I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

28
Le aree sepolcrali di Metaponto hanno restituito un numero piuttosto consistente di reperti metallici; si tratta di ben 134 oggetti integri o fram- mentari di foggia differente e realizzati con materiale diverso. La maggior parte dei rinvenimenti è costituita da oggetti in bronzo e ferro, ma a diffe- renza di quanto avviene nella necropoli dell’entroterra i ritrovamenti di metalli preziosi sono tutt’altro che irrilevanti. Nelle aree sepolcrali urbane sono stati raramente individuati chiodi, bor- chie, grappe metalliche ed altri attrezzi di uso quotidiano; tutti gli oggetti rinvenuti sembrano avere un certo valore sia economico che simbolico, come vedremo meglio in seguito. Questo tipo di rinvenimenti ci consente dunque di premettere alcune indicazioni generali sulla diffusione di tali utensili all’interno delle sepolture metapontine e di evidenziarne i mutamenti. Tali riflessioni verranno del resto riprese in seguito, quando cercheremo di ricostruire l’evoluzione globale dei corredi e di sottolinearne le variazioni nel corso dei secoli 1 . A Metaponto 72 sepolture su 191 (ca. 38%) contengono al proprio inter- no strumenti in metallo. Si tratta di una percentuale lievemente inferiore rispetto a quella relativa ai rinvenimenti della necropoli extraurbana di Pantanello; in questo caso, infatti, il 41.25% delle sepolture conserva fra gli elementi del corredo oggetti metallici 2 . La differenza fra le aree sepolcrali urbane e quelle della chora è quasi irrilevante, soprattutto se si considera che le tombe di Metaponto sono state ripetutamente violate nel corso degli anni e soggette a trafugamenti da parte di scavatori clandestini. È probabile, dun- que, che in origine un maggior numero di sepolture, della necropoli urbana racchiudessero oggetti metallici, ora non più conservati. VIII I METALLI - 155 -

Transcript of I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

Page 1: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

Le aree sepolcrali di Metaponto hanno restituito un numero piuttostoconsistente di reperti metallici; si tratta di ben 134 oggetti integri o fram-mentari di foggia differente e realizzati con materiale diverso. La maggiorparte dei rinvenimenti è costituita da oggetti in bronzo e ferro, ma a diffe-renza di quanto avviene nella necropoli dell’entroterra i ritrovamenti dimetalli preziosi sono tutt’altro che irrilevanti.

Nelle aree sepolcrali urbane sono stati raramente individuati chiodi, bor-chie, grappe metalliche ed altri attrezzi di uso quotidiano; tutti gli oggettirinvenuti sembrano avere un certo valore sia economico che simbolico, comevedremo meglio in seguito.

Questo tipo di rinvenimenti ci consente dunque di premettere alcuneindicazioni generali sulla diffusione di tali utensili all’interno delle sepolturemetapontine e di evidenziarne i mutamenti. Tali riflessioni verranno del restoriprese in seguito, quando cercheremo di ricostruire l’evoluzione globale deicorredi e di sottolinearne le variazioni nel corso dei secoli1.

A Metaponto 72 sepolture su 191 (ca. 38%) contengono al proprio inter-no strumenti in metallo. Si tratta di una percentuale lievemente inferiorerispetto a quella relativa ai rinvenimenti della necropoli extraurbana diPantanello; in questo caso, infatti, il 41.25% delle sepolture conserva fra glielementi del corredo oggetti metallici2. La differenza fra le aree sepolcraliurbane e quelle della chora è quasi irrilevante, soprattutto se si considera chele tombe di Metaponto sono state ripetutamente violate nel corso degli annie soggette a trafugamenti da parte di scavatori clandestini. È probabile, dun-que, che in origine un maggior numero di sepolture, della necropoli urbanaracchiudessero oggetti metallici, ora non più conservati.

VIII

I METALLI

- 155 -

Page 2: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

Il numero più consistente di rinvenimenti appartiene ai corredi di VIsecolo a.C.: tutte le sepolture aristocratiche di Crucinia contengono al lorointerno due o tre oggetti in metallo. Differente è invece il quadro restituitodalle altre sepolture coeve a quelle aristocratiche ma dotate di corredi meno“ricchi”. La percentuale delle tombe che conserva oggetti metallici si attesta,in questo caso, intorno al 23.52%, ed il numero medio di oggetti per tombaraggiunge soltanto lo 0.19, valori, come vedremo meglio, inferiori rispettoalle medie dei secoli successivi.

Tale dato è estremamente interessante, in quanto ci permette, di asserireche, quanto meno, per l’età arcaica, la deposizione di strumenti metalliciaccanto al defunto sembra costituire una prerogativa dell’élite locale. Solo imaggiorenti della città potevano evidentemente permettersi corredi compo-sti da oggetti metallici. Tali sepolture sono dotate prevalentemente di vasibronzei o argentei, l’oinochoe e la phiale, e delle machairai in ferro; manca-no dunque, con la sola eccezione della T 238 di Crucinia, testimonianze dimonili3. Le sepolture aristocratiche sembrano, per così dire, privilegiare ilvalore simbolico degli oggetti deposti rispetto a quello economico. Lemachairai sono, infatti, un richiamo esplicito alla pratica sacerdotale deltaglio delle carni; mentre l’oinochoe è strettamente connesso all’usanza ari-stocratica del banchetto. La scelta di tali oggetti doveva, dunque, essere deter-minata dal forte potere rappresentativo che questi avevano per il defunto eper l’intera comunità: la presenza degli strumenti metallici, caratterizzava l’i-numato nel suo status di aristocratico; proprio per questo motivo le altresepolture erano, per lo più, prive di oggetti metallici.

Nel V secolo solo il 18.18% delle sepolture è corredata da oggetti inmetallo. Il numero medio degli strumenti all’interno delle deposizioni urba-ne del V secolo è pari ad un valore di 0.45. È evidente che la quantità dei rin-venimenti è decisamente inferiore rispetto a quella del secolo precedente, talevalore non si discosta, tuttavia, grandemente dai risultati ottenuti per l’etàarcaica se si escludono dal computo le sepolture aristocratiche. Anche nel Vsecolo sembra poco diffusa la pratica di collocare accanto al defunto unoggetto metallico. Non riteniamo, tuttavia, che tale fenomeno possa trovaregiustificazione solo nella riduzione e semplificazione generalizzata dei corre-di che si verifica, nel corso del secolo, negli altri sepolcreti della penisola4. Èpossibile infatti che la carenza di oggetti metallici vada appunto imputataprincipalmente al valore simbolico e fortemente distintivo che essi rivestiva-no nel secolo precedente, senza escludere tuttavia motivazioni di tipo econo-

- 156 -

Deborah Rocchietti

Page 3: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

mico. Venuta meno l’aristocrazia locale scompaiono anche i simboli del suostatus elitario. Spariscono completamente le lunghe spade per la divisionedelle carni ed i vasi in metallo, sostituiti da oggetti legati alla toeletta perso-nale e dai gioielli.

Mutano, dunque, la tipologia dei rinvenimenti e l’ideologia sottesa, ma glioggetti metallici sono ancora legati ad alcune deposizioni di individui, alme-no apparentemente, afferenti al ceto emergente. Non “comune” è sicura-mente la tomba 8 di C.da San Salvatore, che conserva al proprio interno unospecchio di bronzo, un pendente in oro con gorgoneion ed una fiaschetta adalto collo con protomi sileniche, insieme ad una lekythos attica figurata a trepissidi e ad un alabastron in alabastro. Anche la T 6 di contrada Ricotta, lacosiddetta “tomba di atleta metapontino”, è caratterizzata da un corredopiuttosto ricco, composto da tre lekythoi attiche figurate, da un alabastronin alabastro e da due strigili bronzei. In entrambi i casi si tratta di sepolturerealizzate in pietra, l’una a cassa di lastroni di carparo, l’altra a sarcofago.

Solo nelle fasi successive assistiamo ad una progressiva diffusione di ele-menti realizzati in bronzo o ferro e soprattutto in argento ed oro. Nella primametà del IV secolo, nonostante il ridotto numero di sepolture, il 50% delledeposizioni contiene al proprio interno oggetti metallici, tale valore dimi-nuisce nel corso della seconda metà dello stesso secolo attestandosi intornoal 32%. L’usanza di deporre accanto al corpo dell’inumato strumenti metal-lici sembra destinata ad aumentare ulteriormente nel III secolo; in tale perio-do, infatti, il 44.4% delle tombe conserva almeno un oggetto metallico. Lamaggior parte delle sepolture ne contiene un solo esemplare, come attestanoi valori medi per sepoltura ancora piuttosto scarsi: 0.42, per la seconda metàdel IV secolo-primo quarto del III secolo, e 0.55 per i restanti tre quarti delIII secolo a.C.

Esistono certo delle eccezioni: si pensi ad esempio alla tomba 4 di C.daRicotta dotata di due “netta-orecchi”, di un anello e di una stephane; tutta-via in generale, almeno per gli oggetti in bronzo ed in ferro, sembra più ricor-rente l’uso di fornire al defunto un solo oggetto, sia esso uno strigile, unospecchio o una pisside. I preziosi in oro o argento, sembrano invece far partepiù spesso di vere e proprie parures: difficilmente troviamo soltanto un anel-lo o un pendente; generalmente tali oggetti sono associati fra loro5.

Il grafico che segue evidenzia l’evoluzione diacronica della deposizione dioggetti metallici all’interno delle sepolture metapontine. La linea fucsia regi-stra le variazioni percentuali del numero di sepolture con metalli, mentre

- 157 -

Aree sepolcrali a Metaponto

Page 4: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

quella blu rappresenta l’andamento oscillante del numero medio degli ogget-ti metallici racchiusi nelle sepolture. I valori dell’asse delle Y di sinistra sonopertinenti alla percentuale di deposizioni corredate da metalli, quelli dell’as-se di destra sono invece relativi ai valori medi degli oggetti stessi.

OGGETTI DESTINATI ALLA TOELETTA PERSONALE

Fanno parte di questo gruppo tutti gli strumenti utilizzati per la pulizia e lacura del corpo, sia maschile che femminile. Rientrano dunque in questa classedi oggetti gli specchi, le pissidi, gli strumenti per il trucco e gli strigili.

SpecchiNelle aree sepolcrali urbane sono stati rinvenuti 16 specchi in condizioni

più o meno frammentarie pertinenti ad altrettante sepolture. La percentualedi deposizioni contenenti al proprio interno uno specchio è dunque pari al7.8%, con un valore simile a quello riscontrato nel caso della necropoli diPantanello (7.5%)6.

Gli specchi rinvenuti nelle aree sepolcrali metropolitane, presentano fraloro caratteristiche differenti e possono essere classificati in tre tipologiedistinte7.

Il Tipo 1, definito dagli americani “the pocket mirror”, è uno specchio cir-colare di piccole dimensioni, realizzato in lamina sottile e destinato proba-bilmente ad avere una cornice o una struttura di supporto in materiale depe-

- 158 -

Deborah Rocchietti

010203040506070

VI secolo V secolo I 1/2 IVsecolo

II 1/2 IV- I1/4 III secolo

III secolo0

0,5

1

1,5

2

2,5

percentuale delle tombe con metalli n. medio dei metalli per sepoltura

Fig.1: grafico relativo all’evoluzione diacronica dei metalli nelle sepolture

Page 5: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

ribile8. Grazie alle ridotte misure questo specchio è particolarmente adatto adessere trasportato all’interno di vere e proprie trousse da viaggio, appartiene,infatti, a questa tipologia lo specchietto T 53-4, conservato in una pissidebronzea. Quattro sono gli esemplari provenienti dalle aree sepolcrali urbane(T 49-9; T 53-4; T 12-1; T 1-1 S.Fara) che presentano tali caratteristiche.

Il Tipo 2, è rappresentato a Metaponto dallo specchio contenuto nellasepoltura T 7 di C.da Ricotta. Si tratta di un esemplare circolare di dimen-sioni maggiori rispetto al precedente, privo di manico e decorato con unaserie concentrica di cerchi sul lato concavo. Nessun altro specchio presentadecorazioni sul retro né applicazioni di rosette o animali lungo il contorno,come invece avviene per alcuni esemplari contenuti nelle sepolture diPantanello.

Al Tipo 3, vanno, infine ascritti, gli specchi contenuti nelle sepoltureSS 6-3 e Tb 27-5. Tali oggetti si distinguono per la presenza di un elementodi raccordo che facilita l’inserimento di un’impugnatura in materiale deperi-bile. Lo specchio SS 6-3 è contraddistinto da un codolo a foglia lanceolata,mentre l’esemplare contenuto nella sepoltura Tb 27-5 è dotato di un anelloper la sospensione. Gli specchi rinvenuti a Metaponto sono piuttosto sem-plici, privi delle decorazione o degli ornamenti aggiunti che caratterizzanoquelli conservati nelle tombe di Pantanello e di Taranto.

Gli specchi restanti (Tb 14-4, Tb 15-5, Tb 27-5, Tb 28-1, T 5-1, T 10-1, T 19-1, T 32-1, T 46-1, T 49-1), non possono essere classificati in nessu-na delle tipologie note, a causa della loro condizione frammentaria e dellamancanza di dati in proposito.

Tutti gli specchi sono realizzati in bronzo e non presentano, o quantomeno non vengono annoverate in letteratura, tracce di una possibile stagna-tura per rendere perfettamente piana e riflettente la superficie concava dellospecchio, come invece è stato dimostrato nel caso degli esemplari della necro-poli di Pantanello9. È invece probabile che la tecnica di lavorazione deglispecchi sia la stessa applicata per la realizzazione degli esemplari rinvenutinella chora. Le superfici sottili e la forma arrotondata ci inducono infatti apensare che anche per gli specchi deposti nelle sepolture urbane si fosse adot-tata la lavorazione a cire perdue piuttosto che la forgiatura a caldo.

Le sepolture contenenti al loro interno specchi si datano per lo più all’etàellenistica. Fanno eccezione in questo senso solo due esemplari: l’uno da unasepoltura databile alla fine del VI secolo l’altra da una tomba di C.da SanSalvatore di metà V secolo. Mancano, dunque, totalmente nelle cosiddette

- 159 -

Aree sepolcrali a Metaponto

Page 6: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

sepolture aristocratiche, destinate, è bene ricordarlo, sia agli uomini che alledonne della prima metà del VI secolo10. L’assenza degli specchi sembra dun-que essere segno evidente di una scelta differente, sul cui valore semantico cisi è già soffermati. L’usanza di deporre accanto al defunto uno specchio paredunque diffondersi a Metaponto solo a partire dalla seconda metà del IVsecolo, con un ritardo di circa un cinquantennio rispetto a quanto avvienenella necropoli della chora.

L’assenza di specchi nelle deposizioni aristocratiche di VI secolo, nonautorizza, tuttavia, ad associare tali oggetti a sepolture, per così dire, “comu-ni”. Nel V secolo ed in età ellenistica sembrano infatti conservati solamenteall’interno di tombe realizzate in lastroni di carparo. Anche i corredi dellesepolture con specchi, del resto, superano, per numero di vasi, i valori medidei rispettivi secoli11.

All’interno dei corredi non si registra una stretta relazione fra gli specchied alcune tipologie vascolari o gli altri oggetti in metallo. È possibile, tutta-via, osservare che tutte le tombe con specchi contengono almeno un conte-nitore per unguenti, sia esso una lekythos o un unguentario. Bisogna, tutta-via, rammentare che tale gruppo di vasi è indubbiamente quello meglio rap-presentato nei corredi di età ellenistica. Più interessante è invece annotarel’associazione frequente dello specchio con altri oggetti pertinenti alla sferadella kommotike o della kosmetike tecne12. Insieme agli specchi si trovanospesso, come mostra chiaramente il grafico che segue (Fig. 2), le pissidi, lefibule o gli ornamenti personali realizzati in materiale prezioso.

Anche i dati relativi alle sepolture di Pantanello sembrano confermare taliassociazioni13: il 57% delle tombe di VI-V secolo con specchi contiene infat-ti una o più fibule, mentre le pinzette si trovano all’interno di tre sepolturesu quattordici. In età ellenistica il 40% delle sepolture con specchi conservaanche una pisside in metallo.

Per quanto privi di conferme derivanti dall’analisi dei resti osteologici, cisembra di poter affermare che le sepolture contenenti specchi vadano prevalen-temente attribuite ad individui di sesso femminile, come attesta l’associazione diquesti manufatti con altri oggetti pertinenti al mundus muliebris. È bene, delresto, ricordare che gli specchi non si trovano mai all’interno di sepolture checonservino strigili o armi, strumenti caratteristici del mondo maschile.

Anche gli esemplari di Pantanello ricorrono per lo più all’interno di depo-sizioni femminili14 e la Prohászka ritiene che “The mirrors are to be consi-dered as women’s property, usually associated with young females during the

- 160 -

Deborah Rocchietti

Page 7: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

5th centuary B.C. while mature women were given a mirror around 300B.C.”15

A differenza di quanto avviene nella necropoli di Pantanello, nessunodegli inumati delle aree urbane impugna nella mano destra o sinistra lospecchio, esso è invece posto, nei pochi casi a noi noti, al centro dellasepoltura, in corrispondenza del bacino o delle gambe del defunto. Non èpossibile determinare se tale collocazione corrispondesse a quella originariae se, conseguentemente, sia possibile attribuirvi un particolare significatosimbolico.

Pinzette, spatole per il trucco e pissidiOltre agli specchi le tombe di Metaponto ci hanno restituito un certo

numero di altri oggetti per la cura del corpo e per il trucco16. Il 3.5% dellesepolture conservava fra gli elementi del corredo una pinzetta, una spatolaoppure una pisside plumbea.

Tre sepolture (T 11, T 23, T 27) contengono, in particolare, quelle cheSestieri definisce “mollette o pinzette per lampada”17. Si tratta, più probabil-mente, di vere e proprie pinzette per la depilazione dai peli superflui. Ledonne greche si avvalevano infatti di questi strumenti per tenere fermo il peloalla radice e successivamente lo recidevano per mezzo di rasoi o di appositicoltelli18.

- 161 -

Aree sepolcrali a Metaponto

Fig. 2: Grafico relativo alle combinazioni fra gli specchi e gli altri oggetti del corredo

Page 8: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

Gli esemplari rinvenuti a Metaponto sono realizzati in bronzo e sembra-no avere branche più spesse rispetto a quelle delle pinzette di Pantanello.

Per poter spalmare i trucchi sul viso si utilizzavano piccoli cucchiaini o piùfrequentemente delle spatole, talvolta impropriamente definite come “netta-orecchi”19. Tali oggetti potevano poi, forse, essere impiegati anche per appli-cazioni farmacologiche ed utilizzati per stendere pomate o altri medicamen-ti; per questa ragione, in letteratura, vengono talvolta interpretati come verie propri strumenti chirurgici20.

I due esemplari della T 4 di C.da Ricotta sono estremamente raffinati erealizzati in argento. Presentano impugnatura ad asticella e, in un caso, ter-minazione rettangolare piatta, nell’altro, terminazione ovoidale leggermenteconcava. La spatola T 4-10 è decorata nella parte schiacciata da un motivoinciso a zig-zag.

I rinvenimenti delle aree urbane si differenziano da quelli della necropolidi Pantanello sia per la ricchezza del materiale utilizzato che per la accura-tezza mostrata nella realizzazione. Gli esemplari di Metaponto trovano sem-mai un confronto più puntuale nei cucchiai da trucco rinvenuti nelle sepol-ture di Taranto, databili al III-II secolo21.

Per contenere gli oggetti del trucco, furono create vere e proprie trousserealizzate talvolta in metallo. Le sepolture metapontine ci hanno restituitodue esemplari di pisside plumbea, di cui una (T 53-1) risulta sprovvista dicoperchio ed internamente divisa in tre scomparti da una crociera anch’essain piombo. L’altra (T 1-2 S. Fara) presenta corpo cilindrico rastremato versol’alto e coperchio piatto. L’uso di tale oggetto come contenitore di vasi percosmetici è provato dalla presenza all’interno della pisside T 53-1 di unorcioletto, piccolo vaso per unguenti e profumi, di una lekythiskos a corposchiacciato e di uno specchio di ridotte dimensioni.

Solo l’esemplare dalla T 1 di S. Fara22 presenta una decorazione incisasulla faccia superiore del coperchio simile a quella di alcune pissidi rinvenu-te nelle sepolture di Taranto23: all’interno di una cornice concentrica a puntiin rilievo si riconosce un fiore a sei petali con bottone centrale in corrispon-denza della presa.

Le pinzette, le spatole e le pissidi provengono da tombe che si datano inetà ellenistica; apparentemente non sembra trattarsi di sepolture particolar-mente impegnative sotto l’aspetto architettonico: esse sono infatti realizzate-tranne in un caso- in tegole corinzie. I corredi pertinenti a tali deposizionisembrano, tuttavia, suggerire un quadro di riferimento differente a quello

- 162 -

Deborah Rocchietti

Page 9: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

ricostruibile sulla sola base delle tipologie tombali. Se escludiamo la sola T27, che contiene al proprio interno soltanto una pinzetta e due monete dibronzo, le altre sepolture conservano un numero consistente di vasi. La T 4di C.da Ricotta, ha, poi, restituito, oltre agli elementi ceramici, anche unastephane in bronzo dorato ed un anello digitale. Sembrerebbe, dunque pos-sibile confermare che, anche nel caso delle sepolture urbane, esiste una rela-zione fra la deposizione in tomba di oggetti afferenti alla sfera del trucco e lecondizioni piuttosto agiate del defunto o meglio della defunta.

Tale situazione conferma dunque quanto sostiene il Lippolis: “Truccarsicostituisce un elemento di distinzione, in Italia soprattutto fra III e II seco-lo, quando belletti e prodotti cosmetici vari costituiscono beni di lusso edespressione di potere d’acquisto e prestigio economico”24.

Non disponiamo di dati in merito al sesso dell’inumato, ma consideratala specificità dei rinvenimenti appare assai verosimile che tali oggetti possa-no contraddistinguere sepolture femminili.

StrigiliVenti strigili in bronzo o in ferro sono venuti in luce durante gli scavi nelle

aree sepolcrali di Metaponto. Gli esemplari erano contenuti all’interno didiciannove sepolture, corrispondenti circa al 10% delle deposizioni totali. Sitratta di un valore simile a quello registrato nella necropoli di Pantanello; inquesto caso, infatti, la percentuale di sepolture contenenti strigili si attestaintorno al 9%25.

Tali oggetti sono generalmente deposti singolarmente all’interno delletombe, ma conosciamo anche il caso di una deposizione contenente duestrigili26.

A causa delle pessime condizioni di conservazione di alcuni degli esem-plari metapontini ci è impossibile proporre una classificazione tipologica. Cilimiteremo, dunque, ad osservare, in merito alla materia prima impiegata,che circa il 78% degli strigili è realizzata in ferro, mentre solo un quarto degliesemplari è in bronzo. Nelle aree sepolcrali urbane non sono stati invece rin-venuti esemplari fusi o forgiati in bronzo e ferro27.

Gli strigili di bronzo sembrano essere più antichi dei corrispondenti inferro, gli unici due esemplari databili alla metà del V secolo sono infatti enei.Ritrovamenti in bronzo sono tuttavia segnalati anche in contesti di età elle-nistica a differenza di quanto avviene a Pantanello, ove la deposizione di stri-gili in questo metallo è pertinente solo a sepolture di età arcaica e classica.

- 163 -

Aree sepolcrali a Metaponto

Page 10: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

Dalla seconda metà del IV secolo gli strigili in ferro divengono, comunque,più comuni, sia nelle aree sepolcrali urbane che in quelle della chora.

Proprio in età ellenistica si diffonde l’usanza di collocare accanto al defun-to questo strumento: non si conoscono infatti attestazioni di strigili nellesepolture arcaiche, mentre risultano piuttosto rari nei corredi delle tombe diV secolo. Di contro, il 10.3% delle deposizioni databili alla seconda metà delIV-primo quarto del III secolo ed il 14.81% di quelle di pieno III secolo con-servano al proprio interno almeno un esemplare.

I dati offerti dai corredi tombali sembrano suggerire un quadro differen-te rispetto al “clima di intensa attività sportiva” ipotizzato dal Lo Porto tra lafine del VI secolo e la prima metà del V secolo28. Bisogna tuttavia ricordarea tal proposito che disponiamo di un ridotto numero di sepolture di etàarcaica e classica, mentre ben più rappresentativo è il campionario delledeposizioni ellenistiche. Le ripetute violazioni e la mancanza di scavi siste-matici può, inoltre, aver irrimediabilmente mutato la reale composizione deicorredi di VI e V secolo.

È possibile, tuttavia, che anche a Metaponto la presenza degli strigili nelletombe abbia subito un processo di diffusione simile a quello verificatosi nellavicina necropoli di Taranto29. Originariamente l’usanza di collocare accanto aldefunto uno strigile doveva essere riservata a pochi individui, o forse, secondol’interpretazione del Lo Porto30, ad un vincitore o ad un atleta che aveva datolustro alla città; tale strumento era dunque un vero e proprio status simbol. Solocon il trascorrere del tempo tale usanza si diffuse maggiormente dando aditoad un “processo di democratizzazione agonistica”31. Lo strigile, dunque, vennea costituire l’elemento di connotazione per eccellenza del polites, del cittadinoagiato, ma non afferente alla sfera aristocratica, frequentatore dei ginnasi e dellepalestre pubbliche. Questo strumento sembra, pertanto, conservare soprattut-to il suo valore simbolico, perdendo al contrario la connotazione “sportivo-ago-nistica”, come parrebbero attestare gli altri oggetti del corredo. A differenza diquanto avviene, ad esempio, a Poseidonia, ove lo strigile costituiva l’elementobase dei corredi dei maschi adulti insieme all’imboccatura metallica di arybal-loi in materiale deperibile32, le sepolture di Metaponto con strigili non hannofornito testimonianza di imboccature metalliche. Solo nel 57% dei casi inoltrelo strigile è associato a contenitori per oli e profumi in ceramica o alabastro.Tale dato risulta sorprendente se consideriamo che, come si è già ricordato pre-cedentemente, il gruppo funzionale dei vasi per unguenti è quello meglio rap-presentato nel periodo ellenistico.

- 164 -

Deborah Rocchietti

Page 11: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

Non escluderemmo, per concludere, che tali osservazioni possano essere,in qualche modo, correlate alla coeva tendenza, individuata nella necropolidi Pantanello, di deporre strigili in ferro anche nelle tombe femminili33. Nonè forse casuale, allora, che proprio in età ellenistica lo strumento maschile pereccellenza perda, almeno in parte, questa forte caratterizzazione sessuale avantaggio di un più generico valore simbolico.

Osserva, del resto, la Prohászka: “Primarily (…) the tombs containingstrigils are relatively modest”34; “In the beginnig of the 4th centuary B.C. (…)this renaissance is noticed mainly in more costly burial ”35.

A Metaponto non sembra invece esistere una stretta relazione fra la ric-chezza del corredo, la tipologia tombale e la presenza di strigili. Circa il 50%delle sepolture contenenti tale strumento vanta corredi ceramici composti daun numero di vasi superiore alla media, ma il restante 50% dispone di una seriedi oggetti quantitativamente e qualitativamente inferiore. Strigili si trovano poiindistintamente in sepolture realizzate in lastroni di carparo o tegole corinzie ein un caso in una tomba a fossa terragna (T 25 di C.da Ricotta zona b).

Per quanto i dati a nostra disposizione siano piuttosto esigui, sembra chea Metaponto gli strigili fossero collocati nelle mani del defunto, prevalente-mente dalla parte destra, senza distinzione fra gli esemplari bronzei e quelliin ferro36.

OGGETTI PER L’ABBIGLIAMENTO

Le sepolture delle aree urbane ci hanno restituito un numero esiguo, maugualmente interessante, di oggetti utilizzati nel confezionamento e nelladecorazione degli indumenti. Si tratta, in particolare, di una coppia di spil-loni in argento e di una decina di fibule realizzate con materiali differenti.

La percentuale delle sepolture urbane contenenti tali oggetti (2.6%) èdecisamente inferiore rispetto a quella relativa ai rinvenimenti di Pantanello(13.7%). Nelle aree funerarie prossime alla città, infatti, solo cinque tombehanno restituito spilloni o fibule di contro alle 44 sepolture di Pantanello37.Anche gli scavi condotti dalla Soprintendenza Archeologica per la Basilicatanell’area di Pizzica-Pantanello hanno portato alla luce un cospicuo numerodi fibule38.

I due spilloni della T 238 di C.da Crucinia sono realizzati in argento, adifferenza dei più modesti esemplari in bronzo o ferro delle tombe di

- 165 -

Aree sepolcrali a Metaponto

Page 12: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

Pantanello. Gli spilloni metapontini si datano alla metà del VI secolo edappartengono ad una sepoltura assolutamente “eccezionale”, realizzata inlastroni di carparo e dotata di un ricco corredo composto da oggetti orna-mentali in lamina d’argento dorata e da due alabastra.

La presenza degli spilloni argentei in questa sepoltura sembrerebbe con-fermare, anche nel caso di Metaponto, quanto sostenuto dal Lippolis.L’autore ritiene infatti che “sin dall’età arcaica si registra la necessità diesprimere potere economico e status sociale anche attraverso l’abbiglia-mento”39.

A partire dalla seconda metà del V secolo si afferma in Grecia e nellecolonie dell’Italia meridionale la tendenza a sostituire all’uso degli spilloniquello delle più sicure fibule40. Gli esemplari di Metaponto, come delresto, quelli di Pantanello si datano alla seconda metà del IV-primo quartodel III secolo.

A causa del ridotto numero di fibule rinvenute nelle aree di deposizioneurbana e della mancanza di precisi dati in merito non è possibile raggrup-parle per tipologie. Sappiamo, comunque, che sei degli esemplari metapon-tini sono del tipo a navicella con arco piegato a gomito e lunga staffa desi-nente a bottone sferoidale, simili, dunque, al tipo 1 di Pantanello41.

È interessante, inoltre, osservare che, seppur quantitativamente ridotte, lefibule di Metaponto sono realizzate con una molteplicità di materiali, sco-nosciuta, ad esempio, a Pantanello42. Sei esemplari sono prodotti in argento,due in ferro ed una in bronzo.

Tre sepolture contengono al proprio interno una sola fibula; la T 7 diC.da Ricotta è contraddistinta, invece, dalla presenza di ben sei esemplari. Aquesto proposito è interessante ricordare che l’uso di adornare l’abito deldefunto con più di una fibbia disposte in corrispondenza del torace, comenel nostro caso, è tradizionalmente considerato caratteristico del mondoindigeno43.

Mentre infatti nelle città coloniali della Magna Grecia ed a Taranto, inparticolare, l’impiego delle fibule sembra estinguersi totalmente con la finedel IV secolo e l’inizio del III secolo, in ambiente messapico e sannitico l’usodelle fibbie non sembra venir meno44. La Prohászka ricorda a tal proposito:“The fibula has been intended as a non personal ornament, and the use ofsuch ornaments within the colonies could be attributed to native customsderiving from native women married in the colonies”45.

- 166 -

Deborah Rocchietti

Page 13: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

GIOIELLI

A differenza di quanto avviene nelle sepolture dalla chora, a Metapontosembra abbastanza diffusa l’usanza di adornare il defunto di gioielli e pre-ziosi. L’8.9% delle deposizioni urbane contiene al proprio interno unmonile in oro o in argento; si tratta di una percentuale considerevolesoprattutto se raffrontata al 4.06% della necropoli di Pantanello. Alcunetombe (T 4,T 10,T 11,Tb 30,T 238, T 1 S. Fara; pari al 35.3% delle sepol-ture con gioielli) vantano inoltre la presenza di più preziosi a formare unavera e propria parure composta da elementi differenti. L’anello digitale puòinfatti essere associato alla corona (T 4), agli orecchini (Tb 30; T 1 S. Fara)o alla collana (T 10; T 1 S. Fara); si conoscono, poi, casi in cui alla colla-na sono abbinati gli orecchini (T 11; T 1 S. Fara) e al polos un preziosorivestimento decorativo in argento (T 238)46. La rilevanza dei rinvenimen-ti metapontini riguarda in primo luogo l’aspetto quantitativo; le sepoltureurbane hanno infatti restituito otto anelli, due armille, tre collane, duecorone, due copricapi, quattro coppie di orecchini, due pendenti, ed infi-ne una lamina d’argento dorato.

L’anello digitale risulta l’ornamento più frequentemente attestato; essocostituisce parte del corredo di 7 sepolture pari al 41.17% delle tombe congioielli47.

Gli esemplari metapontini possono essere riuniti in tre gruppi a secondadella tecnica di realizzazione e della diversità morfologia48. Al primo gruppoappartengono gli anelli filiformi a sezione circolare49, al secondo quelli inte-ramente in metallo con castone liscio o inciso50, al terzo, infine, quelli conpietra inserita nel castone.

Gli anelli filiformi (T 7-9; T 23-5; T 10-2; T 17-1) sono indubbiamentegli esemplari più semplici, privi di decorazione e a verga tondeggiante51. Sidatano tutti alla prima età ellenistica, in una fase anteriore a quella dei tipipiù complessi. Riteniamo inoltre di poter escludere un loro impiego comefermanelli, non essendo stati rinvenuti altri anelli all’interno delle sepolturepertinenti52.

Tra gli anelli in metallo con castone liscio o inciso dobbiamo rammenta-re gli esemplari delle tombe T 5 e Tb 30, differenti sia per la forma del casto-ne, che per il materiale impiegato. L’anello T 5-16 ha, infatti, castone ovaleliscio53 ed è realizzato in oro, mentre l’esemplare Tb 30-6 ha castone elissoi-de ed è in argento.

- 167 -

Aree sepolcrali a Metaponto

Page 14: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

Morfologicamente più impegnativi e di pregevole realizzazione sono, infi-ne, gli unici due esemplari con pietra inserita nel castone (T 4-9; T 1 S. Fara).

L’anello della T 4 di C.da Ricotta è in oro con corniola incastonata edincisa, simile al Tipo XIX b di Taranto54. Il motivo decorativo con toro acco-vacciato e ape, non trova, tuttavia, confronti diretti negli esemplari della vici-na colonia; più diffusa sembra essere la semplice raffigurazione del toro diprofilo55. L’anello rinvenuto nella sepoltura 1 di S. Fara è anch’esso in oro,ma privo della gemma o pietra dura che originariamente doveva essere inse-rita nel castone, sostenuta da un innalzamento della lamina. Entrambi gliesemplari metapontini si datano al III-II secolo a.C.

L’impiego di gemme o pietre dure semplicemente levigate o incise sidiffonde infatti a partire dalla prima metà del III secolo, a seguito delle con-quiste di Alessandro Magno, che consentirono di ampliare il mercato degliscambi raggiungendo regioni ricche di questa materia prima56.

Anche per gli orecchini è possibile formulare alcune osservazioni tipolo-giche: gli esemplari metapontini sono, per lo più, del tipo a navicella o san-guisuga57, realizzati in oro, in argento ed, in un caso, anche in bronzo. Lacoppia di orecchini della tomba Tb 27, presenta una ricca decorazione a fili-grana che si sviluppa simmetricamente ai lati della godronatura centrale e trependenti a goccia fissati con esili catenelle al corpo centrale in corrisponden-za di rosette a dieci petali. Un esemplare simile, seppur con decorazione piùsviluppata, è conservato al Museo Archeologico Nazionale di Taranto58.

Appartengono ad una tipologia differente gli orecchini contenuti nellasepoltura 1 di S. Fara: sono, infatti a disco con pendenti. Il disco è decoratoa bassorilievo con rosetta centrale racchiusa entro tre circonferenze concen-triche, due delle quali realizzate in filigrana. Il pendente è a forma di Erote,nudo, cavalcante un delfino in corniola; si presenta in un esemplare con lalira nella sinistra, nell’altro è invece intento a suonare il doppio flauto59.Questi orecchini ampiamente diffusi nell’età ellenistica, sono rapportabili altipo II variante H della classificazione tarantina60, lo stesso tipo di pendente,ma di esecuzione meno curata, è stato individuato anche nella sepoltura T 71di Pantanello61.

Sicuramente eccezionali nel loro genere sono le corone ed i copricapi. Alla metà del VI secolo possono essere datati i resti di una lamina d’ar-

gento dorata con complessa decorazione a fasce parallele -probabilmente per-tinente ad un copricapo- rinvenuti nella T 218 di Crucinia. Il fregio supe-riore presenta una teoria di kouroi e cavalli, mentre i due registri inferiori

- 168 -

Deborah Rocchietti

Page 15: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

mostrano rispettivamente, una banda con minute corolle ed un kymationdorico con protomi di ariete; nel centro, si inserisce una fascia con appari-scente decorazione floreale. Il motivo dei kouroi e la fascia a rosette mostra-no, indubbie, somiglianze con i frammenti in argento dorato rinvenuti acci-dentalmente in C.da Ricotta62. È probabile che entrambe le lamine costitui-scano il rivestimento prezioso di un polos in tessuto pesante o cuoio più chela decorazione di una teca lignea, o di un sarcofago63. I frammenti di laminadella tomba 218 di Crucinia si trovavano, infatti, in corrispondenza del capodell’inumanto al momento del rinvenimento.

Il valore cultuale e religioso del polos è ben noto: esso adorna, in genere,il capo delle divinità nelle statue di età dedalica ed è, talvolta, indossato dalleofferenti per rendere più gradito ai numi il proprio dono64.

Nel caso della T 218, pertinente ad una giovane donna, è stato suppostoche esso servisse a caratterizzare la defunta nella sua funzione sacerdotale oltread essere segnale esplicito della sua appartenenza alla classe aristocratica65.

Segno dell’onore e del pubblico rispetto tributato a cittadini illustri66 idiademi si diffondono, nell’area del golfo acheo, soprattutto, in età ellenisti-ca67; ne abbiamo, infatti, testimonianza nei rinvenimenti sepolcrali diTaranto68 e di Heraclea69. Le prime attestazioni di corone in ambito meta-pontino si datano tra la seconda metà del IV e il primo quarto del III seco-lo70. Si tratta, almeno in un caso, di un esemplare (T 4-8) in lamina d’oro afoglie di quercia con rosacea centrale71. Gli elementi floreali sono realizzati astampo e sommariamente ritagliati con nervature e bordi rilevati. La laminaaurea manca del supporto originario che doveva, evidentemente, essere rea-lizzato in materiale deperibile.

Tra i rinvenimenti nelle aree sepolcrali metapontine bisogna inoltre ricor-dare: tre collane, di cui una in oro con catenella a doppia maglia “loop on loop”e vaghi globulari in pasta vitrea inseriti ad intervalli regolari72, e due armille,l’una bronzea e l’altra in ferro con terminazioni a testa di anatrella. Le sepoltu-re urbane hanno infine restituito due pendenti; si tratta in un caso di un “pen-daglietto in oro” con la raffigurazione a rilievo della Gorgone, e nell’altro di unpendente in argento di forma lunata. Il primo esemplare citato, non trova cor-rispondenze in ambiente tarantino, il tipo del pendente figurato sembra, delresto, piuttosto insolito in tutta l’area magnogreca. Solo la Tomba 126 diCuma contiene infatti al proprio interno sei esemplari simili73. Meglio attesta-to è invece il tipo a crescente rinvenuto in contesti tombali tarantini databilialla fine del V secolo e ai primi decenni del IV secolo a.C.74.

- 169 -

Aree sepolcrali a Metaponto

Page 16: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

Il valore apotropaico della raffigurazione della Gorgone è risaputo, ma èinteressante osservare che simili proprietà sono riferite anche al crescente olunula, di probabile origine siriana75.

Gli ori rinvenuti nelle sepolture metapontine si trovano generalmente col-locati in corrispondenza delle mani o del capo; le rispettive posizioni sem-brano dunque confermare l’ipotesi che i monili fossero indossati dall’inuma-to nel momento dell’esposizione del cadavere e della successiva sepoltura.Non si conoscono, infatti, forme di tesaurizzazione all’interno di teche o dipissidi. I gioielli svolgevano evidentemente una chiara funzione rappresenta-tiva dello status sociale raggiunto dal defunto o dalla defunta e per questodovevano essere esibiti palesemente durante la cerimonia funebre.

Abbiamo utilizzato l’espressione “defunto o defunta”, perché non dispo-niamo, nel caso di Metaponto, di dati precisi in merito al sesso dell’inuma-to. Sappiamo, tuttavia, e che il copricapo e la lamina in argento dorato dellatomba T 238 facevano parte del corredo di una deposizione femminile76 eche gli orecchini ed il pendente della sepoltura Tb30 sono stati attribuiti aduna sepoltura infantile77.

Quasi tutte le sepolture contenenti gioielli sono del tipo a lastroni o a sar-cofago, fanno eccezione due sole tombe realizzate in tegole laconiche. Anchei corredi pertinenti sembrano essere piuttosto ricchi, non solo quantitativa-mente, ma anche qualitativamente. Il 60% delle sepolture in questione rac-chiude infatti al proprio interno un numero di vasi superiore alla media ed il30% delle medesime conserva più di un oggetto prezioso; frequenti risulta-no inoltre le associazioni con altri strumenti in metallo.

VASI E STRUMENTI PER CUCINARE

L’usanza di deporre vasi metallici all’interno delle sepolture non sembraessere particolarmente diffusa a Metaponto78. Tale fenomeno pare anzi limita-to ad un preciso arco cronologico ed una specifica committenza. La quasi tota-lità dei rinvenimenti proviene, infatti, dalle tombe aristocratiche di Crucinia esi data alla metà circa del VI secolo a.C. Il corredo base di tali sepolture è com-posto dall’oinochoe bronzea, di tipo rodio, dalla phiale in bronzo o argento edinfine dalle machairai in ferro, le lunghe spade per il taglio delle carni. Il rife-rimento alla pratica di pasti comunitari che prevedevano il consumo delle carniarrostite e del vino è, dunque, esplicito. Si tratta chiaramente di un costume

- 170 -

Deborah Rocchietti

Page 17: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

aristocratico, legato ad usanze che contraddistinguono l’élite cittadina. La pre-senza di tali vasi all’interno delle sepolture ha, dunque, chiaramente valore sim-bolico: essi contribuiscono a definire lo status del defunto e lo caratterizzanocome appartenente al gruppo emergente.

Corredi simili sono stati rinvenuti nelle sepolture aristocratiche dellenecropoli indigene della Basilicata meridionale. La Tomba A di Armento e laTomba 170 di Chiaramonte (Loc. Sotto La Croce), per citare solo le piùemblematiche, conservano al proprio interno l’oinochoe rodia, le machairaie gli strumenti per controllare il fuoco, associati, in questi casi, alla panopliacompleta di tipo greco79. La presenza di tali oggetti, propri del mondo ari-stocratico greco, all’interno di sepolture indigene fornisce una prova tangibi-le di quell’intenso processo di scambi culturali fra le popolazioni originariedel luogo ed i coloni greci.

L’unico vaso bronzeo80 (SS 6-8) databile al V secolo appartiene ancora aduna sepoltura che si distingue dalle altre, non tanto per la tipologia tombale,quanto per il ricco corredo. Si tratta, infatti, dell’unica sepoltura di età clas-sica contenente uno specchio ed un prezioso.

In età ellenistica la situazione muta radicalmente, l’abitudine di deporreall’interno delle sepolture contenitori in metallo sembra estinguersi quasicompletamente. Cambiano, inoltre, le tipologie vascolari presenti: l’oino-choe e la phiale scompaiono, a vantaggio di patere e più generici contenito-ri e vasi in piombo.

I pochi rinvenimenti di età ellenistica provengono da tombe realizzate contegole corinzie e dotate di corredi numericamente ridotti. Si perde, eviden-temente, il valore simbolico che tale pratica aveva in età arcaica; l’usanza dideporre vasi metallici nelle tombe finisce, dunque, per diventare un fenome-no poco diffuso, ma privo di particolari valenze semantiche.

ARMI

La presenza di armi all’interno delle sepolture è un fatto eccezionale, sianella Grecia propria81 che in ambito coloniale82; esso è, inoltre, legato spes-so alle popolazioni indigene che assimilarono precocemente modelli cultura-li greci.

Ad Agrigento i rinvenimenti di armi nelle sepolture greche sembranocostituire un fenomeno raro, ma non così insolito. Le sepolture della necro-

- 171 -

Aree sepolcrali a Metaponto

Page 18: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

poli di C.da Pezzino hanno restituito infatti numerose punte di frecce, con-servate in sepolture a cassa83.

Il loculo 2 della tomba T 1-2 della necropoli in C.da Mosè, sempre adAgrigento, conteneva un’armatura anatomica appartenente ad un corredoarcaico di fine VI secolo a.C.84 A queste attestazioni dobbiamo inoltre aggiun-gere il rinvenimento di uno schiniere con motivo a spirale e testa di serpente,simile a quello della tomba metapontina con l’elmo di Saint Louis85. Per quan-to i rinvenimenti nelle aree sepolcrali di Agrigento siano più cospicui rispettoa quelli di altre necropoli, la presenza di armi all’interno delle tombe grechesembra, anche in questo caso, un fenomeno del tutto eccezionale.

L’introduzione dell’armamento greco con elmo corinzio, schinieri e spada,nelle sepolture indigene si diffonde, invece, sia pure come fenomeno elitario,a partire dagli inizi del VI secolo pressoché in tutta l’area enotria ed indige-na della Basilicata86. Testimonianze in proposito ci sono fornite non solodalle deposizioni isolate di alcuni guerrieri87, ma anche dalle raffigurazioni diopliti o di combattenti a cavallo su lastre diffuse in ambito indigeno88.

Nel caso di Metaponto, la presenza di strumenti di offesa o di difesa costi-tuisce indubbiamente un fenomeno raro, ma certamente non trascurabile. Irinvenimenti delle deposizioni urbane sono estremamente eterogenei: latomba individuata nel 1942 in C. da Crucinia conteneva al proprio internouna panoplia completa, come attestano i rinvenimenti di frammenti in lami-na di bronzo o d’argento dorato pertinenti ad uno scudo rotondo, lo schi-niere in bronzo ed l’elmo “calcidese” che originariamente doveva essere col-locato in essa ed è ora conservato al City Art Museum di Saint Louis nelMissuri89.

La tomba T 38, databile anch’essa al VI secolo, conservava una lama dispada, mentre le restanti quattro sepolture con armi erano corredate in trecasi da più generiche lame ed in un caso da punte di freccia. La differenzaesistente fra le sepolture sopracitate è evidente. Una sola tomba è infatti dota-ta della completa panoplia greca, mentre altre tre deposizioni conservano sol-tanto “lame” che potevano essere utilizzate anche per altri scopi non specifi-camente legati al mondo della guerra.

La presenza di punte di freccia è, invece, più comune, come abbiamovisto nel caso della necropoli di Pezzino; un esemplare simile a quello rin-venuto nella tomba metapontina, proviene da una sepoltura di Pantanellodatabile alla prima metà del IV secolo90. La Prohászka ritiene che l’inuma-to della sepoltura T 315 sia stato ucciso dalla punta di lancia individuata,

- 172 -

Deborah Rocchietti

Page 19: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

all’interno della sepoltura, in corrispondenza della cassa toracica91. Non sipuò pertanto escludere che tali armi si trovino talvolta all’interno dellesepolture non come parte del corredo, ma in quanto cause dirette dellamorte dell’individuo.

Spicca inevitabilmente in questo quadro di rinvenimenti piuttosto scarsila sepoltura di C.da Crucinia che merita una più attenta disamina. La tombaindividuata nel 1942 si differenzia, in primo luogo, dalle altre per la tipolo-gia: essa è infatti realizzata in lastroni di carparo ed è dotata di dimensionieccezionali (2.60x1.15x1.35); le restanti sepolture invece non si riferisconoad un tipo fisso, una è a semplice fossa terragna, un’altra è realizzata in lastro-ni di carparo, l’ultima infine è a sarcofago. Diversificati sono, inoltre, i cor-redi: la tomba di Crucinia, già violata al momento del rinvenimento, conte-neva ancora i resti di una ricca panoplia con decorazioni in argento dorato,le altre sepolture non sembrano invece spiccare per la ricchezza e la molte-plicità degli elementi contenuti.

Questi elementi contribuiscono a provare l’assoluta unicità della sepoltu-ra in questione. Le armi collocate accanto all’inumato si distinguono perl’eccezionalità del materiale impiegato e per la ricercatezza della decorazio-ne. L’ε’πι′σηµα metallico dello scudo, con ariete accovacciato, era, infatti, insottile lamina d’argento dorato e nello stesso materiale erano realizzate le duepalmette e la lunga banda con boccioli e fiori di loto che dovevano costitui-re il probabile supporto all’immagine dell’animale. L’elmo calcidese presentaparagnatidi figurate a testa di ariete sul quale doveva innestarsi un lophos inpelo di cavallo o materiale deperibile92. Lo schiniere in bronzo, decorato conla raffigurazione di un oplita a cavallo e di un groviglio di serpenti, sembrafar parte di una panoplia adatta ad essere sfoggiata durante le parate milita-ri, piuttosto che indossata nei combattimenti93.

L’ασπις argolico con struttura lignea, rivestimento in pelle e ε’πι′σηµαeseguito con metalli diversi e preziosi, sembra richiamare esplicitamente ledescrizioni degli scudi degli eroi omerici94.

Si tratta, dunque di una sorta di panoplia oplitica “aggiornata”95, in cui gliaspetti esibitori e “di apparato” sono così spiccati e manifesti da far pensare, inmodo quasi inevitabile, alla sepoltura di un uomo che abbia rivestito un’im-portante funzione nella sfera politico-militare cittadina. Appare difficile, almomento attuale, spingersi oltre nella ricostruzione; come afferma Bottini,“potrebbe trattarsi di un magistrato, forse di un personaggio dai connotatitirannici (Lombardo), ma non è neppure da escludere la possibilità di ricono-

- 173 -

Aree sepolcrali a Metaponto

Page 20: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

scervi invece un capo militare di etnia anellenica, assoldato dalla città achea equi sepolto secondo le consuetudini esibitorie proprie della sua gente”96.

Significativo in questo senso può essere il confronto con altre due sepol-ture sempre individuate nell’area di Crucinia e databili alla fine del VI seco-lo o al principio del V secolo a.C. La tomba 17 -un sarcofago litico ricavatoda un unico blocco di calcare- conteneva al proprio interno una spada, trecuspidi di lancia, un’ascia, parecchi scalpelli frammentari e quattro strigili inbronzo insieme ad altri elementi metallici, fra cui uno sperone ed un morso,oltre ad un lekythos attica a figure rosse attribuita al pittore di Aischines97.La tomba 16, adiacente alla precedente e simile ad essa per tipologia, dimen-sioni ed orientamento, era corredata da punte di lancia, da uno strigile e daun maggior numero di piccoli contenitori in ceramica. Le due sepolture sidifferenziano, dunque dalle altre ad esse coeve e spazialmente vicine, per l’as-sociazione al loro interno delle armi, degli strumenti propri della cavalleria -praticamente inesistente a Metaponto- e dell’attività artigianale. L’uso di col-locare accanto al defunto i propri strumenti da lavoro è piuttosto diffusonelle aree indigene, lo si riscontra nelle sepolture nn. 31 e 105 della necro-poli di Valle Sorigliano o nella cd. tomba dell’operaio a Temparella. “Si puòpresumere -usando le parole di De Siena- che si tratti di soggetti liberi,appartenenti ad un gruppo anellenico, integrati fisicamente nella comunitàcittadina, cui è consentito di essere collocati in un lotto non secondario dellanecropoli e di poter esibire i propri segni di status sociale e di funzione”98. Cipare inoltre che in queste due sepolture gli inumati siano preoccupati diostentare i segni della loro partecipazione alla paideia greca attraverso gli stri-gili e le lekythoi, ma che non dimentichino totalmente la loro appartenenzaad un ethnos differente conservandone le tradizioni culturali. Il caso dellasepoltura di C.da Crucinia sembra essere molto differente, in quel caso, nes-sun altro elemento, oltre alla ricca panoplia, può indurci ad ipotizzare che sitratti di un mercenario al soldo dei cittadini metapontini; difficilmente sispiegherebbe, del resto, come ad uno straniero potessero essere conferiti, inpieno VI secolo, tanto potere e tanti onori.

L’individuazione di elementi della panoplia greca nelle deposizioni indi-gene dei personaggi più eminenti può allora forse intendersi come la ripla-smazione di un modello di comportamento dell’aristocrazia militare achea dietà arcaica, che a noi risulta per lo più sconosciuto99.

Ci pare dunque particolarmente convincente l’ipotesi che tale sepolturadebba essere riferita ad un cittadino eminente, forse appartenente allo stesso

- 174 -

Deborah Rocchietti

Page 21: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

gruppo aristocratico della giovane sacerdotessa della T 238; anche sulla deco-razione del polos ritorna, infatti, il motivo dell’ariete accovacciato interpreta-to come simbolo di appartenenza ad un determinato gruppo famigliare ari-stocratico100.

DEFIXIONIS TABELLA

Si indicano con questo termine le ‘α′ραι o maledizioni di carattere priva-to. Scritte in genere su tabelle o lamine di piombo, le defixiones101 avevanolo scopo essenziale di paralizzare la persona cui si voleva nuocere in ognimanifestazione della sua esistenza, condannandola di fatto ad una morte pre-matura. L’idea che creature viventi potessero essere trascinate nell’Ade primadella morte naturale era da tempo noto ai greci, e già nei poemi omerici sene trovano indizi102. Per far sì che le maledizioni si avverassero, era, dunque,necessario fare in modo che queste giungessero nell’oltretomba.Fondamentale era pertanto la scelta del luogo in cui collocare le laminette:talvolta si prediligevano i santuari dedicati alle divinità ctonie, in altri casi sipreferiva interrarle in pozzi o buche del terreno, spesso poi venivano dispo-ste all’interno delle sepolture. Erano prediletti in particolare i sepolcri di per-sone colpite da morte violenta o prematura, alle quali si attribuivano animeinquiete e perciò inclini a tormentare quanti ancora erano in vita.

Defixiones sono state rinvenute nelle sepolture del ceramico di Atene103 edin alcune tombe arcaiche di Selinunte104.

L’esemplare metapontino è invece più tardo; contenuto all’interno dellatomba T 5 di C.da Ricotta, esso si data alla fine del IV inizi del III secoloa.C.105. Si tratta di una laminetta in piombo106 iscritta e ripiegata -secondo laconsuetudine- sei volte su se stessa. Nella lamella, lunga 6.7 cm e larga circa 5cm, ricorrono i nomi di alcuni personaggi noti nell’onomastica tarantina di IVe III secolo a.C.107 Si tratta di diciassette medici operanti, come si deduce facil-mente dal testo della tabella, in una sorta di clinica (ε’ ργαστερι′ον) contro cuisi scaglia l’odio implacabile del defigente. Alcuni dei medici nominati nelladefixio possono probabilmente essere identificati con i contemporanei “filoso-fi pitagorici”, consacrati come tali nel Catalogo di Giamblico. A Metaponto,come, del resto, a Velia e a Cos, doveva dunque esistere nella metà circa del IIIsecolo una sorta di associazione di medici o medici-filosofi, esercitanti la loroattività in una clinica o laboratorio comune.

- 175 -

Aree sepolcrali a Metaponto

Page 22: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

Note1 Cfr. infra, pp. 185-206.2 Prohászka 1995; Eadem 1998, pp. 787-834.3 Conferenza tenuta dal Dott. De Siena presso l’Università degli Studi di Torino nell’a.a.

1992-1993; De Siena 1998 (b); Idem 1999, pp. 232-242.

4 Cfr. in merito, per il caso della necropoli di Taranto: Lippolis 1994 (a); per quello della

necropoli di santa Venera a Poseidonia: Cipriani 1989, Eadem 1994. Per una più approfon-

dita trattazione del problema cfr. inoltre infra, pp. 185-187.5 Cfr. infra, p. 159.6 Cfr. in merito Prohászka 1995, pp. 24-54; Eadem 1998, pp. 788-7967 Ci atterremo nella determinazione della tipologia degli specchi al modello sperimenta-

to dalla Prohászka per i rinvenimenti di Pantanello. I tre tipi individuati a Metaponto corri-

spondono dunque rispettivamente al tipo 1, 2, 3 di Pantanello.8 Cfr. in merito Lippolis 1986, pp. 349-362.9 Cfr. Prohászka 1995, pp. 38-43.10 Comunicazione personale del dott. Manassero che si è occupato dello studio dei resti

osteologici delle tombe aristocratiche di Crucinia.11 Cfr. supra, La ceramica nelle deposizioni metapontine: tipologie, analisi quantitativa e

relazioni fra gruppi funzionali, pp. 81-121.12 Il primo termine indica propriamente le operazioni di toeletta e di trucco, mentre il

secondo si riferisce, più genericamente, alle fasi di vestizione e di sistemazione dell’accon-

ciatura e dei gioielli (Lippolis 1986(a), p. 349).13 Cfr. in merito Prohászka 1995, pp. 50-51.14 Delle tombe databili ad età arcaica o classica una soltanto può essere attribuita ad un

uomo mentre 13 sepolture sono pertinenti ad individui di sesso femminile. La proporzione fra

le tombe maschili e quelle femminili con specchi resta pressoché invariata anche nel IV

secolo: 1 sepoltura sicuramente maschile contro le 9 muliebri (Prohászka 1995, pp. 47-48).15 Ibidem, p. 54. Conferme in tal senso sono del resto fornite anche dalle altre necropoli

della Magna Grecia. Gli unici esemplari di specchi rinvenuti nelle sepolture del V secolo a

Santa Venera si trovano all’interno di una tomba destinata ad una giovane diciassettenne

(Cfr. Cipriani 1989, p. 89); appartengono, poi, a sepolture femminili gli specchi individuati a

Taranto (Lippolis 1986(a)).16 Si tratta in totale di 7 oggetti per la toeletta femminile: 3 pinzette, 2 spatole e 2 pissidi.17 Sestieri 1940, pp. 74-75, 7918 Cfr. Prohászka 1995, p. 8619 Cfr. in merito Lippolis 1986(a), p. 350. Lo Porto utilizza appunto l’espressione “netta-orec-

chi” riferendosi ai rinvenimenti della tomba T 4 di C.da Ricotta (Lo Porto 1966, pp. 190-191).

- 176 -

Deborah Rocchietti

Page 23: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

20 Cfr. G.Synder, Instrumentum medici, Ingelheim am Rhein 1973, p. 5421 Cfr. in particolar modo il cucchiaio da trucco conservato al Museo Archeologico di

Taranto (Inv. 22420), proveniente dalla tomba degli ori di Canosa, e altri esemplari di fabbri-

cazione tarantina (Lippolis 1986, pp. 356-357).22 Si rammenta che la C.da S. Fara si sviluppa in corrispondenza dell’incrocio fra la SS 175

e la 106 Ionica.23 Intendiamo riferirci in particolare all’esemplare N.23956, con superficie ornata da cerchi

concentrici incisi e da due fasce ornate ad onde ricorrenti l’una e con un motivo ad ovoli

l’altra ma soprattutto alla pisside N. 119340 con coperchio decorato da un fiore a sei peta-

li e bordo con motivo a zig-zag (Ibidem, pp. 354-355).24 Lippolis 1986, p. 349.25 Cfr. Prohászka 1995, p. 55; Eadem 1998, p. 797.26 Si tratta della sepoltura T6 rinvenuta nel 1911 in C.da Ricotta (Lo Porto 1966, pp. 192-193)27 Tre sono invece gli strigili con manico in ferro e lama in bronzo rinvenuti nelle sepolture

di Pantanello (Cfr. Prohászka 1995, pp. 63-64; Eadem 1998, p. 800).28 L’autore si base in primo luogo sul rinvenimento di frammenti pertinenti ad un’anfora

panatenaica nel santuario di Apollo Licio, interpretata quale “donario proveniente da una

competizione panellenica, vinta verosimilmente da un atleta metapontino”. In secondo

luogo adduce quale prova dell’organizzazione di gare atletiche nella città di Metaponto la

coniazione di stateri con la figura di Acheloo, destinati al vincitore degli agoni. Non si può

infine dimenticare che Bacchilide nell’epinicio XI celebra appunto un atleta originario della

colonia achea, Alexidamos figlio di Phaiskos, vincitore a Delfi nelle gare di lotta per fanciul-

li (Lo Porto 1982, pp. 341-345).29 Lippolis 1997, p. 12.30 Lo Porto 1982, p. 345.31 Maruggi 1997(b), p. 84.32 Cfr. Cipriani 1989, p. 79.33 Cfr. Prohászka 1995, pp. 78-79; Eadem 1998, p. 801.34 Eadem 1995, p. 81.35 Ibidem, p. 82.36 A Pantanello, è invece stato notato che mentre gli strigili in bronzo si trovano prevalen-

temente nella parte inferiore della sepoltura o eventualmente all’altezza delle mani, gli

esemplari in ferro sono disposti preferibilmente nella parte superiore della tomba in corri-

spondenza delle spalle e degli arti (Ibidem, pp. 74-75).37 Cfr. Ibidem, pp. 99-100, 103; Eadem 1998, pp. 808-811 .38 Cfr. Scarano 1992, figg. 1-2.39 Lippolis 1986(b), p. 329.

- 177 -

Aree sepolcrali a Metaponto

Page 24: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

40 Erodoto racconta che a seguito di un episodio increscioso fu proibito alle donne ate-

niesi di indossare spilloni e fu loro imposto di vestire il chitone e l’himation, secondo la moda

ionica. Gli spilloni erano infatti stati utilizzati delle vedove dei combattenti ateniesi, morti

nella campagna contro Egina, per uccidere l’unico superstite scampato al massacro.

(Erodoto 5, 87-90). Per una trattazione dettagliata sulla diffusione delle fibule dalla metà del

V secolo a.C. cfr. Prohászka 1995, pp. 99-100.41 Cfr. Ibidem, pp. 105-106; Eadem 1998, pp. 811, 81342 La necropoli della chora ha infatti restituito soltanto esemplari di fibule in ferro o in bron-

zo (Eadem 1995, pp. 111-112).43 Cfr. Lippolis 1986(b), pp. 335-337; Pontrandolfo 1988, p. 172; Prohászka 1995, pp. 124-125,

189-194.44 Per quanto riguarda il mondo messapico cfr. Lippolis 1986(b), p. 335 con bibliografia pre-

cedente; per il mondo sannitico cfr. Prohaszka 1995, pp. 123-124.45 Ibidem, p. 191.46 A Taranto alcune delle tombe a fossa contenenti gioielli hanno restituito intere parure o

comunque associazioni composte da più oggetti preziosi. Le associazioni più ricorrenti sem-

brano essere: anello digitale e corona funeraria (5.2%), anello e collana (2.2%), anello ed

orecchini (3.5%) (Cfr. in merito Masiello 1994, p. 302).47 Analogo dato è stato ricavato per le sepolture di Taranto, l’anello digitale si trova infatti

nel 58% delle sepolture con gioielli e nel 43% dei casi è deposto come unico ornamento per-

sonale del defunto (Ibidem, p. 305).48 Ci atteniamo in questa suddivisione al modello proposto da Alessio per gli anelli di

Taranto, escludendo tuttavia dalla nostra tipologia il gruppo degli anelli con scarabeo o

scaraboide poiché assenti a Metaponto (cfr. Alessio 1986, pp. 251-308).49 Corrispondenti al tipo 1 di Pantanello (Prohászka 1995, pp. 127-128; Eadem 1998, pp. 815-

816).50 Cfr. Tipo 2 di Pantanello (Eadem 1995, p. 128; Eadem 1998, pp. 815-816)51 È probabile che fossero realizzati in argento o in metalli meno pregiati quali bronzo o

ferro, ma in letteratura non ci sono forniti precisi dati in merito. Sappiamo, infatti, soltanto che

l’anello T 7-9 è in argento (Lo Porto 1966, p. 195).52 Tale ipotesi interpretativa sembra invece trovare riscontro in alcuni corredi tombali

tarantini (cfr. Alessio 1986, p. 266.)53 Simile, dunque, al Tipo VII A di Taranto (Ibidem, p. 257).54 Cfr. Ibidem, pp. 264-265.55 Un esemplare, proveniente da una tomba nell’agro di Pisticci, ha castone di corniola

incisa con toro che carica (Guzzo 1993, p. 314.); l’anello (Inv. 4665), conservato al Museo

Archeologico Nazionale di Taranto, presenta invece scaraboide con incisione raffigurante

- 178 -

Deborah Rocchietti

Page 25: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

un torello di profilo gradiente verso destra (Alessio 1986, p. 279).56 Cfr. in merito Ibidem, p. 262.57 Cfr. Tipo I di Taranto (Schojer – D’Amicis 1986, p. 131-132).58 Si Tratta dell’anello No. 110.090 (Ibidem, pp. 154-157).59 Giardino 1992, p. 53.60 Si tratta del tipo a disco con pendente configurato ad Erote (Schojer-D’Amicis 1986, pp.

175-178).61 Prohászka 1995, p. 264; Eadem 1998, p. 816.62 Lo Porto 1988-89, pp. 311-318; La Cerra-Tempesta 1992.63 Tali sono le proposte suggerite da Guzzo in merito alle dieci figurine di C.da Ricotta (Cfr.

Guzzo 1972, pp. 249-251). Per la prima interpretazione cfr. inoltre La Cerra-Tempesta 1992.64 Cfr. Masiello 1986, p. 72. Un confronto diretto si trova in una piccola metopa di Selinunte

scoperta nel 1968 reimpiegata nel lato sud della fortificazione meridionale dell’acropoli con

la raffigurazione di tre divinità. Quella centrale, riconosciuta come Hecate, porta un alto

copricapo cilindrico simile a quello che doveva trovarsi nella tomba T 238 (De Siena

1998(b)).65 Indubbiamente suggestiva è poi la proposta avanzata da De Siena che suggerisce di

individuare una relazione fra la T 238 e la sepoltura che originariamente doveva contenere

l’elmo di Saint Louis. Sia l’episema dello scudo che la decorazione della fascia terminale del

polos ripropongono, infatti, il motivo dell’ariete, interpretabile forse come simbolo o emble-

ma famigliare. La contiguità topografica e la vicinanza cronologica delle due sepolture

contribuirebbero, dunque, a provare l’appartenenza dei due inumati ad uno stesso gruppo

famigliare (De Siena 1998(b), p. 315).66 Una legge delle XII tavole, ad esempio ci fornisce la prova che, anche in ambiente ita-

lico, il deporre una corona nella sepoltura era consuetudine riservata agli individui eminen-

ti (Cicerone, De Legibus, XXIV, 60).67 Cfr. Masiello 1986, p. 73.68 Cfr. in merito Ibidem, pp. 71-108.69 Cfr. Pianu 1990, pp. 39-40 (T 23), 96-99 (T 3 via Umbria, T 11,T 38), 104-105 (T 3 via Belluno),

115 (T 13), 119 (T 66).70 A differenza di quanto si verifica in ambito metapontino a Taranto sono state rinvenute

corone in tombe che si datano tra la fine del VI e il V secolo a.C.71 Tipo VIII I nella classificazione fornita dalla Masiello (Masiello 1986, pp. 82-83).72 Confronti diretti sono possibili con il Tipo V delle collane di Taranto (Gli Ori 1986, pp. 200-

203; 221-224).73 Guzzo 1993, p. 112.74 Dell’Aglio 1986, p. 228.

- 179 -

Aree sepolcrali a Metaponto

Page 26: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

75 Ibidem.76 De Siena 1998(b), p. 314.77 Lo Porto, sulla base degli oggetti del corredo, attribuisce la deposizione ad una bambi-

na. L’età dell’inumato è determinata osservando le ridotte misure del sepolcro, lungo solo

0.91 m e largo 0.42 m (Lo Porto 1981, p. 375).78 Scarsissime sono del resto anche le attestazioni forniteci dai corredi delle sepolture di

Pantanello. Le deposizioni della chora hanno restituito infatti soltanto due frammenti perti-

nenti ad una coppa apoda in bronzo ed un frammento di vaso in ferro (Prohászka 1995, pp.

170-171). Solo la T 193 si distingue dalla altre perché al proprio interno conserva i frammen-

tari di quattro contenitori metallici utilizzati probabilmente per la preparazione di unguenti

e cosmetici (Ibidem, pp. 154-156).79 Cfr. Armi, pp. 61-69 (Tomba A di Armento), pp. 71-78 (Tomba 170 di Chiaromonte)80 Si tratta di una fiaschetta fusiforme con alto collo adorno, al di sotto dell’orlo, di due pro-

tomi sileniche applicate, sormontate da anelli per la sospensione del vaso. Il fiasco era prov-

visto di un tappo cilindrico formato da due dischetti in bronzo uniti da una fascia anch’es-

sa bronzea, desinente in alto in un anello da presa (Lo Porto 1966, p. 230).81 Una sepoltura in pithos databile al VII secolo e rinvenuta al confine fra l’Arcadia e

l’Acaia, ha, ad esempio, restituito un elmo “illirico” del tipo più antico e un paio di schinieri

di forma piuttosto tozza, forse prodotti locali, oltre ad una spada e a tre lance (Snodgrass

1991, p. 107).82 Mazzei 1996, pp. 119-12083 De Miro 1989, p. 2484 Idem 1988, p. 24485 Ibidem, p. 256; Gianluca Tagliamonte, ha proposto in occasione del II Congresso

Internazionale su “La Sicilia dei due Dionisî”, di considerare tale sepoltura pertinente ad un

mercenario precocemente assoldato nell’esercito agrigentino. Interpretazione analoga è

stata inoltre avanzata dallo stesso anche nel caso della sepoltura metapontina rinvenuta

nel 1942 in C.da Crucinia e contenente l’elmo di Saint Louis. L’ipotesi formulata da

Tagliamonte ha suscitato, la reazione immediata della Pontrandolfo, che in sede di dibatti-

to ha posto l’accento sull’eccezionalità della sepoltura metapontina, ma ha ribadito l’ap-

partenenza del defunto all’etnos greco, e, in particolare, all’élite cittadina che nel luogo

seppelliva i propri cari.86 Cfr. Tagliente 1993, pp. 49-53.87 Bottini 1996, pp. 541-548.88 Ci riferiamo alle lastre del fregio di Serra di Vaglio e a quelle rinvenute a Metaponto nei

pressi del santuario di loc. San Biagio alla Venella. Raffigurazione di guerrieri armati si trova-

no anche sull’anfora “nolana” da Pisticci (Metaponto, Museo Archeologico Nazionale, inv.

- 180 -

Deborah Rocchietti

Page 27: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

20113), e sulla brocchetta indigena da Pomarico Vecchio conservata in una collezione pri-

vata. (Cfr. in merito, Bottini 1993, pp. 55-60; Tagliente 1993, pp. 79-81).89 Per una approfondita analisi del materiale rinvenuto nella sepoltura cfr. Lo Porto 1977-1979.90 Prohaszka 1995, pp. 158-159.91 Ibidem.92 Un elmo calcidese simile a quello conservato al museo di Saint Louis è conservato al

Museo Archeologico di Napoli (Barra Bagnasco-Elia 1996, p. 83, scheda 8.62).93 Non si può tuttavia escludere che anche tali oggetti di particolare valore fossero impie-

gati durante i conflitti, almeno secondo l’interpretazione proposta da Claude Rolley: “ Ces

jambères decorées ne sont pas uniquement des armes de parade, puisqu’un certain nom-

bre de dedicaces rappellent qu’elles ont étè prises à l’ennemi (C. Rolley, Les Bronzes,

Fribourg 1983, p. 143).94 Cfr. in merito A. Snodgrass, Early greek armour and weapons, Edinburgh 1964, pp. 169-179.95 Bottini 1993, p. 92.96 Ibidem, p. 93.97 Una puntuale e ricca presentazione dei materiali contenuti nelle tombe si trova in De

Siena 1993, pp. 123-33.98 Ibidem, p. 132.99 La Pontrandolfo ritiene che le armi, gli oggetti in bronzo, i vasi potori ed i contenitori per

il vino, individuati nelle sepolture aristocratiche di Chiaromonte ed Alianello, riflettano la

composizione dei corredi delle sepolture dell’élite greche e siano frutto della rielaborazio-

ne di modelli dell’aristocrazia militare sibarita, a cui era propria la logica di habrosune-

truphé (Pontrandolfo 1995(a), pp. 178-180).100Cfr. De Siena 1998(b), p. 315; Giardino-De Siena 1999, p. 355101Il termine defixio deriva dal latino defigere: inchiodare, nel senso si inchiodare l’odiato

nemico al proprio destino. Per questo motivo molte volte le laminette iscritte venivano tra-

passate da un chiodo (Guarducci 1978, p. 245).102Ibidem, p. 242.103In una sepoltura del Ceramico di Atene, databile al V secolo a.C., è stata rinvenuta, in

corrispondenza del bacino dell’inumato, una scatoletta di piombo, simile nella forma ad un

sarcofago, contenente una figurina maschile anch’essa di piombo con le braccia legate

dietro alla schiena ed un nome di persona (Mnesimachos) inciso in lettere minutissime sulla

gamba destra. Nella faccia interna del coperchio della scatola era inciso il testo di una

defixio contro quel Mnesimachos rappresentato dalla statuetta (Ibidem).104Tre sepolture della necropoli di Buffa hanno restituito defixiones databili alla seconda

metà del VI secolo a.C.105Per la trascrizione ed analisi del testo cfr. Lo Porto 1980, pp. 282-288.

- 181 -

Aree sepolcrali a Metaponto

Page 28: I METALLI - old.consiglio.basilicata.it

106La scelta del piombo non è certo casuale: grigio, pesante e gelido, questo metallo si

adatta perfettamente al contenuto funesto dell’epigrafe (Cfr. Costabile 1998, p. 11).107Lo Porto 1980, pp. 286-288.

- 182 -

Deborah Rocchietti