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llAESTRO NORIALE DI GRADO SUPERIORE . l ' : ·

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DI

LUIGI MASTROPAOLO

l\J:ESSIN A

DALLA TIPOGRAFIA RIBERA

18 7 5.

Ci ca]Jila per caso fra mani la copia d'un rapporto che uno dei più abili mae­s tri elementari , tolto al suo nobile mi­nistero da un ufficio più lucrativo, dir ige alla nos tra autorità municipale. Le idee in esso svolte ci pajon degne d' esser prese in seria considerazione , come quelle che sono ispirate dalle più sane leoriche e confortate dalle pratiche os­servazioni. Egli è perciò ch e vo~liamo

renderle di pubblica ragione.

GAZZETTA · 01 MESSINA - N . 58, An. VIII.

• • •

·1 I.

Ma se un'istruzione, vuoi anche mediocre, si ottiene dalle nostre Scuole popolari , può egli dirsi altrettanto dell'educazione n1orale de' giova­netti 1

È qui che io fo voti per fermare l'attenzione del Municipio e dcll'autori là ,governati ,.a.

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-- Per 1' anima mia: io giuro di no ! Basta assistere all'uscire ·che fanno gli alun­

ni da una scuola, specialmente serale, per farsi un'idea di quanto io aITcr.n10.

Generalmente i nostri scolari sono dominati clag\' istinti più irrequieti ; la 101·0 volontà è tra­scinata dalle passi on i più voi gari, e nel loro cuore difficilmente attecchisce il principio del dovere e il scnlimento.

È questa una verità tropÌ10 an1ara che io non dissimulo, convinto come sono, che non mai sì guarì una piaga prima di scoprirla.

E se di mezzo a tanto male un'istruzione si raccoglie, ciò avviene in grazia della perspicacia onde natura arricchisce i nostri fanciulli , che senza avere per nulla studiato , e in mezzo alla più completa distrazione , afferrano un concetto, improvvisano una lezione.

Ma un profilto n1era111ente strumentale non solamente non è il fine che si propone la scuola primaria; ma spesso, e quasi sempre, costituisce

' una 111 i naccia per la società, ~n' arme contro il buono nelle n1ani di un malvagio scallrito.

Nè a ribadire questa idea io credo · occorra di riprodurre qui un cenno statistico del Descu­rct, che p1·ova come in una certa epoca in Fran­ria i dclilli andarono in ragion diretta coll'islru-7.1one.

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Ma qual'è mai lo scoglio, mi s'interrompe e dice, che v'impedisce d'educare il cuore dci vo­stri alunni?

A questa domanda, assai naturale e giusta, preferisco <li rispondere colle parole di un uomo ]a cui autori Là non può n1cttersi in dubbio :

cc Ai giorni nostri, scrive il sig. di Alo·nte­)) squieu, noi riceviarno tre educazioni diverse o )) contrarie , quel1a dci nostri pad1·i , quella dei )) nostri n1aestri, e quella dcl mondo. Ciò che ci )) vien dello noli' ultima , roYescia le idee tulle )) ·delle prime. ))

Io non intendo intrudermi nell'altrui casa pri - ·

vata onde studiare il genere di educazione che i padri imparlono ai loro fi gli ; ma è un falto di pubblica notorietà che, in generale, quando uno di questi manca ai suoi doveri n'è castigalo, per Jo meno, con uno schiaffo dei più solenni.

Ora questo solo fallo basta per convincersi , che per alunni così abituati , i mezzi 1·cpr~nsivi

di cui può dispor1·e il maestro per ottenere , se non altro, il silenzio nella scuola, son cosa da far ridere veramente. ·

- E dove una severa disciplina non gover­na, l'educazione n1orale è pianta esol.ica. ·

L'isti.tuzione dei monitori ha fatto sempre cat­ti vissima prova; o essi abusano della loro carica, o i subalterni Yi si ribellano.

- G-

Sc poi un maestro incomincia dal cacciare, anche tcmporanean1cnte, i più protervi , difficil­mente si smuove un padre a domandarne lo . ra­gioni; dopo alquanti giorni di bel tempo il figlio andl'à, anche da solo, a Lrovare un posto in al­tra scuola. E così , questo maestro vedrebbe a poco a poco andare in consunzione la sua sco­laresca e, quel ch'è peggio, renire innanzi il fan­tasma del suo licenzianiento quando più non con,­servi venti allievi.

- La famiglia dunque , fatte rare cccczio­n1, non prepara nè assiste il figlio alla scuola.

Qual' è poi l'educazione che appresta il mon­do ai nosll'i ragazzi, i quali ci entrano prima e dopo di venire a scuola? Spero che nessuno Yorrà jgnorarlo per costringern1i a dichiarazioni che mi procaccerebbero la taccia d' imp1·uclente.

Chi solamente· volesse studiare quali siano le idee che , ancora oggidì, più educano e tra­sportano le 1nolti Ludi o i, vaùa ad osservare i na­si ri popolani religiosanTe~1 te com posti, di giorno, alla marina, a tergo del Dio Nettuno in giro a un contafoli che farnetica. ùi Pelocane e dcl Me­schino, e di sera, in 1nassa più verde e nun1e­rosa , · all' Opera di Don Giovanni , dove cogli Orlandi e Paladini si acclama tutto l'anno alla

str<lgc clcgl' infedeli.

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- Ecco dunque il piccol seme della Scuola primaria sull'arena, trascinalo da un torrente di idee che minaccioso scende dai secoli remoti.

I I 1.

Se dal giudizio delle cose piccole e partico­lari si permclle di ascendere a qucJlo delle gran­di e generali della stessa natura, io osservo , e

la sto1·ia lo prova , che da opposte educazioni e

dalla lotta non ben chiarita di princi µii , l' im-1noralità prodigiosamente si sviluppa e s'inerpica a tutti gli ordini sociali. E gli uomini , anzichè stringersi in un amplesso di amore, più che mai trovansi allora disposti a rr10rdersi a vicenda , a reagire cont1·0 se stessi.

L'Italia del secolo XIII ce ne porge bene l'esempio, essendochè da UFJ conflitto diso1·dinato d'idee e di passioni, la tirannide civile e il San­l' Uflicio ne fu la risultante.

E s' 'è vero che le stesse cause producono gli stessi effetti, ritornando a noi io domando:

- Qual niai potrebbe essere un giusto ri­piego di fronte a una scuola impotente a forn1a­re la coscienza pubblica , onde scongiurare un futuro che, per quanto lontano e1 s1 fosse , al sol pensarlo fa impallidire?

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Un vecchio o sapiente proverbio dice che Ja pianta, onde cresca bene, si raddrizzi sin dal nascere. Ed io qui non posso con tenermi dal di­re che, se davvero si vogliono fare intelligenti e virtuosi cilladini , se davvero si vuol dare li­bertà duratura e gloria alla Nazione, bisogna che non alla famiglia, ma alla Nazione sia commessa la cura d' indirizzare il cuore dei suoi figli ap­pena appena slattati.

La prima educazione è quella che mette profonde radici nel cuore umano , nè mai per variare di tempo o di cose si distruggono le pri­me impressioni della vita.

E la Nazione, a me pare , più che la fami­glia, ha il dovere e l'obbligo di educare la gio­ventù, siccome un cittadino, mentre non ha che un dovere esclusivamente morale cl i servi re ai suoi geni tori , ha di ppiù un obbligo legale trat­tandosi di dover servire la Nazione.

Se nelle regioni orientali I' uon10 più che per la società cresce per la famiglia, da no~ av­viene tutto al contrario : e sla . appunto .in que­sto il nostro prestigio sopra di quelle genti.

Ma intanto è strano , che mentre si esige che un uomo cresca sollo l'impero delle leggi so­ciali , si lascia poi alla famiglia la cura di edu­carlo. Se ciò conveniYa presso i Romani era ben naturale , pcrchè ivi la famiglia scendeva dallo

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stalo sociale, a questo era quindi informala, cd ogni padre era ad un tempo esempio ~ giudice dei propri figli. Il foro , il teatro , le pubbliche adunanze, non erano essi d'altronde una scuo­la, un sole di fronte a cui un dio Lare, un ge­nio egoista vi si sn1arriva? Ma da noi il caso e

le esigenze sono all'inverso. - . Da noi ·quando si mandasse un figlio nr­

n1ato verso le mura di Roma, costui pallido e tremante avrebbe lutta la ragione di lasciar ca­dere il suo fucile ai propri piedi , e condannato a morire con più ragione si protesterebbe gri­dando : cc Voi che avele fatto leggi per coman­darmi e fucilarmi, perchè non facesle quelle per educarmi ? )).

Cosa risponderebbero qui col sig. Dchousse gli oppugnalori della scuola obbligatori.a'?

E se i nostri giovani non tremano , nè im­pallidiscono, ma risoluti afferrano un' arme e marciano alla testa ogni qualvolta si tratta di li­berare la patria da un tiranno qualunque , per come ora li abbiam visti da Marsala a Mentana, questo non è che . il loro genio , lo slancio di una natura intollerante pe1· qualsiasi schiavitù ; ma guai se dovessero 1,seguil'e la logica di loro educazione !

Ma queslo genio, questo slanciq, lasciandoli sem preppi ù atlra versare dai pregiudizi e dalle

..

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dottrine più esizinli , non potrebbero essi subire un pervertimento a danno della Nazione? L'edu­cazione non è forse una seconda natura che spes­so canceJla e fa dimenticare la prima?

I V.

La Scuola obbligatoria, che . pei giovanetti quali li ho descritti, ritornerebbe a grande sven­tura, incominciata coi bambini degli Asili Infan­tili sarebbe invece lunico mezzo di sanare le

idee , di riformare i costumi , e di scongiurare quindi lo scetticismo morale e politico che se­riamente ci minaccia.

Il Comune , questo primo ordine nazionale, inspiralo alla grandezza delJa sua origine e coe­rente ali' alta sua missione, dovrebbe di ciò a

prefel'enza e seriamente penetrarsi. Tulti i bambini dai quattro anni, senza ec­

cezione nè distinzione di sorta, doYrebbero ine­sorabilmente entrare a.gli Asili.

Se ncll' interesse sociale s' impongono i da­zi più odiosi e per sino la n1orle , pcrchè nello stesso interesse non si può irr1porre la cultura e

I . ? a vita ,. La repubblica romana nrll' interesse della sua

libertà non si fece scrupolo d' imporre la cen­sura, che per taluni era assai più dura delle

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imposte e della stessa morte, nè prima incomin­ciò il suo tran1onto, se non quando colla libertà pubblica confuse l'arbitrio e la licenza privata.

E al fine di dissi pare le più giuste appren­sioni e di rendere omaggio a tutte lè opinioni , io credo che la Scuola obbligatoria, in quanto al­la parte educativa, non dovrebbe avere allra mis­sione, che quella esclusivamente di ritemprare il cuore umano alle leggi più sante della natu­ra - Dio , Patria e Libertà , ecco la Triade a cui dovreinmo rizzare il nostro altare.

Dio è il Creatore dcll' universo nel quale si rivela ; egli è eterno ed immenso come Io spa­zio, maestoso come il firmamento, benefico quan­to la pioggia che ci n1anda dal cielo ; la Patria è~ il mondo e tulli gli uorr1ini sono fratelli ; la Libertà sta in tutto ciò che si può fare di bene e termina là, dove incomincia il dirillo altrui. -Questa semplice dottrina, alla quale convengono tutti gli uomini del mondo, è ciò che basta poi nostri flgli~oli: il dippiù è quello che trabocca, annega il principio e solleva dune insormonta­bili a traverso l' umanilà.

- Oh , se in tutto il mondo si limitasse qui la scuola educativa, a meno di niczzo · seco­lo noi vedremmo gli uomini dei due emisferi por­gersi affettuosa la . 111ano e formare come una Junga catena di an1ore alton10 al globo !

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L'amore e Ja pietà soprattutto i dovrebLe svolgcl'e nei teneri bamLini , senza di che si a­Yranno uomini malvagi, ostentati ccl ipo·crili.

La lingua nazionale non potrebbe trovare n1igJ.iorc cui tura fuori degli Asili, perchè in essi il suo sviluppo non avendo bisogno di ripiegare, procederebbe facile e naturale ; l' intelligenza protetta da un'aura riconcentrata si avrebbe quel-1' indirizzo che fa gli uomini pensatori e costan­ti; ]a vita, fisica degli alunni a brevi int.crvalli lnessa in 111oto da bene ordinati esercizi di gin­nastica, acquisterebbe quella tempra da farci ri­promeller~~ uomini sani e robusti, di che tanto difella la sociclà moderna. E il ricco e il pove­ro , il nobile e il plebeo in comunanza di vita e di studio .. di lraslulli e di affetti, di casa e di incnsa, ritornano cosi tulli amici e fratelli.

Guard iarno q ucsti bimbi al desinare : - Ei non Yi pare di scorgere la gioventù

<li Ciro al banchetto di Li curgo, e come a un solo i nncsto risorgere nclb vita dei nosti·i. figli 10 spi­ri Lo dei Pc1·sian i e la virtù dci Greci?

Nulla è impossibile all'essere che non muore, e l'umanità non è la fole della fenice, n1a rcal­rn en te si trasforma e si riproduce.

Questi giovanetti, appena usciti dagli Asi ti, fre­q uen terel'cbbero Yolen te rosi le scuole obbligalo­

rie, spccialmcnle destinate, le quali ritenendo di

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·ciuelli il princ1p10 educati\'O e la ginnastica, di poi largamente applicala alle manovre militari , porgerebbero dippiù e col migliore successo quel corredo di cognizioni e d'idee che sono indispen­sabili a un uomo libero e civile.

Un teatro appositamente destinato per la gio­ventù studiosa cser·citercbbc la massima influen­za educativa, e colla gradazione dci suoi posti sarebbe degno argomento di premiazione e di castighi.

Ei non v' ha dubbio che questi giovani, do­vendo più o meno aver conlaggio colla famiglia, e, o presto o tardi, rilrovarsi nel mondo, corre­rebbero sempre rischio di compromcltersi in un ambiente abbastanza vizialo. Ma egli è altresì incontrastabile che il n1ale, prima di vincere, do­vrebbe scria1ncn te lottare coi principi i e colle abitudini di una prima educazione ; e se questa è facile a. cedere dove le istituzioni e Je leggi p1·otcggono o favoriscono il male, non può avve­nire però similmente là dovo quelle siano, vuoi anche mediocri.

Epperò, n1enlre un'anima peregrina sarà sen1-pre dannata a seguire la torbida corrente o a ri­manervi se polla, al contrario , quando una gio­ventù nu1nerosa cresce inforn1ala a sani principi i, incoraggiala e rafforzala con1' è dal comune con-

L =

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corso, pianta d'innanzi il baluardo delle leggi e la corrcn te si arresta e i naridiscc ~

Un sistema quindi d'istruzione quale · io lo va­gheggio, è il solo che apporterebbe senza fallo sani e copiosamente i suoi frutti ; e quando ad ogni angolo di via, · o preferibilmente attorno le rnura della nostra città si vedessero sorgere Asi­Ji d'infanzia più di quante vi potrebbero essero Scuole, allora sì che la breccia si potrebbe dire incominciata a smantellare un Medioevo che gior­nalmente ci fuhnina, e rotta la guerra più augu­rala e leale contro la malignità e lignoranza.

Taranto, 15 Settenibrc 186fJ .

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Col più sincero rispetto

L' EX MAESTRO

Luigi llast1•011aolo~

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