I Fondi Strutturali e di Investimento Europeo in Italia: la priorità “agenda urbana”

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I Fondi Strutturali e di Investimento Europeo in Italia: la priorità “agenda urbana” Antonio Bonetti Nota 2/2017 - Marzo 2017 Centro Studi F4R Lab Area di ricerca: EUROPA 4.0

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I Fondi Strutturali e di Investimento Europeo in Italia:

la priorità “agenda urbana”

Antonio Bonetti

Nota 2/2017 - Marzo 2017

Centro Studi F4R LabArea di ricerca: EUROPA 4.0

OBIETTIVI E LIMITI DELLA NOTA

Obiettivi:� presentare in termini generali la programmazione 2014-2020 dei Fondi Strutturali conriferimento all’Italia,� proporre un focus tematico su quelle priorità di intervento che riguardano la c.d. “agendaurbana”, sia per la centralità delle città europee e italiane nel dibattito sulle strategie di rilanciodella crescita economica, sia per il fatto che tali priorità costituiscono una rilevante fonte didella crescita economica, sia per il fatto che tali priorità costituiscono una rilevante fonte difinanza pubblica aggiuntiva per gli Enti Locali.

Antonio Bonetti

Limiti:� non viene presentata la programmazione generale di tutti i Fondi Strutturali e di InvestimentoEuropeo (Fondi SIE),� non vengono approfondite le analisi inerenti la struttura e il budget dei PO regionali (inparticolare vengono trascurati i POR FSE).

N.B. La Nota è stata chiusa il 5 marzo 2017.Una precedente versione è disponibile sul sito www.bonetti4reforms.com dal giugno 2016

SEZIONI DELLA NOTA

Sezione 1. Politiche europee e Fondi SIESezione 2. La programmazione dei Fondi Strutturali in ItaliaSezione 3. La priorità “agenda urbana” in ItaliaSezione 4. Il PON Città MetropolitaneSezione 5. Struttura e importanza specifica dell’Obiettivo Cooperazione Territoriale

Antonio Bonetti

Sezione 5. Struttura e importanza specifica dell’Obiettivo Cooperazione TerritorialeEuropea dei Fondi SIE

Allegato I – Il “PON Governance e Capacità Istituzionale”Allegato II - La struttura del POR FESR Lazio e gli Obiettivi Tematici 4, 5 e 6 dei Fondi SIEAllegato III – Il Programma Nazionale per la Ricerca 2015-2020Allegato IV – Breve riepilogo delle principali fonti di finanziamento per gli Enti Locali

Sezione 1. POLITICHE EUROPEE E FONDI SIE

Il Reg. (UE, Euratom) N. 966/2012 – il nuovo regolamento finanziario sui fondi dell’UE - ha fattofinalmente maggiore chiarezza sui metodi di esecuzione del bilancio.

L’esecuzione del bilancio dell’UE è disciplinata dal Titolo IV del Regolamento 966/2012. In particolare, l’art.

1.1. I metodi di esecuzione del bilancio dell’UE

Antonio Bonetti

L’esecuzione del bilancio dell’UE è disciplinata dal Titolo IV del Regolamento 966/2012. In particolare, l’art.58 distingue chiaramente fra:1. gestione diretta. L'implementazione dei Programmi è gestita direttamente da:- Direzioni Generali e Servizi della Commissione. - Delegazioni dell’UE (presso Paesi Terzi).- Agenzie esecutive, di diretta emanazione della Commissione;2. gestione concorrente. Le funzioni di gestione finanziaria e di esecuzione degli interventi sono affidate adAmministrazioni nazionali e regionali degli Stati Membri (formalmente il Regolamento indica gli SM);3. gestione indiretta.

Per maggiori delucidazioni sui legami fra politiche europee, bilancio dell’UE eFondi SIE si veda la Nota 1/2017 “Ratio, obiettivi e strumenti dei FondiStrutturali 2014-2020”.

1.2. Programmi e fondi “a gestione concorrente”

Il Reg. (UE, Euratom) N. 966/2012 ha chiarito meglio quali sono le politiche e i Fondi “agestione concorrente”.

Tradizionalmente come Fondi “a gestione concorrente” venivano indicati i Fondi “a finalitàstrutturale” (Fondi Strutturali della politica di coesione, fondi per lo sviluppo rurale, fondi per lastrutturale” (Fondi Strutturali della politica di coesione, fondi per lo sviluppo rurale, fondi per lapesca).

Ora vengono inclusi fra i fondi “a gestione concorrente” anche:- gli interventi nel settore dell’immigrazione e della tutela dei richiedenti asilo;- altri interventi nel settore libertà, sicurezza e giustizia (art. 175 del regolamento finanziario) *.

(*) Questo è il motivo, ad esempio, per cui parte degli interventi del complessoFondo per l’Asilo, le Migrazioni e l’Integrazione (FAMI) è realizzatotramite Programmi Nazionali. Il Programma Nazionale FAMI è gestito dalMinistero dell’Interno e si può scaricare dal sito web di questo Ministero.

Politiche interne -Fondi

dell’UE

Programmi/fondi “tematici”

Strumenti finanziari

1.3. Politiche interne e sovvenzioni dell’UE a gestione diretta e “a gestione concorrente”

Fondi “a gestione diretta”

dell’UE“tematici”

Fondi SIE

Fondi “a gestione concorrente”

Sovvenzioni

Altri Fondi (FAMI, FEAD) e alcune linee di finanziamento

del I Pilastro della PAC

1.4. La politica di coesione e il legame logico dei Fondi SIE con “Europe 2020”

I Fondi Strutturali (FESR e FSE) anche nella programmazione in corso sono gli strumenti piùimportanti nell’ambito dei finanziamenti “a gestione concorrente” dell’UE (*).Da un lato, essi, continuano ad essere il principale strumento della politica di coesione economica,sociale e territoriale dell’UE (politica regionale europea). Al contempo, essi sono stati pensati come ilprincipale strumento di sostegno agli investimenti produttivi della strategia “Europe 2020”.

Non a caso, tutti i Fondi richiamati sopra – FESR, FSE, FEASR e FEAMP - vengono indicati comeFondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE) ed inoltre vengono disciplinati da un soloregolamento-quadro (o regolamento generale) pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’UE (GUUE) neldicembre 2013.

(*) Il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) è statoistituito nel 1975 e nel tempo è diventato il principale strumento della politicadi coesione. Il Fondo Sociale Europeo (FSE), previsto già nei Trattati di Romadel 1957, è stato formalmente reso operativo nel 1963.

1.5. Il legame logico dei Fondi SIE con “Europe 2020”: i fattori che lo determinano

Europe 2020 Politiche strutturali (Fondi SIE)Politiche strutturali (Fondi SIE)

Programmazione top-down e base normativa informata a obiettivi e flagship initiatives della strategia “Europe 2020”a obiettivi e flagship initiatives della strategia “Europe 2020”

Obiettivi delle politiche strutturali coerenti con quelli della strategia “Europe 2020” (Obiettivi Tematici dei Fondi SIE)

Concentrazione “tematica” e vincoli sull’allocazione delle risorse del FESR e del FSE

Impostazione della specifica strategia per l’innovazione ex RIS3

(*) Per RIS3 (Regional Innovation Smart Specialisation Strategy) si intende un nuovo approccio allaformulazione delle strategie nazionali/regionali per la ricerca e l’innovazione, volto a renderle più coerenti con lastrategia europea per la competitività e anche con i “punti di forza” dei contesti regionali.

1.6. Le politiche strutturali e i Fondi SIE 2014-2020

Fondi SIEFondi SIE

Fondi Strutturali

Politiche strutturaliPolitiche strutturali

Politica regionale per le regioni NUTS II

Fondo di Coesione

FEASR

FEAMP

Politica regionale per le regioni NUTS II

Politica regionale per SM con RNL/ab. < 90% Media UE

Misure per lo Sviluppo Rurale

Misure della Politica Comune per la Pesca

FEASR: Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo RuraleFEAMP: Fondo Europeo per le Attività Marittime e la Pesca

Investimenti in favore della crescita e

dell’occupazione

Cooperazione transfrontaliera

Circa 313,3 Miliardi di Euro, di cui il 52,5% per

le regioni “meno sviluppate”

1.7. Obiettivi della “politica di coesione” (art. 89 del Reg. (UE) N. 1303/2013)

Obiettivi

Cooperazione interregionale

Cooperazione Territoriale Europea (CTE)

Cooperazione transnazionale

(*) Qui si fa riferimento agli obiettivi generali della ‘politica di coesione’ nella programmazione 2014-2020 che nonvanno confusi con gli Obiettivi Tematici (OT).

Programmi monofondoFESR per cui sono stati stanziati circa 9 Miliardi

di Euro

Regioni meno sviluppateRegioni il cui PIL pro-capite è inferiore al 75% della media del PIL dell’UE-27

1.8. Le “categorie di regioni” (copertura geografica dei Fondi con riferimento all’Italia)

1BasilicataCalabria

CampaniaPugliaSicilia

Regioni più sviluppateRegioni il cui PIL pro-capite è superiore al 90% della media del PILdell’UE-27

Regioni in transizioneRegioni il cui PIL pro-capite è compreso fra il 75% e il 90% della media del PIL dell’UE-27

2

3 Le 11 regioni e le due Province Autonome del

Centro Nord

AbruzzoMolise

Sardegna

2.1. Politica di coesione: i fondi disponibili per l’Italia

Il budget di circa 325 Miliardi di Euro (a prezzi 2011) della politica di coesione 2014-2020 equivale a circa 350 Miliardi aprezzi correnti che si distribuiscono fra i vari Paesi in base a diversi parametri (in primis la popolazione concentrata nellearee più arretrate degli Stati Membri).Alle regioni più arretrate dell’UE è stato destinato – anche per effetto dell’intervento specifico nei Paesi il cui livello delReddito Nazionale Lordo pro-capite è inferiore al 90% di quello della Media UE, del Fondo di Coesione – circa il 70% delle

Sezione 2. LA PROGRAMMAZIONE DEI FONDI STRUTTURALI IN ITALIA

Reddito Nazionale Lordo pro-capite è inferiore al 90% di quello della Media UE, del Fondo di Coesione – circa il 70% dellerisorse.L’Italia è il secondo beneficiario dei fondi della politica di coesione 2014-2020, dopo la Polonia (beneficiaria, tuttavia, anchedei finanziamenti del Fondo di Coesione). L’Italia riceverà fino al 2020 oltre 32,8 Miliardi di Euro (9,4% del montantetotale).Le cinque regioni “meno sviluppate” del Paese (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) potranno contare su circa22,3 Miliardi di Euro (69,3% del montante totale di Fondi assegnati all’Italia).

N.B. Il negoziato con la Commissione Europea non è stato facilissimo, nonostante la proposta di Accordo di Partenariatofosse stata preceduta da un documento strategico molto innovativo e interessante, denominato “Metodi e obiettivi per unuso efficace dei Fondi comunitari 2014-2020” (datato 27 dicembre 2012) che aveva di fatto avviato il processo diprogrammazione in Italia su impulso dell’allora Ministro per la Coesione Fabrizio Barca.

Antonio Bonetti

2.2. La programmazione in Italia (un quadro sintetico)

Categoria diRegioni

Regioni Indice del PIL procapite 2014(Italia=100) *

Programmi Regionali

Regioni meno sviluppate Basilicata 68,6 1 POR FESR / 1 POR FSE

Calabria 59,5 1 POR Plurifondo

Campania 61,4 1 POR FESR / 1 POR FSE

Puglia 61,6 1 POR Plurifondo

Sicilia 61,2 1 POR FESR / 1 POR FSE

Regioni in transizione

Molise 68,5 1 POR Plurifondo

Abruzzo 86,2 1 POR FESR / 1 POR FSE

Sardegna 70,7 1 POR FESR / 1 POR FSE

Regione più sviluppate11 Regioni e 2 Province Autonome del Centro-Nord

- 13 POR FESR13 POR FSE

Dati di fonte SVIMEZ: SVIMEZ, Rapporto SVIMEZ 2015 sull’economia del Mezzogiorno, Il Mulino, 2015, p. 91

I documenti che caratterizzano l’approccio strategico dei Fondi SIE sono il Common Strategic Framework (CSF) cheinteressa tutti i Fondi SIE, a livello europeo, e gli Accordi di Partenariato (AdP), a livello di Stati Membri (gli artt. 9-17del regolamento-quadro disciplinano CSF e Accordi di Partenariato).L’Accordo di Partenariato (AdP) dell’Italia è stato approvato dalla Commissione con Decisione di esecuzione il 29 ottobre2014 e, come già accennato, prevede un framework strategico imperniato sugli 11 Obiettivi Tematici dei Fondi SIE.

2.3. Accordo di Partenariato (AdP) dell’Italia

L’AdP interessa tutte le regioni italiane suddivise nelle tre categorie previste dai regolamenti (v. slide 2.26), che solo in parterispecchiano realmente l’enorme divario inter-regionale interno. ISTAT e SVIMEZ stimano che nel 2014, fatto 100 il PIL

L’Accordo, che copre tutti i Fondi SIE, ha una dimensione finanziaria consistente. Il contributo europeo ammonta a pocopiù di 42 Miliardi di Euro, a cui va aggiunto il cofinanziamento nazionale.Il pacchetto finanziario dei Fondi Strutturali (FESR e FSE) ammonta a circa 31,119 Milioni di Euro, al netto del contributodi circa 1,1 Miliardi per l’Obiettivo Cooperazione Territoriale Europea.

rispecchiano realmente l’enorme divario inter-regionale interno. ISTAT e SVIMEZ stimano che nel 2014, fatto 100 il PILpro-capite dell’Italia, l’Indice del Trentino Alto Adige è pari a 141,7, mentre quello della Calabria è pari a 59,5. Di pocosuperiori sono gli Indici di Sicilia (61,2), Campania (61,4) e Puglia (61,6).L’ultima regione “meno sviluppata”, la Basilicata registra un Indice pari a 68,6, ma nella precedente programmazione nonera collocata nella categorie delle regioni “più povere”.La “questione meridionale”, purtroppo continua ad essere un problema grave. Nel 2014 l’Indice del PIL pro-capite per tuttele otto regioni del Mezzogiorno storico si è attestato su 63,9.

2.4. Programmazione top-down dei Fondi SIE 2014-2020

Strategia “Europe 2020”Quadro Strategico Comune (QSC)

Regolamento-quadro e regolamenti verticali sui Fondi SIE

Livello UE

Accordo di Partenariato (AdP)*

11 (+ 1) PO Nazionali (PON)

POR FESR regionaliPOR FSE regionali

Livello nazionale

Livello regionale

(*) L’AdP interessa tutti iFondi SIE ed è imperniatosu 11 Obiettivi Tematici (OT)

2.5. La struttura dell’Accordo di Partenariato (I)

L’Accordo di Partenariato (AdP), come è ben noto, è strutturato in:- Priorità tematiche: gli 11 Obiettivi Tematici (OT) previsti dal Quadro Strategico Comunesui Fondi Strutturali e di Investimento Europeo (Fondi SIE) e dai Regolamenti sui Fondi SIE,- Priorità territoriali,- Priorità orizzontali.

Le priorità territoriali sono (*):� Aree urbane (si veda la Sezione 3 di questa Nota),� Aree interne.

N.B. Le “aree interne” interessate dalla strategia sono state concertate fra Governo e Regioni, a seguito di un lavorotecnico metodologicamente ineccepibile, e sono riportate sul sito web dell’Agenzia per la Coesione Territoriale (ex DPS).

(*) La sezione specifica dell’AdP sulle priorità territoriali richiama anche lestrategie macroregionali dell’UE e le strategie relative ai bacini marittimiche interessano l’Italia.

2.6. La struttura dell’Accordo di Partenariato (II)

OBIETTIVI TEMATICI (OT) FONDI

OT 1 Ricerca, Sviluppo tecnologico e innovazione FESR *** FEASR

OT 2 Agenda digitale FESR *** FEASR

OT 3 Competitività dei sistemi produttivi FESR *** FEASR FEAMP

OT 4 Energia sostenibile e qualità della vita FESR *** FEASR FEAMP

OT 5 Clima e rischi ambientali FESR *** FEASR

OT 6 Tutela dell'ambiente - Risorse culturali e ambientali FESR *** FEASR FEAMP

OT 7 Mobilità sostenibile di persone e merci FESR *** *** ***

OT 8 Occupazione *** FSE FEASR FEAMP

OT 9 Inclusione sociale e lotta alla povertà FESR FSE FEASR ***

OT 10 Istruzione e formazione FESR FSE FEASR ***

OT 11 Capacità istituzionale e amministrativa - AT FESR FSE *** ***

2.7. L’allocazione dei Fondi Strutturali per OT e categorie di regioni (I)

Obiettivi Tematici (OT)

Regioni più sviluppate

Regioni in transizione

Regioni meno sviluppate

Totale (a)

Val. ass. Val. % Val. ass. Val. % Val. ass. Val. % Val. ass. Val. %

OT 1 Ricerca, Sviluppo tecnologico e innovazione 909,3 12,5 177,4 13,6 2.266,0 10,6 3.352,7 11,2

OT 2 Agenda digitale 348,9 4,8 85,9 6,6 1.410,8 6,6 1.845,6 6,1

OT 3 Competitività dei sistemi produttivi 809,1 11,1 219,7 16,8 2.546,6 11,9 3.575,4 11,9

OT 4 Energia sostenibile e qualità della vita 773,0 10,6 132,1 10,1 2.233,5 10,4 3.138,6 10,4

OT 5 Clima e rischi ambientali 97,0 1,3 23,3 1,8 691,6 3,2 811,9 2,7

OT 6 Tutela dell'ambiente- Risorse culturali e OT 6 Tutela dell'ambiente- Risorse culturali e ambientali 131,4 1,8 75,6 5,8 2.134,7 9,9 2.341,7 7,8

OT 7 Mobilità sostenibile di persone e merci 0,0 0,0 0,0 0,0 2.473,5 11,5 2.473,5 8,2

OT 8 Occupazione 1.846,5 25,4 193,0 14,8 2.047,0 9,5 4.086,5 13,6

OT 9 Inclusione sociale e lotta alla povertà 974,1 13,4 143,2 10,9 2.184,5 10,2 3.301,8 11,0

OT 10 Istruzione e formazione 1.258,9 17,3 210,0 16,1 2.647,1 12,3 4.116,0 13,7

OT 11 Capacità istituzionale e amministrativa - AT 134,7 1,8 47,8 3,7 821,5 3,8 1.004,0 3,3

Totale risorse per categoria di Regioni 7.282,9 100,0 1.308,0 100,0 21.456,8 100,0 30.047,7 100,0

Assistenza tecnica 285,2 - 42,4 - 743,7 - 1.071,3 -

Totale generale 7.568,1 1.350,4 22.200,5 31.119,0(a) Comprensivo del FESR e del FSE e al netto del FEASR e del FEAMP.

Fonte: elaborazioni SVIMEZ su dati Agenzia per la Coesione TerritorialeSVIMEZ, Rapporto SVIMEZ 2015 sull’economia del Mezzogiorno, Il Mulino, 2015, p. 387

2.8. L’allocazione dei Fondi Strutturali per OT e categorie di regioni (II)

La tabella riportata prima evidenzia che il pacchetto finanziario dei Fondi Strutturali, al netto delfinanziamento specifico per l’Assistenza Tecnica alle Autorità di Gestione, si divide come segue:1. per quel che concerne le macro-categorie territoriali, le regioni più sviluppate raccolgono il 24,2% delcontributo dell’UE, quelle in transizione il 4,4% e quelle meno sviluppate il 71,4%;2. per quel che concerne gli OT, quelli su cui si concentra maggiormente il contributo dell’UE sono l’OT 10Istruzione e formazione (13,7% delle risorse UE), l’OT 8 Occupazione (13,6%), e l’OT 3 Competitività deisistemi produttivi (11,9%). Molto rilevante è anche la concentrazione finanziaria sull’OT 1 Ricerca einnovazione (11,2% del totale delle risorse UE) e sull’OT 9 Inclusione sociale (11% del totale).

Il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR) e il Fondo Europeo per le Attività Marittime e laPesca (FEAMP) non intervengono in tutti gli OT. Complessivamente il loro budget è il seguente:� FEASR: 10, 430 Miliardi di Euro, dei quali oltre 4 Miliardi sono allocati sull’OT 3;� FEAMP: 537,3 Milioni di Euro (*).

(*) L’attuazione del FEASR si basa su 21 PSR regionali e 2 Programmi NazionaliL’attuazione del FEAMP si basa su un Programma Nazionale.

2.9. La strategia per le aree interne nell’ambito dell’Accordo di Partenariato (I)

Le sfide territoriali per CLLD/LEADER individuate nell’AdP sono: (i) migliorare il disegno el’implementazione delle politiche a favore di specifiche aree; (ii) promuovere una maggiore qualità dellaprogettazione locale; (iii) promuovere con flessibilità il coordinamento delle politiche (v. AdP, p.664).

Alcune specifiche sfide interessano le “aree interne”, che si caratterizzano per il fatto di essere:� a una distanza significativa dai principali “centri di offerta di servizi” (*);� dotate di risorse culturali e naturali rilevanti (e, sovente, sotto-utilizzate);� estremamente diversificate.

L’AdP delinea una strategia che, fondamentalmente, qualifica le “aree interne” come aree a forte rischio dispopolamento. L’AdP, infatti, stabilisce che “per contrastare e invertire i fenomeni di spopolamento inqueste aree si intende agire attraverso progetti di sviluppo locale …, integrati da un intervento nazionalevolto ad assicurare alle comunità coinvolte un miglioramento dei servizi essenziali di istruzione, salute emobilità” (v. AdP, p. 690).

(*) I Centri di Offerta di Servizi sono definiti come “quel Comune, o aggregato di Comuni confinanti, ingrado di offrire simultaneamente: tutta l’offerta scolastica secondaria, almeno un ospedale di sedeDEA di I livello, almeno una stazione ferroviaria di categoria silver” (v. UVAL, Strategia Nazionaleper le Aree Interne: definizione, obiettivi, strumenti e governance, Materiali UVAL N. 31, 2014, p. 24)

2.10. La strategia per le aree interne nell’ambito dell’Accordo di Partenariato (II)

L’obiettivo centrale della SNAI, in sostanza, è l’inversione dei trend demografici negativi checaratterizzano le aree interne. Vengono individuati cinque obiettivi intermedi (v. slide successiva) chevengono perseguiti tramite due classi di azioni (strumenti):1. Progetti di Sviluppo Locale, da focalizzare sui seguenti temi (v. AdP, p. 692):� Tutela del territorio e comunità locali.� Valorizzazione delle risorse naturali, culturali e del turismo sostenibile.� Valorizzazione delle risorse naturali, culturali e del turismo sostenibile.� Sistemi agro-alimentari e sviluppo locale.� Risparmio energetico e filiere locali di energia rinnovabile.� Saper fare e artigianato.2. Adeguamento della qualità/quantità dell’offerta di servizi essenziali. Tali servizi vengonoindividuati in quelli che definiscono i “diritti di cittadinanza” essenziali di una comunità, ossia serviziscolastici, servizi sanitari essenziali (pronto-soccorso, emergenze punti parto, trasfusioni) e sistemi dimobilità (interni ed esterni) di qualità accettabile.

Definizione delle c.d. “aree interne”: il Comitato per le Aree Interne hastimato che queste coprono 4.261 Comuni, interessando circa il 23% dellapopolazione italiana, come rilevata dal Censimento della Popolazione 2011.

2.11. La “logica di intervento” della strategia per le aree interne

Azioni (strumenti)

Adeguamento dell’offerta di servizi essenzialiProgetti di sviluppo locale

Obiettivo Finale

Obiettivi Intermedi

Fonte: UVAL, Strategia Nazionale per le Aree Interne: definizione, obiettivi, strumenti e governance,Materiali UVAL N. 31, 2014, p. 13

Inversione dei trend demografici

� Aumento del benessere pro-capite dei residenti� Aumento dell’occupazione� Riutilizzazione del capitale territoriale� Riduzione dei costi sociali legati alla de-antropizzazione� Rafforzamento dei fattori di sviluppo locale

2.12. Ambiti tematici (11) di riferimento per impostare strategia per le aree interne (e per i PSL dell’approccio LEADER)

1. Sviluppo e innovazione delle filiere e dei sistemi produttivi locali,2. Sviluppo della filiera dell’energia rinnovabile (produzione e risparmio energia),3. Turismo sostenibile,4. Cura e tutela del paesaggio, dell’uso del suolo e della biodiversità (animale e vegetale),4. Cura e tutela del paesaggio, dell’uso del suolo e della biodiversità (animale e vegetale),5. Valorizzazione e gestione delle risorse ambientali e naturali,6. Valorizzazione di beni culturali e patrimonio artistico legato al territorio,7. Accesso ai servizi pubblici essenziali,8. Inclusione sociale di specifici gruppi svantaggiati e/o marginali,9. Riqualificazione urbana con la creazione di servizi e spazi inclusivi per la comunità,10.Reti e comunità intelligenti,11. Diversificazione economica e sociale connessa ai mutamenti nel settore della pesca.

Fonte: Accordo di Partenariato, pp. 665-666

2.13. I Programmi Operativi per l’attuazione dell’Accordo di Partenariato

Programmi Operativi (PO)

PO Regionali (POR)18 POR FESR18 POR FSE

3 POR Plurifondo3 POR Plurifondo(Calabria, Molise e Puglia)

PO Nazionali (PON)

2.14. La struttura dei Programmi Operativi

Quadro Strategico ComuneRegolamenti

� Obiettivi Tematici (11)

� Priorità di Investimento

Accordo di Partenariato

� Risultati Attesi (Obiettivi Specifici dei POR)

� Azioni

I regolamenti verticali sul FESR e sul FSE prevedono 30 Priorità di Investimento per ilFESR e 24 per il FSE.

Macro-categorie PON Fondi

Tutte le macro-categorie di regioni

Governance e Capacità Istituzionale FSE, FESR

Città Metropolitane (Metro) FSE, FESR

Per la scuola FSE, FESR

Inclusione sociale FSE

Garanzia Giovani (Iniziativa Occupazione Giovani)

FSE + fondi allocati direttamente sul bilancio

2.15. I PON

Giovani)direttamente sul bilancio

dell’UESPAO* FSE

Regioni in transizione e regioni meno sviluppate

Imprese e competitività FESR

Ricerca e Innovazione FSE, FESR

Regioni meno sviluppateInfrastrutture e reti FESR

Cultura FESR

Legalità FSE, FESR

* PON SPAO – PON Sperimentazione Politiche Attive del Lavoro

* I PON attualmente sono 12, in quanto nel novembre 2015 l’Italia ha aderito alla c.d.“Iniziativa PMI” gestita dalla BEI. A tal fine, è stato deciso di decurtare 100 Milioni di Eurodal PON Imprese e Competitività e allocarli sul PON Iniziativa PMI che promuove l’usodi strumenti finanziari per il sostegno alle PMI.

2.16. La dotazione finanziaria dei PON

PONVA

(mln di Euro)Quota di ogni

PON (%)

PON Città Metropolitane 588 5,5

PON Cultura 368 3,5

PON Governance e Capacità Istituzionale 584 5,5

I PON nazionali hanno una dotazione finanziaria complessiva di quasi 10,7 Miliardi di Euro (escluso il cofinanziamentonazionale), pari a circa il 34,3% del montante complessivo di Fondi Strutturali a disposizione per il settennio. I due PONcon il budget più elevato sono PON Imprese e Competitività e PON Infrastrutture e Reti.

PON Governance e Capacità Istituzionale 584 5,5

PON Imprese e Competitività 1.776 16,7

PON Inclusione 827 7,8

PON Infrastrutture e Reti 1.383 13,0

PON Iniziativa Occupazione Giovani 1.135 10,6

PONLegalità 283 2,7

PON per la Scuola 1.615 15,1

PON Ricerca e Innovazione 926 8,7

PON Sistemi di politiche attive per l'occupazione 1.181 11,1

Totale 10.666 100,0

* I PON attualmente sono 12, in quanto nel novembre 2015 l’Italia ha aderito alla c.d.“Iniziativa PMI” gestita dalla BEI. A tal fine, è stato deciso di decurtare 100 Milioni di Eurodal PON Imprese e Competitività e allocarli sul PON Iniziativa PMI che promuove l’usodi strumenti finanziari per il sostegno alle PMI.

3.1. Il dibattito su “agenda urbana” e “smart cities” in Italia (I)

L’agenda urbana, come sviluppata nell’ambito dei PO, riprende ovviamente le indicazioni del regolamento-quadro e, soprattutto, quelle del Capo II del regolamento FESR, oltre che i risultati delle riflessioni teoriche edelle sperimentazioni di nuovi servizi in ambito urbano degli ultimi anni (a questo tema la Commissione hadedicato negli anni recenti diverse Comunicazioni).

Sezione 3. LA PRIORITÀ “AGENDA URBANA” IN ITALIA

dedicato negli anni recenti diverse Comunicazioni).Fra i filoni di ricerca/contributi più significativi si segnalano:� la “Carta di Lipsia” sulle città sostenibili;� la “Carta di Toledo” sulla rigenerazione urbana;� l’agenda territoriale 2020 dell’UE (v. la slide 3.10);� lo studio “The city of tomorrow” e la Comunicazione della Commissione sulla “agenda urbana”: The urbandimension of EU policies. Key features of an urban agenda, COM (2014) 490 finale del 18 luglio 2014;� lo studio “The state of European cities 2016. Cities leading the way to a better future” (2016), a cura dellaCommissione Europea e di UN Habitat.

Antonio Bonetti

3.2. Il dibattito su “agenda urbana” e “smart cities” in Italia (II)

Il rischio di una deriva tecnologica del dibattitoIn Italia, il dibattito pone gli elementi di innovazione sociale necessari per una maggiore efficienza evivibilità delle città in secondo piano rispetto a quelli di innovazione tecnologica e digitale.Ne sono testimonianza due rapporti di ricerca assolutamente pregevoli, ma che, appunto, sono anchenotevolmente informati a una sorta di determinismo tecnologico:� “Italia Smart. Rapporto Smart Cities Index 2016” di Ernst&Young;� “Smart cities. Progetti di sviluppo e strumenti di finanziamento” della Cassa Depositi ePrestiti (con il supporto scientifico del Politecnico di Torino).Prestiti (con il supporto scientifico del Politecnico di Torino).

Un forte accento sulla dimensione tecnologica/digitale delle “smart cities” è anche posto da importantidocumenti di programmazione “complementari” a quelli comunitari:� il Programma Nazionale per la Ricerca 2015-2020 (PNR 2015-2020), gestito dal MIUR (v. oltre);� la “Strategia Nazionale per la Specializzazione Intelligente”, elaborata congiuntamente dal MIUR e dalMinistero dello Sviluppo Economico;� la “Strategia per la Crescita Digitale 2014-2020” dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID).

N.B. Diversi pregevoli contributi sul paradigma “smart cities” si possono scaricare dal portale del centro di ricerca World Economic Forum (www.weforum.org)

3.3. Il dibattito su “agenda urbana” e “smart cities” in Italia (III)

Il rapporto di Ernst&Young si fonda sul piano analitico sull’individuazione di quattro strati in cui sidovrebbe articolare una smart city (p. 10), che sono riportati nella tabella della slide 3.4.L’indicazione degli elementi chiave di questi strati evidenzia chiaramente la bias tecnologica/digitale delrapporto di Ernst&Young.Il rapporto evidenzia parimenti l’importanza dei seguenti elementi:� l’integrazione fra i quattro strati per definire in modo ottimale i servizi per i cittadini;� due ambiti di analisi aggiuntivi, costituiti da (i) smart citizens e vivibilità e (ii) vision e strategia.� due ambiti di analisi aggiuntivi, costituiti da (i) smart citizens e vivibilità e (ii) vision e strategia.

Nel Rapporto della Cassa Depositi e Prestiti del 2013, quantunque si rimarchi che «smart non è sinonimo didigital, in quanto un ruolo centrale deve essere assunto dal cittadino e dal suo utilizzo consapevole dellatecnologia come strumento abilitante per fenomeni di innovazione sociale» (p. 24), comunque riemerge unosbilanciamento su edifici e sistemi di illuminazione smart, sulla sensoristica e sulla valorizzazione delleinfrastrutture per un migliore accesso ai dati disponibili e per un migliore ri-uso dei big data (v. tavolasinottica che segue), in quanto «un’indagine svolta su 79 città mondiali che hanno avviato iniziative smartha evidenziato che gli investimenti in infrastrutture rimangono ad oggi predominanti» (p. 24).

3.4. I quattro strati di una smart city (Rapporto Ernst&Young 2016)

STRATI DESCRIZIONE AMBITI

InfrastrutturaReti e dotazioni tecnologiche abilitanti per la costruzione di una città intelligente

Banda larga (fissa e mobile)Trasporto (pubblico e privato)Energia (illuminazione pubblica e teleriscaldamento)Ambiente (rete idrica e isole ecologiche)Sensori ambientali e sismici

SensoristicaIoT per raccogliere i big data delle città e gestire le infrastrutture da remoto

Sensori ambientali e sismiciVideosorveglianzaMonitoraggio reti stradaliSensori a bordo dei mezzi TPL

Service delivery platformElaborazione e valorizzazione dei big data del territorio

Sistemi integrati per la raccolta ed elaborazione dei dati e per la fornitura smart di servizi

Applicazioni e serviziApplicazioni e servizi a valore aggiunto per i cittadini

MobilitàScuolaTurismo(Open) GovernmentPagamenti alla PA

3.5. Gli elementi chiave delle “smart cities” (Rapporto Cassa Depositi e Prestiti 2013)

AMBITI ELEMENTI CHIAVE

Mobilità e trasportiLogistica

Servizi di mobilitàInfomobilità

EdificiSistema di manutenzione degli edificiSostenibilità energetica degli edifici

Smart appliances

GovernmentOpen Government/E-democracy

TrasparenzaSistema degli appalti pubbliciSistema degli appalti pubblici

EnergiaReti di distribuzione intelligenti

Energia sostenibileIlluminazione pubblica

AmbienteRete idrica

Rifiuti urbaniControllo dell’inquinamento

Economia e cittadiniSistema competitivo e imprenditorialità

Diffusione dell’ICTCapitale umano

Living

Educazione, Salute, Leisure time e ospitalitàGestione del patrimonio immobiliare pubblico

Sicurezza pubblicaServizi di welfare

3.6. L’esigenza di una maggiore attenzione per l’innovazione sociale nelle “smart cities”

L’esigenza di una visione più bilanciata delle “smart cities”

In un contributo del 2014 del World Economic Forum - “The competitiveness of cities” - sirimarca che vi sono quattro aree di intervento fondamentali per la competitività delle città:� istituzioni;� politiche e regolamentazione dell’attività economica;� hard connectivity (infrastrutture materiali chiave);� hard connectivity (infrastrutture materiali chiave);� soft connectivity (fattori quali accessibilità ai servizi, partecipazione dei cittadini ai processi decisionalie alla soluzione dei problemi collettivi, educazione e altri che rafforzano il “capitale sociale” delle città).

L’area “soft connectivity” concerne appunto la necessità di potenziare la partecipazione dei cittadini aiprocessi decisionali e di prestare maggiore attenzione all’uso in chiave sociale del progresso scientifico etecnico, cercando di contrastare in modo più efficace nuove vecchie e nuove problematiche sociali, maanche di affrontare in modo olistico nuove sfide sociali, quali l’invecchiamento della popolazione europea.Tale fenomeno crea nuove esigenze sociali, ma anche nuove opportunità di mercato e spazio per“applicazioni sociali” della robotica che, tra l’altro, trovano una innovativa sponda di finanziamentonell’Iniziativa dell’UE “Active and Assisted Living”.

3.7. Le “smart cities” secondo il Parlamento Europeo (I)

Le sei dimensioni chiave di una “smart city” secondo un importante studio del ParlamentoEuropeo:1. Economia (nuovi prodotti, nuovi servizi, nuovi modelli di business resi possibili dalle nuove tecnologie

digitali).2. Mobilità (sistemi di trasporto e logistici integrati e resi più performanti grazie all’ICT).3. Ambiente (uso di energia rinnovabili e smart grids per l’energia, controllo continuo grazie a sensori e

Internet of Things dell’inquinamento, urbanistica verde e riuso dei materiali e migliore gestione del cicloInternet of Things dell’inquinamento, urbanistica verde e riuso dei materiali e migliore gestione del ciclodei rifiuti).

4. Persone (persone con nuove competenze digitali, che accedono facilmente a educazione e formazionenell’ambito di una economia inclusiva che favorisce creatività e innovazione).

5. Living (buona qualità degli alloggi e facilità di accesso ai servizi sanitari ed altri servizi di base per laqualità della vita).

6. Governance (nuovi sistemi di decisione pubblica volti a favorire la partecipazione, la cittadinanza attivae una più trasparente gestione di potenziali conflitti fra le parti, anche grazie alle nuove tecnologie).

Cfr. European Parliament – DG forInternal Policies; Mapping smartcities in the EU, 2014

La definizione di “smart city” usata nello studio è la seguente: “A Smart City is a city seeking to address public issues via ICT-based solutions on the basis of a multi-stakeholders, municipally based partnership”.

3.8. Le “smart cities” secondo il Parlamento Europeo (II)

Nello studio del Parlamento Europeo già citato (*) vengonoindicati tre fattori-chiave di una “smart city”:� Fattori tecnologici (Infrastrutture fisiche, tecnologieavanzate, tecnologie mobili, tecnologie virtuali, networksdigitali),� Fattori umani (Infrastrutture umane, capitale sociali),� Fattori istituzionali (Governance, politiche pubbliche,leggi e provvedimenti regolatori).leggi e provvedimenti regolatori).I fattori tecnologici, come anticipato, sono quelli che sono piùenfatizzati sia dagli esperti sia dalla pubblicistica, anche perl’indubbia crescente centralità dei dati e delle modalità ditrattamento dei dati per l’efficienza e l’efficacia dei sistemiproduttivi e distributivi che, peraltro, sono sempre più mediatida dispositivi connessi a internet (sulla data driven economy siveda la recente Comunicazione della Commissione “Building aEuropean data economy” – COM (2017) 9 del 10 gennaio2017).

(*) European Parliament – DG for Internal Policies; Mapping smart cities in the EU, 2014

3.9. Tecnologie per le maggiori sfide urbane

Dati (per migliorare il

Sensori (per raccogliere informazioni)

Internet of ThingsMobile-based raccolta datiSensori per la localizzazione

Big dataAnalisi dei dati

(*) World Economic Forum; Inspiring future cities and urban services, 2016

Tecnologie settoriali

Dati (per migliorare il processo decisionale)

Analisi dei datiOpen data

Trasporti intelligentiCitizen e-ID

Monitoraggio della salute basato su app per dispositivi mobile

3.10. L’agenda urbana europea

Le sei priorità dell’agenda territoriale 2020 dell’UE

1. Promuovere uno sviluppo equilibrato e policentrico del territorio europeo,2. Incoraggiare lo sviluppo urbano nelle città, nelle aree rurali e in altre specifiche aree territoriali,3. Promuovere l’integrazione nelle regioni “funzionalmente omogenee” transfrontaliere e transnazionali,4. Assicurare la competitività globale delle regioni,5. Migliorare la connettività territoriale5. Migliorare la connettività territoriale6. Connettere i valori ecologici, paesaggistici e culturali delle regioni.

N.B. Lo studio “The city of tomorrow” e la Comunicazione della Commissione sulla “agenda urbana” sintetizzano l’approcciodell’UE allo sviluppo sostenibile delle città in questi termini:“European cities should be:� Places of advanced social progress,� Platforms for democracy, cultural dialogue and diversity,� Places of green, ecological or environmental regeneration,� Places of attraction and engines of economic growth.”

Va anche tenuto conto dei lavori del Partenariato Europeo per l’Innovazione “Smart Cities and Communities”. I PEI sono particolari strumenti per sostenere la ricerca in Europa.

3.11. La volontà di elevare l’agenda urbana al rango di politica comune europea (I)

La “Dichiarazione di Riga” (giugno 2015): nuovo impulso all’agenda urbana europea

Il 9 e 10 giugno 2015, sotto l’egida della Presidenza lettone dell’UE, il consiglio informale dei ministriresponsabili delle politiche territoriali ed urbane dell’UE riunito a Riga, ha sottoscritto la Dichiarazione diRiga “Verso un’agenda urbana europea” che conferma la necessità di porre ancora di più le città al centrodelle politiche territoriali dell’UE.delle politiche territoriali dell’UE.

L’agenda urbana, non a caso, è stata indicata tra le priorità della presidenza olandese dell’UE (nel Isemestre del 2016), che ha raggiunto un risultato importante nel perfezionamento dell’agenda urbanadell’UE il 30 maggio 2016, con la ratifica del “patto di Amsterdam”.Su impulso del Consiglio informale di Riga, è stato deciso di dare corso a dei “partenariati” per accelerarel’agenda urbana, composti da esperti della Commissione, degli Stati Membri, delle città e di rappresentantidella società civile. Il loro compito è quello di definire dei concreti piani di azione.Uno strumento importante per finanziare azioni innovative nelle politiche urbane è stato individuato nellaIniziativa Urban Innovative Actions di cui si parla più avanti.

3.12. La volontà di elevare l’agenda urbana al rango di politica comune europea (II)

Il “patto di Amsterdam” (30 maggio 2016)Il Consiglio informale dei Ministri dei Paesi dell’UE responsabili per le questioni regionali e urbane sullac.d. “agenda urbana europea” (tenutosi ad Amsterdam il 30 maggio scorso) ha stabilito – con la ratificadel “patto di Amsterdam” - che l’agenda urbana europea dovrà essere portata avanti sulla base di 12partenariati che si occuperanno di altrettante aree tematiche prioritarie per lo sviluppo delle città,ossia: 1) integrazione dei migranti e dei rifugiati, 2) qualità dell'aria, 3) povertà urbana, 4) alloggi, 5)economia circolare, 6) posti di lavoro e competenze professionali nell'economia locale, 7) adattamento aicambiamenti climatici, 8) transizione energetica, 9) uso sostenibile del territorio e soluzioni fondate sullacambiamenti climatici, 8) transizione energetica, 9) uso sostenibile del territorio e soluzioni fondate sullanatura, 10) mobilità urbana, 11) transizione digitale, 12) appalti pubblici innovativi e responsabili.Fra questi 12 Partenariati, 4 sono stati avviati già nel 2016. Riguardano le seguenti aree tematiche:� integrazione dei migranti e dei rifugiati (coordinato dalla città di Amsterdam);� qualità dell’aria (coordinato dall’Olanda),� alloggi (coordinato dalla Slovacchia),� povertà urbana (coordinato dal Belgio e dalla Francia).

Altri 4 Partenariati sono stati avviati il 10 gennaio 2017: (i) economia circolare, (ii) migrazione al digitale,(iii) occupazione e competenze, (iv) mobilità urbana.

Va anche menzionata la coerenza dell’agenda urbana europea con quella “globale” sottoscritta a Quito(Ecuador) al termine dei tre giorni di lavori (18-20 ottobre) della III Conferenza UN Habitat.

3.13. Smart cities, agenda urbana e interventi specifici del FESR (artt. 7-9 del Reg. FESR)

Art. 7 – Sviluppo urbano sostenibile

(i) Il FESR sostiene lo sviluppo urbano sostenibile, tenendo anche conto dell’esigenza di promuovere i collegamenti tra aree urbane e rurali, (ii) il FESR interviene attraverso:- gli Investimenti Territoriali Integrati (art. 36 del regolamento generale);- un Programma Operativo (PO);- un Asse di un PO.

Art. 9 – Rete di sviluppo urbano

Art. 8 – Urban Innovative Actions

La Commissione istituisce una Rete di Sviluppo Urbano perpromuovere il miglioramento delle competenze in materia dipolitiche urbane, la creazione di reti e lo scambio di conoscenza ebuone pratiche fra le autorità urbane.

La Commissione sulla base dell’art. 8 ha lanciato un’azione innovativa indicata come Urban Innovative Actions (UIA).

N.B. Almeno il 5% delle risorse del FESR, nella programmazione 2014-2020, deve essere allocato per la priorità orizzontale “agenda urbana”

3.14. La priorità “agenda urbana” in Italia

A livello europeo e nazionale l’agenda urbana muove dalla consapevolezza che le città sono sia attrattori dellemigliori risorse mobili, sia il centro di molteplici problematiche.In Italia il dibattito sulle “smart cities” è molto vivace da diversi anni e si interseca con quello sulla riforma delsistema istituzionale (istituzione delle città metropolitane ex “legge Delrio”).L’agenda urbana per la programmazione in corso è ampiamente tratteggiata nell’AdP e, fondamentalmente,interessa:� le 10 città metropolitane individuate con legge nazionale (*) e le 4 città metropolitane individuate dalle� le 10 città metropolitane individuate con legge nazionale (*) e le 4 città metropolitane individuate dalleRegioni a Statuto speciale (Cagliari, Catania, Messina e Palermo), per le quali interverrà il Programma OperativoNazionale Città Metropolitane (PON “Metro”),� le città medie e i poli urbani regionali (in primo luogo capoluoghi di provincia e di regione), che beneficerannodei POR regionali cofinanziati dal FESR e dal FSE.

N.B. In Italia, come già accennato, il dibattito su smart cities e agenda urbana è talmente ancorato alladimensione digitale delle politiche che, a fianco degli interventi previsti dall’AdP, vanno sempre consideratianche il Programma Nazionale per la Ricerca 2015-2020 (PNR 2015-2020), gestito dal MIUR e la “Strategia perla Crescita Digitale 2014-2020” dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID).

(*) Le Città Metropolitane stabilite dalla L. 56/2014 (“legge Delrio”) sono: Genova, Torino, Milano,Venezia, Firenze, Bologna, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria

3.15. La “riforma Delrio”

La “riforma Delrio” (L. 56/2014) imprime una forte accelerazione ai processi di riformadell’ordinamento istituzionale (“a Costituzione invariata”), prevedendo fra le altre cose:� l’istituzione delle Città Metropolitane (14), attuando finalmente il dettato della L. 142/1990;� la sostituzione di queste alle ex omonime Province;� un significativo svuotamento dei poteri delle altre Province, che vengono ridimensionate a Enti di� un significativo svuotamento dei poteri delle altre Province, che vengono ridimensionate a Enti disecondo livello non elettivi. Viene peraltro prevista una riduzione delle funzioni delle Provincenell’attesa della loro definitiva soppressione con legge di rango costituzionale;� l’adozione da parte delle Città Metropolitane di Piani Strategici (a marzo 2016, stando al rapporto2016 di Ernst&Young, solo Firenze, Bologna e Torino si erano dotate di questo strumento);� leggi di riordino regionali (a marzo 2016, solo Lazio e Molise non avevano provveduto ad emanarle).

(*) Le 14 Città Metropolitane comprendono circa 22 milioni di abitanti, ma un dato è indicativodi come l’agenda urbana in Italia dovrebbe concentrarsi maggiormente sulle “città medie”: soloRoma e Milano nel nostro paese superano il milione di abitanti.

3.16. Alcune criticità della “riforma Delrio”

Stato(governo centrale)

UE

Problemi inerenti learee vaste

intermedie

Comuni

Regioni(i) Aree vaste Intermedie

(ii) Province vs Città metropolitane

ProvinceProvince

Quali funzioni attribuire agli enti di secondo livello?

Come sostenere le città medie ed evitare fratture socio-

demografiche infra-regionali?

Quale “rescaling” istituzionale per le aree vaste intermedie?

3.17. “Riforma Delrio” e priorità “agenda urbana” in Italia

L’attuazione della “riforma Delrio” e il rafforzamento amministrativo delle città metropolitane potrannoricevere un significativo impulso dai seguenti PO cofinanziati dai Fondi SIE e dal Fondo per lo Sviluppoe la Coesione territoriale (FSC):� il PON “Città Metropolitane”,� il Programma complementare al PON “Città Metropolitane”, approvato dalla seduta delCIPE del 10 agosto 2016, la cui dotazione finanziaria è di 206,012 milioni di Euro (interessa solo Bari,CIPE del 10 agosto 2016, la cui dotazione finanziaria è di 206,012 milioni di Euro (interessa solo Bari,Napoli, Reggio Calabria, Catania, Messina e Palermo),� il PON “Governance e Capacità Istituzionale” (si veda l’ampio Allegato I),� il Programma complementare al PON “Governance e Capacità Istituzionale” , approvatodalla seduta del CIPE del 10 agosto 2016, la cui dotazione finanziaria è di 247,119 milioni di Euro.

N.B. Per le “città medie” interverranno le Regioni attraverso i POR FESR.Per quanto concerne il Lazio si ricorda la positiva esperienza, nella programmazione 2007-2013, del ProgrammaPiano Locale Urbano di Sviluppo (PLUS). Potrà essere utile per gli Enti Locali italiani anche valorizzare dellespecifiche iniziative dell’UE che interessano le aree urbane, in particolare URBACT e Urban Innovative Actions.

Riforma Delrio (L. 56/2014)

Istituzione delle Città Metropolitane

Piani strategici triennali per le Città Metropolitane

Empowerment di Comuni e Unioni di Comuni

Accordo di Partenariato/agenda urbana

PON Città Metropolitane (FESR e FSE)

Programma “complementare” Città Metropolitane (FSC)

Masterplan per il Mezzogiorno e “patti per il Sud”

POR FESR (per le città medie)

3.18. Il quadro di politica economica per l’attuazione della “agenda urbana” in Italia

Azioni a sostegno della R&ST “coerenti”

Strategia Nazionale per la Specializzazione Intelligente

Programma Nazionale per la Ricerca 2015-2020(area “Smart cities and communities”)

Cluster Tecnologico Nazionale per le Comunità Intelligenti

Agenda digitale italiana

D.L. 5/2012 e D.L. 179/2012

Strategia per la crescita digitale

Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD)

PARADIGMA

““SMART CITIES””

Agenda urbana e Città Metropolitane

PNR 2015-2020 del MIUR (Area “Smart cities and communities”)

PON Città Metropolitane (FESR e FSE)

Programma “complementare” Città Metropolitane (FSC)

Strategia per la crescita digitale

Accordo di Partenariato / agenda urbanaAccordo di Partenariato / agenda urbanaRiforma Riforma DelrioDelrio

3.19. I principali finanziamenti pubblici per l’attuazione della “agenda urbana” in Italia

Piano nazionale Intelligent TransportSystem (ITS)

Metropolitane

Altri programmi cofinanziati con risorse dell’UE o del FSC

Europa per i Cittadini (strand 2 – Reti di città)Urbact

Iniziativa “Urban Innovative Actions”PON Governance e Capacità istituzionale (FESR e FSE)Programma complementare al PON Governance (FSC)

Patti per il Sud (ex Del. CIPE del 10.08.2016)FSC: Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (ex FAS)

1. POR FESR (*)2. Piano Nazionale per la

1. Horizon 2020 (Pilastro III Societal Challenges)

2. INTERREG EUROPE3. Programmi di Cooperazione

Transfrontaliera

Accessibili per le città dell’intero Paese

3.20. Altri finanziamenti per gli Enti Locali e l’attuazione della “agenda urbana” (I)

1. PON “Legalità”2. PON “Cultura”

Altri finanziamenti

2. Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD)

3. PON “Inclusione sociale”

Accessibili solo per città delle regioni “in ritardo di

sviluppo”

Programma Nazionale FAMI

(*) Vanno anche considerati gli interventi delle Regioni finanziabili con i POR FESR regionali (si segnalano, inparticolare, gli OT 4, 5 e 6 dell’AdP). In merito si veda l’Allegato II su struttura del POR FESR Lazio e OT 4, 5 e 6.

3.21. Altri finanziamenti per gli Enti Locali e l’attuazione della “agenda urbana” in Italia (II)

In merito ai finanziamenti per le “smart cities” vanno aggiunte alcune precisazioni:� in linea di principio tutti gli Enti Locali e tutte le Istituzioni/aree della PA possono beneficiare di queglispecifici interventi di “upgrade” della PA resi possibili dall’attuazione del PON Governance e dell’OT 2(agenda digitale) dei Fondi SIE 2014-2020. Vanno tenuti in debita considerazione, pertanto, anche iProgrammi pluriennali dell’AGID per la c.d. “PA digitale” e l’Iniziativa “ICT-enabled Public SectorInnovation”, attuata nell’ambito dell’Agenda digitale europea;� l’attuazione degli interventi per le “smart cities” chiama in causa anche il settore dei trasporti e, quindi, siamplia (e complica) ulteriormente il quadro generale degli strumenti di finanziamento potenzialmenteamplia (e complica) ulteriormente il quadro generale degli strumenti di finanziamento potenzialmentedisponibili. In questa luce va almeno richiamato il PON “Reti e mobilità” che interessa le sole 5 regioni italiane“in ritardo di sviluppo”;� nell’ambito del Programma Quadro per la ricerca Horizon 2020 sono previste diverse linee difinanziamento per migliorare l’efficacia dei servizi urbani (si pensi ai progetti “Lighthouse SmartCities”);� nell’ambito delle iniziative del “patto di Amsterdam”, la Commissione ha assunto l’impegno diimplementare uno sportello unico telematico (portale web) sulle questioni urbane che, inter alia, dovràcontribuire a migliorare le informazioni disponibili sui finanziamenti per le città.

N.B. Non va dimenticato l’importante impulso indiretto su funzionalità ed efficienza della PA che potranno generare i pianipluriennali dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID) per la digitalizzazione del paese e della Pubblica Amministrazione (PA).Smarti cities and communities, infatti, è una delle azioni-chiave della “Strategia per la crescita digitale 2014-2020”.

1. Horizon 2020

Pilastro II LEIT ICT (*)

Pilastro III

SC 1 – HealthSC 3 – Energy

SC 4 – Smart Transport

Smart living(IoT per la casa/domotica)

3.22. Finanziamenti pubblici per la ricerca più utili per l’implementazione del paradigma “smart cities”

Pilastro III“Societal Challenges”

SC 4 – Smart TransportSC 6 - Europe in a changing

world

2. PNR 2015 - 2020 del MIUR

(v. Allegato III)

In particolare, le “aree”:- Smart communities

- Mobilità

(*) I LEIT (Leadership in Enabling and Industrial Tchnologies) sono uno dei

tre strand del II Pilastro.

PEI su “Smart Cities & Communities”

3.23. Partenariato Europeo per l’Innovazione “Smart Cities and Communities”

I Partenariati Europei per l’Innovazione (PEI) sono particolari strumenti sperimentali volti arafforzare l’orientamento alla ricerca e all’innovazione del sistema socio-economico europeo lanciatinell’ambito dell’Iniziativa Faro “Unione dell’Innovazione” della strategia “Europe 2020”. I PEI che sonostati lanciati sono: (i) Invecchiamento attivo, (ii) Produttività e sostenibilità del sistema agricolo, (iii)Smart Cities and Communities, (iv) Acqua, (v) Materie prime.

Il PEI Smart Cities and Communities - https://eu-smartcities.eu – era stato approvato nel 2011con un budget di 87 milioni e con la missione di contribuire a ridurre i consumi energetici nelle areeurbane. L’anno seguente questo PEI è stato varato ufficialmente con una missione più ampia (il PEI, daquel momento, si occupa anche di ICT e di sistemi di trasporto) e con un budget più elevato (365 Milionidi Euro). Nel corso del 2016 il PEI ha lanciato una importante consultazione pubblica sul civicengagement in Europa, basata sul c.d. “European Manifesto on Citizen Engagement” .Su questo PEI si veda la Comunicazione della Commissione datata 10 luglio 2012 “Smart cities andcommunities” – European Innovation Partnership”.

4.1. Le priorità della “agenda urbana” recepite dal PON “Città Metropolitane” (I)

Gli obiettivi specifici dell’agenda urbana (e del PON “Città Metropolitane”) sono:� Ridisegno e modernizzazione dei servizi urbani per i residenti e gli utilizzatori delle città utilizzando

Sezione 4. IL PON CITTÀ METROPOLITANE

� Ridisegno e modernizzazione dei servizi urbani per i residenti e gli utilizzatori delle città utilizzandotecniche e metodi innovativi, anche legate allo sviluppo dei servizi digitali (paradigma “smart cities”);� Promozione di pratiche e di progetti di inclusione sociale per la popolazione e i quartieri incondizioni di disagio, attraverso la riqualificazione degli spazi e la previsione di servizi e percorsi diaccompagnamento.Il PON Città Metropolitane, indirettamente, avrà una funzione servente importante sia rispetto alla attuazionedella riforma ex L. 56/2014 (“riforma Delrio”), sia rispetto alla formulazione dei Piani Strategici Metropolitani(piani triennali di cui si dovranno dotare le Città Metropolitane).

Antonio Bonetti

4.2. Le priorità della “agenda urbana” recepite dal PON “Città Metropolitane” (II)

I drivers (tre stabiliti a livello nazionale e uno da ciascuna Amministrazione regionale) dello sviluppourbano sostenibile individuati nell’AdP sono:� Ridisegno e modernizzazione dei servizi urbani per i residenti e per gli utilizzatori delle città,� Pratiche e progetti per l’inclusione sociale per i segmenti di popolazione più fragile e per aree equartieri disagiati,� Rafforzamento della capacità delle città di potenziare i segmenti locali di filiere produttive globali,� Driver specifico stabilito da ogni regione (soprattutto con riferimento agli OT 5 e 6).� Driver specifico stabilito da ogni regione (soprattutto con riferimento agli OT 5 e 6).

Il PON “Città Metropolitane” (PON Metro) interviene direttamente sui primi due drivers, ma nonsugli altri due, sui quali invece intervengono le Regioni con i POR FESR regionali.In particolare, sul terzo driver intervengono le azioni dei POR FESR di cui all’OT 3 “Competitività delleimprese”, mentre sul quarto intervengono le azioni di cui agli OT 5 e 6 dell’AdP (*) .

(*) Per quanto concerne il Lazio si ricorda la positiva esperienza, nella programmazione 2007-2013,dei PLUS. Il Programma Piano Locale Urbano di Sviluppo (PLUS) è stato attuato nell’ambitodel POR FESR 2007-2013 dopo la sua riprogrammazione di medio termine. (www.pluslazio.eu)

PON Metro

7 Città Metropolitane delle regioni “sviluppate”

Accessibili per tutte le Città

Metropolitane

4.3. Il PON Metro e il relativo Programma “complementare” finanziato dal FSC

Cagliari (regione “in transizione” Sardegna)

6 Città Metropolitane delle regioni “meno sviluppate”

(*) Questo significa che Cagliari non può beneficiarne

Metropolitane

Accessibili solo per le 6 Città Metropolitane delle regioni “in ritardo di sviluppo” (*)

3 “ordinarie” (Bari, Napoli, Reggio Calabria)

3 della Sicilia (Catania, Messina e Palermo)

Programma “complementare” al

PON Metro(206,012 Milioni di Euro

ex FSC)

4.4. Il PON Città Metropolitane (I)

Il Programma Operativo Nazionale plurifondo Città Metropolitane 2014-2020 (PON“Metro”), approvato dalla Commissione Europea il 14 luglio 2015, ha una dotazione finanziaria di oltre892 milioni di Euro, di cui 446 a valere sul Fondo di Sviluppo Regionale (FESR) e 142 sul Fondo SocialeEuropeo (FSE), a cui si aggiungono 304 milioni di cofinanziamento nazionale.Come già rilevato, esso tiene ampiamente conto del processo di revisione dei poteri istituzionali in Italiaex L. 56/2014. Il PON coinvolge 14 Città Metropolitane, 1.274 Comuni e una popolazione di circa 22Milioni di abitanti (dati di fonte Agenzia per la Coesione Territoriale).Milioni di abitanti (dati di fonte Agenzia per la Coesione Territoriale).

Il PON Metro interviene con tassi di contribuzione differenziati a seconda della categorie di regioni in cuiricadono le Città Metropolitane (*) e, come emerge dalla slide 4.5, concentra sull’Asse 2 “SostenibilitàUrbana” (FESR) la quota maggiore delle risorse (35,6%).E’ previsto uno stanziamento di circa 90 Milioni di Euro per ciascuna città del Sud (di cui 8 Milioni percittà sono destinati all’asse 1 su “agenda digitale”).E’ previsto uno stanziamento di circa 40 Milioni di Euro per ciascuna città del Centro-Nord e per Cagliari(di cui 15 Milioni per città sono destinati all’asse 1 su “agenda digitale”).

(*) La quota di partecipazione dei Fondi SIE è pari al 75% per le Città che ricadono nelleregioni “meno sviluppate” e al 50% nelle altre aree.

4.5. Il PON Città Metropolitane (II)

Assi OT ex AdP Fondi SIE Budget (Euro)Distribuzione

per Assi (in %)1. Agenda digitale (FESR)

OT 2 FESR 151.982.830,0 17,0

2. Sostenibilità urbana (FESR)

OT 4 FESR 318.288.000,0 35,6

3. Servizi per 3. Servizi per l'inclusione sociale (FSE)

OT 9 FSE 217.193.592,0 24,3

4. Infrastrutture per l'inclusione sociale (FESR)

OT 9 FESR 169.751.580,0 19,0

Assistenza tecnica (FESR)

FESR 35.717.332,0 4,0

892.933.334,0 100,0

(*) L’Asse 1 e l’Asse 3 interessano l’intero territorio delle Città Metropolitane. Gli altri interventidel PON (Asse 2 e Asse 4) sono circoscritti al territorio del Comune capoluogo.

4.6. La strategia del PON Città Metropolitane (I)

Il PON Metro “si inserisce nel quadro dell’Agenda urbana nazionale e delle strategie di sviluppourbano sostenibile delineate dall’Accordo di Partenariato”.

“L’area interessata dal PON si riferisce al massimo al territorio delle Città metropolitane, coninterventi più mirati su porzioni di questi territori e in particolare sul territorio del Comunecapoluogo” (*).capoluogo” (*).

“Il PON Metro interviene per sostenere, con modelli di intervento comuni, specifiche e determinateazioni prioritarie che compongono una strategia unificante a livello nazionale per le Cittàmetropolitane, affrontando congiuntamente e in modo coordinato alcune delle sfide che interessanotali contesti territoriali”.

Fonte: Commissione Europea - Italia, “PON Città metropolitane”, Codice Identificativo: CCI 2014IT16M2OP004

(*) Sul testo ufficiale del PON Metro (v. p. 2) viene specificato che l’area territoriale di riferimentoè la Città Metropolitana limitatamente alle azioni immateriali legate all’agenda digitale e adazioni di inclusione sociale cofinanziate dal FSE. Gli altri interventi del PON sono circoscritti alterritorio del Comune capoluogo.

4.7. La strategia del PON Città Metropolitane (II)

Il Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane 2014-2020 prevede interventi neisettori dell'agenda digitale, dell'efficienza energetica, della mobilità sostenibile, del disagio abitativo edell’inclusione sociale (i quattro Assi operativi, a cui si aggiunge l’Asse di assistenza tecnica).Il PON “Metro”, pertanto, prevede non solo azioni inerenti PA digitale, tecnologie digitali per migliorarei servizi urbani e sistemi di trasporto urbano organizzati meglio e meno inquinanti, ma anche interventidi contrasto della povertà materiale e di riduzione della marginalità estrema attraverso l’Asse 3 e l’Asse4, concentrando le azioni su due gruppi target:4, concentrando le azioni su due gruppi target:� individui senza fissa dimora,� comunità emarginate (rom e altri alloggiati nei “campi nomadi”).

Questo PON, quindi, presenta rilevanti sinergie potenziali con un altro PON che interessa l’interoterritorio nazionale, ossia il PON “Inclusione sociale”, PON di cui è Autorità di Gestione il Ministerodel Lavoro e delle Politiche Sociali.Gli Assi operativi di questo PON sono: 1. Sostegno per l’inclusione attiva, 2. Innovazione sociale, 3.Economia sociale, integrazione e antidiscriminazione, 4. Capacità amministrativa e azioni di sistema.

4.8. Il quadro logico del PON Città Metropolitane (I)

Assi Ob. Specifici (AdP) Azioni

1. Agenda digitale metropolitana (FESR)

1.1. Digitalizzazione dei processi amministrativi e diffusione di servizi digitali pienamente interoperabili (agenda digitale)

1.1.1 Adozione di tecnologie per migliorare i servizi urbani dellasmart city

2.1 Riduzione dei consumi energetici negli edifici e nelle

2.1.1 Illuminazione pubblica sostenibile2.1.2 Risparmio energetico negli edifici pubblici

2. Sostenibilità dei servizi pubblici e della mobilità urbana (FESR)

energetici negli edifici e nelle strutture pubbliche o ad usopubblico

2.1.2 Risparmio energetico negli edifici pubblici

2.2. Aumento della mobilità sostenibile nelle aree urbane

2.2.1 Infomobilità e sistemi di trasporto intelligenti2.2.2 Rinnovamento e potenziamento tecnologico delle flottedel TPL2.2.3 Mobilità lenta2.2.4 Corsie protette per il TPL e nodi di interscambio modale

(continua)

4.9. Il quadro logico del PON Città Metropolitane (II)

Assi Ob. Specifici (AdP) Azioni

3. Servizi per l'inclusione sociale (FSE)

3.1 Riduzione del numero di famiglie in condizioni di disagio abitativo

3.1.1 Azioni integrate di contrasto alla povertà abitativa

3.2 Riduzione dellamarginalità estrema e interventi di inclusione

3.2.1 Percorsi di accompagnamento alla casa per le comunitàemarginate3.2.2 Servizi a bassa soglia per l'inclusione dei senza dimora o

(segue)

interventi di inclusione 3.2.2 Servizi a bassa soglia per l'inclusione dei senza dimora oassimilati

3.3. Aumento della legalità nelle aree ad alta esclusione sociale

3.3.1 Sostegno all’attivazione di nuovi servizi in aree degradate

4. Infrastrutture per l'inclusione sociale (FESR)

4.1 Riduzione del numero di famiglie in condizioni di disagio abitativo4.2. Aumento della legalità nelle aree ad alta esclusione sociale

4.1.1 Realizzazione e recupero di alloggi4.2.1 Recupero di immobili inutilizzati e definizione di spaziattrezzati da adibire a servizi di valenza sociale

4.10. Principali obiettivi quantificati del PON Città Metropolitane

Priorità ObiettiviAgenda digitale

70% dei Comuni delle Città Metropolitane con servizi pienamente interattivi50% dei cittadini che usano internet per relazionarsi con la PA o i gestori di servizi pubblici

Sostenibilità urbana

Oltre 90.000 impianti di illuminazione riqualificati,Riqualificazione energetica di almeno 38.000 mq di superficie di edifici pubblici,Aumento del 5% di passeggeri del trasporto pubblico locale (TPL) nelle RMS,Incremento della mobilità ciclabile (circa 150 Km di nuove piste ciclabili),urbana Incremento della mobilità ciclabile (circa 150 Km di nuove piste ciclabili),Circa 150 Km di corsie protette per il TPL (RMS) e riqualificazione di 40.000 mq di nodi diinterscambio.

Inclusione sociale

Creazione e recupero di 2.270 alloggi per famiglie con particolari fragilità sociali ed economiche.Recupero di 35.600 mq di immobili inutilizzati da destinare a servizi del terzo settore.Percorsi integrati di inserimento lavorativo e sociale per 3.904 individui a basso reddito e 5.855individui con gravi forme di disagio.Percorsi integrati per 485 individui appartenenti alle comunità Rom, Sinti e Camminanti.Servizi a bassa soglia e di pronto intervento sociale per 1.811 individui senza dimora.Sostegno a 644 progetti attuati da soggetti attivi nel sociale o da ONG nelle aree bersaglio.

Fonte: Agenzia per la Coesione Territoriale

4.11. Il sistema di gestione del PON Città Metropolitane (I)

L’Autorità di Gestione è l’Agenzia per la CoesioneTerritoriale, ma le città interessate saranno individuate qualiAutorità Urbane (AU), ai sensi dell’art. 123.6 del regolamentogenerale sui Fondi SIE – Reg. (UE) N. 1303/2013 – e dell’art.7del regolamento FESR, venendo ad assumere il ruolodi Organismo Intermedio (OI).

La convenzione fra AdG e AU (atto formale di delega) investedirettamente di responsabilità i sindaci dei 14 Comuni capoluoghidi Città Metropolitane e costituisce conditio sine qua non per lapiena operatività del PON (v. slide 4.12).

N.B. Il PON, pertanto, si configura come un documento distrategia, in quanto i veri documenti attuativi sono i c.d. PianiOperativi delle singole Città Metropolitane, da definire secondopercorsi partecipativi, aperti a tutti i portatori di interesse.

4.12. Il sistema di gestione del PON Città Metropolitane (II)

Documento organizzativo

Convenzione

Documento di strategia

Convenzione (atto di delega)

Piano attuativo

Selezione delle operazioni

Fonte: Agenzia per la Coesione Territoriale

4.13. Principali programmi di spesa europei e nazionali complementari al PON Città Metropolitane (I)

Fondi/strumenti di diretta pertinenza

1. PON Città Metropolitane (FESR e FSE)

2. Programma “complementare” Città Metropolitane (FSC)

3. POR FESR (interventi sulle città medie)

4. Patti per il Sud (ex Delibera CIPE del 10.08.2016) attuativi del Masterplan per il Mezzogiorno

5. Programma Interreg Europe

6. Programma Urbact

7. Iniziativa “Urban Innovative Actions”

8. Joint Programming Initiative Urban Europe – ERA-NET Cofund Smart Urban Futures

(*) Va anche segnalata, a titolo di completezza, l’istituzione del “Fondo per l’attuazione del Programma straordinario di intervento per lariqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie”, gestito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Questo Fondo, ai sensi dell’art. 1,commi 974 – 978 della Legge 208/2015 (legge di stabilità per il 2016) finanzia il “Programma straordinario di intervento per lariqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia”. Per ilFondo in questione, nel corso del 2016 sono stati stanziati 500 Milioni di Euro. Fondo e programma sono stati rifinanziati dal CIPE nelcorso della seduta del 3 marzo 2017.

4. 14. Principali programmi di spesa europei e nazionali complementari al PON Città Metropolitane (II)

Fondi/strumenti complementari

Complementarità elevata Complementarità meno elevata

1. Horizon 2020 – Pilastro III “ Societal Challenges” (*)

2. Europa per i Cittadini - Strand 2 (Reti di città)

3. Programma Espon

4. Iniziativa ICT-enabled Public Sector innovation (Horizon

1. PON Governance (FESR e FSE)

2. Programma “complementare” Governance

(FSC)

3. Programmi della Cooperazione transfrontaliera4. Iniziativa ICT-enabled Public Sector innovation (Horizon

2020 – Pilastro III)

5. Connecting Europe Facility (CEF)

6. PON “Inclusione sociale”

7. Programma Nazionale per la

Ricerca 2015-2020

8. Piano nazionale Intelligent Transport System (ITS)

3. Programmi della Cooperazione transfrontaliera

4. PON “Cultura”

5. PON “Infrastrutture e reti”

6. Programma Nazionale FAMI (*)

7. Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD)

8. Premio per la capitale europea per

l’innovazione

(*) Fra i 7 strand del Pilastro III “Societal Challenges” di Horizon 2020, si segnalano come particolarmente pertinenti:SC 3 – Energia pulita, sicura ed efficiente, SC 4 – Trasporti intelligenti, verdi e integrati, SC 5 - Azione per il clima e SC 6 –L’Europa in un mondo che cambia. Società inclusive, innovative e riflessive.

4.15. Il PON Città Metropolitane e l’agenda digitale (I)

Il PON Città Metropolitane 2014-2020 annovera diversi interventi volti a rafforzare disponibilità equalità di servizi urbani attraverso un crescente ricorso a sistemi tecnologici e gestionali per mettere adisposizione di cittadini e imprese servizi digitali interattivi e a servizi innovativi basati sullarielaborazione e il riuso dei big data, inclusi i c.d. open data resi disponibili dalla PA.Si fa riferimento, in particolare, alle seguenti azioni:Azione 1.1.1 “Adozione di tecnologie per migliorare i servizi urbani della smart city” (*);Azione 2.1.1 “Illuminazione pubblica sostenibile” (sostituzione delle vecchie lampade ai vaporiAzione 2.1.1 “Illuminazione pubblica sostenibile” (sostituzione delle vecchie lampade ai vaporidi mercurio con LED, introduzione di sistemi automatici di regolazione del flusso di luce per singolopunto luminoso basati su sensori e sistemi di controllo in remoto, sostituzione dei vecchi pali con “paliintelligenti”, che supportano sensori per rilevazione del traffico e dati ambientali e anche di video-controllo del territorio);Azione 2.2.1 “Infomobilità e sistemi di trasporto intelligente” (i progetti inclusi in questaazione dovranno risultare coerenti con il Piano d’azione nazionale “Intelligent TransportSystems”).

(*) AdG del PON e Autorità Urbane si sono dotate di Gruppi di lavoro tematici, fra cui uno sull’agendadigitale.

4.16. Il PON Città Metropolitane e l’agenda digitale (II)

L’azione 1.1.1. “Adozione ditecnologie per migliorare i serviziurbani della smart city” intervienein 7 aree tematiche:� assistenza e sostegno sociale,� edilizia,� cultura e tempo libero,

Gli interventi dell’azione 1.1.1. sono in primo luogo volti agarantire la disponibilità di tecnologie ICT adeguate (sensori etecnologie di “embedded computing”) ed il miglioramento deglistandard di interfacciamento fra i vari sensori e quelli dicomunicazione “machine-to-machine”, noti come Internet ofThings (IoTs).� cultura e tempo libero,

� lavoro e formazione,� tributi locali,� ambiente e territorio,� lavori pubblici.

Come si precisa anche nella slide 4.17, le aree “Anagrafe”,“Istruzione”, “Sanità” e “Giustizia” non vengono interessate inquanto sono oggetto di altri piani di intervento (la “Strategia perla crescita digitale” dell’AGID, il “Patto per la Salute”, il PON“Per la scuola” e il Piano Nazionale per la Scuola Digitale e, nonultimo, il PON Governance e Capacità Istituzionale).L’area “Servizi alle imprese” non rientra negli ambiti diintervento del PON Metro, in quanto gli interventi volti adeburocratizzare tali servizi e migliorare i SUAP (Sportelli Uniciper le Attività Produttive) saranno finanziati nell’ambito dei PORFESR regionali.

4.17. Il PON Città Metropolitane e l’agenda digitale (III)

Il testo del PON Metro (v. p. 4), specifica che “al fine di sfruttare le condizioni favorevoli e le possibilisinergie sistemiche, l’ambito di interventi per il PON Metro si focalizza sull’obiettivo di sostenere ilpotenziamento dell’offerta di servizi digitali pienamente interoperabili da parte delle Amministrazionicomunali nelle Città metropolitane, accrescendo la diffusione e la qualità dei servizi online erogatidalla P.A. attraverso un deciso sostegno all’implementazione del modello definito dalla Strategia per lacrescita digitale per una maggiore integrazione delle banche dati esistenti”.

Con riferimento all’Azione 1.1.1 “Adozione di tecnologie per migliorare i servizi urbani dellasmart city” , tuttavia, viene anche rimarcato che il PON non interviene:� sul rafforzamento della rete a banda larga ed ultra-larga, in quanto già oggetto di interventodell’omonimo programma gestito dall’AGID. Il PON, infatti, si limita a potenziare i servizi digitalierogati (*);� sulla digitalizzazione dei processi amministrativi degli Enti pubblici, in quanto questo ambito diazione è riservato alla Strategia per la crescita digitale e al PON Governance.

(*) La Strategia per la crescita digitale (gestita dall’AGID) prevede una specifica azione-chiave denominata “Smart cities and communities” che si può considerare il frameworkstrategico di riferimento per l’implementazione dell’Azione 1.1.1 del PON.

PON Metro - Assi 1 e 2 (coerenza con altri piani

per attuare

Programmi e interventi co-finanziati dai Fondi SIE:

Asse 2 POR FESRPON Governance (Asse 1 e Asse 2)

INTERREG EUROPEURBACT

Iniziativa “Urban Innovative Actions”

4.18. Coerenza fra PON Città Metropolitane e altri programmi per l’attuazione dell’agenda digitale

per attuare l’Agenda digitale) (*)

Iniziativa “Urban Innovative Actions”

Programmazione nazionale “complementare”:

Strategia per la crescita digitale 2014-2020

Programma Nazionale per la Ricerca 2015-2020 (Aree “Cultural Heritage”, “Smart communities” e “Mobilità”)

Programma “complementare” Governance (FSC)Programma “complementare” Città Metropolitane (FSC)

(*) Fra Iniziative e fondi diretti della UE è di

particolare rilievo l’ Iniziativa “ICT-enabled Public Sector

innovation”

4.19. Il PON Città Metropolitane e l’innovazione sociale (I)

Il PON Città Metropolitane 2014-2020, se attuato correttamente, può essere anche un importanteveicolo di innovazione sociale.

In questa luce, le Azioni più utili sono:� le Azioni 3.1.1 “Azioni integrate di contrasto alla povertà abitativa” (FSE) e 4.1.1“Realizzazione e recupero di alloggi” (FESR) che se attuate congiuntamente dovrebberoconsentire di sperimentare su ampia scala anche in Italia il c.d. “paradigma housing first” legato alconsentire di sperimentare su ampia scala anche in Italia il c.d. “paradigma housing first” legato alconcetto di fornire a dei drop out ed ad altri soggetti a rischio di marginalità sociale un “alloggioprotetto” che diviene una sorta di base di partenza per un progressivo rientro nei circuitilavorativi/sociali;� le Azioni 3.3.1 “Sostegno all’attivazione di nuovi servizi in aree degradate” (FSE) e 4.2.1“Recupero di immobili inutilizzati e definizione di spazi attrezzati” che, se attuatecongiuntamente, possono consentire di sperimentare anche in Italia il c.d. “paradigma communityhubs”, in base al quale più servizi di cura vengono erogati presso uno stesso centro polifunzionale.Tali interventi, peraltro, sostengono organizzazioni non profit e imprese “a vocazione sociale”disponibili a farsi carico dell’erogazione di “nuovi servizi in aree degradate” nell’ambito di innovativipartenariati con la PA.

4.20. Il PON Città Metropolitane e l’innovazione sociale (II)

Paradigma “active and assisted living”

Azione 3.1.1Azione 4.1.1

Paradigma “housing first”

Paradigma “community hubs”

Azione 3.3.1Azione 4.2.1

Integrazione dei servizi di cura

Paradigma “active and assisted living”

4.21. Il PON Città Metropolitane e l’innovazione sociale (III)

Un utile progetto per capire meglio il legame fra problemi delle aree urbane, innovazione sociale ecoesione sociale è certamente il progetto WILCO (Welfare Innovations at the Local level infavour of COhesion).Tale progetto è stato implementato fra dicembre 2010 e gennaio 2014 da un consorzio di 12 Istituti diricerca – fra cui il Politecnico di Milano – fruendo di un contributo dell’UE a valere del VII Programmaricerca – fra cui il Politecnico di Milano – fruendo di un contributo dell’UE a valere del VII ProgrammaQuadro di R&ST di quasi 2,45 Milioni di Euro. Gli obiettivi di fondo del progetto, articolato in 8 WorkPackages, sono stati:� identificare pratiche sociali innovative nelle città europee e i fattori che catalizzano la loro diffusione;� collocare opportunamente tali pratiche innovative nel contesto dato di politiche urbane eproblematiche sociali;� individuare suggerimenti concreti per sostenere l’innovazione sociale a livello locale.

WILCO Project: http://www.wilcoproject.eu/the-project/

Altri rilevanti progetti di ricerca sulla “social innovation” sonopresentati sul portale gestito dalla Commissione Europea:http://siresearch.eu

4.22. Il PON Città Metropolitane e nuovi modelli di integrazione di migranti e dop-out

Integrazione di individui “fragili” e paradigma “housing first”

Nel PON Metro (v. p. 77) tale paradigma viene spiegato nei seguenti termini: «secondo il paradigma “Housing First”la disponibilità di una casa “adatta” alle esigenze dell’individuo fragile costituisce la precondizione essenziale perconsentire l’innesco del graduale percorso necessario alla sua piena integrazione nella società».La crescente attenzione per il paradigma “Housing First” è anche confermato dall’analisi del bando 2016 delProgramma Housing della Fondazione Compagnia di San Paolo.Un progetto molto interessante di applicazione di questo paradigma è il progetto Casa di Pina della Cooperativa AliceUn progetto molto interessante di applicazione di questo paradigma è il progetto Casa di Pina della Cooperativa Alicead Alba (CN). http://www.coopalice.net/index.php/casapina

Integrazione di migranti/rifugiati e rilancio di borghi a rischio spopolamento

Un altro esempio concreto di interventi innovativi nelle città per favorire l’inclusione sociale è stato sviluppato neglianni recenti da diversi piccoli borghi isolati e rischio di spopolamento della Calabria. In questi piccoli borghil’abbattimento di pregiudizi sociali e la fornitura di alloggi nei centri storici e di occasioni di lavoro a migranti e rifugiatiha consentito di bloccare il fenomeno dello spopolamento e di contrastare il declino dell’economia locale. Questomovimento è partito dal Comune di Riace, dove l’iniziativa ha prodotto risultati così rilevanti da aver fatto diventarel’esperienza di Riace una best practice oggetto di studio e di attenzione dei media internazionali.

5.1. L’importanza dei Programmi di Cooperazione Territoriale Europea

I Programmi del secondo obiettivo della politica di coesione (politica regionale europea) sono tutti – direttamente oindirettamente – particolarmente importanti per dare corso alla priorità “agenda urbana”, in quanto:� anche questi Programmi vanno considerati serventi rispetto agli obiettivi dell’agenda “Europe 2020”,segnatamente alla promozione delle attività di ricerca e innovazione e alla diffusione di nuovi servizi basati sulle

Sezione 5. STRUTTURA E IMPORTANZA SPECIFICA DELL’OBIETTIVO

COOPERAZIONE TERRITORIALE EUROPEA DEI FONDI SIE

segnatamente alla promozione delle attività di ricerca e innovazione e alla diffusione di nuovi servizi basati sulletecnologie digitali (ICT);� questi Programmi (specialmente quelli che ricadono nell’alveo della “cooperazione interregionale europea”)hanno un focus specifico su problemi di trasporti, sulle reti (materiali e immateriali) e su una equilibratapianificazione territoriale (urbana).

Ai sensi dell’art. 2 del Reg. (UE) N. 1299/2013 sulla Cooperazione Territoriale Europea (CTE), le componenti diquesto secondo obiettivo della politica di coesione sono: (i) cooperazione transfrontaliera; (ii) cooperazionetransnazionale; (iii) cooperazione interregionale (Programmi INTERREG EUROPE, URBACT, INTERACT,ESPON).

Antonio Bonetti

Cooperazione Transfrontaliera

(i) 60 Programmi di Cooperazione transfrontaliera interna(ii) 12 Programmi di Cooperazione transfrontaliera IPA(iii) 16 Programmi di Cooperazione transfrontaliera ENI

Tali Programmi interessano le “regioni NUTS III” (in Italiacorrispondono alle Province o a parti di esse) e richiedono lacooperazione politica fra Autorità pubbliche su due lati di un confine(interno o esterno)

5.2. L’Obiettivo “Cooperazione Territoriale Europea” nel periodo 2014-2020

Cooperazione Interregionale

Cooperazione Transnazionale

4 Programmi di ricerca, scambio di buone pratiche e di networkingaventi per oggetto “agenda urbana” e politiche territoriali dell’UE

15 Programmi di cooperazione transnazionaleInteressano le “regioni NUTS II”, contribuendo a definire delle grandiaree territoriali, fortemente integrate, che possono anche interessareterritori al di fuori dei confini fisici dell’UE (v. slide che segue)

5.3. I Programmi di Cooperazione Transnazionale

Fonte: Commissione Europea - DG Regio

5.4. Programmi di Cooperazione che interessano l’Italia (I)

Cooperazione transfrontaliera

Interna (8, tutti cofinanziati dal FESR)

Esterna (3)

Cooperazione interregionale

CTE in Italia Cooperazione transnazionale

Urbact. Interreg Europe, Interact, ESPON

4 Programmi

N.B. I tre Programmi di cooperazione transfrontaliera esterna vedono il cofinanziamento di IPA eFESR o di ENI e FESR

� IT – Francia Alpi (ALCOTRA);� IT – Francia marittimo;� IT – Svizzera;� IT – Austria;� IT – Croazia;

� IT – Francia Alpi (ALCOTRA);� IT – Francia marittimo;� IT – Svizzera;� IT – Austria;� IT – Croazia;

� ENI MED� ENI Italia Tunisia� IPA Italia Albania Montenegro

Programmi transfrontalieri esterni*Programmi transfrontalieri esterni*Programmi transfrontalieri interniProgrammi transfrontalieri interni

5.5. Programmi di Cooperazione che interessano l’Italia (II)

� IT – Croazia;� IT – Malta;� IT – Slovenia;� Grecia – IT.

� IT – Croazia;� IT – Malta;� IT – Slovenia;� Grecia – IT.

Il Lazio nella programmazione in corso è interessato da (i) il Programma ENI MED cofinanziato da ENI eFESR (una delle priorità di azione è trattamento e riciclo dei rifiuti urbani) e da (ii) il ProgrammaTransnazionale Mediterraneo.

� Spazio Alpino� Europa Centrale� Mediterraneo� Adriatico – Mar Ionio (Adrion)

Programmi transnazionaliProgrammi transnazionali

INTERREG EUROPE

(scambio di esperienze in relazione allo sviluppo delle regioni e della politica regionale europea *)

URBACT

(scambio di esperienze su buone prassi in relazione allo sviluppo urbano sostenibile)

5.6. Gli strand della componente “interregionale” dell’ Ob. CTE

INTERACT

(scambio di esperienze inerenti la gestione dei

Programmi di cooperazione)

ESPON

(analisi delle tendenze di sviluppo in relazione agli obiettivi della politica di coesione e di uno sviluppo

armonioso del territorio dell’UE ex SSSE)

Cooperazione Cooperazione InterregionaleInterregionale

Asse 1 Ricerca e Innovazione

(OT 1 dei Fondi SIE)

Asse 2 Competitività delle PMI

(OT 3 dei Fondi SIE)

5.7. INTERREG EUROPE (I)I temi (Assi prioritari)

Asse 3 Low-carbon economy(OT 4 dei Fondi SIE)

Asse 4 Tutela dell’ambiente

ed uso efficiente delle risorse

(OT 6 dei Fondi SIE)

INTERREG EUROPEINTERREG EUROPE

5.8. INTERREG EUROPE (II)Le due azioni della componente “interregionale” dell’ Ob. CTE

Azioni di INTERREG EUROPE

1. Policy learning platform –Piattaforme per lo scambio di

buone pratiche (4, una per ciascuno dei temi di Interreg

Europe)

2. Progetti di cooperazione interregionale

Criteri di selezione

Criteri di valutazione strategica (*)

Criteri di valutazione operativa

(*) Rilevanza delle proposte, qualità/credibilità dei risultati attesi, qualità dei partenariati

5.9. INTERREG EUROPE (III)Dotazione finanziaria

Dotazione finanziaria di INTERREG EUROPE

Le risorse complessive dell’Ob. Cooperazione Territoriale Europea ammontano a quasi 10 milioni di Euro(2,75% del pacchetto finanziario complessivo della politica di coesione 2014-2020).La dotazione finanziaria di INTERREG EUROPE è pari a 359 milioni di Euro (FESR), di cui:� 322,4 milioni di Euro per progetti di cooperazione,� 15,3 milioni di Euro per le attività che riguardano le “piattaforme di apprendimento”,

21,3 milioni di Euro per le attività di assistenza tecnica.� 21,3 milioni di Euro per le attività di assistenza tecnica.

Copertura geografica e finanziamento dei progetti

Le risorse del FESR coprono i progetti che riguardano tutti gli Stati Membri dell’UE.Ai progetti possono partecipare anche soggetti eleggibili dei paesi partner Norvegia e Svizzera, maovviamente riceveranno contributi dal bilancio di questi stati (e non dal FESR).Possono partecipare anche altri paesi terzi a seguito della stipula di specifiche convenzioni (ma per i progetti– parti di progetti - che li riguardano non interviene il FESR).

5.10. INTERREG EUROPE (IV)Soggetti ammissibili a beneficio e tassi di cofinanziamento

Beneficiari: (i) Autorità nazionali, regionali e locali; (ii) Organizzazioni pubbliche (“public law body”, qualiagenzie regionali di sviluppo, agenzie che si occupano della promozione di politiche energetiche sostenibili,business innovation centers pubblici e altri), (iii) enti non profit privati.

85% del costo totale eleggibile per autorità e agenzie pubbliche (*)

* INTERREG EUROPE, pertanto, non solo annovera fra i principali beneficiari Autorità eorganizzazioni pubbliche, ma prevede parimenti un tasso di cofinanziamento molto elevato, quandoinvece per le regioni più sviluppate che beneficiano dei Fondi Strutturali i tassi di cofinanziamento siaggirano sul 50%.

Tassi di cofinanziamento dei progetti

autorità e agenzie pubbliche (*)

75% del costo totale eleggibile per enti non-profit privati

5.11. INTERREG EUROPE (V)Principali destinatari degli interventi

Indicazioni sui destinatari:

Asse 1 (Ricerca e Innovazione): (i) Autorità nazionali, regionali e locali,(ii) agenzie regionali di sviluppoo che promuovono l’innovazione, (iii) Università o centri di ricerca, (iv) Camere di Commercio e altreorganizzazioni che sostengono ricerca e relative politiche di supporto);Asse 2 (Competitività delle PMI): (i) Autorità nazionali, regionali e locali, (ii) agenzie regionali disviluppo, (iii) organizzazioni rappresentative delle PMI, (iv) Camere di Commercio e altre organizzazionisviluppo, (iii) organizzazioni rappresentative delle PMI, (iv) Camere di Commercio e altre organizzazioniche sostengono ricerca e politiche per la competitività;Asse 3 (Efficienza energetica ed energia sostenibile): (i) Autorità nazionali, regionali e locali, (ii) agenzieregionali che si occupano della promozione di politiche energetiche sostenibili, (iii) agenzie regionali olocali che si occupano di mobilità sostenibile, (iv) università e centri di ricerca;Asse 4 (Ambiente, cultura ed uso efficiente delle risorse): (i) Autorità nazionali, regionali e locali, (ii)agenzie ambientali, (iii) organizzazioni responsabili di beni culturali e del patrimonio architettonico, (iv)università e centri di ricerca, (v) enti pubblici ed enti non profit impegnati nella promozione evalorizzazione di beni architettonici e culturali e/o del patrimonio naturale.

N.B. E’ stata pubblicata il 1° Marzo 2017 la III call for proposals della programmazione 2014-2020, conscadenza per la presentazione delle candidature fissata al 30 giugno 2017.

5.12. URBACT 2014-2020. Base normativa e caratteristiche essenziali

URBACT è un programma di studio e trasferimento di conoscenze e buone pratiche fra città (autoritàurbane) che era stato varato nel 2002.URBACT, quindi, finanzia ricerche e progetti di trasferimento di conoscenza/buone pratiche e noninvestimenti o progetti pilota.La base normativa è dettata dal Reg. (UE) N. 1303/2013 sui Fondi Strutturali e di Investimento Europeo(Fondi SIE), dal Reg. (UE) N. 1299/2013 sulla CTE e dal Reg. (UE) N. 1301/2013 sul FESR (artt. 7-9).(Fondi SIE), dal Reg. (UE) N. 1299/2013 sulla CTE e dal Reg. (UE) N. 1301/2013 sul FESR (artt. 7-9).L’Ente erogatore, per la parte FESR, è la Commissione Europea - Direzione Generale Politica Regionale ePolitiche Urbane.Gli interventi del Programma sono definiti e finanziati sotto l’OT 11 dei Fondi SIE (“Capacity building”), masono anche interessati gli OT: 1 “Ricerca e innovazione”, 4 “Low carbon economy”, 6 “Protezionedell’ambiente e uso efficiente delle risorse”, 8. “Occupazione” e 9. “Inclusione sociale e lotta alla povertà”.

Fra le maggiori novità della programmazione 2014-2020 si segnala una maggiore attenzione non solo per lafase di definizione delle migliori politiche, ma anche per quella di implementazione.

(*) Portale del programma: www.urbact.euIn Italia si possono richiedere informazioni e chiarimenti al centro di ricerca dell’ANCI Cittalia.

5.13. URBACT 2014-2020. Missione e obiettivi specifici

Migliorare le politiche urbane, mettendo in grado Migliorare le politiche urbane, mettendo in grado le città di lavorare insieme e sviluppare soluzioni le città di lavorare insieme e sviluppare soluzioni

integrate ai problemi comuniintegrate ai problemi comuni

Capacity for policy delivery

Missione

N.B. URBACT è un programma di apprendimento e trasferimento delle conoscenze che non finanziainvestimenti e progetti pilota

Policy design

Policy implementation

Building and sharing knowledge

Obiettivi specifici

5.14. URBACT 2014-2020. Le tre principali azioni

1. Transnationalnetworking

1.2. Implementationnetworks

1.1. Action planning networks

1.3. Transfer of goodpractices networks

2. Capacity building activities

3. Capitalisationand dissemination

(*) Interventi ammissibili a beneficio e beneficiari cambiano aseconda delle tipologie di azioni, quindi bisogna sempre controllareProgramma ufficiale e call for proposal.

5.15. Gli obiettivi delle tre principali azioni

1. Transnationalnetworking

2. Capacity building activities

3. Capitalisationand dissemination

sostenere le città mediante l'ideazione e la

valorizzare le competenze degli attori urbani

costruire e condividere conoscenze, pratiche e mediante l'ideazione e la

realizzazione di strategie urbane integrate

basandosi sul mutuo apprendimento e sullo

scambio di buone pratiche

degli attori urbani aiutandoli a sviluppare

approcci integrati e partecipativi alla creazione

e alla realizzazione di politiche urbane*

raccomandazioni ed informare sulla

progettazione e sulla realizzazione delle politiche urbane

sostenibili a livello locale, regionale,

nazionale e comunitario

(*) Va evidenziato che l’esigenza di sperimentare approcci partecipativialla formulazione di politiche per le città e gli interventi degli EE.LL. ècentrale anche nell’Azione 3.1.5 del PON Governance.

5.16. Copertura geografica e dotazione finanziaria di URBACT 2014-2020

Il Programma ha un budget di 96.324.550 Euro (meno di 100 milioni di Euro su 7 anni), con unapartecipazione del FESR che si attesta su circa 74,3 milioni di Euro. Questo conferma la sua natura di “knowhow programme”). In questa fase, tuttavia, ha una grande valenza politica in quanto programma serventerispetto al rilancio delle città come “motori di sviluppo”. L’obiettivo, inoltre, è che i “networks di città” chevengono creati possano durare oltre il progetto.

Le aree geografiche ammesse a beneficio sono:� Stati Membri,� Norvegia e Svizzera,� Paesi beneficiari dello Strumento di Pre-Adesione (IPA),� altri Paesi beneficiari.

(*) I tassi di cofinanziamento, in generale, sono differenziati a seconda delle categorie di regioni in cuisono localizzati i partners del progetto:� i partners del progetto riceveranno un contributo FESR che copre fino all’85% dei costi eleggibili selocalizzati in regioni “in transizione” e “in ritardo di sviluppo”,� i partners del progetto riceveranno un contributo FESR che copre fino al 75% dei costi eleggibili selocalizzati in regioni “sviluppate”.

5.17. Indicazioni sui principali destinatari

Principali beneficiari: Città, da intendersi in questi termini:

� città di piccole, medie e grandi dimensioni (non ci sono limiti di popolazione);� livelli infra-comunali di governo come i distretti e i Municipi;� autorità metropolitane e agglomerati organizzati se hanno autonomia politico-amministrativa.

Altri beneficiari (in numero limitato):Altri beneficiari (in numero limitato):� agenzie locali definite come organizzazioni costituite da una città, parzialmente o totalmente di proprietà della città e responsabili per questioni connesse allo sviluppo urbano;� autorità provinciali, regionali e nazionali;� università e centri di ricerca.

Vanno sempre ricordati due aspetti:� i partners ammissibili e il loro numero minimo nell’ambito del partenariato internazionale possonovariare a seconda delle tipologie di azioni,� il numero di “altri beneficiari” ammissibili è limitato.

5.18. L’Iniziativa Urban Innovative Actions (UIA) Base normativa e caratteristiche essenziali

Urban Innovative Actions (UIA) è un programma di interventi innovativi per le città europeeavviato sulla scorta dell’art. 8 del Reg. (UE) N. 1301/2013 sul FESR.

UIA, diversamente da URBACT, che finanzia solo ricerche e progetti di trasferimento diconoscenza/buone pratiche, finanzia la sperimentazione di soluzioni particolarmente innovative econoscenza/buone pratiche, finanzia la sperimentazione di soluzioni particolarmente innovative ereplicabile ai problemi urbani, nella forma di progetti-pilota (progetti sperimentali).

Si tratta di progetti pilota inerenti soluzioni innovative o mai sperimentate prima per i problemicomuni delle città europee, selezionati tramite calls for proposals (indicativamente annuali).

UIA ha un budget di 372 milioni di Euro (FESR). Il contributo massimo di ogni progetto non deveessere superiore ai 5 milioni di Euro. E’ stato fissato un tasso di cofinanziamento unico pari all’85%dei costi totali eleggibili.

5.19. L’Iniziativa Urban Innovative Actions (UIA) Soggetti ammissibili

1.2. Associazioni/raggruppamenti di autorità urbane, anche di diversi Stati Membri, di città che nel loro insieme hanno

una popolazione di almeno 50.000 abitanti. (*)

1. Autorità urbane

1.1. Autorità di un’unità amministrativa locale avente almeno 50.000 abitanti

Soggetti ammissibili

una popolazione di almeno 50.000 abitanti. (*)

2. Delivery partners

Altre Istituzioni pubbliche e agenzie pubbliche, enti non profit e imprese private (e loro consorzi)

(*) Possono essere legalmente costituite come nel caso delle Unioni diComuni, oppure essere costituite ad hoc su base volontaria.

5.20. Copertura tematica dell’Iniziativa UIA

Urban Innovative Actions (UIA) ha un novero alquanto ampio di possibili ambiti tematici che possonoessere interessati dai progetti innovativi:� Occupazione e competenze nelle economie locali,� Povertà urbana,� Edilizia urbana,� Integrazione di migranti e rifugiati,� Integrazione di migranti e rifugiati,� Uso sostenibile del suolo,� Riciclo ed economia circolare,� Adattamento climatico,� Transizione energetica (efficienza energetica e sistemi locali di energie rinnovabili),� Mobilità urbana sostenibile,� Qualità dell’aria,� Transizione digitale,� Public procurement innovativo ed adattabile.

(*) Fra questi ambiti tematici, ogni anno, ne vengono selezionati alcunidalla Commissione. Sulla base degli ambiti selezionati vengonostrutturate la call for proposals dei progetti.

5.21. Temi delle call for proposal dell’Iniziativa UIA

La prima call for proposal, lanciata il 15 dicembre 2015, aveva selezionato quattro ambiti tematici:� Transizione energetica,� Integrazione di migranti e rifugiati,� Occupazione e competenze nelle economie locali,� Povertà urbana, con un focus particolare sulle periferie degradate.

Sono state ricevute ben 378 richieste di finanziamento a conferma dell’attenzione degli amministratori locali per dellesoluzioni innovative per vecchi e nuovi problemi delle città.soluzioni innovative per vecchi e nuovi problemi delle città.

La seconda call for proposal è stata pubblicata il 16 dicembre 2016 (e scade il 16 aprile p.v.).I temi individuati per la seconda call sono:

� Integrazione di migranti e rifugiati,� Riciclo ed economia circolare,� Mobilità urbana sostenibile.

La call specifica che al fine di sviluppare un approccio integrato, i proponenti possono descrivere il legamefunzionale di questi temi con altri temi e ambiti di intervento.

5.22. Caratteristiche dei progetti

I progetti devono: (i) essere coerenti con Obiettivi Tematici e priorità di investimento del FESR, (ii)concernere lo sviluppo urbano sostenibile.I progetti selezionati tramite le call for proposal dell’Iniziativa UIA devono essere:� innovativi,� di buona qualità,� formulati adottando un approccio partecipativo,� misurabili,� avere una dimensione europea ed essere trasferibili/scalabili.

Questi, infatti, sono anche i criteri di premio per la selezione dei progetti di merito nell’ambito dellavalutazione strategica dei progetti, che pesa per l’80% sul punteggio totale delle proposte progettuali (*).I progetti ammessi a beneficio in genere coinvolgono fra 6 e 12 città e possono avere una durata massima di

3 anni.Per ogni progetto deve essere previsto un Work Package finale di trasferimento delle conoscenze acquisite.

(*) Il processo di selezione prevede due fasi consecutive:- la fase 1 – Valutazione strategica, che è maggiormente focalizzata su innovatività,qualità progettuale e trasferibilità delle proposte.- la fase 2 – Valutazione operativa, che considera maggiormente aspetti che concernonola qualità del progetto e del percorso di implementazione.

Allegato I

Il “PON Governance e Capacità Istituzionale” Il “PON Governance e Capacità Istituzionale”

Antonio Bonetti

I.1. Introduzione al paradigma “open government”

L’approccio “open government” alla gestione delle politiche pubbliche è da alcuni anni il paradigma diriferimento sia nel dibattito accademico, sia nel percorso di incessante riforma di processi decisionali e prassiamministrative della Pubblica Amministrazione (PA).amministrative della Pubblica Amministrazione (PA).

In estrema sintesi, alla PA tale paradigma chiede sempre di più di essere fortemente orientata a: � coinvolgere i cittadini nei processi decisionali, combinando modelli di democrazia partecipativa delineati nelle scienze politiche e modelli di open innovation che sono ormai la frontiera del pensiero manageriale; � amministrare “con i cittadini”, da non considerare più come meri beneficiari di servizi pubblici, ma autentici partner “attivi” per la soluzione di problemi collettivi; � rafforzare sempre di più trasparenza e rendicontabilità sociale delle politiche e delle azioni amministrative.

Europe 2020 / Agenda digitale

Politica regionale dell’UE

PA digitale

Quadro Strategico Comune PA digitale e piani per l’e-

I.2. Le politiche dell’UE per sostenere il paradigma “open government”

Iniziativa Faro “Agenda digitale” (2010)

Strategia per il Mercato Unico digitale (2015)

Trans-European Networkse Iniziativa “Digital

Services Infrastructures”

Quadro Strategico Comune

Accordi di Partenariato nazionali e OT 2 “agenda

digitale”

PON e POR

Programmi di Cooperazione Interregionale e Urban

Innovative Actions

PA digitale e piani per l’e-Government

Iniziativa ICT-enabledPublic Sector innovation

(Horizon 2020)

Approccio Open Data per la PA e “PSI Directive”

Portale europeo dei dati aperti

I.3. PA “digitale” e paradigma “open government” in Italia

I provvedimenti legislativi e i documenti tecnici che maggiormente incidono sulla digitalizzazione dellaPA sono:� il varo di una “agenda digitale” italiana sull’abbrivio di quella europea (si veda, in particolare, l’art. 47del D.L. 5/2012);� la revisione del Codice dell’Amministrazione Digitale ex D.L. 179/2012 (si veda, in particolare,� la revisione del Codice dell’Amministrazione Digitale ex D.L. 179/2012 (si veda, in particolare,l’art. 9) e il progressivo miglioramento del portale italiano per gli open data “dati.gov.it”;� la Strategia per la crescita digitale 2014-2020 dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), approvatadal Consiglio dei Ministri del 3 marzo 2015 e poi rivista nel giugno 2016.

Sono parimenti molto importanti diversi provvedimenti di riforma settoriali,segnatamente la riforma della scuola (la legge su “la buona scuola” del 2015 individuanel Piano Nazionale per la Scuola Digitale un autentico pilastro della riforma),quella inerente la digitalizzazione della giustizia e dei processi e quella legata alladigitalizzazione della sanità pubblica e all’introduzione del fascicolo sanitarioelettronico (“Patto per la salute”).

I.4. Il paradigma “open data”

Al paradigma “open government” si affianca sempre di più un paradigma emergente nella gestione delleinformazioni gestite dalla PA, che è quello degli “open data” .Nell’ambito del PON Governance, all’interno degli Assi 1 e 2 vi sono almeno quattro Risultati Attesi(indicati anche come Obiettivi Specifici) che sono direttamente serventi rispetto all’implementazione deiparadigmi “open government” e “open data”:� RA 1.1. Aumento della trasparenza e interoperabilità e dell’accesso ai dati pubblici;� RA 1.3. Miglioramento delle prestazioni della PA;� RA 2.1. Sviluppo della domanda di ICT in termini dell’utilizzo di servizi online;� RA 2.1. Sviluppo della domanda di ICT in termini dell’utilizzo di servizi online;� RA 2.2. Digitalizzazione dei processi amministrativi e diffusione di servizi digitali pienamenteinteroperabili della PA offerti a cittadini e imprese.

N.B. Appare evidente come spinte riformistiche delle procedure amministrative si intersecano concambiamenti esogeni legati all’avvento dell’ICT e di database e altri dispositivi per immagazzinare etrasmettere dati sempre più potenti e sofisticati.

Va ricordato che “open data” è una delle azioni-chiave della “Strategia per la crescita digitale 2014-2020”dell’AgID Tale strategia è articolata in tre pilastri: 1. Azioni infrastrutturali trasversali, 2. Piattaformeabilitanti, 3. Programmi di accelerazione.Nell’ambito del pilastro “piattaforme abilitanti” vengono indicate 10 azioni-chiave, fra cui appunto “opendata”.

Riforme istituzionali e della PA

Riforma Delrio (L. 56/2014) e istituzione delle Città metropolitane

Riforma Madia e semplificazione amministrativa

Accordo di Partenariato (OT 2 e OT 11)

OT 2 - Agenda digitale

OT 11 – Capacity building

PON Governance e Capacità Istituzionale(FESR e FSE)

Programma “complementare” Governance (FSC)

Piani per il Rafforzamento Amministrativo (PRA)

I.5. PA “digitale” e “open government”: il quadro strategico degli interventi in Italia

Piani per il Rafforzamento Amministrativo (PRA)

Riforme settoriali “coerenti” Riforma della scuola (legge “La buona scuola”) e Piano

Nazionale per la Scuola DigitalePatto per la salute (e-Health e Fascicolo sanitario elettronico)

Riforma del sistema giudiziario e “processo telematico”

Agenda digitale italiana e open data

Agenda digitale (ex art. 47 D.L. 5/2012)

Revisione Codice Amministrazione Digitale (CAD) ex D.L. 179/2012

Strategia per la crescita digitale

Portale “dati.gov.it” (open data)

PARADIGMA

““OPEN GOVERNMENT””

I.6. PA “digitale” e “open government”: i principali programmi di spesa in Italia

Open Government

Strategia per la crescita digitale

PON Governance(FESR e FSE)

Programma “complementare”

Governance

Azione Open Data

Government

PNR 2015-2020

PON Città Metropolitane (FESR e FSE)

Asse 1

Programma per il Mezzogiorno

(*) Fra Iniziative e fondi diretti della UE è di

particolare rilievo l’ Iniziativa “ICT-enabled Public Sector

innovation” (finanziata nell’ambito di Horizon 2020)

I.7. Il “PON Governance e Capacità Istituzionale” (I)

Il PON Governance, adottato il 23 febbraio 2015, interessa tutte le regioni italiane.L’obiettivo generale del PON Governance è “rendere la Pubblica Amministrazione più efficiente, efficace,intelligente e vicina ai cittadini”.Il PON Governance – attuativo degli OT 2 (agenda digitale) e 11 (capacity building) – si articola in treAssi operativi, con a latere l’Asse di Assistenza tecnica (FSE). Gli Assi operativi sono:1. Sviluppo della capacità amministrativa e istituzionale per modernizzare la PA (FSE);1. Sviluppo della capacità amministrativa e istituzionale per modernizzare la PA (FSE);2. Sviluppo dell’e-government, dell’interoperabilità e supporto all’attuazione dell’agenda digitale

(FESR);3. Rafforzamento della governance multi-livello nei programmi di investimento pubblico (FESR).La dotazione finanziaria complessiva ammonta a 827.699.966 Euro, che si concentra per il 49,84%sull’Asse 1 (FSE). Per oltre l’80% le risorse sono destinate alle regioni “meno sviluppate”.

L’Autorità di Gestione del PON è l’Agenzia per la Coesione Territoriale, ma hanno delle responsabilitàattuative rilevanti anche i seguenti Organismi Intermedi:- Presidenza del Consiglio – Dipartimento della Funzione Pubblica,- Ministero della Giustizia.

I.8. Il “PON Governance e Capacità Istituzionale” (II)

Pilastri Assi Priorità di Investimento

Modernizzazione del sistema amministrativo nazionale

1 Sviluppo della capacità amministrativa e istituzionale per lamodernizzazione della PA

11.i

2bamministrativo nazionale2 Sviluppo dell’e-government, dell’interoperabilità e supportoall’attuazione dell’agenda digitale

2b

2.c

Sviluppare la capacità di governance multi-livello dei programmi di investimento pubblico

3 Rafforzamento della governance multi-livello dei programmi diinvestimento pubblico

11.a

Asse 3 – A cosa serve?

Migliorare la capacità di attivare e realizzare le politiche e gli investimenti pubblici.Semplificare le procedure e rafforzare e l’organizzazione egli strumenti di lavoro delle amministrazioni responsabili degli investimenti per lo sviluppoRafforzare la valutazione delle politiche pubbliche.

I.9. Priorità di investimento del PON Governance (I)

11.i - Investire nella capacità istituzionale e nell'efficienza delle pubbliche amministrazioni e dei servizipubblici a livello nazionale, regionale e locale nell'ottica delle riforme, di una migliore regolamentazionee di una buona governance2.b - Sviluppare i prodotti e i servizi delle TIC, il commercio elettronico e la domanda di TIC2.c - Rafforzare le applicazioni delle TIC per l'e-government, l'e-learning, l'e-inclusione, l'e-culture e l'e-healthhealth11.a - Rafforzare la capacità istituzionale delle autorità pubbliche e delle parti interessate eun'amministrazione pubblica efficiente mediante azioni volte a rafforzare la capacità istituzionale el'efficienza delle amministrazioni pubbliche e dei servizi pubblici relativi all'attuazione del FESR,affiancando le azioni svolte nell'ambito del FSE per rafforzare la capacità istituzionale e l'efficienza dellapubblica amministrazione.

Si ricorda che la trama di fondo dei PO 2014-2020 si articola come segue:� OT – Assi� Priorità di Investimento� Obiettivi specifici� Azioni

I.10. Priorità di investimento del PON Governance (II)

Priorità Motivazione della loro selezione2.b Necessità di rafforzare l’efficienza della PA

Scarso utilizzo di servizi di e-government da parte di imprese e cittadini2.c Necessità di rafforzare l’efficienza della PA

Scarso utilizzo di servizi di e-government da parte di imprese e cittadini11.a Necessità di rafforzare il coordinamento di tutti i livelli di governo11.a Necessità di rafforzare il coordinamento di tutti i livelli di governo

Raccomandazione specifica Paese n. 711.i Scarsi livelli di efficienza della PA

Necessità di dare attuazione concreta alle riformeRaccomandazione specifica Paese n. 7Oneri amministrativi elevati per le impreseElevati livelli di corruzione

I.11. La struttura finanziaria del PON Governance

Asse Meno sviluppate In transizione Più sviluppate Totale

v.a. in % v.a. in % v.a. in % v.a. in %

1 339.155.620,0 49,89% 22.781.086,0 49,63% 50.624.638,0 49,63% 412.561.344,0 49,84%

2 78.720.840,0 11,58% 5.287.686,0 11,52% 11.755.036,0 11,52% 95.763.562,0 11,57%2 78.720.840,0 11,58% 5.287.686,0 11,52% 11.755.036,0 11,52% 95.763.562,0 11,57%

3 215.734.358,0 31,73% 15.995.230,0 34,85% 35.540.320,0 34,84% 267.269.908,0 32,29%

4 AT 46.189.182,0 6,79% 1.836.000,0 4,00% 4.080.000,0 4,00% 52.105.182,0 6,30%

679.800.000,0 100% 45.900.002,0 100% 101.999.994,0 100% 827.699.996,0 100%

L’82,1% delle risorse viene riservato alle regioni “meno sviluppate”.

Valori assoluti in Euro

I.12. Il PON Governance in sintesi

2 Pilastri

� Modernizzazione del sistema amministrativo nazionale

� Sviluppare la capacità di governance multi-livello dei programmi di investimento pubblico

4 Assi

� 2 Obiettivi Tematici (OT 2 e OT 11)

� 11 Risultati Attesi (Obiettivi Specifici)

� 21 Azioni

Assi operativi del PON 2. Sviluppo dell’e-government /

agenda digitale

1. Modernizzazione della PA

“Riforma Madia”

I.13. Il PON Governance e le riforme

3. Rafforzamento della governance multi-livello (*)

Assi operativi del PON Governance

agenda digitale

“Riforma Delrio”

(*) Il terzo Asse è volto soprattutto a migliorare la capacità di attuare le riforme degli Enti Locali e il coordinamento sinergicofra i vari servizi nell’ambito di Città Metropolitane e di Unioni dei Comuni. Si segnala come particolarmente significativo ilprogetto “Metropoli strategiche” finanziato dall’azione 3.1.5 tramite azioni a regia del Dipartimento della Funzione Pubblicadi cui beneficia direttamente l’ANCI.

PON Governance - Assi 1 e 2 (coerenza con altri piani

per attuare l’Agenda digitale) *

Programmi e interventi co-finanziati dai Fondi SIE:

Asse 2 POR FESRPON “Città Metropolitane” (Asse 1 e Asse 2)

PON “Per la scuola”

INTERREG EUROPEURBACT

I.14. Coerenza fra PON Governance e altri programmi per l’attuazione dell’agenda digitale

URBACTIniziativa “Urban Innovative Actions”

Programmazione nazionale “complementare”:

Strategia per la crescita digitale 2014-2020Agenda nazionale per la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico

Patto per la salute (Fascicolo sanitario elettronico)Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD)

Programma Nazionale per la Ricerca 2015-2020 (Aree Salute, Smart communities, Energia, Mobilità)

Programma “complementare” Governance (FSC)Programma “complementare” Città Metropolitane (FSC)

(*) Fra Iniziative e fondi diretti della UE è di

particolare rilievo l’ Iniziativa “ICT-enabled Public Sector

innovation” (finanziata nell’ambito di Horizon 2020)

I.15. Il PON Governance e il progetto Metropoli Strategiche

“Metropoli Strategiche” è un progetto “a regia” del PON GOV gestito dal Dipartimento della FunzionePubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ha l’obiettivo di “accompagnare i cambiamentiorganizzativi e lo sviluppo delle competenze legate alle innovazioni istituzionali nelle CittàMetropolitane”.

Ha una dotazione finanziaria di 3,66 Milioni di Euro a valere dell’Azione 3.1.5 “Interventi mirati diaccompagnamento del processo di riforma degli Enti Locali”.

Il progetto interessa le Città Metropolitane e i Comuni al loro interno e interviene su tre ambiti tematici:� piani di riassetto istituzionale e organizzativo dell’area metropolitana;� piani strategici metropolitani;� semplificazione amministrativa.

Per una descrizione più completa del progetto si veda il portale del PON Governance, segnatamente ilseguente link: http://www.pongovernance1420.gov.it/progetto/metropoli-strategiche/

Beneficiario: ANCIDurata2016-2019Risorse assegnate 3.660.000,00

Allegato II

La struttura del POR FESR Lazio e e

gli Obiettivi Tematici 4, 5 e 6 dei Fondi SIE

Antonio Bonetti

II.1. La struttura del POR FESR Lazio

Il POR FESR 2014-2020 della Regione Lazio è stato approvato con Decisione C(2015)924 del 12/2/2015.La dotazione finanziaria complessiva ammonta a 913.065.194 Euro, per contributo dell’UE di 456.532.597 Euro(tasso di contribuzione del 50%). Il POR FESR si articola in 5 Assi prioritari (con a latere l’Asse di assistenzatecnica):1. Ricerca e Innovazione,2. Lazio digitale,3. Competitività,3. Competitività,4. Energia sostenibile e mobilità,5. Rischio idrogeologico.

Gli interventi del POR che interessano maggiormente gli Enti locali sono quelli degli Assi 4 e 5. Ad esempio sisegnala l’Azione 4.1.1 - Promozione dell’eco-efficienza e riduzione di consumi di energia primarianegli edifici e strutture pubbliche.Il POR specifica che ‘gli interventi riguarderanno molteplici tipologie di immobili quali, ad esempio: strutturepubbliche sedi regionali e di Enti locali (Comuni, Consorzi di Comuni, Province); strutture di servizi socio-educativi (asili nido, scuola dell'infanzia, scuole primarie e secondarie); strutture sportive (palestre, piscine ecampi sportivi); strutture eroganti servizi sociali; strutture sanitarie’.

II.2. Il POR FESR Lazio e le politiche pubbliche. L’OT 4

Priorità di InvestimentoRis. Atteso

(Ob. Spec.)Interventi

b) Promuovere l'efficienza energetica e l'uso

dell'energia rinnovabile nelle imprese

4.2 Riduzione dei consumi

energetici e delle emissioni

nelle imprese e integrazione di

fonti rinnovabili

Promuovere l’efficienza energetica e l’uso dell’energia

rinnovabile nelle imprese (riconversione delle aree produttive in

Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate)

Regione Lazio – Asse 4 Energia sostenibile e mobilità (OT 4 dell’AdP)

c)Promuovere l'efficienza energetica, la

gestione intelligente dell'energia e l'uso

dell'energia rinnovabile nelle infrastrutture

pubbliche, compresi gli edifici pubblici, e nel

settore dell'edilizia abitativa

4.1 Riduzione dei consumi

energetici negli edifici e nelle

strutture pubbliche o ad uso

pubblico, residenziali e non

residenziali e integrazione di

fonti rinnovabili

Promozione dell’eco-efficienza e riduzione di consumi di energia

primaria negli edifici e strutture pubbliche e sostenere

l’efficienza energetica nell’edilizia abitativa

e) Promuovere strategie per basse emissioni

di carbonio per tutti i tipi di territorio, in

particolare le aree urbane, inclusa la

promozione della mobilità urbana

multimodale sostenibile e di pertinenti

misure di adattamento e mitigazione

4.6 Aumento della mobilità

sostenibile nelle aree urbane

Interventi di mobilità sostenibile urbana anche incentivando

l’utilizzo di sistemi di trasporto a basso impatto ambientale, il

completamento, l’attrezzaggio del sistema e il rinnovamento

delle flotte

Viene riportato questo focus sugli OT 4, 5 e 6, in quanto questi OT sono anche quelli cheannoverano fra i principali beneficiari gli EE.LL.

II.3. Il POR FESR Lazio e le politiche pubbliche. L’OT 5 (I)

Regione Marche – Asse 5 Rischio idrogeologico (OT 5 dell’AdP)

Priorità di InvestimentoRis. Atteso

(Ob. Spec.)Azioni

5.1.1 Interventi di messa in sicurezza e per

l’aumento della resilienza dei territori più

b) Promuovere investimenti per far fronte a

rischi specifici, garantire la capacità di

reagire alle catastrofi e sviluppare sistemi di

gestione delle catastrofi

5.1 Riduzione del rischio

idrogeologico e di erosione

costiera

l’aumento della resilienza dei territori più

esposti a rischio idrogeologico e di erosione

costiera

5.1.2 Manutenzione straordinaria del

reticolo idraulico, delle reti di scolo e

sollevamento acque, laminazione delle

piene e stabilizzazione delle pendici,

utilizzando, ove possibile, infrastrutture

verdi

5.1.4 Integrazione e sviluppo di sistemi di

prevenzione, anche attraverso meccanismi e

reti digitali interoperabili di allerta precoce

II.4. Il POR FESR Lazio e le politiche pubbliche. L’OT 5 (II)

Regione Lazio – Asse 5 Rischio idrogeologico (OT 5 dell’AdP)

Priorità di InvestimentoRis. Atteso

(Ob. Spec.)Interventi

b) Promuovere investimenti per far

fronte a rischi specifici, garantire 5.1 Riduzione del rischio Interventi di messa in sicurezza e per l’aumentofronte a rischi specifici, garantire

la capacità di reagire alle catastrofi

e sviluppare sistemi di gestione

delle catastrofi

5.1 Riduzione del rischio

idrogeologico e di erosione

costiera

Interventi di messa in sicurezza e per l’aumento

della resilienza dei territori più esposti a rischio

idrogeologico e di erosione costiera

N.B. La Regione Lazio, diversamente da altre Regioni, non ha attivato un Asse specifico per l’OT 6 “Preservare e tutelare l’ambientee promuovere l’uso efficiente delle risorse”. In pratica, alcune tipologie di interventi attivabili da questo OT saranno attuati tramitela programmazione regionali degli interventi per lo sviluppo rurale finanziati dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Rurale (FEASR).

Allegato III

Il Programma Nazionale per la Ricerca 2015-2020Il Programma Nazionale per la Ricerca 2015-2020

Antonio Bonetti

III.1. Il Programma Nazionale per la Ricerca 2015-2020

Il Programma Nazionale per la Ricerca 2015-2020 (PNR 2015-2020), strutturato intorno a 12 areedi specializzazione, riportate nella slide che segue, è stato approvato dal CIPE il 1° maggio 2016.Il PNR 2015-2020 è finanziato con finanza pubblica nazionale, ma la strategia punta anche su unaadeguata valorizzazione delle risorse europee, in primo luogo, ovviamente, Horizon 2020.

Il PNR 2015-2020 si basa ampiamente, inter alia, sulla “Strategia Nazionale di SpecializzazioneIl PNR 2015-2020 si basa ampiamente, inter alia, sulla “Strategia Nazionale di SpecializzazioneIntelligente”, elaborato dal MIUR e dal MISE, uno dei documenti strategici obbligatori richiesti dairegolamenti per il finanziamento e l’attuazione dell’Accordo di Partenariato.L’area di specializzazione del PNR 2015-2020 che presenta le maggiori sinergie con la priorità “agendaurbana” è certamente l’area “smart cities/communities” basata sull’idea concettuale che “ le immensepotenzialità teoriche di connessione ed elaborazione di informazione offerte dalle tecnologie ICT possonoconsentire la realizzazione di un modello di collettività estremamente cooperativo al fine di risolvere iproblemi collegati alla crescente urbanizzazione” (si veda la ‘Relazione di accompagnamento” allastrategia nazionale di specializzazione intelligente’, p. 235).

III.2. Il Programma Nazionale per la Ricerca 2015-2020

PRIORITARIE

1. Aereospazio

2. Fabbrica intelligente

3. Agrifood

4. Salute

AD ALTO POTENZIALE

5. Design, creatività, made in Italy

6. Chimica verde

7. Cultura heritage

8. Blue growth

IN TRANSIZIONE

9. Smart communities

10. Tecnologie per gli ambienti di vita

CONSOLIDATE

11. Energia

12. Mobilità

Aree di specializzazione Aree di specializzazione del PNR 2015del PNR 2015--20202020

Allegato IV

Breve riepilogo delle principali fonti di finanziamento per gli Enti LocaliBreve riepilogo delle principali fonti di finanziamento per gli Enti Locali

Antonio Bonetti

IV.1. Breve riepilogo delle principali fonti di finanziamento per gli Enti Locali

Riforme e “agenda urbana”: principali programmi cofinanziati dall’UE per la loro attuazione

Agenda urbana e riforme (Legge Delrio e “riforma

PON Città MetropolitaneProgramma complementare al PON Metro (FSC)

PON Governance

“Strategia per la crescita digitale”

(Legge Delrio e “riforma Madia”)

Altri programmi della UE

Programma complementare al PON GOV (FSC)

Europa per i Cittadini – Strand 2

INTERREG EUROPE

ICT-enabled Public Sector Innovation

Iniziative “Urbact” e“Urban Innovative Actions”

Come già detto, il CIPE nella seduta del 3.03.2017 ha rifinanziato il

“Fondo per l’attuazione del Programma straordinario di

intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie”

IV..2. Breve riepilogo delle principali fonti di finanziamento per gli Enti Locali

Il Programma Europa per i Cittadini

Il Programma Europa per i Cittadini ha una dotazione finanziaria modesta, ma è molto rilevante a livello politico, inquanto è volto a creare un senso di appartenenza dei cittadini all’Unione Europea.L’Obiettivo generale del Programma, infatti, è: “avvicinare i cittadini all’UE”.

Si articola in tre strand (e relative sezioni):1. Memoria europea.2. Impegno democratico e partecipazione civica.3. Azioni orizzontali di valorizzazione.

Per ciascun strand/sezione di Europa per i Cittadini vi sono priorità (aree) tematiche già stabilite da trattare con i progetti.Il secondo strand prevede tre sezioni, di cui due dedicate proprio alle città, ossia “Gemellaggio fra città” e “Reti diCittà”.I Bandi Reti di città co-finanziano progetti di municipalità, altri livelli di autorità locale/regionale e anche enti senza scopodi lucro che operano congiuntamente su temi comuni, con la volontà di creare reti per avviare rapporti di stabilecooperazione internazionale. Per maggiori informazioni si può visitare il sito dell’agenzia esecutiva EACEA e del punto dicontatto nazionale (www.europacittadini.it).La prossima scadenza per i bandi “Gemellaggio fra città” e “Reti di Città” è fissata al 1° settembre 2017..

IV.3. Breve riepilogo delle principali fonti di finanziamento per gli Enti Locali

Principali interventi dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) regionali di interesse per gli Enti Locali

� la Sottomisura 4.3 “Miglioramento e ripristino della mobilità rurale e forestale extra-aziendale e punti di abbeveraggio per il bestiame”;� la Misura 7 “Servizi di base e rinnovamento dei villaggi nelle zone rurali” (articolata in ben 7Sottomisure);Sottomisure);� la Misura 19 “Sostegno allo sviluppo locale LEADER”, inerente l’attuazione di strategie di sviluppolocale che interessano aree territoriali circoscritte informate al c.d. “approccio LEADER”.

Con riferimento al PSR 2014-2020 della Regione Lazio si segnala che le “operazioni” della Misura 7 cheannoverano gli Enti Locali fra i beneficiari sono cofinanziate al 100%. La Sottomisura/operazione 7.1, fral’altro, finanzia anche la formulazione degli stessi Piani di Sviluppo dei Comuni e dei Piani di tutela e digestione dei siti Natura 2000 e di altre zone ad alto valore naturalistico.

IV.4. Breve riepilogo delle principali fonti di finanziamento per gli Enti Locali

Alcune ipotesi su canali di finanziamento innovativi

Raccolta di fondi tramite portali web per

Social Impact BondSono una particolare forma di “finanza di progetto” volta a coinvolgere i privati nel

finanziamento delle politiche sociali

Fundraising per gli Enti Locali (e la PA in generale)

Sponsorizzazioni da parte di privati e opere di riqualificazione finanziate da privati

Donazioni spontanee da parte dei cittadini

Donazioni indotte da incentivi fiscali (art bonus e school bonus)

Crowdfunding civico

Raccolta di fondi tramite portali web per opere di pubblica utilità, arredo urbano e

tutela di aree verdi

Il Centro Studi Funds for Reforms Lab (F4R Lab) è una associazione non riconosciuta fondata nelfebbraio 2017.F4R Lab persegue il fine della promozione della cultura, della ricerca scientifica e socio-economica edell’innovazione istituzionale, tecnologica e sociale, nella prospettiva dello sviluppo umano edell’incremento delle libertà di scelta di tutti gli individui.F4R Lab, mediante attività di ricerca socio-economica, di formazione e l’organizzazione di seminari e dicampagne di sensibilizzazione su cultura, ricerca e innovazione tecnologica e sociale e su riforme

ANTONIO BONETTI - Esperto indipendente di pianificazione strategica, project management e politiche e fondi europeiWebsite/blog: http://www.bonetti4reforms.comMailto: [email protected]

campagne di sensibilizzazione su cultura, ricerca e innovazione tecnologica e sociale e su riformeistituzionali, economiche e sociali, intende diventare un laboratorio culturale di riferimento sui temi delleriforme delle politiche pubbliche e dell’accesso di tutti alla conoscenza, alla cultura e alle scelte pubbliche.Le aree di ricerca del Centro Studi sono EUROPA 4.0, SFERA PUBBLICA 4.0 e LEADER 4.0.