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ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE “BALILLA PINCHETTI” Sezione Liceo Scientifico Anno scolastico 2013-14 UMBERTO ECO I PRESOCRATICI DISPENSA DI FILOSOFIA a cura della III A LICEO SCIENTIFICO

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ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE “BALILLA PINCHETTI”

Sezione Liceo Scientifico

Anno scolastico 2013-14

UMBERTO ECO

I PRESOCRATICI

DISPENSA DI FILOSOFIA

a cura della

III A LICEO SCIENTIFICO

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Commento e note di

ENNIO EMANUELE GALANGA

Coordinamento di

ELISA DELLA MARIANNA e ENNIO EMANUELE GALANGA

Federico, da' retta alla tua insegnante. Non pasticciare, o ti bacchetto le manine! Scrivi tu, che mi scappa da ridere.

Illustrazioni di

LUCA BANDINI

SIMONA BARONI

FEDERICO BOMBARDIERI

FRANCESCA BONADEO

VALENTINA CAMERA

MARIA CRISTINA CARUSO

SOFIA CECINI

ADINA CONSTANTINESCU

MATTEO D'ABBONDIO

ELIA DE BERNARDIN

FRANCESCO DE MARCO

CHIARA DEL DOT

MICHELA DEL SIMONE

SARA FRANZINI

GIULIA GHILOTTI

ELENA GIANOLI

MATTIA MAGRO

MICHELE MAZZA

DIEGO PARRAVICINI

ALESIA PESCI

FEDERICO QUETTI

ALESSIA RINALDI

CAMILLA RINALDI

SAMUELE VALBUZZI

A un quinto del cammin di nostra vita

ci trovammo in mano una matita.

Tirano, febbraio 2014

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I PRESOCRATICI

Alla ricerca razionale della sostanza primigenia (l'arché), quella dalla quale tutto deriva, gli antichi fisici cosmologici (: studiosi della natura

e del cosmo) elaborarono teorie diverse giungendo a conclusioni apparentemente antitetiche e tra loro irriducibili. A ben guardare, si tratta

– per la maggior parte – di intuizioni non così lontane l'una dall'altra, che non di rado si completano o che, nell'approfondimento pluride-

cennale, trovano una superiore sintesi. Si riconosce allora la coincidenza dei concetti di rarefazione e condensazione, proposti da Anassi-

méne, con quelli della via all'insù e della via all'ingiù di Eraclito (che descrivono, in un'ideale continuità ontologica, la vasta gamma del

reale: pietra, terra, fango, acqua, pioggia, nuvola, vento, aria e fuoco, e viceversa); successivamente, la ricapitolazione empedoclèa delle

quattro radici – terra, acqua, aria, fuoco – riconduce ad una più ampia unità le precedenti concezioni monistiche.

Umberto Eco, invece, muovendo e insistendo con arguzia e talora con umorismo sulle distanze incolmabili tra le varie soluzioni, sottolinea

la mancanza di concordia, quasi dovuta ad un'opposizione pregiudiziale e dunque destinata ad un esito culturale e sociale fatalmente tra-

gico. È evidente il carattere scherzoso d'una tale impostazione, e tuttavia non manca una morale, indiretta ma molto seria: che la (nostra,

odierna) incapacità di rintracciare ciò che unisce e di collocare in secondo piano ciò che divide può davvero portare a terribili lacerazioni

interne e alla più catastrofica delle guerre.

Nei dì che gli Argivi

vivevan beati

correndo giulivi

per boschi e per prati,1 4

alcuni messeri

con tono profondo

si chiesero seri:

"Di che è fatto il mondo?2" 8

METRO: Strofe (varie ottave, ma la sesta, la nona e la decima hanno dodici versi) di senari, con gli ictus sulla seconda e sulla quinta sillaba, a rima alter-

nata ababcdcd. Sono sdruccioli i versi 74, 76, 78 e 80; gli altri sono piani.

La prosodia e l'immagine iniziale alludono a La vispa Teresa (1859) di Luigi Sailer: "La vispa Teresa / avea tra l'erbetta / a volo sorpresa / gentil farfallet-

ta. / E tutta giuliva, / tenendola viva, / gridava a distesa: / «L'ho presa! l'ho presa!»" (vv. 1-8). 1 Nei dì... prati: la condizione originaria di innocenza e felicità – che richiama il mito dell'età dell'oro cui seguono epoche via via più difficili e dolorose – è

bruscamente interrotta dal Pensiero. È un incipit certamente ironico, che però richiama il concetto leopardiano del pessimismo storico: la ragione mette fine alle illusioni.

- gli Argivi: gli antichi Greci (da Argo, una delle principali città dell'Età arcaica); è il sostantivo- aggettivo utilizzato nelle traduzioni sette-ottocentesche dei

poemi omerici.

- con tono profondo: come, anche nell'attuale immaginario, si addice ai filosofi. 2 di che... mondo?: è la domanda sulla archè, la sostanza-principio da cui ogni cosa deriva.

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Un tal di Mileto3

chiamato Talete4

con tono faceto:

"Se non lo sapete 12

vi mostrerò tosto

− si mise a affermare −

che il mondo è composto

con l'acqua del mare!"5 16

3 Mileto: fondata nell'XI sec. a.C., la cittadina divenne ben presto uno dei grandi centri della Ionia, regione della costa anatolica in cui si stanziarono gli

Ioni (i Greci della zona dell'Attica) durante la prima colonizzazione, avvenuta nel Medioevo ellenico. 4 Talete (625c-550c a.C.): fu un intellettuale dai vari interessi ed è considerato il primo filosofo. 5 con l'acqua del mare: propriamente, in base alle informazioni aristoteliche, Talete affermò che "la Terra sta sopra l'acqua", da considerarsi altresì "un

tutto pieno di dèi". L'acqua dunque, dotata della forza intrinseca vitale, è individuata come sostanza e sostegno.

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Al che Anassimandro6

mandavagli a dire:

"Ma con lo scafandro7

si vada a vestire. 20

Perbacco, al postutto8

mi par più compito9

a base del tutto

pensar l'Infinito!10" 24

6 Anassimandro: "concittadino e compagno" di Talete (così testimonia Teofrasto) visse, presumibilmente, dal 611 al 547 a.C.. Politico e astronomo, fu il

primo a mettere per iscritto la sua cosmologia filosofica (nel libro Perì fùseos: Intorno alla natura). 7 con lo scafandro: l'ironica e arguta espressione, che si colloca nel campo semantico delle riflessioni del destinatario, equivale a: "Se l'acqua ti piace così

tanto, vai sotto e restaci!" 8 al postutto: «in conclusione, esaminati i pro e i contro». 9 compìto: «compiuto, sensato, corretto». 10 l'Infinito: si tratta dell'àpeiron, sostanza eterna, infinita, indeterminata e in perenne movimento.

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Al che Anassimene11

per farla più varia

con subdole mene

pensò pure all'aria12. 28

Ma Empedocle13 allora,

passando, per gioco,14

gridò: "Alla buon'ora!"

e aggiunse anche il fuoco15. 32

11 Anassimène: il terzo dei Milesii, vissuto all'incirca tra il 585 e il 525 a.C.. 12 con subdole... all'aria: «teorizzò che tutto derivasse dall'aria secondo un (complicato) processo di trasformazione». La soluzione di A. appare una sinte-

si, non solo una mediazione, delle due precedenti: l'aria è un elemento sensibile (al tatto e, nei suoi effetti, ad altri sensi) ma anche più immateriale e

indeterminato dell'acqua. In seguito, Diogene di Apollonia descrisse l'aria come increata, illuminata, intelligente e in grado di ordinare tutta la realtà.

- subdole: l'aggettivo segnala il 'tradimento' verso i maestri. 13 Empèdocle: personalità di grande rilievo, visse ad Agrigento fra il 484 e il 421 a.C.; fu considerato medico, taumaturgo e scienziato. 14 passando, per gioco: l'espressione 'giocosa' è del nostro poeta: non sappiamo se E. sia stato nella Ionia, ma certo non può aver incontrato i tre filosofi,

morti da tempo. 15 anche il fuoco: le quattro "radici" del tutto sono terra, acqua, aria e fuoco. Quest'ultimo era stato individuato già da Eraclito (vedi più sotto). La fortuna

concettuale dei quattro elementi – accolti anche da Platone e Aristotele – non s'è ancora spenta, pur se oggi essi non assumono il valore di arché.

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In questo pasticcio16

Pitagora17 stava

e acuendo il bisticcio18

i numeri dava19: 36

poiché trasmigrare

con l'alma soleva20

infine girare

le sfere faceva21. 40

16 pasticcio: «opinioni tanto diverse [e inconciliabili]». 17 Pitagora: nativo dell'isola di Samo, visse fra il 571 e il 490 a.C. e tenne scuola a Crotone, nella Magna Grecia. Sosteneva d'aver appreso la sua sapien-

za dal dio Apollo, per il tramite della pizia Temistoclea. 18 acuendo il bisticcio: «complicando la situazione». I pitagorici aggiunsero, in effetti, un elemento diverso e sorprendente, e tuttavia più complementare

che alternativo agli altri, in quanto tutto è misurabile (e quindi, in teoria, si può ricercare la reale quantità delle sostanze prime e calcolarne il rapporto). 19 i numeri dava: i Pitagorici individuarono l'arché nel numero, evidenziando come misurabile (e dunque comprensibile) ogni cosa, scoprendo, tra l'altro, il

'segreto della melodia', cioè i rapporti aritmetici delle note musicali. Ma non può sfuggire che l'espressione ha anche un altro significato (è quindi anfibo-

logica), chiaramente ironico: «diceva cose insensate» in quanto, appunto, diversissime dalle precedenti. 20 poiché... soleva: «poiché era solito sostenere che l'anima trasmigra di corpo in corpo», fino alla liberazione completa dal ciclo delle reincarnazioni. Ovi-dio fra pronunciare a Pitagora queste parole: "Proprio io – certo, me lo rammento – al tempo della guerra di Troia, ero Euforbo, figlio di Panto, e nel mio

petto opposto al nemico un giorno si confisse l'asta greve dell'Atride minore" (Le metamorfosi, XV, 160-2). 21 girare... faceva: versi anfibologici: 1. i Pitagorici per primi segnalarono la sfericità dei corpi celesti, i quali si muovevano di moto circolare intorno

all'Hestìa, il fuoco centrale; 2. è palese l'allusione gergale alle più terrene sfere maschili di coloro che, invano, cercano di raccapezzarsi nel troppo varie-

gato tourbillon di verità.

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22 Eleàti: i filosofi della scuola di Elea (la Velia dei Romani, oggi nel comune di Ascea, in provincia di Salerno). 23 Parmènide (515c-450c a.C.): fondatore (probabile) della scuola eleatica e autore di un poema filosofico cui fu attribuito il titolo ricorrente Intorno alla

natura, del quale abbiamo qualche consistente frammento. 24 una sfera: "Secondo P., il cosmo nella sua essenza intelligibile (e non certo per quanto appare alla sensazione) è eterno, immutabile, perfettamente omogeneo e compatto, inesteso ma non infinito. È sferico, ma solo per le proprietà simboliche della sfera, la forma più aderente all'ideale di immutabilità

metafisica. Per sottolineare la sua estraneità a ogni cosmologia osservativa, P. non parla di una sfera del mondo ma di uno sfero." (Ubaldo Nicola) 25 non muove mai niente: il sentiero della verità – sosteneva P. – è quello basato sulla ragione, la quale non ammette passaggio dall'essere al non- esse-

re, e viceversa; di conseguenza l'essere vero è ingenerato, imperituro, eterno (fuori dal tempo), immutabile, immobile, unico, omogeneo, finito. I carat-

teri opposti, fra cui il movimento, devono perciò considerarsi pura illusione.

A questi sapienti

così scalmanati

si uniron frementi

persin gli Eleati22; 44

e tanto che visse

con aria sincera

Parmenide23 disse

che il mondo è una sfera24, 48

e in questo complesso

concorrer dell'ente

l'uom vive depresso:

non muove mai niente25. 52

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In tal situazione

neppure fai breccia

− lo dice Zenone26 −

se lanci una freccia27, 56

ed una tra mille

testuggini a caso

ti lascia l'Achille

con tanto di naso28. 60

26 Zenone (di Elea, 489-431 a.C.): scolaro e amico di Parmenide, ne difese la dottrina elaborando una quarantina di paradossi, dimostrazioni per assurdo

che evidenziavano le insostenibili contraddizioni logiche in cui finivano gli oppositori delle teorie eleatiche. 27 lanci una freccia: uno degli argomenti più noti contro il movimento. Una freccia scagliata dall'arco è mobile solo in apparenza: nell'unità di tempo, l'i-

stante, essa occupa uno spazio pari alla sua lunghezza, quindi è ferma; poiché il tempo del (presunto) movimento è composto dalla somma dei singoli

istanti, la freccia per ciascuno degli istanti, e dunque per tutti, è in realtà immobile. 28 una tra mille... naso: è il famoso paradosso che afferma che il velocissimo Achille non può mai raggiungere la pur lenta tartaruga, sempre che questa

parta con un certo vantaggio. Nel tempo che Achille impiega per arrivare al punto in cui era la tartaruga, questa si è spostata un po' avanti; nel tempo in

cui Achille guadagna la nuova posizione, l'animale è andato ancora avanti, sia pur di pochissimo. Ora, poiché lo spazio è divisibile all'infinito (questo è il

passaggio chiave), per infinite volte l'eroe si porta dove stava la tartaruga un attimo prima. Ma siccome non è possibile percorrere una distanza infinita

(cioè le infinite frazioni di spazio) in un tempo finito, ecco che Achille non raggiungerà mai la tartaruga.

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Ma, assai divertito,

"Che scemo che sei!

− gli disse Eraclìto29 −

perché panta rei30! 64

Chi fa un pediluvio

nel mezzo al torrente

ha sempre un profluvio

di acqua corrente!"31 68

29 Eraclìto (o Eràclito, 550c–480c a.C.): filosofo ionico di Efeso. 30 panta rei: espressione greca che significa «tutto scorre». La frase non è presente nei frammenti di cui disponiamo, tuttavia la valutazione di E. come

"filosofo del divenire" è accettata dai filosofi greci a lui posteriori e quindi, indirettamente, documentata. 31 acqua corrente: poiché l'acqua scorre senza soluzione di continuità. Il rimando è al famoso frammento 91: "Non è possibile discendere due volte nello

stesso fiume, né toccare due volte una sostanza mortale nello stesso stato; per la velocità del movimento, tutto si disperde e si ricompone di nuovo, tutto

viene e va."

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Ma debbo avvertire:

la storia più nera

si mise ad ordire

un tizio di Abdera32, 72

Democrito33, il quale

− non è un fatto comico −

con tratto fatale34

76 fondò il pool atomico35;

e s'oggi la guerra

ha un tono antipatico36,

lo deve, la Terra,

80 a quel presocratico37.

32 Abdèra: antica città-stato greca sulla costa tracia (Grecia nord-orientale), quasi di fronte all'isola di Taso. 33 Demòcrito (460-360c. a.C.): il più importante dei filosofi atomisti, scuola forse fondata da Leucippo di Mileto. Gli sono attribuiti parecchi scritti, di cui

abbiamo solo frammenti, che forse formavano la prima grande sintesi del pensiero ellenico. Non è propriamente un "presocratico" in quanto è nato dieci

anni circa dopo Socrate, cui è sopravvissuto almeno una quarantina d'anni. 34 con tratto fatale: «con una scelta foriera di gravi conseguenze». 35 il pool atomico: «la scuola atomistica», i cui seguaci dicevano che a fondamento dell'essere stanno particelle piccolissime ma indivisibili. La non-

divisibilità fu teorizzata, in contrasto con la teoria anassagoriana dei semi infinitamente frazionabili, in base alla valutazione logica che una suddivisione

senza limiti portava necessariamente al nulla, al non-essere, concezione inammissibile in quanto implicante, contro la lezione parmenidea, il passaggio

dall'essere al non-essere e viceversa. Circa un secolo e mezzo più tardi, Epicuro e la sua scuola (e poi Lucrezio) si richiameranno all'atomismo democri-teo. 36 tono antipatico: la temutissima "guerra atomica" o "guerra nucleare". 37 lo deve... presocratico: affermazione paradossale: a Democrito (e agli atomisti) si deve la parola "atomo" (: elemento minimo indivisibile), ma l'im-

mensa energia distruttrice sprigionata dalla fissione degli atomi di Uranio o Plutonio si deve per intero agli scienziati – e ai finanziamenti militari – della

società contemporanea.

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Insomma, col vento,

con gli atomi e il fuoco,

gridavan per cento,

costoro38, a dir poco. 84

E i Greci seccati

da tutti quei vezzi39,

infine adirati

li fecero a pezzi40. 88

E ciò è confermato

da prove evidenti:

ne abbiamo trovato

soltanto i frammenti41... 92

(da Il secondo diario minimo, Bompiani, 1992)

38 costoro: i vari filosofi precedentemente presentati. 39 vezzi: come se l'individuazione di una diversa arché fosse semplicemente a metà fra il gioco e il capriccio, un puro atteggiarsi di chi vuol soltanto di-

stinguersi. 40 a pezzi: destino che effettivamente s'abbattè su vari Pitagorici, fieri del loro aristocraticismo, quando i democratici li sconfissero. D'altronde, non è che i Greci fossero più uniti, dato che si erano costituiti in città-stato, non di rado in guerra l'una contro l'altra, con alleanze variabili nel tempo secondo il mu-

tare dell'interesse. 41 i frammenti: naturalmente i frammenti sono le brevi porzioni di testo a noi pervenute o tramandateci. Il poeta gioca comunque con arguzia su espres-

sioni del tipo "Dei presocratici possediamo solo frammenti", ma in questo modo conclude con un riferimento scherzosamente 'quasi testuale' un compo-

nimento sempre condotto sul filo del gioco e del paradosso, e tuttavia senza mai tradire le concezioni di fondo dei singoli autori.