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Marpi – I tre bulli Luglio 2013
Sito www.folartisti.it Raccolta 2 “Racconti sugli animali” Pagina 1
I tre bulli
“Che aria fresca!”
Papà marmotta esce di buon mattino dalla tana e respira a pieni polmoni. Il cielo è azzurro a
perdita d’occhio. Le montagne sono colorate di rosa, in attesa del sole, che sta per spuntare
da dietro le vette ancora innevate.
Questa primavera, la famiglia delle marmotte è diventata particolarmente numerosa e
rumorosa. Insomma, papà marmotta sta meglio fuori dalla tana affollata.
Dato che al mattino presto fa ancora un po’ freddo, nessuno dei piccoli lo segue all’aperto.
Appena lo vedono, però, le quattro vedette decidono di correre verso di lui, per riferire la
situazione.
Sempre con gli occhi
puntati nelle diverse
direzioni, riferiscono
che è stata una notte
tranquilla. Solo da sud
è comparsa in
lontananza una volpe,
che però è subito
entrata nella boscaglia
che è molto più in
basso e non si è fatta
più vedere.
Appena finite le
comunicazioni, le
vedette fanno ritorno
alle loro postazioni.
Papà marmotta
riprende ad
apprezzare l’aria
frizzante di quel
mattino e cerca di
annusare il profumo
dei primi fiori, quando
dalla tana arrivano
urla e insulti. Passa
solo qualche attimo ed
esce una marmottina
in lacrime, che corre
verso il padre a
lamentarsi.
“E’ finita la pace!– pensa tra sé papà marmotta, che poi, a voce alta, chiede alla piccolina in
lacrime: “Cosa sta capitando?”
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E lei disperata: “Put mi ha dato un morso di nascosto, facendomi urlare. Così ho svegliato
gli altri e mamma mi ha rimproverato”.
Nel frattempo escono tutti,
con la madre che arriva per
ultima.
Il capo famiglia guarda i
cuccioli, preoccupato. Non
dice nulla, non ce n’è
bisogno.
Questo Put sta diventando
un problema. L’ha
rimproverato spesso e ha
anche usato le maniere
forti, ma lui niente: dopo
poco riprende con i suoi
dispetti ai fratellini più
deboli.
Anche ora lo rimprovera.
Put finge di pentirsi, ma,
come al solito, ricomincia a
stuzzicare chi gli capita a
tiro.
Quando a mattino inoltrato
decide di allontanarsi, per
andare a giocare con alcune
marmotte delle tane vicine,
i suoi non lo trattengono:
finalmente, gli altri hanno
qualche momento di pace.
Al pomeriggio, il sole è già
molto caldo e tutti gli
animali cercano l’ombra
per riposarsi, ma una
grossa marmotta si
avvicina alla loro tana a
passi veloci. Arriva davanti
a papà marmotta e parla
senza salutare: “Adesso
basta!”
“Cosa è capitato? Calmati un attimo!”
“No! Non riesco a stare calmo. Put è arrivato da noi e ha convinto il mio Tac ad andare a
giocare con lui. Io non mi sono opposto, perché Tac sta diventando un vero attaccabrighe,
che stuzzica continuamente i fratelli più piccoli con dispetti proprio cattivi”.
“Queste cose le conosco già. E’ così da tempo anche qui– dice papà marmotta, sospirando –
Cosa ti ha spinto a fare questa salita così agitato, anche con questo caldo?”
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“E’ che oggi hanno proprio esagerato. – riprende il nuovo arrivato – Sono andati a cercare
Lan, il terzo del loro gruppetto, e poi si sono messi a spaventare le marmotte più piccole. Tu
sai che uno dei miei piccoli zoppica molto, perché è caduto da una roccia qualche giorno fa.
Non so come sia avvenuto quell’incidente, anche se qualche sospetto ce l’ho. Dal
marmottino non sono riuscito a sapere nulla: non ne parla, ma si vede che mi nasconde
qualcosa. Comunque, lui non è ancora guarito. Forse proprio per questo, i tre hanno
cominciato a deriderlo e a corrergli dietro.
L’hanno assalito e si
sono divertiti a
spingerlo verso un
piccolo burrone,
facendolo nuovamente
cadere di sotto. Poi si
sono allontanati senza
soccorrerlo. Per
fortuna, una delle mie
vedette ha visto tutto
da lontano, senza
essere notato. Si è
subito messo a correre
verso di loro, ma,
quando è arrivato, i tre
se ne erano già andati.
Ha quindi soccorso il
piccolo e l’ha aiutato a
tornare da noi”.
“Possibile che Put
abbia fatto questo? –
interviene la madre –
E’ vero, fa dispetti di
continuo, ma non è
cattivo! E’ sempre …”
“Adesso basta
giustificarlo! – la
interrompe il padre –
Se cresce così diventa
pericoloso per tutti!”.
Mentre parlano, arriva Put, tranquillo come se nulla fosse. Quando il giovane vede il
gruppo, capisce tutto, però fa finta di nulla. Appena lo accusano, risponde come al solito:
“IOOO??? Non è vero!”.
“Ti hanno visto! Eri con Tac e Lan”. “Ma scherzavamo! E poi, pensavamo che riuscisse a
cavarsela. Quello è un cucciolo forte! L’abbiamo solo preso un po’ in giro”.
“Vedi! – dice la madre – Non l’ha fatto per fargli male. Vero che non lo fai più?”
“Si, mamma!”
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“Put, domani posso venire anch’io con te? – chiede un fratellino più piccolo, a cui piace
molto il fratello prepotente e vuole farselo amico, anche per non subire i suoi dispetti. – Con
te ci si diverte un sacco!”
Prima che Put possa rispondere e che il fatto venga dimenticato, come sempre nei giorni
precedenti, papà marmotta costringe tutti al silenzio e si rivolge all’amico: “Ti spiace
chiamare gli altri? Ci troviamo appena possibile ai piedi della grande roccia, dove siamo al
sicuro dai predatori”.
Con un cenno del capo, l’altro approva la proposta di cui ha capito l’importanza e si
allontana di corsa, dopo aver guardato le vedette, per avere il via libera.
In un attimo, la
montagna diventa un
brulicare di animaletti
che corrono di tana in
tana e poi tutti verso
la grande roccia, dove
ci si dà appuntamento
solo in occasioni
eccezionali.
E’ ancora pieno
pomeriggio quando
tutte le marmotte si
ritrovano nel posto
convenuto, che viene
scelto per le
assemblee perché può
essere raggiunto solo
da due lati. Le
marmotte sono quindi
meno esposte e per la
sorveglianza sono
sufficienti due
vedette. Anche loro,
comunque, possono
stare abbastanza
vicine agli altri e
seguire così il
dibattito.
Il padre di Put parla
per primo, seguito dal
padre di Tac che
espone i fatti. La
famiglia di Lac
neppure sapeva.
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Le lamentele sono comuni. Le domande su cosa fare, anche. I tre accusati provano a
promettere, come al solito, per cavarsela senza danni.
Sono tutti imbarazzati e indecisi. Scende quindi il silenzio, che viene rotto da Com, una
delle vedette più esperte.
“Io sono rimasto nella mia famiglia per aiutarla a difendersi dai predatori, - dice Com – ma
perché devo stare di vedetta anche per Tac, che se ne dorme tranquillo e poi combina quel
che combina?”
“E’ bene che lo dica chiaramente! – interviene il padre – Non mi fido a incaricare lui. Ho
paura che vada a giocare o che si metta a dormire, invece di sorvegliare”.
La discussione
prosegue e si scopre
che anche Put e Lan
non fanno le vedette
per gli stessi motivi.
Il padre di Lan dice:
“Se è così crudele nei
giochi con i fratelli,
penso che non gli
interessi affatto
difenderli dai rapaci o
dalle volpi”.
“Propongo di
cacciarli dalle nostre
tane. – conclude Com
– Chi non fa nulla per
noi, non merita
nulla.”
I tre accusati si
guardano e Put parla
per tutti: “Se non ci
volete più, ce ne
andiamo!”
Nessuno prova a
fermarli, anche se a
qualcuno dispiace
non vederli più. Si
scioglie la riunione e
le famiglie rientrano
nelle tane, prima di
buio.
Passa del tempo e nei diversi gruppi ci sono altri marmottini che iniziano a comportarsi un
po’ da bulli. Dopo il solito rimprovero, per un dispetto a una sorellina, la madre chiede a
Pin, il margottino che ammirava Put, di spiegarle il perché: “Vuoi essere cacciato come tuo
fratello?”
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Pin risponde con sincerità: “Che noia, mamma, stare qui! Regole, regole, regole…! Siamo
in tanti ed è soffocante: le urla, gli odori, i capricci, i pianti. UFFA! Che nervoso! Almeno
con Put ci si divertiva!”
“Non è vero! – interviene il padre che ha ascoltato per caso – Non è vero che ci si diverte
solo con i dispetti. Ai miei tempi si giocava a rincorrerci o si faceva a gara a chi riusciva per
primo a scavare una buca, a mangiare un frutto o ad arrivare da un posto a un altro. Ci sono
mille modi per divertirsi in modo sano”.
“Sì… - risponde Pin,
mentre già pensa a
scappare via – Hai
ragione, pà… Uffa!”
Appena un rumore
distrae gli adulti, Pin
si allontana
rapidissimo. Il padre
non sa cosa dirsi.
Guarda mamma
marmotta, con la
solita domanda sulla
punta della lingua.
“Ti stai chiedendo
perché, vero? –
interviene lei - E’
che non è così facile.
Se pensi bene a
come andavano le
cose quando eri
cucciolo, ricorderai
che c’era chi faceva i
capricci…”
“Tu! – risponde
veloce papà
marmotta – Eri tu
che volevi sempre
qualche vantaggio
con la scusa che eri
più piccola”.
Lei riprende, sorridendo, ma senza ribattere: “C’era chi vinceva sempre e chi non lo
sopportava; chi non riusciva mai a farsi notare; chi faceva sempre perdere tempo, perché
non era mai pronto o non riconosceva la vittoria degli altri: Sei partito prima… Il tuo frutto
era più piccolo, invece doveva essere uguale… Sei arrivato prima perché hai preso la
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scorciatoia e non vale… Ricordi le discussioni sulle regole? Anche allora alcuni si
ritiravano per non giocare più e qualcuno si metteva contro, diventando insopportabile”.
“Comunque non so come fare con Pin. – la interrompe papà marmotta, che non ripensa
volentieri ai suoi litigi da cucciolo, – E sono preoccupato!”
I due tacciono. Entrambi, però, pensano che Put, Tac e Lan sono stati allontanati, ma i
problemi si sono ripresentati sempre uguali, anche se con altri protagonisti.
Ai tre non va meglio. Non avendo più le vittime, iniziano a prendersela tra di loro.
Vorrebbero separarsi, ma
a nessuno piace stare solo;
così restano uniti, senza
però esserne felici. Presi
dalle loro liti, diventano
distratti. Un giorno una
volpe azzanna Lan. Gli
altri due sono proprio lì
vicino. Per paura di essere
a loro volta catturati,
reagiscono d’istinto,
attaccando il predatore. La
volpe, che non si aspettava
l’assalto, molla subito la
preda e scappa veloce.
Lan è ferito e resta debole
per diversi giorni. Gli altri
vorrebbero andare via, ma
non osano fare con il loro
amico ciò che avevano
fatto con il marmottino
zoppo.
Non avevano mai scavato
una tana, convinti di
gironzolare tutto il tempo.
Ora, con Lan fermo e
debole, si vedono costretti
a pensarci. Inoltre la volpe
è scappata, sì, ma è
rimasta nella zona, con la
speranza di rifarsi.
Put e Tac devono organizzare i turni di vedetta. Essendo solo due, si vedono costretti a
controllare da soli, uno alla volta, tutti i lati esposti. Si rendono conto che se Lan non
guarisce in fretta, la situazione può diventare veramente problematica.
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Per loro fortuna, Lan migliora. Quando esce per la prima volta dalla tana, all’aria pura, si
sente felice. “Grazie, amici, – dice soddisfatto - la tana è stata veramente confortevole. E
non mi avete mai fatto mancare il cibo! Se sono vivo è per merito vostro.”
I tre si guardano. Si erano già resi conto che, negli ultimi giorni, avevano imparato ad
accettarsi e che i bisticci erano diminuiti. Però, quel “Grazie, amici” dà un senso nuovo di
benessere, felicità, appagamento e responsabilità, che non avevano mai provato.
Passano i giorni e le
cose per i tre vanno
veramente bene.
Esclama Put: “Che
insulsi tutti quegli
scherzi!”
E Tac: “Anche dopo
le stupidate più
crudeli, mi restava
dentro della rabbia.
Ero inquieto, come
se avessi dovuto
ancora sfogarmi;
Forse, invece, … mi
mancava altro!”
“Sì! – continua Tac,
dopo una pausa –
Mi mancava
qualcosa … come
dire: qualcosa che
mi facesse sentire
soddisfatto di me.
Sì! Ora mi sento in
pace, perché sono
contento di me”.
Lan conclude:
“Forse dovremmo
tornare alle famiglie
per dire che è
passata”.
“Eh, sì! – riprende
Put – Sarebbero
felici di sapere che
siamo cambiati!”
Ma poi concordano: “Un giorno o l’altro, andremo a dirglielo. Intanto è bello che lo
abbiamo scoperto noi!”