I Programmi complessi

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Facoltà di Architettura - Corso di PROGETTAZIONE DEL TERRITORIO – prof. arch. Giuseppe Guida

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I Programmi complessi. Si innestano in una duplice riflessione: scarsità delle risorse pubbliche per la gestione delle trasformazioni urbane; limiti della operatività del Piano Regolatore Generale. - PowerPoint PPT Presentation

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Si innestano in una duplice riflessione:1. scarsità delle risorse pubbliche per la gestione delle trasformazioni urbane;2. limiti della operatività del Piano Regolatore Generale.

Il problema della trasformazione urbana ha costituito la cornice di riferimento attorno alla quale, a partire dagli anni ’90, si è aperta la riflessione e, conseguentemente, si sono proposte soluzioni tecnico-legislative al problema dell’efficacia del Piano.

Si tratta di strumenti di trasformazione urbana, assimilabili come contenuto urbanistico al piano particolareggiato.

Sono nati in deroga ai Piani Regolatori, ma ora vengono utilizzati come un importante strumento del piano riformato, in particolare per la parte operativa.

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Lo sfondo è, quindi, costituito, dalle mutate condizioni economiche ed urbane del Paese a partire dagli anni ’90:

• completamento del ciclo di espansione urbana;• emergere di nuove domande di mercato;• deindustrializzazione e passaggio graduale (a cominciare dagli anni 70-

80) ad un organizzazione urbana di tipo post-fordista.

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I Programmi complessi sono una famiglia di pratiche operative che agiscono su 3 problematiche comuni:

1. la complessità della trasformazione urbana (delle funzioni, delle competenze, del processo, degli interessi in gioco, della gestione). Superamento, quindi, della monofunzionalità, tipo Piani di Recupero L.457/78;

2. la necessità dell’integrazione (tra attori pubblici e attori privati, tra fini e mezzi, tra le diverse politiche di settore, interessi di parte, ecc.);

3. il carattere “strategico”: limitato numero di obiettivi considerati prioritari, realistici in quanto condivisi dalle forze produttive e sociali, raggiungibili in un periodo temporale ben determinato e correlati con le necessarie condizioni di fattibilità amministrativa, finanziaria e tecnica.

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Programmi Integrati d’Intervento (PII) – sono definiti dall’art.16 della L. 179/92 e ulteriormente regolati da alcune leggi regionali. Sono caratterizzati dalla compresenza di pluralità di funzioni, diverse tipologie e modalità di intervento. Gli interventi attuati con i PII prevedono la realizzazione anche delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria e le infrastrutture, e sono rivolti ad ambiti di edilizia preesistente ai fini della riqualificazione urbanistica edilizia e ambientale di aree urbane centrali e di periferie degradate.

Programmi di Recupero Urbano (PRU) – nascono nell’ambito della L. 493/1993 (art. 11) e riguardano operazioni di riqualificazione edilizia e urbanistica degli insediamenti di edilizia residenziale pubblica attraverso una integrazione obbligatoria tra risorse pubbliche e private.

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Programmi di Riqualificazione Urbana (PRiU) – sono normati dalla L. 179/92 (art. 2) e prevedono interventi che possono riguardare una vasta gamma di tipologie a scala edilizia e urbana, dal recupero dei centri storici alla riqualificazione di aree e ambiti dismessi, nonché di periferie o di quartieri di edilizia pubblica.

Programmi di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio (PRUSST) – (Decreto Ministero dei Lavori Pubblici 1169/98). Agiscono a scala territoriale e riguardano progetti urbanistici di portata più ampia. Le finalità vanno dall’adeguamento delle grandi reti infrastrutturali, alla protezione dell’ambiente e dei siti di interesse storico-culturale, allo sviluppo dell’ occupazione.

Contratti di Quartiere (C. d. Q.) – (D.M. 22 ottobre 1997). Sono caratterizzati da spiccate finalità sociali, sia nella scelta degli ambiti di intervento (periferie degradate, contesti di scarsa coesioni sociale, aree con marcato disagio abitativo), sia per quanto riguarda i soggetti che possono formulare proposte al comune (IACP, associazioni, organizzazioni di volontariato), sia in merito alle tipologie di opere proposte (qualità abitativa, spazi pubblici), sia per quanto riguarda l’attenzione agli aspetti immateriali, come l’incremento dell’occupazione e la riduzione del disagio sociale.

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TORINO: i Programmi integrati nel PRG

Tra il 1995 e il 2001, a Torino vengono approvati 11 Programmi di riqualificazione urbana (PRIU), 6 Programmi integrati (PRIN), 3 Programmi di recupero urbano (PRU), 8 Piani particolareggiati (PP), oltre a un programma specifico per il Castello di Lucento. A questi si aggiungono gli strumenti ordinari, previsti dallo stesso PRG (16 Piani esecutivi convenzionati, 20 Concessioni convenzionate) e 16 Studi unitari d’Ambito, per consentire la realizzazione di interventi che interessano specifici ambiti del PRG. Rispetto ai 1.097 ettari complessivi di trasformazione individuati dal PRG, risultano oggetto di piani o programmi attuativi approvati circa 380 ettari, pari al 28%. Alcuni di questi, in particolare i PP di iniziativa pubblica, derivano da programmi elaborati prima del PRG, tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 (come varianti al vecchio PRG o anticipazioni del nuovo): è il caso, ad esempio, dei Piani particolareggiati per il Lingotto e per l’area della ex-Venchi Unica.

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Struttura del processo di pianificazioneLe principali trasformazioni in

corso a Torino sono riconducibili a tre tipi di strumenti di governo del territorio:

1. PRG, che definisce i criteri e le regole per le principali aree industriali dismesse (circa 3.000.000 mq);

2. Il Piano Strategico del 2000, adottato con l’obiettivo esplicito di creare contatti e sinergie tra istituzioni, pubblica amministrazione, imprenditoria locale e cittadini;

3. I programmi complessi come strumenti di attuazione del piano, in particolare i Programmi di Riqualificazione Urbana.

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PRiU “Spina 3”

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L’area negli anni ‘30

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Il Pru è stato finanziato con circa 25 milioni di euro di contributi pubblici per le bonifiche, le demolizioni e atre opere di urbanizzazione.

La sua approvazione (in variante al Prg) è avvenuta nel maggio del 1999. Il costo complessivo del Programma è stimato in 120 milioni di euro, di cui 25 da coprire con i fondi del Ministero dei Lavori Pubblici, 30 a carico delle risorse comunali, 65 a carico dei soggetti attuatori.

PRU “Spina 3”

Diritti edificatori

Proprietà partecipanti al

PRU

Superficie Territoriale (mq)

CimiMontubi 510.000

Città di Torino 195.000

Sviluppo Dora 182.000

Ingest 87.000Paracchi 30.000Savigliano 37.000Totale 1.041.000

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Piano Regolatore di Torino – Studio Gregotti (Augusto Cagnardi, Vittorio Gregotti, Pierluigi Cerri), approvazione 1995 – Stralcio Ambito 4.13

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L’AREA DI INTERVENTO E IL PROGETTO

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Il PRUSST

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L'attuazione della riconversione è iniziata con la realizzazione del parco Tecnologico e Ambientale "Environment Park", nel comprensorio Valdocco.

La finalità del Parco è quella di stimolare investimenti in attività ad alta tecnologia favorendo il trasferimento e la diffusione dell'innovazione.

Le imprese impegnate in attività a basso impatto ambientale hanno colto l'opportunità insediativa creatasi con la realizzazione del Parco, saturando rapidamente gli spazi messi loro a disposizione.

Le imprese che più di altre sono alla ricerca di un'idonea collocazione dove avviare o trasferire la propria attività, operano in settori ad elevato contenuto tecnologico e basso impatto ambientale quale, ad esempio, quello informatico-telematico. Alcuni fattori decisivi sono: la possibilità di disporre di collegamenti stradali e ferroviari che consentono di raggiungere con facilità sia il centro città che le località extra urbane; la disponibilità di ampie aree di parcheggio.

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BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

Edoardo Salzano (1998) Fondamenti di urbanistica, Laterza, Bari

Bernardo Secchi (2005) La città del XXI secolo, Laterza, Bari