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1 LE DIFFICOLTA’ NELLA PIANIFICAZIONE MOTORIA: DISAPRASSIA E DISGRAFIA INDICAZIONI PER IL TRATTAMENTO. Elena Mazza, Giovanna Schieroni, Lara Malgeri, Valentina Paoli La premessa fondamentale, entrando nel capitolo che tratta della riabilitazione, è che la presa in carico del bambino si compone da un lato del trattamento riabilitativo stesso ma anche di una parte di counceling cioè di collaborazione sia con la scuole per le modifiche didattiche e facilitazioni scolastiche in genere, che con la famiglia per tutto quello che riguarda lo sviluppo delle autonomie e svolgimento dei compiti a casa. Questa è una parte determinante per garantire l’efficacia del trattamento stesso perché un disturbo anche se specifico di alcune aree degli apprendimenti ha una ricaduta sulla globalità dell’evoluzione del bambino. A livello psicomotorio le aree di sviluppo che appaiono correlate in maniera più diretta a difficoltà specifiche negli apprendimenti sono l’area dello sviluppo prassico-grafico e quella dell’organizzazione visuo-spaziale ; che tipo di problemi un bambino con una difficoltà in queste aree deve affrontare nella quotidianità scolastica ? Partiamo dall’area prassico-grafica, area all’interno della quale si situa lo sviluppo e l’apprendimento di un corretto processo di esecuzione della scrittura; vediamo a che cosa può andare incontro un bambino che ha difficoltà in questo processo: Lentezza esecutiva e quindi difficoltà nel completare i compiti nei tempi dati. Difficoltà nel rileggere i propri scritti, dalle comunicazioni sul diario alle pagine di quaderno da studiare. Scarso controllo ortografico. Sul lungo termine influenza sulle produzione propria di testi che risultano forzatamente brevi. Infatti se nel primo anno di scuola elementare l’apprendimento della scrittura è uno degli obiettivi didattici in seguito a partire dalla fine della seconda elementare ( con tempi variabili a seconda della didattica) la scrittura dovrebbe andare incontro ad un processo di automatizzazione. Nel momento in cui questo non avviene la scrittura si presenterà sicuramente come lenta a livello esecutivo, spesso scarsamente leggibile e spazialmente poco regolare, questi sono elementi che influenzano tutte le aree degli apprendimenti. Una scrittura non automatizzata significa che la nostra attenzione sarà diretta al controllo dei movimenti che stiamo compiendo per scrivere quindi alla parte esecutiva, ne fa ranno le spese le altre componenti di una produzione scritta quali i contenuti, la strutturazione della frase e quello che compare solitamente in modo maggiormente evidente il controllo ortografico (spesso giungono alla nostra osservazione bambini che frequentano la quarta o la quinta elementare e si può osservare come abbiano adattato la produzione testuale alle proprie difficoltà di scrittura, i temi solitamente sono estremamente sintetici ) Inoltre se nel primo biennio della scuola elementare una lentezza o in generale una difficoltà nella traccia grafica può essere tollerata ( come detto in precedenza i tempi di apprendimento hanno fisiologicamente una durata variabile) dalla fine della seconda elementare in poi la scrittura in corsivo da obiettivo didattico si trasforma in uno strumento utile a conseguire altre tipologia di apprendimenti, viene richiesto ad esempio di studiare pagine dettate a scuola che i nostri bambini spesso non hanno terminato di scrivere o

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LE DIFFICOLTA’ NELLA PIANIFICAZIONE MOTORIA: DISAPRASSIA E DISGRAFIA INDICAZIONI PER IL TRATTAMENTO. Elena Mazza, Giovanna Schieroni, Lara Malgeri, Valentina Paoli La premessa fondamentale, entrando nel capitolo che tratta della riabilitazione, è che la presa in carico del bambino si compone da un lato del trattamento riabilitativo stesso ma anche di una parte di counceling cioè di collaborazione sia con la scuole per le modifiche didattiche e facilitazioni scolastiche in genere, che con la famiglia per tutto quello che riguarda lo sviluppo delle autonomie e svolgimento dei compiti a casa. Questa è una parte determinante per garantire l’efficacia del trattamento stesso perché un disturbo anche se specifico di alcune aree degli apprendimenti ha una ricaduta sulla globalità dell’evoluzione del bambino. A livello psicomotorio le aree di sviluppo che appaiono correlate in maniera più diretta a difficoltà specifiche negli apprendimenti sono l’area dello sviluppo prassico-grafico e quella dell’organizzazione visuo-spaziale ; che tipo di problemi un bambino con una difficoltà in queste aree deve affrontare nella quotidianità scolastica ? Partiamo dall’area prassico-grafica, area all’interno della quale si situa lo sviluppo e l’apprendimento di un corretto processo di esecuzione della scrittura; vediamo a che cosa può andare incontro un bambino che ha difficoltà in questo processo:

Lentezza esecutiva e quindi difficoltà nel completare i compiti nei tempi dati. Difficoltà nel rileggere i propri scritti, dalle comunicazioni sul diario alle pagine di

quaderno da studiare. Scarso controllo ortografico. Sul lungo termine influenza sulle produzione propria di testi che risultano

forzatamente brevi. Infatti se nel primo anno di scuola elementare l’apprendimento della scrittura è uno degli obiettivi didattici in seguito a partire dalla fine della seconda elementare ( con tempi variabili a seconda della didattica) la scrittura dovrebbe andare incontro ad un processo di automatizzazione. Nel momento in cui questo non avviene la scrittura si presenterà sicuramente come lenta a livello esecutivo, spesso scarsamente leggibile e spazialmente poco regolare, questi sono elementi che influenzano tutte le aree degli apprendimenti. Una scrittura non automatizzata significa che la nostra attenzione sarà diretta al controllo dei movimenti che stiamo compiendo per scrivere quindi alla parte esecutiva, ne fa ranno le spese le altre componenti di una produzione scritta quali i contenuti, la strutturazione della frase e quello che compare solitamente in modo maggiormente evidente il controllo ortografico (spesso giungono alla nostra osservazione bambini che frequentano la quarta o la quinta elementare e si può osservare come abbiano adattato la produzione testuale alle proprie difficoltà di scrittura, i temi solitamente sono estremamente sintetici ) Inoltre se nel primo biennio della scuola elementare una lentezza o in generale una difficoltà nella traccia grafica può essere tollerata ( come detto in precedenza i tempi di apprendimento hanno fisiologicamente una durata variabile) dalla fine della seconda elementare in poi la scrittura in corsivo da obiettivo didattico si trasforma in uno strumento utile a conseguire altre tipologia di apprendimenti, viene richiesto ad esempio di studiare pagine dettate a scuola che i nostri bambini spesso non hanno terminato di scrivere o

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hanno grosse difficoltà a rileggere ma anche più banalmente le semplici comunicazioni sul diario sono spesso indecifrabili. La lentezza esecutiva significa inoltre che c’è una grossa difficoltà nel terminare le consegne nei tempi dati e spesso si portano a casa del lavoro da terminare che va a sommarsi ai compiti dati a tutta la classe, senza considerare il carico emotivo che questo aspetto determina come vissuto personale ed immagine all’interno del gruppo classe. A questo si somma il fatto che nella maggioranza dei casi un disturbo nell’area prassico grafica si accompagna ad una difficoltà nell’area visuo-spaziale quindi ai problemi precedentemente elencati si sommeranno:

Difficoltà nell’organizzazione dello spazio foglio ( alto-basso collocazione dei numeri delle decine e centinaia), nell’automatizzare la procedura sinistra destra nella scrittura, difficoltà nell’orientamento spaziale della scrittura inversione grafemi e numeri, scrittura speculare.

Difficoltà nel disegno geometrico, nel disegno tecnico. (utilizzo degli strumenti tecnici)

Difficoltà nel compilare ed utilizzare schemi e tabelle Difficoltà nell’utilizzare strategie visive per l’apprendimento e per la risoluzione di

problemi Queste difficoltà vanno ad inficiare maggiormente l’area degli apprendimenti tecnico- matematici dove i risultati appaiono carenti non sempre per difficoltà di comprensione e logica ma per difficoltà nella gestione dei dati e dello spazio, fondamentali per imparare le procedure risolutive sia di operazioni che di problemi. Questo ci fa capire come possa diventare difficile per una bambino disprassico o disgrafico andare scuola perché questa fatica che lui fa ad imparare si ripercuote spesso anche sull’area emotiva relazionale e comportamentale; la gratificazione che si ottiene nel conseguire buoni risultati scolastici è fondamentale per potersi creare una buona immagine di se stessi. Nei bambini con queste difficoltà infatti spesso compaiono:

Inibizione Scarsa autostima Tendenza all’iperattività Labilità attentiva Reazioni oppositive-provocatorie e talvolta fobie. Disagio emotovo-relazionale

Tutto questo sottolinea la necessità di attività specifiche di supporto e di modifiche alle richieste quotidiane che vengono fatte all’interno della classe in modo tale da rendere accessibile la didattica, anzi per fare in modo che raggiungano gli obiettivi didattici comuni alla classe con delle modifiche nei mezzi e negli strumenti applicati. Prima di passare alla parte relativa alle indicazioni scolastiche ed alla collaborazione con gli insegnanti verrà trattata brevemente la parte riguardante il trattamento riabilitativo sia in un caso di disprassia che in un caso di disgrafia. La riabilitazione psicomotoria delle disprassie si compone di una parte iniziale che riguarda la riabilitazione delle aree psicomotorie di base e di una parte relativa alla riabilitazione del gesto prassico. Per le aree psicomotorie di base intendiamo:

Motricità globale che comprende le coordinazioni motorie semplici e complesse, le coordinazioni oculo-motorie(adattamento e spostamenti nell’ambiente) e quelle oculo-manuali (attività con la palla). All’interno di queste categorie a livello riabilitativo si punta da un lato sulla programmazione del movimento ( apprendere la

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corretta sequenza di movimenti) che sull’esecuzione cercando di migliorare i quattro parametri dello stile motorio ( equilibrio, dissociazione, regolarità scioltezza).

Motricità settoriale: fondamentalmente i movimenti digitali necessari a compiere

tutte le attività manuali; in questo caso si cercherà di migliorare la settorializzazione del movimento, la velocità e la precisione esecutiva.

Schema corporeo e lateralità. La riabilitazione dello schema corporeo parte da una corretta percezione corporea a livello propriocettivo per passare ad una corretta rappresentazione di se. Lo sviluppo della lateralità appare fondamentale sia per la strutturazione di una cognizione spaziale ( il riconoscimento della destra e della sinistra è fondamentale per apprendere le topologie di base) che a livello neurologico per organizzare funzionalmente ( è necessario che un emilato si specializzi) le attività prassiche e motorie.

Organizzazione spaziale e visuo-spaziale.la riabilitazione della strutturazione della spazialità procede nel porre le basi dello spazio topologico per poi evolvere in quello proiettivo ed euclideo. Fondamentale è la componente percettivo visiva sia nello spazio agito che in quello rappresentato.

La riabilitazione del gesto prassico viene anch’essa suddivisa in due parti, una maggiormente concettuale che riguarda la programmazione del gesto ( conoscenza dell’oggetto, delle azioni e della sequenza di azioni corretta) all’interno della quale viene maggiormente coinvolta la componente cognitiva e attentiva del bambino e di una parte esecutiva che si concretizza nella velocità e nella precisione dell’esecuzione. Il trattamento comprende una serie di proposte ed esercizi specifici per ognuna di queste due aree che possono essere proposti sia i modo contemporaneo che sequenziale. Per quanto riguarda la disgrafia essendo questa un disturbo specifico dell’apprendimento su base disprattica (Sabbadini) ne consegue che l’impostazione generale del trattamento in un primo momento sia sovrapponibile a quella della disprassia, cioè si prendono in considerazione le aree di sviluppo di base maggiormente carenti, ma in un secondo momento la riabilitazione procede in modo specifico per migliorare i processi di scrittura e molto schematicamente segue questa progressione:

Rilassamento e decontrazione degli arti superiori Controllo segmentario dell’arto superiore e del tono muscolare. Scioltezza del movimento ( fase del trattamento in cui viene introdotto l’utilizzo del

mezzo grafico, inizialmente si usano pennelli su fogli grandi con l’obiettivo di stimolare il piacere dell’attività grafica)

Tecniche pittografiche, anche in questa fase si utilizzano fogli di dimensione A3 , pennelli o matite morbide richiedendo l’esecuzione di linee continue o traccie pregrafiche.Gli esercizi si svolgono ancora in piedi.

Tecniche scrittografiche: Si passa all’utilizzo della matita e ci si concentra sulla programmazione ( direzionalità del tratto) e l’esecuzione ( velocità e continuità) dei grafemi.

Questo è lo specifico del trattamento riabilitativo neuro psicomotorio, vediamo ora la collaborazione con gli insegnanti. Una delle cose più importanti che può fare un insegnante è quella di segnalare in modo precoce la presenza di una difficoltà sospetta, l’efficacia del trattamento è correlata in modo diretto alla precocità della presa in carico e quindi della segnalazione. A seguire vengono elencati alcuni comportamenti che possono essere campanelli d’allarme per un quadro di disprassia o disgrafia

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Come vedete questi campanelli d’allarme riguardano l’età prescolare, relativamente soprattutto ai quadri di disprassia è possibile fare una segnalazione ( ed è solitamente estremamente utile ai fini terapeutici) anche prima dell’ingresso in prima elementare. Se il bambino è piccolo e frequenta la scuola materna si noterà un comportamento caratterizzato da :

A livello motorio globale : Difficoltà nell’organizzare i movimenti sopratutto i più complessi ( ad esempio salire e scendere le scale scavalcare un ostacolo, saltare…), scarso investimento nei giochi con la palla

Nello sviluppo delle autonomie : Lentezza nell’organizzare e memorizzare le sequenze relative alle richieste adattive (es.spostamenti nell’asilo) -Poca abilità nel vestirsi, spogliarsi

Scarsa applicazione nelle attività sedentarie e difficoltà in tutti quei giochi che richiedono destrezza manuale (colorare, puzzle, costruzioni)

Scarsa partecipazione ai giochi di movimento, sport. Se il bambino è più grande ed è già inserito alle scuole elementari si osserveranno difficoltà maggiormente inerenti agli apprendimenti ed in generale all’organizzazione della vita scolastica:

Difficoltà nell’area prassico-manuale e difficoltà nell’organizzazione dello studio e nell’utilizzo di strumenti tecnici quali squadrette, righello compasso , forbici etc..

Difficoltà di orientamento e organizzazione spaziale: quaderni disordinati, difficoltà di organizzazione dello spazio foglio, difficoltà nell’incolonnare i numeri e nei compiti geometrici.

Difficoltà nell’area visuo-costruttiva : difficoltà nel copiare dalla lavagna e nell’affrontare proposte che richiedono una continua analisi visuo-spaziale come schemini e collegamenti con frecce.

Area grafomotoria : nell’apprendere la scrittura, grafia faticosa e illeggibile (disgrafia), disegno scarsamente investito e brutta anche la coloritura.

Fatta questa premessa possiamo vedere nello specifico gli insegnanti cosa possono fare nel momento in cui all’interno del loro gruppo classe hanno un bambino con un quadro di disprassia o disgrafia. Nel caso della disgrafia essendo questa classificata come DSA in Italia è necessario fare riferimento alle direttive emanate dal ministero dell’istruzione in una circolare che è passata in tutte le scuole e che stila che stila un elenco degli strumenti dispensativi e compensativi a cui un bambino con diagnosi di DSA ha diritto ad accedere. Alcuni di questi accorgimenti è utile anche nel caso in cui la diagnosi sia di disprassia ( c’è comorbidità) ma per essere maggiormente sintetici e chiari ho riportato qui le strategie principali e non ho riportato la circolare nella sua completezza. Quindi le strategie principali sono:

Riduzione del carico esecutivo in favore degli apprendimenti Dare verifiche e scelta multipla Testi di problemi e schede prescritte Concedere l’utilizzo dello stampatello maiuscolo o lo stile prescelto dal bambino

(stile misto ad esempio) purchè mantenga il carattere di leggibilità e velocità esecutiva

Preferire verifiche orlai piuttosto che scritte Lasciare più tempo per lo svolgimento di produzioni scritte lunghe Eventuale utilizzo della calcolatrice

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Eventuale utilizzo del computer. Inoltre solitamente viene consigliato l’utilizzo di materiale didattico speciale quale:

Quaderni con spazi e righe segnati Piano inclinato a 20 gradi per favorire l’igiene posturale nel corso della scrittura Facilitatori d’impugnatura per favorire un’impugnatura corretta ed ergonomica.

Per concludere è necessario sottolineare che solo il lavoro congiunto tra scuola famiglia e riabilitazione regala la possibilità ai nostri bambini di crescere ed apprendere in modo sereno in quanto La riabilitazione può supportare il bambino nel recupero delle aree deficitarie ma è necessaria la collaborazione con la scuola per ridurre l’impatto che questa difficoltà specifica può avere sugli apprendimenti ed inoltre è necessaria la collaborazione della famiglia per non fare si che i nostri bambini vadano incontro a demotivazione , scarsa autostima ed ansia da prestazione.

Bibliografia Dispensa del corso di aggiornamento “ La rieducazione psicomotoria dei disturbi della scrittura” a cura di Anne-Marie Wille. Milano 22 marzo 2003. Fratelli, M. (2008) Disgrafia e recupero delle difficoltà grafo-motorie. Erickson. Pratelli M. (1995). Disgrafia e recupero delle difficoltà grafomotorie, Erickson. Sabbadini G. (1995). Manuale di neuropsicologia dell’età evolutiva, Bologna: Zanichelli. Sabbadini G. (1976). Disturbi specifici dell’apprendimento. Roma: Bulzoni. Sabbadini, L. (2005). La disprassia in età evolutiva: criteri di valutazione ed intervento. Milano: Sprinter. Schieroni, G. L’alterazione delle componenti neuropsicomotorie della scrittura: dalla valutazione al progetto terapeutico (Tesi di Laurea). Wille, A.M. (1996). La terapia psicomotoria dei disturbi minori del movimento, Roma: Marrapese. Wille, A.M., & Ambrosiani, C. (2005). Manuale di terapia psicomotoria dell’età evolutiva. Napoli: Cuzzolin editore.