I REQUISITI MENTALI NELL’ATTIVITÀ AGONISTICA DI...

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di Francesca Borgo 37 N ell’ultimo decennio la psicologia dello sport ha tro- vato applicazione in un’ampia varietà di contesti, tra cui lo sport giovanile di alto livello agonistico. Nei più sofisticati programmi di preparazione atletica, in particolare in ambito internazionale, accanto al riferimento ad aspetti im- prescindibili, come l’allenamento fisico, tecnico e tattico, si ri- conosce il ruolo essenziale sulla prestazione giocato dagli aspet- ti mentali, ritenuti anch’essi modificabili e quindi “allenabili”: un atleta che possiede i mezzi per controllare e mantenere du- rante una gara serenità e concentrazione, per fare una sovra- semplificazione, è generalmente in grado di sfruttare il pro- prio potenziale fisico e psichico “di più e meglio” rispetto ad un atleta il cui benessere psicologico è minato da dubbi sulle proprie capacità, da ansia competitiva, stress o da distrazioni, e che non ha alcuna esperienza nel controllarli. Seguendo le indicazioni offerte dagli studi scientifici più accreditati, un approccio alla preparazione mentale (o mental training) volto a valorizzare e ottimizzare il potenziale di qualità positive dell’individuo e del contesto sociale in cui es- so vive e opera comporta enormi vantaggi, in termi- ni di qualità e continuità temporale della prestazione agonistica, rispetto ad un approccio basato sull’identi- ficazione e minimizzazione delle caratteristiche nega- tive dell’atleta (es., Seligman, 2003). In un’ottica di massima valorizzazione del potenziale atletico e mentale dell’individuo, un rapporto psi- cologo-allenatore che si configuri in ter- mini di collaborazione e di pieno rispetto dei ruoli può garantire risultati prestaziona- li di rilievo, favorendo nel contempo un processo di cresci- ta personale che assume ancora maggior valore nel caso del- lo sport giovanile: ne consegue che la preparazione mentale ha lo scopo ultimo di rendersi “non più necessaria”, portan- do l’atleta (e il suo allenatore) a una progressiva autonomia nella capacità di utilizzare e personalizzare a proprio uso e consumo le tecniche mentali per migliorare il proprio be- nessere, e quindi il livello e la continuità delle proprie pre- stazioni. Da un punto di vista operativo, la psicologia dello sport rivolta ai giovani at- leti parte, in primo luogo, dall’analisi dei bisogni del singolo atleta, e in secondo luogo delle problematiche psicologiche e delle richieste men- tali dipendenti dalla disciplina praticata. A questa fase, segue la definizione di proposte di intervento che siano metodolo- gicamente adeguate al livello di sviluppo cognitivo, emotivo e affettivo del giovane atleta e che si integrino coerentemen- te all’interno dei quotidiani programmi di allenamento. Passando in rassegna anche solo superficialmente alcune del- le tematiche che caratterizzano il quadro di riferimento alla base delle discipline ginnastiche, si possono identificare fonti di possibile (anche se ovviamente non necessaria!) difficoltà per i giovani atleti, che possono essere affrontate anche me- diante il contributo dei metodi di preparazione men- tale. Ad esempio, il raggiungimento di buoni standard di prestazione, in discipline in cui le richieste tecnico-combinatorie sono molto ele- vate (vedi Agabio, 2004), implica tempi e carichi di al- lenamento che presuppongono un notevole livello motivazionale. Le delicate interconnessioni tra la gio- vane età del ginnasta e, molto sinteticamente, gli aspetti riguardanti la drastica riduzione dei tempi che caratterizzano la sua carriera sportiva (precoce espo- sizione a contesti agonistici, brevità della carriera agonistica, rapidità dei passaggi di categoria, problematiche connesse all’infortunio e al recu- pero, precocità del “fine carriera”) richiedono una fine capacità di gestione e controllo di fat- tori come: cedimenti motivazionali; ansia pre- gara; possibili cali di concentrazio- ne; disagio psicofisico; crolli più o meno temporanei nei livelli di pre- stazione; aumento del rischio di infortunio; atteggiamenti e va- lutazioni “non realistiche” rispet- to all’effettiva situazione; vissu- ti di insoddisfazione e incertez- za sulle proprie capacità o sul- la propria identità come per- sona oltre che come atle- ta; fenomeni di drop-out sportivo nei casi più gra- vi. A questi aspetti si as- L’Angolo del Fitness I REQUISITI MENTALI NELL’ATTIVITÀ AGONISTICA DI VERTICE: VERSO LA PEAK PERFORMANCE Elisabeth Tweddle (Foto di V. Biffani)

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di Francesca Borgo 37

Nell’ultimo decennio la psicologia dello sport ha tro-vato applicazione in un’ampia varietà di contesti, tracui lo sport giovanile di alto livello agonistico. Nei più

sofisticati programmi di preparazione atletica, in particolare inambito internazionale, accanto al riferimento ad aspetti im-prescindibili, come l’allenamento fisico, tecnico e tattico, si ri-conosce il ruolo essenziale sulla prestazione giocato dagli aspet-ti mentali, ritenuti anch’essi modificabili e quindi “allenabili”:un atleta che possiede i mezzi per controllare e mantenere du-rante una gara serenità e concentrazione, per fare una sovra-semplificazione, è generalmente in grado di sfruttare il pro-prio potenziale fisico e psichico “di più e meglio” rispetto adun atleta il cui benessere psicologico è minato da dubbi sulleproprie capacità, da ansia competitiva, stress o da distrazioni,e che non ha alcuna esperienza nel controllarli. Seguendo leindicazioni offerte dagli studi scientifici più accreditati, unapproccio alla preparazione mentale (o mental training)volto a valorizzare e ottimizzare il potenziale di qualitàpositive dell’individuo e del contesto sociale in cui es-so vive e opera comporta enormi vantaggi, in termi-ni di qualità e continuità temporale della prestazioneagonistica, rispetto ad un approccio basato sull’identi-ficazione e minimizzazione delle caratteristiche nega-tive dell’atleta (es., Seligman, 2003). In un’ottica dimassima valorizzazione del potenziale atleticoe mentale dell’individuo, un rapporto psi-cologo-allenatore che si configuri in ter-mini di collaborazione e di pieno rispettodei ruoli può garantire risultati prestaziona-li di rilievo, favorendo nel contempo un processo di cresci-ta personale che assume ancora maggior valore nel caso del-lo sport giovanile: ne consegue che la preparazione mentaleha lo scopo ultimo di rendersi “non più necessaria”, portan-do l’atleta (e il suo allenatore) a una progressiva autonomianella capacità di utilizzare e personalizzare a proprio uso econsumo le tecniche mentali per migliorare il proprio be-nessere, e quindi il livello e la continuità delle proprie pre-stazioni. Da un punto di vista operativo, la psicologia dello sportrivolta ai giovani at-leti parte, inprimo

luogo, dall’analisi dei bisogni del singolo atleta, e in secondoluogo delle problematiche psicologiche e delle richieste men-tali dipendenti dalla disciplina praticata. A questa fase, seguela definizione di proposte di intervento che siano metodolo-gicamente adeguate al livello di sviluppo cognitivo, emotivoe affettivo del giovane atleta e che si integrino coerentemen-te all’interno dei quotidiani programmi di allenamento. Passando in rassegna anche solo superficialmente alcune del-le tematiche che caratterizzano il quadro di riferimento allabase delle discipline ginnastiche, si possono identificare fontidi possibile (anche se ovviamente non necessaria!) difficoltàper i giovani atleti, che possono essere affrontate anche me-

diante il contributo dei metodi di preparazione men-tale. Ad esempio, il raggiungimento di buonistandard di prestazione, in discipline in cui le

richieste tecnico-combinatorie sono molto ele-vate (vedi Agabio, 2004), implica tempi e carichi di al-

lenamento che presuppongono un notevole livellomotivazionale. Le delicate interconnessioni tra la gio-vane età del ginnasta e, molto sinteticamente, gliaspetti riguardanti la drastica riduzione dei tempi che

caratterizzano la sua carriera sportiva (precoce espo-sizione a contesti agonistici, brevità della carriera

agonistica, rapidità dei passaggi di categoria,problematiche connesse all’infortunio e al recu-pero, precocità del “fine carriera”) richiedonouna fine capacità di gestione e controllo di fat-tori come: cedimenti motivazionali; ansia pre-

gara; possibili cali di concentrazio-ne; disagio psicofisico; crolli più omeno temporanei nei livelli di pre-stazione; aumento del rischio diinfortunio; atteggiamenti e va-lutazioni “non realistiche” rispet-to all’effettiva situazione; vissu-ti di insoddisfazione e incertez-

za sulle proprie capacità o sul-la propria identità come per-sona oltre che come atle-ta; fenomeni di drop-out

sportivo nei casi più gra-vi. A questi aspetti si as-

L’Angolo del FitnessI REQUISITI MENTALI NELL’ATTIVITÀAGONISTICA DI VERTICE: VERSO LAPEAK PERFORMANCE

Elisabeth Tweddle(Foto di V. Biffani)

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L’Angolo del Fitnesssomma poi una serie di problematiche extrasportive che i prea-dolescenti e adolescenti attraversano, e che possono incide-re sulle opportunità di crescita e sulla vita di relazione dell’at-leta: a titolo esemplificativo, si pensi alla gestione del difficileequilibrio tra impegno sportivo e impegno scolastico, alle li-mitazioni alla vita di relazione con i coetanei, o al conflittualerapporto con l’autorità, sia essa quella genitoriale o l’allenato-re.Non è lo scopo di questo lavoro entrare nel merito delle tec-niche di preparazione mentale che affrontano problematichesportive o extrasportive così generali, pervasive e talvolta dram-matiche, che possono caratterizzare le esperienze di alcunigiovani atleti nel mondo della ginnastica. Ciononostante, apartire da questo panorama di riferimento molto generale eforzatamente generico, si possono individuare problematichesicuramente meno “importanti” rispetto all’impatto sulla vi-ta dell’atleta, ma che ciononostante possono influenzare for-temente la sua performance, sia in allenamento che in com-petizione. Tra le difficoltà che spesso si individuano e affrontano median-te i programmi di preparazione mentale, si possono annove-rare i fattori mentali che influenzano positivamente o negati-vamente l’apprendimento motorio, gli aspetti legati alla per-sonalità dell’atleta, le tematiche che riguardano la comunica-zione, o, infine, l’ampia serie di fattori strettamente connessialla performance. Nei prossimi numeri, prenderemo in esame le principali tipo-logie di fattori mentali che possono influenzare in modo po-sitivo o negativo la performance atletica e illustreremo le mo-dalità generali con cui tali aspetti vengono affrontati, in baseall’approccio “positivo”, nei programmi di preparazione men-tale. In quest’ottica, può essere utile partire dall’esame dellecaratteristiche che concorrono a determinare in un atleta –ol-tre, ovviamente, ad un’adeguata preparazione fisica, tecnicae tattica–, la performance ottimale rispetto alle sue potenzia-lità (peak performance): sarà così possibile individuare quell’in-sieme di fattori mentali che gli atleti stessi riscontrano nelle lo-ro prestazioni migliori, stabilendo quindi il punto di partenzae l’obiettivo finale che caratterizzano, al di là delle differenzeindividuali che sempre esistono e vanno tenute in debito con-to, un intervento di preparazione mentale. Ma cos’è la peakperformance? Negli studi scientifici più autorevoli la peak per-formance è definita come una “prestazione di livello eccezio-nale, che supera quello che si ritiene essere il normale livellodi prestazione dell’atleta”. Essa dipende dal concorso di fat-tori sia fisici che mentali: più nel dettaglio, la peak performan-ce si osserva quando il livello di abilità (fisiche e mentali) del-l’atleta è in equilibrio rispetto al livello delle richieste della si-tuazione o del compito. A questo punto, ci si chiede spesso

se la peak performance sia effettivamente così rara e dipenden-te da fattori involontari, o se invece sia possibile aumentarnela frequenza o, ancora, se sia possibile esibire con una certacostanza livelli di prestazione vicini a quello ottimale. Per po-ter raggiungere questi obiettivi, è utile capire quali fattori men-tali siano presenti durante una peak performance: queste co-noscenze possono orientare l’intervento psicologico al fine divalorizzare tutti quegli aspetti mentali che possono portarel’atleta a vivere o rivivere le condizioni che predispongono al-la peak performance. A questo scopo, gli studiosi hanno individuato una precisa se-rie di fattori definita “stato di flow”, cioè quello “stato menta-le in cui l’individuo è talmente coinvolto in un’attività che nonc’è nient’altro che conti”. Va sottolineato che quando si hauna peak performance si è sempre in uno stato di flow, men-tre il contrario non è necessariamente vero: da questo si de-duce che il flow è lo stato mentale che può predisporre allapeak performance (Csikszentmihalyi, 1990; Jackson e Csiks-zentmihalyi, 1999). Sono stati individuati 9 aspetti che carat-terizzano il flow, e più precisamente: (1) bilanciamento tra ri-chieste della situazione e livello delle abilità dell’atleta; (2) unio-ne tra consapevolezza e azione (cioè l’essere un tutt’uno conquanto si sta facendo); (3) mete chiare (l’atleta è perfettamen-te consapevole di quello che sta facendo); (4) feedback chia-ro (l’atleta è sicuro che sta eseguendo al meglio); (5) concen-trazione totale e completa sul compito; (6) paradosso del con-trollo (sensazione di un completo controllo della situazione inassenza di sforzi consapevoli per ottenerlo); (7) perdita del-

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l’autoconsapevolezza (si smette di valutare la propria presta-zione mentre la si sta facendo); (8) trasformazione del sensodel tempo; (9) esperienza autotelica (divertimento intrinseconel fare l’attività). Numerosi studi si sono dedicati alla identificazione dei fattoriche influenzano il flow. Tra quelli positivi, che in buona partesono alla base delle nove caratteristiche descritte sopra, si pos-sono annoverare: preparazione fisica ottimale; piani di prepa-razione pre-gara conformi alle proprie necessità; sensazionedi sicurezza e un atteggiamento positivo; capacità di mante-nimento del livello di arousal ottimale (stato di attivazione psi-co-fisiologica caratterizzato da elevata energia mentale e sen-so di “carica” psichica); livello appropriato di motivazione al-la performance; generale sensazione di benessere fisico e men-tale; focalizzazione sul compito; condizioni ambientali otti-mali; interazioni positive con lo staff, il team o la squadra; pre-cedenti esperienze di flow (che aumentano le aspettative di si-curezza e di successo). Al contrario, tra i fattori negativi si pos-sono considerare: problemi fisici; il commettere errori; inca-pacità di mantenere la concentrazione; atteggiamento moti-vazionale negativo; pensieri distraenti negativi; distrazioni eansia legati alla presenza di pubblico; difficoltà di controllo del-lo stato di arousal; difficoltà di controllo dell’ansia; senso di in-sicurezza nei propri mezzi; incapacità di focalizzazione e ri-fo-calizzazione dell’attenzione. Come si può facilitare quindi l’instaurarsi dello stato ottimaleper la peak performance? Secondo ricerche fatte su numerosiatleti di vertice, si è constatato come coloro che più spessohanno raggiunto prestazioni eccellenti ricorrano in modo co-stante e sistematico a una serie di tecniche mentali, tra cui lepiù frequenti sono: tecniche di imagery (capacità di ricreare

mentalmente tutti gli aspetti sensoriali, emotivi, di pensiero,e le reazioni fisiologiche e di comportamento che portano al-la gestione e al controllo di una data difficoltà); tecniche perla focalizzazione dell’attenzione e il mantenimento della con-centrazione; tecniche di self-talk (controllo dell’attività di pen-siero che può risultare disturbante o distraente rispetto all’at-tività in corso); tecniche di goal-setting (identificazione, defi-nizione e pianificazione accurata e sistematica degli obiettivida raggiungere a breve, medio e lungo termine); tecniche diristrutturazione cognitiva (ad esempio, interpretazione dell’an-sia come energia positiva per la performance e non come osta-colo); tecniche cognitive per una migliore gestione dei cam-biamenti (come variazioni nelle routines di allenamento e digara, selezioni tardive, ecc). Questo breve excursus sui requisiti che determinano l’instau-rarsi di uno “stato di grazia”, o flow, e le considerazioni su co-sa si intenda per peak performance possono servire come lineeguida per comprendere più a fondo le possibilità che la pre-parazione mentale può offrire in termini di margini di miglio-ramento della prestazione. Questo può inoltre permettere dimeglio valutare, nei prossimi lavori, i principi alla base di scel-te tecniche, modalità e procedure nella preparazione menta-le rispetto a specifiche problematiche. Concludendo, vogliamo ricordare, ancora una volta, comenon solo il talento di ogni atleta, inteso come potenziale fisi-co, sia allenabile e incrementabile, ma come anche le sue abi-lità mentali siano modificabili e perfezionabili, attraverso il ri-conoscimento e l’ottimizzazione dei suoi punti di forza e nel-la piena accettazione delle sue caratteristiche meno positive,in un’ottica di valorizzazione, in tutta la sua complessità e ric-chezza, della persona-atleta.

La squadra bulgara di Ginnastica Ritmica(Foto di V. Biffani)

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