I SOLISTI AQUILANI melodia (Italiana e Siciliana) a mo-vimenti più festosi e vivaci (le Arie di...

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la musica che unisce 1 I SOLISTI AQUILANI DIREZIONE ARTISTICA Vincenzo Mariozzi Associazione I SOLISTI AQUILANI – Ente morale anno di fondazione 1968 Ministero per i Beni Provincia Comune Provveditorato Liceo Classico e le Attività Culturali di Brindisi di Ostuni agli Studi di Brindisi Antonio Calamo - Ostuni 44 a STAGIONE CONCERTISTICA L’Aquila incontra Brindisi “La musica che unisce” Ostuni – sabato 1 ottobre 2011 • CINEMA TEATRO ROMA - ore 11.30 lezione concerto per il LICEO CLASSICO ANTONIO CALAMO • CATTEDRALE S. MARIA ASSUNTA - ore 19.30 BRUNO DI GIROLAMO, clarinetto I SOLISTI AQUILANI GIOVANNI MAZZA, direttore

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la musica che unisce 1

I SOLISTI AQUILANIDIREZIONE ARTISTICAVincenzo MariozziDIREZIONE ARTISTICAVincenzo MariozziAssociazione I SOLISTI AQUILANI – Ente morale anno di fondazione 1968

Ministero per i Beni Provincia Comune Provveditorato Liceo Classicoe le Attività Culturali di Brindisi di Ostuni agli Studi di Brindisi Antonio Calamo - Ostuni

44a STAGIONECONCERTISTICA

L’Aquila incontra Brindisi “La musica che unisce”Ostuni – sabato 1 ottobre 2011• CINEMA TEATRO ROMA - ore 11.30lezione concerto per il LICEO CLASSICO ANTONIO CALAMO• CATTEDRALE S. MARIA ASSUNTA - ore 19.30

BRUNO DI GIROLAMO, clarinetto

I SOLISTI AQUILANIGIOVANNI MAZZA, direttore

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BRUNO DI GIROLAMOHa studiato con Gambacurta presso il Conservato-rio “S. Cecilia” di Roma e tecnica orchestrale con Ferrara a Venezia. E’ stato primo clarinetto solista nell’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, Or-chestra Regionale della Toscana e delle orchestra RAI, oltre che dell’Orchestra dell’Accademia Na-zionale S. Cecilia e Orchestra del Teatro S. Carlo di Napoli. E’ stato inoltre membro di numerose for-mazioni cameristiche registrando recentemente i quintetti per clarinetto e archi di Mozart, Weber e Brahms. E’ stato il clarinettista preferito da Man-nino con il quale ha collaborato per l’esecuzione delle sue opere. Dotato di una tecnica virtuosistica non comune, si è specializzato nel repertorio per clarinetto dal periodo classico fino al Novecento storico esibendosi come solista e in formazioni ca-meristiche presso importanti istituzioni musicali in Italia e all’estero. Il repertorio solistico esegui-to con l’orchestra comprende autori quali Mozart, Rossini, Spohr, Mercadante, Puccini, Coopland, Mannino, Finzi e Crusell.

GIOVANNI BATTISTA MAZZA Si forma presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano: organo, pianoforte, composizione e di-

Giacomo Puccini (1858/1924):Minuetto I

Pietro Mascagni (1863/1945):La gavotta delle bambole

Ottorino Respighi (1879/1936):Minuetto per istrumenti ad arco

Dal manoscritto autografo incompleto di Ottorino Respighi, completato a cura di Potito Pedarra – rev. G. B. Mazza

(Prima esecuzione assoluta)

Saverio Mercadante (1795/1870)Concerto in sib maggiore per clarinetto e orchestra da camera

(Allegro maestoso, Adante con variazioni)

d d d d

Giacomo Puccini:Scherzo in la minore

Aldo Finzi (1897/1945):Valzer lento N. 2 per orchestra d’archi*

Pavana per clarinetto e orchestra d’archi**

Ottorino RespighiAntiche danze e arie per liuto (III Suite)

Italiana, Arie di corte, Siciliana, Passacaglia

(*Trascrizione per orchestra d’archi di Giovanni Battista Mazza)(**Trascrizione per clarinetto e orchestra d’archi

di Giovanni Battista Mazza)

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rezione d’orchestra. Vincitore del primo premio al Concorso Internazionale “Giovani Organisti d’Eu-ropa” (Pisa 1986) è attivo, sia come solista che come direttore, in vari Paesi europei e in America latina. Suona nell’ambito di numerose rassegne e festival internazionali e, come direttore, colla-bora con importanti orchestre e realtà musicali quali Fondazione Arena di Verona, Accademia del Teatro alla Scala, Orchestra Milano Classica, Acca-demia Filarmonica Romana, Teatro Comunale di Ferrara, Orchestra Sinfonica di Sanremo, Orche-stra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano, Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza, Teatro dell’Opera di Dniepropetrovsk (Ucraina), Orchestra Filarmo-nica di Kalisz (Polonia), Orchestra Filarmonica di Stato di Vidin (Bulgaria), Orchestra Filarmonica della Macedonia, Orchestra Sinfonica di Bacau (Romania), Orchestra Sinfonica Nazionale di Pa-nama.Numerose le prime esecuzioni assolute di brani di autori contemporanei, spesso a lui dedi-cati. Registra per la Radiotelevisione della Svizze-ra Italiana, per la Radio Nazionale Bulgara e per la RAI. E’ presente in campo discografico con in-cisioni dedicate a Bach e al ‘900 italiano. Parti-colare interesse è riservato al repertorio sinfonico italiano poco frequentato. A cento anni dalla loro composizione ripropone, con l’Orchestra Città di

Ferrara, alcuni inediti di Ottorino Respighi. Diri-ge nel Duomo di Milano il Concerto op. 100 per organo e orchestra di Marco Enrico Bossi, che da cinquant’anni non veniva eseguito in questa città. Di recente pubblicazione sono le sue trascrizioni per orchestra di composizioni pianistiche di Aldo Finzi e, prossimamente, sarà pubblicata dalla casa editrice Universal la sua trascrizione per organo di “Spiegel im Spiegel” di Arvo Pärt.Insegna organo e composizione organistica pres-so il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano.

I SOLISTI AQUILANISi costituiscono nel 1968 sotto la guida di Vittorio Antonellini, su ispirazione e con la collaborazione dell’avvocato Nino Carloni, già fondatore della so-cietà dei concerti dell’Aquila. Vittorio Antonellini li ha condotti per oltre trent’anni. Successivamente sono stati diretti da Franco Mannino e da Vittorio Parisi. L’attuale direttore è Vincenzo Mariozzi. Il Complesso, il cui organico si avvale di strumentisti di alto livello che ruotano nei ruoli all’interno della formazione e sono in grado di sostenere parti soli-stiche di elevato impegno virtuosistico e interpre-tativo, ha un repertorio che abbraccia le più diver-se epoche musicali, da quella pre-barocca alla mu-sica contemporanea, con particolare riguardo ai

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compositori italiani, senza trascurare interessanti incursioni nel teatro d’opera. Per l’ottimo livello delle esecuzioni, l’alto numero dei concerti effet-tuati, oltre duemila, l’ampio repertorio, la vastissi-ma dislocazione dei centri raggiunti e l’unanime consenso di pubblico e di critica, I Solisti Aquila-ni hanno conquistato una precisa e insostituibile posizione nel quadro delle più prestigiose forma-zioni cameristiche internazionali. In aggiunta alla presenza nei principali cartelloni musicali italiani, sono stati protagonisti di numerose e importan-ti tournée in Europa, in Medio Oriente, in Africa, in America, Vietnam e Singapore, ospiti delle più prestigiose sale da concerto in America Centrale e del Sud, Austria, Canada, Finlandia, Francia, Ger-mania, Gran Bretagna, Irlanda, Jugoslavia, Libano, Malta, Polonia, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Tuni-sia, Turchia, Ungheria, Egitto, Lituania, Slovenia, Croazia, Giappone. Importanti e significative sono le collaborazioni del Complesso con i più grandi solisti di rilevanza internazionale. Nel 2009 I Soli-sti Aquilani hanno tenuto un concerto a New York nel Dag Hammarskjold Library Auditorium del Pa-lazzo dell’ONU. Numerose sono le incisioni disco-grafiche e registrazioni radiofoniche e televisive in Italia, America Centrale e del Sud, Germania, Spagna, Svizzera, Stati Uniti e Giappone.

I SOLISTI AQUILANI

Violini primiIrene Tella/Patrizia De Carlo

Federico Cardilli/Houman Vaziri

Violini secondi:Alessandro Marini/Amleto SoldaniAndrea Di Mele/Alessio Gabriele

Viole:Thomas Cavuoto/Luana De Rubeis

Margherita Di Giovanni

Violoncelli:Giancarlo Giannangeli/Filippo Di Domenico

Contrabbasso:Mauro Vaccarelli

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GUIDA ALL’ASCOLTO - di WALTER TORTORETO

L’odierno concerto dei Solisti Aquilani, diretti da Giovanni Battista Mazza, è un festoso omaggio ad alcuni tradizionali movimenti di danza strumenta-le nella interpretazione di un gruppetto di compo-sitori italiani, per lo più operisti, vissuti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Minuetti (con lo scherzo che ne è l’erede beethoveniano ot-tocentesco), gavotte e valzer destarono in passato l’interesse di musicisti grandissimi e meno grandi. Il tardo romanticismo ne ha ridimensionato in lar-ga misura la presenza non soltanto, com’è intuibi-le, nelle opere teatrali ma anche nella musica stru-mentale. Tuttavia non mancano compositori che, per le più svariate ragioni, ne hanno recuperato lo spirito in pagine o paginette musicali che uni-scono al gusto arcaico, avvertito in modi gioiosi, una gentilezza di spirito affine all’umorismo più amabile o alla delicatezza dei sentimenti teneri. Il concerto è affidato allo strumento solista di un cla-rinettista prestigioso, allievo di Gambacurta, che ha suonato con le più importanti orchestre italiane e straniere e con i direttori più ammirati del pa-norama internazionale, e a un direttore di spicco che unisce all’attività direttoriale quella di compo-

sitore e che, di conseguenza, ama tutta la musica bella, compresa quella del nostro tempo. Al M° Giovanni Battista Mazza esprimo i ringraziamenti più cordiali per le notizie che mi ha inviato su al-cune pagine del programma, in particolare sulle due composizioni di Aldo Finzi, un compositore ebreo travolto e ridotto al silenzio dall’orrore delle persecuzioni razziali.

Giacomo Puccini (1858/1924)Minuetto I - Scherzo in la minoreGiacomo Puccini non tardò a tentare il genere del quartetto, il più aristocratico nel mondo cameristi-co; i suoi lavori che vanno in tale direzione risal-gono al periodo di studi che precedettero l’affer-mazione internazionale. Quando stava per entrare nel Conservatorio di Milano, egli scrisse un giorno a sua madre che aveva lezione con Bazzini e che avrebbe dovuto scrivere un quartetto d’archi: un modo per lui di confrontarsi con la tradizione dei grandi compositori viennesi e di dimostrare che sapeva trattare la composizione a quattro parti. Il primo tempo di un ipotetico quartetto, ritrovato e pubblicato nel 1985, risale al 1882, ed è giun-to a noi in parti staccate. Dopo tale ritrovamento fu scoperto un manoscritto con il titolo “Giaco-

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mo Puccini/Scherzo per Archi (ultimo tempo del quartetto in re)/ Riduzione per piano a 4 mani di M.Puccini/ Lucca Novembre 1883”. Il periodo di stesura è, quindi, coevo a quello della composizio-ne ritenuta primo tempo del quartetto. Degli altri due tempi nulla di certo si sa. Nel 1884 Puccini scrisse tre Minuetti pubblicati nell’autunno dello stesso anno. Sono pagine la cui eco si avverte nel-la Manon di cui, del resto, condividono l’atmosfe-ra rococò, mentre le tre Fughe del 1882-83 sono evidenti esercitazioni scolastiche (in una, l’auto-grafo riporta perfino una correzione di probabile mano dell’insegnante) sia pure con passaggi la cui eco bachiana fa pensare al futuro, grande compo-sitore. Un Minuetto 1 in la maggiore per quartet-to d’archi, pubblicato da Puccini nel 1890 e il cui manoscritto originale è conservato nella Biblioteca statale di Lucca, è un movimento di danza scritto nella regolare forma tripartita del minuetto. I temi sia dei due tempi periferici sia del Trio centrale, sono nello stile avvolgente del musicista.

Pietro Mascagni (1863/1945)La gavotta delle bamboleNella vasta produzione di Mascagni, non manca-no, accanto alle opere liriche, alla musica sacra

e alla musica per voce e trumenti, svariati lavori esclusivamente strumentali, con tre sinfonie (do minore del 1879, fa del 1880 e fa maggiore del 1881) e un mazzetto di pezzi per pianoforte o per vari organici strumentali. La gavotta delle bambo-le, scritta per orchestra d’archi nel 1900, quando l’autore stava preparando Le Maschere, è un ama-bile gioco musicale costruito su due periodi che si inseguono e si riprendono come una sorridente danza, con lo schema tradizionale della gavotta seisettecentesca. Il ritmo un po’ ingessato, tipico della gavotta, allude alla natura artificiale d’una bambola e l’armonia, volutamente semplificata, si accende in un breve episodio centrale.

Ottorino Respighi (1879/1936)Minuetto per istrumenti ad arco - Antiche danze e arie per liuto, III Suite (Italiana, Arie di corte, Sici-liana, Passacaglia)Ottorino Respighi è il primo compositore italia-no a scrivere poemi sinfonici, vale a dire quelle espessioni musicali tipiche della seconda metà dell’Ottocento in cui si organizzano in una strut-tura narrativa (“poema”) i sentimenti evocati dal-la storia, dal paesaggio, dalla cultura di un pae-se. Egli inoltre, allievo di Rimskij Korsakov, fu il

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compositore italiano più aperto alla strumentazio-ne spettacolare e insieme più idonea dei pensieri musicali. Le sue Antiche danze e arie per liuto sono una trascrizione libera (in realtà ri-creazione) per orchestra di opere dei secoli XVI e XVII. La terza suite (il termine indica specificamente un insie-me di danze), scritta nel 1931 per un’orchestra di soli archi (ma potrebbe essere eseguita pure da un quartetto d’archi), alterna pagine di calda e abbandonata melodia (Italiana e Siciliana) a mo-vimenti più festosi e vivaci (le Arie di corte di G. Battista Besardo e la Passacaglia finale di Lodovico Roncalli).

Il “minuetto per istrumenti ad arco” manca, nella partitura inedita del 1903, delle 22 battute finali. Il brano è lo stesso pubblicato dall’editore Bongio-vanni nella versione per pianoforte. Il manoscritto autografo incompleto di Ottorino Respighi, com-pletato da Potito Pedarra (musicologo di Ascoli Satriano che ha consacrato la sua vita allo studio di Ottorino Respighi e alla divulgazione della sua musica) viene eseguito questa sera, in prima ese-cuzione assoluta, nella revisione di Giovanni Bat-tista Mazza.

Saverio Mercadante (1795/1870)Concerto in si bemolle maggiore per clarinetto e orchestra da camera op. 101 (Allegro maestoso, Andante con variazioni)Il valore della musica scritta da Mercadante si scontra sia con l’oblio caduto sull’illustre musicista (come sulla maggior parte dei compositori operi-stici dell’Ottocento) durante il primo Novecento, sia sulla scarsa conoscenza delle opere strumen-tali di questo compositore che molti insigni mu-sicisti hanno giudicato con estremo rispetto. Per Gioacchino Rossini Mercadante stava “tra i santi padri immortali della musica, insieme con Belli-ni, Donizetti e Verdi”. Liszt, von Bülow, Puccini, De Sabata hanno avuto per lui espressioni di alto elogio; Pietro Mascagni�ha scritto che “Mercadan-te è grandissima ed autentica gloria della musica italiana. A lui si deve, prima che ad altri, il distacco della musica dalle grazie fragili settecentesche e la conquista d’un più vasto mondo drammatico, nel più caratteristico ed appassionato melodramma italiano”. Anche scrittori come James Joyce sono stati celebri estimatori del musicista di Altamura. Assieme ai due Concerti per clarinetto e orchestra op.76 e op.101 e ai Concertoni per diversi fiati ob-bligati e orchestra, Saverio Mercadante dedicò al

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clarinetto anche alcune interessanti composizioni cameristiche, come il Trio per clarinetto, violino e violoncello e alcuni Quartetti per fiati. L’editore Gi-rard, nel marzo del 1818, aprì il proprio catalogo con un’arietta di Mercadante e poco dopo stam-pò il “Gran concerto a 2 clarinetti, flauto e corno da caccia obligati”, con dedica dell’«alunno del R. Collegio di musica all’Augusta Maestà di Ferdinan-do [primo] Re del Regno delle due Sicilie». Del re-sto, l’opera strumentale di Mercadante rappresen-ta, per vastità e originalità, un esempio unico per tutto l’Ottocento italiano giacché il musicista com-pose, tra l’altro, 20 concerti per solisti e orchestra, circa 60 sinfonie e fantasie, divertimenti, marce, capricci, ecc., 17 quartetti, variazioni, 9 trii, 35 composizioni per due strumenti, tra cui sonate e divertimenti, altri pezzi per strumento solo, in particolare variazioni su temi operistici ecc. Con il Concerto in si bemolle maggiore op.101, Saverio Mercadante ha scritto uno tra i più belli, deliziosi, divertenti e coinvolgenti pezzi dell’Ottocento de-dicati al clarinetto. Nel primo movimento prevale l’idea di una costruzione strutturata con particola-re equilibrio tra solista e gruppo strumentale, con un finale nel quale il solista prefigura le acrobazie presenti nelle successive Variazioni, nelle quali il

clarinetto diventa un protagonista che espone fan-tasione escursioni virtuosistiche dopo avrer impo-stato l’intero movimento dialogando con l’orche-stra. Delle cinque variazioni, ognuna chiusa dal complesso che ribadisce il tema iniziale, la quarta (penultima) presenta una delicata intonazione pa-tetica nello stile napoletano dell’Ottocento, soste-nuta e conclusa da un meditativo clarinetto.

Aldo Finzi (1897/1945)Valzer lento N. 2 per orchestra d’archi (Trascrizio-ne per orchestra d’archi di Giovanni Battista Mazza) - Pavana per clarinetto e orchestra d’archi (Trascri-zione per clarinetto e orchestra d’archi di Giovanni Battista Mazza)Riporto, in parte sintetizzandole, le note amabil-mente inviate dal M° G. Battista Mazza. «Mi fu chiesto di realizzare l’orchestrazione dei due Val-zer per pianoforte di Aldo Finzi in occasione di un concerto che io stesso dovevo dirigere a Mila-no. Ricevetti gli originali dalle mani del figlio del compositore, l’avvocato Bruno Finzi, che incontrai per la prima volta in quella circostanza insieme a suo figlio Aldo. Accettai volentieri il compito che mi veniva affidato, un lavoro di proporzioni modeste che, però, mi riconduceva ad un mon-

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do che sentivo vicino - il mondo dei nostri non-ni! - nel quale una finestra era aperta, anche in Italia, sulla musica sinfonica, qui troppo spesso soffocata dall’imponenza della nostra produzione nel campo dell’opera. L’orchestrazione del primo Valzer, quello in re maggiore, è stata pensata per lo stesso organico della suite Gli uccelli di Respi-ghi, in programma nello stesso concerto: organico di un’orchestra “a due”, ma con un solo oboe. Lo stile della trascrizione non si allontana molto da quello dell’epoca. Tuttavia le frasi vengono talvol-ta smembrate in incisi affidati a diversi strumenti e ricostruite in un contesto discorsivo a carattere dialogico. Nelle ultime battute si può riconoscere una citazione, che ho voluto inserire, del famoso Valzer di Musetta nel secondo atto di Bohème. Il secondo Valzer, in sol maggiore, è trascritto per

orchestra d’archi. Il “colore” è assai diverso rispet-to al precedente. L’esecuzione di entrambi i brani, come nel caso del concerto in cui sono stati pro-posti per la prima volta, ne mette in luce il diverso carattere; altrimenti questa breve composizione si presta ad essere inserita in un programma per soli archi. La scrittura è, relativamente alla brevità del pezzo, ricca e varia nei colori e nella distribuzione delle parti. Ho trovato un esempio di riferimento per questo piccolo lavoro in alcuni Valzer giovanili di Ottorino Respighi - alcuni ancora inediti - che ho avuto il piacere di riportare alla luce ed esegui-re alcuni anni fa. La semplicità di queste compo-sizioni riesce a trasmettere il fascino un po’ no-stalgico di un’epoca decisiva per la nostra storia e per la musica italiana. Ho dedicato queste pagine a Bruno e ad Aldo Finzi».

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