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ORGANO UFFICIALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI GERONTOLOGIA E GERIATRIA Anno IX - N. 3 Settembre 2011 TRIMESTRALE ISSN 1723 - 7750 I luoghi della cura 3/2011 Poste Italiane S.p.A. In caso di mancato recapito, rinviare a Roma Romanina Stampe, per la restituzione al mittente previo addebito pagamento resi 0331 i Luoghi della cura 3_11:- 27-07-2011 9:25 Pagina 1

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ORGANO UFFICIALE DELLASOCIETÀ ITALIANA DI GERONTOLOGIA E GERIATRIA

Anno IX - N. 3Settembre 2011

TRIMESTRALE

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50 I luoghi della cura 3/2011

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EDITORIALEUna rete costruita tra diversi luoghi della curaMarco Trabucchi, 4

ASPETTI CLINICO ASSISTENZIALIL’assunzione sicura dei farmaci nella Residenza comunaleCimarosa di Torino. Un modello d’integrazione tra competenzesanitarie e socio-assistenzialiDaniela Bodda, Miriam Petti, Franco Cirio, Antonietta Gaeta, Maria Cardino, 6

MATERIALI DI LAVOROModelli di residenzialità sociale in Lombardia: le Comunità alloggioFabrizio Giunco, Gianbattista Guerrini, 10

La condizione dell’anziano nelle popolazioni zingareFranco Valenti, 17

Qualità della vita o qualità della cura? Lina Bertolini, Marco Pagani, 20

SPUNTI DI DIBATTITOLa valutazione della soddisfazione nelle RSA:appunti per orientarsiLuisa Lomazzi, 26

REVISIONE PERIODICA DELLA LETTERATURA E RECENSIONIAffettività e sessualità: gerotecnologia in pilloleMauro Colombo, 29

Direzione scientifica: Antonio Guaita, Francesco Landi, Ermellina ZanettiComitato editoriale:Renzo Bagarolo, Giovanni Bigatello, Stefano Boffelli, AnnaCastaldo, Chiara Ciglia, Mauro Colombo, Carla Facchini,Antonino Frustaglia, Cristiano Gori, Gianbattista Guerrini,Renzo Rozzini, Marco Trabucchi, Daniele VillaniDirettore responsabileAndrea SalvatiSegreteria di redazioneIole Di Francesco - [email protected] pubblicitàPatrizia Arcangioli, responsabile - [email protected] marketing & sviluppoCarlo Bianchini, [email protected] Garzonio, [email protected] Regini, [email protected] EDIZIONI INTERNAZIONALI s.r.l.Direzione, Redazione, Amministrazione:Corso Trieste, 42 - 00198 RomaTel. 06/8412673 r.a. - Fax 06/8412688E-mail: [email protected] - Sito web: www.gruppocic.comArea Nord Italia:Via Matteotti, 52B - 21012 Cassano Magnago (VA)Tel. 0331282359 - Fax 0331287489Trimestrale Reg. Trib. di Roma n. 101/2003 del 17/03/2003 R.O.C.: 6905/128611Stampa: LITOGRAFTODI srl - Todi (Perugia)Abbonamento annuo: Italia € 10,00 (una copia € 3,50) - Este-ro € 20,00. L’IVA condensata nel prezzo di vendita è assoltadall’Editore ai sensi dell’art. 74, primo comma, lett. c), D.P.R.633/72 e D.M. 29/12/89. Il giornale viene anche inviato in omag-gio ad un indirizzario di specialisti predisposto dall’Editore.Finito di stampare nel mese di settembre 2011Tiratura di questo numero: 2.500 copie.

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Organo ufficiale della Società Italianadi Gerontologia e Geriatria

ANNO IX - N. 3 - 2011

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SOMMARIO

I luoghidella cura

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MATERIALI DI LAVORO

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Afronte della continua decrescita demografica del-la popolazione italiana, la popolazione Rom o Sin-ti italiana mantiene un tasso di fertilità di oltre 2

figli per donna.Si può ben dire che l'attaccamento alla famiglia e alla pos-sibilità di vedersi circondati da figli e nipoti rappresen-ta uno degli orgogli delle popolazioni “zingare”.La popolazione minorile raggiunge le punte del 60% nel-le comunità Rom e Sinti italiane, e la stessa percentua-le si riscontra anche nelle stesse comunità insediate dasecoli nell'Europa dell'Est e nei Balcani. Il rovescio della medaglia è dato dal fatto che l'aspettativadi vita, pur essendo in lieve crescita, risulta decisamen-te inferiore rispetto alle popolazioni cosiddette “stanziali”o “gadgè”. Dalle analisi svolte a livello europeo risulta chela vita media dei maschi Rom sia di circa 55 anni, men-tre per le donne si arriva alla soglia dei 60. A livello dei27 stati dell'Unione Europea, a fronte di un 51% dellapopolazione che raggiunge i 75 anni, solo il 25,7% de-gli anziani Rom raggiunge quell'età. La forbice si assot-tiglia ancor di più per quanto riguarda gli ultraottantenni:solo il 4,5% dei Rom arriva agli 85 anni, a fronte dell’11,2%della popolazione sedentaria. Da questi dati si deduce che le popolazioni cosiddettenomadi, sia in Europa sia nel nostro paese, sono in buo-na parte costituite da bambini e giovani adulti.Tale situazione rende ragione di alcuni fattori:- la promiscuità dell'habitat in cui molte popolazioni

nomadi sono costrette a vivere;- una certa forma di determinismo fatale dell'esistenza

umana: l'oggi è fondamentale, “del doman non c'è cer-tezza”;

- la percezione negativa suscitata nella maggioranza cul-turale ed etnica dei paesi di insediamento, facilmen-te inclini al pregiudizio e alla marginalizzazione;

- gli insediamenti fatiscenti, con carenza di servizi e distrumenti di sollievo di cui fanno ampiamente uso isedentari: aumentano le tv ultrasottili, ma non vi è un

congruo aumento di strumenti di gestione domestica,quali lavatrici, ecc.

- la scarsa percezione della necessità di una scolariz-zazione, che si accompagna ad una difficoltà, so-prattutto da parte della popolazione femminile, a ge-stire la propria capacità riproduttiva. È infatti dimo-strato, anche presso altre popolazioni, cosiddette asviluppo rallentato, che una maggior scolarizzazioneed autonomia della componente femminile produ-ce una riduzione del numero di figli ed una maggiorcrescita di benessere economico.

Ora è ben chiaro che i depositari della memoria e del-la saggezza riconosciuta all'interno delle comunità sono,e non può essere altrimenti, i pochi anziani che nella lun-ghezza della propria vita sono stati in grado di imma-gazzinare un sapere, che rappresenta il sapere da tra-mandare e da portare avanti in un contesto di trasmis-sione orale dei valori e degli interdetti.Inoltre, visto che è la componente femminile a vivere me-diamente più a lungo della componente maschile, sem-pre dominante e fonte di organizzazione sociale, capi-ta spesso che le donne anziane vengano chiamate a con-siglio per dirimere le questioni che possono nascere al-l'interno del gruppo e, in questo contesto, si può bendire che le biblioteche viventi della cultura e della tra-dizione Rom o Sinti siano le donne.

LA COESIONE FAMILIARE

Per le popolazioni Rom e Sinti il “vecchio” acquisisce lapropria importanza in quanto fulcro e riferimento deigiovani e della famiglia tutta. Il Rom non si situa, e nonpotrebbe essere altrimenti, che in rapporto alla propriafamiglia e all'interno della propria famiglia, ed è nell'ambitofamiliare, inteso come famiglia allargata, che gli anziani,maschi e femmine, occupano un posto fondamentale, nonlegato solo alla discendenza, ma di garanzia di stabilità

ANNO IX - N. 3 - 2011

I luoghidella cura

La condizione dell’anziano nelle popolazioni zingareFranco Valenti

Presidente Fondazione Guido Piccini per i Diritti dell'Uomo ONLUS, Calvagese della Riviera (BS)

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MATERIALI DI LAVORO

I luoghidella cura

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e di crescita di tutto il gruppo. Il Rom non è conosciu-to né riconosciuto in quanto individuo, ma in ragione dellignaggio nel quale si situa. È colui che appartiene a talelignaggio. Se il lignaggio è stimato e conosciuto, l'indivi-duo viene allora preso in considerazione da tutti. È la di-scendenza (vitsa) che dà l'esistenza. La condotta indivi-duale, quindi, correlata a quella dei propri familiari, con-sisterà nel conservare e nell'affermare la reputazione del-la famiglia. Da qui forse deriva il grande attaccamentoalla tradizione da parte della famiglia Rom, perché ognivalore si situa tra l'onore e l'onta, e per avere onore erispetto bisogna osservare le leggi Rom.L'obbligo di mantenere alto l'onore della famiglia vienemonitorato e garantito dagli anziani, che rappresentanoil collegamento diretto e più prossimo con gli antenati,a cui si deve sempre rendere onore versando alla ter-ra ogni primo sorso di alcool, in modo da ristabilire sim-bolicamente tale equilibrio basato sul rispetto della di-scendenza. La famiglia non è solamente importante per l'individuoe determinante per la sua condotta, ma è anche un ele-mento essenziale dell'organizzazione sociale. L'unità so-ciale elementare non è la famiglia ristretta ai genitori eai figli, ma la famiglia allargata, la “vitsa”, il lignaggio. È la“vitsa” che permette di sapere chi è l'individuo e che per-mette di valutarlo come alleato o no, o come degno dirispetto o no. Una “vitsa” può essere costituita anche da200 persone e vi è una suddivisione solo quando l'uo-mo diventa nonno, diventando allora capo di una fami-glia allargata che porta il suo nome.Gli uomini anziani rappresentano un'autorità per i gio-vani, sono rispettati e vengono chiamati familiarmente“kakò”, zio.I bambini appartengono al lignaggio del padre e finchénon diventano dei Rom (uomini), vale a dire fino a quan-do non sono sposati e padri di un figlio, vengono desi-gnati come “figli di…”.È l'uomo che è il depositario del prestigio della famiglia,ed è lui che mantiene il legame tra la famiglia e il grup-po; la donna si occupa della casa, dell'educazione dei fi-gli e soprattutto delle figlie.Il Rom ama infinitamente i propri bambini, che sono ilcentro della famiglia, anche se sembra che tutti si disin-teressino: il bambino fa ciò che vuole, come vuole e quan-do vuole.L'educazione del bambino all'interno del lignaggio ha dueobiettivi primari: il primo, il bambino deve imparare l'im-portanza della “vitsa” e deve dimostrare amore, lealtàe altruismo verso di lei, e tale atteggiamento fondamentale

è necessario alla coesione sociale. In cambio il bambi-no ottiene una sicurezza psicologica ed economica chesolo il gruppo gli può dare.Il secondo obiettivo è quello dell'assimilazione delle re-gole (interdetti e obblighi), ed è sottinteso al primo. Ri-spettando le regole l'individuo perviene alla coesione so-ciale e alla sicurezza, ma se rifiuta questo sistema egli ver-rà sottoposto al giudizio della "kris" (consiglio o tribu-nale).Dall'importanza della famiglia allargata e della progeniesi evince la fondamentale centralità del matrimonio nel-la società Rom. Ed è per la sua importanza come fattoredi coesione sociale che il matrimonio viene pilotato daipadri, previo consenso degli interessati, e resta assoda-to che la politica matrimoniale tenda ad accrescere il po-tere e il prestigio della vitsa.

GLI ANZIANI A GARANZIADI UN'ETICA ZINGARA?

La società zingara si distingue dalla società “gadgè”, e leleggi che la regolano hanno un valore normativo soloper l'interno: le relazioni tra Rom restano fondate su unprincipio di uguaglianza e di rispetto reciproco. Si puòimpossessarsi dei beni di un “gadjo”, ma non si può de-rubare un altro Rom; così pure i matrimoni sostanzial-mente endogamici, vanno celebrati secondo le leggi Rom,all'interno del campo e solo in un secondo tempo si prov-vederà, per la pace con le autorità autoctone, a rego-larizzarlo in chiesa, in moschea o al municipio.Gli adulti e gli anziani stanno alla base delle strategie ma-trimoniali: la nonna o il nonno sono punti di riferimen-to per i giovani, più ancora che per gli stessi genitori.Tale controllo sociale esercitato dagli anziani determi-na il fatto che i matrimoni esogamici non siano ben vi-sti e se una “Romni” sposa un “gadjo” rischia l’espulsio-ne dalla comunità, anche perché rischia di rivelare all'e-sterno i segreti del gruppo. Tale matrimonio viene solotollerato quando da questa operazione tutto il gruppopuò trarne benefici: è il caso di matrimoni tra “Romni”e nobili in Russia, o tra “Romni” e persone influenti inOccidente.Per quel che concerne l'età del matrimonio, gli zingarisi sposano ancora relativamente in giovane età per la ne-cessità di mantenere un equilibrio nel contesto di pro-miscuità in cui si viene a vivere in un campo, spesso strut-turato da autorità esterne al gruppo senza omogenei-tà delle famiglie che lo abitano, per cui l'onorabilità di una

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ragazza (la verginità) e le pulsioni del ragazzo vanno pre-ventivamente tutelate e prevenute con una regola-mentazione affidata ad matrimonio consuetudinario. L'etica comportamentale zingara non distingue la teo-ria dalla pratica, ma è estremamente realista, è una mo-rale che tiene conto solo di quello che è del dominiodel possibile. Più che mettere in pratica l'amore del pros-simo e l'odio del nemico, lo zingaro, con molto sensopratico, tende concretamente a ridurre il numero dei suoinemici e l'unica regola morale resta la vecchia regola deltaglione, occhio per occhio, dente per dente, spesso so-stituita con un indennizzo in danaro per i torti subìti.Se la morale non-zingara è di solito in correlazione aduna teologia e ad una religione, lo stesso vale anche perla morale zingara. La trasmissione di tale Weltan-schauung viene garantita dalla tradizione orale curata emantenuta grazie agli anziani del gruppo, e i bambini ver-ranno edotti in questa visione del mondo: molto laicae pragmatica.Il dio zingaro, “Pouro Del”, non è un Dio creatore del-la terra, ma è lui stesso che nasce dalla Terra, la quale nonè stata creata, ma è sempre esistita, e così il principio delmale il “Bheng” (personalizzato nel rospo o nel drago-ne di S. Giorgio dell'iconografia bizantina), che nasce puredalla terra: per cui sia il “Bheng” che il “Pouro Del” sonoambedue stati creati dalla terra. Dio è il bene, mentreil diavolo è il male, ma non è nemico del bene, di cui ècompagno. La lotta tra i due principi è solamente cau-sata dal desiderio del “Bheng” di prendere il posto delDel. Il “Bheng” non è il male assoluto, ma è cattivo solocon gli uomini, e cerca di portarli sulla strada del male,e se saranno stati cattivi discenderanno nell'abisso del-lo Yado e diventeranno dei “mulè” o “tchahanè” o vam-piri. Anche coloro che muoiono in modo tragico di-scenderanno allo Yado, perché sicuramente avranno com-messo qualche cosa di grave nella loro vita. Al contra-rio, se sono stati buoni ed hanno avuto una morte nor-male, il Pouro Del sceglierà per loro un posto meravi-glioso nel Raio, luogo situato nell'altra terra al di sopradel cielo e delle stelle.Il principio del bene lascia agli individui la libertà di sce-gliere il proprio comportamento, e cerca di aiutarli a com-piere le buone azioni e ad evitare le cattive; in caso dicattivo comportamento il pentimento può riportare sul-

la buona strada.Tale dualismo potrebbe avere origini dalla tradizione re-ligiosa indiana, ed un raccordo certo a tale origine è datodalla festa delle Saintes Maries de la Mer in Camargue,a fine maggio, quando gli zingari si ritrovano per festeg-giare la loro patrona, Sarah (una delle tre Marie di pel-le scura): tale forma di festa, infatti, corrisponde al car-nevale delle lampade che viene celebrato in India in ono-re della dea Kalì.Gli zingari islamizzati o cristianizzati vivono con molta li-bertà la loro attuale condizione religiosa, ma mantengonoradicata la convinzione religiosa tradizionale.

CONCLUSIONI

Come tutte le società, anche quelle Rom e Sinti sonoin continua trasformazione, e non sempre i valori tra-dizionali o l'organizzazione dell'autorità a livello di famigliaallargata trovano conferma.Si assiste ad una lenta, ma continua, contaminazione daparte della società culturalmente dominante, e la stes-sa scolarizzazione, voluta e proposta fortemente da par-te di tutte le istituzioni scolastiche, introduce inevitabil-mente dei conflitti generazionali e non sempre i codicicomportamentali trasmessi dalla pedagogia corrente pos-sono essere coniugati con i codici comportamentali vi-genti a livello di comunità nomade. Un dato per tutti, ilnomadismo si sta drasticamente riducendo in tutta Eu-ropa, e con l'aumento della sedentarizzazione diminui-scono anche le funzioni di un’autorità esercitata in uncontesto di fluidità delle appartenenze. La stabilità de-paupera le funzioni di regolamentazione della mobilitàe delle relazioni infragruppali: lo spazio si ferma, i riferi-menti diventano stabili, “istituzionali”, e la stessa autori-tà degli anziani del gruppo ne risente in quanto il sape-re acquisito nella formazione scolastica, oppure una cer-ta forma di benessere e di riconoscimento sociale, ac-quisito anche al di fuori della comunità, riduce la funzionedell'anziano come punto di riferimento della memoriacollettiva.Tale trapasso creerà sicuramente degli scossoni e unaforte crisi di coesione sociale.Lo spettro più temuto della solitudine rischia di impa-dronirsi anche dei “figli del vento”.

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