I N T R 0 D U Z 1 0 N E - Bocconisti · Web viewViene costì il Rev.mo P. Citi, prete anziano,...

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LETTERE

DEL SERVO DI DIO

P. GIACOMO CUSMANOFondatore del Boccone del Povero

NUOVA RACCOLTA

VOLUME I(1861-1882)

BOCCONE DEL POVERO - PALERMO

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INTROUZIONE

Nell’anno 1958-59, riordinando le carte del P. Filippe11o, avevo raccolto un buon numero di lettere autografe del P. Giacomo, ancora non pubblicate, da poter fare un nuovo volume; ma il cambiamento di guardia, avvenuto il 21 Luglio 1959, me ne impedì l’attuazione.

Il 21 Luglio 1965 ritornando, per la bontà dei Confratelli, alla guida della Congregazione, mi preoccupai nuovamente delle lettere di P. Giacomo, che ho trovate triplicate, sicuramente per l’opera dell’indimenticabile P. Gaetano Dolcimascolo, che si preparava a fare un importante lavoro critico.

Ho ripreso l’idea di pubblicare queste lettere, seguendo il metodo del P. Gaspare Aiello nei primi quattro volumi, mettendo così a conoscenza dei Confratelli e delle Suore tanto tesoro, sino ad oggi nascosto, lasciando ad altri il compito di un lavoro critico.

Sono queste tutte le lettere non ancora stampate?Può darsi che qualcuna ci sia sfuggita, non ostante le accurate

ricerche; intanto diamo alle stampe queste che formeranno più volumi, evitando ancora un inutile

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ritardo; se, poi, se ne trovassero altre, saremmo felici di poter offrire nuovi tesori sulla vita e lo spirito del nostro Ven. Fondatore.

Debbo confessare che non è stato un lavoro lieve quello di ricerca, di selezione, di confronto con le originali e con quelle stampate; ma, non ostante lo sforzo e la buona volontà, può darsi che di qualcuna se n’e ripeta la stampa, specialmente di quelle senza date.

Siccome queste nuove lettere ho dovuto ordinarle per date, e, come ho detto, formeranno più volumi, è stata necessaria una aggiunta: «Nuova Raccolta», cominciando dal I volume.

Nel preparare queste lettere per la stampa, mi sono permesso soltanto di fare qualche rara correzione di punteggiatura e di aggiungere qualche nota di P. Filippello.

Riguardo alla forma letteraria usata dal P. Giacomo nelle sue lettere, mi sembra utile riportare quanto annota lo stesso P. Filippello nelle Testimonianze, V. II, P. II, p. 28:

«Le lettere, che si trovarono alla morte di lui, non sono tutte quelle che egli scrisse; e, la maggior parte di quelle trovate, sono incomplete perché, scrivendo di notte, con gli occhi aggravati dal sonno, sotto il peso della stanchezza dopo i lavori del giorno o con la mente occupata da tanti pensieri e con l’animo oppresso da tutte le miserie dei Poverelli e da tutti i dolori cagionati da coloro che non lo comprendevano, cadeva in qualche omissione non completando la proposizione o lasciando parole a metà o non badando alla

ortografia e alla sintassi, e più volte fu nella dura necessità di rifare quelle lettere.

Simili considerazioni valgono per quelle lettere che, nel corso del giorno, scriveva sotto l’indiscreto e noioso chiacchierio di quegl’importuni, i quali non avevano la bontà di tacere nemmeno mentre egli era intento a scrivere.

È pure degno di nota il fatto che egli, scrivendo o quando sentiva il bisogno di fare la minuta, si serviva di frammenti di carta venuta dalla colletta, e di simili brandelli insignificanti altre volte egli ebbe a giovarsi per difetto di foglietti. Alquante di quelle lettere e di quelle bozze sfuggite agli occhi dell’umile Servo di Dio (che, certo, non ebbe il pensiero di volere lasciare a noi un epistolario e tanto meno uno sfoggio di carità), provvidenzialmente rimangono e sono servite come documenti per provare ciò che egli fece da solo; e quelle che adesso si trovano, sono un bel monumento delle sue virtù».

Anche le lettere di questa nuova raccolta, benché molte di carattere pratico e familiare, rimangono veramente un documento storico eccellente e un «bel monumento delle virtù» del P. Giacomo, e una fonte inesauribile del suo spirito, a cui potremo e dovremo attingere tutti coloro che ci gloriamo di essere figli di un tanto Padre e ci fregiamo del nobile titolo di Servi e Serve dei Poveri.

Sac. PIETRO FAZIO S. d. P.

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CENNI STORICI DELL’OPERASCRITTI DAL PADRE GIACOMO CUSMANO

NELLA LETTERA DEL 19 MAGGIO 1882 AL PADRE DANIELE

CONFESSORE DI LEONE XIIICOMMENTATA DAL PADRE FRANCESCO PAOLO

FILIPPELLO

Il Padre Giacomo, desideroso di dare al Papa relazione dell’opera, scrisse al Padre Daniele da Bassamo una lunga lettera, le cui prime parole: «Di seguito alla sua consolante e affettuosa del 12 volgente scrivo». Mostrano che il Padre Giacomo era in amichevole carteggio col Padre Daniele.

Di questa lettera noi troviamo sedici facciate in foglio scritte di sua mano, e mancano le pagine aggiunte delle quali trovo copia in un quaderno. La minuta che esiste è autografa e con le correzioni eseguite dal Can. Pennino, e con altre cancellature fatte quando nessuno pensava che un giorno le lettere e tutto ciò che documenta la vita e la storia del Servo di Dio e della opera dovranno presentarsi nella più perfetta integrità al Tribunale della Chiesa.

Sul periodico «La carità» e poi nel volumetto «Lettere» furono pubblicati alquanti brani e con qualche nuovo ritocco, eseguito forse per ragione di eleganza; altri brani furono omessi forse perché non interessanti pel pubblico a cui davasi la stampa.

Per le fatiche che negli anni della formazione, dell’opera, furono molte e penose e non davano tempo di respirare, il P. Giacomo scrisse quella lettera a varie riprese fra le

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occupazioni e preoccupazioni, fra la stanchezza e il sonno e sempre in fretta e in modo da non badare alla forma e alla correttezza grammaticale.

La detta lettera cominciata ai 19 maggio 1882 fu terminata agli 8 di agosto. Infatti nei fogli aggiunti leggevasi: 8-8-82: «Quest’ultimo periodo mostra alla Paternità V. Rev.ma, il tempo lungo che è passato a scrivere la presente e la brutta maniera colla quale ho scritto fra tante interruzioni e faccende1, e la mia insufficienza, e il gran bisogno che mi ho di aiuti opportuni».

1 E già nel corpo della lettera, accennando tutti i suoi travagli, notò: «Una miriade di faccende mi hanno impossibilitato a scrivere la presente».

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SOMMARIO E ANNOTAZIONI

1. Siccome non era possibile narrare tutto in una lettera, né sarebbe stata discrezione una lunga epistola, il P. Giacomo dovette limitarsi a dare brevissimi cenni: per tal motivo notò: «Scrivo la presente omettendo. per es. sere breve e discreto, tutto quello che sarebbe mio àesiderio di umiliare a Sua Santità» (V. 56). Per quanto il P. Giacomo siasi industriato a non prolungarsi, il suo zelo verso le anime non gli fece limitare le espressioni scrivendo sul fine principale della Comunità e sulla carità pratica dei membri, e scrivendo sull’allontanamento dei cooperatori e sull’abbandono delle anime.

2. Il P. Giacomo accenna alla sua vocazione di consacrarsi ai Poverelli, per portare le loro anime a Dio: «Chiamato all’ultima ora, ed elevato per volere di Dio al Sacerdozio nel dicembre 1860, sentii nell’anima mia* il desiderio di consacrarmi ai Poverelli, facendo mie le loro miserie, per rilevarli dalle terribili loro sofferenze, avvicinandoli a Dio».

3. Il P. Giacomo manifestava al Can. Turano suo confessore, quella sua speciale vocazione. Il savio Direttore lo tenne in lunga prova, nella quale il P. Giacomo perseverò per sette anni.

«Il Rev.mo Can. Turano mise per sette anni alla prova questo mio desiderio».

4. Primo inizio dell’Opera. «Finalmente nel febbraio 1867 consentì a farmi presentare a S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo Naselli una supplica per domandargli la benedizione di ogni Opera che io vagheggiavo a sollievo dei Poveri»2

5. Modo di agevolare le famiglie a fare l’elemosina. «Essa consisteva nel raccogliere a pro di essi dalle buone famiglie un boccone da prelevarsi dal pasto giornaliero e gli oggetti più inutili».

6. Cooperatori Sacerdoti e Laici. «Ottenuta l’approvazione dell’Ordinario, ottimi Sacerdoti e laici

* Il pronome mia nel testo era scritto due volte di cui una è stata cancellata.2 21 Febbraio 1861: Inizio dell'Opera: Lett. V. I, P. I, p. 54.

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cooperarono meco3e l’Opera n’ebbe un prospero sviluppo, come, rileverà dalla Pastorale che la spedisco insieme alla presente»4

7. Sospetti contro le intenzioni del P. Giacomo. «Chiamato dal Questore di quell’epoca, il Signore mi diede grazia di riuscire a provare l’innocenza dei nostri principii, e fui dallo stesso obbligato a presentare il progetto al Governo, per ottenere casa ed aiuti al migliore sviluppo dell’Opera».

8. Obbedienza alle leggi della Chiesa. «Fu allora che privatamente scrissi al S. Padre Pio IX di s.m., per sapere come regolarmi».

9. Primo atto di benevolenza del Papa verso l’Opera. «Il quale, dietro aver preso le debite informazioni dall’Ordinario, rispose inviando il Decreto ed il Breve che in copia le compiego»5

3 12 Maggio 1867: Prima riunione dei Soci: Test. V. 11, p. 189.4 Test. V. II, p. 261.5 5 Agosto 1868: Test. V. 11, p. 246.

10. Istituzione canonica diocesana. «A questa spinta data dal Sommo Pontefice, Mons. Arcivescovo fece succedere l’Istituzione canonica dell’opera6

e le fo tener copia del Decreto»7

11. Affiliazione all’Istituto di S. Vincenzo. «Le fo tenere copia del decreto... di affiliazione all’Istituzione di S. Vincenzo de’ Paoli firmato dal Generale Etienne»8

12. Affiliazione all’Istituzione di S. Francesco.«Dell’affiliazione all’Istituzione di S. Francesco la S. V. Rev.ma conosce tutto»9

13. Fine principale.«Tutto questo avveniva, portando nell’anima il desiderio di veder sorgere una comunità religiosa, consumata nella carità, per copiare in sé la vita di G. C., il quale, commosso sulla terribile e incomparabile miseria della povera umanità decaduta, discese dall’altezza dei cieli sino alla miserabile condizione dell’uomo, caricò sulle sue spalle le miserie di tutti, fece sue le sofferenze e le pene di tutti, pagò per tutti l’offesa divina giustizia, per aprire ai Poveri peccatori la via del perdono e il gaudio del Paradiso».

14. Carità pratica dei membri.«I membri di questa,comunità, guardando Gesù Cristo nel Povero e volendo rendere amore per amore, devono

6 8 Dicembre 1868: Test. V. II, p.'250.7 Il 10 Gennaio 1869 segni l'inaugurazione Solenne: Test. V. II, p. 255.8 23 Febbraio 1869: Test., V., II, p. 402.9 Bollettino « La Carità », Novembre -Dicembre 1958, p. 91.

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dare tutto quello che hanno per avere la sorte di essere ammessi al servizio dei Poveri (e non possono essere accettatI senza aver portato il vitalizio di almeno mezza lira al giorno), e poi lavorare, mendicare per raccogliere quanto è necessario a sollevare i Poveri dalle loro sofferenze, e farle proprie; devono sempre posporsi ai loro bisogni in maniera che se manca un piatto di zuppa, una camicia, un letto etc., è per loro che manchi e non per il povero che debbono preferire in tutto come l’immagine di Gesù Cristo».

15. Il Consiglio direttivo.Il Consiglio direttivo, a cui P. Giacomo, diffidente di sé, sottometteva tutto, giudicava impossibile ad attuarsi quelle idee; ed il Vice-Presidente Can. D. Turano, (che contemporaneamente era direttore spirituale di P. Giacomo) rispondevagli che per potere praticare quella carità sarebbero bisognati Angeli e non uomini.«Queste idee credute impossibili ad attuarsi, mi facevano sempre dire dall’organo della mia direzione che bisognavano Angeli e non uomini per praticarle».

16. Il P. Giacomo, che tutto voleva per amore, desiderava uomini di misericordia per esercitare la carità con carità verso tutti i miseri, e rifuggiva dall’idea di fare ai Poverelli prestar servizio da persone mercenarie, le quali lavorano non per sentimento di carità, ma per interesse e per proprio bisogno. «Fui costretto dall’ubbidienza a servirmi di braccia anche prezzolate»10.

17. Il P. Giacomo dovette rassegnarsi sia per obbedire, sia per non arrestare lo sviluppo dell’Opera.

10 In difetto di Soci attivi il Consi glio fece chiamare e assoldare alcuni uomini venali.

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«Fui costretto dall’ubbidienza a servirmi di braccia anche prezzolate, per non arrestare lo sviluppo dell’Opera che si credeva tanto utile in quei momenti, nei quali, per l’accaduta insurrezione popolare (1866) e per lo scioglimento delle corporazioni religiose, molte famiglie languivano, e numerosi morti per fame straziavano l’animo di tutto il paese».

18. L’ideale del P. Giacomo era la Carità senza limiti, che spinge le anime ad imitare la carità di Dio il quale «sic dilexit mundum ut Filium suum daret»; e sopra quel «sic» faceva riflessioni così tenere da farlo impazzire di carità.Suo ideale era quella carità che anima i cuori a praticare il precetto di Gesù che disse: «Hoc est preceptum meum, ut dilegatis invicem, sicut dilexi vos». Non cessava di ripensarci: «Chi sa spiegarmi la forza di quel sic e di quel sicut?».Desiderava uomini disinteressati, veri amici di G. C., generosi a osservare gli insegnamenti del Divin Maestro, praticando quella carità, la quale fa immolare l’anima propria e sacrificare se stesso per la santificazione delle anime e delle anime dei Poverelli; e quindi soffriva a servirsi di coloro i quali volenterosi a cooperare, pure non avevano il desiderio di unirsi in comunità per praticare la vita da lui desiderata.«Io soffrivo molto a servirmi di persone mercenarie, e di altri che, volenterosi a cooperare, pure non avevano il desiderio di unirsi in comunità per praticare la vita da me desiderata; ma pur tuttavolta era questo il volere dei Superiori, era imperioso il bisogno del momento, mancavano le vocazioni, né potevo suscitarle. Mi dovetti uniformare».

19. Organizzazione ufficiale.«Sotto l’egida di un Consiglio direttivo, creato da Mons.

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Arcivescovo, si organizzarono le collette, si crearono gli uffiici di contabilità; Archivio; segreteria, Cronaca; e la Associazione cominciò a pigliare proporzioni interessanti»11.

20. Il P. Giacomo nella sua umiltà, non volendo incolpare i consiglieri i quali operavano non secondo lo spirito della Fede, ma secondo le vedute della ragione umana, attribuiva a colpa sua quell’inizio che davasi all’Opera con tutte quelle formalità burocratiche, le quali mutavano lo spirito della caritàcristiana in carità ufficiale e parevano ritardare i soccorsi; e ad evitare tali dannosi ritardi, come vedremo a suo luogo, il P. Giacomo domandò la costituzione di un consiglio speciale autorizzato a risolvere i capi di urgenza.«Ma da quel punto un profondo dolore cominciò ad attristare l’anima mia, perché la coscienza mi avvertiva che Iddio per la mia indegnità non faceva sorgere la comunità desiderata; e l’aver cominciato l’Opera con desideri che non erano sola e pura carità, formava nella mia coscienza un rimorso tale da disturbarmi profondamente la pace».Il P. Giacomo attribuiva alle sue iniquità tutto ciò che avveniva, e quindi anche la costituzione del Consiglio Direttivo e le divergenze dei Consiglieri (dei quali riferiremo a suo luogo le notizie date dal Padre Datino).Per quel suo timore di iniquità il P. Giacomo avrebbe voluto andare a confessarsi al Papa. Consigliavasi al Can. Guarino e ad altri, ma gli slanci della Sua fede non venivano secondati.«Sentivo un’ardente brama di volare ai piedi del S. Padre Pio IX, accusarmi a lui delle gravi iniquità di tutta la mia vita, manifestare i pravi desideri del mio cuore,

11 Statuti dell’Associazione: Test. V. II,. p. 257.

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che mi parea guastassero in me lo spirit)o di carità; e così essere accertato se quel desiderio che io sentivo era da Dio o dal demonio, e così risolvere se dovevo o no continuare nella via intrapresa. In tali strette di cuore rivolgevomi al Confessore e ne ero sempre bistrattato; mi rivolsi al Rev.mo Can. Guarino già consigliere dell’Opera nostra, e ad altri ottimi Sacerdoti; ma non potei mai ottenere la serenità dell’anima mia; sicché più volte lui risoluto di abbandonare ogni cosa, fuggire nella solitudine e piangere per tutta la mia vita i miei orridi trascorsi».

21. Sacerdoti e laici collettori e distributori.«Tuttavia l’Opera progrediva: più di 20 Sacerdoti dividevano meco le fatiche della colletta e della distribuzione degli alimenti pei Poveri a domicilio12; un buon numero di Laici di ambo i sessi lavoravano altresì ed anche in case divise, prese ad affitto».

22. Orfani ed orfane, e ciò che facevasi per loro.«Il Consiglio mi aveva autorizzato a riunire ragazzi di ambo i sessi, perché più proficua alle loro anime si rendesse quella elemosina che con tanto stento raccoglievasi, porgendola a loro insieme con la parola di Dio, con l’istruzione catechistica, con l’insegnamento delle lettere e delle arti»13.

23. Buoni frutti dell’attività della Colletta. Soccorsi a domicilio. Carità corporale e spirituale.«Passarono circa quattro anni in questo lieto stato, e non vi era povero a nostra conoscenza che non ricevesse i benefici aiuti dell’Opera, anzi arrivava a muffarsi il

12 Norme per la colletta: Test. V. II, p. 277.13 La Casa dei Poveri: Test. V. II, p. 251.

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pane e la pasta per l’abbondanza delle elemosine; ed era assai bello vedere come per questi aiuti materiali si avvicinassero le anime a Dio togliendosi dal disordine e avvicinandosi ai Sacramenti».

24. Carità nel colera del 1866-67.«Fu assai più consolante l’aiuto corporale e spirituale dato ai Poveri nell’epoca in cui il morbo asiatico mieteva a migliaia le vittime, e ricolmava dello squallore che portavano ad un tempo la miseria e la mort».

25. Il P. Giacomo accenna le cause per le quali restò solo. L’Arcivescovo D. Michelangelo Celesia premiò i Sacerdoti collaboratori dell’Opera, dando loro uffici e dignità; tutti accettarono e andarono ai loro.incarichi e doveri (il solo P. Giacomo non accettò).«Ma un altro periodo anch’esso più lungo e doloroso per me la Provvidenza disponeva nei suoi santi disegni. Per la venuta morte di Mons. Naselli di S. M., successe la traslazione di S. E. Rev.ma Arcivescovo Don Michelangelo Celesia, che Iddio conservi a moltissimi anni, il quale, commosso teneramente nella carità del suo cuore in favore di questa pia Opera, guardò con paterno affetto la schiera dei Sacerdoti che instancabilmente e con vera carità e abnegazione vi lavoravano, e volle loro manifestare il suo gradimento ed affetto, proponendoli e promuovendoli alle dignità e agli uffici più segnalati della Chiesa...Giusto in quell’epoca elevato ad un tratto il Can. Turano al Vescovato di Girgenti14, il Can. Guarino Arcivescovato di Siracusa, a Canonici, beneficiali, Padri di Monasteri, di Collegi e di Ritiri, furono creati i Sacerdoti che cooperavano meco; ed ecco l’Opera rimasta ad un tratto sola ed abbandonata senza volerlo. Io stesso ne

14 23 Febbraio 1872 (Mons. Domenico Turano - D. De Gregori).

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fui assente per due mesi onde accompagnare alla sede Mons. Turano»15.

26. Il P. Giacomo accenna gli effetti avvenuti all’Opera, essendo egli rimasto solo. Vennero meno le collette, ed egli fu nella necessità di far debiti. Il consiglio decise di licenziare i Poveri esterni e gli Orfani, e rimasero le sole Orfane.«Caduta l’imponente rappresentanza Sacerdotale, e ridotta a mani laiche e mercenarie, e rimasto sulla mia miseria tutto il peso e la responsabilità, cominciò gradatamente a venir meno la colletta. La necessità di far debiti per mantenere le cose allo stato quo, fece risolvere il Consiglio di licenziare in grandissima parte i Poveri esterni, poi gli orfanelli, finché rimasero solamente le orfanelle interne, e queste a riguardo che non poteansi gettare abbandonate sulle pubbliche vie, senza il danno della loro certa perdizione».

27. L’Opera in abbandono.«Il Governo ed’il Municipio, i quali avevano promesso di prestarsi in aiuto all’Opera, poi, per la Canonica Istituzione, o per qualunque altra strana idea politica, la laseiarono in abbandono».Al Governo si era fatto sospettare che il P. Giacomo, sotto il pretesto della filantropia avesse voluto fare rivivere il monachismo.Il Governo e il Municipio non mantennero la promessa.

28. Il P. Giacomo solo per ben undici anni.«Ben undici anni passarono in tale strana miseria ed afflizione, che sembrava proprio un fanatismo volerla durare a conservare quelle povere orfanelle in una posizione,così estrema e miserabile da straziare ogni, cuore».

15 22 Marzo 1872 (Mons. Domenico Turano - D. De Gregori).

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29. Gli associati non perseverarono (Soci semplici e Soci attivi).«Quanto meno vita aveva l’Associazione, quanto più venivano meno i soccorsi ai Poveri, altrettanto diminuiva l’aiuto che si ricevea dalla Colletta».Dal fervore dei Soci attivi e dei Soci semplici l’abbondanza della colletta. Dallo sfervoramento la miseria.

30. Il P. Giacomo pensa di affidare l’Opera ad altri Istituti.«Ci furono momenti nei quali io stesso mi convincevo di dover chiamare una qualunque altra Istituzione, che Iddio aveva benedetto o prosperato, per affidare loro l’interesse di quelle povere anime, e ritirarmi nella solitudine a compiere quel desiderio che cruciava la povera anima mia nel vedermi come il lupo in mezzo all’ovile di G. Cristo». (Così nella prima bozza; ma nella copia modificata leggesi): «E poiché vedevo mancarmi ogni soccorso, mi convincevo io stesso di dovere affidare l’Opera a qualche pio Istituto, tra quelli approvati dalla Chiesa, ed impedire che la mia indegnità continuasse ad esserle di ostacolo».

31. Fondazione delle figlie della Carità di San Giuseppe Jato.«Anche pria di accingermi a lavorare per questa Istituzione, col permesso dell’Ubbidienza, io ero riuscito (nella stessa informe maniera) a fondare nella piccola Comune di San Giuseppe Jato, ove la mia famiglia possiede piccoli fondi che servono a loro mantenimento, una casa di Misericordia, guidata dalle figlie della Carità»16

32. Desiderio di affidare l’Opera alle figlie della Carità.«Questa occasione mi diede il destro di conoscere le

16 ’Test. V. I, p. 277.

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grandi opere di San Vincenzo de’ Paoli, e di amarle. Fui in compagnia delle figlie della Carità a sollevare i poverelli di questa città, quando la contessa Herbert profuse tesori edificando tutti colla sua mirabile carità. Anzi, per costei mezzo fu spinto per la prima volta il desiderio di affidar loro questo Istituto del Boccone del Povero, che, al momento in cui accenno, io vedevo distrutto per la mia indegnità. Mi rivolsi dunque alle figlie della Carità, e supplicai ardentemente, perché si fossero impegnate a sostenerlo. Ma, la loro Istituzione non permettendo di mendicare come dovea farsi a sorreggere l’Opera che io volevo affidare, m’indirizzarono...».

33. Tentativo, di affidare l’Opera alle Piccole Suore dei Poveri.«(Le Figlie della Carità) m’indirizzarono all’Abate Lepailleur per avermi le Piccole Suore dei Poveri. Ma per questa via nemmeno fu possibile di avere un aiuto; dette Suore, sebbene dedicate alla stessa vita, pure si limitano semplicemente ad aver cura dei poveri vecchi, e non si versano né pur(sic=per) le orfane, né pei soccorsi e nemmeno in altre opere di carità».

34. Rivolge il pensiero alle Stimmatine.«Il giorno seguente in cui ricevetti questo rifiuto, fui proprio al colmo del mio dolore, e quando finito il mio lavoro, era l’ora del mio riposo, nell’amarezza amarissima del mio cuore mi accinsi a scrivere una lettera al direttore per informarlo dell’esito avuto delle Piccole Suore dei Poveri, e chiedere il permesso di chiamare le Stimmatine, ed affidare loro le orfanelle, abbandonando assolutamente l’idea di voler conservare ancora l’Associazione del Boccone del Povero, che io vedevo per mia indegnità assolutamente distrutta».

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35. Sogno Visione«Mentre ero al termine quasi della lettera, un sentimento di malessere unito al sonno, senza avvedermine, mi fece stendere le affrante membra sul letto che mi era accanto, e nella quiete di quel riposo mi sembrava di essere in una campagna...»17

36. Fra l’abbandono e lo sconforto P. Giacomo persevera e l’Opera vive.«Continuai a lavorare pacificamente nello stesso stento in cui ero durato per tanti anni; ma nessun umano conforto vedevo spuntare per l’iniziativa della desiderata Istituzione. Era un miracolo continuato della Provvidenzaquello di sfamarsi tanti poveri colla colletta che veniva ogni giorno sparuta tanto che io stesso non avevo l’animo di mangiare la zuppa, se prima non ero certo che tutti, almeno della Casa, fossero saziati. L’abbandono cresceva ogni giorno. Non un Sacerdote che avesse voluto più di buon animo predicare nella nostra Chiesa; difficilissima la confessione delle povere recluse, perché tutti si noiavano di prestarsi».

37. Il P. Zuccaro (v. 41)«L’unico Sacerdote (il P. Zuccaro) che mi rimanea per la direzione della disciplina delle Orfanelle,

38. La sorella Vincenzina Cusmanoche erano sotto la sorveglianza di una mia sorella di maggiore età

della mia,

39. La nipote Maddalena Cusmanodi una mia nipote che era stata educata nello stabilimento delle Figlie della Carità,

17 P. Filippello qui tralascia mai trascrivere il sogno, che può leggersi nelle Lett. V. II, p. 6, terz’ultimo rigo, sino a p. 9, quattordicesimo rigo.

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40. Rosaria Caravello, Maria Naimo, Pietra Naimoe di altre tre buone vergini di una vicina campagna, le quali avevano lasciato le loro famiglie per dedicarsi a servire Gesù nei suoi Poverelli quando il Signore si sarebbe degnato di far sorgere l’Istituzione».

41. Pratiche per affidare l’Opera alle Figlie di S. Anna (v. n. 37).«Stanco e annoiato del non veder mai avviare le cose nostre, e del poco frutto che credeva raccogliere dalle sue fatiche, pensò anch’egli di abbandormi (sic=abbandonarmi) e non valsero le mie preghiere e le mie lacrime per convincerlo a rimanere ancora per aiutarmi.Lo stesso (P. Zuccaro) più volte aveva girato l’Italia e visitate tante Istituzioni; e aveva già fatto chiamare per un Collegio di Termini quelle delle Figlie di S. Anna, delle quali, rimasto contentissimo, voleva che anch’io avessi loro affidato ogni cosa; e, conoscendo che io ero impegnato a procurare ogni mezzo per far sorgere una Istituzione secondo i nostri bisogni, mi fece sperare che, senza crearne una nuova, la Madre (fondatrice delle Figlie di S. Anna) si sarebbe unita nei desideri dell’osservanza sopra manifestata, e, allargando maggiormente la sua fondazione, avrebbe anche accolto l’Opera qui nata, facendola sua, e io avrei potuto servire alla stessa Fondatrice nei travagli dell’Opera, che sempre più si dilaterebbe. Questo pensiero che, sebbene non facea sorgere una nuova Istituzione e dava ad un tratto uno sviluppo così esteso per quanto esteso è l’Ordine di quelle sante Figlie, mi fece inclinare a tentare la via; e perciò con lieto animo mi prestai ad accogliere nella Casa nostra le dette buone Figlie, cedendo loro una porzione della nostra piccola Casa, gravandomi della spesa di un piccolo quartino per l’abitazione mia e dei Fratelli che mi aiutavano; ed aspettare di ottenere quanto mi avevano

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fatto sperare. Arrivato là, restai edificato dalla vera virtù di quella santa Contessa, ma non potei ottenere nulla».

42. Colonia agricola di S. Giuseppe Jato.«Io, da che feci quel sogno, ebbi sempre d’innanzi gli occhi miei la Madre SS.; e per una relazione che io non sapea capire, m’immaginava sempre di vederLa in una mia campagna, che nella mia mente ho comperato a sostenere il mantenimento del nostro Noviziato, sperando di ottenere che sotto i piedi della Madonna SS. come alle Salette, scaturisse l’acqua per poterne migliorare circa dieci salme a giardino, e così, nell’abbandono di tutti, trovare i mezzi di far fronte al bisognevole».

43. Melania della Salette.«Queste idee mi facevano pensare all’avventurosa contadinella, che ebbe realmente la sorte di vedere la Madre di Dio, e avendo saputo che la stessa era a Castellammare di Stabia, volli tentare di poterla vedere. Mi recai là, mi presentai al Vescovo, ne ottenni un permesso scritto e insieme ad un altro Sacerdote delle Calabrie che mi fu compagno in locanda, mi presentai a visitarla. Quel buon Sacerdote era molto devoto della Madonna SS. e per conseguenza era curioso di sentire le circostanze dell’apparizione; ma io comprendeva che la sua insistenza riusciva di pena alla buona Melania, e pigliai la parola per rapportare le cose mie e così liberarla da quelle incessanti domande.Ella ebbe molta bontà di sentirmi, e con grande umiltà m’incoraggiava a volere continuare nell’opera incominciata, servendomi degli elementi che il Signore mi aveva dato, senza cercare altre Istituzioni che mi aiutassero. L’orario della ferrovia si avvicinava, la presenza di quel Sacerdote non mi dava tutta la libertà di parlare come volevo; credetti opportuno di tornare a Napoli, nascon-

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dendo in me stesso il pensiero di tornarvi l’indomani per parlare con maggior confidenza. Tornato, fui sorpreso dal vedermi, appena arrivato, aprire la porta dalla buona Melania con rispettosa e caritatevole accoglienza, e più dall’aver trovato sul tavolo una copia del segreto manoscritto, una copia della regola ed una figurina della apparizione della gran Madre di Dio. Scorrendo per sommi capi la regola, mi sembrò di trovare molta armonia coi miei desideri».

44. Melania, Regole, Comunità, Congregazioni affiliate.«Scorrendo per sommi capi la regola, mi sembrò di trovare molta armonia coi miei desideri: nell’idea di veder sorgere Frati e Suore, che vivessero nella vera povertà e nella vera imitazione della vita di nostro Signore per l’osservanza evangelica, soffrendo tutto da tutti per sollevare tutti dall’afflizione e dalla miseria; e con essi anche Sacerdoti Missionari che avessero atteso alla guida delle due istituzioni ed evangelizzare all’apostolica i Poverelli di G. C.; e nell’idea, ancora, delle due Congregazioni affiliate di uomini e di donne che là (alla Salette, nella Regola di Melania) sono chiamati Discepoli, perché stando nella società potessero procurare di avvicinare tutti all’Opera, ai Missionari, per procurare loro di guadagnare tutti a Gesù Cristo»18

45. Il P. Giacomo invita Melania a volerlo aiutare nell’Opera.«Con molta confidenza Melania mi rapportò la sua storia e le ragioni per le quali viveva confinata in quel paese; ed io, da tutto animato, mi feci lecito di pregarla a volermi aiutare, finché non fosse possibile dedicarsi all’Opera a cui credeva esser chiamata. Essa, nella sua

18 In archivio c’è la Regola diMelania copiata dal P. Giacomo.

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umiltà, non lasciava di mostrarmi la sua inettezza, ed anche l’impotenza a causa di una severa legge che la teneva in quel luogo, ma mi promise che avrebbe fatto solamente ciò che era permesso: una visita di soli otto giorni, e poi tutto quello che avrebbe voluto il S. Padre. M’incoraggiò intanto a vestire le Sorelle e a procurare di riunire ed avviare la Comunità in quel modo che il Signore mi avrebbe prestato all’uopo, e fidare molto nell’aiuto di Dio e della Madre SS., perché le cose prosperassero per la sua gloria e per la salute delle anime. Tornato in Palermo, trovai Mons. Turano che, venuto per un affare, era pronto al ritorno in Girgenti, sua sede. Lo informai di tutto, e mi ordinò di pregare per ottenere il lume di risolvere il da farsi. L’indomani, dopo la S. Messa, mi scrisse di far venire Melania, ed egli si sarebbe trattenuto altri due giorni per ultimare questo negozio. Io telegrafai, scrissi; ma la risposta fu negativa, sicché Monsignore partì per la sede».

46. Vestizione delle Suore.«Intanto io stavo ad aspettare il ritorno del nostro Mons. Arcivescovo (che trovavasi in S. Visita) per domandargli il permesso di vestire le prime Sorelle. Venuto lui, gli rappresentai tutto, ottenni il permesso di vestire le prime Sorelle, e la festa della SS. Trinità dell’anno 1880 ebbi la sorte di vederle già all’opera, coll’approvazione e benedizione dell’Ordinario»19

47. Melania visita le Case dell’Opera. Dispiaceri. Il P. Giacomo desiderava recarsi ai piedi del S. Padre per giustificare Melania venuta a visitare le Case dell’Opera e per ottenere il permesso di avere Melania nell’Opera per la formazione del Noviziato.

«Mons. Arcivescovo partì quindi per Roma; ed io che,

19 23 Maggio 1880.

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per lettera, comunicava sempre con Melania, potei aver notizia che era pronta a venire.Disposte immediatamente le cose, Melania venne; ed io, per l’assenza di Mons. Arcivescovo, giudicai opportuno recarmi seco lei a Girgenti. Mons. Turanosi confermò nell’idea di farmi domandare al S. Padre la di lei assistenza nella formazione del Noviziato, finché credeva opportuno concederlo.Melania intanto ritornata a Palermo, prima di finire la settimana, ripartì alla volta di Napoli.Non era ivi arrivata, che un mondo di afflizioni piombarono sul di lei capo (per questa visita fatta alla nostra Istituzione o per questo viaggio in Sicilia intrapreso per colpa mia) fino a tagliarla (sic=toglierla) dalla direzione di quella guida a cui la S. Sede da molti anni aveala affidata.Certamente né io né la buona Melania avevamo pensiero di far cosa alcuna senza il permesso del S. Padre. Come sopra Le manifestai, un viaggio di otto giorni essa mi assicurava avere il permesso di poterlo fare fuori della Francia; per conseguenza io ripiombai nel mio dolore, vedendomi causa di disturbo così grande, senza volerlo, e avrei voluto volare per presentarmi ai piedi del supremo Gerarca a manifestare tutto l’accaduto nella sua semplicità, per giustificazione della Melania e per ottenere il permesso desiderato, se il S. Padre lo credeva opportuno».

MOTIVI CHE GLI IMPEDISCONO DI ANDARE A ROMACIASCUNO DI QUESTI MOTIVI È UN ARGOMENTO STORICO

48. Povertà. La difficoltà di ottenere subito un’udienza privata dal S. Padre farebbe prolungare la dimora a Roma e ne aumenterebbe le spese, le quali non potrebbero essere sostenute dal P. Giacomo.

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49. L’incomodo: la fistola. (Vedi lettera di Mons. Turano che incoraggiano al martirio del pudore per l’operazione della fistola).

50. Sviluppo dell’Opera (1880): S. Marco, Quinta Casa, Terre Rosse, Girgenti. Richieste di nuove fondazioni.

51. Corrispondenza epistolare.

52. Una miriade di faccende.

53. Cura di anime. Le penitenti di Mons. Turano vogliono confessarsi al P. Giacomo. Mons. Turano adibisce P. Giacomo alla cura e direzione spirituale delle anime.

54. Sistema di contabilità fra Casa e Casa (scontrini, entrate, uscite).

55. Impossibilitato a scrivere: il tempo non gli bastava ai bisogni e ai doveri.

56. Desiderio di dare al Papa rapporti dell’Opera.

57. Postulazione per domandare favori verso l’Opera.«La mia povertà e la difficoltà di ottenere una privata udienza, ne postergarono sempre il momento e in ultimo il mio grave incomodo che tuttavia mi travaglia e mi invalida (di Mons. Turano vedere le lettere che parlano della fistola), e lo sviluppo che ha preso l’Opera, la quale conta ormai tre Case in Palermo e una a Girgenti, già in attività al servizio e mantenimento di più che 400 poveri, ed altre preparate che aspettano le Suore: a Campobello di Mazara, a Favara, a Casteltermini, a Valguarnera Caropepe, a Licata, ad Ogliastro, a S. Giuseppe Jato, per non dire di tanti Comuni, che mi travagliano per la corrispondenza epistolare, ed una miriade continua di faccende, di contabilità, di segreteria, di cura di anime etc., che mi hanno anche impossibilitato a scrivere la presente per rendere la S. V. un altro me fuor di me stesso a poter rapportare quello che crede

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opportuno al S. Padre, per ottenere, se Iddio lo ispira favorevolmente, quanto, alla separata postulazione, io mi fo animo di domandare».

58. Forma dell’Opera.«La prevengo che io non ho l’animo di domandare al S. Padre l’elevazione ad Ordine religioso di quest’Opera; sia perché ancora troppo piccola e nascente, sia perché vorrei, seguendo l’esempio di S. Vincenzo, lasciarla come semplice Società che s’impegna al servizio dei Poveri, esercitando tutte le opere di misericordia lavorando e meditando».

59. Ansietà del P. Giacomo, diffidente di sé. Desiderio di seguire la volontà di Dio«Invece io desidero: I - Riconoscimento dell’Opera.che il S. Padre la riconosca e la benedica, se Iddio lo ispira a far tanto, per togliermi da qualunque angustia che mi travaglia, e accertarmi che è Iddio che l’ha fatta e la vuole».

60. II - S. Vincenzo e S. Francesco.«Poiché quest’Opera partecipa alle due Istituzioni di S. Vincenzo dei Paoli, avendone adottato la Regola e seguendone gli esercizi della carità, di S. Francesco di Assisi, perché ne abbiamo abbracciato la carità e la mendicità, desideriamo (con questa prima persona il P. Giacomo intendeva esprimere il desiderio di tutti i componenti uniti con lui) ottenere per noi tutti le indulgenze, i privilegi, le concessioni che all’uno e all’altro Ordine sono stati accordati. E qui mi fo lecito informarLa che pria di andare a Napoli per trattare con la Fondatrice delle Figlie di S. Anna, S. Ecc. Rev.ma Mons. Arcivescovo spediva con sua commendatizia una mia supplica

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al S. Padre (non so per quale S. Congregazione fosse stata avviata) nella quale per me e per tutti coloro che cooperavano a questa pia Opera anche colla qualità di Soci semplici, dando l’elemosina del boccone, domandando ora quanto domando; e unitamente a questa domanda io univa l’elenco stampato delle indulgenze francescane (poiché io lo aveva come aggregato al III Ordine) e l’elenco, anch’esso stampato, di tutte le indulgenze, concessioni e privilegi delle Istituzioni di S. Vincenzo dei Paoli, che mi era stato dato dalla felice santa memoria di P. Nardelli, Missionario vincenzino, alla stessa epoca quando il Generale Etienne mi spediva il Decreto di affiliazione alle opere di S. Vincenzo. L’uno e l’altro elenco rimangono presso la S. Congregazione, e il Rev.mo Canonico Segretario Cozzucoli, oggi Vescovo di Nicosìa, mi avvertì che il S. Padre aveva concesso per la parte delle indulgenze, ma che per ottenere il breve bisognava una somma, che io in quel momento non potea pagare».

61. I rami dell’Opera.«Ora però che l’Opera non è più sotto quella forma di semplice Associazione, che vi è una Regola compiuta, qual’è quella di S. Vincenzo dei Paoli con talune poche modifiche per la povertà e mendicità francescana; ora che vi sono un buon numero di Suore, Frati e Sacerdoti riuniti a volerla praticare con tutta l’abnegazione che esige l’Istituzione, mi auguro che il S. Padre vorrà anche unire alle indulgenze i privilegi e le concessioni, tanto per le Suore che per i Frati e i Sacerdoti riuniti, ed estendere le indulgenze ai Soci attivi, che sarebbero le due Congregazioni di Gentiluomini l’una e di Gentildonne l’altra, che coopererebbero colle Suore e i Frati ad avvicinare le anime di tutti i cittadini all’Opera e ai Sacerdoti Missionari per guadagnarli a Gesù Cristo e alla protezione dei Poveri20

20 Confronta con la Regola di Melania, n. 44.

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Anzi mi fo animo a sperare che faccia partecipi alle indulgenze gli stessi Soci semplici, i quali sono quelli che concorrono al mantenimento dell’Opera colla sola contribuzione di un boccone di tutte le loro pietanze ogni qualvolta che mangiano, e dippiù conceda loro una speciale e pingue indulgenza ogni qualvolta che con tutta devozione e diligenza si privano di quel boccone per amore di Gesù Cristo e lo conservano con pulitezza per consegnarlo alle Suore onde sfamare i Poveri».

(1) Nota del P. Giacomo.Ricordo che nella stessa domanda che fu spedita per le indulgenze si domandava al S. Padre la Regola, le Costituzioni, gli Uffici e le Conferenze di S. Vincenzo se il S. Padre credeva opportuno di farcele avere.Questo affare restò in sospeso, ma il Signore poi mi fece la grazia di farmi capitare la Regola di S. Vincenzo al momento che si disponeva la vestizione delle prime Sorelle. (Se di questa circostanza il Rev.mo Can. Pennino crederà opportuno di profittarne, procurerà innestarla nella lettera che deve rifare, e farà la carità di formulare la domanda pel S. Padre).

62. III - Privilegi per i Missionari.«Supplico il S. Padre di accordare ai Sacerdoti (che si dedicano a questa Missione per i Poveri, unendosi in vita comune per come si è detto) tutti i Privilegi concessi ai Missionari, con l’approvazione dell’Ordinario e per l’amministrazione dei Sacramenti e per la predicazione e per la celebrazione della S. Messa, non escluso anche il privilegio di poterla ripetere ove uno Stabilimento da loro diretto o una contrada da loro coltivata restasse senza Messa, ed informato il Vescovo, non troverebbero il modo di rimediare altrimenti, e questo s’intende sempre senza elemosina».

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63. IV - Privilegi per il Chiericato.«Benedire ed approvare, con l’approvazione dell’Ordinario, l’apertura del nostro Chiericato da potersi ordinare a titolo di Missione.Se a questo che noi (noi componenti) domandiamo, il S. Padre volesse aggiungere di più, lo accetteremo volentieri come speciale benedizione di Dio e una pienezza di Sua compiacenza verso la nostra Opera».

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Palermo, 16 agosto 1861

Carissimo fratello21

Eccomi reduce da S. Giuseppe Jato, dove fui d’unita al Canonico, il B.le Romano e P. Bruno, per invito di quel Municipio nell’occorrenza della festa; ti assicuro che ci trattarono magnificamente bene; il Deputato della festa era D. Francesco Corselli e ci fece gentilezze immense, oltre all’interesse d’una diecina d’onze, come io calcolo ad un dipresso; lo stesso d’unita a gran numero di comunisti venne ad incontrarci a cavallo quasi alla catena di Renna, e poi ci venne ad accompagnare al ritorno, e le gentilezze di tutti fecero ritornare il Canonico, il B.le Romano e P. Bruno con una opinione grandemente favorevole a quella Comune.

Come avrai inteso per la lettera che t’inviò Vincenzina, due giorni dopo che partì Mazzocchio ricevemmo dal giovane che suol qui venire, «Francesco», oz 1,24, per conseguenza restò a darci tt. 8,4; commissionai la Sig.a Marocco per eseguire con più esattezza là dei cappelli per i ragazzi, ma il prezzo è molto esagerato ed io, pel momento, non posso comprarli, molto più, poi, non sapendo la tua intenzione, poiché, co-

21 Sig. Pietro Cusmano.

me avrai inteso, vengono tutti a costare oz. 2 meno tt. 3.Il cappello per il Sig. D. Ligio, che abbraccio caramente, con

sommo dispiacere non posso mandartelo, perché non ne ha più il mercante francese che l’avea ritirato, ed a Peppino, che v’audò, gli disse che l’aspettava; come gli arriveranno lo manderò; se però ne hai premura, potrebbe aversi più fino, ma il doppio del prezzo di quello. Scrivimi la tua volontà per tali commissioni.

Ti ringrazio per li tt. 26,4 di Falcone, che ti saluta. Noi tutti buoni, così anche i nostri di S. Giuseppe, e con noi ti abbracciano d’unita a Rosolina ed i ragazzi, pregandoti rispettarci distintamente tutti dei tuoi.

Ti acchiudo avviso di gabella d’un feudo, che mi fece arrivare lo zio D. Tommaso per mandartelo; intesi che la gabbella è tenue e che la posizione topografica del luogo è in buon punto per fare delle speculazioni, simili a quella che facesti in Mustolito; intesi ancora che lo zio, essendo in S. Giuseppe, commissionò il suo e il nostro Curatore per andare a vederlo e portarne dettagli, perché lui dice che ha mano di poter fartelo avere; io parlerò e ritornerò a scrivertene.

Ti abbraccio per ora, ché tardi e con invariabile affetto, incoraggiandoti sempre ad uniformarti alla divina volontà, mi dico tuo aff.mo fratello

Giacomo

P. S. S e capiti le oz. 20 oh! che gioia! se no, non ti angustiare.Addio a tutti: Vincenza, Nenè, Caterina.

Palermo, 8 maggio 1863

Rev.mo P. D. Pasquale22,

Certo è che martedì il Rev.mo P. Agrigento farà ritorno, chi però verrà lunedì costì per sostituirlo, io non lo so, probabile ancora che non venisse nessuno; in ogni modo la S. V. penserà a supplire costì per qualche giorno finché il Signore mi darà la sorte di far venire un altro Padre.

Le faccenduole che mi attorniano non mi hanno lasciato un momento di tempo. Iddio però farà tutto in un momento; spero nel giorno di domani riuscire nell’impresa.

Saranno passati al Rev.mo P. Riccobono le lire 500, come V.S. scrive. Per i magazzini unitamente alla casina e corpi adiacenti, sospenda la locazione sino a quando non venisse di locarli tutti uniti a qualche buono negoziante, che vuol fare negozio di vini costì, e ciò nella speranza di poterli locare per quanto diceva la V.S.. Se tale occasione si presenterà, la S.V. sarà cortese avvisarmi ed allora decideremo definitivamente, finché questo non si presenta li lasci per conto nostro, ché, unitamente al Sig. Vitale, come V.S. sa, combineremo di riempire lo stevile.

Mi creda con stima e rispetto invariabile.Suo servo ed amico

Sac. Giacomo Cusmano

P. S. Mi avvisi prontamente del recapito della presente.

22 Don Pasquale Riccobono da S. Giuseppe Jato, al quale il P. Giacomo, sopraffatto dagli affari dell’Opera, si rivolgeva spesso per le cure più importanti dei suoi possedimenti.

S. Giuseppe, 27 luglio 1864

Carissimi23

Vi ho scritto ogni qual volta si è presentato il commodo, e non ne ho mai trascurato uno solo; come vi lagnate di mio silenzio? Pure eccomi a voi, per rimediare al vostro dispiacere, vi scriverò lungamente, sono le ore 3½, vi segnerò quelle in cui finisce la presente.

E pria di tutto bisogna che io dia soddisfazione a te, mio caro fratello, dicendoti che la faccenda dello zio D. Tommaso è la seguente: desidera per i suoi bisogni di avere il lucro del suo magazzino di frumento affittato a Micciché, e vuole che io interceda presso lo zio D. Gioacchino perché, esigendolo, lo passasse a sue mani; io l’ho servito nel miglior modo possibile, ma lo zio D. Gioacchino, oltre di angustiarsi seriamente per la loro posizione, non ha circostanze di contentarlo al momento, ed io con l’ultima mia l'avvisavo di ciò; però oggi, con le vostre, ricevei una di lui lettera,

23 Mi sembra utile per la storia notare il seguente indirizzo: Al Signore / Sig. D. Giuseppe Cusmano 1 Largo SS. Quaranta Martiri Casa Professa, dentro l’atrio della chiesa / Palermo.

Giuseppe, quinto e ultimo dei fratelli Cusmano, nacque nel 1836; fatti gli studi necessari, (si dedicò) alla guida dei lavori dei possedimenti di S. Giuseppe Jato.

Nel 1886 vestì l’abito di Fratello Servo dei Poveri e prese il nome di Giacomo in memoria del Padre.

Seguendo l’esempio della sua santa sorella e del suo santo fratello, servi i Poveri e la Comunità, prima alla V Casa e poi a S. Marco, con vero spirito bocconista.

Rese la sua bell’anima a Dio il 27 agosto 11903 a 67 anni.(P. Anzalone S.d.P.: «Storia intima del Boccone del Povero - I Fratelli laici »)

nella quale mi dice che tuttavia aspetta mio riscontro; ciò mi fa credere che voi non gli consegnaste l"ultima mia, che unitamente a quella pel Sig. Drago, ve la inviai ultimamente col cocchiere, insieme ai galletti ed alle uova. Avvisatemi.

Per l’altra faccenda poi di Caltanissetta, adoriamo i disegni della Provvidenza, ed aspettiamo il risultato del dramma. A parer mio, l’andamento del P. Samuele, che io conosco tanto quanto il Profeta, anzi un poco meno, mi sembra stranissimo, pure non potendo giudicare senza la cognizione dei fatti, mi accheto alle disposizioni del nostro buon Padre; voi mi dite ch’è una S. Veronica rediviva, e la vita dei Santi spesso è misteriosa, perciò su tale riguardo nulla posso dirvi al momento oltre di chiedervi ulteriori schiarimenti, essendo contento di potere esercitare la carità verso una giovane che vuol consacrarsi a Dio, e per questo desiderio non calcola disastro, ma, affidata alla Provvidenza seguendo la voce dell’ubbidienza, corre in paese straniero, pronta ad ogni maltratto che può ricevere da persone straniere, alle quali, senza antecedenti conoscenze, viene affidata per conseguire il suo gran desiderio.

Tu, Peppino mio, calmati, perché se realmente è vocata da Dio, non bisogna altro a lei che esser pronta alla sua chiamata come ha fatto, e sebbene senza un obolo, tutto si spianerà e conseguirà l'intento.

Io, o sabato o lunedì, sarò costì, voi però non state ad aspettarmi per tutti gli eventi che io sia costretto a posporre la partenza, dovendo lasciare queste cose in qualche modo rassettate.

Sino ad oggi ricevei la lettera di Pietrino, data del 1° Luglio, portando però nel bollo dell’ufficio postale di Casteltermini la data del 23 corrente; avvisatelo di ciò, che io domani piglierò le informazioni volute se le persone sono del paese e non si trovano in campagna, come è facile in questo tempo di messe, e lo riscontrerò a posta corrente.

Ancora niente avete fatto per la mia messa?Io sto benissimo, ma affollato da tanti affari che spesso mi viene il

desiderio di Giosuè, pure mi contento che non si arresti un momento il tempo per avvicinarmi, come Dio dispone, alla gran meta.

Non so come scrivere al nostro buon Padre per l’affare di D. Gaetano; il sonno e la stracchezza poi non permettono che più mi prolunghi; fate voi sotto la di lui santa direzione ed io sarò contento di tutto quello che Dio disporrà. Un pochino di angustia io sento per voi, mancandovi il denaro; e, per questo, desidero venire al più presto. Sia tutto come dispone Iddio, che conosce tutti i nostri bisogni ed il vero nostro bene.

Il vino lo manderò col cocchiere o lo porterò io, se Geloso non potrà portarlo, e per come voi me lo avete domandato.

Coraggio, carissimi miei, eleviamo i sentimenti del nostro cuore, offriamo a Dio quei piccoli patimenti che abbiamo la sorte di poter soffrire, vengano questi anche per la stranezza del nostro carattere, o dalle nostre imperfezioni; in tutto si può trovar la sua gloria quando otterremo la grazia di vivere uniti alla sua adorabile volontà; coraggio, ripeto, non ce la facciamo fare da queste piccolezze; l’aiuto di Dio è sempre più

pronto e più vicino per le anime, che vivono nella sua rassegnazione, quanto più lontana si vede l’umana speranza; anzi quando questa è assolutamente distrutta e non ci resterà più nulla, allora noi saremo tutti di Dio come Dio è tutto nostro, ed ogni nostro desiderio sarà compito; di che temiamo? I Santi desideravano di poter soffrire qualche cosa per l’amore di Dio! Noi perderemo così vanamente le fortunate occasioni di farlo? S. Vincenzo de’ Paoli, benefattore dell’umanità intera, che alleviò ogni miseria, non pensò mai di alleviare quella dei suoi parenti, ai quali non diede mai un obolo; e loro dicea: «Io prego Dio che vi arricchisca di ben altri tesori, e sopra tutto che vi faccia apprezzare quello della povertà che gratuitamente vi ha dispensato fin dalla vostra nascita!».

Oh! Bambinello Gesù, parlateci dalla Grotta di Betlem!... ed anche noi l’apprezzeremo sopra tutte le ricchezze ed agiatezze di questa vita, anzi queste si attireranno il nostro disprezzo, il nostro odio più fiero, come il peccato e l’inferno di cui originano.

Non so se sono strano, carissimi miei, ma io non so trovare e non so vedere G. C. se non nella miseria. Coraggio! coraggio! Stringiamoci alla sua volontà, unica via che ce Lo farà trovare, raggiungere, e possedere prestissimo per tutta l’eternità.

Chiedo la benedizione al nostro buon Padre, alla zia, al Beneficiale, e a tutti gli zii e le zie nostre; saluto caramente i nostri di Casteltermini e gli amici, con particolarità De Franchis; vi abbraccio caramente e mi segno Vostro aff.

Giacomo

P.S. - La risposta del Sig. Peranni all’ufficio di Monsignor Arcivescovo di Monreale? Forse due di quì si metteranno la cornetta.

Sono le 5½.

Palermo, 2 agosto 1865

Carissimo fratello24

Riscontriamo l’ultima tua dell’otto or passato luglio senza lagnarci del tuo silenzio, perché ci è sufficiente rimprovero e castigo il nostro. Siamo anche rassegnati a sopportare la nostra involontaria pigrizia, così tireremo vantaggio dei nostri stessi difetti.

La salute pubblica ottima, noi la godiamo buona al nostro solito e così i nostri tutti con particolarità tua figlia ch’è più nutrita del solito, e crede aver ricavato gran giovamento dai bagni di mare che tuttavia continua; la stessa, venuta in casa per due giorni, nelle vacanze, in memoria del festino, lasciò per te due parole scritte in fretta e senza correzioni che t’acchiudo per come sono.

La presente ti arriverà in una al tappeto ed altri oggetti, di cui ti farà nota Vincenzina, per mezzo del Sig. La Vigna come tu ci hai scritto.

Ancora non si è finalizzato l’atto di vendita della casa ereditaria. D. Ferdinando mi disse che si han dovuto cercare tanti titoli e fare tante operazioni, per le quali si è dovuto perdere e si perderà ancora, qualche tempo; io però non credo di avere altre missioni oltre

24 Al Sig. Pietro Cusmano, in Casteltermini.

a quella di firmare, rispettando le condizioni che loro hanno stabilito con il compratore: cioè pel locro di onze 100 la capitalizzazione al 7½%, come mi scrivesti nella tua del 26 giugno, che tengo presente, ma qual è la porzione che spetta a tua suocera, una quarta? Una quinta? più o meno? Avvisami per sapermi regolare quando mi chiameranno a firmare.

La salute di tua Sig.ra suocera e di Filomena così sofferente ci ha angustiato un poco, e non lasciamo di pregare per loro perché il Signore o allevii la loro croce o le riempia di tanta forza e virtù da santificarsi in tale patire; il patire è la sorte dei Santi.

Nel dubbio che La Vizza perderà tempo a portarti la presente, vorrei anche inviarla per posta, ma... i C.mi…. meglio così. Come avesti lo ricolto?

Il tuo segreto è stato da noi indovinato e poi confermato dal P. Cappuccino Castelterminese, di cui non mi ricordo il cognome; per conseguenza puoi dirci liberamente quando pensi di darci tal piacere e per quanto tempo. Totò pure ci scrive che se col nuovo piano avrà nuova residenza, passerà di qui pria di recarvisi, così è probabile che ci riuniremo tutti per qualche giorno se coinciderà l’epoca del vostro arrivo; allora mancherà soltanto Peppino che, lunedì prossimo, si recherà in S. Giuseppe assieme allo zio per fare eseguire il coperticcio nuovo nel magazzino di sopra e, poi, se bisognerà, resterà ad aiutare lo zio per la vendemmia.

Ora che ti abbiamo scritto, abbiamo diritto al tuo riscontro e lo domandiamo con tutta la pretenzione di

chi ha vero desiderio di saper nuove quanto più spesso è possibile della vostra salute, a noi carissima.

Il Sig. Pentacuda, quando andai per esigere la lettera di cambio, mi interessò di scriverti che suo figlio partiva lo stesso giorno col Barone per un giro in Italia e forse in Francia; io ti comunico tal nuove con tanta celerità che non avrei potuto far più presto col telegrafo elettrico.

Sarai cortese presentare i nostri cordiali saluti distintamente a tutti dei tuoi, mentre abbracciandoti con Rosolino e i nostri cari nipotini, ci diciamo tuoi aff.mi per la vita

Giacomo, Vincenza, Giuseppe, Caterina

P. S. - Nella scatola che ti consegnerà il Sig. La Vizza troverai il paralume, due calzonetti, quattro camicie ed una gonnella che quattro anni addietro erano nuove.

Rimanda la scatola che non è nostra e la vogliono restituita.

Palermo, 25 novembre 1865

Carissimo fratello (Pietro)

Rompo io per il primo un silenzio ridotto ora mai insopportabile ed angustiosissimo; reduce da S. Giuseppe Jato, or sono 20 giorni, i miei incomimodi non mi hanno permesso di uscire al mio solito, e per la piccola noia che mi han prodotto, ho voluto aspettare, ma inutilmente, il riscontro tuo alle lettere di Vincenzina, Nenè25 e dello zio Tommaso, ma inutilmente; que-

25 Nenè, poi Suor Maddalena, II Superiora Generale delle Suore Bocconiste Serve dei Poveri.

st’ultimo mi faceva osservare che sono più di 35 giorni che ti scrisse, e da quell'epoca non hai tu scritto a nessuno; vedi bene che non posso più stare in pace ad aspettare una lettera, che forse non spunterà, e quel ch’è peggio senza saperne la causa.

Carissimo fratello! Iddio vuole che fossimo divisi, e va bene; vuole ancora che altre angustie aggravassero la nostra lontananza! E la sua volontà ci sarà in luogo di ogni cosa che ci manca, ma noi dobbiamo essere solleciti a sollevarci scambievolmente, e giacché non ci resta altro conforto, oltre questo di visitarci per lettera, non siamo tanto trascurati, per carità. Ti prego, scrivici presto, anzi in vista della presente trascurando ogni altro affare, perché ci leverai da una grave sollecitudine, scrivendoci con verità il motivo del tuo silenzio.

Intesimo dal P. Ambrogio il tuo positivo dispiacere per la perdita fatta del Sig. Petix. Iddio gli abbia usato misericordia; è questa l’unica cosa desiderabile per tutti, onde aver la speranza di unirci eternamente in quella vita ove non sarà più dolore o timore di sorta. Procuriamo però di vivere come desideriamo morire per acquistare i tesori della grazia, della quale vorremmo essere pieni alla presenza di Dio che ci dovrà giudicare, ed allora la morte non sarà più un dolore, non sarà più una pena, ma un piacere e un premio inenarrabile, ma un principio di un gaudio senza misura, senza termine, eterno.

I nostri tutti bene; qui abbiamo avuto Michelino De Franchis, che parte domani alle ore 22, per ritor-

nare in Petralia, ove, avrai forse inteso, fu a vive istanze di quei comunisti, chiamato, con l’assegno di tt. 12 al giorno per solo diritto di residenza, dovendogli pagare le visite di giorno due lire, quelle di sera e di notte sempre più. Lui crede che nella dimora di tre anni potrà cumular tanto da assicurare un avvenire per la sua famiglia; speriamo che tutto vada pel suo vero bene.

Totò ci assicura star bene coi nostri di là; questa notizia ci è stata confermata dal P. Ambrogio e da Michele, che furono là contemporaneamente, e ultimamente da un tal Di Marino, fratello di quell’impiegato che coabita con Totò.

Nenè sta bene; sempre desidera lettere di Papà, ma non ne arrivano mai; saranno gli affari! Ma il troppo e troppo e mette in pensiero ogni testa calma e tranquilla.

Presenterai i nostri affettuosi saluti a tutti dei tuoi, particolamente a tua Sig.ra Suocera, e... mentre abbracciandoti con Rosolina e i nostri cari nipotini ci diciamo con sentito affetto, Tuoi per sempre

Giacomo

Carissimi,

Vostra figlia più di noi sta in pensiero positivo, scrivete, per carità, non fate piangere vostra figlia che vi stima assai, ed ora è grandetta e capisce molto. Speriamo avere riscontro prestissimo. Pietro, se puoi mandare qualche cosella, ché si stanno facendo le stivaletti d’inverno a tua figlia, e le mancano i fazzoletti di naso, ma ti prego che sia presto, Addio a tutti

Vincenza - Caterina

Palermo, 14 dicembre 1865

Carissimo Fratello (Pietro)

Ti acchiudo una letterina di Nenè, o meglio profitto dello sviluppo e della letterina di Nenè per aggiungervi anche questo mezzo foglio, onde darti nuove della nostra salute buonissima, eccettuati i miei incommodi emorroidari, che sebbene un pò minorati per li rimedi usati, non lasciano di tormentarmi, però nel generale sto benissimo, mangio bene, digerisco meglio; è soltanto alla defecazione che soffro e poi per le conseguenze che restano, sono obbligato a non stare all’impiedi, spero però quanto prima poterti dire essere del tutto guarito e ritornato alla mia attività, perché l’uso di questi rimedi che mi han migliorato potrà guarirmi «si applicata juvant, continuata sanant».

Adoriamo i disegni di Dio in ogni cosa che ci avviene, prospera o avversa che si presenti al nostro modo d’intendere, sarà sempre pel nostro meglio. Perdesti la scuola? La Provvidenza però non mancherà, quanto prima sarai lieto di tal perdita che tanto ti ha amareggiato, fida in Dio e non dubitare.

Si portò la mesata per Nenè e, come vedrai dall’acchiuso ricevo, andò in saldo del mese di Ottobre; bada però che nulla ho io patteggiato per togliere la buona Maddalena da quel santo stabilimento; veramente non mi regge l’anima a tal pensiero, pure sarò obbligato obbedirti se mel comandi, ma io spero che troverai da rimediare altrimenti.

Cosa fecero costì per l’Immacolata? e tu partico-

larmente che facesti? cresci sempre nella divozione della Mamma nostra? Fratello mio, per essa ogni grazia otterremo, e principalmente l’amore pel suo, e del suo unigenito, Fratello e Dio nostro, vita e tesoro delle anime nostre, eterna nostra felicità, nostro bene, nostro tutto; non ti allontanare dal partecipare spesso alle sue immacolate carni per cui ci vien comunicata la vita, ogni bene ci verrà dato con questo tesoro di ogni tesoro, omnia per ipsum facta sunt.

Lo zio D. Gioacchino continua, si aspetta di giorno in giorno la nuova consolante della sua liberazione, come si avrà te la comunicherò.

Tutti dei nostri buonissimi e ti salutano con Rosolina e i ragazzini, il Canonico ti benedice con la fami glia tutta.

Tu, Rosolina, perché ci hai tolto anche il piacere di vedere la tua firma, non dico che non verghi mai un rigo, ma anche la firma? molta avarizia. Gioacchinello, Giacomino, sanno scrivere ma non per noi, basta contentiamoci di quello che ci è dato, però non vi dimenticate di pregare sempre per noi, mentre abbracciandovi con stima invariabile ci diciamo Vostri Aff.mi per sempre

Giacomo - Vincenza - Caterina - Giuseppe

P. S. Lo zio Tommaso e famiglia particolarmente vi salutano, lo zio però aspetta ad ogni posta gli affari di Girgenti e Casteltermini.

Cari tutti, vi abbraccio di cuore; vostra figlia sta bene e vi chiede la benedizione; presso di noi abbiamo

Il cartolare di vostra figlia ed il lavoro che terminò. Se verranno persone che potranno portarvelo, mandateli da noi che ve li manderemo; se poi verranno persone come tu scrivi a tua figlia per andarla a vedere, non le mandare direttamente perché le Sorelle non la fanno scendere con persone che non conoscono. Addio a tutti. Un bacio alle ragazze - Vincenzina.

Palermo, 3 luglio 1867

Eccellenza26,

il Sac. Giacomo Cusmano, incaricato dell’Opera del Boccone del Povero, nell’interesse di sovvenire alquante famiglie che languiscono di fame e che pure si presterebbero a lavorare, supplica l’Ecc. V. a volere apprestargli dei lavori per provvedere cinque persone, i cui nomi troverà scritti nella nota acchiusa alla presente domanda. Il chiedente garentisce la roba che l’Ecc. V. appresterà.

Palermo (senza data)

Ill. mo Signore.

Si fa noto alla carità della S. V. che presso la Chiesa dei SS. 40 MM. al Casalotto si è aperta una Casa pei poveri, ove questi si riuniranno ogni giorno dalle ore 8 a.m. all’una p.m. dandosi al lavoro, agli esercizi di pietà e alla frugale refezione che manderà la

26 Alla Signorina Felice Villafranca, amministratrice della Casa del Lavoro.

Provvidenza. L’Associazione suddetta fa appella alla di lei carità, perché Ella dia quei soccorsi che Le ispirerà il Signore, sia apprestando il materiale del lavoro che le sarà gratuitamente eseguito, sia venendo a sorvegliare e a servire i poveri...

Palermo, 22 ottobre 1867

Mio stimatissimo zio

S. Paolo, volendo descrivere in un modo sintetico e negativo il Paradiso, si serve di queste parole: «là dove non si sentirà questa fredda parola di mio e di tuo!» ed io, zio mio, Le assicuro, che sento tanto di angustia in dover trattate tale tema, che vorrei meglio perdere ogni cosa. Però obbligo di giustizia presso quelli che amministro, e che soffrono tanto, forse perché io non ho saputo mai amministrarli, mi mette nella dura necessità di doverLe dire, che tanto io che questi miei crediamo tanto alle sue angustie, che non abbiamo avuto mai pretensione alcuna che Le avesse potuto arrecare il menomo incommodo; soltanto vorremmo che la S. V. credesse alla posizione nostra per la quale sin da principio La pregai, e ciò senza il menomo interesse suo, che dovea pensare a provvedermi del vino e dell’olio necessario per la chiesa e non l’ho potuto ottenere, anzi il primo per cui comincia a finire il vino è proprio per me, e si bisogna essere importuni per ottenerlo; dell’olio non ne parliamo. Se mi feci lecito domandarLe qualche cosella di danaro per l’estremo mio bisogno, giacché il Decano Gentile non ha voluto pa-

garmi nemmeno la elemosina delle Messe, dice che, se non esige non può pagarmi. Non Le domandai un prestito o un anticipo, ma soltanto il resto del conto di che già fece un anno, il saldo del locro della casa, anch’esso dell’anno passato, ed il corrente dei miei catodi pei quali V. S. mi rimette a Gioacchinello per avermi quelli che di già ha esatto costì.

Tutto è buono quello che dispone i1 Signore, ma ho il peso degli altri che languiscono ed è giusto farLe conoscere la verità, che cioè non vogliono pesare una paglia sulla persona sua che ci è carissima, ma V.S. non ci deve trascurare così.

Pure per evitare di recarLe anche in ciò incommodo ed angustie mi dica se vuole che procurerò altrimenti.

Al Sig. Drago dirà che aspetto una speciale procura dei miei per procedere contro i debitori morosi, e quando mi arriverà farò di tutto per saldare il mio debito, pel momento però lasci a me l’esazione di Finocchio che mi fa gran premura d’averle e così d’ogni esazione corrente. L’arretrato d’Ingoglia son pronto a cederlo ed è più di once 13.

Palermo, 16 dicembre 1867

All’ottimo Sig. Pietro Cusmano - Castelbermini27

Si aprì un forno a vantaggio dei poverelli, se ne

27 Può darsi che c’era una lettera del P. Giacomo; la nota firmata da Giuseppe e dalla zia Caterina è un prezioso documento.

volete comprare voi e i vostri, vi mando la mostra e vedete come vi sembra. Però questo lo troverete un po' scuro di farina, l’altro è più bianco. Avvisatemi quanto ne volete ogni giorno, che ve lo mando col filo elettrico.Vostri aff.mi

Giuseppe - Caterina

Palermo, 9 febbraio 1868

Pietro mio! e Carissimi tutti

Vorrei le ali per trovarmi da voi nei momenti possibili, invece nemmeno ho il tempo di dirvi due parole, e queste, dovendomi lagnare del vostro silenzio, non possono versarsi in ciò che vorrei, per dirvi tutto quello che il mio cuore sente per voi.

Quel gran Dio di bontà, che contenta i nostri menomi desideri in tutto, solo Egli legge nelle menti nostre e nel nostro cuore, mi farà grazia di farmi felice per le vostre felicità, che io vi auguro sempre.

Scrivetemi tutti: N. C. G. G. C. V.28 e tu, Pierino, non essere così avaro dei tuoi caratteri che mi sono carissimi.

Ossequio tutti dei vostri ed abbracciandovi fortemente mi segno Vostro aff.mo

Giacomo

-- Nella lontananza, sentimenti spiritualli.

Palermo, maggio (1868)29)

RiservatissimaRev.mo P. D. Pasquale

Gli ostacoli, che ha opposto il demonio a questa missione sono stati tali e tanti da farne dimettere il pensiero assolutamente; il Signore però ha dato grazia di superarli tutti, non solo, ma con esito buonissimo, sebbene ha permesso che il miele fosse misto ad un fiele amarissimo, in amaritudine salus, ed io son sicuro che si ricaverà gran frutto per la gloria di DioErrore. Il segnalibro non è definito. e la salute delle anime.

Viene costì il Rev.mo P. Citi, prete anziano, dotto e santo, uno dei pochi segnati di questa Palermo, del quale io non avrei saputo affatto sperare tanto favore e consolazione, per la molteplicità dei suoi affari, per gli svariati incomodi che lo travagliano, dei quali non indifferenti, sono i continui convellimenti nervosi, che V. S. osserverà facilmente, pure il

28 Nenè Carolina, Gioacchino, Giacomino, Carmelina, Vincenzina.29 Questa lettera risale forse al maggio 1868.

Signore mi fece tanto dono, quando era chiusa ogni altra speranza, ed io sforzava il mio cuore alla rassegnazione.

Ma però a tanto dolce, ecco l’amaro amarissimo che si è unito; il Rev.mo P. Citi mi ha domandato la compagnia del P. Datino (cosa che mi rovina potentemente nelle circostanze in cui mi trovo) perché è come un bambino e si scoraggia a camminare solo, a rimanere costì, senza un suo conoscente che lo assista negli svariati bisogni per le sue sofferenze; ed io contro mia

voglia e con mio positivo dispiacere per svariati motivi, sono stato costretto contentarlo.

Però prego la carità della S. V. R., del Rev.mo Arciprete, che, prese dal P. Datino tutte le informazioni intorno al carattere, le abitudini, il sistema di vita anche igienico del Rev.mo P. Citi, procurino collocarlo, in modo da nonsentire affatto che trovasi fuori della sua famiglia e così facendo avrò io la consolazione di vedere ritornare prestissimo l’ottimo P. Datino, che aspetto con gran desiderio.

Perché talune cose sono a mia conoscenza, mi fo lecito avvertirla che il Rev.mo P. Citi ha bisogno per la sua salute, tanto travagliata dalle sofferenze nervose, di cambiarsi quante volte suda, di mangiar carne e uova, di far colazione e cena, e tante volte bisogna di qualche altro conforto pel grave spossamento che soffre, di aver compagnia confidente ed affettuosa, che ne pigli cura come di un bambino.

Tutte queste cose, Rev.mo P. D. Pasquale, hanno avvelenato la grande gioia di aver trovato, tanta sorte per la dottrina e la santità che adornano sì degno soggetto, e più per l’incomodo delle S. L. Rev.me che io voleva del tutto o in gran parte risparmiare, con la scelta di soggetti giovani, confidenti e capaci a poter soffrire qualche strapazzo. Sia come vuole Iddio. Son lieto però che resteranno contentissimi delle sue prediche e che farà gran bene.

Riserbatamente, e senza che alcuno lo sappia, desidero che la S. V. mi comprenda nel numero dei contribuenti alle spese di questa missione e di ciò la prego efficacemente.

Non so se le pervenne la mia ultima per mezzo del corriere.Per la casa e magazzini ed entrate non pensi di locarli se non viene

occasione di farlo sul piede (potrebbe essere prezzo?) da V. S. stabilito, e con persona che abbisogna di tutti detti corpi, perché mancando questa favorevole occasione unitamente al Sig. Vitale si farà l’affare che V. S. conosce.

Mi benedica con questi miei, partecipi a tutti di sua, degna famiglia, al Rev.mo P. Arciprete, a tutti del Clero e degli Amici, i nostri distinti rispetti e, pieno di stima e gratitudine, mi creda sempre suo Servo ed Amico

Sac. Giacomo Cusmano

P. S. - Le L. 500 furono consegnate al Rev.mo P. D. Francesco Riccobono.

Legga presto

Palermo, 7 miaggio 1868

Rev. mo P. D. Pasquale

Il Dr. De Franchis, pieno di gratitudine verso V. S. Rev.ma e l’ottimo Sig. Anselmo, da parte delle monachelle viene pregandola di postergare ad altro tempo tanta carità e ciò a riguardo che, pel momento, il Signore li ha provveduti pel un’altra via, ed ancora per comprare dette S.me (salme) tre frumento quando la piazza offrirà ribassi e non aumenti, di tanto prega la carità della S. V.R. per avvertirlo opportunamente per profittare del primo ribasso che succederà.

La buona Inzoglia, per trovare sempre difficoltà a questo pagamento, ha cumulato un debito assai pesante che io ho ceduto al Sig. Drago, in quanto riguarda arretri, nella sicurezza che per le di costui abilità potrò arrivare ad esigerlo; mi piacerebbe che pagasse e presto tali arretri, per non correre rischio di avere tolta la casa, il corrente però deve venire a noi qui che ci bisogna tanto. Quì compiegato troverà ricevo per onze sette. Procuri V. S. che detta cifra fosse aumentata per lo meno ad onze dieci, della quale inviandoci l’annualità corrente potrà versare il rimanente al Sig. Drago.

Si aspetta qui il Rev.mo P. Nardelli, che in atto è il Superiore della centrale d’Italia; di presenza combineremo ogni cosa, se il Signore lo farà restare contento di quanto si è fatto costì e del nuovo atto che da noi si vuol combinare quante volte ci sarà accettata la donazione che V. S. R. sa; ecco tutto, io avrò cura avvisarlo appena arriverà; procuri però che cotesta casa delle Suore faccia la migliore figura del mondo, faccia presto eseguire le finestre e sia tutto pulito e sbrigato quando egli verrà costì.

Se le fave nuove andranno a buon patto, mi avvisi opportunamente, che le darò qualche preghiera.

Mi benedica con questi miei che ossequiano tanto distintamente tutti dei suoi e con stima e rispetto invariabile mi creda sempre suo Servo ed Amico obbl.

Sac. Giacomo Cusmano

P. S. - Mio fratello desidera congedare tutti i nostri conduttori per locare le case con aumento, perché

sin’ora si sono affittate come le affittava la felice memoria del nostro Sig. Padre, senza aumento alcuno in compenso dei pesi accresciuti. Ad evitare tale spesa oziosa, V.S. Rev.ma, investita di tutti i poteri all’uopo che, le trasmettiamo per la presente, faccia la carità di chiamarli tutti e stipulare un atto privato nel quale oltre un aumento proporzionato sul locro che lascio alla sua prudenza, li farà obbligare a pagare gli arretri che potranno avere nel corso dell’anno; chi non verrà a firmare tale atto, avrà fatto il congedo, mettendoci al sicuro però onde non perdere gli arretri.

(Segue una aggiunta del fratello)- Per suo regolamento le trascrivo i locri che attualmente si pagano

da codesti nostri conduttori, e cioè:

Ingoglia: onze tre e tarì ventiquattroVincenzo Gaglio: onze -tre e tarii quindici.Giuseppe Finocchio: onze quattro’ e tari ventiquattro.Per Michele Sciara potrà saperlo dallo stesso, avendo lo zio,

nell’affitto che gli fece, aumentato il locro che io non aumento. Per le altre case, per ora, non faccia alcuna cosa, aspetti mio avviso.

Palermo, 11 maggio 1868

Rev.mo P. D. Pasquale

Si reca costì l’ottimo amico nostro Sig. D. Antonino Drago, con cui ho convenuto che i debitori miei, per ragione di locro di casa, oltre all’obbligazione che

devono fare nel novello atto, come la pregai nell’ultima mia spedita con Gaetano Troja, V. S. deve mandarli da lui, che avrà cura di esigere tali arretri unitamente al censo in conto del quale io li ho ceduti; e così avremo maggiore sicurezza di esigerli.

Mi creda con ogni stima e rispetto suo Servo UmilissimoSac. Giacomo Cusmano

19 maggio 1868

Rev.mo P. Don Ercole30

Le miserie di ogni genere che opprimono sempre più i poverelli di quest’isola nostra fan desiderare che questa pia associazione sotto il titolo del Boccone del Poverello cresca sempre più e nello spirito e nel suo materi ale progresso, perché quanto più presto arrivi a tanto da mettere un’argine alla piena riboccante dei mali di cui son vittima tanti esseri sventurati e innocenti.

L’idea di far sorgere tra noi tutte le opere di S. Vincenzo de’ Paoli fu vagheggiata come in germe nella fondazione di questa pietosa istituzione, con quelle modifiche che le circostanze dei tempi e dell’isola nostra esiggono, si aspetterà però per questo che la Chiesa, ma

30 Questa è la prima bozza della lettera, autografa, del P. Giacomo che sotto la data del 19 maggio 1868 è alligata nel fascicolo della Cronaca 1668, e che trovasi copiata nel registro di Segreteria. Qui solo c’è da prendere la notizia del Questore Albanese la quale è nel margine a destra di questa pagina, e nella pag. 2 di questo medesimo foglio. (Nota di P. Filippello).

dre nostra, riunita in concilio, si occupi di tali cose per camminare a piè sicuro sulle sue orme; il bisogno del momento però onde non perdere l’iniziativa che si è data e che cresce con tanta buona speranza, che alla benedizione e indulgenze del nostro Ordinario, si uniscono quelle del S. Padre nostro, ai cuii piedi prostrati imploriamo per mezzo della S. V. R. tutti i privilegi spirituali che godono l’associazione di S. Francesco di Sales e le istituzioni di S. Vincenzo dei Paoli, desiderando di essere come affiliati a quest’ultima non mettendo argine alla generosità del cuore del nostro S. Padre, verso cui è rivolto ogni palpito del nostro cuore, ogni atto del nostro volere, se mai particolarmente e specialmente volesse arricchire questa nostra, autorizzandoci ad ottenere dal governo una casa per eseguire gradatamente, come il Signore permetterà, il compiegato progetto il quale darà occasione di riunire quei membri che vorranno farsi poveri per amore dei poverelli di G. C. ed avere la sorte di dedicare la vita nel loro servizio.

Come V. S. sa e potrà meglio sentire dal Sig. D. Antonino Ficarrotta, che tuttavia è costì, l’acchiuso progetto fu scritto d’accordo all’attualle nostro Questore, Sig. Albanese, il quale trovasi nostro associato, e piglia molta cura dei poverelli, si credeva allora poter fare con sicura coscienza al Governo la domanda di una casa religiosa, ma entrati in dubbio non abbiamo voluto spingerla e resteremo così finché col di lei mezzo sentiremo il da farsi. Per questo La preghiamo con qualche sollecitudine.

Se al prossimo ritorno dal Sig. Ficarrotta potessimo ricevere quanto abbiamo domandato, sarebbe grandissima gioia per noi; in ogni modo l’unico nostro desiderio si è quello di fare l’adorabile volontà di Dio, e caldamente lo preghiamo per farci pronti a tutto.

Un suo riscontro sollecito ci leverebbe dalla sopradetta angustia perché tal progetto è a conoscenza del Questore, il quale essendo nostro Associato, lo ha approvato e lo attende per presentarlo al Governo; quando ciò si faceva si credea per tutte le informazioni prese stare benissimo in coscienza, ma oggi caduti nel dubbio siamo più pronti a vedere distruggere ogni cosa che disubbidire menomamente.

L’ubbidienza mi ha diretto alla S. V. R. col suo esposto progetto per ottenere dal S. Padre, il Sommo Pontefice nostro Pio IX, l’autorizzazione di poterlo presentare a questo nostro governo, dapoicché la probabilità che ci dessero una casa religiosa ci ha messo in angustia, non potendo noi accettarla senza il permesso della S. Sede, ed implorare ad un tempo una larga benedizione che scenda su l’opera e la confermi e la ricolmi di tutti i privilegi e le indulgenze di cui è ricca l’associazione di S. Francesco di Sales, ma, principalmente di quelle accordate a tutte le opere di S. Vincenzo de’ Paoli alle quali si desidera che questa del Boccone del Poverello fosse affiliata, augurandosi di vedere spuntare tra noi da questo piccolo germe tutte quelle grandi opere che hanno così mutato e migliorato le condizioni della Francia con costituzioni adattate alle circostanze dei tempi e dei luoghi nostri, perché più

facile si renda la diffusione della carità nei cuori di tutti e rinvigorisca la fede che sembra volersi partire da noi.

Ella dovrebbe ricordarsi quante belle idee si vagheggiarono sulle iniziative di quest’opera; il Sig. D. Antonino Ficarrotta che trovasi tuttavia costì potrebbe dargliene maggiore dettaglio, perché le domande che V. S. R. spingerà al S. Padre nostro palpitassero dei bisogni di questo nostro povero ed abbandonato popolo, e la sua Paterna benedizione imprima negli animi di questi fortunati generosi di ambo i sessi, che debbono farsi poveri per amore dei poverelli di G. C. ed avere la sorte di consacrarsi al loro servizio, quella fede, quello spirito, quella carità che basti a portare a compimento nello svolgimento dei nostri tempi un’opera così grande e di tanto difficile riuscimento.

Ci saprà dire l’accoglienza che farà il nostro S. Padre a questi buoni desideri, che siamo pronti dimettere se menomamente sono da lui disapprovate, essendoci più cara di ogni cosa l’adorabile volontà di Dio per fare la quale è scritta la presente31.

31 Don Ercole Tedeschi, molto caro al Papa Pio IX, nacque a Palermo il ‘28 gennaio 1843, fu Sacerdote il 23 settembre 1865, e Parroco in S. Martino delle Scale. Morì il 24 novembre 1919, lasciando la fama di santo sacerdote e zelantissimo Pastore (V. Lett. V. I, P. 1, p. 49).

Palermo, 26 maggio 1868

Rev.mo Padre Don Pasquale

Dallo acchiuso contarello rileverà quanto posso dirle così in fretta sui morosi miei conduttori. Accomodi con essi come meglio può la faccenda degli arretri e metta in regola tutto con un atto privato, che V. S. R. farà come mio commissionato, trasmettendole per la presente tutti i poteri dalla legge voluti; faccia un discreto aumento per l’avvenire, prometta gli acconci che crede opportuni pel coloro che pagheranno.

Per Sciara e le altre case che vuole Briuccia aspetto risposta dallo zio e le scriverò come prima mi sarà possibile. Finocchio è al corrente, ma deve pure obbligarsi per atto, lasciando il pagamento in ottobre e facendo l’aumento che crede opportuno. Che fece la Ingoglia, pagò? credendolo opportuno faccia i congedi. Mi avvisi se ricevè la lettera da Drago per tornare a sollecitarlo opportunamente. Non so cosa, debbo dirLe dippiù, così la mia testa è schiacciata dalla pressione degli affari; mi faccia la carità di scrivermi presto ciò che bisogna fare o scrivere.

Io coi miei tutti bene, così mi auguro che sia V. S. con tutti dei suoi che con questi miei distintamente ossequio.

Mi benedica con questi miei e mi creda. Suo Servo ed AmicoSac. Giacomo Cusmano

P. S. Altra notizia per l’affitto delle case, unitamente al conto di Gaglio.

Palermo, 30 maggio 1868

Rev. mo D. Pasquale

Questo benedetto Sig. Maltese è eterno nelle cose e non mi da tuttavia le procure…. Sia fatta la volontà di Dio. Pagò la Ingoglia?

Lo zio D. Gioacchino rattiene per conto suo le case che ha; potrei dare a Briuccia soltanto quelle ove abita Lo Re, ma ancora aspetto una risposta del prelodato mio Sig. Zio.

Il maestro imbiancatore sarà costì lunedì p.v., il pittore al suo ordine; badi che il carrettiere, da V. S. commissionato per portare la cucina delle Suore che già si era spedita, non mi lasciò li tt. (tarì) 6 per fare comprare il pinsello da allattare.

Ossequio con questi miei tutti di sua degna famiglia e chiedendole con gli stessi la S. Benedizione mi segno. Suo Servo ed Amico

Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 9 giugno 1868

Carissimi (famiglia di Pietro)

Cari oltre ogni credere ci arrivano i vostri caratteri, perché son vostri, vengono da voi, ci parlano di voi ed anche perché li vendete con gran parsimonia; buon per noi che la buona Nenè sa scrivere due parole, così abbiamo speranza di leggere qualche vostra nuova di quando in quando; gli altri non sanno scrivere affatto, e Papà lo sa fare solo per gli altri. Sento mille risposte contro di me, ma un interno rimprovero nella

coscienza di tutti fa le mie scuse e mi assicura così dandomi quest’aria di pretendente con immunità.

L’affetto mio invariabile è sempre uguale, anzi crescente per voi. Non posso scrivervi, ma vi ho sempre nel cuore, nella mente e nella bocca. Fate lo stesso per me. Ho gran bisogno dell’aiuto di vostre preghiere. Iddio ci unisca nel suo spirito.

Pietrino, Totò in una sua ci scrive esservi di accordo risoluti a vendere le vostre quote, se non si troverà chi vuole la gabella; figurati il mio impegno per trovare gabellati; ma se non riuscirò a trovarne uno, siete veramente risoluti a vendere? Mi è necessario saperlo per studiare il modo di fare le cose che riescono al maggior nostro utile e ci facciano economizzare per quanto si può le enormi spese che s’incontrano. Rispondimi con precisione ed illuminami sul da farsi. Ho in pari data scritto a Totò per la stessa faccenda. Lo zio si è dimesso ed a noi non conviene affatto pregarlo per continuare.

Pietrino, Rosolina, Nenè, Gioacchino, Carolina, Giacomino, Carmela, Vincenzo e Peppinello, vi abbracciamo fortemente e carissimamente; i nostri rispetti alla Mamà Carolina ed a tutti dei vostri. Credetemi con stima invariabile nei Sacri Cuori di Gesù e di Maria. Vostro aff.mo per sempre

Giacomo

Carissima Nenè32

Ti compatisco per gli affari che hai, ma ad ogni

32 Non mi dispiace fare pubblicare i due seguenti biglietti della zia Caterina e del fratello Giuseppe , non solo perché sono nella stessa lettera di P. Giacomo, ma perché aprono uno spiraglio di luce nella famiglia Cusmano.

tanto potresti fare due parole onde mi assicuri della tua salute, che mi è tanto cara, e della salute di tutti e mi basta, e se non puoi tu, potresti fare scrivere a Gioacchinello, e se lo stesso non vuole scrivere, gliela detterai tu. Gioacchinello è veramente grevio, non scrive mai. Come sta Mamà papà? Che dice la Mama grande, cosa fa? Tutte le ragazze? Peppinello come è retico, Vincenzo e Carmela? Ancora aspettiamo li ceusi e li cirasi, li ficu e li nespuli e tutti li frutti chi aviti.

Pietrino che fa, va a trovare Peppina a Sciacca si o no, perché non ci scrivesti, sei freddo e indifferente. Saluto tutti e vi abbraccio. Mi dimenticavo dirvi che noi stiamo tutti bene; torno ad abbracciarvi e dico: Nenè, aspetto tua lettera; per ora contentati di queste due parole, perché non ho più tempo; addio, addio Rosolina. Mamà grande la rispetto assai, mi raccomandi al Signore. Rosolina, mi hai dimenticato, ma no io. Addio.

Caterina

Cara Nenè

Non ci hai scritto se nuovamente vi introitaste il Vaglia di Lire 16, che una volta ci inviaste e che noi non esigemmo perché in questa non giunse.

La salute di noi tutti buona, come di voi tutti ci auguriamo sentire. Nella settimana passata vidi P. Blanca, perché venne, a dir Messa all’Arcangelo; lo

stesso è stato diversi giorni in campagna per divertirsi; io gli domandai quanto avea che non vi scriveva e promisemi che lo avrebbe fatto. Saluta per me i tuoi fratelli e sorelle, come pure i tuoi Genitori e tua Nonna; a te un abbraccio, credimi

Giuseppe

Palermo, 13 giugno 1868

Rev.mo P. D. Pasquale

Riscontro con ritardo le sue pregiatissime che con tanto affetto si è degnato dirigermi, mostrandomi che più di me cura le cose mie; Iddio ne La rimuneri, spero che sia questo un mezzo di serenare un tantino la mia coscienza per tal riguardo.

Lasciai la partita Sciara a mio Sig. zio D. Gioacchino e del rimanente combini la S. V. Rev.ma quanto crede più conveniente all’interesse di questi miei amministrati; io desiderava mandarLe qui compiegata la procura, ma ancora non l’ho potuto ottenere; se avessi presso di me la procura per cui si deve fare la sua, l’avrei fatto scrivere da un altro; sia tutto come vuole Iddio; spero però mandarla prestissimo.

Le acchiudo il conto di Gaglio per tutto il periodo che ha abitato la casa che in atto ha, oltre al resto di n. 8 che dovea nella questione di mio Zio; se nei ricevi trova novità rispettabile me ne avvisi.

La casa dove abita Lo Re, se il fattore di Briuccia la vuole e la paga oz 8 contanti, col patto espresso di non farne uso di magazzino di feccia o di altro, che

compromette il solaio ed il mattonato, anche per l’enormità del peso (come fece altra volta), ne combini l’affitto, se no, se può combinare un altro sicuramente, lo faccia, altrimenti sarò per accettare quanto V. S. Rev.ma mi consiglia.

Il conto d’Ingoglia con tutte le sue causali Le fu spedito, l’anno scorso, non mi fido ora ricopiarlo, lo cerchi assai e lo riveda, io sarò sempre pronto a rifarlo, per ora però mi cauteli.

Per Finocchio io Le diceva di lasciare il pagamento in ottobre, perché è stato convenuto tra noi di pagare tutte le pigioni in ottobre di ogni anno; se vuole tale condizione può rispettarla; l’atto non è per diffiducia di tale ottimo conduttore, ma per mettere in regola le cose nostre; ancora perché si deve fare l’aumento che V. S. crede opportuno a riguardo dell’enorme aumento della fondiaria, ch’è quasi triplicata. L’atto, se V. S. crede stipolarlo dal notaio quando riceverà la procura, aspetti un poco; se crede farlo privato, faccia intervenire 4 testimoni che firmano per chi non sa firmare, ma essendo poca la spesa è meglio farlo in forma pubblica. Resto inteso per l’imbiancatore. Il pittore vuol sapere, pria di venire, la fatica che deve fare per portarsi i colori, ed il gesso adattato e vuole qualche cosella per fare delle spese.

Mio fratello è stato incommodato e per questo il ritardo di Mastro Mario, ma gli oggetti sono sbrigati; mandi persona e gli saranno consegnati.

Consegnai al P. Nardelli le carte pria che fosse partito; se mi lascerà in silenzio per altri pochi giorni,

col consiglio di questa Superiora gli scriverò. Non posso dirLe come mi attorniano gli affari e quanto mi pesano quelli di casa mia; sia tutto come vuole Iddio; preghi per me.

Mi benedica con questi miei, coi quali ossequio i suoi tutti distintamente. Sia cortese presentare i miei rispetti al Rev.mo P. Arciprete, Vicario D. Francesco e tutti del Clero, nonché alla buona Superiora e compagne, alle cui preghiere come alle sue particolarmente mi raccomando.

Della molta confidenza ne accusi la sua bontà; della poca convenienza la mia ineducazione; di tutti gli spropositi la mia ignoranza, ma non mi tolga mai la parte di potermi ripetere con stima ed affetto invariabile. Suo Servo ed Amico

Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 16 luglio 1868

Carissimo Fratello (Pietro)33

Se le oltremodo critiche circostanze di casa nostra non fossero quelle che sempre ci impediscono di rializare ciò che pensiamo, io sarei certamente volato costì per così toglierci dall’angustia in cui al presente ci troviamo pel vostro ostinato silenzio; è quasi un mese che noi vi scrissimo, senza aver ricevuto vostra lettera; ci immaginavamo che quella lettera avesse mosso il vo-

33 Questa lettera di Giuseppe, e quella di Vincenzina, credo bene pubblicarle, perché scritte nello stesso foglio in cui scrive P. Giacomo, e perché serve a chiarire la situazione di tutta la famiglia.

stro letargo per quello che Giacomo scriveva, e nemmeno questo ci fece ottenere il nostro scopo; l'ugual fine mi immagino, si abbia pur questa, ma se ciò si verifica, che non suppongo, userò altra via per ottenere quanto desideriamo; io mi immagino che gli affari ti abbiano, caro fratello, impedito a scriverci; ma qualunque fatica è sempre sotto l’affetto, e perciò, volendo, potevi levar un quarto al sonno per dedicarlo a noi; quello poi che vieppiù ci accora si è il pensare che Maddalena, quale potrebbe aggevolarti facendo le tue veci, si è quella che meno pensa a noi, lontani d’occhi - lontani di cuore, dice l’adagio siciliano; voglio augurarmi che la presente vi trovi tutti di buona salute e vi faccia risolvere a scriverci; noi tutti buoni. I miei rispetti a tutti dei nostri, un saluto per tutti i cari Nipoti, a voi un abbraccio. Credetemi Vostro

Giuseppe

Consolaci, fratello carissimo, con tue lettere lunghissime e dettagliate, parlandoci di tutti e di tutto, e ci farai gran carità, perché veramente questo silenzio tuo ci ha addolorati.

I nostri affari non pigliano nessuna buona piega: Totò vuole o gabella o vendita, lo Zio ci consiglia l’economia, ma con quali mezzi? Dici tu il tuo parere ed aiutaci colle preghiere, giacché non abbiamo la sorte di poterti avere fra noi. Si è spedita in pari data una bozza di procura a Totò, nella quale tanto Peppina, da lui autorizzata, quanto tu, trovandoti di passaggio in Girgenti, fate procura in persona mia o di Peppino,

come meglio vi piacerà, ed in persona del P. D. Pasquale Riccobono di Erasimo da S. Giuseppe, aggiungendo la facoltà di potere sostituire altri speciali procuratori per potere facilitare le operazioni da farsi presso il Pretore di Piana o di altri mandamenti.

Taluni dicono che la terra di Noto potrebbe migliorarsi a giardino, perché la nuova legge ci abilita ad usare dell’acqua comunque per contratto fossimo obbligati alla schiavitù del passaggio. Ma dove sono i danari? Amaci, fratello carissimo, non ti scordare di noi, così pure diciamo a voi, cara Rosolina, Nenè, Gioacchino, Carolina, Giacomo, Carmela, Vincenzo. Vi abbracciamo fortemente, pregandovi di ossequiarci tutti dei vostri, con particolarità l’ottima Sig.ra D. Carolina, lo Zio D. Ligio e zia Rosilla con li rispettivi consorti e famiglia.

Credeteci con stima ed affetto invariabile. Vostri Aff.mi per sempreCaterina - Giacomo

Carissima Nipote

Perché farei stare così in pensiero, senza scrivere affatto da lungo tempo; voi sapeste le nostre circostanze, motivo per cui non abbiamo potuto scrivervi, ma voi perché fate languire così? Nemmeno è carità; avvisateci presto, per carità, della vostra salute, ma non ad altri due mesi, ve lo preghiamo. Noi tutti bene, la sola zia è stata ammalata seria ed ora vi assicuro con verità che sta bene ed agisce al suo solito.

Credo che nemmeno ci pensate a noi, perché se

non può scrivere Pietro, Gioacchino, Giacomo possono fare due parole per quanto ci levano di pensiero; poi di Nenè non se ne parla perché ha che fare, ma in mezzo a tutti gli affari cinque minuti può impiegarli per dire: stiamo tutti bene; addio, basta, sia tutto come vuole Iddio.

Caro fratello, non ti ho potuto scrivere, augurandoti tanta felicità, per il tuo giorno onomastico, lo fo ora materialmente, ma l’ho fatto col cuore pregando per te che Iddio ti prosperi dei suoi beni, di quei beni che durano in perpetuo e che stanno in eterno e che formano la vera felicità in questa vita e nell’altra.

Vi abbraccio tutti al cuore e vi prego di raccomandarmi al Signore come fo io; i miei rispetti, alla Sig.ra D. Carolina, zia Nicoletta e zio Eligio e la famiglia di D. Nunzio. Addio, e tutti credetemi; Nenè, ti devo mandare un ricordo per il tuo giorno onomastico, ma non so se ho il comodo opportuno; in tutti i casi ti arriverà dopo; è una cosa piccola e di poco momento, ma graziosa e grande; addio.

Vincenza

Palermo, 28 luglio 1868

Carissimo Fratello (Pietro)

Le tue poche parole furono per noi di grande consolazione, ma accesero maggiormente il desiderio di leggerne sino alla stanchezza.

Ricevemmo la procura che tu spedisti così senza dir nulla, né, interrogato, hai risposto a cosa alcuna

concernente questi nostri affari; il tuo silenzio e la tua indifferenza equilibra il molto parlare e l’interesse di Totò; non è però per noi meno angustioso, volendo fare d’accordo ogni cosa, come si è fatto sempre, e versando le cose in tale angustia, d’aver bisogno quand’oltre del consiglio. Totò scrive: o gabellare o vendere, in che dici? Intanto non si presentano né gabelioti né compratori. Lo Zio D. Gioacchino consiglia l’economia, ma chi vi bada, con quali mezzi? Altri dice di piantare Noto a giardino, ma dove sono i danari? Degnati dirci la tua opinione e consolarci, se non col tuo aiuto personale che sarebbe un tesoro, almeno col consiglio, giacché il tempo arriva ed è necessario pigliare una piega, qualunque essa sia. Salute nostra e dei nostri tutti bene, così siamo lieti sentire di te e tuoi tutti, come con più dettaglio ci consola la buona Nenè, sebbene ci parla dei mali passati. Ci gode l’animo del buono raccolto che ci assicuri. Iddio ti benedica e ti faccia tutto suo con tutti di tua famiglia e ti abbondi coi tesori del cielo e della terra. Pei rispettivi onomastici noi abbiamo offerto e pregato specialmente; avete fatto altrettanto?

Cara Nenè, il vederti alle cure domestiche mi consola, perché il dovere filiale e la fraterna carità ci comandano così, di farci tutto a tutti; bisogna però passare attraverso le cure del secolo in tal modo da non dimenticarci le eterne, talché son sicuro che tu in tante sollecitudini non abbandoni la S. Orazione, la S. Presenza di Dio, che è quella che ci fa camminare sempre diritti nella sua santa legge e ci fa crescere nella sua carità; fa che facciano lo stesso i tuoi germani, e così

vi farete santi amando e servendo il Signore in ogni vostra cura e fatica, perché tutto serve a Lui e, ci può a lui elevare ogni cosa, se retta e pura sarà ogni nostra intenzione. Iddio vi benedica e vi confermi nella grazia sua.

Accettate saluti degli amici tutti, anche delle buone Sorelle di Carità, che ieri mi parlavano di Voi. Pregate per noi senza interruzione e, stretti forte forte nei Cuori di Gesù e di Maria, credeteci sempre. Vostri aff. per sempre

Giacomo - Giuseppe - Caterina

P. S. - I nostri affettuosi saluti a tutti dei vostri distintamente. Nenè, non posso per ora scriverti; spero farlo appresso, vi abbraccio tutti al cuore; addio addio

Vincenza

Palermo, 24 agosto 1868

Rev.mo P. D. Pasquale,

Senza sua a riscontrare, vergo la presente per presentarle l’ottimo amico mio D. Tommaso Vitale, il quale viene costì per girare i fondi e risolvere col suo consiglio i miglioramenti da farsi, faccia Lei tutte quelle indagini che crede necessarie per accertarsi delle qualità dei terreni e risolvere le cose con tutto gudizio; non curi spesa per tutto l’occorrente e mi abiliti a dirle: oggi che al titolo di Padrone ed Amico mi ha dato l’onore e la sorte di aggiungere quello di protettore e procuratore; apra un conto e cominci a notare a carico nostro ogni piccola spesa che potrà fare. Io non

so dirle nessuna cosa: Le auguro ottima salute con tutti dei suoi, che ossequio distintamente. Mi benedica con questi miei e mi creda con ogni stima e rispetto. Suo Servo ed Amico

Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 27 agosto 1868

Rev.mo P. D. Pasquale

Alle compiegate condizioni V. S. Rev.ma premetterà le seguenti e le collocherà ove crede più opportuno34.

La durata della gabella sarà pel periodo di anni quattro, da correre dal 1° novembre 1868 a tutto agosto 1872, colle seguenti condizioni, oltre le consuete del luogo; cioè:

1) L’estaglio dovrà essere corrisposto non più tardi del 31 agosto di ogni anno, cominciando a fare il primo pagamento dal 31 agosto 1869 e così successivamente, di anno in anno, sino alla fine della presente gabella, ed ove nel periodo di scopra stabilito pel pagamento dell’estaglio cioè ai 31 agosto di ogni anno, non si adempirà da tutti e da parte dei gabelloti al punto al pagamento dello estaglio come sopra convenuto, d’ora per allora resta espressamente consentito tra gabelloti e gabellante, senza di che da parte di quest’ultimo non si sarebbe al presente affitto addivenuto, di vendemmiare dalle vigne dei gabielloti morosi tanta

34 Riguardante tutte le condizioni da opporsi nell’atto di gabella e vigne.

quantità di uva, dedotte le spese della vendemmia e custodia, per quanto corrisponda all’inadempiuto pagamento, calcolando il prezzo di detta uva ai minori prezzi che correranno all’epoca della vendemmia.

2) I gabelloti si obbligano di custodire i segni divisiori e le delimitazioni dei fondi come sopra gabellati e si obbligano di avvertire il proprietario di qualunque turbativa, di possesso o alterazione che nei limiti possa avvenire da chicchessia, restando responsabili di tutti i danni ed interessi, che per la mancanza o la tardanza di denunciare la turbativa avvenuta al proprietario, si potrebbero da quest’ultimo soffrire.

N.B. - Alla fine di ogni condizione conchiuderà colla seguente: Per garanzia della gabella come sopra consentita, nonché per esatto adempimento delle condizioni di sopra stabilite, i gabelloti, (s’inscriscano i nomi) sottopongono a speciale ipoteca in vantaggio del gabellante i seguenti immobili, cioè (si dettaglino uno per uno gli immobili che si ipotecano e si notino almeno tre confini di ciascuno di essi) e quindi i suddetti ... consentono e vogliono mercè il presente che il Conservatore delle ipoteche di Palermo ne possa prendere la corrispondente iscrizione a dà loro carico.

N.B. - Resterebbe a formulare un altro articolo in cui si dichiari la competenza del conciliatore per le controversie possibili, ma io dimenticai farlo formulare dal nostro buon Sig. Maltese; V. S. aggiunga allie condizioni attuali quelle che crederà opportuno stabilire per le speciali condizioni locali di ogni fondo che ga-

bella, modifichi come meglio crede le presenti, diminuisca, o come io credo,sia meglio, aumenti per quanto può prudentemente lo estaglio. Stabilisca l’atto, facendo dare da tutti l’onere al Sig. Notaro, e se lo crede, pria di firmarlo, ne mandi qui una bozza per farlo leggere ed approvare dia questo nostro buono amico in quanto alla forma, ed immediatameimte sarà rimesso costì per completarsi e legalizzarsi.

Intesi da Compar Vitale che suo Sig. Padre unitamente, al medesimo desidererebbero gabellarsi tutto o parte di Muffoletto; resterei molto scontento se V. S. R. non usi le preferenze dovute che mi sarebbe di gran consolazione. A mio Compar Vitale complimenti V. S. quello che crede per l’assistenza prestata a Vitale e faccia così per le faccende possibili. (Però V. S. R. solamente, deve disporre ogni cosa).

A chi crederà dare la casa di Muffoletto, come credo averLe detto altrove, consegni le api con l’obbligo di custodirle ed aumentarle, facendo con l’assistenza del Patrone le conce opportune.

Mi resto chiedendoLe la benedizione con questi miei ed ossequiando tutti dei suoi mi creda con ogni rispetto. Suo Servo ed Amico

Sac. Giacomo Cusmano

P. S. Procuri affittare la casina per un anno solamente e mi avvisi se tuttavia non è gabellata la casa dove abita Lo Re, perché la vogliono affittata a mese per sommacco, ma io credo che non conviene, mi consigli.

Palermo, 2 settembre 1868

Rev.mo P. D. Pasquale

Il pensiero che V. S. colla immensa sua carità mi ha elevato dalle spalle un peso enorme, che non era per le mie forze, è una consolazione sempre nuova per me, molto più che le cose sembra vadano con prosperità superando... gli estalli fissati, lo stimativo che faceva compare Vitale.

L’avverto che per la partita innanzi le case sino al fiume, confinando con gli eredi Mustacchio e l’entrata, comp. Vitale me lo apprezzò, compresa il Ficiligno dirimpetto Giovan vicario che tutti formano 15000, cima ad oz 8.1000; vostra Signoria faccia come crede prudente; se quella del Ficiligno è cinta non gli sembra che meritino tal prezzo.

Per le case resto inteso di quanto V. S. mi ha detto; penso averLe scritto che, ove può fare in contanti, è la miglior cosa; che trattando con Briuccia deve cercare, oltre il contante, un pò più di quanto si farebbe, con gli altri per i motivi che V. S. conosce, sia pel maggiore utile che lui ne ricava, come ho saputo, che forse lo desidera; metta tutte le condizioni possibili, perché fosse custodita e non riuscisse come per le stanze solerate che ne fece magazzino di feccia. Badi che l’affitto della casina non sia più di un anno, perché dovendo locare al venturo anno i magazzini, non vorrei restare legato e non fare un migliore affare per trovarsi locati ad altri la casina. La prego consegnarsi tutti gli oggetti di mobilia, utensili di cucina, scrittura an-

tica, letto etc. etc. che si trovano in d.a casina in potere dei miei cugini, facendone analogo inventario e mandandomi copia per confrontarla. Io uso di tutte le libertà nel pregarla. V. S. mi compatisca e mi usi carità.

Per l’poteca sembra assai utile che fosse consentita da tutti; chi ha buona intenzione di pagare non si oppone a tali formalità; per altro pagando la gabella pospostamente, senza anticipo o fondi perduti, che meraviglia se si cerca una cautela di sola formalità? Del resto V. S., colla sua prudenza, ove crede poterne fare a meno, faccia a suo talento, noi resteremo sempre contentissimi e non finiremo mai di manifestarLe gratitudine.

Qui le faccenduole crescono, già si inizia la casa dei poveri e il buono Baldassare ha accettato una mia preghiera per formare il pollaio dei medesimi. Dal modo come è scritta la presente, può vedere come migliora sempre la mia testa; pur tuttavia me ne resta un poco per esserLe grato e rapportarLe i rispettosi ossequi di questi miei per la S. V. e famiglia tutta. Mi benedica preghi per me e mi creda invariabilmente Suo aff.mo Servo ed Amico

Sac. G. Cusmano

P. S. - Al buono Comp. Vitale un particolare mio saluto ed augurio pel riavimento dei suoi figli. Compito l’estaglio verrà con Peppinella e mi porterà il contratto, se V. S. lo crede, onde far vedere al Sig. Maltese la forma dello stesso pria di firmarlo.

Palermo, 15 settembre 1868

Rev.mo P. D. Pasquale

A grande impegno riesco questa sera a scriverLe due parole in ordine alle incombenze datemi per completare il contratto di gabella.

La competenza del conciliatore non può istipolarsi, la nuova legge obbliga di ricorrere alle autorità costituite, per conseguenza non può aggiungersi questo nuovo articolo. Per la iscrizione il Sig. Maltese non crede poterne fare a meno, come con altra mia le scrissi. La bozza d’atto di sentenza in conciliazione, per la locazione delle case, l’avrà con l’ordinario venturo. Per bandizzare coi tamburi la nostra gabella, dice il Sig. Maltese, non due ma quattro, perché miglior campo abbia la S. V. di scegliere il personale.

Faccia presto, Rev.mo P. D. Pasquale, senza aspettare altro da qui, agisca con tutta libertà.

M benedica con questi miei che ossequiano meco i suoi tutti distintamente e con stima e rispetto invariabile mi creda Suo Servo ed Amico

Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 29 settembre 1868

Rev.mo Signore35

Consolantissimo mi arrivò l’ultima sua, perché mi assicurava già compita in gran parte la gabella dei fondi,mi auguro che anche nello stesso atto si fosse convenuta quella di Vitello Gicilagiro e Serro; in ogni mo-

35 P. D. Pasquale Riccobono.

do non credo che non si troveranno attendenti per detti fondi. Iddio la rimuneri per tutto quello che ha fatto e fa a nostro beneficio.

Ricevei il vino e la ringrazio immensamente; collo stesso carrettiere rimandai la mezzarola vuota, senza mia lettera, perché non ebbi il tempo; per conto delle sorelle, che ossequio, nulla aveva da consegnare.

Stamane andai dal Sig. Briuccia, il quale mi disse che avea inteso dai suoi che si volea affittare la casina; ciò che a lui dispiaceva, perché i magazzini stavano mal sicuri, essendo la detta casina abitata da altri, motivo per cui, non perché possa servirgli, ma per custodia delle sue produzioni, volea locarsela dandomi in contante quanto potea spendere per cautelare bene le interne comunicazioni. Io gli dissi che non poteva alterare l’apprezzo fatto, il quale, gli altri corpi già affittati, è stato aumentato e così dovea farsi per la casina, la quale era stata apprezzata per oz 16, perché l’anno era incominciato e perché restava in essa per nostro conto un camerino, che racchiude il mobile; del resto gli dissi è una faccenda che dipende dal Rev.mo D. Pasquale e non da me; la faccia trattare localmente, che io sarò contento di quanto potrà stabilirsi; nel dir ciò, però, io avea presente quanto sullo assunto si era stabilito tra noi, che deve pagare oz 16 in contanti o al massimo al terzo anticipato per questo anno, e poi all’anno venturo ci parleremo; faccia V. S.

Le auguriamo ottima salute con tutti i suoi che ossequiamo distintamente, mi benedica con questi miei e mi creda invariabilmente Suo Servo umilissimo

Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 6 ottobre 1868

Rev. mo Signore36

Se non fosse la gran faccia tosta di P. Giacomo Cusmano chi ardirebbe incomodare il P. D. Pasquale in questo momento di grandissimo traffico? Pure la ristrettezza dei tempi esige così, dove trovare pendole per questi poveri se la vendemmia finisce? Dove trovare più delle fiche d’india se passano ovunque i vendemmiatori?

Ecco, ornatissimo e Rev.mo P. D. Pasquale, il motivo della mia importunità, vorrei che tutti degli amici e conoscenti tenessero in pronto per questi poverelli una cesta di uva scelta, di buone fiche d’india ed in appena sarò avvisato manderò un traino che mi sarà gratuitamente prestato per ritirarle e profittando di tale occasione manderò due grandi cofini per trasportare tutte le galline che devono popolare questo pollaio dei poveri che già suppongo raccolte presso l’ottimo amico D. Rosario Micciché, a cui sarà cortese fare arrivare l’acchiusa, presso Baldassare Vicari, mio Comp. Vitale, le mie buone cugine Patti e quanti altri si siano interessati di tale mia preghiera a nome di questi miei poverelli.

Le auguro ottima salute e buonissima vendemmia con tutti dei suoi che distintamente ossequio, pregandoLa non lasciarci tanto a lungo senza suoi caratteri per non farei stare in pensiero.

36 P. D. Pasquale Riccobono.

Come l’atto di gabelle sarà sbrigato, sarà cortese inviarlo per passarlo subito all’iscrizione.

Per levarmi dalle spalle ogni pretesa del Sig. Briuccia, gli dissi che tutto dipende dalla V. S. Rev.ma ed io non credo opportuno intromettermi, il Sig. Maltese mi disse che nel fare il contratto per oz. 16 in contanti, deve mettere che il Sig. B. riceve la casa in ottimo stato di locazione e tale si obbliga riconsegnarla al 1° settembre 69 senza obbligo di congedo al quale volontariamente rinunzia. Manderò al corso venturo la bozza di sentenza per locazione da farsi innanzi al conciliatore.

Per ora Le chieda la nota di stipe e quartarolo locati in diverse epoche e a varie persone; non trovando cautele in discarico, procuri con la sua attitudine mettere in regola le cose; al bisogno potrò darle delle citazioni.

Mi benedica con questi e mi creda sempre Suo Servo ed AmicoSac. G. Cusmano

8 ottobre 1868

Carissimi (famiglia Marocco)

Pel buono Giacometto userete le ignizionelle di acqua di foglie di noce e speriamo non aver bisogno di altro; in ogni modo mi avviserete.

La gabella è quasi del tutto conchiusa. Domenica l’altra non restavano altri fondi a gabellarsi che quello di Vitello, il Ficiligno, ed il Serro in Muffoletto; il tutto

si è fatto con grande vantaggio, e se la locazione delle case e magazzini si farà come ho pensato, spero che nel venturo agosto, epoca in cui scadono i pagamenti, introiteremo da cirea oz. 300 pel nuovo estaglio, oltre l’ultima annualità dello zio e porzione di questa corrente, che per essere stato in angustie tuttavia non ha saldato né mi ha dato conto dei pesi pagati ed altro che abbia potuto spendere per benfatti.

Come mi arriveranno detti conti, e gli altri delle nuove locazioni e gabelle, ve ne manderò copia e risolveremo il da farsi per finire di pagare Fumagalli e metterci al corrente senza ulteriori inviluppi. Speriamo che i nuovi gabelloti fossero onesti per l’adempimento pacifico di tutte le condizioni; in ogni modo vi assicuro che stiamo assai bene in gambe per l’atto che si è stipulato in 24 articoli.

Carissimi Totò, Peppina e nipotini miei, vi abbraccio teneramente; pregate per me e credetemi invariabilmente, Vostro aff. per sempre

Giacomo - Caterina

P. S. - Che gran sorte! Avere costì le Sorelle di Carità!

Palermo, 18 ottobre 1868

Rev.mo Signore37

Augurandomi che sia il traffico della vendemmia che Le abbia impedito di riscontrare le mie tre ultime, vergo la presente non del tutto scevro del timore di

37 P. D. Pasquale Riccobono.

essere importuno, per ottenere pria d'ogni altro una sola sua firma, una sola parola che mi assicuri star bene con tutti di famiglia, e per pregarLa di passare a mio Sig. Zio, D. Tommaso, la bozza dell’articolo che da questo Sig. Maltese fu scritto onde stabilire le nostre gabelle, per giovarsene in quella che vuol fare della sua.

La salute mia e dei miei come V. S. ci lasciò, tutti con me Le chiedono la benedizione e La pregano di particolari distinti rispetti per ognuno di sua famiglia.

Desidero sapere come sta suo cognato D. Marco, che io stimo di vero cuore e mi fo lecito mettergli qui un affettuoso saluto.

Di nuovo mi benedica e mi creda suo Servo ed AmicoSac. Giacomo Cusmano

Palermo, 19 ottobre 1868

Rev. mo P. D. Pasquale

Nel ringraziarLa pel vino e l’aceto, che tanto premurasamente si diede la sollecitudine inviarmi, sono nell’amara circostanza di doverLe dire che il carrettiere, non so per quale circostanza, avendolo dichiarato per meno, fu preso in contravvenzione e fino a questa sera arrivarono a me le due mezzarole sugellate sì, ma bastantemente vuote; miracoli soliti; speriamo che fosse vino e aceto senza altra miscela quello che è dentro; io non l’ho ancora veduto. Intanto il carrettiere voleva da me per lo meno quattro lire, asserendo

averle pagate per multa. Non so quanto ciò sia vero, e per quanto tenuto fossi a pagargli tal multa; la S. V. R., che può meglio di me apprezzare le sue ragioni, faccia tutto quello che crede conveniente.

Or ora si vuotarono le mezzarole e se il vino è il solito che lo zio ci ha mandato, bisogna dirsi battezzato per immersione; sia tutto come vuole Iddio. Non si dispiaccia la S.V., perché noi abbiamo sempre guadagnato, perché qui lo vendono di qualità inferiore. Dallo Zio D. Tommaso mandai una grada di ferro filato che la Superiora lasciò; procuri ritirarla.

Quando il buono D. Rosario lascerà la casina, V. S. farà la carità di ritirarsi le chiavi.

L’atto non dobbiamo pagarlo a metà coi gabelloti?Iddio Le dia forza e salute; la vendemmia è stata molto travagliata e

dispendiosa. Sia tutto come vuole Iddio.Noi preghiamo il Signore perché lo rimuneri con piena misura;

cosa potremo fare noi per la bontà con cui ci benefica?Mi benedica con questi miei che con me ossequiano i suoi tutti. Sua

Sorella mi interessò di rispettarli tanto; io non lascio assicurarlo della di lei, mia buona salute. Mi creda, pieno di gratitudine, con stima e rispetto invariabile suo aff.mo Servo ed Amico

Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 20 ottobre 1868

Rev.mo Signore (Don Pasquale)

Se mai trovasi ancora delle stipe nostre non vendute, potrà combinarne la vendita con D. Salvatore Vitale, avendo ricevuto lettera di mio zio D. Tommaso, che per di lui conto me li cercava in affitto; ma io gli dissi come si era risoluto di venderIe e che a questo fine scriveva alla S. V. Rev.ma, non potendomi pigliar altre libertà.

Il notamento delle stipe, che Le inviai, fu fatto dai ricevi che mi ho del notamento tuttavia non cancellato. Per evitare ogni dubbio, però, la S. V. si contenti chiedere al R. P. Pulejo quartaroli ed al di lui fratello D. Antonino, all’altro Antonino Pulejo una stipa di 40 e 4 posti di pietre, responsabile M.o Giuseppe Infantelliere - Al Curatolo Vitale - Liborio Mazzola e Vicari; perché questi tutto devono quanto Le scrissi nel mio notamento.

Le dicevo nella mia ultima che mio Zio, D. Tommaso, desiderava l’articolato del nostro contratto per stipolare il suo, se poi V. S. vuol fare quanto mi scrive, io consento purché a V. S. non dispiace.

Ho creduto sempre che la chiave della nostra casina fosse stata in poter suo, come la prego di fare, e che V. S. avesse accordato a D. Rosario di servirsene a quell’uso quando mi fu saputo per le positive lagnanze dei miei, ma io non ho disposto nulla; spiacemi se altri si prende tanta libertà senza che V. S. lo sappia e lo disponga.

Il danaro che può bisognare costì alla S. V. Rev.ma per le cose da farsi, lo trattenga sempre, perché prima cosa è il bene comune nell’andamento di un’ottima amministrazione, e mi spiacerebbe se dovesse mancare per danaro a non fare come si devono e opportunamente le cose che bisognano; quod remanet me lo farà tenere per le iscrizioni dell’atto, non avendo io mezzi disponibili, e se mai riesce a vendere ed introitare il danaro delle capute vuote, che io spero che si vendano ad alto prezzo, per la ricerca che se ne fa, allora, se esubera del danaro, passerei qualche cosa alle famiglie che ne desidera. Io non ho alcun palpito per coteste cose, avendomi fatto V. S. la carità di pigliarne il pensiero, mi angustiava il suo silenzio perché non sapeva nuova di V. S. Può dare a mio Zio le coffe dei torchi; così in disuso finirebbero di perdersi; terrà memoria di quello che Le consegnerà, lo domandi se gli restano capute vuote e le venda se si presenta occasione di farlo con prezzo vantaggioso, in modo che costì meno di farle nuove.

Nulla mi dice della sua salute; me l’auguro buonissima con tutti dei suoi, che ossequio distintamente con questi miei, coi quali, chiedendole la Benedizione, mi ripeto con stima e rispetto invariabile. Suo Servo umilissimo

Sac. Giacomo Cusmano

P. S. - Tra i carnaggi da imporre ai gabelloti, ci dimenticammo quello delle gire e dei cavolicelli; trova mezzo V. S. di rimediare a tanta perdita?

Buona vendemmia! Iddio le accordi salute e pazienza longanime. Ho scritto allo zio pel vino, che può procacciare, come altre volte, il mezzo del trasporto con le debite cautele. Perdoni, i poveri sono importuni.

Palermo, 24 ottobre 1868

Rev.mo P. D. Pasquale

Iddio La conservi sano e salvo tra tante fatiche e La abbondi d’ogni Sua prosperità e ricchezza nel tempo e nell’eternità.

Senza sua a riscontrare, vergo la presente chiedendoLe se ha ricevuto dal corriere mia precedente che in tutto dava riscontro alla sua, e pregarLa, tempo permettente, di curare colla sua carità di farmi arrivare ben suggellata col solito comodo (notando già s’intende a mio conto la spesa) la mezzarola di vino che mio Zio ha già in pronto, ed un’altra di aceto che trovasi nel mio sotterraneo che ha in atto il Sig. Briuccia.

Le assicuro buona la salute di tutti i miei, che con me ossequiano distintamente tutti dei suoi e, chiedendoLe la Benedizione, mi segno invariabilmente suo Servo ed Amico

Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 6 novembre 1868

Rev.mo P. D. Pasquale

La sua carissima mi fu consolante per le buone nuove di sua salute e dei suoi tutti che con questi miei

distintamente ossequio assicurandoLa ugualmente del comune nostro benessere.

Lodo e venero quanto V. S. R. ha fatto col carrettiere Inglina; come semplice osservazione mi fo lecito dire che non è tanto stupido dal regolamento che ha tenuto, e poi per parte nostra la multa, è una lira soltanto, l’altra polizza non ci appartiene.

Ricevemmo due sacchi di oliva, ma molto malcondizionata per salarsi; la maggior parte è annerita, per questo io avea pregato mio cugino di salarla costì e poi mandarla.

Prego ora V. S., se non Le reca incomodo, comprarne altri 6 tumoli, che sia di perfetta qualità; mi è stata commissionata da persone che vorrei servire con particolarità e ricorro alla carità ed amicizia sua, e sarà cortese mandarla pria di bagnarsi, cioè senza lavata, avvisandomi della spesa. Non capisco per qual motivo il Ricevitore volle ricopiato l’atto; perché era soverchiamente postillato? o per postille aggiunte? o da aggiungersi?

Rev.mo P. D. Pasquale mio, io esulto ogni qual volta calcolo il grand’atto di amicizia che V. S. mi fa; mi sembra che abbuso usando con tanta indiscretezza ,della bontà ed amabilità sua, ma mi fo sempre importuno, la S. V. mi compatirà.

Il P. Datino qui presente l’ossequia distintamente. Mi benedica con questi miei ed invariabilmente mi creda, suo Servo ed Amico

Sac. Giacomo Cusmano

P. S. - Ho qui un involto per le Sorelle, lo manderò, con Peppinella. Ricevasi le grate di ferro filo se si persuade portarsele.

Palermo, 25 marzo 1869

Ornatissimo Signore

Abbiamo inteso con gran tenerezza dell’animo nostro, con quanta carità la S. V. ha prestato il suo zelante concorso all’Associazione del Boccone del Povero, aiutandola sin dal suo nascere con generose collette di carne e di pasta che portavano nel giovedì, ogni settimana, al centro di detta Opera, la gioia e l’abbondanza.

Dall’ultima incarnazione del male epidemico per varie circostanze il di lei ben fatto cuore non ha avuto il destro di ritornare periodicamente a sovvenire i nostri Poverelli; ma non l’ha lasciato di farlo nelle principali solennità, onde rendere meno duri quei giorni di comune allegrezza a quelli infelici che non hanno come sfamarsi. L’opera sua ci è tornata di grande consolazione ed avremmo desiderato averla di presenza, per ringraziarLa di tanta carità a nome di Gesù Cristo.

Ora che si avvicina il giorno di Pasqua veniamo a raccomandarLe la solita colletta, non perché la carità sua abbia bisogno eccitamenti, ma perché abbiamo voluto questa volta soddisfare al piacere di rivolgerci alla S. V. direttamente, e quasi personalmente, affine ancora di spingere lo zelo dei suoi associati per ritornare coll’autico fervore alle collette settimanali.

La benediciamo nel Signore insieme a tutta la sua famiglia.

Palermo, 15 marzo 1869

Carissimi Totò e Peppina38

Siamo in positiva angustia, non sapendo a che pensare, non avendo ancora ricevuto vostra lettera dopo l’ultima che c’inviaste, a cui noi immediatamente riscontrammo; nello attuale vostro stato il silenzio per noi è angustioso, quindi per darvi una scossa e così avere vostra lettera veridica dello stato di voi tutti, vergo la presente per assicurarvi buona la nostra salute, come del pari mi auguro sentire a rigor di posta di voi tutti, e con particolarità di te, Peppina; anzi ci farai cosa assai grata se realmente tu ci facessi qualche lunga lettera e così raddolcirci le nostre pene; sia tutto come vuole il sommo Dio, mentre à disposto cosìche noi dobbiamo star divisi.

Io forse la settimana entrante andrò in S. Giuseppe per dare una girata alle cose nostre di campagna.

Care Nipoti Carolina e Nenè, iscrivete voi e fateci scrivere dal Papà e dalla Mamà, perché à (sic) molto tempo che non riceviamo vostre lettere.

Baciate per noi i ragazzi, salutateci i vostri, i nostri tutti vi salutano, mentre abbracciandovi e col desiderio di presto ricevere vostra lettera, passo a segnarmi Vostro aff.mo Fratello

Giuseppe

38 All’Illustrissimo Signore, Sig. Salvatore Marocco, Girgenti. Ci piace pubblicare queste tre lettere, perché tutte e tre scritte in un foglio: la prima è di Giuseppe , seconda di P. Giacomo, la terza di Vincenzina; firma anche la zia Caterina.

Carissimi

Abbiamo sofferto molto pel vostro silenzio, e più perché il tempo e le circostanze ci obbligano a scrivervi di rado, però non fidandoci più di aspettare, abbiamo vergato la presente; consolateci con vostre lettere, per carità, dicendoci la verità del vostro stato. Lo zio, D. Giachino, tuttavia non salda i nostri conti; speriamo che, come ha promesso, lo faccia presto per tenervi informati della posizione in cui restano le cose nostre. Il Sig. Briuccia perché si pretende da noi il giusto locro dei corpi che gli furono affittati per pochissimo prezzo, ha risoluto lasciarli.

Io ho pensato stabilire società con un certo Sig. Vitale, negoziante onestissimo di questa, col quale ho avuto occasione di contrarre amicizia per questa faccenda di poveri, e ciò per dare un’occupazione a Peppino e procurare un sollievo alla posizione estrema in cui noi siamo, senza che voi ne foste interessati.Vorrei far così, se voi lo permettete; mettere il prezzo della gabella e del locro dei magazzini come capitale, ottenere che il Vitale ne metta due o tre volte tanto, perché il prezzo dell’affitto non fosse insopportabile dal piccolo capitale nostro soltanto, farei pagare dai gabelloti in prodotto, comprare il rimanente e riempire tutto lo stivile e procurare di lucrare qualche cosa con tale industria, dividendo col d.o Vitale secondo la rata del capitale. Voi dovrete avere l’amabilità di contentarvi d’avere pagata la gabella a vendita di vino, e se ciò per lo sconto del nostro debito residevole porterà qualche danno di fruttificazione sarà a carico nostro. Scri-

veteci il vostro pensare quanto più presto perché è necessario risolvere in settimana il da farsi.

Il P. D. Pasquale ha piantato a sommacco il Serro di Muffoletto, ora metteremo degli alberi di arancio in taluni punti per esperienza e se verranno buoni estenderemo al più presto tale miglioramento utilissimo.

Scrivendo a Pietrino, tante cose per noi.Vi abbracciamo caramente col desiderio di rivedere al più presto

vostri caratteri, e tu, Peppina, scrivici a lungo; credeteci per sempre.

Carissimi tutti

Il mio pensiero è sempre di scrivervi, ma non si effettua mai per le tante e svariate facende. Cara sorella, vorrei farti una lettera ben lunga per non averti potuto scrivere a lungo in passato, ma il Signore non me ne ha accordato il tempo; sia fatta in tutto la sua adorabile volontà; la cattiva salute della zia, sai, mi tiene più travagliata, la quale soffre di una febbretta che la travaglia spesso e tosse; presentemente è alzata, ma non si fida di far niente e perciò considera la mia posizione e compatiscimi; fammi la carità di levarmi di angustia, scrivendomi tu stessa e tutti; io sono come si può essere, stando da mane a sera all’impiedi; Giacomo sempre faticatissimo, Peppino continua con la tosse convulsiva, ed ora andrà in S. Giuseppe per vedere se gli gioverà il cambiamento d’aria e dare una rivista alle cose di campagna; l’ora trascorre e devo andare a mettere il brodo alla zia, perciò permettetemi, mentre non posso più prolungarmi ed abbracciandovi

tutti caramente e dando baci alle ragazze e salutando particolarmente per Totò D. Lidda e la D. Carmelina, con tutto affetto credetemi Vostri Affini

Giacomo - Vincenza - Caterina

Palermo, 13 maggio 1869

(Bozza)

Al Sig. Sindaco di Palermo39

Signore

Tra i locali, che sono in potere del Municipio e adatti alla nostra Opera, si troverebbero la casa dei Crociferi, Mand. Montepietà, l’ex Monastero di S. Vito, quello dello Schiavuzzo e l’ex convento dei Benfratelli. Quest’ultimo in gran parte è vuoto, e siccome la porzione disoccupata può rispondere discretamente alle iniziative dell’Opera, preghiamo la S. V. ad accordarcela nell’intelligenza che la domanda di un tale locale è mossa, non perché in quell’edificio potrebbe aver tutto lo sviluppo l’Opera e trovarsi in esso ogni comodità, ma per non incontrare nuovi ostacoli, e perché il concederlo dipende solo dalla volontà della S. V., tanto disposto a favore della nostra Associazione, tanto proclive a vantaggiare le opere di beneficenze40.

Per la Commissione di attività

Sac. Giacomo Cusmano

39 Questa bozza e altre seguenti ci fanno vedere il tormento di P. Giacomo per potere trovare una Casa più adatta al suo programma di carità. Vedi: Test. V. II, P. II, p. 513; Lett. V. I, p. 55.

40 Stampata in parte nelle Test., V. II, P. I, p. 516.

27 maggio 1869

(Bozza)

Ill.mo Signore (Sindaco di Palermo)

Ho inteso quanto benignamente la S. V. Ill.ma ha disposto in ordine alla domanda, che in nome della Commissione di Attività Le presentai il giorno 17 volgente, in adempimento di sue disposizioni; vengo ora pregandoLa affinché si degni ordinare che mi fosse comunicato il notamento dei locali che possiede il Municipio con permesso amplo di poterli tutti visitare ed osservare, per riferire poi esattamente quale è più adatto ai bisogni della nostra Associazione.

Fidende che il paterno suo animo saprà sempre disporre in favore dell’Opera, pieno di istima e gratitudine ho l’onore di dirmi, Servo umilissimo41

Sac. G. Cusmano, Vice Direttore

27 maggio

(Bozza)Nell’accusare recezione alla S. V. dell’ufficio del 25 volgente n.

2316, in cui si degnava comunicarmi la deliberazione della Giunta Municipale per la gente, viene ceduta all’Associazione il debito di lire 592,91 della Strazzeri, è dovere di gratitudine verso la S. V. e tutti i membri della Giunta esternare le più sentite grazie per il caritatevole divisamento, onde così senza

41 Stampata sotto la data del 22 aprile 1860 nelle Test. V. II, P. 1, p. 516.

aspettare si pose a disposizione dei Superiori un fondo, che, nelle penurie in cui versiamo, gioverà solo al sollievo dei Poverelli.

Valga il sopradetto come riscontro all’ufficio della S. V., mentre mi affretto a comunicare la notizia al Consiglio, che da canto suo vorrà ringraziare la S. V. di tanta carità.

Appunti autografi del P. Giacomo - Maggio 1869

1°) Rendiconto delle passate decisioni.2°) Si deve lasciare la casa che abbiamo attualmente in affitto, o si

deve confermare la locazione in subaffittarla quante volte non ci bisognerà più.

3°) Si deve accettare la casa promessa dal generale Masi, quella cioè dei RR. PP. Teatini? Nel caso affermativo, si facciano le dovute pratiche con Mons. Arcivescovo, perché se lo crede, ce ne accordi il permesso, e lo comunichi ai Superiori locali42.

4°) Si partecipi l’ufficio del Municipio con cui si dona lire 592,38 in medicinali presso la farmacia Strazzeri. Si risolva il da farsi.

5°) Si deve comunicare la pastorale per la Diocesi? Si deve organizzare la colletta sul raccolto prossimo? Deve ciò farsi portando per tutti i paesi la Missione?

6°) A facilitare e spiegare le attività delle già approvate commissioni, che devono tuttavia nominarsi, si proponga che le più interessanti fossero fatte da S. E. M. Arcivescovo, che riunisca appositamente i RR. PP.

42 Questo numero assieme al n. 9 li trovo in un altro foglio sotto la data del 24 giugno 1869.

Parroci unitamente al Consiglio, e domandi conto di quanto hanno fatto sin’ora per l’associazione e li spinga a fare sempre più in modo tale che possa veramente interessare il loro zelo.

7°) I registri già eseguiti; è necessario aggiungerne altri due: uno per la biancheria e gli utensili che ci ha regalato il Municipio, dovendo prestarli ai nostri poveri, e l’altro per traffico della straccia... ecc....

8°) Se si deve procurare di ottenere da Florio, per elemosina o comprata, una cucina a vapore col forno necessario sin'ora all’Opera, e più del pane che dovrebbe darsi in migliore condizioni di stima all'Opera, e più del pane che dovrebbe darsi in migliore condizioni di stima all'Opera in cui ce lo fanno arrivare taluni associati. Se si approvera, si scelga quel mezzo più opportuno per riuscire allo scopo.

9°) Se ottenuta la casa di S. Giuseppe [Jato], debba farsi in quella Chiesa la grande inaugurazione con Pontificale, panegirico, intervento di Mons. Arcivescovo, del Prefetto, del Questore, dei principali dei paesi, di tutti gli associati, ancora di tutti i poveri per servirli alla tavola la prima volta dietro quella gran solennità. Nel caso affermativo, ordinare tutto quello che si crede opportuno per avere il tempo di prepararlo.

10°) Pei medici che si sono prestati alle cure dei nostri Poveri, Ufficio di ringraziamento e di lode, e disposizione perché, essendovi possibilità, si possa fare a nome dei Poveri una manifestazione di riconoscenza.

11°) Ai RR. Parroci di S. Filippo e di Mezzo-Monreale ufficio di lode per lo zelo con cui si sono accinti a impiantare, l’Opera.

Palermo, 10 luglio 1869

Rev.mo P. D. Pasquale

Ho ricevuto l’ultima sua, e La ringrazio per avermi dato il piacere di vedere i caratteri della buonissima sua sorella, la quale conserva sempre la stessa semplicità. Iddio la benedica e la faccia santa.

Con piacere immenso compirò la commissione affidatami per la cera, e lunedì p.v. sarà tutto fatto; con questa occasione avrò il bene di protestare il mio attaccamento alla imparegiabile Suor Bachelet. Nella sua mi domanda riscontro d’una sua antecedente, che forse non ho ricevuto; sia cortese rinnovarmi i comandi suoi che io non ricordo. Per le cose a farsi costì, dovendo esplorare l’animo dei miei di Girgenti e Casteltermini, mi piaccrebbe, ove la S. V. R. non pensa altrimenti, che scriva direttamente.

Se mai si presenterà locatario pei magazzini e la casina col prezzo da V. S. stabilito, me ne avvisi sempre, perché saremo sempre in caso a poter risolvere se conviene contentarci della pigione, sicuro del guadagno sulla specolazione della vificazione, alla quale però il vostro socio Sig. Vitale è pronto.

Mia Zia un po (sic) meglio, io e mia sorella al nostro solito. La prego ossequiare tutti dei suoi per me, i miei con me Le chiedono la benedizione. Mi creda con stima e rispetto invariabile. Umilissimo Servo

Sac. Giacomo Cusmano

20 luglio 1869

Ill. mo Sig. Marchese di Spedalotto43

Desideroso di venire ogni giorno ad informarmi della sua preziosa salute, non ho avuto la sorte di trovare un momento per farlo ad ora opportuna, quantunque gravissime urgenze dell’Associazione mi han fatto sentire sempre crescente il bisogno di avvicinarLa. Nel chiederLe scuse per tanti mancamenti, mi fo lecito solamente pregarLa di far che il Sindaco scriva al più presso possibile al Direttore del Demanio per consegnare a noi le chiavi del refettorio e delle altre che ha il prelodato Direttore nell’ex convento dei RR. PP. Teatini a S. Giuseppe, e ciò perché si è compromesso che ce la darà come il Sig. Sindaco gli farà arrivare suo ufficio.

Il rimanente di detta casa l’otterremo sicuramente perché il generale Masi ha impegnato la sua parola che ritirando i veterani, la consegnerà a noi. La preghiera per la sua salute è continuata fra noi e i nostri poverelli. Iddio La rimuneri con ogni sua abbondanza e benedizione.

Mi creda con ogni stima e rispetto.43 Assessore municipale.

16 agosto 1869

(Bozza)

Signore44

Con mille scuse pel ritardo a riscontrare il suo

44 Al Sig. Sindaco di Palermo.

aff.mo del num. 3106, mi onoro manifestarLe che avendo visitato il Palazzo di S. Marina, di cui la S. V. n’offriva l’affitto col rimborso di lire 50 sul prezzo attuale, trovammo il locale discretamente adatto ai bisogni dell’Associazione, però sfornito dei capi bassi che erano stati appigionati, e dei quali l’Opera non potrebbe assolutamente dispensarsi poggiando molto su di essi gran parte degli introiti. Il direttore, quindi, non potendo la casa in parola essere utile all’Associazione, ne dà notizia alla S. V. per l’uso conveniente, ringraziandoLa sempre che spinga in vantaggio dell’opera.

S. Giuseppe, 15 ottobre 1869

Carissimi

Vorrei dirvi molto, e dovendomi dire tutto l’uffico e fare tante altre cose, mi limito a dirvi che forse domani o domani l’altro finiremo di entrare l’uva; per rassettare poi i magazzini che passeranno 4, 5 giorni, per conseguenza un’altra settimana mi passerà qui. Sia tutto come vuole Dio.

La venuta qui di D. Ciccio è inevitabile, tanto che io, se lunedì lui non sarà qui, farò ritorno lasciando tutto in aria; e dico sul serio, né mancherò di tenere la parola, vi prego quindi persuaderlo a non mancare, perché sarò costretto a fare quanto ho promesso.

Non so che cosa debbo riscontrare delle vostre, ma non ho il tempo e la testa di riandarle, compatitemi.

Riceverete dal latore le valigie colla biancheria come vi ho scritto in passato. Per la messa combinate

tutto con P. Datino e col P. Mammana. Io sono ridotto inguardabile.Ossequio tutti; mi raccomando alle vostre fervorose preghiere;

credetemi invariabilmente, Vostro aff. in G. C.Sac. G. Cusmano

P. S. - L’uva è preparata; speriamo poterla mandare presto. Il P. D. Pasquale restò angustiatissimo per la mancanza dello spirito e a noi finì nel meglio, perché risultò 19 barili e pochi quartucci; fatelo sapere a D. Ciccio. Si fecero tre stipe di forzato, ma io non avea bisogno di altro spirito e finì nel meglio.

Palermo, 1 novembre 1869

Rev.mo P. D. Pasquale

È venuto M.o Gaetano Pizzarro e mi portò una nota per la concia del mio stivile che mi acconcia davvero; io non ho pagato mai a prezzo, ma a giornata; ma mio zio che era informato dei prezzi trova che anche questi sono esagerati, ma io non intendo discutere questa materia, se è possibile amerei fare, come sempre, pagare le giornate e nulla più.

Inoltre ho pagato sempre tarì uno a stipa pel travaso del vino e M.o Gaetano per cinque stipe mi fa pagare 20 tarì, compresa la mancia di tre maestri per tramutare, ripeta, cinque stipe! Con queste proporzioni io prego di licenziare M.o Gaetano perché non basterà il vino per le sue fatiche, e vedremo chi sce-

gliere, ma V. S. con la sua prudenza ridurrà le cose come io le desidero ed al suo avviso il Sig. Vitale risolverà il da farsi.

Mi faccia il favore di sollecitare mio fratello e mandare la misura dei cristalli, perché,si ammalerà restando così. Avverte mio Compare Vitale che, se Gaspare non porta sempre l’occhiale resterà soldato, perché se non si abitua a vedere colla lente che gli comprai, tutto resta perduto. Il Sig. Vitale l’ossequia e desidera conoscere se sono tutti venuti a saldarsi i venditori dell’uva.

Non posso più prolungarmi, mi benedica con tutti di mia famiglia, che con me ossequiano la sua, e mi creda sempre. Suo Servo ed Amico

Sac. G. Cusmano

Signore45,

La S. V. non potendo accordare o cedere all’Opera la casa dei Benfratelli, offriva a voce un pecuniario sul fondo dei risparmii che la pubblica Istruzione avrebbe fatto sulle pigioni delle scuole.

Profittando il sottoscritto delle buone disposizioni della S. V. Ill.ma ed essendo venuto a conoscenza che i palazzi Santa Marina e Torrebruno dovranno subaffittarsi, chiede che per la durata del contratto sieno accordati dal Municipio per uso della suddetta Opera, una per gli uomini, l’altra per le donne, ove quella di

45 Al Sig. Assessore della Pubblica Istruzione, Prof. Bruno.

S. Marina non fosse sufficiente a subire l’esatta divisione voluta dai regolamenti.

Il sottoscritto ardisce avanzare tale domanda sicuro che la S. V. l’accoglierà.

Signore46,

La S. V. Ill.ma conoscerà certamente dall’ufficio della Pubblica Istruzione del quarto nobile del Palazzo S. Marina, sulla salita dei Crociferi, e quella di Torrebruno in piazza Ballarò. Il Sig. Assessore Prof. Bruno, così ben disposto ad agevolare l’Associazione, non potendo cedere ad uso della medesima l’ex convento dei Benfratelli, spontaneamente offrirà un aperto pecuniario sul fondo dei risparmii che la Pubblica Istruzione avrebbe fatto sulla pigione delle scuole. Profittando quindi di tale buona disposizione del Sig. Assessore, questa Direzione con gran fiducia ricorre alla valida protezione della S. Vostra per ottenere o gratuitamente o a subaffitto discreto o dilazionato le case sopra indicate per destinarne una per gli uomini e l’altra per le donne, quante volte quella di S. Marina non fosse sufficiente o subirà l’esatta divisione dei regolamenti.

Pel Direttore, il Vice Direttore

46 Al Sig. Sindaco di Palermo

100

101

Queste lettere, ricavate, in gran parte, dalle bozze della cronaca del 1870, mi hanno tenuto, per alquanto tempo, in un pesante e travagliato dubbio per determinarne l’autenticità, tanto più che non ho avuto la possibilità di confrontare tutti gli originali. Ma dopo aver fatto divisioni e suddivisioni, esami e confronti, sono venuto alla conclusione che esse sono tutte o quasi tutte di P. Giacomo.

Confortano il mio parere le seguenti osservazioni:1) Il contesto generale e il confronto con quelle già pubblicate

nelle Testimonianze del P. Filippello.2) Il fatto che alcune lettere, quantunque portino le firme di altre

persone, sono autografe del P. Giacomo.3) Ancora, il fatto che per le riparazioni dei SS. Quaranta Martiri

s’interessava soltanto P. Giacomo; lo stesso possiamo dire per tutto quello che riguardava le Missioni delle borgate di Palermo.

4) Per quanto, poi, riguarda le varie domande per l’acquisto di dolci a favore dei Poverelli, per fare passare loro più allegre le varie feste dell’anno, possiamo dire, pure, che era lo stesso P. Giacomo ad interessarsene, perché il pensiero era suo e se ne faceva attivo promotore.

Quindi, o P. Giacomo faceva le bozze delle lettere che altri, compreso il Presidente (Arciv. Naselli) o il

102

Direttore (Mons. Boccone) o il Vice Presidente (Mons. Tur ano), poi, copiate in bella, firmavano; o M stessa Segreteria si occupava della trascrizione, per la cronaca di quelle lettere che P. Giacomo spediva direttamente.

Non ostante ciò, non è difficile che alcune di queste lettere siano redatte da altri Consiglieri ma le pubblichiamo tutte, in ordine di date, anche quelle che portano altre firme, lasciando ad un lavoro tecnicamente critico stabilirne l’autenticità.

Intanto il 1870 resta l’anno più documentato per la storia dell’Associazione.

Confronta Test. V. II, Libro III, Cap. V, p. 201; Cap. VI, p. 210; Libro IV (tutto), p. 289.

Palermo, 5 gennaio 1870

(Bozza)

Ill. mo Signore47

Fiducioso nella sperimentata carità della S. V., il sottoscritto si fa a supplicarla a voler dare le opportune disposizioni perché venga ceduto per i bisogni dell’Associazione il corridoio dell’ex convento di S. Gregorio, ov’erano conservati gli oggetti dell’ospedale succursale. La strettezza del locale in cui versiamo non permettono all’Opera quello sviluppo che la carità cittadina è pronta a somministrarle ed è però che questa Direzione ne impegna all’uopo la solerte premura del padre dell’opera.

Con tutta riverenza mi sottoscrivo.Vice Direttore

P. Cusmano

Palermo, 5 gennaio 1870

Ill.mo Signore48

Non potendosi dall’amministrazione disporsi un fondo di cassa per la compra dell’olio, ed essendo assai

47 Al Sindaco Peranni48 A Franc. Paolo Vitale per unirsi a Salv. Ciriminua per la Colletta.

105

duro ai poveri la minestra incondita, questa Direzione fiduciosa nella bontà del di Lei cuore, La prega a volere stabilire tra i negozianti di quel genere una colletta settimanale, gravandosi all’uopo dello zelo del Sig. D. Salv. Ciriminua.

In attenzione... della di Lei operosità, il sottoscritto ne La ringrazia an~ticipatamente.

Vice DirettoreP. Cusmano

Palermo, 6 gennaio 1870

Rev.mo Padre (Antonio Pennino49)

La Reverenza Vostra resta impegnata assumere la Prefettura degli studi in questo nuovo Istituto; per la qual cosa si degnerà favorire, quanto più presto potrà, a fare i saggi opportuni per la sistemazione delle classi, di cui stenderà apposito specchietto, dietro succinta esposizione dello stato letterario in che saranno da lei trovati gli alunni.

Per il Vice-Presidente Sac. G. Cusmano

Palermo, 10 gennaio 1870

Rev.mo Padre50 (2)

Dovendo provvedere d’istruzione i giovani poveri

49 Vedi Test. V. II, p. 343.50 Vedi Test., V. II, p. 344 (Ch. Michelangelo Civiletti).

106

di questo nuovo Istituto, la Reverenza Vostra è pregata assumere la direzione della 1 classe ginnasiale. La Carità che tanto la distingue, ci ha consigliato di volgerci alla Reverenza Vostra, e c’ispira fiducia che la nostra preghiera ottenga quanto prima il desiderato frutto.

Palermo, 13 I del 1870

(Bozza)

Noi qui sottoscritti51, animati da filantropico e caritatevole amore verso i nostri simili, vivamente interessiamo il pietoso cuore di V. S. ad esaudire quanto appresso:

Dietro la lettera spedita dell’Eccellentissimo nostro Arcivescovo, allo scopo di farci eseguire una cucina di ferro, atta a potersi soddisfare il desiderio dell’amministrazione del Boccone del Povero a vantaggio dei Poveri che abbondano nella nostra Palermo, e nel tempo stesso accordarci una dilazione, l’incaricato della S. V. Ill.ma non ha creduto sua facoltà potere accondiscendere alla nostra brame, sol perché non crede poterlosi arbitrare. Avanti tutto ci permettiamo di trascrivere alla S. V. Ill.ma la medesima lettera del nostro Prelato.

E confidiamo che dopo averla letta, e notarne il gran bene che ne riceverebbe la sofferente umanità, l’animo suo benigno si muoverà a dare un tale ordinedefinitivo a colui che lo rappresenta qua a Palermo, e così l’autorevole preghiera del Vescovo avrà il suo effetto, la S. V. sarà benedetta da Dio, che la prosperi sempre più i negozii, la salute e la vita, e le darà il premio promesso ai misericordiosi.

L’amministratore capo, il Sac. Giacomo Cusmano, e l’amministrazione medesima si promettono pagare l’importo in parti uguali fino al soddisfacimento di quatrimestre in quatrimestre, e su di ciò Ella può contarci considerando che Mons. Arcivescovo, se non fosse sicuro del nostro adempimento, non avrebbe raccomandato tale operazione.

Noi intanto, sicuri di una favorevole adesione e nella fiducia di una pronta risposta, la ringraziamo di tutto cuore.

Signori: Antonio ChiarenzaCarmelo Beccaria

Sacerdoti: Nunzio RussoGiacomo Cusmano

51 Al Sig. Florio per il progetto di una cucina in ferro. Vedi Test., V. II, p. 292.

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Palermo, (25) gennaio 1870

(Bozza autografa di P. Giacomo)

Ornatissimo Signore52

Commossi di sentimento della più viva ammirazione e gratitudine per i servizi non ordinari resi da

52 Farmacista Sig. Vincenzo Rizzo. La lettera è firmata dall’Arciv. Naselli, ma la bozza è del P. Giacomo, (Vedi Test., V. II, p. 349).

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V. S. alla nascente opera del Boccone del Povero, a noi Carissima, non possiamo a meno di manifestarLe in modo speciale e in tutta l’effusione del cuore i medesimi sentimenti. Sono a noi ben note, e ne serberemo sempre gratissima ricordanza, le generose largizioni fatte da V. S. in medicinali assai costosi, e le esibizioni della sua costante carità, e l’impegno e l’interesse vivissimo che ha sempre mostrato per la benemerita Associazione sin dai primordi.

Nell’esternarLe pertanto la nostra pastorale compiacenza abbiamo creduto nominarla a farmacista della detta Opera.

Benedicendola nel Signore ed implorandole le maggiori ricompense da Colui che si è protestato di non dimenticare un bicchiere di acqua dato in suo nome, lo incoraggiamo a serbare per l’avvenire tanto zelo e tanta carità.

Palermo, 25 gennaio 1870

Ill.mo Signore53

È venuto a nostra notizia che codesto Municipio è vicino a nominare i Medici e i Farmacisti pel servizio dei Poveri di questa città e sobborghi circonvicini. Impegnati in questo ministero di carità crediamo nostro dovere portare alla conoscenza della S. V. che in questo servizio si sono distinti gratuitamente e sin dagli inizi della nostra Associazione i Signori che troverà qui

53 A S. Ecc. Principe Galati, Palermo. Firmata dall’Arcivescovo, ma la bozza sarà del P. Giacomo.

al margine notati, con questo però che le farmacie Samonà e Strazzeri hanno fatto qualche rilascio per i Poveri.

Quello però che distintamente segnaliamo alla considerazione della S. V. Ill.ma si è il Signor Don Vincenzo Rizzo farmacista, il quale ha sempre regalato intieramente ai Poveri tutti i medicamenti abbisognevoli comunque di gran costo. Noi lo nominiamo perciò farmacista dell’Associazione, siccome lo era delle Artigianelle e Vergini Cappuccine, ed egli con zelo e disinteresse non comune ha sempre sino alla presente giornata disimpegnato l’incarico.

Ciò rimettiamo all’equità della S. V. Ill.ma affinché da una parte il merito si abbia il suo condegno compenso, e serva ciò dall’altra a sprone a far bene.

La benediciamo nel Signore.

Palermo, 27 gennaio 1870

(Bozza)

Ill.mo Signore54

Con officio di n. 38, in data del 5 volgente mese, il sottoscritto si facea a supplicare la S. V. Ill.ma perché si degnasse riservare per uso di questa Associazione il corridoio dell’ex convento S. Gregorio, ove stavano conservati gli oggetti appartenenti all’ospedale provvisorio dei colerosi, già esistenti in detto locale. Non avendo avuto nessuna risposta circa tal domanda, fiducioso nella bontà che tanto distingue V. S. Ill.ma, si augura che

54 Il Sindaco.

tal ritardo sia pel tempo che necessariamente si deve impiegare a dare esecuzioni alle disposizioni favorevoli che la S. V. Ill.ma avrebbe ordinato a riguardo della stessa Associazione.

Padre Cusmano

Palermo, 13 febbraio 1870

(Bozza autografa di P. Giacomo)

Rev. Signore55

La carità vostra è pregata fare sapere all’ufficio di questa casa dei Poveri se dalla seconda alla terza domenica di quaresima trovasi libero per dare le meditazionii alle donne, alle ore 22½, nella Chiesa dei SS. 40 MM. sottostante a questa medesima casa.

Augurandomi che vostra riverenza, ove non fosse altrove impegnato, vorrà degnarsi alla preghiera, con tutto rispetto ne la ringrazio anticipatamente.

Vice-PresidenteC.co Turano

Palermo, 14 febbraio 1870

Ill.ma Signora Marchesa (Vannucci)

La S. V. ben sa che i poveri privansi di andare in chiesa nei giorni specialmente di maggiore concorso, onde risparmiarsi la vergogna di comparire in arnesi

55 Sac. Francesco Paolo Faggiani - Meditazione alle Donne.

che ne accusino la miserabile condizione, ed è perciò che alle tante privazioni materiali, di cui sono vittima, aggiungono quelle ancora delle consolazioni che si ricavano dall’assistere alle funzioni religiose. Ora a volere sollevare in questa parte, si è provveduto fare per gli ultimi tre giorni di carnevale, esclusivamente per loro, una solenne esposizione del Santissimo, nella chiesa dei Santi Quaranta Martiri, attigua a questa Casa dei Poveri, ragion per cui il sottoscritto si rivolge alla carità della S. V. per qualche elemosina sia in denaro sia in cera.

P. Cusmano

Palermo, 15 febbraio 1870

(Bozza)

Rev.mo Signore56

Amando sempre d’unire gli animi in quella unità di spirito e d’amore, che forma la vita dei veri credenti, ho abborrito sempre e per qualunque motivo le più lievi occasioni che possono arrestare questa mutua comunicazione di affetti sinceri e generosi. Con mio positivo dispiacere ho inteso che il giornale «La Luce», non mosso dallo spirito che ha spinto l’opera del Boccone del Povero, ne disfà qualche cosa, che il di lei giornale ha creduto conservare. La prego non permettere che si impegni una polemica, perché a riguardo del-

56 Direttore dell’Ape Iblea.

la nascente Associazione poco conta il biasimò o la lode. Se è Iddio che la spinge non lascerà per questo d'arrivare alla sua meta. Il pubblico ha sufficienti documenti per giudicare. La carità della R. V. è pregata rendere di pubblica ragione questi miei sentimenti e con tutto amore ne la ringrazio nel Signore.

Sac. Cusmano

Palermo, 17 febbraio 1870

(Circolare - Bozza)

Signor57

Spinti dalla fama di vostra onestà, e dell’ottima fonderia di cui siete il capo, e dovendo far costruire una cucina di ferro a vapore, adatta al cucinamento d’un 500 persone, abbiamo scelto la vostra casa, e all’uopo vi preghiamo di farci intendere se ne accettate l’invito e parimenti direi il prezzo ultimo, con le rispettive condizioni. E per esserne scienti vi preveniamo che detta cucina serve per la bella Istituzione che si è stabilita nella nostra città «Boccone del Povero», per la quale si soddisfano, mediante la buona carità dei buoni palermitani, un numero considerevole di Poveri che nella nostra città abbondano; siccome cresce la miseria di giorno in giorno, così esperimentasi l’assoluta necessità della cucina in parola, inoltre essa servirà a non fare sciupate un consumo di molto carbone.

57 Vedi Test., V. II, p. 293.

Il denaro che si raccoglie a vantaggio dei medesimi Poveri gioverà a farci trovare pronto il cibo che ai Poveri s’appresta nell’ora in cui essi vengono.

Nel pregarvi dunque di volerci agevolare in un affare di molto interesse e così pio e così caritatevole, vogliate di riscontro farci conoscere il tutto, usandoci ogni possibile economia, per indi pagarvi sul riguardo.

Credeteci.

19 febbraio 1870

(Bozza)

Rev.mo Signore58

Per memoria di quanto a voce le ho detto circa l’affare per cui deve parlare al Signor Ignazio Florio, ho creduto esporle il presente per interessarla della premura che abbiamo di sbrigare il negozio della cucina. Sono preparate già le lettere da inviare a Marsiglia sicché qualora non si riuscisse ad ottenere qui in Palermo quanto si desidera, ci affretteremo ad ottenerlo altrove.

Sto sicuro che la carità di V. R. apprezzerà le ragioni esposte.

20 febbraio 1870

(Bozza)

Pregiatissimo Signore

Il sottoscritto viene a pregare la S. V. a fine di volere adoperare la sua carità verso i Poverelli in tutto quello che l’Associazione ne può valersi da Lei.

58 Don Giuseppe Giannettino. (Vedi Test., V. II, p. 293).

Avvicinandosi i giorni del carnevale, essendo pensamento degli amministratori di questa Casa di sollevare i Poverelli in quei giorni di generale ricreazione la S. V. è pregato di fare pervenire a questo ufficio pria del giorno 27 di questo mese alcune ricotte.

Palermo, 20 febbraio 1870

Al Sig. Pietro Cusmano, a Casteltermini.

Ti prego farmi pervenire a questo Casa dei Poveri, prima del 27, alcune ricotte a fine di sollevare in questi ultimi giorni di carnevale i poverelli. Sicuro che non dimenticherai quanto ti raccomando, mi dice tuo aff.mo fratello...59.

Palermo (senza data)

Al Sig. Giuseppe Bruno60

La felice memoria di suo figlio era solito dare 60 cannoli per queste orfanelle; e, per invogliare gli altri confettieri, mi rilasciava un bono, munito della sua firma e del bollo proprio del negozio. Rivolgendomi alla S. V. per quella carità che vuol fare, la prego però non privarmi del bono che agevola tanto la colletta presso il Sig. Gulì e gli altri niegozianti di dolci.

59 Vedi Test., V. LI, p. 355. 60 Vedi Test., V. II, p. 355.

Palermo, 22 febbraio 1870

(Bozza)

Conoscendo la carità che anima la S.V.61, il sottoscritto si pregia inviarLe la pagella dell’Associazione insieme alla Pastorale con cui Mons. Arcivescovo, Presidente, invitava i fedeli di questa città ad associarsi. Augurandosi di averLa nel numero degli Associati, ne la ringrazia anticipatamente.

Vice Direttore

23 febbraio 1870

(Bozza)

Per organizzare la colletta straordinaria del cacio in occasione dell’ultimo giorno di carnevale, mettersi d’accordo con P. Todaro62.

Palermo, 23 febbraio 1870

(Bozza)

Rev.mo Signore63

Fu di grande consolazione all’animo mio l’avere inteso dal Segretario di questa Associazione con quanto amore la R. V. accettò la preghiera concernente l’istruzione per gli esercizi delle donne che si terranno nella chiesa attigua a questa Casa dei Poveri, dalle 2 alle 3.

61 Michele Bevilacqua - Via Porto Salvo, 19.62 Al Sig. Testai.63 Sac. D. Vincenzo Pecoraro.

Palermo, 5 marzo 1870

(Bozza)

Ill.mo Signore64

Avendo bisogno questa Casa dei poveri di alquanti oggetti scolastici da servire come fornimento alle diverse classi che nella medesima si sono impiantati, i sottoscritti conoscendo quanto si adoperi la S. V. a promuovere l’istruzione di questa gioventù Palermitana, pregano la carità di V. S. affinché si degni fornire le dette classi di lavagne e di lavagnette, nel caso che se ne trovasse delle superflue per coteste scuole municipali. Così la pregano ancora di voler mettere a disposizione di questa casa tutti gli oggetti inservibili che si conservano nel magazzino di cose scolastiche.

Augurandosi della di lei cortesia e carità le desiderate provvidenze, ne la ringraziano nel Signore.

Vice Direttore: Sac. G. Cusmano

Palermo, 5 marzo 1870

(Bozza)

Rev.mo Signore65

Il giovinetto Domenico Schiavo da molti giorni trovasi ricoverato presso questa Casa dei Poveri. Egli pentito ha domandato di essere raccomandato alla S. V.

64 Prof. Bruno, Assessore dell’Istruzione. (Vedi Test., V. II, p. 344).65 Priore Luigi Castelli.

Rev ma accioché voglia riprenderlo non più come uno degli alunni della colonia, ma come un impiegato, pronto com’è ad abbracciare qualunque ufficio. Io dalla mia parte glielo raccomando; ed in aspettazione della risoluzione che la S. V. Rev.ma sarà per pigliare, mi segno

Palermo, 6 marzo 1870

(Bozza)

Rev.mo Signore66 (1)

Sono quasi tre mesi che si è aperta questa casa ed il bel nome di S. Giuseppe non si sente ancora risuonare sulle labbra del Povero.

Il sottoscritto sente tutto il peso della vergogna per non aver ancor fatto la dedicazione al patriarca S. Giuseppe, e si volge, quindi, alla devozione della R. V. perché il giorno consacrato a questo gran santo dia le dovute disposizioni per inaugurare la solenne dedicazione con Messa pontificale, panegirico, e largo invito di poveri.

Dovendo pigliare dal corpo dei consiglieri una persona che tutto si assumesse l’incarico di quella grande solennità, il sottoscritto non potea trovare persona più adatta e più degna della R. V. Il Santo Patriarca l’aiuterà nell’impresa e non la farà stentare a procurare il panegirista, il celebrante, le persone che si incaricheranno di una colletta straordinaria per la festa e per la mensa nonché una persona costituita in autorità per re-

66 Can. Giuseppe Guarino, Consigliere.

carsi qui a benedire la mensa, la quale persona potrebbe essere Mons. Cerino o V. R.

La squisita devozione che nasce, questo S. impeg no che la distingue e che ha di premura l’opera nascente, il nome bellissimo che le fu imposto nel S. Battesimo sono la garanzia più sicura che la cosa andrà senza stenti e senza straordinaria fatica di V. R. Col presente le convengono inviate alcune pagelle per dividerle, ritirando una tenua elemosina.

Vice Direttore

Palermo, 13 marzo 1870

(Bozza)

Rev.mo Signore

Dovendosi nella solennità del glorioso Patriarca S. Giuseppe dare una straordinaria refezione ai Poveri ci rivolgiamo alla solerte carità della S. V., interessandola vivamente affinché si degni presiedere una delle commissioni di distinti laici, che gireranno per aversi oblazioni particolari, che forniscano le spese allo scopo accennato.

Sicuri della benevole accoglienza del Suo zelo sacerdotale, la ringraziamo nel Signore.

Palermo, 14 marzo 1870

(Bozza)

Si presenterà costì67 il porgitore Sac. D. Giacomo

67 Ai proprietari di CastelterminiErrore. Il segnalibro non è definito..

Cusmano, il quale vi si reca per affari suoi particolari, e siccome è membro dell’Associazione del Boccone del Povero, istituita nella nostra città, e per la quale grandi vantaggi ha recato alla sventura e alla miseria, che nella grande Palermo abbonda, mediante il piccolo sacrificio di levare ad ogni porzione di cibo crudo il boccone che deve servire per il soddisfo del Povero. E siccome tanti bocconi, per quanto sono gli associati alla suddetta Associazione, formano una quantità tale da correre in sollievo a tanti sventurati, così non possono soddisfare tali raccolte, allorché si tratta di fare un qualche straordinario invito.

Si è per questo che trattandosi di dovere invitare pel dì di S. Giuseppe un numero considerevole di Poveri, e profittando dell'occasione della recata costì del suddetto nostro membro, preghiamo le Ill.me SS. all’uopo di potergli consegnare a titolo di carità pei Poveri qualunque genere quale sarebbe frumento, olio, vino, farina, uova e tutto altro che la carità potrebbe mandare ed apprestare. Questa prima offerta sarebbe come mezzo a poterci mettere in relazione, ed anche in seguito si potrebbe istitutire costì simile associazione.

Sicuri che incontrerà il plauso delle SS. Ill.me, e fiduciosi di una buona raccolta, la ringraziamo nel Signore.

Palermo, marzo 1870

(Bozza)

Signor

Siccome il giorno 19 corrente, sacro al Patriarca

della Provvidenza, S. Giuseppe, la nostra Associazione volesse essere posta sotto la immediata protezione di sì grande Avvocato, si vuole far fornire anche materialmente i Poverelli che sono i rappresentanti del Bambino Gesù, si è pensato d’imbandire una mensa, onde refezionarli. E siccome la suddetta Associazione fa tutto colla carità che i buoni cristiani le apprestano, così essa si rivolge ai medesimi ed esponendo Ella nel numero di costoro, si rivolge al pietoso cuore della S.V., che tanto inclinevole a simile opera, trattandosi di far bene, acciocché concorra, se lo vuole, a supperire a simili spese che di non poco rilievo sono. Se ella crede contribuire, si può avvalere del porgitore della presente, che ne rilascerà quietanza.

Sicuri che incontrerà il suo gradimento e fiduciosi di una generosa offerta, la ringraziamo vivamente.

Palermo, 14 marzo 1870

(Bozza)

Onoratissimo Signore68

La S. V. conosce assai bene di quanti frutti di evangelica carità e di buone opere sia feconda la nostra Associazione; sa però quanto ella merità di essere prosperata in ogni maniera e come abbisogni del concorso dei buoni.

Ond’è che noi, memori della cristiana pietà, che anima la S. V., non abbiamo esitato a stimare l’opera

68 Al Signor Carmelo Beccaria - Palermo.

sua di sommo momento in vantaggio della nascente Associazione, ed in vista di tali considerazioni ci è piaciuto nominarla presidente della commissione provveditrice della Casa dei Poveri.

Così facendo abbiamo creduto secondare i sentimenti del suo cuore così inclinevoli all’esercizio della cristiana carità.

Pertanto la preghiamo nel Signore a procurare per la prossima solennità di S. Giuseppe, in cui avrà luogo una straordinaria refezione pei Poverelli, il rifornimento di una sufficiente quantità di teletta per grembiuli da servire in refettorio.

Sicuri della sua benevole adesione e del suo concorso efficace, la ringraziamo di tutto cuore nel Signore.

Palermo, 14 marzo 1870

(Bozza)

Rev.mo Signore69

L’Associazione del Boccone del Povero di cui avrà….. colle benedizioni più incoraggianti dell’autorità ecclesiastica e col generoso concorso dei pii fedeli ha dato i più felici risultati e ci fa aprire il cuore a liete speranze. Se nonché le spese straordinarie erogate nelle opere d’impianto e la miseria, che ingigantisce giornalmente, rendono le entrate della Pia Associazione insufficienti all’immenso bisogno. Poiché i moderatori

69 All’Arciprete di Casteltermini.

dell’Opera son costretti con amarissima amarezza di cuore a chiudere le viscere della carità verso la povertà più straziante, mi è impossibile sopperire in gran parte. In tale ristretto abbiamo creduto rivolgerci alla paterna carità evangelica di V. S. R., cogliendo pertanto la doppia occasione della casuale venuta in cotesta del nostro Vice-Direttore e di una straordinaria largizione che si è lieto di farsi ai poverelli nella solennità del glorioso Patriarca S. Giuseppe. La preghiamo in nome di Gesù Cristo ad interessare il suo zelo per l’opera tanto vantaggiosa per le anime e per i corpi dei fedeli, cooperandosi a raccogliere quanto potrà in denaro e in derrate per l’annata straordinaria, procurando l’introduzione della colletta pel Boccone del Povero.

Sicuri che questi nostri sentimenti e queste nostre preghiere troveranno un’eco nello zelo caritatevole della S. V. R., ne la ringraziamo nel Signore.

25 marzo 1870

(Bozza)

Ill.mo Signore

Nell’amarezza più amara dell’animo il sottoscritto era sul punto di comunicare alla S. V. l’infausta risoluzione circa la chiusura della nascente Casa di Poveri. Al passo fatale era spinto inesorabilmente da circostanze assai impellenti.

Non è la Provvidenza che manca, ma l’aiuto di coloro che con un semplice atto di volontà potrebbero mettere l’Opera nella condizione di raccogliere tutta la

abbondanza che il Signore manda per sfamare i Poveri e supplire a tanti bisogni.

Si sperava che la vista del povero avesse riscosso la carità dei grandi, e fu invano. Si era nella illusione che questa nuova Casa sarebbe dovuto essere nuovo centro e focolare di universale carità, e fu vana speranza. Coloro che per debito di religione e di posizione sociale avrebbero dovuto agevolarla, si sono dimostrati fatalmente indifferenti e l’Opera era alla vigilia di essere sciolta.

Si fecero mille domande per ottenere una Casa da servire a tutti i bisogni dell’Associazione, ma di tante cose e di tanti luoghi, che sono occupati da questo e da quello per cose di poca …. non se ne potè trovare neppure uno per la nascente Associazione.

Si domandò per asilo di orfani un piccolo numero di stanze che si trovavano vuote per nessun uso in S. Gregorio, e non se ne potè ottenere neppure una; si domandò il permesso d’impiantare l’operazione ai puntoni del Dazio, e di tutte queste domande non altro esito si ebbe che il restar deluso dalle speranze che ci erano ragionevolmente poste in molte persone di riguardo e di carità.

Accetti la S. V. lo sfogo sincero del sottoscritto, il quale, prima di essere costretto al mal passo, tiene a comunicarlo alla medesima S. V. onde dividerne la responsabilità.

La qualità di Consigliere e di Assessore Municipale, la carità e la pietà che tanto la distingue danno a sperare che la parola di V. S. potrà essere prossima

presso cotesto Sig. Sindaco, il quale per oltre non ha cessato di mostrarsi favorevole alla detta Associazione.

Palermo, 30 marzo 1870

Ill.mo Signore70

Insieme alla presente Le verrà presentata una supplica del giovanotto Don Serafino Di Fede, orfano, di condizione civile, per la quale prega la S. V. onde voglia degnarsi ammetterlo al corpo dei Bersaglieri Municipali.

La povertà del supplicante e la posizione affligente di famiglia, a noi nota, non che la condizione civile hanno interessato il sottoscritto ad unire ancora la sua preghiera affinché venga dalla S. V. provveduta la supplica in parola.

Vice Direttore Sac. Cusmano

1 a prile 1870

Rev.ma S.ra Madre71

Si prega la carità della R. V. a prestare a questa Associazione la statua dell’Addolorata da servire per le tre ore dell’agonia il Venerdì Santo72.

Vice DirettoreP. Cusmano

70 Cav.De Maria, Amministratore del Dazio-Consumo.71 Signora Madre dello Scavuzzo.72 Senza effetto.

Palermo, 5 aprile 1870

(Bozza)

A Tommaso Vitale

Ringraziandolo vivamente delle melarance mandate a questa Casa pel giorno di S. Giuseppe, il sottoscritto viene allo stesso tempo a condolersi secoli (sic) della gran perdita fatta del degnissimo di lei fratello, infervorato protettore di quest’Associazione, la quale ha pensato a suffragarne l’anima benedetta.

Intanto la carità vostra resta invitata per le funzioni della settimana santa, ragion per cui è pregata a pensare per le palme e rami di olivo per domenica, e pei fiori del sepolcro.

P. Cusmano

Palermo, 5 aprile 1870

(Bozza)

Ill.mo Signore73

Questa chiesa addetta ai Poveri della città, trovandosi sprovveduta di arredi sacri, prega la S. V. a provvedernela e ad apprestare prontamente quanto bisogna per le funzioni della Settimana Santa.

P. Cusmano

Palermo, 5 aprile 1870

Ill.mo Signore74

È pregata la S. V. a far la carità di apprestare a

73 Direttore del Demanio.74 Bartolomeo Rotondo. (Vedi Test., V. 11, p. 329).

quest’Associazione una dozzina di globetti di cocco n. 8 col rame filato in proporzionata grossezza per farne rosarii, notandone il credito corrispondente nel di lei libro e segnandolo a questo ufficio.

È pregata parimenti di venire ad insegnare a incatenare.P. Cusmano

Palermo, 6 aprile 1870

(Bozza - Circolare)

Ill.mo Signore

La carità Vostra è pregato a contribuire una tenua elemosina sia in cera sia in denaro da servire per le funzioni della Settimana Santa che si faranno nella chiesa dei SS. 40 Martiri per i Poveri di quest’Associazione.

Il sottoscritto fiducioso nella ben nota generosità del di lei cuore, ne la ringrazia vivamente e con anticipazione.

Sotto DirettoreP. G. Cusmano

Palermo, 8 aprile 1870

(Bozza)

Rev. mo Signore

Il sottoscritto nel rivolgersi alla carità della R. V. la prega a voler dare qualche elemosina sia in cera sia

in denaro per le funzioni della Settimana Santa che si faranno nella chiesa dei SS. 40 MM. ai Poveri di questa città.

Fiducioso nella nota bontà del di lei animo, ne la ringrazia anticipatamente.

P. Cusmano

Palermo, 17 aprile 1870

(Bozza)

Ill.mo Signore75

L’istituzione nascente del Boccone del Povero, volendo dare una ricreazione a coloro che lavorano ed ai Poverelli che sono nell’interno della Casa, ha procurata la casa dei Principi di Trabia per una divertita di un giorno in quella campagna. Ciò però non potrà effettuarsi senza avere franco il mezzo di trasporto per un centinaio di persone, poco più poco meno.

Il sottoscritto si rivolge perciò alla carità della S. V. affinché dia le disposizioni opportune e ne la ringrazia anticipatamente a nome di questo consiglio.

Vice Direttore

Palermo, 21 aprile 1870

(Bozza Circolare)

Rev.mo Signore

È pregata la carità vostra a far sapere a questo

75 Direttore delle Ferrovie. (Vedi Test., V. II, p. 352).

ufficio in quale decade del mese di maggio prossimo venturo si troverebbe comoda per predicare ai poveri di questa Casa, nella chiesa dei SS. 40 MM. al Casalotto, le laudi di Maria SS.

Fiducioso nella bontà del di lei cuore, il sottoscritto ne la ringrazia anticipatamente.

Vice DirettoreSac. G. Cusmano

Palermo 21 aprile 1870

(Bozza)

Ill.mo Signore76

Il sottoscritto desiderando un giorno di ricreazione ai Poveri che vengono albergati in questa Casa ed a coloro che fatigano in essa a vantaggio dell’Associazione, erasi rivolto all’amministrazione delle Ferrovie per avere il trasporto franco fino alla Trabia; ma essendo stato a tal’uopo rimandati ai rappresentanti del Governo, viene a sottoporre alla S. V. l’umile preghiera, sicuro che vorrà esaudirli.

Palermo, 23 maggio 1870

(Bozza)

Illustrissimo Signore77

Per mancanza di locali l’Opera è alla vigilia di

76 Al questore Albanese. (Vedi Test., V. 11, p. 353).77 Al Sindaco di Palermo.

chiudersi. Nessuna vuole affittarci una casa anche in contante e ciò per il motivo che dovrà servire ai Poveri.

Il sottoscritto credesi in dovere di informare la S. V. Ill.ma circa questo bisogno della Casa, e le rimette il relativo progetto approvato dal Consiglio e dalle autorità politiche, il quale progetto non ha potuto attuarsi sino a quest’ora per mancanza di agevolazioni.

Sulle assicurazioni di Mons. Arcivescovo, di felice memoria, e dietro l’esperimento che ne han fatto i Poveri di questa Associazione, il sottoscritto si fa ardito di rinnovare le suppliche passate, tra le quali credesi più urgente quella del Gas.

P. Cusmano

Palermo, 23 maggio 1870

(Bozza)

Rev.mo Signore (Parr. Faya)78

La Signorina Donna Peppina Faraci ha fatto pervenire al P. Cusmano una lettera allo scopo d’impegnarlo ad intercedere presso la R. V. perché voglia ammetterla nel numero delle Sorelle di carità che dovranno dirigere il nuovo ospedale che sarà aggiunto all’Istituto Filippone.

Il sottoscritto nell’assicurare la R. V. circa i rari pregi che distinguono la detta giovane, la prega caldamente a volerne appagare i desideri.

Vice PresidenteCan. Turano

78 Scritta da P. Giacomo.

Palermo, 23 maggio 1870

Il sottoscritto, fiducioso nella carità della R. V., la prega degnarsi ammettere l’Istituzione del Boccone del Povero tra il numero degli stabilimenti che vengono soccorsi dall’amministrazione di Palagonia, e di voler dare una elemosina straordinaria per gli urgenti bisogni in cui trovasi la Casa dei Poveri.

Palermo, 23 maggio 1870

(Bozza)

Ill.mo Signore79

Fiducioso nella carità della S. V. Ill.ma, il sottoscritto si fa a domandarle qualche tonno da servire pei Poveri di quest’Associazione, dai quali si è fatto pregare il Signore per benedire la pesca nella tonnara di pertinenza della S. V. Ill.ma.

Ne la ringrazia in anticipo.P. Cusmano

Palermo, 10 giugno 1870

Ill.mo Signore80

Il furto degli arredi sacri, fatto a questa Chiesa dei SS. Quaranta Martiri al Casalotto addì 29 maggio, venne a porre il colmo allo stento che prima provavasi per mantenervi il culto a vantaggio dei poveri, che vengono

79 Sig. Florio80 Al Demanio.

ogni giorno a frequentare la detta, che è stata dedicata per il loro spirituale vantaggio.

Il sottoscritto, quindi, pieno di speranze nella bontà della di Lei anima, La prega a volerla fornire degli arredi esclusivamente necessari per il mantenimento del culto, e di tutto cuore ne La ringrazia anticipatamente.

P. Cusmano

Palermo, ‘10 giugno 1870

(Bozza)

Ill.mo Signore81

Nella stessa data di questa e sotto il n. 147, questa direzione dirigeva al Capo Ufficio del Demanio di Palermo una petizione per fornire di arredi sacri questa Chiesa dei SS. Quaranta MM. al Casalotto, addetto ai Poveri, spogliata dai ladri nel giorno 19 Maggio. Il sottoscritto si volge però alla S. V. perché voglia impegnarsi ad ottenere i richiesti oggetti, e con tutto cuore ne la ringrazia anticipatamente.

Palermo, Il giugno 1870

(Bozza)

Ill.mo Signore82

Sin da quando il P. Nunzio Russo, segretario di quest’Associazione, venne ad interessare i Superiori di

81 Signor Don Pietro Pelaiz, impiegato Demaniale.82 Don Giuseppe Giammona, casino Cuillas, contrada Colli

essa perché si fossero cooperati a procurare una spirituale cultura agli abitanti di codesta contrada, non si è lasciato intentato alcun mezzo per soddisfare un desiderio tanto giusto.

Due volte si è fatto oggetto di particolare consiglio, straordinariamente riunito in modo privato, con grande zelo dei Superiori. Non si è risparmiato a fatiche e ricerche per riuscire felicemente allo scopo e per fare cosa che fosse duratura e vantaggiosa al bene di codesti buoni abitanti.

Finalmente pare che si fosse riuscito all’impresa. Quello che poteasi fare dalla parte del Consiglio si è fatto, resta ora la cooperazione dei principali e dei più facoltosi di costà.

I Superiori avrebbero desiderato che si fosse loro presentato una persona di costì che avesse rappresentato e trattato gl’interessi della contrada, come fecero quelli di Bello Lampo che, quantunque più distanti, vennero più volte a trattar personalmente la cosa con detto Segretario. Però non essendosi potuto ciò ottenere, i detti Superiori hanno pensato di mandare una commissione composta di due Padri per trattare e conchiudere l’affare costì stesso. Ed è perciò, che il sottoscritto conoscendo lo zelo che la Signoria vostra ha sempre avuta pel vantaggio spirituale della contrada, viene a pregarla perché avvisi di ciò tutti gli uomini del paese ed in specialità più facoltosi, ai quali potrà dare a nome del Consiglio la preghiera di riunirsi in uno dei dopopranzi festivi, affinché la commissione possa trovarli tutti insieme uniti, e dinanzi a tutti trattare gli alti interessi della Religione.

La Signoria Vostra è pregato inoltre di far sapere al detto Segretario quale dopo pranzo sarà scelto per la riunione.

Con tutta stima si offre ai suoi comandiP. Cusmano

Palermo, 12 giugno 1870

(Bozza)

Ill.mo Signore83

Lo sviluppo dell’Opera esige un locale il quale è di tanta necessità che senza di esso trovasi al momento di perdersi.

Saputosi dai moderatori di essa che il Carmine Maggiore trovasi disoccupato, hanno incaricato il sottoscritto di proporre a cotesta Intendenza Demaniale un contratto della maggior possibile durata, col quale intenderebbe obbligarsi da un lato a pigliarsi in arredamento i corpi che in atto trovansi affittati, ed a legarsi dall’altro all’annua pigione di lui per il rimanente che non è affittato, e ciò per non essere in appresso molestato da qualunque occupazione possibile. L’interesse dei Poveri ed il vantaggio che verrebbe alla città da una Istituzione tanto benefattrice, sono argomenti a sperare che la S. V. Ill.ma vorrà pigliare in considerazione la suddetta proposta.

Vice-DirettoreP. Cusmano

Palermo, 13 giugno 1870

(Bozza)

Ill.mo Signore84

Il sottoscritto nel rimettere alla S. V. Ill.ma la supplica di Nunzia Garofalo, vedova Buccolina, con gli annessi documenti, fa fede che la famiglia di essa trovasi veramente in estremi bisogni, e si augura che la S. V. Ill.ma vorrà pigliare in considerazione la preghiera di detta Nunzia.

L’umiltà di spirito che anima tutti i mallevatori dei vari stabilimenti di carità ha spinto il sottoscritto ad intercedere presso codesta

83 All’Intendente del Demanio - PalermoErrore. Il segnalibro non è definito..84 Cav. Leonardo Spina, Amm. dell’Ospizio di Beneficenza.

Amministrazione a favore della detta supplicante ed a sperare al tempo stesso il richiesto provvedimento.

P. Cusmano

Palermo, 29 giugno 1870

(Bozza)

Rev.mo Signore85

Avendo cominciato questa Direzione a provvedere di Messa festiva qualche Chiesa povera ed abbandonata della campagna, la R. V. viene pregata a dare per tale oggetto ad ogni due mesi una Messa pel cambio, nel che la S. V. R. potesse disporre del Sac. V. Orecchia farebbe cosa assai gradita, ed il sottoscritto ne la ringrazia anticipatamente.

Vice-DirettoreP. Cusmano

85 Al Parroco di S. Giacomo, Mons. Lello.

Palermo, 3 luglio 1870

(Bozza)

Rev.mo Signore86

Avendo cominciato questa Direzione a provvedere di Messa festiva qualche Chiesa povera ed abbandonata della campagna, Vostra carità è pregata a tale oggetto a dare una Messa ad ogni due mesi, nel che farebbe cosa assai grala rilasciando per tal periodo il Sac. Don Francesco Mucoli, ed il sottoscritto ne la ringrazia anticipatamente.

Sotto-DirettoreP. Cusmano

Palermo, 12 luglio 1870

(Bozza)

Rev.mo Signore87

Profittando dell’occasione di questo nostro famulo, Tommaso Raccuglia, porgitore della presente, che deve rimpatriare in cotesta per motivo di salute, l’abbiamo incaricato di fare una colletta di paglia lunga, di frumento, legumi e tutto quello che la carità dei fedeli potrebbe apprestare a beneficio dei Poveri di questa città. Conoscendo da quanto zelo sia animata la R. V. per queste Opere di carità, La preghiamo onde accreditare ed incoraggiare tale colletta.

86 Ben. Gaetano Lovecchio, Rettore della vasta Chiesa di S. Orsola.87 Rev. Don Vincenzo Bonello Parroco-Arciprete, Torretta.

Nel rimetterle la pagella di aggregazione insieme alla Pastorale della felice memoria di Monsignor Arcivescovo, La ringraziamo anticipatamente e ci affidiamo ai di lei pregiatissimi comandi.

Vice DirettoreP. Cusmano

Palermo, 12 luglio 1870

(Bozza)

Rev.mo Signore88

Dovendo il nostro famulo Tommaso Raccuglia fare costì una colletta per i Poveri di questa città, il sottoscritto, conoscendo quando la S.V. vada avanti in opere di carità, di zelo, si fa a trasmettere la Pastorale della felice memoria di Monsignor Arcivescovo, riguardante la suddetta Associazione, pregandola vivamente a volersi associare al detto Tommaso onde spingere la colletta a desiderati risultati.

Vice DirettoreP. Cusmano

Palermo, 19 luglio 1870

(Bozza)

Rev.mo P. Generale89

Quando la R. V. degnossi spedirci il decreto di af-

88 Al Sac. Don Giuseppe Scavo, Torretta.89 A Monsignor Etienne, Generale preposito della Congregazione delle Missioni.

filiazione della nostra Associazione alla Congregazione delle Missioni di S. Vincenzo de’ Paoli, ne mostrammo la nostra gratitudine al P. Nardelli di felice memoria, dolente di non aver potuto fare tale ufficio direttamente alla R. V. per mancanza di mezzi. Ora però che si presenta l’occasione lo facciamo direttamente colla R. V., pregandola allo stesso tempo di darci informazioni sopra i privilegi e le grazie accordateci, se mai vi sieno comprese le facoltà giurisdizionali di cui godono i Padri durante la Missione, perché nell’opera nostra ci sono sacerdoti, fratelli e sorelle, i quali quantunque non coabitano per ora, pure si trovano uniti in ispirito e si dedicano alle opere di carità.

Siccome poi non intendiamo fare altro che informare l’opera nostra dello Spirito di S. Vincenzo de’ Paoli, e riprodurre in mezzo a noi le Istituzioni di questo Patriarca, le mostriamo il desiderio nostro di opere dirette dalla stessa Regola.

Ed è perciò che desideriamo le conferenze di S. Vincenzo de’ Paoli con tutto quello che delle regole la R. V. crede parteciparci, circa il sistema di vita, circa la disciplina e tutto quello che la carità del paterno animo della R. V. crede largirci per farci vivere come se fossimo in coteste benedette mura, sotto la rgola del nostro Patriarca e sotto la direzione della S. V. Rev.ma.

P. Cusmano

Palermo, 26 luglio 1870

(Bozza)

Ill.mo Signore90

Giuseppa Gerone di anni 8, da Palermo, orfana, senza mezzi di vita ha bisogno per dormire e sfamarsi di coabitare colle sue sorelle che sono in luogo di perdizione, da cui rifugge la penna di nominare. Il sottoscritto, quindi, nel rimettere alla paterna carità del suo cuore la causa dell’innocenza, la prega caldamente a voler provvedere per un posto a Malaspina o all’Albergo.

P. Cusmano

Palermo, 26 luglio 1870

(Bozza)

Ill.mo Monsignore91

Giuseppina, Giacinta, Carmela, Teresa, Filomena, Caterina e Provvidenza Termini, figlie del fu Emanuele, supplicano l’E. V. Rev.ma affinché si degni collocarli in uno dei collegi di Maria della città di Monreale, beninteso che ove non si potrà a piazza franca, le suddette faranno di tutto per sodisfare la rispettiva tangente che si paga per essere ammesse, purché però abbiano un asilo ove rifugiarsi.

90 Al Sindaco di Palermo91 A Mons. Can. Polito, Pro-Vicario dell’Archidiocesi di Monreale.

Implorando dalla E. V. la santa benedizione, ne ho il bene di sottoscrivermi.

Umilissimo servoP. Cusmano

Palermo, 28 luglio 1870

(Bozza)

Ill.mo Signore92

Nunzia Garofalo, vedova di Antonino Boccalino, domiciliata in via Resacannone n. 4 ult. piano, con un figlio di anni 11, supplica la S. V. Ill.ma onde accordarle una pensione pel mantenimento della vita. Il sottoscritto, nell’assicurare la S. V. Ill.ma che la detta vedova versa veramente in gravi distrette, credendosi in virtù dell’Istituzione obbligatosi a patrocinare la causa di qualunque Povero, viene umilmente a pregarLa perché si degni accordarle il desiato mantenimento.

P. Cusmano

Palermo, 28 luglio 1870

(Bozza)

Rev.mo Signore93

Credendosi obbligato il sottoscritto dallo spirito del suo Istituto a patrocinare la causa dei poveri, si fa umil-

92 Al Sindaco Peranni93 Rev. Sac. Can. della Gran Vigna...

mente ad esporle quanto segue: La signora Nunzia Garofalo avea fatto domanda al Principe di S. Elia per la collocazione di un suo figlio nello stabilimento di S. Oliva e ne avea ottenuto la promessa; la R. V. quindi resta pregata perché ne faccia le parti presso il detto Signor Principe. La dignità del carattere, di che V. R. è rivestita e la bontà naturale che l’accompagna, dispensano il sottoscritto da ulteriori raccomandazioni ed in anticipo ne lo ringrazia.

P. Cusmano

Palermo, 28 luglio 1870

(Bozza)

Gentilissima Signora94

Credendosi il sottoscritto obbligato, per ispirito dell’Istituto, a patrocinare la causa dei Poveri, viene a pregarla perché voglia fornire di un vestito da chierico il povero figlio di un gentil’uomo, il quale volendo secondarne la vocazione ecclesiastica, ha potuto a tal uopo porre da canto, come frutto di risparmii accumulati del suo tenue soldo, la somma di L. venticinque, somma insufficiente allo scopo. Le sue forze non potendo fare di più, il sottoscritto fa appello alla carità di V. S. perché dia le opportune provvidenze, ponendo così la prima pietra alla formazione di un Sacerdote e rendendosi per lo meno benemerita della chiesa e della società.

94 Sig.ra D.na Caterina Panza in De Paola - Via Monteleone, per mezzo di P. Lachina.

I sensi di squisita e generosa carità, che tanto la distinguono, danno speranza del provvedimento ed il sottoscritto ne la ringrazia della carità di G. C., nostra pace.

P. Cusmano

Palermo, 1 agosto 1870

(Bozza)

Rev.mo Signore

La R. V. è pregata ad intervenire ad un consiglio straordinario che si terrà il giorno 8 di questo mese alle ore 11 a.m. nel luogo della nostra abitazione allo scopo di rialzare l’Opera importante del Boccone del Povero.

Nel ringraziarla in anticipo, la benediciamo nel Signore95.Monsignor Vicario C.

(Si modificò nel modo seguente)

Per affari che interessano i Poveri della nostra città, la R. V. è pregata nel Signore ad intervenire ad un Consiglio straordinario che si terrà il giorno 8 di questo mese nel luogo della nostra abitazione alle a.m.

PresidenteMonsignor Vicario Capitolare

95 Circolare fatta dal P. Giacomo.

Palermo, 16 agosto 1870

(Bozza)

Ill.mo Signore96

Nell’interesse dei Poveri il sottoscritto si fa a pregare la S. V. affinché si degni pubblicare per più giorni nelle colonne del giornale, diretto dalla S. V., l’avviso che vedrà qui accluso, e ringraziandonela in anticipo, si offre ai di Lei comandi.

Palermo, 24 agosto 1870

(Bozza)

Rev.mo Signore97

Il sottoscritto, nell’impegno di mettere in esecuzione al più presto possibile le deliberazioni del Consiglio del 22 corrente, prega la R. V. affinché dirigga a’ Parroci ed a’ Rettori delle Chiese principali la circolare di cui si prese atto nella terza deliberazione, allo scopo di invitarli a predicare l’Opera e ad avvertire i fedeli per il giro della Commissione, per la cui composizione si dovrebbero pria pigliare accordi con questo centro.

Vice DirettoreSac. Giacomo Cusmano

96 Ai direttori dei giornali.97 Al Sac. Don Vincenzo Patti - Segretario di Monsignor Vicario C. e consigliere dell’Associazione.

Palermo, 25 agosto 1870

(Bozza)

Rev.mo Signore98

In vista dei servizi straordinari che il Signor Don Antonino Gallettiha reso a questa Associazione, il sottoscritto credesi nel dovere di dargli tutte quelle agevolazioni di cui è richiesto, ed è perciò che unisce la sua parola in appoggio alla supplica che Monsignore Vicario rimetteva alla R. V. intorno all’ammissione del figlio del lodato Galletti, nel Seminario, diretto ed amministrato dalla R. V.

Vice PresidenteP. Cusmano

Palermo, 26 agosto 1870

(Bozza)

Rev.mo Signore99

Avendo spontaneamente deliberato codesto Monsignor Vicario che per la sera del quattro settembre, ad un quarto di notte, tutti i Sacerdoti delle diverse Congregazioni si riunissero in questa chiesa dei SS. Quaranta Martiri, detta al Casalotto, per animarli colla sua stessa parola, il sottoscritto prega R. V. perché ne vorrà dirigerne circolare ai Prefetti delle quattro Congregazioni per far pervenire l’invito a tutti i membri delle...

98 Al Can. Rescina - Rettore del Seminario Art99 Al Segretario di Monsignor V. C.

Palermo, 2 settembre 1870

(Circolare)

Rev.mo Signore

La carità di V. R. è pregata nel Signore ad accompagnare la Commissione propagatrice della nostra Associazione, per accreditarla e raccomandarla presso tutti i confrati della Congregazione di N. N., moderata e diretta dalla medesima R. V. nella qualità di Cappellano, aggiungendovi a Socio uno dei Superiori più influenti della stessa.

La miseria dei Poveri cresciuta a dismisura ed i soccorsi venuti meno tanto che si è dovuto sospendere il tenuo sussidio a due terzi dei Poveri assegnati, ci hanno spinto ad appellarci allo zelo dei nostri eccelesiastici, affinché non perisca un’Operà che forma la porzione più cara della nostra pastorale sollecitudine100.

Palermo, 1 ottobre 1870

Ill. mo e Rev. mo101

Nel consiglio, tenutosi ai dì 28 agosto sotto la presidenza di Monsignor Vicario Capitolare e a cui intervenne la S V. Rev.ma, alla seconda deliberazione fu provveduto di ricorrere ai Chierici maggiori, nel caso che non si fosse raggiunto il numero dei sessanta sacerdoti necessari per fare ciascuno due ore di colletta, ad ogni quindici giorni.

100 Bozza autografa del P. Giacomo.101 Sac. Vincenzo Patti, Consigliere-Prefetto di S. Giuseppe.

A tale oggetto la S. V. diresse una sentita circolare ai prefetti delle quattro congregazioni, l’effetto della quale...

La prima domenica di settembre la carità di Monsignore (Presidente) chiamava la congregazione dei detti Sacerdoti nella Chiesa annessa a questa Casa dei Poveri, ne eccitava lo zelo, ne animava la pietà colla sua parola, invitava i presenti a scegliere i giorni e l’ora per regolare tutto.

I pochi che erano presenti diedero giorno e ora, ma di essi pochissimi hanno corrisposto.

Siamo nel caso di ricorrere ai chierici maggiori; ciò è assai doloroso.

La Signoria V. che ha spiegato tanto zelo per l’Opera di cui è consigliere, è pregata fare chiamare da Monsignore i chierici maggiori per mezzo dei Prefetti affine di esortarli in presenza di questi ad aiutare un’Opera che è di tanta gloria a Dio e di tanto bene per le anime.

P. Cusmano

Palermo, 4 ottobre 1870

Rev.mo Signore102

Nel ven.le monastero della Visitazione delle Vergini Salesiane venne a mancare il posto della sorella ostiaria ed è perciò che la giovanetta, Giuseppina Faraci, desiderosa da gran tempo di entrare in religione

102 Can. Giuseppe Guarino.

ha veduto aprirsi una favorevole occasione per accontentare i suoi desideri.Il sottoscritto, obbligato dallo spirito dell’Associazione che è quello

di attendere a qualunque opera di carità, la raccomanda alla carità della R. V. e ne La ringrazia nel Signore.

P. Cusmano

Palermo, 22 ottobre 1870

(Bozza)

Illustrissimo Signore103

Essendosi assunto da questa Direzione l’impegno di mandare tutti i giorni festivi uno dei Rev. Padri nella chiesa delle Montagne di Bello Lampo per predicarvi l’Evangelo e per celebrarvi la S. Messa a comodità di quegli abitanti, e non potendosi dalle sole elemosine che ivi si vogliono raccogliere arrivare a coprire le spese avvenute, il sottoscritto informato da quelle buone genti della carità che la S. V. era solito fare a tale uopo, la prega vivamente ed in Gesù Cristo a voler ripigliare l’uso non mai abbastanza lodato con l’elemosina festiva per la celebrazione della S. Messa.

Gli abitanti si sono rivolti al Cav. Arezzo perché agevolasse presso la S. V. la loro causa e il sottoscritto ha piena fiducia che la preghiera di questi poveri che domandano di essere evangelizzati trovi un’eco non indifferente nel pietosissimo di Lei cuore, e in questa fi-

103 Al Principe di Lampedusa.

ducia ne La ringrazia anticipatamente e La benedice nel Signore.Can. Dom. Turano

Palermo, 5 novembre 1870

Ill.mo e Rev.mo Monsignore104

Essendo indispensabile che il Padre che salisce nei dì festivi a dir la Messa nella chiesa della montagna di Belliemi venga provveduto di cerata, senza la quale è impossibile il recarvisi nei giorni di pioggia, il sottoscritto, sapendo di quanta carità sia ripieno il cuore della R. V. a favore delle genti abbandonate e prive di cultura spirituale, si fa ardito pregarla nel Signore affinché voglia prestare a tal’uso esclusivamente la sua cerata durante quest’inverno, non potendosi da quei Poverelli fare una tale spesa.

Lo spirito della Carità di G. C., cui si sforza di conformarsi questa Associazione e la causa dei Poveri scusano da qualunque importunità una domanda che per sé trascende ogni misura di galateo e riconciliano verso il povero sottoscritto compatimento e perdono.

104 Parroco di S. Ippolito - Mons. De Francisci. (Vedi Test., V. II, p. 394).

Palermo, Il novembre 1870

(Bozza)

Ill.mo e Rev.mo105

La R. V. è pregata fare la carità di consegnare al latore della presente una copia della sua pregevole opera sulla licenza del diritto da servire per un giovane studente ch’è privo di mezzi a comprarsela.

Il sottoscritto nel ringraziarla anticipatamente, le domanda allo stesso tempo perdono e compatimento.

P. Cusmano

Palermo, 13 novembre 1870

(Bozza)

Ill.mo Signore106

Chiunque sente pei Poveri, sa benissimo di quanto amarezza siano ad essi questi giorni destinati alle feste di S. Martino. Ciò che s’intende celebrare in queste feste è l’abbondanza del raccolto di cui è stata larga la Provvidenza. Pel Povero sono giorni di afflizione, si vede escluso da questa abbondanza che la Provvidenza imbandisce per tutti, e la carità dovrebbe impedire che sentisse maggiormente la penuria di sua condizione. Il sottoscritto perciò fa appello alla carità della S. V. e ne la ringrazia nel Signore.

105 Can. Michelangelo Raibaudi.106 Circolare ai Soci. (Vedi Test., V. II, p. 356).

Palermo, 14 novembre 1870

(Bozza)

Ill.mo Signore107

Ha due mesi in circa che questa casa si trova senza acqua per causa che codesto Municipio non si è ancora rivolto alla costruzione del doccionato, che restò demolito pel nuovo livellamento di questo largo, detto dei SS. 40 MM. La S. V. che sempre si è mostrato benevolo alla causa dei Poveri è pregato istantemente a dare le opportune disposizioni per la pronta ricostruzione del doccionato in parola; ed il sottoscritto ne la ringrazia in anticipo.

P. Cusmano

Palermo, 21 novembre 1870

(Bozza)

Ill.mo Signor108

Il sottoscritto prega la S.V. Illustrissima a voler mettere a disposizione del Boccone del Povero i Confessionili della già demolita chiesa di S. Giacomo che si conservano, siccome si dice, nei magazzini dello Spasimo, affine di provvedere chiese povere di campagna, coltivate dai Padri di detta Associazione. Nello stesso tempo viene a ricordarle la ricostruzione del doccionato per cui questo stabilimento ha dovuto soffrire per due mesi la mancanza dell’acqua.

P. Cusmano

107 Al Sig. Sindaco Peranni. (Vedi Test., V. II, p. 294).108 Al Sindaco Peranni. (Vedi Test., V. II, p. 393).

Palermo, 23 novembre 1870

(Bozza)

Ill. mo Signore,

Essendo le ragazze povere, appartenenti a questo Istituto, sprovviste di libri scolastici, il sottoscritto si rivolge alla S. V. perché si degni ordinare che venga soddisfatto il notamento qui al margine109 descritto, siccome è stata solita praticare pel passato, e ne La ringrazia anticipatamente.

Palermo, 7 dicembre 1870

(Bozza)

Rev.mo Signore110

Non potendo l’elemosina che si raccoglie convertirsi ad uso di culto, essendo che l’intenzione dei donatori sia quella unicamente di sfamare i poveri, ed essendo doloroso dall’altra parte far passare i giorni più solenni della Chiesa senza convocarli intorno ai sacri altari, il sottoscritto prega la carità Vostra per un pò di cera da servire per la festa di domani e pel Santo Natale, e ne La ringrazia nel Signore.

P. Cusmano

109 I libri notati al margine furono: Grammatica Mottura e Parato, n. 15; Storia Sacra, n. 15; Catechismo della Diocesi, n. 15; Geografia, n. 15; Una carta murale dell’Europa e l’Italia. (Vedi Test., V. II, p. 345).

110 Circolare ai Parroci e Rettori di Chiese.

Palermo, 7 dicembre 1870

(Bozza)

Ill.mo Signore111

La mancanza dell’acqua continua senza speranza di rimedio, con tanto disordine di questa Casa dei Poveri.

E però che il sottoscritto risoluto di porvi fine, prega V. S. Ill.ma a dargli permesso di far eseguire da se stesso il doccionato trasmettendone l’importo a cotesta Amministrazione.

P. Cusmano

9 dicembre 1870

Rev.mo P. Nunzio112

Ho ricevuto lire 102 per farne celebrare messe per la felice memoria di D. Antonino Chiarenza; perché fosse doppia la carità, l’aiuto alla Missione ed il refrigerio per quell’anima benedetta, ho cercato di ottenere delle intenzioni e ne ho avute 10 dal Signor Canonico Costa, 4 dal Parroco Agnello, sei dal Beneficiale Lo Vecchio, due da due Sacerdoti, 12 dalla Chiesa dell’Immacolatella, totale 34. Il Canonico Costa mi disse che se si ritarda un poco a far celebrare dette messe, trattandosi di far carità a quelle povere genti di Bello Lampo, non devo angustiare la mia coscienza; però io intendo liberarmi da questo peso e metto a disposizione sua le lire 102; se V. S. pensa di fare ap-

111 Al Sig. Sindaco Peranni. (Vedi Test., V. II, p. 294).112 Vedi Test., V. II, p. 397.

plicare le messe, anche pagando l’elemosina, lo faccia in un’ora che sia possibile; se vuole combinare il cambio dell’intenzione faccia pure, resta tutto affidato alla coscienza sua.

Mi benedica e preghi per me.Il P. Andro ne applicherà 4, ma vuole prestissimo restituita

l’intenzione.Indegno Fratello in G. C. Sac.

C. Cusmano

Palermo, 9 dicembre 1870

Ill.mo e Rev.mo Signore113

È arrivata a questa Associazione del Boccone del Poverol’elemosina per n. 80 Messe da applicarsi in suffragio dell’anima del fu D. Antonio Chiarenza, passato a miglior vita ieri alle ore 6 a.m. Unendo alla sollecita esecuzione del nostro dovere il desiderio di giovare con dette elemosine un 200 abitanti di un piccolo villaggio, ove da 8 mesi abbiamo avuto la sorte di non far mancare la Messa festiva, dopo 5 anni che non ne ascoltavano affatto, preghiamo la S. V. se ...

Palermo, 9 dicembre 1870

Rev.mo Signore114

Un’occasione provvidenziale si è oggi presentata a quest’Associazione per potere assicurare durante qual-

113 Vedi Test., V. II, p. 396.114 Vedi Test., V. II, p. 397.

che tempo la Messa festiva di un villaggio povero, che da cinque anni n’era stato in difetto. La Associazione da 8 mesi in qua ve l’ha mantenuto con tanti stenti e con tanto dispendio. Ora ci è giunta un’elemosina per n. 80 Messe; e abbiamo creduto poterne profittare a vantaggio di quella povera chiesa, pregando la carità di qualche Sacerdote a voler soddisfare quelle intenzioni, dandoci permesso di poter disporre delle elemosine per procurare le Messe festive in detto luogo. La causa dei poveri rende degna di compatimento la nostra arditezza; e la carità della R. V. ci spinge a supplicarla se, e in qual numero, voglia soddisfare quelle intenzioni nello spazio di due mesi. In attenzione delle sue cortesie, ho il bene di professarmi ...

Palermo, Il dicembre 1870

Ill.mo Signore115

Tra’ poveri che vengono a pigliare un boccone alla frugalissima mensa che loro s’inbandisce (sic) cotidianamente, ve ne sono due che meritano particolare attenzione dalla S. V. per essere uno cieco, sordo e muto, di nome Ottavio Fattano, e l’altro mentecatto, di nome Vincenzo Cardella, di anni 60.

Noi li rimettiamo alla Carità della S. V., sicuri che darà le opportuni disposizioni per collocarli a Valguarnera, perché non possiamo più reggere a vederli fatti segno alla pubblica derisione, costretti a dormire allo

115 Al Questore Albanese.

scoverto con tanto rigore di stagione, pieni di insetti e privi di tutto.P. Cusmano

Palermo, 13 dicembre 1870

Applicazione volontaria di messe, a beneficio del Boccone del Povero, giusta l’intenzione del Vice-Direttore di detta Associazione.

Chi vorrà prestarsi a tanta carità, è pregato notarsi al margine col numero corrispondente delle messe che vorrà celebrare infra questo mese.

Vice-DirettoreSac. Giacomo Cusmano

Palermo, 13 dicembre 1870

Rev.mo Signore116

Giusta l’accordo tra Monsignore Vicario Capitolare e la S. V. Rev.ma per apprestarsi nel bisogno due messe di cambio ad ogni mese per servizio delle chiese povere di campagna, la R. V. è pregata mandare a questa Direzione, prima di Domenica ventura, il Sac. Fachi a ciò deputato dallo stesso Monsignore.

P. Cusmano

116 Al P. Girgenti - Preposito Rettore all’Olivella.

Palermo, 18 dicembre 1870

Rev.mo Signore117

Si avvicina il tempo della distribuzione dell’elemosina natalizia ai legati di Palagonia. Il sottoscritto sicuro che la carità della R. V. penserà all’Associazione e che non lascerà soccorrerla in questa occasione, si fa fiduciosamente ad esporle la grave posizione in cui versano le case dei poveri, e la prega a voler disporre una somma considerevole, non essendosi potuto estinguere ancora il molteplice debito da gran tempo contratto da tonno n. 6000.

Vice-Direttore P. Cusmano

Palermo, 28 dicembre 1870

Ill.mo Signore118

A dilucidazione del bilancio qui al margine descritto dall’amministrazione della messa festiva nella Chiesa di codesta Congr.ne di Bello Lampo, mantenuta dal 15 maggio a tutto quest’anno, le si dichiara che in detto bilancio non sono compresi né i cambi delle prime due messe perché furono gratuiti, né i cambi di altre messe che fallirono, per causa del cattivo tempo o per incommodo de’ padri destinati; il pagamento dei

117 Parroco Faja.118 A Vincenzo Ferrante, Superiore della Congr.ne della Chiesa della montagna di Billieni - Bilancio

1870: Cambi, L. 86,70; Denaro dato in conto, L. 67,62; Debito L. 24,66.

cambi fallito stato a danno di quest’Associazione; il costo effettivo dei 33 cambi a L. 2,55 cadauno è di lire 84,15; ma uno di questi cambi essendo costato il doppio, alle lire 84,15 bisogna aggiungere L. 2,55 e si ha la somma di L. 86,70 espressa nel Bilancio.

Vice-Direttore

Palermo, 28 dicembre 1870

Ill.mo Signore119

Essendosi presentati questa mane gli incaricati dell’illuminazione a demolire e portar via le tubolature che conducevano il gas in questa sala, il sottoscritto ha fatto sospendere ogni cosa perché aspetta ancora una risposta alle preghiere che più volte ha diretto a V. S. Ill.ma per il mantenimento del gas in questa sala, siccome quando serviva ad uso di scuola. A facilitare intanto una favorevole determinazione da codesto Municipio si fa noto che l’amministratore del gas è pronto a rilasciar ... a riguardo dei poveri.

Vice-Direttore P. Cusmano

Palermo, 28 dicembre 1870

Ill.mo Signore120

… veniamo a dichiararle la necessità di rimet-

119 Al Sindaco Peranni. (Vedi Test., V. II, p. 295).120 Al Sig. Sindaco Comm. Peranni. (Vedi Test., V. II, p. 249).

tere nel locale di detta Casa la illuminazione a gas come era quando serviva a uso scuola. La supplichiamo quindi a voler dare le opportune disposizioni, beninteso che non occorre altro che la spesa di rimettere i bracci nelle pareti e quella dell’appalto con l’amministratore del gas, il quale si farebbe anche in parte concorrere all’Opera in parola. La convinzione che abbiamo che tutto ciò che si fa a vantaggio dei Poveri col concorso di cotesto Municipio, ridonda ad onore del medesimo e a decoro della città, ci rende in certo modo arditi a spingere la presente domanda.

Palermo, 31 dicembre 1870

Ill.mo Signore121

Essendosi presentati questa mane gl’incaricati dell’illuminazione a gas, per demolire e portar via le tubolature che conducono il gas in questa sala, il sottoscritto ha fatto sospendere ogni cosa, perché aspetta ancora risposta alle preghiere che più volte ha. diretto a V. S. Ill.ma per il mantenimento del gas in questa sala, siccome quando serviva ad uso di scuola.

Palermo, 30 dicembre 1870

Rev.mo Signore122

Una persona caritatevole si è indirizzata a questa Associazione per aver celebrate n. 80 messe affine di

121 Il Sindaco. (Vedi Test., V. II, p. 295).122 Sac. Don Gaetano Briuccia.

darci l’occasione di poter disporre della elemosina corrispondente, qualora trovassimo un sacerdote che facesse la carità di applicarle senza elemosina.

L’estrema carità in cui versa una chiesa di campagna affidata alla cura dei nostri Padri ci ha fatto convertire questa elemosina per uso di culto; restandoci il peso di fare soddisfare le messe anche a costo dell’Associazione ove non si trovasse chi celebrarle. La causa dei poveri scuserà la nostra arditezza se ci rivolgiamo alla R. V. pregandola di celebrarci quelle messe.

Palermo, 1870

Eccellenza

Il supplicante è il P. Cusmano che, per esser dedito intieramente al bene dei poverelli nell’Istituzione del Boccone del Povero, ha perduto il pudore ed il ritegno, e quando si vede in pressanti bisogni domanda, benché non abbia relazione colle persone da cui implora soccorso.

Ci ho qui una ragazza povera, di nome Filippa Valente, di 11 anni, da molto tempo ammalata, ma senza nessunissimo pericolo di contagio; il medico mi dice che l’unico rimedio per questa poveretta, sarebbe una villeggiatura. Le case di villeggiatura di queste povere sono quelle di coloro che possono e che credono nella parola di Gesù Cristo che dicea: «Io ero infermo e mi visitaste, non avea alloggio e mi riceveste in vostra casa».

Se V. E. potesse provvedere al bisogno di questa

angioletta innocente, ne avrebbe un merito nel cielo; alcuni 20 giorni di villeggiatura credo le basterebbero, ed il Signore ricompenserebbe questo atto di carità sopra le sue figlie, che ugualmente a queste sono figlie di Dio.

Se V. E. non può, nostro Signore accetterà il suo buon volere di esaudire la mia preghiera se l’avesse potuto e la mia buona azione in farmi io per amor di G. C. così ardito di pregare V. E. senza aver il bene di conoscerla.

Perdoni se il chiedente, che non ha avuto mai il bene di avvicinarla, ardisca scrivere con tanta importunità.

L’imperiosità della circostanza e la difficoltà di trovare un cuore ugualmente disposto a capire i bisogni dei poveri, l’hanno deciso a tanto, e ne domanda scuse infinite.

Colui che accetta come fatto a se stesso ciò che si fa pei Suoi poverelli, La compensi nel tempo e nella eternità. Del povero scrivente accetti la gratitudine colla quale si dichiara con ogni rispetto.

Palermo, 1870

Rev.mo Signore123

Il medico ha prescritto i bagni minerali per diverse commoranti in questa Casa dei poveri. Desidero sapere se V. S. potesse concedermi qualche economia pregandola di avvisarmi del prezzo che debbo pagare; ed io

123 Al Sac. Pandolfo. (Vedi Test., V.II, p. 352).

avrò cura di farle arrivare l’importo alla fine di ogni settimana. Mi creda con stima e rispetto.

Suo um.mo e dev.mo Servo Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 1870

Eccellenza124

Continuate preghiere da me e da queste orfanelle si sono rivolte al Signore per la salute e la prosperità dell’Ecc. V. e di rendere grazie al Signore che ci ha esaudito. Vorrei ad altra occasione rimettere qualunque trattativa di affari, per non maculare il sentimento sincero e affettuoso che il cuor mio porta per il benessere dell’Ecc. V.; ma son pressato ad acchiudere un biglietto a me diretto dal Prof. Cardullo, e manifestarle il desiderio che hanno le orfanelle Triolo ...

Palermo, 1870

(Bozza)125

Con sommo dolore le fo sapere che le pratiche da me fatte non sono riuscite a poterla rilevare dalla grave angustia in cui trovasi Ella pel ritardato pagamento. Credo che sarebbe ormai tempo di scrivere chiaro al Sig. Barone perché disimpegni l’obbligo assunto, avendo la S. V. con tanto zelo adempito la sua

124 Vedi Test., V.II, p. 344).125 Al Prof. Simone Cardullo. (Vedi Test., V. II, p. 345).

missione, ricevuta per mezzo mio, ma per espresso incarico di lui, come Ella conosce. Intanto, a non rendere anche più grave, per l’avvenire, la mia già troppo costernante situazione, ho pensato di attuare l’idea, altre volte manifestatami dalla S. V., di metter fine alle sue lezioni; e per non abusare soverchio della sua cortesia, e per provvedere insieme all’istruzione delle due orfanelle, ho pregato un mio amico Sacerdote, che a solo titolo di carità ne ha già assunto il peso. Mi sembra quasi soverchio ripeterle che se le condizioni in cui verso, mi permettessero di poterla accontentare, come ardentemente desidero, sarei disposto a fare oggi quello che in altra occasione ho fatto, benché in proporzioni tanto misere. Ma il Signore non vuole; e quindi non mi resta che significarle la gratitudine che sento verso di Lei, pronto sempre a testimoniare, ove fosse bisogno, le fatiche dalla S. V. sostenute, né ancora rimunerate. Gradisca i sensi della profonda stima che nutro per Lei, e mi creda invariabilmente...

1871

Eccellenza

Quest’opera diretta sempre al bene spirituale delle anime ha procurato sempre di dividere unitamente al pane materiale ...

Per incarico ricevuto da Monsignor Arcivescovo, vengo a supplicarla di volere ordinare che una delle quattro messe che si celebrano nella Chiesa della SS. Trinità, alla Cappella dell’Addolorata, fosse celebrata

in quella chiesa che Monsignore destinerà e ciò perché il Padre, in di cui cambio si vuole detta presenza soltanto, potesse prestare la sua caritatevole assistenza ad un villaggio povero, sito sopra un monte a sette miglia dalla città, dove da circa nove anni, per mancanza di mezzi e di sacerdoti non hanno potuto ascoltare la S. Messa e molto meno frequentare i Sacramenti.

Sicuro che la carità di V. E. vorrà prestarsi a tanto bene, ardisco domandarle grazia di voler consegnare al porgitore di detto ordine per ...

Dichiarazione

Rilasciate alla Congregazione di Bellolampo per la fabbrica della chiesa le somme dovute per le messe sino al capo dell’anno 1882 inclusivamente L. 14.

Ill.mo e Rev.mo Signore

È arrivata a questa Associazione del Boccone del Poverol’elemosina per le 80 messe da applicare in suffragio dell’anima del fu D. Antonio Chiarenna, passato a miglior vita ieri, alle 6 m. Uniamo alla sollecita esecuzione del nostro dovere il desiderio di giovarne con detta elemosina ben 200 abitanti di un piccolo villaggio, ove da 8 mesi abbiamo avuto la sorte di non far mancare la messa festiva, dopo cinque anni che non ne ascoltavano affatto.

Un’occasione provvidenziale si è oggi presentata a quest’Associazione per poter assicurare durante qualche tempo la messa festiva di un villaggio povero, che

da cinque anni n’èra stato in defetto. L’Associazione, da 8 mesi in qua ve l’ha mantenuta con tanti stenti e con tanto dispendio. Ora è giunta un’elemosina per 80 messe. Abbiamo creduto poterne profittare a vantaggio di quella povera chiesa, pregando la carità di qualche sacerdote a voler soddisfare quelle intenzioni dandoci permesso di poter disporre dell’elemosina per procurare le messe festive.

La causa dei poveri rende degna di compatimento la nostra arditezza e la carità della R. V. ci spinge a supplicarla se e in quanto numero voglia soddisfare quelle intenzioni nello spazio di due mesi.

In attenzione delle sue cortesie ho il bene di protestarmi126 (1).

21 febbraio 1871

Padre mio in G. C. (Mons. Turano)

Per comprare il vino in S. Giuseppe, attesa l’attitudine di Peppino, si desidera che andassi io localmente per qualche giorno per far tutto presto, questo importa che io bisogno fare negozii, recandomi anche nei magazzini dei venditori, per evitare la frode possibile, procurare il minor prezzo possibile etc. etc. tutto quello che in simili affari è necessario per non essere corbellato; dovrei partire domani perché vi è urgenza; V. S. lo approva? manderò più tardi per avere la stia risposta onde avere il tempo di disporre le cose se sarà affermativa.

Io sono sempre da capo con violenze sempre più

126 È chiaro che si tratta di due bozze: la seconda riprende il concetto della prima e lo completa. Vedi pg. 153.

terribili, e ho grandissimo bisogno della sua preghiera. Mi benedica127

Suo indegno figlio in G. C. Sac.te G. Cusmano

Palermo, 14 marzo 1871

Sac.te Giacomo Cusmano e Sig.r Giuseppe Miceli

Per la presente privata scrittura che vogliamo abbia valore di pubblico strumento, fra noi qui sottoscritti coscienziosamente si è convenuto e conveniamo quanto segue.

Onde agevolare la nascente Opera del Boccone del Povero, tutta intenta a promuovere ogni arte e industria a beneficio dei poverelli, si è stabilito aprire un deposito di assortimento completo di calzature d’ogni genere e d’ogni qualità colle seguenti condizioni, cioè: Il prelodato Sig. Miceli si obbliga tenere sempre fornito detto deposito, sito nella nascente Casa dei poveri di calzature d’ogni misura e qualità con perfette manifatture e ottimi ricapiti, obbligandosi allo stesso tempo di eseguire entro il termine d’otto giorni le commissioni ricevute, e di passare al prezzo di costo le calzature che spedirà in suddetta Casa, onde così poter far concorrenza cogli altri venditori di tal genere. Il Sac. Giacomo Cusmano si obbliga dalla sua parte approntare il locale

127 Risposta: Va pure figlio mio, ti benedico con tutti. Tuo aff.o in G. C. - C. Turano.

dentro la nascente Casa dei poveri da servire allo spaccio di dette calzature sotto la sua responsabilità e di consegnare il costo convenuto col Sig. Miceli, giusta la fattura rilasciata al Sac. Cusmano nello stesso giorno della vendita, rilasciandone relative ricevute.

Non è tenuto in niuna guisa il Sac. Cusmano rimborsare il sullodato Miceli in denaro le calzature esistenti, giacché tengonsi nel locale su indicato per esclusivo conto del Miceli, e per vantaggiare in qualche modo la nascente Casa dei Poveri.

Palermo, 28 marzo 1871

A chi dubita (è peritante) di farsi apostolo della più bella e splendita fra le virtù cristiane, e crede avere buone ragioni per dire che forse sia bene lasciare che ognuno l’abbracci o no come gli piace – specialmente in questi tempi poco propizi - ricordi quanto ha definito il Concilio di Trento: «Se alcuno dirà che lo stato coniugale debba anteporsi allo stato di verginità o di celibato, e non esser cosa più buona e più felice restarsi in verginità o celibato che congiungersi in matrimonio, sia scomunicato».

Se lo spirito del Vangelo è verginità, se l’Evangelo consiglia questa virtù che ha fatto i martiri e i santi, si dubita se sia opportuno consigliarla agli altri, specialmente alla gioventù?

Ma se questo consiglio non è da suggerirsi, perché è suggerito dal S. Vangelo? Perché S. Paolo lo suggeriva così generalmente che, se la cosa fosse stata pos-

sibile, avrebbe desiderato che fosse presa da tutti i cristiani: «Volo enim vos omnes esse sicut meipsum»?

E perché, come c’insegna la storia ecclesiastica, non esitò d’incontrare il martirio per promuoverne la pratica? E perché gl’immediati successori degli Apostoli, e poi tutti i Padri e Dottori della Chiesa ne furono tanti caldi predicatori? E tutti i più cospicui tra loro scrissero interi libri per esortare i fedeli ad abbracciare si esimia virtù? S. Cipriano, S. Gregorio Nazianzeno, S. Atanasio, S. Giovanni Crisostomo, S. Ambrogio, S. Girolamo, S. Agostino, i quali vivevano in tempi in cui cristianesimo e verginità erano la stessa parola.

Se adunque il divino Autore del Vangelo, se S. Paolo, S. Matteo, Apostolo ed Evangelista (che non credette male spesa la sua vita, mal finito il suo apostolato per persuadere la verginità ad Ifigenia), se gli uomini apostolici, i Padri e Dottori della Chiesa credettero prudente il consigliare la perfetta castità, e consigliarla così calorosamente, chi crede prudente ora, o che sia miglior cosa non far parola di ciò, né suggerire il santo consiglio a nessuno?

Ma han posto mente costoro alla guerra che i mondani fanno a questa virtù? Non vi ha male che non ne dicano, e non ne stampino. E potrà mai essere bene che mentre la virtù più bella e la più splendida è così generalmente e impunemente calunniata, e mentre le è concitata contro l’avversione e il dileggio, chi ne conosce i divini pregi, e l’ingiustizia delle imputazioni che le son fatte, si rimanga in silenzio, noia si levi in stia difesa una voce, e si guardi ciascuno dall’additarne lo

splendore e il merito, di suggerirne la pratica alla gioventù? E parrebbe questa buona prudenza???

«Vae mihi quia tacui! Homo labiis pollutus ego sum»!!! Oh! Mandi il Signore i suoi cherubini con carboni ardenti a purificare le labra (sic) di ogni Sacerdote, e faccia sentire al cuore e ai loro orecchi le dolci parole dette al Profeta: «Ecce tetigit hoc labia tua, et a peccatis tuis mundaberis». Ed allora ogni labbro vergine non parlerà che verginità...

Predichi dunque Verginità, consigli Verginità, ispiri Verginità, infonda Verginità, o anima fortunata, chiamata a tanta sorte, e preghi per me che possa avere la sorte di seguire il suo esempio nell’alto ministero in cui solo per divina misericordia sono stato chiamato. Meglio morire che perdere questo fervore di spirito, meglio uscir pazzo che cambiar consiglio.

Mi benedica, Padre mio buono, ecc.Suo affez.mo F.llo in G. C.

Sac. G. Cusmano128

S. Giuseppe, 14 aprile 1871

Carissimo Fratello

Potrei mandare ora stesso la cima del vino ma per

128 Sono parole d’oro, uscite dalla penna di un Sacerdote santo, le quali, dopo trentasei anni, rivestono un carattere di attualità che noi desidereremmo formassero l’oggetto di incessanti meditazioni ai predicatori della parola divina, soprattutto al giovane clero.

Questa lettera è indirizzata al P. Nunzio Russo, il quale, nella battaglia ingaggiata in difesa della Verginità, chiedeva umilmente dei consigli a persone dotte e sante. (Cenni Biografici del P. Nunzio Russo. Palermo (22 novembre 1908, p. 93).

fare cose esatte aspetto le delucidazioni che ti domandai per fare conto esatto e mandare una nota quanto più si può precisa.

Scrivo godendo di quest’aria come in una sera di està, e qui presente Giuseppe Ferrugia e vuol mandati gli ingredienti per fare un quartuccio e mezzo di inchiostro nero col metodo scritto per cuocerlo; fammi il piacere favorirlo in vista. La mia salute buona, già ho rassettato il magazzino, dove trovai due stipe che avevano perduto il posto, ma acquistarono corpo; quello di Vitale si mantiene lo stesso e già l’ho riparato per non muoversi più così ho fatto col resto posto, ma con le debite proporzioni ho opposto le etichette in tutte le stipe per non cancellarsi e l’ho numerato, domani farò quietamente i conti e domenica li ripeterò ai gabelloti.

Ho già dato comunicazione a compare Coschiera di procedere contro i morosi e per pagamento e per coltura; speriamo però che il solo spavento li faccia venire al dovere.

Chiedo la benedizione al Padre nostro, alla zia, ai Rev.mi PP. del Boccone, abbraccio tutti gli abbracciabili, saluto i salutabili. Come sta F.te Antonino? ... Credimi con ogni affetto

Tuo aff.mo Fratello Giacomo

Casa, 31 marzo 1871

Padre mio in G. C. (Can. Turano)

Se dovessi seguire le impressioni del mio cuore,

la pregherei a non incomodarsi per le funzioni della settimana santa, permettermi di andare, ora stesso in S. Giuseppe a riparare quelle faccende che P. D. Pasquale non vuole curare, perché dispiaciuto con noi, e poi al mio ritorno, dopo Pasqua, se il Signore le ispirerebbe di avvicinarsi un poco a noi, e mettere in ordine le cose, che non possono affatto durare nel presente disordine, e va bene, altrimenti sarei pronto ad abbandonare tutto e scappare le mille miglia lontano.

Ma perché ad onta delle grandissime violenze che torturano il cuor mio, sino ad un punto che non potrei nemmeno farlo capire a V. S., tuttavia sento grande spavento di operare di testa mia.

A riguardo della settimana santa ch’è la prima cosa a doversi risolvere, vengo a dirle che sin’ora ho poca cera e nessun obolo, nessun Sacerdote si è compromesso di venire ad assistere; si spera potere avere o quattro o sei chierici da poco vestiti, e niente più.

I passianti tuttavia mi tengono in qualche dubbio, ma nel caso che si fideranno venire pretendono essere liberi alle 8 a.m.; ho le palme; la poca cera che si è raccolta e le prove fatte dell’agonia mi impegnerebbero a far qualche cosa, ma tante altre ne mancano che mi fanno scoraggiare.

Scoraggiamento che io temo fosse molto esagerato dal mio amor proprio; per conseguenza risolva V. S. e mi ordini il da farsi: nel caso affermativo mi sappia dire l’ora che devo avvisare per incominciare le funzioni.

Mi metta qui stesso una risposta, perché non resta che domani solo ed è urgente che tutti fossero in tempo

avvertiti per non succedere altri disappunti e a procurare quello che manca; bisogna pure qualche tempo e sollecitudine.

Preghi e benedica per me indegnissimo129

Um. figlio in G. C. Sac. G. Cusmano

Palermo, 28 maggio 1871

Io qui, sottoscritto confesso avere in deposito la cifra di lire duecento in carte quattro, di conto del Sig. Girolamo Carlino da consegnarli alla di lui presenza quando mi saranno richieste; delle carte sono una di L. cento colla mezza firma di D. Carlino, e due di L. cinquanta, una con tutta la firma e l’altra con mezza. Dico L. 200.

Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 31 maggio 1871

Eccellenza Rev.ma130

Il Sottoscritto supplica umilmente V. E. Rev.ma affinché, ove lo crederà espediente, si degni abilitare per la confessione delle donne di Bellolampo il Sac. Francesco Mammana il quale trovasi attualmente abi-

129 Mons. Turano risponde nella stessa lettera: «Stasera all’Ave verrò io da te» T. P. C. Turano.130 S. Ecc. Mons. Cervello, Vic. Gen.

litato pei soli uomini; avvertendo di dare ancora permesso di confessare senza Sagramento.

Le implora la Pastorale Benedizione.Vice-Direttore

Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 15 giugno 1871

Rev. mo Padre

È piacere di Monsignor Vicario Capitolare, Presidente della nostra Associazione, che la R. V., ove graziosamente il consenta, ripigli il di lei primo fervore per la colletta, restando pregato di ricominciare ad accompagnare i famuli mercoledì prossimo venturo, continuando a far così per ogni settimana dalle ore 8 a.m. in poi.

Il sottoscritto sperando nella carità della R. V., ne la ringraza sentitamente a nome del lodato Monsignor Vicario.

Vice-Direttore Sac. Giacomo Cusmano

5 agosto 1871

Rev.mo P. Nunzio

Domani debbo salire alla montagna; chi verrà a dir messa qui alle nove, ora in cui viene P. Crispi per la spiegazione dell’evangelo?

P. Antonino è al paese; la prego non far restare

la chiesa senza messa. Io sono col P. Villareale, e alla colletta quando mi resta tempo, e al refettorio e ai soccorsi, o meglio ad intonare il proficiscere pel Boccone del Povero! Oh! potessi presto sentirlo intornare all’anima mia!

Preghi per me e non mi abbandoniSuo ind.o f.llo in G. C. Sac. Giacomo Cusmano

agosto 1871

Ill.mo Sig. Presidente131

Sedendo per la prima volta in un Consiglio così distinto per gli onorevoli membri che lo compongono, fui oppresso dall’onta e vergogna che produce la relazione di un processo:

1° per quanto orrendo altrettanto indesiderato, che obbligava per la prima volta la mia attenzione a fermarsi sopra ignominie inaudite e a carico di una persona che il ridire è assai umiliante. Quello però che mi riuscì più doloroso fu il vedere come dal delitto di uno solo si venga a decisioni offensive della più alta dignità della terra e del cielo: il Sacerdozio! Erano queste tutte forti impressioni al mio animo che a ricomporlo bisognava di molto tempo e quiete onde emettere adeguatamente il voto che dovea in qualità di consigliere.

Più esercitato alla liturgia propria d’un Consiglio,

131 Il P. Giacomo, Consigliere di Malaspina, scrive al Presidente; la prima Riunione era stata tenuta il 13 agosto 1871.

avrei emesso un voto in contrario o mi sarei astenuto, dal votare, a quella porzione della deliberazione del consiglio redatto dall’onorevole Deputato Sig. Perricone seguito dalle due citazioni «Esonerazione del Rettore e del 1° Cappellano» e «Giorni di confessione». Al rinnovamento poi della deliberazione che non fu né formulata né letta alla presenza del Consiglio, credo di essere in pieno diritto di umiliarle: che io pregai molto il Consiglio di null’altro deliberare per la confessione, ma che per questo un voto di fiducia al deputato ecclesiastico che avrebbe tutto combinato di accordo alla moderatrice di spirito del luogo, senza ledere in nulla la libertà delle coscienze. Inoltre esposi il mio diritto per essermi affidato all’ufficio del culto ove è compresa l’istruzione e la moralità dello stabilimento, si perché unico ecclesiastico tra tanti onorevoli laici, come anche perché eletto in sostituzione del Rev.mo P. Lanza che l’occupava per tanto tempo. E ricordando ancora alla S. V. che, dietro l’umiliante rifiuto di tal diritto, alla garbata riparazione che fu fatta all’offerta dell’ufficio delle provviste, non fui tanto sollecito io a farne il rifiuto, quanto il signor Vassallo a sostenerne la proprietà. Di tutto questo chi redisse il verbale dietro la seduta del consiglio non tenne alcun conto e solo memore del mio rifiuto conclude senza altra approvazione a mio riguardo.

Per questi motivi ho creduto conveniente non firmare per ora la deliberazione in parola, pronto sempre a firmarla, dopo i dovuti accordi colla S. V. Ho creduto mio dovere farla consapevole di tale mio rifiuta

dichiarandomi però sempre pronto ed onorato a cooperare al benessere di quei poveri, in quell’ufficio che mi sarà convenientemente affidato senza ledere le mie convinzioni e l’alto rispetto che sento per la S. V. e gli onorevoli deputati.

Um.mo

Padre Nunzio

Prego, per carità, di formulare un biglietto pel Presidente, togliendo da questa bozza tutto ciò che crede opportuno di togliere e aggiungendovi ciò che crede opportuno di aggiungere e farmelo arrivare a casa, per carità.

24 agosto 1871

Rev.mo Signore132

Il sottoscritto, impegnato ad eseguire al più presto possibile le deliberazioni del Consiglio de’ 22 corrente, tenutosi sotto la presidenza di Monsignor Vicario, prega la R. V. affinché voglia sollecitare presso il detto Monsignore la circolare pei Parroci e Rettori di chiese principali, a fine di incoraggiare i fedeli ad ascriversi, predicando sul soggetto, ed accreditando presso di loro le rispettive commissioni locali, che si faranno dai Parroci e Rettori dietro accordo con questa Direzione Centrale.

Vice-Direttore Sac. Giacomo Cusmano

132 A S. R. Sac. Don Vincenzo Patti, Consigliere.

S. Giuseppe Jato, 2 settembre 1871

Carissimo Fratello (Pietro)

Ricevetti la tua per mezzo della persona dei Sig.ri Ferrara e l’altra per mezzo del cocchiere unitamente a quella desiderata da D. Paolino che ho riscontrata. Del Sig. Pignataro non ho ricevuto un rigo e m’interessa la desiderata procura, perché le spese del fiume da qui a tre quattro giorni saranno al suo termine. Tuttavia nessun procedimento da parte dei riverani limitrofi, ma se succedesse, come devo rispondere? Ho pregato D. Paolinodi scrivermi subito per questo e per l’affare di Vitale che potrai rilevare dalla di lui lettera.

Oggi fui chiamato da questi incaricati dei Sig.ri Ferrara, i quali sono pronti di fare eseguire gli acconci locativi e restituirmi le case, però non potei capitare il maestro e si trasferì a domani. Domani se vengono i carretti manderò i migliori vini, facendoli accompagnare da Comp. Vitale. Il tentativo dell’acqua si è fatto nell’Otto migliaia, ma io spero assai più di quello che si è trovato fin’ora; aspetto che i calabresi finissero il lavoro del fiume e poi vedremo.

Ti raccomando i bagni di Vincenzina. Il sommacco fu venduto col patto di pagarlo ai migliori prezzi e tutto se lo consegnarono in Muffoletto; ancora non si è fatto il conto di netto; ho il solo peso lordo per come ti scrissi. Scriverò domani per le Calascibetta e per tutti.

La mia salute buona, abbraccio e benedico tutti. Ti abbraccio con Peppino credimi

Tuo aff. Fratello Giacomo

28 settembre 1871

Carissimi Fratelli

Non lascio occasione di scrivervi per assicurarvi il nostro ben’essere.

Ogni commodo che si presenta spero ricevere il bando di vendita che vi mandai e vi ho ridomandato mille volte e non è stato possibile, ve lo prego caldissimamente, perché si deve restituire a chi me lo favorì, con massima urgenza ve lo prego, ripeto, caldissimamente.

Qui, tra i tanti affari per te non è escluso questa che se si presenta, come si desidera, sarebbe il migliore perché si potrebbe riunire anche il nostro interesse col tuo, date le debite circostanze a verificarsi. Vi abbraccio. Vostro aff.mo

Giacomo

Palermo, 29 settembre 1871

Rev.mo Padre

L’Associazione del Boccone del Povero, sulla quale la S. V. potrà essere sufficientemente informata dalla Pastorale del fu Monsignor Arcivescovo Naselli e della pagella di aggregazione, per difetto di Sacerdoti cooperatori vien meno e languisce.

Ora essendo venuta a nostra notizia l’Istituzione di cui è Superiore la V. R., nel domandarle maggiori informazioni e una copia dei regolamenti della stessa che ha avuti tratti di somiglianza colla nostra, le ma-

nifestiamo il desiderio se mai un numero di codesti Padri potesse venire per un tempo in questa ad apprestare l’opera loro, allo scopo di agevolare la nascente Associazione cogli statuti che le son proprii.

Nel ringraziarla in anticipo ho il bene di affermarmi.

23 ottobre 1871

Carissimi Fratelli

A Giambra io dissi che non avrei sospeso affatto. Per procedura sono allo incasso di tutta la somma, e di ciò Peppino ne era consapevole, perciò fate tutto quello che credete conveniente.

Pietrino, dovendosi consegnare, non potè aspettare le vostre lettere per non farsi sfugire il ... partirà: vi chiede tante scuse.

Andrò da Briuccia per sapere con sicurezza quanto vi è stato asserito sull’assunto.

Con più dispiacere ho pensato ora al tuo negozio con Drago, avendo inteso che le migliori produzioni di questo anno è stato pagata ad oz. 2.12, e tu invece di comprare uva ti trovi ingarbugliato con vino vecchio e non di buona qualità ad oz. 5.9; sia tutto come vuole Iddio. Suppongo che dai gabelloti, ritirerete, in prezzo l’uva che portano e non la chiudano per conto loro, cosa a cui non hanno nessun diritto, né possono pretenderlo essendo obbligati a pagare in agosto, ma voi non mi avete detto nulla, perciò non so cosa avete combinato. Il giusto però è pagare l’uva.

Qui si presentano molti affari ed io li tengo tutti

in mano perché al ritorno tuo scegliessi quello che più ti piace, però rifletto che la compra del vino ti farà avere una diminuizione di capitale, pensaci tu.

Al Rev.mo P. D. Pasquale chiedete per me la benedizione e per la famiglia tutta; se avete il tempo fate il conto con lui.

Pensate per M. Salvatore Lo Re, per altri debitori, e procurate nella vendemmia che hanno più mezzi di incassare qualche cosa.

Non dimenticate l’affare di Carragna.Tutti buoni credetemi

Vostro aff. f.llo Sac. G. Cusmano

26 ottobre 1871

Carissimi Fratelli

Non ho vostre a riscontrare; non so se vi siano pervenute le ultime mie, ove vi dicea di calcolare in prezzo l’uva dei gabelloti, purché noi abbiamo il diritto ad essere pagati in agosto o a pagarci colla vendita del prodotto o fitto a noi o ad altri, e non siamo affatto tenuti a cedere per loro conto con tanta perdita i magazzini per pagarci poi col vino quando sarà.

Vi dicea ancora di rifiutare quante volte lo credete conveniente quelle stipe di vino che sanno di cantina, perché contengono acqua in fabbrica e non sono mercantibili al prezzo di oz. 5.9.

Vi mandava ancora acchiuso nella lettera e forse per mezzo del corriere un bando di vendita pel fondo della S.ra S. Margherita.

Ti prego rimandarlo subito perché mi è stato ricercato con gran premura dall’amico che me lo favorì, il quale è assai impegnato di trattare l’affare per noi, e forse se avrò un aiuto, che spero da Vitale D. Tommaso, combinerò tutte cose perché l’asta fu trasferita ai trenta di novembre e questo tempo mi servirà per maneggiare i venditori e vedere il da farsi.

Vi abbraccio con tutti e mi dicoScrivetemi

Vostro aff. F.llo Giacomo

Palermo, 23 novembre 1871

Ill. mo Signore

Essendo le ragazze povere, appartenenti a questo Istituto, sprovviste di libri scolastici, il sottoscritto si rivolge alla S. V. perché si degni ordinare che venga soddisfatto il notamento qui al margine133 descritto siccome è stata solita praticare pel passato e ne la ringrazia anticipatamente

P. Cusmano

Palermo, 1871 (?)

Padre dell’anima mia134

Avendo fatto mature riflessioni sull’accaduto con

133 I libri notati al margine furono: Gramm. di Mottura e Parato, n. 15; Geografie, n. 15; Storia sacra Parato, n. 15; Catechismo della Dioc., n. 15; Aritmetica Puglisi, n. 15; Una carta murale di geogr. Europa-Italia.

134 A Mons. Turano. (Vedi Test., V.II, P. II, p. 55).

le Delisi, che molto ha pesato sul corpo e l’anima mia, ho pensato dirigere alla S. V. Rev.ma la presente.

Molto debbo io alle virtù della mia buona sorella: da lei, come primo strumento riconosco gli immensi benefici che ho ricevuto dalla bontà divina, alla quale tanto male ho risposto sinora; ciò non ostante, per la mia imperfezione e diversità di carattere, non mi ricordo mai di aver passato un giorno in perfetto accordo colla di lei maniera di vedere, né mai ho potuto godere la di lei confidenza.

Se le mie iniquità non mi vietassero di adattarmi il detto: «nessun profeta accetta in patria sua», starei tranquillo, accettando dalle mani di Dio questo esercizio non nuovo per altro presso i servi di Dio più prediletti, come mi è stato facile osservarlo nella famiglia Sua, in quella del P. Russo etc., ove, essendo tutti pieni dello spirito del Signore, guidati tanto da vicino dall’ubbidienza, pure non hanno mai combinato, sino a dividersi di casa. Iddio li chiamerà per diverse vie. Or io che sono l’emporio delle imperfezioni e che dispero di vedermi cambiato, se ciò deve menomamente dipendere da me, e non esclusivamente da Dio, non posso attribuire a divino esercizio queste divergenze assolute, ma ai miei difetti, pei quali vedendomi non che immeritevole ma indegno di guidare questa nascente Opera di Dio, ritorno nella ferma risoluzione di allontanarmene, ritirandomi in qualche comunità, ove potrò seriamente pensare all’anima mia. Né ciò mi agita per la possibile distruzione dell’Opera, perché se Iddio vuole che essa continui (nessuno è strumento necessario)

provvederà i soggetti che devono portarla; e quando questo non succede, non posso credere che il mio disordine e la mia imperfezione potessero supplire a tale deficienza.

Stando così le cose, io prego la carità paterna della S. V. di riflettere coi lumi di Dio sulla mia risoluzione e benedirla, accordandomi di non intromettermi colle Delisi a mutamenti inutili per le futili ragioni manifestate dai miei, ma di venire alla soda risoluzione di levare la causa del disordine col mio allontanamento, tanto proficuo anche per l’anima mia; e stia sicura che, se il Signore vorrà mantenere l’Opera sua, susciterà delle persone prudenti che avranno la virtù e la fedeltà di rispondere al suo appello.

Io non intendo essere precipitoso nell’adempimento di questo partito. Se V. S. l’approva vorrei fare così: licenziare le Delisi, garbatamente profittando della deficenza dei mezzi pei quali non si può mantenere l’attualità senza contrarre debiti; chiudere la comunicazione fatta nel quartino ove sono le ragazze, licenziare le medesime, come si fece pei maschi, militando per loro la stessa ragione, e, procurando di affittare quel quarto, evitare di sostenere un esito tanto pesante al momento; trattenere per l’Opera, soltanto lo stanzone grande ove collocherò tutto; e ritorneremo al solo ufficio di raccogliere e portare i sussidi alle famiglie, come per altro il Consiglio nell’ultima seduta manifestò di voler fare. Semplicizzate le cose a questo modo, si eviterà da una parte il disturbo della mia famiglia; sarà più facile trovare chi pigliasse la direzione delle co-

se, e poi col tempo e coi lumi di Dio gli daranno quello sviluppo ed ingrandimento che, sarà creduto opportuno. Intanto io avrò il tempo di sistemare le cose mie, di maturare la mia risoluzione ed avere la sorte di vederle compite se Iddio le benedirà.

Aspetto suo riscontro per risolvere il da farsi.Preghi per me, Padre mio buono, perché il Signore mi converta e

mi faccia tutto secondo la Sua S. Volontà adorabilissima.Benedica me indignissimo

Suo figlio in G. Cristo Sac. Giacomo Cusmano S.d.P.

Palermo, 10 gennaio 1872

Rev.mo Signore135

La carità di S. E. Rev.ma Monsignore Arcivescovo, annuendo benignamente alle preghiere di questa Direzione, si è degnata farsi ritrarre a fotografia, regalandone la proprietà a quest’amministrazione per cedere a vantaggio dei Poveri.

Il sottoscritto, quindi, si rivolge alla R. V. affinché, col provvedersi del ritratto del proprio Pastore, potesse agevolare allo stesso tempo la causa dei Poveri, curandone ancora la diffusione in cotesto clero e popolo.

I prezzi sono i seguenti:

Dimensioni grandi, colla figura intera L. 1,60Dimensioni piccole, a mezzo busto L. 0,85

135 Arciprete di Lercara.

Dirigersi al sottoscritto: Largo Santi Quaranta Martiri, al Boccone del Povero, con lettera affrancata e corrispondente vaglia postale.

Volendosi per posta, si aggiunga il di più delle spese postali in cent. 20 pel ritratto piccolo, e cent. 40 pel grande, e per tutti e due insieme.

N. B. - I vaglia debbono intestarsi al Sac. Vincenzo Datino.Il Direttore Locale

Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 13 febbraio 1872

Ecc. Rev.ma136

Scopo dell’Opera cui si è dato il nome di Boccone del Povero è quello di riprodurre fra noi le Istituzioni di San Vincenzo dei Paoli con Costituzioni adattate ai bisogni dell’isola nostra, onde facilitare l’impianto delle case di misericordia; affinché possa conservarsi e propagarsi la Fede coll’esercizio costante della Carità. Questo però per le circostanze dei tempi si è tenuto in silenzio; epperò non si è fatto altro tranne che sfamare

136 Questa lettera, per volere dello stesso Card. Celesia, è una sintesi dell’indirizo letto dal P. Mammana allo stesso Cardinale il 30 novembre 1871. In essa si parla del fine dell’Opera, delle Costituzioni da adottare, della Comunità che avrebbe dovuto dare vita e sviluppo all’Associazione. Il 7 agosto ‘72 il P. Mammana, con qualche modifica a quella del P. Giacomo, scrisse la domanda ufficiale al S. Padre; nella stessa data il Cardinale faceva la sua commendatizia. (Test. V. II, p. 412.22).

buon numero di poveri con quello che quotidianamente si raccoglie dalla carità dei fedeli. Ora perché sembra vicina l’epoca di impiantare l’opera in qualche comune della nostra Archidiocesi e nelle diocesi di Girgenti, Siracusa e Monreale, sarebbe prudente che questo nucleo interno dell’Opera che deve servire a propagarla e perpetuarla, fosse informato da unico spirito e legato ad unica direzione, perché non degeneri lo scopo dell’opera col riprodursi sotto diversa ispirazione. I gravi pericoli ai quali verrebbe essa ad esporsi, affidandola a persone non chiamate al ministero per la stessa vocazione, ha fatto conoscere la necessità di supplicare la Ecc. V. Rev.ma perché, se lo crede prudente, unisca alla Sua sanzione quella del Supremo Gerarca, esponendo l’intenzione che l’Opera si è proposto fin dal suo nascere, e domandare allo stesso tempo che venisse accordata alla stessa la Regola, insieme all’abito e alle indulgenze delle Istituzioni Vincentine, che s’intendono ricopiare nella nostra isola. L’abito delle Piccole Serve dei Poveri, così dette anche da San Vincenzo le figlie della Carità, ci farebbe godere la tolleranza che il Governo usa verso le stesse, e nessuna difficoltà ci sarebbe per tenerne tre o quattro per ogni casa che verrebbe ad impiantarsi. Le particolari Costituzioni, che non esigono altro a tale impianto che un discreto numero di Associati al Boccone, una piccola Casa de’ poveri con utensili analoghi, cose facili a ritrovarli ovunque, farebbe in breve tempo e senza ostacoli estendere l’Opera; e verrebbero evangelizzati i poveri e conservata sarebbe la fede per l’esercizio della carità. Que-

sta carità stessa farebbe crescere questo granello di senape in un grande albero capace di ricoverare l’umanità languente e di ristorarla con ogni specie di soccorso.

Avuti gli ordini della E. V. Rev.ma saremo solleciti a fare la supplica per essere da la stessa S. V. Rev.ma corretta, modificata ed esaminata pria di essere per Suo mezzo umiliata al trono di Sua Santità..

Impartisca a me ed ai miei poverelli la Pastorale Benedizione.Um.mo Suddito

Sac. Giacomo Cusmano

Marzo 1872

Padre mio in G. C. (Mons. Turano)

Vorrei dirle infinite cose, ma manca il tempo ed io non voglio affatto amareggiare il suo cuore. Se si trattasse di sacrificare soltanto il mio cuore, il mio amor proprio ed anche la mia vita per anche un menomo suo vantaggio, vorrei farlo senza esitare un momento, quando la coscienza per validi motivi resta disturbata fortemente e non sa più se operare per la gloria di Dio o per propria soddisfazione o strano suggerimento; in tale caso le angustie sono più profonde perché più da vicino interessano l’anima e più difficile è il trovare un conforto. Le cose nostre sino alla vigilia della partenza sono tutte in dissesto, il gemito e lo sconforto è nell’animo di tutti. P. Antonino chiamato

dall’ubbidienza è costretto a partire. Frate Arcangelo, senza un prete che modera la disciplina dei famuli, restando in casa vuol pure andare a dormire fuori di casa, e tutto va in rovina l’opera che ha fatto il Signore. Io però non voglio far altro che il volere di Dio. Ma desidero sapere qual’è questo divino volere. Soltanto da V. S. dietro avervi pensato seriamente dinanzi al Signore per risolvere il da farsi col lume di Dio, giacché io non intendo per nulla influire alla sua risoluzione sia di venire a Girgenti sia di restare. Ma intendo lasciare tutto sulla sua coscienza e accettando tutto da V. S. come da Dio senza curarmi delle conseguenze possibili137.

P. Giacomo Cusmano

Girgenti, 31 marzo 1872

Rev.mo Monsignore

Lo splendore del sacerdozio cristiano, che rifulge in tutta la sua chiarezza nella persona dell’E.V. R., ci comprende di tanto rispetto e venerazione, che abbiamo dovuto incoraggiarci a vicenda per determinarci ad indirizzarLe la presente, animati, dal ricordo della paterna carità di cui ci è stato sempre generosa.

Quantunque lontani e in altra Diocesi, pure non vi è momento in cui possiamo dirci estranei alla Vostra Pastorale sollecitudine. Quantunque non vi sia differenza di sorta nello Spirito che unisce le diverse Chie-

137 Test., V.II, p. 468, 9.

se particolari, e che mette i Vescovi in comunione colla S. Sede; pure, per ciò che riguarda ordine di giurisdizione e di dipendenza disciplinare, non intendiamo riconoscere altro centro della nostra vita sacerdotale di quello in fuori che trovasi costituito in cotesta Sede, da cui abbiamo ricevuto la preziosa vocazione al sacerdozio e i più salutari impulsi alla santificazione delle anime nostre.

Questo attestato della nostra totale ed assoluta dipendenza ci è caro assai umiliarlo ai piedi dell’E. V. Rev.ma in questo giorno di Pasqua augurandoLe le più abbondanti celesti benedizioni a bene e gaudio di tutto il gregge affidatoLe.

Si degni ricevere l’assicurazione della più profonda nostra venerazione e della più viva riconoscenza, colla quale osiamo dirci con ogni rispetto e nell’atto d’implorarLe la Pastorale benedizione:

Di V. E. Rev.maMonsignor Arcivescovo di Palermo

Dev.mi ed um.mi sudditiSac. Giacomo Cusmano

Sac. Nunzio RussoSac. Gaspare Bova

Girgenti, 4 aprile 1872

(Riservatissima)

Rev.mo P. Vincenzo

Per la Patti io pregai vostra carità, dicendole che

questa povera sventurata vedovella merita tutta la nostra attenzione, perché è un miracolo di grazia.

Per soccorrere però ai di costei bisogni, io le dissi che non potendo in nulla contare sul Boccone del povero, avea pregato D. Ciccio Licari, il quale mensilmente le farà arrivare L. 30, come già fece, e più che avea pregato il molto Rev.do P. Salamone benedettino, il quale abita nel palazzo affianco S. Nicola Tolentino, giusto all’ultimo piano dell’entrata che trovasi al puntone della strada nuova, che immette alla discesa dei calderai, e questi, oltre a L. 25 che le darà mensilmente, mi promise che, se io riesco a poter collocare la d.a Patti, lui, oltre alle dette L. 25 mensili che serviranno pel mantenimento della povera vedovella, mi darà altri aiuti, e particolarmente darà il mantenimento pel ragazzo grandetto, onde collocarlo in qualche buono stabilimento di educazione. Tutto questo però colla promessa che io, ritornando, procurerò sgravarlo per altre vie di un dispendio così forte, che non potrebbe lui sostenere per sempre.

La bugia non si deve dir mai, ma la verità non si deve dir sempre, ed io fo sapere alla prudenza della S. V. che a quel buon P. io non dissi che la povera vedovella Patti ha più figli, ma gli parlai di un solo, che è quello di cui ho parlato, e ciò per talune ragioni interessantissime, una delle quali manifesto alla S. V., quella cioè di non mettere ostacolo alla di lui carità da un canto e dall’altra per non fare vedere difficile l’entrata della povera vedova nel ritiro se non per questo solo ostacolo del figlio che ha, se non si colloca il quale

in qualche stabilimento, non sarà possibile mettere in sicuro la madre nel ritiro. Per dir più semplice alla sua esatta intelligenza, V. S. R.ma esigerà da Licari L. 30 al mese, senza dir nulla di P. Salamone. Esigerà da P. Salamone L. 25 al mese senza dir nulla di Licari e di altri figli.

Procurerà di collocare il piccolo a buone mani (mettendosi di accordo con P. Mucoli), presso qualche pietosa Signora che vorrà fargli da madre.

Dirà a P. Salamone in quale stabilimento colla massima economia potrà collocarsi il grandetto, tenendolo come unico figlio della sventurata vedovella e come unico ostacolo alla di costei entrata nel ritiro, e quando avrà trovato lo stabilimento e il ritiro, lo pregherà per le analoghe spese assicurandolo che al mio ritorno procurerò fare tutto il possibile per sgravarlo di tante spese.

Ci siamo intesi? Se trova difficoltà, parli con P. Mucoli. Allo stabilimento, che troverà più acconcio pel povero ragazzo, dirà che è un povero orfanello mantenuto dalla carità del Boccone del Povero e servirà ciò a potere ottenere in avvenire la prima piazza franca che vacherà nello stesso.

Come stanno i Suoi? Sia cortese far loro presente l’alta mia devozione verso, di loro, e il gran conto che fo della loro carità, e dell’aiuto validissimo di loro preghiere alle quali sempre più caldamente mi raccomando.

Il P. D. Ciccio è molto gravato, perciò non scrive, ma ci contenti almeno col dirci come sta.

L’ossequio con tutti di sua degna famiglia. Saluti

tutti per me, ma con saluti di cuore.Mi benedica e preghi per l’indegno

Suo f.llo in G. C. Sac. G. Cusmano

Girgenti, 1872 (dopo la Settimana Santa)

Carissimo Fratello

Mi resta a dirti qualche parola a riguardo del Sig. Maltese, della divisione domandata da Totò. Per la prima avendo consigliato Monsignore mi disse che non sarebbe stato inconvenevole che tu, profittando della mia assenza, informandoti con persone legali offrissi quella mercede che onestamente si paga per simili servizii, e poi se sarà rifiutato fare qualche regalo come meglio ti persuadi. Per la seconda io, memore delle parole di S. Paolo, il qual descrivendo negativamente il Paradiso dice: là dove non si sentirà più questa fredda parola di mio e tuo, non l’avrei mai proposto, perché mi persuado che restando in comune i nostri interessi, sarebbe rimasto anche in comune il nostro affetto, e al contrario, diviso l’interesse, si potrà anche dividere l’affetto nostro; ma attesoché è Totò che domanda con tanto impegno la detta divisione, Monsignore approva che si facesse,, e poi tra noi combineremo come meglio piace a te. Cosa hai fatto pel vino? Combina con P. Mammana e P. Datino quanto dovevi combinare meco. Fa stampare gli avvisi e spingi le cose quanto più puoi per aumentare l’utile del traffico e non perdere tutto il tuo

tempo per piccolo guadagno e non defraudare gli interessi dei poverelli che avranno un bell'aspettare senza guadagnare nulla. Al Rev.mo Parroco bacerai la mano per me e domanderai la benedizione su di me e quel Boccono del Povero che raccomando a lui particolarmente nella mia assenza, e per l'affare della comunicazione dell'atrio della Chiesa, dice Sig. Pellegrino, cosa assolutamente vitaneda sotto tutti gli aspetti. Digli che qui si balla senza musica e che le rovine dell'antico Agrigento fanno piangere.

Al carissimo Don Giuseppe Saeli tanti affettuosi saluti e una mia preghiera per tenere sempre in sorveglianza la piccola sua, specialmente pel locale ove va a dormire. Quando angustia non lascia al cuor mio tale pensiero! Dammi notizia delle funzioni di Settimana santa. Di nuovo tgi abbraccio con tutti. Con me Monsignore ti benedice.

tuo aff.mo fratello Giacomo

P. S. 1) Mandai, e non so se all’indirizzo dello zio D. Vincenzo, certi biglietti di riffa.

2) Qui vogliono, per mia insinuazione comprarsi il Crocifisso del Genovese. Se lo vuol vendere, mi mandi se ha la fotografia descrivendo l’esatta misura di tutto e domandando un prezzo che sia più che discreto.

3) Della Madonna del Genovese desidero una cautela per la sicurezza di Monsignore che aveva rilasciato un certificato per lo smarrimento delli stessi.

Girgenti, 26 maggio 1872

Carissimi

L’avrete forse contro di me? Sia fatta l’adorabile volontà di Dio. E io, tenuto qui dall’obbedienza e straziato dalle vostre notizie e peggio dal vostro silenzio, morirò di dolori e sollecitudine.

Ma perché non avete risposto al telegramma che mandò Monsignore in risposta al vostro? Ma perché non avete scritto per la posta, essendovi stato tutto il tempo, mentre è facile supporre la mia grave angoscia e sollecitudine?

Oh! Signore, avete ragione di trattarmi così, ed io accetto ben volentieri quello che disponete di me. Sono in attesa di vostre dettagliate e pronte nuove.

P. S. - Siatemi cortesi fare arrivare l’acchiusa al Signor MessinaGalantuomo di questo che dovette venire a recarvi mia lettera quattro sere addietro.

Vostro aff.mo Giacomo

11 giugno 1872

Carissimo Eugenio

Dopo lunghi anni che non ho avuto il bene di rivederti, e di quando in quando ho potuto avere tue nuove per mezzo di Enrico, ho saputo che ti trovi Giudice in cotesto mandamento della Piana dei Greci e, nella occasione che ho tutto il bisogno della tua giustizia ed amicizia, ti scrivo la presente.

Il figlio del mio Costaldo, Gaspare Vitale, trovasi in cotesto carcere, perché come hai saputo, scherzando con un suo compagno lo maltrattò con un calcio mal dritto. Ora il povero Padre, che conta sulla di lui fatica pel mantenimento della numerosa famiglia, assai indigente, fa premura per averlo presto in libertà ed ha brigato per la libertà provvisoria; l'avvocato interessato dice che non può ottenersi se pria non arriva il processo a questa Procura. È per questo, carissimo Eugenio, che memore della tua antica amizia, ti prego che facessi quanto è possibile per farlo uscire prestissimo, onde aiutare la povera famiglia, avvisandomi delle pratiche a farsi per riuscire nell’impegno.

Nel darti questa preghiera ti assicuro che il d. Giovane Gaspare Vitale è veramente buono e quanto io ti ho detto è realmente la verità. Figurati, è nato in casa mia, cresciuto sempre sotto i miei occhi, faticando sempre nella mia roba e sotto la direzione di suo Padre, uomo sommamente da bene, per conseguenza la mia assicurazione devi accettarla non come protezione, ma come sicura e sincera confessione della verità. Per la quale, fiducioso nella tua giustizia ed amicizia, sono sicuro che lo lascerai prestissimo, e sicuro del tuo favore, con ogni gratitudine abbracciandoti, in attenzione di tuo riscontro, mi do il bene di essere.

Tuo aff.mo Amico Sac. G. Cusmano

Palermo, 2 agosto 1872

Eccellenza Rev.ma138

Piovano nell’anima sua predestinata tutte le benedizioni del Signore in tale abbondanza di parteciparne non solo le anime che le sono affidate, ma quelle di tutto il mondo. È questo il voto che forma la più indegna delle figlie sue nella ricorrenza dell’onomastico dell’E. V. e che vorrebbe implorare dal cielo con ogni sacrificio, a qual fine offre tutta se stessa con tutte le desolazione del suo spirito, ridotto assai più misero ed infelice per l’abbandono del padre dell’anima sua, le conviene per divino volere tenere tutt’altre cure e sollecitudini. Ma deh! o Signore, non fate che una sola perisca delle anime che gli avete affidato! Né anche la mia verso la quale impiegò pure la carità ardente del suo zelo sacerdotale. Io tutta mi offro a voi, ma sia effetto ancora della sua preghiera che in vita e in morte, nelle consolazioni e nelle aridità, nella luce e nelle tenebre, nel godere o nel patire, nel tempo e nell’eternità sia sempre vostra e m’immoli sempre per voi e per implorare tutta la vostra benedizione sul padre dell’anima mia. Come va, padre mio, la sua preziosa salute? mi ricordi con un rigo suo, mi tenga col suo zelo instancabile nella desolazione in cui mi trovo e mi benedica con tutti.

138 P. Giacomo abbozza a sua sorella Vincenzina gli auguri per Mons. Turano.

Agosto 1872

Ill.ma Signora139

Per pericolo d’imminente rovina fui costretto di riparare il pavimento della cucina e di altre stanze di lavoro di questa casa dei Poveri. Or per questa spesa straordinaria, mancando i mezzi, mi vedo costretto di ricorrere anche alla carità della S. V. Ill.ma per un aiuto straordinario onde poter compire l’Opera incominciata che in atto è sospesa per mancanza di mezzi.

Ardisco quindi pregarla, a nome di Gesù Cristo, se vuol farmi la carità di mandarmi col porgitore qualche cosa d’elemosina onde far continuare a lavorare i Maestri che resterebbero senza poter lavorare per mancanza dei materiali che bisognano.

Mi creda pieno di gratitudine e rispetto.

2 agosto 1872

Ill.mo Signor Sindaco

Per timore d’imminente rovina dietro la perizia di un uomo dell’arte, il ricorrente fu costretto a fare demolire i pavimenti della cucina e della stanza di lavoro di questa casa di Poveri ed avvalersene dal credito per l’urgentissima ricostruzione.

A questa spesa straordinaria di lire 500 circa, mancando assolutamente i mezzi, mi credo costretto di ricorrere al paterno animo della S. V. Ill.ma per ottenere

139 S. Wedokind, in biglietto.

un aiuto corrispondente al bisogno onde portare a compimento l’opera incominciata.

Intando chiede, nel nome del Signore, che accetta come fatto a se stesso quello che si fa per i Poveri, e pieno di gratitudine e rispetto.

Palermo, 4 agosto 1872

Ill.mo Signor Bonafede

Per timore d’imminente rovina dietro perizia d’uomo dell’arte, il ricorrente fu costretto a far demolire i pavimenti della cucina e della stanza di lavoro di questa casa di Poveri ed avvalersi del credito per l’urgentissima ricostruzione.

A questa spesa straordinaria, mancando assolutamente i mezzi, si rivolge alla S. V. Ill.ma, implorando una generosa elemosina che possa aiutarlo a compiere l’opera incominciata, e fidente nel suo animo caritatevole, ringraziandola a nome del Signore, pieno di gratitudine e rispetto si dichiara.

7 agosto 1872

Beatissimo Padre140

Una mano di zelanti sacerdoti di questa città, sono già quattro anni, mise su una casa, la quale ha lo scopo caritatevolissimo di procacciar mantenimento ai poveri

140 Copia della lettera del Card. Celesia per la Comunità dei PP. Missionari. (Autografo di P. Giacomo). Stampata nelle Test., V.II, p. 422.

e curarne insieme le piaghe dell’anima. L’opera ebbe nome di Boccone del Povero, ed accetta come fu alla S.V., n’ebbe benedizione ed espressa approvazione con decreto 5 agosto 1868 della S. C. dei Vescovi e Regolari, di cui si annette copia. Indi fu canonicamente eretta dal mio predecessore fu M. Naselli, Arcivescovo di Palermo, con decreto otto dicembre 1868, e poscia il 5 febbraio 1869 venne affiliata alla Congregazione delle Missioni di S. Vincenzo de’ Paoli dal Preposito Generale con apposito decreto, di cui unitamente a quello dell’arcivescovo qui si annette copia.

Ora volendosi dare all’opera in parola una più ferma consistenza si vorrebbe da uno dei più zelanti tentare di ridurla a forma di convivenza colla regola delle istituzioni vincentine, un po’ modificate, come risulta dall’apposita supplica diretta alla Santità Vostra, e con ciò si vuole sperare di estendere insieme nell’isola queste case di carità, già oltre di Palermo, in qualche altra impiantate.

Beatissimo Padre, comunque il divisamento sia, per i tempi che corrono, alquanto arduo, pure lodevole ne è lo scopo, ed io, persuaso delle rette intenzioni di chi ne è promotore, ne raccomando lo zelo presso la S. V., al cui sapiente giudizio sottometto la domanda.

Mi prostro intanto umilmente al bacio del sacro piede, implorando l’Apostolica Benedizione.

Di V. Santità Pio Papa IXRoma

D.mo Ubb.mo Servo e figlio in G. C. + Michelangelo Celesia Arcivescovo

Palermo, 30 ottobre 1872

Carissimi Fratelli (Pietro e Giuseppe)

La partenza di Mons. Turano, che vi benedice nel Signore, mi ha fatto ritardare di qualche giorno a darvi questo riscontro.

Pel prezzo dell’uva da pagare, dovete stare al prezzo di piazza come suol dirsi, vuol dire la media di tutti i prezzi. Per il credito risaltante dalla passata gabella, vi dirò con altra mia il da farsi. Per le nuove continuo a pregare il Signore che vi faccia fare buoni affari, e quante volte tu, caro Pietrino, vorrai preferirti con qualunque condizione vuoi, io non animo di negarmi in nulla.

Pel conto Vitale, io ricordo che nelle prime trattative lo incoraggiai a farci fare buono affare, consentendo a qualche di lui pretesa di speciale riguardo, ma poi quella prima offerta fu anche aumentata, penso, da P. D. Pasquale, e non so come rimasero, però se volete fate pure qualche discalo, io vi consento.

Cosa avete fatto per la divisione? Totò pressa e il tempo pressa a tutti, perché dovendo cominciare la nuova coltura o gabella, conviene sapere ognuno il conto suo. Pensateci!

Salute ottima; vi abbraccio e benedico tutti. I primi dell’entrante, il g. 4, comincia la scuola al seminario; se Peppino deve venire, non ritardi, per potere avviare i ragazzi; e se Nenè soffre costì lo lascio a vostra volontà il da farsi.

Cara Nenè

Dirai alla Superiora che un galant’uomo onestissimo, mio amico, desidera mettere alle orfanelle una sua bimba a 9 anni di grandissimo ingegno, però essendo assai ristretto nelle circostanze, desidera economizzare quanto più è possibile.

La pregherai a contentarmi mandando presto una pronta risposta, perché, pria di cominciare il novello anno scolastico, potesse esser costì .

Non occorre raccomandarti tale causa.Per le postulanti bisogna che perseverino nella preghiera onde

confermarsi nello spirito e vincere gli ostacoli del demonio.Ti benedico con Mamà che confermo nella stessa obbedienza,

credetemi tuttiP. S. - Alla Superiora, le Sorelle e i Sacerdoti tutti i miei rispetti;

così a tutti gli amici. Aspettiamo la zucca rossa.Vostro aff.

Sac. G. Cusmano

Palermo, 23 novembre 1872

Eccellenza Rev.ma141

Di seguito agli ordini ricevuti dalla E. V. Rev.ma espongo quanto segue: Il motivo che mi spinse a ve-

141 Mons. Giuseppe M. Papardi, arciv. di Monreale. (Vedi Test. V.II, P. II, p. 103.112).

nire a supplicarla in compagnia del Sac. D. Salvatore Riccobono, non era affatto per implicare l’E. V. Rev.ma in questioni legali; il dritto della mia prelazione sulle terre che possiedo in Muffoletto, fu deciso dallo stesso Avv. Dimarco, ed il Rev. P. Arciprete non si oppose.

Lo scopo della mia venuta era tutt’altro, poiché siccome il Rev. P. Arciprete pur ammettendo la mia prelazione, mette in campo una pretesa evidentemente lesiva dei miei interessi, io sperava che V. E. Rev.ma si fosse degnata interporre la Sua autorevole influenza, ed impedire che io rimanessi vittima di un’aperta ingiustizia.

Io però non ebbi per altro la fortuna di manifestare all’E. V. Rev.ma le mie idee all’uopo; e il P. Riccobono, che pure desiderava sapere dalla E. V, Rev.ma se era obbligato in coscienza a confessare la verità delle cose, siccome egli la conosce, rimase pure dolente di non aver potuto proporre all’E. V. il suo dubbio. Mi permetta quindi che le manifesti ora in iscritto ciò che desiderava sottometterle a voce.

Il Rev. Arciprete, dopo la morte del P. Riccobono suo zio, mi confessò che questi avea comprato il canone veramente alla ragionata del 2½ p%; tuttavia desiderava che io per la mia prelazione mi contentassi di pagare non già al 2½, ma si al 2, poiché il ½ sera (sic= s'era) consumato per le spese occorrenti.

Io ricordo benissimo questo discorso da lui fattomi pochi anni or sono, e ricordo pure che condiscesi alla sua pretensione; ma egli invece, ora ch’è arrivato il momento di concludere l’affare, dice di avere dimenticato

quel suo discorso, e in ogni modo avea l’obbligo di fare gl’interessi dell’ospedale. A tal fine che io paghi non secondo la ragionata, ma solo è detto che avendo il Riccobono lasciato un capitale pel canone, la venditrice, in caso di eccedenza, obbligavasi restituire in proporzione del capitale ricevuto; il Riccobono invece, nel caso proposto, era tenuto pagare colla ragionata del 70%. Or come ognuno vede in questo patto non trattasi di determinare la ragionata del negozio, ma una semplice eccezione in un caso ipotetico. Resterebbe poi sempre a vedere quale sia stata la proporzione fra il capitale pagato dal Riccobono e il canone da lui acquistato. Ebbene costa con’ogni evidenza che questa proporzione fu effettivamente alla ragione del 12½ p%, il P. Salvatore Riccobono, nipote del defunto ed erede universale, veniva ieri l’altro a dichiarare appunto questo, cioè la compra fatta da suo zio alla ragionata come sopra; anzi desiderava sapere se, conoscendo egli ad evidenza questa verità, era obbligato in coscienza a confessarla apertamente. Posto dunque tutto questo, si può stabilire qualche quesito morale nei seguenti termini: Costando che il P. Riccobono comprò al 2½, il P. Cusmano che gode il diritto per l’azione è obbligato a comprare ad una ragionata maggiore, p.e. al 3 al 5 ecc.? Può egli essere costretto, per un linguaggio equivoco ed incerto usato nell’atto, a rimettere del suo per fare, come dice il Rev. Arciprete, gli interessi dello Ospedale? Ed il detto Arciprete facendo in tal modo questi interessi, provvede anche bene agli interessi della sua coscienza?

Che se l’E. V. Rev.ma, in vista del danno che mi si vuole cagionare, stimerà nell’alta Sua degnazione esortare il detto Rev. Arciprete ad acconsentire alle mie ragioni, salverà Lui da un atto poco conforme alla giustizia, salverà me da un torto che mi si vuol fare soffrire, e impedirà una sconcia lite fra due ecclesiastici, che non si affaticano se non che per opere di beneficenza.

Prostrato al bacio del S. Anello e chiedendole la S. Benedizione, la prego, di gradire i sensi del mio grato animo, con cui ho l’onore di essere.

Palermo, 15 dicembre 1872

Carissimo Fratello (Pietro)

Riscontro la tua, che molto mi ha afflitto per sentirvi assiderati dalla neve e senza danaro, molto più che non vedo mezzo pronto di aiutarvi.

Mandai tuo figlio Giacomo da Vitale pel saputo affare, e si niegò a volerti favorire; spero per mezzo di Pepè Patti potere ottenere quanto tu desideri ma mi sembra difficile, preghiamo.

Avrei aspettato tua risposta per sapere se il Sindaco sarebbe in favor nostro presentandosi l’offerta, ma tu non di ci nulla. Il P. D. Salvatore Riccobono. il fratello, erede universale, ed il figlio, Giovanni, che sono pure deputati per l’opera pia, sono pronti a confessare la verità, e devesi parlare con D. Salvatore Lamanna, loro patrocinatore, per vedere come debbono combinarsi le cose, mettendosi d’accordo col Sig. Radicella. Di questo assoluto silenzio, se è vero che il Sindaco de-

ve scendere qui presto, è buono; non dir nulla costì, ma avvisami opportunamente del suo arrivo per parlargli direttamente. Se non deve scendere presto, allora ti prego di andarlo a trovare, esporgli il caso e son sicuro che non sarà ingiusto, perché uomo onesto.

Manca il vino vecchio di costì, ma giacché quello che abbiamo comprato non ha risposto al bisogno, vorrei cominciare a scendere il nostro vino nuovo. Però desidero che fosse senza selvaggio, e suppongo che la presenza costì di D. Andrea fosse stata utile a questo fine, e che già il nuovo vino fosse stato travasato e mescolato in modo da farne un sol tipo, e porzione già fosse invecchiato. Di questo invecchiato, se mal non suppongo, mercoledì p.v. perverranno i carretti per caricarne una stipa.

Sarebbe utile che tu scrivessi direttamente a Vitale per danaro che desideri se siete amici.

Dì al buono D. Andrea che io non ho potuto riscontrare le sue lettere e gli domando scusa, promettendo di farlo quanto prima. Però desidero che lui mi tenesse informato di quello che ha fatto e di quello che può farsi anche pel nostro affare.

Ho detto a Tomasino che son pronto anche a saldare la cassa col vino nuovo, passandolo a conto società a quel prezzo che merita al momento, purché lui metta danaro per potere cominciare costì la rotazione dei vini coloriti, comprando il nero e tutto quello che può bisognare, onde guadagnare facendo buoni affari. Io ritengo che tu, Pietrino, non sarai lontano di approvare questa mia idea, perché se perderemo anche

questa speculazione su i vini, sarà una rovina e, a quanto pare, il Tomasini (sic=Tommasini) non si metterà di buon’animo se pria non si regolarizza la cassa e non finiscono questi abusi di fare e sfare come se fosse esclusivo nostro conto.

Cautelatevi la salute e tenetevi pronti a venire a prima possibilità.Vi abbraccio e benedico

Vostro aff. Giacomo

1872

Rev.mo Signore

Fra le altre industrie di carità, con che i moderatori di questa pia Opera si studiano di sovvenire la miseria sempre crescente e lagrimevole dei Poverelli di Gesù Cristo, una ne appresta la riduzione delle Messe risultante dall’ammonto dell’elemosina testè decretato da Mons. Arcivescovo.

Si è però che il sottoscritto avendo avuta affidata la celebrazione di alquante Messe, la cui elemosina può essere erogata in vantaggio dell’Istituto, ha il bene di rivolgersi alla S. V. Rev.ma pregandola umilmente nel Signore perché fra le messe che si avrà disponibili voglia applicarne quel numero che le ispirerà la sua pietà secondo l’intenzione de’ donanti e cedendone l’elemosina a beneficio di questi Poveri. Il sottoscritto chiedendo scusa alla S. V. Rev.ma della importunità a cui è astretto dalle estreme condizioni in cui versa l’opera, La prega, pel caso che si accetti la domanda, a fargli

sapere il numero delle messe che assume a celebrare e il tempo della celebrazione.

Di che ringraziandola sentitamente nella carità di Gesù Cristo ha il bene di segnarsi della S. V. Rev.ma

Palermo 1873

Beatissimo Padre

La benefica Opera del Boccone del Povero in Palermo approvata e benedetta dalla Santità Vostra, raccoglie in due diverse Case le povere ragazze, cui appresta educazione religiosa, vitto e lavoro.

Però la mancanza di mezzi pecuniari e la ristrettezza delle due Case non hanno finora permesso che le ragazze vi pernottassero tutte, anzi in una delle due Case nessuno pernotta, tornando, la sera, ciascuna in casa dei propri genitori.

Ciò non ostante, il Sacerdote Giacomo Cusmano, Direttore dell’Opera in parola, umilmente implora dalla benignità della Santità Vostra la facoltà di tenere nelle due Case l’oratorio privato da valere per le ragazze in parola, per le loro educatrici e persone tutte, uomini e donne che concorrono al bene dell’Opera o assistendo le ragazze o raccogliendo per le medesime il vitto in elemosina.

Il principale motivo per cui si crede necessaria tale grazia si è il bene spirituale delle fanciulle, che così tutto troverebbero nella medesima Casa, mentre si risparmierebbe al Direttore Supplicante l’angustia che

tante volte prova per condurle in corpo alla Chiesa o per mancanza di vesti decenti o per altri motivi142.

Palermo, 1873

Rev.mo Sig. Direttore143

Ho letto con positivo dolore dell’animo mio nell’11 del suo giornale quel commovente appello alla carità cittadina per sovvenire la estrema miseria di una famiglia dom. nel F. S. tt. S. al 4° piano, la quale soccorsa un tempo dall’Opera del Boccone del povero, fu poi abbandonata con cento altre nella più deplorabile indigenza.

Questo spettacolo straziantissimo di estrema miseria abbandonata, che mietè più vittime nel Febbraio del 1867, diede occasione a sorger fra noi, or sono sei anni, l’Opera del Boccone del Povero, la quale avendo di mira di attivare il lavoro a sollievo dei poveri, impiegando ogni braccio alla cultura d’ogni arte ed industria attivamente, «Tu sudore vultus tui vesceris panem», pensava di stabilire una larga sfera di associati senza gravarli di altro incomodo che quello di un sol pensiero per gl’infelici d’ogni condizione e d’ogni età, che languiscono per fame. E dico un sol pensiero, poi

142 La risposta positiva da Roma arrivò il 19 maggio 1873. La facoltà di potere usare del Rescritto fu concesso dalla Curia il 30 maggio 1873. (Test., V. II, p. 391-92).

143 Avevano accusato il Boccone del Povero di avere abbandonato molte famiglie nella più deplorevole miseria. Questa è una bozza di una lettera diretta al Direttore del giornale.

ché l’Opera non richiede altro che un boccone di quella provvidenza che il Signore largisce, e tutto ciò che di inservibile possa trovarsi nella famiglia, come cenci, ossa, vetro, carta e financo la stessa mondizia. Tali discrete pretensioni avrebbero potuto adempirsi anche dai poveri che arrivano a sfamarsi di sole fave; e noi contiamo un buon numero di braccioli tra i nostri associati, che danno questo spettacolo di cristiana carità, privandosi di uno dei loro contati bocconi, quando trovano da lavorare, per soccorrere gl’infelici che ne son privi del tutto. Se i mali non si provano per esperienza propria, non si sanno calcolare negli sventurati che soffrono.

Or bene tali mezzi sparuti, raccolti in gran quantità in una larga sfera di associati, sarebbero stati sufficienti all’impianto di una casa capace ad accogliere una gran parte dei poveri del paese, per attivarli al lavoro. Però per quante ricerche si sono fatte, non è stato possibile ottenere una casa, e l’Opera trovasi tuttavia nella dura necessità di pagare L. 1.338.75 all’… per l’affitto di due locali disadatti al bisogno, e intanto un paese di 200000 e più mila anime non conta che poche centinaia di famiglie associate, le quali, dopo tre anni cominciarono a venir meno nello zelo della loro carità, e l’opera, che aveva raccolto da circa 80 orfani d’ambo i sessi, che portava circa 100 razioni al giorno a domicilio di oneste e povere famiglie, che sussidiava nei collegi e nei ritiri altre orfane derelitte, che avea al loro beneficio iniziato l’industria della panificazione, lo smercio all’ingrosso di ottimi vini e del gas-olio, e impiantato una calzoleria, una sartoria, oltre i lavori di

cucitura, ricami e quelli di filet e al crochet etc. etc., l’Opera, dico, trovasi oggi nella condizione di girare tutti gli associati quasi inutilmente. Questa seria diminuizione dell’elemosina ci ha ridotto alla dura condizione di togliere le intraprese specializzazioni, di sospendere ogni soccorso, di licenziar sin’anco gli orfanelli, ed ora, che un’appello si fa dal suo giornale alla carità cittadina per impedire che morisse di fame una onesta famiglia, non si è potuto in nessun modo correre a sovvenirla in tanto bisogno, come sempre si è fatto per lo innanzi. Sig. Direttore, non avendo potuto rispondere al suo appello, soccorrendo quell’infelice famiglia dalla S. V. raccomandata, ho voluto avvisarla dello stato dell’Opera, convinto che la S. V. non si stancherà di gridare finché il maggior numero dei nostri concittadini non si associeranno all’Opera quasi abbandonata. Che se essa risorgerà, così bene ausiliata dal suffragio comune, vado sicuro che basterà un sol pensiero di tutti a mettere in campo i sopiti progetti, che daranno in breve tempo il felice risultato di sollevare ogni miseria dal nostro paese e dar fine una volta a queste scene di orrore in un paese cattolico come il nostro.

5 ottobre 1873

Ill. mo Professore

Ho bisogno di una sua visita in questo asilo di poveri sito Largo SS. 40 Martiri al Casalotto n. 16 ultimo piano.

Son sicuro della sua carità che verrà presto144

Mi creda pieno di stima e rispetto.Suo Servo Um.

Sac. G. Cusmano

Palermo, 13 novembre 1873

Signore145

Il sottoscritto, spinto dall’estremo bisogno in cui trovasi l’Opera dei Boccone, bisogna, ogni giorno crescente per le elemosine venute meno, ricorre alla carità sua le tante volte esperimentata, perché voglia, come straordinaria largizione prestarsi al soccorso di tante povere Orfanelle, le quali senza un pronto di aiuto sarebbero perdute.

Nell’affermativa, potrà consegnare al latore quella somma che la carità le saprà ispirare, riscuotendone la corrispondente ricevuta146.

Umilissimo Servo Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 24 dicembre 1673

Ill.mo, Signore147

È certamente a notizia della S. V. l’esistenza di questa Pia Opera, la quale si propone di sovvenire quel maggior numero di poveri che l’è possibile mediante le periodiche oblazioni, che gli Associati fanno o in derrate o in denaro.

144 Per la scuola agli Orfani e alle Orfane.145 Sig.r Marchese Policastrello.146 Di P. Giacomo ci sono l’indirizzo e la firma; il testo è di un altra mano.147 Sig. Cav. Em. Lanza

Ciò che probabilmente Ella non conosce sono le dolorose circostanze in cui versa in atto l’Associazione.

Mentre la miseria ingigantisce, e i bisogni quotidiani dell’Associazione diventano sempre più interessanti, le contribuzioni ordinarie dei soci, unico fondo disponibile, sono totalmente scemate che l’Opera è ridotta alle strettezze più lagrimevoli.

Si tratta di dover rimandare sul lastrico tante povere fanciulle, le quali si stanno già per bene avviando nell’educazione morale, e allo stesso tempo che ricevono dall’Opera mantenimento e ricovero.

Se l’Opera non ha il bene di contare la S. V. fra gli Associati, è lieta di sapere come Ella si abbia un cuore sensibile e compassionevole su cui si possa fare assegno nei maggiori bisogni.

V. S. quindi non vorrà certamente accogliere di mal’animo l’invito del sottoscritto, il quale nella dura afflizione di cui è parola si fa a tentare quest’ultima riserva appellando alla sperimentata carità di Lei.

È però che il medesimo la prega a voler largheggiare verso Gesù Bambino con qualche oblazione straordinaria in persona dei poverelli, nella sicurezza che il Divino Infante sarà per ricambiare oltre misura il desiderato e gradito ossequio.

P. S. - Potrà consegnare al porgitore l’elemosina che vorrà disporre148.

Umilissimo ServoSac. Giacomo Cusmano Direttore

148 Di P. Giacomo nell’originale c’è solo la firma.

Palermo, 31 gennaio 1874

Eccellenza Rev.ma (Mons. Turano) Padre dell’anima mia149

Taccio tutto quello che tocca il mio cuore, sentina di vizi e fogna d’ogni corruzione, perché da più tempo è tale il ribrezzo, che sento di esso, da odiarlo come si odiano i nemici di Dio. Le dico solamente che questa modificazione dell’anima mia, se altri motivi non ci fossero, basterebbe, per essere rimosso assolutamente dal confessionale.

Il desiderio dell’anima mia è quello di fare in tutto il divino volere; e il timore di non averlo fatto sin’ora, è l’unico dolore equivalente ad un martirio, mi umilio dinanzi al Signore chiedendo perdono di tutto il passato e fiducioso nella sua infinita misericordia dico: Incomincio da oggi.

Devo continuare a travagliare in questa opera del Boccone del povero? (Per soccorre le interne).

Travagliandovi, date le opportunità, devo procurare di eseguire a poco a poco tutto il programma dell’opera che fu approvato sin da principio? (Avendo Cooperatori).

Nello stato mio, e con tutte le responsabilità che gravano sulla mia coscienza solamente, devo continuare a confessare? (Sì).

Finché non trovo dove collocare con sicurezza le

149 Mons. TuranoErrore. Il segnalibro non è definito. risponde a ciascun quesito in seno alla stessa lettera.

interne, e l’opera appresta i mezzi di mantenerle cosa devo fare? (Proseguire a tenerle).

Mia sorella è vocata ad aiutarmi in questa opera? (Il Signore le darà la forza di contrariarsi, e poi la ilarità).

Il modo come io mi sono regolato sin’ora è quello che Dio vuole da me? (Si).

Cosa fare per le Ferlazzo, per D. Paolino, per le Puleo e per le altre anime che mi ha affidato? è cosa da decidersi di presenza, avendo avuto io incarico e licenza di parlare all’E. V. R. non credo conveniente lo scriverne, aspetto suoi ordini.

La prego, se lo crede, di non far leggere a nessuno la presente e d’impormi l’ubbidienza che le ispira il Signore, io pendo dal suo volere perché è quello di Dio.

Sono sicuro che non lascerà mai di sorreggere, col suo zelo e la sua preghiera, la povera anima mia, e tutto quello che mi appartiene. (Benedico te e ciò che Dio ti affida).

Prostrato al bacio del sacro anello, imploro la sua pastorale benedizione per tutti e per me indegnissimo150.

P. S. - Abramo privo della carità dell’E. V. si perde, cosa devo farne? (Ed io che cosa posso fargli? Pregare per lui).

Suo Figlio in G. C. Sac. C. Cusmano

150 Pubblicata nelle Testimonianze, V. II, P. II, p. 58.

Palermo, 7 aprile 1874

(Bozza)

Rev.mo Padre151

Con decreto del 23 febbraio 1869 la carità della S. V. Rev.ma degnavasi ammettere questa nascente pia opera, volgarmente detta del Boccone del povero, in comunione di tutti i beni spirituali e delle buone opere.

Questa nascente pia opera, affiliata per la carità della S. V. Rev.ma all’Istituzione di S. Vincenzo de’ Paoli con decreto del 23 febbraio 1869, sempre nello scopo d’informarsi allo Spirito del S. Patriarca, anela avere costì il suo noviziato tanto pei Sacerdoti quanto per le Suore che vogliono esercitarsi nel ministero della carità.

E siccome tanta grazia sembra assai difficile che possa ottenersi, domando per ora al paterno animo della S. V. R. che alcuni di loro venissero costà ad informarla personalmente di tutti i motivi che spingono a si gran desiderio.

In aspettativa dei suoi ordini, accordi nel nome del Signore la paterna sua benedizione152.

Um. Servo Sac. G. Cusmano, Direttore

151 Superiore Generale dei Missionari di S. Vincenzo (Etienne).152 Pubblicata nelle Testimonianze nel Cap. «I Missionari » (Test. V. II, p. 423) e in parte nelle Lett., V.

1, P. 1, p. 125.

Palermo, 21 aprile 1874

Eccellenza Rev.ma (Mons. Turano)Padre dell’anima mia

Voglio fare l’adorabile volontà di Dio, ma non so mai se la fo. Io sto come in una ruota che gira sempre senza fermarsi mai; e, senza volere, non arrivo mai a far quello che voglio o meglio che devo, perché impostomi dalla ubbidienza. I poveri che vengono a migliaia senza poterli aiutare; l’interno sempre scombussolato perché non riunito per vocazione; la colletta abbandonata che sempre minora; i bisogni della famiglia; le malattie; il locale inadatto; l’esser solo a tutti uffici; il confessionale, le penitenti; il demonio che muove tutto in distruzione con una agitazione che non ha mai posa.

Tutto, tutto mi spinge a cercare la solitudine, a credere che non è il Signore che mi vuole qui, pure non ho l’animo di veder perire per colpa mia una delle cose affidatemi, senza sentirmi in un inferno peggiore di quello ove sono. Sento il bisogno di un’anima che m’intenda, d’una ubbidienza vicina che mi guidi e mi sgravi di tanti pesi, o mi dà forza a portarli, e tutto è silenzio ed abbandono.

Palermo, 10 giugno 1874

Eccellenza Rev.ma153

La esimia carità dell’E. V. Rev.ma e la generosità

153 Mons. Gerbino Vescovo di Piazza, Palermo

di cuore per cui spesso largheggia verso i poveri, mi muovono a fare anch’io appello alla medesima carità di V. E. in favore di questa pia Opera che la provvidenza mi ha affidato.

Com’Ella forse conosce, questa Associazione, da più anni qui canonicamente eretta, si propone di togliere per quanto è possibile lo accattonaggio e di apprestare ai poveri coi soccorsi corporali i beni della Religione formandone il cuore alla fede, alla pietà ed al buon costume.

Fra le altre cose, l’opera è gravata del mantenimento di circa quaranta povere, le quali, salvate dai pericoli della miseria, vengono cristianamente educate alle lettere ed al lavoro.

Se non che a motivo della scarsezza dei tempi venuti meno gli aiuti della pietà dei fedeli, l’unico fondo su cui conta fin’ora l’istituzione, siamo in tale estrema condizione che in taluni giorni non vi è affatto come sfamare tante innocenti creature, le quali piangono chiedendo inutilmente pane.

L’E. V. Rev.ma vorrà certamente compatirmi se in tale distretta mi volga pure a V. E., confidando nella sua paterna carità, modellata su quella di Gesù Cristo che, nell’ampiezza del Suo amorosissimo Cuore, nessuno esclude e tutti abbraccia i bisogni dell’afflitta umanità.

Le umilio pertanto la preghiera di onorare di una sua visita la casa dei poveri, sita in S. Marco Evangelista, onde benedire e incoraggiare colla sua presenza le pie persone che lavorano per l’esercizio della ca-

rità. Oltre di che le raccomando col più vivo interesse a nome di Gesù Cristo i miei cari poverelli e le affamate fanciulle di questo pio Istituto acciò dia loro quel soccorso che meglio crederà.

La prego in fine ad accogliere i sentimenti della mia profonda riconoscenza e a benedirmi con tutti i poveri, e gli associati, mentre, prostrato al bacio del saero anello, Le rendo per la prima volta e per sempre l’omaggio della mia povera servitù.

Dell’E. V. Rev.maUmilissimo e dev. Servo Sac. Giacomo Cusmano

13 giugno 1874

Ill.mo Sig. D. Emanuele Lanza, Conte di Mazarino154

Il sottoscritto, spinto dalle gravissime condizioni in cui versa la Pia Opera dalla Provvidenza affidatagli, e incoraggiato dalla benigna e religiosa carità della S. V. Ill.ma, osa far sentire egli pure la sua voce fra le tante che a lei si indirizzano. Così lacrimevole è lo stato di questo pio Istituto, che per la penuria dei mezzi necessari, il sottoscritto si trova sul punto di dovere, fra non molto, abbandonare sul lastrico, con grande strazio del suo cuore, tutte le orfanelle e le povere fanciulle, finora a stento alimentate e cresciute nella Religione e nel buon costume.

154 Test., V. III p. 53.

Tale tristissimo pericolo, che non può non commuovere ed interessare ogni cuore ben fatto e cristiano, è certo ed imminente, se non viene in soccorso qualche anima generosa, la quale sia in grado di sovvenire opportunamente.

Si è quindi sicuri che la S. V. non istimerà da rigettarsi l’umile preghiera del sottoscritto, acciò, fra i vari oggetti verso i quali si esercita la di Lei ben nota carità, onde assicurarsi la salvezza dell’anima, voglia tener presente in modo speciale la poverissima opera del Boccone del Povero; opera di cui l’utilità è evidente e sicura, che, mentre soccorre le miserie corporali, ha di mira il bene spirituale e la salute eterna dei poverelli di G. C.

All’oggetto pertanto di prevenire, quanto è da sé, la minacciata rovina di quest’Opera, il sottoscritto implora dalla pietà di V. S. Ill.ma una sovvenzione che possa, almeno pel presente, renderne la situazione men triste. Confidando nei benefici sentimenti della S. V. Ill.ma, il medesimo ha l’onore di rappresentarle anticipatamente la gratitudine di tante orfanelle e di tanti poveri che Le implorano dal Buon Dio le più copiose benedizioni ...

Palermo, 6 luglio 1874

Enrico Carissimo

Dalla retroscritta di mio fratello155 vedrai il te-

155 S. Giuseppe, 6 luglio 1874 Carissimo FratelloChi ti presenta queste due righe è la figlia di Vito Costanza; ha una mano precipitata; si raccomanda

alla tua carità per entrare all’ospedale della Concezione, e così il marito fare ritorno in questa per attendere alla mietitura del proprio seminato.

La dimora in Palermo del medesimo gli costerebbe rovina.Io te la raccomando, fa di tutto per collocarla alla Concezione, Ti abbraccio con tutti e con affetto

credimiTuo Pietro

nore della mia preghiera. Se puoi, farmi il favore di ricevere nell’ospedale della Concezione le due donne che recano il presente. Sono madre e figlia affatto sprovvedute di mezzi.

Sicuro che potendo mi favorirai, con tutta stima mi segnoTuo aff. Amico

Sac. Giacomo Cusmano

17 luglio 1874

Rev. mo Signore156

Dolente di non aver potuto vedere la S. V. Rev.ma nella sua dimora in Palermo, non posso a meno di esternarle la mia sincera riconoscenza in Gesù Cristo per la Carità con cui si è presentata a cooperare per la colletta in favore di questa desolata Casa dei Poveri.

In ricambio non mi è dato che implorarle dal buon Dio, unitamente ai poveri ed alle orfanelle che fruiranno del suo zelo caritatevole, una larga messe di anime, pace e consolazione nel Signore.

Benché non senza qualche sacrifizio, a motivo dello scarso numero dei famuli inservienti all’Opera,

156 Test., V. II, p. 41.

son pronto ad inviare costà una persona come Ella desidera. Quanto alla vettura non avrei che un’asina assai piccola, la quale in atto è a S. Giuseppe dei Mortilli. Pertanto prego la S. V. di affittare all’oggetto ed a conto dell’Associazione una vettura più adatta.

Attendo Suo riscontro: avutolo, manderò tosto la persona. Rinnovandole intanto i miei sentimenti di gratitudine eterna e di affettuoso rispetto, ho il bene di riprotestarmi, Reverendissimo Padre Arciprete di Lercara,

Suo umil.mo Servo Sac. Giacomo Cusmano

24 settembre 1874

Eccellenza Rev.ma (Mons. Turano)Padre dell’anima mia

Non ho avuto tempo di riscontrare le sue pregiatissime, unica consolazione della povera anima mia nella sua lontananza.

Io la servii immediatamente pel Sig. Guarnaschelli, e poi vi ritornai col Sig. Canonico Siracusa, ma non ebbi tempo di profittare del di lui ritorno per inviarle mia lettera. Lo stato in cui mi tiene il Signore è tale che non ho un minuto d’elezione a far qualche cosa, ed io da tutto quello che mi attornia vedo quanta predilezione il Signore ha usato al peccatore più orrendo, che son’io, spingendomi colla sua economia a far quello che non avrei fatto mai per propria inclinazione, e così spogliandomi di me stesso, rivestirmi, spero, di Gesù Cri-

sto vita ed unico amore dell’anima mia. E per questo, Padre mio buono e santo, la prego a voler per me ringraziare la divina misericordia che io non potrò mai ringraziare abbastanza per le perdite avute in sì gran numero, per le continue contrarietà in cui versa la mia vita, per tutti i controgeni a cui è forza adattarmi sempre, per l’estrema miseria in cui sto, per le malattie, che mi attorniano in gran numero, per le opposte maniere di sentire e di pensare di coloro che mi assistono, per la desolazione desolantissima in cui sta la povera anima mia, poiché di questo modo solamente io spero un giorno potere uscire dalle violenze crudeli del mio cuore corrotto, che vorrei odiare come il mio più crudele nemico, per potere arrivare a morire a me stesso e vivere a Gesù Cristo, vita mia.

La prima volta che V. E. R. sarà qui, le aprirò tutta l’anima mia per ricevere la sua direzione, dapoicché il Signore permette che P. Muccolipotesse poco interessarsi della posizione mia, molto più che ai suoi affari si è aggiunto un incomodo che l’ha tenuto in casa per più d’un mese, ed ora succeduta la morte del Sig. Oliveri, di lui cognato, non sappiamo se sarà più del solito occupato. Sia tutto come vuole Dio.

Mio fratello è già in S. Giuseppe con tutta la famiglia, compresa Maddalena, perché non potei evitare di farla andare per questa vendemmia, spero che suo padre me la ritornerà.

Le domando perdono, Padre mio, se poco assisto le anime che mi sono affidate, ma è proprio che non mi resta un minuto, ed io ne porto un gran gemito rasse-

gnato. Poi le assicuro che se il Signore non tenesse la pace miracolosamente nel mio cuore, ovunque non si trovano che elementi di guerra. Vorrei dirle infinite cose, ma appunto perché sono molte mi astengo di tutte.

Approva che si facesse in questa chiesa l’esposizione del Divinissimo, ogni giovedì, dalle 8 sino a due ore dopo l’ave Maria, in perpetua commemorazione dell’istituzione eucaristica?

Stabilendo con questa occasione i sacramentisti come sono in Roma, ammettendo nella stessa chiesa, ma in luoghi distinti, uomini e donne per succedersi, in abito distinto, alla S. adorazione. Mi approva che scrivessi a Roma, per ottenere che invece di esporre l’Ostia nel solito ostensorio, si facesse eseguire una statua del Redentore quanto il vero per come comparì alla Beata Margherita Alacoque e nel cuore sporgente e radiante collocarvi l’ostensorio?

In un secolo in cui un sensismo spudorato tenta distruggere ogni sentimento di religione, e la sensibile divozione al cuore di Gesù sembra l’unico mezzo di riparare a tanti mali, io credo che, riunendo alle forme sensibili la reale presenza del Redentore, dovrebbe rubarsi tutti i cuori d’una maniera sorprendente.

Una sua lettera alla buona D. Bettina, che trovasi in gravissime angustie, sarebbe una grandissima misericordia; per la speranza che si avea di abitare la casa di M. Cervello restò sulla strada, e costretta a rifugiarsi dai suoi fratelli vi soffre moltissimo. Tuttavia si spera potere avere la casa desiderata, l’aiuti colla sua preghiera.

Benedica le Figlie mie con una speciale benedizione perché possano veramente farsi sante.

Mi benedica con mia sorella e con tutti157.Suo Figlio in G. C.

Sac. G. Cusmano

Palermo, 11 ottobre 1874

Rev.mo Signore

Come V. S. avrà inteso, nel prossimo gennaro (sic) mi è stato promesso il pagamento delle duemila lire lasciati a questi poveri dal defunto D. Francesco Tedesco. Io però a causa d’avere avute un gran numero di ammalate alle quali per circa due mesi ho dovuto apprestare un’alimentazione sana con carne, brodi consumati, vino etc.; oltre ai medicinali mi trovo pressato a pagare circa 400 lire, altrimenti non posso avere più credito, e a contare da oggi resterebbero tutte digiune.

Potrebbe il Sig. D. Paolo prestarmi la detta somma per averla restituita in gennaro? Io gli firmerei una cambiale e così potrei rilevarmi dalla gravissima angustia ove sto senza alcuna risorsa a causa di essere assolutamente abbandonato. Mi creda, Padre mio, che da qui a pochi giorni se il Signore non manda un aiuto opportuno, sarò costretto a ritirarmi mettendo sulla strada tutte le orfanelle, e vendendo qualche cosa, che mi appartiene per pagare i debiti.

Sono in attenzione di suo riscontro con massima

157 Pubblicata in parte nelle Testimonianze, V. II, P. II, p. 60.

urgenza per potere provvedere all’urgenza di oggi stesso. Mi benedica con tutti.

Suo Um. Servo Sac. G. Cusmano

Palermo, 3 dicembre 1874

Ill.mo Signore158

Sin da quando la chiesa dell’abolito conventino di S. Marco, per legale ordinamento, diveniva succursale di questa parrocchia di S. Ippolito, si è dovuto deplorare nella detta chiesa la mancanza assoluta degli oggetti inservienti al culto. Le poche suppellettili consegnate al sottoscritto sono quasi per intero interdette, logore, inservibili. Or, avuto riguardo all’importante servizio che la detta chiesa, nella qualità di parrocchia succursale, deve prestare al pubblico, il sottoscritto supplica la S. V. Ill.ma perché si degni disporre a che la chiesa in parola venga fornita dei sacri arredi bisognevoli, dei quali è qui alligato opportuno notamento. Di che il sottoscritto ha il bene di ringraziare anticipatamente la lodata S. V. esternandole i sensi di perfetta osservanza ...

24 dicembre 1874

Ornatissimo Signore159

Le dolorosissime condizioni in cui versa questa Pia Opera, spingono il sottoscritto a ricorrere ancora una volta alla pietosa compassione della S. V.

158 Test., V.II, P. II, p. 5.159 Test., V.II, P. II, p. 54.

Mentre la miseria ingigantisce e i bisogni quotidiani dell’Associazione diventano sempre più interessati, le contribuzioni ordinarie dei Soci, unico fondo disponibile, si sono talmente scemate che l’Opera è ridotta alle strettezze più lacrimevoli. Si tratta di dovere rimandare sul lastrico tante Povere fanciulle, le quali si stanno già per bene avviando nell’educazione morale, allo stesso tempo che ricevono dall’Opera mantenimento e ricovero.

È veramente penoso l’importunare così i Soci, fra i quali d’altronde la S. V. si distingue per la sua carità ed esattezza nelle ordinarie oblazioni. Ma nelle dure afflizioni, di cui è parola, la S. V. non vorrà certamente dar colpa al sottoscritto se egli si fa a tentare quest’ultima risorsa, invocando la sperimentata sensibilità del Suo Cuore.

È però che il medesimo la prega a volere largheggiare verso Gesù Bambino con qualche oblazione straordinaria in persona dei poverelli nella sicurezza che il Divino Infante sarà per ricambiare oltre misura il desiderato e gradito ossequio.

Della S. V. Ill.ma Dev.mo servo Sac. G. Cusmano S. d. P.

24 dicembre 1874

Gentilissimo D. Francesco

Mi raccomando alla sua carità per raccogliere un poco di scaccio e di frutto secco poiché il fratello supe-

riore ieri sera mi disse che non poteva girare per le botteghe.Supplisca adunque la S. V. o personalmente o per mezzo di suo

fratello e faccia la carità di abbondarmi come negli anni passati.Mi creda con tutto rispetto.

Suo Um.. Servo Sac. Giacomo Cusmano

Palermo. 1874

Rev.mo Signore160

A sorreggere la cadente Opera ... si è fatta una circolare a tutti i Rev.mi Parroci della Diocesi, esponendo come, per la seria diminuzione della carità cittadina, si è quasi al punto di licenziare quaranta orfanelle allo strazio della fame e della immoralità dei tempi.

Or sono tre anni che l’Opera, diminuita nelle sue imprese, dovette licenziare 33 orfanelli, raccolti da civili famiglie ammiserite per le funeste vicende dei tempi; un anno appresso si vide costretta a diminuire di quasi una metà le orfanell, e poi diminuire i soccorsi a domicilio: e l’animo ora non regge al vedere distrutta una Istituzione che, per solo concorso di buone volontà, potrebbe dare risultati eccellenti in sollievo degl’infelici di ogni genere, come ne diede esperimento nei primi tre anni della sua fondazione.

160 Test., V.II, P. II, p. 52.

Vorrei scrivere colla punta del cuore di S. Paolo per suscitare nei veri seguaci di Gesù Cristo lo spirito illanguidito della Carità, o col cuore di S. Vincenzo dei Paoli per descrivere coi veri caratteri la dolorosa posizione in cui gemono i poveri ai tempi nostri, e come è doloroso veder sorgere sulle rovine dei Templi i sontuosi edifici dell’iniquità, e nei deserti asili della virtù stanziarsi la mostruosa impudenza dell’iniquità ...161.

Palermo, 1874

Ill.mo Signore162

… Sono sette anni che lavoro in questa nascente Opera, la quale tuttavia non si trova che agli inizi.

La carità cittadina e la paterna sollecitudine del Municipio non hanno trovato in me quei requisiti che decorar dovrebbero la Rappresentanza, che immeritamente ho sostenuto; ed è questa, a dir vero, l’unica ragione per cui la causa dei Poveri è stata si poco garantita, perché non hanno trovato sinora chi zeli e patrocini veramente i loro interessi.

È per questo, Ill.mo Signore, per proteggere una Opera che è per morire sul nascere, che io mi dirigo alla S. V., e le fo conoscere che l’Opera oltre il grandissimo scopo di predicare la Fede per la Carità, ha l’idea di rendersi sommamente utile alla Patria nostra provvedendo a tutti i bisogni dell’umanità languente,

161 Allude alla soppressione dei monasteri e dei templi, taluni dei quali furono chiusi, profanati, demoliti (P. Filippello).

162 Test., V.II, P. II, p. 17.

stabilendo, secondo lo sviluppo che avrà: la sala di baliaggio per le povere madri le quali hanno bisogno di lavorare; gli asili infantili; le scuole e le arti per le classi più povere ed abbandonate; la sala di lavoro per coloro che, per difetto di esso, provano la fame; i soccorsi a domicilio per gli ammalati; un asilo per gli invalidi ...

Palermo, 1874

Ill.mo Signore163

Ottenuto in affitto, per opera di Mons. Arcivescovo, il piccolo convento di S. Marco Ev., sito al mercato Aragonesi, in via S. Agostino, ho dovuto trasportarvi l’Opera in un momento di molta afflizione per la perdita di due parenti miei assai interessanti.

Le molte spese, che ho dovuto sostenere in un momento di tanta carestia per l’Opera, mi hanno ridotto nella impotenza di riparare ai bisogni giornalieri senza un estraordinario aiuto. Per questo mi fo animo di ricorrere alla sperimentata carità della S. V. oggi che non ho affatto i mezzi di sfamare i Poverelli, oltre ai debiti che non posso pagare, e al rimanente delle opere che mi restano a fare.

Il porgitore del presente è uno dei Collettori dell’Opera ed è munito delle analoghe ricevute. La S. V. potrà avergli tutta la fiducia.

Se ella poi volesse onorar di sua visita questa povera casa, mi servirebbe di grandissima gioia, per farle vedere da vicino la posizione ove sto, e combinare con

163 Test., V.II, P. II, p. 51.

la sua protezione qualche cosa che potrà servire a salvare l’Opera che trovasi in grande decadenza. Ove ciò fosse d’incomodo alla S. V. Ill.ma, mi usi la carità di accordarmi un momentodi udienza, perché io venga ad informarla dei miei desideri.

Mi accordi l’onore di potermi ripetere con ogni rispetto ...

1874

Eccellenza

Sotto il titolo, al margine segnato, è nata fra noi una caritatevole associazione in sollievo dei poveri raccogliendo in loro favore un’elemosina in derrate. Scopo dell’opera è quello di aprire una casa ove i poveri trovino istruzione, lavoro, e il necessario sostentamento alla vita, non che i mezzi di esercitare le arti e le industrie, che saranno possibili colle risorse proprie della società e coll’aiuto della Carità Cittadina.

Da sette anni l’opera ha dato ottimi risultati, ma per mancanza di un locale adatto non ha potuto avere il massimo sviluppo.

È per questo che il sottoscritto si rivolge all’E. V. supplicandola a volere ordinare a questa Intendenza di Finanze di cedere gratuitamente per detta Opera di beneficenza l’ex Convento dei Mercedari ai Cartari, compresa la Chiesa e tutti i fabbricati limitrofi e sottostanti di pertinenza dell’ex Convento in parola, e qualora non potrà gratuitamente accordarlo, volere ordinare che venisse concesso pel prezzo di estimo, escludendo la competenza dell’asta giusta il regolamento della legge di espropriazione per motivo di pubblica beneficenza.

E dove sarà gratuitamente concesso il locale in parola, il chiedente a proprie spese s’impegnerà d’impiantarvi una cucina economica con tal sistema da riuscire se non in tutto ed in breve tempo, ma almeno in gran parte a distruggere in questo paese il terribile accattonaggio ed impedire che si ripetessero le orrende scene delle morti di pura fame non mai viste per lo innanzi.

Sac. G. C.

1874

Eccellenza164

Esiste da sette anni in Palermo un’Associazione, a scopo di pubblica beneficenza, sotto il titolo del Boccone del Povero, per mezzo della quale la carità cittadina viene impegnata, a contribuire a favore de’ poveri in elemosina in derrate nella proporzione effettiva di un Boccone, oltre alle cose inutili di cui suol farsi getto.

Su questo fondo si contava per dare l’iniziativa al progetto qui annesso di Casa di Poveri, ove sia principale promuovere il lavoro e tutte le possibili industrie a loro vantaggio, onde togliere con questo mezzo facile e benefico l’accattonaggio. Il Governo locale ha fatto plauso a questo disegno; ed in vista dei suoi risultati ha permesso dal canto suo tutte le agevolazioni possibili.

Però nella necessità in cui si è di provvedere l’Opera di una casa, ove attivare tutte le industrie e dar si-

164 Domanda dell’ex Convento dei Mercedari ai Cartari.

curo sviluppo al disegno, e non essendo altra disponibile all’infuori dell’ex Convento dei Mercedari ai Cartari di questa vicino a ... in vendita per ordine del Demanio, il Consiglio dell’Opera supplica V. S. a disporre che venissero sospesi i lavori preparatori alla detta vendita, e ordinare che venga detto ex Convento destinato per l’Associazione in parola.

Ho fatto tutte le ricerche possibili per trovare lo ufficio dell’Intendente di Finanza col quale mi avvertiva delle disposizioni del Ministro per l’espropriazione forzosa dell’ex convento della Mercede ai cartai in favore della pia opera del Boccone del Povero.

Detta disposizione non ebbe effetto, perché il Sindaco di quel tempo, l’onorevole Cav. S. Giovanni Notarbartolo, avrà poco prima conchiuso l’affitto di quei fabbricati per otto anni.

Ora però potrebbe ridestarsi quella pratica collo aiuto dell’autorità municipale e così si avrebbe il locale adatto all’istituzione.

Prego quindi la S. V. Ill.ma di volere aggiungere queste idee nel proporre la mia domanda alla onorevole giunta.

Sarei oltremodo contento se per suo mezzo potessi ottenere, e durante la Sua gestione…

1874

Illustrissimo Sig. Marchese165

L'Associazione delBoccone del Povero ha urgenza

165 Domanda del Rifugio.

di un locale per iniziare le opere che ha in progetto; questo secondo lamento del consiglio potrebbe essere il Rifugio che avea un tempo lo zelantissimo P. Bertone e che ora trovasi occupato in parte da una delegazione di polizia municipale, in parte dall’amministrazione delle Croci, in parte dal cappellano e dai poveri che vanno là per dormire la notte.

Ho parlato al Rev.mo P. Bertone il quale di buon animo consente che noi avessimo tal locale non avendo lui più pretese di riaverlo; quello che domanda al Municipio si è d’essere indennizzato di quanto vi impiegò di borsa sua, ora che il luogo non serve all’opera per cui tanto avea faticato. Parlai col Rev.mo P. Meli, deputato ecclesiastico delle Croci, e con piacere consentirebbe che fosse a noi ceduto per l’uso dei poveri.

Resterebbe ora a pregare solamente il cappellano, perché da noi indennizzato, cedesse finché noi occuperemo quel luogo tanto quello che tiene come sua dimora quanto la giurisdizione su i poveri della notte che dovrebbe essere a noi affidata, perché non entri il disordine per condominio e coabitazione.

Tanto il P. Meli che il Can. Turano ed i componenti il comitato di attività mi interessavano di affidare allo zelo vero, alla ardente carità della S. V. I. questa faccenda cotanto interessante; per dar movimento ad ogni altra pratica io nel supplicarla efficacemente di tanto non lascio avvertirla che il Sig. Principe Galati ed il Sig. Avvocato Costantino sono pure nostri consiglieri; chi sa potessero essere utili, e di ripeterle che se non è possibile che noi avessimo quel locale tutto

intero e senza alcuna soggezione, non torna utile il domandarlo.

Palermo, 7 febbraio 1875

Al Sig. Salvatore Gulì

La sperimentata carità della S. V. mi anima a pregarla per far gustare a queste povere orfanelle il dolce proprio del tempo. Se vuol degnarsi di consegnare al porgitore il bono di quel numero di cannoli che crede voler donare, li ritireremo, quando vuole, dallo stesso laboratorio.

Ringraziandola a nome di G. C. e dei suoi poverelli ...

Palermo, 7 aprile 1875

Rev.mo Signore166

Essendo venuto a conoscenza che la S.V. è il Fide commissario della Messa di Mangano, la quale fu lasciata divisa a tre chiese cioè: a questa di S. Marco, a quella di S. Giuliano, e all’altra dell’Infermeria dei Sacerdoti, vengo col presente ad avvertirla che da un anno circa io coltivo in qualità di Rettore questa Chiesa, alla quale è annessa l’Opera del Boccone del Povero; quindi la prego a voler disporre che si celibrino qui i quattro mesi di messe destinate nel testamento di Mangano.

Intanto le significo che pregherò Mons. Arcivescovo a volere disporre che anche qui si celebrino i

166 Rev.mo Sig. Rettore dell’Infermeria dei Sacerdoti.

quattro mesi di messe destinate a S. Giuliano. Sicuro che non vorrà negarsi alla giusta domanda, l’ossequio con ogni riguardo.

Per le indulgenze del Boccone del Povero ...Umil.mo Servo

Sac. Giacomo Cusmano

27 maggio 1875

Carissimo fratello

Tomasino oggi mi ha detto il dubbio per cui egli tiene che la resta del vino non deve far conto. Suppone che Benaria nel fare il conto abbia lasciato la resta del vino come quella ad esigere, pur dividendo oltre il capitale, che si potrà a conto nuovo, talché ritiene che tanto detta rimanenza in vino quanto quello che fa esatto della resta ad esigere deve dividersi sulle quote del capitale di allora come guadagno allora non diviso. Se è così o pur no deve vedersi, ed io ti mando il conto Benaria perché tu, se puoi, questa sera, dopo un’ora di notte o domani allo scagno, gli facessi vedere come andò tale partita.

Ti abbraccio con PeppinoTuo aff. f.llo Giacomo

6 giugno 1875

Gentilissimo D. Antonino

Il Rev. P. Pizzoli, a cui m’indirizzai per avere L. 250 di somma urgenza, mi disse: di trovar persona che me le dà e lui le sconterà a L. 25 al mese.

Ho cercato inutilmente sin’ora e, pressato dallo estremo bisogno, ricorro alla S. V. se mai trova modo come aiutarmi.

Sono sicuro ch’ella se pur non trova modo di rilevarmi da tanta angustia, saprà compatirmi, e pregherà certo per me.

P. S. - Qualunque risposta potrà consegnarla chiusa al porgitore, io sarò pronto a venire agli ordini suoi.

Suo Servo Um.Sac. G. Cusmano

22 luglio 1875

Carissimo D. Francesco (Licari)

Domando infinite scuse per non essere venuto quest’oggi ad informarmi della di lei salute; affari di ministero e di famiglia mi hanno trattenuto così da non avere un minuto libero.

La prego informarmi di sua salute e con invariabile stima mi segnoSuo Um. Servo

Sac. G. Cusmano

24 settembre 1875

Figlia mia in G. C. (a Carmela)

Eravamo rimasti di regolarti diversamente e che dovevi scrivermi in ogni cosa senza allontanarti dalla S. ubbidienza se pria non ricevevi la mia risponda; tu

hai fatto diversamente; sia fatta la volontà di Dio che ci umilia così.Ti prego, figlia mia, di non trascurare quanto di presenza ti dissi;

continuati la S. Comunione, la lettura spirituale, la S. orazione.Dammi spesso conto dell’anima tua per tenerla sempre pronta e

lieta a portare la soave croce del Signore, ove solamente possiamo trovare la salute e la pace. Esercitati quotidianamente nell’adorabile volontà di Dio e gustane tutta la S. letizia, che proviene allo spirito veramente rassegnato.

Oh! quanto sarei lieto di vederti, come ti desidero, tutta piena di Spirito santo, infiammata del divino amore, cercar sempre il tuo Gesù nella S. Comunione, nell’orazione, nelle sacre visite, nelle ferventi giaculatorie, nel continuo stare alla presenza di Dio, nell’offrire a Lui tutti i tuoi travagli, le tue sofferenze, nella unione perfetta dalla Sua adorabile soave ma incontrastabile volontà.

Io non potrò mai finire di raccomandarti di morire a te stessa e vivere a G. C.; quivi soltanto è tutta la grazia ed il conforto vero dello Spirito.

Quand’Egli avrà soggiogato intieramente il tuo cuore nell’ossequio dell’amor suo sarai felice, entrerai nel regno delle realtà e finirai di essere sconfortata.

Benedico te unitamente alla Mamà Grande e Papà e tutti.Prega per me

Tuo Padre in G. C.Sac. G. Cusmano

Palermo, 27 ottobre 1875

Rev.mo P. D. Pasquale

La S. V. ha ragione di dolersi che io sono una eternità nelle cose; comprende bene che so far poco, per non dir nulla, e sono impegnato in molte cose e per questo pende che manco in tante.

L’affare del vino per cui ...

18 novembre 1875

Carissimi167

Senza D. Paolino starò qui inutilmente, il Signore lo ha ispirato così, sia fatta la sua adorabile volontà. Veramente io capisco che le mie pretese sono importune ed io colle mie irrequietezze metto in angustia molti; spero che il Signore mi darà grazia di sopportare me stesso e di essere più discreto con gli altri; ma una volta che mi dicono sì, poi non si può fare a meno di profittare della loro carità. Fatemi la carità di fare venire D. Paolino, altrimenti se non può, avvisatemi che farò pronto ritorno senza far nulla, perché è impossibile che io solo attenda a far caricare la barca e far tutto bene.

Salute mia buona, così Abramo, ma siamo nello aspettare e non viene.

Ho inteso quanto mi dice il carissimo Biagio e cercherò regolarmi nel di lui volere; se poi non sarà necessario fare altrimenti per nostro miglior utile restan-

167 Dalle lettere seguenti pare che P. Giacomo scriva da Castelvetrano dove si trova per interessi dei suoi Poverelli.

do sempre lui padrone di far tutto quello che più gli conviene arrivando costì…

Pregate per me, indegnissimo, perché il Signore faccia riuscire tutto bene e questo mio viaggio riesca a vero utile dei poverelli e del benefattore che ci aiuta benedicendolo in ogni sua opera per essere in terra ed in cielo sempre felice.

Il cappotto di F.te Francesco non si è potuto trovare sin’ora? ma come si perdono le cose? io non so capirlo. Vorrei però che provvediate a questo povero giovane; dovendo ritornare pel mare mandate ovatta, vesti da camera, cappotti, quanto potete per cautelarlo?

Scrivo in fretta per timore che la posta parta senza arrivarvi la presente.

Vi benedico nel Signore, pregate Dio per me.Vostro aff. in G. C.

Sac. G. Cusmano

Castelvetrano, 19 novembre 1875

Gentilissimo Sig. Vito Napoli

Il vino dei due campioni paglino, dopo il fermento mostra di contenere ancora molt’acido unitamente alla parte zuccherina, ciò che mi fa stare incerto del suo buon esito. Ella mi assicura che avrebbe potuto fornirmi anche di una migliore qualità, ed io sto molto alla sua parola, e pria di conchiudere qui, vengo colla presente a pregarla perché a rigore di posta mi accerti con una sua se può fornirmi una cinquantina di botti della

detta migliore qualità, a qual prezzo, e se potrebbe provvedermi della caputa necessaria in buono stato, informandomi ancora dello spesato per nolo, coppa e affitto della stipa.

Sono in attenzione di suo riscontro, con ogni osservanza.

Palermo, 24 gennaio 1876

Sig. Vito Napoli Ferro

Mazara

Son’io che debbo chiederle infinite scuse per non aver fatto nulla che possa testificarle l’immensa gratitudine che sente il mio cuore per la sua distinta, amica e leale persona.

Gli affari, però, mi fecero anche scortese ed ineducato da non poterle restituire una visita e una visita di congedo cotanto dovuta e dal mio cuore desiderata. La ringrazio che si è degnata accettare di buono animo l’amorosa manifestazione di Abramo verso i suoi bimbi, per le tante cure prodigate verso di lui e spero che l’avvenire sorriderà più prospero alla nostra vera amicizia, della quale sono assai lieto.

Avendo occasione di avvicinare il Sig. Giosuè, le testifichi la mia immensa gratitudine.

Iddio la conservi a molti anni in piena salute e prosperità con tutti di Sua degna famiglia che ossequio anche da parte di questi miei.

Pronto sempre ai di Lei graditi comandi, mi do l’onore di essere con vera stima

Di Lei Um. e Dev. Servo ed Amico Sac. Giacomo Cusmano

24 gennaio 1876

Ill.mo Sig. Giosuè

Con ritardo io adempio il dovere di annunziarle lo arrivo in questa della Suora Filomena, e del mio buono Abramo. Lasciando a questi Sig.ri la cura di notificarle tutto il resto sul conto del vino, io vengo da parte mia e di questi poverelli a testificarle tutta la gratitudine e la riconoscenza che le professiamo per l’immensa carità con cui volle tanto interessarsi in nostro favore, avendo inteso oralmente come Ella oltre alla valida protezione, ha voluto mettere anche del suo, per alleviare la nostra posizione nell’avaria sofferta. La preghiera delle orfanelle sarà innanzi il trono dell’Altissimo ad implorare ogni celeste benedizione sul di Lei benfatto animo. È questo il miglior modo con cui il povero può retribuire la beneficenza del ricco e c. auguriamo che il Signore ci esaudirà.

Mi fo un dovere di compiegarle un vaglia di L. 140, pari al suo credito come dalla sua ultima si rileva.

Mi onori della sua protezione e dei suoi venerati comandi. Mi creda con indelebile stima e gratitudine.

2 febbraio 1876

Carissimo Fratello

Ti prego far sapere a Com. Caterina Vitale che suo marito è arrivato qui sano e salvo e che più tosto è migliorato pel mutamento dell’aria. Stamane verrà il medico a visitarlo e si risolverà il da farsi. Assicurala nel tutto di star tranquilla e poi la saprò avvertire del parere dei medici.

Ti prego riscontrare all’amichevole il nostro cognato Totò, avvisandolo di tutto quello che desidera senza lasciarlo più in aria e con promesse future. Digli ancora lo stato attuale di Vitale, il quale nell’està prossima promette pagare e poi ad agosto si farà meglio. Raddolciscilo coi modi tuoi e fa tutto per tenere la pace.

Dimmi che prezzo si fa pel vino costì.Procura far presto per le cose di campagna.Dì al Rev.mo P. Natale che appresso riscontrerò, come ultimerò le

cose col Parroco.Ti abbraccio e mi segno

Tuo aff. fratello Giacomo

Palermo, 16 giugno 1876

Carissimo Fratello

Lo stato della salute di Gioacchino merita tutta la attenzione, e la povera famigliola, che qui è rimasta senza alcuna autorità, merita tutta la tua paterna attenzione.

La volontà dolcissima del Signore dispone questo altro esercizio alla nostra salute e bisogna abbracciarlo con piena rassegnazione.

Era pensiero mio e di D. Paolino di venire costì per lunedì p.v., e a risparmio di spese avevamo fatto il pensiero di pregarti a venire per sabato a cavallo alla giumenta, perché, poi, attaccata ad una carrozzella di D. Paolino avesse prestato il servizio di portarci costì e ricondurci al ritorno; poi te la potevi ritornare.

Il bisogno che ora esperimentiamo della tua pre-

senza in questa per vedere cosa debba farsi del buono Gioacchino, esige che tu scendessi ma non sappiamo se possiamo eseguire il progetto della nostra venuta.

Carolina non ha che perdere in continui travagli e sospensioni di animo e spaventi, la notte non dorme perché non sa cosa può fare quel povero figlio, il quale si lascia trasportare a tutte le stranezze ed anche ad eccessi violenti che fanno temere di far male a qualcuno.

Io scrivo dalla casa tua, mandai a chiamare De Franchis, vediamo cosa dice, ma io vorrei che tu domani sera fossi in questa per vedere di combinare le cose in modo che mentre l’ammalato si cura, i buoni non morissero o non succedesse una qualche disgrazia.

Ti prego a voler esser calmo, poiché il Signore a questo fine ti manda questi esercizi di pazienza. S. Teresa dice: Oh! quante malattie si risparmierebbero con un poco di penitenza! ed io, parlando di me dico: Oh! come le cose andrebbero d’un altro modo se io veramente avessi risposto al Signore ed avessi fatto in tutto la sua adorabile volontà.

Procura di non fare spaventare la buona tua Suocera e Carmela che benedico nel Signore.

Ti abbraccio con affetto vero ed invariabile; credimi sempreTuo aff. fratello Giacomo

20 giugno 1876

Figlia mia in G. C.168

Mio nipote continua; sperano i medici che sia gua-

168 Suor Veronica.

ribile il male che lo affligge.Io sto bene in salute, ma gli affari mi hanno molto stretto e non ho

avuto il tempo di venire; spero arrivare oggi.Ti benedico con Celeste. Pregate per me

Vostro aff. P. in G. C. Sac. G. Cusmano

3 luglio 1876

Figlia mia in G. C.

Da quanto mi scrivi ti dico: chiama prontamente il medico e non aspettare la mia venuta. Sin da sabato avrei dovuto venire per dire una parola alla Sig. Cacciatore e non ho potuto; ieri nemmeno potei riuscire con tutta la tua ambasciata tanto le circostanze che mi attorniano mi hanno impedito. Mio nipote continua, ed in famiglia ho ancora degli ammalati.

Io sto bene in tante angustie e fatiche.Ti prego adunque di far chiamare il medico in vista della presente;

e se io non riesco a venire in giornata avvisami del risultato. Ti benedico con Celeste. Prega per me.

Tuo P. in G. C.Sac. G. Cusmano

8 luglio 1876

Carissimo Fratello169

Di seguito alla tua ultima che non ho presente e

169 Sig. Pietro Cusmano, S. Giuseppe Jato.

non ho potuto riscontrare vengo a dirti: che io non mi ho dato posa, e questa sera spero venire ad un ultimatum col Sig. Pignataro per le sole terre di Muffoletto. Non occorre dirti di tenere il massimo segreto per questo affare, ma ho bisogno di sapere in quale stato di coltura in atto si trovano i vigneti esistenti, che valore possono avere, essendo apprezzata la terra ad oz. 200 la salma, misura abolita, e che produzione promettono per quest’anno, il tutto nel segreto tuo.

Desidero sapere cosa hai fatto per la vendita delle nostre terre, ma non ti devi impegnare a conchiudere nessuna cosa se pria non lo dici a me. Anzi mi piacerebbe che dicessi allo stesso sensale che vuoi anche vendere le terre di Muffoletto, le case, i magazzini e tutto, e con questo mezzo scaltramente potresti vedere che prezzo metta Vivirito ai benfatti di Pignataro e alla terra.

Quello che poi si dovrà fare lo discuteremo di presenza.I tuoi figli sono lo strazio del nostro cuore per la ristrettezza in cui

si trovano; io non vorrei angustiarti, ma non ho modo come rimediare.I medici dicono che Gioachino va meglio, ma però ritorna sempre a

soffrire il solito delirio. Carolina continua nel suo male misterioso, indefinibile, invincibile e forse dovrà farsi osservare da qualche chirurgo. La povera Vincenzina non ha requie nè notte né giorno: sia tutto come vuole Iddio.

Bada che forse sarò al caso di redimere i censi di Muffoletto se Dio benedice non pregiudicare il no-

stro diritto, altrimenti sarà rovinato tutto il progetto che io ho fatto e che sembra eseguibile da qui a dicembre.

Di’ (sic) alla Curatolo Fara che per Maricchia ha una buona piazza, me la porti subito, entrerà nel monastero di S. Rosalia; in quanto l’interesse ci combineremo di presenza. ma venga subito altrimenti perderà una bella occasione.

Carmela, continuati la S. Comunione e prega per me che in atto sono in tali faccende da non potersi dire. Dirai lo stesso alla Nomio che benedico nel Signore.

Addio, caro fratello, contentami in ciò che ti dico, io non posso volere altro che il tuo bene.

Credimi con invariabile affetto.L’acclusa subito al destino.

Tuo aff. Fratello Giacomo

P. S. - Porta l’Ordinario, il Breviario, il Diurno.

Palermo, 13 luglio 1876

Carissimo Fratello170

Mi premuro a scriverti per assicurarti del mio felice arrivo in questa unitamente al Sig. Maltese. Tutti i nostri al solito: Gioachino e Carolina continuano senza novità.

Stiedi costì due giorni e non si conchiuse nessuna cosa; ti prego riscontrare la presente a rigor di posta.

Bisogna qui un poco di amarena, di cetrato di

170 Sig. Pietro Cusmano, S. Giuseppe Jato.

aceto e di vino. I primi due perché molti ricercano qualche bottiglia di liquore e non ci troviamo nulla; l’aceto è finito, avvisami se tu ne hai buono e quanto, e in caso negativo dì ai sensali se può trovarsi nel paese in quantità almeno di una botte e a qual prezzo. Il vino desidero averlo non più per fare un prezzo più basso, ma per avere qualche cosa del nostro qui pria di finalizzare i conti col Sig. Tomasino, che può venire da un giorno all’altro.

Scrivimi e secondo quello che mi scriverai manderò i carretti per caricare.

Dal porgitore del presente riceverai le due cavagne del nostro buono Giovanni Vicari, che saluto e ringrazio tanto, la tua salvietta ed una mezzarola e barillotto che farai arrivare con infiniti ringraziamenti a Gioacchino Riela.

Riservatissima… A prevenire le chiacchiere che potranno diffondersi nel paese e farti stare in pensiero vengo a dirti con tutto segreto: che ieri il viaggio sino alla vicinanza di Monreale era stato felicissimo e giusto all’ufficio daziario il cocchiere del Sig. D’Alia, che ci precedeva, volendo accomodare con una mano gli oggetti che erano legati dietro il carricolo non badò che il cavallo si strinse molto al muro ed in un momento furono a terra.

Io saltai subito dall’altra carrozzella di Riela ov’era assieme al Sig. Maltese e aiutato dalle guardie comunali si rialzò la carrozza e a passo a passo ci rimisimo in viaggio. Però nella prima scala, continuando sempre di passo, il cavallo della nostra carrozzella, che il

Sig. Maltese guidava con molta accortezza, truppicò la 2a e 3a volta con furia irreparabile, e tanto io che il Sig. Maltese come cacciati da una molla inglese, fummo sbalzati per terra. Ti assicuro che fummo fortunati a non farci alcun male per speciale aiuto del Signore; ma non è affatto da pensarsi di andare in Carricolo. I bersaglieri di pattuglia ci aiutarono a rialzare il cavallo, si accomodarono le cose e alle undici io fui in casa sano e salvo. Quanto ti ho detto per tua serenità; non devi affatto comunicarlo a nessuno, e nemmeno devi alludere a nessuna cosa scrivendo, perché io non ho fatto trapelare nulla ai nostri.

Dirai a Pietrino che l’ho servito prontamente per le fedi e prestissimo le riceverà. Ti abbraccio caramente di uniti ai nostri. Credimi con invariabile affetto

Tuo aff. Fratello Giacomo

28 luglio 1876

Figlie mie171

Tuttavia non so se posso venire per la messa. Certo venendo non posso passare la gradetta perché devo andare per la colletta.

Non abbiate premura, ci parleremo a prima possibilità.Vi benedico nel Signore pregate per me.

Vostro P. in G. C. G. Cusmano

171 Suor M. Veronica: P. Giacomo le risponde nella stessa lettera.

Palermo, 21 agosto 1876

Ill.ma Signora172

Dopo nove anni di lavoro, in mezzo alla miseria la più affligente, nel più forte delle angustie pel completo abbandono e per le malattie che in atto travagliano lo stabilimento, la Provvidenza solleva le forze del mio animo con una interessante risorsa.

Trattasi di aver trovato una sorgiva di acqua abbondantissima di un fondo di mia proprietà, la quale per la sua posizione potrebbe irrigare circa 12 salme di detto terreno, ove per consiglio di diversi periti potrebbe formarsi un giardino di agrumi assai interessante.

A redimere però il canone che gravano sopra detto fondo, a comprare un pezzetto di terra che frastaglia la proprietà in parola e finalizzare le spese per l’impianto a giardino, ho bisogno di prendere a mutuo lire 25000, offrendo in cautela il detto fondo, libero da qualunque iscrizione e senza altro peso che quello solo della fondiaria.

Il Signore mi ha fatto pensare di ricorrere alla protezione della S. V. Ill.ma per ottenere dal Suo Ill.mo Consorte il mutuo in parola con quella ragionata di frutti che crederà giusto di stabilire, e per quel periodo che sarà creduto sufficiente al facile rimborso della somma mutuata.

Se non vi fosse l’utile dei poverelli, non avrei avuto il coraggio d’incomodarla per simile affare, ma sotto questo riguardo mi sono animato a farlo nella sicu-

172 Signora Elisabetta Vitaker.

rezza che il suo animo caritatevole non vorrà negarsi ad aiutarmi in una risorsa così interessante.

Se oltre la cautela di detto fondo di 15 salme migliorato a vigneto, delle quali salme 12 irrigate dalle acque e che piantate a giardino di anno in anno raddopierebbero sempre più la cautela, se vorranno altri fondi potrei ancora esibirli.

Perdoni, Ill.ma Signora, se per l’urgenza dell’affare, ho ardito supplicarla per la presente, riserbandomi di venire personalmente dopo due giorni a ricevere la Sua risposta che mi auguro favorevole.

Iddio la rimuneri per la immensa carità che sarà per farmi nella riuscita di detto affare.

Mi creda pieno di stima e rispetto.Suo Um. e Dev. Servo

Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 2 settembre 1876

Riservatissima

Rev.mo P. D. Natale

Ricorro alla sua protezione ed amicizia per ottenere un segnalato favore.

Il Sig. Felice Pignataro è al caso di vendere la sua proprietà. So che Suo zio Anselmo ha trattato nello stesso la compravendita delle case per terza persona. Ora avendo io impegno di averle, son sicuro che il Sig. Anselmo non vorrà nuocermi se non altro a riguardo che sono provenienze ereditarie così annesse e connes-

se con le mie da recarmi gran danno se dovessi perderle. Ma V. S. sarà al caso di capire per quale ragione mi bisognano e sono sicuro che impegnerà la sua valida parola non solo pel Sig. Anselmo, ma anche per altri che potrebbe attendere a tale affare.

Intanto perché io non defraudi per nulla l’interesse del venditore, desidero dalla S. V. ottenere ancora un altro favore, ed è questo: sapermi dire con precisione quale offerta hanno fatto al prelodato Sig. Pignataroperché io potessi conchiudere l’affare collo stesso prezzo senza recare il menomo nocumento.

Non so se mi sono spiegato abbastanza, ma vivo sicuro che V. S. saprà intendermi e favorirmi.

Mi auguro che la presente la trovi in buona salute di unita a Suo Sig. Padre, che ossequio tanto e tutti di famiglia.

Preghi per me e mi creda sempreSuo Servo ed Amico

Sac. G. Cusmano

La prego di lacerar la presente dopo averla letto e di riscontrarmi subito.

6 settembre 1876

Carissimo Fratello

Era già pronto a partire e spuntarono i carretti; pregai il cocchiere di posporre l’ora, e non potendo, restai qui. Scrivo queste due parole per darvi questa notizia ed assicurarvi della mia buona salute.

Vi abbraccio e benedico tutti.

Abramo viene coi carretti, i quali se tornano con certezza tutti quattro per lunedì, li aspetto, altrimenti non devono più venire per ora.

Appresso scrivo coi carrettieri.Vostro aff. F.llo Sac. G. Cusmano

Palermo, 16 ottobre 1876

Rev.mo Can. D. Bernardo Cozzucli, segretario di Mons. Arcivescovo173 (1)

Rev.mo Sig. Canonico, feci leggere al comune amico il decreto di sacra visita, e per stare in buona regola bisogna rifarsi con maggior dettaglio C. ap.: ... che dei paramenti e suppellettili esistenti una gran parte trovansi interdetti e da bruciarsi, non potendo servire al culto divino; tali sono, col riscontro dei numeri segnati nel verbale, quelli di n....

Palermo, 16 ottobre 1876

Rev.mo Sig. Canonico174

Il Ricevitore, incaricato ad esigere il locro di questa casa di S. Marco, ha già fatto il precetto per la terza annualità anticipata che si maturò nel p. p. maggio. Or io, non avendo al momento come pagarlo, ricorro alla carità della S. V. per ottenere la facoltà che

173 Test., V. II, P. II, p. 6.174 Test., V.II, P. II, p. 7.

mi fece il primo anno, cioè di anticiparmi L. 100, promettendole ancora che se il Signore mi provvede, avrò tutto il pensiero di saldarlo prestissimo. Son sicuro che la S. V. Rev.ma vorrà contentarmi e colla massima urgenza, molto più per quest’ultimo affare delle 100 lire, perché se passa il termine legale sarò costretto a pagare altre spese.

Mi creda con ogni osservanza.Suo devotissimo Servo Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 26 dicembre 1876

Eccellenza Rev.ma175

Il Sig. Giuseppe Scrofani, Ricevitore demaniale pel fondo del culto, mi ha offerto un legato di messe del Sig. Duca di Terranova da celebrarsi nella Venerabile Chiesa dell’ex convento di S. Maria di Gesù per l’elemosina annua di Lire Trecento ventinove e centesimi ottantasette.

Or io comunque senza legato di messa né per me, né pei buoni Sacerdoti che cooperano in questo pio Istituto, non posso accettare questo legato se sarò costretto ad accedere a quella chiesa tanto lontana dal centro dei molti affari che mi occupano tutto il giorno.

Supplico quindi l’E. V. Ill.ma volermi fare la grazia di ubiquare la presenza di detta messa e ridurla secondo la tassa Diocesana.

175 Il Card. Celesia concesse il permesso il 7 gennaio 1877.

Prostrato al bacio del sacro anello, imploro la Pastorale benedizioneUm. ed Obb. figlio e Suddito Sac.

Giacomo Cusmano S.d.P.

1876 (???)

Al Sig. Intendente di Finanza176

Il Sac. Giacomo Cusmano, Rettore della chiesa di S. Marco Evangelista, succursale della parrocchia di S. Ippolitio, con ogni rispetto espone che in occasione di essere passata da questa chiesa la sacra visita voluta dai Canoni per tutte le chiese aperte al culto, ebbe il dispiacere di vedersi dichiarare interdetti quegli arredi, che gli furono consegnati all’atto della cessione, pei quali anche nel verbale fu allora ventilata la loro vetustà.

Essendo quindi impossibilitato a potere esercitare il culto in questa chiesa con tanto sparato corredo di suppellettili, ed essendo impossibilitato assolutamente a poter fornire de proprio tutto quanto indispensabilmente potrebbe abbisognare, interessa vivamente la S. V. Ill.ma a voler disporre che, dagli oggetti esistenti delle chiese chiuse al culto e destinati ad essere venduti, fossero prelevati taluni arredi disponibili, come sarebbero ...

176 Test., V. II, P. II, p. 5.

Giuseppe Jato, 17 gennaio 1877

Carissimi

Volea scrivere appena arrivato e non trovai come farlo. La casa è come un deserto, perché non vi son più le persone vicine che io era uso chiamare.

Baldassare e la madre hanno pensato a tutto, però ed ora sto facendo rassettare ogni cosa per levare la comunità dei topi che vi han fatto dimora.

La carrozza partì pria che avessi potuto scriver e mi avvalgo della posta, dolente però, che noi non avendo ricevuto lettera col cocchiere sarete stati in grave angustia. Sia tutto come vuole Dio.

Vi prego mandare tanti carretti per quanto danaro vi trovate a poter pagare il dazio. Anzi per andare più saldi, mandatene tre prontamente, che io poi disporrò il ritorno dietro che mi avrete avvisato, cogli stessi, che possibilità avete pel dazio.

Ditemi cosa avete fatto pel Sig. Scrofani Peppino per mezzo del Sig. Maltese.

La mia salute buona, scrivetemi di voi. Pregate per me, perché riesca in tre giorni a far tutto quello che devo, onde ritornare subito.

Vi benedico nel Signore. Ossequio i nostri R.di PP. con tutto rispetto. Imploro la Benedizione di Mons. Arcivescovo anche per l’affare di cui mi ha interessato.

Credetemi con invariabile affettoVostro in G. C.

Sac. G. Cusmano Sd.P.

San Giuseppe, 18 gennaio 1877

Carissimi

Se la vostra abilità è riuscito a preparare il magazzino alla Lupa - quello progettato da Pietrino Ajello – potete mandarmi quanti carretti volete, che li farò ritornare carichi di ottimi vini. Stamane finisco di travasare il vino del 18 ottobre e per conseguenza tutta la nostra produzione è già pronta al viaggio.

Penserei, se a te non dispiace, caro Pietrino, di mandare ancora i liquori, portando, se occorre, le pipe vuote per rimettervelo costì. Di questo modo finirebbe il pensiero di aver vini in questi magazzini che restano abbandonati in potere dei topi.

Questa sera combinerò con P. D. Pasquale un affare, pel quale farò mettere a lui un capitale in circolazione per l’acquisto dei vini di qua, dandogli a guadagnare con certezza n. 6 a botte, purché si tenga pronto ad acquistare a nostro ordine e compiacimento tutto quel vino che crederemo conveniente dietro avere osservato il campione, e di questa maniera col magazzino alla Lupa potremo fare a tutti la concorrenza ed avremo un capitale da poterlo giocare con Castelvetrano.

Se mi direte che avete già affittato il magazzino in parola e lo avete fornito di stipe, io credo di avere espugnato la Torre di Malakof. Hei!!! dove sta la vostra abilità??? che volete le fico in bocca??? Riuscite a fare quello che vi dico e le cose cammineranno. Parlate con D. Paolino, anzi fate chiamare D. Tommaso Vitale, perché solleciti lui l’affare del Sig. Maltese e tutto sarà fatto.

Se costì sarà impossibile avere stipe, avvisatemi che scelgo le migliori di qua, le fo numerare, sfasciare e ne porterà 20 in un carretto e costì si rimontano in un momento.

Domani di prima ora sarò in campagna, lasciando tutto disposto se vengono i carretti.

La mia salute buona. Scrivetemi della vostra e di tutte le cose nostre. Che si fece per Peppino Scrofani? che per lo smercio farina? Io vorrei avere l’ali per essere ad un tempo qui e costì. Sia tutto come vuole Dio.

La presente vale ancora pel mio caro D. Gioacchino Serretta, che abbraccio e benedico nel Signore.

Chiamate Vitale. Affittate magazzino Lupa. Mandate carretti, il resto a mia cura.

Fate presto, non mi fate qui ritardare inutilmente che ho grandissima premura di ritornare, e, dipendo da voi. Se non mi avvertite d’aver fatto tutto, scendo, fo tutto io, e poi ritorno. Scrivetemi.

Vi abbraccio e benedico nel Signore. Pregate per me.P. S. - Mandatemi un poco di carta e penne che non posso scrivere.

Il gesso lo capitai qui.Vostro in G. C.

Sac. C. Cusmano

S. GiuseppeErrore. Il segnalibro non è definito., 19 gennaio 1877

Carissimi

È suonata da 1/2 ora la mezza notte e siccome

Enrico domani parte ed io vo in campagna, scrivo la presente per non lasciarvi un sol giorno senza mie nuove.

Sono già tre sere che io pernotto in questa e non mi è pervenuta nessuna vostra lettera, mentre sapete come io partii a questa volta lasciando costì le mie grandi sollecitudini per l’affare di P. Scrofani e tanti altri, uno più interessante dell’altro. Veramente io non credo che fosse questa la migliore regola. Se domani al ritorno di campagna non trovo vostre lettere che mi assicurano quand'altro d’avere accomodato l’affare del Sig. Scrofani, io mi metterò in viaggio a qualunque ora per accomodare tutto nel g.no di sabato e poi fare ritorno in questa.

Voi sapete che io mi prestai duemila lire da quel degno galant’uomo per restituirle mercoledì p.v. Sperava che pria di quel giorno il Sig. D. Paolino avesse compito l’affare di Vitale, il quale è pronto ad aiutarmi dandomi L. 12000 o almeno, che si fosse interessato a farmi capitale le 2000 lire per levarmi la immensa sollecitudine di detto pagamento.

Vi pregai, vi ripregai per impegnarvi a togliermi da tanta angustia di qualunque siasi modo, sapete quanto io debbo soffrire per simile congiuntura e non mi scrivete nulla! Veramente io ne sono sommamente afflitto. Sia tutto come vuole Iddio.

Il vino nostro è tutto travasato ed acconciato in tal modo da potersi dire tutto buono, anzi eccellente, meno due stipe di sopra, a destra, piene di strette che spero si facessero col tempo buono aceto.

Desidero sapere se nel magazzino trovasi vino appartenente ai gabellati o se è tutto nostro. Se tu, Pietrino, consenti che io lo scendessi tutto costì e vecchio e nuovo. Desidero sapere qual’è la tua convenzione con D. Salvatore Vitale. Se leggesti la lettera del P. D. Pasquale per l’affare della fondiaria e come devo regolarizzare il conto della stessa. Sono certo però che debbo fare tutto pria di ricevere tue lettere e spero che il Signore mi darà lume di fare le cose in buona regola.

La mia salute buona; scrivetemi della vostra e delle cose di costì, particolarmente di quello che più mi angustia.

Buona notte. Vi benedico nel nome del Signore e vi abbraccio caramente.

Pregate per meVostro Aff. in G. C.

Sac. G. Cusmano

S. Giuseppe, 24 gennaio 1877

Carissimo Fratello (Pietro)

Eccomi di nuovo in S. Giuseppe dietro felice viaggio e con ottima salute. Sia Dio benedetto in eterno.

Mandai a chiamare M. Gaetano, il quale sicuramente mi consiglia di fare trasportare le stipe ben'acconciate, servendoci degli stessi carretti che trasportano il vino. Perciò ti prego di avvertire il nostro Vitale di pattuire i carretti con la condizione di portare qui tutta la botte, però al ritorno, porteranno 9 barili di vino ed una stipa, ed io profitterò dei tre barili che

restano qui per essere più spediti, e poi alle ulteriori caricate facendoli trovare pieni.

Avvisatemi subito che avete in pronto il magazzino e combinate in modo che in pochi viaggi potessi mandarvi almeno il nostro.

Con altra mia ti dirò quanto avrò fatto con Drago.Saluto e benedico tutti.Mandami carta e penne se puoi con Messinelle che viene ogni

giorno.Tuo aff. F.llo Giacomo

24 gennaio 1877

Carissimo Fratello

Ti mando tre botti di vino, due del nostro ed una comprata. La metterai insieme e pria di chiarizzarle ne preleverai un piccolo campione che me lo manderai all’insaputa, col ritorno dei carretti, ben suggellato. Spero che riesca per corpo e sapore simile al Castelvetrano antico.

Mi auguro che dimani l’altro ritornino una diecina di carretti per andare al deposito ed io darò loro il carico di barili nove vino ed una stipa bene acconciata.

Mi piacerebbe però che prontamente portaste al deposito le stipe grandi del magazzino Airaldi, quelle vuote, perché le nostre appena arrivano potessero andare al mare, se non tutte, quelle che io non sarò sicuro di riempire senza abbonarsi prima.

Io prego il Signore per avere vostre buone nuove e potere presto fare ritorno.

Ritira le lettere dal cocchiere Messinella. Se l’affare di Vitale si fa con sicurezza, avvisami, ché mi farò dare il danaro di Drago e comprerò vino.

Ti abbraccio con tutti compreso il mio Gioacchino. CredimiTuo aff. fratello Giacomo

S. Giuseppe, 24 gennaio 1877

Carissimo Fratello (Pietro)177

Due parole per dirti di ritirare le lettere dal cocchiere Messinella. Sono due avviluppi, ma in ognuno si contengono più lettere.

Io sto bene, fa presto e scrivimi esattamente di tutto.Tuo aff. F.llo Giacomo

S. Giuseppe, 24 gennaio 1877

Carissimo Fratello (Pietro)

L’ultimo del mese il nostro ottimo amico Sig. D. Antonino Dragosi presenterà ad esigere L. 2020, quelle stesse che il Sig. Carmelo Ferrara mi favorì per pagare le L. 2000 del Sig. Scrofani. Le lire 20 dippiù

177 Per la storia è bene trascrivere il seguente indirizzo del fratello Pietro, in Palermo: A S. S. Ill.ma Sig.r Pietro Cusmano - Via grande S. Cecilia n. 27.

sono l’aggio dell’1%, che dovetti pagare per cambiare in carta le due mila lire favoritemi da Ferrara.

Per avere in pronto detta cifra, consegnerai all’ottimo amico mio D. Tommaso Vitale l’acchiusa lettera, che servirà per sollecitare il buono D. Paolino a finalizzare il mutuo per mezzo del quale ripianeremo le nostre angustie e regolarizzeremo ogni cosa.

Se Vitale ti assicura che il mutuo in parola potrà essere sicuramente effettuato pel g.no 6 dell’entrante, allora io potrei avvalermi d’altri tre mila lire che il Sig. Drago può favorirmi per pigliarseli costì per detto giorno. Di questo modo io sarei al caso di comprare ora il vino che ci bisogna e non ritornare altra volta in questa.

Ti prego fare con alacrità somma quanto ti scrivo, perché una tua pronta risposta mi sarà di bussola alle operazioni, e se ritardi, forse, non mi troverò al caso di combinare le cose di questo favorevole modo.

Salute buona scrivimi di tutto e di tutti.Ti abbraccio e benedico nel Signore

Tuo aff. fratello Giacomo

S. Giuseppe, 25 gennaio 1877

Carissimo Fratello (Pietro)

Pria di tutto ti prego mandare la roba che Giuseppe Vitale consegnò a frate Arcangelo, che saluto e benedico nel Signore, perché questo Brigadiere per que-

sto lo ha molto angustiato. Farai la carità di farla portare col prossimo ritorno del cocchiere Messinella facendoti ora stesso lasciare all’entrata dallo stesso.

Dirai a Frate Arcangelo che sabato arriveranno costì le due capre con due ciaravelle, uno morto e l’altro vivo, perché deve allevarsi. Ti prego far preparare la opportuna licenza, e se si può, vorrei che sino al mio ritorno stessero sotto sorveglianza di frate Arcangelo per vedere quanto latte fanno per poi non essere corbellati dal capraio a cui si debbono fidare.

A te, che sei Padre, do ancora un’altra preghiera, farai capire alle Triolo Rosaria e Caterina che la capruzza piccola appartiene a loro, e dove conviene che la tenessero qualche poco, volentieri l’accorderai loro col tuo garbo paterno, e Dio ti paghi la carità.

A quest’ora avrai ricevuto tutte le mie per via del cocchiere 2, per la posta 1, pei carrettieri 1, e il vino ancora e la presente.

Il vino sono sicuro che lo mettesti tutto in unico fusto e che lo avrai fatto chiarizzare con una bella chiara di sangue, perché merita una chiara forte.

Non ti dimenticare di mandarmi un campione suggellato per vedere se la qualità risponde al mio concetto.

Aspetto con gran desiderio la notizia del mutuo per comprare qui un poco di vino, mentre sono qui, profittando del danaro di Drago, e quello ancora del deposito per mandarlo nel modo come ti scrissi insieme alle stipe.

La mia salute buona, così mi auguro sentire di te e di tutti i nostri parenti ed amici.

Ti raccomando le penne, perché non posso scrivere senza grave stento.

Ti abbraccio e benedico con tutti. CredimiIl tuo aff. f.llo

Giacomo

22 febbraio 1877

Carissimo Fratello (Pietro)

Darai al porgitore sedici soldi.Ti avverto che deve venire D. Felice Pignataro a cui devi pagare

lire novanta, ritirando da lui una ricevuta a firma dello stesso e del Sig. Silvestri. Nella quale si confessa ricevere L. 100 come prezzo del fondo vendutomi in Muffoletto, accordandomi la stessa preferenza per l’iscrizione come si fece per le L. 1400 e rotti pagate alla Sig.ra Galici per atto in Notaro, etc., giusta la registrazione che qui stesso gli feci copiare.

Credimi con affettoTuo aff. F.llo

Sac. G. Cusmano

9 aprile 1877

Figlie mie in G. C.

Io continuo meglio e vi ringrazio tanto della carità che mi avete usato. Però non vorrei che pigliaste a male se vi prego a non incomodarvi dippiù.

Assicuratevi che io vi ho detto la verità: il male che mi ha tenuto a letto non è stato grave, bisogna an-

cora un poco di cautela; così la bontà del Signore mi ha voluto dare un po’ di riposo.

Sia sempre benedetta e lodata.Vorrei sapere che voi state bene e serene facendo sempre la volontà

di Dio che è più soave del Paradiso.Vi benedico nel nome del Signore, pregate per me.P. S. - Desidero ancora sapere come stanno Angiolina e Paolina.

Vostro P. in G. C.Sac. G. C. S.d.P.

9 aprile 1877

Figlia mia178

Se buono in salute non ho riposo, meno ne ho avuto essendo ammalato, perché da mane a sera non ho avuto requie.

Ripeto state serene per conto mio, perché il mio piccolo male, finito il suo corso, passerà, è cosa da nulla.

In quanto alle sofferenze vostre non voglio aspettare, scrivetemi di che si tratta e non aspettate che io arrivi a venire, perché ho premura saper tutto con verità per risolvere opportunamente il da farsi.

Non posso prolungarmi. Scrivetemi subito. Di a Celeste che abbia più cura della sua salute e mi ubbi-

178 Suor M. Veronica Calascibetta.

disca. Ti benedico con la stessa Rosina e Suor Giovanna. Pregate tutte per me.

Vostro P. in G. C.Sac. G. Cusmano

Palermo, 20 aprile 1877

Ill.mo Sig. Giuseppe Romano

Dovendo comprare un po’ di roba per questi poveri, prego la S. V. di consegnare a pronti contanti quello che la porgitrice le domanda.

Sono sicuro che la S. V. mi favorirà per la qualità e pel prezzo, cedendomi al costo, la roba che bisogna, e Dio la rimuneri per tanta carità.

Profitto di questa occasione per dirle che tuttavia all’officio di iscrizione ipotecaria si aspettano le carte per finalizzare l’atto mio.

Il Sig. Felice è interessato di questo affare e non si compirà mai; imploro il suo aiuto.

Mi creda con stima e rispetto invariabileSuo servo ed amico

Sac. G. Cusmano

28 aprile 1877

Figlie mie

Potendo, non lasciate la S. Comunione; pregate per me anche per avere un poco di tempo e venire a visitarvi.

Vi benedico colla Mamà grande e i vostri fratelli.Vostro P. in G. C.Sac. G. Cusmano

7 maggio 1877

Rev. mo P. D. Gaetano

Dovendo presentare talune carte al S. Padre, come rileva dall’acchiuso biglietto, si desidera conoscere se la S. V. permette che si annunziasse il Suo nome.

Non potendo venire personalmente, mi fo lecito inviarle il presente, pregandola di mettere anche qui stesso un si o un no per informarne presto il Rev.mo P. Zuccaro.

Mi benedica con tutti di questa povera casa e mi creda sempre pieno di stima e gratitudine179.

Suo Um. ServoSac. G. Cusmano

17 maggio 1877

Rev.mo P. D. Pasquale

L’affare mio progredisce, ieri mi sembrò di vedere tutto rovinato in un momento, ma poi risorse la speranza.

Però bisogna ancora aspettare perché si conti con certezza un buon risultato.

Preghi per me e con stima invariabile mi credaSuo Um. Servo

Sac. G. Cusmano

179 Risposta: No per sempre.

19 maggio 1877

Carissimi tutti

Arrivati felicemente all’1 p. m. con grande appetito. Scrivo queste due parole per assicurarvi della nostra buona salute.

Valga la presente per la famiglia di D. Paolino.Vi benedico nel Signore, credetemi

Vostro aff.mo in G. C. Sac. G. Cusmano

Palermo, 27 giugno 1877

Rev.mo P. D. Pasquale

Ho inteso che pel g.no 28 si passerà alla vendita dei prodotti pignorati da cotesto Esattore, in Muffoletto, pel debito Pignataro. Celeste mi ha esibiti un tallone di pagamento per il 1 e 2 bimestre 1876, sotto il n. 3242; resterebbero quindi a dover pagare 4 bimestri del 76 e l’esercizio corrente.

Or io son pronto a pagare a saldo la partita di Muffoletto e liberare i prodotti pignorati. Se però dal Sig. Esattore non vuol consentirsi a tal pagamento, ma si vuole l’intiero, allora La prego di comprare all’asta l’orzo ed il frumento pignorato del solo fondo Muffoletto, pertinente alla partita del Sig. Tommaso Patti, oggi Pignataro. Poiché se è stato pignorato tutto il frumento per la partita mia e quella dello zio D. Gioacchino, il pignoramento è nullo. La prego di fare osservare al Sig. Esattore che per il fondo Muffoletto, par-

tita di Patti o Pignataro, esiste atto di gabella in mio favore in data del 30 novembre 76, e quindi come gagelloto non mi si può pignorare il prodotto.

La S. V. ne faccia esplicita dichiarazione all’Esattore. Parmi quindi che il mezzo da me proposto sia il più confacente all’interesse del Sig. Esattore.

In tutti i modi io la prego caldamente di comprare all’asta l’orzo ed il frumento pignorato di Muffoletto e questo lo faccia segretamente, poiché temo che il Sig. Vitale lo faccia nel di lui interesse, per poi rivalersi contro di me pei danni ed interessi, cose che assolutamente io vorrei impedire, e quindi conviene comprare noi all’asta.

Io non arrivai ieri a partire a cotesta volta, ma se parte stamane la carrozza sono all’ordine per venire o al massimo domani, e la rimborserò di quanto avrà erogato per me. Se poi le riuscirà facile ottenere otto giorni di differimento, sarò io costì con certezza perché o oggi stesso o domani, piacendo al Signore, verrò.

Ho concertato tutto con questi Superiori per gli affari di carità, di presenza ci parleremo.

Mi benedica con tutti, preghi per me.Suo Servo ed Amico

Sac. G. Cusmano

San Giuseppe, 1 luglio 1877

Carissimi

Sono stato in campagna per l’orzo; vi sarò per la timilia. Risultati fave s.me 2, Orzo s.me 2.2.

Salute ottima. Ricevetti la lettera con la chiave. Ti ringrazio, Vincenzina, sebbene io avea aperto la cassa per fare quello che tu mi scrivesti.

Ti raccomando la carità, io prego il Signore che te ne desse abbondantemente particolarmente per quelli che tanto mi interessano.

Dì a Pietrino di scrivermi tutte le notizie che mi bisognano e per le chiavi del magazzino e casina comprata.

Vi benedico nel Signore. Scrivetemi tutti.Ho scritto in fretta.

V. aff. in G. C.Sac. G. Cusmano

S. Giuseppe, 2 luglio 1877

Gentilissimo D. Salvatore

Eccomi già ad attendervi in S. Giuseppe per esaminare i terreni e risolvere il da farsi per la gabella in trattativa.

Anche nella mia assenza potreste far tutto, perché lascerò tutto disposto pel vostro arrivo, però sarei lietissimo di trovarmi presente, onde poter concretare meglio le cose e per questo vi prego, se potete, di venire al più presto possibile, giacché la mia dimora in questa sarà brevissima, essendo possibile di essere richiamato con urgenza in Palermo.

Sicuro del vostro favore, esibendomi ai vostri graditi comandi, con ogni stima ossequiandovi mi dichiaro

Vostro Servo ed AmicoSac. G. Cusmano

5 luglio 1877

Caro Michele

È un mese da che veniste a visitare questi poveri, e più volte e direttamente e mediatamente ti ho pregato di ripetermi simile carità. Io suppongo che la tua carità non ti fa avere motivo di negarmi tanta beneficenza, ma se per tuoi particolari motivi credi di non poterlo fare, avvisami per procurare di rimediare altrimenti.

Non credere che io sia tanto importuno per principio, ma per necessità. Son povero, ma pure travagliando pei poveri, non devo lasciare mezzo intentato per soccorrere ai loro bisogni; quando avrò fatto tutto della parte mia sono pronto ad accettare tutte le privazioni a cui il Signore vuole assoggettare il mio cuore ribelle.

Dimmi adunque se vuoi oppure no la carità di visitare questi poveri infermi.

Perdonami e credimi senza il menomo risentimento e per sempreTuo aff.mo amicoSac. G. Cusmano

S. Giuseppe Jato, 31 luglio 1877

Carissimi

Di ottima salute e dietro felice viaggio arrivai qui alle 9,1/2 di ieri sera. La carrozza parte inaspettatamente di prima ora e fo in fretta queste due righe per non lasciarvi in pensiero.

Mandaste la lettera al Sig. Corradi? Faceste impostare quella che lasciai per Salvatore Cangelosi di Torretta?

Dite a Scrofani che mi facesse arrivare la lettera di Ferrara per consegnarmi la casina e i magazzini.

Vi abbraccio e benedico nel nome del Signore, credetemiVostro aff. per sempre

Sac. G. Cusmano

S. Giuseppe, 1 agosto 1877

Carissimi

Nel dubbio che vi fosse pervenuta la prima mia spedita con Messinella e nell’incertezza di trovar commodo, vergo la presente per assicurarvi del mio ben’essere e che la mia venuta in questa fu opportuna, giacché oggi si comincia a trebiare.

Ditemi se al solito io non devo sperare alcuna vostra lettera durante la mia dimora in questa, perché mi rassegno. Desidero sapere se furono spedite al destino le lettere che vi lasciai e particolarmente quella di Corradie quella che si dovea spedire per la posta alla Torretta a Salvatore Cangelosi. Vi avverto che il detto Cangelosi è il futuro nostro gabelloto, ed è urgentissimo che lo stesso venisse a trovarmi in questa per vedere se possiamo combinare questo affare tanto interessante. Se non l’avete fatto imbucare alla posta, fatelo, ma avvertite allo stesso tempo Frate Arcangeloche io aspetto in questa il d. Salvatore Cangelosi, perché lui potreb-

be farlo avvisare, anche per mezzo di qualche suo compaesano.Vincenzina, scrivimi della tua salute e di quella di tutti della casa,

particolarmente di Minnelli e M. Carmelo; serviti del danaro che ti lasciai pei bisogni della casa e non far mancare quello ch’è necessario.

Qui ho le fave e sono, per come mi assicurano, di ottima qualità perché facile a cuocere e dolci; vorrei comprarne una quantità sufficiente per l’abbasto di cotesta casa; desidero però sapere se conviene perché poste qui vengono ad oz. 3 la salma alla grossa, poi si deve pagare il trasporto.

Pietrino, non potendo lasciare ai topi questi prodotti, credo opportuno di venderli; avvisami quello che tu ne pensi; vi è fave, orzo e frumento; vorrei sapere il prezzo che si potrebbe fare costì; il frumento è gigante e timilia, ma essendo piccola quantità conviene vendere qui.

Avvisami il prezzo col quale hai locato la casa dove stava il curatolo Vitale, per affittarla. Scrivimi quanto altro credi opportuno per informarmi delle cose che potrei fare trovandomi qui. Informami della salute di tutti.

Vi abbraccio e benedico nel Signore. Pregate per me.P. S. - Mi dimenticai di portarmi un manichino.

Vostro aff. in G. C. Sac. G. Cusmano

S. Giuseppe, 2 agosto 1877

Carissimi

Ringrazio te, Vincenzina, per le tue parole che mi facesti arrivare, sebbene senza dettaglio per la tua salute.

Dalle stesse rilevo che non vi sono pervenute le mie; sia fatta la divina volontà. Serviti del denaro che ti lasciai pei bisogni dei poverelli e non far mancare nulla nella mia assenza. Scrivimi di tutto e di tutti giornalmente, anche del Padre nostro; a questo fine ho promesso al giovine del cocchiere che lo regalerò se avrà cura di portare tutte le mie lettere e riportare le vostre.

Dì a Pietrino che ho bisogno urgente di n. 4 travi di larice, lunghi metri 6,50 per lo meno e della spessezza di 18 a 20 centimetri, altrimenti rovineranno i copertini dei magazzini; li mandi prestissimo. Vorrei sapere allo stesso tempo il prezzo delle tavole e dei pezzi da 4 a tratto per sapermi regolare se debbo comprarli qui stesso.

Pietrino, ti prego di mandarmi anche, prestissimo, per mezzo di V. Scrofani, che saluto caramente, una lettera di D. Carmelo Ferrara per avermi la consegna della casina e dei due magazzini, quello sottostante alla stessa e quello delle tine.

Dirai allo zio D. Tommaso di farti leggere il contratto di locazione fatto a Briuccia di detti corpi, per vedere se posso ripetere dallo stesso taluni acconci come p. e. le volte sfondate per averci camminato sopra, le aperture totalmente mancanti etc.

Però conviene portar questo con tutta destrezza per non avere ostaculata la consegna; fa tutto in buona amicizia e facendo capire che serve pei poveri.

Avrei pure bisogno d’aver prestato la Virrina Artesiana, che P. Briuccia o i Sig.ri Ferrara hanno qui per fare i saggi in Muffoletto; procura ottenermela per quel mezzo che credi più conveniente. Se Vincenzo volesse farmi il favore anche per mezzo del Marchese con D. Carmelo, mi sembra la miglior via. Io mi obbligo a riconsegnarla per come mi sarà consegnata. Scrivimi tutto quello che credi conveniente che io facessi mentre mi trovo qui. Dì a Frate Arcangelo che procuri di far venire D. Salvatore Cangelosi del fu Giovanni per combinar la gabella. Ad altri tre o quattro giorni entrerò il frumento timilia; questo è il primo giorno di trebiatura.

Vi prego, non mi lasciate senza vostre nuove. Informatemi ancora della salute di Monsignor Turano.

Qui non vengono affatto carretti di vino, non so come fare per vendere questo che resta.

Vi abbraccio e benedico tutti nel Signore.Pietrino, ho trovato la lente che hai fatto cercare per mezzo di

Enrico.Vostro aff. in G. C.

Sac. G. Cusmano

S. GiuseppeErrore. Il segnalibro non è definito., 4 agosto 1877

Carissimi

Senza vostra a riscontrare, con mio positivo di-

spiacere, vergo la presente per assicurarvi della buona salute e domandare l’aiuto della vostra preghiera e della vostra cooperazione per farmi presto ritornare costì.

Io scrivo e non mi rispondete, domando e non eseguite quello di cui vi prego ed io qui sto ad aspettare e mi sento afflitto quanto sono ozioso.

Vincenzina, scrivimi, fammi la carità di fare arrivare prontamente l’acchiusa al nostro buon Padre.

Scrivimi di tutti e di tutto. Vi benedico nel Signore. Pregate per meVostro aff. in G. C.

Sac. G. Cusmano

S. Giuseppe, 7 agosto 1877

Carissimo fratello

Riscontro la tua del 5 colla quale mi avvisi che il carrettiere Salvatore di Gregorio porterà per oggi le travi che comprasti.

Per l’affare di Ferrara ti prego non tornare più da lui, ma dal Sig. Pignataro, il quale può trovarsi all’antico negozio del Sig. Morello, in via Cassari, dietro le finanze. Lo solleciterai di andare al più presto per farsi fare la consegna e con questa occasione domanderà tutti quegli acconci che il Sig. Ferrara è obbligato fare giusta l’atto di locazione dello zio D. Tommaso. Ti prego, però, di non tardare per poter fare presto ogni cosa e lasciare tutto sistemato.

Ho scritto due o tre volte al nostro buono D. Pao-

lino per affari interessanti e non ho ricevuto risposta; ti prego aver cura di farmi arrivare sua lettera al più presto possibile e di sollecitare la venuta in questa del Sig. Salvatore Cangelosi da Torretta per la gabella. Mi viene in mente che essendo lo zio D. Tommaso quegli che affittò e casa e magazzini al Sig. Briuccia, la consegna senz’altro potrebbero farla a quello, senza bisogno di notificare atti; ma bisogna badare che la casa manca di molte cose, che i Sig.ri Ferrara sono obbligati a rifare, come sono le aperture che mancano intieramente, toppe, lastre e ferramenti; sono pure obbligati a rifare le volte sfondate perché trovansi in questo stato per avervi camminato sopra; bisogna anche acconciare tutte le aperture esistenti, etc. etc.

Vuoi sapere il risultato della timilia; venne come scagliola e la nostra porzione compresa la guardiania, ascese a s.me 4,12, oltre un poco di salame. Già l’ho fatto cernere e venderò tutto per evitare che i topi distruggessero ogni cosa. Oh! se si potesse avere una buona gatta!

Farò quanto mi dici per Lucia; già P. D. Leonardo l’ha fatto e presso lui sono taluni oggetti; ora cercherò io fare il resto.

Dì a Vincenzina che risponderò col ritorno della carrozza, ma però facesse tutto quello che bisogna per la sua salute, senza perdita di tempo.

Pietrino, fa premura di partire. Ti abbraccio con Peppino e tutti dei nostri, che benedico nel Signore; credimi sempre

Tuo aff. FratelloSac. G. Cusmano

S. Giuseppe, 7 agosto 1877

Carissimi Fratelli (Pietro e Giuseppe)

Scrissi col carrettiere che non volle pagarsi, perché pretende L. 10. Scrissi con Pietrino.

Ora in fretta due parole per dirvi che non mi dovete lasciare senza vostre nuove e non mi dovete fare stentare una lettera.

Io sto bene, scrivetemi di voi.Credetemi con invariabile affetto

Vostro aff. FratelloSac. G. Cusmano

S. Giuseppe, 9 agosto 1877

Carissimi

Fo una sola lettera per tutti, perché il cocchiere è vicino a partire, avrei voluto mandare un paniero d’uova ma per non averlo non posso mandarveli.

Non so, caro fratello, cosa hai fatto per le case che deve consegnare Briuccia. Dì a D. Paolino, che saluto caramente, che aspetto la sua risposta, ma che invece di protesto, se lui l’approva, poiché a me l’idea di liti mi spaventa, vorrei invece fare accedere un perito pria di mietere il sommacco per così poter meglio apprezzare i danni e gl’interessi, poiché non essendo al punto di poter rimediare alle colture, conviene invece agire in questa linea di danni ed interessi. Però è a riflettere che non abbiamo atto, che Vitale potrebbe rigettare la nostra perizia e domandarne un’altra, dire ed

asserire tutto quello che vuole perché non vi è documento. La vendemmia sarebbe una lite ed una quistione e forse senza guadagnare nulla; non saprei cosa fare dall’altro canto s’e per questo mezzo possiamo ottenere qualche cosa d’indennizzo alle male colture; vorrei farlo. Risolva tutto D. Paolino.

Ho grande premura pure di avere una lettera o una porcura di Pignataro, come crede meglio, per potere conchiudere la faccenda della limitazione dalla parte del fiume; voglio ciò per avere tutto il diritto di agire da una parte e dall’altra, per potere pretendere da Pignataro il compenso delle spese che debbo fare per lui.

La mia salute al solito; scrivetemi della vostra e di Monsignore. Vi abbraccio e benedico nel Signore.

Vostro aff. in G. C.Sac. G. Cusmano

S. Giuseppe Jato, 12 agosto 1877

Carissimo Fratello (Pietro)

In questo penoso esilio non mi hai regalato un solo rigo! Una sola firma! Io lo so che tu mi ami, ma conosco del pari che il demonio desidera separarti da me e da Dio, ed il mio cuore ne geme di una maniera indicibile. Oh! Signore, non permettete mai questo! Io ve l’ho domandato per lunghi anni, son pronto a qualunque perdita, a qualunque dolore, purché mi liberate da questo amarissimo.

Scrivimi, fratello mio, e tieniti sempre nella via dove ti ha posto il Signore; procura di tenere sempre la pace del Signore nell’anima tua e nel tuo cuore, poiché tutto ciò che agita lo spirito non viene da Dio. «Non in commotione Dominus». «Apprendete da me, dice il Redentore nostro, ad esser miti ed umili di cuore». Sì, caro fratello mio, questa è la scuola dove dobbiamo apprendere i mezzi della nostra eterna salute, la quale è di tanto interesse da non doverla mai posporre a qualunque altra cosa. «Non tutti coloro che dicono: Signore, Signore, si salveranno, ma coloro che fanno la volontà del mio Padre celeste». L’amore a questa divina volontà ci fa pacifici e rassegnati ad ogni evento, perché nessuna cosa avviene che non sia disposta dal Signore, ed Egli, nella economia della Sua Provvidenza, dispone tutto per nostro meglio. Sarà che la nostra corta veduta non si persuade a prima vista del bene che il Signore dispone in quella disgrazia di quella avversità, ma chi adora i divini disegni si accorgerà ben presto che la disgrazia e la contrarietà è una sola nella vita: quella di avere una volontà diversa da quella di Dio.

La natura e la grazia vivono l’una a spalle dell’altra; se vogliamo contentare il nostro cuore, le nostre inclinazioni, vivremo sempre secondo natura e la grazia sarà sempre lungi da noi, se vivremo secondo la grazia, allora le nostre naturalezze saranno distrutte e vivrà in noi Gesù Cristo.

Bisogna lottare per vincere, e senza mezzi non si arriva al fine, l’orazione, la frequenza dei Sacramenti,

ed io vorrei che nella prima tutte le anime si occupassero spesso dell’esame di coscienza che consiglia il Patriarca S. Ignazio, cioè di non contentarsi solamente di richiamare alla mente i peccati commessi, ma ricercare la radice di detti peccati, e particolarmente quelli che sono più abituali per esercitarsi nella virtù contraria a quel vizio capitale che ne è la sorgente, e di questo modo l’anima si addestra alla lotta e non resta sopraffatta dalle violenze del demonio.

Fratello mio, facciamoci santi; lavoriamo per guadagnarci il Paradiso, per insegnarci ad amare Gesù Cristo, vita nostra.

Suppongo che avrai letto tutte le mie e non ti ripeto nulla di questa faccenda; invece domando a te il favore di dirmi qualche cosa sopra cotesti affari, ove io spero che il Signore ci deve usare misericordia per non restare confusi.

Dì al buono Vincenzino che sarei molto lieto di vedere i suoi caratteri e me lo saluterai caramente.

La mia salute al solito. Qui sono impicciato alla raccolta del sommacco e aspetto i maestri per mettere le travi nel tetto del magazzeno.

Scrivimi della tua salute.Ti abbraccio e benedico con tutti. Credimi sempre

Tuo aff. FratelloSac. G. Cusmano

S. Giuseppe, 5 settembre 1877

Carissimo Fratello (Pietro)

Ho atteso inutilmente tue lettere e carretti da sabato sin’oggi; sabato feci venire Vitale con panieri di frutta; avea preparato le fave per tenermi pronto verso l’ora solita, ma fu tutto inutile, poi mi dicesti per lunedì ed io fin’oggi sono stato in aspettativa. Mi dicesti ancora che il Sig. Pignataro mi avea scritto per la consegna delle cose, ma io non l’ho ricevuto, non solo ma da quanto osservo faranno gli acconci locativi, ma le chiavi forse non me le consegneranno. Oggi venne il capo mastro D’Anna e si combinarono, ed io volea le chiavi e mi fu fatta difficoltà; non andai avanti, ma veramente non so capire la faccenda; con delicatezza appura, anzi dì a Pignataro che tuttavia non mi consegnano le chiavi e vedi cosa ti risponde.

Scende M. Gaetano, se puoi compra un po’ di catrame, stoppa, sugarelli, zolfarelli e un fascio di cerchi; la paratura e un filo e mezzo di legname la comprai qui, ma M. Gaetano dice che un altro filo bisognerebbe.

Io chiudo questa settimana e ritorno per prepararmi a ritornare. Spero che avrò buon esito per l’acqua, la quale si è trovata e se ne troverà quanto se ne vuole. Maestro Gaetano fa premura.

Ti abbraccio e benedico con tutti.Tuo aff. Fratello

Sac. G. Cusmano

S. GiuseppeErrore. Il segnalibro non è definito., 7 settembre 1877

Carissimo Fratello (Pietro)

Riceverai b.li 13 di forzato, b.li 9 di nero, mezza botte di paglino, forse rimasuglio di quello pastoso, era dietro la porta che va al sotterraneo, e b.te 1.8. di un colorito lunello che sembra buono. Ho fatto dare la parola al Vitale e lunedì di buona ora devono essere qui, in modo che, dato carico, io pure partirò e sarò costì, piacendo a Dio, lunedì sera, invece di questa sera, come già era tutto disposto.

Ti assicuro che dopo tanto aspettare, essendo già pronto ad incarrozzarmi, l’arrivo dei carretti fu terribile, io che ho tanta premura di esser costì per tanti doveri coscenziosi. Ma sia fatta la volontà di Dio, che ha voluto posporre le cose nostre con tanta penuria.

Sono stato un mese e giorni e se le cose fossero state tutte in mano mia, si sarebbero potuto sbrigare in 15 giorni. Sia fatta la volontà di Dio.

Se lunedì non verranno, cosa impossibile, io partirò a qualunque costo.

Se Abramo vuol tornare coi carretti, fallo tornare, così sarà accompagnato, ma fallo con scaltrezza per non mettere ombra.

Abbraccio e benedico tuttiTuo aff. Fratello

Giacomo

5 ottobre 1877

Carissimo Fratello (Pietro)

Ti prego andare in vista dal Signor Marsala. Se lo trovi, vedi se puoi ottenere una lettera pei fatti nostri. Ad evitare, però, qualunque angustia che potrebbe incontrarsi, avendo da fare con quella testa benedetta, vedi se può scrivere nel senso che dopo la vendemmia aggiunsterà lui, qui stesso, gli affari nostri, così eviteremo tante cose.

Allo stesso tempo ti prego andare da Pignataro per vedere se vuol fare una lettera pel Sig. Ferrara, che trovasi in S. Giuseppe, onde consegnarmi la casa bene acconciata per come si è compromesso, e resterà a mia cura il ritirarla così senza pretendere più nulla da lui.

La partenza mia è all’11; ti prego non mancare.Ti abbraccio e mi segno

Tuo aff. FratelloSac. G. Cusmano

21 ottobre 1877

Figlia mia in G. C. (Carolina Cusmano)

Ho pregato tanto il Signore per te, ed Egli ti vuole tutta Sua, ma perché il cuore non si presta docilmente al dolce invito del celeste amante, ecco tutto il motivo di tanto penare. È troppo avaro quel cuore, a cui Dio solo non basta, e buon per lui che ha da fare con un amante divino, il quale, nella sua onnipotenza, saprà vincere ogni ostacolo e superare di tutto.

Se tu, però, ti ricordi un momento della S. Ubbidienza, che è la voce di Dio, se tu ti fermi un momento ad amare soltanto il divino volere, vedrai che le tue angustie si sciolgono come fumo al vento, come si dissipano le nuvole al comparire del sole.

E via, figlia mia, che lo spirito del Signore non è né tuono né fulmine! Ma aura lieve! Zeffiro soave! Che dolce fa il patire, desiderabile la croce! È paradiso completo il volere suo santo e santificante!... Levati, per ubbidienza, da questa tristezza proveniente dal nemico infernale. Qualunque sia la tua posizione interna ed esterna, abbandonati nelle braccia amorose di G.C., vita tua; digli nel desiderio ardente ed unico del tuo cuore che vuoi essere sua e tutta sua e sarai felice per questo solo; che dire se tutte enumeri, per la S. Orazione, le misericordie del Signore!...

Esulta in G.C. tuo Salvatore, e fa esultare Carmela e la buona Nonna tua colla tua perenne letizia.

Curati la salute. Continuati la S. Comunione, e così debbono pur fare la Mamà grande e Carmela.

Io spero, come finisce la fatica di campagna, se Papà può trattenersi un momento, venire per pochi giorni, e vi confesserete.

Scrivetemi della vostra salute.Vi benedico nel nome del Signore.Pregate per me

Vostro Padre in G. C.Sac. C. Cusmano

Palermo, 28 ottobre 1877

Rev.mo P. D. Pasquale

Giusta quanto mi scrisse mio fratello Pietro, spedisco il carrettiere Giuseppe Vitale per ritirare una botte del suo vino. Servirà questo per esperimento; la S. V. sarà cortese dirmi che quantità può favorirmene, perché vorrei ritirarlo in una volta.

Io Le avea detto che volea ritirarlo contro pagamento, ma il ritardo della liquidazione del conto Scrofani mi ha obbligato a pregarLa di aspettarmi per lo smaltimento; però se la liquidazione si farà pria, io adempirò quanto più presto al mio dovere.

Le do notizie che forse martedì si stabilirà il contratto della gabella, e forse con tutte le condizioni che io ho desiderato, meno quella della durata, che, per lo meno, sarà di anni 10.

Le presento i rispetti di questi miei per tutti di sua degna famiglia.Mi benedica nel Signore e mi creda

Suo Um. ServoSac. G. Cusmano

Palermo, 30 ottobre 1877

Rev.mo P. D. Pasquale

Io credeva che la S. V. poteva fare qualche cosa di meno sul prezzo di oz. 11-15, che mi avea domandato; invece mi parla di aumenti, ed io rimetto tutto nelle mani sue. Come le dissi, in passato era mio desi-

derio potere ritirare il vino a pronti contanti, ma avendo dovuto approntare del danaro pel conto Scrofani, che tuttavia deve liquidarsi, sono in atto nell’angustia d’incomodarLa. Se al ritorno di Pietrino, liquidato il conto, sarò prontamente rimborsato, e si accollerà il Marchese la resta ad esigere, allora sarò sollecito a saldare il suo conto; se mi sarà ritardata questa restituzione, allora mi deve fare la gentilezza di aspettarmi, ed io andrò versando a misura che mi smerci lo stesso vino, non lasciando di mettere tutta la premura per riuscirvi al più presto possibile.

Pietrino mi scrive che Ferrara, pria di scendere, farà eseguire gli acconci nella casa. Se la S. V. potrebbe sorvegliare questa faccenda, mi farebbe gran carità, perché è probabile che facessero meglio, essendo sorvegliati, di quello che faranno abbandonati a se stessi.

I miei La ossequiano di unita a tutti di Sua famiglia, che rispetto tanto. Mi benedica nel Signore e preghi per me.

Suo Um. Servo ed Amico Sac. G. Cusmano

P. S. - Ritorna il carrettiere per caricare altra botte dello stesso vino.

Sac. G. Cusmano

P. S. - Senza mostrare che sono io che La prego di tanto, si ostini a dare al carrettiere la vivenda dovuta e nulla più.

7 novembre 1877

Rev.mo P. D. Pasquale

Ritorna il carrettiere Giuseppe Vitale a caricare altra botte di vino, che la S. V. noterà a mio conto.

Sarei lieto se potessi avere sua lettera in riscontro all’ultima mia, solo per potermi trovare pronto al dovere quand’Ella sarà per riscuotere il pagamento.

Se può, sia cortese osservare gli acconci fatti nella casa Pignataro; ritengo che sia tutto andato bene, perché so che il maestro incaricato fu Peppino Lo Re; pure la S. V. potrebbe influire al meglio.

I miei tutti l’ossequiano con la sua degna famiglia. Mi benedica con tutti e mi creda sempre.

Suo aff. Servo ed AmicoSac. G. Cusmano

12 novembre 1877

Figlie mie carissime in G. C.

Grande come il mare è la mia afflizione! L’eco solo di essa penetra al profondo del cuore alla divisione dell’anima!... A chi la somiglierò io mai? Nulla io trovo nelle desolanti scene della sconvolta materiale natura! Nulla della parola più eloquente, nell’immaginazione più fervida ed esaltata, nella più squisita sensibilità d’un cuore perfetto!... poiché non può essere che naturale tutto ciò che dalla natura proviene. Ma la desolazione che inonda l’anima mia, e che l’attrista sino alla morte, non ha i confini di tutto ciò ch’è ma-

teriale e sensibile, ed io sento che la natura ne resta distratta.Gran Dio! Io non posso rivolgermi che a Voi, perché Voi potete

capire quello che io sento, ma non so esprimere, e per commuovere il vostro misericordioso Cuore, io vi ricordo l’agonia all’orto del vostro unigenito! dell’uomo Dio! Il di Lui Sacerdozio, impresso in me pel sublime carattere che vi ha lasciato il Sacramento dell’ordine, mi fa partecipare a quella stessa agonia, per quanto è dato al mio corto intendimento, alla mia orrenda miseria, ed in essa, io mi avvedo di aver manifestato l'idea vera, l’immagine perfetta della tristezza indicibile che rende desolata l’anima mia! Gesù è nel momento il più terribile, il più interessante della sua vita mortale, quando, prostrato innanzi a Voi colla faccia sulla polvere, si prepara al gran sacrificio del calvario pel riscatto dell’umanità, che ha amato tanto! Egli freme! Prega! Geme! Suda sangue! Agonizza. Sarà forse lo spavento che può sentire in Lui l’umana natura alla vista delle grandi torture che lo attendono? Sono i flagelli? La corona di spine? I chiodi crudeli? La terribile croce! Forse che lo spaventano così? Ma Egli non mostra affatto questo spavento nelle sue sofferenze, che incontra più tardi con animo forte, con dolcezza amorosa, con imponenza divina! Sarà forse l’amarezza indicibile, adunque, che allaga il Suo cuore per la orrenda e indicibile ingratitudine degli uomini, che avrebbero ricambiato il Suo immenso amore con l’odio il più esacrando, colla persecuzione la più crudele, col disprezzo il più orrendo, flagellandoLo,

coronandoLo di spine, facendoLo morire sulla croce posposto a Barabba? Ma no, Egli mostra il contrario nel desiderio che ha sempre avuto d’immolarsi per gli uomini, nella stessa preghiera che fa dalla croce medesima: «Padre perdonateli, perché non sanno quello che fanno»! Oh! no! nulla di tutto questo è il vero motivo del Suo gemito! Egli geme perché non sa se il Suo eterno Padre accetta il Suo sacrificio! Ed esita che per non essere accetto andasse perduta la povera umanità, che ama più di Se stesso e al disopra di qualunque Suo patire.

Sì, o Signore, ed appunto questo è il mio dolore Perdonate, se il più orrendo peccatore, il più indegno tra i vostri ministri ardisce di somigliare il suo dolore, la sua desolazione per le anime che gli avete affidato a quella stessa dello Unigenito Figlio vostro! Come la vostra bontà non ha sdegnato d’insignire del sublime carattere del Sacerdozio questa miseria, come la vostra bontà non ha lasciato d’infondere zelo verace per le anime e paterno amore per chi mi avete affidato come a figlie, così compatite o Signore che io dal posto ove mi avete voluto mettere rechi il gemito che sento! Si, o gran Dio, è una continuazione di quello stesso, che vostro figlio intese nell’orto di Getsemani, io son lieto di averlo saputo esprimere, e per levare tutto quello che esiste d’indegno nella mia miseria, vi ricordo e vi offro quello stesso del Figlio vostro in pro di queste anime che mi avete affidato.

Io ho procurato di far tutto dalla parte mia per tirarle fuori dalle terribili violenze, dai funestissimi in-

ganni in cui vuol trascinarle il demonio, ma tutto è stato inutile; i sacrifizi non sembrano accette dalla maestà vostra e le violenze della bestia continuano, continuano in modo da credere tutto in rovina.

Gran Dio, io non ho a chi rivolgermi se non che a Voi.

14 novembre 1877

Rev.mo P. D. Pasquale

Di riscontro all’ultima sua, vorrei darle esatte notizie sulla ricerca del Rum e dello spirito, ma Pietrino, che ha fatto tutte le brighe possibili, sin’ora non è venuto ed il povero Vitale, che aspetta, non ha più la pazienza e vuol essere sbrigato. Per quanto io, però, intesi da persona molto informata, lo spirito rettificato buono, che si fa uso per rosoli e Cognach, esiste e può aversi nella quantità che si desidera, senza fusto; col fusto bisogna scegliere quello che più si approssima alla quantità voluta. Come viene Pietrino, lo farà scrivere direttamente.

So che resta un fondo nella sua stipa, per conseguenza ho scritto in pari data a mio cugino Gioachino di dar carico a Vitale del fondo che rimase là, ed il rimanente lo caricherà di quello Suo, e mi farà la gentilezza di tenermene avvisato.

Riceverà le bottigline per campioni.Con questi miei ossequio tutti di sua famiglia. Mi benedica nel

Signore e mi credaSuo Um. Servo ed Amico

Sac. Giacomo Cusmano

25 novembre 1877

Rev. P. D. Pasquale

Scrivo in fretta, e son pronto a tenere per conto mio il rimanente del suo vino, però la faccenda del prezzo la rimetto tutta nelle Sue mani; perché, a parere mio, meriterebbe di meno di quello che la S. V. ne domanda, però ripeto mi rimetto del tutto alla Sua maniera di vedere.

Su tale riguardo le fo sapere che, in atto, col suo prezzo del vino tirato sin’ora e quello con cui siamo obbligati vendere, stiamo in perdita, come può informarsi con Pietrino, ed lo per non chiudere, tiro avanti rimediando alla meglio.

Mi benedica con tutti e preghi per me.Suo Um. Servo

Sac. G. Cusmano

Palermo, 8 dicembre 1877

Rev.mo P. D. Pasquale

Sono stato in un campo di battaglia, non solo per gli affari, ma anche per le malattie. Conto due morte tra le mie penitenti, ed altra è gravissima, per non dire di una quarta che non è mia penitente, ma che pure devo assistere per come mi è possibile; ho avuto quasi un mese di travagli di notte e di giorno.

Sia tutto come vuole Dio, ma la supplico, per le gravi afflizioni che mi circondano, di pregare e far pregare per me.

Perdoni se in tante angustie si è trascurata la rimessa della cifra domandata. La riceverà per mezzo di Pizzurro o in lettera d’ordine,dai Sig.ri Ferrara o in fede di credito.

Ho già fatto comprare la Fabbiola per l’anima che il Signore le ha affidato, e ho domandato la preghiera delle nostre orfanelle per ottenere la grazia che la S. V. desidera.

Per la Vita di S. Maddalena siamo in ricerca, però come sarà legata la Fabbiola la manderà; per fare più presto l’altra la manderò appresso.

Ritorna Vitale per altra botte di vino; quando saremo all’ultima caricata, mi farà il favore di mandare il conto di tutto il vino, cifrando quello che Vitale si ha pigliato per conto suo, oltre il diritto della vivenda.

P. D. Pasquale, ho molto bisogno dell’aiuto della preghiera, non mi abbandoni particolarmente nell’incruento sacrificio.

Mi benedica con tutti e mi creda sempreSuo aff. Servo ed AmicoSac. Giacomo Cusmano

P. S. - M. Gaetano Pizzurro non è tornato; se fosse partito senza farsi vedere, troverà lettera assicurata alla posta.

Palermo, 25 dicembre 1877

Rev.mo P. D. Pasquale

Buon Natale e buon Capodanno a Lei con tutta la famiglia con tutte le benedizioni del cielo.

Sono stato in un mondo di occupazioni straordinarie ed inaspettate, e per questo anche un po’ di ritardo e di silenzio, oltre la causa dell’attenuato smaltimento dello smercio del vino. Speriamo che il Signore rimetta le cose all’antico e potere fare migliori affari per l’avvenire.

Ritorna Vitale per caricare altra botte di vino, la prego a portare sempre il conto diviso della vivenda esuberante.

Non so quanto prima potrà riuscire di ritornare costì, molto più per la coltura della campagna e per il riparo del fiume, che meriterebbe una particolare attenzione; metto tutto nelle mani di Dio.

Accetti gli ossequi di tutti i miei per parte ancora della sua famiglia.

Mi benedica con tutti nel nome del Signore e mi creda sempreSuo Servo ed Amico

Sac. Giacomo Cusmano

Beatissimo Padre180

In questa mia Sede da qualche decennio è sorta un’Opera sotto il titolo di Boccone del Povero, che ha per iscopo di educare e d’alimentare alcune orfane ricoverate, e quando la questua abbonda, di portare a domicilio dei soccorsi a famiglie, che non sono in grado di procurarsi da vivere. Una tale associazione ebbe dal mio Predecessore la Istituzione Canonica, e la benedetta memoria del S. Padre Pio IX la benediceva particolarmente ed in modo speciale il 24 luglio 1868. Or venuti meno i soccorsi per mancanza di braccia, che si prestino a raccogliere all’uopo, si è pensato dai Moderatori dell’Opera in parola di istituire una Congregazione di Sorelle di Carità pei poveri, il cui scopo è cooperare, mediante colletta e con altro mezzo all’incremento di detta Opera. Il Rev.mo Etienne, Superiore Generale dei figli e delle figlie di S. Vincenzo dei Paoli, con pagella del 23 febbraio 1869 fece partecipi gli associati di tutti i singoli sacrifici, preghiere, ed altre buone opere della Congregazione della Missione. Ades-

180 Questa lettera del Card. Celesia, suggerita dal P. Giacomo, non sappiamo se fu spedita al S. Padre; la mettiamo al principio delle lettere del 1878, restando sempre un documento storico per la nostra Opera.

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so si è fondato la Cong.ne delle Sorelle181; i Superiori di essa implorano dalla carità della Santità V. di essere partecipi tutte le Sorelle delle Indulgenze così parziali che plenarie, che godono i figli e le figlie di S. Vincenzo, e qualora la Santità V., nella carità, che l’anima, il crederà, anche delle indulgenze, delle quali trovasi arricchito il terz’Ordine secolare di S. Francesco.

Io, testimone dei bisogni in cui versa l’Opera, che tanto bene potrebbe operare, onde abbondasse di mezzi, raccomando alla Santità V. l’esposto, perché tanto le sorelle, che hanno già dato il loro nome, quanto altre, adescate dai tesori delle Indulgenze suddette, si cooperino con tutto zelo a concorrere colla loro opera, onde procurare i necessari soccorsi.

Mi prostro al bacio del sacro piede, ed imploro l’apostolica Benedizione.

Di V. SantitàLeone Papa XIIIRoma

Um. Servo, e figlio Ubb.mo in C. C. + Michelangelo Celesia Arcivescovo

Palermo, 13 marzo 1878

Palermo, 6 febbraio 1878

Rev.mo P. D. Pasquale

Eccomi alla S. V. dopo che l’asta fu aggiudicata

181 Si tratta delle pie Signorine che servivano i Poveri e che cominciavano a vivere in comunità. L’istituzione vera e propria avvenne il 23 maggio 1880.

in favore Suo, io le scrissi dandoLe ragguaglio di tutto, ed oltre ciò, Le rapportava l’aneddoto del danaro concernente il parente Suo. Lo stesso però ritornò di nuovo a parlarmi sull’assunto, e volle che io avessi scritto al Sig. Albanese per consegnare la retta in L. 47 e più, perché asseriva dovere uscire taluni atti in Monreale. Poi io andai dal Sig. Albanese, il quale mi disse che non avea domandato nessun’atto, ed oltre ciò, mi aggiungea che avea pagato del suo L. 14 e rotti per la dichiarazione già fatta per l’aggiudicazione in nome Suo. Mi disse che la procura non bisogna, ma che passati i 15 giorni si avrà la sentenza di aggiudicazione in Suo favore, e sarà mia cura fargliela arrivare.

Passerò io al Signor Albanese le L. 14 e rotti di sopra, e se bisogneranno ancora altre spese e le terrò a suo conto; la S. V. penserà a compensare le L. 46 o 47 che si pigliò suo parente.

Intorno alla mia campagna, quando io con dolore vidi qui gli uomini, mi era scoraggiato; ora, se la S. V. resta contenta del loro lavoro e mi aiuta finché non si compie il mutuo colla banca del credito fondiario, giacché non vogliono conchiudere colla metateria con un terzo di soccorso, restano come estagliatieri a rivista, ed io oltreché manderò tutto quello che posso introitare dalla sparuta vendita che qui si fa del vino, come farò il mutuo, salderò quanto V. S. avrà speso, e metterà nelle sue mani quella somma che potrà credere necessaria all’espletamento di tutte le colture.

Ho dato Lire quaranta al fratello di Ferdinando Namio, che si chiama Francesco; la S. V. mi farà la

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carità di far passare la rivista di tutto il lavoro, e portare unico conto di tutto il soccorso che loro si è dato, talché se la differenza si potrà ripianare nel corso del lavoro per la loro abilità e sarà tutto finito, altrimenti alla fine vedremo come si dovrà calcolare.

Nell’altra settimana, come mi fa sperare Radicello, l’Avvocato, forse sarò al caso di venire unitamente al perito, ed io la pregava se può, di farmi trovare i passi del fondo murati e pulita la via, mandandogli due o tre calabresi, quanto saranno necessari, e ciò ad oggetto di non far ricevere la brutta impressione di un luogo abbandonato, perché dall’esito della perizia io umanamente conto l’esito delle mie faccende, dopoché per essa potrò ottenere un più grande o piccolo mutuo da potere fare tutte le speculazioni e i miglioramenti necessari.

Perdoni se ardisco incomodarLa tanto, ma mi faccia la carità nel nome del Signore e spero che non debbo restare indietro. Mi benedica con tutti e mi creda sempre

Suo Um. ServoSac. G. Cusmano

Palermo, 21 febbraio 1878

Rev.mo P. D. Pasquale

Di seguito alla mia ultima inviata con Naimo, vengo a dirLe che, la sera parlai col Sig. Camillo Albanese, il quale mi disse che tutto era andato per come io Le avea scritto; non le fo tenere la bozza della pro-

cura perché forse non sarà necessaria, al bisogno la manderò.Stasera sarò di nuovo dallo stesso e domani tornerò a scrivere.Per cotesti affari io non trovo riparo se la sua carità ed amicizia per

poco si stanca, però spero essere alla vigilia di tutte le angustie che mi sovrastano, perché l’avvocato Radicella mi ha fatto sperare che in brevissimi giorni potrò avere dalla Banca del credito fondiario, e alla discreta ragionata del 6,1/4 per cento, la cifra che mi bisogna per aggiustare tutte le cose mie.

Forse, se non potrà esimersi per gli atti di gabella, nei primi dell’entrante settimana, verrà il perito e tutto si espleterà colla massima alacrità.

La prego quindi ad aggiustare, nel modo come io la pregai, la faccenda della mia coltura, perché, fatto il mutuo, metterò nelle Sue mani la somma che crederà necessaria per tutta la coltura, sempre nella intenzione di farla da compagno e padrone, e così non darle più grave sollecitudine d’interesse.

Mi piacerebbe se, venendo il perito, potesse trovare, oltre gli uomini che espletano la coltura, murati i passi e tragittabile la via, per la quale si ha ricevuto tanto guasto.

Perdoni se sono tanto indiscreto; è un momento gravissimo per la mia posizione e non avrei dove ricorrere senza la Sua amicizia.

Mi benedica con tutti e preghi per meSuo Um. Servo

Sac. G. Cusmano

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24 febbraio 1878

Rev. mo P. D. Pasquale

Scrivo nel momento che dovrei essere in chiesa per la congregazione delle Sorelle di carità. Le dico solamente che può dare carico al porgitore Giuseppe Vitale d’altra botte del solito vino, e che mi raccomando alla sua carità ed amicizia per la mia campagna. Colla posta altra mia dettagliata. Mi benedica con tutti

Suo Um. ServoSac. G. Cusmano

Palermo, 6 marzo 1878

Eccellenza Rev.ma182

L’Associazione del Boccone del Povero benedetta in modo speciale dal S. Padre Pio IX di gloriosa e pia memoria, addì 24 luglio 1868, ed istituita canonicamente il giorno otto dicembre dello stesso anno, con decreto di Mons. Arciv. Naselli, otteneva il dì 23 febbraio 1869 dal Rev.mo Etienne, Sup.re Gen.le della Congregazione della Missione la grazia di poter partecipare a tutti i singoli sacrifizi, preghiere ed altre buone opere di tutta la mentovata Cong.ne.

Ora però, in occasione che si è aperta a pro della medesima Associazione una Cong.ne di Sorelle di Carità pei Poveri, il cui scopo è di cooperare, o mediante

182 In seguito a questa lettera, sarà stata scritta dal Card. Celesia la petizione al S. Padre con la data del 13 marzo 1878, p. 295.

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la colletta, o con altro mezzo, all’incremento di detta Associazione e all’alimento dei poveri, a fine di incoraggiare sempre più le sorelle che han già dato il loro nome all’opera, e muoverne altre a seguirne l’esempio, si è pensato da’ moderatori di essa Cong.ne supplicare l’E. V. Rev.ma si degni ottenere dalla S. Sede alle Sorelle della detta Cong.ne la grazia di partecipare a tutte le Indulgenze così parziali che plenarie, le quali si godono non solo dai figli e le figlie di S. Vincenzo de’ Paoli, ma altresì quelle del terz’Ordine secolare di S. Francesco che ne è così ricco.

Nel felice momento in cui tutta la Chiesa tripudia per l’esaltamento del nuovo Pontefice alla Cattedra di S. Pietro, è lecito sperare che una tal grazia sarà facilmente ottenuta; e con tal fiducia il sottoscritto, anche a nome dei suoi collaboratori Sacerdoti, raccomanda alla benigna cooperazione dell’E. V. R. il pieno adempimento dei loro voti e delle loro suppliche.

Umilissimo SudditoSac. Giacomo Cusmano S.d.P.

N. B. -Con preghiera di indirizzare la presente in Curia.

Palermo, 13 marzo 1878

Rev.mo P. D. Pasquale

Iddio la rimuneri con la misura del Suo divin cuore per tutto quello che ha fatto in pro mia e della mia famiglia.

Non ho avuto né tempo, né possibilità di scriverLe

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pria d’ora perché tutte le cose mie vanno stentate, ma il Signore così mi educa a porre in Lui tutte le mie speranze e mi esercita alla Sua adorabile volontà.

L’affare, però, colla banca cammina con alacrità, e comunque non ancora finito l’esame delle carte, pure sulla preventiva fatta coll’atto di gabelle, da V. S. stipulato, che porta il valore del fondo a più di 80000 lire, hanno ordinato la perizia. Come avrò mezzi di fare il deposito per la stessa, immediatamente verrò di unita al perito già scelto ch’è il Sig. Antonino Romano.

Colla confidenza che la S. V. mi ha accordato, le domando se potrà favorirmi, secondo il solito, per letto e qualche cosa che potrebbe servire per tavola, onde procurare di trattarlo come conviene. Le acchiudo lire cento, avvalendomi dell’ottimo D. Giulio; spero pria di finire la settimana poterLe mandare maggior somma, o al massimo nei primi della entrante.

Le compiego due ... ; tengo a mio potere uno del Sig. Giuseppe Termini, l’altro della felice memoria di D. Paolo Terranova, in favore della vedova Graziano.

Mi furono dati dal Sig. Camillo Albanese, il quale si è a me raccomandato per procurarne l’esazione. La S. V., se lo crede, farà all’amichevole le pratiche possibili per arrivare allo scopo, altrimenti vi penseremo come verrò io.

Pel Suo affare, il lodato Sig. Albanese mi ha fatto sapere che l’ultima dichiarazione fatta, per sgravare la S. V. del 3° lotto, non può essere accettata, ma invece bisognò farsi indistinta ed è mestieri che con un atto

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presso Notaio si faccia la dichiarazione che i primi due lotti sono Suoi, il terzo del suo parente, e ciò per evitare che la S. V. fosse implicato in tutte le questioni possibili a sorgere per l’apprezziazione fatta sopra un imponibile evidente.

D. Giovanni stamane dovea ritornare dal Sig. Albanese per pigliarsi o la bozza della procura a fine di stipolare l’atto di questa o la bozza dell’atto venendo lui domani con D. Giulio per stipolarlo costì e far pronto ritorno.

Eravamo rimasti che veniva a trovarmi, ma sino ora, che sono le 8 p.m., tuttavia non viene. Spero che non trascurerà di renderlo avvertito sul da farsi o che venga personalmente.

Le auguro buona salute con tutti dei suoi, che ossequio da parte ancora dei miei tutti. Mi benedica nel Signore e preghi per me

Suo Um. ed aff. ServoSac. Giacomo Cusmano

P. S. - Se avrà occasione di scrivermi, mi faccia sapere se resta contento degli uomini e come si va?

21 marzo 1878

Carissimo Gioacchino

Grato sempre ai tuoi favori, mi avvalgo della tua amicizia e bontà sempre per me in un momento che mi è impossibile di evitare d’incomodarti.

303

Palermo, 15 aprile 1878

Io, qui sotto scritto, confesso avere ricevuto in elemosina per le orfane dimoranti in questo stabilimento, n. quaranta pani di mezzo chilo per uno.

Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 28 aprile 1878

Rev.mo P. D. Pasquale

Da che venni, sono stato notte e giorno fra morti e moribondi, oltre il traffico delle 40 ore circolari che si levarono ieri sera.

Quasi per miracolo riuscii a pagare le L. 400 a suo fratello Vincenzo. Sia lode al Signore che sorregge di una maniera miracolosa la fabbrica cadente di questa povera casa.

La relazione di Muffoletto ascese a L. 71900 e rotti; con ciò non potrò raggiungere l’ideale della mia mente, ma farò quello che vorrà Dio, però passerà ancora qualche giorno per andare avanti.

Farò leggere il suo giusto rimprovero a D. Paolino per l’atto suo, e spero riuscire allo scopo.

Sono lieto del 2° affare che la S. V. ha fatto con Caruso, e Dio La benedirà nei suoi progetti.

Se tuttavia resta roba in continuazione della sua, vorrei che la S. V. la tenesse in trattativa per fino a quando io verrò costì, e poi risolveremo col suo consiglio il da farsi.

Non le dico nulla per la mia campagna, però la

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prego di aiutarmi per come ha fatto onde procurare il maggior utile possibile, perché sarò alla vigilia di potere saldare il mio debito colla S. V., e quello che vedo interessante si è di tirare dalla campagna il maggior utile possibile, altrimenti perderò tutti gli sforzi fatti.

La S. V. che ha avuto la carità d’interessarsi della mia posizione ed ha la vista di sapermi aiutare, non si stanchi di farlo per miei demeriti, ché il Signore la compenserà.

Mi avvisi che quantità di Zolfo bisogna per me, che al ritorno del carretto, che sarà domani, lo manderò e se vuole comandarmi per conto suo, sono pronto a servirla.

Accetti tanti ossequi di questi miei e con stima invariabile mi credaSuo Um. Servo ed Amico

Sac. Giacomo Cusmano

31 aprile 1878

Gentilissimo Signore

La porgitrice del presente è la buona vedova che io Le raccomandai. La stessa abita via del Crocifisso, all’albergheria, n. 17.

Sarà cortese sentirla un momento per conoscere le circostanze che l’obbligano, e Le resterei tenutissimo se potesse almeno provvederla del pane giornaliero.

Profitto di questa occasione per dirle che da molto tempo non è venuto qui più il solito pane, e le assi-

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curo che in atto queste povere Orfanelle ne hanno vero bisogno, non mi dimentichi per carità.

Mi creda con tutto rispetto.Suo Um. Servo

Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 5 giugno 1878

Rev.mo P. D. Pasquale

Senza l’aiuto speciale della grazia di Dio, mercè la protezione della Mamma mia santissima, e la sicurezza di trovar sempre nella S. V. un cuore amico e caritatevole, non avrei avuto certamente la forza di reggere alle sofferenze recatemi dal mancare a doveri, che pesano sul mio cuore di un modo indicibile. Pure il Signore ha voluto così, e per nessuna via ho potuto fin’ora riuscire ne anco al pagamento del Sig. Savagnone.

Ad evitare il dispiacere Suo e di Suo Sig. Padre, ho pregato tanto il Sig. Savagnone che il Sig. Caruso ad aspettarmi qualche altro giorno, pregandoli di non volerli più angustiare con lettere pressanti, perché il denaro è in mio potere, e mio è il dovere di adempiere al pagamento; ed io, continuando a lavorare e pregare, spero che il Signore mi farà la grazia di uscire dalla angustia in cui sono per avere amareggiato il cor Suo e di Suo Sig. Padre.

Son certo che la S. V. vorrà credere facilmente che, se io avessi potuto prevedere l’incidente che ha dato tanta remora ai miei affari, di certo non vi sarei capitato; e tanto meno avrei saputo permettere che vi

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capitassero altri per colpa mia, ma il Signore ha voluto castigare così le ansie del mio cuore, ed io non vedo che sia troppo pel mio demerito, però mi è troppo sensibile l’altrui sofferenza per colpa mia.

La prego, caldamente di tenere addolcito l’animo di Suo Sig. Padre, mentre io non lascerò di adoperarmi finché avrò fatto i dovuti pagamenti, e, fino a quando il Signore non mi darà grazia di trovare il danaro, procurerò per ogni mezzo di evitare le dispiacevoli conseguenze, mostrando, com’è vero, che la colpa è mia e non della S. V.

Nulla di dettaglio posso dirLe dell’angustievole faccenda Pignataro, perché sarebbe lungo e penoso il dire; domani sentirò il parere del consiglio della Banca e, se la faccenda non sarà accomodabile, farò sbrigare l’affare per quella parte che riguarda noi solamente, e poi ce la vedremo legalmente.

Capitando il danaro, passerò al Sig. Caruso la somma che la S. V. mi ha ordinato; però amerei sapere se per le 4 mila la S. V. volesse oppure no trattare colla banca; nell’affermativa, a maggiore Suo chiarimento, Le manderei la libretta e La informerei del come potrebbe ridursi il fruttato della stessa al 4%. Attendo Sua lettera.

Mi assicuri del Suo benigno perdono per tanti disturbi che io Le ho recato.

Accetti infiniti rispetti da parte di questi miei e per tutti di sua degna famiglia.

Mi benedica nel Signore e mi creda sempre.Suo Um. Servo

Sac. Giacomo Cusmano

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6 giugno 1878

Gentilissimo Sig. Antonio

Da molto tempo avrei voluto scriverLe per ultimare le pratiche del Suo affare, ma la mia eccezionale posizione, per la quale giro sempre in una ruota che non ferma mai, non mi ha fatto riuscire in tale impegno.

Le acchiudo la petizione da me fatta al Cardinale Penitenziere perché la S. V. la legga e la completi mettendo i nomi e aggiungendo, se io dimenticai, circostanza interessante. Dalla lettura della stessa rileverà che, ottenendo tale dispensa, abbiamo ottenuto tutto quello che si desidera e saranno compiti i suoi desideri.

Attendo Suo riscontro e subito La servirò per mezzo di questo Segretario, al quale io consegnerò chiusa la mia lettera, ed il contenuto resterà nel segreto nostro e della Sacra penitenzieria solamente.

Sono stato e sono tuttavia in gravissime angustie e non ho avuto il tempo opportuno per avere il bene di rivederLa; desideroso però di poterla visitare pria di partire, amerei sapere sino a quando si tratterrà in questa per vedere se potrò riuscirvi; mi avvisi pure se alle 8 del mattino la troverò sempre in casa.

Le auguro tutte le benedizioni del cielo e, pieno di stima e rispetto, mi do l’onore di essere

Suo Um. ServoSac. Giacomo Cusmano

P. S. - Badi a non smarrire la lettera del Vescovo di Cefalù.

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Palermo, 10 giugno 1878

Eccellenza Rev.ma (Mons. Turano) Padre dell’anima mia

Pria che a me fosse pervenuta la sua pregiatissima ultima, tanto P. Impeduglia che il Sig. Perez, nell’intenzione sempre di rendere all’E. V. il dovuto ossequio e rispetto, pensavano all’inconvenienza di ripetere la elezione in favore del P. Basile, ed il P. Impeduglia veniva ad avvertirmi che aveano già scritto al P. Pizzarrone per mandare la sua rinunzia nella forma pià ampia, lasciando alla benignità del Pastore la reintegrazione della di lui fama per la eccepita indegnità. Sicuri di riuscirvi appena arrivata la d. rinuncia, il Sig. Perez è pronto a fare la elezione in favore di Moscato o di altri che l’E. V. ordinerà. Intorno alla congrua spettante all’attuale economo Moscato, sappia che è stata pagata sin dal mese di dicembre, e P. Impeduglia ha visto l’epoca firmata da questo economo generale, perché mancando il titolare, il pagamento deve farsi in questo ufficio di economato. È mestiere adunque che si liquidi l’avere di Pizzarrone e poi potrà esigersi anche quello del Padre Moscato; faccia accudire presso questo economo generale.

Intorno all’affare dei saputi coniugi a me tocca sempre di venerare le sue risoluzioni, ma a me sembra che V. E. fosse dispiaciuta anche con me, sia per non avermi scritto, quando le scrissi sotto la pressione di una imminente catastrofe, sia ancora nell’abbandono che vuol fare delle loro anime alla mia direzione. L’E.

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V. conosce benissimo che, eccetto due o tre, tutte le anime che a me ricorrono non sono mie che per questo solo titolo di essere sue, ed io reputo di gravissimo loro danno l’essere sottratte dalla S. direzione dell’E. V. e loro tanto lo comprendono che a me non vengono se non solo per confessarsi. Stando così le cose, è impossibile che V. E. le abbandoni e molto più che abbandoni me nella loro direzione, sapendo quanto bisogno mi abbia del suo consiglio, da non fidarmi, affatto di continuare a confessarle.

La prego dunque a nome di G. C., vita nostra, di riprendermi in ciò che io involontariamente abbia potuto mancare, ma di non lasciarmi privo del suo paterno affetto e del suo illuminato consiglio in tutto e molto più nella grave responsabilità delle anime.

Palermo, 16 giugno 1878

Rev.mo P. D. Pasquale

Il Signore mi ha visitato nella maniera la più sensibile facendomi venire meno colla S. V. e con Suo Sig. Padre, materialmente, per l’attrasso che ha dovuto soffrire, senza mia colpa, tanto al versamento da fare al Sig. Caruso, quanto a quello del Sig. Savagnone. La S. V. certamente crede che io non ho lasciato né lascio di far tutto il possibile, perché se non arrivo a pagare, almeno potessi evitare le tristi conseguenze. Perdoni se io, nella massima tribulazione, non so nemmeno cosa mi dica.

Il Sig. Savagnone aspetta sino a domenica ventura,

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ed io spero arrivare opportuno, ma il Sig. Caruso mi ha fatto un mondo di premura ed a stento, fin’ora, ho potuto ottenere che non scrivesse o che non procedesse contro la S. V.

Ieri sera gli facea vedere che il danaro suo l’ho io, e sono io che manco e non la S. V.; gli ho detto che per essere risparmiato dal dolore che V. S. soffrisse per colpa mia, sarei contento di pagare qualunque interesse, che se mi aspetta sono pronto a qualunque cautela ed anche a pagare le altre cambiali etc. etc. Ma a nessun patto ho potuto ottenere una conciliazione; sempre mi dice che è pronto e necessitato a spedire l’usciere, ed io a pregare, e di giorno in giorno siamo giunti sino a questa sera.

Spero che questa sera il Signore mi aiuti di avere qualche via di accomodo, e poter tranquillizzare un poco il mio spirito.

Sono sicuro però che la S. V. non vorrà chiamarmi ingrato ed irriconoscente.

Io, che ho ricevuto tanti favori e tanta carità dalla s. V., debbo essere motivo di suo dolore!... Le assicuro che mi sento straziare il cuore.

La S. V., però, ad ogni evento creda che io vorrà indennizzarlo di tutto quello che potrà soffrire per colpa mia, se il Signore, come spero, non mi farà arrivare ad aggiustare le cose.

Sto dividendo la perizia per fare il mutuo pel mio fondo solamente e così sbrigare una partita di cose, il resto a miglior tempo.

Mi perdoni, mi benedica con tutti, m’impetri ve-

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nia dai Suoi, che ossequio e mi accordi sempre di potermi ripetere come desidero

Suo aff. ed Um. Servo Sac. Giacomo Cusmano

Girgenti, 19 giugno 1878

Carissimi Tutti in G. C.

Arrivato felicemente e di buona salute come ho trovato il Padre nostro. Vi impartisco la Sua speciale Benedizione per tutti.

Vostro aff. in G. C. Sac. G. Cusmano

Palermo, 8 luglio 1878

Rev.mo P. D. Pasquale

Pieno di dolore e di vergogna vergo la presente per ottenere conforto da Suo amico riscontro. Nulla so dire per le mie involontarie mancanze, che mi hanno anche rovinato nella salute. Il Signore nei Suoi santi disegni, ha creduto che il mio bene stia in tali avvenimenti, ed io ne studio la provvidenza in pacifica rassegnazione. Però non so di quanti danni sia stato io causa alla S. V. ed al Suo Sig. Padre, e per questo imploro dal Suo cuore amico che mi sollevi da tanto dolore, calcolando a mio carico tutto quello che avranno potuto soffrire per me, purché mi conservino integro l’affetto e l’amicizia che mi hanno accordato.

Finalmente il Sig. Pignataro e Compagni, dietro un mondo di tergiversazioni, si sono convinti del loro

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torto, o meglio il Signore mi ha dato mezzo di smascherarli, e così si sono persuasi di tentare l’accomodo col Sig. Florio.

Speriamo che non insorgessero altri guai e potere finalizzare tutto con buon’esito, ma se tanti intoppi non si fossero presentati, io sarei stato al caso o di perdere tutto o di comprare 15000 lire di liti, che sarebbero finite colla vita mia.

Le assicuro che, se potessi andare indietro e vendere tutto, lo farei ad occhi chiusi, tanto sono avvilito pei tristi effetti che ho dovuto esperimentare, conversando in traffichi e commerci.

Ma mi trovo impegnato e debbo andare avanti per quel S. fine e sia tutto come vuole Dio.

Ho inteso che la Sua salute non è florida come al consueto, e la prego di darmene notizia e di volersi risparmiare un poco da tanto strapazzo, restandole molto da fare pel bene delle anime.

Sia cortese presentarmi com’è possibile a Suo Sig. Padre e tutti di famiglia.

Io sono obbligato di finire di tirarmi il vino, ma non manderò se non dopo avere ricevuto Sua lettera che mi dice come regolarmi. Anche per questa partita ho avuto da deplorare, perché tutto quel vino, che era miscelato col mio, si è fatto aceto.

Sia lodato e benedetto Dio in tutto ciò che dispone.Mi benedica con questi miei e mi creda sempre ed invarabilmente

Suo Servo Um.Sac. G. Cusmano

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10 luglio 1878

Carissimo Fratello

Consultato l’affare Scrofani e C. moralmente e legalmente, ecco i risultati dai quali non posso venir meno.

Io non posso firmare lo scioglimento dell’antico atto se pria non è dichiarata la mia irresponsabilità; sulle reste ad esigere non sono garantito dalle pretenzioni di terzi, che si potrebbero credere creditori e non viene liquidato l’avere dei poveri.

Ciò posto, consulta Bivona, e stasera all’ave ci rivedremo nella Parrocchia di S. Croce; chi prima arriva aspetta.

Credimi con affetto invariabileTuo aff. Fratello

Sac. G. Cusmano

Palermo, 17 luglio 1878

Eccellenza Rev.ma

Il sottoscritto in esecuzione dei Decreti di Sacra... chiede da V. E. Rev.ma la conferma delle seguenti facoltà ottenute a voce.

1. Di confessare nelle due chiese dei SS. 40 Martiri e di S. Marco in qualunque ora del giorno, ed anche trattandosi di una sola penitente.

2. Di confessarsi le Recluse del Boccone del Povero dai confessori designati nel lettorino della Chiesa e ciò anche per i miei parenti che vengono di fuori.

3. Di prolungare le confessioni anche dopo l’Ave-

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maria nelle due chiese sopra dette ed in quello di S. Cita, come pure di potere confessare nelle ore di sera le persone di cui è parola all’articolo secondo.

4. Di confessare in casa la Signora Labbruzza di Salaparuta e la Marchesina Vannucci.

Tanto spera prostrato al bacio del Sacro Anello183.Um. Servo e Suddito

Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 21 luglio 1878

Rev.mo P. D. Pasquale

Desideroso di Suoi caratteri, vergo la presente per dirLe che il Sig. Pignataro finalmente si convinse del suo torto e parlò col Sig. Florio, il quàle ha rilasciato intieramente il suo credito ed interviene all’atto.

Così essendo, se non si trovano altri intoppi, spero che presto si ultimi il mio affare colla Banca e poter quanto prima accomodare le cose mie.

Io sto un passo indietro colla S. V., dietro averLe dato tanto disturbo, e non so muovermi se pria la S. V. non mi dice cosa debbo fare.

Ho soccorso a Ferdinando quello che ho potuto e mi assicura che tutto va bene. Non so se devo far mietere ora il sommacco, se devono roncarsi le vigne; spero qualche sua notizia anche sul da farsi per queste cose.

183 Palermo, 18 luglio 1878 - In considerazione di motivi speciali concediamo ad triennium, le implorate facoltà. + Celesia Arcivescovo.

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Le auguro buona salute con tutti di sua degna famiglia, che ossequio anche per parte di questi miei.

Desidero sapere come regolarmi pel vino del suo Sig. Padre.Mi creda sempre grato e riconoscente ai suoi immensi favori, e mi

conservi la sua stima ed amicizia.Mi benedica con tutti, e, pieno di stima e rispetto, mi creda sempre

Suo Um. ServoSac. C. Cusmano

Palermo, 27 luglio 1878

Ill.mo e Rev.mo Monsignore184

Ritornato da Girgenti, per cumulo di affari, non pria d’ora ho potuto riscontrare la Sua pregiatissima del 3 volgente.

L’Opera del Boccone del Povero, nata in Palermo nell’anno 1867 senza alcuna conoscenza della Pia Opera delle Piccole Sorelle de’ Poveri, per disposizione della Provvidenza, trovasi informata allo stesso spirito e diretta alla pratica delle stesse costituzioni, con questo solo di diverso che, le Piccole Sorelle dei Poveri limitano l’esercizio della loro carità ai soli vecchi, e queste pie Sorelle, intese col nome di Serve dei Poveri, si prestano a tutto l’esercizio caritatevole delle Figlie della carità di S. Vincenzo de' Paoli, vasta sorgente, dalla quale emanano questi piccoli rigagnoli.

184 Confronta lettera del 9 agosto 1878, p. 320.

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Ora però che con molta consolazione si è saputo, che queste due Istituzioni, senza conoscersi hanno lo stesso spirito e le stesse costituzioni; si è scritto al molto R. Abbate Lepailleur, ad oggetto di darci un numero di quelle buone Sorelle per guidare il nostro noviziato, e far si che questa piccola opera del Boccone del Povero cresca all’ombra di quella delle piccole Sorelle dei Poveri, tanto da Dio benedetta e prosperata che in meno di mezzo secolo è già dilatata per tutto il mondo.

Credo con questo, avere fornito tutte le notizie che posso darle al momento. Quando avremo risultati delle pratiche pendenti presso il Rev.mo Abbate Lepailleur, saprò con maggiore dettaglio fornirla delle notizie necessarie alla fondazione che vuol farsi costì e questo per la piccola e nascente opera del Boccone del Povero.

Se poi vogliono fondare una casa per aiutare solamente i poveri vecchi, possono prontamente dirigersi alla Superiora delle Piccole Sorelle dei Poveri che sono in Catania, o direttamente al Rev.mo Sig. Abbate del quale trascrivo qui in margine l’indirizzo:

Monsieur l’Abbè Lepailleur Superieur General de Petites Soeurs des Pauvres.

A la Tour S.t. JosephBicherel (Ile et Vilaine)Mi benedica con tutti di questa povera casa. M’implori una speciale

benedizione di S. E. Rev.ma Monsignor Vescovo e mi creda sempre pieno di stima e rispetto.

Suo Um. e Dev.Sac. G. Cusmano

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3 agosto 1878

Figlie mie in G. C.

Sono le quattro meno un quarto ed il povero Frate Giovanni, venuto qui col boccone alla bocca, aspetta una mia scritta per togliere d’angustia le buone figlie mie. Eccomi pronto. Continuo della stessa maniera senza cosa alcuna in contrario.

Domani aspetto il medico e vedremo cosa dirà. Sembra che la cosa della casa si fosse in qualche modo aggiustata, perché si rinnova il contratto. Mettiamo tutto nelle mani di Dio e della Mamma nostra Santissima.

Vi prego per amore del Signore a volervi serenare.Pregate per me

Vostro P. in G. C.Sac. G. Cusmano

3 agosto 1878

Figlie mie in G. C.

Quando questa povera donna non porta mia lettera, non manca per essa perché non manca di essere insistente per averla, ma è appunto perché io non posso scrivere in date circostanze.

Ora vengo dal mio confessore ed avrei voluto risparmiarmi di fare questa lunga scala e dirmi la santa Messa, ma invece bisogna salire per scrivere onde risparmiare a voi un dispiacere e a questa poveretta una guerra terribile.

Non vi ho detto sempre che non dovete mai rego-

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larvi così? Che io non lascerò mai di avvertirvi quando soffro cosa in contrario? perché per una piccola sofferenza che io ho vi agitate tanto?

Non esco e non mi metto al lavoro semplicemente per vincere questo eccitamento locale, ma non ho altro che quello che vi ho detto.

State serene, continuate la S. Comunione e pregate per me che vi benedico nel nome del Signore.

Vostro Padre in G. C.Sac. G. Cusmano

8 agosto 1878

Figlie mie

È venuto il medico a visitarmi e non trova altro che quello che io ho detto, l’incomodo cronico esacerbato, e da questo tutti i miei disturbi.

Sta sera mi applicherò le mignatte indicate dal medico, e dopo due giorni spero uscire e rimettermi alle mie faccende.

State serene e non stabilite paragoni che non reggono. Io col Padre farei quello che potrei e che mi sarebbe permesso, così dovete far voi per fare la volontà di Dio, e questo sempre in pace e non altrimenti.

Vi benedico nel Signore. Pregate per me.Vostro P. in G. C.

Sac. G. Cusmano

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Palermo, 9 agosto 1873

(Bozza autografa)

Ill.mo e Rev.mo Signore185

Sin dall’anno 1867 è nata qui una pia istituzione intitolata il «Boccone del Povero» collo scopo di riprodurre tra noi le opere di San Vincenzo de’ Paoli con Costituzioni adattate ai bisogni dell’Isola nostra.

Detta opera otteneva una speciale Benedizione dal Sommo Pontefice Pio IX, di santa e venerata memoria, addì 5 agosto 1868, e per Suo impulso veniva canonicamente istituita da S. E. Rev.ma Monsignore Arcivescovo Naselli in data 10 dicembre dello stesso anno, poi affiliata alle opere di S. Vincenzo de’ Paoli con decreto del Rev.mo Gen.le Etienne del 23 febbraio 1869.

Le abbondanti elemosine, che sin da principio si cominciarono a raccogliere dalla carità cittadina, furono sufficienti a soccorrere più di 300 famiglie oltre alle orfanelle raccolte sotto speciale custodia. Però ad accrescere sempre e perpetuare tale opera è mestieri che il Signore riunisca per lo spirito di vocazione un numero di anime generose, le quali, mettendo nelle mani dei Superiori tutto quello che possiedono per aversi la sorte di essere ammessi al servizio dei poverelli, si contentino vivere di quello che avanza ai poveri stessi.

Tale costituzione si credeva impossibile praticarsi,

185 All’Abate Lepailleur, fondatore delle Piccole Sorelle dei Poveri. - Esiste un’altra lettera dattilografata, quasi con le stesse parole, ma con la sola data dell’80. Non so come spiegarla.

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e quando si apprese che già era praticata dalle Piccole Sorelle dei Poveri, dalla S. V. istituite, grande fu la letizia dello scrivente il quale tosto si diresse alla Superiora Generale per avere un numero di quelle buone Suore a cui potere affidare l’opera che il Signore avea qui fatto nascere collo stesso spirito, ma pure senza che in modo alcuno si sapesse. Però fu di sommo dolore quando si seppe che, limitate solamente ad assistere i vecchi, si negavano quelle Suore di prestarsi in aiuto della detta opera, essendo scopo di questa seguire l’operosità delle Figlie della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli.

Ora essendo vicino il tempo di aprirsi una casa di noviziato o di ritiro per riunire ed esperimentare le anime che vogliono dedicarsi a questo ministero, si è ridestato il desiderio di avere quattro di coteste buone Sorelle dei Poveri, per affidar loro la direzione delle medesime, e formarne lo spirito.

Di questo modo non adoperandosi a ministeri che la loro regola non consente, non s’incontrerebbero difficoltà a potere avere il loro aiuto e così potere avere la sorte di riunire in unica Istituzione la regola di S. Vincenzo e le costituzioni che il Signore ha ispirato alla S. V. e che qui si è sempre desiderato abbracciare.

Sicuri che la carità della S. V. Rev.ma non vorrà negarsi a proteggere e realizzare questo pio desiderio, il sottoscritto implora oltre alle Suore che sono necessarie per la guida del noviziato, di essere coi suoi cooperatori annoverato tra i figli di V. S. con un decreto di affiliazione, contenti oltre ogni credere se potessero avere di stare sotto la Sua paterna direzione.

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Un Suo favorevole riscontro formerà la gioia di questa povera casa, che lo accetterà come una speciale benedizione di Dio, a cui rivolgerà per la S. V. le sue povere ma incessanti preghiere.

Gradisca i sensi della profonda stima e venerazione di chi ha l’onore di essere

Di V. S. Rev.maDev. Obbl.mo Servo

Monsieur l’Abbè Lepailleur - A la tour Saint Joseph - Bècherel - Ile et Vilaine186.

14 agosto 1878

Figlie mie in G. C.

Io continuo della stessa maniera, ma spero che domani la Mamma Santissima mi desse la forza di potermi rimettere alle mie solite faccende.

Stamane non è venuta Da Rosa ed io capisco, come ho potuto rilevare da qualche parola, che tutto vada in male, così permette il Signore che andassero tutte le cose mie.

Quanto prima spero che ci rivedremo e, se il Signore vorrà, procureremo aggiustare ogni cosa.

Oh dolce volontà del mio Dio! renditi dolce al mio guasto palato per assaporarti in ogni tempo e sentire sempre la tua soavità. Pregate per me che il Signore mi accordi tanta grazia che mi ha fatto sempre desiderare.

186 Questo indirizzo lo lasciamo per facilitare un possibile lavoro critico.

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Domani è giorno solennissimo per l’Assunzione della Mamma nostra Santissima; se potete fatemi la carità di offrire la S. Comunione per me.

Vi benedico nel nome del SignoreVostro P. in G. C.Sac. G. Cusmano

21 agosto 1873

Rev.mo Padre D. Pasquale

Trovandomi tuttavia incomodato, in vista della Sua ultima, ho scritto al Sig. Camillo Albanese per la sentenza di aggiudicazione, dichiarandogli l’urgenza che la S. V. mi manifesta. Oltre ciò procurerò di fare altre istanze se metterà remora a farmela arrivare.

Andiamo però a quello che ha fatto da più mesi il massimo della mia angustia.

La Banca domani stabilirà il giorno in cui si stipolerà il primo contratto; mi fanno sperare che in otto o 15 giorni potrebbe essere tutto finito, ma sin’ora non posso dire più di tanto. Domani con altra mia Le darò più preciso ragguaglio, ma non potrò certamente assicurarlo di poter pagare la dovuta somma per g.no 24 corrente, come la S. V. mi manifesta il bisogno.

Anzi per le spese che devono farsi spero in Dio che non mi faccia mancare il danaro ora che sono alla vigilia di potermi rilevare di tante angustie.

Pure non ho lasciato di aggirarmi per amici e conoscenti, ma i tempi sono assai tristi e spero poco assai un esito favorevole.

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Io non trovo parola per le tante angustie che le ho arrecato involontariamente. Spero che il Signore mi farà arrivare a mostrarle la gratitudine che le professo.

Mi consola sentirlo bene in salute come tutti di Sua degna famiglia, che ossequio da parte di tutti i miei coi quali, chiedendole la benedizione nel nome del Signore, mi ripeto

Suo Um. ServoSac. G. Cusmano

P. S. - Il Rev.mo P. Arciprete minaccia procedare per l’altrasse del canone Muffoletto, e mi sembra di umore diverso per la reluizione del canone, che amichevolmente mi avea detto poter fare al 9% invece del 9,½%, stanteché il ½% si era erogato nelle spese di sensali ed altro.

Ora che la Banca desidera il di lui intervento all’atto, mi dice che non può intervenire e che io sono obbligato a comprare tanto di rendita quanto sarebbe il canone e, risentito, mi minaccia procedimenti.

Il mio diritto è antecedente alla donazione fatta dal Rev.mo P. Riccobono, di felice memoria, e avendo consigliato la faccenda moralmente e legalmente, mi dicono che la Banca stessa farà l’offerta reale.

Resta questo per pura confidenza fatta alla Sua amicizia; però la prego di farmi usare misericordia, se può, dal Rev.mo P. Arciprete, che io stimo e rispetto tanto, ad evitare le spese inutili, perché io non lascerò di pagare quanto devo, ma al momento, ad onta di ogni spesa e sacrificio, non avrei da fare nulla.

Io pagherò gli arretri come frutti del capitale, ma

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non posso pagare come censo, avendo ottenuto la prelazione, altrimenti pregiudicherei il mio titolo e tutto sarebbe finito.

Mi raccomando alla sua amicizia per persuadere il Rev.mo P. Arciprete a non usarmi ostilità, assicurandolo che aggiusterò ogni cosa come sarà sbrigato il contratto colla Banca.

Di nuovo mi benedicaSuo Dev.mo e Obb. Servo

Sac. G. Cusmano

23 agosto 1878

Figlie mie in G. C.

Sono più giorni che io ho avuto volontà di venire ed il Signore non l’ha permesso; adoriamo il Suo santo volere.

Sono stato assai dispiaciuto dell’accaduto col R.mo P. Impeduglia ed avrei desiderato una riparazione, ma le vie del cuore può Dio solo scrutarle ed io non posso arrivare ad intendere le sue economie, se non per la misura dei disinganni per cui bisogna passare. Avrei voluto venire pria di scrivervi, ma venuto Frate Giovanni bisognò scrivere.

Domani forse sarà difficile che io venissi; se quello che dovete dirmi è urgente scrivetemi.

Vi benedico a nome del Signore, a cui ho fatto continue preghiere per rendere utile la mia assistenza verso le anime.

Pregate per meVostro P. in G. C.Sac. G. Cusmano

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2 settembre 1878

Rev.mo P. D. Pasquale

Si sono usciti i certificati d’iscrizione e trascrizioni e sembra che questo giovedì debba stipolarsi il 1° contratto, e poi all’altro giovedì potere avere il danaro.

Ricevo in punto la Sua ultima nella quale si manifesta l’ostinazione del Rev.mo P. Arciprete. Io non ho come fare; senza danaro non posso acchietarlo e, mancando questo, non posso che pregarlo per aspettarmi. Se V. S. può, procuri di farmi risparmiare le spese inutili; del resto sia tutto come vuole Dio.

Ho pregato mio cugino Gioacchino per raccogliere il moscatello e il calabrese, e metterlo in una stipa, dietro averlo fatto crivellare.

Iddio rimuneri la S. V. per la immensa carità ed amicizia che mi ha usato. Come sarò pronto ad avere il danaro, Le farò lettera d’avviso per sapere se debbo pagarlo qui o se debbo portarlo costì.

Mi benedica con tutti. Ossequio tutti di sua degna famiglia. Preghi per me.

Suo Um. ServoSac. G. Cusmano

10 settembre 1873

Eccellenza Rev.ma (Mons. Turano)

Padre dell’anima mia187

Ho in mio potere la sua raccomandata di ieri e

187 Conversione. Vocazione. Trepidazioni di coscienza e timori per l’Opera. Quanta umiltà!

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incoraggiato dalla sua carità, profitto del silenzio della notte per ritornare a scrivere. Io non dicea che vostra eccellenza mi avesse riscontrato incompletamente per ciò che riguarda la gravissima angustia della mia coscienza, ma perché non mi avea riscontrato sopra tanti articoli riguardanti l’Opera, ed altre cose che non ricordo e che non posso ridestare perché non tengo copia delle lettere che io scrivo. Una tra esse è questa: se debba o no scrivere all’abate Lepailleur per ottenere le sorelle, per guidare il Noviziato del Boccone del Povero, e ciò, perché non so se le parlai di questo, quando ebbi la sorte d’essere costì, e se V. E. me l’abbia approvato. È quasi un mese che ho pronta la lettera per l’Abbate, ma non l’ho ancora spedita, per avere la certezza della sua benedizione. Di questa e di simili altre cose riguardanti me o l’E. V. io scrivea nella lettera smarrita. Sia fatta sempre la volontà di Dio! Ora che la Sua carità è ritornata a scrivermi sul terribile mio stato, mi permetta che io mi estenda un poco per procurare di manifestarmi intero e potere ottenere dall’Eccellenza Vostra quella direzione che deve salvarmi.

Quando il Signore per la infinita sua misericordia mi fece capitare nelle mani di V. E., si ricorderà certamente che io non scendeva dal cielo, ma dalla sua paterna carità fui tirato fuori dall’abbisso in cui giacea come schiavo da molti anni, condannato ai più bassi avvilimenti, alle ignominie più orrende! Per suo mezzo balenò agli occhi miei una nuova luce. Io intesi in me il vigore di una vita nuova e come uomo novello gustai dolcezza, che non gustata non s’intende mai. Erano

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proprio le delizie del cielo che allietavano l’anima e il cuore mio... Questo stato però durò pochissimo, e dopo la terribile lotta della mia vocazione, di lotta, perché vostra eccellenza sa quale spavento io sentiva del Sacerdozio. Vestito l’abito chiericale, entrai in quei terribili travagli, che V. E. potrà più facilmente ricordare di quello che io sapessi manifestarli. Quello che più mi addolora, e che mi sembra abbia nesso colle attuali mie terribili sofferenze, sia la terribile tentazione con la quale il demonio mi facea desiderare di essere terra perché volea divorarmi. Io vissi lunghissimo tempo in uno smarrimento terribile, in una lotta che tante volte mi vinse e mi soggettò anche da sacerdote, anche nell’esercizio della carità. Anzi io debbo ripetere quello che sento anche con grandissimo rimorso, che questa terribile ed umiliantissima tentazione sia stata incentivo all’ardente ed instancabile desiderio di fatigare pei poveri, motivo per cui, io intendo che è per colpa mia che il Signore non ha benedetto queste cose, poiché non possono essere accette a Dio le cose che non si fanno con retta intenzione. Da queste premesse tiri ora V. E. le conseguenze di un simile sventurato, che, essendo tale, si applica all’aiuto delle povere anime! Fu egli angelo di luce o di tenebre? Fugò egli le tentazioni o ne fu apportatore? Riparava egli l’innocenza e la virtù, o la insidiava? Questo è un abisso, che si apre sempre più sotto i miei piedi, sopra il quale sospeso mi tiene solamente la sua carità, che io caldamente imploro per essere totalmente aggraziato, pensando PE. V. a rimettermi in grazia e togliermi di

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mezzo a tutti per andare ad espiare i miei torti nella solitudine. Né valgono per me le testimonianze di S. Filippo, né quelle di S. Francesco di Sales, né del P. mio, perché io comprendo l’idea e la vedo sublimissima e pura nella mente pura e santa di questi angeli del Signore e nella pratica più santa delle loro azioni caritatevoli. Ma trasportata in chi non eredita, ma usurpa lo spirito, io vedo la più nera e la più esagranda mostruosità. Né vale più a mio conforto la tranquillità esperimentata nei primi tempi di tale esercizio e la interiore soffusione di uno spirito soavissimo, perché potea giovarsi di questo lo stesso demonio per tentare l’anima in falsa coscienza... tanto vero che non durò sempre, e peggio quattro o cinque volte vi fu certamente materiale perdita, oltre poi da un tempo in qua ad una ribellione continua, ad una specie di preoccupazione che preveniva sempre i bisogni quasi con orrendo diletto.

E poi, Padre mio, se il buon albero si conosce dal buon frutto, quale frutto buono ha prodotto mai questo? l’Opera è rimasta sempre imperfetta come il suo impocrita autore. Le anime, se sono buone lo sono perché erano così, se non sono più tali, è per colpa di chi non le ha saputo dirigere o peggio; e per parlare particolarmente degli aiuti, che cosa ho ottenuto da questi, se non un momentaneo sollievo delle anime per ritornare a nuovi e più crudeli patimenti senza mai spogliarsi dalle loro imperfezioni? Sembra anzi che fossero stazionarie per tenermi sempre nella stessa occupazione solo pel timore di liberarle di peggio se pure

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questo stesso timore non fosse scusa di falsa coscienza o ingorda gola da lupo per tornare alla strage.

Per attendere seriamente a me io credo che dovrei licenziare talune anime, mettere in regola la mia coscienza, e regolarmi nel resto nella massima severità, non ascoltando la voce della carità che in me è falsa, perché in cuore corrotto. Ma questo stesso non può essere, perché non educato a questo spirito e perché la esperienza mi insegna che non posso fidare di me stesso, poiché chi nuoce a se stesso non può giovare agli altri. Non giudichi da quanto ho detto che io sia in uno stato di esaltamento perché la mia coscienza è stupidita. Io vedo il mio danno e lo guardo in amarissima calma; vorrei esserne uscito di una maniera miracolosa o dal P. mio o dalla Madonna Santissima che pure è Madre dei peccatori. Ma di una maniera che mi facesse restare nella condizione medesima senza peccato.

Palermo, 24 settembre 18

Rev.mo P. D. Pasquale

Le mie angustie cominciano ora.Altri creditori ritardano l’esecuzione del mio mutuo, e per

conseguenza, consideri quale sia la mia posizione.Debbo venire per la vendemmia e non so come, sia pel danaro che

bisogna per la stessa vendemmia, sia per quello che debbo alla Sig. Vostra, a Suo Sig. Padre, al Rev.mo P. Arciprete, ed anche per la fondiaria. Fortuna per me che sin’ora non sembra falsa la

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mia posizione, trovandomi in possesso del fondo e, per quanto mi assicurano i legali di questo nuovo creditore, io non perderò nulla; la mia sofferenza sarà solamente pel ritardo del mutuo, che mi porta tante conseguenze; ma finalmente riuscirò nell’impegno.

Padre mio e mio benefattore, mi faccia la carità di scrivermi con urgenza e mi consigli cosa posso fare in questo momento estremo. Mi aiuti e mi dica come meglio posso combinare per non perdere la produzione. Io sto facendo tutte le pratiche possibili per capitare danaro, ma il tempo è stretto e, poi, riuscirò a capitare tanto che basti a pagare tutti e fare la vendemmia? Mi scriva per carità.

Perdoni se ardisco raccomandarmi al suo affetto ed amicizia per pigliar conto dello stato della vigna; se conviene o no metterla a sole, se hanno alzato le viti, io non so nemmeno cosa debba farsi.

In punto è venuta la vedova Graziano portando un biglietto del Sig. Camillo Albanese, che domanda la restituzione delle carte; lo compiego e la prego di volergli rispondere con premura. Sarei contento se V. S. potesse riuscire al ricapito di dette somme amichevolmente, se no, restituisca le carte che faranno la lite.

Ossequio tutti dei suoi anche da parte di questi miei.Mi benedica e preghi per me indegnissimo.

Suo Servo ed AmicoSac. C. Cusmano

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Palermo, 6 ottobre 1878

Rev.mo P. D. Pasquale

Pieno di gratitudine per la sua caritatevole amicizia, sono stato in cerca di trovare il Vitale per mandarlo con 10 carretti, come mi avea detto M. Gaetano.

Però fu impossibile di capitarlo pria d’ora, e pel momento non può venire che con due, e poi volterà con tre o quattro, ed in altri due o tre viaggi spero levarlo intieramente.

La S. V. mi farà il piacere di aggiungere le sue alle mie premure per spingere Giuseppe Vitale a più celere servizio.

Io non le dico nulla; Iddio solo può rimunerarLa benedicendoLa in tutto.

Ossequio tutti di sua degna famiglia.Mi benedica con questi miei e mi creda sempre

Suo Servo ed Amico Sac. C. Cusmano

8 ottobre 1878

Rev.mo P. D. Pasquale

Torna Vitale non so se con tre o con quattro carretti come io l’ho incaricato di fare. Dallo stesso riceverà le carte di Caravello, ove andò già per la prima volta Fratello Arcangelo, e deve ritornare perché non si trovò in casa, e poi andrà a lasciarle a Giuseppe Vitale al Borgo, perché le arrivassero prontamente.

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Le auguro buona salute ed ottimi affari con tutti della degna Sua famiglia.

Mi benedica e preghi per meSuo Um. Servo

Sac. G. Cusmano

P. S. - Ritorna frate Arcangelo dal Sig. Caravello, il quale disse che trovandosi in campagna, le carte può darle giovedì. Frate Arcangelo ritornerà per premurarlo ad averle domani, ma in ogni modo giovedì li consegnerò a Vitale, che ritornerà nuovamente e le porterà.

Mi benedica.

8 ottobre 1878

Carissimi Totò e Peppina

Dopo lungo, ma sempre involontario silenzio vergo la presente per accertarvi della nostra buona salute. Noi abbiamo inteso notizie di voi per mezzo dello zio D. Tommaso.

Pietrino e Peppino si trovano in S. Giuseppe per la vendemmia ed in punto che arrivano i carretti mi scrivono che stanno bene in salute e che la vendemmia va benissimo per qualità e per quantità. Speriamo che il Signore voglia provvederci secondo i nostri bisogni.

Io, caro Totò, ho bisogno di andare avanti per lo affare che tu mi consigliavi il contrario, e ciò per ragioni che potremmo contemplare di presenza e non di lontano. Però fin’ora non è stato possbile di concretare le cose, perché tra i creditori del Sig. Pignataro non si è potuto fare l’accordo necessario per restare sicura

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ed inattaccabile la mia cautela. Ciò però mi ha portato la grave angustia di trovarmi senza denaro per la vendemmia, comunque alla vigilia di pigliare L. 31.00 dalla banca. È questa la ragione perché io sono qui per cercare di procurare e per qualunque via un aiuto discreto che mi faccia compiere la vendemmia senza svendere l’uva. A me basterebbero 3 o 4 mila lire pel momento e sono pronto a pagarne una discreta fruttificazione. Potrei restituirle in novembre o dicembre come si sbriga l’affare colla banca, ma per mettermi a sicuro e pagarle colla produzione vorrei stabilire la scadenza in marzo 79. Ne ho voluto fare una parola a voi perché voi soli potete considerare la mia angustia del momento, e quale sarà la rovina se saremo costretti a vendere l’uva ad osr, mentre vendendo il vino nel nostro magazzino in Palermo per lo meno si venderebbe ad' g 8.

Se puoi, caro Totò, favorirmi per le tue relazioni son pronto a firmare una cambiale colla scadenza in marzo e ti assicuro che a qualunque costo non ti farò restare mancato.

Non parliamo dell’angustia grave per la perditi fatta in casa Patti; il Signore ha voluto così, ma però gli diede la consolazione di non mancare di nessun mezzo per assistere la buona e carissima Tina.

Vincenzina di Pietro è migliorata assai, può dirsi buono; il resto della famiglia al solito.

Vincenzina la nostra ha le sue piccole sofferenze ma tira avanti. Ora siamo vecchiarelli, e per conseguenza i cronicismi non mancano di affettare la salute.

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Scriviteci di voi e più spesso che noi non possiamo fare per la posizione in cui ci troviamo.

M’incontrò la Sig. Condelli, madre della moglie del giudice che trovasi costì, e per mio mezzo vi ringrazia delle tante gentilezze ed affettuosità usate alla sua figlia e vi resta tenutissima.

Totò del Sig. Cav. Salvatore Aldisio, uomo assai rispettabile e che tanto mi stima, diede incarico di pregarti caldissimamente per sapere la ragione vera per la quale non fu tuttavia pubblicata la sentenza contro il Sig. Gatto, gabelloto del feudo Muddemoso, di cui ne è il maggiore interessato il D. Sig. Cavaliere.

Si bisognò ad ogni costo smascherare l’intrigo di un sì lungo ritardo, e lo portò la necessità di cambiare il procuratore del luogo ed il procuratore legale costì che era il Sig. Morello.

Il novello procuratore legale è il Sig. Pignato.Avrei gran piacere che tu facendola da antico Romano potessi

dirmi presto qualche cosa di serio. Mi piacerebbe pure sapere presto qualche cosa pel denaro che mi bisogna.

Ti abbraccio con Peppina e i vostri figli; ossequio tua S.ra Madre e Sorelle e con mirabile affetto mi ripeto

Tuo aff.mo fratello Sac. G. Cusmano

Palermo, 13 ottobre 1873

Rev.mo P. D. Pasquale

Abbiamo lodato e ringraziato il Signore perché la

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preservò da maggiore sventura. Le anime sante, in pro delle quali la S. V. s’impiega con tanto zelo, lo custodirono. Sia lodato e benedetto Iddio.

Accetti le congratulazioni mie e dei miei tutti.Ritorna Vitale per caricare il rimanente del vino. Mi aiuti colla sua

preghiera per ottenere la grazia che aspetto, onde adempire quanto prima ai miei doveri.

Le auguro buona salute ed ottimi affari con tutti di Sua degna famiglia, che ossequio con questi miei. Mi benedica con tutti e, pieno di stima e rispetto, mi creda sempre

Suo Um. ServoSac. G. Cusmano

P. S. - Riceverà dal porgitore le carte dell’Avvocato che finalmente si ottennero.

17 ottobre 1878

Rev.mo P. D. Pasquale

So che i carrettieri non fecero quanto mi promisero, e che tornano domani pel compimento delle 10 b.ti, oltre i barili che potranno risultare dall’aumento di misura.

Avrei riveduto con piacere i suoi caratteri dopo l’accaduto. Ma stamane il buono suo parente, D. Giovanni, che venne a parlarmi dell’affare delle L. 4000, mi assicurò che sta bene con tutti di Sua degna famiglia. Sia lodato e benedetto il Signore. Mi avvisi se ricevette le carte di Caravello che io mandai con Giuseppe Vitale.

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Per le L. 4000 cercherò per tuttevie di poterla servire.Mi tenga sempre sotto la sua amica protezione. Sento che la

vendemmia nostra è buona per tutto, ma non conosco precisi dettagli.Le auguro buona salute con tutti di sua famiglia. Mi benedica con

questi miei e mi credaSuo Um. Servo

Sac. G. Cusmano

20 ottobre 1878

Rev.mo P. D. Pasquale

Di cuore accetto la sua amica offerta per le altre 4 botti di vino, ma lascio alla S. V. l’esame dello stesso, perché i due barili che arrivarono qui si trovarono, mi dice F.te Arcangelo, assai torbidi. Esamini con M. Gaetano, che conosce i nostri bisogni, per contentare i clienti ed essendo sicuro che tiene di tramazo e non manca di corpo; mi avvisi che mando a ritirarlo.

Per l’affare mio, di certo posso dirle che sin’ora conservo la speranza che si farà, e ciò, con molta probabilità, fra giorni Le saprò dire se questa si muterà in certezza, ma il quando fin’ora è un’incognita, sebbene mi fanno sperare riuscirvi in Dicembre.

Non contar 4 se non è nel sacco, io avrò cura avvertirlo come sarò certo.

Mi benedica con tutti e mi creda sempreSuo aff. Servo ed Amico

Sac. G. Cusmano

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21 ottobre 1878

Figlia mia in G. C. (Suor Veronica)

Io dovea ritornare ieri per la buona Rosina, ma le mie gambe incordate, e le corde che mi cingono all’intorno continuamente per la molteplicità di affari inevitabili, mi fecero involontariamente mancare ieri ed oggi ancora.

Piacendo a Dio verrò domani.Preghiamo, speriamo e adoriamo sempre il divino volere.Ti benedico con Celeste, Rosina e Giovanna

Tuo P. in G. C. Sac. G. Cusmano

Palermo, 21 ottobre ‘1878

Sig. Vito Napoli Ferro

Mazara

Desidero sapere i risultati della vendemmia di coteste contrade sia per la quantità che per la qualità, e il prezzo che si fa in atto pei mosti.

La nostra vendemmia è terminata ieri, l’abbondanza e la qualità superò l’aspettativa e la qualità dei mosti non lascia nulla a desiderare.

Mi auguro dalla sua cortesia un riscontro a rigore di posta con preciso dettaglio.

Le auguro ottima salute con tutti di famiglia, che ossequio, e buonissimi affari.

Mi ripeto con sincera stimaUm.mo Servo

Sac. G. Cusmano

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Palermo, 22 ottobre 1878

Rev. mo P. D. Pasquale

Scrivo la terza volta pel compimento delle botti 10 vino con quell’esubero che può risultare dalla misura, perché, con mio positivo dispiacere, il buono Vitale non ha potuto favorirmi pria.

È qui il Sig. Felice; se non mi continua a corbellare, mi assicura che si accomoda tutto e saranno presto a conchiudere. Non contar quattro se non è nel sacco.

Aspetto dalla S. V. il conto.Mi benedica con tutti e mi creda

Suo Um. ServoSac. G. Cusmano

Palermo, 23 ottobre 1878

Rev.mo P. D. Pasquale

Ricevo in punto una Sua per mani di suo cugino D. Giovanni, alla quale riscontro ringraziandoLa sempre dei nuovi favori, pei quali la S. V. si è fatto speciale Benefattore della mia famiglia e dei poveri.

Iddio la conservi a molti anni e la custodisca in tutti i Suoi pericoli colla sua speciale protezione, della quale ha mostrato documento segnalatissimo.

Ieri sera fui col Sig. Pignataro e mi assicurò che il g.no 11 novembre si avrà la sentenza, che dichiara nulla la vendita fatta a Silvestri e cancellerà le iscrizioni e trascrizioni in proposito; di seguito a questo si farà il concordato e si sbrigherà ogni cosa.

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Speriamo che il Signore mi assista e che non si preparino, sotto tanta bontà, altre imboscate.

A quest’ora sarà per arrivare l’ultimo carretto per compiere le 10 botti, oltre i barili che superano le misure.

Ossequio tutti di Sua degna famiglia e, chiedendole la benedizione, mi raffermo

Suo Um. ServoSac. G. Cusmano

Palermo, 23 ottobre 1878

Carissimo Totò

Non pria d’ora ho potuto avere un momento di riscontrare la tua ultima. Speriamo che il Signore tolga presto le cause morali e fisiche che affettano la salute di Peppino e presto rimettersi in quella nutrizione che abbiamo fotografata, e ciò ci sarebbe di doppia consolazione pel bene dei figli, della madre e della famiglia tutta. Sono contento di quello che facesti con Ignazio e più della sua docilità e pronta sottomissione ai consigli paterni che saranno per lui tutto il tesoro della vita temporale ed eterna, se costantemente vi persevera senza ritornare come il cane al vomito. Oh! come mi sembra tuttavia averlo nelle braccia e vederlo sonnolento per le mie cantilene, passano i tempi e mutano le circostanze, ma egli già cresciuto si faccia mansueto se non pel canto pel consiglio. Il Cavaliere Salvatore Aldisio che ti ossequia e ringrazia tanto, m’interessa farti sapere che il suo Procuratore legale è solamente il Sig.

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Pignato, il quale nello spingere, nel suo interesse, la causa contro Gatto non dovrebbe semplicemente curare il pagamento dell’annualità da settembre 77 ad ottobre 78, ma anche quella da sett. 76 ad ag. 78, quella stessa che il Morello fece cancellare per non attaccare di falso le ricevute che i Sig. Gatto aveano spudoratamente messo in campo a solo fine di pigliar tempo, mentre dall’altro canto scrivevano al prelodato Sig. Cavaliere per ottenere delazione di quello stesso pagamento del quale erano pronti esibire le false ricevute. E se il Sig. Pignato vuole leggere detta lettera, scriva direttamente al Sig. Cavaliere Don Tommaso Aldisio Mallia in Terranova, e non già al Sig. Cannizzo o al Sig. Barone, perché l’incaricato nell’interesse del Cavaliere Salvatore Aldisio Betto è il Cav. Don Tommaso. Inoltre il prelodato Cav. Aldisio Betto impegna la tua solerte amicizia a volere sorvegliare e spingere il Sig. Pignato perché la causa si compia a più brevi termini e nella maniera più decorosa, attaccando di falso queste ricevute se ardiscono presentarle, e ove abbisogna di dichiarazioni scriva tanto al Cav. D. Tommaso in Terranova, quanto in questa che prontamente avrà gli schiarimenti necessari. Occorrendo attende di quando in quando tue notizie sull’assunto. La vendemmia è finita; non so se il tuo caritatevole ed affettuoso aiuto arriva a saldarne le spese, perché tuttavia non ho ricevuto dettagli. So in generale che la nostra fu abbondante e di ottima qualità, e che non bastando il nostro stivile, trasportano il mosto delle ultime tine nel magazzino del P. D. Pasquale Riccobono per conservarlo lì.

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Se fossimo di presenza ti direi tante cose sull’affare Pignataro e Banca, lo riserbiamo a migliore tempo che sia, farti riflettere che io avrò il meglio della famiglia e credo dover andare avanti. Avrei si un desiderio grande che Pietrino potesse avere un impiego e per questo ti resterei tenutissimo se mi sapresti segnare come va, o darmi qualche agevolazione per riuscirvi.

Non aspettare mai il mio riscontro per inviarmi nuove tue lettere, fallo potendo, compatendomi per la posizione in cui sto, e fa scrivere pure Peppino per nostra maggiore serenazione.

Pietrino e Peppino tuttavia in S. Giuseppe. Potrebbe costì smaltire il nostro vino? a qual prezzo ed in quale quantità? quanto sarebbero le spese di trasporto, dazio e smercio?

E con Vincenzina, Nenè e tutti della famiglia buoni al solito.Con tutti ti abbraccio di unito a Peppino e figli. Ossequio Mimì e

Sorella.Credimi invariabilmente

Tuo aff.mo fratelloSac. Giacomo Cusmano

5 novembre 1879

Non si scende al lavoro se pria non lo dice il medico e se pure ti permette di scendere per la comunione, non per questo si deve andare all’ufficio se pria il medico non lo permette. Mangia per obbedienza; non so se scrivo Arabo o Tedesco quando scrivo ubbi-

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dienza. Ti benedico con tutti; aspetto altra tua per dirmi se il medico ti ha permesso di scendere. Pregate per me

Vostro P. in G. C.Sac. G. Cusmano

7 novembre 1878

Figlia mia in G. C.188

Mi congratulo di rivedere i tuoi caratteri che mi assicurano di essere un po’ meglio di ieri, così sino alla totale guarigione. Resto contentissimo della promessa ubbidienza, ma lo sarò dippiù per l’adempimento. Io mi premuro per vederti come prima ho la possibilità. Intesi che smarristi il vaglia. Avvisatene subito lo zio.

Ti benedico con Celeste, Rosina e Giovanna. Pregate per me come fo per voi.

Io sto bene.Vostro P. in G. C.Sac. g. Cusmano

8 novembre 1878

Figlia mia in G. C.

Il Signore è la tua salute e ti guarirà. Ubbidisci il medico e sta unita a G. C. nelle tue sofferenze, così ne guadagneremo due.

188 Suor Veronica Calascibetta, moniale del Monastero di Valverde, e poi Suora del Boccone del Povero.

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Ti benedico con Celeste, Rosina e Giovanna. Che bella coppia di Santi, se si starà nel S. volere di Dio! Che pace di Paradiso se si gusta la Sua adorabile volontà!!! Di nuovo ti benedico

Tuo P. in G. C.Sac. G. Cusmano

Palermo, 9 novembre 1878

Carissimo Totò

La tua ultima ha recato angustia per le notizie della tua salute, e comunque contenti per l’inaspettata partenza di De Franchis a cotesta volta abbiamo desiderato notizie. Scrivimi adunque e quanto più spesso puoi senza aspettare nostro riscontro, poiché la nostra posizione ti è nota e sai benissimo che non ci siamo dimentichi di voi.

I fratelli Serio ora furono da noi ospitati e prontamente si è convenuto di portarti il barile del vecchio liquore per lire tre, obbligandosi a ritornarlo vuoto.

Peppino ti dirà se è cetrato o amarena, perché io non so quale crederà opportuno mandarti dei due, trovandoseli in questo deposito e non in S. Giuseppe, e avendogli fatto leggere la tua per scegliere quello che più risponda al tuo desiderio. Ti dirà pure il modo come lo suggellerà per tu osservare se ti arriva intatto189.

Scrivi spesso a lungo e con dettaglio particolarmente della tua preziosa salute e di Peppina.

Abbiate cura di custodirvela sempre, perché è interessantissima ai vostri figli e carissima a noi tutti.

189 La lettera di Giuseppe segue a p. 345.

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Ti abbracciamo con affetto di unito, a Peppina e figli. Salutiamo tua Sig. Madre, Sorella, De Franchis e quanti possiamo conoscere e stimare costì.

CredimiSuo aff.mo fratello

Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 10 novembre 1878

Carissimi tutti

A secondo la tua diretta a P. Giacomo spedisco per mezzo del carrettiere Serio barile uno amarena vecchio per essere meno pastosa del Citrato per come tu, Totò demandasti col carrettiere, fu convenuto pagargli costì L. 3, con l’obbligo di ritornare la caputa vuota; serva a quindi di tua regola, detto barile trovasi suggellato con due striscie di cordella, prima intrecciata e poi con la ceralacca, col nostro bollo con la scritta «Associazione del Boccone del Povero»; sopra poi vi è un pezzo di latta intacciata; detto barile trovasi in buono stato, senza nessun buco né grande né piccolo; come tale, se il carrettiere è di buona volontà deve portartelo intatto; speriamo che lo fosse. Spiacemi sentire il tuo incomodo, ma mi anguro essere cosa di niente e quanto prima sentirti di buona salute con tutti; del pari posso assicurarti di me. Salutami tutti i ragazzi; a te e Peppina un abbraccio di cuore e credimi

Tuo aff.mo Fratello G. Cusmano

Al carrettiere non si è dato cosa alcuna, pagherai quindi tutto tu.

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Palermo, 10 novembre 1878

Rev.mo P. D. Pasquale

Informato da M. Gaetano della Sua partenza e contemporaneamente del Suo consenso a caricare l’altro vino, mando il porgitore per caricarne una botte che noterà parimente al mio conto.

Se la S. V. ritarda a ritornare ed espleto quell’affare per cui io potrei escludermi dalla Banca, me lo avvisi onde sapermi regolare, perché le cose corrono al suo termine e sembra senza ostacoli.

Mi benedica con tutti. Sia cortese di presentare i miei ossequi a Suo Sig. Padre e tutti di sua degna famiglia e mi creda sempre

Suo Um. ServoSac. G. Cusmano

11 novembre 1878

Figlia mia in G. C. (Suor Veronica)

Nulla mi scrivi della tua salute; mi piace la premura per la S. Comunione, ma bisogna aver pazienza finché il Signore lo permetterà. Ogni giorno avrei voluto venire, ma non è stato possibile. Spero che si avveri domani, ma desidero sapere se realmente il tuo incomodo permette di stare alzata e molto più se puoi stare in ufficio e vorrei saperlo domani di buon’ora.

Ti benedico con Celeste, Rosina e Giovanna.Prega per me

Tuo P. in G. C.Sac. G. Cusmano

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13 novembre 1878

Figlia mia in G. C. (Suor Veronica)

Mi congratolo del tuo miglioramento e ti accerto del mio, però le promesse per adempirsi hanno bisogno di qualche sanzione superiore e bisogna aspettare per averla.

Eccoti la lettera per lo Zio; è scritta in fretta non so se ti piace, se bisogna rifarsi, rimandala, e avvisami delle modifiche che vi desideri.

Ti benedico con Celeste, Rosina e Suor Giovanna.Pregate per me

Vostro P. in G. C.Sac. G. Cusmano

Il g.no di S. Stanislao. Mille di questi giorni a tutti e quattro e alla comunità intiera. Oh! Che il Signore ci arricchisca di tali tesori!

Palermo, 13 novembre 1878

Rev.mo P. D. Pasquale

Di riscontro alla Sua pregiatissima dell’11 corrente, vengo ringraziandoLa pel doppio indirizzo datomi di Chiello e Drago; procurerò avvalermene se sarà possibile.

Pel vino, M. Gaetano mi avea avvertito che potea mandare ed io feci già una prima d’ordine che la S. V. certamente avrà ricevuto per mezzo del carrettiere di D. Tommaso Vitale.

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Come prima potrò farò ritornare i carretti, se V. S. non ha maggiore premura.

Non le dico nulla pel mio affare; mi riserbo scrivere come prima tutto sarà certo. La prego se può darmi qualche consiglio di quello converrebbe fare pei nostri fondi, per non pagare censo e fondiaria inutilmente, particolarmente in taluni punti. Se V. S. può, io vorrei sapere quello che crede opportuno di fare e la spesa che arbitra necessaria.

Perdoni, Padre mio, se La incomodo tanto.Le auguro buona salute, ottimi affari con tutti di Sua degna

famiglia.Mi benedica con tutti di questa povera casa e preghi per me

indegnissimoSuo Servo Um.

Sac. G. Cusmano

Palermo, 17 novembre 1879

Rev.mo P. D. Pasquale

Viene Giuseppe Vitale a caricare una botte del vino che si è degnato favorirmi, l’altro carretto di Vitale D. Tommaso non è ancora venuto, perché tuttavia non ha potuto ottenere la licenza che spera dal municipio.

Le scrissi una mia, nella quale La supplicava di consigliarmi quello che pensa di fare nella nostra campagna. Se la S. V. ritarda a venire mi piacerebbe avere una sua lettera sull’assunto; se verrà presto, ci parleremo.

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Le cose che V. S. conosce, sin’ora camminano senza ostacoli; ho timore se mi mancherà il danaro per la legalizzazione degli atti, mi aiuti colla sua preghiera.

Ossequio tutti di sua degna famiglia; mi benedica con tutti di questa mia e mi creda sempre

Suo Um. ServoSac. G. Cusmano

18 novembre 1878

Figlia mia in G. C. (Suor Veronica)

Ripeti l’atto di dolore e la penitenza e continuati la S. comunione. Io da un giorno all’altro ho desiderato sempre venire, ma gli affari me lo hanno proibito; facciamo insieme l’adorabile volontà di Dio. Non ti dico, poi, quanto è che non confesso le povere Ferlazzo.

Nulla mi dici della tua salute e degli altri. Io sto meglio assai, anzi posso dirvi buono.

Ti benedico con Celeste, Rosina e Suor Giovanna, prega Gesù per me

Tuo P. in G. C.Sac. G. Cusmano

28 novembre 1878

Figlia mia in G. C. (Suor Veronica)

Il Signore, che mi ostacola il venire, ti conserverà anche la pace e ti darà l’amore alla Sua adorabile volontà.

349

Di certo posso dirti che io non lascio di venire per mia volontà, perché vorrei contentare tutti.

Non ti posso dire il giorno, perché ogni giorno vorrei venire. Preghiamo insieme e stiamo in pace nella volontà di Dio.

Ti benedico con Celeste e Suor GiovannaTuo P. in G. C.

1 Dicembre 1878

Rev.mo P. D. Pasquale (Riccobono)190

Spiacemi che la S. V. sia impegnata al pagamento per gli ultimi di questo mese, poiché credo impossibile potervi arrivare ... Però, quando la S. V. giudica impossibile quest’ultima remora, io son pronto a qualunque sacrifizio per non vederla in maggiori angustie per colpa mia….

15 dicembre 1878

Carissimo fratello (Pietro)191

Il P. Salvatore Riccobono, il fratello erede Giovanni, che sono pure deputati per l’Opera pia, sono pronti a confessare la verità….

190 Test., V. II, P. II, p. 92.191 Test., V.II, P. II, p. 105.

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Palermo, 3 dicembre 1878

Eccellenza Rev.ma192

Sin dall’anno 1867 è nata qui una Pia Istituzione intitolata «Il Boccone del Povero» collo scopo di riprodurre tra noi le opere di S. Vincenzo de’ Paoli, con Costituzioni adattate ai bisogni dell’isola nostra.

Detta opera otteneva una speciale benedizione dal Sommo Pontefice Pio IX di santa e venerata memoria, a di’ 5 agosto 1868 e per suo impulso veniva canonicamente istituita da S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo Naselli in data del 10 dicembre dello stesso anno, e poi affiliata alle opere di S. Vincenzo de’ Paoli con decreto del Rev.mo Generale Etienne del 23 febbraio 1869.

Le abbondanti elemosine che sin dal principio si cominciarono a raccogliere dalla carità cittadina furono sufficienti a soccorrere più di 300 famiglie, oltre alle orfanelle raccolte sotto speciale custodia. Però ad accrescere sempre e perpetuare tale opera è mestiere che il Signore riunisca per lo spirito di vocazione un numero d’anime…..

Palermo, 4 dicembre 1878

Eccellenza Rev. ma

L’E. V. conosce il progetto di fondare l’Istituto delle Piccole Serve dei Poveri, non essendomi riuscito

192 È una bozza autografa incompleta; pare sia copiata da quell’altra autografa completa preparata per l’Abate Lepailleur del 9 agosto 1878.

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di avere in soccorso dell’opera del Boccone del Povero né le Figlie della Carità, né le Piccole Suore del Poveri. La prima difficoltà a superare sul proposito è quella della formazione delle regole che dovrebbero dirigere l’Istituto; e poiché esso dovrebbe venir modellato sulle norme delle regole di S. Vincenzo de’ Paoli e dell’Abbate Lepailleur, è necessario avere i documenti al margine segnati193.

Ad ottenere tali documenti, essendo difficile riuscirvi direttamente, prego la carità dell’E. V. Rev.ma a volersi adoperare di ottenerli dalla Sacra Congregazione di Roma che li ha dovuto approvare; ben inteso che io prometto di tenere sul proposito il più stretto segreto e di avvalermene solo allo scopo sopradetto.

Prostrato al bacio del Sacro Anello imploro la Sua Apostolica benedizione.

Um. SudditoSac. G. Cusmano

Palermo, 9 dicembre 1878

Rev.mo P. D. Pasquale

Ieri sera consegnai a Suo parente, D. Giovannino, due lettere una per la S. V. e l’altra per Suo Sig. Padre. In quella diretta a V. S. Le dicea che già la Banca

193 La Regola - Le Costituzioni. - Gli Uffici - Il Direttorio delle Figlie della Carità e le Conferenze di S. Vincenzo de’ Paoli; più la Regola e le Costituzioni delle Piccole Suore dei Poveri, fondate dall’Abate Lepailleur.

352

approvò difinitivamente il mio affare e che non bisogna altro che la formalità dell’atto, la quale potrebbe andare celerissima se non ci fosse il bisogno di una buona somma per stipolare pria l’atto di permuta con mio fratello, che la S. V. conosce e l’atto di acquisto col Sig. Pignataro.

Io sono in grande attività per premurare queste cose, ma ho bisogno che il Signore mi aiuti per trovare i mezzi necessari ed imploro anche l’aiuto della Sua preghiera a questo oggetto.

Le dicea ancora che, per mezzo dello stesso D. Giovanni, avea ricevuto una garbatissima lettera di Suo Sig. Padre, nella quale mi mostrava il bisogno che ha di incassare il danaro, che io gli debbo pel g.no 24 corrente, alla quale lettera io risposi come potei nel momento, e pregava poi meglio la S. V. per persuaderlo che non posso accertargli detto introito per giorno voluto, ma che spero effettuarsi nei primi del novello anno se il Signore non farà sorgere altri intoppi.

In ultimo le faceva sapere che D. Giovanni, pria di venire insieme alla S. V., avea voluto in prestito L. 10 e che ora, per conto della S. V., ne volle altre 30, perché dovea comprare piombo e ferro per la tettoia della chiesa.

Ora aggiungo che forse domani o mercoledì verranno tre o quattro carretti per caricare in parte al nostro magazzeno, in parte al Suo di quel vino paglino, che si fermò pel nostro conto, inviando col carrettiere la lettera d’ordine secondo il solito.

Mi resto ossequiandoLa con tutti di Sua degna fa-

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miglia da parte ancora di questi miei.Preghi per me

Suo Um. ed aff. ServoSac. G. Cusmano

Palermo, 15 dicembre 1878

Rev.mo P. D. Pasquale

Ho ricevuto le B.ti due vino dell’ultima partita tra noi conchiusa; però Vitale mi ha detto che la stipa, che resta, è muffata e, per conseguenza, non può caricarsi. Prego quindi la S. V. di osservarla e sapermi dire cosa dobbiamo fare, perché io credo mio dovere ora e sempre di prestarmi in tutto quello che posso servirLa.

Spiacemi che la S. V. sia impegnata al pagamento per gli ultimi di questo mese, perché credo impossibile poterci arrivare. Ma però sembra certissimo che nei primi dello entrante tutto fosse compito. Mi avvisi se il trasporto di questi pochi giorni sarà impossibile, per vedere cosa potrò fare per altra via; comunque prevedo che sarebbero sforzi inutili, perché non si trova in piazza chi voglia fare il menomo favore.

Però quando la S. V. giudica impossibile questa ultima remora, io son pronto a qualunque sacrificio per non vederla in maggiori angustie per colpa mia.

Resto inteso di quanto mi scrive per suo Cugino, e saprò regolarmi giusta gli ordini suoi.

La prego darsi nuovamente l’incomodo di fare il mio conto e mandarmene copia quanto prima le riesce possibile.

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Ho scritto a Pietrino di venire per martedì assolutamente, lasciando qualunque cosa, perché altrimenti questo affare non si potrà compire; faccia la carità di premurarlo V. S.

Ardisco pregarLa di un altro favore: di far capitare a Namio quel frumento che gli potrà bisognare per gli uomini; che, sbrigato l’affare, ne consegnerò il prezzo alla S. V. unitamente a quello che Le devo. La prego di tanto, perché, al momento, vorrei esser tutto danaro e non mi trovo niente disponibile, però il Signore mi fece trovare che gli atti possono andare alla iscrizione pria di registrarsi e per conseguenza potrò far tutto pria di compirsi l’affare, altrimenti sarei in gravissima confusione.

V. S., che ha fatto tanto, mi dia questo ultimo aiuto e Dio le compenserà in tutte le cose Sue.

Ossequio Suo Sig. Padre e tutti di Sua degna famiglia, mi benedica con questi miei e mi creda sempre pieno di stima e gratitudine.

Suo Um. ServoSac. G. Cusmano

Palermo, 25 dicembre 1878

Illustrissimi Sig.ri Sindaco, e Consiglieri194

La pia Istituzione intesa sotto il nome del «Boccone del Povero» fu fondata tra di noi collo scopo di sovvenire alla miseria del nostro popolo, quando dopo

194 Venute meno le elemosine dei cittadini fa appello al Municipio.

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la strage fratricida del 1866, il colera e la fame mettevano il colmo allo squallore terribile che desolava la nostra città.

Però se ha avuto la fortuna di sottrarre alquante vittime alla morte, di sollevare e curare tanti poveri infermi nel miserabile loro domicilio e riparare l’innocenza e l’onestà dalle insidie orrende della crudele dissolutezza, pure, venute meno le elimosine di contribuenti, vede con sommo dolore languire nell’inedia molti, a cui per l’innanzi aveva steso pietosamente la mano, né trova più mezzi sufficienti a soccorrerli come una volta.

In sì deplorabile condizione si rivolge al paterno animo delle SS. VV. III.me per implorare in aiuto di quegli infelici la loro carità, disponendo che venga in prò di loro assegnata, anche per una sola volta, una qualche somma su fondi municipali per le opere di pubblica beneficenza.

Il DirettoreSac. Giacomo Cusmano

Palermo, 1878

Illustrissima Duchessa195

Giorni sono, venne il Sig. Economo comunale mandato da uno degli Assessori, per dirmi che il Sig. Sindaco vuole questa casa di S. Marco, servendogli per collocarvi l’asilo infantile che trovasi nella Chiesa dello Spirito Santo. Io feci vedere al prelodato Signore a

195 Test., V. II, P. II, P. 13.

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qual’uso era destinata questa casa, che ho in affitto da quattro anni addietro, e come, per la piccolezza, non poteva servire ad accogliere contemporaneamente l’asilo….

Or io ... La supplico d’interessare vivamente la Signorina a voler liberare queste povere orfanelle e la stessa Opera del Boccone del Povero da quest’ultima catastrofe

357

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Palermo, gennaio 1879

Ill.mo Sig. Cavaliere (Carmelo De Michele196

L’intreccio dei dolori e delle allegrezze, che s’incontrano nella vita, servono all’ammirevole provvidenza di Dio per insegnare le anime a far sempre la Sua adorabile volontà.

Nelle amarezze e nelle consolazioni passa la vita dei poveri mortali e, da questo avvicendarsi di circostanze, l’arcana Provvidenza trae argomento di esercitarci nella Sua adorabile volontà.

Ieri, quando per me era perduta ogni speranza di poter corrispondere all’imperioso bisogno di un amico, che mi aveva tanto favorito, la carità del degnissimo Suo fratello mi fece tanto sperare di ritrovare nella S. V. l’aiuto che mi era necessario, che io ne fui sommamente consolato. Quando scesi nella Sua casa, io ero sicuro che la Sua risposta sarebbe stata affermativa; e, spinto dal bisogno, andai a trovare il Signor Drago, che partì alla presenza mia per S. Giuseppe, e gli dissi quanto mi era accaduto per una grazia speciale della Mamma Santissima, e che speravo con sicurezza avere dalla S. V. una risposta affermativa e così poter com

196 Test., V. II, P. II, p. 93.

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binare che gli avesse pagato le L. 3000 all’amico mio in S. Giuseppe, ed io le avrei versato qui al di lui figlio, subito che la S. V. mi faceva il domandato favore. Ieri sera però, quando il Signor Drago arrivato in S. Giuseppe potea dare tale consolante notizia al mio amico, ritiratomi a casa, trovai il Suo biglietto col quale mi comunicava la Sua negativa.

La S. V. Ill.ma che non si è mai trovata in simili circostanze, non può per es9perienza considerare la mia afflizione, ma il suo senso, che La distingue ed il sentimento che informa il Suo ben fatto cuore, potea facilmente considerare qual’è in atto il mio stato!

Non avendo né tempo né opportunità di tirarmi fuori di questa gravissima catastrofe, ritornai dal degnissimo Suo fratello, il quale mi accertò che la S. V. con dolore mi ha fatto questo rifiuto, e mi incoraggiò a ritornare a pregarla a nome di Gesù Cristo e della Madre nostra SS. per volermi fare tanta carità, senza il menomo Suo interesse e per tempo brevissimo. Io ho preso due mesi per arrivare con puntualità, ma spero...

Palermo, 1879 (?)

(Brano d’appello al Municipio - Scopo dell’Opera)

In questo modo l’improbo accattonaggio verrebbe in gran parte a distruggersi197; trovando ovunque bi-

197 In Consiglio si era detto di voler togliere la piaga del pouperismo e distruggere l’improbo accattonaggio (P. Filippello).

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glietti e non danaro, non si avrebbe di che alimentare vizi; e un biglietto che basterebbe a sfamarsi, farebbe finire la brama di cercare dippiù. Oltre ciò, i poveri sarebbero costretti di presentarsi alla casa e sottomettersi alla legge del lavoro per ricevere la dovuta alimentazione: il che sarebbe a molti di abbandonare del tutto l’accattonaggio, e darsi invece la briga di cercarsi ordinariamente il lavoro.

Coloro che per verace mendicità fossero costretti a valersi di questo caritatevole aiuto, nel presentarsi alla casa sarebbero notati in appositi registri. L’Opera poi, oltre la cura di appurarne le più circostanziate informazioni, penserebbe ancora di munirli di una libretta, ove oltre tutte le dovute moralità, si terrebbe conto del lavoro che farebbero, per poterli rimunerare secondo giustizia quando i lavori da loro fatti, o per lotteria o per vendita si fossero realizzati; e ciò sempre fornendoli di quello che potrebbe essere più necessario ed utile alle rispettive individualità e famiglie.

Cominciando l’Opera con piccoli mezzi non potrà da principio attivare tutte le arti e le industrie che possono essere proficue ai poveri; ma in breve riuscirà a miglior fine, se l’animo paterno della S. V. Ill.ma e degli onorevolissimi consiglieri Comunali vorrà veramente proteggere l’Istituzione. Ripetuti programmi potranno pria di tutto unificare gli sforzi della carità cittadina, non solo per associarsi alla Pia Opera del Boccone del Povero e avere cura degl’infelici con la privazione di un boccone di tutte le sostanze, di cui la Provvidenza le abbonderà, e col dare lo spoglio delle

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loro vesti, delle loro calzature e tutto che d’inutile e di inservibile potrebbe trovarsi nelle loro famiglie, come meglio rilevasi dalla pagella di aggregazione, ma anche facendo, come si è già accennato, in biglietti per la cucina le loro spontanee elemosine a coloro che vogliono; i quali biglietti, per facilitare di più quest’esercizio, oltre la maggiore economia del loro costo per una intera razione che darebbe la colazione ed il pranzo, si avrà cura di spezzarli per mezza razione, per un terzo e per un quarto ancora, sino ad un soldo. Così il povero potrà sfamarsi riunendo il valore d’una intera razione, e chi farà l’elemosina, potrà in quella cifra che vuole. Oltre ciò si potranno spingere i cittadini a indirizzarli alla Casa per tutti i prodotti d’arte o d’industria, che man mano si andranno là esercitando, essendo sicuri di essere ben serviti ed a prezzi discreti. Invoglieranno i migliori Artisti ed Industriali a cooperare a beneficio dei Poveri, impiantando secondo il regolamento della Pia Istituzione le loro industrie in quella casa sotto la direzione, stabilendo ove occorra finché ve ne sarà il bisogno, dei premi annui in proporzione all’utile che si sarà ricevuto, onde meglio invogliare al pronto impianto dell’Opificio.

Invoglierà anche i cittadini a rivolgersi alla Casa per trovare delle buone persone di servizio, dei buoni maestri e lavoranti d’ogni genere. Si permetterà ancora ed incoraggerà una lotteria o beneficiata permanente col regolamento della Casa per sorteggiare tutti quei prodotti che resteranno non venduti nello smercio giornaliero possibile.

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Si permetterà ugualmente che la cucina si aprisse con utile alla pubblica vendita, invitando coloro che possono vantaggiarsene a farvi concorso, e così, mentre loro farebbero grande economia, i poveri si avrebbero un utile non indifferente.

Potrà ancora il Municipio dare ogni modo di aiuto, facilitando l’acquisto delle derrate necessarie, al tempo più opportuno per l’economia, ritirando giornalmente l’importare di tutto quello che si andrà consumando e a pronti contanti. Senza perdita dell’entrata Comunale, potrà attenuare il dazio in proporzione del maggior consumo che faranno i Poverelli, essendo meglio e più abbondantemente alimentati per la caritatevole premura di questa pietosa Istituzione, formando sin dal principio un coscienzioso abbonamento. Potrà accordare privilegi e privative per incoraggiare i prodotti che lo meritano e così, la sola paterna protezione Municipale potrebbe essere capace di dare sviluppo ad una Istituzione, che ha per solo programma la Carità di Gesù Cristo onde aiutare l’umanità infelice in ogni genere di miseria, senza impegnarsi direttamente in alcuna impresa o mettere in bilancio delle forti cifre per un momentaneo soccorso che non potrà mai bastare a sollevare la condizione dei Poveri. E qui sia lecito osservare: che se dieci anni addietro fosse stato accettato questo progetto, la Casa dei Poveri non sarebbe più un desiderio del nostro paese, e molte e vistose cifre sarebbero risparmiate alla nostra Comune, la quale con tanto dispendio non ha potuto mai vedere veramente beneficati i Suoi Poveri.

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Palermo, 1879

Ill.mo Sig. Sindaco

Le compiego, con poche modifiche, un progetto198 per la Casa dei Poveri, presentato dieci anni or sono all’autorità politiche e Municipali nella occasione della creazione del Consiglio direttivo e della canonica Istituzione di questa Pia Opera del «Boccone del Povero»199.

È questa Istituzione che deve portare a compimento il progetto in parola. Il Governo ed il Municipio, come tutti gli altri Socii di questa pia Opera, non devono far altro che aiutarla colla loro paterna protezione e concorrervi amorevolmente con tutti quei mezzi che nulla rechino d’intersse o di aumento di spese allo stato ordinario dei rispettivi bilanci, mentre l’Opera, colla sua privata autonomia e responsabilità, assume tutto l’incarico e presta tutti i suoi bracci, tutte le sue forze, tutte le sue attitudini per riuscire, mano mano e quanto più presto, al completo sviluppo di questa Casa di lavoro e soccorso a beneficio dei Poveri.

Nell’acchiuso progetto non trova che il germe del grand’albero che si desidera. Appena sono citate le idee che troveranno il pieno loro sviluppo nel regolamento della Casa, il quale deve finirsi di elaborare, ed io mi accingerò a completarlo appena avrò ufficiale notizia che è stato approvato ed accettato dalla S. V. Ill.ma e

198 Questa lettera accompagna il progetto della Casa dei Poveri.199 Il progetto per la «Casa dei Poveri», di cui qui si fa cenno, si trova nelle Testimonianze di P.

Filippello, V. II, P. I, p. 521.

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dall’onorevole Consiglio Municipale; ed allora la S. V. Ill.ma meglio si convincerà che, dove per tutte le altre opere è stato sempre necessario il concorso almeno di questi due inevitabili elementi: mezzi e buona volontà, per questa Pia Istituzione del Boccone del Povero la buona volontà sola sarà sufficiente a compire ogni cosa, perché i mezzi si trovano senza interessare alcuno, ma utilizzando per l’industria della carità dei soggetti, che a tale operano si dedicano, tutto ciò che d’inutile e d’inoperoso resterebbe senza questo esercizio.

Questo col fatto potrà anche mostrarlo, pregandoLa a degnarsi di visitare questa Casa, la quale da dodici anni si è mantenuta non avendo goduto pienamente nemmeno di questo elemento di buona volontà, perché sin’ora sta abbandonata, senza alcuna considerazione delle autorità politiche e Amministrative.

Resta in ultimo un pensiero per una Casa che basti prontamente agli inizi di ciò che vuol farsi e le piccole spese per l’iniziativa dell’impianto. Per la prima non credo che il Municipio non possa trovare, volendo, un locale per incominciare; per le spese d’impianto poi mi contenterei anche di un prestito, ove non si potesse per una colletta particolare raccogliere quanto basti per incominciare.

In attenzione dei Suoi venerati comandi, mi creda con ogni osservanza.

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Palermo, 18 gennaio 1879

Gentilissimo Signore200

Per motivi, che le dirò di presenza, tra il Cav. D. Carmelo De Michele ed il Rev.mo di lui fratello P. D. Mario, il prestito delle L. 3000 non ebbe effetto. Consideri il mio dispiacere per la terribile posizione in cui trovasi per me l’ottimo P. D. Pasquale. Detta esclusiva io l’ebbi ieri sera, perché un mondo di biglietti e d’ambasciate tenevano sino a quel punto la speranza del buon esito. Pure a vista del primo dubbio, ho cercato per tutte vie di trovare l’ugual prestito, ma sin’ora non ho potuto concretar nulla.

Stamane si va da Madicella, e spero che si ultimi l’atto per potere, in brevi giorni, compire l’affare della Banca e così uscire da ogni intoppo e levarmi dall’immenso dolore che mi guasta la salute. Però come fare col Rev.mo P. D. Pasquale? La S. V. può darmi lo aiuto di 1000 lire; possono dette mille lire bastare al Rev.mo P. D. Pasquale per pigliarsi il resto come esigerò il danaro dalla Banca? Se di questo modo può andare e allora tutto sarà accomodato, se no, o la S. V., se può, mi aiuta pel resto, ed io mi premuro a cercare per ogni via onde fare al più presto la restituzione o, ad onta di qualunque perdita, vendo il vino.

Metto tutto nelle Sue mani sicuro dell’interesse che la S. V. ha pigliato sempre di me e di queste faccende, che riguardano l’istituzione delle Serve dei Poveri.

200 Al Sig. D. Antonino Drago,’ per sborsare il danaro per pagamento al S. P. Riccobono.

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Bisognai sospendere di scrivere la presente per andare dal Sig. Radicella, ove il Signore diè grazia di ultimare le differenze tra me ed il Sig. Pignataro.

Mercoledì sarà firmato l’atto ed in quindici giorni, per come mi assicurano questi legali, avremo il danaro della Banca. La prego quindi caldissimamente di volermi togliere la grave angustia che soffro pel Rev.mo P. D. Pasquale, mentre io non lascio dal canto mio di cercare il mutuo dell’ugual somma per arrivarci al più presto, ad onta dell’assicurazione ricevuta, che in 15 giorni mi avrò il danaro dalla Banca. Qualunque interesse che la S. V. potrebbe soffrire per tanto, a vista mi obbligo di compensarlo, purché mi faccia l’immensa carità di togliere la grave angustia che soffre per me il Rev.mo P. D. Pasquale.

Spedisco la presente per la posta, onde essere sicuro che le arrivi in giornata.

Pregherò e farò pregare per la S. V. perché il Signore lo aiuti in tutto.

Mi creda con stima e rispetto invariabileSuo Um. Servo

Sac. G. Cusmano

Palermo, 26 gennaio 1879

Rev.mo P. D. Pasquale201

Ho ricevuto due lettere scritte da Suo nipote, nel-

201 Confessione dei favori ricevuti. Impossibilità di trovare, un mutuo. Promessa di soffrire gli interessi del S. Riccobono.

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la prima mi avvisa del Suo dispiacere perché Drago non può favorirmi per più di 15 giorni, e mi avvisa di ritirare le due stipe di vino che trovansi nel Suo magazzino; nella seconda mi mette a conoscenza di tutte le gravi costernazioni che io ho recato a Suo Sig. Padre ed alla famiglia tutta per mancato pagamento.

Io son certo che la S. V. mi presta fede e per conseguenza sento alleviare la mia grandissima afflizione dicendole: che non ho lasciato via per avere il danaro, che devo tanto alla S. V. che all’ottimo Suo Sig. Padre, e l’avrei pagato a qualunque prezzo per mostrare la mia gratitudine agli spontanei e paterni favori della S. V. e per non mancare all’impegno assunto con suo Sig. Padre quando, sicuro che il mio affare colla banca era già fatto, mi obbligavo a pagare in maggio il prezzo del vino.

Ella conosce tutto l’andamento delle cose mie, sa che l’affare della Banca si sarebbe fatto in due mesi se dalla parte del Sig. Pignataro non si fossero trovati mille imbrogli, e per conseguenza il mio mancare non è stato né volontario né previsto.

Ora però che la S. V. e Suo Sig. Padre si trovano per mia colpa, sebbene involontaria, a soffrire tante funeste conseguenze, io dico così colle parole del S. Giobbe: se ho accettato il bene dalle mani del Signore, perché non debbo accettare il male? Il Signore era che muoveva il suo cuore ad interessarsi delle cose mie ed aiutarmi con tanta carità ed abnegazione, anche sacrificando i suoi propri interessi, per aver cura dei miei, ed ora è il Signore che lo mette nella circostanza di

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dover ripetere da me quanto le debbo. Io alla S. V. debbo il bene che il Signore mi ha dato per l’ultima produzione, e se l’affare fosse compito o la S. V. non fosse in tanta distretta, sarebbe una grande risorsa ad aggiustare tutte le angustie mie, potendo vendere in questa l’ottima produzione avuta.

D. Paolino, qui presente, mi accerta che nel mese di febbraio il mio affare sarà certamente compito. Se il Sig. Drago potrebbe aspettare, si potrebbe rimediare ogni cosa, ma se questo non può essere, io non posso fare altro che svendere il vino, perché ho esaurito le speranze di potere trovare un mutuo.

Questi usurai vogliono beni vicini e, sentendo dire S. Giuseppe, si negano. Se ci fosse costì chi volesse farmi tal prestito per un mese, sarei pronto a pagare qualunque premio, ma se questo è impossibile, come la S. V. mi ha detto, ed il Sig. Drago non può favorirmi, allora consegni la qui acchiusa per mio cugino, perché svenderò il vino e la servirò ad onta di qualunque perdita, e del rovescio di qualunque cosa, essendo a ciò confortato dall’adorabile volontà del Signore, che mi anima a ripetere «Dominus dedit, Dominus abstulit: sicut Domino placuit, ita factum est, sit nomen Domini benedictum».

Serva la presente anco di riscontro alla lettera dell’ottimo Suo Sig. Padre, a cui non posso scrivere direttamente per mancanza di tempo.

Le acchiudo anche lettera pel Sig. Drago; chi sa se potrebbe giovare.

Chiedo infinite scuse di tutte le mie involontarie

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canze, mi dichiaro pronto a compensare gl’interessi che le ho recato, se per questa via si potrebbe anche rimediare all’urgenza del momento, e conservando sempre nel mio cuore tutta la gratitudine pei benefici ricevuti, con tutta stima e rispetto chiedendoLe la benedizione da parte anche di questi miei, mi ripeto

Suo Um. ed aff. Servo Sac. G. Cusmano

P. S. - In punto mi fanno sperare che potrei avere aiuto da persona amica. Se è vero, scriverò più tardi la sicurezza ed usciremo di angustia.

Palermo, 31 gennaio 1879

Rev.mo P. D. Pasquale

Riscontro l’ultima Sua nella quale mi scrive che può attendere sino al 10 dell’entrante, ma che in quel giorno il pagamento dev’essere fatto assolutamente. È da molto tempo che io anche manco al ministero delle anime per attendere a questa urgentissima faccenda, e passando da una speranza all’altra siamo qui senza conchiudere nulla, fuori un sentimento di diffiducia di potere riuscire per questa via a rilevarmi dalle gravi angustie, che le ho recato involontariamente.

Mio Cugino Gioacchino, a cui scrissi per vendere il vino, mi disse che Infantellina non crede poter trovare compratori per la roba paglina, e vuole che si prepari col nero ed il cotto per potere incontrare minore difficoltà a venderla; di questi tempi, gli disse, però,

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che era impossibile di potere avere un pronto levato o di avere uno anticipo di L. 3000.

Io parlai ieri stesso col Sig. Drago, il quale mi disse che sarebbe stato pronto a pagare le L. 1000, sebbene in rame, perché non avea altro, e mi promise che come firmo l’atto, mi darà le agevolazioni che potrà, nella sicurezza che in 15 giorni potrò avere restituito quanto mi avrà favorito.

Preghi anche la S. V. per ottenere che il Sig. Pignataro e Silvestri finissero di cumulare imbrogli e firmassero l’atto, che si dovette ritornare a scrivere dai miei legali, e se domani o domani l’altro si firma, andrò immediatamente dal Sig. Drago, e spero, se non mi darà tutta la somma, mandarle un acconto.

Pel vino, di presenza faremo quello che vuole V. S., non potendo pel momento fare nessuna operazione per mancanza di danaro di opportunità.

Mi benedica con questi miei, che, a me uniti, ossequiano tutti di Sua degna famiglia.

Mi creda pieno di stima e gratitudineSuo Um. Servo

Sac. G. Cusmano

Palermo, 22 febbraio 1879

Rev.mo P. D. Pasquale

Di riscontro alla Sua ultima del 20, io non so cosa scrivere; so di certo che se avessi saputo che dovea recare tanta angustia alla Sua fraterna o paterna amici-

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zia, e tanto dispiacere a Suo Sig. Padre, non solo non avrei affatto permesso che la S. V. Rev.ma si fosse tanto impegnata in mio favore, e Suo Sig. Padre ancora, ma, avrei cacciato come tentazione la trattativa dell’affare Pignataro.

Ora che ci troviamo così compromessi ed ingolfati, se la S. V. sapesse quanto ho fatto per capitare danaro ed a qualunque costo, non crederebbe che l’avessi abbandonato senza interessarmi della Sua posizione! Le dico che non ho mai sofferto tanto quanto per questa cosa; la mia stessa salute ne ha inteso le conseguenze ed il mio spirito è molto travagliato per tante amarezze.

Se io dovessi soffrire per me solamente, potendo fare l’adorabile volontà di Dio, troverei un sollievo alle mie grandi afflizioni, ma perché reco sofferenze alla S. V., nemmeno questa parola mi conforta!

Nessuno vuol darmi danaro, ed io dico alla S. V.: la procuri direttamente perché il Suo nome potrebbe facilmente trovarlo ed io ne pagherei gl’interessi a qualunque costo.

Avrei potuto vendere qui del vino, ma, sviati i clienti dal nostro magazzino, poco è il levato che abbiamo, e all’ingrosso nessuno lo vuole. Pregai il Sig. Drago, ma quello vuole la certezza del rincasso, ed io non ho potuto darla perché si attendono gli ultimi certificati d’inserizione per finalizzare l’atto. Spero che la settimana entrante non passi che il contratto non sia stipulato, e quando questo avverrà, potrò dire con quasi certezza il giorno in cui la Banca darà d. danaro; e dico con quasi certezza, perché sono tanto avvilito dal

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cumulo delle cose incontrate che l’animo mio non sa facilmente sperare che questo affare arrivi a buon termine. Pure se la misericordia di Dio mi vorrà consolare, come avrò la certezza, pregherò il Sig. Drago, ch’è l’ultima speranza che mi resta, e combinerò tutto quello che sarà possibile per riparare i miei involontari torti presso la S. V. Se però la S. V. vuol farmi l’ultima, ma la più interessante carità, di procurare direttamente il danaro o d’esibirne la cautela, cercando anche io qui sotto il mio nome e colla Sua garanzia, me ne avvisi che ritornerò alla impresa esaurita, sia perché il mio nome, legato a quello dei Poverelli, ritira sempre rifiuti, sia perché la mia cautela, a tanta distanza e vincolata, non può ottenere nulla.

Mi metto nelle sue mani, disponga di tutto, mi faccia arrivare i suoi giusti rimproveri, ma mi perdoni perché non ho avuto la menoma volontà di recarLe nocumento e mi accordi sempre di potermi ripetere

Suo Obb. e Dev. Servo Sac. G. Cusmano

24 febbraio 1879

Carissimo Don Paolino

Le acchiudo il biglietto d’ingresso per questa sera. Se il suo parente che venne ieri sera volesse ritornare, lo porti insieme per stare in regola.

La prego venire all’Ave perché a mezz’ora di not-

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te si darà principio assolutamente, essendo l’ultima recita e molto lunga.Mi creda con affetto invariabile

Suo aff.mo in G. C.Sac. G. Cusmano S.d.P.

Desidero sapere cosa fece alle Ipoteche.

3 marzo 1879

Gentilissimo Signore

La persona che ha fatto l’offerta pei censiti non ha più animo di aspettare inutilmente. Se per mercoledì p. v. si avrà una risposta concreta sulla base dell’offerta e allora va bene, in caso diverso resterà tutto escluso.

Per mia giustificazione la pregherei di farmi due parole di riscontro.

Mi creda con tutta stima Suo Dev.mo Servo

Sac. G. Cusmano

24 marzo 1879

(Finale di una lettera)

………………………………………………………………………molto spinta ed io stesso non te lo saprei consigliare perché il tuo lavoro sarà sempre per l’usuraio e se Dio non ti provvede straordinariamente finirà poi col perdere la proprietà.

Io farò quanto di presenza ti dissi, e poi alla mia venuta costì risolveremo il da farsi.

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Ti raccomando la buona cultura perché questa non deve mancare e con affetto credimi

Tuo aff. nel Signore Sac. G. Cusmano

Palermo, 28 marzo 1879

Oggetti ricevuti dal Municipio il giorno 28 marzo 1879202 (1).

Pianelle di pelle, e di drappo e legno Paia n. 111Stivaletti Paia n. 24Cinte di cuoio n. 24Cappelli da Guastatori n. 4Paralumi di carta n. 5Grembiali di cuoio n. 3Tende di tela n. 4Zaini vecchi n. 7

17 aprile 1879

Carissimo Pietro

Ti prego, per amore di Dio, di non dimenticare il posto per Milazzo. Fatti prestare da Peppino quello che ti manca e lo metti sotto questa clausola, perché poi mi saranno pagate dette spese e restituirò.

Questa sera ci parleremo pel resto.

202 Per la storia tutto è utile.

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Sarebbe assai buono se D. Paolino andasse dal Sig. Messina.Tuo aff. Fr.llo

Giacomo

Palermo, 18 aprile 1879

Ill.mo Sig. Sindaco203

Il sottoscritto la ringrazia sentitamente per la considerazione in cui la S. V. Ill.ma ha tenuto questa Pia Istituzione nella distribuzione del pane, ed anche pel dono dei vecchi utensili da teatro, che, sebbene abbastanza logori, in questa casa, che tutto utilizza, sono stati di sollievo e di aiuto ai poverelli.

Profittando di questa occasione, Le fa sapere che questa casa trovasi in atto in gravissima angustia, che avrebbe molto bisogno dei suoi paterni e generosi aiuti. Però, non volendo eccedere i limiti dell’Istituzione, che si contenta delle cose inutili, La supplica di volere accordare a beneficio di questi poveri tutto ciò che inutilmente ingombra i magazzini del Municipio e particolarmente il legname che potrebbe essere assai utile per cuocere la minestra.

Grato alla Sua carità, il sottoscritto credesi in dovere compiegarle nota degli oggetti ricevuti, da servire anche per discarico dell’Ottimo Sig. Economo, che ne ha fatto consegna204.

Il DirettoreSac. Giacomo Cusmano

203 A S. S. Ill.ma Sig. Cav. Naselli Cela, Sindaco di Palermo.204 Pubblicata nelle Test., V. II, P. I, p. 96.

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29 aprile 1879

Carissimo Sig. G. Battista

Il porgitore è nipote di Monsignor Turano e desidera essere ammesso a negoziare col gas-olio e colla convenienza degli altri sensali. Lo stesso tirerà a pronti contanti, perché ha un amico che lo fa forte per qualunque cifra che gli potrà bisognare, però a superare le difficoltà che possono incontrarsi presso il Sig. Wedokind, ho ardito inviarlo alla S. V., sicuro che lo ascolterà e, potendo, non lascerà di agevolarlo.

Monsignore è qui e vi resterà per altri pochi giorni.Le auguro ottima salute nella pace del Signore. Preghi per me nelle

sue fervorose orazioni e mi creda sempreSuo aff. in G. C.

Sac. G. Cusmano

1 maggio 1879

Stimatissimo Sig. Giovan BattistaLieto per la notizia ricevuta dalla S. V., passai dal Notaio per

stipolare l’atto domani e poi mi recai dal Sig. Maltese per rileggere l’atto di transazione fatto dai Sig. Wedakiend. Trovai il contrario con mia gran sorpresa e le rimetto la copia informe che si trova in mio potere, onde farmi la carità di rivederla ed avvertirmi sul da farsi.

Io però son persuaso che converrebbe legalizzare l’atto, ma, non trovandomi il danaro, sarò nella condizione di ricevere una forte perdita senza rimedio.

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Mi onori di suo riscontro e mi creda sempre con invariabile stima.Suo aff. in G. C.

Sac. G. Cusmano

6 maggio 1879

Carissimo Fratello

Dimenticasti che si dovea dare qualche cosa al Sig. Felice pel regalo da fare domani. Spedisco Frate Francesco; fammi il piacere dargli L. 25 in cinque da cinque.

Tuo aff. Fr.lloSac. G. Cusmano

4 giugno 1879

Rev.mo P. D. Pasquale

Finalmente l’atto si firmò, e come avrà la firma del Sig. Florio, lo consegnerò alla Banca e scriverò al Sig. Drago per favorirmi per come siamo rimasti.

La S. V. ha ragione di lagnarsi del mio silenzio, ma io non ho saputo cosa scrivere ed è stata tale la mia angustia per la anormalità della mia posizione che non ho saputo della mia stessa esistenza, sono ridotto una larva.

Il conto della S. V. mandato non si è potuto trovare, avrei quello del vino, ma quello della campagna mi manca; se V. S. vuole una cautela me lo rimandi; se vuole aspettare altri pochi giorni, spero servirlo 15

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giorni prima di ultimare l’affare della Banca per mezzo del Sig. Drago.Io vorrei essere assicurato che la S. V. non sospetta delle mie rette

intenzioni.Le assicuro che mi sarei contentato di lasciare incolta la campagna,

se avessi saputo che avrei dovuto recarle tanta angustia e che le cose dovevano prolungarsi tanto.

Viene costì mio fratello per sapere qualche cosa di cotesto parapiglia. Lo raccomando alla sua amicizia.

Mi perdoni in tutto quello che ho potuto mancare involontariamente e non mi tolga il suo affetto e la sua carità. Il Signore Le renderà al centuplo quello che mi ha fatto, perché riguarda anche i poveri.

Accetti un attestato della stima e del rispetto di tutti di mia famiglia.

Mi benedica con tutti e mi credaSuo Um. Servo

Sac. G. Cusmano

17 giugno 1879

Carissimo Fratello

Il Sig. Notaro mi fece la nota presuntiva delle spese per tutti gli atti a legalizzarsi ed ascende a L. 1853; ciò non ostante il Sig. Felice e la di lui Sig.ra moglie insistono per avere la cifra domandata, lasciando intangibili in poter nostro 2600.

Secondo il conto che mi mostra il Sig. Felice, resta ad avere L. 100 e e. 53. lo gli ho dato L. 26 prima,

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L. 30 quando gli andai in casa e L. 10, cioè il g.no 14, e 5 il g.no 15, in tutto L. 66. In conto di detta cifra tu mi hai dato L. 20, resto ad avere L. 46.

Tu mi farai il favore di liquidare il conto col prelodato Sig. Felice e, se puoi, gli farai il saldo perché egli non verrà più per aver danaro, talché noi annulleremo presto la stessa cifra per finire di legalizzare gli atti e così avremo reso un servizio allo stesso.

Allo stesso tempo però, fatto conto di tutto, vedrai quale cifra resta scautelata secondo l’atto, e contro questo pagamento farai in carta privata una ricevuta, che curerai far firmare tanto al Sig. Felice che alla Sig.ra Rosalia Pignataro.

Io sono col Sig. Tomasino; quando finisci gli affari fatti vedere.Ti abbraccio

Tuo aff. FratelloGiacomo

4 luglio 1879

Rev.mo P. D. Pasquale205

L’atto già fu firmato e passato alla trascrizione; la copia fu passata alla banca e si sta eseguendo la permuta per finalizzare la cautela e tutto sarà compito.

Capisco che passerà ancora qualche altro mese, ma ora i giorni che scorrono sono giorni che ci avvicinano concretamente alle cose.

205 Notizia del prossimo mutuo colla Banca. Notizia di altro mutuo chiesto al Sig. Drago.

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Or io, sempre fidente nel Suo caritatevole affetto, vengo a pregarLa se vuole che io preghi il Sig. Drago di farmi un prestito, se non di tutto quello che le devo, almeno di quello che mi può favorire, onde rilevarla in parte dal grandissimo aggravio che le ho dato senza volerlo.

Io desiderava una sua risposta all’ultima mia, ed ora sono sicuro che la S. V. mi contenterà, perché nella mia grave afflizione il maggior dolore è stato questo di avere angustiato colui che mi ha favorito da fratello e da padre.

Il vino piglierà un gran prezzo e da Pietrino V. S. potrà meglio sentire perché non si è venduto sin’ora.

Io sono sicuro che il Suo cuore ben fatto mi perdonerà e mi conserverà l’antico affetto.

Qui si preparano le cose per l’apertura del S. Ritiro; spero che il Signore lo benedirà e che l’ottimo e Rev.mo P. D. Pasquale continuerà a proteggermi per riuscire al S. Scopo. Ossequio tutti dei Suoi da parte ancora di questi miei, e chiedendole per tutti la S. Benedizione, mi raffermo

Suo Um. ServoSac. C. Cusmano

Palermo, 8 luglio 1879

Ill.mi Signori206

Minacciando rovina il pavimento della cucina nella

206 Appello per sottoscrizione; la bozza si trova scritta nel retrofoglio, che porta la data del 29 aprile 1879.

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casa ove sono raccolte le Orfanelle mantenute da questa pia Istituzione, si fa appello ai Signori Negozianti di legname e ai impresari e capimastri murifabri, per ottenere caritatevolmente il legname e i materiali tutti necessari alla urgentissima riparazione.

Si pregano i prelodati Signori di sottoscriversi per quello che vogliono concorrere a questa pia opera.

17 luglio 1879

Ill.ma Sig.ra Principessa

La porgitrice avrebbe tutti i numeri per restare ai Suoi servizi quante volte potrebbe averne bisogno.

Per farla conoscere alla S. V. la mandai; però l’ho avvertita che in atto è rimasta l’antica cameriera.

La benedico nel nome del Signore unitamente all’ottimo Sig. Principe che ossequio con tutto rispetto.

Preghi per meSuo P. in G. C.

Sac. G. Cusmano

27 luglio 1879

Figlia mia in G. C. (Carolina Cusmano)

Io non so se le tue forze bastano per accompagnare la Mamà grande dalla zia Maricchia, e se la Mamà grande stessa ha le forze di farlo. Se però vi fidate, non solo per la via a fare, ma per l’animo che bisogna in simili cose; allora ti benedico nel nome del Signore in-

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sieme alla stessa. Io spero arrivare pure a visitarla in giornata.Tuo P. in G. C.

Sac. G. Cusmano

1 agosto 1879

Rev.mo P. D. Pasquale

Appena ricevuta la Sua, mi recai al Collegio di Giusino e poi non ho avuto possibilità di rimetterLe il programma che Le acchiudo, aspettando suoi ulteriori comandi.

In pari data ho scritto al Sig. Drago per vedere se vuol favorirmi onde poter dare alla S. V. la somma che mi domanda, giacché tuttavia io sono stato e sono in angustia di mezzi, se tiene la parola, come spero, La servirò prontamente.

Mi benedica con tutti di mia famiglia, che con me ossequiano i Suoi tutti’ e mi creda sempre

Suo Um.mo ServoSac. G. Cusmano

P. S. – Sta mane (sic) passa all’iscrizione l’atto della banca già firmato e legalizzato; resta ora solamente il tempo per avere i certificati e tutto sarà finito. Allora avrò il piacere di rivederLa e dar principio alle cose nostre coll’aiuto del Signore.

Mi perdoni per quanto le sono stato molesto e mi mandi sempre la sua amica protezione

S. G. C.

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Palermo, 2 agosto 1879

Ill.ma Signora Contessa207

Per timore d’imminente rovina, dietro la perizia di un uomo dell’arte, il ricorrente fu costretto a far demolire i pavimenti della cucina e della stanza di lavoro di questa casa di poveri, ed avvalersi del credito per l’urgentissima ricostruzione.

A questa spesa straordinaria, mancando assolutamente i mezzi, si rivolge al caritatevole animo della S. V. Ill.ma, implorando una generosa elemosina che possa aiutarlo a compiere l’opera incominciata.

Tanto spera il chiedente nel nome del Signore, che accetta come fatto a Se stesso quello che si fa pei poveri e pieno di gratitudine e rispetto si dichiara208

Um. e Dev.Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 4 agosto 1879

Ill.ma Sig.ra Baronessa209

Per timore d’imminente rovina, dietro perizia d’un uomo dell’arte, il ricorrente fu costretto a far demolire i pavimenti della cucina e della stanza di lavoro di que. sta casa di poveri, e d’avvalersi -del credito per l’urgentissima ricostruzione.

207 Contessa di Mazarino.208 Stampata nelle Test., V. II, P. II, p. 11.209 A S. S. Ill.ma la Sig.ra Baronessa S. Giuliano, Palermo.

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A questa spesa estraordinaria mancando assolutamente i mezzi, si rivolge alla S. V. Ill.ma, implorando una generosa elemosina, che possa aiutarlo a compiere l’opera incominciata; e fidente nel Suo animo caritatevole, ringraziandoLa a nome del Signore, pieno di gratitudine e rispetto, si dichiara

Umil.mo Dev.mo Servo Sac. G. Cusmano

Palermo il giorno di S. Domenico, 4 agosto 1879

Eccellenza Rev.ma (Mons. Turano)

Padre dell’anima mia210

Io non so esprimerle qual’è il sentimento che mi lega all’E.V.; certo è che vorrei esserle sempre vicino, che vorrei copiarlo in me, che vorrei essere sicuro di trovarlo sempre finché sono in vita, imperocché è per me conforto, aiuto, angelo consolatore. Consideri adunque quali sono sempre i miei desideri ed i miei voti nelle mie deboli preghiere! «Signore, conservate la sua salute, moltiplicate gli anni della sua vita, prosperatelo in tutto, arricchitelo sempre di vostri doni e delle benedizioni vostre. Ancora datemi la grazia di ricevere l’ultimo vale al letto della mia morte dall’angelo mio congolatore». E così sempre preoccupato attutisco i miei dolori... e spero... Che dirle nella ricorrenza del Suo onomastico ho pregato e prego sempre così.

Sono sicuro che allieterei l’animo del mio buon Pa-

210 Pubblicata in parte nelle Test., V.II, P. II, p. 62.

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dre se potessi dirle che sono lieto e tranquillo nel conforto della sua parola, ma è purtroppo una menzogna, perché il sentimento dei miei torti mi opprime e pure vi perduro. È una rete di mali che mi circonda, e mi persuado che son io la causa di non veder prosperata l’opera, di non veder progredire le anime, e quello che più mi spaventa è la distruzione totale a cui ogni cosa verrà per colpa mia, talché chiederò a calde lacrime il mio allontanamento da ogni cosa per andare a fare penitenza in un remoto angolo della terra, sperando che per altre anime fedeli il Signore benedirà le cose e le prospererà in avvenire. Pure voglio fare l’adorabile volontà di Dio, per la quale sento tutto il desiderio della anima, comunque sempre vi manco. Oggi però che è speciale giorno di grazia per l’E. V. preghi per me e mi consoli.

Io dubito di averle detto la verità, ma ho avuto il desiderio di manifestarmi intero, e se non sono riuscito, di certo il Signore ha dato a V. E. la grazia della direzione dell’anima mia, avrà potuto rivelarle il mio vero stato, e certamente il suo zelo verace avrà pietà dell’anima mia e della mia lacrimevole posizione... Mi aiuti adunque, Padre mio, ed io spero nell’aiuto del Signore di potere superare questo sentimento che mi distrugge, se il Signore vuole che io continui a fare quello che ho fatto, purché però l’E. V. mi usi la carità di parlarmi chiaramente di ogni cosa che mi riguarda e particolarissimamente poi di ciò che V. E. conosce di essere la maggiore causa della mia afflizione amarissima. Se Iddio vuole però accordarmi la solitudine, allora mi dirà

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come debbo fare per non lasciare in rovina l’attualità, ma per questo nel mio animo le risorse non sembrano assai facili.

Perdoni, Padre mio, se io non ho fatto altro che amareggiarlo per tutta la vita; se avessi ubbidito quando mi diceva: «Studia!», certamente non mi troverei in questo stato, perché non avrei seguito il mio cuore che è la sentina di tutti i mali, e sarei sicuro di aver fatto la volontà di Dio... ma...

Vincenzina, Donna Bettina e tutti di questa casa Le augurano tante felicità ed implorano meco la sua pastorale benedizione.

Preghi per l’indegnissimoSuo figlio in G. C.

Sac. C. Cusmano S.d.P.

8 agosto 1879

Carissimo Biagio

La tua ultima è stato motivo di tante riflessioni tra i soci perché si sperava molto nel tuo aiuto per le cose imminenti a farsi, e facendo nel modo che tu dici, ogni cosa va a distruzione.

Io debbo fare quel tanto che promisi, ma ti persuadi bene che non posso farlo se non ricevo il denaro della banca, con la quale già si fece il primo contratto e si passò all’iscrizione ma bisogna un mese ancora per avere i certificati d’iscrizione, e poi si farà il secondo, ed avrò il denaro; talché se piace al Signore, e non sorgeranno altri intoppi che faranno perdere del tempo,

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verso gli ultimi di settembre potrò avere il denaro e, mettere tutto in regola per quanto mi sarà possibile.

Intanto sarebbe necessario di mandare ora a Campo bello (sic) un centinaio di onza per dare la caparra delle uve delle migliori contrade, e se questo momento si perde, non potremo fare un affare sicuramente lucrosissimo. Don Andrea è quasi sbrigato per l’esecuzione degli strumenti necessari, e nella entrante settimana potrebbe salire in S. Giuseppe per animare la interessante e lucrosa circolazione colà; ma questa non può sostenersi e per conseguenza non conviene incominciarsi, se prima non avremo la sicurezza di avere un abbasto di vino nero che serve tanto all’operazione da farsi. M. Gaetano Pizzurro volea 300 L. per caparra di feccia, e non potendole avere da noi, è obbligato a provvedersi altrove per potersi comprare il legname necessario per la prossima vendemmia, essendo questa l’abitudine di tutti i bottai, di provvedersi a questo tempo del legname bisognevole sulle caparre che pigliano sulla feccia.

Bisognerebbe e con molta urgenza un poco di vino di prima qualità di Castelvetrano o Campobello, per mettere il magazzino di Palermo in buon ordine, e far si che tutti i clienti che vengono ci trovassero forniti in modo da non voltare altrove (e su questo proposito ti dico che ne sono venuti molti) e se questo vino non si compera ora, crescerà di molto, per come mi scrivono quelle buone persone che mostrano tanto interesse per le cose nostre, e ciò per la saputa vendemmia che si prepara, mentre in atto mi dicono che in Campobello

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ed in Castelvetrano può aversi il buon vino a stento e se si fa presto.Né vale il dire: queste cose le faremo appresso, perché come

abbiamo perduto le migliori opportunità pel passato, così perderemo questa, ed il povero Don Andrea che conta di stentare la vita sugli utili che ci deve dare col suo lavoro, dopo avere fatigato tanto a preparare le macchine bisognevoli, si vede costretto di locarsi altrove per non restare senza operosità; ed io che già sono inoltrato per comprare la bella caldaia e tutto l’utensile che si trova Don Andrea per le operazioni a farsi in S. Giuseppe nella prossima vendemmia, mi vedo caricato in un altro impegno senza potere far nulla, perché tu non dai a sperare altro, che dopo un tempo che la cassa sarà regolarizzata, metterai altre due mila lire. Ma regolarmente parlando, per fare piccole cose in Palermo, in S. Giuseppe ed in Campobello, bisognerebbero per lo meno un ventimila lire; dunque dicono tutti non potremo far altro per ora che continuare a fare quello che si è fatto, e durare a sostenere un lavoro per si piccola cosa, che non mette il traffico nella condizione di dare un vero utile da poterne sentire il vantaggio coloro che vi lavorano. Non dico poi dell’idea del miglioramento dei vini per invecchiamento, ove s’incontrerebbe un utile inaspettato, non dico dell’urgente bisogno di provvedere un poco di alcool buono, assolutamente necessario pei lavori che deve fare Don Andrea, e di altri elementi inevitabili, non parlo della pussola che dovrebbe ora stesso trattarsi a Smirne, e che quest’anno come dice Don Andrea potrebbe dare risultati favolosi...

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Di questo modo, caro Biagio, tutto va in rovina, perché se anche la cassa fosse in piena regola, non si potrebbe far nulla col supplemento delle due mila lire, appena potrebbe in qualche modo migliorasi la condizione di questo magazzino, ma per le altre speculazioni non si potrebbe fare nulla. Io ti primisi di versare lire 3000 appena fatto l’affare e lo farò; avrei potuto farlo prima col mio vino, ma non ho creduto di vendere all’ingrosso per capitare il danaro del trasporto e del dazio, perché ho avuto tema di restare poi senza il mio vino che ha gustato e gusta tanto ai clienti.

Ciò premesso, resta la necessità di venire ad una risoluzione seria, per la quale mi vedo costretto a dirti quanto appresso, dietro avere letto e riletto la tua. O tu diffidi della mia onestà e credi che ti debba truffare il danaro, ed in questo caso bisogna troncare ogni cosa e venire al pagamento, anche svendendo i fondi; o se ti contenti di una cautela fruttifera, ti darò porzione ora come farò l’affare, e prozione appresso. O tu lo fai per la regolarità dell’andamento sociale e questo lo possiamo accomodare di varie maniere, e spero che non ti recherà danno per l’avvenire, per come son sicuro di non avertene recato pel passato. Talché o la società si scioglie e lasciamo liberi tutti, particolarmente il buono Don Andrea che ha bisogno di lavorare per vivere, o tu, che puoi, sorreggi le cose per mettersi nella condizione di poter andare benissimo, e allora tutto in breve sarò regolato, e dico questo, perché se si fanno le cose per come si sono disposte, avremo con sicurezza tali utili, che se l’affare della banca non si facesse, ceden-

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doti il solo guadagno, si potrebbe riparare ogni cosa in brevissimo tempo: al contario, se io facessi l’affare oggi stesso, e potessi del tutto ripianare la cassa, e poi tu mettessi le 2000 lire di aggiunzione al capitale, non si conchiuderebbe nulla perché le cose resterebbero allo stesso posto.

Don Andrea non si avrebbe che fare e coloro che v’impegnano il loro tempo non potrebbero ricavare tanto che basti per tirare avanti. Fammi il piacere, esci da questa tua diffidenza e timidità, metti presto l’affare nel suo vero posto senza aspettare la mia regolarizzazione; dal giorno che tu fai questo resta la cosa nelle tue mani, e non si toglierà più un centesimo, e poi quando sarà fatto il mio affare, si completerà ogni cosa ed io sarò pronto in decorso di tempo di rifare qualunque interesse per come giudicheranno i contabili esaminatori della nostra posizione e ciò a qualunque costo.

Se tu rispetti l’amicizia, se tu vuoi aiutare i poverelli, questo è il desiderio di tutti i soci a vista sicura delle serie utilità, che possono incontrarsi pel momento favorevole in questo affare, che cammina a beneficio dei poverelli. Vieni in vista della presente, così eviti i dispiaceri che costì ti circondano, non perdere un giorno di tempo, e qui ti assicuro troverai un tempo veramente fresco, perché quest’anno non si è avvertita la estate in Palermo e particolarmente poi nella mia abitazione, che puoi tenere come tua, ove abbiamo esperimentato il bisogno, in talune sere del giorno, di chiudere qualche apertura per evitare una temperatura fredda che avrebbe potuto far male.

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Vieni, presenzia tu le cose, ma non limitare la speculazione, mi contento che si facciano in piccole proporzioni, ma debbono farsi per aver un saggio di ciò che vuol farsi, e poi se avremo bisogno di altri capitali per ingrandire le case quando sono bene organizzate, se tu non potrai fare di più, troveremo come rimediare altrimenti, ma in questo .... ma ancora in tempo e questo tempo è necessario che si utilizzi, altrimenti tutto andrà in rovescio; se tu vuoi stare su questa corda di diffidenza, allora dimmelo che non vuoi aiutarmi, che solamente vuoi essere a fare l’affare tuo ed io ti restituirò quello che posso, e del resto ti farò cautele per pagarti coi frutti a tanto l’anno, e poi se io potrò continuare continuerò, se non potrò chiuderò, e dirò: il mio amico da fratello non mi vuol aiutare, non posso far nulla, ma non mi logoro la mente e la vita a pensare quello che non si farà.

Scusami se pel bene tuo e mio mi vedo costretto a parlarti così; lo stesso D. Andrea, qui presente, non si fida di stare a queste condizioni, perché prevede che perderà il suo tempo inutilmente e le cose nostre non pigliano mai le proporzioni del vero utile. Io non toccherò più la cassa dal giorno che avrò fatto l’affare della banca, e ti farò finire questa terribile preoccupazione, a costo anche di morire di fame, ma certamento non ti ho fallito né credo che mi giudichi capace di tanto.

Ma dato che io consegno la cassa, trovi tu nel nostro capitale quello che bisogna per cominciare, anche in piccole proporzioni, l’affare della compravendita in S. Giuseppe ed in Campobello? l’affare delle prosso-

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lani? l’affare della feccia? Intanto le cose sono tutte in movimento, perdetti affari da te già approvati, ed io non posso far nulla, e finché restiamo così noi non faremo nulla.

Per carità, fratello mio, vieni, cautela i tuoi interessi se starai in dubbio, ma non rovinare gli affari in questo momento di grandissima opportunità. Abbiamo già perduto molto per questo tuo andamento, ma ora distruggeremo ogni cosa se non segui il mio consiglio.

In questo momento o vai avanti tu o si rovina ogni cosa. Credimi, non sono visionario, né esagerato, se tu rifiuti perderemo

moltissimo e tireremo languendo sempre.Ti abbraccio a mente col desiderio di farlo prestissimo di presenza

o almeno di leggerti, perché se tu non vieni, né scriverò a Campobello né partirà D. Andrea, perché non voglio impegnarmi per non riuscire.

Ti abbraccio con invariabile affetto, salutando caramente i tuoi figli.

Credimi sempre.

Palermo, 13 agosto 1879

Rev.mo P. D. Pasquale

Il Signore ha voluto formare la mia umiliazione ed ha voluto moltiplicare la Sua carità nell’esercizio della pazienza, che ha voluto portare per me.

Quando D. Giovanni mi portò la Sua, io mi trovava senza un soldo, e per accomodare la faccenda insieme a lui, mi portai dal Sig. Camillo Albanese ove

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trovai il Sig. Fornaia col cognato D. Domenico Giordano.Domandai la desiderata dilazione sino all’esazione del denaro della

banca, che il Signore allontana sempre, e mi fu accordato un patto di far sospendere, pel momento, una lite minacciata contro di loro per mezzo dell’avvocato Radicella.

Tanto io che D. Camillo c’impegnammo in questo affare, e la lite fu postergata. Io però devo esigere un legato di messa e dico, dopo tale convenzione, al Sig. Camillo che se esigeva questo legato, avrei in otto o 15 g.ni pagato senza aspettare la banca.

Il Sig. Fornaia fece passare 5 o 6 g.ni e mandò a dirmi che egli avea consentito alla dilazione, ma non potea aspettare perché il danaro gli bisognava e poi era stato lieto che io non pagava, perché così potea fare subastare i fondi che erano stati venduti per si poco prezzo!... Si figuri la mia gravissima angustia; andai a trovarli e per mia fortuna si trovò in casa loro una persona onesta ed amica e li convinse che questo non dovea farsi, perché, avendomi accordato la dilazione, non era più P. D. Pasquale Riccobono il debitore, ma P. Cusmano e che non era giusto regolarsi in tal maniera. Però questo pensiero non durò nelle loro menti e dopo due giorni dovetti pagare L. 200, promettendomi che avrebbero aspettato pel rimanente, ed io li pregava a volere mantenere in silenzio questo favore per non farmi fare una figura così triste presso la S. V. Ill.ma.

Ora ricevo la Sua coll’acchiusa cartolina postale e sono di nuovo andato a trovarli e ho fatto esemplare la

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bozza dell’apoca per mezzo del Sig. Albanese; ma siccome vi è una differenza di prezzo ed io voglio che la S. V. legga la cautela pria di stipolarsi, l’ho pregato di permettermi che io la mandassi alla S. V. pria di passarla al notaio.

La legga adunque, e a rigor di commodo o di posta, la mandi di unita al compiegato notamento, dicendomi se debbo pagare quanto loro vogliono, cioè L. 482 o L. 436 quanto la S. V. mi scrivea.

Mi perdoni per tutte le mie gravi mancanze e mi conservi la Sua protezione ed il Suo favore.

Gli abiti non possono eseguirsi per come la S. V. li vuole in tempo sì breve, dovendosi fare in seta ricamata, per come la S. V. scrive.

Io però spero averne prestato un numero uguale dalla confraternita della Mercé per accomodare per la processione e mandarli con Muscarello.

Avrà cura la S. V. di farmeli arrivare immediatamente dopo, e poi quando la S. V. risolverà con maturo esame come li vuole, li eseguiranno.

Quei detti abiti sono rossi, con un nastro rosso che si appende al collo, senza pendere alcun segno dietro le spalle.

Il libro della regola dell’oratorio spero mandarlo collo stesso Muscarello o poco dopo.

Mi benedica con tutti e preghi per me211.Suo Um. Servo

Sac. G. Cusmano

211 Rimandò subito la bozza della supplica e la disposizione del pagamento.

395

Palermo, 14 agosto 1879

Ill.mo Sig. Sindaco

In risposta al Suo pregiato foglio del 7 corrente, il sottoscritto si affretta e Le manifesta la più viva riconoscenza pel sussidio di lire trecento, deliberato da cotesta onorevole Giunta Municipale nella tornata del 4 andante in favore di questa pia Istituzione. Nel ringraziarLa di tanto favore non tralascia di raccomandare anche per l’avvenire questa nascente Casa dei Poveri, cui la S. V. Ill.ma e cotesta onorevole Giunta han mostrato voler proteggere paternamente.

Il DirettoreSac. G. Cusmano

19 agosto 1879

Ill.mo Signore (Camillo Albanese)

Scrivo dalla Banca del Sig. Scribali, via Maqueda n. 327, di rimpetto la parrocchiale chiesa di S. Croce.

I Sig.ri Fornaia non vogliono firmare se pria il denaro non è in potere del Sig. Notaro, e ciò perché il padre e la sorella non possono incomodarsi sino alla casa Sua. Non sapendo come la S. V. pensa di fare, ho incomodato il Sig. Saluto che le reca il presente, e così se la S. V. vuol mandare il denaro, lo manda consegnandolo al medesimo porgitore, se vuol venire o vuol disporre altrimenti, si degnerà farmelo sapere.

Mi creda con stima e rispetto invariabileSuo aff. Amico

Sac. Giacomo Cusmano

396

Palermo, 21 agosto 1879

Rev.mo P. D. Pasquale

Finalmente il Signore mi diede grazia di poter adempiere il pagamento del Sig. Fornaja giusta l’antico conto ed il mandato ricevuto dalla S. V. in L. 436, perché il dippiù che volevano era una loro strana pretensione di diminuire il polmario del Sig. Albanese, il quale, essendosi negato a farlo, rimase la stessa cifra, oltre però alla detta cifra D. Camillo mi fece pagare L. 10 di frutti e L. 20 per l’apoca unitamente alla copia che domani le invierò, talché la cifra totale pel Sig. Fornaja ascende a L. 466.

Oltre ciò D. Giovanni vuole che io pagassi altre L. 855 al Sig. Albanese per un atto, e vuole prestate L. 10 per conto proprio, ed io avendogli detto che senza mandato Suo non posso uscire danaro, mi ha pressato per farlo ed io non so resistere a negarmi, talché gli farò ora un biglietto per Peppino il quale se potrà lo servirà.

La S. V. mi dice che il Sig. Drago non ha ricevuto mia lettera, io gli scrissi pria di scendere lui, l’ultima volta, da costì e contemporaneamente avvisai la S. V. di aver fatto detta pratica.

Però il Sig. Drago scendeva in questa, mentre la mia lettera veniva costì, ma io avendolo veduto gli parlai direttamente e restammo che se la S. V. avrebbe avuto urgenza, lui si sarebbe impegnato a favorirmi dietro la mia avvertenza.

Ora che la S. V. mi incarica di pagare L. 1100 al

397

Sig. Basso per cambiale scaduta il 15 agosto, e L. 1600 per canone, non avendo ancora come fare, perché il secondo contratto colla Banca per avere il danaro non potrà espletarsi pria del fine settembre, ritorno a scrivere in pari data al Sig. Drago per sapere quanto mi può favorire, versandoci a mani Sue, per averli nei primi di ottobre, dovendo vendere le cartelle del credito fondiario.

Mi dica se debbo fare pratiche col Sig. Basso e col patrone del canone, finché questa faccenda del Sig. Drago si compie per come spero.

Io nulla dico alla S. V.; il Signore la rimuneri di tutto quello che ha fatto e che ha sofferto per mezzo mio; speriamo che il Signore benedica le cose per arrivare al compimento della buona intenzione che ha dato, e la sua gloria e la salute delle anime sarà grande gioia in compenso di tante fatiche.

Accetti i saluti di questi miei e ne partecipi la sua degna famiglia, mi benedica con tutti e mi creda

Suo Um. ServoSac. Giacomo Cusmano

P. S. - D. Giovannino mi dice che il Sig. Albanese vuole l’apoca per svincolare il danaro che trovasi nella cassa di deposito e prestito: l’avrà dopo.

21 agosto 1879

Figlia mia in G.C.

Il Signore dispose così che io mi fossi persuaso di andarmene; tutto sia pel meglio.

398

Non state in pensiero per la salute del mio corpo, perché sto bene.Pregate il Signore per me e per questa povera casa.Vi benedico nel nome del Signore

Vostro P. in G. C.Sac. G. Cusmano

Palermo, 4 settembre 1879

Carissimo Fratello (Pietro)

Peppino, verrà lunedì o martedì, piacendo al Signore, e tu farai ritorno perché vi è grandissimo bisogno della tua presenza in questa, dovendo fare conti e preparare l’occorrente per la vendita delle cartelle. Io più di te ho desiderato il tuo ritorno in questa.

Suppongo che si sarà rotta la caldaia; domani Peppino comprerà il rame, come ha scritto D. Andrea, e si manderà con tutto il rimanente delle cose domandate.

Mi premuro a scrivere la presente per arrivare in tempo a dirti che la caldaia deve collocarsi non dal torchio al muro, come mi fa capire D. Andrea, distruggendo il palmento, ma dal palmento al magazzino di sotto. Il magazzino di sopra è largo più di 25 palmi, perché vi sono due lunghezze di stipe dirimpetto e sono 14 palmi; resta dietro ad ogni posto uno spazio di un palmo e mezzo e sono tre palmi, e fa diciassette; nel centro resta un vuoto in cui si rotola anche una stipa, vuol dire ch’è più di sette palmi ed ecco che per lo meno la larghezza di d. magazzino è palmi venticinque.

399

La caldaia di D. Andrea è lunga 15 palmi e larga 3,½, ed io ritengo che il suo posto adatto è di metterla facendola sporgere tanto nel magazzino di sotto da potervi creare sotto la fornace, talché piglierebbe un tre palmi di spazio e sarebbero 28. Ora in 28 palmi vi è ultra che sufficienza di collocare la caldaia di D. Andrea e la nostra ancora con una valvola che possa far servire lo stesso fuoco ed alimentarle insieme o pure no, e poi, quando la nostra, che deve avere sotto la sua fornace servirà solo per l’Enotermo, all’ora una caputa adatta ad alimentare l’Enotermo sarà collocata opportunamente, e l’Enotermo potrebbe collocarsi o sulla linea della stessa caldaia di D. Andrea e la stipa che alimenta vicino i torchi, o altrove secondo il bisogno.

Tua suocera meglio; il rimanente buoni al solito.Tuo aff. fratello

Giacomo

Palermo, 10 settembre 1879

Rev.mo P. Arciprete

La minaccia delle procedure mi ha amareggiato di una maniera indicibile, sia perché provengono dalla S. V., che ho sempre rispettato e stimato con particolare amicizia, sia perché attendo al tranquillo andamento dello stentatissimo affare che mira unicamente alla gloria di Dio e al vantaggio dei Poverelli.

Comunque io riguardi la cosa, stento a credere che

400

la S. V. realmente vorrà passare dalla minaccia all’esecuzione, ed è per questa esitanza che ho il coraggio di ritornare a pregarLa di volere ordinare che fossero sospese a mio riguardo, e ciò per la sicurezza di pagarLa per quello che devo pria di cominciare la vendemmia. Non si attendono che gli ultimi certificati negativi per avere il danaro e il 1° ottobre prossimo sarà compita ogni cosa.

Ella ha avuto tanta bontà fin’ora; vorrà per altri 20 giorni negarmi il suo favore e mettermi alla vergogna di un procedimento, quando sa che, tra mille stenti e dietro tre anni d’indefesse fatiche, sono alla vigilia di e compiere l’affare?

Non sia mai, Rev. P. Arciprete, non mi rechi questo dolore; anzi sono sicuro che si degnerà di darmi una risposta assicurante e, allo stesso tempo, un puntamento per discutere le cose nostre e finalizzarle ora stesso, e lasciare solo l’adempimento al 1 ottobre.

12 settembre 1879

Carissimo Fratello

Si restò con M. Gaetano che si doveva dare una botte di vino al prezzo come noi lo vendiamo, e questo suo genero verserà ogni g.no quello che vende, bene inteso che sino al prezzo di 4 barili, si deve da noi introitare senza dare altro vino, per gli altri otto barili ripiglierà sempre quello che paga, talché il credito sarà solamente di 8 barili. E se la prima volta si vuole una botte, questo è solamente per fare la figura che il vino

401

viene di fuori. Pel momento io capisco che questa faccenda è angustiosa, ma se va in regola non sarà sempre così, perché potrà servire per accrescere il nostro smerciò, con la sicurezza di essere pagati da maestro Gaetano sia nel lavoro del magazzino sia anche colla feccia o col danaro, e noi possiamo mettere in regola questa faccenda anche con una carta di cautela quando saremo in S. Giuseppe.

Per ora adunque se puoi consegnerai 8 barili del paglino di 14 e quattro barili del colorito, che secondo il prezzo che lo vendi lo passerai a lui, e dove il prezzo che tu vendi il colorito non conviene a lui, in questo caso lo potrai ammezare col paglino di quattordici per uscire in buona regola.

Egli deve vendere a 50 il paglino e con questo prezzo F.te Arcangelo facea conto che gli restavano tre lire e più di guadagno, con l’altro forse un poco più. Tu, che sei sul luogo, potrai regolare le cose in maniera che noi non dobbiamo perdere e lui trovi il suo guadagno.

Ti abbraccio e mi segnoTuo aff. fratello

Giacomo

19 settembre 1879

Rev.mo Mons. Canonico212

Per un bisogno imperiosissimo dovrei pagare do-

212 A S. S. Ill.ma Rev.mo Mons. Canonico Cozzucli, dal P. Cusmano

402

mani L. 300 e non ho a chi rivolgermi fuori della Sua carità.La restituzione potrei farla comodamente a L. 100 la settimana, se

la S. V. non ha maggiore urgenza.La prego mettere qui stesso una consolante affermativa e pieno di

stima e gratitudine mi segno con ogni rispetto.Suo Um. Servo

Sac. G. Cusmano

Risposta:

Venga domani, le darò quel che potrò, ma non saranno più di lire 200, che restituirà al più tardi il 30 settembre.

Palermo, 22 settembre 1879

Carissimo Cugino

Per consiglio di Bivona mi farai il piacere di recarti dal Rev.mo P. Arciprete, e senza mostrarti informato dei procedimenti fatti, lo pregherai caldissimamente a volersi degnare di aspettare altro poco che sarà intieramente pagato, perché l’affare mio sarà compito in questi giorni e al primo dell’entrante spero avere le cartelle, talché realizzandole, nei primi dello entrante salderemo il conto.

Sarai cortese rendermi informato dell’esito al più presto possibile.Ti auguro buona salute con tutti di tua famiglia, che ossequio e con

affetto abbracciandoti mi segnoTuo aff. Cugino

Sac. G. Cusmano

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Palermo, 26 settembre 1879

Ill.ma Principessa (Starraba)

Figlia mia in G. C.

Non avendo riveduto più la buona D. Marianna, ho creduto che potrà essersi impiegata, e mi piglio la libertà d’inviarLe la buona Signora Giuseppa Puleo, vedova Naselli. Questa Signora è ottima ed adorna di molte virtù; ritengo che sarà adattissima per il Suo servizio e per conseguenza mi piglio la libertà di presentarla.

Sicuro che vorrà accettarla trovandosi tuttavia sprovveduta, ne La ringrazio anticipatamente.

Mi raccomando nelle Sue fervorose preghiere e benedicendoLa nel Signore, mi dico

Suo P. in G. C.Sac. G. Cusmano

Palermo, 7 ottobre 1879

Ill. mo Signore

Il sottoscritto pieno di gratitudine viene a certificarLa pel presente di avere ricevuto Kg. 20 di pane per queste orfanelle. Coglie questa occasione, però, per notificarLe che i bisogni di questa povera Casa sono grandi ed estremi, perché la S. V. Ill.ma potesse tenerle in particolare considerazione nelle future distribuzioni, riservandosi di venire personalmente a pregarLa per altre pendenze, presso il Municipio, che si augura a portare a buon esito mercè la valida e caritatevole protezione Sua.

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Palermo, 14 ottobre 1879

Rev.mo P. D. Pasquale

La sua vera amicizia mi assicura che, ad onta del mio involontario mancare, pure mi accorderà fiducia e crederà che il mio maggiore dolore nell’attualità è il pensiero della Sua sofferenza. Io ne ho moltissime... le assicuro che non potea affatto suppormi di dover passare per tante prove, nelle quali il Signore mi ha voluto iniziare ad amare veramente la Sua adorabile volontà. Vi fu un momento che io vidi tutto distrutto; e se non avessi avuto grazia di rassegnarmi pacificamente, o sarei morto di dolore, di confusione, di vergogna, o sarei passato a delle risoluzioni che avrebbero rovinato assolutamente ogni cosa.

Ma il Signore mi ha dato il Suo S. aiuto, e son qui, ed ora il Signore ha cambiato la posizione e siamo in terreno sicuro, ma pure non posso dirLe che domani o domani l’altro avrò il danaro, e ciò per piccole formalità, che la Banca esige per la partita Pignataro, le quali non mettono dubbio all’affare ma lo ritardano.

Io tengo presente la Sua d’ordine pel pagamento a farsi, e se la S. V. mi faculta vorrei andare dal creditore per avvisarlo di questa piccola remora e diminuire così la sua molestia; mi avvisi.

Le auguro buona vendemmia ed ottima salute con tutti di sua degna famiglia, che per me e miei mi fo lecito ossequiare qui stesso. Mi benedica con tutti di questa povera Casa e, pieno di stima e rispetto, mi creda sempre

Suo Um. ServoSac. G. Cusmano

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Palermo, 14 ottobre 1879

Carissimi Fratelli

Il Signore ci ha salvati da un gran naufragio!Quando mancano gli aiuti umani, non mancherà mai anzi sarà

sempre pronto l’aiuto divino.Dopo che tutto sembrava213

17 ottobre 1879

Carissimo Fratello (Pietro)

Ho scritto varie lettere informandovi delle cose nostre, e da voi ho ricevuto una Vostra solamente, scritta da te, caro Pietrino, ed un’altra dal Sig. Saluto, il quale mi dice che ancora non avete cominciato a cuocere. Tu mi dici che avete vendemmiato Nicolò, sotto e sopra, con carrozzate 16,½; ora venne l’acqua: sarà una volata la vendemmia, e forse non cuocerete e resteremo senza cotto.

Domani vi mando un poco di spirito per fare forzate.Qui le cose piegano in bene, ma ancora non si è fatto nulla; io

lavoro.Esassi L. 4000 di Cloos e partirò per Campobello a comprare un

poco di vecchio, se mi riesce possibile, o vedrò cosa posso fare. Tutte cose arrivano in un punto e non so quello che potrò fare.

Pietro consegnerà il fondo Martelli e scriverete esattamente la consegna, facendo aggiustare anche colla presenza del perito la faccenda del limite.

Parlerò con Villafranca, ma pria di tutto desidero

213 Lasciata in sospeso.

406

conoscere la persona per non incontrarmi a cose che poi non riescono.Vi prego di badare se si trova danno.Salute di tutti buona anche da parte mia. Saluto.D. Andrea non trascuri di fare tutto quello che sarà possibile per

lavorare appresso. Ho speranza di avere appresso qualche poco di spirito di quello francese, che rimase in Dogana al Duca di Salaparuta. 1

Pietro deve saldare L. 570, e come viene D. Felice ti saprò dire se è L. 576.

Amerei sentire sempre vostre nuove, ma questo è impossibile; l’esperienza mi ammaestra e bisogna rimettere tutto nelle mani di Dio.

Vi abbraccio; per ora vado ad ultimare la faccenda dello spirito e domani lo manderò col carretto di D. Tommaso Vitale, avvisandovi del modo come sarà condizionato per vostra regola.

Non potendo esser presente, vi prego di regolarvi in maniera di profittare di tutto quello che sarà possibile per potere continuare a lavorare appresso, sia col cotto sia con altri preparati Petio, che potrebbe fare; altrimenti l’uva è scarsa, faremo poco vino e nulla potremo combinare per riparare la cattiva annata.

Vi abbraccio tutti.Vi prego fare esatto conto del dare Pignataro per fondiaria e censo,

per vedere se il conto da lui fatto risponde esattamente o se troveremo altri debiti, e se questo non si ripara ora, non si potrà riparare più.

Vi abbraccioVostro aff. Fratello

Giacomo

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P. S. - È qui Pasqualino, a cui si sono consegnate le lettere; F.te Arcangelo con lui combinerà tutto e riceverete col carretto, che forse partirà domani, quanto D. Andrea ha commissionato.

Giacomo

Palermo, 21 ottobre 1879

Carissimi Fratelli (Pietro e Giuseppe)

Di seguito alle vostre con ritardo ricevute, vergo la presente per mandarvi L. 200.

Però non essendo sicuro della strada, posso mandarli domani colla posta.

Mi strazia il cuore la faccenda del nostro caro Gioacchino, perché questo benedetto Pinnisi mi sta facendo leccare le unghie; se voi potete, aiutatelo; ed io spero prestissimo introitare da detto Pinnisi e mandarli a voi.

Trovasi costì il Rev.mo P. Di Stefano; fatemi il piacere di fargli arrivare nascostamente al Rev.mo P. Arciprete la lettera che vi compiego.

Non so se avete ricevuto tutte le mie, e particolarmente quella ove vi domando informazione della quantità del vino nero e colorito già venduto alla Società.

Io lavoro e tutto passa; speriamo.Avete trovato uva rubata? Come scomparve così la vendemmia?

Sia fatta sempre l’adorabile volontà di Dio.Si prepara il Petio?

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La famiglia di D. Andrea, come la nostra, sta bene.Vi abbraccio tutti

Vostro aff.mo Giacomo

Palermo, 23 ottobre 1879

Carissimi Fratelli (Pietro e Giuseppe)

Il Signore mi ha dato il modo di rimediare al decoro della firma presso il Banco, e non solo che si rinnova la cambiale delle Lire duemila, ma mi fanno l’anticipo per fare l’offerta del canone anche per cambiale.

A questo fine spedisco il noto espresso Francesco Paolo Vitale, e tu, Peppino, dietro le stesse cambiali, e precisamente dove trovi una barretta da me stesso fatta, metterai, e senza sbagliare, Palermo li... ottobre 1879

Giuseppe Cusmano

Devi firmare dietro solamente e no avanti, dove è lo stampato e per lo stretto della cambiale per come vedrai dal fac-simile che ti compiego.

La cambiale la lascerai tutta in bianco, che poi si riempirà qui dal Sig. Notaro; bada però che questa tua firma fosse fatta con inchiostro nero e simile a quello del Notaro.

Le stesse cambiali poi li acchiuderai in una lettera diretta al Sig. Notaro Giuseppe Scribani e lo incaricherai di accertare le tue firme, perché devono in giornata

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stessa presentarsi allo sconto. Farai tutto coll’aiuto di Pietrino o di D. Andrea.

Detta lettera diretta al Notaro con le cambiali l’acchiuderai in altra, a me diretta, ed io attendo che il corriere arrivi al massimo alle 11,½ a.m. per andare alla Banca e compire ogni cosa.

Vi prego di tenere un gran silenzio di questo affare; e sicuro, sicurissimo che alle 11 e ½ di domani avrò qui le cambiali raggirate in bianco per firmarle, poi, io e D. Paolino, e certificate dal Notaro, scontarle al banco e compire ogni cosa.

Caro Peppino, fa tutto con esattezza, non facciamo che metterai S. Giuseppe in vece di Palermo.

Bada pure a non mettere la cifra della giornata, che la metteremo qui.

Vi abbraccio tuttiVostro aff.mo

Giacomo

P. S. - Le cambiali sono tre: una di L. 2000, ch’è quella che si deve rinnovare; altre due: una di 4600 e l’altra di 6000; compongono le L. 1000, che servono all’offerta reale che deve farsi pel Canone unitamente alle tre annualità di arretro, perché la prelazione si esercita al 9%. Tu, Pietrino, dimmi, se sono realmente tre le annualità da noi dovute.

Giacomo

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Palermo, 24 ottobre 1879

(Riservatissima)

Rev.mo P. D. Pasquale

A quest’ora l’affare sarebbe finito, ed io avrei avuto la sorte di rilevare la S. V. da perdite ulteriori ed avrei avuto tanto sollievo al cuor mio che per questo soffre torture indicibili.

Però la S. V. deve tenere segretissimo questo che io Le confido.L’Arciprete mi avea detto di preferirmi al nove per la riluizione del

canone, facendo tutto d’accordo. Arrivato al termine le cose, si dimenticò di quanto mi avea detto e volea che io avessi comprato rendita in corrispondenza del canone.

Per questo si è fatta esaminare la quistione allo stesso Dimarco, il quale la decise in mio favore per l’intero atto ricognitorio.

Questo però mentre da una parte mi è giovevole, ha portato dall’altra una perdita di tempo. Ora però è tutto ultimato, e martedì o mercoledì p.v., si farà la offerta reale; come l’offerta sarà accettata, si compierà il mutuo ed accomoderemo ogni cosa. Io ho trattato tutto all’amichevole per mezzo ancora del P. Distefano. il quale volendo sostenere che io non avea affatto diritto alla prelazione, portò la questione al giudizio del Sig. Dimarco, ed ora che Dimarco l’ha deciso in mio favore, mi fa sperare che l’offerta sarà accettata.

Se questo sarà vero, non il 31 ottobre, ma i primi dell’entrante novembre sarà tutto finito.

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Questo è lo stato delle cose, Padre mio. Io non ho lasciato di premurare e continuerò a farlo, perchè tutto si compia al più presto possibile. Ma il Signore ha voluto che si fossero incontrati tutti gli intoppi possibili preveduti ed impreveduti, comunque man mano mi avesse tirato fuori di una maniera ammirevolissima.

Come sarà accettata l’offerta, Le dirà con sicurezza il giorno in cui si effettuerà completamente il mutuo, ed io sarò all’ordine di servirla. Intanto bisogna vedere di quale maniera si deve rimediare alla scadenza del g.no 31, giacché pochi giorni bastano perché fossimo all’ordine di poter pagare.

E che ciò sia certo, lo rilevi da quanto le dico: che la banca fa l’anticipo per l’offerta reale e per conseguenza, oltre questa formalità, vuol dire che nulla osta per impegnarsi così.

Perdoni, Padre mio, la mia impotenza a fare altrimenti per il momeno, e mi creda sempre grato ai Suoi particolari e Paterni favori.

Ossequio tutti di Sua degna famiglia e, chiedendoLe la benedizione con tutti di questa povera casa, mi ripeto

Suo Um. ed aff. ServoSac. G. Cusmano

P. S. - La prevengo che i miei fratelli stessi ignorano questi precisi dettagli; quando saremo di presenza le dirò i motivi di tale riserbo.

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Palermo, 24 ottobre 1879

(Riservata)

Carissimi Fratelli (Pietro e Giuseppe)

Il Signore ha voluto usarci misericordia, e per quanto il demonio si fosse impegnato a distruggere tutto, la grazia del Signore ci ha liberato. Oggi alle 3 p.m. la Commissione dello sconto ci riammise a rinnovare la cambiale ed approvò l’anticipo per l’offerta reale. Vi prego di non dir nulla di questo perché ci può venire un gran danno.

Il corriere arrivò tardi, ed io all’1,½ p.m. bisognai correre per le finanze; lo vidi questa sera al ritorno in casa, e trovai le vostre carissime e tutto in regola per le cambiali, grazie.

Salute di tutti buonissima.Scusate se non mi prolungo in dettagli.Vi abbraccio e benedico nel Signore

Vostro aff.moGiacomo

4 novembre 1879

Figlia mia in G. C. (Carmela Cusmano)

Continuati la S. comunione, facendo come è solito che io ti fo fare.Sta serena, non dare retta alle tentazioni e agli scrupoli. La S.

ubbidienza ti sgrava da qualunque angustia.

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Ti benedico nel nome del Signore.Prega per me, che vado a partire

Tuo P. in G. C.Sac. G. Cusmano

Palermo, 23 novembre 1879

Eccellenza Rev.ma214

Di seguito agli ordini ricevuti della E. V. Rev.ma, espongo quanto segue:

Il motivo, che mi spinse a venire a supplicarLa, in compagnia del Rev. Sac. D. Salvatore Riccobono, non era affatto per implicare la E. V. Rev.ma, in questioni legali. Il diritto della mia prelazione sulle terre che possiedo in Muffoletto, fu deciso dallo stesso Avv. Dimarco, e il Rev. P. Arciprete non si oppone. Lo scopo della mia venuta era tutt’altro; poiché, siccome il Rev.mo Arciprete, pur ammettendo la mia prelazione, mette in campo una pretesa evidentemente lesiva dei miei interessi, io speravo che V. E. Rev.ma si fosse degnata interporre la Sua autorevole influenza ad impedire che io rimanessi vittima di una aperta ingiustizia. Io però non ebbi, ier l’altro, la fortuna di manifestare all’E. V. Rev.ma le mie idee all’uopo; e il P. Riccobono, che pure desiderava sapere dall’E. V. se era obbligato in coscienza a confessare la verità delle cose,

214 Mons. Giuseppe M. Papardi, Arcivescovo di Monreale. Test., V. II, P. II, p. 106.

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siccome egli la conosce, rimase pure dolente di non avere potuto proporre all’E. V. il suo dubbio. Mi permetta quindi che Le manifesti ora in iscritto ciò che desideravo sottometterLe a voce.

Il Rev. Arciprete dopo la morte del P. Riccobono suo zio, mi confessò che questi avea comprato il canone realmente alla ragionata del 9,½%, tuttavia desiderava che io, per la mia prelazione, mi contentassi di pagare, non già al 9,½, ma al 9, poiché il ½ si era consumato per le spese occorrenti. Io ricordo benissimo questo discorso da lui fattomi, pochi anni or sono, e ricordo pure che condiscesi alla sua pretensione: ma egli invece, ora che è arrivato il momento di conchiudere l’affare, dice di aver dimenticato quel suo discorso, e, in ogni modo aver l’obbligo di fare gli interessi dell’ospedale. A tal fine pretende che io paghi, non secondo la ragionata effettiva colla quale il defunto suo zio comprò, ma secondo quello che comparisce nell’atto.

Ora in quest’atto, che costa esser simulato, non è determinata affatto la ragionata, ma solo è detto che avendo il P. Riccobono erogato un capitale pel canone, la venditrice, in caso di eccedenza, obbligavasi restituire, in proporzione del capitale ricevuto; il Riccobono invece, nel caso opposto, era tenuto a pagare colla ragionata del 7%. Or, come ognuno vede, in questo patto non trattasi di determinare la ragionata del negozio, ma una semplice eccezione in un caso ipotetico. Resterebbe poi sempre a vedere quale sia la proporzione fra il capitale pagato dal Riccobono e il canone da lui acquistato. Ebbene, costa con ogni evidenza, che

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questa proporzione fu effettivamente alla ragione del 9,½%; il P. Salvatore Riccobono, nipote del defunto e fratello dell’erede universale, veniva ieri l’altro a dichiarare appunto questo, cioè la compra fatta da suo zio alla ragionata come sopra; anzi desiderava sapere se, conoscendo egli ad evidenza questa verità, era obbligato in coscienza a confessarla apertamente.

Posto dunque tutto questo, si può stabilire qualche quesito morale nei seguenti termini:

1) Costando che il P. Riccobono comprò al 9,½, il P. Cusmano che gode il diritto di prelazione, è obbligato a comprare ad una ragionata maggiore, p. e. al 7, al 5, ecc.?

2) Può egli essere costretto, per un linguaggio equivoco ed incerto usato nell’atto, a rimettere del suo, per fare, come dice il Rev. Arciprete, gl’interessi dell’Ospedale?

3) E il detto Arciprete, facendo in tal modo, questi interessi, provvede anche bene agli interessi della sua coscienza?

Che se l’E. V. Rev.ma, in vista del danno che m si vuol cagionare, stimerà nell’alta Sua degnazione esortare il detto Rev. Arciprete ad acconsentire alle mie ragioni, salverà lui da un atto poco conforme alla giustizia, salverà me da un torto che mi si vuole far soffrire, e impedirà una sconcia lite fra due ecelesiastici, i quali non si affaticano se non per opere di beneficenza.

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Palermo, 26 novembre 1879

Rev.mo P. D. Pasquale

Con sacrifizi indicibili pagai L. 400 al Sig. Scavo, il quale mi aspetta pel resto. Io non posso esprimere la mia posizione! La volontà di Dio sarebbe la vera mia consolazione, ma farla a spalle di chi mi ha beneficato è qualche cosa che la S. V. non ha mai provato nella sua vita, ed io non so esprimerla.

La S. V. ha cercato di rendere sempre più leggiera la mia sofferenza e per questo Le sono obbligato al centuplo, ma la mia imperfezione mi farà scegliere meglio la morte che accettare il favore senza la sicurezza di potere arrivare puntualmente all’obbligazione.

Ho fatto scrivere al Rev.mo P. Arciprete dalle Sorelle di Carità e da S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo di Morreale. Io ho il diritto di prelazione non con le parole ma con documenti; il male sta che l’Arciprete vuole avvalersi dell’atto simulato, ove la compra non è affatto definita, ma lascia scappare varie ragionate ed incerte.

Egli però finge di dimenticare di avermi asserito che fu fatta realmente al 9,½%, e non so con quanta buona morale vuol fare l’interesse dell’ospedale a danno e rovina della mia posizione. Il P. D. Salvatore Riccobono è venuto con me da Monsignore ed ha testimoniato la verità. Talché non è questione di diritto, ma di fatto.

Il diritto sta per me. Il fatto l’Arciprete vuol farlo divenire una incognita, dimentico dell’amicizia e della

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verità; con Dio se la vede... Io se avessi danaro di proferirmi anche al 5%, lo farei, ma il danaro che io ho alla banca non basta più, se vogliono un centesimo più sulla ragionata del 9%. Per questo la mia necessaria ostinazione ed istanza è per le vie economiche e non legali solo per togliere lo sconcio di due preti, che lottano per opere di beneficenza. Ma l’Arciprete è abituato a far cause e per conseguenza non ci bada.

Preghi per me e mi creda sempreSuo aff. Amico

Sac. G. Cusmano

Palermo. 13 dicembre 1879

Carissimo Fratello (Pietro)

Ho scritto più volte io, ti ha scritto tuo figlio e tu non hai ricevuto lettere.

In punto mi arriva la tua. Manderò da Vitale, procurerò di avere il danaro che tu desideri, e verrà Peppino stesso a portarlo e così tu colla stessa carrozza farai ritorno.

Resto inteso per quanto mi dici della campagna e di Namio; D. Andrea compenserà. Spero abbracciarti prestissimo. Tutti buoni.

Tenetevi pronti a partire.Tuo aff. Fratello

Giacomo

418

15 dicembre 1879

Rev. P. D. Salvatore

Giusta il rimasto di ieri sera, stamane volea fare avvicinare i Sig.ri Lamanna e Radicella in Tribunale per definire il da farsi, ma il Sig. Lamanna non era affatto informato della S. V. e per conseguenza restò tutto in sospeso.

Se questa sera o domani, di prima ora, vuol favorirmi, sarei anche pronto ad accompagnarLa.

Attendo suo riscontro.Mi creda con sincera stima e rispetto

Suo Um. ServoSac. G. Cusmano

R. - Ad un ora di notte verrò a servirla. Mi creda. Sac. Riccobono.

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420

Palermo, 1880 215

Ho aspettato che il buon Dio si fosse manifestato per dirizzare alla S. V. una parola sicura. Arrivato qui, andai pria di ogni altro dalla mia Guida per dar conto di quello che io avea operato e delle misericordie usatemi dal Signore e dalla Gran Madre di Dio e mi disse di andare da Mr. Arcivescovo per ottenere il permesso di presentarmi alla S. V. Eseguii immediatamente l'ordine ricevuto, ma S. E. Rev.ma trovandosi pronto a partire per Monte Cassino, volle che io avessi aspettato il di lui ritorno per partire io poi alla volta di Roma; mi accordò intanto il permesso di fare uscire le Sorelle per la colletta.

L’uniforme delle Suore mi ha occupato un tantino in questi giorni, e non so se debbo fare quello che io avea sempre ideato, simile cioè alle Figlie della carità con la cornetta, per evitare di destare l’attenzione del pubblico con un abito nuovo, o se devo fare qualche cosa di nuovo. In questo dubbio io avrei desiderato la Sua presenza qui per un momento ma non sapendola domandare di mia volontà, ho pregato.

Ieri venne il cameriere di Monsignor Turano, Ve-

215 Per la istituzione delle Suore. Il P. Giacomo scrive a Melania pregandola venire a Palermo.

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scovo di Girgenti, che trovasi tuttavia in questa, il quale, per come Le dissi, è la mia Guida e mi mandò a chiamare perché dovea dirmi qualche cosa interessante e mi ha detto quanto appresso.

«Figlio mio, il Signore si è degnato illuminarmi nella S. Messa e vuole che tu ti unissi a Suor Maria della Croce per portare avanti l’Istituzione, con conseguenza ti benedico le pratiche che far devi per ottenere questo permesso dal Sommo pontefice, raccomandandoti la prudenza che è necessaria nelle opere di Dio». E avendogli detto qualche cosa in proposito da noi conferita e che la S. V. potea per otto giorni recarsi in questa privatamente, mi manifestò il desiderio di invitarla a venire, mentre Egli si tratterrà qui sino al giorno 22 del corrente, così si potrebbe di presenza risolvere il da farsi maturamente col lume di Dio.

Se Ella può venire, mi avvisi opportunamente per farmi trovare pronto all’arrivo del vapore. Se non può, mi faccia la carità di riscontrare prontamente, dicendomi quando crede opportuno.

Non lasci di pregare per me e per questa povera casa e mi ottenga la sorte di esser veramente Figlio di Maria, sempre pronto a dare la vita per Gesù Cristo, Vita mia.

La ossequio unitamente a mia Sorella di unita all’ottima Suor Maria.

Mi creda nei SS. Cuori di Gesù e Maria.

422

Palermo, 1880(?)216

Ill.mo Signor Sindaco217

La pia istituzione del Boccone del Povero, che il sottoscritto onorasi colla presente raccomandare alle premure della S. V. Ill.ma e di cotesta onorevole Giunta, è ben nota presso cotesta Amministrazione Municipale fin dal 1867, epoca in cui incominciò ad aver vita per opera di qualche privato cittadino. Vari permessi ottenuti e parecchie sovvenzioni, sino all’ultima del dì 4 del corrente mese dimostrano chiaramente non solo la notizia che di essa si è avuta, ed una tacita approvazione che le è stata concessa, ma ben anche il benevolo animo, ond’è stata accolta in ogni tempo da cotesta Amministrazione.

Tuttavia lo scrivente si crede oggi nel dovere di manifestare tutto intero il suo intendimento in riguardo a quest’Opera, nel fine d’interessare in una maniera più efficace cotesta illustre Giunta a favore della medesima. Egli fin dal principio in cui venne istituita intese abbracciare sotto la benefica azione di essa ogni classe di miseri, persuaso com’era già sin d’allora, che non i soli famelici mendicanti per le vie hanno bisogno di aiuto, ma vi sono altresì esseri infelici e degnissimi di compassione per altre miserie, che non è la semplice fame.

216 Senza data, ma anteriore all’apertura della Quinta Casa.217 Domanda al Sindaco per avere: 1) il permesso di fare la colletta; 2) la esenzione del dazio; 3) un

locale per ricovero; 4) una sovvenzione annua.

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Orfanelli senza guida, giovanette in gravissimi pericoli di seduzione, vecchi senza assistenza, infermi senza letto, senza casa, sono senza dubbio tutta gente da meritare la più profonda commiserazione da chi ha cuore in petto.

Ora chi scrive intendeva appunto, mercè l’Opera in parola, potere stendere una mano pietosa a tutti quest’infelici; e ben ebbe a concepire in sulle prime la più lieta speranza di felicemente riuscirvi, quando potè nel breve giro di pochi mesi vedere diffondere così rapidamente l’Associazione a questa pia Opera e raccoglier tanto, da non bastare il tempo a farne la distribuzione al domicilio dei poveri.

Senonché per varie ragioni venuto meno quel primo slancio di carità cittadina, egli ebbe con immenso suo dolore a vedere man mano dileguarsi le sue speranze massime per mancanza di braccia utili all’opera, e del concorso di persone disinteressate, che sposassero con vera abnegazione l’interesse dell’opera.

Però in seguito ad una specie di tacita propaganda che la miseria stessa sempre crescente, ed anche la detta Istituzione col suo procedere lento, sì, ma perseverante, han fatto nella nostra cittadinanza, s’è trovata più d’una persona generosa, che ha mostrato chiaramente volere a tal opera pienamente dedicarsi.

Dal che si sono ridestate più che mai vive nello scrivente le antiche sue speranze di potersi cioè rendere utile ad un gran numero di infelici, di cui è mestieri che abbondi una città popolosa e in gran parte vivente di solo lavoro, com’è la nostra.

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Ma perché la sua privata azione, nonostante concorso di parecchi altri di generoso sentire, non potrebbe affatto riuscire all’intento senza l’appoggio della pubblica Autorità, crede suo obbligo assoluto supplicare presso cotesta onorev. Giunta, per averne gli aiuti opportuni. E sono moltissimi senza dubbio quelli che da essa potrebbe aspettarsi all’uopo.

Ma per non vagare in idee generali, egli supplica per ottenere 1° un permesso in ampia forma di mendicare pei poveri pubblicamente nella città e raccogliere per ogni mandamento con carretti propri, che siano esenti da qualsiasi tassa municipale, le immondiglie che gli associati conserveranno ... l’uso; 2° un locale capace d’accogliere poveri infermi o invalidi, o pericolanti per porger loro, al bisogno, le opportune cure; 3° una sovvenzione annua sui fondi di cotesta Amministrazione in quella cifra che parrà più opportuna alla Giunta, perché sia erogata, s’intende, a beneficio dell’opera.

Ecco ciò che gli è quasi indispensabile per l’attuazione de’ suoi intendimenti, dalla quale nessuno è che non veda quali salutari effetti debbono aspettarsi.

Lo scrivente rassegnandosi ben volentieri a quanto verrà disposto da cotesta egregia Giunta, della quale per altro ha potuto sperimentare i sensi di umanità ond’è informata, anticipa fin d’ora i suoi più vivi ringraziamenti.

2 gennaio 1880

Carissimo Fratello (Giuseppe)

Ti auguro felicissimo l’anno nuovo con la pace di Dio e le celesti benedizioni.

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Si è conchiusa una metateria coi fratelli Namio pel fondo Mortelli, cioè per la vigna e per gli alberi che si trovano nella vigna, come ancora pel sommacco di Muffoletto.

Per ora ti do questo avviso, con altra mia avrai i dettagli.Potrai loro soccorrere qualche poco di frumento, e riceverai da

Pietrino notizie più esatte anche per la semente da mettere in Muffoletto.Ti abbraccio con D. Andrea

Tuo aff. fratello Giacomo

Palermo, 4 gennaio 1880

Carissimo Fratello (Giuseppe)

Vengono i carrettieri con tre carretti di legname e portano: Tavole di Bolli cinque e sessanta; Mezzi murali quindici; Murali tre.

Due travi larici di 6 metri e 30. Travi di castagna numero 21, cioè di 4.1, di 5 due, col pezzo senza bollo da servire per fare il manace, di 6.2, di sette uno, di 8, 8, di 10.6 e di 11.1.

Di questi, i più grossi servono per combinare due forbici da mettere una dove manca il muro ed altra nel mezzo. Le travi di castagna andranno piani e così le mura non portano il peso e M. Peppino trova il suo commodo per appoggiare il mediante. Però il mediante dev’essere costruito in modo da sorreggere il pezzo e non da pesare sul pezzo, combinando le mezze castani in modo da servire da puntelli.

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I carrettieri hanno avuto Lire dieci. D. Andrea pagherà il resto ed io manderò vaglia colla posta.

Ti abbraccio e ti raccomando di badare a tutto.Tuo aff. f.llo

Giacomo

P. S. – Ho dato altre cinque lire e devono pagare mezza lira a carretto a Morreale. Ti raccomando l’economia di trasporto.

29 gennaio 1880

Rev. mo P. D. Pasquale

Scrivo dalla banca del Sig. Notaro Di Carlo per informarla che tuttavia il Consiglio del Banco non si è riunito e probabilmente si riunirà domenica.

Intanto il creditore non vuole aspettare più oltre e bisogna prontamente rinnovare la cambiale. Io son pronto a far tutto per la parte mia, ma il creditore vuole assolutamente la Sua firma per conseguenza è mestieri che la S. V. si rechi subito in questa per evitare le minacciate procedure, come speriamo se si potrà riuscire dall’ottimo Sig. Di Carlo, il quale è gravemente angustiato perché teme il contrario.

Con questa occasione le fo sapere che stamane vidi suo parente D. Giovanni, le serva di regola.

Mi benedica nel SignoreSuo Um. Servo

Sac. Giacomo Cusmano

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30 gennaio 1880

Rev.mo P. D. Pasquale

In pari data diressi lettera in S. Giuseppe per dirle che il creditore vuole prontamente rinnovare la cambiale, altrimenti minaccia procedere, perché non vuole aspettare l’esito del Consiglio pel mio affare. Io mi prontai a rinnovarla io stesso, ma vuole a farla Sua firma per conseguenza la prego a venire subito.

Suo cugino ieri era qui.Mi benedica nel Signore

Suo aff. Servo ed Amico Sac. G. Cusmano

8 febbraio 1880

Carissimo Fratello (Giuseppe)

Ho consegnato Lire ottanta a Gioacchino Lorè e sallo Dio come. Ti prego di attivarti per la massima economia. Io lavoro, ma il Signore pare che volesse fare durare in questo travaglio. Sia sempre lodato e ringraziato.

Io come ti avvisai diedi L. 30 a Baldassare Vicari; sento che non si è fatto niente in campagna: ti prego non dare più del lavoro per come ti scrissi, e non permettere che si accrescessero i debiti se non è possibile che si scontassero. Abbi maniera ed attività; e così speriamo coll’aiuto di Dio di riuscire. A che punto è arrivato M. Peppino? Procura far sollecitare le cose colla massima economia.

Il Sig. Lo Leto, che abbraccio caramente, dovea

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mandare il danaro di Maestro Gaetano che deve a Fr.te Arcangelo e L. 15 per conto di Pietrino, in tutto L. 85, oltre ad altro credito di F.te Arcangelo antecedente. Di detta cifra ti puoi giovare per soccorso di campagna; D. Giosuè non ha avuto buono spirito e per conseguenza non si è potuto mandare; se lo volete per come si trova, avvisatelo.

Ho ricevuto i tre capretti; la femmina avea pregato Baldassare di farla allevare dalla Canusa grande.

Ti prego aver pazienza e non scappare dalle angustie, ma procura alla meglio di andare avanti con pazienza e coraggio. Fa che la puta e l’incanna si compia bene.

Ti abbraccio caramente e mi segnoTuo aff. fratello

Sac. G. Cusmano

P. S. - Ti prego tenermi informato di tutto e di scrivere con esattezza.

Palermo, 13 febbraio 1880

Eccellenza Rev.ma

Il profondo rispetto e l’alta venerazione che mi legano all’Ecc. V. Rev.ma per dovere e per verace affetto, furono due spade che, tagliarono in pezzi il mio cuore quell’infausto giorno che mi ebbi la sventura di vedermi per la prima volta coi miei quel ribelle ed ingrato all’alta Sua Autorità, e alle paterne Sue cure, colle quali non si è mai stancato di sorreggere la mia estrema miseria e nullità. Un profondo dolore ha ama-

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reggiato l’animo mio ed ha esacerbato le mie sofferenze in tal modo da rendermi impotente a ritornare ai Suoi piedi per rettificare la mia posizione e riacquistare, la mia pace così straziata.

La mia ignoranza e la mia insufficienza mi avranno reso le mille volte manchevole presso l’E.V. Rev.ma e per questo giustamente il Signore mi ha colpito così! Ma che la mia volontà abbia mai consentito sì orrendo delitto! Il solo pensarlo mi è più doloroso della morte.

Costretto a partire per Girgenti con tutte le mie sofferenze, ero venuto questa sera a chiederLe infinite scuse se nell’amarezza indicibile del mio cuore io fossi involontariamente mancato al profondo rispetto che Le debbo e sento nell’intimo dell’animo mio, e domandare allo stesso tempo la Sua Pastorale Benedizione; sventuratamente trovai spenti i lumi e dovetti ritornare nel mio dolore senza conforto.

Accetti, E. Rev.ma, queste male accozzate righe come testimoni del mio dolore e del profondo affetto e rispetto coi quali spero potermi ripetere sin all’ultimo respiro della mia vita, implorando sempre la Sua Pastorale Benedizione.

Di V. E. Rev.maMons. D. Michelangelo CelesiaArcivescovo di Palermo

Umilissimo ed obbedientissimo SudditoSac. Giacomo Cusmano

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Palermo, 11 marzo 1880

Carissimi Totò e Peppina218

Dovrei scrivere molto a lungo perché al momento potessi riuscire a convincervi di aver fatto il possibile onde riuscire nel saputo impegno, e ciò fin dal momento che io seppi che vi era del vostro interesse in quello affare che io credeva assolutamente alieno. Tutte le promesse che ho fatto nel decorso di questo tempo non sono state un gioco o un mezzo termine per abusare con tanta immoralità della vostra posizione, ma un impegno vero di adempire un sacro dovere e sopra le più solide speranze della mia posizione, e dico speranze non perché io le sogni nella vanità dei miei desideri, ma perché ho contato su quello che avrei potuto disporre, se il Signore nei Suoi, disegni non avesse voluto farmi passare a traverso di tante traversie che han formato e formano tuttavia la tortura del mio cuore e principalmente per voi.

Quando il Signore per Sua misericordia mi libererà da questo strazio che mi ha tolto la salute, e spero che non passerà molto tempo, allora se avrò un tantino di tempo verrò personalmente a togliervi dalla tristezza in cui siete, perché mi credete venuto meno nel fraterno affetto, e di presenza spero che il Signore mi darà grazia di provarvi il contrario.

Per ora essendo assolutamente impossibile che io facessi ciò che desidero, ho implorato a calde lagrime, effondendo tutta l’amarezza amarissima del cuor mio

218 Amareggiato dai suoi.

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dinanzi al Signore, che ci salvi col Suo aiuto e continuerò a farlo finché non mi farete la carità d’inviarmi delle consolanti notizie.

Intorno al mio silenzio vi prego a non volerlo interpretare sinistramente, credetemi che nella posizione in cui sono non ho un minuto a mia libertà, e se anche ho mancato in qualche cosa che avrebbe potuto farsi anche camminando, come sarebbe il riscontro a qualche cartolina postale in termini assai precisi, ciò è stato perché la migliore risposta sarebbe stata l’adempimento, nel quale sempre inutilmente impegnato senza buon’effetto ho avuto timore d’inasprire l’animo anziché consolarvi.

Io vi amo più di me stesso e perché lo sento e perché Dio lo vuole. Io mi trovai senza volerlo in questa posizione che avrei evitato a costo anche della mia stessa vita. Io saputala avrei voluto rimediarla, ma il Signore ha permesso tanti ostacoli che fin’ora le L. 31000 sono al banco, ed è stato impossibile di provvedere altrimenti.

Fatemi questa carità! abbiate un poco di pazienza, preghiamo insieme, il Signore ci aiuterà.

Vincenzina è stata incomodata e tuttavia continua con reuma alla bocca, che l’ha fatto molto soffrire, il resto dei nostri al solito. Vi porgo i saluti di tutti. Scrivetemi a posta corrente pel ricapito della presente e per le buone notizie che io aspetto.

Vi abbraccio coi vostri figli e con invariabile affetto mi segnoVostro aff. Fratello

Giacomo

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20 aprile 1880

Carissimo Fratello (Giuseppe)219

Nulla di concreto posso dirti della sentenza già pubblicata perché tuttavia non l'ho potuto leggere.

So che potremo andare avanti perché forse ci lasciarono qualche osso sano. Dio però è fedele e proteggerà la giustizia.

Bisogna però impedire al momento che cotesto Sig. Percottone ci facesse qualche brutto tiro presso la Banca come tu saviamente mi avvisi, e per questo non potendo mandare altro prontamente, riceverai una fede di credito di L. 150, delle quali tolte le 100 lire, che servono per la botte del vino collo aiuto di D. Andrea e di compare Coschiera pei quali ti racchiudo lettera, prontamente ti prego di arrestare il progresso del minacciato uragano.

Nella lettera di D. Andrea compiegata, come rileverai, lo prego ad aiutarti anche per qualche appronto per detta fondiaria se le 50 lire non bastano, e per il soccorso settimanale dell'uomo che deve andare a Muffoletto onde levare questo rompi cuore per l'insulto continuo che porta il danno ed i guasti che ci cagionano.

Però tu non mi hai scritto nulla se combinasti, per mezzo del Rev.mo P. D. Pasquale, che ossequio, col saputo Sclafani. Ti prego, carissimo fratello, di adat-

219 Posizione penosa ed estrema! Il vino prestato dai Riccobono, padre e figlio, perché di cattiva qualità e di prezzo esorbitante, fece sviare i clienti. Venuti meno gl'introiti, diveniva impossibile pagare le colture, la fondiaria, il censo e in conseguenza procedure molto penose.

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tarti con prudenza all’attuale nostra posizione e non voler tentare a mettere detto uomo in Muffoletto se i fratelli Namio non continuano a dimorarvi ed a portare questa amica sorveglianza.

Io ad onta della estrema posizione in cui mi trovo, procurerò, e per te e pel buono D. Andrea, che mi favorirà di mandarti ogni settimana tutto ciò che sarà possibile, e dall’altro canto dopo aver letto la sentenza procurerò di andare per la via più corta, anche perdendo, per uscire dall’attuale penosa posizione.

Ti prego di presentare i miei rispetti al Rev.mo P. D. Pasquale ed al Rev.mo P. D. Natale.

Scrivimi ed aiutami col tuo affetto e colla tua prudente solerzia.Salute nostra per come ci lasciasti.Ti abbraccio insieme a Vincenzina e con invariabile affetto mi

segnoTuo aff. f.llo

Giacomo

P. S. - Caro Peppino

Non ho che aggiungere a quanto scrive P. Giacomo. Ti dico solo che torna il carretto per altra botte vino intrecciata sei e sei come la prima caricata da Giuseppe.

Ti mando fede a te girata di L. 150 ed in settimana manderò il resto.

Ti abbraccio con tutti.Saluta D. Andrea.

Tuo aff. Pietro

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Palermo, 8 maggio 1880

Carissimo Fratello

Reduce da Napoli vengo ad assicurarti della mia buona salute e di quella dei nostri che trovai tutti buoni.

Io dovea scriverti col Rev.mo P. D. Pasquale col quale eravamo rimasti che si sarebbe cooperato ad aiutarti per la zappa della vigna a Muffoletto, ma gli affari che mi pressavano da ogni parte non mi diedero né tempo né testa. Ora che sono ritornato vengo a dirti che in Napoli ebbi commissione di spedire campione di nero e di bianco e forse si potranno fare ottimi affari.

Ma per non aspettare, ti prego di vendere tre o quattro botti del colorito, lasciando il nero che meglio mi serve per Napoli e detta vendita potrai combinarla coll’inteso del Rev.mo P. D. Pasquale, il quale potrebbe esserti in tutto di molta agevolazione, ed io a tal proposito gli dirigo qui compiegata altra lettera, e dico tre o quattro botti, perché P. D. Pasquale mi faceva sperare di poter dare l’estaglio o meglio che in economia non potevano pigliare a più di 5 uomini a migliaio; come tale la detta quantità di vino venduto basterà, perché i prezzi da un giorno all’altro devono crescere attesocché la Francia carica nelle nostre spiagge ed in Napoli abbondantemente.

È giustissimo che il fieno si mietesse a metà e per conseguenza o coi Namio o con altri puoi farlo fare. I Namio qui non si sono veduti, perciò combina tu costì con essi o coi Vicari e con chi vuoi al miglior

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vantaggio, bene inteso che devono stenderlo per asciuttare dove non deve zapparsi.

Ti abbraccio e con affetto mi dicoTuo aff. fratello

Giacomo

P. S. - Pietrino ti manda fede di L. 250 ed il carretto verrà lunedì.

Palermo, 10 maggio 1880

Carissimo Fratello

Dovendo mandare il campione in Napoli ti prego di riempire le due mezzarole con esatta proporzione.

Tolte le tre, quattro botti del colorito vecchio, che devi vendere per occorrere alla zappa delle vigne in Muffoletto, come ti scrissi in passato, di quello che resta esaminerai la quantità del nero vecchio, del colorito vecchio, del nero nuovo e del colorito nuovo, e poi a ragion di botte di ogni qualità metterai una uguale misura nel campione, perché così facendo la massa poi del vino corrisponderà precisamente al campione.

Detta vendita in Napoli la trattai al prezzo di oz 12 posto costì, coll’incarico di portarlo alla banchina di Palermo a spese del compratore facendo le maggiori economie possibili, e per questo io di mala voglia, e solo per l’urgenza di zappare la vigna ho consentito a vendere tre o quattro botti del colorito vecchio al migliore offerente, perché P. D. Pasquale mi assicurò che dando la zappa mentre il solco è favorevole non può pigliare più di 5 uomini a migliaio, ciò che importa la cifra, di 34, 36 onze che possono ricavarsi benissimo con 4 botti di vino vecchio colorito.

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Mezzarole ne riceverai due dal carrettiere, una la riempirai di detto vino come sopra ti ho detto, l’altra dirai a M. Gaetano che la riempisse -di un vino paglino nuovo senza difetti, ma del minor prezzo possibile, e che se ne potesse avere una buona quantità alla richiesta possibile, avvisandomi del prezzo. Perché di detto vino paglino io non dissi né quantità né prezzo perché dovea comprarlo, ma gli dissi che l’avrei avvisato dell’una e dell’altro unitamente all’invio del campione.

Se Pietrino si dimentica di mandare le mezzarole, dillo a M. Gaetano purché i campioni ben suggellati arrivino assolutamente col carretto prossimo.

Avvisami pure delle quantità di detto vino colorito e nero vecchio e nuovo nostro per poterne dare avviso senza errore.

Ho gustato i campioni e il vino è eccellente, tutto il colorito nuovo poi è un moscato e trovandosi scarso di colore si sarebbe potuto vendere facilmente in questo nostro magazzino a prezzo maggiore. Sia tutto come vuole Dio; ora ci troviamo impegnati in questa promessa vendita di Napoli, se resta però convalidata per oz. 12, non credo avere fatto ottimo affare.

Ti prego spingere la coltura di campagna e di combinare il meglio che puoi pel fieno da mietere, onde ottenere migliore coltura.

Ti prego di presentare i miei rispetti al Rev.mo P. D. Pasquale e abbracciandoti con verace ed invariabile affetto mi dico

Tuo aff. FratelloGiacomo

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P. S. - Ti scrissi ieri con Namio; procura fare il meglio che puoi per l’erba con lo stesso, se non hai combinato con altri.

31 maggio 1880

Sorella e Figlia mia in G. C.

La porgitrice della presente è una mia penitente che tanto mi ha favorito in varie circostanze di urgenza e spesso sono state importantissime.

Ora ha un bisogno di L. 100 per 6 giorni, ed io mi rivolgo a te se puoi farmi la carità di favorirmi nella sicurezza che prima e non dopo della prossima domenica, ti sarà restituita la detta cifra. Se non puoi, non ti angustiare e sempre perdona la libertà che mi prendo d’incomodarti così.

Ti benedico con tutti; prega per me.Tuo f.llo e P. in G. C. Sac. G. Cusmano

Palermo, 1880

E. R.220

È in mio potere la Sua pregiatissima del 7 volgente e credo mio dovere darlene pronto avviso, ringraziandola immensamente per l’alta degnazione colla quale ha voluto onorarmi dei Suoi preziosi caratteri e

220 Risposta a Mons. Luigi Zola, Vescovo di Lecce, che aveva scritto al P. Giacomo il 7 giugno 1880, dopo la venuta di Melania (Padre Filippello).

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per la immensa carità colla quale ha voluto interessarsi di questa nascente istituzione.

Fu disposto dalla Madre di Dio l’avvicinamento di Suor Maria, e dopo 14 anni di aspettative è stato il compimento di una rivelazione; tutto l’accaduto, ch’è ben noto all’E. V. Rev.ma, il quale, posto in armonia del passato, ha messo in chiaro che quest’opera non mi appartiene per altro che per consegnarla in mano di Colei che ne ha ricevuto l’incarico221.

Io credo di non aver posto nulla dal mio in tutti gli avvenimenti che si sono verificati con tanta celerità e spero coll’aiuto del Signore, di non far altro che la Sua adorabile volontà per l’avvenire.

Per questo vorrei volare ai Suoi piedi per confidarle tutta l’anima mia e godere anche io della Sua paterna e caritatevole tutela, sicuro che essendo Dio che ha portato le cose, troverei nella obbedienza dell’E. V. Rev.ma quella stessa volontà che mi ha guidato e mi guida per mezzo di M. Turano.

Ho dovuto ritardare a spedire la presente per sentire l’Oracolo del Signore; ed ora che mi è stato detto, mi premuro vergar la presente, togliendo il tempo al riposo, per consolare colla mia sottomissione il Suo animo addolorato per mia involontaria colpa.

Ho pregato e ho fatto pregare perché nulla di sinistro si avveri per colpa mia, volendo esser pronto a tutto quello che avvenir può pel soave ed incontrasta-

221 P. Giacomo accennando all’intervento della Madonna parla come un «compimento di una rivelazione».

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bile volere di Dio. Però ho pregato e prego il Signore perché l’E.V. potesse vedere con unico interesse questa pia Opera e non come motivo di distruzione, ma di edificazione solamente dinanzi al Signore, perché al cospetto degli uomini è cosa ben diversa e potrebbe calcolarsi come del tutto aliena di quella che non si vuol che si tocchi. Prostrato al bacio del Sacro Anello, imploro la Sua benedizione su di me, indegnissimo sacerdote, e per questa povera casa, e pieno di stima e rispetto mi dò l’onore di essere

Suo Um. S., Sac. G. C.

8 giugno 1880

Rev.mo P. Previtì222

È urgentissimo l’aiuto da darsi al Sig. Nicolò Montalbano ed io vorrei evitare il Suo incomodo e vorrei f ar prestissimo.

Sia cortese dirmi dove posso trovarla in giornata; se questo è impossibile, io sono sempre dentro la sera e la mattina di prima ora sino alle 8 a. m.

Però io direi che il miglior partito è quello di fargli locare una casa che con 10 o 12 lire potrebbe capitarsi per un mese e togliere così le povere orfane dalla terribile posizione ove sono, mettendole sotto la custodia dell’ottimo Padre, e in detto mese brigare per far di meglio.

Se io avessi detta cifra non esiterei di venire pron-

222 Pubblicata nelle Test., V.II, P. 11, p. 36.

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tamente a tale soluzione, se V. S. R. l’approva e può, lo faccia anche pria di potermi vedere.

Mi benedicaSuo Um. Servo

Sac. G. Cusmano

Palermo, 8 giugno 1880

Carissimi Totò e Peppina223

Io sono tuttavia nella stessa dolorosa stazione che non ho potuto mai giustificare innanzi a Voi e per questo ho taciuto e pregato.

La risoluzione già presa di far partire Ignazio per Modena ci è riuscita non poco dolorosa, la supponiamo tale ugualmente per voi, e avendola fatto, la giudichiamo inevitabile per conseguenza non diciamo nulla.

Solo è buono che Ignazio sappia che ha fatto la scelta della carriera più penosa della quale sarà presto scontento; dalla parte nostra lo desideriamo e presto Generale del tutto uguale ed avventuroso come il Santo del Suo nome, al quale specialmente lo raccomanderemo nella nostra miseria, sperandone validi aiuti e pria e dopo di avere abbracciato la desiderata carriera.

Pria d’ora avrei avuto desiderio di scrivervi per informarvi delle misericordie che il Signore ha fatto a questa povera casa, ma non sapendo se recato avessi maggiore dolore ai vostri cuori, che vorrei felicissimi

223 P. Giacomo parla della prima vestizione delle Suore e dice che l’Opera è della Madre di Dio.

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o almeno non addolorati per colpa volontaria mia, mi sono astenuto. Ora che una vostra mi ha animato a credere che sarete per riguardare benignamente, vi do la notizia che la Madre di Dio ci ha consolato facendoci sapere per vie sicure che quest’opera è Sua. E già le Serve dei Poveri, (è questo il nome col quale si distinguono le Suore di questa istituzione) han preso lo abito del loro postulato e sono in esercizio per la colletta onde sovvenire i poveri.

Le autorità politiche ed amministrative hanno approvato l’Istituzione economicamente accordando con piacere tutti i permessi necessari; il Paese tutto ha mostrato il suo gradimento accogliendo le Suore con molta gioia, e già la colletta si va risollevando e il numero degli associati va crescendo sempre più.

In questo momento viene la consolante notizia che voi siete risoluti di fare venire Nenè in questa casa (capisco che non viene per appartenere alla comunità, nemmeno so se essa ne abbia il desiderio) e questa risoluzione mi fa credere che voi non la vediate colla impressione passata, per conseguenza ho preso animo di dirvi qualche cosa delle novità che verrete a trovare.

Quando sarete qui vedrete che il nostro silenzio non è volontario. Vincenzina e Maddalena insieme ad altre Sorelle hanno già preso l’abito del postulato e or ora arrivamo dalla colletta. Oltre ciò abbiamo con noi le angeliche Suore dell’Istituto di S. Anna. Io fui in Napoli per questo ed ora debbo ritornarvi per andare a Roma, essendo necessario un permesso del S. Padre. Monsignore Arcivescovo Celesia, M. Turano, Guarino e

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molti altri Vescovi ci han benedetto e attendono che avessimo un buon numero di Suore per ripetere nelle loro Diocesi delle Case di Misericordia o per vecchi o per le orfane etc.; mi auguro che anche Voi approverete questa risoluzione e pregherete il Signore che si degni benedire questo piccolo germe per divenire presto un grand’albero, che dia buoni frutti per la vita eterna, servendo sempre alla gloria di Dio e alla salute delle anime, unico scopo pel quale desideriamo che sia da Dio benedetto.

Salute di tutti bene al solito, veramente il Signore ci ha sorretto nelle fatigucce impegnate per amor Suo e noi non possiamo finire di lodarlo e ringraziarlo abbastanza. La buona Zia Suor Vincenzina accoglierà con piacere la piccola Maddalena e sebbene legata ad una regola non lascerà ad averne cura materna e con tutto l’affetto. Ci duole che questa occasione non ci dà il piacere di rivedere te, Totò, perché un momento della tua presenza risanerebbe molte piaghe, ma ci persuadiamo che ti vedremo alla fine dei bagni e per questo non abbiamo bisogno di vostre assicurazione, speriamo però che a quell’epoca le piaghe saranno guarite.

Vostro aff.mo per sempreSac. G. Cusmano

Palermo, 10 giugno 1880

Maria Astorino vedova gravemente ammalata, domiciliata cortile Sette Pani, vicino S. Gregorio al Capo, desidera una pronta visita dal medico perché giace abbandonata senza i soccorsi dell’arte.

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Palermo, 30 luglio 1880

Rev.mo P. D. Pasquale224

Ho due sue lettere a riscontrare, una per la quale mi avvisa, che non trovando accordo coi miei fratelli nel dirigere le piccole cose che mi appartengono non vuole più pigliar parte, e questa ultima nella quale mi manifesta le sue sofferenze per colpa mia e mio ordina di opporvi rimedio.

Mi permetta che io premetta una parola di scusa in modo sommario, perché la S. V. avrà certamente inteso che giusto in quest’ultimo periodo io sono stato a Napoli e Girgenti e tali e tante cose il Signore ha permesso, che già è nata l’istituzione delle Serve dei Poveri che sin dal giorno della SS. Triade trovansi in esercizio per la colletta; può quindi facilmente comprendere la S. V. che allo stato delle cose mie, aggiungendovi questi grandi avvenimenti, quale dev’essere il mio assorbimento! Pure appena ricevetti la prima Sua, che mostravami il Suo dispiacere e domandava i conti, interessai mio fratello Pietro di servirla subito, e siccome lo stesso era pronto per venire costì mi disse che avrebbe portato seco i libri per servirla di presenza.

Ciò non ostante mancai a non riscontrare la Sua, ma creda che non ho potuto disporre di un minuto.

Ora mi arriva quest’ultima dolorosissima e non per la parte dell’interesse, ma perché mi pare che più il Suo cuore si allontana dal mio e ne sento dolore.

224 Di questa lettera ci sono due copie: la bozza e la bella copia.

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Io ho ricevuto dalla S. V. non favori, ma atti di amore paterno, e sono stati più cari, perché tutti spontanei ed in piena cognizione della mia posizione! Il Signore ha permesso che le cose si fossero protratte fino ora, ed in questo non abbiamo volontaria colpa, nemmeno per non averli saputo provvedere, perché le apparenze erano del tutto contrarie.

Che cosa dunque ha potuto mutare il Suo Cuore? Certamente qualche mia involontaria mancanza, o qualche cosa che non conosciuta interamente nella sua intimità ha saputo sembrarle una ingratitudine, un abuso.

Si sereni, Padre mio carissimo, che nell’animo mio non potrà mai trovare cancellata la memoria dei Suoi benefici e molto meno la negazione dei miei debiti; son pronto non solo a far conti ma a firmare atti debitori e a caricarmi di quell’onere coscienzioso che la S. V. potrebbe pretendere. Ma non sono affatto pronto a cedere al demonio il suo affetto e l’unione alla Sua bella anima Sacerdotale, che tanto deve servire alla gloria di Dio e alla salute delle anime.

Suppongo che a quest’ora avrà fatto i conti con mio fratello; disponga di me e di tutto quello che mi è possibile, ma non si rompa in eterno la nostra unione nell’amore del Signore.

Il demonio fa sforzi terribili e vuole anche levarmi il Suo appoggio, onde avvilirmi, ma Dio mi dà grazia di fidare in Lui. Geme la natura e sembra in taluni momenti di volersi sciogliere, ma tutto si può nel conforto del divino volere.

La S. V. per ultimo mi ordina di pagare la cam-

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biale o di pensare a firmarla io. Ma come pagare finché non posso svincolare il danaro dalla Banca? Ma come obbligare il creditore a cambiare la sua firma per la mia? Se egli lo volesse, io sarei pronto a servirla e solo perché la S. V. me lo comanda, ma questo il ereditore non l’ha voluto né si contenta ora di farlo. Solo per l’amicizia del Sig. Dibartolo ho ottenuto di pagare le Lire cento di frutti e sensalia e riportare il rinnovo della cambiale alla Sua prossima venuta, perché in atto impedito dai lavori del ricolto; e già ho presso di me la ricevuta del Sig. Di Bartolo per servire di cautela a qualunque evento ed è in questi sensi:

Palermo 30 luglio 1880

Ricevo dal Sac. G. Cusmano Lire cento; sono per interessi e mediazione sulle L. 2600, accettazione e firma del Sac. D. Pasquale Riccobono che dovrà essere rinnovata per la scadenza d’altri mesi, cioè 28 ottobre 1880 e che pagherò al possessore di detta accettazione.

Giuseppe Di Bartolo

Con queste cento lire io ho pagato, se non sbaglio, 300 lire in conto di frutti per questa cambiale che non fu fatta per colpa mia. Ma io le sono tenutissimo per avermi aiutato a coltivare la campagna come cosa Sua e non avermi fatto chiudere il magazzino soccorrendomi il vino Suo. Ripeto non sono favori ma amorevolezze paterne dei quali non posso sdebitarmi giammai, perché l’amore con amore si paga; ed è per questo che io gemo a vederla dispiaciuta, non perché io da interes-

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sato tema che la S. V. non volesse più aiutarmi così, giacché la S. V. deve ben ricordarsi che io era pronto a lasciare incolta la campagna, come ho fatto parecchi anni di seguito, e fu l’affetto suo che non si fidò di lasciarmi abbandonato alla mia impotenza. E poi, quando avvicinandosi la vendemmia la S. V. mi domandava il rimborso di quanto io le dovea, ed io Le scrissi che non poteva pagarla, non solo, ma che nemmeno avea mezzi di pagar la fondiaria e di far la vendemmia e le arrivai a dire di vendemmiare tutto per conto Suo! fu il suo Paterno cuore che mi rispose in questi sensi: Io non ho danari per aiutarla perché la faccenda di mio cugino mi ha stretto da ogni parte, ma ho vino e posso darle vino perché la S. V. faccia fronte alle cose Sue per pagarmi quando devo saldare i terzi dei feudi etc. Se io avessi potuto prevedere che accettando questo nuovo favore avrei travolto la S. V. in altra catastrofe, di certo, mi sarei contentato di distruggere ogni cosa mia che danneggiare menomamente quella del mio benefattore. Ma giusto eravamo in tal momento, che si arrivò dalla Banca quasi ad ordinare l’esecuzione delle cartelle, ed io vi contava tanto, che avea speranza di comprare delle uve... Ma il Signore disponeva altrimenti, ed io senza volerlo le ho recato tale molestia che se si volesse compensare a lucri cessanti e danni emergenti non saprei dove ridurmi.

Padre mio, non mi abbandoni, non mi tolga il Suo affetto pel quale io ho potuto credere che le cose mie sono Sue, o meglio che la S. V. avesse ricevuto speciale ispirazione per cooperare al compimento dell’ope-

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ra di Dio; e che non solamente non avrebbe lasciato di aiutarmi finché non la vedesse compita, ma che uniti insieme avessimo dedicato per essa tutta la vita nostra. Io voglio fare qualunque cosa che la S. V. vuole, ma non già mai che per colpa mia la S. V. abbandoni tale impresa, nella quale se dovessi vedermi assolutamente disunito dalla S. V., sentirei tale dolore da non saperlo paragonare a nessun’altro della mia vita.

Mi scriva, Padre mio, mi scriva di qualunque cosa per la quale io avessi potuto dispiacerla e le darò compita soddisfazione.

Ma mi permetta sempre di potermi ripetereSuo Servo Um. e Fratello in G. C.

Palermo, 26 agosto 1880

Carissimo Totò

Non avendo potuto trovare altro tempo, ne rubo un poco al sonno per dirti che avendo fatto visitare nuovamente Luigina225 dal Dott. De Franchis, lo stesso consiglia di tenerla ancora qui e per altri 5 o 6 mesi, perché a questo clima più dolce potesse meglio consolidarsi in salute, evitando di farla esporre all’aria fredda ed umida di Caltanissetta.

Consiglia di vestirla di lana e prescrisse la seguente ricetta. P., Estratto secco alcoolico di china gm 1.½. Tintura tebaica gm I. Infuso d’ipecacuana gm. 70. Liquore ammoniacale anisito g.m. 1. Sciroppo d’anice g.m. 30. Tre cucchiai nel corso della giornata.

225 Poi, Suor Ester Marocco V Superiora Generale.

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Essendo vicina la partenza dei Sig.ri Ajola, e forse domenica, mi premura avvisarti di tanto perché con telegramma ci notificassi la tua annuenza per potere sospendere in tempo la partenza della medesima.

Per Nenè a me non resta a dir nulla, è faccenda tra te e tua figlia; a me da Direttore non resta che esplorare la vera vocazione quando sarà accettata in postulato.

Per la roba ti avranno scritto direttamente.Godo del vostro ben’essere e con piacere leggo le vostre lettere che

non sempre posso riscontrare.Spero avere in breve altra sentenza favorevole sul diritto di

prelazione sui censi di Muffoletto che mi è stato conteso dall’Arciprete e se desistono dal portarmi in Suprema, forse sarò al caso di realizzare le cartelle che in atto sono sopra la pari. Vi sarebbero compratori costì?

Vincenzina un poco meglio; oggi arrivò da De Franchis per sapere il da fare pel suo incomodo. Tutti dei nostri al solito.

Non ho potuto scrivere all’ottimo P. Segretario, al quale resto tenutissimo pei libri inviatimi; ti sarei gratissimo se presenteresti le mie scuse e mi otterresti una proroga per quello che debbo restituire.

Ti abbraccio con Peppina, ossequio Mamà e sorella; benedico i tuoi figli; credimi sempre

Tuo aff.mo fratelloGiacomo

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9 ottobre 1880

Figlie mie in G. C.

Io penso che conviene meglio mandare ora la lettera a Monsignore, invece di aspettare quella dello zio, e ciò per mettere il tempo a profitto e per evitare di domandare un consiglio, dopo l’esecuzione, che potrebbe sembrare curioso. Io sperava venire oggi, ma non fu possibile, spero che ci vedremo lunedì piacendo al Signore. Vi prego di stare alla presenza di Dio e crescere nel Suo S. Amore per consolare il mio povero cuore che ne ha tanto bisogno, e per crescere nello spirito di unione al volere di Dio, che vi farà tante e felici nel tempo e nelle eternità. Come arriva la lettera dallo zio, mandatela subito o fatemi subito avvertire, vedrò quale sarà la vostra scelta. Il sopra carta a Monsignore lo farete così:

A S. E. ReverendissimaMonsignor Vescovo di Cefalùin Palermo

Se Monsignore vi dirà che non può venire, allora farete un’altra lettera riservatissima e la manderete con quel buon Chierico che stava al convitto dei Sordomuti e lo incaricherete di tale atto di carità senza manifestare il motivo. Vi benedico nel Nome del Signore.

Vostro Padre in G. C.Sac. Giacomo Cusmano

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11 ottobre 1880

Figlie mie in G. C.

Volevo venire oggi, ma un piccolo disturbo viscerale mi obbligò a rimanere in casa; spero di venire domani. Ho detto al Dottor Rosalia, dove trovare il P. Ajello e domani verrà per la lettera al Vescovo. Ho letto quella dello zio, il quale non volle scrivermi direttamente, e vedo che mostra desiderio che la vostra risoluzione definitiva si differisce al mese entrante, nel quale conta di essere in questa colla famiglia. Sbrighiamo dunque la faccenda di Monsignore e poi riscontreremo questa lettera dello zio. Vi prego a consolarmi per la unione verace all’adorabile volontà di Dio, dove solamente può trovarsi amore e pace. Non date luogo a cattivi suggerimenti della bestia maledetta, che procura sempre di rubarci la pace del Signore.

Vi benedico nel nome di Dio. Pregate per me.Vostro Padre in G. C.

S. G. Cusmano

30 ottobre 1880

Ho ricevuto le Botti, due barili, uno e... di vino e già ho fatto il saggio mescolando col vecchio di S. Giuseppe e sebbene minora un poco di forza e resta un piccolo gusto di verde, pure può camminare e le assicuro nella distretta in cui mi trovo per vini vecchi, è un grande aiuto. Intorno alla misura è necessità che io le dica che i Carrettieri vogliono per conto loro ... 6,

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e non quattro per come è consueto, e ritornando colla stessa caputa desiderano non misurare nuovamente per non perdere tempo. Il mio Abramoha voluto accordato il piacere di venire coi carretti per respirare un poco d’aria di campagna e ritornerà cogli stessi. Desidero sapere quanta risultò la misura dei barili e quanto quella della mezzarola dei carrettieri per far compenso. Noterò la quantità senza notare il prezzo che io desiderava mettere a cassa di risparmio perché la S. V. l’avesse trovato pronto al Suo ordine; quando poi me lo dirà, farò quanto ho detto.

Una sola cosa mi è dolorosa che io avendo gustato tanto vino credea che la quantità fosse maggiore di quella che V. S. mi dice, perché questa può essere appena sufficiente per un mese e mezzo mescolata a quella di S. Giuseppe. Quando V. S. sarà qui nella entrante settimana combineremo.

11 novembre 1880

Carissimo D. Rosario

Con dispiacere le fo leggere la retroscritta che mi ha abbeverato di fiele.

La prego a nome del Signore di volere andare rimediare in un modo qualunque questa partita226.

Mi creda con vera stimaSuo aff. in G. C.

Sac. G. Cusmano

226 Si tratta di un debito contratto dal Sig. Rosario Puleo, e di cui P. Giacomo s’era fatto garante.

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G. m. G.227

Palermo, 11 novembre 1880

Rev.ma Madre (Melania)

Sia Gesù amato da tutti i cuori

Dopo tanto silenzio avrei molto a dirle per fare una lunghissima lettera, ma non permettendolo la brevità del tempo mi limito a dirle quanto segue.

Non riscontrai l’ultima Sua perché era già pronto a venirla a trovare, quando per circostanze, che sarebbe lungo il narrare, fu posposta la mia partenza e fino ora, sperandola sempre, non si è potuta effettuare. ‘

Questa casa ha progredito un poco nell’esercizio della carità e le buone figlie che l’esercitano pare che a poco a poco progredissero nel loro spirito. Sembra che la Gran Madre di Dio non avesse abbandonato questo piccolo germoglio spuntato in terra arida e deserta, comunque non sorvegliato dalle provvide e affettuose cure di Colei che qui si desidera e si appella Madre.

Si è fatto tesoro di ogni di Lei suggerimento e sebbene non privi di travagli e di contrarietà sin’ora si cammina in buona regola.

Molte anime care al Signore domandano di essere accettate, ma la piccolezza del locale non l’ha permesso. La ritardata mia partenza pospone ancora l’apertura del Santo ritiro cotanto necessario ed indispensabile.

Intanto sentendo il bisogno di tutto quello che la S. V. dovea spedire pel mezzo del Rev.mo Canc.o De-

227 È la prima volta che si trova la sigla: G.M.G.

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liberto, ci profittiamo della venuta costì dell’ottimo nostro associato e antico protettore Sig. Rosario Cloos, uomo secondo il cuore di Dio, per supplicarla a volerci fare arrivare tutto per di lui mezzo, che di proposito verrà in Sua casa dopo pochi giorni che le arriverà la presente.

Non dimentichi le Costituzioni, gli Uffici e il Direttorio che mi promise, perché sarebbero di molta utilità e gloria di Dio.

Accetti i rispettosi e affettuosi ossequi di questa comunità, che conta i momenti che la separano da Lei come un solo individuo, e come tenera figlia lontana dalla Madre Sua.

Implori sopra di noi una speciale benedizione del Signore e della Sua e nostra tenerissima Madre.

17 novembre 1880

Figlie mie in G. C.

Se voi non credete al mio zelo per le anime vostre, credete certamente al brutto mio amore proprio che non muore mai; e quando io vi ho mandato a dire: che anche per i miei particolari interessi abbia avuto bisogno di venire, non essendo venuto vi avreste dovuto convincere che non ho potuto trovare un minuto. Io verrò quando avrò un momento libero. Voi aspettate tranquille o scrivete se vi è urgenza. Le nostre cose stanno nelle mani di Dio e noi non possiamo andare avanti se il Signore non ci precede. Pregate, pregate e tutto andrà, ma il Signore vuole distrutte le ansie del

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nostro cuore perché lo vuole tutto suo. Io fra le cose che volea dirvi credo opportuno dirvi questa: Ho pensato che veramente vorrei comperare quattro vacche buone per latte e lavoro, e se lo zio non ha venduto le sue, vorrei per vostro mezzo capitarle, perché sarei sicuro di poterle avere buone e con prezzo discreto. Vi benedico nel nome del Signore.

Vostro Padre in G. C.Sac. G. Cusmano

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16 gennaio 1881

Figlie mie in G. C.

Scrivo in fretta. Domani alle 8½ verrà Simone col quale ho convenuto tutto il trasporto per 12 lire, dovendoli dividere con Mariano che gli sarà compagno. A Mariano non ho detto il prezzo convenuto, ma gli dissi che verrà Simone alle 8½ e trasporteranno assieme ogni cosa. Per oggi non trasportate nemmeno una paglia. Domani potrete mandare tutto con ogni comodo.

Preghiamo per lo Zio e speriamo che il Signore ci allieti colla grazia Sua.

Vi benedico, nel nome del SignoreVostro Padre in G. C.

Sac. G. Cusmano

N. B. - Questa sera andrò da Mons. Arcivescovo.

23 gennaio 1881

Carissima Nipote (Carmelina Cusmano)228

Ho letto la tua ed ho versato qualche lacrima, tuttavia non vedo che tu comprendi il tuo stato e non

228 Per la storia, ecco l’indirizzo: All’Ornatissima Signorina D. Carmelina Cusmano - S. Giuseppe Iato.

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potendo giovarti di nessuna maniera pregherò solamente.Io certamente non ti ho lasciato, ma il tuo andamento si è separato

dalla guida che Dio dava ai tuoi passi per mezzo mio, quando la mia voce non serviva che per sconforto dell’anima tua, e per motivo di tue imperfezioni, era giusto evitarne la causa cambiando materialmente la direzione. Meglio avere una direzione nuova che non averne nessuna, o peggio... averla per fare il contrario.

Iddio è pieno di misericordia ed io lo spero che ti risveglierà da questo sonno profondo che è quasi uguale alla morte, e spero che ciò avvenga pria che morte diventi. Allora ti accorgerai che sei stata fuori ordine, fuori regola, e che anche la logica si perde quando si perde l’amore verso Dio.

Io prego sempre. Ti benedico nel nome del Signore, prega per me.Tuo aff.mo Zio

Sac. G. Cusmano

22 febbraio 1881

Figlia mia in G. C.

Con piacere consento al gradito di lei comando, giacché l’ottimo B.le Mammana è pronto ad accettarne l’incarico. La prego però a volermi particolarmente raccomandare al Signore perché ne ho molto bisogno.

Mi congratulo che Felicetta è fuori pericolo e che la S. V. sta bene cogli angioletti che portò seco.

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La benedico con tutti di sua degna famigliaSuo Padre in G. C.

Sac. G. Cusmano

P. S. - Le fo sapere che il Municipio mi ha chiamato e mi darà una casa perché vuole che l’Opera si dilati.

4 marzo 1881

Carissimo D. Gioachino

Ritorno dal nostro comune amico, il quale mi disse che unico mezzo a solvere le cose dalla rovina che ci minaccia è solamente il deposito. Mi assicura, che la persona caritatevole che si presta a salvarmi è sufficientemente cautelata nel contratto che si farà, perché il deposito resta vincolato fino a quando sarà espletato l’atto pel quale io avrò consegnato le cartelle, e lo svincolo di quel deposito comincerà da quel giorno che io avrò pagato, se pure la parte contraria non sarà tuttavia obbligata a rispettarlo per propria mancanza.

Adunque se questo ottimo amico Suo, che il Signore ha suscitato tanto a favore mio e di questa opera nascente, vorrà effettuare questo mutuo temporaneo, mi avvisi col porgitore, che farò eseguire l’atto e lo invierò per consigliarlo col proprio legale, e domani usciremo da questa terribile agonia. Io sono pronto per quel tempo che passerà a pagare quel fruttato che mi verra richiesto e di ciò sono anche pronto a farne cautela.

Io ho consegnato il mio cuore al Signore per quanto lo ha permesso la mia imperfetta natura; aspetto da

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Lei un esito che spero mi riuscisse ugualmente accetto nell’adorabile volontà di Dio.

Non dico nulla per l’uomo di cuore che in atto forma il pabulo mio nelle umane speranze. Mi creda

Suo aff mo in G. C. Sac. G. Cusmano

(Risposta)

R . P. Cusmano

Il Sig. Ingrassia lesse la Sua lettera; dissemi d’invitarla a redigere la bozza dell’atto per farla leggere in giornata a Garajo. Non essendovi difficoltà da parte del suo legale, il Sig. Ingrassia229 non ha nemmeno difficoltà a prestarsi senza alcun interesse a depositare la somma.

Suo Dev.mo G. Serretto

27 marzo 1881

Gentilissimo Sig. G. Battista

Il Signor Notaro mi ha suggerito l’idea di riformare il verbale, se la S. V. lo crede, onde evitare di pagare la tassa; e dice essere ciò conveniente perché, ad onta del ricorso, ritiene che noi perderemo il danaro, perché quella carta privata porta seco una convenzione già stipolata dalle parti dalla quale non si può recedere.

229 La divina provvidenza suscita quest’uomo caritatevole in favore di P. Giacomo e dell’opera nascente.

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Non so se ho saputo rendere l’idea; in ogni modo se la S. V. crede di riformare il verbale, questa riforma deve farsi di prima ora, perché altrimenti il Notaro non può arrivare in tempo utile ad eseguire la copia pel registro.

Attendo suo riscontro. Mi creda con stima e rispettoSuo Um.mo Servo

Sac. G. Cusmano

(Risposta)

Ignorando quale modifica vuole portare il Notaro non posso farmene giudizio, né darle il mio parere. Dovrebbesi conferire la modalità se conviene accettarla230.

G. B. Guarnanbelli

18 aprile 1881

Eccellenza Rev. maPadre dell’anima mia

Scrivo dal letto dei miei dolori dove tante volte ho ricevuto consolazioni dalle sue caritatevoli e paterne lettere. Io non so dire nulla di me e del mio soffrire, che avrei voluto apprezzare di più. Le dico che la Sua lettera giornaliera mi ha sollevato più di qualunque rimedio. Ho inteso gran pena che nessuno di mia famiglia ha avuto pensiero di renderla informata dello stato mio, cosa tanto doverosa alle paterne sue premure. Però ho visto che l’E. V. si è mostrato informato abba-

230 Per la lite sul canone di Muffoletto.

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stanza del mio soffrire. Io sono accertato dai medici che tutto va bene, ma sono nelle mani di Dio. Solamente supplico il paterno Suo cuore che se devo partire vorrei essere dalle sue mani consegnato a Colui pel cui amore viviamo.

Vorrei dirle tante cose, ma è il primo sforzo che fo di scrivere e non so andare avanti.

V. E. R. manifesterà la mia gratitudine verso tutti coloro che han pregato e tanto pensiero han conservato della mia indegnità.

Mi benedica con tutti di questa povera casa, mentre io, abbandonato nelle sue braccia paterne, sto tranquillissimo perché affidato al suo zelo verace.

Padre mio, non ho alcun desiderio tranne questo di vedermi per suo mezzo nella pace del mio Dio.

Mi benedica e preghi per me indegnissimo.Suo figlio in G. C.Sac. G. Cusmano

14 giugno 1881

Carissimo fratello Pietro

So da Peppino che tu hai bisogno di molto danaro, ma noi siamo come Tantalo condannati ad aver l’acqua sino alle labbra senza poter bere. Se non si fossero pagate le 300 lire, saremmo in regola e meno angustiati. Se aveste mandato l’atto di notar Prestigiacomo, si sarebbe potuto sbrigare il mutuo. Qui si è dovuto pagare il Duca; il Sig. Cloos ha avuto bisogni imperiosi e di una cifra pure considerevole; e queste lire 100 che ti

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mando sono del danaro che mi ha pagato il Municipio, oltre aver pagato quanto dovea a Peppino ed avergli prestato circa 200 lire per il Duca.

Ti prego andare tu stesso a far la copia dell’atto, facendoti anche accompagnare dal Rev.mo P. Pasquale e mandarlo subito. Dalla parte nostra procureremo mandarti quanto più sarà possibile; e manderemo anche lo Zolfo, ma bisogna aver pazienza. Darai carico a Vitale di ½ botte forzato e ½ botte aceto forte. Al ritorno dello stesso spero mandarti Zolfo e danaro.

In quale stato si trova la campagna? L’uva è scarsa? È presa di male? Le fave? Il frumento?

La mia salute un pò meglio: sembra che volesse formarsi la cicatrice interna, speriamo. Il rimanente dei nostri al solito. Tu come stai? Carmela? Benedico Carmela ed abbracciandoti mi segno

Tuo aff.mo fratelloGiacomo

14 luglio 1881

Eccellenza Rev.ma231

Con mio dispiacere son tenuto acchiuderle ufficio del Sig. Assessore Despuches, il quale per mezzo di quel benedetto Sacerdote trattò e dispose l’ammissione del povero Cirino dalla E. V. R. raccomandato alla 5a Casa.

Sono state inutili le mie profferte ed i miei schiarimenti pell’assunto: sostengono che fu compromesso un sussidio di L. 12,50 mensili e, non vedendo adem-

231 S. E. Rev.ma Mons. G. Cirino, Vicario Generale.

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pita tale promessa, ordinano l’espulsione del Povero. A nome del Poveretto in parola, e per tante altre ragioni di non lieve importanza, ardisco pregarla di volere contribuire detta retta mensile, e non lascerò di zelare in tempo opportuno perché l’E. V. fosse sgravata al più presto possibile.

Prostrato al bacio del Sacro Anello, imploro la Sua S. Benedizione e mi ripeto

Suo Ubb.mo figlio e Suddito Sac. G. Cusmano

Palermo, 21 luglio 1881

Ill.mo Sig. Assessore

Il sottoscritto con tutto rispetto umilia alla S. V. Ill.ma che il locale di deposito pei poveri che vengono arrestate dalle guardie municipali converrebbe che si facesse altrove e non alla Quinta Casa e ciò per le seguenti ragioni:

1) perché in atto la Casa non presta i comodi necessari a questo genere di servizio ed anche mancherebbe dei necessari a prestarvi la debita sorveglianza.

2) Perché è sconvenientissimo che i Poveri riguardassero questo luogo come loro prigione invece di guardarlo come asilo e conforto alla loro miseria.

3) Finalmente perché non è proprio del Ministero caritatevole che noi professiamo il rigore di una prigione.

Tante volte si è detto di essere di somma neces-

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sità stabilire gli accordi necessari tra l’Onorevole e le Rappresentanze Municipali e questa Pia Opera, ed ora sembra urgentissimo che si avveri, perché con più ordine si proceda al bene che si vuol fare.

Nel desiderio di ricevere un appuntamento a questo scopo interessantissimo il……..

Palermo, 28 luglio 1881

Caro fratello

Fu costì il Sig. Cloos e tutti e due dimenticammo il pagamento della cambiale; ti rimetto quindi lire cento per potere supplire al bisogno, facendo chiamare a casa sua il Sig. Cloos; o pure se viene usciere per esigere costì, pagalo tu direttamente. Addio

G. Cusmano

Carissimo fratello (Giuseppe)

Ti rimetto la tua scritta e le lire 100. Dissi a Salvatore di passare dalla casa del Sig. Cloos e pregarlo a venire da te. Tu lo pregherai di andare a trovare D. Peppino Dibartolo, alla Borsa, e pregarlo a lasciare per quest’ultima volta la stessa cambiale, firmata dal S. Riccobono, perché al momento non è possibile che lo stesso lasciasse gli affari di campagna per questo affare, e poi io aggiusterò i miei conti col Rev. D. Pasquale, e alla scadenza ventura saranno direttamente a trattare per questa faccenda e son sicuro che P. D. Pasquale le pagherà.

Tuo aff. FratelloGiacomo

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1 agosto 1881

Gentilissimo D. Domenico232

Bisogna una sua visita in questa Povera casa di S. Marco, la prego a voler venire.

Mi creda con profondo rispetto e gratitudineSuo Um.mo Servo

Sac. G. Cusmano

12 agosto 1881

Rev.mo P. Parroco (Palazzotto)

Pronto sempre a servirla, La prego di farmi arrivare due parole di supplica per la Sua raccomandata diretta al Sig. Sindaco. Nella stessa supplica la S. V. metterà due parole che accertino quanto si espone e raccomandino la supplicante come inabile al lavoro per essere ammessa alla 5a Casa.

Profitto di questa occasione per ringraziarla della memoria che la S. V. Rev.ma conserva di me indegnissimo d’ogni riguardo, e per chiedere scuse se non mi è riuscito fin’ora di profittare dell’immenso onore e piacere che mi recano i suoi pregiati inviti perché in atto sono assolutamente solo in questa chiesa di S. Marco, ove è impossibile che manchi la mia unica messa.

Iddio allieti il Suo benfatto cuore, benedicendo tutte le opere del Suo verace zelo nell’esercizio del gran ministero al quale ha voluto elevarlo. Preghi per me indegnissimo

Suo Servo ed Amico Sac. G. Cusmano

232 Parr. D. Domenico Palazzotto.

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12 agosto 1881

Rev.mo P. Antonino

Le compiego la lettera di ammissione del nostro carissimo Sig. Assessore in favore dell’orfanella Gioachina Di Pasquale, che la S. V. potrà fare ricevere alla nostra Sorella Superiora.

Farà sapere che per oggi non vengo, domani ci vedremo.Mi benedica

Suo obb.mo in G. C. Sac. G. Cusmano

J.M.J.

Casa, 12 agosto 1881

Sorella e Figlia mia in Gesù Cristo

Sia Gesù amato da tutti i cuori!,

Ricevetti la lettera col Pompiere e ti ringrazio di tutte le notizie datemi; non mandasti il biglietto di Radicella fatto portare da Peppino.

Io mandai 30 chili di pane ed ora mando il resto.Essendo 171 i poveri tutti, compresa la Comunità inserviente, a un

½ chilo per uno bisognano 86 chili al giorno di pane.Vi prego sapermi dire quanto pesano le 80 pagnotte che portano

giornalmente dai Cappuccini e così ci sapremo meglio regolare.

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23 agosto 1881

Sorella e figlia mia in G. C.

Io sono stato meno sofferente, ma ancora non ho passato pel camerino. Nicolina entrò e con essa un’altra ragazza che scappò dalla sua famiglia e che io rimandai e poi ritornò accompagnata dai suoi parenti. È conosciuta da Nicolina, ma a me non sembra tanto robusta; stiamo a vedere. Vennero i parenti di Nicolina: Papà, mamà, fratello; le cose sembrano andare bene. Sono però in pensiero perché Angiolina non so se posso o non ammetterla. Non so nemmeno per la Maestrina e per la Libassi più grande. Io aspetto per ammetterle tutte in una volta nel S. Ritiro; e abbiamo pure la Sesti e attendo suo zio. Come tutto sarà all’ordine, speriamo che scrivesse pure il Decano per la buona Dimarco, e così apriremo il Ritiro per 8.

In questo frastuono non potei rimediare pel vino. che P. Antonino mi domanda; penserò domani e gli scriverò.

Benedico tutti nel nome del Signore. Pregate per meVostro P. in G. C.

Sac. G. Cusmano S.d.P.

P. S. - Dissi alla Cusmano che può uscire prontamente la figlia e poi penseremo a farla accettare a Malaspina.

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24 agosto 1881

La retroscritta233 doveva arrivarti ieri e la lasciarono qui. La Cusmano brigò per entrare, e non volendo permanere, si può accordare da me l’uscita; non posso fare lo stesso per la povera mendicante che il Municipio arresta e consegna a noi, comunque facesse eccessi per volere uscire; invece come potrò vedere l’Assessore lo interesserò di tutte le cose nostre che ho notato e vedremo quale risoluzione si deve prendere.

L’osservanza della regola santificherà le anime nostre; formerà la comunità; renderà perfetto servizio ai poveri; renderà la maggior gloria a Dio, e tutti i beni e tutte le prosperità verranno da questo solo: l’osservanza!... Come posso dirvi con certezza che la mancanza dell’orario non farà ricavare nessun bene da tutte le opere che si faranno. Il demonio brutto sa questo e procura di levare dal nostro cuore e dalla nostra mente l’amore e la memoria dell’osservanza, e poi fa sospendere il frutto delle opere buone. L’osservanza vi darà in tutto il merito della S. Ubbidienza e per conseguenza il vigore dello spirito e della carità, che non fa mai venire meno nelle imprese di Dio! Mentre operando senza avere riguardo all’osservanza, si sperde lo spirito, le cose si riducono più all’umana, e la noia e la stanchezza saranno le conseguenze certe di tale sfervoramento. Però per potervi alzare all’orario, bisogna andare a dormire all’orario; e per dormire all’orario, bisogna preparare l’occorrente a tempo opportuno; e per prepa-

233 Pubblicata, in parte, nelle Lett., V.II, p. 28.

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rare tutto opportunamente, bisogna tenere sempre la virtù della S. diligenza in tutte le faccende, non farsi assorbire dagli affari che sopravvengono, dalle visite, dalle pretensioni, ma invece il nostro spirito diligente, attivo e pieno di carità, deve moltiplicarsi e farei tutto a tutti in maniera di prevedere tutto, senza dimenticare alcuna cosa, e far tutto a tempo opportuno e propizio. Bisogna tenerci sempre in attività pacifica senza stancarci mai, facendo tutto per amore e nulla per forza. Il silenzio vi terrà attente; ma il continuo sermocinare, ma quella smania di parlar sempre senza operare mai, di dolerci degli inconvenienti senza rimediarvi etc. etc., vi terrà sempre come in una confusione di mente e vi toglierà attitudine ad ogni cosa. E mentre per la nostra istituzione ogni suora dovrebbe valere per 10, succederà il contrario, che 10 suore non faranno per una. Perché una sola penserà a fare e non a parlare, non fiderà nel lavoro degli altri, ma nel proprio. Avrà più bisogno di fidarsi dell’aiuto del Signore che di quello, delle compagne. Terrà più stretta la presenza di Dio perché manca quella delle compagne etc.

Io vorrei che l’amore dell’osservanza fosse nei vostri cuori e che non ci fosse bisogno del castigo per osservarlo. Quando poi volontariamente si manca, allora sta bene quella dolorosa privazione, perché è mancanza volontaria di regola. Le suore della veglia saranno le fortunate che col loro sacrificio, formeranno l’osservanza delle altre, perché se non si dorme ad ora opportuna, non si può fare il resto se non che da poche, che ne hanno una grazia speciale.

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Vi benedico nel nome del Signore. Pregate per me.

N. B. - P. Benedetto, qui presente, vi benedi nel Signore.

Vostro P. in G. C.Sac. G. Cusmano S.d.P.234

28 settembre R

Carissimi Fratelli

Non lascio occasione di scrivervi per assicurarvi nostro ben’essere.Ogni commodo che si presenta spero ricevere bando di vendita che

vi mandai e vi ho ridomanda mille volte e non è stato possibile, ve lo prego caldissimamente perché si deve restituire a chi me lo favorì con massima urgenza, ve lo prego, ripeto, caldissimamente.

Qui tra i tanti affari per te non è escluso questo che, se si presenta come si desidera, sarebbe il miglior perché si potesse riunire anche il nostro interesse col tuo, date le debiti circostanze a verificarsi. Vi abbraccio

Vostro aff.Giacomo

30 settembre 188

Ill.mo Sig. Barone

Il Suo tenerissimo e caritatevole biglietto mi fu di

234 È la prima volta che s’incontra la firma con la sigla S.d.P

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somma consolazione per la pietà dei sentimenti che mi fanno sempre più cara la coincidenza fortunata di aver fatto la Sua conoscenza.

La elemosina di cinquanta lire compiegata nel sopradetto biglietto non potei occultarla al buono D. Gaetanino, ma del resto sarà conosciuta da Colui che dovrà rimunerla al centuplo in questa e nell’altra vita.

Mi creda pieno di stima e gratitudineSuo Um.mo Servo

Sac. G. Cusmano S.d.P.

9 ottobre 1881

Rev.mo Signore235

L’interesse che deve sentirsi per una povera orfanella e la profonda stima e rispetto che sento per la S. V. Rev.ma, mi avrebbero spinto a ritenere la Sua raccomandata. La mancanza attuale però del corredo, e la dovuta convenienza per le autorità Municipali, mi obbligano a pregarla di volersi degnare a farla accettare dal Sig. Sindaco, notificando che la povera madre la fornirebbe del corredo necessario.

Faccia presto con premura e la mandi anche nella giornata di domani e sarò lieto di poterla servire.

Mi creda con profondo rispetto

235 Rettore Filippo.

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Palermo, 18 ottobre 1881

Rev.da Madre (Melania)

Sia Gesù amato da tutti i cuori!Varie lettere ho scritto alla S. V. e non ho ricevuto riscontro. Mi

auguro che il Signore la conservi in buona salute fino al giorno delle sue misericordie e le affidi quest’orfana famiglia che spera tanto nel materno Suo aiuto.

Il porgitore della presente è il Rev.mo B.le Sac. Don Francesco Mammana, Confessore ordinario della nostra nascente Congregazione, il quale volle essere presentato alla S. V., come fo per la presente.

Non mi prolungo. La prego di raccomandarmi assai alla Madre Santissima per tutti i bisogni dell’anima mia e per quelli importantissimi della nostra nascente comunità. Io forse sarò costretto ad operarmi, perché continuo più sofferente del passato.

Aspetto Sue lettere, Suoi consigli, Sue consolazioni.Preghi Gesù per noi e c’implori la benedizione dalla Mamma

nostra.I rispetti miei e di tutta la comunità per l’ottima Sua compagna

Suo Um.mo e Dev.mo in G. C. Sac. Giacomo Cusmano

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2 novembre 1881

Caritatevole D. Vincenzo

Le compiego L. 10 dei dolci che mandai a pigliare pei morti e ringrazio la Sua carità.

Non le dico nulla per S. Martino, perché la S. V. è solito mandare direttamente!

La invito però a venire presto alla 5a Casa, ove sono riuniti i poverelli che aspettano la beneficenza dei buoni cittadini.

La ringrazio a nome del Signore.Suo Um. Servo

Sac. G. Cusmano

7 novembre 1881

Rev.mo Sig. Parroco (Palazzotto)

Mi prendo la libertà di pregarla per ottenere particolari favori dai Suoi fratelli.

Desidero che il buono Dottore D. Mimì mi scrivesse quali medicinali giovarono a lui quando ebbe il catarro intestinale.

Dal buono Dr. Fici vorrei, se può, nel giorno di domani una visita a certe case che vorrei capitare con urgenza per trasportarvi le povere orfanelle.

Una Sua risposta, domani di prima ora, mi metterebbe al caso di profittare dei favori che i Suoi degnissimi fratelli sarebbero pronti a farmi. Perdoni se ardisco incomodarla tanto e con profondo rispetto mi ripeto

Suo Um. ServoSac. G. Cusmano

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12 novembre 1881

Si permette alla Sig.ra Carmela Ingraiti di girare la 5a Casa insieme alla figlia ed altra Signora in loro compagnia.

Sac. G. Cusmano

19 novembre 1881

Rev.mo Padre Parroco (Palazzotto)

È un pezzo che conosco questa buona giovane, ma poverina non ha il corredo ed il vitalizio che bisogna per dedicarsi al servizio dei Poverelli. Se la S. V. Rev.ma trova mezzo come rimediare alle dette condizioni delle quali non si può affatto far di meno, io sulla Sua assicurazione per le vocazioni sono prontissimo ad accettarla.

Mi creda con profonda stima e rispettoSuo Um. Servo

Sac. G. Cusmano

Palermo, 25 novembre 1881

Il sottoscritto, volendo acquistatre la intera proprietà urbana e rusticana in contrada Terrerosse, di proprietà dei Signori Fratelli Sommariva, offre in massa il prezzo capitale pagabile alla stipola del contratto di lire Venticinquemila, accollandosi inoltre tutti i censi e la tassa fondiaria, e la gabella d’acqua.

Le spese di contratto a metà per ognuno.

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Palermo, 9 dicembre 1881

Rev.mo P. Antonino

Se la S. V. ha letto disponibile, può ricevere il porgitore raccomandato dal R.mo P. Evola e da più tempi ricevuto dal Sindaco; è Clemente Bommarito. Se non può, perché non ha letto, s’informi quando può essere sbrigato un pagliericcio e lo punti per quel giorno.

Mi benedicaSuo aff. in G. C.

Sac. G. Cusmano

1881

Eccellenza

Sono le 9 e mezzo e ritorno dall’Acqua Santa, ove dal Cappellano Caruso ho inteso che tutti quei proprietari desiderano ivi la stazione dei Carabinieri.

Il Principe Belmonte desidera averli vicino al proprio palazzo; la figlia vedova del Duca Villarosa telegraferà al cavaliere suo figlio, che trovasi a Messina, per ottenere il consenso di affittare a tal’uso un bellissimo quarto nel piano stesso dell’Acqua Santa. I Fratelli Francesco e Giuseppe Caruso sono pronti ad affittare un intiero appartamento che sarebbe molto vasto e in due piani di rimpetto la regia dei tabacchi, e molti altri proprietari, che da più giorni hanno intesa questa ricerca, sono dolenti di trovarsi affittate le loro case, perché avrebbero piacere di affittarle a quest’uso.

I prezzi a un di presso sono sotto le mille lire, solamente quella dei Fratelli Caruso sarebbe 1200 a ri-

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guardo che riuniscono in unico affitto quattro quarti, ove credo che si uniranno più di venti stanze con acqua abbondante e tutti i comodi necessari.

Queste notizie credo che basterebbero all’E. V. per potere trattare domani questa pendenza; se occorre altro da parte mia son pronto ad eseguire i Suoi onorevoli comandi.

Mi creda con ogni osservanzaSuo Umil. Servo

Sac …

Palermo, 1881

Eccellenza Rev.ma236

Dal letto dei dolori in cui mi ha confitto il Signore da un mese e più giorni, oso levare la mia debole voce per pregare la Carità ben nota dell’E. V. perché si degni concorrere all’incremento che il Signore sta degnandosi di dare a questa pia opera del Boccone del Povero.

Il Signore già ha suscitato delle vocazioni anche in agiate famiglie, ed una eletta schiera di pie donzelle già hanno indossato l’abito di Serve dei Poveri; ed è bello il vedere quest’eroine di Carità andar questuando per le vie della città, portando al braccio una bianchissima bisaccia dove riporvi i frutti della carità cristiana.

236 Circolare ad alcuni Vescovi. Questa Circolare non si sa da chi sia stata scritta, ma è firmata da P. Giacomo. Egli dà relazione delle prime Suore, dei primi Fratelli, dei primi Sacerdoti, della Quinta Casa e del Chiericato che desidera iniziare.

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Alquanti giovani e vecchi laici, anch’essi a questo eroismo chiamati, hanno pure indossato l’abito di Servi dei Poveri, e quel ch’è più conta anche due Sacerdoti che dedicati si sono interamente al servizio dei Poverelli di G. Cristo, e spero fra non guari formare il Chiericato di orfanelli raccolti dalle strade, nello scopo di crearmi i missionarii disposti a partire per qualunque parte, ove ci fosse il bisogno di evangelizzare i Poverelli di G. Cristo. Il Signore à spinte ancor oltre le sue benedizioni; il Municipio di Palermo ha già cominciato a proteggere questa pia Opera, da 15 anni abbandonata, negletta da tutti e derisa, e già ci ha data la Quinta Casa al Molo, ci ha affidata la cura di tutti i poveri accattoni che raccoglie di mezzo alle piazze, e ci ha facoltati a chiedere tutto ciò che ci bisogna perché il servizio di quei miseri vada sempre meglio.

Io quindi mi rivolgo all’E. V. pregandola di voler concorrere a quest’incremento che il Signore s’è degnato di dare a questa opera di Carità: Ella potrebbe fare ciò moralmente colle sue preghiere, inviandoci delle persone d’ambo i sessi che si sentissero chiamati al servizio dei Poveri, e materialmente soccorrendomi di Messe, avendo già altri due Sacerdoti senza Messa, la cui elemosina andrebbe a vantaggio dei Poverelli. Se poi non ce ne avesse in atto disponibili, l’E. V. colla sua influenza potrebbe ottenercele da Roma. Credo intanto opportuno significare all’E. V. che siffatta Carità non resterebbe infruttuosa anche per la sua Diocesi, poiché crescendo il numero dei Frati e delle Suore, ossia dei Servi e delle Serve dei Poveri potremmo venire a

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servire i Poverelli anche nella sua Diocesi.Fiducioso negli aiuti della sua Carità, la prego degnarsi impartirmi

la sua Pastorale benedizione, mentre mi segno coi sensi della più profonda riverenza

Dev. ServoSac. Giacomo Cusmano

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Palermo, gennaio 1882

Padre mio in G. C.237

Il mio cuore piange e non ha coraggio a venire avanti a Sua Signoria.

R. Vieni sempre.Mi perdona un poco per carità.R. Assai sempre.Conosco che sono superba, peggio che il demonio. Come devo

fare?R. Esercita l’umiltà che il Signore ti vuol dare.Io credevo che rispondere a quanto si è detto sia disubbidienza.R. No.L’impressione che ricevo dalle Sue sante parole è buona e mi

danno ogni huona voglia. Se non vi corrispondo come devo, vedo per grazia di Dio che è causa la mia superbia.

R. Umiliati.Questa conoscenza ho avuto in questi giorni, e nel cuore ne provo

vera pena.R. Portala in umile pace.

237 Tutte queste cose che il Signore fa dire al bisogno, se si conservano possono servire sempre. Di tutto quello che ti ho scritto farai un estratto a modo di Conferenze, di un discorso. (P. Giacomo)

Vedo che la causa del mio male è l’indole superba che mi predomina.

R. Domalo.Ben vedo come il demonio regna in me.R. Vi regnerà G. C.La compiacenza e falsa credenza, anche nelle cose non vere, mi è

stimolo continuo.R. Sia il solo amore di Gesù l’unico stimolo.Più voglio essere umile, più mi trovo superba. Come devo fare,

Padre mio, per carità?R. Umiliati sempre pacificamente. Iddio è con te.Sento sempre la necessità di domare il mio corpo per scuotere il

mio cuore.R. Vive in Gesù.Le sole parole mi fanno impressione pel momento e poi non più.R. Ritornarle a leggere e praticarle.Mi rimetto alla misericordia di Dio.R. Ti ha prediletto.Mi benedica.R. Sempre nel nome del Padre, Figliuolo e Spirito Santo.

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato dal tuo cuoreE tu ridi nell’interno dell’anima tua perché puoi offrire al tuo Gesù

le tue lagrime. Egli, il cuore, come hai sempre saputo è stato il tuo più fiero nemico, e tu non puoi ricordare fallo, che egli non ti abbia suggerito. Fa sempre il contraria di quello che egli ti consiglia, e ti

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troverai sempre col tuo Gesù, e nello esercizio della virtù contraria al vizio per cui egli cerca ingannarti e rubarti la pace del Signore, e la S. ilarità ch’è necessaria nel servizio del Signore. Se tu vuoi cambiare il tuo cuore con quello del buon Gesù, che anela di dartelo, fa sempre il contrario di quello che il tuo cuore desidera, e quando vengono i momenti che questo cambio si effettua, tu lo vedrai tranquillo, contento unito al divino volere, senza altro desiderio che quello di Dio e della Sua volontà, amante della Sua gloria e della salute delle anime, pacificamente operoso, immobile in mezzo ad una grande attività, e a questi segni potrai riconoscere che il buon Gesù te l’ha cambiato, e allora ti conviene afferrarlo e tenerlo stretto stretto al tuo seno per non lasciarlo mai più sfuggire. Come però senti un menomo scontento, un sentimento contrario al volere di Dio, una menoma diminuzione di quella pace, Oh!, figlia mia, sta all’erta!... ritorna a fare il contrario e con verace contrizione dì al tuo Gesù che non vuoi ritornare sotto la schiavitù del tuo cuore ribelle, ma che vuoi per sempre il Suo, e che ti addolori se per tua colpa Egli fu costretto a ripigliarselo, o tu fosti crudele a restituirglielo, e che, se è suo piacere che tu gemi per averlo e che si piace di vederti comportare il tuo per ridurlo al suo amore, allora ritorna a contrariarlo ad ogni suo palpito, perché di questo modo solamente potrai educarlo al Suo S. amore.

Vuoi il segreto della perfezione, tieni sempre un piede sopra il tuo cuore e non smarrirai mai di vedere Dio.

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Né ti lusingare di scendere a trattare con lui quando con propri desideri ti vuol far credere che spasima per Gesù, egli per le porte dei sensi, che cerca sempre di tenere aperte ad onta di ogni tua vigilanza, riceve sempre il brutto demonio, il quale spesso si finge e si mostra come angelo di luce, e suscitando pensieri di propria volontà e zelo nella pietà, nell’osservanza, nella gloria di Dio e in mille altre apparenti virtù, toglie l’anima dalla quiete e dal riposo tranquillo nella pace di Dio per la Sua adorabile volontà; e così anche quando finge di proporre il bene opera il male; e quando finge di desiderare la pace ordina ed architetta la guerra, e la povera anima, quasi senza avvedersene, si trova in una posizione in cui non può trovare il Suo Dio per quanto si adoperi a cercarlo. Rimonta con volontà forte e decisa sul tuo proprio cuore e ritornerai a vederlo e riacquisterai sempre la pace; e queste stesse alternative ti serviranno di ammaestramento e di scuola, e ti faranno conoscere quanto grande è la corruzione del cuore umano, il quale, ad onta di tutti i carismi e le misericordie di Dio, è sempre pronto a ritornare in commercio coi figliuoli di Belial, cioè col demonio o cogli amici suoi, che sono figurati in tutti i gusti, i propri talenti, le passioni, le attrattive irresistibili, che paragonare si possono alle furie mostruose d’averno, perché da quei spiriti sono informati e mantenuti per far la guerra al pacifico nostro amatore, la cui bontà è la ragione unica del Suo amore e delle sue misericordie verso le anime nostre che ha amato più di se stesso, giacché le ha ricomprate col Suo sangue!...

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Adunque, figlia mia, non ti fare più ingannare dalla bestia e dal tuo cuore che diventa qualche cosa più della bestia quando a quella si unisce. Lascia tutti questi pensieri di te stessa coi quali egli ha l’abilità di farti dimenticare e allontanare dal tuo Gesù rubandoti la pace che è il suo regno nell’anima tua, e mettendo le barricate di separazione, per non farlo più ritornare nel tuo cuore, la soggezione, le apprensioni, i propri giudizi, i rispetti umani, i gelosi paragoni, i raffronti di amor proprio, i sentimenti di superbia, a fine di distruggere l’ingenuità, la semplicità, la sincerità, la docilità, l’umiltà, la carità, e tutte le altre virtù e doni dello spirito Santo, che abitano in te a custodia del gran Re della pace quando tranquillamente possiede il tuo cuore. Sta in pace e starai in Dio; quando il cuore si muove per volertela rubare, calpestalo per non farlo insorgere e la custodirai; e invece d’andar cercando le cose tue, comincia a pigliare cura con verace premura delle cose di Lui. Vedi come Egli viene nel tuo cuore senza curare affatto le sue sofferenze pel cattivo ed indegno albergo che vi trova? Non solo, ma è l’amore che ve lo porta e vi viene con animo deciso di fare sue tutte le tue sofferenze, di sostenere per te tutte le lotte dei tuoi nemici, di sollevarti in ogni sofferenza, di consolarti in ogni afflizione e di continuare a patire in te e per te per consolarti del suo gaudio e della sua gloria. E tu, figlia mia, e tu hai ancora tempo di pensare a te stessa? di restare indifferente alle finezze del Suo amore? alle tenere sofferenze del Suo cuore amante? e ti pungi e ti attristi perché devi soffrire qualche cosa per

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lui, e non hai animo di calpestare il tuo cuore col ribelle nemico che lo gonfia e che lo mette in sì crudele ed ingrata corrispondenza?! Coraggio adunque! e avanti sempre! Gesù per te e tu per Gesù, unita a Lui vincerai, ogni lotta, supererai ogni noia, attutirai ogni strano gusto ed appetito, e i tuoi gusti e i tuoi amori saranno quelli del tuo Gesù238.

3 gennaio 1882

Carissimo Sig. G. Battista239

Lascio l’atto, con preghiera, se può, di averlo domani. I Sig.ri Sommariva si son contentati che si faccia il deposito alla cassa di depositi e prestiti, o a quella di risparmio; vogliono però a mani loro mille lire ed io direi o di pagarli a titolo di deposito, o attenuare di mille lire il prezzo della compravendita e pagarli con un terzo in mio potere dei Sig.ri Sommariva, da risolversi colle stesse condizioni del deposito delle lire 25 mila.

La condizione del deposito è fino a quando sarà provato l’assoluta libertà del fondo coi certificati negativi del passato alla stipola del contratto e trascrizione dello stesso. Però potrà sbancarsi detta cifra quando sarà ordinata a firma dei Sig.ri Sommariva e del Sig. P. Starraba.

238 Questa bellissima lettera fu scritta per la nipote Giuseppina Marocco (V. Nota delle Lett., V.II, p. 13).

239 Per l’acquisto di Terre Rosse.

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Perdoni il grave incomodo e compatisca l’affettuoso Suo poverello che si dichiara

Tutto Suo in G.C.Sac. G. Cusmano

P. S. - Risolutive le condizioni del deposito carta privata.

4 del 1882

Ill.mo Signore

Il Signor Guarnaschelli domani, nel tardi, mi darà l’atto modificato secondo l’ultimo concordato. Il Barone mi dicea che se torna più comodo alle S. V. che il deposito si facesse alla cassa di risparmi, è anche pronto a farlo. Io farò leggere l’atto al Barone, lo porterò poi alla S. V. e si passerà al Notaro.

Non essendo dal canto mio un affare menomamente dubbio anzi ritenendo come già avvenuta la compravendita, credo avere buona ragione pregare la S.V. non vendere il prodotto, ed in ultima per serenare al massimo la S. V., Le dico, sin da ora, che se anche si potesse trovare ostacolo da dover venire allo scioglimento delle nostre trattative, cosa che non posso supporlo, terrei sempre per mio conto per levare alla V. la giusta angustia come intemerato amministratore.

Io ho fatto visitare il giardino, ed il frutto tuttavia non è maturo e può stare a lungo tempo; noi ci sbrigheremo in brevi giorni e per conseguenza La prego di lasciare sulle mie spalle questa partita, restando templi-

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cemente alla S. V. la custodia per non farlo toccare.Mi creda con profonda stima e rispetto

Suo Um. ServoSac. G. Cusmano

28 gennaio 1882

Rev.mo P. Di Pietro

Le ripeto massime premure per la entrata al Ritiro della giovane Dimino Giuseppa di Girgenti. Una lettera del Segretario di Monsignor Turano mi spinge a supplicarla caldissimamente, a nome dello stesso Monsignore. per farla accettare in vista onde toglierla da imminente pericolo.

In attenzione di Suo urgente riscontro, con profonda stima e rispetto mi segno

Suo aff.mo in G. C.Sac. Giacomo Cusmano

Palermo, 3 febbraio 1882

Ill.mo Sig. Presidente

Le compiego il Programma, ed un piccolo cenno sulla Istituzione del Boccone del Povero, chiedendole infine scuse dell’involontario ritardo.

Mi creda, in attenzione dei Suoi venerati comandi, con tutta stima e rispetto240

Um. ServoSac. G. Cusmano S.d.P.

240 Sig. Carmelo Sorce di Giovanni, Presidente della Congregazione di Carità in Mussomeli.

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20 febbraio 1882

Figlia mia in G. C.

Ecco la giovanetta che deve andare al Ritiro di Cogno, per la quale scrissi questa mane altra lettera al tuo indirizzo onde farti trovare alle 11. a.m. alla ferrovia per portarla in carrozza al sopradetto Ritiro e consegnarla alla Superiora delle buone Sorelle del Buon Pastore.

Qui compiegate troverai lire venticinque per la prima mesata; dirai che questa è la giovane raccomandata dal Rev.mo P. Di Pietro e che mensilmente sarà pagata la mesata finché non faranno la carità di tenerla a peso dello stabilimento.

Dirai alla buona Superiora che il P. Cusmano la ossequia e si augura che la povera giovane Giuseppa Dimino sarà una delle Maddalene e allora si coopererà ad aiutare la di costei vocazione.

Tutti buoni come mi auguro sentire di voi e, benedicendovi, mi segno

Vostro P. in G. C.Sac. G. Cusmano

Caltanissetta, 26 febbraio 1882

Rev.di Padri,

Carissimi Fratelli, Frati e Sorelle

Scrissi da Girgenti in riscontro del suo telegramma, Rev.mo P. Gambino, ed ero sicuro che la mia sarebbe arrivata pria dell’osta. Intanto mi arriva qui un telegramma urgentissimo, al quale ho già risposto ed è

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stata già immediatamente passato conferendole l’Alter Ergo, ed avvertendolo che a cotesta posta, coll’indirizzo alla 5a Casa deve trovare già la mia risposta.

Il Signore avrà fatto precedere quello che nella sua adorabile volontà avrà disposto, ed io sarò sempre contento.

Qui siamo a scegliere locale, sia per fabbricare interamente di pianta lo stabilimento (come sarebbe meglio desiderabile) sia per profittare di qualche fabbricato per ingrandirlo. Più tardi aspetto la riunione del Presidente del Consiglio Provinciale del Sindaco e di altri primati del Paese per risolvere il da farsi, quello che si risolverà vi terrò avvertiti. Io spero trovare il Prefetto a Girgenti, ho notizia che presto ritorni da Roma, e subito che verrà tratterò e stabilirò le cose, e spero fare pronto ritorno.

È necessario che io fossi presente all’arrivo del Prefetto per affari assai importanti che non vorrei che pigliassero una piega diversa, pure perché la S. V. Rev.ma, P. Basile, mi avvisa, colla sua pregiatissima, che la seconda domenica partirà, mi vedo costretto a far pronto ritorno in settimana, cosa che molto mi angustia se il Prefetto ritarda, e devo lasciare tutto in aria.

Vorrei sapere a posta corrente ed in Girgenti, ove sarò domani con la I corsa, se mai sarò costretto a ritardare, se si potrà avere la S. Messa per S. Marco, perché nel caso contrario mi vedo costretto a far ritorno al massimo sabato venturo.

Tu, Peppino, non scrivi, ed io non ho avuto

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nessuna notizia sullo stato della fabbrica e della Finanza; perché tanta ostinazione a lasciarmi in silenzio? Avrai letto tutte le mie e le avrai fatto, leggere, e per conseguenza saran del tutto informati.

Mi occorre aggiungerti la buona nuova della salute mia, di Vincenzina e di questi nostri, che tutti vi salutano caramente e vi augurano mille felicità. Suor Celeste Suor Veronica, Suor Maddalena, Suor Rosaria, Suor Pietra, Suor Sofia, Suor Cecilia, Suor Felice, Suor Aloisa, Suor Addolorata, Suor Clementina (ho trovato il seme ché bisogna), Suor Nicolina, Suor Antonina, Suor Santa, Suor Francesca, Suor Eleonora, Suor Crocifissa, Suor Agnese, Suor Marianna, Suor Vita, Suor Rosa, Suor Rosalia, Suor Teresa, Suor Vittoria, Suor Emmanuela, Suor Giacomina, Suor Filippa, Suor Margherita, Suor Concetta, Suor Fara, Suor Giovanna, Amalia Calderano, Capani, Cervello, Città, Marotta, Astorino, Labianco, Sutone, Valenti, e resto della Casa e la nostra piccola romana aspirante e tutte le orfanelle vi benedico tutte e vi auguro tutto ciò che giova alla salute temporale ed eterna.

Già si è sciolta la riunione e si è conchiuso di cominciare uno stabilimento dalle fondamenta in un bello spiazzo che sia capace di molta estensione e sviluppo di fabbricati perché si accolga ogni miseria di questa provincia e si formi l’esercizio di ogni opera di misericordia, riservando anche alla nostra venuta l’occupazione di altri stabilimenti già iniziati, compreso uno pei frati che anche qui li desiderano. Viva Dio.

Vostro P. in G. C.Sac. G. Cusmano S.d.P.

Girgenti, 27 febbraio 1882 (Anno 150 già compito e principio del 160)

Carissimo Fratello

D. Rosaria Delisi conosce il domicilio Triolo.Arrivo da Caltanissetta alle 9,½ a.m. e trovo la tua desiderata

lettera che lessi con piacere, ma non so persuadermi come il novello camerone si sbrigò il giorno 24 corrente e non il sabato dopo la mia partenza, per come mi avea compromesso il buono M. Virzi. Suppongo che si avrà perduto tempo per la Giunta Edilizia e che avranno lavorato alla 5a

Casa e diminuito i maestri.In ogni modo ora ci siamo sbrigati e pria che io ritorno ritengo che

tutto sarà sbrigato, non oltrepassando per Terre Rosse la cifra preveduta da M. Paolo.

Nulla mi dici dei lavori della 5a Casa e degli oggetti comprati da P. Gambino, venduti dagli Asili infantili. E sul proposito, desidero sapere perché gli Asili infantili passarono a vendere gli utensili? Forse perché succedettero inconvenienti tali da doverli sciogliere o perché li fecero nuovi e di tutt’altro sistema; nel primo caso, ove il Municipio facesse proposta di volermeli affidare, non lasciate sfuggire l’occasione e avvertitemi, perché tale istituzione, ridotta a buon sistema, è di grande utilità per la povera infanzia, e non bisogna lasciarla perire.

Ritengo che il Rev.mo P. Gambino mi scriverà sul proposito e sentirò come vanno le cose.

Per le lire 42 (che tanto dovrebbero essere quelle

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pagate da Ruggiero che ossequio tanto) fammi la carità di farle arrivare dentro l’acchiusa alle buone Triolo, delle quali vorrei qualche notizia, perché sto in pensiero, e se non sbaglio, in altre mie te ne ho parlato.

Mi auguro che tutte le cose tanto alla 5a Casa che in S. Marco vadano bene. Ciò non ostante, io vorrei volare, perché giusto oggi fo 15 giorni che sono lontano ma siccome si aspetta il ritorno del Prefetto da un momento all’altro, Monsignore desidera che io mi trattenessi per trovarmi presente al di lui arrivo, e ritornare dietro avere sistemato le cose.

Ti abbraccio e benedico con tutti, rapportandoti i saluti dei nostri di Caltanissetta, ed impartendoti per tutti, come desideri, la Benedizione di Monsignore.

Desidero pronto riscontro delle lettere inviate da CaltanissettaErrore. Il segnalibro non è definito. e da tutti, a cui nelle stesse mi rivolgo.

Credetemi con stima ed affetto invariabileTuo aff. fratello

Giacomo

P. S. - Chiedo la benedizione a Monsignore Arcivescovo, al quale scrissi la notte pria di partire, e non ho avuto risposta, e mi addolora assai; al Rev.mo P. Basile, al quale dirai che lo servii subito con Sua Nipote; al Rev.mo P. Pennino, P. Muccoli, P. Russo, P. Gambino, e saluto caramente i nostri frati e i nostri Maestri fabbricieri.

Domani forse arriveranno i nostri nuovi fratelli, vi avviserò opportunamente per telegramma, diretto a S. Marco, per farvi trovare con carretto alla ferrovia

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all’ora che vi segnerò; ti prego disporre in modo che tutto vada bene.

27 febbraio 1882

Sig. Francesco Battaglia

Potrà Ella consegnare al porgitore tanta semola quanta ne entra nella somma di lire duecento cinquanta, da me dovute al Sig. Ignazio Gambino per pagarle puntualmente alla S. V., il g.no ventisette febbraio 1882.

Vale per L. 250241

Sac. Giacomo Cusmano

13 marzo 1882

Imbasciata

P. Cusmano, ossequiando distintamente la Sig.ra Carratello, La prega a volere lasciare per altro tempo la caldaia, perché se la vuole al momento non può ripararsi altrimenti per cuocere la minestra delle povere orfane e, sicuro del suo favore, la ringrazia a nome di G. C.

Girgenti, 15 marzo 1882

Figlia mia in G. C.

Lessi la tua pria di celebrare la S. Messa ed offersi a Dio per te l’incruento Sacrificio. Ti offersi con l’Ostia monda e ben cinque volte t’immersi insieme al corpo SS. di G. C. nel Suo sangue prezioso che per l’anima tua si offriva a Dio.

241 (Risposta) -- Soddisfatta - Michele Orlando.

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Sta lieta; Iddio ti ha perdonato e benedetto, e tu non fai bene a prestare orecchio ai falsi ragionamenti del demonio. Sta ferma in quello che G. C. ti ha detto per mezzo dell’angelo visibile della tua redenzione e ti troverai felice nelle braccia amorose di G. C., vita tua e sposo fedelissimo ed amatissimo dell’anima tua. Egli ha mutato la tua sorte e la tua posizione, ed ora non ti sta altro a fare che amarlo e vivere lieta della sua volontà nella via della S. Ubbidienza. Sii umile, sincera, semplice, mite di cuore, ubbidiente e avrai custodito il tesoro di Dio e riguadagnata la posizione che il Demonio voleva rubarti. Non posso prolungarmi. Ne parleremo di presenza al prossimo ritorno. Ti benedico con tutti

Tuo P. in G. C.Sac. G. C. S.d.P.

Girgenti, 24 marzo 1882

I.M.I.

Sia Gesù amato da tutti i cuori

Mentre era per riscontrare la sua pregiatissima, a nome anche di Monsignore, il quale di tutto cuore la benedice paternamente, mi arrivò l’altra sua che manifesta la terribile sentenza per la povera sventurata Dimino. Monsignore la ringrazia di tutto quello che la S. V. R. ha fatto per detta disgraziata creatura, e ringrazia ancora le buone Suore per quello che fuori le nostre aspettative han dovuto soffrire.

Essendo il caso così disperato, non si trova altra

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risorsa che di farla consegnare per mezzo della Questura alla di costei sorella maritata, che trovasi a Raddusa nella Provincia di Catania. A tal fine le compiego lire 16, delle quali lire 13,40 bisognano per pagare la ferrovia sino alla stazione di Raddusa, ed il rimanente serviranno per le piccole spese necessarie perché dalla stazione arrivasse al domicilio della sorella che abita alla Miniera Calvino.

La sua carità bisogna compire però quest’ultimo ufficio di farla assicurare per mezzo della Questura lungo il viaggio finché verrà consegnata a mani della sorella che trovasi ivi maritata al Sig. Giovanni Gaeta, impiegato alla Miniera Calvino in Raddusa.

Monsignore la prega di avvertirlo se bisogna altro danaro e ripete infiniti ringraziamenti per la carità che ha usato verso cotesta sventurata creatura.

Il Rev.mo P. Rettore, che l’ossequia distintamente, scriverà direttamente alla S. V. per l’affare dei libri.

Io ho pregato e prego che il Signore la conservi in buona salute e la rimuneri dell’immensa carità che mi ha usato e che mi usa. Ella prepara un bell’avvenire alla benedetta anima sua, che desidero veder sempre più abbondata dei doni di Dio.

Quando il Signore vorrà avrò il bene di rivederla e di riabbracciarla come ora fo a mente.

Mi creda con invariabile stima e rispetto242

Suo Um. servo aff.mo in G. C. Sac. G. Cusmano S.d.P.

242 Pare che questa lettera sia indirizzata a P. Gambino.

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9 aprile 1882

Carissimo Fratello

La retroscritta del Sig. Ranchetti mi fa sentire il bisogno di pregarti una parola per qualche cosa urgente da farsi stasera stessa, onde metterci in buona regola pria di svincolare il danaro di Sommariva.

Ti auguro felice Pasqua con tutti di tua famiglia ed in attenzione di una tua visita, mi segno243

Tuo aff. FratelloGiacomo

Palermo, 12 aprile 1882

Figlia mia in G. C.

«Chi dice di non aver peccato mentisce allo Spirito Santo » dice S. Giovanni, e per questo Gesù Cristo, vita nostra, volle morire sopra la croce, appunto per redimere i peccatori.

243 Per la storia pubblichiamo in nota la lettera del Sig. Ranchetti:Molto Reverendo SacerdoteLa prego domani alle 11,¼ antimeridiane precise farsi trovare nell’atrio del palazzo Finanze, ove si

troveranno i Signori Sommariva per così ultimare l’affare della Cassa di Risparmio.Domani stesso sarà mia cura pagare la tassa fondiaria salvo poi Lei a rivalermi.Ossequiandola distintamente mi creda di V. S. R.

Dev.moS. F. Paolo Ranchetti

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20 maggio 1882Direzione Sprituale244

Tu dici, figlia mia, che perdi la tua tranquillità quando le cose ti vanno contrarie.

Or io ti dico: questi sono i momenti più avorevoli al tuo spirito, ed all'acquisto delle virtù. L'amor proprio chiama contrarie tutte le cose che vanno alla sua vera distruzione e ad infondere nel cuore l'amore vero di Dio.

La superbia della nostra vita chiama contrario tutto ciò che ci umilia e che di questo modo viene a costituire la capacità delle virtù dell'anima nostra. La propria volontà crede contrario tutto ciò che ci educa a fare l'adorabile volontà di Dio e così di tutto quello che tu senti un'impressione dispiacevole, e che ti ruba la pace e ti fa venire meno ai desideri ed allo spirito della vocazione, devi tu sempre pensare di maniera che contraddicendo le tue tendenze in quei momenti coll'aiuto della grazia di Dio e abbracciando con piena abnegazione ed amore quello che più ti urta, capirai ben presto che quei momenti, quelle circostanze, quelle date occasioni lungi dall'esserti contrarie sono le più favorevoli pel tuo tuo vero bene, per la tua temporale ed eterna felicità, perché ti spogliano di te stessa e ti fanno degna di possedere ed uniriti veramente a Gesù Cristo vita tua.

Ardiresti più chiamare contraria un'occasione

244 Per Suor Giuseppina Marocco, affetta di sordità. Vedi «Lett. Di P. G. Cusmano» vedi P. Mammana, p. 33.

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che ti dà il bene di uniriti al tuo eterno amore? Non vorresti invece incontrarne una ad ogni momento, e con ogni avidità, per stare sempre unita al tuo vero bene?

Guarda Gesù Crocifisso e capirai finalmente come la salute sta in ciò: nelle contrarietà e nella Croce.

La tua regola è la Sua vita, e per conseguenza il tuo gusto deve essere quello stesso di Lui. E non vedi tu come Egli fu sitibondo per patire? L'ultima parola da Lui profferita sulla croce fu questa «Consumatum est», ora tu figlia mia devi sapere che nel testo originale ebraico questa parola è scritta col punto interrogativo «Consumatum est?» val quanto dire: che Gesù in quel momento che vedeva finire il Suo patire ne aveva pena, perché tanto era il sentimento che portava nel suo divin cuore per la soddisfazione da dare al Suo eterno Padre, e tanto l'immenso amore che sentiva per le anime nostre che tutti quei terribili patimenti gli sembravano pochi, ed era come sorpreso, come addolorato nel vederlo finire così presto.

Cosa va cercando la Vergine Sposa del Nazareno, quando fuggendo dalle umiliazioni, dai disprezzi, dalle calunnie, dalle sofferenze, va in traccia di conforti e di consolazioni? Ah! che mai sia un tale orrore, un tale sbaglio! Ella senza saperlo si allontana dal Suo Amore! dal suo Sposo! dal Suo vero ed unico Amante e per conseguenza dalla sua vera felicità.

Figlia mia, vuoi trovare il tuo Gesù in questa vita? Cercalo per tutti i luoghi … dalla grotta di Betlem, che lo vide nascere, al Calvario, che lo vide morire, non

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passa che per un continuo soffrire... Se vuoi trovarlo adunque cercalo pel patire.

Quale patire è più forte di questo: non sentire amore nel patire? Il gusto nei patimenti mentre da un lato invoglia l’anima a patire, dall’altro rende dolce il patire e desiderabile anche alle anime deboli ed incipienti; quando poi il Signore guarisce la volontà e la conforta nella soda virtù, allora bisogna che l’anima cominci a desiderare di patire senza conforto, ma per solo amore della volontà di Dio!... È scritto che gli Angioli sarebbero pronti, per soddisfare il divino volere, di lasciare la visione intuitiva e precipitarsi nelle pene dell’inferno... Ama adunque, figlia mia, con ogni impegno l’adorabile volontà di Dio. Amala quanto l’amano i beati e gli Angeli che stanno in cielo: è questa la principale preghiera che Gesù Cristo c’insegna a fare: «Fiat voluntas tua sicut in coelo et in terra». Se questo solo tu farai e se otterrai questa sorte, sarai fortunata abbastanza. Il Paradiso comincia di qua per le anime che anelano questa sola sorte di fare la volontà di Dio. Le cose o prospere o avverse - come l’amor proprio lo giudica - sarebbero sempre di unico valore, perché poco importa che fossero carezze o battiture quelle che ci arrivano, quando è la stessa mano di Dio che ci carezza o ci bastona.

Talché, figlia mia, ti esorto a non stare un minuto nel disturbo della pace interiore. Anzi devi sempre in tali momenti sovvenirti che tutto ciò che toglie la pace non viene da Dio, e bisogna disprezzare e allontanare ogni sentimento per conservare la pace del Signore nella santa letizia del proprio cuore.

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Così facendo, figlia, ogni volta che il demonio vuole rubarti la pace, tu acquisterai gradatamente l’unione alla divina volontà e con essa il paradiso anche in terra.

Ora, figlia mia, ti devo dire che Gesù Cristo ti ha amato tanto, che ti ha tolto dalle lusinghe del secolo e ti ha portato nella casa Sua.

Ma a qual fine ha fatto questo? Oh! è molto facile il capirlo... perché vuol’essere riamato da te ed Egli, per avere il tuo cuore, ti ha dato tutto il Suo e non come un Dio onnipotente che solamente è degno di essere amato, ma come un amante appassionato ti presenta il Suo cuore ferito pel tuo amore e ti dice: che quella piaga non guarirà se non col balsamo dell’amore tuo!... Figlia mia, hai tu il coraggio di lasciare penare quel cuore ferito senza consolarlo? Potrai vederlo languire pel tuo amore senza struggerti per tenerezza? senza riamarlo? Egli, ancora per fare più forza al tuo cuore freddo e indifferente, ti ha chiamato a servirlo nei Suoi poverelli, e nei loro patimenti ti mostra qualche piccola cosa del suo gran patire per amor Suo. Oh! figlia, osserva la tua regola, corri con amore immenso a sollevare il tuo divino amante, che ti mostra le sue sofferenze nei Suoi poverelli. Non ti stancare mai, figlia mia, di correre a sollevarlo con ogni fatica, con ogni stento, con ogni pena!

Quando arriverai a coprire le pene di quel cuore divino per arrivare sino a te! a te, che Gli fosti nemica; a te, che sapesti posporlo ad altro amore; a te... che le tante volte avresti meritato l’abbandono e l’inferno!...

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Oh! certamente non potrai finire di desiderare di patire per di Lui amore, e allora ogni patire ti farà godere, ogni tortura ti sarà soave, e tu troverai immenso gaudio in tutto ciò che fin’ora ti angustia.

Ama Gesù ed avrai trovato il segreto della tua temporale ed eterna felicità.

Ti prego, figlia mia, di non dimettere mai la S. letizia, l’amore per l’ubbidienza, la S. sincerità e semplicità, e di non operare per altro che per l’amore di Dio che ti costituirà nella vera carità.

Cosa fa la Madonna Santissima? Questo tu devi fare.L’osservanza dà e non toglie la salute. Dormi all’orario e svegliati

all’orario e Dio ti darà la salute e le forze.Non essendoci perfetta osservanza non vi sarà mai Spirito.Cosa vuoi dirmi in particolare? Tu sapevi che la Superiora non

voleva? Tu credi adunque di avere disubbidito volontariamente con piena avvertenza? Adunque fa’ l’atto di dolore e ti darò l’assoluzione; 3 Ave e 5 Gloria245.

21 maggio 1882

Figlia mia in G. C.

Iddio benedica il benefattore che ha regalato le

245 Bellissima lettera per la pietà e lo zelo che vi traspare.Il P. Giacomo da quel gran maestro di spirito che si era, viene additando il segreto della Vocazione:

l’amore cioè dei patimenti della Croce (P. Filippello).

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asinelle. Ma le carrettelle quando si sbrigheranno perché la coppia di Suore ne possa avere una al proprio servizio? Ciò è di tale importanza che, senza aumentare gli associati, farà raddoppiare la colletta, perché tutto verrà chiuso e non avverrà sperpero246

24 maggio 188(2)

Figlia mia in G. C.

La Superiora deve essere modello di osservanza tanto quando è buona tanto quando è ammalata, nel primo caso nella mensa della Comunità, nel secondo in quella della Infermeria.

Per santa ubbidienza Ella passi alla mensa d’Infermeria sino a nuovo ordine.

La benedico con tutte le Sorelle e le recluse. Preghino tutte per meSuo Padre in G. C.

Sac. G. Cusmano

P. S. – Auxilium Christianorum ora pro nobis.

26 maggio 1882

Figlia mia in Gesù Cristo

Se hai danaro, ripara ai bisogni dei Poverelli pel carbone, latte ed altro, che possa essere di urgenza, e metti tutto a nota che poi compenseremo.

Ti benedico con tutti.Tuo P. in G. C.

Sac. G. Cusmano

246 Test., V. II, P. II p. 279.

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6 giugno 1882

Rev.mo P. Parroco (Palazzotto)

Io son pronto a seguire la spinta del Suo zelo per questa povera orfanella Angiola Mosca, sicuro che la buona figlia siasi custodita innocente. Però sono costretto, nella attuale deficienza, di chiederle il fornimento del corredo, perché sono sprovveduto di letti e di ogni cosa che potrebbe bisognare alla stessa, e nello stesso tempo La prego di avviare la domanda al Municipio (senza dire ch’è entrata), nella speranza di potere ottenere l’ammissione e per conseguenza la retta.

Può Ella disporre da ora in poi l’entrata della stessa, ed io, oltre il bene di prestarmi alla Sua carità, avrò in questa occasione l’opportunità di mostrarLe il rispetto e la gratitudine che le professo.

Mi creda con stima e rispetto invariabileSuo Um. Servo

Sac. G. Cusmano

P. S. - Oggi mi arrivarono le chiavi per mezzo dei confrati, ai quali fu detto che M. Arcivescovo, non volendo più soffrire le mie molestie, pensò di cedere il locale.

9 giugno 1882

Rev.mo P. Parroco (Palazzotto)

Agli ordini Suoi l’entrata della ragazza, però se è possibile di ottenere che possa avere da cambiare le biancherie di letto, e i calzonetti che assolutamente

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mancano. Sarebbe utile, e conviene che entri presto; le cose che mancano potranno farsi in decorso di tempo.

Mi benedica e preghi per me. IndegnissimoSuo Servo ed Amico Sac.

G. Cusmano

17 giugno 1882

Ill.mo Sig. Assessore

La S. V. Ill.ma degnavasi parteciparmi la deliberazione della Onorevole Giunta nella seduta del 6..., colla quale, giusta le precedenti disposizioni, si compiacque ordinare che fosse pagata la retta di C.mi 50 al giorno pei 57 orfanelli che erano stati ricevuti alla 5a Casa; da cominciare, il pagamento dal 1° maggio p.p.; dalla quale epoca dette orfanelle furono trasferite nello Stabilimento della Associazione del Boccone del Povero in Via Terre rosse247.

Or io nel ringraziare la S. V. Ill.ma unitamente all’Onorevole Giunta, a nome del Signore e dei poveri orfanelli, le compiego il notamento personale pel mese di maggio, già decorso nel n. di 55, con preghiera caldissima di volere ordinare il pagamento nella … al più presto possibile.

Ill.mo Sig. Assessore

Di seguito all’ufficio in pari data col quale Le ri

247 1° Maggio 1882 le orfanelle dalla 5a Casa furono trasferite nello Stabilimento dell’Associazione del B.d.P., in via Terrerosse.

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misi il personale di 55 orfani ricevuti già nella Casa delle Terre Rosse con preghiera di volere ordinare il pagamento per la mesata di maggio, già maturata, vengo confidenzialmente a dirle quanto appresso.

La retta assegnata dalla Giunta nella tornata del 6 andante per gli orfani, è limitata al numero di 57, qunto erano effettivamente quelli ricevuti alla 5a Casa.

Pria anche di passare alle Terre Rosse, come la S. V. Ill.ma ha potuto rilevare dalle variate del personale e dai conti presentati, per la morte di Bufalo Marietta e Imparato Eloisa si ridussero a 55, ed è per questo numero che io domando prontamente il pagamento pel mese di maggio. Però oltre le due orfanelle, che la S. V. mandò con data del 2 giugno, Valguarnera Teresa e Di Piazza Salvatore, le quali giusta suoi ordini nella prossima mesata di giugno occuperanno il posto delle due defunte, altre ve ne sono ricevute per l’ordine del Sig. Barone de Spuches, per le quali desidero sapere come debbo regolarizzare la domanda. Dovendo fare pronto pagamento per la 5a Casa, vorrei che la S. V. facesse presto pagare la retta in mio favore, giusta il conto presentato, ma se questo non può farsi, La supplico di un pronto sussidio, perché ivi mancano almeno del necessario alla vita, non potendo io riparare al momento di nessuna maniera.

Mi creda pieno di stima sincera e invariabileSuo

Sac. G. Cusmano

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Quinta Casa, 5 luglio 1882

Stimatissime Sig. Zie

È qui reclusa una buona donna, chiamata Marianna Noto, madre del calzolaio che lavorava nell’atrio del parlatorio. Povera madre ha desiderio di vederlo, perché da molto tempo non lo vede, e, dopo la catastrofe accaduta, sta in maggior pensiero.

Raccomando alla loro carità questo affare e chiedo scuse che non ho avuto tempo di ritornare a visitarle.

Non ho lasciato però di pregare il Signore che le conservi e le consoli.

Preghino per me e mi rispettino le Rev.de S. Madri e le Comunità intere

Loro NipoteSac. G. Cusmano

San Marco, 10 luglio 1882

Figlio carissimo in G.

Ti ringrazio assai della tua carità e spero che il Signore vorrà esaudire la tua piccola preghiera in mio favore.

Io non mi stanco di pregare per te il Signore a ciò ti faccia sacerdote secondo il suo cuore e disponga di te come egli vuole. Dirai al P. Filippello, che io prego sempre il Signore, perché gli conservi sempre questo desiderio di dedicarsi al servizio dei poverelli di G. C., e confido nel Signore che saprà trovare i mezzi di farlo ordinare presto. Si faccia però sempre la di lui SS. vo-

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lontà. Dagli questa carta di n. 6 messe del P. Terrasi che ti compiego e domandagli se vanno bene sin ora tutte le carte fatte dal medesimo. Io sto sempre ad un modo. Il P. Gambino ha avuto la madre inferma, ma per grazia di Dio va meglio. I poverelli soffrono, perché son pochi i cuori che sinteressano di loro. Prega il Signore perché compisca quel che ha cominciato. Studia per la gloria di Dio, l’onor della Chiesa, il profitto dell’anima tua; corrispondi quanto è in te alle grazie del Signore, fatti santo e prega per me.

Riceviti con tutta l’effusione del cuore la mia benedizione e credimi

Tuo aff.mo P. in G. C. Sac. G. Cusmano

10 luglio 1882

Ill.mo Sig. Barone

Non ho avuto un momento per riscontrare la Sua pregiatissima; son sicuro che vorrà essermi indulgente.

Tuttavia le cose nostre sono nello stato di formazione, e nelle attuali relazioni col Municipio credo conveniente di non pigliarmi alcuna libertà per l’ammissione dei Poveri. La S. V. farebbe opera grandemente buona a rivolgersi al Sindaco o all’Assessore Cav. La Farina per ottenere ufficio d’ammissione, il resto sarà mia cura.

Se il Signore vorrà, speriamo che le cose si consolidino in maniera da trovarci pronti sempre per tutti ad ogni bene.

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Oh! quanto sarei lieto della Sua vicinanza!Mi creda con profondo rispetto

Suo Um. e Dev.Sac. G. Cusmano

24 luglio 1882

Eccellenza Rev.ma

Padre dell’anima mia

Ieri sera trovai opportunamente il Canonico Pennino e lo incaricai pel saputo affare; mi disse che domani, dopo il pranzo, mi darà il lavoro che io desidero. Ho creduto opportuno avvertirla di tanto, e domani sera ci rivedremo.

Mi benedica con tutti di questa povera casa e preghi sempre per l’indegnissimo

Figlio suo in G. Cristo Sac. G. Cusmano

30 luglio 1882

Offerta a colpo per la gabella di

Muffoletto oz. 330 L. 3825.00Granato Oz. 6 L. 76.50Sorisi Oz. 16 L. 178.50Vitello oz. 12 L. 127.50Spina oz. 24 L. 306.---Mortilli oz. 60 L. 640.---

oz. 448 L. 5153.50

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MiglioramentiMuffoletto

Scavare l’acqua e fare la gebbia e i corsi a spese del gabelloto, ed in quel sito che è sotto la sorveglianza del gabellante, notandone il costo effettivo più utile a maggiore estensione; dette spese, però, dietro apprezzo di un ingegniere a scelta del gabellante, saranno dallo stesso pagate alla fine dello estaglio.

Il gabelloto si obbliga piantare salma una giardino, circuire il vallone di alberi di alto fusto, a scelta dei gabellanti, alla distanza di palmi sei, e per tre filate, da formare un muro di legno; e mettere alberi da mandorle lungo il limite, in giro, alla distanza agraria, e piantare a mandorle il Serro e dove trovasi sommacco.

La scelta del terreno, dove deve impiantarsi la salma del giardino, a scelta del gabellante.

Secondo l’acqua che sarà trovata, il gabelloto sarà obbligato a piantare tutta quella estensione di giardino che l’acqua potrà abbracciare, calcolandola ad otto ore di una zappa per ogni salma di terreno, ogni 15 giorni, apprestando il gabellante le piantime pel fondo, restando a cura del gabelloto l’impianto e la coltura per come resta a suo esclusivo beneficio per tutto il periodo della gabella il frutto che potrà ricavarne.

L’innesto sarà ad arbitrio del gabellante prescegliendo quello che meglio sarà portato dai terreni.

Granato

Se può essere irrigato, si pianterà a giardino, e in tal caso, nel prospetto dello stradale deve il gabelloto

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fabbricare case e magazzini secondo saranno creduti necessari dal gabellante, per esserne rivalse dietro apprezzo di un ingegniere a ben vista del gabellante, come sopra si è detto, per la gebbia e cavamento d’acqua alla fine dello estaglio.

Se detto fondo non potrà essere irrigato, allora sarà migliorato a vigne o ad alberi che non bisognano d acqua.

Vitello

Quei ben fatti che saranno possibili, se non riuscirà venderlo o cambiarlo con altro terreno limitrofo a quello di Muffoletto.

Sorisi

Rinnovare la vigna, e dove il gabellante crederà mettere degli alberi e migliorare ed accrescere il canneto.

Spina

Quei miglioramenti, che, d’accordo, saranno creduti più utili del vigneto a migliorare lo stesso vigneto con tutte le cure agrarie.

Martelli P.

Continuare a piantare le mandorle ove di accordo non si deciderà di scavare l’acqua, ivi certamente esistente, per metterlo pure a giardino.

Per patto generale deve mettersi la siepe viva ovunque bisogna.È questa l’offerta che mi è stata fatta; se d’accordo a P. D. Pasquale

avrai cosa da modificare o ad aggiungere, scrivi presto.

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Lo estaglio supera quello che tu domandi, per conseguenza non credo che vi sia da opporre, e così, a colpo, mi sembra miglior cosa che domandare 5 o 6 onze per un migliaio di quella vigna.

Fammi la carità di scrivermi presto.Ossequio il Rev.mo P. D. Pasquale; ti abbraccio e mi segno

Tuo aff.moGiacomo248

2 agosto 1882

Rev.mo P. Gambino

Il porgitore farà l’atto d’obbligazione per la moglie Elisabetta Diliberto, perché è solo e la vuole perché può mantenerla. L’assessore ha consentito che si consegni; io dico finché non l’arrestano nuovamente.

Mi benedica colei per me.Suo in G. C.

Sac. G. Cusmano

248 Risposta di Don Pasquale.Al patto d’impianto del giardino, bisognerebbe aggiungere che il gabelloto fosse obbligato

d’impiantare sino a che gli alberi fossero tutti in vegetazione.Gli altri patti senza determinare i miglioramenti a farsi, ma so. lamente quelli di cui sono capaci i

fondi, parmi essere di veruno effetto, perché favoriscono la libertà del gabelloto.Sac. Pasquale Riccobono

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Palermo, 11 agosto 1882

Ill.ma Sig.ra Principessa (Starraba)

Figlia mia in G. C.

Giusta il puntamento io questa mattina, reduce alle ore 10 meno un quarto dalla Casa delle Orfanelle, salii sopra dalle Sorelle in attenzione del Suo arrivo, sicuro che la S. V. Ill.ma si sarebbe ivi diretta per trovarmi.

Il Signore dispose altrimenti, e con mio positivo dispiacere trovai che si era incomodata inutilmente.

Domani, dopo le 10, sarò ugualmente ad attenderLa; la S.V. però deve farmi ricercare dalle Sorelle, le quali scenderanno immediatamente ad aprire la porta della Chiesa ed ivi io prontamente La raggiungerò.

Ripeto tante scuse per l’accaduto involontariamente e benedicendoLa nel nome del Signore, mi segno249

Suo P. in G. C.Sac. G. Cusmano

Ill.mo Sig. Barone (Starraba)

Di riscontro alla Sua pregiatissima vengo a dirLe che la S. V. è il nostro speciale benefattore, e che nul-

249 Questa lettera e le altre due del 1879 e 1884 mi sono state presentate dalla nipote del Barone Starrabba, la quale le tiene come care reliquie. Ora noi conserviamo in Archivio le fotocopie. Ma dal contesto si ricava che vi sono altre lettere inviate alla nobile famiglia Starraba.

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la ho saputo fare fin’ora per mostrarLe la mia indelebile gratitudine. Iddio, che accetta fatto come a se stesso tutto ciò che si fa per i Poveri, supplirà la mia deficienza, e renderà al centuplo la carità che la S. V. Ill.ma mi ha fatto.

Io anzi sento il dovere di chiederLe scuse infinite per i ritardati pagamenti, perché le urgenze locali mi hanno costretto a spendere in quella Casa circa dodicimila lire, onde renderla più adatta ai bisogni crescenti dello stabilimento.

Spero però quanto prima versare a mani Sue il prezzo dei limoni già venduti e così almeno rimediare alla fruttificazione non pagata.

Perdoni se, profittando di questa occasione, ho ardito almeno di presentare le mie scuse che la S. V. con immensa carità non ha mostrato mai di pretendere.

Ora Le fo sapere che il Rev. P. Gambino questa sera colla corsa delle 10 o col diretto che arriva alle 12 sarà di ritorno e domani verrà ad ossequiarLa ed informarLa personalmente di tutto il viaggio.

Consegnerò alla insistente madre l’Orfanella dalla S. V. raccomandata, lasciando sempre tutta la Casa agli ordini Suoi per quelle che vorrà mandare.

Mi creda con profonda stima e rispetto pieno di vera gratitudine.Suo Umil.mo Servo

Sac. G. Cusmano S.d.P.

N. B. - 1) Mi permetto mettere qui la presente lettera, senza data, indirizzata al Barone Starraba, perché

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dal contesto si ricava che sarà stata scritta nello stesso periodo in cui fu inviata la precedente alla Principessa Starraba.

2) Le relazioni della nobile Famiglia Starraba con P. Giacomo ha un carattere particolare per la singolare storia della Casa di Terre Rosse.

11 agosto 1882

Gentilissimo Sig. D. GiuseppeErrore. Il segnalibro non è definito.

Il Rev.mo P. Parroco, che in tutti i bisogni della nostra chiesa si è prestato sempre a favorirmi, desidera avere prestati i fanali che sogliono mettersi alla porta della chiesa per la circostanza che nella chiesa parrocchiale trovasi il divinissimo esposto per le 40 ore circolari. Desidero che la S. V. mi accordi il permesso di poterlo servire, e ne attendo riscontro.

Mi creda con vera stima e rispetto.Suo Um. Servo

Sac. G. Cusmano

22 agosto 1882

Carissimo D. Tommaso

Si è pensato di eseguire il maneggio della senia dentro l’atrio, collocandola ad angolo. Io diedi 200 lire al maestro come lei mi disse, e ora ne vuole altre 200; io al momento non l’ho, ma se posso capitarle desidero sapere da lei se debbo dargliele o pur no.

Mi riscontri per dirmi quello che debbo fare e mi creda sempre pieno d’affetto e gratitudine.

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P. S. - La prego di premurare il maestro ad eseguire al più presto la senia; io domani manderò il murifabro per preparate i lavori di collocamento, a conto di chi devono andare le spese di fabbrica?250

24 agosto 1882

R. Suora Superiora

Caterina Brancatello e Maria Costa, orfanelle dimoranti in questa casa di Terre Rosse, furono ammesse al bagno dell’Ospizio Marino, e per non fare l’andirivieni da qui, ho detto al Conduttore che, invece di portarle le sorelle al Politeama e ritornare là a pigliarle, possono lasciarle alla 5a

Casa dove li riterrete fino a quando finiranno i bagni.Le stesse portano seco le mutande pulite che hanno addosso e più

una camicia per uno.Vi prego farle andare sempre pulite al bagno, e come le mutande,

che son in bucato, saranno pulite,

250 ) (Risposta)Padre CusmanoSe la macchina la vuole piantare nel piccolo baglio, la piantasse se basta lo spazzio (sic); riguardo

alle altre due cento lire, le può dare più presto che ce le dà, più presto la pianta; anzi mi disse che la settimana entrante spera di piantarla; riguardo al collocamento la sua mano d’opera deve metterla, il proprio macchinista, tutt’altro deve metterlo Lei.

Mi creda Suo ServitoreTommaso Vitale

Mi raccomandi al Signore

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ve le farò arrivare. Trattatele come meglio potete dette povere creaturine.Vi benedico nel nome del Signore

V. P. in G. C.Sac. Giacomo Cusmano

Girgenti, 29 agosto 1882

Vi dico a nome del Signore di aver cura solerte e caritatevole di ogni cosa e particolarmente per la salute, avendo il pensiero di fare ovunque opportunamente pervenire i medici, fare esatta cura ed esatto igiene. Tenermi informato di tutto come io spero fare ancora per vostra consolazione. Non parlo delle cose di qui, perché voi le sapete; vi dico che il Signore è con lo spirito delle Sorelle e poi vi avviserò delle opportune, provvidenze.

(Senza firma)

Girgenti, 20 settembre 1882

Carissimi in G. C. (Pietro e Giuseppe)

Sia Gesù amato da tutti i cuori

Scrivo a tutti nella presente per assicurarvi del buon viaggio avuto e della buona salute di Monsignore, mia, e delle Suore, comunque ancora non le avessi vedute.

Ancora Monsignore riposa ed io ho finito la recita del S. Ufficio e mi premuro a scrivere la presente, perché più presto vi arrivi la presente, onde togliervi da qualunque sollecitudine.

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Vi compiego lettera per l’Assessore La Farina che il Rev.mo P. Gambino porterà personalmente per cogliere argomento di sollecitare quand’altro il pagamento della retta.

Tenetemi avvertito di tutto, mentre io farò il possibile di ritornare al più presto per gli urgenti affari di costì. Non lasciate di pregare a questo fine e di far pregare ancora secondo la mia intenzione in tutte le case, perché ho incarichi speciali di diversi, che si sono particolarmente raccomandati alle nostre preghiere.

Non so se dimenticai costì il calzatore. Tu, Peppino, comincia a prepararti per salire in S. Giuseppe; scrivimi quello che ti fa bisogno per questo tuo prossimo trasferimento per vedere come dobbiamo rimediare, onde tenerci pronti subito che si sbriga la faccenda della banca, che prego il Sig. Rosario di volere presto spingere al compimento. Pietrino, lasciai incaricato il Rev.mo P. Gambino di pagarti il debito vino come prima esige, ma ti prego farmi la carità di spingere il conto col Sig. Amorello, onde vedere qual’è la mia posizione col magazzino e procurare d’aggiustare ogni cosa.

Se il Signore ci farà camminare d’accordo e dinanzi a Lui cercando sempre la Sua gloria e la salute delle anime nell’esercizio della carità, io son certo che anche le cose nostre materiali piglieranno una piega assai salutare, ed in breve ne vedremo gli effetti. «Vis unita Fortior», «Unum datis et centum accipietis».

Desidero sapere se in S. Giuseppe o in Palermo trovasi qualche residuo di vino della nostra produzione, perché m’incontrai in Ferrovia col Direttore della

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Stazione Agraria e restammo molto amici; lo stesso mi promise aiutarmi per formare un tipo del nostro vino, onde ottenere qualche premio e poterne assicurare lo smaltimento a bottiglia, cosa assai utile. Desidera però un campione della nostra produzione ed un poco di uva per far lui stesso un saggio e sapermi dire il modo più semplice e sollecito col quale potervi arrivare; ditemi qualche cosa in proposito.

Desidero ancora sapere da te, Pietrino, che danaro bisogna per fare la vendemmia tranquillamente e se abbiamo generi da vendere in S. Giuseppe, perché non so se resta ancora vino nero, se vi sono frumenti o sommacco che possano aiutarci per il momento; quanto si deve dare per censo e fondiaria. Per il censo di Giambassio e Mortilli parlai col principe di Scalea, il quale mi scrisse che mi servirà per tenere in sospeso le minacciate procedure di D. Antonino Drago. Il detto Principe o è incaricato dell’amministrazione di Camporeale o è molto amico dell’Amministratore; il certo si è che il figlio di Drago mi disse di rivolgermi a lui per essere tenuto in tolleranza con sicurezza ed io l’ho fatto.

Pure desidero sapere a che ascende il nostro debito per tutto. Sono momenti interessanti; lavoriamo in santa unione e speriamo coll’aiuto del Signore di riuscire a tutto.

Vi benedico di nuovo.Vostro affez.mo

Sac. Giacomo Cusmano S.d.P.

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Girgenti, 21 settembre 1882

Serenatevi, il Padre sta benissimo; io fui chiamato perché vi fu la riunione per le cose nostre e poi vi fu pranzo, dove intervenne il Ciantro Monsignore Spoto, il Can. Rettore ed io.

Dopo il pranzo, Monsignore, Padre nostro, volle essere accompagnato a passeggio e questa fu la ragione perché io non venni. Il Padre adunque sta bene, levatevi di pensiero, domani ci rivedremo e parleremo delle cose che si trattarono.

Desidero trovarvi tutte buone e tranquille nella pace del Signore, nel cui nome vi benedico a nome anche di Monsignore Vescovo e del P. Rettore.

Pregate per me251

Vostro Padre in G. C.Sac. G. Cusmano S.d.P.

Girgenti, 25 settembre 1882

Gentilissimo Sig. Ferdinando Calvi

Dovendo i miei fratelli Pietro e Giuseppe trasfe-

251 P. Giacomo risponde alla sorella Vincenzina: la lettera di Vincenzina la pubblichiamo in questa nota per chiarire la lettera di P. Giacomo e per vedere con quale rispetto si scrivevano a vicenda:

Caro Fratello e Padre in Gesù CristoSto in pensiero per non averlo veduto venire; cosa ha il Padre, mi levi di angustia

per carità; il Signore ci prepara sempre nuove angustie, sia fatta la sua adorabile volontà.Mi benedica e mi faccia benedire dal Padre

Sua Um.ma figlia in Gesù CristoSr. M. Vincenza S.d.P.

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rirsi in S. Giuseppe Jato per la prossima vendemmia, bisognano cautelarsi di vestiti adatti, dei quali trovansi sprovveduti.

Per esserne presto e bene forniti con esattezza ed economia, non ho saputo meglio pensare che rivolgendosi alla Sua antica amicizia, per la quale sono sicuro di riuscire all’impegno.

La prego quindi di volerli prontamente fornire, ed io aggiungerò la mia firma alla cambiale che loro faranno con la scadenza che io vorrei a marzo, se alla S. V. torna commodo.

Io sarò costì in pochi giorni; ho voluto prevenirla con la presente, che compiego ai miei fratelli, onde mettere il tempo a profitto giacché la vendemmia ci sovrasta e a quest’ora dovrebbero essere in S. Giuseppe per preparare i magazzini.

Sono sicuro del Suo favore e le anticipo i dovuti ringraziamenti.Le auguro ottima salute e pieno di stima e gratitudine mi ripeto

Suo Um. ServoSac. G. Cusmano

Girgenti, 25 settembre 1882

Carissimi Fratelli (Pietro e Giuseppe)

Riscontro in unica, le vostre carissime ricevute ieri. Vi acchiudo lettera pel Sig. Drago, onde sollecitare l’affare della Banca; pel Sig. D. Ferdinando Calvi, onde potervi fornire dell’estremo necessario per la vendem-

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mia, dovendo cautelarvi dal fresco, tanto in campagna che nei magazzeni, e mi obbligo a firmare allo stesso una cambialetta colla scadenza a marzo.

Pel torchio, come vi ho pregato per le robe e vi torno a pregare di farvi lo stretto necessario per la sola campagna e colla massima economia, purché sto tranquillo che siate ben cautelati, così vi prego che se il torchio si può accomodare anche per quest’anno dovete procurare di farlo durare, e ciò perché al momento non abbiamo il mezzo di fare un torchio nuovo e molto meno di ferro con 900 lire, che la fonderia Florio vuole belli e contanti, perché non fa nulla a credito. Del resto se avremo la fortuna di fare l’affare, della banca pria della vendemmia, vedremo se si potrà rimediare.

Conviene intanto, che si procuri di realizzare alla maggiore convenienza possibile il vino, il sommacco, il frumento e quanto altro potrà bisognare per metterci al coverto delle spese di concia, vendemmia e censi, e per ciò fare, dovete sbrigarvi prestissimo a far la roba che vi bisogna, lasciando Giacomino nel magazzino, pel quale io credo che a quest’ora il P. Gambino avrà esatto dal Municipio e saldato il mio dare per tirare avanti e non chiuderlo. Se Giacomino non può assistervi bene per lo studio, allora potrete consegnare tutto all’Ottimo Sig. Salvatore Amorello il quale, sono sicuro, mi farà la carità di sostituirvi a lavorare lì stesso nello scopo pel resto affare dei nostri conti cotanto interessanti. Di questo modo, anzi che mi sembra il migliore voi potete attendere a fare le vendite opportune, anzi quella del sommacco per mezzo del P. Terrasi, che pregherete a mio nome, potrete concertarlo anche mentre

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siete in Palermo, e così non salirete sprovveduti di danaro, e salendo presto in S. Giuseppe venderete le altre cose e vi preparerete alla vendemmia, ove io vi raggiungerò per sistemare le nostre cose nel modo più vantaggioso ad ognuno. Vi avverto che non voglio più dare la gabella di Spina, se pria non vedo di sistemare le cose come desidero, e per conseguenza, se mi volete fare la carità di camminare d’accordo, non dovete impegnarvi in nulla se io prima non vengo.

In quanto alle mie relazioni col Direttore della Stazione Agraria, vi penseremo alla mia venuta.

Pel censo e fondiaria tenete a mano quanto più si può, se e costì il Sig. Drago, andatelo a trovare per vedere se ci farà l’ultimo favore, di farci fare la vendemmia per essere pagato come sarà fatto l’affare della banca, o col prodotto che introiteremo. Se non è disposto a favorirci, avvisatemi che ritornerò a scrivere al Principe di Scalea.

Vi compiego le lettere dette di sopra, le tirerete dall’unica busta a vostro indirizzo, alla presenza di chi sono dirette.

Vi raccomando fare tutto in vista e consegnare con urgenza quella di P. Gambino.

Vi abbraccio caramente benedico tutti dei nostri, pei quali, voi compresi, ho implorato una speciale Benedizione dal nostro Em.mo Monsignore che sta assai meglio.

Io tiro avanti al solito; Vincenzina e le Suore vi salutano e salutano tutti

Vostro aff.mo fratelloGiacomo

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Girgenti, 5 ottobre 1882

Carissimo Fratello (Giuseppe)

Mi dispiace la tua angustia perché io ti dissi che non avea ricevuto vostre lettere, ciò s’intende oltre le quattro ora già inviate e che allora quanto ti scrivea non mi erano pervenute, perché dal 22 settembre che fu la prima vostra risposta alle mie precedenti, scriveste poi un’altra lettera in data 1° ottobre, poi al 3 poi al 4 detto.

Io le ho riscontrate tutte, meno questa ultima che riscontro colla presente.

Io mi premuro per venire, ma sono costretto a lasciare questi affari avviati in modo da non dovere ritornare in due giorni, e per conseguenza, credendo poter supplire colle lettere a cotesti affari, l’ho fatto. In pari data ti sarà arrivata altra mia con lettera per Guarnaschelli e per P. Gambino, onde procurare al più presto un rimedio alle nostre urgenze e poter voi partire al più presto possibile.

Ora ti acchiudo lettera pel Sig. Principe di Scalea, pei censi Camporeale speriamo che tutto vada.

Tu mi dici che Pietrino mi scrivea aver fatto vendita del sommacco, ma è al contrario che mi dice nella vostra del 1° ottobre, di non averlo venduto, perché vogliono pagarlo a n. 28. Io ho messo in movimento tutte le mie risorse per le lettere che ho fatto; prego la vostra precedente solerzia ad avviare le cose col Rev.mo P. Gambino e potere riuscire a tutto; io farò prestissimo e verrò a raggiungervi.

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Ringrazio l’ottimo Sig. Saro della letterina fattami, e conservo tutta la gratitudine dei Suoi segnalati favori nei miei bisogni; Lo benedico e non lascio di pregare per lui. Come manca la mia firma alla stipola dell’atto colla Banca, telegrafatemi che verrò subito.

Ti acchiudo lettera per D. Paolino.Monsignore vi benedice, io con Vincenzina e le Sorelle stiamo

bene.Farai il piacere di dire al P. Gambino che il Sindaco del Parco non

ha fatto nulla per la restituzione del dazio pagato, e che bisogna spingere questo affare per non cadere in prescrizione e trovandomi ora compromesso col nostro Municipio, al quale abbiamo fatto sapere che quel Sindaco è pronto a rivalerci della spesa fatta.

Benedico e saluto tutti, vi abbraccio e mi segnoTuo aff.mo fratello

Giacomo

Girgenti, 5 ottobre 1882

Carissimo fratello (Giuseppe)

Riscontro la tua ricevuta ieri sera, acchiudendoti una lettera pel Sig. Guarnaschelli, onde andrai tu o Pietrino a vista della presente, perché il tempo vola e gli affari nostri si rovinano. Se il Sig. Guarnaschelli trova modo come rendere inutili le procedure del P. Arciprete e allora tenteremo pria le vie amiche e gli scriverò io stesso da qui, e se non ci piega ci metteremo

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in salvo legalmente. Se però per legge noi siamo obbligati a pagarlo, allora conviene far di tutto per uscirne col pagamento e a tal fine ti prego farmi scrivere da Pietrino cosa abbia fatto col Sig. Drago, se questo ci aspetta, e se coi generi a vendersi in S. Giuseppe potremo sostenere le spese di vendemmia, io sin da ora scrivo lettera al P. Gambino per vedere se possiamo trovare risorsa, onde far fronte a questa urgenza, senza compromettere le mie relazioni col Municipio.

Vi prego però, carissimi fratelli, di non far le cose con questo rilento, come avete fatto sin’ora, lasciandomi il dolore di vedervi ancora sprovveduti e in Palermo, mentre dovreste essere pronti alla imminente vendemmia.

Salute di tutti buona. Saluto e benedico tutti, vi abbraccio caramente e mi segno

Vostro aff.mo FratelloGiacomo

P. S. - Perché non si sollecitò con maggior premura l’affare della Banca? In caso urgente lo stesso P. Gambino potrebbe scrivere all’Arciprete, e dal P. Salvatore Riccobono per accomodare la cosa all’amichevole pel poco tempo che può mancare al pagamento della Panca.

Girgenti, 30 ottobre 1882

Dilettissima figlia in G. C.252

Ho bisogno del tuo conforto e se Dio me lo ac-

252 A Suor Vincenzina. «Lettere del P. Giacomo Cusmano», a cura di P. Fr. Mammana (1898), p. 78.

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corda sarò costì a brevi giorni…Che Dio ti accresca grazia di consumarti nella sua carità, poiché nel

soffrire per amore di Dio non si può avere altro termine, e questo è sufficiente a compenso di ogni fatica. Dio, la cui sublime e inaccessibile natura è chiusa nel mistero, quanto più avvicina l’anima a sé, tanto più la fa entrare in queste tenebre, finché essa stessa vi resti chiusa nella contemplazione di questo Essere che deve assorbirla. Io non comprendo, sorella e figlia mia carissima, come il Signore può tirare la sua gloria dalla nostra nullità e miseria profondissima e come in tutti questi strani aneddoti si compia il suo santo volere; pure è così, e bisogna adorare, e crescere sempre nello spirito della rassegnazione e dell’amore che ci trasporti a non vivere più della nostra vita, ma di quella di Gesù Cristo vita nostra, mettendoci sempre per nuove adesioni nelle sue sante braccia, nella quiete della sua pace santissima. Oh! se un giorno dopo tante fatiche ci sarà dato di non sentire più altro desiderio che l’essere di Dio! Oh! se un giorno dopo tante ansie e sollecitudini ci sarà dato di amare soltanto l’adorabile volontà di Dio! ... Oh! a questo premio tutto è poco il soffrire: fortunate sofferenze e angoscie della vita se riescono a tanto acquisto!... Costì Dio quanto vuole, non fu mai caro. Deus meus, Deus meus et omnia.

Coraggio! adunque, sorella mia, coraggio; lavoriamo con costanza invincibile, cresca pacificamente sempre il nostro impegno a misura che si moltiplicano gli ostacoli; questi non fanno che accrescere l’energia del-

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l’anima fedele ed amante, e servono solamente per renderla sempre più pura e nitida avanti al cospetto di Dio….

Ti benedico con tutti nel Signore.Tuo aff.mo fratello e Padre in G. C.

Sac. Giacomo Cusmano S.d.P.

Girgenti, 5 novembre 1882

Figlia mia in G. C.

Sia Gesù amato da tutti i cuori!

Quando senti che i Poveri hanno un bisogno, è sempre buono procurare di attuarlo, e per quanto sta nella nostra volontà dobbiamo impegnarci a riuscire perché la carità vuole questo; se poi messa l’opera nostra non ci riusciamo, facciamo tranquillamente la volontà di Dio

Figlia mia, così questa vita si rende utile per la vita eterna, perché, nelle alternative delle cadute e delle risorse, dell’amore e del timore, l’anima nostra si spoglia delle sue imperfezioni e si trova sempre più unita al Signore.

La vita del buon Gesù è la nostra regola, ed anche nelle ingiuste sofferenze troviamo un grande esempio per la nostra regola, anzi in questo gli esempi sono abbondantissimi, ma è vero che noi abbiamo l’innocenza del nostro buon Gesù? Ma dato che l’avessimo quale occasione più fortunata di quella di poterlo imitare in simile congiunture?

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Non temere, Figlia mia, sta sempre in pace, seguilo con ogni umiltà in tutte le occasioni, ed ogni cosa riuscirà in bene…

Girgenti, 5 novembre 1882

Figlia mia in G. C.253

Sia amato Geù da tutti i cuori!

Ricevetti la tua cartolina e ti ringrazio del retto pensiero di volermi rilevare da maggiori angustie, motivo per cui tu scrivesti: Se il Rev.mo P. G. si dolse, fu per la stessa ragione di risparmiarmi da un dispiacere, e l’uno e l’altra, operando per lo stesso fine, vi amareggiate; no, figlia mia, bisogna adorare sempre la volontà di Dio ed aiutarci l’un l’altro a leggere in questo eterno volume della divina Provvidenza, ove troveremo ogni bene e tutte le gioie del Paradiso. Io come lessi questa tua scritta, supposi che la mia lettera si fosse smarrita e adorai la volontà di Dio facendo un millesimo atto di abbandono di me stesso e di tutte le cose mie nelle adorabilissime mani di Dio, per il cui amore solamente sono qui da circa due mesi, lottando petto a petto con l’ira del demonio che mi contende queste povere anime, e che ostacola per ogni via questa fondazione che sarà di grandissima gloria di Dio.

Io sento tutta la premura e tutta l’urgenza di es-

253 Suor Clementina è fortunata se potrà amare come vera ricchezza l’estrema povertà che la carezza! (P. Giacomo).

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sere fra voi, ma vedo chiaramente che il demonio attende questo momento per pigliare la rivincita e rovinare in un momento il lavoro di pazienza che si è fatto in un sì lungo e penoso tempo.

Per conseguenza, a vista di ogni rovina, Iddio mi fa impavido ad aspettare qui l’assodamento delle cose; comunque non mi lascio un minuto di pace per accelerare il mio ritorno. Iddio è fedele ed io sento con sicurezza che, ancorché il demonio procuri di rovinarmi costì, dalle stesse rovine deve sorgere l’edifizio della gloria di Dio; e il Signore riparerà anche i danni materiali che la bestia procurerà di recarmi.

Pregate, sì, figlie mie, pregate perché il Signore mi accordi grazia di non avere altro interesse che quello che più serve alla gloria di Dio, e non vi confondete né vi amareggiate mai di quello che può procedere a mio dispiacere, quando questo è ordinato da Dio e non viene da vostra manchevole volontà, semplicemente è buono che il Superiore, ch’è vicino, sia sempre informato per camminare in tutto col merito dell’ubbidienza, ma del resto non ti addolorare di nulla. Io voleva scrivere e non telegrafare, perché dovea ridire le cose che avevo detto, e non potea farlo per telegrafo, ma mentre mi accingevo a farlo, mi arrivò la vostra e tutto fu messo in regola. Sia lodato e benedetto Iddio.

Da questi fatti contempla, figlia mia, come è sempre buono stare tranquille nelle mani di Dio e non agitarci mai; operiamo sempre secondo il suo santo Volere e non avremo mai un motivo di dolore o di confusione.

Iddio che muove l’universo è immobile e pacifico

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nella sua eterna quiete, e chi opera semplicemente per il Suo verace zelo e in armonia della sua adorabile volontà è a parte della sua quiete e della sua calma. Sono lieto che la buona Suor F. ha gradito le mie paterne premure e sono sicuro che si regolerà da figlia vera, ed io non lascerò mai di pregare per Lei. Raccomando alla stessa la custodia della santa umiltà e della santa ubbidienza, l’osservanza della regola, e desidero che non desse affatto credito alle illusioni che le porta il demonio, per le quali viene spinta ad operare secondo le proprie vedute ed il proprio sentire; e a vincere la bestia, le raccomando di operare sempre contro i desideri del suo cuore; così facendo piacerà a Dio e si ridurrà la Suora più santa e più osservante, mentre seguendo il suo cuore perderà Dio per le stesse vie in cui desidera trovarlo.

Monsignore e io vi benediciamo nel Signore.

Girgenti, 11 novembre 1882254

Noi Mariarosa Sciabica, Margherita Sacco, e Luigi Marchica confessiamo averci consegnato dalla Suora Superiora del Reclusorio delle orfane la roba lasciata dalla defunta nostra zia Eleonora Sciabica, morta in d. Reclusorio il giorno nove del corrente mese. per consegnarla a Carmela Dagostino, figlia del fu Giovanni Dagostino e di me, sopra scritta Margherita Sacco vedova Dagostino.

254 Bozza di ricevuta, scritta da P. Giacomo.

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Il tutto come qui descritto. Un letto con due cavalletti di ferro, quattro tavole, due fodere di materasso, due cuscini di lana, una manta di lana. Una sedia piccola, una mantellina di panno. Busti a colore tre, detti bianchi due. Due gonnelle, una veste, quattro paia calzette.

Fazzoletti di colore n. tre, detti bianchi numero sette, saccoccia una, salvietta numero due, panni due, fodere di guanciali due, camicie cinque, lenzuoli quattro, quadri grandi numero due, detti piccoli numero sette, Crocifissi numero due. Casse numero tre, una grande, una mezzana, ed una piccola.

In fede della verità abbiamo fatto firmare nostro nipote Luigi Marchica perché noi Mariarosa Sciabica e Margherita Sacco in Dagostino non sappiamo scrivere.

Marchica Luigi

Girgenti, 25 novembre 1882

Carissimo Fratello (Giuseppe)

Sia Gesù amato da tutti i cuori

Suppongo che ti sarà arrivata la mia, e che avrai combinato col Rev.mo P. Gambino l’occorrente per la Sig.ra Galici e pel magazzino.

Ciò non per tanto, giacché ancora sono qui, vergo questa altra mia per accertarti del ben’essere mio, di Vincenzina, delle altre sorelle e di Monsignore, che ti benedice con tutti dei nostri.

Le cose di qui piegano in bene ed è stata una ne-

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cessità il trattenermi sì a lungo; figurati se io avessi voluto dimorarvi un momento, se non fosse stato questo un vero bisogno per la gloria di Dio e la salute di queste povere anime.

È molto tempo che non ricevo lettere né di Suor Maddalena né d’altre Sorelle; avvisami se vi è motivo e se stanno tutti in buona salute.

Fu spedita a Pietrino la lettera che inviai insieme alla tua?Ringrazio il Sig. Rosario per la premura che ha delle cose nostre e

lo saluto caramente, lo benedico.Saluto tutti dei nostri. Benedico le Suore.Ti abbraccio caramente come pratica Vincenzina, che con le sorelle

saluta tutti.Credimi con invariabile affetto

Tuo aff. fratello Giacomo

Dopo il 25 novembre 1882

Rev.mo Padre255

Riscontro la Sua del 25 spirante e, sereno dei Suoi consigli, andrò avanti per come il Signore permette, aspettando che Dio mi consoli per l’oracolo del S. Padre, quando e come vorrà.

Non so se sarebbe opportuno che io venissi costì per la prossima festa dell’Immacolata, dovendo forse essere in Napoli per taluni affari interessanti di questa

255 A P. Daniele da Bassano in risposta alla lettera del 25 novembre 1882 (P. Filippello).

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comunità, se il Signore disporrà in questo modo, avviserò di là con telegramma per ricevere la sua ubbidienza.

Scrivendo come figlio al Padre, vengo ora a dirle che sono gravemente confuso pel secondo affare, del quale Le parlai nell’ultima mia, e molto più che per dovuti riguardi io dovetti prestarmi ad incomodarla e senza capire che avrei recato alla S. V. Rev.ma tanto disturbo, sperai e feci sperare ben’altra risposta.

Ella avrà certamente compassione della mia inespertezza in simili affari, saprà accordarmi benigno compatimento se una volta che ne fui interessato da Prelato di tanto merito vengo pregandola di volermi fare la carità di riscontrare nuovamente la mia del 19 e limitarsi semplicemente a dirmi che per motivi di dovuta delicatezza non crede opportuno interessarsi di detto affare, e ciò perché volendo ubbidirla nella precedenza consigliatami, a maggior cautela non ho creduto conveniente far leggere la Sua che tengo in mio potere.

Ora mi resta a dirle qualche parola della buona Giuseppina, ma essendo ancora lontano, non posso darle notizie dettagliate. Fu la Provvidenza che avviò la stessa nella povera nostra casa, e dopo Dio, debbo alla P. V. Rev.ma tutti i beni che per essa mi sono venuti, quindi son’io che debbo ringraziarla a nome ancora di tutta la comunità per sì segnalato favore che ci ha voluto regalare con tanta benignità. Prego il Signore che voglia farmi degno di ottenere la di costei perfetta riuscita per mostrarle quand’altro in questo la mia verace stima e gratitudine.

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Vorrei dirle ancora tante altre importantissime cose, ma mi riserbo meglio di farlo quando avrò il bene di poterla vedere. Implori sempre nuove benedizioni per noi dal S. Padre e dal Rev.mo P. Gulì e con filiale affetto benedicendomi mi creda.

3 dicembre 1882

Mettere grandissima fiducia nella preghiera fervente, ch’è un mezzo onnipotentissimo per ottenere tutto quello che ci abbisogna per noi e per gli altri, onde promuovere la gloria di Dio. Operare con amore verace, con rettitudine e semplicità ed il Signore darà larghissime benedizioni e ci farà santi.

Roma, 12 dicembre 188

Totò carissimo

Sia Gesù amato da tutti i cuori

Arrivai in questa capitale del mondo ieri sera alle 10,20 p.m., perché dietro avere passato felicemente lo stretto, comunque il mare non fosse stato in gran calma io sentiva il bisogno di avere un pochino di tempo pel mio incomodo, e sopra tutto mi pesava assai dover lasciare la messa il giorno della domenica.

Questo favore non potei ottenerlo dal capostazione di Messina, ma l’ottenni da quello di Regio (sic) il qual vedendo il biglietto mi disse che io non potea viaggiare sul diretto ma sull’Omnibus, altrimenti avrei dovuto pagare una differenza perché il biglietto che ti diedero non era per viaggiare sul diretto; per questa coinciden-

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za però, contentandomi io di viaggiare col treno Omnibus l’indomani alle 6 a.m., ottenni per quella sera 9 dicembre di rimanere in locanda a Reggio. La stessa sera andai dal Vescovo, ebbi firmata la Discessoria, combinai con un frate che mi dovea far dire la messa l’indomani; alle 4,½ tutto fatto; e alle 6 del g.no dieci sul treno Omnibus ripigliai la via per Metaponto. Ivi arrivato alle dieci e 20 p.m., si dovea aspettare il treno diretto che giungeva là alle 5,30 a.m. per ripartire alle 5,45; quella stazione è in formazione e per conseguenza non vi è che una semplice sala in fabbrica ancora dove si dovea stare con tutti i passeggeri; fortunatamente il padrone di un Ristorante, che fa tutti amici, in quella posizione mi offrii un letto in una stanzetta con altri quattro passeggieri ed ivi dimorai, ma senza libertà. Suonate le 4,½ mi alzai e mi posi all’ordine, passò il treno e via per Napoli. Il giro che si fa di tutta la riviera farebbe palpitare un viaggiatore timoroso, perché si va su i burroni di montagne che lasciano un gran precipizio che si precipita in mare, oltre, poi, una serie di interminabili Tunnel che trasforano le infinite montagne per traversare tutta la Basilicata. La ferrovia è assai più facile in Sicilia che in queste contrade.

Arrivato in Napoli vi fu la fermata di 27 minuti, dei quali profittai per come mi fu dato e salito sul diretto per Roma al presentare il biglietto pretendevano che io fossi partito col treno Misto altrimenti dovea pagare la differenza. Dovetti adattarmi a questo partito, pagai tre lire e 65 e così alle 10,20 p.m. fui in questa stazione.

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La notte che rimasi a Metaponto pensai di fare un telegramma all’Ottimo P. Daniele, pregandolo di farmi la carità di procurarmi un alloggio vicino a S. Giovanni in Laterano e di mandare persona sua amica a rilevarmi alla stazione. Così trovai la persona che mi guidò in casa di un ottimo Sacerdote da Torino, il quale in una stanzuccia mi fece trovare un letto accomodato e tutti i comodi necessari. Abbiamo scambiato una parola, preso un ristoro e poi a letto.

Stamane di buonissima ora mi sono alzato, ho recitato l’ufficio, mi son preparato per uscire a dir la S. Messa in S. Giovanni Laterano.

Che dirti della grande commozione dell’anima mia nel metter piede in questa prima Metropoli del Mondo cristiano che è proprio la casa di Dio e la porta del cielo! Ho offerto il Sacrificio secondo l’nitenzione del Sommo Pontefice, pei bisogni del nostro paese, della nostra patria, della nostra famiglia, e ancora particolarmente per quella che il Signore mi ha data.

Finita la messa e fatto il ringraziamento senza nulla osservare, tranne quello che agl’occhi si presenta, son ritornato a casa e sto scrivendo per informarti del mio felice arrivo e di quanto ho passato fin qui.

Questa lettera, avendola tu letta, la manderai entro tua busta a Girgenti alla Superiora. Ti segno il mio indirizzo per potermi spedire le lettere, ma raccomando il segreto e tu lo raccomanderai alla Superiora dicendo che ricevette lettera da Caltanissetta e che sto bene e la Benedico con tutte.

Ti abbraccio caramente benedico i tuoi.

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Credimi con invariabile affettoTuo aff. fratello

Giacomo

Indirizzo - Via Merulana n. 91Presso la Basilica Lateranese

P. S. - Scriverai tu una lettera a Monsignor Turano per assicurarlo del mio felice arrivo in questa. Dirai solamente che gli scrivi per assicurarlo che P. Cusmano è arrivato bene al termine del suo viaggio e nulla più.

Io spero sbrigarmi prestissimo.Ricevesti il telegramma? La notte appresso avrò un quartino nella

stessa scala, sarò solo e potrò serivere più a lungo.

Roma, 14 dicembre 1882 (terminata il 17)

J.M.J.

Carissimo Totò

Sia Gesù amato da tutti i cuori

Non fu possibile che io avessi fatto opportunamente un telegramma, quando ebbi un tantino di tempo per poterlo fare. Feci calcolo che ti sarebbe arrivato dopo della lettera, o almeno contemporaneamente, e per conseguenza mi astenni.

Qui l’ottimo amico a cui mi diressi, oltre che mi fece trovare pronto e gratuito allbergo, appena lo vidi, mi disse che già avea ottenuto l’udienza per me, e dopo dodici ore di mia dimora in questa, fui ammesso al-

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l’udienza particolare. Sarei già di ritorno se non fosse utile la mia presenza allo espletamento dell’affare, e questo mi trattiene direi quasi a preferenza del desiderio di pascere il mio spirito in mezzo a questo immenso monumento del cristianesimo, ove ogni pietra, ogni zolla di terra ti parla di Gesù, del suo immenso amore per l’ingrata umanità e ti desta tanta fede, tanto spirito di emozione da credere veramente essere questa la casa del Signore e la porta dei cieli! Che tristezza inesauribile però non gitta nell’animo un paganesimo dei tempi nostri! Vedere Roma, ridotta a capitale della isola Italia, è un dolore che non ha pareggio! Roma è la capitale di tutto il mondo cattolico, non merita di essere più profanata da tanta barbarie! Io non posso dirti, caro Totò, quanti sentimenti faticano il mio povero cuore; vorrei... ma la miglior cosa è di tutto fare l’adorabile volontà di Dio. Mi astengo anche dal descriverti quello che ho potuto vedere usufruendo dei momenti che ho avuto liberi di affari.

Salute buona; gli affari vanno discretamente bene e se non fosse un gran pensiero delle cose di Girgenti e di Palermo, sarei tentato a rimanere finché verrò a qualche buono risultato solidamente, perché a fare un nuovo viaggio a questa volta si bisogna pensare un tantino anche per la spesa.

Io suppongo che tu avrai fatto il piacere di mandare la prima mia alla buona Suora M. Vincenza appena avendola letta, e sto in attenzione di qualche riscontro per sapermi risolvere al da fare.

Una dimora lunga in questa non posso farla, ne

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sono persuaso, ma se io sapessi che tutto va tranquillo, otto giorni più o meno non vorrei calcolarli di fronte ad un gran bene che potrebbe avere l’istituzione.

Farai lo stesso colla presente, dietro averla letta la acchiuderai alla buona Superiora in Girgenti unitamente alle altre lettere che ti compiego.

Sono sicuro che se mai la Provvidenza disponesse che io avessi qui una bella casa come tu la desideri, allora sarebbe facile ad effettuarsi il progetto della vocazione generale, ma certo non troveresti motivo di opporti alle particolari se Dio veramente le confermasse.

Benedico tutti nei sacri cuori di Gesù e Maria e con invariabile affetto abbracciandoti mi segno

Tuo aff.mo fratelloGiacomo

P.S. 17-12-82 - Non scrivete perché sono sbrigato e partirò; come sarò a Messina farò telegramma.

Roma, 14 dicembre 1882

(Riservatissima)

Eccellenza Rev.ma

Padre dell’anima mia256

Sia Gesù amato da tutti i cuori!

Non potendo scrivere molte lettere, ho aspettato sin’ora per poterle dire qualche cosa di concreto.

256 Incaricato d’affari importantissimi presso il Papa.

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Dalla stazione di Metaponto telegrafai al mio ottimo e Rev.mo amico il mio prossimo arrivo in questa, ove giunto, trovai persona che mi condusse dalla stazione in casa di un ottimo e santo sacerdote torinese, che gratuitamente mi ha accolto in casa sua. L’indomani vidi il prelodato amico mio, ed ebbi l’annunzio che la stessa sera all’ave avrei avuto l’udienza privata, e insieme a lui fui amorevolmente ricevuto e lungamente trattenuto.

La mia venuta qui è stata sommamente approvata dal Rev.mo amico mio, il quale mi ha consolato moltissimo dicendomi: che io parlai assai bene e che il Signore ispirò questa risoluzione all’E. V. Rev.ma per diradare la nebbia che il demonio aveva procurato di emanare onde offuscare la splendida ed alta opinione che in questa ha goduto e godrà ancora. Come è vero, padre mio, che il Signore aiuta sempre il giusto! Io ne sono stato commosso sino alle lagrime, ho riconosciuto che la sua benedizione fu riconfermata anche dal cielo, e comunque ancora non potessi dirle quale sarà l’esito preciso delle cose, pure sono certo che il Signore mi diede grazia di rappresentarla con semplicità ed integrità e l’esito non può essere altro che quello che dispone il Signore per la sua maggiore gloria e per la tranquillità dell’eccellenza vostra Rev.ma.

Sarei partito l’indomani se non mi fosse imposto di rimanere per conferire con l’E. C. Bilio, e questa sera fui con lui per più di un’ora.

Il S. P., a cui baciai il sacro piede una seconda volta per l’eccellenza vostra, restò sommamente lieto

541

dello zelo verace e della massima prudenza che l’ha guidato nella direzione di codesta difficile Diocesi e del sincero e filiale attaccamento alla santa Sede, tanto che dopo aver letto senza occhiali ed a chiara voce la sua lettera, mi invitò a compire la storia dei suoi trionfi, che io mi studiai di fare con molta concisione; e poi mi domandò se io volea ripartire troppo presto; essendomi esposto ai suoi ordini, mi disse che avrebbe avuto piacere che io avessi informato di tutto segretissimamente l’E.C. Bilio, che lui avrebbe opportunamente prevenuto, per ricevermi giovedì alle 12. Mentre io però stamani mi preparava ad andare all’ora puntata, arrivò un biglietto che trasferiva l’appuntamento per questa sera all’ave, ed ora che sono di ritorno, dietro aver parlato quasi più di un’ora coll’Em.mo, mi sono posto a scrivere la presente.

Da quanto disse il S. Padre e l’Em.mo sono persuaso che sarò chiamato altra volta.

1882257

Rev.mo Signore

Per la molteplicità degli affari e per l’incomodo che spesso mi invalida, tardi riscontro la Sua pregiatissima ricevuta per mezzo della buona Superiora di cotesto Collegio d’istruzione e le presento le mie debite scuse.

Comincio poi dal ringraziarla pel conto in cui ha

257 Questa lettera è importantissima per la storia dell’Opera e per il pensiero sulla Regola e lo spirito di essa.

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voluto tenere questa ultima e ancora nascente istituzione, da proporla al desiderio di qualche anima vocata a perfezione, tra lo stuolo numeroso delle sue penitenti, e vengo con sentimento di gratitudine e verso la S. V. Ill.ma e verso la bontà infinita dell’Amabile Nostro Signore, che si compiace così di dilatare il numero delle sue indegne serve, a presentarle le condizioni che si richiedono per l’ammissione delle Aspiranti a questo pio istituto delle Serve dei Poveri.

È il terzo lustro che per mezzo d’una pietosa Associazione intesa sotto il titolo del «Boccone del Povero», si raccolgono delle derrate che la pietà dei fedeli cumula lungo la settimana; facendo la pietosa astinenza di un boccone di tutto quello che la Provvidenza loro largisce; oltre ciò tutto quello che di superfluo o di logoro può avere ogni associato sia di vestimenti che di utensili e mobili, sino agli stracci di carta, le ossa stesse della carne, il vetro rotto ed ogni cosa inservibile, ancora sino alle mondiglie per utilizzarle pei poveri, quando non si può coll’uso, vendendo tutto a loro beneficio.

Con questi sparuti mezzi il Signore ha permesso che si fossero custodite un numeroso stuolo di orfanelle, che si fossero soccorse molte famiglie a domicilio, che si fossero sfamati molti poveri giornalmente, e a tutti per questo mezzo benefico si è procurato di salvare l’anima rilevandoli dall’ozio, merito del lavoro, istruendoli nei principi cristiani, avvicinandoli ai Sacramenti e per molti vecchiarelli è stato il mezzo della preparazione alla buona morte.

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Nel corso di sì lunghi anni il Signore disponeva le anime, trovare, in mio aiuto, delle pietose istituzioni, che mi avessero aiutato per dirigere il nostro noviziato delle Serve dei Poveri, le quali devono dare quello che possiedono per essere ammesse a poter servire Gesù Cristo nei Suoi Poverelli, e poi lavorando e questuando procurare di sollevare i Poverelli in ogni loro bisogno preferendoli in tutto e contentarsi pel loro mantenimento di quello che sopravanza ai Poveri stessi.

Il Signore fece riuscire vani i miei sforzi e le Piccole Suore dei Pov., e le Figlie della Carità, e le Figlie di S. Anna, tutte si rifiutarono di rendermi tanto aiuto; e finalmente la Gran Madre di Dio volle l’Istituto delle Serve dei poveri; e la particolarissima misericordia di Dio con l’aiuto della Sua Gran Madre e Madre nostra Santissima ha fatto nascere fra noi l’Istituto delle Serve dei Poveri. Per dir breve: in questo Istituto si mira a ripetere fra noi le opere di S. Vincenzo de’ Paoli.

Abbiamo la stessa regola di S. Vincenzo con piccole modifiche e con costituzioni particolari per compiere, lavorando e mendicando, quello che le Figlie della Carità fanno cogli assegni. Lo spirito dell’istituzione è questo: riguardare nel povero, nel sofferente l’immagine di G. C. e correre ad aiutarlo incontrando qualunque sacrifizio anche la morte, imitando Colui che volle incontrare la morte per dare a noi la vita. Talché si deve in tutto preferire il Povero; e se manca un letto, una camicia, un piatto di zuppa, non deve mancare pel Povero che il Signore ci ha affidato, ma per uno di noi.

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L’Opera ha le Suore dette Serve dei Poveri. Ogni Suora o Frate che vuol dedicare la sua vita al Servizio dei poveri – darà tutto quello che possiede per ottener tanta parte - lavorerà, mendicherà per aiutare i poveri alle sue cure affidate e si contenterà di riparare ai bisogni della propria vita di quello che resta dietro aver servito i poverelli.

Si avverta però che le Suore non devono portare meno di mezza lira al giorno vitalizia, perché non devono essere mendicanti per sé. Oltre d. vitalizio bisogna il corredo come troverà nella notarella qui compiegata.

NORME PER L’AMMISSIONE DELLE ASPIRANTINELL’ISTITUTO DELLE SERVE DEI POVERI

Ogni aspirante deve portare un vitalizio che non può essere minore di L. 15 al mese.

Oggetti necessari al corredo:

Letto con cavalletti ed aste di ferro per trabacca secondo il modello; 2 materassi, uno di lana e uno di crino vegetale; 2 cuscini dello stesso modo; 12 lenzuoli; 12 federe di cuscino; 2 coltri bianche; 1 cottonata; 1 manta; 2 trabacche di mussolino bianco; 12 camicie; 12 paia di calzonetti; 12 paia di calzette; 6 sottane di mussolinone: due a colore 2 di lana; 24 pannilini; 12 tovaglie da faccia; 12 salviette; 12 fazzoletti di faccia; 6 paia di tasche di mossolinone; 12 mezzi fazzoletti; 12 paia manichette; 2 flanelle; 1 parapioggia; 1 sacco di notte; pettini, spazzola, spazzolino;

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3 paia di stivaletti; una veste e uno sciallo nero oltre le vesti di casa che possono trovarsi da servire pel tempo della prova; L. 25 per utensili.

L’Aspirante è libera di provvedersi questi oggetti di corredo o di darne l’equivalente in denaro. Se finito il ritiro, l’Aspirante risolve di ritornare a casa invece di vestire l’abito, in questo caso porterà seco tutto il corredo, meno quello che avrà potuto consumare. Se vestirà l’abito, allora dovrà fornirsi di due uniformi completi, di un armadio e genuflessorio secondo il modello come opportunamente sarà detto. Se non potrà capitare letto con trabacca, porterà invece L. 30.

Casa di Girgenti, 1882

Rev. Padre258

La ringrazio ed ammiro moltissimo la sua carità e cortesia verso dei Poveri. Che Iddio gliela ricompensi in questa e nell’altra vita. Ricevei quanto la sua carità mi mandò per mezzo della donna incaricata dalla S. V. R. La carità che ebbero queste pie persone di mandare questa tela per le nostre orfanelle è lodevolissima. E lo dice lo stesso Nostro Signore: beati quelli che non vedono e credono. Perciò la carità di cotesti Signori è quella voluta da nostro Signore Gesù Cristo, che senza vedere credettero ed operarono.

Mi fece un pregio di eseguire i suoi comandi verso il Padre Castagnolo e mio fratello; quest’ultimo la ringrazia della carità vera e lo raccomanderà al Signore come….

258 Autografo di Suor Vincenzina (bozza).

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Rev.mo Signore259

Commosso teneramente della misericordia di G. C. che ha ispirato al ben fatto suo animo, e delle pietose signore che vi hanno concorso, un sentimento di carità verso queste povere creature, vengo nel di Lui nome e di tutte queste orfanelle, a ringraziarla della tela di cotone inviata. Oh! se ardesse in tutti i cuori la carità di G. C., come finirebbe lo strazio della povertà abbandonata che oggi mai ripete fra noi le scene della più crudele barbarie! Un poco che si darebbe da tutti coloro che han qualche cosa, formerebbe il molto che bisogna pei poveri, e senza avvedercene sarebbe sollevata ogni miseria, e s’impedirebbe la disperazione di tanti che attirano l’indignazione di Dio contro i ricchi che vivono dimentichi delle loro sofferenze. Il Signore accetta come fatto a se stesso quello che si fa ai suoi Poverelli, come la S. V. m’insegna. Propaghi dunque la S. V. Rev.ma questi sentimenti di carità in tutti i cuori come lo sente nel suo, e procuri di moltiplicare questi atti di misericordia verso queste povere orfane, che difettano di moltissime cose, e Dio la ricompenserà colla misura del suo cuore divino.

Sarei pronta ad accettare la Sua caritatevole offerta per far venire le Suore una volta al mese costì per raccogliere il Boccone per queste Povere, ma avrei il bisogno del mezzo di trasferimento e ritorno per le Suore, e del trasporto degli oggetti raccolti, oltre di

259 Questa è bozza autografa di P. Giacomo per esprimere meglio il pensiero di Suor Vincenzina (R Filippello)

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che dovrei essere sicura che le Suore potessero essere qui di ritorno pria dell’ave per non pernottare fuori di casa.

Se la S. V. Rev.ma lo crede mi dà le opportune informazioni ed io colla benedizione di Monsignore Vescovo mi metterò all’opera. Mi benedica nel nome del Signore con la comunità intera e mi accordi di potermi ripetere con ogni rispetto

Sua Um. e dev.ma Suor Maria Vincenza Cusmano

28 settembre 1878

Carissima Sorella e Figlia in G. C.260

La Zia stamane non ha inghiottito né rimedi né alimenti; continuando così sarà accelerata la fine di questa scena di dolore.

Io vorrei che il Signore le desse la vita pei poveri figli, ma non sento l’animo di domandare tanto favore alla bontà infinita del Signore.

Se la tua fede è giunta a chiedere tanta grazia, sarebbe veramente un miracolo pel quale ho scritto due volte al Padre nostro e non ho avuto riscontro.

Se lo credi potrai fare due parole a Suor Teresa e mandarle col nipotino nostre che ti reca il presente. Esplora in questa maniera l’animo di questa serva di

260 Questa bella lettera, nella quale ammiriamo la rassegnazione di P. Giacomo nella perdita dei parenti, la pubblichiamo alla fine del volume, perché trovata quando si stava terminando la stampa.

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Dio; se non servirà ad altro, pregherà per l’eterno riposo della nostra buona Zia.

La stessa non parla né manifesta desideri. Io, senza la certezza del miracolo, non vorrei che tu venissi, sapendo quanto tu soffri e come l’animo tuo è debole in questo genere di offerte, che pure bisognano farsi con animo rassegnato.

Qui in terra siamo sempre in pericolo di perdere quel bene che si raggiunge morendo in grazia. Preghiamo e speriamo di aver tutti questa buona fine.

Costì abbiamo novità? Non dimenticare informarti se lasciarano danari alla casa di Pietrino.

Ti benedico con tutti.Tuo Fratello e P. in G. C.

Sac. G. Cusmano

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INDICE

Introduzione, p. 5.Cenni storici dell’Opera, p. 9, 533.Sommario, p. 11.Ai familiari, p. 33. 36, 41, 42, 45, 61, 66, 69, 98, 177, 179, 199, 235, 237, 254, 255, 256, 270, 271, 273, 283, 457, 505, ecc .Alla famiglia Marocco, p. 80, 89, 333, 340, 344, 431, 441, 448, 535, 538.Allo zio, p. 48.A Suor Vincenzina, p. 438, 467, 468, 526, 548.A Suor Giuseppina MaroccoErrore. Il segnalibro non è definito., p. 481, 482, 498.Alle Suore, p. 489, 494, 497, 502, 503, 516, 528, 529.A P. Gambino, p. 495, 512.Alla Comunità, p. 489.A D. Ercole Tedeschi, p. 56.A Mons. Turano, p. 169, 180, 212, 215, 220, 309, 326, 385, 461, 540.A Melania, p. 421, 473. Al Can. Giuseppe Guarino, p. 118. A P. Nunzio RussoErrore. Il segnalibro non è definito., p. 152, 166, 172.Al Rev. A. Pennino, p. 106. Al Sup. Gen. Etienne, p. 137, 214. A S. Em. Card. Celesia, p. 184, .187, 252, 300, 315, 429, 509. A. S. Ecc. Mons. Papardi, p. 200, 414. Al S. Padre, p. 206, 295.A S. Ecc. Mons. Gerbino, p. 215.A Mons. Abate Lepailleur, p. 320. A S. Ecc. Mons. Luigi Zola, p. 438, 453.A S. Ecc. Mons. Cirino, p. 463.A S. Ecc. Rev.ma (Circolare), p. 477. Ad un Seminarista, p. 507. Al Marchese Spedalotto, p. 97. Introduzione all’anno 1870, p. 103. Ai Direttori di Giornali, p. 112, 207. Al Questore Albanese, p. 129. 154

551

A D. G. Giammona, p. 134. All’Intendente del Demanio, p. 134. Al Principe di Lampedusa, p. 147. Ad un «Eccellenza », p. 159. Al Presidente di Malaspina, p. 173. Al Cav. Em. Lanza, p. 211. Al Conte di Mazarino, 217. Ad un’«Eccellenza » (in cersa di una Casa), p. 229, 230, 231. Alle figlie mie carissime, p. 287. Al Sig. Assessore, p. 464, 505. A Don Pasquale Riccobono, p. 35, 51, ecc.Rev.mo Signore, 542.

552

553

Correzioni apportate

Perché PerchéE’ ÈBenché BenchéNé NéSé SéA pg. 164 nella nota è stato aggiunto il riferimentoAffinchè AffinchéChè Ché

554

Errata corrige e inserite le esistenti

1861-1879 1861-1882 Pag. 3Manca il verbo Si dedicò Pag. 36Venivani Venivano pg. 16Vedi pg. 21Vedi pg. 31eliminati i caporali di chiusura al punto (1) Nota del Padrequalcne Qualche Pg. 37quanod Quando pg. 38de Franchis De Franchis Pg. 39 ed altre per

omogenitàSuo Su Pg. 58Nostro Vostro Pg. 66l'ugal Uguale pg. 671688 1868 pg. 69

Inserita la parte mancante

Pg. 76

Chiuda Chieda Pg. 80Jato Racchiuso tra parenti

quadre perché non era nell'originale

Pg. 95

esperimentatasi esperimentasi Pg. 113ottenrlo Ottenerlo Pg. 114invogliari Invogliare Pg. 115lel Del Pg. 120acetti Accetti Pg. 124Perani Peranni Pg. 157 (nota 1)ringraziandola Ringraziarla Pg. 14223 novembre 1870 23 novembre 1871 Pg. 151l'ora Loro Pg. 154Nascete Nascente Pg. 166intornare Intonare Pg. 173rinnovamento Rimanente Pg. 174redisse redasse261 Pg. 174muffoletto Muffoletto Pg. 176Setitmana Settimana Pg. 192Fino Vino Pg. 204

261 Vedi Test. V.I, p. 222-251: «Consigliere del Deposito di Mendicità».

555

Tomasini Tommasini Pg. 205Privata Privato pg. 206Visto V.S. Pg. 211Più Pie Pg. 216Senvizio Servizio Pg. 224Distingue Distingue Pg. 225No vorrà Non vorrà Pg 225Affatto Effetto Pg. 231Vedesse Cedesse Pg. 232Vuand Quand Pg. 236, Eliminata Pg. 247 r.1Ossenvanza Osservanza Pg. 252. Inserito Pg. 258 r. 21Pignorati pignorati Pg. 267Ere Che Pg. 269Di' Dì Pg. 273,274,281,apoca Epoca Pag. 309Abbissimo Abbisso Pag. 327lemonio Demonio Pag. 328Vincenzino Vincenzina Pag. 334Tu Correggere con te??? Pag. 344Insiedie Insidie Pag. 356Cuio Cuoio Pag. 375F Fa Pag. 382Vale ????? Pag. 385Attutisto Attutisco Pag. 385A E Pag. 387Rimandi Rimandò Pag. 395 (in nota)Una Un Pag. 399Cusi Cui Pag. 399Nuella Nulla Pag. 407Corriero Corriere Pag. 4109½ 9,½ Pag. 416Alieno Alieno Pag. 431Ch Che Pag. 458Effettuire Effettuare Pag. 459Qcesto Questo Pag. 464Pagarlo Pagalo Pag. 465Orepa Opera Pag. 477Giovanetto Giovanetta Pag. 498Signor Signore Pag. 500Quanto Tanto Pag. 503

556

Disporr Disporre Pag. 504Cianuro Con che cosa si

corregge??Pag. 520

Nota Inserita a Girgenti, 11 novembre 1882

Pag. 531

Gratituline Gratitudine Pag. 534Se Sé Pag. 545

557

INDICE ANALITICO

Abbate LepailleurLeF NR/I; 352

AbramoLeF NR/I; 213; 237; 239; 240; 251;

282; 452Agnello

LeF NR/I; 152Airaldi

LeF NR/I; 259Ajello

LeF NR/I; 255; 451Ajola

LeF NR/I; 449Albanese

LeF NR/I; 56; 57; 129; 154; 297; 298; 302; 303; 323; 331; 393; 395; 396; 397; 398

Amalia CalderanoLeF NR/I; 491

AmorelloLeF NR/I; 518; 522

AndreaLeF NR/I; 204; 388; 389; 390; 391;

392; 393; 399; 400; 407; 408; 409; 410; 418; 426; 427; 433; 434

AndroLeF NR/I; 153

Angiola MoscaLeF NR/I; 504

AnselmoLeF NR/I; 53; 249; 250

Antonino FicarrottaLeF NR/I; 57; 59

Antonino GallettiLeF NR/I; 144

Antonino PulejoLeF NR/1; 84

Antonino RomanoLeF NR/I; 302

Antonio ChiarenzaLeF NR/I; 107; 153

Antonio PenninoLeF NR/I; 106

ArcangeloLeF NR/I; 63; 187; 261; 262; 271;

274; 332; 333; 337; 402; 408; 429Astorino

LeF NR/I; 491Baldassare

LeF NR/I. Vedi Baldassare Vicari, p. 76, 254, 429,

Baldassare VicariLeF NR/I; 79; 428

Baronessa S. GiulianoLeF NR/I; 384

BasileLeF NR/I; 309; 490; 493

BassoLeF NR/I; 398

BelliemiLeF NR/I; 148

Bello LampoLeF NR/I; 133; 147; 152; 156

BellolampoLeF NR/I. Vedi Bello Lampo, p.

163,171,Belmonte

LeF NR/I; 476Benaria

LeF NR/I; 234Benedetto

LeF NR/I; 471Bernardo Cozzucli

LeF NR/I; 251Bertone

LeF NR/I; 232Bettina

LeF NR/I; 222; 387Betto

LeF NR/I. Vedi Salvatore Aldisio, p. 341

BiagioLeF NR/I; 237; 387; 390

BilioLeF NR/I; 541; 542

BivonaLeF NR/I; 314; 403

Boccone del PoveroLeF NR/I; 1; 47; 88; 107; 109; 112;

113; 120; 122; 123; 128; 131; 142; 150; 153; 155; 159; 163; 165; 173; 177; 184; 190; 198; 206; 207; 218; 230; 231; 233; 234; 295; 300; 314;

558

316; 317; 320; 327; 352; 355; 357; 364; 365; 423; 477; 488; 505; 543

BonafedeLeF NR/I; 197

BriucciaLeF NR/1; 60; 61; 64; 75; 78; 80; 86;

90; 178; 273; 274; 276; 277Buccolina

LeF NR/I; 135Bufalo Marietta

LeF NR/I; 506Cacciatore

LeF NR/I; 243Calascibetta

LeF NR/I; 176; 343Caltanissetta

LeF NR/I; 37; 448; 489; 492Campo bello

LeF NR/I p. 392. Vedi Campobello.Campobello

LeF NR/I; 388; 389; 392; 393; 406Camporeale

LeF NR/I; 519; 524Cannizzo

LeF NR/I; 341Capani

LeF NR/I; 491Caravello

LeF NR/I; 332; 333; 336carità

LeF NR/I; 37; 43; 44; 47; 48; 52; 53; 55; 59; 60; 67; 68; 70; 75; 76; 83; 85; 86; 87; 88; 90; 91; 94; 105; 109; 111; 112; 113; 114; 115; 116; 117; 119; 120; 121; 122; 123; 124; 125; 126; 127; 128; 130; 131; 135; 136; 137; 138; 139; 141; 142; 145; 146; 147; 148; 149; 151; 152; 154; 155; 156; 159; 160; 162; 163; 164; 172; 175; 182; 183; 185; 186; 187; 188; 189; 190; 195; 196; 198; 205; 206; 207; 208; 209; 210; 211; 213; 214; 215; 216; 217; 218; 225; 226; 227; 228; 229; 230; 232; 233; 237; 240; 249; 251; 262; 263; 265; 268; 269; 270; 275; 286; 296; 298; 299; 300; 305; 306; 311; 316; 320; 321; 323; 326; 327; 328; 330; 331; 351; 352; 355; 356; 359; 360; 361; 365; 367; 368; 373; 376; 377; 379; 386; 393; 403; 422; 424; 432; 438; 439; 450; 453; 469; 470; 474; 477; 481; 482; 485; 489; 493; 496; 502; 504; 507;

512; 514; 518; 520; 522; 523; 527; 528; 534; 537; 546; 547

CaritàLeF NR/I p. 107,; 71; 81; 107; 148;

154; 184; 185; 219; 227; 229; 352; 363; 477; 478; 479; 544

CarmelaLeF NR/I. Vedi Termini, p. 139

Carmela DagostinoLeF NR/I; 531

Carmela IngraitiLeF NR/I; 475

Carmelina CusmanoLeF NR/I. Vedi Carmela, p.

Carmelo De MicheleLeF NR/I; 359; 366

Carmelo SorceLeF NR/I; 488

Carolina CusmanoLeF NR/I; 283; 382

CarratelloLeF NR/I; 494

CarusoLeF NR/I; 304; 306; 307; 310; 311;

476Casa

LeF NR/I. Vedi Quinta Casa, pg. 169Castagnolo

LeF NR/I; 546Casteltermini

LeF NR/I; 38; 39; 46; 115Castelvetrano

LeF NR/I; 237; 238; 255Caterina

LeF NR/I. Vedi Termini, p. 139Caterina Brancatello

LeF NR/I; 516Caterina Vitale

LeF NR/I; 240Cav. Arezzo

LeF NR/I; 147Celesia

LeF NR/I; 184; 197; 198; 252; 295; 296; 300; 315; 430; 442

CelesteLeF NR/I; 243; 264; 267; 338; 343;

344; 346; 347; 349; 350; 491Cerino

LeF NR/I; 119Cervello

LeF NR/I; 171; 222; 491Chiarenna

LeF NR/I. Vedi Chiarenza, p.163

559

ChielloLeF NR/I; 347

CiriminuaLeF NR/I; 106

CirinoLeF NR/I; 463

Città; 491Clemente Bommarito

LeF NR/I; 476Cloos

LeF NR/I; 406; 454; 462; 465Condelli

LeF NR/I; 335Contessa di Mazarino

LeF NR/I; 384Corradi

LeF NR/I; 271Coschiera

LeF NR/I; 169Costa

LeF NR/I; 152Costantino

LeF NR/I; 232Cozzucli

LeF NR/I; 402Crispi

LeF NR/I; 172Curatolo Fara

LeF NR/I; 245D. Camillo

LeF NR/I. Vedi Camillo Albanese, p. 394, 397,

D. Carmelo. Vedi Ferrara, LeF NR/I p. 274,

D. GioacchinoLeF NR/1. Vedi zio Gioacchino, p. 64LeF NR/I; 36; 46; 61; 70; 267

D. Gioacchino SerrettaLeF NR/I; 256

D. GiovanniLeF NR/I; 303; 336; 339; 353; 393;

397; 427D. Giovannino

LeF NR/I. Vedi D. Giovanni, p. 352, 398,

D. GiulioLeF NR/I; 302; 303

D. LeonardoLeF NR/I; 276

D. MarioLeF NR/I; 366

D. PaolinoLeF NR/I; 376; 410; 525

D. TommasoLeF NR/I. Vedi Tommaso Vitale, 515

D’AliaLeF NR/I; 246

D’AnnaLeF NR/I; 281

Da RosaLeF NR/I; 322

De FranchisLeF NR/I; 39; 53; 242; 344; 345; 448;

449de Spuches

LeF NR/I; 506Deliberto

LeF NR/I; 454Delisi

LeF NR/I; 181; 182; 492Despuches

LeF NR/I; 463Di Bartolo

LeF NR/I. Vedi Dibartolo, p. 446Di Carlo

LeF NR/I; 427Di Marino

LeF NR/I; 44Di Piazza Salvatore

LeF NR/I; 506Di Pietro

LeF NR/I; 488; 489Di Stefano

LeF NR/I; 408Dibartolo

LeF NR/I; 446; 465Dimarco

LeF NR/I; 201; 411; 414; 468Dimino

LeF NR/I; 488; 489; 495Dio

LeF NR/I; 36; 37; 38; 39; 43; 45; 46; 50; 51; 58; 59; 61; 70; 89; 98; 107; 146; 160; 181; 182; 183; 186; 187; 193; 212; 213; 215; 218; 219; 221; 236; 238; 244; 254; 256; 258; 262; 264; 265; 278; 279; 282; 283; 284; 288; 289; 290; 291; 293; 304; 306; 313; 317; 318; 319; 322; 323; 325; 326; 327; 328; 338; 344; 349; 350; 355; 359; 372; 373; 374; 375; 386; 387; 400; 407; 408; 417; 418; 421; 422; 425; 428; 432; 437; 439; 440; 443; 445; 448; 450; 451; 454; 458; 460; 462; 469; 470; 481; 482; 483; 484; 485; 491; 494; 495; 496; 500;

560

501; 502; 508; 526; 527; 528; 529; 530; 531; 533; 534; 535; 537; 539; 540; 547

DistefanoLeF NR/I. Vedi Di Stefano, p. 411,

DomenicoLeF NR/I. Vedi Palazzotto, p. 466,

474, 475, 504, Domenico Giordano

LeF NR/I; 394Domenico Schiavo

LeF NR/I; 117Dottor Rosalia

LeF NR/I; 451Drago

LeF NR/I; 37; 49; 54; 55; 60; 178; 259; 260; 261; 262; 347; 359; 360; 366; 368; 369; 371; 372; 373; 378; 379; 380; 381; 383; 397; 398; 519; 521; 523; 526

Duca di TerranovaLeF NR/I; 252

Eleonora SciabicaLeF NR/I; 531

Elisabetta DilibertoLeF NR/I; 512

EtienneLeF NR/I; 137; 214; 295; 300; 320;

351Evola

LeF NR/I; 476Fachi

LeF NR/I; 155Faraci

LeF NR/I; 130; 146Felice

LeF NR/I. Vedi Pignataro, p. 249, 263, 265, 339, 378, 379, 380, 407,

FerdinandoLeF NR/I. Vedi Namio, p. 315

Ferdinando CalviLeF NR/I; 520; 521

FerlazzoLeF NR/I; 213; 349

FerraraLeF NR/I; 176; 260; 261; 271; 273;

274; 275; 276; 283; 286; 292Ficarrotta

LeF NR/I; 58Fici

LeF NR/I; 474Filippa Valente

LeF NR/I; 159

FilippelloLeF NR/I; 22; 56; 227; 360; 364; 438;

502; 507Filomena

LeF Nr/i; 41; 240LeF NR/I. Vedi Termini, p. 139

FinocchioLeF NR/I; 49; 60; 65

FlorioLeF NR/I; 95; 114; 131; 313; 315;

378; 522Fornaia

LeF NR/I; 394; 396Fornaja

LeF NR/I. Vedi Fornaia, p. 396Francesco Battaglia

LeF NR/I; 494Francesco Corselli

LeF NR/I; 33Francesco Mammana

LeF NR/I; 171; 473Francesco Mucoli

LeF NR/I; 136Francesco Paolo Vitale

LeF NR/I; 409Francesco Riccobono

LeF NR/I; 53Francesco Tedesco

LeF NR/I; 223Frate Giovanni

LeF NR/I; 318; 325Fumagalli

LeF NR/I; 81G. Battista

LeF NR/I; 377; 460; 486Gaetano

LeF NR/I. Vedi Gaetano Pizzarro o Pizzurro, pg. 258, 281, 292, 332, 336, 346, 347, 388, 401, 402, 429, 436, 437,

Gaetano PizzarroLeF NR/I; 99

Gaetano PizzurroLeF NR/I; 292; 388

Gaetano TrojaLeF NR/I; 56

GaglioLeF NR/1; 55; 60; 64

GalatiLeF NR/I; 232

GaliciLeF NR/I; 263; 532

Gambino

561

LeF NR/I; 496Gaspare Bova

LeF NR/I; 188Gaspare Vitale

LeF NR/I; 194Gatto

LeF NR/I; 335; 341Geloso

LeF NR/I; 38Giachino

LeF NR/1. Vedi GioacchinoGiacinta

LeF NR/I. Vedi Termini, p. 139Gioacchinello

LeF NR/I. Vedi GioacchinoGioacchino

LeF NR/I; 50; 62; 68; 69; 241; 242; 260; 303; 326; 370; 408

Gioacchino LorèLeF NR/I; 428

Gioacchino RielaLeF NR/I; 246

Gioachina Di PasqualeLeF NR/I; 467

GioachinoLeF NR/I. Vedi Gioacchino. Vedi

Gioacchino. Vedi Gioacchino. Vedi Gioacchino

GiosuèLeF NR/I; 38; 239; 240; 429

Giovan BattistaLeF NR/I. Vedi G. Battista, p. 377,

GiovannaLeF NR/I; 338; 343; 344; 346

GiovanniLeF NR/I. Vedi Giovanni Riccobono,

p. 203,Giovanni Dagostino

LeF NR/I; 531Giovanni Gaeta

LeF NR/I; 496Giovanni Notarbartolo

LeF NR/I; 231Giovanni Vicari

LeF NR/I; 246Girgenti

LeF NR/I; 46; 67; 185; 187; 188; 191; 193; 312; 422; 430; 444; 488; 489; 490; 492; 494; 495; 517; 520; 521; 524; 525; 526; 528; 529; 531; 532; 546

Girolamo CarlinoLeF NR/I; 171

Giuseppa GeroneLeF NR/I; 139

GiuseppeLeF NR/I; 35; 42; 46; 49; 50; 62; 64;

66; 67; 71; 89; 114; 118; 132; 137; 145; 146; 199; 200; 218; 243; 245; 277; 344; 408; 409; 413; 414; 425; 426; 428; 433; 455; 465; 517; 520; 521; 524; 525; 532

Giuseppe BrunoLeF NR/I; 115

Giuseppe CusmanoLeF NR/I; 36; 409

Giuseppe FerrugiaLeF NR/I; 169

Giuseppe FinocchioLeF NR/I p. 55; 55

Giuseppe M. PapardiLeF NR/I; 200; 414

Giuseppe MiceliLeF NR/I; 165

Giuseppe RomanoLeF NR/I; 265

Giuseppe SaeliLeF NR/I; 192

Giuseppe ScribaniLeF NR/I; 409

Giuseppe TerminiLeF NR/I; 302

Giuseppe VitaleLeF NR/I; 261; 285; 287; 300; 332;

336; 348Giuseppina

LeF NR/I. Vedi Termini, Marocco, Faraci, p. 139, 146, 534. Vedi Termini, p. 139

GiusinoLeF NR/I; 383

GrazianoLeF NR/I; 302; 331

GuarinoLeF NR/I; 118; 146; 442

GuarnanbelliLeF NR/I; 461

GuarnaschelliLeF NR/I; 220; 487; 524; 525

GulìLeF NR/I; 115; 233; 535

IddioLeF NR/I; 35; 38; 43; 52; 62; 64; 66;

69; 70; 71; 78; 83; 86; 96; 97; 113; 178; 181; 183; 239; 244; 249; 257;

562

301; 326; 332; 336; 339; 386; 458; 466; 482; 495; 502; 514; 530; 546

Ignazio GambinoLeF NR/I; 494

Imparato EloisaLeF NR/I; 506

ImpedugliaLeF NR/I; 309; 325

InfantelliereLeF NR/1; 84

InfantellinaLeA NR/I; 370

IngogliaLeF NR/I; 49; 55; 60; 61; 65

IngrassiaLeF NR/I; 460

La FarinaLeF NR/I; 508; 518

La VignaLeF NR/I; 40

La VizzaLeF NR/I; 41; 42

LabbruzzaLeF NR/I; 315

LabiancoLeF NR/I; 491

LamannaLeF NR/I. Vedi Salvatore Lamanna, p.

419,Lanza

LeF NR/I; 174; 217Lepailleur

LeF NR/I; 317; 320; 322; 327; 351; 352

LibassiLeF NR/I; 468

LicariLeF NR/I; 189; 190; 235

Ligio. Vedi EligioLeF NR/1; 34

Lo LetoLeF RN/I; 428

Lo ReLeF NR/1; 61; 64; 74; 179; 287

Lo VecchioLeF NR/I; 152

LuciaLeF NR/I; 276

Luigi MarchicaLeF NR/I; 531; 532

LuiginaLeF NR/I; 448

M. Peppino

LeF NR/I; 426; 428Maddalena

LeF NR/I; 42; 45; 67; 221; 292; 442; 491; 533

MadicellaLeF NR/I; 366

Madre di DioLeF NR/I; 421; 439; 441; 442; 453

MalliaLeF NR/I. Vedi Tommaso Aldisio, pg.

341Mammana

LeF NR/I. Vedi Francesco Mammana, p. 99, 171, 191, 458,

Marchica LuigiLeF NR/I. Vedi Luig Marchica, p. 531,

532Margherita Sacco

LeF NR/I; 531; 532Maria Astorino

LeF NR/I; 443Maria Costa

LeF NR/I; 516Marianna

LeF NR/I; 404; 491Marianna Noto

LeF NR/I; 507Mariano

LeF NR/I; 455Mariarosa Sciabica

LeF NR/I; 531; 532Maricchia

LeF NR/I; 245; 382Marocco

LeF NR/1; 448; 486LeF NR/I; 33; 80; 89

MarottaLeF NR/I; 491

MarsalaLeF NR/I; 283

MasiLeF NR/I; 94; 96

MeliLeF NR/I; 232

MessinaLeF NR/I p. 193, 376,; 193

MessinellaLeF NR/I; 260; 262; 271

MessinelleLeF NR/I. Vedi Messinella

MiccichéLeF NR/I; 36; 79

Miceli

563

LeF NR/I; 165; 166Michele Orlando

LeF NR/I; 494Michelino De Franchis

LeF NR/I; 43Mimì

LeF NR/I; 342Minnelli

LeF NR/I; 272Modena

LeF NR/I; 441Monte Cassino

LeF NR/I; 421Morello

LeF NR/I; 275; 335; 341Moscato

LeF NR/I; 309Muccoli

LeF NR/I; 221; 493Mucoli

LeF NR/I; 190Muffoletto

LeF NR/I; 74; 80; 91; 176; 201; 244; 263; 267; 268; 274; 304; 324; 414; 426; 433; 434; 435; 436; 449; 510; 511; 553

MuscarelloLeF NR/I; 395

MustacchioLeF NR/!; 75

MustolitoLeF NR/I; 34

NamioLeF NR/I; 297; 355; 418; 426; 434;

435; 438Napoli

LeF NR/I; 435; 436; 437; 442; 444; 533; 536

NaselliLeF NR/I; 104; 177; 198; 300; 320;

351; 376; 404Nenè

LeF NR/I; 34; 42; 44; 45; 50; 61; 62; 63; 68; 69; 70; 71; 89; 199; 200; 342; 442; 449

NicolinaLeF NR/I; 468; 491

Nicolò MontalbanoLeF NR/I; 440

NomioLeF NR/I; 245

NotoLeF NR/1; 68; 70

Nunzia GarofaloLeF NR/I; 135; 140; 141

Nunzio RussoLeF NR/I; 108; 132; 188

OliveriLeF NR/I; 221

OrecchiaLeF NR/I; 135

Ottavio FattanoLeF NR/I; 154

P. AgrigentoLeF NR/I; 35

P. BlancaLeF NR/1; 63

P. CitiLeF NR/I; 51; 52

P. D. PasqualeLeF NR/I. Vedi Pasquale

Riccobono,35,51,52,53,55,64,71,72,77,78,79,82,86,87,91,96,99,170, 179,199,237,255,258,266,267,285,287,290,291,292,296,298,300,301,304, 306,310,312,315,326,330,332,335,336,337,339,341,346,347,348,350,352, 354,366,367,370,371,378,380,381,383,393,397,405,417,427,428,433,434, 435,436,437,444,465,511,512,

P. DanieleLeF NR/I; 533; 537

P. DatinoLeF NR/I; 51; 52; 87; 99; 191

P. GambinoLeF NR/I; 489; 492; 493; 508; 512;

514; 518; 522; 523; 524; 525; 526; 532

P. NardelliLeF NR/I; 54; 65; 138

P. PenninoLeF NR/I. Vedi Antonio Pennino,

493, 509, P. Pulejo

LeF NR/1; 84P. Riccobono

LeF NR/I; 35; 201; 202; 324; 414; 415; 416

PalermoLeF NR/I; 33; 35; 40; 42; 45; 47; 48;

49; 50; 51; 53; 55; 60; 61; 64; 66; 69; 71; 72; 75; 77; 79; 81; 82; 84; 86; 88; 89; 92; 96; 99; 105; 106; 107; 108; 109; 110; 111; 112; 113;

564

114; 115; 116; 117; 118; 119; 120; 121; 122; 125; 126; 127; 128; 129; 130; 131; 132; 134; 135; 136; 137; 139; 140; 141; 142; 143; 144; 145; 146; 147; 148; 149; 150; 151; 152; 153; 154; 155; 156; 157; 158; 159; 160; 161; 165; 166; 171; 172; 177; 180; 183; 184; 195; 197; 198; 199; 200; 203; 206; 207; 210; 212; 214; 215; 218; 223; 224; 226; 227; 228; 233; 237; 239; 241; 245; 248; 249; 251; 252; 265; 267; 285; 291; 292; 296; 298; 300; 301; 304; 306; 309; 310; 312; 314; 315; 316; 320; 330; 332; 335; 338; 339; 340; 344; 345; 346; 347; 348; 351; 352; 354; 355; 356; 359; 360; 364; 366; 367; 370; 371; 375; 376; 381; 384; 385; 393; 396; 397; 399; 400; 403; 404; 405; 406; 408; 409; 411; 413; 414; 417; 418; 421; 423; 426; 429; 430; 431; 435; 436; 438; 441; 443; 444; 446; 448; 453; 464; 465; 473; 475; 476; 477; 481; 488; 497; 513; 518; 523; 526

PaolinoLeF NR/I; 176; 213; 237; 241; 255;

257; 261; 267; 277; 278; 304; 369; 373

Paolo TerranovaLeF NR/I; 302

Pasquale RiccobonoLeR NR/1; 68; 341; 394; 446

PentacudaLeF NR/I; 42

PepèLeF NR/I. Vedi Giuseppe, p. 203,

PeranniLeF NR/I; 40

PercottoneLeF NR/I; 433

PerezLeF NR/I; 309

PerriconeLeF NR/I; 174

PetixLeF NR/I; 43

PetraliaLeF NR/I; 44

Piana dei GreciLeF NR/I; 193

Piccole Sorelle de’ PoveriLeF NR/I; 316

PietroLeF NR/I; 33; 42; 45; 50; 61; 66; 69;

132; 176; 199; 203; 218; 243; 245; 258; 260; 261; 263; 277; 278; 281; 282; 283; 285; 301; 350; 375; 399; 406; 407; 408; 409; 413; 418; 434; 444; 462; 517; 520

Pietro CusmanoLeF NR/I; 40; 49; 115

PignataroLeF NR/I; 176; 244; 249; 250; 263;

267; 268; 275; 278; 281; 283; 287; 307; 312; 315; 333; 339; 342; 353; 367; 368; 371; 372; 405; 407

PignatoLeF NR/I; 335; 341

PinnisiLeF NR/I; 408

PizzarroneLeF NR/I; 309

PizzoliLeF NR/I; 234

Pizzurro. Vedi Pizzarro, LeF NR/I p. 292,

PrestigiacomoLeF NR/I; 462

PrevitìLeF NR/I; 440

Principe di ScaleaLeF NR/I; 523; 524

Prof. BrunoLeF NR/I; 100; 101

ProvvidenzaLeF NR/I; 37; 45; 48; 121; 123; 149;

217; 248; 279; 316; 359; 361; 529; 534; 540; 543. Vedi Termini, p. 139

PuleoLeF NR/I; 213; 404

Quinta CasaLeF NR/I; 423; 464; 477; 478; 507

RaddusaLeF NR/I; 496

RadicellaLeF NR/I; 203; 299; 367; 394; 419;

467Radicello

LeF NR/I; 298Ranchetti

LeF NR/I; 497Rettore Filippo.

LeF NR/I; 472Riela

565

LeF NR/I. Vedi Gioacchino Riela, p. 246,

RomaLeF NR/I; 207; 222; 296; 352; 421;

442; 478; 490; 535; 536; 538; 540Rosalia Pignataro

LeA NR/I; 380Rosario

LeF NR/I. Vedi Puleo, p. 452, 518, 533,

Rosario PuleoLeF NR/I; 452

RosillaLeF NR/1; 68

RosinaLeF NR/I; 265; 338; 343; 344; 346;

347; 349S. Giuseppe

LeF NR/I. Vedi S.Giuseppe Jato, pg 34, 36, 98, 168, 256, 258, 260, 261, 269, 271, 273, 274, 275, 277, 281, 282, 388, 389, 392, 402, 410, 428, 452, 518, 519, 521, 523, 526,

S. Giuseppe JatoLeF NR/I; 176; 254; 270; 278; 521

S. MarcoLeF NR/I. Vedi San Marco, p.356,

466, 493,S. Riccobono

LeF NR/I. Vedi Salvatore RiccobonoS. Vincenzo. Vedi S. Vincenzo de' Paoli,

p. 296, 321,S. Vincenzo de' Paoli

LeF NR/I; 316; 352S. Vincenzo de’ Paoli

LeF NR/I; 39; 56; 58; 138; 198; 214; 301; 320; 321; 351; 544

S. Vincenzo dei Paoli. Vedi S.Vincenzo de' Paoli, LeF NR/I p. 57, 227, 294,

SalamoneLeF NR/I; 189; 190

SalaparutaLeF NR/I; 315; 407

SalutoLeF NR/I; 396; 406

Salvatore AldisioLeF NR/I; 335; 340; 341

Salvatore CangelosiLeF NR/I; 271; 274; 276

Salvatore di GregorioLeF NR/I; 275

Salvatore LamannaLeF NR/I; 203

Salvatore RiccobonoLeF NR/I; 201; 202; 203; 350; 414;

416; 417; 526Salvatore Vitale

LeF NR/1; 84; 258Samonà

LeF NR/I; 110San Giuseppe

LeF NR/I. Vedi San Giuseppe Jato, p. 255,268,

San MarcoLeF NR/I; 507

SaroLeF NR/I; 525

SavagnoneLeF NR/I; 306; 310

ScavoLeF NR/I; 137; 417

SciaccaLeF NR/1; 63

SciaraLeF NR/I; 55; 60; 64

SclafaniLeF NR/I; 433

ScribaliLeF NR/I; 396

ScrofaniLeF NR/I; 252; 254; 256; 257; 260;

271; 273; 285; 286; 314Serafino Di Fede

LeF NR/I; 125Serio

LeF NR/I; 344; 345Serretto

LeF NR/I; 460Sesti

LeF NR/I; 468Silvestri

LeF NR/I; 263; 339; 371Simone

LeF NR/I; 161; 455Simone Cardullo

LeF NR/I; 161Smirne

LeF NR/I; 389Sommariva

LeF NR/I; 475; 486; 497Sorelle di Carità

LeF NR/I; 295Spina

LeF NR/I; 135; 509; 511; 523Spoto

LeF NR/I; 520

566

StarrabaLeF NR/I; 404; 486; 513; 514; 515

StrazzeriLeF NR/I; 93; 94; 110

Suor AddolorataLeF NR/I; 491

Suor AgneseLeF NR/I; 491

Suor AloisaLeF NR/I; 491

Suor AntoninaLeF NR/I; 491

Suor CeciliaLeF NR/I; 491

Suor ClementinaLeF NR/I; 491; 529

Suor ConcettaLeF NR/I; 491

Suor CrocifissaLeF NR/I; 491

Suor EleonoraLeF NR/I; 491

Suor EmmanuelaLeF NR/I; 491

Suor FaraLeF NR/I; 491

Suor FeliceLeF NR/I; 491

Suor FilippaLeF NR/I; 491

Suor FrancescaLeF NR/I; 491

Suor GiacominaLeF NR/I; 491

Suor GiovannaLeF NR/I; 265; 347; 349; 350; 491

Suor Giuseppina MaroccoLeF NR/I; 498

Suor MargheritaLeF NR/I; 491

Suor MariaLeF NR/I. Vedi Suor Maria della

Croce, p. 422, 439, Suor Maria della Croce

LeF NR/I; 422Suor Maria Vincenza Cusmano

LeF NR/I; 548Suor Pietra

LeF NR/I; 491Suor Rosa

LeF NR/I; 491Suor Rosalia

LeF NR/I; 491

Suor RosariaLeF NR/I; 491

Suor SantaLeF NR/I; 491

Suor SofiaLeF NR/I; 491

Suor TeresaLeF NR/I; 491; 548

Suor VitaLeF NR/I; 491

Suor VittoriaLeF NR/I; 491

Suora M. VincenzaLeF NR/I. Vedi Vincenzina, p. 539,

SutoneLeF NR/I; 491

TeresaLeF NR/I. Vedi Termini, p.39

TerrasiLeF NR/I; 508; 522

Terre RosseLeF NR/I. Vedi Terrerosse, p. 486,

492, 506, 514, 516, Terrerosse

LeF NR/I; 475; 505Tina

LeF NR/I; 334Todaro

LeF NR/I; 116Tommaso Aldisio

LeF NR/I; 341Tommaso Patti

LeF NR/I; 267Tommaso Raccuglia

LeF NR/I; 136; 137Tommaso Vitale

LeF NR/1; 126LeF NR/I; 71; 255; 261; 347; 407; 516

TotòLeF NR/I; 41; 44; 62; 67; 70; 81; 89;

92; 191; 199; 241; 333; 334; 335; 340; 344; 345; 431; 441; 443; 448; 535; 538; 539

TrioloLeF NR/I; 161; 262; 492; 493

TuranoLeF NR/I; 111; 130; 148; 164; 169;

186; 199; 212; 215; 220; 232; 274; 309; 326; 377; 385; 421; 439; 442; 488; 538

ValentiLeF NR/I; 491

Valguarnera Teresa

567

LeF NR/I; 506Vannucci

LeF NR/I; 111; 315Vassallo

LeF NR/I; 174Veronica

LeF NR/I; 37; 242; 247; 264; 338; 343; 346; 347; 349; 491

VicariLeF NR/I; 84; 435

VillafrancaLeF NR/I; 47; 406

VillarealeLeF NR/I; 173

VillarosaLeF NR/I; 476

VincenzinaLeF NR/I; 33; 40; 42; 47; 50; 66; 89;

176; 195; 244; 269; 272; 273; 275; 276; 334; 342; 387; 432; 434; 442; 443; 449; 491; 520; 523; 525; 526; 532; 533; 546; 547

VincenzinoLeF NR/I; 280; 334

Vincenzo CardellaLeF NR/I; 154

Vincenzo Datino

LeF NR/I; 184Vincenzo Rizzo

LeF NR/I; 110Virzi

LeF NR/I; 492Vitale D. Tommaso

LeF NR/I. Vedi Tommaso Vitale, p. 348,

Vito NapoliLeF NR/I; 238; 239; 338

ViviritoLeF NR/I; 244

WedakiendLeF NR/I. Vedi Wedokind, p. 377,

WedokindLeF NR/I; 196; 377

zia NicolettaLeF NR/I; 69

zio D. TommasoLeF NR/I; 34; 36; 84; 273; 275; 276;

333zio Eligio

LeF NR/1; 69zio Tommaso. Vedi zio D. Tommaso,

LeF NR/I p. 42,46,Zuccaro

LeF NR/I; 266

Leggenda

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