I Siciliani giovani - foglio marzo 2013

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Cam- biare dav- vero In Sicilia siamo esperti- ssimi di “rivoluzioni” con i baroni (magari liberali) alle spalle. Non per parlar male dei baro- ni: ma noi “viddani” stavolta vorremmo qualche garanzia. Tipo parlare tutti, decidere davvero insieme. E soprattutto andare sullo specifico: che fine fanno ora i licenziamenti nelle fab- briche? Il sindacato e i diritti, dob- biamo finire di abolirli o farli tor- nare legali? Perché attualmente in moltissimi posti sono vietati. Fascismo: a parte le belle parole, lo potemmo finalmente abolire? Per molti di noi il fascismo, con altri nomi, c’è anco- ra: ad Adro come a Scampia è in funzio- ne ogni giorno, e di posti così qui da noi ce ne sono tanti. Politici: fidarsi ciecamente di loro (vecchi e nuovi) o prendere quel poco subito che si può avere ma intanto organizzarsi dal basso, come società civile e movimenti, per ottenere anche ciò che i partiti (vecchi e nuovi) non ci daranno? Cacciare i piccoli ladri ma risparmiare i ladroni grossi = cambiare tutto per non cambiare niente. Liberi tutti prima vista, le cose che colpiscono so- no due: primo, un voto (o un non-voto) decisamen- te di svol ta; secon- do, in tutta la cam- pagna elettorale non s’è mai parlato nè d’operai nè d’im- migrati. Strano: il caso Fiat, con la totale ristrutturazione dell’as- setto industriale, è stato l’avve- nimento più importante (un vero e proprio golpe sociale) dell’an- no; e sulla paura degli immigrati hanno campato per anni tutti i peggiori politici, e anche qualcu- no dei migliori. Puff, spariti. Non s’è parlato di mafia, che pure è forse il massimo potere. Non s’è parlato di società civile, salvo che per un paio di giorni e alla buona. Non s’è parlato di Europa, salvo che per farne un babau in bene o in male. Con tutto ciò, il popolo ha parla- to con estrema chiarezza: cam- biare profondamente, senza mezze misure. Su questo si misu- ra la politica, non sulle mano- vrette e le ripicche. Ci vuole un governo popolare, e ci può esse- re, che prenda i provvedimenti più essenziali per salvarci tutti. Mafia e Fiat, assenti dai pro- grammi sia di Bersani che di Grillo, ci debbono entrare. Attenzione: dum Romae consuli- tur, il quarto partito si muove. L’attentato di Napoli ne è un segnale. La manifestazione con- tro i giudici del 23, nata “politi- ca” ma facilmente trasformabile in mobilitazione della malavita, potrebbe esserne un altro. La struttura di Berlusconi va spazzata via esemplarmente e per sempre,e ciò è possibile ora. Sarebbe irresponsabile usarla per “bilanciare” degli avversari politici, in qualunque modo. facciamo gli italiani Mentre i capi litigano e si scambiano ripicche, il popolo guarda la sua grande occasione. C’è una maggio- ranza di sinistra in Italia, spartita fra “ragionevoli” e “matti”, ma che vuole sostanzialmente le stesse cose. Ce la facciamo per una volta a unirci, a cancellare definitivamente le idee di Berlu- sconi, a chiudere vent’anni di dominio assoluto dei peggiori “imprenditori” e a rimettere sulle sue gambe questo paese? Articolo 41. “L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”. Proviamo a prendere sul serio la Costituzione antifascista, ad applicarla letteralmente e senza guardare in faccia nessuno? E’ l’unica soluzione possibile. E ora, uniti, si può. ISICILIANI.IT DA’ UNA MANO A RIPORTARE IN EDICOLA I SICILIANI: IBAN Banca Etica IT 28 B 05018 04600 000000148119 (“Associazione Culturale I Siciliani Giovani") oppure C/C 001008725614 (Conto corrente postale “Assoc.Culturale I Siciliani Giovani, via Cordai 47, Catania”) “A che serve essere vivi, se non c’è il coraggio di lottare?” Giuseppe Fava Il foglio de marzo 2013 www. 1 euro ITALIA Senza papa, senza duce e senza re SICILIA Cartoline dal MUOS CULTURA Camilleri e la Primavera di Messina CATANIA Ciancio, corso Martiri, le scuole E ora si può La mafia nelle sue varie forme è il problema principale dell’economia italiana, quello che ci impoverisce di più. Non è una patologia criminale ma il principale potere economico del paese, che ormai fa da modello anche a molta economia legale. In questo quadro, quali sono gli obiettivi dell'antimafia sociale? Abolire subito il segreto bancario e imporre alle banche la trasparenza; Confiscare TUTTI i beni mafiosi o frutto di malversazione, corruzione o grande evasione fiscale; Assegnarli a cooperative di giovani lavoratori e sostenerle adeguatamente; Anagrafe dei beni confiscati; Sgravi fiscali ai commer- cianti che acquistano dalle dalle coop giovanili; Stroncare gli scambi mafia-politica (art. 416 ter). gli obiettivi Anti- mafi a so- ciale Come fai a votare davvero alla pari se le tv e i giornali appartengono tutte a pochis- sime persone? La rete non può bastare per tutto. E il fatto di non poter dare preferenze? Questi due punti vanno risolti insieme e subito, prima di cominciare a parlare anche lontanamente di elezioni, o non sarebbero elezioni vere. ora La rete è una bellissima cosa, e finalmente s’è visto il potere che ha. Però, noi vogliamo una rete che sia veramente collettiva e di tutti, che non “appartenga” a nessuno; che non escluda i pove- ri, che magari il computer non ce l’hanno. Per questo il nostro modello, che va avanti ormai da molti anni, è diverso da quello degli industriali. Compresi gli industriali della rivolta... Rete, rete ! (In Svizzera hanno fatto un referendum per tagliare i me- gastipendi dei manager e non solo dei politici. E qui in Italia, ci sta pensando nessuno?) (a proposito...)

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Ancora questo non è I Siciliani, ma solo un foglio in cui si parla di loro. I Siciliani giovani è in rete da un anno, è presente in una decina di città con una rete di giovani giornalisti che ha pochi eguali in Italia.

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Page 1: I Siciliani giovani - foglio marzo 2013

Cam-biaredav-vero

In Sicilia siamo esperti- ssimi di “rivoluzioni” con i baroni (magari liberali) alle spalle.

Non per parlar male dei baro- ni: ma noi “viddani” stavolta vorremmo qualche garanzia. Tipo parlare tutti, decidere davvero insieme. E soprattutto andare sullo specifico: che fine

fanno ora i licenziamenti nelle fab- briche? Il sindacato e i diritti, dob- biamo finire di abolirli o farli tor- nare legali? Perché attualmente in moltissimi posti sono vietati. Fascismo: a parte le belle parole, lo potemmo finalmente abolire? Per molti di noi il fascismo, con

altri nomi, c’è anco- ra: ad Adro come a Scampia è in funzio- ne ogni giorno, e di posti così qui da noi ce ne sono tanti.

Politici: fidarsi ciecamente di loro (vecchi e nuovi) o prendere quel poco subito che si può avere ma intanto organizzarsi dal basso, come società civile e movimenti, per ottenere anche ciò che i partiti (vecchi e nuovi) non ci daranno?Cacciare i piccoli ladri ma risparmiare i ladroni grossi= cambiare tutto per non cambiare niente.

Liberitutti

prima vista, le cose che colpiscono so-

no due: primo, un voto (o un

non-voto) decisamen-

te di svol ta; secon-

do, in tutta la cam- pagna elettorale non s’è

mai parlato nè d’operai nè d’im- migrati. Strano: il caso Fiat, con la totale ristrutturazione dell’as- setto industriale, è stato l’avve- nimento più importante (un vero e proprio golpe sociale) dell’an- no; e sulla paura degli immigrati hanno campato per anni tutti i peggiori politici, e anche qualcu- no dei migliori. Puff, spariti.Non s’è parlato di mafia, che pure è forse il massimo potere. Non s’è parlato di società civile, salvo che per un paio di giorni e alla buona. Non s’è parlato di Europa, salvo che per farne un babau in bene o in male.Con tutto ciò, il popolo ha parla- to con estrema chiarezza: cam- biare profondamente, senza mezze misure. Su questo si misu- ra la politica, non sulle mano- vrette e le ripicche. Ci vuole un governo popolare, e ci può esse- re, che prenda i provvedimenti più essenziali per salvarci tutti. Mafia e Fiat, assenti dai pro- grammi sia di Bersani che di Grillo, ci debbono entrare.Attenzione: dum Romae consuli- tur, il quarto partito si muove. L’attentato di Napoli ne è un segnale. La manifestazione con- tro i giudici del 23, nata “politi- ca” ma facilmente trasformabile in mobilitazione della malavita, potrebbe esserne un altro.La struttura di Berlusconi va spazzata via esemplarmente e per sempre,e ciò è possibile ora. Sarebbe irresponsabile usarla per “bilanciare” degli avversari politici, in qualunquemodo.

facciamogli italiani

Mentre i capi litigano e si scambiano ripicche, il popolo guarda la sua grande occasione. C’è una maggio- ranza di sinistra in Italia, spartita fra “ragionevoli” e “matti”, ma che vuole sostanzialmente le stesse cose. Ce la facciamo per una volta a unirci, a cancellare definitivamente le idee di Berlu- sconi, a chiudere vent’anni di dominio assoluto dei peggiori “imprenditori” e a rimettere sulle sue gambe questo paese?

Articolo 41. “L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.La legge determina i programmi e i controlli opportuniperché l'attività economica pubblica e privata possaessere indirizzata e coordinata a fini sociali”.

Proviamo a prendere sul serio la Costituzione antifascista, ad applicarla letteralmentee senza guardare in faccia nessuno? E’ l’unica soluzione possibile. E ora, uniti, si può.

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DA’ UNA MANOA RIPORTARE IN EDICOLA I SICILIANI:IBAN Banca EticaIT 28 B 05018 04600 000000148119(“Associazione Culturale I Siciliani Giovani")

oppure C/C 001008725614(Conto corrente postale “Assoc.CulturaleI Siciliani Giovani, via Cordai 47, Catania”)

“A che serve essere vivi,se non c’è

il coraggio di lottare?”Giuseppe Fava

Il foglio de

marzo 2013

www.

1 euro

ITALIASenza papa,senza ducee senza re

SICILIACartolinedal MUOS

CULTURACamilleri ela Primaveradi Messina

CATANIACiancio,corso Martiri,le scuole

E ora

si può

La mafia nelle sue varie forme è il problema principale dell’economia italiana, quello che ci impoverisce di più. Non è una patologia criminale ma il principale potere economico del paese, che ormai fa da modello anche a molta economia legale. In questo quadro, quali sono gli obiettivi dell'antimafia sociale?● Abolire subito il segreto bancario e imporre alle banche la trasparenza; ● Confiscare TUTTI i beni mafiosi o frutto di malversazione, corruzione o grande evasione fiscale; ● Assegnarli a cooperative di giovani lavoratori e sostenerle adeguatamente; ● Anagrafe dei beni confiscati; ● Sgravi fiscali ai commer- cianti che acquistano dalle dalle coop giovanili; ● Stroncare gli scambi mafia-politica (art. 416 ter).

gli obiettivi

Anti-ma�aso-ciale

Come fai a votare davvero alla pari se le tv e i giornali appartengono tutte a pochis- sime persone? La rete non può bastare per tutto. E il fatto di non poter dare preferenze? Questi due punti vanno risolti insieme e subito, prima di cominciare a parlare anche lontanamente di elezioni, o non sarebbero elezioni vere.or

a

La rete è una bellissima cosa, e finalmente s’è visto il potere che ha. Però, noi vogliamo una rete che sia veramente collettiva e di tutti, che non “appartenga” a nessuno; che non escluda i pove- ri, che magari il computer non ce l’hanno. Per questo il nostro modello, che va avanti ormai da molti anni, è diverso da quello degli industriali. Compresi gli industriali della rivolta...

Rete,rete!(In Svizzera hanno fatto unreferendum per tagliare i me- gastipendi dei manager e non solo dei politici. E qui in Italia, ci sta pensando nessuno?)

(a proposito...)

Page 2: I Siciliani giovani - foglio marzo 2013

PERIFERIE

Morte di unascuola di quartiereFino a due anni fa, in via Case Sante,nel quartieredei Cappucini, a Catania, vi era un edificio scolasticoa metà, circondato da uno sterrato coperto di sterpagliee invaso dalle zecche. Nella parte abbandonata sirifu-giavano senzatetto ed emigranti abbandonati a se stessi.La scuola faceva parte dell'istituto comprensivo AndreaDoria. Poi ci furono le battaglie del comitato dei genitori,affiancato da una società civile che sposò la causa deldiritto allo studio e la scuola fu completata, grazie a loro.Un anno fa, dopo due anni di recupero e restauro di quella parte di plesso scolastico, la scuola viene inaugurata in pompa magna. Assessori e sindaco tagliano il nastro: “Ora avete una scuola”.Intanto nel quartiere di San Cristoforo, in via Cordai, si preparava la chiusura definitiva del plesso centrale della Doria. Una chiusura causata da una cattiva amministrazione che non pagava le mensilità ai proprietari che dopo anni di morosità sfrattarono definitivamente quel presidio di legalità, di resistenza contro l'evasione scolastica, unico argine contro l'oppressione mafiosa.Via Cordai rimase orfana di quel pezzo di Stato e consegnata allo spaccio di droghe e al controllo mafioso. Adesso, ogni sera "prendono servizio" giovani pusher che probabilmente sono andati poco a scuola e che con quegli sporchi guadagni credono di "campare" la famiglia.Gli alunni della Doria vennero sparpagliati in altri plessi. Disagi per le famiglie e gli insegnanti, che si ritrovarono classi numerosissime con conseguente caduta della qualità formativa.Il comune di Catania, adesso, vorrebbe trasferire tutto alla Dusmet di Librino e chiudere anche il plesso di via Case Sante. Per farne che? Uffici per l'amministrazione comunale. Strano: l'anno scorso il Comune aveva deciso, per "fare cassa", di vendere immobili di proprietà pubblica, cioè di tutti noi, a società private.

Ma se vendiamo gli immobili pubblici, dove mettiamo i nostri uffici amministrativi? Semplice! Nel plesso di via Case Sante."Ma a maggio si vota per la nuova giunta e il nuovo consiglio comunale". Poco importa, i ragazzini non votano e per i loro genitori basterà una sporta della spesa in cambio di voti.Si decide dall'alto, senza consultare nessuno, senza neanche un tentativo di democra-zia. Con il silenzio complice dell'opposizione nel consiglio comunale. Resta, oltre la rabbia, la speranza che ognuno di noi e tutti e tutte insieme diventiamo Stato che decide il proprio destino,attraverso una cittadi-nanza attiva e consapevole, che prenda in mano una vera "polis".

Giovanni Caruso,I Cordai

Il martiriodi Corso Martiri

Ma perché non ospitare questa gente nelle case confiscate alla mafia e assegnate al Comune? Perchè non utilizzarle? Perchè gonfiare invece i portafogli dei privati?Da qualche giorno attorno alle fosse si sono alzati nuovi muri che chiuderanno le aree lasciando solo dei varchi.E quando si alzano i muri non si sa mai quando verranno buttati giù, anche se prima o poi al posto di quei muri arriverà il cemento che distrugge. l’importante è che la città non veda e non sappia.

G.C.

CATANIA

Inizio dei lavori in Corso Martiri della Libertà: “La prima operazione - annuncia Stancaneli - sarà quella della delimitazione e recinzione delle aree che in un secondo tempo saranno il teatro del risanamento vero e proprio. Si procederà anche allo sbancamento con le ruspe”.“E la comunità bulgara che vive là dentro”?“Se ne sta occupando l’assessore ai Servizi Sociali Pennisi. Con un piano morbido”.Che cos’è un “piano morbido”?Andiamo a Corso Martiri, nelle “fosse” dove vivono decine di famiglie bulgare accampate là dentro. Mentre cerchiamo un varco per entrare in una delle fosse, una porticina si apre dalla recinzione, esce una donna. Sa che domani inizieranno i lavori? “No, qui non è venuto nessuno”. “Ma proprio nessun incaricato del comune?”. “No, nessuno! L’abbiamo saputo da voi giornalisti”. “Ma quanti siete?” La donna risponde, in stentato italiano: “Siamo in tanti”.Trovato il varco scendiamo giù nella fossa, e subito notiamo che i rifiuti di ogni tipo sono aumentati. Incontriamo Bobo, un bulgaro che vive da otto anni a Catania e che ha sempre fatto da portavoce per questa comunità, chiediamo se gli hanno comuni-cato lo sgombero. Non lo sa.Bobo è rassegnato e scoraggiato: nè lui nè gli altri sanno cosa li aspetta. “Cosa fareste voi al nostro posto?” chiede. Rispondiamo che la cosa più giusta, secondo noi, è chiedere all’assessore Pennisi di condivi-dere con loro le decisioni, ma soprattutto chiedere prima dello sgombero dove andranno. Bobo è ancor più perplesso.“Siamo nelle mani di Dio - fa - ma anche degli uomini che stanno decidendo la nostra vita”.Le organizzazioni del terzo settore come Manitese, Penelope, Jesus Generation ed altre fanno parte del “presidio leggero”, un tavolo di lavoro voluto dall’assessore.Il Piano che completerà il “risanamento” del San Berillo ha un costo stimato di 200 milioni di euro, tutti da finanzia-tori privati. Questi, per tranquil-izzarsi la coscienza, donerebbero 20mila euro per l’accompagnamento fuori dalle “fosse”. L’importante è che vadano via, l’interesse vero è la speculazione edilizia.

CATANIA

Un “laboratorio politico”ma nel quartiereIl Gapa organizza a San Cristoforo un laboratorio politico. Volontari e cittadini si incontrano per discutere dei problemi del quartiere. Con la volontà di mettere nero su bianco i pensieri, le esigenze e le speranze di chi vive, quotidianamente, questa realtà.Per acquisirne consapevolezza e portarle a conoscenza dell’altra parte della città, quella indiffer-ente verso i problemi dei quartieri, ma sempre pronta a recarvisi per comprarsi la droga.

Parlare di politica, quindi, per parlare di se stessi. Per parlare del lavoro che non c’è, del lavoro in nero o sottopagato, delle ingiustizie ogni giorno subite.Per parlare dei diritti negati, per parlare della sicurezza del quartiere. Parliamo per non sentirci soli, parliamo per condividere paure, parliamo per farci forza.

CITTADINANZA

Parliamo per avanzare proposte di cambiamento, che dal basso guardino al basso.Parliamo per pensare politiche che si rivolgano a quegli uomini e a quelle donne bisognosi della sicurezza economica che soltanto un lavoro onesto può dare, politiche che si occupino di quei bambini e di quelle bambine, capaci di guardare il mondo con estrema crudele oggettività, capaci, con poche parole, di spogliare la verità, capaci di ragionare da grandi, ma senza essere passati per l’adolescenza.Il laboratorio vuole porre le loro storie al centro del dibattito politico, per dire che noi ci siamo e rivendichiamo la nostra cittadinanza. Questo laboratorio è una scommessa che il quartiere lancia a se stesso; è un’occasione per difendere il proprio presente e sognare il proprio futuro.

Domenico Pisciotta,I Cordai

Sotto indagine non solo la linea editoriale della testata e i presunti rapporti di Ciancio con i boss, ma anche i suoi affari da imprenditore, a volte in società con personaggi riconducibili a organizzazioni criminale etnea. Si indaga sulla costruzione di un centro commerciale «nei territori limitrofi la tangenziale di Catania, direzione Siracusa, nei pressi del distributore Ip». Nel 2005 fra gli imprenditori indagati c’è Antonello Giostra, di Scaletta Zanclea a suo tempo condannato per bancarotta fraudolenta per aver riciclato denaro proveni-ente da usura mafiosa e ora indagato con Ciancio per riciclaggio con l’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa,.Tra i progetti da realizzare insieme, un centro commer-ciale da costruire a Misterbi-anco, per il quale Ciancio compra terreni per milioni di euro in contrada Cardinale. Tutto sembra procedere, fino a quando a mettersi di mezzo non è la concorrenza: e cioè l’interesse di un’altra società e di Cosa nostra, secondo i magistrati della parallela indagine Iblis, a costruire un diverso centro commerciale nella contrada Cubba confinante. Quello che oggi è il Centro Sicilia. I due soggetti però mantengono rapporti cordiali: firmano un protocollo d’intesa e, si sente nelle intercettazioni di esponenti della criminalità organizzata, Cosa nostra si vede costretta a «rallentare» il proprio progetto per il contemporaneo interesse di Ciancio. Una strana disponibilità.Si indaga anche su altre attività imprenditoriali di Ciancio: l’Outlet Sicilia Fashion Village ad Agira, appaltato ad una serie di imprese in associazione temporanea, tra cui quelle di Mariano Incarbone e Sandro Monaco, entrambi imputati in Iblis per concorso in associ-azione mafiosa; il "villaggio degli americani", residence per militari Usa di Sigonella da realizzarsi a fine 2004 presso Lentini, anche stavolta in concorrenza con un progetto simile che interes-sava, secondo i magistrati, il boss Vincenzo Aiello. Tutti casi che, secondo la magistra-tura, rendono «sempre inverosimile la casuale presenza, in occasione della realizzazione di grandi opere, accanto al Ciancio Sanfilippo di personaggi vicini a Cosa Nostra». Come nel caso del centro commerciale Porte di Catania, che per primo ha attirato l’attenzione dei magistrati.

CtZen

● L'intercettazione, nel 2001, in cui un indagato per mafia spiega a un presunto rappre-sentante del gruppo La Rinascente di aver fatto un giro insieme a Ciancio per individuare i terreni dove costruire il nuovo centro commerciale. Ciancio avrebbe anche "garantito" per le autorizzazioni necessarie. Anni dopo, il terreno scelto diventa edificabile con una variante al piano regolatore generale.● La mancata pubblicazione - per «insindacabile decisione del direttore Mario Ciancio e del condirettore Corigliano» - su La Sicilia dei necrologi del giornalista Giuseppe Fava e del commisario di Polizia Beppe Montana, uccisi dalla mafia rispettivamente nel 1984 e '85.● Gli articoli dal tono apertamente dubitativo pubblicati dal quotidiano catanese durante le indagini per il delitto Fava e riguar-danti le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Maurizio Avola, che si era autoaccusato dell'omicidio del giornalista. Scritti ritenuti un tentativo di depistare le indagini.● I presunti rapporti col boss Pippo Ercolano. Che, come racconta il collaboratore di giustizia Angelo Siino, sarebbe piombato un giorno nella redazione de La Sicilia per minacciare un cronista che lo aveva definito mafioso.● La pubblicazione su La Sicilia di un comunicato in cui si annunciava senza alcuna ricostruzione del personaggio la nomina di Angelo Ercolano, incensurato nipote del boss, a capo della Federazione autotrasportatori di Catania.● La lettera su La Sicilia di Vincenzo Santapaola, figlio del boss Nitto, detenuto al carcere duro e quindi impossibilitato a comunicare con l'esterno. La missiva, trapelò in circostanze mai chiarite nell'ottobre del 2008 e la Sicilia la pubblicò senza alcuna contestualizzazione.● Le dichiarazioni di Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo, secondo cui l'acquisizione di una quota del pacchetto azionario del Giornale di Sicilia da parte dell'editore catanese avrebbe coinvolto anche suo padre don Vito Ciancimino, vicino al boss Bernardo Provenzano.

Le indaginisu Mario Ciancio

PADRONI DELLA CITTA’

dalla Procura per approfondirel’inchiesta a carico di Mario Ciancio Sanfilippo, editore del quoti diano La Sicilia, e di vari altri giornali, tv e radio in Sicilia e nel Sud.Ciancio possiede anche lo stabilimento in cui vengono stampati i quotidiani nazionali per tutta la Sicilia e l'agenzia di pubblicità Publikom-pass. E' uno dei massimi imprendi-tori edili siciliani.Dal marzo 2009 è indagato dalla Procura di Catania per concorso esterno in associazione mafiosa. Il suo nome emerge all'interno di un'inchiesta sulla realizzazione del centro commerciale La Rinascente-Auchan. Diversi gli elementi, reali e da accertare, al vaglio dei magistrati per ricostruire i presunti rapporti tra l'editore etneo ed esponenti criminali:

E’vicinala data

dei 150giorni da novembre

fissata

Giornali, tv,radio, centricommerciali.E tanti amici...

CATANIA

2

italia:il modello

catania

La “fossa”.

Page 3: I Siciliani giovani - foglio marzo 2013

OCCHIELLOOCCHIELLO

ROMA

Sono tornatele baraccheForse erano fratelli. Il più grande aveva al massimo dodici anni. Il più piccolo, non più di cinque. Vivevano in una roulotte in una striscia di terra che divide la via del Mare alla via Ostiense, zona sud di Roma. Poco più avanti si apre l’Eur, con i suoi palazzi, i suoi uffici e la sua ricchezza. Era da un po’ che li tenevo d’occhio. La sera, tornando a casa, li vedevo correre e giocare con tricicli sgangherati, mentre i loro genitori cercavano un po’ di calore in un focarello improvvi-sato, con un po’ di legna buttata in una lattina d’olio. Una di quelle da 5 litri, d’alluminio. Una sera mi sono avvicinato chiedendo se avevano bisogno di qualcosa. Guardandomi diffidenti mi hanno risposto: «Di tutto». Il giorno dopo sono andato da Decathlon e ho comprato vestiti pesanti e coperte. Non di più. Il mio giornale non mi pagava da dieci mesi. Non potevo fare di più. Quando sono tornato da loro, ho trovato un camion dei pompieri e dei volontari della Croce Rossa. La roulotte aveva preso fuoco. E loro erano lì. Seduti e impauriti per lo scampato pericolo. Ma senza più un posto dove dormire. A Roma sono tornate le baracche. E i bambini sono tornati a morire nel Tevere. Ma continuiamo a far finta di niente.

Vincenzo Mulè

OCCHIELLO

No-Muos: malmenatele mamme pacifiste

PALERMO

Tutto e il rovescio di tuttoUna città “esagerata”Probabilmente, a poche città al mondo è capitato, come a Palermo, di essere modificata, violentata, sventrata, abbrutita nel corso della sua storia. Come a poche città è capitato, al pari di Palermo, di raggiungere un prestigio di amplissimo riconosci-mento anche in tempi in cui il passaggio della storia presentava direttrici ben distanti dal cuore del Mediterraneo.Non è un’annotazione campanilistica, ma più prosaicamente il profilo di una città dove tutto ha sempre un rovescio - le immagini più suggestive come le forme più evidenti di espres-sione - e dove il senso della misura e la consapevolezza della realtà sono solo opzioni. Una città irrazionale per storia ed “esagerata” per definizione.Il carattere eternamente torrenziale dei suoi fiumi – Papireto e Xemonia – condannati a fluire sotto terra senza storia e memoria è metafora di un irrazionale impeto esistenziale che pervade i palermitani, capaci di incredibile sopportazione, perfino dell’intollerabile, come di manifestazioni di grandeur non solo da belle époque, ma anche di un pensiero alto e innovativo.Quando Palermo diverrà normale?

Giovanni Abbagnato

EMILIA-ROMAGNA

NISCEMI

A Niscemi, gli Usa cominciano a mostrare segni di nervosismo e tre donne finiscono in ospedale per mano della polizia italiana, usata come braccio violento contro le attiviste del Comitato Mamme No Muos, che da quasi due mesi presidiano i cancelli della base militare Usa, impedendo l'ingresso a chiunque. E' successo il 6 marzo, mentre una loro delegazione si trovava nella capitale a ritirare il premio Donne, Pace e Ambiente Wanga- ri Maathai, assegnato dall'asso- ciazione A Sud, la Casa Interna- zionale delle Donne e il sostegno della Commissione delle Elette del Comune di Roma. Dopo le cariche contro i manifestanti nella notte dell'11 gennaio, per fare passare i Tir che trasportavano le gigantesche gru necessarie per montare le

antenne del Muos e la succes-siva, consequenziale entrata in scena delle Mamme, non si erano più verificati tentativi di forzare i blocchi stradali.La violenza poliziesca potrebbe rivelarsi un altro autogoal e apportare nuova linfa all'ampio fronte contrario alla realizzazi-one del “Muostro”, ormai consolidato dalla presenza delle centinaia di donne che hanno deciso di opporre i propri corpi ai convogli militari, per tutelare la propria salute dalle radiazioni elettromagnetiche delle antenne e, soprattutto, la salute dei loro figli.

Sebastiano Gulisano

X LIBERTA’ DI STAMPA

Siciliani giovaniche cos’èI Siciliani giovani è un giornale, è unpezzo di storia, ma è anche diciotto testatedi base da Milano a Modica, da Catania a Roma, da Napoli a Bologna, a Trapani, a Palermo che hanno deciso di lavorare insieme per costituire una rete.Non solo inchieste e denunce, ma anche il racconto quotidiano di un Paese giovane, fatto da giovani, vissuto in prima personadai protagonisti dell'Italia di domani.Fuori dai palazzi. In rete, e per le strade.

PUBBLICITA’

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ROMA

Piccole libertàIn cima all'enorme portone la scritta “Porto fluviale resiste”. Dietro c'è il piccolo universo multietnico enato da una necessità primaria, la lotta per la casa. In un posto insolito, l'ex direzione magazzini del locale commissariato. Si tratta dell'occupazione di via del Porto Fluviale 12, a poche centinaia di metri da Piramide, punto di snodo della capitale.Partita nel 2003 con una quarantina di famiglie, oggi ne accoglie un centinaio, provenienti da tre diversi continenti, per un totale di 300 persone circa, fra cui vari bambini.Ci sono una ludoteca, spazi per laboratori, e una sala da tè gestita da sole donne. Il sabato pome- riggio è il sorriso di Carmen a fare gli onori di casa, mentre l'aroma di tè speziato si spande nell'aria e Bouccy prepara i biscotti.

Carmen potrebbe raccontare per ore, ma è l'ora di dare una mano in cucina e va a litigare con Bouccy o con qualcun altro per lavare i piatti. E prima di scomparire in cucina “ Tornate a trovarci” dice con lo stesso largo sorriso. Ti senti a casa come se ci fossi sempre stata.

Bruna Iacopino

Almeno 11 organizzazioni presenti sul territorio,dice Il Pg di Bologna Emilio Ledonne. Al Nord la mafia si presenta col volto rassicurante dei manager e la ‘ndrangheta è l’attore economico piu attivo.Il fatturato delle organizza-zioni mafiose in Emilia Romagna è pari a 20 miliardi di euro, quasi il 10 % rispetto a quello di tutta Italia. I beni confiscati sono 110 e almeno l’8,6 % tra commercianti e imprenditori è coinvolto in attività di prestiti a strozzo.Nove attentati negli ultimi sei mesi (160 in tutta Italia), dice l’ultimo rapporto della DIA. Più che in Sicilia (7), e quasi quanto in Calabria (10).Il 30% delle imprese di autotrasporti (2.599 su 9.083) non risulta proprietario di alcun veicolo, mentre circa 900 imprese risultano "non titolate a poter svolgere questa attività". Una regione prima in Italia per i lavoratori in nero e seconda sul fronte dei lavoratori irregolari: sono rispettivamente 7.849 e 16.586.

Salvo Ognibenewww.diecieventicinque.it

Una terraper le mafie

OCCHIELLO

“Pane e rose!E pace!”

OTTO MARZO

Un 8 marzo di lotta, di resistenza, di tutela e rivendicazione dei diritti, contro violenza e femminicidio. Sotto questo segno abbiamo vissuto la giornata internazionale delle donne.Bread and roses, il pane e le rose, sicurezza economica e sociale, e qualità della vita: questo chiedevano le donne che marciavano a New York l’8 marzo del 1908. Sfilavano tutte insieme nelle strade per ottenere un lavoro e una paga più dignitosi, il diritto di voto, l’abolizione del lavoro minorile. Protestavano da donne per i loro diritti di persone, di soggetto politico, e protestavano da madri, per difendere i diritti di figlie e figli.Pane e pace, urlavano le donne russe che l’8 marzo del 1917 resistevano all’esercito cosacco dopo l’abdicazione dello zar.

Pane, pace e rose: questo chiedono oggi le mamme No Muos di Niscemi, strattonate e malmenate, che con il proprio coraggio e con i propri corpi costituiscono un importante sostegno alla resistenza del presidio permanente che da novembre lotta contro l’installazione - nella riserva naturale della sughereta di Niscemi - di uno dei quattro terminali terrestri del sistema radio satellitare MUOS che la marina statunitense sta distribuendo in giro per il pianeta, e per lo smantellamento delle quarantasei antenne installate già nel lontano 1991.

Anna Bucca

Tempi duri per il Teatro Pinelli. Prima la denuncia per occupazione abusiva, imbrattamento dei muri e quant’altro, adesso le maximulte per avere interrotto per qualche ora il traffico cittadino. Tutto nel nome del rispetto della legalità, si capisce. “La legge si applica e non si interpreta. Che possiamo farci?” sembrano dire i bravi funzionari nel consegnare le cartelle esattoriali. Giusto. I codici vigenti non prevedono l’attività di ripulire scatoloni di cemento armato e riportarli a fare ciò per cui erano stati tirati su, cioè informare, divertire educare grandi e piccini. Sarebbe una delicata e primaria funzione sociale. E’ solo “occupazione”. Va bene.

Altre “occupazioni” però convivono sotto lo stesso cielo a Messina. Quella della poltrona di Rettore dell’Università, ad esempio. Un’altra delicata e non meno primaria funzione civile ed educativa per esercitare la quale bisognerebbe , minimo, non risultare condannati in primo grado a tre anni e sei mesi per aver “fatto pressioni” perché un concorso a docente fosse vinto dal figlio di un caro amico, per puro caso preside della facoltà dove il giovane vincitore avrebbe dovuto insegnare. L’onesto professore invece di dimettersi immediatamente si è anche autoprolungato il mandato. Occupazioni pure queste, peccato che qui in Questura abbiano poco da dire.

Tonino Cafeo

C’è occupazionee occupazione...MESSINA

MESSINA

Appuntamenti16 marzo a Messinaper chiudere definitivamente la partita del Ponte sullo Stretto e abolire la Stretto di Messina Spa30 marzo a Niscemiper revocare ed impedire la costruzione del Muos, il sistema d’antenne satellitari ad alto inquinamento elettromagnetico, smantellare le 46 micidiali antenne già installate , per la smilitarizzazione dei nostri territori.

Da una foto di Tano D’Amico

Page 4: I Siciliani giovani - foglio marzo 2013

OCCHIELLOOCCHIELLO

Riepilogando...Internet batte tivvù. Tolleranza batte autodafè. Acqua pubblica batte acqua privata. Emilia batte Brianza. Sorridere civilmente batte toccare il culo. Humphrey batte Rambo, e Totò batte on.Trombetta. Sono tutte maggioranze molto larghe, dal cinquanta per cento in su. Il fatto che nessuno se ne accorga (compreso chi ne fa parte) non vuol dire che questa maggioranza non faccia storia.I partiti reali, dell'Italia reale, ora come ora sono questi. Gli altri - tutti gli altri, compresi quelli più nuovi - cercano con fatica di corrergli appresso.

E ora in tutta questa deflagrazione di bave e umori urlati dove finisce l’antimafia sociale? Dove può prendere radici un tema che già faticava nell’ordinaria attività istituzinale e oggi si ritrova a camminare sulle pareti irte dell’emergenza di un governo di scopo?Le domande sono importanti, dicono i bravi giornalisti, perché allenano il muscolo della curiosità e i tendini delle risposte non scontate, eppure in questo turbine di scenette e sceneggiate l’antimafia è sparita dall’agenda politica.Come se bastasse averne parlato in campagna elettorale per essere a posto con la coscienza e il proprio elettorato.

In questi ultimi anni si è capito quanto sia fondamentale per un serio percorso di responsabilizza-zione e alfabetizzazione antima- fiosa l’organicità dell’azione che non ha bisogno di personaggi o eventi straordinari ma del lavoro indefesso e continuo di narrazio- ne, istruzione e discussione come avviene nelle migliori famiglie a tavola durante la cena.Servirà più forza, servirà un’energia più vigorosa e unita per tenere il mento alto mentre ci diranno che la trattativa, le stragi

Tanti giornali liberiin rete e per le stradeL’idea dei Siciliani giovani è nata (in quest’ultima versione) in una riunione a casa di Giambattista Scidà nell’estate del 2011: fare una rete di testate giovani di base, sia su carta che su web, sviluppare insieme un sito, una rivista pdf e una serie di ebook e, prima o poi, riportare in edicola un giornale ispirato ai Siciliani di Giuseppe Fava. Le testate che hanno aderito finora sono I Cordai, La Periferica e Ucuntu (Catania), Il Clandestino (Modica), Telejato (Partinico), Stampo Antimafioso (Milano), Diecieventicinque (Bologna), CtZen (Catania), La Domenica Settimanale (Napoli), Generazione Zero (Ragusa),

Carmelo Catania, Giulio Cavalli, Antonio Cimino, Giancarla Codrignani, Dario Costantino, Tano D’Amico, Fabio D’Urso, Jack Daniel, Riccardo De Gennaro, Giacomo Di Girolamo,

Rosa Maria Di Natale, Francesco Feola, Norma Ferrara, Pino Finocchiaro, Paolo Fior, Enrica Frasca, Renato Galasso, Rino Giacalone, Marcella Giammusso, Giuseppe Giustolisi, Carlo Gubitosa, Sebastiano Gulisano, Bruna Iacopino, Massimiliano Nicosia, Max Guglielmino, Diego Gutkowski, Bruna

Iacopino, Margherita Ingoglia, Kanjano, Gaetano Liardo,

Sabina Longhitano, Luca Salici, Michela

Mancini, Antonio Mazzeo,Martina

Mazzeo, Emanuele

Midoli, Lu-

ciano Mirone, Pino

Maniaci, Attilio Occhipinti, Salvo

Ognibene, Antonello Oliva, Riccardo Orioles, Pietro Orsatti, Salvo Perrotta, Giulio Petrelli, Aaron Pettinari, Giuseppe Pipitone, Antonio Roccuzzo, Vincenzo Rosa, Luca Rossomando, Giorgio Ruta, Luca Salici, Daniela Sammito, Mario Spada, Sara Spartà, Giuseppe Spina, Miriana Squillaci, Giudrppe Teri, Marilena Teri,

Fabio Vita, Salvo Vitale, Chiara Zappalà, Andrea

Zolea.

OCCHIELLO

Un attentato politicoUn attentato mafioso

Radio Marsala.it (Marsala), DaSud (Calabria), Mamma! (Bologna), Antimafia Duemila, Liberainformazione, Agoravox.Il giornale è fatto da Gian Carlo Caselli, Nando dalla Chiesa, Giovanni Caruso, Giovanni Abbagnato, Francesco Appari, Lorenzo Baldo, Valerio Berra, Nando Benigno, Mauro Biani, Lello Bonaccorso, Paolo Brogi, Luciano Bruno, Anna Bucca, Elio Camilleri, Giulio Cavalli, Arnaldo Capezzuto, Ester Castano, Salvo Catalano,

e i rapporti tra mafia e politica sono cose del passato (e ce lo diranno, oggi più di ieri), mentre ci vorranno convincere che c’è altro da fare. Come è sempre successo un secondo prima di perdere. Di nuovo.

Giulio Cavalli

I Siciliani giovani, registr.TribunaleCatania n.23/2011 del 20/09/2011,dir.responsabile Riccardo Orioles

Progetto grafico diPiergiorgio Maoloni(da un inedito del 1993)

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NAPOLI

CON I SICILIANI

PROMEMORIA

Questofoglio

Per modalità, precisione e messaggio criptico più che un attacco della camorra sembra un'aggressione mafiosa quella sferrata contro Città della Scienza, gioiello sorto nel deserto dei suoli dell'ex acciaieria dell'Italsider del quartiere Bagnoli alla periferia Occidentale di Napoli. Era l'unica testimonianza materiale di un progetto di riconversione dell'area, che da vent'anni cerca disperatamente di chiudere la stagione legata al grande impianto produttivo siderurgico e costruire al suo posto un primo tassello di città post-industriale. Dopo il saccheggio della biblioteca dei Girola-mini, il rogo di Città della Scienza, rappresenta ancora di più l'incenerimento della cultura, il dissiparsi di un luogo di conoscenza, di formazione per giovani e bambini.Sarà stata la camorra. E' colpa della camorra. Quanti alibi si nascondono dietro questa parola, per classi politiche, dirigenti e cittadini. La camorra è visibile, si combatte lo sanno bene i tanti magistrati e forze dell'ordine impegnati in prima linea. Contro le assenze, il mimetizzarsi, il nascond-ersi, il disinteressarsi, non si riesce proprio a combattere.

Arnaldo CapezzutoLa Domenica settimanale

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Più forza, più energia,più antimafia sociale

MOVIMENTI

DISEGNI DIMAURO BIANI

Ancora questo non è I Siciliani, ma solo un foglio in cui si parla di loro. I Siciliani giovani è in rete da un anno,è presente in una decina di città con una rete digiovani giornalisti che ha pochi eguali in Italia.E allora, come mai non siamo ancora in edicola? Semplice: i soldi. La sottoscrizione è riuscita benefra i lettori poveri, ma non fra gli amici più titolati:la maggior parte dei quali ci colma generosamentedi auguri e lodi, che però tipografi e cartiere tendonoa non accettare.Dopo oltre un anno di buon lavoro, sul livello pro-fessionale dei Siciliani giovani c’è poco -crediamo - da eccepire. In Lombardiacome in Sicilia i nostri redattori fanno il loro dovere, scrivono, fanno inchieste, subiscono avvertimenti e querele. Vecchi colleghi e giornalistinuovi lavorano tranquillamente a questo prodotto collettivo, che ha il suo baricentro nella rete ma cheha bisogno anche dell’edicola come fatto simbolico e di “ritorno in campo” pieno e totale.Perciò abbiamo poco da aggiungere. SosteneteI Siciliani, in quest’ennesima incarnazionedella sua lunga storia. E’ ungiornale di giovani, è un giornaledi profondissime radici.Ne ha bisogno la Sicilia, ne habisogno il Paese. Non traditecon la vostra indifferenzacoloro che stanno lottandoanche per voi.