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Assaggi di Filosofia 1 Assaggi di Filosofia La capacità di stupirsi delle cose comuni I presocratici e Socrate Classe I sez. E a.s. 2014/15 prof. Leopoldo Cicala

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Assaggi di Filosofia

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Assaggi di Filosofia La capacit di stupirsi delle cose comuni

I presocratici e Socrate

Classe I sez. E

a.s. 2014/15

prof. Leopoldo Cicala

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Introduzione

Giornata soleggiata, eravamo appena usciti da scuola. Non era stato uno dei miei giorni migliori,

ma il solo uscire da quella ghiacciaia era qualcosa di magnifico. Come dabitudine eravamo i soliti

cinque, che pur di non tornare a casa a sentire le quotidiane lamentele e qualche strigliata da parte

dei genitori, ci trattenevano fino ad ora di pranzo.

Era il mese di marzo, mancavano ancora alcuni mesi prima della fine dellanno scolastico , ma per

noi la chiusura della scuola era solo linizio di un nuovo percorso. Bisognava necessariamente

scegliere cosa fare della nostra vita o quantomeno quale indirizzo scegliere per luniversit.

A dire la verit quasi tutti avevano un propria idea o un proprio sogno , ma alcuni non erano pronti

a mettere a rischio il proprio futuro , altri non avevano le idee molto chiare e altri ancora non

volevano neanche pensarci. Per c da dire che non si parlava daltro in classe e fuori scuola. Cos

appena seduti a tavola in un ristorantino appartato in un piccolo vicoletto napoletano, tra le

macchine in corsa e il vociare della folla , ordinammo il nostro pranzo.

Si iniziava sempre con un discorsetto frivolo e scherzoso : Con chi che sta quello? Davvero,

ma io non ce li vedo proprio insieme , secondo me non era il caso .

Ma alla fine si finiva sempre sullo stesso imminente argomento. Prima ancora di cominciare a

parlare, arriv la prima portata , una bella spaghettata al rag.

Vi propongo un gioco: a turno ognuno di noi dice che decisione ha preso in queste settimane e ci

spiega il perch? dissi per rompere il ghiaccio, visto che si era creato un silenzio imbarazzante. La

cosa di per s era molto banale ma era lunico modo per schiarirci le idee

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Dopo cinque anni di liceo classico non potevo non scegliere la classica giurisprudenza, forse

per quella vena polemica che mi appartiene, o semplicemente perch non sono mai riuscito a

capire realmente Che cosa giusto e che cosa sbagliato ?

Il tema della giustizia sempre stato presente nella mia vita come daltronde tutte queste

domande

La libert di pensiero

Di Alessandra Buonaiuto

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni

altro mezzo di diffusione.

Costituzione Italiana, art. 21

Secondo Immanuel Kant la libert di pensiero la capacit di valersi del proprio intelletto senza la

guida di un altro

Da sempre in ogni epoca storica la libert di pensiero ha dovuto affrontare numerosi ostacoli

prima di affermarsi come diritto garantito. La lotta storica per laffermazione di questo diritto

che un bene e non un male per la societ, stata combattuta da una parte dalle autorit e dalla

furiosa necessit del controllo e dallaltra dal popolo e dalla consapevolezza delle coscienze che

lunico modo per poter sopravvivere preservare la mente e la propria libert di opinione. Il

pregiudizio, le credenze religiose, il tradizionalismo, loscurantismo hanno spesso arginato la

capacit creativa della mente di spaziare.

Molti nel corso della storia hanno esercitato la facolt della loro creativit per suggerire che certe

strade nelle quali andava la loro cultura erano sbagliate. Da Socrate a Galilei, a Gesu di Nazareth

fino a Giordano Bruno, da Savanarola a Lucilio Vanini.

Tuttavia nonostante la Costituzione Italiana al giorno doggi garantisca leggi che assicurino la

libert di pensiero, probabile che essa non sia ben radicata in una societ governata da cosi tanti

mezzi di controllo.

In effetti il problema della libert di pensiero non molto sentito dalle masse bens da piccoli

gruppi di persone che hanno il bisogno di esprimere la propria idea e il proprio dissenso. Uno di

questi fu sicuramente Socrate che in una societ estremamente libertina e corrotta come quella di

Pericle, fungeva da minaccia per il sottile equilibrio creatosi in quel tempo. Siamo nel 399 a.C

quando Socrate, filosofo ed educatore ateniese, sostiene la supremazia di un governo aristocratico,

in netto contrasto quindi con la democrazia ateniese. Un vero e proprio pericolo considerando anche

il fatto che aveva strette amicizie con alcuni aristocratici che qualche anno prima avevano tentato un

colpo di stato. Laccusa di empiet, di aver corrotto i giovani e di aver introdotto nuovi culti ad

Atene, come spiega Platone nellApologia di Socrate sono solo pretesti:

Inoltre, i giovani che hanno pi tempo libero, cio i figli dei pi ricchi, mi frequentano per loro

scelta, si divertono a sentirmi mettere alla prova le persone, e spesso mi imitano essi stessi e

tentano di esaminarne altre. Cos trovano - credo - una grande abbondanza di persone che sono

convinte di sapere qualcosa ma sanno poco o nulla. E quelli che essi mettono alla prova si

arrabbiano con me, invece che con se stessi, e dicono che un certo Socrate oltremodo

abominevole e corrompe i giovani. E se qualcuno chiede loro "facendo o insegnando che cosa?",

non sanno che dire e per non apparire in imbarazzo, dicono tutto quello che hanno sottomano

contro chi fa filosofia: insegna "ci che sta per aria e ci che sottoterra", a "non credere negli

dei" e a "fare del discorso pi debole il pi forte". Perch la verit - venire scoperti come persone

che fanno finta di sapere ma non sanno - non gli piacerebbe dirla. Ed essendo - penso - ambiziosi,

violenti e numerosi e parlando di me in maniera concertata e persuasiva, vi hanno riempito gli

orecchi di robuste calunnie. Su questa base mi hanno attaccato Meleto, Anito e Licone: Meleto

irritato per i poeti, Anito per gli artigiani e gli uomini politici, Licone per i retori. Cos, come

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dicevo in principio, mi stupirei se riuscissi a sradicare da voi, in cos poco tempo, un pregiudizio

divenuto cos grande. Questa la verit, cittadini ateniesi, e vi parlo senza nascondervi nulla,

grande o piccolo che sia, e senza riserve. E so piuttosto bene che in questo modo mi rendo odioso -

ma ci anche prova che dico la verit, che la calunnia contro di me questa e queste ne sono le

cause. E se le cercherete, ora o in futuro, vedrete da voi che cos.

Come si evince dal brano la necessit dello stato a quellepoca era limitare la libert di pensiero

per rafforzare le basi di un potere economico e politico in bilico.

In effetti nel corso della storia questo processo costruito non stato lunico. Possiamo ben

ricordare infatti, il processo a Galileo Galilei sostenitore della teoria copernicana

eliocentrica sul moto dei corpi celesti in opposizione alla teoria aristotelico-tomaica

sostenuta dalla Chiesa Cattolica. Galileo con la sua tesi scientifica metteva in discussione

ci che era scritto nelle Sacre Scritture e quindi fu ritenuto eretico. Qui riportata la lettera

che Galileo sped a Benedetto Castelli spiegando lindipendenza della ricerca scientifica

dalle Sacre Scritture.

potrebbe nondimeno talvolta errare alcuno de' suoi interpreti ed espositori, in varii modi:

tra i quali uno sarebbe gravissimo e frequentissimo, quando volessero fermarsi sempre nel

puro significato delle parole, perch cos vi apparirebbono non solo diverse contradizioni,

ma gravi eresie e bestemmie ancora; poi che sarebbe necessario dare a Iddio e piedi e mani

e occhi, e non meno affetti corporali e umani, come d'ira, di pentimento, d'odio, e anco

talvolta l'obblivione delle cose passate e l'ignoranza delle future.

Onde, s come nella Scrittura si trovano molte proposizioni le quali, quanto al nudo senso

delle parole, hanno aspetto diverso dal vero, ma son poste in cotal guisa per accomodarsi

alI'incapacit del vulgo, cos per quei pochi che meritano d'esser separati dalla plebe

necessario che i saggi espositori produchino i veri sensi, e n'additino le ragioni particolari

per che siano sotto cotali parole stati profferiti

Tuttavia per la visione teocentrica e per lassoluta fedelt allinterpretazione allegorica-cristiana

delle Sacre Scritture, Galileo fu costretto a negare la sua tesi pur di continuare gli studi e non essere

esiliato. Qui riportata un frammento della sentenza:

Roma, 22 giugno 1633.

Noi Gasparo del tit. di S.Croce in Gerusalemme Borgia; Fra Felice Centino del tit. di S.Anastasia,

detto d'Ascoli; Guido del tit. di S.Maria del Popolo Bentivoglio; Fra Desiderio Scaglia del tit. di S.

Carlo, detto di Cremona; Fra Ant.o Barberino. Detto di S.Onofrio; Laudivio Zacchia del tit. di

S.Pietro in Vincoli, detto di S.Sisto; Berlingero del tit. di S. Agostino Gesso; Fabricio del tit. di

S.Lorenzo in Pane e Perna Verospio: chiamati Preti; Francesco del tit. di S.Lorenzo in Damaso

Barberino; e Marzio di S.ta Maria Nova Ginetto: Diaconi; per la misericordia di Dio, della S.ta

Romana Chiesa Cardinali, in tutta la Republica Cristiana contro l'eretica pravit Inquisitori

generali della S.Sede Apostolica specialmente deputati;

Essendo che tu, Galileo fig.lo del q.m. Vinc.o Galilei, Fiorentino, dell'et tua d'anni 70, fosti

denunziato del 1615 in questo S.o Off.o, che tenevi come vera la falsa dottrina, da alcuni insegnata,

ch'il Sole sia centro del mondo e imobile, e che la Terra si muova anco di moto diurno; ch'avevi

discepoli, a' quali insegnavi la medesima dottrina; che circa l'istessa tenevi corrispondenza con

alcuni mattematici di Germania; che tu avevi dato alle stampe alcune lettere intitolate Delle

macchie solari, nelle quali spiegavi l'istessa dottrina come vera; che all'obbiezioni che alle volte ti

venivano fatte, tolte dalla Sacra Scrittura, rispondevi glosando detta Scrittura conforme al tuo

senso; e successivamente fu presentata copia d'una scrittura, sotto forma di lettera, quale si diceva

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esser stata scritta da te ad un tale gi tuo discepolo, e in essa, seguendo la posizione del

Copernico, si contengono varie proposizioni contro il vero senso e autorit della sacra Scrittura;

Volendo per ci questo S.cro Tribunale provedere al disordine e al danno che di qui proveniva e

andava crescendosi con pregiudizio della S.ta Fede, d'ordine di N. S.re e del'Eminen.mi e Rev.mi

SS.ri Card.i di questa Suprema e Universale Inq.ne, furono dalli Qualificatori Teologi qualificate le

due proposizioni della stabilit del Sole e del moto della Terra, cio: Che il Sole sia centro del

mondo e imobile di moto locale, proposizione assurda e falsa in filosofia, e formalmente eretica,

per essere espressamente contraria alla Sacra Scrittura; Che la Terra non sia centro del mondo n

imobile, ma che si muova eziandio di moto diurno, parimente proposizione assurda e falsa nella

filosofia, e considerata in teologia ad minus erronea in Fide. Ma volendosi per allora procedere

teco con benignit, fu decretato dalla Sacra Congre.ne tenuta avanti N.S. a' 25 di Febr.o 1616, che

l'Emin.mo S. Card. Bellarmino ti ordinasse che tu dovessi omninamente lasciar detta opinione

falsa, e ricusando tu di ci fare, che dal Comissario di S. Off.io ti dovesse esser fatto precetto di

lasciar la detta dotrina, e che non potessi insegnarla ad altri, n difenderla n trattarne, al qual

precetto non acquietandoti, dovessi esser carcerato; e in essecuzione dell'istesso decreto, il giorno

seguente, nel palazzo e alla presenza del sodetto Eminen.mo S.r Card.le Bellarmino, dopo esser

stato dall'istesso S.r Card.le benignamente avvisato e amonito, ti fu dal P. Comissario del S. Off.o

di quel tempo fatto precetto, con notaro e testimoni, che omninamente dovessi lasciar la detta falsa

opinione, e che nell'avvenire tu non la potessi tenere n difendere n insegnar in qualsivoglia

modo, n in voce n in scritto: e avendo tu promesso d'obedire, fosti licenziato. E acci che si

togliesse cos perniciosa dottrina, e non andasse pi oltre serpendo in grave pregiudizio della

Cattolica verit, usc decreto della Sacra Congr.ne dell'Indice, col quale furono proibiti li libri che

trattano di tal dottrina, e essa dichiarata falsa e omninamente contraria alla Sacra e divina

Scrittura. E essendo ultimamente comparso qua un libro, stampato in Fiorenza l'anno prossimo

passato, la cui inscrizione mostrava che tu ne fosse l'autore, dicendo il titolo Dialogo di Galileo

Galilei delli due Massimi Sistemi del mondo, Tolemaico e Copernicano; ed informata appresso la

Sacra Congre.ne che con l'impressione di detto libro ogni giorno pi prendeva piede e si

disseminava la falsa opinione del moto della terra e stabilit del Sole; fu il detto libro

diligentemente considerato, e in esso trovata espressamente la transgressione del predetto precetto

che ti fu fatto, avendo tu nel medesimo libro difesa la detta opinione gi dannata e in faccia tua per

tale dichiarata, avvenga che tu in detto libro con varii ragiri ti studii di persuadere che tu lasci

come indecisa e espressamente probabile, il che pur errore gravissimo, non potendo in niun modo

esser probabile un'opinione dichiarata e difinita per contraria alla Scrittura divina.

Successivamente con laffermarsi del governo nazi-fascista in Germania con a capo Adolf Hitler,

Joseph Paul Goebbels, Ministro della propaganda e dellinformazione del governo dittatoriale di

Hitler, parlo cosi la notte del 10 maggio 1933 al rogo dei libri.

Studenti, uomini e donne tedesche, l'era dell'esagerato intellettualismo ebraico giunto alla fine.

Il trionfo della rivoluzione tedesca ha chiarito quale sia la strada della Germania e il futuro uomo

tedesco non sar un uomo di libri, ma piuttosto un uomo di carattere ed in tale prospettiva e con

tale scopo che vogliamo educarvi. Vogliamo educare i giovani ad avere il coraggio di guardare

DIRETTAMENTE gli occhi impietosi della vita. Vogliamo educare i giovani a ripudiare la paura

della morte allo scopo di condurli a rispettare la morte. Questa la missione del giovane e

pertanto fate bene, in quest'ora solenne, a gettare nelle fiamme la spazzatura intellettuale del

passato. un'impresa forte, grande e simbolica, un'impresa che prover al mondo intero che le

basi intellettuali della repubblica di Novembre si sono sgretolate, ma anche che dalle loro rovine

sorger vittorioso il padrone di un nuovo spirito.

Bruciare i libri infatti era unazione tanto forte quanto propedeutica al controllo delle menti

secondo il pensiero fascista. Riformare il pensiero ed eliminare la letteratura era un modo per

dominare le menti ed evitare che leggendo le masse potessero consapevolizzarsi a tal punto da

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ribellarsi. Erano gli anni trenta, quelli della condanna allintellettualismo e alle filosofie astratte.

Anni di repressioni, della paura dellautonomia di pensiero.

Ebbene in questo caso come negli altri due, nel caso di Socrate e Galileo, si evince la necessit da

parte della societ di limitare la libert di pensiero.

Negli anni per molti sono stati i martiri che hanno dato la vita al fine di rendere la societ libera, e

in una repubblica democratica come la nosta garantita la libert di pensiero. E curioso tuttavia

capire quanto i mass media, i social network e il mondo della pubblicit influenzino enormemente

il libero pensiero. Come dice Roberto di Cosmo ( professore informatico) nellintervista rilasciata

al programma televisivo Mediamente della RAI, il potere informatico potentissimo e la vera

ricchezza sar il controllo dellinformazione. In effetti il potere informatico ha la capacit di

accumulazione, memorizzazione, elaborazione e trasmissione dei dati personali, che conferisce un

potere conoscitivo prima sconosciuto e che consente di attuare una sorveglianza occulta,

onnipresente, pervasiva dei comportamenti privati. I mass media poi, sono strumenti di

comunicazione di massa necessari per la funzionalit di una grande democrazia, ma anche per una

buona dittatura. Influiscono sulle masse isolate particolarmente manipolabili al fine di raggiungere i

propri scopi. Ad esempio, il lancio di un documentario su Enrico Berlinguer, con lapprezzamento

finale di Renzi che elogia e ammira il politico del partito comunista, lascia intendere che forse

lintenzione comunicativa nascosta nel rilancio di un documentario su questo politico, sar un

tentativo di presentare Renzi come il prossimo redentore del governo italiano. Le pubblicit poi

ci illudono facendoci pensare che tutto ci che super comodo sia indispensabile alluomo. Tutto

ci induce al consumismo e ovviamente allarricchimento di alcune lite che sono al comando del

Paese.

Ad esempio quando si va a comprare un paio di scarpe, solitamente non si comprano quelle che a

primo impatto sembrano essere belle e neanche quelle che si adattano di pi alle esigenze del

compratore o anche che rientrano in un certo budget economico, ma piuttosto quelle che

assomigliano di pi a un tipo di scarpa che si usa, magari pi costoso, magari che non non sarebbe

mai piaciuto se non si fosse visto addosso a molti.

Non forse questa negazione del pensiero? Non si cerca attraverso la tecnologia di arginare la

libert di pensiero per mantenere in piedi un sistema sociale-economico governato da pochi? Non

forse pi semplice governare una massa di stupidi, indirizzandoli sulle cose effimere?

Dal 399 a.C fino al 2015 d. C in situazioni diverse abbiamo trovato sempre la stessa costante: la

necessit di limitare la libert di pensiero per mantenere il potere stabile.

Bibliografia

Platone, Apologia di Socrate, prima edizione Bompiani 2000 par. 10.

I documenti del processo di Galileo Galilei, Sergio Pagano Antonio G. Luciani, 1984,pp XXVIII,280,tav.6 (asv.vatican.va).

F. Flora, Opere di Galileo Galilei, Riccardo Ricciardi Editore, 1953.

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Socrate Uomo libero o libertino? Di Francesca Frangipani

Atene, V secolo a.C. Secolo di rinnovamento politico, culturale e soprattutto segnato, per ci che

riguarda la storia del pensiero greco da uno spostamentodella riflessione filosofica. La mentalit

collettiva cambia, molte certezze crollano, e i cittadini non sono pi tanto interessati alla

physis,quanto alle problematiche strettamente legate alluomo e alla sua natura. Tuttavia ildmos ha

pur sempre bisogno di un punto di riferimento che non si limiti al semplice possesso di capacit

tecniche non comuni come per i sofisti, ma che sappia anche tirar fuori da ognuno una coscienza

morale, allo stesso tempo pratica, che renda gli uomini in grado di agire sottoponendovi le proprie

azioni al fine di analizzarle. Occorreva indubbiamente qualcuno che fosse in grado di trasmettere

una praticit che non sfociasse nel materialismo, una praticit ponderata e ragionata, e, se vogliamo,

giusta. Qualcuno che istruisse il popolo al pensiero libero e corretto, una persona disinteressata, non

corrotta: una persona libera. Chi dunque si fece carico delle problematiche filosofiche legate

alluomo promuovendo un vero e proprio ragionamento pratico sottoposto allesame di una propria

coscienza? Chi se non Socrate, uomo libero? Ma come faceva Socrate ad essere una persona

libera e allo stesso tempo rispettosa delle leggi della plis,pur non condividendole pienamente?

Soprattutto, riusciva ad osservare veramente le leggi pur avendo un pensiero libero e indipendente?

Era dunque una persona realmente libera oppure semplicemente un contestatore che voleva far

prevalere la sua ideologia sulla legge? E, cosa pi importante, chi stato, allora, Socrate? Un

liberoo ci che oggi potremmo definire un libertino? Questi interrogativisono stati pi volte

posti nel tempo e hanno ricevuto risposte indubbiamente diverse. Il perch di tutti questi

interrogativi e delle relative risposte semplice; sono dovuti certamente alla novit, e quasi

ambiguit, di questo personaggio agli occhi dei suoi contemporanei che ne diedero numerose

interpretazioni talvolta giunte sino a noi.

Limmagine di Socrate che possiamo scorgere allorizzonte di tutte le testimonianze dei suoi

contemporanei in effetti quella di una figura ambigua e paradossale che a seconda di come se ne

interpretino i tratti superficiali pu trasformarsi in una buffa caricatura a met tra filosofo e sofista

o nel paradigma di un uomo saggio e irreprensibile[1]

. C chi pensa che Socrate fosse senza alcun

dubbio un uomo libero. Questo sicuramente il Socrate di Platone e Aristotele e per certi versi

anche di Senofonte. Platone in particolar modo fa di Socrate leroe della sua filosofia[2]

,

definendolo un uomo giusto con poche certezze come appunto quella che commettere ingiustizia

sempre un male. Definendolo uomo dalle poche certezze Platone non intende ovviamente

sminuire la credibilit del suo maestro, ma come se volesse definire quella di Socrate una dotta

ignoranza, lignoranza di chi non sapiente, ma non crede nemmeno di esserlo; e una sapienza

umana, cio il riconoscimento che il proprio sapere (umano) non nulla in confronto a quello

divino[3]

. Socrate dunque un maestro dotato di una saggezza quasi dimessa, libero da ogni forma

di tracotanza.

Senofonte lo definisce un modello di liberalit, giustizia e saggezza. Qualcuno capace di

calcolare serenamente di fronte alla propria condanna a morte[4]

, qualcuno, quindi, con una tale

capacit di ragionamento euna tale coscienza, intesa come quel qualcosa che come una voce la

quale ogni volta che si fa sentire sempre dissuade da qualcosa e non mai persuade ad alcuna[5]

,

da sottoporre a questi ogni azione e avvenimento e da essere libero da ogni forma di demagogia o

condizionamento.

Capace di essere libero dalla paura tanto da affermare, sempre dopo una condanna a morte, che

nemmeno questa va temuta perch daltra parte, se la morte come un mutar sede di qui ad altro

luogo, ed vero quel che raccontano, che in codesto luogo si ritrovano poi tutti i morti, quale bene

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ci potr essere, o giudici, maggiore di questo? Che se uno, giunto nell Ade, libero ormai da coloro

che si spacciano per giudici qui da noi, trover col i giudici veri, quelli appunto che nellAde si

dice esercitino officio di giudici[6]

.

Qualcuno, forse lunico, capace di affermare in un periodo come il V secolo a.C. cose come:tutto

preso come sono da questansia di ricerca, non m rimasto pi tempo di far cosa veruna

considerabile n per la citt n per la mia casa; e vivo in estrema miseria[7]

. Sarebbe opportuno

soffermarsi particolarmente su questaffermazione. Socrate preso da unansia di ricerca, ma che

cosa significa? Egli stesso, dopo il noto vaticinio delloracolo di Delfi, si impegna a ricercare

qualcuno pi sapiente di lui poich non crede di meritarsi la fama di sapiente tra i sapienti; non si

tratta dunque di un ansia di ricerca finalizzata esclusivamente a trovare una risposta in quanto

tale, ma piuttosto a dimostrare ancora una volta che Socrate stesso mette in evidenza la parte

umana e certamente umile di s, e a dimostrare ulteriormente anche la costante analisi a cui

sottopone la propria persona.

Cos facendo, ovvero nel voler smentire il vaticinio, non va inoltre assolutamente a sminuire la

figura e la valenza divina delloracolo; anzi, la sua ricerca e la consequenziale ansia sono a

testimonianza della seriet con cui Socrate pesa le parole delloracolo; se avesse creduto che questo

fosse cosa di poco conto non vi avrebbe dato tutta questa importanza.

Ora andiamo avanti: non gli rimane tempo di fare cosa veruna per la citt. Nel V secolo a.C.,

periodo noto anche per la diffusione della corruzione nelle cariche pubbliche, certamente difficile

trovare qualcuno che non desideri prender parte alla vita politica quando questa sta diventando la

massima aspirazione per quasi ogni cittadino. Ebbene Socrate dimostra di essere libero anche da

questo. Libero dalla corruzione e dalla brama di ricchezza.

Ricordiamo inoltre che Socrate, al contrario di come accade in quel periodo per i sofisti, non riceve

pagamenti. Infatti, a testimonianza di ci e del suo disinteresse al denaro oltre che alle cariche

politiche, basta proseguire nella lettura della frase. Socrate non fa nulla nemmeno per la sua casa

e vive in miseria.

Socrate per noi il primo uomo che ha saputo vivere senza mai tradire le proprie convinzioni per

vilt o convenienza, ma sottoponendole costantemente allesame critico della ragione per

verificarne la bont ed esser certo cos di affidare ogni sua scelta e azione al miglior ragionamento

di cui fosse capace.E stato il primo che ha saputo condurre questa coerenza tra pensiero e azione

fino alle sue estreme conseguenze, senza indietreggiare nemmeno di fronte alla morte, e che su di

essa ha fondato la propria felicit rendendola incorruttibile[8].

Per altri invece Socrate era tuttaltro; un vero e proprio libertino. C chi afferma propriamente che

Socrate era in tutto libertino: innumerevoli furono anche i suoi amori per i giovani9.

Questo senzaltro il Socrate basato sullidea di Aristofane.Infatti nelle sue Nuvole testimonia che

Socrate il concentrato dei nuovi vizi e saperi della cultura periclea [10]

e contestatore della

tradizione.

Aristofane mette poi in atto nel contempo il naturalista empio che crede nelle divinit del Caos,

delle Nuvole e non in Zeus, prefigurando inoltre le accuse che gli saranno mosse ventanni

dopo[11]

.

Socrate avrebbe dunque utilizzato un certo modo di pensare e ragionare in realt ingiusto; avrebbe

affascinato il popolo con i nuovi saperi per danneggiare la tradizione e per far prevalere dunque le

proprie ideee capricci sulle leggi.

Veniamo ora forse al principale punto per cui Socrate potrebbe essere considerato un libertino:

anche i suoi amori per i ragazzi furono innumerevoli.

Socrate dunque non si faceva pagare per i suoi insegnamenti, per quale motivo? Scambiava forse la

propria sapienza con la loro bellezza[12]

?

Potrebbe essere dal momento in cui sappiamo che nellantichit greca Socrate veniva accusato

diatopa. Nel mondo greco e soprattutto in ambito filosofico questaccusa paricolarmente grave

poich i Greci sono fortemente deterministi e tutto ci che a-tpos, cio senza un luogo, qundi

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indefinito, quindi inclassificabile, non si pu misurare, non ha un limite, dunque di per s

imperfetto.

Socrate viene accusato anche di eironea. Accusato quindi di essere un dissimulatore; di essere

qualcuno che cerca di far credere agli altri di essere lopposto di ci che in realt : un uomo

palesemente sapiente che cerca di dimostrare di non essere sapiente e quindi, essendo colpevole di

eironea, leironea non pu manifestarsi in un solo carattere dellessenza umana, se come lo stesso

Socrate sostiene, attraverso queste ci si pu avvicinare a pi di una verit.

Dunque se Socrate un dissimulatore della sua sapienza tender ad essere un dissimulatore in

assoluto e se tender ad essere un dissimulatore in assoluto non pu che essere verit il fatto che lui

sia in relat un ammaliatore[13]

per il fatto che lui avesse un brutto aspetto fisico e che sembrava

volersi rendere brutto di proposito.

Potrebbero esserne una dimostrazione la suddetta Nuvole di Aristofane e anche unaltra commedia,

gli Uccelli, antichissima testimonianza: qui Aristofane conia perfino un verbo (esokrton) per

indicare latteggiamento di chi socratizza, di chi cio, come Socrate, porta i capelli lunghi e d

scarsa importanza alla pulizia del corpo[14]

.

E la tecnica dell lenchos? Perch verificare le credenze di tutti? Perch turbare le menti dei

cittadini Ateniesi e, pi in generale, dei Greci? Forse per condizionare ancora una volta tutti con le

proprie idee da far prevalere sulla tradizione? Dunque forse Socrate solo un contestatore di una

parte pi conservatrice; oltre che un libertino.

Diamo innanzitutto una definizione di libertino: con il termine libertino viene generalmente

definita una persona che conduce una vita interamente dedita ai piaceri, che segue solo i propri

capricci, fino alla sfrenatezza senza alcuna intenzione di sottomettrsi alla morale dominante

corrente[15]

.

Diamo ora una definizione di uomo libero:esente da costrizione o limitazione sul piano morale,

sociale, politico[16]

.

Come si pu allora pensare di affermare che Socrate fosse un libertino? Analizziamo la definizione.

Una persona che conduce una vita interamente dedita ai piaceri, che segue solo i propri

capricci; Come scrive il filosofo contemporaneo Robert Nozick, la scelta di Socrate di andare in

contro alla morte anzich salvarsi rinnegando ci in cui credeva pi profondamente ha reso la sua

morte una parte essenziale della sua vita (.) a Socrate dobbiamo il primo, e forse unico, esempio

di vita consacrata alla filosofia.

Socrate consacra dunque, nel senso pienamente letterale della parola, la sua vita al volere del dio e

alla filosofia. E dunque libertinaggio, la filosofia? Socrate si comporta quindi da uomo libero, da

uomo esente da costrizione o limitazione sul piano morale; non da libertino.

Per quanto riguarda le accuse che gli vengono mosse per ci che concerne latopa e l eironea e

dunque le sue presunte frequentazioni con i giovani che soleva istruire vi una spiegazione. Socrate

il primo intellettuale greco a rompere lideale di kalokagatha, ovvero di bellezza e bont

(intesa anche come credibilit o saggezza) come qualit inscindibili. Nel mondo greco un

intellettuale che non rinetri in questo ideale, ovvero che sia saggio e non di bellaspetto proprio

come Socrate, suscita certamente incredulit. I Greci, contemporanei e non solo, di Socrate

dovevano quindi giustificare il fatto che Socrate fosse un intellettuale che si collocasse al di fuori

dellideale di kalokagatha . Aristsseno, per esempio,giustifica la capacit persuasiva di Socrate

con la voce17

, altri invece provarono a giustificare la cosa dicendo che in realt Socrate era come

i Sileni, brutti ma ammaliatori(.) brutto fuori ma con un tesoro celato al suo interno[18]

. Infatti

la prospettiva chiara e rispetta fin troppo bene quel fraintendimento dellopinione pubblica a cui

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Socrate andato tristemente incontro (.) laccusa di dissimulazione che rivolta a Socrate

deriva, quindi, da un fraintendimento della sua vera natura, che si interessa ai giovani per educarli

e prendersi cura della propria anima[19]

. Di questo abbiamo perfino una testimonianza diretta

dellallievo Platone; infatti Socrate era solito esortare i giovani rivolgendosi a ognuno di loro: tu

che sei di Atene, non ti vergogni di curarti delle ricchezze, della fama e dellonore, mentre di

intelligenza e di verit e dellanima, non ti curi ne ti dai pensiero?[20]

Socrate si comporta quindi

ancora una volta da uomo libero, seguendo i propri ideali con coscienza ed essendo esente da

costrizione o limitazione sul piano oltre che morale anche sociale; non da libertino.

Andiamo avanti nellanalizzare la definizione di libertino. Senza alcuna intenzione di sottomettersi

alla morale dominante corrente. Socrate, come abbiamo precedentemente dimostrato,

sicuramente una personalit di estrema coerenza morale. Nonostante la scelta di portare avanti i

suoi ideali, Socrate sceglie comunque di morire sotto una legge, quindi una morale corrente, pur

non condividendola. Socrate riesce incredibilmente aconciliare la lotta per i propri ideali con il

rispetto delle leggi, accettando con grande dignit e coraggio il fatto che, dopo aver sempre e

comunque contestato la sua condanna e dopo aver difeso s stesso e i propri ideali con prove e

testimonianze concrete, i giudici, e quindi la legge del tempo, avessero deciso di non assolverlo.

Cos anche se voi ora mi lasciaste libero di andare, non prestando fede ad Anito(.) se in rapporto

a ci mi diceste: Ora, Socrate, non presteremo fede ad Anito e ti lasceremo libero, a questa

condizione per che non devi pi passare il tuo tempo in questa ricerca n a filosofare(.) io vi

risponderei: O uomini di Atene, nutro per voi gratitudine e affetto, ma ubbidir al dio piuttosto

che a voi, e fintanto che avr respiro e ne sar capace, non cesser di fare filosofia, di esortarvi e

di esprimere il mio pensiero[21]

. Socrate si comporta, ancora una volta, da uomo libero: capace di

essere esente da costrizione o limitazione sul piano morale, sociale e politico. Non da libertino.

In conclusione, dopo aver analizzato entrambi i punti di vista e dopo aver confutato il secondo

possiamo affermare che Socrate non era dunque un libertino e che, nonostante a volte sia

complesso, possibile anzi addirittura necessario individuare il confine che divide la libert e il

libertinaggio per evitare interpretazioni equivoche.

Assaggi di Filosofia

11

Note

[1]

U. Eco; Storia della Filosofia 1. Dallantichit al medioevoediz. 2014, a cura di U. Eco e R.

Fedriga, editori Laterza pag. 57 [2]

Ibidem; pag. 77 [3]

Idem [4]

U. Eco; Storia della filosofia 1. Dallantichit al medioevoediz. 2014, a cura di U. Eco e R.

Fedriga, editori Laterza pag. 57 [5]

Platone; Apologia di Socrate, editori Laterza [6]

Ibidem, pag.61. [7]

Ibidem, pag. 21. [8]

U. Eco; Storia della filosofia 1. Dallantichit al medioevoediz. 2014, a cura di U. Eco e R.

Fedriga, editori Laterza, pag. 57 [9]

P. Pasolini, racconti corsari [10]

R. Fedriga; Storia della filosofia 1. Dall antichit al medioevoediz. 2014, a cura di U. Eco e R.

Fedriga, editori Laterza, pag. 78 [11]

Idem [12]

U. Eco; ibidem, pag. 79 [13]

Idem [14]

Ibidem; pag. 80 [15]

Treccani online [16]

Idem [17]

R. Fedriga; Storia della filosofia1. Dallantichit al medioevoediz. 2014, a cura di U. Eco e R.

Fedriga, editori Laterza, pag. 78 [18]

Idem [19]

R. Fedriga; Ibidem [20]

Platone; Aplogia di Socrate, editori Laterza [21]

Idem

Bibliografia

Storia della filosofia 1. Dallantichit al medioevoediz. 2014, a cura di U. Eco e R. Fedriga, editori

Laterza

Apologia di Socrate; Platone, editori Laterza

Racconti Corsari; P. Pasolini

Treccani, enciclopedia online; www.treccani.it

http://www.treccani.it/

Assaggi di Filosofia

12

Aldil delle apparenze:

giusto o sbagliato?

Di Francesca De Falco

forse giusto smentire ci che dato per vero?c un limite tra il giusto e il sbagliato? la causa o

il fine che ci permette di stabilirlo? Forse a cause giuste corrispondono giuste verit? O ad un giusto

fine? O per meglio dire, il fine giustifica i mezzi?

Il problema sta proprio qui, nello stabilire il limite tra ci che giusto e ci che non lo , ma ancora

prima stabilire il significato di giusto poich ci che giusto per il singolo non necessariamente

giusto per la collettivit e viceversa.

Consideriamo giusto e sbagliato dunque semplici convenzioni ma facciamo per un piccola

distinzione: distinguiamo un giusto impuro, subdolo, con un fine scorretto per la collettivit, e un

giusto puro, volto con sincerit a mettere in luce una verit quanto pi obiettiva possibile(in

quanto vera per il popolo),per cos dire, alla maniera di Socrate.

Ora, sulla base di questa considerazione, si pu dire che il lavoro dei sofisti estremamente

corrotto, scorretto, ingiusto?

e se li considerassimo semplicemente un effetto, piuttosto che la causa, di quel clima storico e

politico caratterizzato certamente da immoralit?

Magari dietro al loro uso scorretto della retorica viveva un forte sentimento di adattamento a

quello scenario di vita devastato. Una sorta di arresa di fronte alle difficolt quotidiane, un modo

per non alimentare problemi gi presenti e riportare una pace che sia pi che altro una sicurezza

apparente. E con tutto ci, sicuramente, anche un conseguente desiderio di ricavarne qualcosa di

materiale, uno stipendio che gli permetteva di tirare avanti. Cos i sofisti non sono sapienti

ingiusti e nemmeno politici, ma sono proprio a met strada tra luna e laltra cosa.

Basti pensare a Gorgia, che affermandoElena senza colpa1, per discolparla presenta una serie di

implicazioni logiche secondo le quali Elena non realmente rea del conflitto tra i greci e i troiani.

L'encomio una dimostrazione della forza della parola che capace, mediante un opportuno

utilizzo, di ribaltare il convincimento popolare, risultato di secoli di tradizioni, a proprio

piacimento. Ma perch pensare che fare le cose a proprio piacimento sia necessariamente una

cosa negativa? Ovviamente non detto!

Elena innocente, poich il movente del suo gesto esterno alla sua responsabilit e pu aver agito

per questi motivi:Per decreto degli di, oppure non si era potuta opporre al fato, o era stata rapita

con la forza, o era stata persuasa dalle parole di Paride, o era stata vinta dalla passione amorosa,o

anche per volere della sorte. Nel primo caso Elena non ha colpa, in quanto nemmeno gli di stessi

potevano opporsi al Fato. Se rapita, Elena una vittima, e la colpa va data a Paride. Di nuovo, se

innamorata, Elena una vittima, poich fu Afrodite a farla innamorare, come ricompensa a Paride

per averla giudicata vincitrice della Mela doro. Infine, se persuasa dalle parole, ancora una volta

da ritenersi innocente, soprattutto se queste sono pronunciate da un abile oratore.

Assaggi di Filosofia

13

2

Sempre per far percepire la potenza delle parole, il potere d'ingannareche esse celano, Gorgia

conclude ad effetto dicendo che la sua opera vale s a difesa di Elena, ma per lui solo come gioco

dialettico.

questo certamente un pericolo ma ad ogni modo un arma e per questo motivo pi facile

criticare i sofisti piuttosto che riconoscergli una bravura e\o una debolezza che, come dicevamo

prima, dovuta allimmoralit che li circonda che li spinge ad arrivare ad un fine giusto e impuro.

Centinaia e centinaia di critiche dovute specialmente arrivati ad una domanda essenziale: Giusto per

chi?e come prima si provava a dire, pu essere giusto per la collettivit, per un singolo e magari per

entrambi a seconda dellottica morale: relativa o assoluta

Diverse cose possono essere dette circa le argomentazioni sul relativismo morale (quello dei sofisti

ad esempio) che evidenziano la loro dubbiosa natura. In primo luogo, molte argomentazioni a

supporto del relativismo possono sembrare,inizialmente, buone, ma c poi una contraddizione

logica in esse, in quanto propongono uno schema morale giusto, il quale tutti dovremmo seguire.

Essi non direbbero che un assassino o un violentatore sia libero dalla colpa fino a che non ha violato

i suoi propri standard. Solitamente i relativisti argomentano che i differenti valori nelle varie

culture mostrano che la morale relativa a seconda delle persone. Ma tale argomentazione

confonde le azioni degli individui con standard assoluti. Se la cultura a definire ci che giusto e

ci che sbagliato, come avremmo potuto giudicare i nazisti? Dopo tutto essi stavano solo

seguendo la moralit della loro cultura. Si pu affermare che il nazismo fu moralmente sbagliato

solo se lomicidio ritenuto universalmente sbagliato. Il fatto che essi avevano la loro moralit

non cambia nulla. Piuttosto siccome molte persone hanno diverse pratiche di moralit, condividono

una moralit comune. Ad esempio, aborzionisti e anti-aborzionisti sono daccordo sul fatto che

lomicidio sia sbagliato, ma non sono daccordo sul fatto se laborto si possa considerare omicidio.

Ma il relativismo in questo caso non contamina lassolutismo di partenza portando a due questioni

divergenti?

Alcuni ritengono che cambiare le situazioni porta ad un cambiamento della moralit, ma le varie

scelte morali in diverse situazioni, possono rivelarsi non adatte in altre circostanze. Ci sono tre

differenti cose per le quali possiamo giudicare unazione: la situazione, lazione e lintenzione e ci

dovrebbe farci capire che per trovare un giusto quanto pi possibile equilibrato bisognerebbe

trovare il punto medio fra queste due morali.

Contrapposto ai sofisti come assolutista c Socrate. Esiste un solo bene, la coscienza, e un solo

male, lignoranza3. In ununica frase ci spiega il pensiero degli assolutisti, ma quanto corretto

questo criterio per stabile la giustizia o meno di una cosa? Non molto direi!

Certamente ora non si vuole eliminare limmagine da paladino della giustizia generalmente

attribuita a lui, si vuole offrire solo un invito a riflettere. Socrate non scrisse nulla per rendersi in

parte inattaccabile dallaristocrazia pronta a farlo fuori. Possiamo vederla cos e possiamo dire che

magari anche lui, andando contro i ricchi e i potenti, rischiava molto facilmente di essere accusato

ed era un modo per potersela cavare qualora qualcuno lavesse accusato.

Lettori, questa una grossa questione e poi: se era veramente cos sicuro del suo assolutismo,

perch celarsi dietro parole dette e annotate da qualcun altro? Non lo rende pi attaccabile questo?

Assaggi di Filosofia

14

Se il suo intento era quello di portare avanti le sue idee contrastanti ma giuste, che senso aveva

non renderle leggibili a tutti? E se considerassimo il suo atteggiamento cos ostile agli aristocratici

solo come un modo per crearsi unimmagine rivoluzionaria e indelebile?

4

I problemi che egli poneva erano sicuramente esistenti ed effettivamente nel suo modo di

rispondergli si riscontra una certa efficacia, ma anche la sua bravura doveva derivare da unarte

retorica che in generale, parlando dei sofisti,si tende a condannare anche con una certa superficialit

dal momento che ,come abbiamo visto con lencomio di Elena, non si poi rivelata negativa

andando comunque contro una secolare tradizione.

Se si vuole considerare Socrate come colui che andando aldil delle apparenze ha fatto cose giuste e

i sofisti come coloro che invece hanno fatto cose sbagliate ci inseriremmo in quella fascia di

superficiali che riescono a stabilire cos giusto e cosa no che vedono nella difesa della

maggioranza una giustizia il che, sia chiaro, una cosa corretta, soprattutto in quel periodo in cui i

sofisti sembravano adagiarsi su quella situazione socio-politica, ma non assoluta come cosa dal

momento che si da per certo che al contrario i sofisti ne abbiano fatto solo ed unicamente un uso

scorretto.

Note

1. Gorgia da Lentini, Lencomio di Elena.

2. Faccia A di un cratere a campana apulo a figure rosse, Elena e Paride, 380-370 a.C.

3. Diogene Laerzio, Vite dei filosofi.

4. Jacques-Louis David, La morte di Socrate, 1833.

Assaggi di Filosofia

15

La concezione della morale in Socrate

Di Andrea Pascale

Introduzione

Largomento di questo piccolo saggio la concezione etica di Socrate. Lobiettivo quello di

approfondire la conoscenza di tale concezione attraverso la presentazione di posizioni a sostegno e

contro. Cercheremo di capire se le accuse a Socrate di intellettualismo e di formalismo, nonch di

soggettivismo, siano o no giustificate.

1.Tesi

Per Socrate: virt=sapienza e vizio=ignoranza; la virt si identifica nella ricerca del sapere, una

conoscenza frutto di un lavoro di introspezione e di confronto con gli altri.

La virt non data alla nascita, ma si conquista con un faticoso lavoro interiore: questa tesi, in

comune con i sofisti, non apre al relativismo pi spregiudicato, come avviene in questi ultimi,

perch Socrate comunque sente la necessit di una precisazione dei concetti. Grazie agli strumenti

di lavoro filosofico da lui proposti (lironia, il metodo delle definizioni, il ragionamento induttivo)

Socrate non abbandona lascoltatore nella confusione, ma lo invita a lasciare da parte le false

credenze, a cercare, a basarsi sullesperienza diretta, a puntualizzare i concetti.

La virt una forma di sapere, un prodotto della mente: Socrate crede fermamente che riflettere

criticamente sullesistenza sia lunico modo per intendere ci che giusto e ci che non lo . Per

Socrate non bisogna agire secondo la tradizione o credendo di essere nel vero, ma bisogna dialogare

con se stessi e confrontarsi con gli altri per capire quando bene fare questa o quella azione, che

diviene buona quando so che, ora, bene farla1.

Il bene e la giustizia non sono entit metafisiche, ma valori umani frutto di una riflessione

consapevole che porta a conoscere se stessi, i propri limiti e le proprie possibilit.

La vita unavventura disciplinata dalla ragione. Proprio per questo, la virt pu essere insegnata e

comunicata a tutti.

La virt, secondo questo punto di vista, unica perch tutte quelle che gli uomini chiamano virt

non sono altro che modi di essere di quella scienza del bene che Socrate riconosce come unica

guida nellesistenza. Per Socrate i valori veri non sono n la potenza e la ricchezza, n la forza

fisica e la bellezza, ma i valori dellanima che si identificano nella conoscenza. Questo non vuol

dire un rifiuto dei valori mondani , ma la loro subordinazione alla virt della conoscenza, perch

solo attraverso di essa si pu raggiungere lutile e la vita felice. Per Socrate la virt non rifiuto

dellesistenza, ma calcolo intelligente finalizzato a rendere migliore e pi felice la nostra vita.

La virt anche larte della convivenza e del dialogo: per questo motivo Socrate ritiene importante,

oltre al dialogo interiore, anche il confronto con gli altri, in quanto luomo un essere sociale e il

suo bene non pu essere in contrasto con il bene degli altri.

Pensiero di collegamento

Assaggi di Filosofia

16

Analizzeremo adesso tutte le critiche alla posizione di Socrate: laccusa di intellettualismo etico, di

formalismo etico e di soggettivismo o relativismo morale.

2.Antitesi

Accusa di intellettualismo etico: nella visione socratica sembra che laspetto cognitivo-razionale del

comportamento umano sia sopravvalutato rispetto alla parte istintivo-affettiva. Spesso gli esseri

umani predicano bene, ma razzolano male proprio a causa di forze interiori che si oppongono al

giusto agire elaborato attraverso il processo di conoscenza, proposto da Socrate come unico mezzo

per perseguire il bene. Ad opporsi alla visone socratica sono sia i filosofi cristiani, che non

condividono la fiducia socratica nelluomo e non intendono ignorare la potenza delle passioni

maligne rispetto alle buone intenzioni, sia tutti coloro che rivendicavano un ruolo importante alla

parte irrazionale delluomo(le emozioni e i sentimenti) nel determinare lagire umano. Socrate viene

accusato da questi ultimi di ignorare la profonda spinta vitale che viene dalla nostra parte

animale.

Unaltra accusa fatta a Socrate quella di formalismo etico. Si accusa Socrate di non arrivare a

nessuna conclusione pratica riguardo lagire concreto, ma di offrire solo unindicazione sul come

perseguire la virt-sapere, rischiando di favorire un anarchismo morale e un soggettivismo

comportamentale.

Proprio di soggettivismo o relativismo morale viene ancora accusato Socrate per via del fatto di non

fornire saldi criteri etici, ma di abbandonare luomo alle sue vicissitudini. Il rifiuto sistematico di

elaborare dei principi etici validi una volta per tutte poteva, secondo i critici di Socrate, instaurare

un regime di totale amoralit.

La visione di Socrate, pur essendo stata accostata nei primi tempi del Cristianesimo alla visione

cristiana e Socrate stesso visto come unanticipazione della figura di Cristo, diviene comunque

oggetto di critiche da parte dei Padri della Chiesa per il suo modo di intendere la verit pi come

ricerca che come possesso di un sapere assoluto. Tertulliano, per esempio, sostenendo che non

possibile scoprire la verit al di fuori di Dio, si oppone ad ogni uso della ragione che non riconosca

in primo luogo limportanza della rivelazione. Contro la curiositas dei filosofi, Tertulliano

propone un uso della ragione al servizio della messaggio cristiano.

Altra critica contro il razionalismo etico di Socrate viene da Nietzsche, il quale attacca lequazione

virt=sapienza=uso della ragione perch, secondo lui, questo atteggiamento porterebbe a un

dominio spietato della razionalit sulla forza vitale della natura presente in ogni essere vivente.

Secondo Nietzsche, Socrate, sottomettendo listinto, le forze dellinconscio, la spinta vitale della

parte animale delluomo al dominio della ragione avrebbe sottratto alluomo la sua parte pi

autentica dando inizio alla decadenza della cultura occidentale.

Anche la psicanalisi ha da ridire sul primato della ragione proposto da Socrate. Evidenziando il

ruolo fondamentale delle forze inconsce e delle pulsioni nella dinamica psichica, Freud sembra

assestare un colpo mortale alla fiducia socratica nella possibilit di una gestione ragionevole del

comportamento umano. La psicoanalisi mette in rilievo il continuo fallimento della volont

razionale nel tentativo di venire a capo delle spinte istintuali. Il processo di civilizzazione delluomo

per Freud sempre accompagnato da un disagio.

Pensiero di collegamento

Assaggi di Filosofia

17

Cercheremo adesso di proporre argomenti capaci di confutare lantitesi che abbiamo proposto

3. Confutazione dellantitesi

Alla visione rigida e dogmatica di una verit del Cristianesimo intesa come possesso della verit si

pu contrapporre la visione di Kierkegaard che considera invece Socrate come il filosofo pi vicino

allo spirito cristiano col quale addirittura si identificherebbe. Per Kierkegaard lironia, esprimendosi

nel paradosso antidogmatico, d la possibilit alluomo di esporsi a se stesso e quindi di incontrare

Dio. Kierkegaard, identificandosi con Socrate, vuole svuotare il Cristianesimo dal suo contenuto

dottrinale e riportarlo a Cristo e alla sua spiritualit. Come per Socrate, anche per Kierkegaard la

filosofia non deve limitarsi a un aspetto puramente astratto e definitorio, ma deve incidere nel

profondo non solo di chi la ascolta, ma anche di chi la esprime e, in un certo senso, limpersona. La

filosofia cio, anche pratica di vita. Come Cristo anche Socrate con la sua parola ha trasformato la

vita di chi lo ascoltava e ha impegnato la sua vita sino alla morte per mantenersi fedele a quanto

sostenuto. Proprio questa coerenza il giusto antidoto al nichilismo morale, cui giungevano i

sofisti come frutto dellesercizio sistematico del dubbio e di cui anche Socrate talvolta stato

tacciato. Per Socrate in realt lesercizio della razionalit si articola in due momenti: prima un

momento dubitativo(dialettica), dove dubitare, cio discutere e mettere in discussione, diviene la

norma, poi un momento limitativo aggiuntivo (coerenza) dove essere coerenti vuole dire bloccare,

fino a nuova evidenza contraria, linfinita catena di dialettizzazione delle credenze.

Quanto alle accuse di soggettivismo e di relativismo, Merleau-Ponty nel suo Elogio della

filosofia, richiamandosi a Socrate, scrive: il filosofo moderno spesso un funzionario, ed

sempre uno scrittore; e la libert che gli concessa per i suoi libri ammette una controparte: ci

che dice entra immediatamente in un universo accademico nel quale le scelte di vita sono attutite e

le occasioni di pensiero sono velate.() Ora, la filosofia deposta nei libri ha cessato di interrogare

gli uomini. Ci che in essa vi di insolito e di quasi insopportabile si nascosto nella vita decorosa

dei grandi sistemi2. Invece tutta lesperienza di Socrate, la sua vita e la sua morte sono la storia dei

suoi difficili rapporti con la citt, con gli altri, con le leggi, con la divinit.

Anche Janklvitch nel suo Lironia invita a lasciarsi tentare dallappello socratico al filosofare, a

prendere tutto sul serio con quel distacco che non significa indifferenza, ma il pudore del pensiero,

che ripropone ogni volta il dubbio su quei piccoli territori di sapere che crediamo di volta in volta di

avere conquistato alla certezza. Per Socrate lironia non unevasione ludica, ma uno stratagemma

per avvicinare il cuore delle cose, per cercare di rispondere allinterrogativo che cos la virt?,

qual leccellenza dellessere umano. Scrive Janklvitch la nostra ingenuit ha una prodigiosa

resistenza. Non servono a nulla n la derisione, n linsuccesso, n i lunghi inverni della diffidenza:

poich il primo tepore primaverile ci ritrova sempre cos follemente smemorati. il mistero di una

generosit inesauribile che, ogni volta delusa, ritrova ogni volta la freschezza dellinfanzia. Sono i

giochi dellamore e dellironia. Lironia e lamore girano in tondo senza tregua, luna inseguendo

laltro, secondo il ciclo delle morti e delle rinascite3.

Assaggi di Filosofia

18

4. Conclusioni

Per concludere non c nulla di meglio che citare P. Hadot, uno dei massimi specialisti della

filosofia antica, che nel suo Elogio di Socrate scrive: al di l del movimento dialettico del

logos, il cammino che Socrate e linterlocutore percorrono insieme, la volont comune di trovarsi

daccordo, partecipano gi dellamore, e la filosofia sta assai pi in questo esercizio spirituale che

non nellelaborazione di un sistema. Il compito del dialogo consiste anzi, essenzialmente, nel

dimostrare i limiti del linguaggio, limpossibilit per il linguaggio di comunicare lesperienza

morale ed esistenziale. Ma il dialogo stesso, in quanto evento, in quanto attivit spirituale, gi

sempre unattivit morale ed esistenziale. Sta di fatto che la filosofia socratica non elaborazione

solitaria di un sistema, ma risveglio di coscienza, accesso a un livello dellessere, che non possono

realizzarsi che nellambito di un rapporto da persona a persona4. In sostanza non c nulla di pi

morale che linterrogarsi quando necessario, il pi spesso possibile, su che cosa sia morale, cio

giusto, e non solo per me o per la mia cerchia di amici e conoscenti, ma per tutta lumanit. Nulla

pi urgente nel mondo di oggi, se si vuole che la globalizzazione non diventi una occasione per

ulteriori violenze tra culture, ma apertura verso laltro al fine di creare spazi di convivenza nella

libert e nel rispetto di tutti.

Note

1.F. Adorno: I Sofisti e Socrate, Loescher, Torino 1962, pp. XLIV-XLV.

2. M. Merleau-Ponty: Elogio della filosofia, 1953, p. 42.

3.V. Janklvitch: Lironia, 1964, p. 184.

4.P. Hadot: Elogio di Socrate, 1974, p. 46.

Bibliografia

F. Adorno: I Sofisti e Socrate Loescher, Torino 1962.

M. Merleau-Ponty: Elogio della filosofia , 1953.

V. Janklvitch: Lironia, 1964.

P. Hadot: Elogio di Socrate, 1974.

Assaggi di Filosofia

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Chi luomo giusto?

Di Matteo Russo

Introduzione

In una societ corrotta come quella di Atene nel V secolo, affetta da una profonda crisi, non

economica ma morale, chi pu essere considerato un uomo giusto? Ma soprattutto, come tale uomo

riesce a convivere con il contesto che lo circonda?

Se oggi si cercasse il significato di questo aggettivo su un qualsiasi dizionario, si

troverebbe:persona che conforma i propri giudizi e comportamenti a criteri di equit, di

imparzialit, fondata su ragioni moralmente valide, ispirata a ci che (giudicato) bene o

congruente con quanto la legge richiede.1

quasi incredibile come questo aggettivo si adatti perfettamente a Socrate, un uomo di 2500 anni

fa, capace di porre la giustizia davanti a tutto, anche alla sua stessa vita. Eppure la polis ha votato

per la morte di un uomo giusto, condannato per le sue idee: come potuto accadere? E' certamente

uno schiaffo per l'etica. Un uomo giusto come Socrate stato ucciso dalla polis nel pieno rispetto

delle leggi vigenti. Se la giustizia solo la legge che conveniamo di darci, dobbiamo ammettere che

l'uccisione di Socrate avvenuta secondo il diritto. Ma essa giusta? Naturalmente la coscienza

morale si ribella di fronte ad un simile caso: non siamo forse alla ricerca di un autentico valore

oggettivo, superiore alle leggi?

1.Inquadramento e pensiero di Socrate

Il periodo storico in cui visse Socrate caratterizzato da due date fondamentali: il 469 a.C. e il 404

a.C. La prima data, quella della sua nascita, segna la definitiva vittoria dei Greci

sui Persiani (battaglia dell'Eurimedonte). La seconda si riferisce a quando all'et dell'oro di Pericle

seguir, dopo il 404 a.C. con la vittoria spartana, l'avvento del governo dei Trenta Tiranni. La vita

di Socrate si svolge dunque nel periodo della maggiore potenza ateniese ma anche del suo declino.

Probabilmente Socrate era di famiglia benestante, di origini aristocratiche: nei dialoghi platonici

non risulta che egli esercitasse un qualsiasi lavoro e del resto sappiamo che egli combatt

comeoplita nella battaglia di Potidea, e in quelle di Delio e di Anfipoli. riportato nel

dialogoSimposio di Platone che Socrate fu decorato per il suo coraggio. In un caso, si racconta,

rimase al fianco di Alcibiade ferito, salvandogli probabilmente la vita. Durante queste campagne

diguerra dimostr di essere straordinariamente resistente, marciando in inverno senza scarpe n

mantello.Nel 406 come membro del Consiglio dei Cinquecento (Bul), Socrate fece parte

della Pritania quando i generali della battaglia delle Arginuse furono accusati di non aver soccorso i

feriti in mare e di non aver seppellito i morti per inseguire le navi spartane. Socrate ricopriva la

carica di epistate e unico nell'assemblea si oppose alla richiesta illegale di un processo collettivo

contro i generali. Nonostante pressioni e minacce blocc il procedimento fino alla conclusione del

suo mandato quando infine sei generali ritornati ad Atene furono condannati a morte.

Nel 404, i Trenta Tiranni ordinarono a Socrate e ad altri quattro cittadini di arrestare il

democratico Leone di Salamina. Socrate si oppose all'ordine e la sua morte fu evitata solo dalla

successiva caduta dei Tiranni. Il nuovo regime democratico voleva riportare la citt allo splendore

dell'et di Pericle instaurando un clima di pacificazione generale: infatti non perseguit, com'era

abitudine, i nemici del partito avverso ma concesse un'amnistia. Si voleva tornare a creare in Atene

una compattezza e solidariet sociale riproponendo ai cittadini gli antichi ideali e i principi morali

che avevano fatto grande Atene. Ma nella citt si diffondeva l'insegnamento, seguito con

entusiasmo da molti, specie da giovani, dei sofisti i quali invece esercitavano una critica corrosiva

di ogni principio e verit che si volesse dare per costituita dalla religione o dalla tradizione.

http://it.wikipedia.org/wiki/469_a.C.http://it.wikipedia.org/wiki/404_a.C.http://it.wikipedia.org/wiki/404_a.C.http://it.wikipedia.org/wiki/Impero_achemenidehttp://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_dell%27Eurimedontehttp://it.wikipedia.org/wiki/Trenta_Tirannihttp://it.wikipedia.org/wiki/Aristocraziahttp://it.wikipedia.org/wiki/Lavorohttp://it.wikipedia.org/wiki/Oplitahttp://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Potideahttp://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Deliohttp://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Anfipolihttp://it.wikipedia.org/wiki/Simposio_(dialogo)http://it.wikipedia.org/wiki/Alcibiadehttp://it.wikipedia.org/wiki/Guerrahttp://it.wikipedia.org/wiki/Invernohttp://it.wikipedia.org/wiki/Bul%C3%A9http://it.wikipedia.org/wiki/Pritaniahttp://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_delle_Arginusehttp://it.wikipedia.org/wiki/Epistatehttp://it.wikipedia.org/wiki/Trenta_Tirannihttp://it.wikipedia.org/wiki/Leone_di_Salaminahttp://it.wikipedia.org/wiki/Periclehttp://it.wikipedia.org/wiki/Partitohttp://it.wikipedia.org/wiki/Amnistiahttp://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Ideale_(etica)&action=edit&redlink=1

Assaggi di Filosofia

20

Platone descrive Socrate come un uomo avanti negli anni e piuttosto brutto, e aggiunge anche che

era come quelle teche apribili, installate di solito ai quadrivi, raffiguranti spesso un satiro che

custodivano all'interno la statuetta di un dio. Questo pare quindi fosse l'aspetto di Socrate,

fisicamente simile a un satiro, e tuttavia sorprendentemente buono nell'animo, per chi si soffermava

a discutere con lui. Egli non intende comunicare dallesterno una propria dottrina, ma soltanto

stimolare lascoltatore a ricercarne una personale dentro se stesso. Da ci il metodo maieutico, o

arte del far partorire, di cui parla Platone dicendo che Socrate aveva ereditato dalla madre la

professione di ostetrico. Cos come costei, essendo levatrice, aiutava le donne a partorire i bambini,

allo stesso modo Socrate, ostetrico di anime, aiutava gli intelletti a partorire il loro genuino punto di

vista sulle cose : La mia arte di maieutico in tutto simile a quella delle levatrici, ma ne differisce

in questo, che opera su gli uomini e non su le donne, e provvede alle anime partorienti e non ai

corpi. E la pi grande capacit sua chio riesco, per essa, a discernere sicuramente se la mente

del giovane partorisce fantasticheria o menzogna, oppure cosa vitale e reale. Poich questo ho di

comune con le levatrici, che anchio sono sterile, sterile di sapienza; e il biasimo che gi tanti mi

hanno fatto, che interrogo s gli altri, ma non manifesto mai io stesso su nessuna questione il mio

pensiero, ignorante come sono, verissimo biasimo. E la ragione appunto questa, che il dio mi

costringe a fare da ostetrico, ma mi viet di generare. Io sono dunque, in me, tuttaltro che

sapiente, n da me venuta fuori alcuna sapiente scoperta che sia generazione del mio animo;

quelli invece che amano stare con me, se pur da principio appariscano, alcuni di loro, del tutto

ignoranti, tutti quanti poi, seguitando a frequentare la mia compagnia, ne ricavano, purch il dio

glielo permetta, straordinario profitto: come essi stessi e gli altri ritengono. Ed chiaro che da me

non hanno imparato nulla, bens proprio e solo da se stessi molte cose e belle hanno trovato e

generato.2

In queste parole, dalle quali scaturisce anche il concetto della verit come conquista personale e

della filosofia come avventura della mente di ciascuno, si evince non solo la sua umilt ma anche

uno dei principi fondamentali della pedagogia : la vera educazione sempre autoeducazione, infatti

per Socrate il significato profondo del proprio essere uomo conoscere se stesso. Socrate inoltre

dice che i valori veri non sono legati a cose esterne come la ricchezza, la fama, la potenza, ma quelli

pi importanti sono quelli legati allanima e sono i valori della conoscenza.

Luomo virtuoso felice perch il non-virtuoso, che non ragiona, si abbandona agli istinti, alle

passioni che con il tempo lo rendono infelice. La virt, cio larte di saper vivere, dato che

luomo un essere sociale, cio che sempre con altri uomini, diventa larte di saper vivere con

gli altri. La virt diventa quindi politicit. Chi fa il male lo fa solo perch non sa quale il vero

bene. Infatti ogni persona agisce pensando a ci che per lui bene. Quindi il male figlio

dellignoranza.

2.Protagora. La verit utile: un insulto per la coerenza

Il relativismo morale dei sofisti poteva condurre alla tesi dellequivalenza ideale delle opinioni, cio

alla dottrina secondo cui, in teoria, tutto vero. Protagora si interrogato a lungo sul principio di

scelta di tutte le verit ed ha affermato che lunico criterio di scelta al quale luomo pu attenersi

il principio debole dellutilit privata e pubblica delle credenze. In tal modo, alla concezione

oggettivistica e universale della verit, secondo cui il vero qualcosa di gi dato e scoperto una

volta per sempre, che si impone a tutti allo stesso modo, Protagora sostituisce una concezione

umanistica, secondo cui la verit lumanamente verificato come giovevole, ossia ci che si

dimostrato storicamente e socialmente utile allindividuo. Inoltre, nella teoria protagorea si pu

scorgere anche un lungimirante invito a mettersi daccordo almeno su ci che, al di l delle varie

credenze o convinzioni ideali, pu e deve unire gli individui e i popoli: la pubblica utilit. Quindi

luomo protagoreo, al contrario di Socrate, pronto a macchiare la propria coerenza scegliendo una

verit che si adatta al contesto in cui vive al fine della propria sopravvivenza nella societ.

http://it.wikipedia.org/wiki/Satiro

Assaggi di Filosofia

21

3.Platone. Luomo giusto non ha bisogno di leggi

Platone era rimasto deluso dalla democrazia ateniese, colpevole di aver condannato a morte il suo

cittadino pi giusto, Socrate.Proprio per questo, lispirazione fondamentale della filosofia platonica

di natura politica e mira a realizzare il miglior governo, lo Stato ideale, in cui luomo giusto possa

essere considerato per ci che merita. Tuttavia Socrate, per un tragico paradosso, luomo giusto

che stato vittima della legge. Questa vicenda fa sorgere la domanda: non sarebbe stato meglio,

allora, che Socrate - condannato sulla base di false accuse - si sottraesse alla pena capitale nel

rispetto della vera giustizia? A questo punto Platone sembra quasi disposto a giustificare il fatto che

non si obbedisca ad uno Stato che, come la democrazia ateniese, manda a morte il suo cittadino

migliore. Ci perch il buon cittadino non colui che si sottomette supinamente alla legge positiva

ma chi osserva innanzitutto la legge giusta, quella dettata dalla visione del Bene: le leggi non sono

state fatte da una divinit, non sono insindacabili, bens sono state fatte dagli uomini che per natura

non sono perfetti e possono essere influenzati dai fattori che li circondano.

Platone, dunque, considera intollerabile che la legge positiva si mostri tanto distante dalla vera

giustizia. Di fronte a questo stesso problema, Socrate aveva insegnato che il compito degli uomini

quello di rispettare sia la legge positiva sia la legge morale. Quando accade che il cittadino debba

contestare,o disapplicare, una legge emanata dallo Stato perch il suo demone gliene riveli

lingiustizia, egli deve farlo accettando di pagare la pena che il suo atto comporta. In tal modo

rispetter la legge morale senza violare la legge positiva, la quale pur con le sue imperfezioni

necessaria perch la citt non precipiti nella barbarie.

Vada come sta a cuore al dio. Alla legge si obbedisce. Difendersi si deve.3

Ma Platone va oltre questo insegnamento. Per lui si tratta di impedire la possibilit stessa che una

legge condanni un uomo come Socrate e, quindi, occorre trovare il modo di far coincidere la legge

morale con la legge positiva. Ci possibile se si affida il compito di governare a uomini che siano

del tutto integri ed onesti: essi sono i filosofi, custodi perfetti , che posseggono il senso dello

Stato e lidea del bene comune. Sono loro gli uomini giusti che non hanno bisogno delle leggi per

agire bene e, proprio per questo, sono i pi idonei a creare le leggi giuste in grado di salvare la citt

dagli abusi e dagli appetiti dei pi forti. La citt ideale di Platone quindi necessariamente

aristocratica, in quanto governata da coloro che risultano essere i migliori nello svolgere tale

compito. Ma anche ideocratica perch in essa ognuno svolge le mansioni in cui competente. I

custodi perfetti devono infatti governare la citt in quanto solo essi hanno appreso come non

lasciarsi trascinare dai piaceri e sanno come attuare la giustizia; gli altri cittadini dovranno svolgere

le attivit per cui sono stati preparati.Si dice spesso che la repubblica platonica sia unutopia, e

anche la sua massima (luomo giusto non ha bisogno di leggi) non ha trovato molti consensi, n

nella societ greca del IV secolo avanti Cristo e ancor meno al giorno doggi. Platone troppo

pessimista: egli vede la legge come qualcosa di necessario per punire coloro e sono la

maggioranza - che non sanno comportarsi da cittadini onesti, perch non hanno lidea della

giustizia. Ma anche troppo ottimista, perch crede che esistano uomini infallibilmente giusti, che

conoscono il Bene. Oggi ci sembra pi ragionevole affidare la formazione delle leggi allintera

collettivit, perch accaduto spesso che ci che veniva considerato giusto da pochi illuminati

sfociasse, con le migliori intenzioni, in un danno per lintera comunit. Per questo il cittadino

esemplare ci sembra Socrate che mette il suo senso di giustizia e la sua coscienza morale al servizio

delle leggi della citt - perch possano essere discusse e anche perfezionate - e non pretende, come

il suo grande discepolo, di essere il depositario della verit e la fonte della legge.

4.Luomo pi giusto mandato a morte

Assaggi di Filosofia

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Nel suo ultimo intervento, dopo il verdetto, Socrate fa notare le conseguenze del responso ai

giudici a lui avversi: egli, gi molto avanti negli anni, sarebbe morto da s entro poco tempo. Con la

condanna a morte, gli ateniesi avrebbero avuto fama di aver ucciso Socrate, uomo sapiente, anche

se tale non si considerava. Socrate sa che sarebbe stato considerato un martire dai suoi amici, e che

molti ne avrebbero seguito le orme: se prima era uno, a punzecchiare i potenti di Atene, in seguito

si sarebbero moltiplicati; il solo modo che i potenti avrebbero potuto avere di contrastare questi

"tafani, sarebbe stato adoperarsi a conseguire la virt, come ha fatto Socrate: egli non solo non ha

implorato piet, ma non ha neppure usato belle parole, falsi argomenti e citazioni proprie

dei sofisti per ingannare i giudici: egli si rimesso al loro giudizio per quel che . Ai giudici che

votarono in suo favore egli rivolse ancora qualche parola. N quando usc di casa per recarsi al

tribunale, n durante tutta la sua difesa, il daimon gli imped di parlare, come era suo solito quando

Socrate errava: egli stava agendo nel giusto, pertanto il destino gli avrebbe offerto dei beni: ma

quali beni pu portare una condanna a morte? In questo caso, la morte sarebbe stata un piacevole

sonno, profondo e senza sogni o un ritrovarsi nell'Ade con i pi grandi eroi dell'antichit; Socrate

non si smentisce, pensando al piacere che avrebbe provato in questo caso a esaminarli uno per uno,

per scoprire chi fosse sapiente e chi non lo fosse.

Cerchiamo anche per altra via di vedere come c molto da sperare che la morte sia un bene.

Morire infatti una delle due cose: o un precipitare nel nulla, per cui il morto non ha pi

sentimento di alcuna cosa; o , secondo che si dice, un transito e una trasmigrazione dellanima da

questo luogo ad un altro. Quanto ame,se tali cose sono vere, preferirei morire mille volte. Oh!

Qualemeravigliosa conversazione sarebbe la mia quando mi imbattessi in Palamede e Aiace il

telamonio e in qualche altro dei tempi antichi morto per ingiusto giudizio! Raffronterei la mia sorte

alla loro; e ci penso sarebbe per me motivo di dolcezza. E soprattutto amerei trascorrere il tempo

ad esaminare ed interrogare quelli di l, come sono solito esaminare questi di qua, per scoprire chi

di loro sapiente e chi invece crede di esserlo e non lo affatto. Quanto, infatti, non pagherebbe

ciascuno di voi, o giudici, per interrogare colui che guid lesercito contro Troia, o Ulisse, o Sisifo,

o tanti altri uomini e donneche potrei nominare? Quale inesprimibile beatitudine sarebbe parlare

con loro, vivere in loro compagnia, esaminarli!Non avverrebbe di certo, a causa di codesto esame,

che quelli di l mi uccidessero, poich oltre ad essere per molteragioni pi felici di noi, sono ormai

immortaliper tutto il restante tempo, se vero ci che si dice.4

Con queste sue ultime parole, Socrate ricorda ai giudici che ad un uomo giusto non possibile che

accadano dei mali, e li esorta ad interrogare i propri figli come avrebbe fatto lui, per avvicinarli alla

virt: Quel che a me avvenuto ora non stato cos per caso, poich vedo che il morire e lessere

liberato dalle angustie del mondoera per me il meglio. Per questo non mi ha contrariato

lavvertimento divino ed io non sono affatto in collera con quelli che mi hanno votato contro e con i

miei accusatori,sebbene costoro non mi avessero votato contro con questa intenzione, ma credendo

invece di farmi del male. E in questo essi sono da biasimare. Tuttavia io li prego ancora di questo:

quando i miei figlioli saranno grandi, castigateli, o Ateniesi, tormentateli come io ho tormentato

voi se vi sembrano di avere pi cura del denaro o daltro piuttosto che della virt; e se mostrano di

essere qualche cosa senza valere nulla, svergognateli come ho fatto io con voi per ci che non

curano quello che conviene curare e credono di valere quando non valgono nulla. Se farete ci,

avremo avuto da voi ci che era giusto avere, io e i miei figli. Ma vedo che tempo ormai di andar

via, io a morire, voi a vivere. Chi di noi avr sorte migliore, occulto a ognuno, tranne che a

Dio.5

La lealt di Socrate verso la citt e le sue leggi affonda le proprie radici nel pensiero del filosofo

che, analogamente a Protagora, ritiene che luomo sia tale solo in quanto rapportato alla societ,

ossia che luomo emerga dallanimalit primitiva e si auto costituisca come essere umano solo in un

contesto comunitario retto da leggi. Da questo punto di vista, dire che luomo societ equivale a

dire che luomo uomo in quanto legge, o meglio in quanto figlio delle leggi. Pertanto, chi

rifiuta le leggi del proprio Stato o della propria civilt cessa di essere uomo. Le leggi si possono

http://it.wikipedia.org/wiki/Sofistihttp://it.wikipedia.org/wiki/Ade_(regno)

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cambiare e migliorare, ma non violare, perch altrimenti verrebbe meno la stessa vita in societ.

Questa tesi fondamentale di Socrate, che far dire a Platone che il suo maestro, pur non essendo un

politico, era stato lunico vero politico di Atene, ci permette di capire perch egli abbia scelto la

condanna al posto della fuga, preferendo morire rimanendo fedele alle leggi, anzich vivere

violandole. La morte di Socrate, al di l del caso personale di questo filosofo e del significato ideale

che egli le diede, manifesta anche il tragico soccombere intellettuale nei confronti del potere

organizzato delle forze politiche. Per questo motivo Socrate apparso come il primo martire del

pensiero occidentale e dellesigenza di una ricerca libera da condizionamenti: il suo nome,

attraverso i tempi, ha assunto il valore di un esplicito atto di condanna verso le prepotenze dei

politici, di coerenza, di lealt e di giustizia.

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I SOFISTI di Valeria Speranza

Nel V secolo a.C. si assiste ad eventi storici epocali,la Grecia trionfa sulla Persia, la lotta fratricida

tra Atene e Sparta che sfocia nella guerra del Peloponneso e che coinvolge gran parte delle citt

greche e determina la loro generale decadenza1. In pochi decenni,la tradizione si corrompe, lo Stato

perde il prestigio e la potenza, e forze disgreganti prendono il sopravvento portando alla

disgregazione e al pi esasperato individualismo edonistico.

La democrazia, faro di Atene e altre citt, si tramuta in pura demagogia e lotta di fazione.

Contemporaneamente la vita privata si concedea lusso e gusti prima sconosciuti o tenuti lontani,

portando a immoralit, sfrenatezze e lussuria.

Un clima sociale mutato nel quale si diffonde unaccesa necessit di istruzione. Le nuove classi

sociali emergenti della media e dell'alta borghesia desiderano affiancare, al potere del danaro, il

prestigio della cultura, indispensabile ed imprescindibile per imporsi nelle pubbliche assemblee e

nei tribunali, ai quali sempre pi spesso si ricorre per risolvere le infinite questioni legali che

animano le assemblee.Si sviluppano e sorgono allo stesso tempo, innumerevoli attivit professionali

di tipo specialistico, dalla medicina alle varie arti, dalla tattica militare alla ginnastica,

dall'urbanistica alla matematica, e cos via.

Il termine sofista2,che originariamente significa genericamente sapiente, ora designa una precisae

definita categoria di intellettuali e risponde palesemente alle nuove e concrete esigenze sociali. Si

pu a ragione dire che con i sofisti nasce la scuola, nel senso moderno del termine. Alle antiche

consorterie aristocratiche riservate a pochi eletti, quali erano le scuole dei maestri presocratici, si

sostituisce l'istruzione generalizzata, dietro pagamento. Furono proprio i sofisti i primi a chiedere,

in cambio dell'insegnamento, compensi in denaro, anche molto alti, e ci determin grande

scandalo e ricorrenti accuse di avidit e di immoralit3. Molti di loro accumularono considerevoli

fortune, fatto che dimostra l'utilit pratica della loro funzione. Quasi ovunque furono ostacolati e

criticati dalle pubbliche autorit , tratto distintivo dei sofisti era la mentalit cosmopolita,

viaggiavano e si trasferivano di continuo da una citt all'altra cercando pubblico e clienti,

naturalmente questo era anche un modo per sfuggire alle accuse di immoralit, non appena la

situazione diventava insostenibile, ripartivano e cercavano ospitalit altrove.

I sofisti diedero vita a una vera e propria moda, entusiasmando ed accedendo soprattutto i

giovani.

Furono essi i creatori, i forgiatori del concetto di cultura. Il Greco aristocratico non distingue il

sapere, l'istruzione, dalla formazione morale e fisica complessiva; la virt laret di un uomo un

sinolo, un complesso unitario che comprende ovviamente anche la saggezza (sophia) e la facondia

(l'esser capace di buone parole e di buone azioni come ideale omerico dell'uomo perfetto), ma

non come acquisizioni specialistiche, nel senso, ad esempio, in cui noi oggi diciamo che un uomo

fornito di buona cultura.Leducazione ovvero la paideia4antica consegnata unicamente alla

religione, al mito e alla poesia incarnata soprattutto dai poemi di Omero e viene trasmessa di padre

in figlio di generazione in generazione.

1La guerra del Peloponneso ,Garzanti Grandi Libri, Tucidide . 2 Mauro Bonazzi, I sofisti, Roma: Carocci, 2007

3 Erano detti anche mercenari del sapere e poich si facevano pagare per i loro insegnamenti, furono criticati

aspramente dai loro contemporanei (prima da Socrate, poi da Platone e da Aristotele) e vennero definiti offensivamente

prostituti della cultura. Da qui emerge una figura storica negativa. 4 I sofisti introducono il concetto di paideia, che assume il significato di pedagogia (che si occupa delleducazione e

della formazione degli individui). Nella sofistica il concetto di educazione si pone come un concetto vicino alla societ,

alla vita pubblica e politica, vicina alla polis, poich i greci venivano educati per avere tutte le abilit di un personaggio

politico e importante.

Assaggi di Filosofia

25

Gi le scuole presocratiche introdussero in questo campo una notevole rivoluzione, poich il mito e

la poesia erano affiancati da una pi personale e razionale ricerca di sapienza; ma furono i sofisti a

rivoluzionare il costume aristocratico antico e a fare del sapere una qualit tecnica e

specialistica.

I sofisti partivano dal principio che laret5 insegnabile e che chiunque pu raggiungerla, con

limpegno e naturalmente con il denaro. Questa asserzione non poteva che suonare scandalosa ad

una societ di tradizione aristocratica abituata a considerare l'aret di un uomo come un fatto di

nascita e di sangue e un tratto di carattere e di costume, pi che un'abilit pratica particolare, visto

che ogni abilit pratica o professionale appariva anzi qualcosa di plebeo e di non degno di un

autentico aristocratico. Ci che principalmente insegnavano i sofisti era l'arte della parola e dei

discorsi (logoi) e cio l'arte retorica6.

Il saper parlare, saper convincere, entusiasmare, infuocare, commuovere, erano tutte virt essenziali

per dominare le assemblee popolari, determinare le votazioni, ottenere incarichi pubblici. La

retorica veniva quindi a coincidere con la scienza politica del tempo e la sua utilit pratica era

dunque grandissima: retorica e potere si fusero. I sofisti erano dei tecnici dell'arte del discorso e

della confutazione (utile anche nei tribunali) e insegnavano con quali artifici si potesse dimostrare

la veridicit di qualsivoglia tesi, anche la pi paradossale, oppure insegnavano a sostenere con

apparentemente buoni argomenti sia la tesi che l'antitesi riguardo a una stessa questione (eristica).

Per alcuni sofisti erano anche competenti in discipline particolari come la grammatica, la

linguistica, l'etimologia, la sinonimica, la critica letteraria. Alcuni si interessarono anche di

questioni naturali e scientifiche, come gi i presocratici, ma il loro prevalente interesse andava

all'aretsociale, piuttosto che all'altheia per questo si sostiene che essi determinarono una

rivoluzione antropologica nella cultura, rivolgendosi all'uomo, al soggetto, piuttosto che alla

natura, all'oggetto. La sofistica scadeva spesso a causa di maestri mediocri, in puro illusionismo

verbale, in pretesa assurda di essere in tutto sapienti poich su tutto sapevano parlare e improvvisare

discorsi. Cavillatori e disonesti, molti sofisti si preoccuparono di raggiungere una fama a buon

mercato e a farsi ricchi senza scrupolo approfittando anche dellingenuit dei loro clienti e uditori.

5 Nicola Abbagnano, Giovanni Fornero, Protagonisti e testi della filosofia, Volume A, Tomo 1, Paravia Bruno

Mondadori, Torino 1999 6A. Plebe, Breve storia della retorica antica, Bari: Laterza, 1988

http://it.wikipedia.org/wiki/Armando_Plebe

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Ma io sarei orientato su tuttaltro, sinceramente io credo mi indirizzer per matematica.

Potrebbe sembrare fuori luogo, ma sento che la mia strada, che poi detto tra noi anche io ho

sempre avuto un dubbio sul tema dellinfinito voi non vi siete mai chiesti tutto questo?

Linfinito,una sfida per il pensiero

Di Lorenza Pesacane

Introduzione

Oggi il termine infinito investe unaccezione

positiva, tanto da essere spesso collegata al

concetto di Dio o alle sue propriet.

Il concetto di finito, invece, associato

istintivamente a ci che, essendo limitato, risulta

manchevole o difettoso. Nella cultura greca delle

origini, al contrario, era linfinito a presentare una

connotazione negativa. Si riteneva infatti

conoscibile solo ci che era finito e determinato e

di conseguenza impensabile un infinito attuale,

cio concreto e visibile. Tale rifiuto ad ammettere

linfinito attuale nella matematica greca e pi

generalmente un diffuso disinteresse delle civilt

antiche per linfinito detto horror infiniti.

Questo concetto compare in Occidente per la

prima volta con Anassimandro, che chiama t

peiron 1

il principio metafisico, intendendo con

ci esprimere la sua duplice infinit, perch il

principio non limitato da nessun termine di

spazio n di tempo, e perch esso, come arch,

non possiede nessuna determinazione finita, non

potendo esaurirsi in nessun oggetto particolare, ma

dovendo fungere da matrice di tutti.

Pitagora forse il primo filosofo-matematico che realmente ha a che fare col concetto di infinito. La

matematica pitagorica basata sul concetto di discontinuit, in quanto essa si fonda

esclusivamente sui numeri interi e non irrazionali e dunque laccrescimento di una grandezza

procede per salti discontinui,essendo impossibile aggiungere qualcosa che sia minore dellunit.

In questa visione del mondo tutti gli oggetti erano costituiti da un numero finito di monadi,

particelle minuscole simili agli atomi.

Due grandezze, dunque, potevano essere espresse con un numero intero ed erano tra loro

commensurabili, ammetteva