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1 I sistemi monetari: cenni storici Dal Gold Standard al Dollar Exchange Standard Nel corso dell’ultimo secolo, a livello internazionale, sono stati adottati diversi tipi di sistemi monetari. Fino alla prima guerra mondiale rimase in vigore il sistema aureo (Gold Standard), basato sull’oro quale mezzo di pagamento internazionale. Ogni moneta aveva un valore corrispondente alla quantità di oro in essa contenuta (oro fino), oppure nel caso di cartamoneta, alla quantità di oro in cui poteva essere convertita. In questo sistema, il valore delle monete circolanti era garantito dalla quantità di oro (i lingotti d’oro) posseduta dallo Stato presso la Banca centrale. Con questo sistema, i cambi erano, in sostanza, fissi (tranne alcune esigue variazioni) e, quindi, fiorirono gli scambi economici internazionali. Nel periodo tra le due guerre mondiali e fino al 1944, non fu possibile conservare il sistema aureo, se non altro per il forte bisogno degli Stati di stampare cartamoneta, che fu così presente in quantità tale da non garantire più la convertibilità in oro. Si ritornò quindi ai cambi fluttuanti, unicamente soggetti alla legge della domanda e dell’offerta. Successivamente, si tentò di porre fine al disordine nei rapporti internazionali, determinato essenzialmente dalle politiche economiche adottate, istituendo un nuovo ordine economico mondiale attraverso l’attuazione di un sistema di cambi fissi. Per la realizzazione di tale obiettivo fu istituito il cosiddetto Dollar Exchange Standard. L’istituzione di questo nuovo sistema monetario internazionale fu formulata nella Conferenza Monetaria e Finanziaria che si tenne a Bretton Woods (New Hampshire, USA), nel luglio 1944. Alla Conferenza parteciparono i rappresentanti di 44 Paesi aderenti alle Nazioni Unite, con l’esclusione di Germania, Italia e Giappone, contro i quali si combatteva ancora il secondo conflitto mondiale. Dal dopoguerra in poi, numerosi Paesi chiesero di entrare a far parte del sistema formulato a Bretton Woods e, negli anni Settanta, gli Stati aderenti erano 119. Gli accordi di Bretton Woods stabilivano principalmente: la convertibilità delle monete in dollari con tassi di cambio fissi (fu ammessa un’oscillazione dell’1% sopra o sotto la parità monetaria ufficiale); • la possibilità di convertire le varie monete tra loro sempre in base allo stesso principio (cioè il valore del dollaro); la convertibilità del dollaro in oro (al prezzo ufficiale di 35 dollari per oncia di oro fino); la possibilità di convertire le diverse monete in dollari e i dollari in oro presso la Banca centrale americana. Gli organismi monetari fondati a Bretton Woods A Bretton Woods, venne concordata anche l’istituzione di tre importanti organismi monetari internazionali, tuttora operanti: il Fondo Monetario Internazionale (FMI); la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS); l’Accordo Generale per le Tariffe e il Commercio (GATT).

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I sistemi monetari: cenni storici Dal Gold Standard al Dollar Exchange Standard Nel corso dell’ultimo secolo, a livello internazionale, sono stati adottati diversi tipi di sistemi monetari. Fino alla prima guerra mondiale rimase in vigore il sistema aureo (Gold Standard), basato sull’oro quale mezzo di pagamento internazionale. Ogni moneta aveva un valore corrispondente alla quantità di oro in essa contenuta (oro fino), oppure nel caso di cartamoneta, alla quantità di oro in cui poteva essere convertita. In questo sistema, il valore delle monete circolanti era garantito dalla quantità di oro (i lingotti d’oro) posseduta dallo Stato presso la Banca centrale. Con questo sistema, i cambi erano, in sostanza, fissi (tranne alcune esigue variazioni) e, quindi, fiorirono gli scambi economici internazionali. Nel periodo tra le due guerre mondiali e fino al 1944, non fu possibile conservare il sistema aureo, se non altro per il forte bisogno degli Stati di stampare cartamoneta, che fu così presente in quantità tale da non garantire più la convertibilità in oro. Si ritornò quindi ai cambi fluttuanti, unicamente soggetti alla legge della domanda e dell’offerta. Successivamente, si tentò di porre fine al disordine nei rapporti internazionali, determinato essenzialmente dalle politiche economiche adottate, istituendo un nuovo ordine economico mondiale attraverso l’attuazione di un sistema di cambi fissi. Per la realizzazione di tale obiettivo fu istituito il cosiddetto Dollar Exchange Standard. L’istituzione di questo nuovo sistema monetario internazionale fu formulata nella Conferenza Monetaria e Finanziaria che si tenne a Bretton Woods (New Hampshire, USA), nel luglio 1944. Alla Conferenza parteciparono i rappresentanti di 44 Paesi aderenti alle Nazioni Unite, con l’esclusione di Germania, Italia e Giappone, contro i quali si combatteva ancora il secondo conflitto mondiale. Dal dopoguerra in poi, numerosi Paesi chiesero di entrare a far parte del sistema formulato a Bretton Woods e, negli anni Settanta, gli Stati aderenti erano 119. Gli accordi di Bretton Woods stabilivano principalmente:

• la convertibilità delle monete in dollari con tassi di cambio fissi (fu ammessa un’oscillazione dell’1% sopra o sotto la parità monetaria ufficiale); • la possibilità di convertire le varie monete tra loro sempre in base allo stesso principio (cioè il valore del dollaro);

• la convertibilità del dollaro in oro (al prezzo ufficiale di 35 dollari per oncia di oro fino);

• la possibilità di convertire le diverse monete in dollari e i dollari in oro presso la Banca centrale americana.

Gli organismi monetari fondati a Bretton Woods A Bretton Woods, venne concordata anche l’istituzione di tre importanti organismi monetari internazionali, tuttora operanti:

• il Fondo Monetario Internazionale (FMI); • la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS); • l’Accordo Generale per le Tariffe e il Commercio (GATT).

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Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha sede a Washington e opera attivamente ancora oggi, nonostante la caduta degli accordi di Bretton Woods. Attualmente, vi aderiscono 157 Stati e le sue funzioni sono:

• promuovere lo sviluppo equilibrato del commercio internazionale e la stabilità dei cambi mediante la cooperazione monetaria internazionale;

• favorire l’occupazione; • assegnare risorse del Fondo agli Stati membri per correggere eventuali squilibri

nelle loro bilance dei pagamenti. Ogni Stato partecipante ha l’obbligo di versare una quota di denaro stabilita in relazione al proprio reddito nazionale e al volume del suo commercio con l’estero. Tutti i contributi versati costituiscono un fondo di liquidità, che viene utilizzato per prestiti a breve scadenza a favore di Paesi che presentano forti squilibri nella bilancia dei pagamenti. I Paesi maggiormente industrializzati (Stati Uniti d’America, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia, Canada, Russia e Giappone), cioè il gruppo detto “G8”, ne costituiscono il Comitato interinale. In periodiche riunioni, questo comitato decide le politiche economiche da adottare in situazioni di grave crisi, di eccessive fluttuazioni dei cambi o di pericolo di instabilità economica. La Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS), comunemente conosciuta come Banca Mondiale, ha il compito di concedere prestiti a lunga scadenza per finanziare programmi di sviluppo economico. Nel dopoguerra, la Banca Mondiale ha operato prevalentemente a favore dei Paesi europei per favorire la ricostruzione e la ripresa dell’economia. Attualmente, è impegnata soprattutto a sostenere l’economia dei Paesi in via di sviluppo. L’Accordo Generale per le Tariffe e il Commercio (GATT, General Agreement on Tariffs and Trade) è stato sostituito nel 1995 dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO, World Trade Organization). Ne fanno parte 134 Paesi, ai quali si sommano 32 Paesi con lo status di osservatori. Il suo compito specifico consiste nel promuovere un’armonizzazione delle politiche commerciali attraverso una limitazione delle misure protezionistiche adottate dagli Stati. In pratica, la nascita di tali organizzazioni era finalizzata al raggiungimento di determinati obiettivi, quali:

• promuovere a livello mondiale una politica di libero scambio fondata sulla stabilità dei rapporti di cambio tra le diverse valute;

• favorire la cooperazione internazionale con il fine di determinare uno sviluppo economico equilibrato.

La disapplicazione degli accordi di Bretton Woods e l’attuale sistema monetario L’accordo stabilito a Bretton Woods prevedeva dunque un nuovo sistema di cambi fissi che si fondava sull’oro e sul dollaro. In pratica, la moneta americana svolgeva la funzione di riferimento per tutte le altre valute ed era l’unica ad essere convertibile direttamente in oro. Le Banche centrali di tutti i Paesi aderenti al sistema, nei rapporti commerciali e finanziari, erano tenute a fare riferimento al dollaro e potevano convertire in oro solo i

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dollari in loro possesso. Le monete, dei vari Stati, erano convertibili in dollari secondo un tasso di cambio fisso. Ad esempio, la lira italiana era scambiata nella misura di 1 dollaro = 625 lire. Una volta stabilito il cambio tra tutte le monete e il dollaro, si determinavano automaticamente i cambi tra le diverse valute. Ad esempio, se un dollaro americano era scambiato alla pari con 1 marco tedesco (1 dollaro = 1 marco), di conseguenza, 625 lire italiane equivalevano ad un marco tedesco. Come appare evidente, l’accordo di Bretton Woods e il riferimento all’oro, quale mezzo di pagamento internazionale, riconoscevano agli Stati Uniti una posizione di preminenza rispetto ai restanti Stati aderenti (le riserve di oro degli USA ammontavano a circa il 70% delle riserve auree mondiali). Del resto, l’economia americana rappresentava il perno sul quale ruotava l’intera economia mondiale. Al termine della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti d’America si presentavano come la massima potenza sia economica sia militare: la guerra si era risolta grazie al loro intervento e la ripresa economica dei Paesi europei era subordinata agli aiuti previsti dal Piano Marshall. L’affermazione del dollaro, quale valuta di riferimento in ambito internazionale, determinò, da parte di tutti gli Stati aderenti, una crescente richiesta di dollari: la moneta americana era utilizzata sia nei pagamenti di gran parte degli scambi commerciali internazionali, sia sotto forma di deposito, quale valuta forte, da parte di numerosi Stati. Al fine di soddisfare le esigenze e le richieste di dollari sul mercato internazionale, le autorità monetarie americane (la Federal Reserve) iniziarono ad emettere quantità sempre crescenti di banconote, senza più la garanzia della convertibilità in oro. Nel 1971 il valore dei dollari circolanti sui mercati esteri era cinque volte superiore al valore delle riserve americane di oro. In pratica, se improvvisamente gli Stati aderenti all’accordo avessero chiesto di convertire in oro i dollari in loro possesso, al prezzo di 35 dollari per oncia, le riserve auree americane non sarebbero bastate a garantire tale scambio e ciò avrebbe compromesso la credibilità e la stabilità dell’intero sistema monetario americano. Tale squilibrio minava le basi del sistema formulato a Bretton Woods. Tenuto conto di tale situazione, il Presidente americano Nixon sospese la convertibilità del dollaro in oro, annullando, così, gli accordi stipulati a Bretton Woods. Successivamente, nel 1976, i Paesi facenti parte del Fondo Monetario Internazionale stabilirono la soppressione del prezzo ufficiale dell’oro: la quotazione dell’oro ritornava ad essere determinata dal meccanismo della domanda e dell’offerta. Ritorno ai cambi fluttuanti Alla caduta del sistema di Bretton Woods seguì un periodo di transizione e di caos monetario: il regime di cambi fissi fu abbandonato e sui mercati valutari il tasso di cambio tra il dollaro e le altre valute ritornò ad essere libero (fluttuante); tuttavia, le Banche centrali dei vari Paesi potevano intervenire per correggerne eventuali disfunzioni. Si parla, in questo caso, di cambio fluttuante pilotato, col quale le Banche centrali dei singoli Stati sono autorizzate a comprare e vendere divise estere per mantenere i cambi entro i limiti di oscillazione stabiliti. Attualmente, le diverse valute sono libere di fluttuare in relazione alla quantità di moneta domandata ed offerta sui mercati valutari. Ai vari Stati, però, è consentito di riportare, con apposite operazioni finanziarie (svalutazione o rivalutazione), ordine ed equilibrio nella

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bilancia dei pagamenti, qualora si verificassero eccessive oscillazioni nei cambi stessi. La soppressione del prezzo ufficiale dell’oro e della convertibilità delle diverse monete in oro, in particolare del dollaro, ha fatto venire meno un “punto di riferimento” nelle quotazioni delle varie valute. Da qui l’idea, già prospettata negli anni Quaranta da J.M. Keynes, di una Banca Centrale Mondiale (ancora da creare) con il compito di gestire la liquidità internazionale e mettere ordine nei cambi delle varie valute. Sempre più si avverte la necessità (ma anche la difficoltà) di creare una sorta di “moneta internazionale”, emessa da un’autorità monetaria e riconosciuta da più Stati, anche se un nuovo sistema monetario, operante a livello mondiale, difficilmente potrebbe fare riferimento ad una distinta moneta nazionale, così come avveniva in base agli accordi di Bretton Woods.