give it a mobile business. Arash Massoudi

16/12/2014 21Pag. Financial Times(diffusione:265676, tiratura:903298)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 127

Inflation expectations test fresh lows Long-term gauge at lowest since data collected amid tumbling oil prices RALPH ATKINS - LONDON CLAIRE JONES - FRANKFURT Expectations priced into financial markets about future inflation rates have hit fresh lows on both sides of the

Atlantic as the repercussions of tumbling oil costs spread. A gauge of long term inflation expectations

watched closely by the European Central Bank fell yesterday to its lowest since comparable data started a

decade ago. The fall followed a sharp decline last week in a similar measure watched by the US Federal

Reserve. The shift adds to the pressure on monetary policy makers, with markets implying inflation will fall

short of central banks' inflation targets for protracted periods. It also underscores the extent of the re-pricing

across markets triggered byrecent sharp oil price falls. "The longer we have pain in commodity markets and

spillovers into emerging markets, the more we will see people giving up on the idea that there is going to be

inflation in developed economies," said Alessandro Tentori, head of rates strategy at Citigroup. At the heights

of the post-2007 financial crises, when deflation fears erupted briefly, US and eurozone inflation expectations

also dropped sharply. But eurozone inflation expectations have recently fallen below levels reached even

then. The ECB's chosen expectations gauge, based on swaps prices, yesterday implied an average inflation

rate over five years starting in five years of just 1.68 per cent. A five-year forward measure based on Fed

methodology has also fallen below 2 per cent to test the lows seen in 2008. Usually, such gauges trade

higher than the 2 per cent threshold. Expectations have been driven lower by very weak actual inflation

readings - annual eurozone hit a five-year low of only 0.3 per cent in November and is expected to decline

further in the months ahead. But markets were also gloomy about global economic prospects, said Gilles

Moec, European economist at Bank of America Merrill Lynch. "Even in the US, there is sensitivity to the

global level of slack in economies. It is not enough to be growing fast if the rest of the world is not doing the

same." While central banks will usually look through a decline in crude prices and economists have touted the

benefits to economic growth, ultra-low inflation in the eurozone has raised the threat of the ECB seriously

undershooting its target of an annual rate below but close to 2 per cent. ECB officials fear increasingly weak

eurozone inflation reflects not just sharply lower oil prices but weak demand pressures. Mario Draghi, ECB

president, drew attention to the five-year inflation swap-rate in August. "If the drop in inflation expectations

was temporary and the result of an exogenous shock, central banks would tend to disregard it," said Mr

Tentori. "The problem is that it is not like 2008 or 2009, and the market is not buying into the story that it is

just because of oil prices. They seem to think there is more behind it." Additional reporting by Vivianne

Rodrigues in New York

16/12/2014 26Pag. Financial Times(diffusione:265676, tiratura:903298)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 128

Europe protest parties pose investment risk Falling bond yields show that, aside from in Greece, markets are not worried yet RALPH ATKINS - LONDON When the eurozone debt crisis erupted five years ago, Greece's woes were the prologue to a much bigger

European financial market drama. Will history repeat itself in 2015? The first round of voting tomorrow for a

new Greek president will escalate a conflict between establishment parties and the leftwing, anti-reform

Syriza movement that could determine the country's future in the eurozone. If Antonis Samaras, prime

minister, fails in subsequent rounds to win sufficient backing for his candidate, a general election would

follow. Polls show Syriza winning - and putting Greece on a collision course with international creditors. Greek

shares have plummeted and yields on the country's government bonds have leapt. But far from reaching the

heights seen during the eurozone crisis, yields on other European governments' bonds - which move

inversely with prices and are gauges of perceived riskiness - remain near historic lows. The muted reaction

highlights how the European market script has changed since 2010 - largely as a result of European Central

Bank intervention. This time it is not markets applying the pressure on governments. Bond yields have

tumbled recently on expectations of the ECB launching "quantitative easing", or large scale bond purchases.

Instead, strategists warn of "European political risks" - the threat of politicians harming investors' interests -

which is hard to price. "When investors are causing trouble, an official backstop should always be sufficient to

restore calm," notes Dario Perkins, chief European economist at Lombard Street Research. The scope for

upsets seems large. to do "whatever it takes" to keep the eurozone intact. September's referendum on

Scottish independence showed markets only fret about an election outcome shortly before polling day.

Assessing the impact of "protest" parties is even harder as their programmes can be vague. "The eurozone

crisis was specific - it was about the sustainability of the euro," argues Erik Nielsen, chief economist at

UniCredit. "What we're seeing now are general expressions of anger, especially by less skilled and older

workers, related to the economic outlook. It's fuelled the rise of 'miserable people's parties'. But I think you

would find it hard to argue that Greece or Spain have more of a problem with such movements than the UK or

the US. It affects all western countries." The influence of "protest" parties May's European elections showed

euro-sceptic, anti-immigration or anti-austerity "protest" parties - some demanding the rescheduling of

government debt - in the ascendancy across Europe. Next year, elections loom not just in Greece but in

Portugal, Finland, Estonia and possibly Spain. Beyond the eurozone, the anti-immigration Sweden Democrats

have forced the collapse of the Stockholm government - and the anti-European UK Independence party is

expected to poll strongly in May's UK elections. Yet, economic weaknesses have created a topsy-turvy world

in which uncertainty increases the chances of central bank action. Political risk is "basically untradeable", Mr

Moskovit adds. Moreover, investors remember the July 2012 pledge by Mario Draghi, ECB president, would

be contained if economic growth prospects improved. In addition, "protest" parties still seem unlikely to sweep

to power on their own. A Citigroup note published yesterday concludes: "A 'hostile takeover' of an EU

government - meaning an outright victory by a non-mainstream political party - is unlikely, with the possible

exception of Greece." Such calculations help explain, for instance, why Spanish bonds have rallied despite

the rise of Podemos, the country's new anti-establishment party which favours debt rescheduling. "They are

already softening their economic narrative and the closer elections get, the more likely they are to rethink their

strategy - because otherwise bond yields will start to rise sharply," says Antonio Roldán, Spanish analyst at

Eurasia Group in London.

16/12/2014 28Pag. Financial Times(diffusione:265676, tiratura:903298)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 129

Time to leave German Bund party and go somewhere safer INSIGHT Steven Major At a time when there is widespread expectation that the European Central Bank will soon launch its version of

"quantitative easing", it might seem counterintuitive to suggest selling German Bunds. But we take the view

that the balance of risk and reward has shifted unfavourably. This is because if the ECB proceeds with QE,

the market term for central bank buying of sovereign bonds, then bond yields, led by Germany, could move

higher. This is contrary to what most investors think. Four risks are being overlooked by the bulls: valuations,

QE might not happen, the possibility that the ECB might have to raise its deposit rate and eurozone fiscal

policy. First, valuations are stretched. Short Bund yields are negative and the 10-year yield is below 0.65 per

cent. Expectation of large-scale QE has been driving the rally ever since the ECB laid out its plans for credit

easing this year. Hence the yields on Bunds are already much lower than they were on Treasuries and gilts

before the Federal Reserve and Bank of England launched their versions of QE. Nearly half the Bund stock

has a negative nominal yield, only possible because the ECB has set the floor on its deposit rate at minus 20

basis points, to weaken the euro. Consensus thinking says QE will be weighted according to GDP, so the

relatively small Bund market has been squeezed higher, driving the short-maturity yields below zero. Even

the benchmark 10-year yield at 0.7 per cent seems to have an appointment with ultra-low Swiss and

Japanese equivalents. This all shows little faith in the ECB's ability to meet its inflation remit of about 2 per

cent. Second, it is not even certain this form of QE will take place. It is clear from other central banks that QE

has not succeeded in one objective, to generate inflation. Moreover, there are numerous political and legal

obstacles. In any case, it is possible the ECB is bluffing, allowing QE expectations to build, hoping it might

never actually be called on to do anything. Sovereign QE could be the new OMT (Outright Monetary

Transactions), a policy announced in 2012, following ECB President Mario Draghi's "whatever it takes", that

has never been used. So why do QE? The ECB will know that QE is similar to a gigantic asset swap between

the banking system and the central bank. For example, when the Fed bought bonds from banks the cash this

generated came back to the Fed as a deposit, on which 25bp interest is paid. This is the third point: in the

eurozone, the -20bp deposit rate would mean that if the ECB did the same thing as the other central banks it

would be taxing the banks for the privilege of depositing cash. Unless the banks are given something in return

why sell bonds to the central bank, apart from doing so at an overly inflated price to offset the tax over the

bond's life? The Bank of Japan pays 10bp on deposits when the five-year JGB is 11bp. It found paying zero

does not work. The ECB might have to increase the deposit rate to facilitate a large asset swap with the

banks. If it did, it would push yields on core bonds higher. What if the ECB went to the asset managers

instead? Dis-intermediating the banks is a possibility and it could mean we are wrong on the deposit rate.

Although the lack of attractive bond substitutes, given the compression of yields and spreads, means it is

unlikely that asset managers would be keen to sell either. Fourth, another big risk for German Bunds relates

to fiscal policy. Having run a tight ship, the German government might even have a surplus soon, which

explains why Bunds have always been the benchmark for the eurozone. Since Jackson Hole in August, Mr

Draghi has repeatedly mentioned the need for fiscal policy to play a collective role and has dropped hints

about pooling sovereignty. Germany should spend. More broadly, to be credible, ECB QE, while focusing on

legacy sovereigns, would need to be complemented by a large scale common issuance of eurobonds to

finance debt mutualisation. It might not seem likely right now, but a step in this direction cannot be ignored.

Finally, Bunds yield a fraction of US Treasury equivalents. Those that can may want to leave this risky Bund

party while they have the chance and go somewhere safer. Steven Major is global head of fixed income

research at HSBC

16/12/2014 28Pag. Financial Times(diffusione:265676, tiratura:903298)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 130

China's firms change plans on takeovers REUTERS Financial firms from China are scouting Europe for modest-size deals.HONG KONG Mainland Chinese

financial companies are taking aim at distressed banking assets coming on the market in Europe, having

been urged by Beijing to expand their reach beyond emerging markets.The first mainland purchase of a

European investment bank was announced last week, with Haitong Securities agreeing to pay 379 million

euros, or about $470 million, for an investment bank in austerity-stricken Portugal.That bank, Banco Espírito

Santo de Investimento, is being sold by Novo Banco, the bank carved out of Banco Espírito Santo after it was

rescued in August.For Haitong, one of China's largest brokerage firms, it is a modest-sized deal, equivalent to

1.5 percent of Haitong's market value. But it demonstrates the changing character of acquisitions by Chinese

financial firms.These days they mostly seek controlling stakes, and now they are scouting Europe for

opportunities, avoiding anything too big.''Increasingly, Chinese financial firms are seeking control deals as a

way to expand their global footprint,'' said Mayooran Elalingam, head of Deutsche Bank's Asia-Pacific

mergers and acquisitions.''Several distressed opportunities are available in eurozone economies, and we

expect the Chinese financial services sector to be active in these situations,'' he added.Such deals can help

Chinese banks gain treasured European banking licenses as well as expertise, notably in debt markets, that

can be transferred back home, whereas growth through opening overseas bank branches can be a slow

process.This year, the Chinese government began encouraging mainland stock brokers and financial firms to

acquire greater international reach, according to investment bankers.''The government is encouraging the

outbound M. & A. push,'' said a banker based in Hong Kong, who was not authorized to speak to the news

media.The drive for geographic spread reflects China's efforts to build up overseas bank outlets as the

renminbi gains a greater share of global trade.Haitong's purchase of Banco Espírito Santo de Investimento,

Portugal's biggest debt underwriting firm, will give it control of a business that earned ¤247 million in revenue

in 2013, according to analysts at Daiwa Capital Markets, and a ready-made investment banking network in

Europe.''As regulators liberalize the financial industry in China, banks, insurers and securities firms would be

on the lookout for asset managers, private banks and wealth managers,'' said Bernard Teo, head of financial

institutions group investment banking in China with Goldman Sachs.Some bankers do not rule out the

possible acquisition of a European commercial bank.The struggling Italian lender Monte dei Paschi di Siena,

the worst-performing European bank in a recent asset-quality review by the European Central Bank, could

attract Chinese bids, according to bankers based in Hong Kong.Chinese buyers could also be interested in

Novo Banco, which the Portuguese authorities hope to sell in the first half of next year, they added.Until now,

Chinese financial companies' strategy has been based on organic growth and sporadic purchases of minority

stakes in foreign firms, mostly in the emerging market sphere.So far this year, they have announced $3.2

billion worth of overseas deals, three-quarters of which were majority stake purchases, according to Thomson

Reuters data.The total spending on overseas deals is way below the record $17.9 billion posted in 2007, but

back then only 4.3 percent of the deals were for majority stakes.In 2007, just before the global financial crisis

erupted, Chinese financial firms and sovereign wealth funds bought stakes in publicly listed global financial

companies, including a $5 billion investment in Morgan Stanley.The stock market losses from these ill-timed

deals created a headache for executives back home.''Chinese financial institutions are likely to shy away from

large transformational deals as they have learnt valuable lessons from the investments made during the

financial crisis,'' said Mr. Teo of Goldman Sachs. Their main goal now, he added, is to serve Chinese

corporations expanding globally.

16/12/2014 18Pag. International New York Times(diffusione:222930, tiratura:500000)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 131

Elusive benefits for telecommunications deals International New York Times ''We firmly believe that convergence is the future of telecommunications in Europe.''BT, the former

telecommunications monopoly in Britain, wants to get back into the mobile business.The company, which

spun off its mobile carrier unit in 2001, said on Monday that it had entered into exclusive talks to acquire EE,

the British mobile phone business owned by Orange of France and Deutsche Telekom. EE is valued at about

12.5 billion pounds, or about $19.6 billion.The EE deal would allow BT to better compete in Europe's rapidly

changing telecommunications landscape as cable television and mobile providers opt to offer more bundled

services, including broadband, phone and media.EE has 24.5 million mobile customers and reported earnings

before tax, depreciation and amortization of £1.59 billion for the 12-month period that ended June

30.Deutsche Telekom said it would likely receive a 12 percent stake in BT if the transaction was completed,

while Orange said it would likely get a 4 percent stake in BT. The rest of the purchase price would be paid in

cash.''We firmly believe that convergence is the future of telecommunications in Europe. Customers want

fixed-mobile converged services from a single provider,'' Thomas Dannenfeldt, the chairman of EE's board of

directors and chief financial officer of Deutsche Telekom, said in a news release.BT offers fixed-line

telephone service, broadband Internet and television across Britain. It offers mobile services through

partnerships with other carriers.To entice subscribers, BT has aggressively negotiated in recent years to air

an exclusive slate of live professional sports on two channels it introduced last year. It cut a deal beginning

last season to air 38 live broadcasts of English Premier League matches for £246 million a season. This year,

it won exclusive rights to air Champions League and Europa League soccer matches beginning in 2015 at a

cost of £299 million a season.''BT's move reflects the company's strong ambitions in multiplay and serves as

a clear warning to U.K. rivals, notably Vodafone, Sky and Virgin Media,'' said Paolo Pescatore of the research

firm CCS Insight. ''These companies will be forced to review their position as the market for convergence in

the U.K. rapidly comes to the boil.'' European telecommunications companies will do more deals in 2015.

With mergers and acquisitions sweeping the sector, BT's mobile ambitions mean Britain is up next, and other

tie-ups could follow elsewhere.Sympathetic regulators have allowed mobile service providers to merge in

Germany, Austria and Ireland, and they have a Danish deal to review. A second big trend is transactions

uniting cable and mobile outfits, as in Germany, Spain and France.Further mobile consolidation could take

place in France, with Numericable buying Bouygues Telecom; in Italy, with Hutchison Whampoa buying

Vimpelcom's Wind; in the Netherlands, with a sale of Tele2 or Deutsche Telekom's local units; or in Spain,

where Vodafone could buy TeliaSonera's Yoigo.And a British deal may not be the only one between fixed-line

and mobile companies. In Belgium, Altice could buy the local mobile unit of KPNor Orange, for example. In

Italy, Vodafone is circling Fastweb, which is owned by Swisscom.The real surprise would be the return of the

cross-border deal. Suppose BT's purchase of a big British mobile operator spurs Vodafone into bidding for

Liberty Global. AT&T and Comcast, seeing their last chance to buy scale in the European mobile and cable

industry, could bid - AT&T for Vodafone and Comcast for Liberty. Orange and Deutsche Telekom might join

forces. And so on.But in general, the financial benefits are elusive. In January, Credit Suisse estimated

European telecommunications companies' overseas adventures had destroyed 169 billion euros, or $210.5

billion, of value from 2000 to 2012.Consolidation benefits already seem to be included in share prices.

European telecommunications shares trade at 7.4 times earnings before interest, taxes, depreciation and

amortization, up 50 percent in two years, Nomura says. That looks rich, when ebitda should grow just 0.7

percent annually over the next three years. The investment story does not live up to the merger euphoria.

QUENTIN WEBB

16/12/2014 14,18Pag. International New York Times(diffusione:222930, tiratura:500000)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 132

PM makes surprise bid to host 2024 Olympics Stephanie Kirchgaessner Rome Matteo Renzi, the Italian prime minister, has brushed off concerns about funding and logistics with an

audacious bid to host the 2024 Olympic Games."You can lose, but what's unacceptable is to ... give up on

playing the game," Renzi said at the headquarters of the Italian Olympic Committee in Rome yesterday. "We

can't allow our problems to stop us from dreaming."The timing was remarked upon by critics: Italy is back in

recession, Rome is embroiled in a massive corruption scandal, and the city's residents complain plain that

theth infrastructure is creaking, historich buildings are crumb crumbling, and the roads are pothol potholed

and litterstrewn. strewn. W What better place, then, to host one of the mos most high-profile, big budget,

crowdpulling pu events in the w world?But for the a ambitious, reformminded m Renzi, the Olympic dream

represents aca chance to recreate the glory days of the Rome Games of 1960, when Italy was in a postwar

boom and living La Dolce Vita. He compared it to the physical feats of strength required of athletes.While

Rome is at the centre of Italy's 2024 campaign, all cities, from Florence to Naples, could be involved, he said.

It was the first bid to host the 2024 games, with the US expected to make a pitch this week. A decision will be

made in 2017. "If they were to wait for things to be easy, they wouldn't be athletes," Renzi said.

16/12/2014 22Pag. The Guardian

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 133

Rome will bid to host 2024 Olympic Games The Times The Italian capital will bid for the 2024 Olympic Games, the prime minister has said. Matteo Renzi said that

Rome would be the centrepiece of the bid but that "all the cities, from Florence and Naples to Sardinia" could

be involved. Rome, which last staged the Games in 1960, shelved plans to bid for the 2020 event two years

ago because of the economic crisis. (AFP)

16/12/2014 32Pag. The Times

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 134

POURQUOI FITCH A DEGRADE LA NOTE DE LA FRANCE ET POURQUOILE GOUVERNEMENT S'EN MOQUE Pour motiver sa décision d'abaisser la note de la France, l'agence de notation revient point par point sur lesmaux de l'économie tricolore et sur les errements de l'exécutif en matière de réduction de déficit public. Legouvernement semble toutefois ne p FABIEN PILIU Il fut un temps, pas si lointain, où le risque d'une dégradation de la note souveraine de la France par les

agences de notations était vécu comme une humiliation aux conséquences financières telles qu'elles

pouvaient précipiter la banqueroute de la France. Les temps ont bien changé. Désormais, depuis que, à l'été

2012, Mario Draghi, le président de la Banque centrale européenne (BCE) a annoncé que la BCE agirait,

quoi qu'il puisse en coûter, pour éviter qu'un membre de la zone euro se trouve en défaut de paiement,

l'impact d'un coup de semonce de la part des agences de notation sur le financement de l'économie française

est nul. Ou presque.De fait, la France continue de se financer à bon marché. Le taux des emprunts français à

dix ans n'a-t-il pas touché un nouveau plus bas en séance vendredi, à 0,890% sur le marché obligataire

secondaire où s'échange la dette déjà émise après que l'agence Fitch ait décidé de dégrader la note

souveraine de la France de AA+ à AA ? Ce lundi, l'Agence France Trésor (AFT) a annoncé que la France

avait emprunté 6,738 milliards d'euros à court terme sur les marchés à des taux certes en légère hausse

mais toujours négatifs.DES OBJECTIFS QUI NE SONT PAS TENUS

16/12/2014 8,9Pag. La Tribune Quotidien

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 135

ECOMOUV LA SNCF PARTICIPERA AU SAUVETAGE DES SALARIES La Tribune Le patron de la SNCF a promis dimanche 14 décembre que l'entreprise ferroviaire accomplira son "devoir

d'actionnaire". Elle contribuera au sauvetage d'une partie des 200 salariés licenciés par la société qui devait

mettre en oeuvre l'écotaxe. La SNCF ne s'en lavera pas les mains. Au contraire, l'entreprise ferroviaire

française "fera sa part" afin d'assurer le "sauvetage" d'une partie des 200 salariés licenciés d'Ecomouv',

société qui était chargée de la mise en oeuvre de la taxe sur les poids lourds, a assuré dimanche 14

décembre le président de la SNCF Guillaume Pepy. Filiale à 70% de l'italien Atlantia (ex-Autostrade),

Ecomouv' appartient en effet à 10% à la SNCF. Dans son capital sont aussi présents les français Thales

(11%), SFR (6%) et Steria (3%)."LA CONNAISSANCE DES LANGUES, (...) C'ESTUN PLUS POUR CES

SALARIÉS"Lors du Grand Jury RTL/LCI/Le Figaro, Guillaume Pepy a promis: "On va faire notre devoir

d'actionnaire, c'est-à-dire qu'on va participer au 'sauvetage' de ces emplois". Des "efforts" seront fournis à

destination de ces salariés là "qui se sont formés pendant deux ans, qui parlent plein de langues, qui

connaissent très bien la réglementation", a-t-il insisté.

16/12/2014 66,67Pag. La Tribune Quotidien

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 136

JO 2024 : ROME CONTRE PARIS ? LATRIBUNE.FR La Tribune La capitale italienne a annoncé sa candidature officielle. Elle pourrait faire face à la ville française, si cette

dernière se décide finalement à concourir...Rome se lance! A l'inverse de Paris qui tergiverse, la capitale

italienne a lancé son projet de candidature pour les Jeux Olympiques de 2024. Matteo Renzi lui-même qui

l'annoncé."Bien trop souvent, l'Italie semble résignée. On peut perdre mais ce qui est inacceptable, c'est de

ne pas essayer de gagner", a affirmé le président du Conseil italien, au siège du Comité olympique italien.La

dernière candidature de la capitale italienne visait les JO de 2004, finalement accueillis par Athènes. Rome

avait organisé les jeux Olympiques d'été en 1960.

16/12/2014 79,80Pag. La Tribune Quotidien

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 137

JO 2024 : Rome se lance Le Figaro « J'annonce que l'Italie présente sa candidature aux Jeux olympiques 2024 » avec Rome au centre du projet

et, autour de la capitale, « toutes les villes, Florence, Naples ou la Sardaigne », a lancé Matteo Renzi, le

président du Conseil italien. Un futur rival pour Paris dans l'hypothèse d'une candidature française (décision

en début d'année).

16/12/2014 12Pag. Le Figaro

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 138

" Abenomics " au banc d'essai par marie charrel Rarement une politique économique n'aura soulevé autant d'attentes et d'espoirs. Lancées début 2013 pour

tirer l'Archipel de la déflation, les " abenomics ", l'ambitieux programme de relance du premier ministre,

Shinzo Abe, ont aussitôt été analysés par les économistes de la planète entière. Et unanimement salués :

enfin, le pays sortait de son sommeil pour retrouver sa croissance perdue ! Que la zone euro en prenne de la

graine !Mais depuis quelques semaines, ceux qui saluaient l'audace de M. Abe et son " big bang "

économique tirent désormais à boulets rouges sur sa politique. Le retour en récession du Japon au troisième

trimestre a jeté le doute sur les esprits. Et si les abenomics n'étaient qu'un mirage ?Deux ans après sa

victoire aux législatives de 2012, M. Abe a remporté les élections anticipées du 14 décembre, avec l'objectif

de reprendre la main. Car une chose est sûre. " Si le Japon n'est pas encore tiré d'affaire, il est trop tôt pour

condamner les initiatives du gouvernement ", estime Evelyne Dourille-Feer, spécialiste du pays au Centre

d'études prospectives et d'informations internationales (Cepii). Là encore, la façon dont M. Abe rectifiera - ou

non - le tir servira de test grandeur nature à l'Europe. Après l'Archipel, celle-ci pourrait en effet être la

prochaine à devoir livrer bataille contre la déflation.Parce que les abenomics préfigurent peut-être la solution

aux maux qui rongent aujourd'hui la zone euro. Pour le comprendre, il faut remonter à 1990. Cette année-là,

une bulle boursière éclate au Japon, suivie d'une crise immobilière, puis bancaire. Les prix des logements et

la valeur des actifs financiers s'effondrent. Dans leur sillage, l'ensemble des prix se tasse. Un peu comme ce

que l'on observe aujourd'hui dans l'union monétaire, dans la foulée de la crise de 2010. " Il y a de

nombreuses similitudes ", confirme Thuy Van Pham, spécialiste de l'Asie à l'institut d'études économiques

Cœ-Rexecode.Le Japon sombre alors doucement dans la spirale déflationniste : après avoir flirté avec zéro

pendant dix ans, l'inflation est tombée à - 0,3 % par an en moyenne entre 1998 et 2012. Depuis 1998, la

croissance n'a guère dépassé 1 % par an, tandis que salaires et investissements ont stagné.Qu'ont fait, à

l'époque, les Japonais pour inverser la tendance ? " Des politiques monétaires certes expansionnistes, mais

trop tardives, modestes et irrégulières pour rétablir clairement la confiance des agents économiques ",

rappelle Alicia Garcia Herrero, économiste spécialiste de l'Asie à la banque BBVA. Aujourd'hui, nombre

d'économistes, dont ceux du Fonds monétaire international (FMI), se demandent si la Banque centrale

européenne (BCE) n'est pas sur le point de commettre la même erreur en hésitant à lancer une relance

massive.Après son élection en décembre 2012, le premier ministre de centre-droit, Shinzo Abe, a compris

que, pour briser le piège déflationniste, il devait créer un choc de confiance. Il a donc lancé ses " abenomics

", une politique de relance d'une ampleur inédite, en trois flèches. La première est un plan de relance

budgétaire de 10 300 milliards de yens (80 milliards d'euros), adopté début 2013. La seconde est une vague

de réformes structurelles visant à gonfler les gains de productivité et la croissance potentielle. La troisième

flèche, monétaire, consiste en des achats massifs d'obligations publiques par la Banque du Japon (BoJ), à

hauteur de 70 000 milliards de yens par an. Le 31 octobre, ils ont même augmenté à 80 000 milliards de

yens.Un programme ambitieux, mêlant relance keynésienne - même si M. Abe s'est en vérité inspiré de

Takahashi Korekiyo, le ministre des finances qui a tiré le Japon de la Grande Dépression de 1929 - et

réformes d'inspirations libérales, ce qui ne manqua pas d'étonner nombre d'économistes, en particulier aux

Etats-Unis. Et si le Japon tenait enfin la recette magique contre la déflation ?" Dans un premier temps, les

abenomics ont bien fonctionné ", analyse Mme Van Pham. De fait, entre début 2013 et mi-2014, l'inflation est

nettement repassée en territoire positif, l'indice Nikkei a ainsi bondi de plus de 50 % en quelques mois, les

ménages ont recommencé à consommer, le chômage est tombé à son plus bas historique (3,5 %). Et le

produit intérieur brut (PIB) s'est ressaisi, gonflant de 1,5 % en 2013. Shinzo Abe et ses soutiens n'étaient pas

loin de crier victoire.Seulement voilà : au troisième trimestre de cette année, patatras ! L'Archipel est retombé

en récession. Prenant de court les prévisions du gouvernement, le PIB a reculé de 1,9 % en rythme annuel.

16/12/2014 6Pag. Le Monde - Dossier(diffusione:30179, tiratura:91840)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 139

Motif ? " La hausse de la TVA de 5 % à 8 % en avril a brisé la mécanique des abenomics ", explique Kohei

Iwahara, économiste chez Natixis, à Tokyo. Cette mesure, décidée par le gouvernement précédent, avait

pour but de financer l'accroissement des dépenses de sécurité sociale pour stabiliser l'endettement colossal

du pays (230 % du PIB). " L'ennui, c'est qu'elle est intervenue avant que les entreprises ne commencent à

augmenter vraiment les salaires fixes ", explique Raymond Van Der Putten, spécialiste du pays chez BNP

Paribas. Pénalisée, la consommation est donc retombée comme un soufflé.Mais ce n'est pas tout. La

première salve de réformes structurelles annoncées en juin pour libérer la croissance semble trop timorée. Le

gouvernement a commencé à agir pour développer l'emploi des femmes. Mais il n'est pas allé jusqu'à ouvrir

le pays à l'immigration, seule piste qui compenserait vraiment la fonte de la population active (- 0,5 % par

an).Enfin, si la dépréciation du yen (- 30 % face au dollar en deux ans), créée par la politique monétaire

expansionniste, a un peu soutenu les exports, elle a surtout gonflé le prix de l'énergie importée, grevant ainsi

la consommation des ménages.Un sérieux revers pour Shinzo Abe. Les tenants de l'orthodoxie monétaire et

budgétaire, eux, n'ont pas tardé à y voir la preuve que le volet " keynésien " de sa politique est un échec. A

juste titre ? Il est encore trop tôt pour le dire.La question est essentielle, car l'un des enjeux-clés des

abenomics est justement de gagner la confiance des ménages, afin de les inciter à consommer. Et des

entrepreneurs, afin de les convaincre d'investir et de monter les salaires. Du fait du " wa ", cette forme de

consensus social chère à l'Archipel, les Nippons sont peu enclins à critiquer leur gouvernement ouvertement.

Lorsqu'on les interroge, ils sont nombreux à douter. " Ces mesures n'ont pas changé grand-chose à mon

quotidien ", constate ainsi Takashi Tamura, 50 ans, médecin dans la ville de Yamaguchi (ouest). " J'ai peur

de ne pas avoir de vraie retraite à cause du vieillissement de la population, j'aimerais que le gouvernement

nous rassure ", commente de son côté Mamiko Yoshizaki, propriétaire d'un magasin de vêtements. Une

inquiétude très largement partagée par les Japonais.Du côté des entrepreneurs, le son de cloche est plus

positif. " Cette année, ma société a enregistré le meilleur résultat depuis sa création, j'ai pu rapidement

augmenter le salaire de mes employés de 15 % ", assure Hisao Kudo, 64 ans, propriétaire d'une société

d'exploitation forestière dans la préfecture d'Aomori (nord). " Nos carnets de commandes ont augmenté,

grâce à quoi nous avons touché des bonus ", témoigne Toshio Shibuya, 57 ans, manageur dans une société

de BTP à Tokyo.Probablement, à condition qu'il gagne pour de bon la confiance des Japonais. Le report de

la seconde hausse de la TVA prévue début 2015, mesure très impopulaire, devrait l'aider à marquer des

points.Mais M. Abe doit surtout poursuivre et achever les réformes structurelles entamées : signature d'un

partenariat transpacifique avec l'Amérique, déréglementation de l'agriculture et de l'électricité, mesures pour

développer l'usage des robots et l'innovation... " A y regarder de près, il a lancé des chantiers très ambitieux

qui peuvent réussir, mais il a besoin de temps : au Japon, on discute beaucoup avant d'établir le consensus

et d'agir ", explique Mme Dourille-Feer, convaincue qu'il est trop tôt pour enterrer les abenomics.En la

matière, le prochain test sera celui des négociations salariales de 2015 dans les entreprises. Si elles

augmentent considérablement les salaires de base, comme M. Abe les y pousse depuis des mois, une

première manche sera gagnée. " La boucle vertueuse, qui voit la hausse de rémunération enclencher celle de

la consommation et de l'activité, pourrait alors s'engager pour de bon ", dit Kazuhiko Ogata, économiste au

Crédit agricole CIB, à Tokyo.La première leçon est qu'après une crise il convient d'assainir le bilan des

banques au plus vite. Sans cela, ces dernières ne peuvent pas recommencer à financer correctement

l'économie. " Si le Japon des années 1990 a trop attendu, la zone euro, elle, l'a fait cette année avec

l'examen des bilans bancaires par la BCE : c'est une bonne chose ", juge M. Van Der Putten. La seconde est

que, pour tirer un pays de la déflation, la demi-mesure monétaire, comme celle menée par la BoJ dans les

années 2000, ne fonctionne pas. " Dans ces conditions, on peut se demander si la BCE en fait assez, et si

elle ne tarde pas trop à agir ", s'interroge Mme Garcia Herrero.Le troisième enseignement du cas japonais est

que même la plus ambitieuse des banques centrales est impuissante pour résoudre les problèmes structurels

d'un pays. Ce n'est tout simplement pas de son ressort. Freins à l'activité, productivité trop faible,

vieillissement de la population : nombre de pays de la zone euro doivent aujourd'hui relever les mêmes défis

16/12/2014 6Pag. Le Monde - Dossier(diffusione:30179, tiratura:91840)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 140

que le Japon. Comme le répète à l'envi Mario Draghi, le président de la BCE, seuls les gouvernements sont

en mesure d'agir dans ces domaines.La quatrième leçon, enfin, est qu'en matière de politique économique le

calendrier est déterminant. En relevant la TVA trop tôt, M. Abe a perdu de précieux mois. En peinant à

coordonner leurs politiques budgétaires, en tardant à mettre en place les investissements européens censés

soutenir la reprise, les pays de la zone euro sont peut-être en train de tomber dans le même piège.

16/12/2014 6Pag. Le Monde - Dossier(diffusione:30179, tiratura:91840)

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 141

Consolidation du secteur pétrolier Anne-Sophie d'Andlau et Catherine Berjal L'écroulement du prix du pétrole devrait apporter son lot de consolidation au sein des secteurs pétrolier et

parapétrolier. Pour faire face à la baisse des investissements des compagnies pétrolières, les sociétés de

services pétroliers se regroupent : la fusion annoncée des deux géants du secteur, Halliburton et Baker

Hugues, a ouvert la marche et devrait être suivie par d'autres. Une tentative a été faite par Technip sur CGG.

Technip voulait élargir ses compétences en créant un acteur global et intégré sur la chaîne de valeur des

services pétroliers, mais il n'y a pas eu d'accord sur le prix, ni sur la vision stratégique. L'offre a donc été

retirée. Plusieurs pistes restent ouvertes pour 2015. La première concerne la vente des 43 % d'ENI dans

Saipem, mais cette vente ne se ferait pas à un seul acheteur mais à plusieurs acquéreurs, selon le PDG

d'ENI. Dans le segment de l'ingénierie et de la construction pétrolière et gazière, Petrofac apparaît être un

bon candidat à la reprise grâce à son exposition tournée vers le Moyen-Orient, qui pourrait intéresser des

sociétés américaines du même secteur cherchant à se diversifier dans cette zone géographique. Une autre

voie possible serait la vente de certains actifs, comme ce qui a été proposé par Schlumberger à propos d'une

partie de sa flotte spécialisée dans la sismique sous-marine, tout cela à cause d'un ralentissement des

investissements en exploration par les compagnies pétrolières. Cependant, dans un scénario d'une baisse

durable des prix du pétrole, le risque principal pour les sociétés les plus vulnérables du secteur serait une

vente, cette fois-ci forcée, d'actifs afin d'alléger le poids de leur dette ou bien d'effectuer une augmentation de

capital. Il n'en demeure pas moins que le secteur pétrolier va rester sous les feux des projecteurs en début

d'année prochaine. Les sociétés souhaitant participer à la consolidation scrutent attentivement avec leurs

banquiers d'affaires le niveau de valorisation de leur cible qui ne cesse de baisser de jour en jour. Des

questions restent en suspens : à quel niveau de prix vont-ils réagir ? Les actionnaires et les conseils

d'administration des sociétés cibles accepteront-ils de se vendre à ces prix-là ? Un vieil adage boursier dit : «

On ne ramasse pas un couteau qui tombe ». Donc méfiance...

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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 16/12/2014 142

Pimco steadies itself after the threat of a liquidity crunch BY KIRSTEN GRIND AND GREGORY ZUCKERMAN Newport Beach, Calif. Since fund manager Bill Gross left, Pimco executives have had over 40,000 meetings or phone calls with

investors, according to an internal estimate.At Pacific Investment Management Co.'s holiday party at the

Hyatt Regency Huntington Beach Resort and Spa on Dec. 6, more than 1,000 employees and their spouses

admired the Pacific Ocean and mingled between stops at appetizer stations.No one needed to say why the

party felt more jovial than last year's: Big- shot bondfund manager Bill Gross wasn't there.In a short speech,

Pimco Chief Executive Douglas Hodge never mentioned Mr. Gross, who stunned the investment world when

he left for Janus Capital Group Inc. in late September after months of internal strife. The exit triggered a

scrum for tens of billions of dollars as rivals tried to grab Pimco's fleeing clients.As bad as that blow was, it

could have been even worse. Pimco faced the threat of a liquidity crunch during the first few weeks after Mr.

Gross left, as investors withdrew more money from the firm than any other mutual- fund company in

history.Pimco executives responded with a series of aggressive maneuvers that helped steady the firm, fend

off hedge funds and other traders hoping to profit from the turmoil and give Pimco more breathing room,

according to people close to the company.The previously unreported moves likely limited the damage

suffered by Pimco, which oversees pension and 401( k) assets for millions of Americans. Since then, the

exodus has slowed dramatically. In November, three of Mr. Gross's former lieutenants delivered by one

measurement the best monthly performance in more than a decade by the Total Return bond fund, where he

became one of the world's most famous investors.Prices for some of the investments held by Pimco fell right

after Mr. Gross, the firm's co- founder and chief investment officer, walked out the door of Pimco's

headquarters here for the last time. As investors left, rival traders expected Pimco to be forced to sell some

bonds to raise cash.Instead, Pimco executives decided to buy more of certain hard- hit investments, including

Mexican, Italian and Spanish debt, according to people at the company. Prices on those securities soon

began to rebound- and have grown into a profit of more than $ 200 million so far.That isn't much money for

Pimco, which manages $ 1.9 trillion, but it boosted the confidence of executives as they continue a sprawling

strategy to end the outflow of cash.Pimco also benefited from a previously unreported "emergency protocol,"

which triggered succession planning without Mr. Gross's knowledge after efforts to persuade him to take a

diminished role at Pimco failed earlier this year and tensions with other executives worsened.Several weeks

before Mr. Gross quit, Mr. Hodge and other Pimco executives created a "transition committee" and divvied up

a list of Mr. Gross's largest client accounts, say people who participated in the process.The relatively smooth

handoff helped persuade some investors to stay, at least for now, according to some investors. Unusually

aggressive moves by competitors to woo Pimco clients and bet against Pimco's holdings seem to have died

down."We've been through a difficult year," said Mr. Hodge in an interview, expressing optimism that the

worst is over for Pimco, part of German insurance giant Allianz SE.As of Nov. 30, the latest date for which

figures are available, the Total Return fund had $ 162.8 billion in assets, down 45% from a peak of $ 292.9

billion in April 2013, according to research firm Morningstar Inc. The average outflow of less than $ 1 billion a

day is down from as much as $ 8 billion a day."The Pimco effect" from Mr. Gross's departure "dissipated

pretty quickly," says David Leduc, a portfolio manager at Standish Mellon Asset Management Co., a unit

ofBank of New York Mellon Corp. Standish owned some of the same debt as Pimco and got bruised when

short sellers swooped in.Since Mr. Gross left, Pimco executives have had more than 40,000 meetings or

phone calls with investors, according to an internal estimate. Every hour, Pimco executives get a report

showing how much has gone into or out of each of the firm's 90 mutual funds and other portfolios, up from the

previous twice a day.Mr. Gross's former trading- floor desk, the largest in the room, was removed and

replaced by other desks now filled by traders. Pimco's seven chief investment officers, including Daniel

Ivascyn, who leads the group, are scattered through the room with their teams and sit in similar- size

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desks.One story above the trading floor, a portrait of Mr. Gross still hangs in a conference room dedicated to

executives who were instrumental to Pimco since its start in 1971. Some floors have a clear view into the

nearby building where Mr. Gross works with a small group at Janus.Mr. Gross, 70 years old, has few

management duties and focuses solely on investing for the Janus Global Unconstrained Bond fund, steering

buy and sell orders through Janus headquarters in Denver. In November, the fund broke through the $ 1

billion mark in assets, and investors poured in $760 million last month.Some analysts are underwhelmed by

the numbers, pointing to much bigger gains byBlackRock Inc. and Vanguard Group. A Janus spokesman

declined to comment or make Mr. Gross available for an interview. He didn't respond to requests for

comment.Janus announced Mr. Gross's exit from Pimco in a news release at 5: 28 a. m. on Sept. 26. Within

about an hour, Pimco executives raced to decide whether to convene an emergency meeting of the firm's

managing directors.Mr. Hodge, Pimco President Jay Jacobs and other top executives had already concluded

that they wanted Mr. Ivascyn to succeed Mr. Gross as investment chief, but the managing directors had to

approve the promotion.Pimco's top executives decided to keep the promotion a secret until after the bond

market closed. Even though investors clamored to know who would take over for Mr. Gross, Pimco

executives believed it was more important to keep everyone near the trading floor.Using a list prepared in

anticipation of Mr. Gross's exit, Mr. Ivascyn, 45, gave portfolio managers new assignments to immediately

start overseeing Mr. Gross's former investments.Pimco knew its biggest challenge would be how to give

fleeing investors their money back without selling the firm's holdings at fire- sale prices to come up with the

cash. The process is trickier with bonds than stocks because the bond market is less liquid. As a result, bond

managers like Pimco sometimes have to work extra hard to find a buyer.The firm was helped by its decision

in early 2014 to increase exposure to safe, easy- to- trade debt such as U. S. Treasurys and reduce holdings

of certain mortgagebacked securities and junk bonds. But selling so many securities at once could push

prices lower, hurt the performance of other Pimco funds and possibly cause more clients to bolt.Another

problem: The crisis made Pimco an easy target. Many of its holdings are disclosed in publicly available

securities filings, and moves by the firm are obsessively watched by traders and bond investors.As a result,

some hedge funds started to zero in on positions Pimco might need to sell in a hurry. Meanwhile, other bond

investors dumped investments they had in common with Pimco before an expected deluge of selling by the

firm."Every investment professional on the planet sat and tried to figure out what it meant," says Mike

Novogratz, who runs a New York hedge fund with $ 3 billion in assets for Fortress Investment Group LLC.

Mike Lillard, chief investment officer ofPrudential Financial Inc.' s fixed- income division, which manages $

533 billion in assets, tried to identify securities in Total Return's portfolio that Pimco might need to sell. Bond

investors with Treasury inflationprotected securities were especially vulnerable because Pimco owned so

many of them that the firm could move the entire market.One day shortly after Mr. Gross went to Janus,

prices for Mexican government debt tumbled. "Things we like are getting hit," one Pimco trader said to a

colleague as concerns swirled through the trading floor.Pimco executives scoured the news for reasons to

explain the drop, which quickly spread to other emerging- market bonds owned by Pimco. They couldn't find

anything. "There's no rational reason," Scott Mather, of the Total Return fund's new managers, told

colleagues.Traders at hedge funds and other firms say they shorted or dumped investments held by Pimco in

the first few weeks after Mr. Gross left. It isn't clear how many rivals targeted Pimco, but Mr. Leduc of

Standish says it was obvious that "hedge funds were pushing [ Pimco's] positions around."Mr. Mather, 45,

didn't want to sell. During the summer, he and other Pimco officials had concluded Mexico's debt was

undervalued. They decided to counterattack the hedge funds by buying more of the bonds- and did the same

thing when prices of Mexican, Italian and Spanish debt sank.It was a gamble. Investors were bailing out of

Pimco, pulling about $ 50 billion from the Total Return fund by the end of October, and the firm needed cash

to pay them. One Pimco trader recalls: "We didn't know if we were going to see $ 8 billion" a day in

withdrawals for several more weeks- or even longer.As Pimco traders looked for holdings to sell, they noticed

lowball offers for certain risky mortgage bonds owned by the firm. Pimco didn't budge. Instead, it met its cash

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needs by unloading investments tied to certain bond indexes.With more investors leaving the firm every day,

though, executives concluded that Pimco would have to pare its holdings of Treasury securities.Pimco got a

lucky break on Oct. 15. Prices surged as the yield on benchmark 10year Treasurys fell to its lowest intraday

level since May 2013.Traders at Pimco's headquarters weren't sure that economic data released that day

justified the price jump, so one senior executive issued an order: "Fade the rally"- or sell Treasurys to pocket

the gains and raise cash.As Pimco steadied itself, hedge funds and other traders who tried to squeeze the

company largely backed off, say traders at other firms.In a report, analysts at Morningstar said the Total

Return fund "has thus far been able to handle redemptions without sacrificing returns."It had a return of

0.99% in November, beating 99% of similar mutual funds. That was the mutual fund's highest monthly

percentile ranking since Morningstar started keeping track in 2003. Last month, the fund had outflows of $ 9.5

billion, down about 65% from $ 27.5 billion in October.Pimco executives haven't convinced some clients that

its troubles are over. Last month, the pension- fund investment committee in Wilton, Conn., voted to move all

$ 9.6 million of its assets at Pimco to Vanguard.Sandy Dennies, the pension's chief financial officer, says

committee members worried that "a lot of other pension and investment organizations were going to be over

the next couple months moving their funds out."Pimco officials say they have successfully persuaded many

investors to stick with the firm. Executives also are trying to loosen up Pimco a bit now that Mr. Gross is

gone.On Dec. 4, one of Total Return fund's new managers, Mihir Worah, 48, hosted an evening called "Mihir

Unplugged" at a Laguna Beach bar, playing electric guitar on stage with his teenage son's band.The event,

which raised money for Pimco's foundation, was an obvious contrast to the last few, tense months of Mr.

Gross's career at Pimco. In July, he asked Mr. Worah and other executives to publicly defend him despite

growing opposition to Mr. Gross inside the firm."Besides being a legendary investor Bill Gross is an incredible

leader and teacher," Mr. Worah wrote in an email to a reporter for The Wall Street Journal. "He is the main

reason I ( and I am sure many of my colleagues) work at Pimco."

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