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Italia: con Campolibero approvati interventi per il settore agricolo
Pac: iniziamo a capire la riforma
Aprozoo: perché un’azienda dovrebbe associarsi?
Carne, consumi mondiali in crescita Le previsioni positive e i cambiamenti in atto nei paesi esportatori aprono scenari favorevoli che andranno sfruttati
io allevo n. 3 settembre 2014
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Approvato Campolibero, un intervento organico per il settore agricolo
Misure a favore dei giovani, deduzioni Irap, crediti di imposta e semplificazioni burocratiche per il rilancio dell’agricoltura. Martina: erano anni che non veniva approvato un pacchetto di azioni coordinato e così consistente per il settore
Con il decreto legge “Competitività”, approvato nelle scorse settimane dal Parlamento, è passato anche il piano di interventi in agricoltura del Mipaaf denominato “Campolibero” e fortemente voluto dal ministro Maurizio Martina. È un piano molto articolato, ma che descrive un intervento organico per il settore.
Molte misure a favore dei giovani, come i mutui a tasso zero, la detrazione al 19% per affitto dei terreni a under 35 e lo sgravio di 1/3 della retribuzione lorda per assunzioni più stabili.
Introdotte anche le deduzioni Irap, che possono arrivare fino a 10.500 euro per lavoro a giovani e donne nelle Regioni al Sud. Spazio anche alla semplificazione con la creazione del registro unico
dei controlli, l'estensione dell'uso della diffida prima delle sanzioni amministrative e la dematerializzazione dei registri.
Per le imprese, anche della pesca e dell'acquacoltura, tre crediti d'imposta: due al 40% per investimenti fino a 400mila euro per innovazione e per reti d'impresa e uno al 40% fino a 50mila euro per e-commerce.
Il Ministro Martina ha sottolineato che "Campolibero rappresenta una svolta per l'agricoltura, perché erano anni che non veniva approvato un pacchetto di azioni coordinato e così consistente per il settore. È stata fondamentale la collaborazione tra Governo e Parlamento, che si è tradotta rapidamente in atti concreti a sostegno di un settore strategico. Abbiamo mandato - ha aggiunto Martina - un
segnale politico positivo, dando vita a una buona pratica. Abbiamo tenuto uniti due concetti fondamentali: fare quello che serve all'agricoltura e farlo nel più breve tempo possibile.
Questa è la conferma che l'agroalimentare è tra i grandi temi e le priorità di questo Paese".
Il ministro Maurizio Martina
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Direttore responsabile Stefano Boccoli @newsagricoltura
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Aprozoo Società Agricola Cooperativa A R.L
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rne Un futuro in crescita per i consumi
mondiali di carne bovina
Le previsioni positive dal lato della domanda e i cambiamenti in atto nei paesi esportatori aprono scenari favorevoli che andranno sfruttati
A livello mondiale le prospettive della carne bovina sono positive. Addirittura vi sono stime che, nel mondo ed entro il 2050, indicano un raddoppio dei consumi di carne genericamente intesa; il che coinvolgerà, seppur con una dinamica inferiore, anche la carne bovina. È quanto è emerso a Agri benchmark Beef, la riunione annuale dedicata alla carne che quest’anno si è svolta in Italia, del network internazionale di economisti, specialisti e produttori in campo agricolo. Dunque consumi di carne previsti in forte aumento nei prossimi decenni. Una opportunità di grande interesse, perché un elemento appare subito chiaro: solo le filiere produttive più pronte e competitive, potranno beneficiare nei prossimi anni di questa occasione favorevole. Ma, da questo punto di vista, come sono messi i diversi paesi competitors a livello mondiale? Da sempre vige la contrapposizione tra sistemi produttivi nazionali impostati sull’allevamento intensivo, come si trovano in Italia e, al contrario, sistemi di produzione estensivi basati su larga diffusione del pascolo. Ma è una distinzione che inizia a scricchiolare. Nel corso dei lavori di Agri benchmark Beef, è infatti emersa una tendenza che potrà avere un influsso sul prossimo futuro. Nei paesi grandi produttori ed esportatori di carne bovina del Sud America, Brasile e Argentina tra i primi, la
domanda di superfici per la coltivazione dei grandi seminativi, soprattutto cereali e soia, sta condizionando il costo dei terreni. In pratica la coltivazione sta diventando un concorrente del pascolo, con innalzamento dei prezzi di affitto e acquisto all’ettaro del terreno disponibile. Un fattore di grande rilievo per la produzione bovina estensiva di questi paesi, che non potrà non impattare sui costi di produzione locali. Si va dunque, pur non immediatamente, verso un rimescolamento dei fattori economici a livello mondiale; il che potrebbe aprire una prospettiva nuova alle produzioni intensive e di qualità di alcuni paesi europei, Italia in primis. Anche di questo, e del nostro Paese in particolare, si è parlato all’Agri benchmark Beef, considerando che certamente la nostra filiera della carne bovina necessita di azioni tese a sensibili incrementi di produttività e
competitività. Ma altrettanto certamente il fattore chiave sul quale deve puntare l’Italia è la qualità e la valorizzazione dell’origine della nostra carne. Per favorire l’export, ma anche per sostenere i consumi interni. Per questo è stato valutato positivamente il recente “Piano carne” del governo che, tra le altre cose, punta sull’implementazione di un “Sistema di qualità nazionale” (Sqn) quale strumento base di comunicazione e promozione verso il consumatore finale.
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Grana Padano: gravi danni dall’embargo in Russia
"È una sanzione per noi assai pesante. Stiamo investendo da anni in Russia con eccellenti risultati in termini di consumi e corriamo il rischio di vedere svanire in un attimo questi sforzi economici e organizzativi che stiamo sostenendo da parecchio tempo". Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano, il formaggio Dop più consumato del mondo con 4 milioni e 500 mila firme all'anno, interviene così sulle notizie dell'embargo annunciato dalla Russia. "Quello oltretutto che stupisce - aggiunge Berni - è il fatto di come l’embargo colpisca i prodotti alimentari e non altri segmenti quale ad esempio quello delle automobili. È chiaro che questo provvedimento
penalizza in modo rilevante l’Italia, assieme alla Francia. Forse è un tentativo di colpire gli anelli più deboli del sistema UE? E sfumare iniziative a danno dei Paesi più forti come la Germania? È inammissibile - conclude il direttore del Consorzio Grana Padano - che ancora una volta l’Italia sia trattata da Cenerentola della UE". "Un danno gravissimo – prosegue il direttore del Consorzio. Negli ultimi dieci anni in Russia abbiamo investito oltre 2 milioni di euro per la promozione e, partendo da zero, siamo riusciti ad arrivare a esportare, nel 2013, 34 mila forme. In Russia non c’è ancora una cultura radicata sul consumo
di Grana Padano e ora si rischia di vedere vanificato tutto il nostro lavoro". "In Russia - ricorda Stefano Berni - nel 2013 abbiamo avuto un incremento dell'export del 23% e nei primi quattro mesi del 2014, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, stavamo facendo registrare un +14%". "Tutto ciò - conclude il direttore del Consorzio Grana Padano - senza dimenticare il danno arrecato ai nostri progetti, come quello comunitario triennale, riguardante anche la Russia, o iniziative specifiche, come, ad esempio, quella che prevedeva 10 mila assaggi di Grana Padano per un pubblico selezionato nella prima classe dei treni ad alta velocità sulla tratta da Mosca a San Pietroburgo".
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Un negozio a Cremona dove trovare prodotti del territorio
Le Fattorie del gusto: una linea diretta tra aziende e consumatori
C’è una realtà a Cremona attiva da tempo, molto dinamica ma ancora poco conosciuta. Il negozio Le Fattorie del gusto, nasce da un’idea di qualche anno per dare ai cremonesi un’opportunità in più per acquistare prodotti buoni, selezionati, dall’origine locale, creati presso alcune fra le migliori aziende agricole del territorio. Con questo spirito, nel dicembre 2008, nasceva in via Massarotti a Cremona Le Fattorie del gusto - Bontà cremonesi, farmer’s market fondato da un team di aziende agricole che condividevano il desiderio di stabilire una “linea diretta” con i cittadini-consumatori, offrendo carni, salumi, formaggi, pasta, sughi, confetture, vino e riso, prodotti nel territorio cremonese e nelle province vicine. Molti i prodotti proposti nel negozio, a partire dalla carne bovina offerta da Aprozoo, al miele dell’Apicoltura di Angela Pizzamiglio ai formaggi realizzati da Roberto Dilda mastro casaro di Ca’ de Alemanni, azienda biologica di Malagnino. E sempre in campo caseario,
c’è una novità: il consumatore delle Fattorie del gusto potrà trovare al negozio di via Massarotti i prodotti di Ca’ de Stefani. La storica cooperativa cremonese offrirà le sue eccellenze, a partire dalle due Dop Grana Padano e Provolone Valpadana, sino al burro. Prodotti peraltro molto
apprezzati da diverse scuole della provincia di Cremona, con le quali Aprozoo ha attivato convenzioni. A completare la gamma dei prodotti, i consumatori possono trovare i salumi dell’azienda agricola Brugnole di Trigolo e il riso dell’azienda Cascina Fornace di Fabrizio Rizzotti.
Al via l’ammasso privato di formaggi
Riparte l’ammasso privato per formaggi. Il Ministero delle Politiche agricole ha emanato un regolamento che concede aiuti per l'ammasso privato per un ammontare di 155.000 tonnellate di formaggi. L'importo dell'aiuto è fissato a 15,57 euro per tonnellata, per le spese fisse di stoccaggio, e a 0,40 euro per tonnellata al giorno, per le spese di magazzinaggio e di immobilizzazione del capitale. I formaggi oggetto di ammasso dovranno avere un'età minima compatibile con l'immissione al consumo del prodotto che, per i formaggi a pasta dura, non potrà essere inferiore ai 60 giorni. L’ammasso di formaggi fa parte degli interventi diretti sul mercato tesi a drenare offerta per sostenere i prezzi. Strumenti che ormai l’Unione europea vede sempre più come rete di sicurezza, non come mezzo di gestione dei mercati.
Aprozoo: consulenza sull’affitto di quote latte
In queste settimane si sta avvicinando la seconda parte della campagna produttiva lattiera 2014/2015. Come ogni anno, è la fase nella quale per diverse aziende inizia a profilarsi la necessità di procurarsi quote latte in affitto, per adeguare la produzione della stalla alla quota aziendale. Un’operazione delicata e non facile, per la quale Aprozoo si mette a disposizione dei soci, per facilitare l’incontro fra domanda e offerta di quote. Chi si trovasse in queste condizioni, non esiti a contattare gli uffici per verificare, anche attraverso una proiezione produttiva le diverse possibilità. Tel. 0372/561307 – [email protected]
Novità: in via Massarotti il consumatore potrà
trovare i prodotti di Ca’ de Stefani. La storica
cooperativa cremonese offrirà le sue eccellenze
a partire dal Grana Padano, al Provolone
Valpadana sino al burro.
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Pac
Iniziamo un percorso che ci porterà a esaminare i diversi aspetti della riforma della pac
La nuova pac punta a competitività e sostenibilità
Mantenuta l’impostazione in due pilastri: da un lato misure a sostegno e stabilizzazione dei redditi, dall’altro azioni di sviluppo rurale
La pac riformata è ormai una realtà con cui fare i conti. Dopo la lunga marcia negoziale a livello europeo, dopo l’emanazione dei regolamenti comunitari che ne normano le tante misure, dopo soprattutto l’uscita nel nostro Paese delle più importanti disposizioni applicative, è bene disporsi a comprenderne le novità che impatteranno sulle nostre aziende agricole. Iniziamo dunque un percorso che ci porterà, con i prossimi numeri di io allevo, dentro le diverse sfaccettature della riforma della pac; considerando che se molti elementi normativi sono ormai conosciuti, ed è perciò utile vederne una prima panoramica, altri aspetti applicativi più tecnici, sono ancora di là da venire. La nuova pac è in parte figlia delle riforme precedenti, nel senso che prosegue e approfondisce tendenze iniziate anni fa; ma per altri aspetti introduce novità rilevanti che scaturiscono da inediti orientamenti di politica agricola. Per conoscere la nuova pac è dunque necessario partire dai principi generali che l’hanno ispirata. È infatti difficile comprendere come mai da un lato si continui a puntare sugli aiuti diretti per sostenere economicamente l’azienda agricola e dall’altro si condizioni buona parte di questi aiuti al cosiddetto greening, se non si considera che la nuova pac
deve accordarsi ai principi di “Europa 2020”, il documento strategico che punta a rilanciare l'economia dell'Ue nel prossimo decennio basandosi su due principi cardine: competitività e sostenibilità. Ma, almeno di primo acchito, competitività e sostenibilità sembrano portare in direzioni opposte, ecco perché l’Ue, con la riforma appena varata, ha contemporaneamente confermato (e complicato) il sistema degli aiuti diretti all’ettaro ma ne ha vincolato una parte cospicua ad azioni per l’ambiente. Del resto, è anche necessario fare i conti con la crescente attenzione, da parte dei media e della opinione pubblica europei, sui costi della pac, che come noto assorbono molta parte del bilancio comunitario finanziato dai cittadini europei. Una pac che eroga aiuti all’agricoltura è necessario che venga ben spiegata ai cittadini, che la riterranno opportuna e congrua se si dimostrerà loro che l’agricoltura, oltre al cibo, fornisce alla collettività beni pubblici importanti, quali la tutela dell’ambiente e la preservazione delle risorse naturali. Se dunque l’agricoltura va a vantaggio di tutti, è giusto che venga sostenuta dalla collettività attraverso la pac. È per raggiungere questi obiettivi che la politica agricola si orienterà
sempre di più verso azioni che da un lato puntino alla limitazione dell’emissione dei gas serra, e dall’altro mirino alla tutela e conservazione del terreno, dell’acqua, dell’aria e della biodiversità, sempre più vista come risorsa naturale. La riforma mantiene l’impostazione in due pilastri. Il primo pilastro è teso a sostenere i redditi delle aziende agricole, ma anche e soprattutto a stabilizzarli, visti gli eventi di crisi di mercato degli ultimi anni in vari comparti (latte, per cominciare) che annunciano per il futuro prevedibile altri momenti di volatilità dei prezzi. Un primo pilastro basato ancora sulle misure di intervento diretto sul mercato (peraltro sempre più limitate) e sul sistema degli aiuti diretti. Al quale si aggiunge, come in passato, un secondo pilastro che allarga lo sguardo allo sviluppo rurale nel suo complesso, considerando diverse misure a favore della competitività delle aziende agricole (investimenti strutturali o in macchine e attrezzature, facilitazione all’insediamento dei giovani ecc) e attivando azioni miranti alla vitalità economica e sociale generale delle aree rurali, come contesto, non solo agricolo, nel quale operano le aziende dedite all’agricoltura.
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Perché un’azienda dovrebbe associarsi
ad Aprozoo?
È la domanda che ogni tanto
qualcuno ci pone: perché un’azienda
dovrebbe cambiare il proprio
riferimento relativamente a chi gli
ritira le vacche e i vitelli, e affidarsi
ad Aprozoo?
Si sa che quello della consegna di
vacche è un rapporto consolidato
negli anni, un rapporto che è basato
quasi esclusivamente sulla fiducia e
sui rapporti umani. Sempre più
raramente si trovano aziende che
commercializzano a “peso vivo”, e
sporadicamente ci si reca in azienda
per valutare il bestiame. Certo,
qualcuno lo fa, ma è un fatto che la
vendita delle vacche da macello o
l’eliminazione di quelle a fine
carriera viene fatta sempre più
spesso a “peso morto”.
Questo capita anche per il vitello
baliotto maschio: ogni azienda ha
un riferimento ben preciso, ed è lo
stesso riferimento che si preoccupa
di verificare, tramite la delega al
ritiro dei passaporti, se gli animali
sono idonei alla vendita. Anche in
questo caso, visto che si tratta di
margini minimi e spesso l’allevatore
vuole liberarsi del maschio più in
fretta possibile, ci si affida
all’intermediario che libera
l’azienda da questo “peso”,
limitando molto la trattativa che
diventa il verificare solo se, il
realizzo, corrisponde al momento
del mercato.
Quindi, ritornando alla domanda
iniziale, in questi anni Aprozoo è
riuscita a dare una risposta molto
convincente, con la consapevolezza
che i margini esigui non possono in
alcun modo spostare le scelte
imprenditoriali. Aprozoo a lavorato
a fondo in questi anni, arrivando a
consolidare alcuni punti fermi
qualificanti. Vediamoli.
Primo: i rapporti umani, sappiamo
benissimo che nella società di oggi
sembra che questo sia un discorso
oramai accantonato, ma noi lo
mettiamo al primo posto del nostro
impegno, quindi al di sopra di ogni
prezzo liquidato. Rispetto della
persona, dialogo e disponibilità.
Secondo: servizio totale a 360 gradi;
vacche da macello, vacche a fine
carriera, baliotto maschio, baliotti
incroci, vitelloni/scottone, urgenze,
M.S.U., ritiro carcasse, animali da
ristallo, commercializzazione
bestiame da vita, fatturazione,
pagamenti.
Terzo: utilizzo mezzi propri che
garantisce l’immediata disponibilità
presso l’azienda e quindi una
puntuale risposta alle esigenze a
costi contenuti.
Quarto: competenza nella
valutazione del bestiame. I tecnici
valutatori hanno esperienza
pluriennale nel mercato del
bestiame, sia nella valutazione peso
vivo che a resa.
Quinto: prospettive in costante
crescita, e negli anni sono stati
aggiunti nuovi servizi, nuovi soci
hanno aderito fino ad arrivare a 160
e non ci si ferma qui.
Sesto: sempre “on line” con un sito
Internet, Aprozoo diventa più
visibile e più facilmente
contattabile.
Settimo: sempre informati
attraverso l’edizione di io allevo, il
mensile che arriva gratuitamente
nelle aziende dei soci, per essere
informati sull’attualità economica e
politica in campo zootecnico locale,
nazionale ed europeo.
Ultimo, ma non ultimo: la gestione
oculata, attenta a ottimizzare spese e
investimenti e minimizzare i costi
mantenendo la qualità dei servizi,
unitamente alla natura cooperativa
dell’attività ha permesso e permette
di girare al socio tutto i benefici
economici conseguiti.