I nostri esercizi di stile

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori Pagina 1 di 44 PERCORSO DIDATTICO Il lavoro è incominciato a metà anno, in quinta elementare, con la principale motivazione di invogliare gli alunni a leggere di più e meglio. Ragionando con loro su cosa avevano letto, è emerso che i libri che avevo consigliato, e talvolta imprestato loro, erano per la maggior parte piaciuti. Molto meno interessanti venivano giudicati altri testi, che erano stati “passati” da amici e genitori, o presi in prestito in biblioteca scegliendo a caso, senza indicazioni. I ragazzi hanno riflettuto così sul fatto che io, probabilmente, consigliavo loro solo i libri che mi erano piaciuti. Mi chiesero allora come io operassi le mie scelte: risposi che molti testi che amavo e rileggevo volentieri mi erano stati presentati da un amico, esperto di teatro, ed in particolare di teatro-ragazzi, conduttore di molti corsi di formazione che avevo frequentato negli ultimi anni. Proprio in quel periodo stavo lavorando con lui, Gabriele Ferrari, di Torino e partecipavo al Corso di Aggiornamento “L’invenzione del testo teatrale”, da lui diretto e organizzato dall’Associazione “Peppino Sarina” di Tortona. Una lezione era stata impostata sulla lettura e rielaborazione del libro di Queneau “Esercizi di stile”. Fascino, passione, entusiasmo, sono stati contagiosi… Oggi Gabriele non cè più, e torno a rileggere questo lavoro con il pensiero rivolto a luispero che tu stia bene, con affetto e riconoscenza. °*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*° “Leggilo tu, maestra, che lo leggi meglio di noi…” La mia resistenza nasceva dal fatto che il testo non era adatto alla loro età, credevo… “E poi, se non capiamo, ce lo spieghi… Ci ragioniamo insieme…” E così è iniziata l’avventura… l’abbiamo letto insieme. E non vi stupirete di sapere che poi l’hanno letto e riletto da soli. Siamo partiti dallo scoprire che in fondo, dietro o sulle alette laterali, da qualche parte, insomma, si trovano sempre le spiegazioni e il riassunto del libro che stiamo per incominciare. Abbiamo deciso che valeva la pena di fidarsi di Eco, che aveva tradotto e commentato l’opera originale. Il fatto che l’Opera avesse il testo originale francese a fronte, non ha mancato di entusiasmare i più coraggiosi.

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Percorso didattico di Lingua Italiana. Da "Esercizi di stile" di Raymond Queneau, una proposta di scrittura creativa, invenzione di testi, elaborazione linguistica. Creatività e fantasia, lavoro cooperativo, adatto alle classi quinta scuola primaria e scuola secondaria inferiore.

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PERCORSO DIDATTICO

Il lavoro è incominciato a metà anno, in quinta elementare, con la principale motivazione di

invogliare gli alunni a leggere di più e meglio.

Ragionando con loro su cosa avevano letto, è emerso che i libri che avevo consigliato, e talvolta

imprestato loro, erano per la maggior parte piaciuti. Molto meno interessanti venivano giudicati altri

testi, che erano stati “passati” da amici e genitori, o presi in prestito in biblioteca scegliendo a caso,

senza indicazioni.

I ragazzi hanno riflettuto così sul fatto che io, probabilmente, consigliavo loro solo i libri che mi erano

piaciuti. Mi chiesero allora come io operassi le mie scelte: risposi che molti testi che amavo e rileggevo

volentieri mi erano stati presentati da un amico, esperto di teatro, ed in particolare di teatro-ragazzi,

conduttore di molti corsi di formazione che avevo frequentato negli ultimi anni.

Proprio in quel periodo stavo lavorando con lui, Gabriele Ferrari, di Torino e partecipavo al Corso di

Aggiornamento “L’invenzione del testo teatrale”, da lui diretto e organizzato dall’Associazione “Peppino

Sarina” di Tortona. Una lezione era stata impostata sulla lettura e rielaborazione del libro di Queneau

“Esercizi di stile”. Fascino, passione, entusiasmo, sono stati contagiosi… Oggi Gabriele non c’è più, e torno

a rileggere questo lavoro con il pensiero rivolto a lui… spero che tu stia bene, con affetto e riconoscenza.

°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°

“Leggilo tu, maestra, che lo leggi meglio di noi…”

La mia resistenza nasceva dal fatto che il testo non era adatto alla loro età, credevo…

“E poi, se non capiamo, ce lo spieghi… Ci ragioniamo insieme…”

E così è iniziata l’avventura… l’abbiamo letto insieme. E non vi stupirete di sapere che poi l’hanno letto e

riletto da soli.

Siamo partiti dallo scoprire che in fondo, dietro o sulle alette laterali, da qualche parte, insomma, si

trovano sempre le spiegazioni e il riassunto del libro che stiamo per incominciare. Abbiamo deciso

che valeva la pena di fidarsi di Eco, che aveva tradotto e commentato l’opera originale. Il fatto che

l’Opera avesse il testo originale francese a fronte, non ha mancato di entusiasmare i più coraggiosi.

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Abbiamo quindi discusso la presentazione di Eco.

Un episodio di vita quotidiana, di sconcertante banalità, e novantanove variazioni sul tema, in cui la storia

viene ridetta mettendo alla prova tutte le figure retoriche, i diversi generi letterari (dall'epico al drammatico,

dal racconto gotico alla lirica giapponese), giocando con sostituzioni lessicali, frantumando la sintassi,

permutando I'ordine delle lettere alfabetiche... Un effetto comico travolgente, che già si è prestato a

realizzazioni teatrali, ma al tempo stesso un esperimento sulle possibilità del linguaggio che può essere usato,

come già è avvenuto, per fini didattici. Questi gli esercizi di stile di Raymond Queneau, che per anni mi hanno

tentato come traduttore, perchè erano ritenuti intraducibili, legati come sono al «genio» specifico della lingua

francese. E infine la decisione: non si trattava di tradurre, almeno nel senso corrente del termine, ma di capire

le regole di gioco che Queneau si era poste, e quindi giocare la stessa partita con un'altra lingua.

Magari, come ho fatto, azzardando qualche mossa in più, dato che Queneau aveva aperto la strada e non

restava che continuare e andar oltre, nello stesso spirito.

A tranquillizzare il lettore (e per non sottrargli il gusto del testo originale) questa edizione si presenta come

traduzione con testo a fronte. Omaggio, umile e devoto, a un grande artificiere che ci insegna a muoverci nella

lingua come in una polveriera.

E per artificiere si intende Maestro dell'Artificio.

Umberto Eco

Ci ha convinto subito. Se le sue incertezze erano così reali da sembrare paragonabili alle nostre,

allora ci stava simpatico. Non pareva un Professore troppo rigido… Le minime notizie sulla vita

dell’Autore francese ci sono servite per inquadrare in ambito storico la nascita dell’Opera.

Raymond Queneau (Le Havre 1903 - Parigi 1976) ha iniziato la sua attività letteraria nel 1925, aderendo al

movimento surrealista, da cui si sarebbe distaccato cinque anni dopo. Proverbiale e il fervore della sua

multiforme attività creativa, che ha coperto la narrativa, la poesia, la saggistica, la pittura, il cinema.

Collaboratore delle edizioni Gallimard sin dal 1936, Queneau ha anche diretto l’ Encyclopedic de la Pleiade. Dei

suoi romanzi Einaudi ha tradotto Pierrot amico mio, ll pantano, Zazie nel metrò,I fiori blu (traduttore

d'eccezione fu Italo Calvino, primo e più convinto esegeta italiano di Queneau), Suburbio e fuga, Troppo buoni

con le donne, Icaro involato, La domenica della vita e Figli del limo. Non meno importanti i saggi raccolti nel

volume Segni, cifre e lettere, Piccola cosmogonia portatile e Una storia modello. Recentemente, sempre

presso Einaudi, è stato pubblicato il volume Romanzi nella Biblioteca della Pleiade.

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Ora era chiaro lo svolgimento del libro, che si dipanava con molte variazioni del primo testo, tutto sommato

semplice e realistico. Un fatto di per sé non eccezionale. Un breve racconto di vita quotidiana in una Parigi di

qualche anno fa.

Il brano “Notazioni” viene poi rielaborato in 99 modi diversi. Ne leggiamo alcuni, che ho preparato in

fotocopia (Oggetto didattico2 : Selezione dei brani scelti), e cerchiamo di valutare e definire le caratteristiche

dei vari testi, registrando sull’apposita scheda (Oggetto didattico1: scheda di rilevazione osservazioni

personali) le proprie “notazioni”. In un secondo tempo socializziamo ai compagni le valutazioni personali,

che, discusse col gruppo-classe conducono a condividere le osservazioni più interessanti, che sono scritte

sul quaderno (e che riporto qui, di seguito).

Ognuno ha libertà di espressione, si può commentare il brano esprimendo giudizi personali, ma la finalità è

di scoprire i segreti nascosti in ogni gioco, pensando che poi li avremmo potuti imitare.

La scelta dei brani non è stata rigorosamente cronologica, non ho seguito le pagine del libro, ma ho

saltellato qua e là secondo il mio gusto e divertimento, scegliendo i brani che io stessa avevo apprezzato di

più.

Esclamazioni

Perbacco! Mezzogiorno! Ora di prendere l'autobus! quanta gente! quanta gente! che ressa! roba da matti quei

tipi! e che crapa! e che collo! settantacinque centimetri! almeno! e il cordone! il cordone! mai visto così! il

cordone! bestiale! ciumbia! il cordone! intorno al cappello! Un cordone! roba da matti! da matti ti dico! e guarda

come baccaglia! si, il tipo cordonato! contro un vicino! cosa non gli dice! L'altro! gli avrebbe pestato i piedi! Qui

finisce a cazzotti! sicuro! ah, no! ah, si, si! forza! dai! mena! staccagli il naso! dai di sinistro! cacchio! ma no! si

sgonfia! ma guarda! con quel collo! con quel cordone!

Va a buttarsi su un posto vuoto! ma sicuro! che tipo! Ma no! giuro! no! non mi sbaglio! è proprio lui! laggiù! Alla

Cour de Rome! davanti alla Gare Saint-Lazare! che se ne va a spasso in lungo e in largo! con un altro tipo! e cosa

gli racconta l'altro! che dovrebbe aggiungere un bottone! ma si! un bottone al soprabito! Al suo soprabito!

Gli alunni suggeriscono ai compagni le loro osservazioni, che vengono scritte sul quaderno come schema ad

elenco puntato:

Notazioni

Sulla S, in un'ora di traffico. Un tipo di circa ventisei anni, cappello floscio con una cordicella al posto del

nastro, collo troppo lungo, come se glielo avessero tirato. La gente scende. Il tizio in questione si arrabbia con

un vicino. Gli rimprovera di spingerlo ogni volta che passa qualcuno. Tono lamentoso, con pretese di

cattiveria. Non appena vede un posto libero, vi si butta. Due ore più tardi lo incontro alla Cour de Rome,

davanti alla Gare Saint-Lazare. È con un amico che gli dice: «Dovresti far mettere un bottone in più al

soprabito». Gli fa vedere dove (alla sciancratura) e perché.

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Ha raccontato le stesse cose, in un modo diverso.

Il testo è meno descrittivo.

Ha usato un tono ricco di entusiasmo.

Il linguaggio è giovanile e divertente.

C’è una maggiore partecipazione.

L’uso così abbondante di esclamazioni rende l’idea di un discorso spontaneo, confidenziale, pieno di stupore.

La punteggiatura è molto diversa.

Non ci sono maiuscole dopo il punto esclamativo: come mai?

Telegrafico BUS COMPLETO STOP TIZIO LUNGOCOLLO CAPPELLO TRECCIA APOSTROFA SCONOSCIUTO SENZA VALIDO PRETESTO STOP PROBLEMA CONCERNE ALLUCI TOC-CATI TACCO PRESUMIBILMENTE AZIONE VOLONTARIA STOP TIZIO ABBANDONA DIVERBIO PER POSTO LIBE-RO STOP ORE DUE STAZIONE SAINTLAZARE TIZIO ASCOLTA CONSIGLI MODA INTERLOCUTORE STOP SPO-STARE BOTTONE SEGUE LETTERA STOP.

Usa un linguaggio essenziale, tipico del telegramma (si tolgono articoli e preposizioni, non si usa punteggiatura, vengono scelte parole fortemente significative)

E’ scritto in stampatello, invece che in corsivo

Il testo è meno descrittivo

Vengono usati alcuni vocaboli difficili, inconsueti, “da grandi” (e andiamo a chiarire cosa vogliono dire)

Onomatopee

A boarrrdo di un auto (bit bit, pot pot!) bus, bus-sante, sussultante e sgangherato della linea S, tra strusci e

strisci, brusii, borbottii, borrrborigmi e pissi pissi bao bao, era quasi mezzodin-dong-ding-dong, ed ecco-co,

cocoricò un galletto col palto (un Apollo col cappello a palla di pollo) che frrr! piroetta come un vvortice vverso

un tizio e rauco ringhia abbaiando e sputacchiando «grr grr, arf arf, harffinito di farmi ping pong?!»

Poi guizza e sguazza (plaffete) su di un sedile e sooossspiiira rilasssato.

Al rintocco e allo scampanar della sera, ecco-co cocoricò il galletto che (bang!) s'imbatte in un tale balbettante

che farfuglia del botton del paletò. Toh! Brrrr, che brrrividi!!!

Usa i suoni onomatopeici, tipici del fumetto, che riproducono il probabile rumore avvertito nelle diverse situazioni.

Ci sono meno informazioni, perché si gioca sui rumori, che rendono il testo molto divertente.

La lettura di questo brano deve essere espressiva e sonorizzata, bisogna mettere in risalto accenti, rombi, ronzii, e variare il ritmo, per esprimere con la voce l’intensità del movimento.

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Precisazioni

Alle 12,17 in un autobus della linea S lungo 10 metri, largo 3, alto 3,5, a 3600 metri dal suo capolinea, carico

di 48 persone, un individuo umano di sesso maschile, 27 anni, 3 mesi e 8 giorni, alto m 1,62 e pesante 65

chilogrammi, con un cappello (in capo) alto 17 centimetri, la calotta circondata da un nastro di 35 centimetri,

interpella un uomo di 48 anni meno tre giorni, altezza 1,68, peso 77 chilogrammi, a mezzo parole 14 la cui

enunciazione dura 5 secondi, facenti allusione a spostamenti involontari di quest'ultimo su di un arco di

millimetri 15-20. Quindi il parlante si reca a sedere metri 2,10 più in là.

Centodiciotto minuti più tardi lo stesso parlante si trovava a 10 metri dalla Gare Saint-Lazare, entrata

Banlieue, e passeggiava in lungo e in largo su di un tragitto di metri 30 con un amico di 28 anni, alto 1,70, 57

chilogrammi, che gli consigliava in 15 parole di spostare di centimetri 5 nella direzione dello zenith un bottone

d'osso di centimetri 3,5 di diametro.

Le precisazioni sono esagerate, attente, quasi ossessionanti.

Si mettono in evidenza particolari assolutamente inutili.

E’ un testo oggettivo, assolutamente preciso, non si possono contraddire le informazioni date.

Questo linguaggio sarebbe assurdo, ridicolo, se fosse utilizzato nel dialogo quotidiano.

Metaforicamente

Nel cuore del giorno, gettato in un mucchio di sardine passeggere d'un coleottero dalla grossa corazza

biancastra, un pollastro dal gran collo spiumato, di colpo arringo la più placida di quelle, e il suo linguaggio si

librò nell'aria, umido di protesta. Poi, attirato da un vuoto, il volatile vi si precipitò. In un triste deserto urbano

lo rividi il giorno stesso, che si faceva smoccicar l'arroganza da un qualunque bottone.

Vengono utilizzate le metafore, espressioni che nascondono un significato diverso da quello letterale espresso; un vocabolo, o un’intera frase descrivono qualcosa che fa pensare a un oggetto o un’azione diversa, ma collegata con un filo logico o simbolico

Il testo è più difficile da capire: bisogna interpretare il messaggio sottinteso, come in un linguaggio “segreto”

Retrogrado

Dovresti aggiungere un bottone al soprabito, gli disse l'amico. L'incontrai in mezzo alla Cour de Rome, dopo

averlo lasciato mentre si precipitava avidamente su di un posto a sedere. Aveva appena finito di protestare per

la spinta di un altro viaggiatore che, secondo lui, lo urtava ogni qualvolta scendeva qualcuno. Questo

scarnificato giovanotto era latore di un cappello ridicolo. Avveniva sulla piattaforma di un S sovraffollato, di

mezzogiorno.

Il testo è scritto “al contrario” : parte dall’ultima informazione e finisce con la prima.

Pur usando questo strano stile, dà le stesse informazioni del testo originale.

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Controverità

Mezzanotte. Piove. Gli autobus passano pressoché vuoti. Sul cofano di un A, dalle parti della Bastiglia, un

vecchio con la testa incassata tra le spalle, senza cappello, ringrazia una signora seduta molto distante, perché

gli carezza la mano. Poi va a mettersi in piedi sulle ginocchia di un signore che stava occupando il proprio

posto.

Due ore prima, dietro alla Gare de Lyon, lo stesso vecchio si tappava le orecchie per non ascoltare un

vagabondo che si rifiutava di dirgli che avrebbe dovuto abbassare di un posto il bottone inferiore delle sue

mutande.

Non dice la verità, ma esprime appositamente concetti opposti.

Alcune frasi diventano “impossibili” e ridicole.

Omoteleuti

Non c'era venticello e sopra un autobello che andava a vol d'uccello incontro un giovincello dal volto

furboncello con acne e pedicello ed un cappello, tutto avviluppatello da un buffo funicello. Un altro

cialtroncello gli dà uno spintoncello ed uno schiacciatello sull'occhio pernicello e quello - furiosello - gli grida

«moscardello!»; quindi iracondello gli fa uno spalloncello, gli mostra il culatello, e va a seder bel bello su un

sedello.

Passato un tempicello, proprio allo stazioncello del santo Lazariello, in lui m'imbattoncello che riceve un

appello affinché un bottoncello infigga nell’avello del mantello.

***

Un giorno d'estate, tra genti pestate come patate su auto non private, vedo un ebete, le gote devastate, le nari

dilatate, i denti alla Colgate, e un cappello da abate con le corde intrecciate. Un di razze malnate, con le mani

sudate, le ciglia corrugate, gli dà delle mazzate sulle reni inarcate, e il primo, come un vate, con frasi

apostrofate, gli grida «ma badate! E andate a prendervi a sassate!» Poi si gira a spallate, e ha già posate le

natiche ingrassate.

Due ore son passate e, ci credate? Lo trovo alla staziate San Lazate, che discate con un idiate di cose

abbottonate e sbottonate.

Omoteleuti: ripetizione di parole uguali o simili, con la stessa terminazione alla desinenza.

Cambia le parole, e le sceglie in modo che facciano tutte rima tra loro.

Quando non ci riesce, le storpia, commettendo un errore volontario.

Licenza poetica? Fa …di necessità, virtù.

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Svolgimento

Ieri la signora maestra ci ha portato a fare la consueta gita in autobus (linea S) per fare interessanti

esperienze umane e capire meglio i nostri simili. Abbiamo socializzato con un signore molto buffo dal collo

molto lungo che portava un cappello molto strano con una cordicella attorno. Questo signore non si è

comportato in modo molto educato, perché ha litigato con un altro signore che lo spingeva, ma poi ha avuto

paura di prendersi un bel ceffone ed è andato a sedersi su un posto libero. Questo episodio ci insegna che non

bisogna mai perdere il controllo di noi stessi e che, se sappiamo comprenderci l'un l'altro perdonandoci

reciprocamente i nostri difetti, dopo ci sentiremo molto più buoni e non faremo brutte figure.

Due ore più tardi abbiamo incontrato lo stesso signore col collo lungo che parlava davanti a una stazione

grandissima con un amico, il quale gli diceva delle cose a proposito del suo cappottino.

La signora maestra ci ha fatto osservare che questo episodio è stato molto istruttivo perché ci ha insegnato

che nella vita accadono molte coincidenze curiose e che dobbiamo osservare con interesse le persone che

incontriamo perché potremmo poi reincontrarle in altra occasione.

Sembra un tema svolto da un bambino, come commento ad una (improbabile) gita scolastica.

Cade in un linguaggio retorico, e cerca un insegnamento morale, poco appropriato.

Aspetto soggettivo 1

Non ero proprio scontento del mio abbigliamento, oggi. Stavo inaugurando un cappello nuovo, proprio

grazioso, e un soprabito di cui pensavo tutto il bene possibile. Incontro X davanti alla Gare Saint-Lazare che

tenta di guastarmi la giornata provando a convincermi che il soprabito è troppo sciancrato e che dovrei

aggiungervi un bottone in più. Cara grazia che non ha avuto il coraggio di prendersela col mio copricapo.

Non ne avevo proprio bisogno, perché poco prima ero stato strigliato da un villan rifatto che ce la metteva

tutta per brutalizzarmi ogni qualvolta i passeggeri scendevano o salivano. E questo in una di quelle immonde

bagnarole che si riempiono di plebaglia proprio all'ora in cui debbo umiliarmi a servirmene.

Il testo esprime il pensiero personale (soggettivo) del “Tipo collolungo-cordonato”.

Egli si presenta come una persona arrogante, antipatica, razzista.

Il narratore che osserva la scena, nel testo soggettivo non appare.

Anche questo brano è “retrogrado”.

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Lettera ufficiale

Ho l'onore di informare la S.V. del fatti sotto esposti di cui ho potuto essere testimone tanto imparziale quanto

orripilato. In questa stessa giornata, verso mezzogiorno, mi trovavo sulla piattaforma di un autobus che

andava da rue de Courcelles verso place Champerret. Detto autobus era pieno, anzi più che pieno, oso dire,

perché il bigliettario aveva accolto un sovraccarico di numerosi postulanti, senza valide ragioni e mosso da

una eccessiva bontà d'animo che lo portava oltre i limiti imposti dal regolamento e che pertanto rasentava il

favoritismo. A ogni fermata il movimento bidirezionale dei passeggeri in salita e in discesa non mancava di

provocare una certa ressa tale da incitare uno di detti passeggeri a protestare, anche se con qualche timidezza.

Devo riconoscere che detto passeggero andava a sedersi non appena rilevatane la possibilità.

Mi si consenta di aggiungere al mio breve esposto un particolare degno di qualche rilievo: ho avuto

l'occasione di riconoscere il sopra menzionato passeggero qualche tempo dopo in compagnia di un

personaggio non meglio identificato. La conversazione intrapresa dai due con animazione sembrava vertere

su questioni di natura estetica.

In considerazione di quanto sopra descritto prego la S.V. di voler cortesemente indicarmi le conseguenze che

debbo trarre dai fatti elencati e l'atteggiamento che Ella riterrà opportune che io assuma per quanto concerne

la mia successiva condotta. Nell'attesa di un cortese riscontro assicuro alla S.V. i sensi della mia profonda

considerazione e mi dico con osservanza... ecc. ecc.

Viene usato un linguaggio molto serio, formale, distaccato, mai confidenziale.

La lettera è rivolta ad un personaggio autorevole, importante, che viene chiamato “Signoria Vostra”.

Il testo è molto noioso, usa volutamente parole difficili, tipiche del linguaggio ufficiale degli adulti.

(Per la stesura di testi ufficiali, di solito, ci si rivolge a notai, avvocati, professionisti esperti…).

Sonetto

Tanto gentile la vettura pare

che va da Controscarpa a Ciamperretto

che le genti gioiose a si pigiare

vi van, e va con esse un giovinetto.

Alto ha il collo, e il cappello deve stare

avvolto di un gallone a treccia stretto:

potrai tu biasimarlo se un compare

iroso insulta, che gli pigia il retto?

Ora s'e assiso. Sara d'uopo almeno

ritrovarlo al tramonto, quando poi

non lontano dal luogo ove sta il treno

s'incontri con l'amico, che gli eroi

della moda gli lodi, e non sia alieno

dall'aumentare li bottoni suoi.

Il SONETTO è una struttura poetica formata da due quartine (strofe di 4 versi) e due terzine (strofe di 3 versi) legate da rime.

La rima è, in questo caso, alternata (ABAB, ABAB, CDC, DCD).

Questa poesia ricorda l’Opera di Dante Alighieri e la lingua italiana del 1300.

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(Il programma didattico di quinta consente di approfondire, se lo si ritiene utile, il discorso della struttura poetica, della rima, del storia della Lingua. Noi avevamo già affrontato i temi indicati, e abbiamo approfittato dell’occasione per ripassare e verificare le nozioni apprese).

Versi liberi

L'autobus

pieno

il cuore

vuoto

il collo

lungo

il nastro

a treccia

i piedi

piatti

piatti e appiattiti

il posto

vuoto

e l'inatteso incontro alla stazione dai mille fuochi spenti

di quel cuore, di quel collo, di quel nastro, di quei piedi,

di quel posto vuoto

e di quel

bottone.

I versi liberi sono un’espressione poetica senza rime, né altre regole da rispettare.

E’ uno stile poetico moderno, che promuove la libera espressione dell’Autore, senza porre limiti e regole di struttura.

Questo brano, come il precedente, è veramente ridicolo. L’argomento, espresso in poesia, diventa assurdo e affronta in modo ironico e sfacciato il gioco della sperimentazione degli stili e della linguistica.

Contadino

Uno poi dice la vita, neh... Ero montato sula coriera, no? e vado a sbatere in un balengo col colo che somiliava 'n

polastro e 'n capelino legato con 'na corda, che mi cascasero gli ochi se dico bale, che non era un capelino ma

somiliava 'n caciatorino fresco.

Va ben, poi sucede che quel tarluco, che secondo me sarò anche gnorante ma è bruta gente che dovrebero

meterla al Cotolèngo, si buta a fare un bordelo del giuda faus con un altro che gli sgnacava i gomiti net reni, che

deve far 'n male boja, mi ricordo quando c'avevo i calcoli e le coliche, che sono andato a fare li esami da un

profesorone di queli là, e fortuna che non era un bruto male come quelo del Masulu che l'anno aperto e l'anno

chiuso, diu che brute robe ci sono a sto mondo, certe volte è melio che il siniore ci dà un bel lapone e via.

Cara grasia che quela storia de la coriera a l'e finita ancora bene perché quel tabalorio là non l'a piantata

tropo lunga e l'e andato a stravacarsi da n'altra parte.

Certe volte mi domando se le combinasioni uno le fa aposta o no, ma guarda te, mi venise l'ochio cipolino sul

ditone del piede se dico bugia, crusin cruson, due ore dopo vado a sbatere proprio in quelo di prima, davanti alla

stasione de le coriere, che parla con uno vestito da siniore che toca qui toca la, li dice di stare più abotonato.

Oh basta la, quei li ci an proprio del tempo da perdere.

Il testo è confuso, male articolato, ricco di espressioni dialettali.

Si perde spesso il filo del discorso, con divagazioni forti e poco prevedibili.

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Ci sono tantissimi errori.

Per tutte queste caratteristiche il brano risulta comico, ridicolo, simpatico.

Fin qui abbiamo lavorato insieme, socializzando i pareri e le riflessioni di ciascuno nel gruppo classe.

A questo punto il lavoro ha iniziato a svilupparsi con attività individuali degli alunni, a casa o a scuola, che confrontavano poi il proprio lavoro con uno o più compagni e con l’insegnante.

Hanno continuato ad osservare i brani dell’Opera di Queneau.

Analizzando i paragrafi dei “lipogrammi”, sono rimasti affascinati dalla difficoltà di reperire vocaboli espressivi per un certo concetto, prestando attenzione alla composizione letterale delle singole parole.

Il lipogramma chiede di non utilizzare una lettera particolare, per tutto il discorso. Come dire, ad esempio, MAESTRA, o SORELLA, se non puoi usare una certa vocale?

LIPOGRAMMI LA MAESTRA SORELLA

mancanza di A l’ istitutrice l’erede primogenito di sesso femminile

mancanza di E la prof. Tizia, una ragazza di famiglia nata prima di lui

mancanza di I la maestra la sorella

mancanza di O la maestra Tizia, una di famiglia nata prima di lui

mancanza di U la maestra la sorella Tizia

Non so dire per quanto tempo abbiamo girato e rigirato le parole, cercando perifrasi corrette e adatte al testo. Ma è stata sicuramente una delle fasi più divertenti, e in cui la collaborazione di tutti è stata indispensabile. Si è cercato di inserire più parole possibile e di arricchire il testo di tutte le informazioni necessarie.

Altrettanto piacevole è stata la fase della ricerca dei linguaggi specifici: partendo da “Botanico”, “Medico”, “Zoologico”, Gastronomico”…. sono nate alcune nostre variazioni sul tema particolarmente significative.

Le costruzioni legate allo studio della grammatica e delle produzioni in rima, sono state occasione di ripasso e approfondimento, e sono state gestite sempre dai ragazzi, in coppie o a piccoli gruppi.

Nella produzione, poi, delle versioni dialettali, abbiamo coinvolto nonni e genitori, fatto ricerche sui caratteri particolari per la scrittura di certi suoni che ci sembravano impronunciabili, e l’invito a scuola di alcuni familiari che ci hanno regalato la loro lettura espressiva del brano ci ha fatto davvero divertire.

Sono nate, nel giro di qualche mese, le nostre “40” versioni del testo base. Ci siamo fermati presto, rispetto alle 99 variazioni di Queneau e Umberto Eco, ma il lavoro cominciava a stancare i ragazzi, e secondo me le cose belle non devono mai diventare noiose. Con la saggezza dei vecchi mi sono detta che “un bel gioco dura poco” ed abbiamo deciso di concludere l’esperienza così come oggi ve la presentiamo.

(vedi oggetto didattico 3-4 per leggere le nostre produzioni – PAG.18 E 31)

(SCHEDA DI RILEVAZIONE DELLE OSSERVAZIONI PERSONALI, PAG. 11)

(SELEZIONE DI BRANI SCELTI, da fotocopiare e fornire agli alunni, da PAG. 12 a 17)

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori

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ESERCIZI DI STILE Oggetto didattico1: scheda di rilevazione osservazioni personali

Alunno ………………………………

Completa la tabella con le tue osservazioni di confronto

tra i brani selezionati dal libro “Esercizi di stile” di R. Queneau

Annota gli aspetti che ti stupiscono, ti divertono, che rispettano le regole grammaticali o che le infrangono.

Trova corrispondenze e differenze con il brano iniziale “Notazioni”

Esprimi i tuoi giudizi in merito alle difficoltà di comprensione che hai incontrato.

testo osservazioni Notazioni (testo base)

Esclamazioni

Telegrafico

Onomatopee

Precisazioni

Metaforicamente

Retrogrado

Controverità

Omoteleuti

Svolgimento

Aspetto soggettivo

Lettera ufficiale

Sonetto

Versi liberi

Contadino

Lipogrammi

Botanico

Medico

Zoologico

Gastronomico

……….

……….

……….

……….

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori

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Oggetto2 : Selezione dei brani scelti

Presentazione di Umberto Eco.

Un episodio di vita quotidiana, di sconcertante banalità, e novantanove variazioni sul tema, in cui la storia

viene ridetta mettendo alla prova tutte le figure retoriche, i diversi generi letterari (dall'epico al drammatico,

dal racconto gotico alla lirica giapponese), giocando con sostituzioni lessicali, frantumando la sintassi,

permutando I'ordine delle lettere alfabetiche... Un effetto comico travolgente, che già si è prestato a

realizzazioni teatrali, ma al tempo stesso un esperimento sulle possibilità del linguaggio che può essere usato,

come già è avvenuto, per fini didattici. Questi gli esercizi di stile di Raymond Queneau, che per anni mi hanno

tentato come traduttore, perchè erano ritenuti intraducibili, legati come sono al «genio» specifico della lingua

francese. E infine la decisione: non si trattava di tradurre, almeno nel senso corrente del termine, ma di capire

le regole di gioco che Queneau si era poste, e quindi giocare la stessa partita con un'altra lingua.

Magari, come ho fatto, azzardando qualche mossa in più, dato che Queneau aveva aperto la strada e non

restava che continuare e andar oltre, nello stesso spirito.

A tranquillizzare il lettore (e per non sottrargli il gusto del testo originale) questa edizione si presenta come

traduzione con testo a fronte. Omaggio, umile e devoto, a un grande artificiere che ci insegna a muoverci nella

lingua come in una polveriera.

E per artificiere si intende Maestro dell'Artificio.

Umberto Eco

Biografia di Raymond Queneau

Raymond Queneau (Le Havre 1903 - Parigi 1976) ha iniziato la sua attività letteraria nel 1925, aderendo al

movimento surrealista, da cui si sarebbe distaccato cinque anni dopo. Proverbiale e il fervore della sua

multiforme attività creativa, che ha coperto la narrativa, la poesia, la saggistica, la pittura, il cinema.

Collaboratore delle edizioni Gallimard sin dal 1936, Queneau ha anche diretto l’ Encyclopedic de la Pleiade. Dei

suoi romanzi Einaudi ha tradotto Pierrot amico mio, ll pantano, Zazie nel metrò,I fiori blu (traduttore

d'eccezione fu Italo Calvino, primo e più convinto esegeta italiano di Queneau), Suburbio e fuga, Troppo buoni

con le donne, Icaro involato, La domenica della vita e Figli del limo. Non meno importanti i saggi raccolti nel

volume Segni, cifre e lettere, Piccola cosmogonia portatile e Una storia modello. Recentemente, sempre

presso Einaudi, è stato pubblicato il volume Romanzi nella Biblioteca della Pleiade.

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Esclamazioni

Perbacco! Mezzogiorno! Ora di prendere l'autobus! quanta gente! quanta gente! che ressa! roba da matti quei

tipi! e che crapa! e che collo! settantacinque centimetri! almeno! e il cordone! il cordone! mai visto così! il

cordone! bestiale! ciumbia! il cordone! intorno al cappello! Un cordone! roba da matti! da matti ti dico! e guarda

come baccaglia! si, il tipo cordonato! contro un vicino! cosa non gli dice! L'altro! gli avrebbe pestato i piedi! Qui

finisce a cazzotti! sicuro! ah, no! ah, si, si! forza! dai! mena! staccagli il naso! dai di sinistro! cacchio! ma no! si

sgonfia! ma guarda! con quel collo! con quel cordone!

Va a buttarsi su un posto vuoto! ma sicuro! che tipo! Ma no! giuro! no! non mi sbaglio! è proprio lui! laggiù! Alla

Cour de Rome! davanti alla Gare Saint-Lazare! che se ne va a spasso in lungo e in largo! con un altro tipo! e cosa

gli racconta l'altro! che dovrebbe aggiungere un bottone! ma si! un bottone al soprabito! Al suo soprabito!

Telegrafico BUS COMPLETO STOP TIZIO LUNGOCOLLO CAPPELLO TRECCIA APOSTROFA SCONOSCIUTO SENZA VALIDO PRETESTO STOP PROBLEMA CONCERNE ALLUCI TOC-CATI TACCO PRESUMIBILMENTE AZIONE VOLONTARIA STOP TIZIO ABBANDONA DIVERBIO PER POSTO LIBE-RO STOP ORE DUE STAZIONE SAINTLAZARE TIZIO ASCOLTA CONSIGLI MODA INTERLOCUTORE STOP SPO-STARE BOTTONE SEGUE LETTERA STOP.

Onomatopee

A boarrrdo di un auto (bit bit, pot pot!) bus, bus-sante, sussultante e sgangherato della linea S, tra strusci e

strisci, brusii, borbottii, borrrborigmi e pissi pissi bao bao, era quasi mezzodin-dong-ding-dong, ed ecco-co,

cocoricò un galletto col palto (un Apollo col cappello a palla di pollo) che frrr! piroetta come un vvortice vverso

un tizio e rauco ringhia abbaiando e sputacchiando «grr grr, arf arf, harffinito di farmi ping pong?!»

Poi guizza e sguazza (plaffete) su di un sedile e sooossspiiira rilasssato.

Al rintocco e allo scampanar della sera, ecco-co cocoricò il galletto che (bang!) s'imbatte in un tale balbettante

che farfuglia del botton del paletò. Toh! Brrrr, che brrrividi!!!

Notazioni

Sulla S, in un'ora di traffico. Un tipo di circa ventisei anni, cappello floscio con una cordicella al posto del

nastro, collo troppo lungo, come se glielo avessero tirato. La gente scende. Il tizio in questione si arrabbia con

un vicino. Gli rimprovera di spingerlo ogni volta che passa qualcuno. Tono lamentoso, con pretese di

cattiveria. Non appena vede un posto libero, vi si butta. Due ore più tardi lo incontro alla Cour de Rome,

davanti alla Gare Saint-Lazare. È con un amico che gli dice: «Dovresti far mettere un bottone in più al

soprabito». Gli fa vedere dove (alla sciancratura) e perché.

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Precisazioni

Alle 12,17 in un autobus della linea S lungo 10 metri, largo 3, alto 3,5, a 3600 metri dal suo capolinea, carico

di 48 persone, un individuo umano di sesso maschile, 27 anni, 3 mesi e 8 giorni, alto m 1,62 e pesante 65

chilogrammi, con un cappello (in capo) alto 17 centimetri, la calotta circondata da un nastro di 35 centimetri,

interpella un uomo di 48 anni meno tre giorni, altezza 1,68, peso 77 chilogrammi, a mezzo parole 14 la cui

enunciazione dura 5 secondi, facenti allusione a spostamenti involontari di quest'ultimo su di un arco di

millimetri 15-20. Quindi il parlante si reca a sedere metri 2,10 più in là.

Centodiciotto minuti più tardi lo stesso parlante si trovava a 10 metri dalla Gare Saint-Lazare, entrata

Banlieue, e passeggiava in lungo e in largo su di un tragitto di metri 30 con un amico di 28 anni, alto 1,70, 57

chilogrammi, che gli consigliava in 15 parole di spostare di centimetri 5 nella direzione dello zenith un bottone

d'osso di centimetri 3,5 di diametro.

Metaforicamente

Nel cuore del giorno, gettato in un mucchio di sardine passeggere d'un coleottero dalla grossa corazza

biancastra, un pollastro dal gran collo spiumato, di colpo arringo la più placida di quelle, e il suo linguaggio si

librò nell'aria, umido di protesta. Poi, attirato da un vuoto, il volatile vi si precipitò. In un triste deserto urbano

lo rividi il giorno stesso, che si faceva smoccicar l'arroganza da un qualunque bottone.

Retrogrado

Dovresti aggiungere un bottone al soprabito, gli disse l'amico. L'incontrai in mezzo alla Cour de Rome, dopo

averlo lasciato mentre si precipitava avidamente su di un posto a sedere. Aveva appena finito di protestare per

la spinta di un altro viaggiatore che, secondo lui, lo urtava ogni qualvolta scendeva qualcuno. Questo

scarnificato giovanotto era latore di un cappello ridicolo. Avveniva sulla piattaforma di un S sovraffollato, di

mezzogiorno.

Controverità

Mezzanotte. Piove. Gli autobus passano pressoché vuoti. Sul cofano di un A, dalle parti della Bastiglia, un

vecchio con la testa incassata tra le spalle, senza cappello, ringrazia una signora seduta molto distante, perché

gli carezza la mano. Poi va a mettersi in piedi sulle ginocchia di un signore che stava occupando il proprio

posto.

Due ore prima, dietro alla Gare de Lyon, lo stesso vecchio si tappava le orecchie per non ascoltare un

vagabondo che si rifiutava di dirgli che avrebbe dovuto abbassare di un posto il bottone inferiore delle sue

mutande.

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Omoteleuti

Non c'era venticello e sopra un autobello che andava a vol d'uccello incontro un giovincello dal volto

furboncello con acne e pedicello ed un cappello, tutto avviluppatello da un buffo funicello. Un altro

cialtroncello gli dà uno spintoncello ed uno schiacciatello sull'occhio pernicello e quello - furiosello - gli grida

«moscardello!»; quindi iracondello gli fa uno spalloncello, gli mostra il culatello, e va a seder bel bello su un

sedello.

Passato un tempicello, proprio allo stazioncello del santo Lazariello, in lui m'imbattoncello che riceve un

appello affinché un bottoncello infigga nell’avello del mantello.

***

Un giorno d'estate, tra genti pestate come patate su auto non private, vedo un ebete, le gote devastate, le nari

dilatate, i denti alla Colgate, e un cappello da abate con le corde intrecciate. Un di razze malnate, con le mani

sudate, le ciglia corrugate, gli dà delle mazzate sulle reni inarcate, e il primo, come un vate, con frasi

apostrofate, gli grida «ma badate! E andate a prendervi a sassate!» Poi si gira a spallate, e ha già posate le

natiche ingrassate.

Due ore son passate e, ci credate? Lo trovo alla staziate San Lazate, che discate con un idiate di cose

abbottonate e sbottonate.

Svolgimento

Ieri la signora maestra ci ha portato a fare la consueta gita in autobus (linea S) per fare interessanti

esperienze umane e capire meglio i nostri simili. Abbiamo socializzato con un signore molto buffo dal collo

molto lungo che portava un cappello molto strano con una cordicella attorno. Questo signore non si è

comportato in modo molto educato, perché ha litigato con un altro signore che lo spingeva, ma poi ha avuto

paura di prendersi un bel ceffone ed è andato a sedersi su un posto libero. Questo episodio ci insegna che non

bisogna mai perdere il controllo di noi stessi e che, se sappiamo comprenderci l'un l'altro perdonandoci

reciprocamente i nostri difetti, dopo ci sentiremo molto più buoni e non faremo brutte figure.

Due ore più tardi abbiamo incontrato lo stesso signore col collo lungo che parlava davanti a una stazione

grandissima con un amico, il quale gli diceva delle cose a proposito del suo cappottino.

La signora maestra ci ha fatto osservare che questo episodio è stato molto istruttivo perché ci ha insegnato

che nella vita accadono molte coincidenze curiose e che dobbiamo osservare con interesse le persone che

incontriamo perché potremmo poi reincontrarle in altra occasione.

Aspetto soggettivo 1

Non ero proprio scontento del mio abbigliamento, oggi. Stavo inaugurando un cappello nuovo, proprio

grazioso, e un soprabito di cui pensavo tutto il bene possibile. Incontro X davanti alla Gare Saint-Lazare che

tenta di guastarmi la giornata provando a convincermi che il soprabito è troppo sciancrato e che dovrei

aggiungervi un bottone in più. Cara grazia che non ha avuto il coraggio di prendersela col mio copricapo.

Non ne avevo proprio bisogno, perché poco prima ero stato strigliato da un villan rifatto che ce la metteva

tutta per brutalizzarmi ogni qualvolta i passeggeri scendevano o salivano. E questo in una di quelle immonde

bagnarole che si riempiono di plebaglia proprio all'ora in cui debbo umiliarmi a servirmene.

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Lettera ufficiale

Ho l'onore di informare la S.V. del fatti sotto esposti di cui ho potuto essere testimone tanto imparziale quanto

orripilato. In questa stessa giornata, verso mezzogiorno, mi trovavo sulla piattaforma di un autobus che

andava da rue de Courcelles verso place Champerret. Detto autobus era pieno, anzi più che pieno, oso dire,

perché il bigliettario aveva accolto un sovraccarico di numerosi postulanti, senza valide ragioni e mosso da

una eccessiva bontà d'animo che lo portava oltre i limiti imposti dal regolamento e che pertanto rasentava il

favoritismo. A ogni fermata il movimento bidirezionale dei passeggeri in salita e in discesa non mancava di

provocare una certa ressa tale da incitare uno di detti passeggeri a protestare, anche se con qualche timidezza.

Devo riconoscere che detto passeggero andava a sedersi non appena rilevatane la possibilità.

Mi si consenta di aggiungere al mio breve esposto un particolare degno di qualche rilievo: ho avuto

l'occasione di riconoscere il sopra menzionato passeggero qualche tempo dopo in compagnia di un

personaggio non meglio identificato. La conversazione intrapresa dai due con animazione sembrava vertere

su questioni di natura estetica.

In considerazione di quanto sopra descritto prego la S.V. di voler cortesemente indicarmi le conseguenze che

debbo trarre dai fatti elencati e l'atteggiamento che Ella riterrà opportune che io assuma per quanto concerne

la mia successiva condotta. Nell'attesa di un cortese riscontro assicuro alla S.V. i sensi della mia profonda

considerazione e mi dico con osservanza... ecc. ecc.

Sonetto

Tanto gentile la vettura pare

che va da Controscarpa a Ciamperretto

che le genti gioiose a si pigiare

vi van, e va con esse un giovinetto.

Alto ha il collo, e il cappello deve stare

avvolto di un gallone a treccia stretto:

potrai tu biasimarlo se un compare

iroso insulta, che gli pigia il retto?

Ora s'e assiso. Sara d'uopo almeno

ritrovarlo al tramonto, quando poi

non lontano dal luogo ove sta il treno

s'incontri con l'amico, che gli eroi

della moda gli lodi, e non sia alieno

dall'aumentare li bottoni suoi.

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori

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Versi liberi

L'autobus

pieno

il cuore

vuoto

il collo

lungo

il nastro

a treccia

i piedi

piatti

piatti e appiattiti

il posto

vuoto

e l'inatteso incontro alla stazione dai mille fuochi spenti

di quel cuore, di quel collo, di quel nastro, di quei piedi,

di quel posto vuoto

e di quel

bottone.

Contadino

Uno poi dice la vita, neh... Ero montato sula coriera, no? e vado a sbatere in un balengo col colo che somiliava 'n

polastro e 'n capelino legato con 'na corda, che mi cascasero gli ochi se dico bale, che non era un capelino ma

somiliava 'n caciatorino fresco.

Va ben, poi sucede che quel tarluco, che secondo me sarò anche gnorante ma è bruta gente che dovrebero

meterla al Cotolèngo, si buta a fare un bordelo del giuda faus con un altro che gli sgnacava i gomiti net reni, che

deve far 'n male boja, mi ricordo quando c'avevo i calcoli e le coliche, che sono andato a fare li esami da un

profesorone di queli là, e fortuna che non era un bruto male come quelo del Masulu che l'anno aperto e l'anno

chiuso, diu che brute robe ci sono a sto mondo, certe volte è melio che il siniore ci dà un bel lapone e via.

Cara grasia che quela storia de la coriera a l'e finita ancora bene perché quel tabalorio là non l'a piantata

tropo lunga e l'e andato a stravacarsi da n'altra parte.

Certe volte mi domando se le combinasioni uno le fa aposta o no, ma guarda te, mi venise l'ochio cipolino sul

ditone del piede se dico bugia, crusin cruson, due ore dopo vado a sbatere proprio in quelo di prima, davanti alla

stasione de le coriere, che parla con uno vestito da siniore che toca qui toca la, li dice di stare più abotonato.

Oh basta la, quei li ci an proprio del tempo da perdere.

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori

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Alunni delle classi Ve

Scuola Elementare "G. Oneto"

Novi Ligure

"ESERCIZI DI STILE"

Anno scolastico 1995-‘96 L’esperienza di giocare con le parole, ricreare testi, di manipolarli, di ambientarli in situazioni diverse per farne nascere messaggi ironici e divertenti, è stata proposta al gruppo di docenti che ha partecipato al Corso di Aggiornamento “L’invenzione del testo teatrale” organizzato dall’Associazione “Peppino Sarina” di Tortona e diretto da Gabriele Ferrari, di Torino, esperto di teatro-ragazzi e formatore per la didattica della narrazione. Per tutti quelli che, come me, hanno preso parte a questo lavoro, la lettura di “Esercizi di stile” di Queneau ha segnato l’inizio di un’idea da elaborare, ha stimolato la fantasia e la creatività, ha fatto nascere la voglia di proporre la stessa esperienza ai ragazzi con cui lavoriamo. E dal loro spontaneo entusiasmo per tutto quello che rompe gli schemi di un lavoro ripetitivo e costretto a rispettare le regole della quotidianità scolastica, è nato il nuovo “testo base” da cui lanciarsi con la fantasia nella creazione di varianti più o meno legittime, (e tante se ne potrebbero cercare ancora…). Un gioco per ridere, ma anche per ragionare, per imparare, per stupirci della varietà di “stili” che la nostra lingua ci consente di usare. Con affetto, dedico questo lavoro ai ragazzi che mi sono cresciuti intorno e che tanto entusiasmo hanno saputo dimostrare.

Milena Lupori

Giugno 1996

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori

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Creiamo un testo

da rielaborare secondo gli stimoli

proposti da "ESERCIZI DI STILE" di Raymond Queneau

(Ed. Einaudi - traduzione dal francese di Umberto Eco) Ecco il testo base: Lunedi', ore 8.15 Come ogni giorno, gli alunni delle classi quinte entrano a scuola. L'attesa nel corridoio é noiosa, ma é sempre movimentata da qualcuno che si azzuffa. Arriva la maestra che li fa salire in classe, e questa volta... li mette in castigo.

1 - ESCLAMATIVO

Lunedì! Ore 8.15! Vaffambrodo! Anche oggi! Come ogni giorno dobbiamo entrare a scuola! Cazzotti! Forza! Fatti sotto! Dai, pappamolla! Non te la fare addosso ...! Dagli un destro! Molla un sinistro! Quel fetente: va' dalla maestra! Porca miseria! Ora andiamo in castigo! Ci ha dato quattro temi da fare sul comportamento! Abbasso il comportamento!

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori

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2 - TELEGRAFICO

LUNEDI' ORE 8.15 STOP ALUNNI A SCUOLA STOP ATTESA NOIOSA CORRIDOIO STOP ZUFFA STOP ARRIVA MAESTRA STOP CASTIGO STOP

3 - RETROGRADO

Questa volta la maestra li fa salire in classe e li mette in castigo. E' arrivata mentre qualcuno si azzuffava, durante la noiosa attesa nel corridoio. Erano appena entrati a scuola gli alunni delle quinte, il lunedì alle 8.15, come ogni giorno.

4 - CONTROVERITA' 1

Domenica, ore 20.45 Stranamente i professori della prima escono da casa. Vanno di fretta su e giù per le scale e sono allegri, ma vengono tranquillizzati dal direttore che accarezza il suo gatto. Arriva un alunno che li porta nel suo ufficio. Questa volta... darà loro un aumento di stipendio.

5 - CONTROVERITA' 2

Domenica, ore 20.45 E' la prima volta che, come ogni sera, gli uomini della prima escono dal bagno. Correndo nel corridoio si divertono un mondo, ma non ci sono mai 4 gatti che giocano. Se ne va via il bidello che li fa scendere in cantina e la prossima volta comprerà loro anche il gelato.

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori

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6 - PRECISO Sono le ore 8, 15 minuti e 32 secondi del primo giorno della settimana e, come ogni mattina, siamo nell'atrio della scuola elementare statale "Giacomo Oneto", sita in via Oneto n 5, nel comune di Novi Ligure - provincia di Alessandria - numero di telefono 73537 (prefisso 0143 per chi chiama da altro settore), in un corridoio lungo m 13,10 largo m 5 e alto m 3,07 debitamente pulito con "Salisan pulix". L'attesa, carica di noia, si protrae per 14 minuti e 28 secondi. Si notano in particolare due soggetti umani: Tizio (11 anni, 4 mesi e 5 giorni, alto 1 metro e 32 centimetri, peso 37 chili) e Caio (10 anni, 11 mesi e 25 giorni, alto 1 metro e 48, peso 62 Kg) che si azzuffano sferrando 8 cazzotti ciascuno. La zuffa dura 2 minuti e 10 secondi, e si conclude senza feriti, gravi e non gravi. Arriva la maestra (essere umano di sesso femminile, che da almeno un lustro dichiara 35 anni meno 7 giorni di età, alta 1 metro e 70, peso 65 Kg) che con 5 parole - enunciate in 15 secondi - li invita a salire 45 scalini. Giunti in classe, trascorsi 1 minuto e 20 secondi, decreta il castigo: per una settimana, riduzione di 15 minuti esatti sul quarto d'ora di ricreazione.

7 - INSISTENZA

Lunedì, ore 8.15 di mattina. Come ogni giorno, tra cui il Lunedì mattina alle 8.15, gli alunni della quinta entrano a scuola il lunedì alle 8.15 di mattino. L'attesa nel corridoio per gli alunni della quinta che, come ogni giorno tra cui il Lunedì mattina alle 8.15 entrano a scuola, é noiosa. L'attesa noiosa nel corridoio per gli alunni della quinta che, come ogni giorno tra cui il Lunedì mattina alle 8.15 entrano a scuola, é movimentata da qualcuno che, durante l'attesa noiosa per gli alunni della quinta che, come ogni giorno tra cui il Lunedì mattina alle 8.15 entrano a scuola, si azzuffa. Arriva, alle 8.15, la maestra che li porta nella classe degli alunni della quinta che erano, il lunedì, alle 8.15, annoiati ad aspettare nel corridoio. Questa volta ... la maestra che é arrivata alle 8.15 durante l'attesa noiosa nel corridoio in cui gli alunni della quinta si annoiano ad aspettare ogni mattina alle 8.15, compreso il lunedì, mette tutti in castigo, come ogni volta durante l'attesa noiosa degli alunni della quinta.

8 - DISCORSO DIRETTO

"Ehi! Che giorno é oggi?" "Lunedì" "E che ore sono?"

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori

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"Non ce l'hai l'orologio? Sono quasi le 8" "Porca vacca! Dobbiamo andare a scuola anche oggi ... ma io avevo voglia di dormire" "Dai, vestiamoci, é tardi!" "Io non vengo, voglio stare a letto" "Lo dico alla mamma. Così ti picchia." "E va bene, ... arrivo!" "Sbrigati!" "Dai, entriamo. Guarda: ci sono Tizio e Caio che se le danno" "Arriva la maestra! Chissà cosa gli dice." "Visto? Li fa salire in classe e li mette in castigo" "Poveracci! Cominciano bene la settimana!"

9 - ANALISI LOGICA

Gli alunni = soggetto della quinta = compl. di specif. entrano = pred. verbale a scuola = compl. di moto a luogo L'attesa = soggetto nel corridoio = compl. di stato in luogo é noiosa = pred. nominale Qualcuno = soggetto si azzuffa = pred. verbale Arriva = pred. verbale la maestra = soggetto e li = compl. oggetto castiga = pred. Verbale

10 - ANALISI GRAMMATICALE NOMI: lunedì - ore - giorno - alunni - scuola - attesa - corridoio - maestra - classe - volta - castigo ARTICOLI: gli - L' - la PREP. SEMPLICI: a - da - in PREP. ARTICOLATE: della - nel AGGETTIVI: 8 - ogni - noiosa - movimentata - questa PRONOMI: quindici - qualcuno - che - si - che - li - li AVVERBI: sempre CONGIUNZIONI: ma - e VERBI: entrano - é - é - azzuffa - Arriva - fa - salire - mette

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori

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11 - LETTERA UFFICIALE Ho l'onore di informare la S. V. dei fatti sotto esposti di cui ho potuto essere testimone. In questa stessa giornata, Lunedì verso le ore 8.15 del mattino mi trovano nella scuola "G. Oneto" a Novi Ligure, in provincia di Alessandria. Nel corridoio tutti si stavano annoiando, ma poi arrivarono due tipi, Tizio e Caio, che si azzuffarono. Nel frattempo arrivò l'insegnante della classe quinta che sedò la rissa e mise tutti in castigo. Ritengo utile segnalare il fatto alla S. V. e, in attesa di un cortese riscontro, porgo distinti saluti.

12 - ASPETTO SOGGETTIVO 1

Lunedì alle 8.15 io devo entrare a scuola con la mia classe, la quinta. Ogni volta io attendo l'arrivo della maestra, e mi annoio molto. Però ci sono sempre Tizio e Caio che si azzuffano e movimentano l'atmosfera, e a me diverte molto. Ma purtroppo arriva la maestra che fa salire Tizio e Caio in classe e li mette in castigo. Mi dispiace molto per loro ma, secondo me, se la sono cercata.

13 - ASPETTO SOGGETTIVO 2

Ogni giorno, come tutti gli altri, io alle 8.15 entro a scuola. Arriva Tizio e comincia a darmi un pugno in pancia, io gli rispondo con un calcio in faccia. Tizio mi dà due calci negli stinchi, io gli tiro un pugno nell'occhio, che poco dopo diventa viola. Tizio mi dà una ginocchiata nelle anche, e io concludo con un pugno nei denti. Arriva la maestra che ci vede tutti mal conciati che ci meniamo. Ci porta su in classe per i capelli, ci mette in castigo e ci fa la nota. All'uscita lo massacro! L'indomani tutti e due abbiamo un braccio ingessato, una benda sugli occhi , e la faccia livida e incerottata.

14 - ASPETTO SOGGETTIVO 3

Alle 8.15 sto entrando a scuola; i miei alunni sono già arrivati. Come sempre Tizio e Caio si azzuffano in corridoio. Io come sempre li faccio salire in fila per due, urlando come una pazza. Arrivando in classe li metto in castigo. Sono sempre i soliti: non impareranno mai...

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori

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15 - METAFORICO

Lunedì, suona l'allarme. Da secoli i carcerati della quinta entrano in prigione. Come fascicoli ammucchiati nel corridoio del tribunale aspettano l'arrivo del giudice, poi Tizio e Caio si fanno i tatuaggi sulla faccia. Entra la corte: si sale in cella e incomincia l'interrogatorio. E questa volta... é l'ergastolo!

16 - OMOTELEUTI Lunedì, ore 8 e un pezzettino. Come ogni mattino/ tu entri nel fortino/ che sembri un soldatino. Se aspetti un momentino/ ti siedi qui vicino/ (c'é pure lo scalino)/ t'annoi un pochettino. Ma poi qualche cretino/ che scherza col vicino/ gli sbatte il suo piedino/ fin dentro l'intestino .../ Così scoppia un casino! Da dietro l'angolino,/ tra bagno e sgabuzzino,/ ci guarda col mirino/ la proffe di latino: "Smettete 'sto giochino.../ mi pare poco fino/ menar questo bambino/ a pugni sul nasino .../ In classe, al tuo destino!" E come regalino/ un calcion nel ... sederino.

17 - IN RIMA

Che tristezza, il Lunedì/ otto e un quarto e siamo qui. Nel corridoio bambini buoni/ ma due si danno calci e spintoni. Arriva presto la nostra insegnante/ che fa finir la ressa all'istante: ci manda dritti su per le scale/ con un castigo mica male!

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18 - VERSI LIBERI Lunedì ore 8.15 L'entrata a scuola, l'attesa noiosa; l'azzuffamento, un guaio: la maestra, il castigo.

19 - ACCRESCITIVO

In un mitico Lunedì alle ore 8.15 i super alunni della quinta entrano nel corridoio della scuola magna. Là tutti si super-annoiano. Due bambinoni, Tizio e Caio, fanno una mega "zuffona". Arriva quel gigante della maestra: la prima grandissima cosa che fa é dare loro un castigo megagalattico.

20 - LIPOGRAMMA IN "A"

Lunedì, ore 8.15 Come ogni giorno gli studenti delle quinte vengono nell'istituto. Il tempo non scorre più, per loro, é noioso; comunque sono sempre in movimento due tizi che si spingono e si colpiscono violentemente. L'istitutrice li vede e li punisce con decisione.

21 - LIPOGRAMMA IN "E"

Primo giorno di scuola, inizio mattinata. I bambini di quinta irrompono a scuola. Si sono posizionati in corridoio, si annoiano, ma alcuni di loro si picchiano. Arriva la prof., li sgrida, poi li porta in aula. Darà loro un castigo ... da brividi!

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22 - LIPOGRAMMA IN "I" E' una nuova alba per andare a scuola. Sono le 8.30 e la classe entra nell'aula. L'attesa é monotona ma c'é pur sempre una zuffa. Quando la maestra fa andare su la classe é ... una nota per ognuno.

23 - LIPOGRAMMA IN "O"

Lunedì, 7.75 minuti. Tutti i dì la classe quinta entra nella palazzina in cui si insegna. L'attesa degli alunni nella striscia piastrellata davanti alle scale é stressante, ma é sempre agitata da chi si azzuffa.

Arriva la maestra che li fa salire in classe, e senza fiatare ... li castiga.

24 - LIPOGRAMMA IN "U" Il primo giorno della settimana, ore 8.10 circa. Come ogni giorno, i bambini della mia classe entrano nell'edificio di sempre. L'attesa nel corridoio é noiosa, ma é sempre movimentata da ragazzi che si menano. Arriva la maestra che li fa salire di sopra , li sgrida e li mette in castigo.

25 - ALFABETO FARFALLINO

Lufunefedifi, oforefe ofottofo efe quifindificifi. Cofomefe ofognifi giofornofo, glifi afalufunnifi defellafa quifintafa, efentrafanofo afa scuofolafa. L'afattefesafa nefel coforrifidofoiofo efé nofoiofosafa, mafa sefemprefe mofovifimefentafatafa dafa quafalcufunofo chefe sifi afazzufuffafa. Afarrifivafa lafa mafaefestrafa chefe lifi fafa safalifirefe ifin clafassefe, efe quefestafa vofoltafa ... lifi mefettefe ifin cafastifigofo.

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26 - GASTRONOMICO Lunedì, 8 e un quarto, ora di latte e biscotti. Come ogni cioccolatoso giorno i dolci alunni della classe quinta entrano nella scuola, rossa come un pomodoro marcio. L'attesa nel corridoio, noiosa come quando non c'é nulla da mangiare, viene movimentata da due peperoncini con la faccia da banana, che si tirano dei fragoloni salati. Quella caramellina al caffe+A della maestra se li fa flambe+A, poi li porta in classe. Questa volta ... se li mangia. Che gusto piccante avranno!

27 - BIBITE

Lunedì: sono entrata a scuola e Cocacola si gasava. Diciamo meglio: menava Aranciata per quella questione di Gazzosa. Ma guardalo, non si é neanche accorto che sta arrivando la maestra, e chissà se gli dà il castigo? Sì, un castigo gasato, frizzante, con tante bollicine.

28 - PASTICCERIA

Lunedì, ore 8.15 Come ogni giorno quei bigné degli alunni entrano nel loro vassoio di carta. L'attesa é poco dolce ma sempre movimentata da una specie di profitterol e da un tartufo al cioccolato che si impastano e si distruggono. Questo miscuglio é interrotto dall'arrivo di quella pastina alla crema della maestra. Ogni volta, per calmarli, li agita ancora di più e li sbatte nel frullatore.

29 - ONOMATOPEE

Lunedì ore 8.15 DRIIIIIN! Suona la campanella. Come ogni dì gli alunni delle quinte entrano a scuola. PAF-PIN-POP, distruggono tutto. L'attesa nel corridoio PUF! é noiosissima, e come se non bastasse qualcuno si azzuffa PANG! prendi questo TOOM! e tu questo SCHIAFF!. Dopo tanti ceffoni arriva la maestrAAAAAAAAAAAAH! grida come una pazza e prende quei due a calcioni nel sedere: DOON a Tizio, PUM a Caio. Poi li punisce e li mette in castigo! Vogliono proprio dei PAFFETE quei due.

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30 - MUSICALE

Lunedì suona la campanella delle 8.15 Come ogni giorno la banda della quinta entra nella sala prove. L'attesa nel corridoio é rumorosa come un brano di Evy Metal e noiosa come un concerto funebre, ma é sempre movimentata da Tizio e Caio che si percuotono come tamburi e lanciano acuti da soprano. Arriva quella stecca della maestra che li fa arpeggiare sulle scale. Questa volta li punirà a suon di sberle.

31 - COLORI Lunedì l'orologio giallo segnava le ore 8.15 Come ogni giorno nero, i variopinti alunni della quinta entrano nella scuola marrone. I Pinchi Pallini rosa si mazzavano con i Tizi Cai blu. Ad un tratto arriva la maestra verde che si incavola e diventa ancor più verde. Tira due cazzotti ai bambini e li fa salire su con gli occhi neri, a calcioni gli fa il sedere rosso e li mette per un mese al buio, in una stanza grigia, per punizione. Che scalogna nera!

32 - PREISTORIA

La palla di fuoco si é levata di poco dal monte. I cuccioli di uomo preistorico stanno entrando nella caverna-school con le loro cartelle di pietra. Si esercitano a base-ball con le clave e lanci di rocce. Poco dopo si vede una maestra travestita da Tirannosauro Rex, che si avventa contro di essi: oggi c'é la lezione di autodifesa. Tizio e Caio impugnano le armi primitive e la riempiono di bastonate. Prova di verifica: ottimo! Ma la maestra rinuncia al posto di lavoro.

33 - TIVU'

Gentili spettatori, buongiorno! Ecco a voi i programmi della mattinata. Alle ore 8.15, per la serie "Musica, Maestro", il concerto n° 1 per campanello e voci, diretto dal bidello Luigi.

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Seguirà il programma sportivo "Facciamo la boxe"con la partecipazione straordinaria di Tizio detentore del titolo dei pesi piuma - e Caio, campione nazionale di arti marziali. Successivamente il telefilm "La maestra si arrabbia" della serie "Non é una novità ...". Al termine, la 365.ma puntata di "Oggi in pretura" con il processo per zuffa fra gli alunni della quinta. Vi auguriamo buona visione, su Tele Novi Oneto.

34 - PARTITA DI PALLONE Negli spogliatoi, in attesa che inizi la partita, i giocatori sono annoiati. Ma quando arrivano in campo, al quindicesimo del primo tempo, sono tutti agitati e iniziano a correre dietro il pallone. Al centrocampo due giocatori con la maglia dell'Oneto, Tizio e Caio, si stanno azzuffando per la palla. L'arbitro interviene per dividerli, ma proprio non vogliono smetterla: allora estrae il cartellino rosso e li rimanda negli spogliatoi.

35 - ZOOLOGICO

Lunedì, ore 8.15 Come ogni giorno le mucche della fattoria entrano nella stalla. L'attesa nel recinto é noiosissima, ma é sempre movimentata da qualcuno: una specie di caprone e un toro che si azzuffano. Arriva il fattore che le porta nella stanza della mungitura e, dopo averle ben spremute, le mette in castigo per tutta l'estate.

36 - NUVAISE 1 Lunedì, ure o''tu e chinse. C'me tuti i giurni i sculo+Gri da chinta i intra a sco''ra. L'ataisa in t'é curidù l'é nuiusa ma l'é saimpre muvimento+G da quorchedain cu s' pica. Quande cu riva a maistra a i fa 'ndo+G su in ta sco''ra e sta vota... a i meta in castigu.

37 - NUVAISE 2

Sono le 8.15 Gli alunni dell'Ist. Oneto sono in attesa dell'apertura.

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Carletto non é entusiasta ed esclama col suo compagno: "Tuti i giurni a stessa musica. U fisa meiu andò a zugò a e balon". La porta si apre e si entra. Qualcuno spinge ed allora si sentono lamentele... "Perche a ti sponti? T'é u solitu furbo, meiu pi lucu che u Tue" (Costui, un tempo lontano, era considerato il meno furbo di Novi). Raggiunto il corridoio la discussione aumenta. "Se ti n' la pianti a t' dogu in sganasòn che a t' botu zu i dainti". A sedare il bisticcio ci pensa la maestra con un bel castigo a tutti. Qualcuno borbotta sottovoce: "Pe' culpa it dui urgioini, incoi il stemu sainsa intervòlu".

38 - DIALETTO SICILIANO

Lunidia, ura 8.15 Comu ogni iornu i piccirilli dà quinta ctrasinu a scola. Aspittari no corridoiu stufa, ma c'é sempri qualcunu ca si sciarrìa. Arriva a maecstra, e li fa iri in classi e 'sta vota ... i cacstiga.

39 - DIALETTO CALABRESE 1

Puru stamattina i scolari da quinta vannu a scola. Aspettare ciò corridoyo é incriscusu, ma c'é sempre c'unu chi fa casinu. Arriva a maiscia e i face us vanno cia a camera, sta vota... i castiya.

40 - DIALETTO CALABRESE 2

Lunedì, alli ottu e nu quartu. Comu ogna ghiornu i picciulidri da quinta entranu alla scola. L'attesa intra u corridoiu é nuiusa, ma é sempra movimentata da scunu chi si minanu. Arriva a maestra chi li fa sagnira intra a classa e chissa vota i minta in castigu.

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Presentazione

Per la seconda volta propongo ai miei ragazzi di sfidare se stessi e la loro fantasia, giocando con le

parole per creare una raccolta simpatica e stimolante di “Esercizi di Stile”.

Non ce ne voglia Monsieur Queneau, al quale “rubiamo” l’idea; non ci sgridino troppo gli studiosi ed i

linguisti che ci leggeranno (se qualcuno ci leggerà…), per le nostre povere creazioni e per le

traduzioni dialettali alquanto approssimate; non ci richiamino all’ordine coloro che vedranno in

questo lavoro una produzione inutile e senza scopo…

In realtà abbiamo dedicato tempo a qualcosa che ci ha fatto pensare senza distrazioni, e ciò migliora

le nostre capacità linguistiche ed espressive.

Abbiamo coinvolto nonni e genitori che si sono dedicati con noi all’elaborazione dei testi, e ciò

consolida la nostra relazione con loro.

Abbiamo lavorato divertendoci, e ciò rasserena lo spirito e la voglia di collaborare ed abbiamo

prodotto qualcosa che resterà nei ricordi della scuola elementare, ora che questi giovani Autori

passeranno alle “scuole dei grandi”.

Insieme a loro, dedico questo lavoro a quanti sapranno apprezzarlo, per dimostrare che “star bene a

scuola” si può, e che la noia si combatte con nuove esperienze, camminando sulla strada della

creatività.

Milena Lupori

Testo base :

VACANZE ESTIVE

Caio è al mare con la mamma, il papà e la sorella Tizia.

Gioca a pallone sulla spiaggia e la vicina di ombrellone si

lamenta e lo caccia via.

Invita la sorella a fare il bagno ma lei risponde di no, perché

vuole prendere il sole.

Decide di tuffarsi dagli scogli ma un’onda anomala lo travolge

e lo sbatte a riva.

Ha fatto davvero una brutta figura.

Questa vacanza è peggio che andare a scuola.

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori

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1. LIPOGRAMMA IN A

Periodo estivo. Un piccolo uomo, con i suoi genitori ed il loro erede primogenito (di

sesso femminile), sono sulle rive del Tirreno per divertirsi, nel mese di luglio.

Il piccolo uomo si diverte con quel gioco che si svolge con i piedi e chi è vicino di

ombrellone lo spinge verso gli scogli.

Si tuffò e prese un bel colpo che lo riportò indietro.

Che schifo di look!

Un giorno così, non è certo un bel giorno!

2. LIPOGRAMMA IN E

Una vacanza in agosto: Caio va al Mar Ionio con mamma, papà più Tizia, una

ragazza di famiglia nata prima di lui. Gioca a palla sulla spiaggia: la vicina vicina si

arrabbia quindi lo caccia via.

Invita Tizia a bagnarsi… ma no, si abbronza di più stando sdraiata.

Ciao si tuffa dagli scogli ma un’onda anomala lo ribalta, poi lo porta a riva.Ha fatto

una brutta figura.

La vacanza non gli va… si può far scuola?

3. LIPOGRAMMA IN I

Un ragazzo è al mare con madre, padre e sorella. Fa un allenamento col pallone e

una pallonata sbatte addosso alla donna dell’ombrellone accanto. Quella lo manda a

quel paese. Allora va dalla sorella per sapere se vuole fare un bagno, ma sente che la

ragazza resterà al sole per abbronzare bene la sua pelle. Farà un bagno da solo:

saltando da un masso un’onda anomala lo travolge e lo sbatte sulla terra ferma.

Ha fatto davvero una brutta parte! Questa vacanza è brutta come la scuola.

4. LIPOGRAMMA IN O

Vacanze estive: egli è in vacanza al mare insieme a mamma, papà e Tizia, una di

famiglia nata prima di lui.

Tira la palla sulla spiaggia e la vicina si lamenta e gli dice di andar via.

Invita Tizia a darsi una sciacquata, ma lei rifiuta perché deve diventare scura di pelle.

Decide di tuffarsi dai massi ma cade e si sfracella sulla riva.

Che brutta figura!

Questa vacanza è più brutta di mille castighi!

5. LIPOGRAMMA IN U

Vacanze estive. Caio è al mare con mamma, papà e la sorella Tizia.

Gioca a pallone in spiaggia e la vicina di ombrellone si lamenta e lo caccia via.

Invita la sorella a fare il bagno, ma lei risponde di no, perché deve prendere il sole.

Decide di saltare dagli scogli, ma l’onda anomala lo travolge e lo sbatte a riva.

Ha fatto davvero pena!

Non è proprio la vacanza che sognava da tempo!

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori

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6. ESCLAMATIVO

Evviva! Che forte! Caio è al mare con mamma, papà e Tizia! Sì, ma quella rompe

sempre le scatole! Due calci al pallone? Ma sì, dai! E la vicina gli grida :”Vattene

via!” E lui: “Uffa! Vai tu a quel paese!”

Chiede alla sorella se vuol venire a fare il bagno… “Neanche per sogno! Devo

prendere il sole!”

“Che menata!” e va da solo verso gli scogli. Si tuffa e un’onda lo travolge.

Accipicchia! Che sfiga! Che bevuta! Meglio andare a scuola!

7. DICHIARAZIONI

Caio (che bel ragazzo!) è al mare con la mamma, una tipa carina, e con il papà, un bel

fusto alto e biondo, e la sorella Tizia, ma grassa, ma brutta… sì, proprio brutta!

Gioca a pallavolo, un bellissimo gioco, ed è anche un campione!

Una vecchietta noiosissima, gli dice… cosa gli dice? Ah, sì, gli dice di spostarsi più

in là, insomma, lo caccia!

Caio, con la sua voce celestiale, dichiara alla sorella che vuole fare il bagno.Ma Tizia

risponde di no, lei vuole conquistare un bel giovanotto… a lei piacciono alti, biondi e

belli!!! Ma chi la vuole???

Caio, nuotatore professionista, decide di gareggiare con un rivale, un tipo

misterioso… Un’onda anomala, veramente alta, li travolge e li fa sbattere contro gli

scogli!

Non mi piace più questa vacanza, uffa!

8. INCERTO

Vacanze invernali? No, cioè, forse estive. Sì, era estate. Ero forse con i miei nonni,

no, ero con gli zii ? No, ah… adesso ricordo: ero con mia mamma, mio papà e mia

sorella.

Lucia, no, non mi sembra, Carolina ? No, forse Tizia. Sì, sì, si chiama Tizia.

Giocavo… forse a pallone sulla spiaggia, e qualcuno, un uomo, una donna, sì! La

vicina di ombrellone, mi cacciò via.

Non ricordo se ho invitato mia sorella a fare il bagno, ma lei voleva stare a leggere un

libro, no, forse voleva prendere il sole.

Poi ho deciso di farmi una nuotatina, no, cioè, forse volevo tuffarmi da uno scoglio.

Ma sono caduto, ah, no… forse era un’onda anomala, sì, credo di sì, mi ha sbattuto a

riva. Ho fatto, cioè, sì, forse… una brutta figura.

Questa vacanza è peggio che andare a scuola ...forse…

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9. CONTROVERITA’ 1

Vacanze d’inverno.

Caia è in montagna con mamma, papà e suo fratello Tizio.

Gioca con la neve sulla pista e il vicino di casa l’accoglie molto bene.

Il fratello la invita a sciare e lei risponde di sì, perchè vuole divertirsi.

Lui non vuole nascondersi sotto la neve, ma una valanga lo travolge.

Ha fatto davvero una bella figura… ne parla perfino il telegiornale!

E il giorno dopo, tutta la scuola!

10. CONTROVERITA’ 2

Vacanze invernali.

Giovanni è al fiume con suo zio, sua nonna e sua cugina.

Gioca a basket sull’erba e una ragazza è contenta e si metta giocare con lui. Invita

sua nonna a lanciare i sassi e lei, molto invogliata, ne prende uno e lo tira lontano.

Giovanni decide poi di fare una corsa e mentre corre incontra un leprotto e se lo porta

a casa.

Che bello lavorare così intensamente!

11. CONTROVERITA’ 3

Giorno di scuola.

Tizio e una compagna studiano, ma la vicina di banco dice che la disturbano.

I due si fanno interrogare: hanno fatto davvero una bella figura, perché hanno saputo

bene la lezione.

La scuola ricorda loro le vacanze, che sono sempre più belle!!!

12. RETROGRADO

Le ultime vacanze sono state peggio che andare a scuola.

Ho fatto una brutta figura!

Avevo deciso di tuffarmi dagli scogli, quando un’onda anomala mi ha travolto e

sbattuto a riva.

Ero solo, perché mia sorella non aveva voglia di fare il bagno con me… preferiva

prendere il sole.

Fino a quel momento avevo giocato a pallone sulla spiaggia, e la vicina di ombrellone

si lamentava e continuava a cacciarmi via.

Ero al mare con mamma, papà e mia sorella Tizia, e quelle erano le nostre vacanze

estive.

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori

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13. ASPETTO SOGGETTIVO 1

Per le vacanze estive, quest’anno vado al mare con la mamma, papà e mio fratello

Caio.

La mia giornata in spiaggia si svolge sempre uguale: mi sistemo sulla sdraio per

prendere il sole, mentre mio fratello gioca a pallone e continua a darmi fastidio.

Caio riesce regolarmente a farsi sgridare dalla vicina di ombrellone, poiché gioca a

palla e spesso la colpisce.

Mi chiede spesso di andare con lui a fare il bagno, ma io non lo accontento e

preferisco prendere il sole. Qualche volta si lancia dagli scogli per fare i tuffi, e vuole

che tutti lo guardiamo… Se un’onda lo travolgesse… una volta per tutte, mi farei

davvero quattro risate!

14. ASPETTO SOGGETTIVO 2

Finalmente sono in vacanza ed anche oggi vado in spiaggia, sotto l’ombrellone.

Desidero davvero riposarmi nel silenzio, ascoltando il dolce rumore del mare.

Oh,no!!! Anche oggi!!! Arriva di nuovo quella famiglia rompiscatole, con

quell’odioso bambino che gioca con quel maledettissimo pallone, e ogni volta mi

colpisce in faccia e mi disturba mentre dormo sotto il sole…Stupido bambino! E’ la

centesima volta che mi colpisci sul naso!Vattene subito o ti bastono! Uffa! Quel

ragazzino mi rovina la giornata!E non dimentichiamoci di quell’ochetta di sua

sorella, che viene in spiaggia e non fa altro che prendere il sole!

Oh, guardate! Quel ragazzino si è fatto ribaltare da un’onda anomala!

Ah,ah,ah!!! Sono proprio contenta! Ah,ah,ah! Ben gli sta…

15. PRECISIONE

Primo di 15 giorni di vacanza, alla data del 10 Giugno 2001.

Alle ore 4 e 47 del mattino la famiglia di Caio si appresta a partire per le vacanze al

mare. Meta: il piccolo borgo sul mare di Castropesce dei Marinai, a 17 chilimetri dal

paese di Lunaspenta.

Accedono ai bagni Lido alle ore 9.30, 32 secondi e 35 millesimi.

Tizio, alto 1 metro e 70, peso 43 chili, 10 anni 5 mesi e 12 giorni, è accompagnato

dalla mamma, 58 chili su 162 cm, 45 anni meno 4 giorni, e dal papà, 88 chili per 1

metro e 92, età 48 anni 3 mesi e 3 giorni.

Con loro avanza la sorella Tizia, nata da 16 anni, 5 mesi e 5 giorni, peso 72 chili,

altezza 158 centimetri.

Mentre la sorella si sdraia su un asciugamano di cm 100x70 di colore rosso

screziato, a prendere il sole, Caio gioca con un pallone di 20 cm di

diametro su una spiaggia di 1 chilometro affollata da numero 147 persone. Tra esse si nota una signora di 47 anni, 3 mesi e 26 giorni, alta 177 cm che pesa 55

chili, che con 15 parole pronunciate in 19 secondi, con tono acuto apostrofa il

ragazzo e lo accusa di averla schizzata con 27 grammi di sabbia fine, poi gli dice di

andarsene più in là di almeno 47,2 metri.

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori

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Caio invita la sorella a tuffarsi da uno scoglio di 4,37 m2 , con 25 conchiglie attaccate

e 5 ricci infilati alla base del masso, per bagnarsi in un mare alto 2,30 metri, largo

1.000.000 di km, quando un’onda anomala alta 2,50 metri, li trascina via verso riva, a

circa 159 cm dall’ombrellone di tela verde, alto 2 metri e 05, occupato dalla

medesima signora che lo aveva testè cacciato.

Ha fatto una figura tanto brutta, da essere portata alla quarta puntata di

“Paperissima”…

16. TELEGRAFICO

FAMIGLIA AL MARE STOP

CAIO MAMMA GENNARINA PAPÀ GENNARO SORELLA TIZIA STOP

GIOCANO A PALLONE SPIAGGIA STOP

INVITA SORELLA AL BAGNO STOP

LEI DICE NO STOP

PRENDO IL SOLE STOP

CAIO DECIDE TUFFARSI STOP

ONDA ANOMALA LO TRAVOLGE STOP

LO BUTTA A RIVA STOP

BRUTTA FIGURA STOP

MEGLIO LA SCUOLA STOP

17. DISCORSO DIRETTO

CAIO – Finalmente siamo in vacanza! Era ora! Sono con mia mamma, mio papà e

mia sorella Tizia…Dai, facciamoci una partitina a pallone… Goal!

VICINA – Basta, bambino, stai un po’ fermo, io voglio riposarmi… Signora, scusi

eh, ma suo figlio è proprio esagitato!

MAMMA - Caio, sempre le solite figure… vai a giocare un po’ più in là…e scusi

Signora, sa, i ragazzini…

CAIO – Tizia, vieni a fare il bagno?

TIZIA – Ufff… che rompi! T’ho detto che voglio abbronzarmi, perché sono bianca

come una mozzarella!

CAIO – Pazienza! Vado da solo e mi tuffo dagli scogli. Oh, no! Sta arrivando

un’onda grandissima… Aiutooooo! Blah!… Che bevuta! Ho fatto davvero una brutta

figura... Era meglio andare a scuola e fare il compito in classe!

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18. COLORI

Caio è arrivato al mare, un mare azzurro come il cielo. Con lui c’è la mamma, nera

come il carbone per le lampade che ha fatto, il papà, colorito normale perché èp un

tizio calmo, e Tizia, la sorella, pallida come un morto.

Gioca con un pallone a righe colorate quando la vicina di ombrellone, diventando più

rossa dell’ombrellone stesso, lo caccia via aiutandosi con il suo bastone di legno

scuro.

Il giovane pettirosso invita la sorella a fare il bagno, ma lei risponde di no, che è

troppo bianca e vuole abbronzarsi ancora.

Decide di tuffarsi dagli scogli grigi, ma un’onda azzurra lo travolge e lo porta sulla

spiaggia gialla della riva. Caio diventa viola dalla paura!

Ha fatto davvero un figuraccia nera come la pece.

Questa vacanza è peggio che avere una nota, e suo padre gli fa diventare i ciapet

rossi come dei pomodori.

19. CIBI

Vacanze alimentari. Caio è al mare con la famiglia. Si toglie i pantaloni e le sue

gambe sembrano due carote, la mamma ha un sedere che sembra una pera, il papà ha

una testa pelata che sembra un cocomero. La sorella è una mozzarella di bufala, ma

spera di diventare presto come la Nutella.

Caio gioca con il melone sulla polenta, ma la vicina, un peperone, lo caccia via.

Invita la Nutella a tuffarsi in un mare liscio come l’olio, ma lei no, si vuole arrostire.

Vuole cuocersi da solo in quel purè, ma un’onda effervescente lo frulla e lo sbatte

sulla polenta… Ha fatto davvero una bella frittata…

Questa vacanza è peggio di un pranzo di nozze!

20. PASTICCERIA

Vacanze dolcissime.

Pasticcino è nella teglia con mamma Bignè, papà Babbà e la sorella

Cannoloallacrema.

Gioca a “Lupomangiafrutta” nel vassoio della vicina Tortadifragole e la signora lo

caccia dal suo cabaret.

Pasticcino invita cannolo a fare il bagno nella crema pasticcera, ma lei dice di no,

perché vuole immergersi nel cioccolato fondente, per diventare un

Cannoloalcioccolato! Mmmmmmmmh!

Pasticcino decide di tuffarsi nella glassa, ma un’onda di quella sostanza lo travolge e

lo fa sbattere contro gli scogli di caramello…

Questa pasticceria è un disastro, peggio della cottura in forno a 100° !

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21. BIBITE

Vacanze analcoliche: Caio è al mar Chinotto con la mamma/Cocacola, il papà/Birra e

la sorelle Tizia/Acqua minerale.

Gioca a gazzosone nella Spite, e la vicina/Whisky non lo manda giù…

Invita Ferrarelle a fare il bagno ma lei non beve… preferisce affumicarsi.

Decide di tuffarsi, ma un’onda di Chinotto lo travolge e lo shekera alla Sprite.

Ha fatto davvero un’amara figura.

Questa vacanza così frizzante è peggio di una sbronza scolastica.

22. AUTOMOBILI

Vacanze da climatizzatore…

Caio, papà, mamma e la sorella Tizia vanno al mare con una potente Megane station

vagon.

Caio gioca all’auotodromo sulla spiaggia, che è rovente come un radiatore.

La vecchia Prinz del box vicino, che si crede una Ferrari 360M, gli dice di andare a

giocare nel bagagliaio.

Caio invita Tizia a nuotare nel lavavetri, ma lei risponde di no, perché vuole restare

sotto il faro abbagliante per abbronzarsi.

Allora lui si tuffa da uno scoglio, squadrato come una Smart.

All’autolavaggio un’onda anomala lo travolge, come una Lamborghini in

accelerazione.

Che figura da Lada Niva, ha fatto!

Questa vacanza è peggio di un viaggio in Panda!

23. CANZONI

Un’estate al mare

Vamos a la plaja

La partita di pallone

Parole, parole, parole

E’ la dura legge del goal

Mare, mare, mare

Stasera mi butto

Abbronzantissima

Onda, su onda

Chiuditi nel cesso

A chi?

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24. RIME

Vacanze estive:

una bella famiglia

passeggia sulle rive

a Ventimiglia.

Caio gioca a pallone

ma viene cacciato

dalla vicina d’ombrellone

perché è agitato.

Ha invitato a fare il bagno la sorella,

che è proprio bianca come una mozzarella,

lei prende il sole per abbronzarsi

e lui decide di tuffarsi.

Viene travolto

da un’onda alta che lo afferra

e torna a riva sconvolto,

col morale a terra.

25. OMOTELEUTI (-ONE)

Caio è un ragazzone che parte sul vagone, con tante valigione per far le vacanzone.

E sotto il solleone lui gioca col pallone… Vicino all’ombrellone ci stava in bel

donnone che con un gran vocione lo caccia col bastone.

Ed ecco che il furbone invita la sorella a fare un bel tuffone… ma cade in un burrone

e si spacca un tallone.

Si credeva un figone, un divo da cartellone, ma ha fatto un figurone davvero da

spaccone!

26. OMOTELEUTI (-ELLA)

Vacanze estive : Caio è a Puntabella con la famiglia e la sorella molto bella.

Corre dietro alla palla come una gazzella e la vicina dei bagni Stella lo caccia in una

cella.

Invita la sorella a bagnarsi un po’ l ' ascella, ma siccome la bella è bianca come una

mozzarella, gli dice: “Vedi, stella, prendo il sole per aver la tintarella !”

Decide di tuffarsi da uno scoglio a sella , ma un' onda grandicella lo sbatte a terra

come una mortadella.

Ha fatto una frittella !!

Era meglio se stava a BIELLA!

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori

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27. PALESTRA

Vacanze muscolose: Caio è in palestra con mamma, papà e sorella.

Gioca col quadro svedese vicino alla cyclette, dove c’è una sportiva che lo caccia via.

Invita la sorella sul tapis roulant, ma lei dice di no, perché è sempre intenta nella

lampada trifacciale.

Caio decide di tuffarsi in una corsa sfrenata di esercitazione, ma un atleta lo travolge

e lo sbatte per terra, provocandogli un bel bernoccolo.

Questa palestra è davvero indisciplinata, preferisco guardare i Pokemon!

28. CALCIO

Entra in campo la squadra Family: in porta la sorella, che dove si piazza non la sposti

più, in difesa mamma e papà, e lui, il nostro amatissimo Caio, amici… in attacco!

Al centro campo tira la palla in avanti, la passa ai compagni, avanza imperterrito oltre

la metà campo, dribbla, supera, scarta… ecco che si avvia verso la porta avversaria,

tira la palla… MAAAAAA il portiere avversario la respinge e la lancia via dall’area!

Ma ecco ancora in attacco il nostro superfantastico calciatore semi professionista che

scarta, che calcia, che spinge… MA ATTENTI! Un’onda si abbatte su di lui, lo

colpisce e lo atterra! SIGNORI! E’ fallo! In area di rigore! Cartellino rosso!

Espulso… Che brutta partita… Meglio giocare a basket.

29. VACANZE SPAZIALI

….4, 3, 2, 1, GO!

La navicella spaziale è partita, e i 4 astronauti iniziano la loro attività di indagine e

ricerca nello spazio…La forza di gravità li obbliga a svolazzare tra le attrezzature…

Da una prima indagine non si vedono navicelle aliene nelle vicinanze… Ma una

meteora è sulla loro traiettoria… Emergenza! Non dobbiamo sfondare il muro del

suono… Attenzione! Un’onda anomala si scontra con la nostra postazione spaziale…

Collisione … Missione fallita!

30. VACANZE PAUROSE

Caio, un pericoloso assassino ricercato dalla giustizia, è in vacanza su una spiaggia

fantasma con la sua famigliola: il papà, un lupo mannaro, sua mamma, la morte

vivente, e sua sorella, la bella Buffy.

Gioca con una bomba nucleare che potrebbe scoppiare da un momento all’altro, ma

la vicina di ombrellone, un dinosauro Dentiaguzzi, lo minaccia di mangiarselo e lo

caccia via.

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori

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Caio, l’assassino, invita Buffy a fare un bagno nel sangue e lei risponde di no, perché

vuole andare a caccia di vampiri.

Caio decide di tuffarsi da uno scoglio maledetto, ma una gigantesca onda di sangue lo

travolge.

Questa vacanza è peggio di un’uccisione di massa… Ah, ah, ah!!! MORIRETE

TUTTI !!! Auuhhh!!!

31. PAROLACCE

Vacanze del cavolo.

Caio, uno sfigato nato, è andato al mare con quella obesa di sua mamma, con quel

lurido verme di suo papà e con quella gnocca di sua sorella.

Caio gioca a pallone su quella schifosa spiaggia, ma una vecchia megera gli rompe i

cosiddetti e si lamenta come una psicopatica.

Allora il ganzo invita quella gnoccona di sua sorella a fare un bagno. Lei però dice di

no, perché è un po’ scema.

Caio, sempre più svitato, decide di tuffarsi da uno scoglio maledetto, ma un’onda

anomala lo travolge, lui sbatte la testa e gli cresce un gran bernoccolo.

Da quel momento Caio non entra più in quel putrido mare che sembra una discarica.

Questa vacanza è meglio dimenticarla…

32. ALFABETO FARFALLINO

Vafacafanzefe efestifivefe. Cafaifiofo èfè afal mafarefe cofon lafa mafammafa, ifil pafapàfà efe lafa soforefellafa

Tifizifiafa.

Gifiofocafa afa pafallofonefe sufullafa spifiafaggifiafa efe lafa vificifinafa difi

ofombrefellofonefe sifi lafamefentafa efe lofo cafaccifiafa vifiafa.

Ifinvifitafa lafa soforefellafa afa fafarefe ifil bafagnofo mafa lefeifi rifispofondefe difi

nofo, peferchéfè vufuofolefe prefendeferefe ifil sofolefe.

Defecifidefe difi tufuffafarsifi dafaglifi scofoglifi mafa ufun’ofondafa

afanofomafalafa lofo trafavofolgefe efe lofo sbafattefe afa rifivafa.

Hafa fafattofo dafavveferofo ufunafa brufuttafa fifigufurafa.

Quefestafa vafacafanzafa èfè pefeggiofo chefe afandafarefe afa scuofolafa.

33. INGLESE

Summer holydays: Caio is at the seaside with his mather, his father and his sister

Tizia.

He is playing football on the beach and the neighbour under the beach-umbrella is

complaining and she chasses him.

He asks his sister to bathe but she answers no, because she wants to sit in the sun.

He decises to dive from the cliff but an tidal wave sweeps him away to shore.

What a poor figure.

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori

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This holiday is worse than school.

34. DIALETTO NOVESE

1-Vacanse d' estè .

Cain l' è a e mò in cù a mama, sò papà e a surela Tisia.

U sòga a e balon in sa spiogia e a sò vseina d' umbrelon as lamentaiva e al mandaiva

via .

Unvita a surela a fò e bagnu . Le a risponda che dnò.

Perchè a vò piò u sù.

A decisa id fò in tufù dai scògi ma in onda trop grosa a la bòtre a riva .

La fatu davai na bruta figura .

Ista vacansa l' è pesu che n' dò a scora.

2 - Vacanse d' estè: Caio ul' è au more con su more, su pore, e su sou

Tizia. U gioga con balon in ta spiagia e la svenia d' ombrelou as la mointa e a lu monda via.

U dumanda a su sou se fa voia d' anolò a fà u bagnu, ma ela gle risponde de no

perchè vo piò un pò de sul.

Alua u decida de tufose da lu scoiu ma un' ondò a lo travoge e u lo sbat inta riva.

U la fatu davoi nà figuracia.

Sa vacansa lè pegiu che andò a scola.

35. DIALETTO MILANESE Vacanze estiv : Caio le al mar con mama, papà, e la surela,Tizia.

Giuga al balon sulla spiagia e la visina del umbrelon alsa lamenta e al cascia via.

Invida la surela a fa ul bagn, ma le al rispund da no, perché alvor ciapar ul sul.

Desid de tuffas dai scogl ma un' unda anomala lo travolge e al pica a riva.

La fa da bon una bruta figurascia.

Questa vacanza le pesc che na a scola.

36. DIALETTO NAPOLETANO 1-Vacanze estive : Caiu è au maru c'o mammà e u patre , a sora Tizia.

Iuacano cu pallone coppa aspiaggia, ma a vicina d'umrellone si lamenta e lu

caccia via. Invita la sora a far u bagno, ma a sora respomme NO, pecchè vò

piglià o sole.

Decide a tuffarsi dà scogli ma n'onda anomale lu travolge e lo sbatte a riva .

Aggiu fatte na brutte figure; megliu a scuola.

2 - Na vacanza estate : Caio è o mare pur a mamma o papà e a sorella TIZIA .

Si mette a iocar in coppa a spiaggia e la ci sta na vicina con ombrellone che grida

che ca non si può iocar e ci dice vai a iocar anata parte… chiama a sorella e gli dice

gnam a far o bagno, ma essa gli risponde che voglio pigliaro o sole .

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“I nostri esercizi di stile” Ins. Milena Lupori

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Allora iss si va a buttare in do mar indo o tempo arriva nu cavallo e o sbatte in

goppa a spiaggia.

A gio fatto na brutta figura cum nu scemu.

E sta vacanza e cuma na scola .

37. DIALETTO LUCANO

Vacanz estive : Caio è a u mare ch mamma, tata, e sora, Tiz.

Iuoca u palluon nda spiaggia e a vcina di rbriello s'inguieta e o manna via.

Invuita a sora a fa u vagn, ma edda ress ca no, pchè vol piglià o sol.

Idd a pigliat e se iettato da na preta ma n'onda anomala u puiglia e u scuazza n'derra.

Sta vacanz è chiù brutt che i a scola.

38. DIALETTO PUGLIESE

Vacanzi estivi: Caio ste a mari cu la mamma, papai, e la sori, Tizia.

Scioca a palloni sobbra la spiaggia, e quera che ste dicosti di ombrelloni si lamenta e

lu caccia via.

Chiama la sori a fa lu bagno, ma edda disci noni, piccé ta piddià lu soli.

Decidi cu si mena di li scogli ma n’onda grossa lu travolgi e lu sbatti alla riva.

E fattu na brutta figura.

Sta vacanza e peggiu ca sce alla scola.

39. DIALETTO SICILIANO

1 - Caio è a mari cu mamma, papà e Tizia sa suoru .

Ioca a palluni ne spiaggia e a vicina di umbrilluni si lamenta e u manna via.

Ci dissi a so suoru di fari u bagnu , me idda dissi di no, picchi si voli pighiari u suli.

Si dicisi a buttarsi de scogli ma un'onda u ittau a riva .

Ha fatto una brutta figura, sta vacanza è peggio ca iri a scola.

2 - Vacanzi Estivi.

Caio ie o mare cu so mà, so pà e so suru Tizia.

Ioca o palloni da spiaggia ie a vicina d'ombrelluni si laminta ie o manna via.

Invita a suru a farsi u bagno, ma idda rispunni di no, pirchì si vò pighiari u suli.

Dicidi di tuffarsi dalli scugli ma na onda strana u travogi ie u sbatti su a riva.

Fici davvero na brutta figura.

Sta vacanza ie pieggiu che ire a scola!!

3 - Vacanze d’estate.

Caio è a lu mare cu sò mà, sò pà e sò soru Tizia.

Ioca cù lù palluni supra la spiaggia e la sò viscina d'ombrellone si rucculia e lo

assicura. Disce a sò soru di farisi lu bagnù ma idda ci rispunti di no picchì si vuole

piddiare lù sule.

Decide di eccarsi da i scogli, ma na onda anomala lo ecca in terra e lu fa ire a riva.

Fisci proprio na brutta fiura.

Stà vacanza è peggio che iri a la scola.

4- Festi estivi: Caio è o mari, cu so mà, so pà, e so suaru Tizia.

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Joca o palluni ncapu a spiaggia, e a vicina di l’umbrelluni si lamenta e a manna …

anvitau a suaru a fari u bagnu, ma iddra a rispunniu di no pirchì vulia pigghiari u suli.

Addicidiu di jittarisi de truazzi ma un’unda a sdirrupau e a sbattiu n’terra.

Fici davero na brutta figura.

Sta vacanza ie pieggiu che ire a scola.

40. DIALETTO SARDO TREXENTA

Vacanzasa estivasa : Caio è a mari cun mamma, babu, sa sorri Tizia.

Giogu a palloni in sa spiouggia, e sa biscina de ombrelloi si lamentada e ci du

bogada.

Invitada sa sorri a fai su bagna, ma issa arrespondidi à no poita oidi pigai su sole.

Deudidi de si tuffai da su scogliu ma unonda anomala dà travolgidi e ci du

trasportada a riva.

Opufottu diaderura ua brutta figura; custa vacanza è peusu che andai a scolla.