I figli del benessere - Piano Strategico della Provincia...

200

Transcript of I figli del benessere - Piano Strategico della Provincia...

I figli del benessereIdentità e valori dei ragazzi e delle ragazze della Marca trevigiana

zione pubblica, alle multiutility, agli enti locali, all’as-sociazionismo (economico, ambientale e sociale) e aidiversi soggetti che operano nel territorio.

Silvia Sbisà. Psicologa e ricercatrice dipublica.swg è impegnata dal 2000 in progetti d’inda-gine socio-economica e di mercato. Specializzatanelle metodologie di ricerca qualitativa, segue per ildipartimento le fasi propedeutiche alla strutturazionedei percorsi e degli strumenti di indagine realizzandofocus group e colloqui in profondità, cura e realizzaricerche e analisi qualitative, dalle finalità autonome,presso target specifici, utilizzando metodi innovativi esperimentali. Tra le esperienze più significative degliultimi mesi si sottolinea l’apporto offerto all’Osserva-torio sul processo di integrazione europea (nell’am-bito del progetto Interreg attivato dalla regione FriuliVenezia Giulia) e l’attività di ricerca quali-quantitativasvolta nell’ambito del progetto finanziato dalla BancaMondiale a supporto dell’erogazione dei servizi pub-blici a Belgrado.

Nelle fasi preliminari di impostazione della ricercaun importante contributo è stato offerto da MariaPorro e Brenda Barnini - che collaborano conpublica.swg e sono attualmente impegnate in pro-getti d’indagine socio - territoriale -. Brenda Barnini eGiusy Montalbano - di SWG - analizzando e stu-diando i dati raccolti, hanno partecipato alla stesuradei testi della pubblicazione.

La ricerca è stata realizzata da publica.swg, ricer-che & comunicazione, per conto della Provinciadi Treviso e delle Banche di Credito Cooperativodella Marca trevigiana: (Banca di CreditoCooperativo della Marca, Banca di Monastiere del Sile di Credito Cooperativo, CassaRurale ed Artigiana di Treviso, CentromarcaBanca Credito Cooperativo, Banca di CreditoCooperativo Trevigiano, Credito Cooperativodelle Prealpi).

Il testo del volume è stato ideato e curato daEnzo Risso.

Il primo capitolo è stato scritto da Vittorio Filippi,l’introduzione, la sintesi e il secondo capitolo sonostati scritti da Enzo Risso. I testi della seconda partedel volume sono stati scritti da Enzo Risso, BrendaBarnini e Giusy Montalbano. Le appendici A e Bsono state realizzate da Silvia Sbisà.

Enzo Risso, cult searcher, communication managere giornalista professionista, collabora con Swg, conil Sole 24 Ore ed è coordinatore del PianoStrategico della Provincia di Treviso. Ha scritto alcu-ni testi sulla comunicazione pubblica: ComuneNetwork, come cambia l’informazione degli enti loca-li (2002); Verona, la comunicazione al servizio deicittadini e dello sviluppo FrancoAngeli, 2004. testi diricerche di analisi dei trend economici: L’economialucana: uno sguardo dall’interno (2003); Riformare ilmodello trevigiano (2003). Testi di analisi di ricerchesulle dinamiche valoriali e amministrative: La MarcaVissuta, le dinamiche del benessere nel trevigiano(2004); I valori dei lucani (2004). Ha pubblicatoanche Una città che fa le cose, cinque anni di gover-no a Firenze (2004); Un patto per Firenze e la suaprovincia (2001), Testi e appunti 1999-2002, 4 volu-mi (2003). I piccoli comuni: piccoli, ma con tantavoglia di crescere e contare (2004). Ha curato, inol-tre, La città che vorrei, osservatorio sui comuni italia-

ni (2002); I valori degli Italiani (2003). insieme adaltri ha realizzato il volume ), Noi e l’Europa, il FriuliVenezia Giulia di fronte alla nuova Europa (2003) ein collaborazione con Roberto Weber, Italia 2004,un paese allo specchio, ricerca per Anci sui valori esulle dinamiche del paese (2004).

Vittorio Filippi, insegna Sociologia e Sociologia delturismo alla Facoltà di Economia dell’Università diVenezia. Si occupa in particolare delle trasformazionisocioculturali della famiglia, del lavoro, della cono-scenza e dei consumi cercando sempre di connette-re la riflessione sociologica con le tendenze dell’eco-nomia e dei territori colti nelle loro specificità.

Il percorso di ricerca è stato coordinato daFabiana Vidoz con la collaborazione di BrendaBernini e Maria Porro. La fase qualitativa è statacondotta e realizzata da Silvia Sbisà.

Fabiana Vidoz. Implementa strumenti e metodo-logie finalizzate allo studio e all’analisi delle dinami-che sociali e territoriali, progetta e coordina alcuniosservatori sia a carattere specifico che nazionale(tra i più significativi l’Osservatorio sull’agroalimenta-re italiano - dal 1998 per conto del Ministero dellePolitiche Agricole e Forestali - e l’Osservatorio nazio-nale sul turismo - per conto della regione Valled’Aosta), svolge attività di consulenza e supporto aiclienti ed è responsabile di alcune delle principaliindagini sul cambiamento valoriale in Italia.Nell’analisi degli scenari socio-economici e politicidel Paese e nello studio dei meccanismi che regola-no il funzionamento delle istituzioni e la soddisfazio-ne dei cittadini associa all’esperienza maturata nelsettore di attività, la curiosità personale e l’applicazio-ne rigorosa dei principi metodologici che caratteriz-zano l’attività di ricerca sul campo. Ricercatrice dell’i-stituto demoscopico SWG dal 1994, dirige oggipublica.swg il nuovo dipartimento della società dedi-cato alle pubbliche amministrazioni, alla comunica-

I figli del benessere :: Crediti :: 4

I figli del benessere :: Piano strategico :: 5

Piano strategico della Provincia di Treviso: Marca 2010

BoardComposto dai presidenti di Provincia (Luca Zaia) e Camera di Commercio (Federico Tessari), dai sindaci di 19 comuni,dai rappresentanti dell’associazione industriali, di artigiani, commercianti, agricoltori, sindacati, cooperative, consumatori,ordini professionali e associazioni del volontariato

Comitato tecnico-scientifico del pianoEnzo Risso (SWG Trieste, dipartimento publica.swg); Federico Callegari (Ufficio studi CCIAA Treviso), Livio Barnabò (PERegions Roma).

Comitato scientifico internazionale Francesc Santacana, Barcellona; Henrique Hernandez Martinez, Siviglia; Patric Lusson, Lione; Riccardo Marini, Glasgow;Juán Eduardo Santón, Valencia; Mats Pemer, Stoccolma; Dierk Hausmann, Francoforte.

Coordinamento amministrativoProvincia di Treviso: Giancarlo De Nardi (capo di gabinetto), Fabio Gazzabin (assessore la piano strategico), Claudia Benedos (dirigente settore logistico e attività strategiche)CCIAA Treviso: Renato Chahinian (Segretario Generale), Francesco Rossato (Dirigente Settore Sviluppo Imprese)

Segreteria Piano strategicoMariarosa Visentin,Provincia di Treviso, tel 0422.656.004, fax 0422.656.043;email: [email protected]

I figli del benessere :: Indice :: 6

I figli del benessere :: Indice :: 7

Prefazione. di Luca Zaia. Presidente della Provincia di Treviso

Prefazione. Presidenti Banche di Credito cooperativo della Marca trevigiana

Introduzione di Enzo RissoUn osservatorio sui valori e sulle dinamichedei giovani trevigiani

Nota metodologicaIl modello esclusivo di Swg, Trends

Parte prima Il quadro di una generazione

Sintesi Figli del benesseredi Enzo Risso

Capitolo 1I giovani trevigiani, uno sguardo d’insiemedi Vittorio Filippi1.1 Parlare di giovani, monitorare i percorsi di sviluppo della nostra società 1.2 L’identità locale1.3 La politica malgrado tutto1.4 Paure, speranze e valori1.5 Mondializzazione e mondialità1.6 Nuove frontiere1.7 Sicurezza, mutamento, competizione1.8 Il prisma della socievolezza1.9 Affrontare il mondo: i percorsi1.10 I profili dei giovani trevigiani

Capitolo 2Decalogo. Raccontando i valori del mondo giovanile trevigianodi Enzo RissoPer incominciare Racconto 1. SOSPESI.Il tempo, tra assenza e presentismo Racconto 2. DISORIENTATI.La contemporaneità, un limen tra soglia e limiteRacconto 3. DISARTICOLATI.Il mondo, divisi tra i figli delle torri gemelle e i figli della fiaba del mercatoRacconto 4. TOLLERANTI.L’io molteplice, tra diversità, aperture e chiusureRacconto 5. CORTI.Valori, minima moralia e l’etica della responsabilitàstretta ma forteRacconto 6. AFFATICATI.Competizione, rischio al palo, no alla flessibilità bisogno di conoscenze Racconto 7. MODERATI.Politica, il disinteresse per la conflittualità esasperata Racconto 8. INTIMISTI.La ritualità religiosa, in parte disimpegnata e la socialità cortaRacconto 9. MONADI.Amore e amicizia. Da singoli verso il mondo, alla ricerca delle emozioni di cui hanno pauraRacconto 10. CONCRETI.Il lavoro, per realizzare le aspirazioni, ma disposti ad accontentarsi

Parte secondaFotogrammi di identità e valoridi Enzo Risso, Brenda Barnini e Giusy Montalbano

Capitolo 3Di fronte al presente. Le preoccupazioni e le indifferenze3.1 Le preoccupazioni: guerra e terrorismo, ma per i più giovani anche il razzismo

3.2 Indifferenze: droga e aids, i temi esorcizzati3.3 La società: frenetica e superficiale… e per le ragazze anche troppo violenta3.4 Abusi. Alcol, droga e velocità: un mondo che gioca con la morte3.5 Tra incertezze e certezze

Capitolo 4Global & local. Dal mondo alla Marca, le percezioni generazionali4.1 Il mondo. La globalizzazione non convince4.2 Il mondo instabile? Colpa dei potenti, ma anche della cattiva volontà degli uomini 4.3 Sotto assedio4.4 Il mondo: c’è bisogno di regole, ma non vincerà lo scontro di civiltà4.5 Il mito che non c’è più: gli Usa non fanno sognare4.6 Europeisti freddi4.7 Più attenzione all’ambiente4.8 Identità incerte 4.9 I limiti e gli stimoli della provincia trevigiana4.10 Il futuro? nella Marca4.11 I trevigiani secondo i giovani: troppo individualisti

Capitolo 5Minima moralia. Una zoomata sul complessosistema dei valori5.1 Determinazione e competenza le fonti del successo 5.2 Il buon cittadino? Chi lavora tanto e paga le tasse5.3 Corrompere e evadere il fisco, le azioni più deplorevoli5.4 Patria: un valore ancora forte da difendere 5.5 Resistenza e Costituzione, attuali senza ideologie5.6 Pacifismo, un tema che è diventato un valore5.7 Il bene, una visione ristretta, individualista5.8 Il male, tradire il coniuge e l’amico, non il collega5.9 Sì a convivenza e aborto, no alle droghe leggere,aperture verso l’omosessualità 5.10 No a clonazione, Ogm e pena di morte

5.11 La scala dei valori. Famiglia al primo posto. La politica e la religione all’ultimo 5.12 La scelta dei modelli da seguire: i genitori

Capitolo 6Nella polis, politica e impegno. Alla ricerca del tempo da ritrovare6.1 La delusione costruttiva verso la politica 6.2 Politica, crescerà il suo peso nel futuro 6.3 Il ruolo del sindacato, importante e utile 6.4 Il bisogno di memoria6.5 Le identità politiche divise. Il fascismo6.6 Le identità politiche divise. Il comunismo6.7 Voglia di essere protagonisti 6.8 Leaderismo no. Decisionismo sì6.9 No alla radicalizzazione, maggior moderazione 6.10 Impegnarsi socialmente e attivamente6.11 Impegnarsi socialmente e attivamente: per chi?6.12 L’impegno sì, ma… neanche troppo6.13 Il tempo che non c’è. Per il volontariato6.14 Quali associazioni

Capitolo 7Alla ricerca di senso. La dimensione del rapporto con le fedi7.1 Il peso della religione. Il disincanto spirituale7.2 Il significato della religiosità7.3 Tra amore per il prossimo e morale: la rappresentazione della fede7.4 Comunità e perdono, il percepito della ChiesaCattolica7.5 Valori cattolici7.6 L’insofferenza verso l’Islam 7.7 Islam. Nessuno scontro, ma la convivenza è difficile

Capitolo 8La società fluida. La complessità del presente8.1 La scarsa propensione al rischio 8.2 Meritocrazia addio8.3 Lo stress da competizione

I figli del benessere :: Indice :: 8

I figli del benessere :: Indice :: 9

8.4 Paure pubbliche8.5 Aperture verso l’immigrazione 8.6 Le paure private8.7 Il sistema della fiducia

Capitolo 9L’eterno presente. Il futuro, tra incognite e speranze9.1 Prospettive. La nebulosa del futuro del paese 9.2 Il futuro individuale, più sereno, con qualche ombra9.3 La proiezione di se stessi

Capitolo 10Omologati nella differenza. Relazionalità e tempo libero10.1 Personalità, alla ricerca dell’originale senza essere contro10.2 Gli argomenti del gruppo, al centro i problemi individuali 10.3 Le forme di comunicazione10.4 Far scorrere il tempo libero10.5 Lo sport, attivismo consolidato

Capitolo 11Le certezze apparentemente consolidate. Amore, amicizia e famiglia11.1 L’amicizia, i mutamenti con l’età 11.2 L’amicizia, fidarsi con lentezza11.3 L’amore come punto di riferimento, con i ragazzi più romantici delle ragazze11.4 Il bisogno di certezze affettive11.5 Il guscio della famiglia di origine11.6 Il valore della famiglia: basare i rapporti sulla condivisione11.7 La famiglia contemporanea: sempre più divisa11.8 La famiglia contemporanea: cresce la voglia di convivenza 11.9 La famiglia prima della carriera

11.10 Il dialogo in famiglia. Si parla poco dei problemi dei ragazzi11.10 Deludere i genitori

Capitolo 12L’essere nella società. Lavoro, scuola e Università12.1 La dimensione scolastica12.2 La scuola, tanti abbandoni ma è alta la voglia di proseguire gli studi 12.3 La scelta universitaria12.4 L’incertezza della precarietà lavorativa assilla i giovani trevigiani12.5 Sicurezza per il futuro12.6 Valutare un posto di lavoro12.7 Alla ricerca del lavoro ideale. Meglio se autonomo12.8 Gli obiettivi da conseguire con il lavoro12.9 Il lavoro come valore?

Capitolo 13Nel vortice dei media. I giovani e l’informazione13.1 I mezzi di informazione13.2 Troppa televisione13.3 Libri, leggere senza esagerare13.4 Internet e tecnologia

Appendice AI risultati dei focus groupdi Silvia Sbisà

Appendice BI collage fatti dai ragazzi durante i focus group di Silvia Sbisà

Appendice CTutte le tabelle della ricerca

Prefazione

Luca ZaiaPresidente dellaProvincia di Treviso

I figli del benessere :: Prefazione :: 10

Tra le componenti su cui è fondato il modello delPiano Strategico un ruolo centrale è senz’altro riser-vato al miglioramento della qualità della vita e allosviluppo del benessere socio-culturale di tutti i tre-vigiani. Tale dimensione intende valorizzare il ruolodella Marca come una comunità coesa e dialogan-te, in grado di garantire sicurezza, valorizzazione delcapitale sociale, unità e cura delle persone.

Il perseguimento di questi obiettivi non può pre-scindere da un ascolto attento della realtà giovani-le e dalla formulazione di concrete proposte d’a-zione rivolte alle nuove generazioni. Questo è ilsenso della ricerca realizzata dalla Provincia diTreviso in collaborazione con le Banche di CreditoCooperativo della Marca Trevigiana. Il modello disviluppo “La Marca 2010” intende impiegare i

risultati di quest’indagine per avviare precise azio-ni strategiche dirette alle nuove generazioni. Traqueste: promuovere la Provincia di Treviso comeprovincia della cultura e dello sport, affermare unanuova stagione di benessere e di qualità dei servi-zi del lavoro, realizzare una rete di sostegno al cre-dito per i giovani, rafforzare il valore dell’impegnopolitico, religioso e del volontariato, sostenere lacrescita della famiglia, della relazionalità, dellepolitiche del tempo.

Conoscere per crescere. Capire meglio i nostrigiovani attraverso le loro preoccupazioni, le loroaspirazioni, i loro valori per sviluppare e sostenere unmodello che riparta da loro. Nella convinzione che lenuove generazioni possano apportare un’insostitui-bile energia vitale all’intero tessuto civico.

I figli del benessere :: Prefazione :: 11

Prefazione

I Presidenti delleBanche di Creditocooperativo

Giampiero MICHIELIN - Banca di Credito Cooperativo della MarcaLuigi DE MARTIN - Banca di Credito Cooperativo delle PrealpiNicola DI SANTO - Banca di Credito Cooperativo TrevigianoClaudio BIN - Banca di Monastier e del Sile di Credito Cooperativo Paolo REGINATO - Cassa Rurale ed Artigiana di TrevisoDaniele BIADENE - Centromarca Banca Credito Cooperativo

Da tempo avvertiamo un’attenzione ed una conside-razione crescenti da parte dei più qualificati rappre-sentanti del mondo dell’economia e delle istituzioniverso le Banche di Credito Cooperativo, rimasteormai le uniche banche autenticamente locali, cioèlegate al territorio limitato in cui possono operare.

Quest’attenzione, che ha potuto svilupparsi attra-verso tutta una serie di iniziative particolari, si è oraconcretizzata in un’iniziativa di particolare rilievo esignificato, concordata tra l’AmministrazioneProvinciale di Treviso e le sei Banche di CreditoCooperativo trevigiane (Banca di Credito Coope-rativo della Marca, Banca di Credito Cooperativodelle Prealpi, Banca di Credito CooperativoTrevigiano, Banca di Monastier e del Sile diCredito Cooperativo, Cassa Rurale ed Artigiana diTreviso, Centromarca Banca Credito Cooperativo)e cioè la realizzazione di un Osservatorio sulle dina-miche valoriali dei giovani trevigiani, come specia-

le contributo del mondo del credito cooperativo alladefinizione del Piano Strategico della Marca.

Partecipare, come qualificati stakeholders, almomento in cui la comunità, con il coordinamentodella Provincia, ente promotore ed aggregatore,pensa e progetta insieme il proprio futuro, è per noiil riconoscimento del ruolo non solo economicosvolto dai nostri Istituti, da sempre legati a questoterritorio trevigiano, dove abbiamo costruito lanostra storia più che centenaria e dove abbiamoposto le basi per il nostro sviluppo.

È anche per questo che abbiamo particolarmen-te gradito la proposta di occuparci, sempre nel-l’ambito del Piano, del mondo giovanile, un mondoda indagare, da conoscere meglio nei suoi atteg-giamenti ed orientamenti valoriali, da sostenerecon iniziative e progetti calibrati ed efficaci.

“Conoscere i giovani, affermano i ricercatori, èmonitorare i percorsi di sviluppo di questa società edi quella che si sta proiettando nel prossimo futuro”.

Una società, quella di oggi come quella di doma-ni, che passa attraverso le ansie, le preoccupazio-ni, le aspirazioni, le pulsioni, le certezze ed i valoriche noi adulti riusciamo o meno a trasmettere allenuove generazioni.

Ma per noi, Banche di Credito Cooperativo, i gio-vani non sono solo futuri potenziali clienti, ma sonoanche soci o collaboratori o, perché no, futuri ammi-nistratori, cioè persone che dovranno assumersi pre-cise responsabilità all’interno del nostro sistema dicooperazione di credito. Perciò ci teniamo tanto acreare occasioni di incontro e di coinvolgimento, apromuovere la loro formazione ed il loro impegnocivico e sociale. E ci confortano alcuni dati emersi daquest’indagine condotta con rigore e professionalitàdalla SWG, in particolare il senso di radicamento edi appartenenza al territorio che i giovani esprimono(senza giungere a forme esasperate di localismo), ilvalore che continua a rappresentare per loro la fami-glia, la loro disponibilità all’impegno civico e sociale.

Certo la distanza con le generazioni precedenti ègrande (forse come non mai), nuovi sono i timori e leinsicurezze suscitate dalla globalizzazione, dai muta-menti troppo rapidi, dall’eccessiva competizione, dalsenso di precarietà crescente.

L’importante è conoscerli meglio i nostri giovani,cercare il linguaggio giusto per stabilire un efficacepiano di comunicazione e di relazione, tener conto diquesta fase di tumultuosa trasformazione in cui stan-no vivendo, proporre dei punti di riferimento concre-ti per il loro impegno, per l’espressione di sé stessi,per la ricerca di una loro identità.

E le Banche di Credito Cooperativo, come ban-che a responsabilità sociale che hanno come finalitàil miglioramento della qualità della vita delle comuni-tà in cui operano, possono promuovere molte occa-sioni ed iniziative per coinvolgerli positivamente. Conil concorso e la sinergia di tutte le istituzioni che han-no responsabilità sul territorio, come appunto preve-de il Piano Strategico della Marca. Questa è lanostra convinzione, questo è il nostro augurio.

Introduzione

Un osservatorio sui valori e sulle dinamiche dei giovanitrevigianidi Enzo Risso

Gli altri, Camilla, possono chiederci rispetto oppurecura, sollecitudine, aiuto oppure, semplicemente,attenzione. Prova a pensarci:è importante, a volte èterribilmente importante, che la mamma ti dia la suaattenzione. Se non hai la sua attenzione, è come setutto fosse più buio, più opaco. Come se i colorisbiadissero e la musica, quella che ti piace tanto,diventasse di colpo come un brusio di rumori sordie sconclusionati. … le persone che danno le rispo-ste sbagliate alle altre persone, le persone che nonsanno più rispondere alle domande degli altri, lepersone dalla risposta mancata … sono le fonti delbuio e del freddo per le anime, che sono espressedai nostri occhi e domandano attenzione. S. Veca, Il giardino delle idee

Questa ricerca, realizzata da publica.swg per conto della Provincia di Trevisoe delle Banche di Credito Cooperativo della Marca (Banca di CreditoCooperativo della Marca, Banca di Monastier e del Sile di CreditoCooperativo, Cassa Rurale ed Artigiana di Treviso, Centromarca BancaCredito Cooperativo, Banca di Credito Cooperativo Trevigiano, CreditoCooperativo delle Prealpi), non vuole offrire risposte univoche. Non vuole dareletture unitarie e unidimensionali, ma intende consegnare materiali. Vuole farconoscere, per quanto possibile, chi sono, che cosa pensano, quali sono i valo-ri di riferimento e quali sono le caratteristiche dei giovani della Marca trevigiana.

L’obiettivo dell’indagine, che rientra all’interno del Piano Strategico dellaMarca, è quello di realizzare un OSSERVATORIO SUI VALORI DEI GIOVA-NI. Un osservatorio che nei prossimi anni potrà realizzare nuovi approfondimen-ti o verificare i mutamenti e le dinamiche in atto nel mondo giovanile.

Per realizzare l’osservatorio è stato usato un duplice percorso metodologico.Sono stati intervistati 1.000 ragazzi residenti nella Marca e di età compresa trai 15 e i 34 anni e sono stati effettuati due focus group: il primo con ragazzitra i 15 e i 20 anni e il secondo con giovani tra i 21 e i 34 anni. Lo step quali-tativo ha avuto valore autonomo ed è stato propedeutico alla realizzazione del-l’indagine estensiva sui valori dei giovani, realizzata con il sistema Cati(Computer Assisted Telephone Interviewing).

Una ricerca sui valori e sulle dinamiche dei giovani è un processo delicato. Inquesti anni si sono moltiplicate le indagini, le letture e le opinioni. L’intento del-l’osservatorio non è quello di dare ricette, ma intende portare alla luce le plura-lizzazioni di senso presenti tra i ragazzi e le ragazze della Marca.

Lo spazio dell’esperienza sociale, negli ultimi decenni, si è dilatato e i signi-ficati sono diventati sempre più plurimi, mentre i valori appaiono molteplici espesso in contraddizione tra loro. Nel corso degli ultimi anni abbiamo assisti-to, quindi, ad una vera pluralizzazione di senso, in cui ogni soggetto assegnasignificati diversi, propone limiti e obiettivi propri, opera, agisce e si muove innome di valori che non collimano con quelli degli altri. È in corso, inoltre, unamoltiplicazione delle appartenenze.1 In una realtà sempre più differenziata, lepersone, i giovani, si trovano a operare e ad appartenere a una molteplicità digruppi: vivono e subiscono influssi e sistemi a volte differenti, che agiscono,ciascuno, sull’identità, sulla formazione di senso, sulla percezione di sé.

L’epoca in cui viviamo, pertanto, sta moltiplicando non solo i punti di riferi-mento e le percezioni del sé, ma anche il fronte delle incertezze. Sono entratein fibrillazione e cadute le sicurezze di un tempo, la visione univoca e progres-siva del futuro, lasciando spazio a nuove domande sui fini ultimi, sulle dinami-che della società, sul legame tra individui e collettività. La pluralità dei valori,degli scopi e delle preferenze, non deve né può essere concepita come una for-

I figli del benessere :: Introduzione :: 12

1 A. Melucci, Passaggio d’epoca, Feltrinelli, Milano 1984.2 M. Heidegger, Che cos’è la filosofia, Il Melangolo, Genova 1981.

ma di patologia, di cancro della contemporaneità, ma come una nuova dimen-sione costruttiva, da cui partire per comprendere le dinamiche di una societàarticolata come quella in cui stiamo vivendo.

Occorre riconoscere e accettare la complessità, la contraddizione, la dialet-ticità del movimento valoriale, non per identificare e qualificare tribù in cuiassoggettare i giovani, ma per raccontare le nuove dimensioni valoriali, per sco-prirne le categorie, per accertarne le peculiarità.

La società va sempre più pensata come una rete di relazioni e ciò che da essaemerge non è il frutto di un obiettivo preordinato, ma il risultato di rapporti, scam-bi, comunicazioni e mediazioni, filtrati attraverso i rapporti tra i soggetti e la plura-lità delle relazioni e delle spinte e controspinte in campo.

Consci di questa complessità e di questa reticolarità, nel realizzare la ricercasi è cercato di prestare la massima attenzione a evitare qualunque forma di pre-concetto o di visione precostituita. Abbiamo affrontato il quadro valoriale giova-nile con la stessa cautela con cui Heidegger parla della direzione della filosofiamoderna. “Il nostro pensiero non ha ancora trovato la strada – diceva il filosofotedesco – incontriamo soltanto divergenti disposizioni di pensiero. Paura eangoscia si mescolano a speranza e fiducia”.2 Per questo, per Heidegger, non sipotevano offrire risposte univoche, ma racconti modulati e multipolari.

Di fronte alla complessità del sistema valoriale giovanile ci siamo mossi conla stessa cautela del filosofo tedesco, attenti, come qualunque analista e esplo-ratore, a non alterare con lo strumento di ricerca i risultati stessi dell’indagine.

Come tale abbiamo scelto di non addivenire a clusterizzazioni o a tipizzazio-ni, né abbiamo cercato di creare agglomerati fittizi o tribù, ma abbiamo sceltodi raccontare i ragazzi, le loro contraddizioni, le loro certezze, i loro riferimenti,le loro paure e insicurezze.

Non abbiamo cercato una o più disposizioni fondamentali dei giovani trevi-giani, consci che esistono atteggiamenti e percezioni divergenti, che spesso sicontrappongono o elidono a vicenda.

Il volume, in ottemperanza a questa scelta, si articola in tre parti.La prima parte è quella di sintesi, di lettura delle dinamiche e di racconto deigiovani trevigiani. Essa si articola in due capitoli e si apre con una sintesi. Ilcapitolo 1 scorre il complesso della ricerca e evidenzia le peculiarità sui singo-li temi (dal mondo alla famiglia, dall’amore alla politica) che emergono dalla real-tà giovanile della Marca.

Il secondo capitolo, invece, cerca di rispondere alla domanda su chi sono igiovani trevigiani, presentando non delle clusterizzazioni, ma dei racconti. Diecipeculiarità che tratteggiano, nel loro complesso, le caratteristiche del mondogiovanile trevigiano, cercando di riportare, il più fedelmente possibile, non l’uni-

cità degli atteggiamenti, ma la loro multipolarità, laloro complessità.

La seconda parte, suddivisa in 11 capitoli, portaalla luce le posizioni e le idee dei ragazzi trevigiani.Si parte dalla percezione dell’oggi, si transita per levisioni del mondo, della politica, della fede, dellerelazioni, del lavoro e della scuola, per finire con laconcezione della famiglia, dell’amore, dell’amicizia.

Ogni capitolo contiene anche le frasi dette dairagazzi nel corso dei focus group. In questo modo siè cercato non solo di rappresentare statisticamentele posizioni dei giovani, ma anche di farli parlaredirettamente con i lettori del volume, consentendoalle persone di conoscere, attraverso le loro parole,che cosa pensano, quali sono le percezioni chehanno della realtà locale e quali sono i valori cui fan-no riferimento.

La terza parte del volume è rappresentato dalle treappendici. Abbiamo ritenuto corretto rendere com-pletamente il materiale emerso dall’indagine, resti-tuendo le risposte al questionario quantitativo(appendice 3), il report sui due focus group (appen-dice 1) e i collage realizzati dai giovani nel corso deifocus group (appendice 2).

I figli del benessere :: Introduzione :: 13

Nota metodologica

Il modello esclusivo di Swg, “Trends”

Al fine di tracciare il profilo valoriale dei giovani è stato utilizzato il modello esclusivo di Swg TRENDS. Il modellotrova applicazione ottimale nel momento in cui la realtà osservabile è costituita da un intreccio di spinte e compo-nenti non univoche, e pertanto non rappresentabile compiutamente attraverso un sondaggio. Il sondaggio, infatti, èuna rappresentazione statica, priva della dimensione prospettica necessaria a comprendere l’evoluzione e la dina-mica degli scenari politici, economici e sociali.

Il modello TRENDS consente pertanto di:cogliere l’interazione tra società e programmazione politico-amministrativa, la percezione delle problematiche e i

tratti d’identità dei segmenti monitorati, individuando costanti e mutamenti (per queste sue caratteristiche lo stru-mento offre le migliori opportunità nel medio-lungo periodo)

enucleare, evidenziare ed analizzare valori e atteggiamenti dell’opinione pubblica (o particolari segmenti della stes-sa) al fine di indirizzare o verificare la proposta politico-amministrativa anche attraverso una verifica puntuale del cli-ma e del contesto valoriale di riferimento.

Per comprendere fino in fondo quale siano le dinamiche che regolano il contesto nazionale e locale è necessariouno strumento complesso, che abbia valenza diagnostica e generativa e stimoli la creazione di idee guida per l’ana-lisi degli scenari, la strategia e la comunicazione. A partire da singole variabili, TRENDS crea orientamenti valoriali(ciascuno di questi è la rappresentazione sintetica di un concetto complesso, e rappresenta l’integrazione di piùitems riguardanti il medesimo argomento). Il modello si basa su un algoritmo che, a partire dalla coerenza/incoeren-za delle risposte fornite sui singoli items, classifica ciascun intervistato su una scala VICINANZA (propensione)-DISTANZA (contrarietà).

I figli del benessere :: Nota metodologica :: 14

Parte prima

Il quadro di una generazione

La nostra epoca scopre le falle del progetto della modernità (rendere l’uomo capa-ce di cambiare tutto secondo il suo volere) e resta paralizzata di fronte alla perdi-ta dell’onnipotenza.M. Benesayag – G. Schmit, l’epoca delle passioni tristi

I figli del benessere :: Parte prima :: 15

Sintesi

Figli del benesseredi Enzo Risso

La supremazia dell’ideologia al culmine dell’etàmoderna ebbe, come sappiamo, vantaggi e svantaggi. Quello che dobbiamo ancora imparareè però il costo di vivere senza cartelli indicatori e metri di valutazione alternativi .Z. Bauman, La società individualizzata

Abituati ad avere molto, colgono intorno a loro delle mancanze. Non sono super-ficiali. Non sono neppure una generazione contro, né appaiono come una gene-razione ripiegata solo su se stessa. I giovani trevigiani si manifestano e si sento-no una generazione di passaggio. Non vivono fino in fondo la loro giovinezza, vinavigano, in attesa del cambiamento, del nuovo che sanno che verrà. Dell’adultitàvista e osservata come meta difficile e come salto in una dimensione più grigia.

Generazione sulla soglia, cerca di allungare il tempo necessario a varcarla.Spera in un tempo che non sia tempo, in una semieternità del presente. Un pre-sente che, però, sfugge e che viene rincorso in una velocità crescente, nella spe-ranza che ciò allontani il tempo che arriva.

Colti nel loro presente i ragazzi della Marca, disegnano la realtà che li circondacon tinte di chiaro-scuro. Vivono la società locale come troppo individualista ecomplessa, non ostile, ma intimorente. Una società, però, in cui vivono bene, eche sentono di poter, in qualche modo, utilizzare.

Si chiudono. Senza sentirsi localisti. Guardano oltre il confine provinciale e sisentono nel mondo, ma cercano e apprezzano la cerchia stretta. Il ciclo corto deirapporti, dell’impegno, della relazione.

Sono irrequieti, spaesati forse. Osservano il rischio, ne conoscono le dimen-sioni (droga, alta velocità, alcol), non lo avvertono come un pericolo, ma lo guar-dano come presentemente lontano da sé.

Sentono la competizione. La soffrono. La vivono con disagio, come uno sforzocostante cui non si sentono fino in fondo attrezzati. Una competition che pesa. Iragazzi appaiono affaticati dalla vita. Dai compiti che li attendono. Avvertono chela cassetta degli attrezzi che posseggono non è fino in fondo adeguata. Si sento-no un po’ come anatre zoppe: cresciuti in una società che non valorizza la cono-scenza, di fronte a una realtà che vuole sempre più conoscenze.

I loro valori non sono oscurantisti. Hanno sviluppato un senso di tolleranza, diapertura verso le diversità. Ma i loro valori forti sono a volte delle copie. Fotocopiedei valori di sempre. Lavoro e famiglia, al primo posto. Il male è tradire. Il bene aiu-tare chi ti sta vicino.

È una moralità minima.Una visione intima del rapporto con la dimensione etico-morale. La famiglia e il lavoro non sono vissuti come percorsi. Non sono vissuti come cre-scita, ma come fattori prefissati, scontati, determinati da leggi che essi fino in fon-do non comprendono, ma che da sempre accettano.

Cercano valori, i giovani trevigiani. Cercano identità e senso di sé. Senso di essere individui, in un mondo che cam-bia costantemente. Cercano i confini del loro essere generazione di passaggio. Ma

I figli del benessere :: Parte prima/Sintesi :: 16

ro, ma muta, si rinnova. Figli del benessere. Figli chehanno e ricevono tanto. Ricevono certezze e garanzienell’infanzia appena appesa al chiodo. Certezze egaranzie che non ritrovano nella società in cui cresco-no, in cui flessibilità e movimento sono la legge. In cuiil presente è il solo tempo permesso. In cui lo spaziodel sogno e della contestazione di generazione nontrova mordenti, ma solo oggetti da consumare.

Una società dell’informazione globale che richiedesempre più strumenti per decodificarla, ma restituiscemolti silenzi. Che richiede sempre più parole per com-prenderla, ma non sa ancora scriverle. Una societàche non dà certezze, che muta costantemente, accre-scendo i grandi dilemmi di vita e identità (dagli inter-venti sul codice genetico alle trasformazioni dell’am-biente), di futuro e di paure (con le sue le guerre, il ter-rorismo, il senso di precarietà perenne).

Figli del benessere, in una delle zone più attive e ric-che dell’Occidente. Ragazzi che oggi navigano a vista.Ma navigano. E lo fanno con tenacia.

I figli del benessere :: Parte prima/Sintesi :: 17

i valori di sempre non sembrano aiutarli. Non sembrano fornirgli strumenti per com-prendere e soprattutto per gestire i mutamenti, la società in movimento.

La loro dimensione valoriale assume sempre più la forma del distacco, delladimensione lontana da quel quotidiano con cui fanno i conti e da cui sono sol-lecitati. I loro punti di riferimento sembrano specchi. E loro si rispecchiano, neigenitori. In mamma, le ragazze. In papà, i ragazzi. I valori divengono riflessi. Valoriraccontati, identità narrate: briciole cadute dal tavolo della loro infanzia e dellasocietà locale.

Questo induce un quadro di reattività passiva, in cui ne fa le spese il senso dellimite. Arrivare è importante. Essere è importante. Farsi da sé è importante. Faresoldi non più. Cercano l’autenticità, i ragazzi trevigiani. Condannano la corruzionee l’evasione. Esprimono un forte senso di civismo, ma il senso del limite civico,che è impegno del singolo verso la comunità, a volte vacilla e l’onestà viene sur-classata dalla furbizia.

I profondi cambiamenti che investono i rapporti sociali e i valori stanno trasfor-mando i bisogni, i desideri e le aspirazioni dei ragazzi della Marca come del restodell’Italia. I giovani della provincia di Treviso non appaiono molto differenti dai lorocoetanei nel resto del paese. Qui esiste, tuttavia, una profonda cerniera che tieneincollati i ragazzi di oggi, alla società di ieri, alla trevigianità, a una società che halasciato alle spalle le difficoltà e si è riconosciuta in modo eccessivo nel benessere.

I figli del benessere non sono figli negativi. Esprimono vitalità. Voglia di fare. Ma sono attraversati dalle trasformazioni e avver-tono il peso di una eredità contraddittoria, fatta di spinte e contro-spinte. Di valorisaldi e di negazioni. Di socialità affermata e di alto individualismo vissuto.

Figli del benessere che sono cresciuti e crescono in una società diversa daquella in cui sono nati. Per decenni donne e uomini sono maturati in una societàche non era diversa da quella delle generazioni che l’hanno preceduta. Oggi la cul-tura non solo è differenziata, anche le scale valoriali appaiono diluite.

Il senso dello spazio e del tempo è mutato ed è in costante evoluzione. Il sensodel futuro non appare più quello di un tempo. La società globale, in cui i ragazzistanno crescendo, è una realtà profondamente differente da quella dei loro geni-tori e nonni. È una società che rende visibile la discontinuità. Che manda in frantu-mi certezze, che richiede nuove e sempre mutanti capacità di adattamento e dicomprensione.

La risposta alla domanda “chi sono io”, “chi siamo noi” non arriva più solo dalruolo nella società. Dal lavoro. Dalla famiglia. Ma si sostanzia sempre di più nellacapacità degli individui di definirsi e differenziarsi. Di riconoscersi e di riconoscere.

Siamo nell’epoca del mutamento permanente, in cui la costruzione del sé nonè data una volta per tutte. Non è segnata solo dall’origine, dalla famiglia, dal lavo-

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 1 :: 18

Capitolo 1

I giovani trevigiani, uno sguardo d’insieme

di Vittorio Filippi

I giovani pongono inedite domande e problemi diintegrazione e di inclusione che talvolta segnalanocrudamente le contraddizioni e le inadempienzedella società locale.

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 1 :: 19

1.1 Parlare di giovani, monitorare i percorsi disviluppo della nostra società

Se seguiamo i numeri alquanto avari offertici dallademografia può sembrare paradossale o superfluoparlare ancora di giovani. Sul piano quantitativo maanche su quello qualitativo noi veniamo – comesocietà trevigiana – da un periodo incui i giovani “contavano molto”: eranocioè numerosi (per effetto del babyboom) e “facevano rumore” sul pianodella politica, dei costumi, dei compor-tamenti. Erano senza dubbio trendy,per così dire.

Oggi invece i circa 214 mila giovanidai 15 ai 34 anni compresi dall’indagine – attraver-so una survey su di un robusto campione di milleunità – offrono indicazioni di segno ben diverso, per-fino contrario.

Primo, contano poco semplicemente perché sonodi meno e saranno ancor meno per motivi denatali-stici. Già il censimento del 2001 segnala un dimagri-mento delle coorti citate di 24 mila unità rispetto al1991; non solo, le proiezioni demografiche indicano,per il Trevigiano, una contrazione della popolazionegiovanile di circa un terzo nei prossimi trent’anni inipotesi naturale (cioè non comprendendo le migra-zioni) (1).

In secondo luogo i giovani sono un segmento chesi va pluralizzando culturalmente a causa dell’immi-grazione, notoriamente composta da giovani per lopiù compresi nella fascia qui indagata e dai loro figli.

La scuola, il lavoro ed il mondo del loisir sono oggii principali “luoghi” sociali dove si incontrano e simescolano giovani autoctoni e giovani immigrati:sono già più di mille gli allievi stranieri nelle scuolesuperiori provinciali.

In terzo luogo questi giovani sono nati negli anniSettanta e Ottanta, il momento storico in cui Trevisoha conosciuto pienamente la sua metamorfosi socia-

le, economica e culturale attraverso la modernità el’opulenza. Sono giovani i cui genitori (baby boomer)hanno senz’altro “respirato” il clima libertario del ’68e dintorni, con tutte le immaginabili ricadute in termi-ni educativi.

Infine, se è vero che i giovani sono un segmentosociale meno importante rispetto a qualche decen-nio fa (demograficamente, ma anche perché non fan-no più “rumore”, non contestano, anzi sono spessodei tranquilli conformisti) (2), è però anche vero chei genitori sono sempre più preoccupati del futuro deiloro figli, e ciò non solo a causa di incidenti, malattie,devianze, ma anche per un loro senso di crescente“impotenza educativa” causato dalla debole capaci-tà familiare di proporre valori e comportamenti posi-tivi e coerenti (3).

Insomma se anche per Treviso il periodo cheabbiamo alle spalle è quello che è stato definito “ilsecolo dei giovani” (4), non siamo di fronte all’eva-porazione sociale dei giovani e alla loro beata irrile-vanza politica e culturale. Piuttosto essi pongonoinediti domande e problemi di integrazione e di inclu-sione che talvolta segnalano crudamente le contrad-

dizioni e le inadempienze dellasocietà locale.

Conoscere i giovani quindisignifica (anche) monitorare ipercorsi di sviluppo di questasocietà e di quella che si staproiettando nel prossimo futuro.

“I giovani sono un segmento che si va pluralizzando culturalmente a causa dell’immigrazione”

“Conoscere i giovani quindi significa (anche) monitorare

i percorsi di sviluppo di questa società e di quella

che si sta proiettando nel prossimo futuro”

1.2 L’identità locale

Il tema dell’identità locale rimanda chiaramente alruolo del territorio e delle radici dell’appartenenza

La ricerca dice che il localismo ha una presa rela-tiva e parziale: solo il 16% del campione si dichiara“trevigiano” e il 17 “veneto” (tra l’altro sono valoridecrescenti con l’età); meno ancora “settentrionale”o “cittadino della città in cui si è nati”. Piuttosto ci sisente “italiani” (30%, in crescita con l’età) e “cittadi-ni del mondo” (20%).

Tra identità nazionale e cosmopolitismo è inveceassai debole la dimensione intermedia, quella euro-pea, che interessa il 9% del campione.

Vale insomma, purcon qualche aggiusta-mento, ciò che scrivel’ultimo rapporto IARD:“Di conseguenza, essiappaiono anzitutto at-taccati alla loro città,ma anche alla nazione.Si dichiarano orgoglio-si di essere italiani, ma senza esprimere identitàesclusive. Essi cioè non appaiono né localisti nénazionalisti. Piuttosto, in questi anni hanno allargato illoro sguardo oltre i confini nazionali. Si presentano,quindi, più cosmopoliti e più europei. Con una battu-ta: hanno molte patrie, molti orizzonti territoriali; e,dunque, nessun riferimento esclusivo” (5).

Andando più in dettaglio, essere della provincia diTreviso significa per i più semplicemente viverci(37%), mentre c’è chi lo associa ad una “cultura par-ticolare” (26%) o a un certo “modo di essere”(23%). Per un residuale 10% (seguito però da un4% che “non sa” o “non risponde”) essere della pro-vincia “non significa niente”.

Per quasi due terzi del campione vivere in questaprovincia non è certo un limite o un ostacolo (62%),mentre chi si lamenta di questa dimensione territo-

riale ne sottolinea soprattutto il culto dell’apparire (17%), della chiusura cultu-rale (13%), dell’assenza di stimoli culturali.

Capovolgendo l’ottica, il vivere qui può costituire uno stimolo positivo soprat-tutto per il lavoro e le “opportunità professionali” che offre (40%, specie per imaschi), ma anche per gli aspetti culturali (24%, soprattutto per le femmine) eper la ricchezza (23%). Lo stimolo eventualmente offerto dalla presente coesio-ne sociale o comunitaria è invece assai ridotto, e ciò è ben significativo: solo il7% sottolinea tali aspetti, mentre per il residuo 12% vivere qui, semplicemen-te, non costituisce fattore di stimolo. D’altro canto l’immagine della provincia è– dal punto di vista economico – lontana sia dagli stereotipi pessimistici (unaprovincia in crisi”: 12% dei consensi) che da quelli ottimistici a tutti i costi (“unaprovincia dall’economia florida”: 15%). Piuttosto l’icona economica oscilla, piùrealisticamente, tra la “continua fase di sviluppo” (27%) e la “provincia dellepiccole imprese” (45%, soprattutto maschi).

Il radicamento esistente si coglie dal contenuto tasso di mobilità geografica:un giovane su due, potendo, rimarrebbe nel comune dove vive, mentre com-plessivamente quasi tre quarti (71%) rimarrebbe in Veneto, anche se in una dif-ferente provincia. Così il 10% andrebbe a vivere in una diversa regione d’Italia,un altro 10% andrebbe in un paese europeo, l’8% infine risiederebbe in un pae-se extraeuropeo (dato in calo con l’età, che obbliga evidentemente ad una visio-ne più realistica del proprio futuro).

Infine l’identità del territorio attraverso l’identità di chi vi abita, i trevigiani,identificati prevalentemente attraverso un trittico di aggettivi (quelli che hannoavuto le adesioni maggiori, superiori al 50%) così indicati: laboriosi (84%, sen-za distinzioni per età e sesso), provinciali (54%, anche qui senza variabilità) edindividualisti (51%, in crescita con l’età e tra le femmine). Sono aggettivi tuttosommato non sorprendenti: in particolare il provincialismo declina, o può decli-nare, in conservatorismo (indicato dal 48%) e perfino in chiusura culturale

(34%). Va però aggiunto che l’intolleranza regi-stra modesti livelli di giudizio, mentre l’altruismoè comunque indicato ben presente nel profilo psi-cosociale del trevigiano medio.

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 1 :: 20

“Non appaiono né localisti né nazionalisti. Piuttosto, in questi anni hanno allargato il loro sguardo oltre i confini nazionali”

“Il provincialismo declina, o può declinare,

in conservatorismo (indicato dal 48%) e perfino in chiusura culturale (34%)”

1.3 La politica malgrado tutto

Eclisse della politica, titolava lo IARD citando unaricerca in cui, per più di un quarto dei giovani dai 15 ai24 anni, la politica addirittura “disgusta”: mai l’adesio-ne era stata così massiccia (6).

Anche a Treviso il 61%, infatti, non si interessa dipolitica (soprattutto le femmine, ma in calo con l’età).

Ma iniziamo dai partiti: pur in un’epoca di profondaapatia politica, per il 61% del campione i partiti svolgo-no – bene o male – una funzione rilevante per il paese(adesione però decrescente con l’età). Rimane comun-que un robusto terzo che rivela una visione “antipartiti-ca” (crescente con l’età e connotata al maschile).

Quindi, in realtà, valel’osservazione per cui igiovani probabilmenterappresentano “unacomponente socialepiù sensibile delle altrealla politica, anche seprivilegiano le formemeno istituzionali emaggiormente orienta-te alla solidarietà eall’impegno civico”(7). Infatti per due terzi di loro lapolitica sarà più presente nel nostro futuro: solo unquinto (molti i maschi) afferma il contrario.L’autocollocazione politica dei giovani inchiestati pre-mia indubbiamente il centro destra con il 37% (di cui16% solo destra), contro il 29% del centrosinistra (dicui solo il 9% di sinistra pura). A ciò va però aggiunto

un 12% che si ostina a ritrovarsi al centro ed un robu-sto 22% che invece non sa o vuole scegliere. E’ darilevare che mentre il centrosinistra è premiato dallamaggior preferenza femminile, per il centrodestra èmaggiore la preferenza maschile. Ma anche tra gli“apolitici” è più forte la presenza femminile.

Se sui partiti c’è una parziale sfiducia, la globalizza-zione invece fa paura, e viene vista (56% del campio-ne) come un grande meccanismo che riproduce edaccentua le disuguaglianze planetarie (soprattutto lefemmine lo sottolineano). Infatti solo il 35% del cam-pione pensa che i processi di globalizzazione porte-ranno vantaggi per tutti.

Come la globalizzazione, anche la crescente flessi-bilità lavorativa fa paura: per due terzi (soprattuttofemmine) la flessibilità è equivalente a precarietà edincertezza e fa solo l’interesse delle imprese.

Tiene – ma in parte – laPatria, che per due terzi delcampione è ancora un valo-re con cui identificarsi.

Tiene anche – questaperò più debolmente – quel-la “Patria” più grande chesta diventando l’Europa,aderendo alla quale l’Italia ha avuto – per il 47% - van-taggi, anche se il 32% invece sottolinea gli svantaggi.

In un’epoca di rivisitazione storica (se non di revisio-nismo, come viene detto), è interessante conoscereche sulla Resistenza il campione si dicotomizza trauna metà che ne sottolinea l’attualità e l’altra metà che

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 1 :: 21

“I giovani – politicamente parlando – appaiono “decisionisti”, ma non hanno atteggiamenti cesaristici”

“In un’epoca di profonda apatia politica, per il 61% del campione i partiti svolgono – bene o male – una funzione rilevante per il paese”

la nega. Invece per otto giovani su dieci la Costituzione deve rimanere così com’è, o va sem-plicemente ritoccata in misura limitata.

Le ideologie tipicamente novecentesche del fascismo e del comunismo appaiono polve-rose anche se con due nette differenze di giudizio: il fascismo è ancora valido per l’8% mapericoloso per il 35%, il secondo invece è pericoloso per il 17% e valido per il 22% (in modocrescente con l’età) .

I giovani – politicamente parlando – appaiono “decisionisti”, ma non hanno atteggiamenticesaristici. E’ vero che per il 62% di loro la mediazione non risolve i problemi, ma è anchevero che solo il 38% crede che la ricerca dei compromessi (etimologicamente: promessecomuni) faccia marcire le situazioni.

A conferma di ciò solo il 30% ritiene che il governo possa agire ignorando l’opposizione;e così, per concludere questo sguardo, una percentuale analoga (il 35%, senza slittamentidi età e genere) crede che solo un leader forte possa far ripartire il paese. Comunque auspi-cano decisioni politiche più rapide (57%), anche “a prezzo di una perdita di democrazia”.

Infine i rapporti con un tradizionale alleato storicodell’Italia, gli Stati Uniti. Sembra emergere un certo antia-mericanismo che politicamente si esprime in un 47%che pensa che gli Stati Uniti, come unica superpotenzarimasta, possano essere una minaccia per il mondo.Culturalmente anche il modello di vita americano nonrisulta poi così attraente: per il 56% l’american way oflife è addirittura opprimente (le donne sono le più deci-se in tale giudizio) e solo per il 47% gli Stati Uniti sonoancora un paese dalle “grandi opportunità”.

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 1 :: 22

“Sembra emergere un certo antiamericanismo che politicamente si esprime in un 47% che pensa che gli Stati Uniti, come unica superpotenza rimasta, possano essere una minaccia per il mondo”

1. 4 Paure, speranze e valori

Terrorismo e guerre sono le due realtà che più intimo-riscono i giovani, seguite – ma a distanza – dall’inqui-namento e dalla disoccupazione.

Anche l’attuale assetto sociale – per alcuni versicosì poco socievole, per dirla con Simmel – spaventa:spaventano in particolare la superficialità, la frenesia(con il 40% rispettiva-mente) ed anche l’indi-vidualismo crescente.

Di fronte a ciò chesuccede nel mondosolo il 55% (soprattuttomaschi) si mantiene sal-do nelle proprie convin-zioni; il 36% invece sipercepisce confuso edinsicuro di fronte allacomplessità globale. Facapolino perfino lanostalgia, il “dolore delmancato ritorno”: per il68% (soprattutto fem-mine) “si stava meglioquando si stava peg-gio”, cioè quando si era più poveri.

Rimane forte – come fonte di produzione e trasmis-sione di valori e convinzioni (soprattutto per le femmi-

ne) la famiglia (86%, valore crescente con l’età), men-tre assai marginali appaiono la scuola e le reti amicali.Ciò viene confermato dal fatto che la più diffusa iden-tificazione avverrebbe (34%) proprio con i membri del-la propria famiglia, specie i genitori. I mondi dello sporte dello spettacolo rimangono invece marginali sul pia-no identificativo (ed interessano perlopiù i maschi).

Questa attenzione “famigliocentrica” appare anchenell’indicare il tradimento del coniuge come il compor-tamento più negativo, mentre far del bene significaessenzialmente occuparsidelle persone vicine (il 39%indica questa “solidarietàdelle reti corte”).

Ed infine, a corollario di tut-to ciò, il “mondo vitale” consi-derato prioritario è – senzatentennamenti di sorta – lafamiglia (67%, valore in cre-scita con l’età e decisamentesottolineato dalle femmine),seguito – ma a distanza –dall’amicizia e dal lavoro.

Tuttavia, per farsi stradanella società attuale, occorre– dicono realisticamente i giovani - un mix di caratte-ristiche personali che si riassume in “triangolo” fatto dideterminazione, competenza ma anche furbizia.

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 1 :: 23

“L’attenzione famiglio-centrica appare anche nell’indicare il tradimento del coniuge come il comportamento più negativo, mentre fardel bene significa essenzialmente occuparsi delle persone vicine (il 39% indica questa solidarietà delle reti corte)”

‘Per farsi strada nella società attuale, occorre - dicono realisticamente i giovani - un mix di carat-teristiche personali che si riassume in “triangolo” fatto di determinazione, competenza ma anche furbizia’

1.5 Mondializzazione e mondialità

È noto che sono proprio i giovani a vivere maggior-mente – attraverso i consumi, i media, le tecnologiecomunicative, i viaggi e la cultura – il senso della glo-balizzazione in corso.

È però, come si è visto, una globalizzazione che faanche paura, tanta è l’instabilità che vi è associata.

Tuttavia, dicono i giovani trevigiani, non è tanto loscontro tra culture e civiltà la causa principale (30%)quanto piuttosto la lotta tra nazioni per la supremaziaeconomica (40%), accompagnata magari dalla “cat-tiva volontà dell’uomo”. Come si vede la famosa tesidi Huntington (8) risulta minoritaria, tanto più che –dice il 67% del cam-pione – i popoli condifferenti culture pos-sono benissimo convi-vere purché si dianodelle regole. Solo il13% pensa pessimisti-camente che la convi-venza sia impossibile se non a costo di conflitti.

In ogni caso i conflitti e le tensioni internazionali ciriguardano, e non possiamo certo – come italiani –estraniarci, dicono i tre quarti del campione. Circa lecause profonde dei conflitti e degli scontri tra civiltàdifferenti, la genesi di tipo religioso è indicata solo dal26%, mentre piuttosto si sottolineano altre diversitàculturali nonché le sperequazioni economiche.

E a proposito di estremismo islamico, solo il 36%del campione (perlopiù maschi) pensa che alla base visia una responsabilità occidentale e cristiana.Piuttosto va rilevato come vi sia una robusta minoran-za di giovani che pensa che l’Islam sia un “pericolo pertutti” (42%) e che i mussulmani siano, per definizione,“fanatici e guerrafondai” (39%).

Sono giovani, questi, che si professano comunquepacifisti, intendendo il pacifismo soprattutto (40%,maschi perlopiù) come antagonismo alla guerra. Pertutti o quasi il pacifismo è un valore, anche se per il26% è ben difficile però applicarlo alla realtà e per il27% è comunque necessario, talvolta, usare la forza.

Solo il 5% dice espres-samente che il pacifi-smo non è un valore: esono le ragazze adessere più decisamen-te pacifiste.

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 1 :: 24

“Una globalizzazione che fa anche paura, tanta è l’instabilità che vi è associata”

“Per tutti o quasi il pacifismo è un valore, anche se peril 26% è ben difficile però

applicarlo alla realtà”

1.6 Nuove frontiere

La “modernità liquida” di cui parla Bauman (9) obbliga anche i giovani adaffrontare tematiche e dilemmi nuovi ed impegnativi sul piano delle sue con-seguenze culturali ed etiche.

Ad esempio, per cominciare, il discor-so tanto attuale sul transgenico (gliOGM): i giovani sanno cosa sono i cibitransgenici, ma li temono: solo il 22% viè favorevole, perlopiù maschi e in modocrescente con l’età. Il discorso si ripetecon la clonazione di esseri viventi, a cuiè favorevole solo un modesto 14%(anche qui sono più i maschi).

La pena di morte, da più di due secolivexata quaestio di origine illuministica,assume oggi però valenze nuove. E’ veroche i giovani vi sono contrari (così dico-no i due terzi del campione); vi è però un27% - maschi e con valore crescentecon l’età – che si dichiara favorevole.

Anche l’unità nazionale oggi non è piùun dogma risorgimentale indiscutibile, ma una realtà rivisitata dalla globalizza-zione e dalla “regionalizzazione economica”, oltre che dalla costruzione euro-pea da un lato e dal federalismo dall’altro (10). Di ciò i giovani tengono con-to, dato che solo il 42% ritiene l’unità un “bene irrinunciabile” (soprattutto nel-la fascia 25-34); ma c’è anche un 31% (soprattutto giovanissimi) che la riten-gono una realtà modificabile.

Un’altra “frontiera” particolarmente sensibile proprio per i giovani è rap-presentata dal discorso della droga. Il dibattito in corso sulla legalizzazionedelle droghe leggere (hashish, marijuana), trova i giovani trevigiani su posi-zioni “proibizioniste”, dato che il 62% è contrario alla loro legalizzazione(soprattutto le femmine).

Molta più tolleranza viene espressa in tema di “nuove famiglie” (11), datoche per il 67% dei giovani la convivenza deve essere ormai promossa allostesso status giuridico del matrimonio (soprattutto le femmine e i più giova-ni). La tolleranza appare evidente anche in tema di immigrazione, ed in par-ticolare nell’equazione – rifiutata - immigrati uguale criminalità.

Solo il 27% (in calo peraltro con l’età) ritiene infatti che gli immigrati abbia-no portato solo criminalità, anche se metà del campione giudica eccessive

le concessioni fatte da Italia ed Europa nei confrontidegli immigrati. Ma più che la devianza ciò che preoc-cupa è il confronto cultural-religioso tra cattolici emussulmani, dato che quasi sei giovani su dieci (increscita con l’età) ritiene le differenze realmente diffi-coltose ai fini di una serena convivenza.

Altri temi bioetici di grande ampiezza segnano oggifrontiere e fratture. L’eutanasia, ad esempio, che per il55% (e il 14 a “determinate condizioni”) dei giovaniandrebbe consentita, pur se regolamentata. E poi ildivorzio, la cui legge (la n. 898 del 1970) viene giudi-cata buona da metà campione, e buona ma da cambia-re dal 29%. Infine l’omosessualità, su cui un terzo delcampione (dato decrescente con l’età e più maschile)dimostra una certa insofferenza sociale rilevando uneccesso di permissività e di apertura verso i gay.

Una ulteriore frontiera culturale è data dalla rivisita-zione dell’idea rousseauiana di eguaglianza sull’onda,ormai ventennale, di natura neoliberale e meritocrati-ca. Qui il campione è letteralmente spaccato in due,dato che una metà pensa che in questi anni si siaposto troppo l’accento sull’uguaglianza a scapito delmerito individuale, mentre l’altra metà la pensa inmaniera totalmente contraria.

Ancora, una domanda di controllo (la ricerca dell’e-guaglianza frena le iniziative individuali) ripropone ladicotomia, con una accentuazione meritocratica daparte delle femmine. In ogni caso, concludendo que-sto punto, rimane il fatto che sette giovani su dieci(perlopiù maschi ed in misura crescente con l’età)

pensano che la nostrasocietà sia eccessivamentegarantista e assistenzialisti-ca e non promuova concre-tamente chi vuole assumersidei rischi.

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 1 :: 25

‘L’eutanasia, ad esempio, che per il 55% (e il 14 a

“determinate condizioni”) dei giovani andrebbe

consentita, pur se regolamentata’

“La pena di morte, da più di due secoli vexata quaestio di origine illuministica, assume valenze nuove. È vero che i giovani vi sono contrari (così dicono i due terzi del campione); vi è però un 27% - maschi e con valore crescente con l’età – che si dichiara favorevole”

1.7 Sicurezza, mutamento, competizione

L’insicurezza appare oggi un tratto caratteristico dellasocietà “liquida” postmoderna, che per Bauman siarticola nelle dimensioni esistenziali, della certezza epersonale (12). Anche i giovani non sfuggono a talecornice di insicurezza,tanto più che sono glistessi genitori – secon-do una ricerca delCensis – a prevedereche nel futuro aumente-ranno i rischi cui saran-no sottoposti i figli(specie i genitori piùgiovani) (13).

I giovani trevigianidicono così di non sentirsi sicuri nelle strade (50%,specie le femmine, dato in crescita con l’età) e quasisei su dieci (con le caratteristiche per età e genere pri-ma rilevate) credono che la criminalità sia localmentecresciuta. Certo, c’è fiducia nelle forze dell’ordine enella loro efficacia (28% molta, 29 abbastanza), mafino ad un certo punto, dato che permane un robusto43% che di fiducia ne rivela ben poca.

A livello più personale le tre cose che più spaventa-no i giovani trevigiani sono la malattia (36%, in cresci-ta con l’età) la solitudine e la morte (entrambe di pocosuperiori al 20% di adesioni. Invece le situazioni chepiù intimoriscono sono – in parità attorno al 36% dirisposte – la perdita di un amico/a e il deludere i geni-tori; in quest’ultimo caso la percentuale è ovviamentedecrescente e tocca molto di più le femmine. Segueil non riuscire nell’ambito scolastico e lavorativo(23%). Va però aggiunta una situazione particolareche spaventa soprattutto gli adolescenti, o meglio leadolescenti: il non essere accettati a causa dell’aspet-to fisico o per il look insoddisfacente: 9%, che saleperò al 21% nella fascia 15-17 anni (14). I pericolimaggiori per i giovani trevigiani, a parere dei giovani

stessi, sono essenzialmente tre; l’abuso di alcolici (42%, valore crescente con l’e-tà), la guida a velocità eccessiva (40%, ma decrescente con l’età) e l’uso di dro-ghe pesanti (35%, pure decrescente). A tali giudizi, peraltro lucidi e realistici, van-no aggiunte alcune ulteriori considerazioni.

La prima riguarda il discorso delle droghe leggere, segnalate come pericolosesolo dal 14% del campione: segno della loro “accettabilità” e pervasività culturale?

La seconda rimanda alla segnalazione di tre rischi a contenuto “morale”: sonola mancanza di responsabilità (25%, con accentuazione femminile), la mancanzadi ideali (23%) e l’eccesso di denaro a disposizione (23%, in crescita con l’età):sono tre indicazioni contenute ma interessanti e su cui riflettere.

Ma intimorisce anche il futuro: quasi un terzo dei giovani esprime al riguardoaggettivi come sconfortato ed impaurito; sono per lo più le giovani ad esprimerequesto mood. C’è poi una percentuale analoga che si dichiara tranquilla. Un quar-to del campione si dichiara addirittura stimolato dal pensiero del futuro, mentresono scarsi i giovani che si dichiarano felici o indifferenti.

Una ragione profonda che rende il futuro inquietante è data dall’accelerazionedisorientante del tempo (tanto da poter parlare di dromologia come fa il filosofofrancese Virilio). Tale accelerazione esaspera la competizione e l’insicurezza: il53% dei giovani (con una forte e significativa sovrappresentazione femminile ed in

crescita con l’età) si sente inadeguato a causaproprio della velocità del mutamento e una per-centuale simile (più donne) avverte lo stress cre-scente da competizione. Una competizione –dice un giovane su due – generata dal fatto didover affrontare persone più preparate. Ciò pro-duce anche, per reazione adattiva, un “presenti-smo” diffuso che – per quasi sette giovani sudieci, ancora perlopiù femmine – spinge a farprogetti piccoli e corti, cioè con scadenze ravvi-cinate e con spirito pragmatico. Non meravigliaquindi, in conclusione, che due terzi dei giovani

siano attratti più dal binomio stabilità–sicurezza che dal binomio rischio-cambia-mento. E non meraviglia nemmeno, per coerenza discorsiva, che tale propensionepsicologica sia decisamente femminile nonché crescente con l’età.

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 1 :: 26

“A livello più personale le tre cose che più spaventano i giovani trevigiani sono la malattia (36%, in crescita con l’età) la solitudine e la morte”

“I pericoli maggioriper i giovani trevigiani,

sono essenzialmente tre; l’abuso di alcolici (42%),

la guida a velocitàeccessiva (40%) e l’uso

di droghe pesanti (35%)”

1.8 Il prisma della socievolezza

Quanto, per i giovani, quella trevigiana è una societàsocievole? E quanto loro stessi producono valoreaggiunto in termini di socievolezza? Le domande nonsono retoriche: una società è socievole se sa essereaperta, inclusiva, friendly, giusta, evitando o contenen-do quindi i fenomeni didevianza, di esclusione,di solitudine, di conflitto.Una società socievole -per usare il termine diSimmel - è insommaanche una società direlazioni e di legami.

Per i giovani trevigia-ni essere dei buoni cit-tadini significa innanzi-tutto lavorare e molto (43%, soprattutto maschi); maandiamo al di là dello stereotipo se constatiamo che alsecondo posto c’è il pagare le tasse (32%), farevolontariato (29%), votare (27%), informarsi sullevicende pubbliche (25%). Non l’impegnarsi attivamen-te in politica, evidenziato solo da un piccolo 6%. E, aconferma, sono sentiti come particolarmente incivilisoprattutto l’evasione fiscale e la corruzione di pubbli-ci funzionari (entrambi attorno al 28% delle risposte).

Tale “socialità civica” viene poi rielaborata in sensoattivo come aiuto da fornire a chi ha bisogno (48%,con forte femminilizzazione), piuttosto che il fare volon-tariato dentro una organizzazione (31%, con prevalen-za maschile). Viene cioè preferita una attività di caredalle modalità informali e personali, più che l’inseri-mento in organizzazioni sentite burocratiche. I campid’azione preferiti sono, con valori pressoché uguali(80%), la disabilità, l’infanzia (forte sottolineatura fem-minile), la terza e la quarta età.

Anche la religione, notoriamente, è un potente lega-me sociale (sia etimologicamente sia sociologicamen-te, nel classico senso durkheimiano). Per circa metà

dei giovani trevigiani la religione occupa un posto mol-to o abbastanza importante nella loro vita (i molto sonoil 34%, più le femmine e in misura crescente dopo i 17anni). L’altra metà risponde che la religione è poco(35%, più i maschi) o per niente importante.

Essere religiosi significa però solo per il 40% crede-re in un Dio, mentre c’è chi cita l’esistenza di una mora-le (32%) o il seguire i precetti di una fede (23%). Lastessa parola fede viene spesso declinata in sensofilantropico (amare il prossimo: 52%, specie di generefemminile), o morale (38%), o fiduciario (21%), o diricerca di un senso (20%). Solo i primi due punti cre-scono con l’età. Anche la stessa Chiesa cattolica vie-ne reinterpretata in modo differenziato. Per un terzo deigiovani rimanda allacomunità, per un quar-to ai valori, per un altroquarto al perdono.Sono minoritarie leassociazioni ai terminirigidità, esclusione,chiusura, anche se c’èun 18% che cita il con-servatorismo.

La messa, indicatoreempirico di religiosità edi appartenenza eccle-siale, è frequentata settimanalmente da circa il 31%del campione: è però un dato femminilizzato e decre-scente con l’età (passa infatti dal 42% degli adole-scenti al 29% dei giovani adulti). Meno di un quinto sidichiara apertamente non praticante, segno che permolti alla messa si fa ricorso solo in occasioni dettateperlopiù dalla tradizione.

In ogni caso per quasi due terzi del campione l’inse-gnamento della Chiesa è valido ancor oggi (con legge-ra prevalenza femminile).

La fiducia, notoriamente, è parte costitutiva di quelcapitale sociale che produce la socialità collettiva (15).Su questo punto i giovani si dividono: gli “ottimisti”

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 1 :: 27

‘Viene preferita una attività di care dalle modalità informali e personali, più che l’inserimento in organiz-zazioni sentite burocratiche’ ‘Per circa metà dei giovani

trevigiani la religione occupa un posto molto o abbastanza importante nella loro vita. L’altra metà risponde che la religione è poco (35%, più i maschi) o per niente importante’

re della comunicazione: certo, per il 43% dei giovani– valore in crescita con l’età – rimane importante ilrapporto face to face; tuttavia il telefono appare ormaipredominante: sia il fisso (36%) che il portatile (21%)soprattutto nella dimensione più economica del mes-saggino (23%, ma è il 46% nella fase adolescenzia-le). Sono le femmine a privilegiare la comunicazionetelefonica. Marginale il ricorso alla posta elettronica eancor più all’epistolario classico (9%, con maggioraffezione femminile).

Il tempo libero - ripartito su di una “settimanamedia” - si consuma attraverso attività che possiamodefinire di “socialità ristretta”, come il chiacchierarecon gli amici (37%), l’andare al cinema (31%), il fre-quentare i luoghi canonici dell’aggregazione giovanilecome bar e birrerie ed il mangiare fuori casa (25%). Iltutto si accompagna anche ad attività più rivolte alproprio sé (fisico o spirituale-mentale) come la lettura,l’attività fisica, il contatto con la natura, la musica.

Presenti ma tutto sommato marginali appaiono atti-vità come l’andare in discoteca (11%), navigare ininternet (9%) o giocare con il computer (10%, ma 20nella fascia 15-17 anni), guardare la televisione (13%).

Il volontariato - indicatore forte di socialità altruisti-

ritengono che la maggior parte della gente sia degna di fiducia (16%); i “pessimisti”dicono che la prudenza non è mai troppa (23%, più le femmine); infine i “realisti” dico-no che ci si può fidare ma ci vuole del tempo (58%).

Non poteva qui certo mancare il tema dell’amici-zia, che etimologicamente rimanda all’amore e checostituisce un rilevante collante relazionale.

Per i giovani trevigiani amicizia significa essenzial-mente – così dicono sei su dieci – avere qualcunosu cui contare, su cui fare affidamento: è una visio-ne crescente con l’età e più femminile. Un terzo delcampione la declina invece (più debolmente) nelsenso di avere qualcuno con cui confidarsi (valoredecrescente con l’età); un quinto infine (anch’essoè decrescente) la riassume nella condivisione delleesperienze. Nemmeno il 4% afferma, pessimistica-mente, che i veri amici semplicemente non esistono.Non è vero però che l’amicizia e il gruppo dei pari significhino banalmente omologazio-ne pedissequa. Anzi, il 71% dei giovani si sente simile ai coetanei ma originale, e qua-si un quinto addirittura sottolinea la propria totale diversità (valore crescente con l’età).

Quattro sono le “aree discorsive” più frequenti nell’interazione giovanile: in primis –com’è ovvio – i problemi personali (43%, valore costante per età, ma assai femminiliz-zato); seguono lo sport (27%, decrescente con l’età e a maggior adesione maschile),il lavoro (24%, ma 31% nella fascia 25-34 anni, con sovrarrappresentazione femmini-le) e la cultura (21%, anche qui con più presenza femminile). Alcune curiosità: il ses-so occupa un posto modesto (13%), ma sembra essere qua-si monopolio maschile. Viceversa i fatti di cronaca e i proble-mi sociali sono poco affrontati dai maschi. Infine la televisioneè meno presente nelle conversazioni giovanili di quanto si cre-da e si concentra nell’adolescenza. Infine la modalità veicola-

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 1 :: 28

‘Per i giovani trevigiani amicizia significa essenzial-mente - così dicono sei su dieci - avere qualcuno su cui contare, su cui fare affida-mento: è una visione crescente con l’età e più femminile’

“Il tempo libero si consuma attraverso attività che pos-siamo definire di “socialità ristretta”, come il chiac-chierare con gli amici (37%), l’andare al cinema (31%), il frequentare bar e birrerie”

ca e di capitale sociale - interessa un giovane su due,anche se la frequenza per cui ci si dedica è alquantoframmentaria temporalmente: c’è comunque un quin-to che almeno una volta alla settimana fa del volonta-riato. Per chi non lo fa invece è - spesso - il tempomancante ad essere indicato come motivo.

In termini associazionistici comunque il volontaria-to è indicato dall’11% del campione, anche se l’as-sociazionismo più “gettonato” è - com’è intuibile -quello sportivo (18%), comunque fortemente decre-scente con l’età (tanto da considerarlo un tratto ado-lescenziale).

Tra i media, la parte del leone quanto a capacitàinformativa la fa ovviamente la televisione (88%, consottolineatura femminile), seguita dai quotidiani e dal-la radio; quest’ultima è però ormai tallonata - segnodei tempi - da quel nuovo medium che è internet (piùutilizzato dai maschi) (16).

I più (43%, crescente con l’età) consumano da unaa due ore di televisione al giorno, accompagnati da unquinto che ne vede dalle due alle tre ore e da un altroquinto che invece si contiene sotto l’ora quotidiana. Intermini di telegiornale, il TG5 batte ogni possibile sha-re con il 47% (crescente con l’età), dato ben superio-re al più visto telegiornale pubblico che si arresta adun modesto 18%.

Il quotidiano, contrariamente al suo nome, non è let-to proprio tutti i giorni: il 43% lo scorre “qualche vol-ta” durante la settimana, mentre solo un terzo (valorecrescente con l’età e con preponderanza maschile) lolegge tutti i giorni. I non lettori dichiarati sono comun-que un quarto del campione. Cosa si legge? Tra i gior-nali locali emergono Il Gazzettino (48%) e la Tribunadi Treviso (33%), mentre tra i nazionali emergono ilCorriere della Sera (20%) seguito da La Repubblica(12%); tra gli sportivi troviamo la Gazzetta dello Sport(10%), ristretto alla fascia più giovane e ovviamente“monopolio” dei maschi. Circa infine il consumo dilibri, sono note le geremiadi sulla scarsa propensione

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 1 :: 29

alla lettura dei giovani italia-ni. Per quelli trevigiani, a par-te un 15% che non ne com-pra proprio mai, quattro sudieci si limitano ad acqui-starne meno di cinque all’an-no; tuttavia c’è un 23% chene prende da cinque a dieci,e un 15% che ne acquistada dieci a venti all’anno: ledonne si rilevano comunquepiù propense alla lettura deimaschi. Circa internet, a par-te un terzo che non lo usa,un altro terzo vi naviga inve-

ce tutti i giorni: è un dato crescente con l’età e fortementeconnotato al maschile. Lo sport, ulteriore occasione fortedi socializzazione, è esercitato spesso da circa metà delnostro campione (2-3 volte alla settimana o più), anche sein modo decrescente con l’età. Ma c’è anche un quarto digiovani che non pratica mai alcuna attività sportiva: sonosoprattutto femmine e - purtroppo - è un dato crescentecon l’età, segno che lo sport si concentra nell’adolescenzaper essere poi abbandonato.

“Circa il consumo di librii trevigiani, a parte un 15% che non ne compra proprio

mai, quattro su dieci si limitano ad acquistarne

meno di cinque all’anno.Le donne si rilevano

comunque più propensealla lettura dei maschi”

1.9 Affrontare il mondo: i percorsi

Possiamo chiamare così questa parte della ricerca,dato che si scandagliano le strade e le modalità concui i giovani trevigiani gestiscono i rapporti con la fami-glia di origine, l’affettività di coppia, il lavoro, la scuolao l’università. Cominciamo dalla prima: al momentodella rilevazione vive con la famiglia di origine il 70%dei giovani, ed in particolare metà di quelli dai 25 ai 34anni: sono per lo più maschi. Con un partner vive inve-ce il 41% della fascia 25-34 anni, e le donne sono -significativamente – più del doppio dei maschi (17).

Varie sono le ragioni addotte da quelli che vivonoancora con i genitori: per comodità, ammette il 15%dei giovani (più maschi, età 24-34 anni); per motivieconomici dice un terzo di loro (40% nella fascia 25-34); in attesa di una famiglia propria, dice il 14% (per-lopiù maschi); per l’età, dice un terzo (ma lo affermaanche l’8% della fascia 25-34!).

Con i familiari si parla soprattutto di problemi per-sonali (39%, soprattutto le femmine) e della famiglia(36%, anche qui sono per lo più femmine), di proble-mi sociali e di cronaca (42%), di scuola e di lavoro(49%), ovviamente secondo le diverse fasce di età.Si parla poco di politica (12%, perlopiù maschi) eper nulla di sesso (3%): ma, come s’è detto, di que-sto si parla piuttosto con gli amici (13%).

È interessante ag-giungere che – rispettoalle aspettative genito-riali – solo il 14% deigiovani ritiene di averledeluse (a parte un 46%che non avverte il pro-blema): sono in mag-gior misura ragazze.

Comunque tra diecianni quasi tutti si imma-ginano accoppiati sta-bilmente (a parte un

15% perlopiù maschi e giovanissimi, che opta perla singleness): il 60% si pensa sposato, con figli(52%, perlopiù femmine) o senza; un quinto sivede invece convivente.

Qual è la cultura relativa allo “stare insieme” chec’è alle spalle delle scelte familiari fatte o proget-tate? Di fondo emerge un certo scetticismo sullaformula matrimoniale ed un certo timore verso ifigli. Solo il 16% (valore decrescente con l’età)crede infatti che il matrimonio garantisca la solidi-tà del rapporto, mentre quasi un quarto del cam-pione dice che l’avere figli è una “responsabilitàtroppo grossa”. Contano invece molto i valori del-

l’unità familiare (da salvaguardare: 70%) e della simmetrica condivisione, nellacoppia, di responsabilità e scelte (77%).

D’altro canto la visione che hanno della famiglia assume tratti anche pessimisti-ci: la famiglia appare sempre più divisa (40%), chiusa in sé stessa (19%), ancheabbandonata a sé stessa (16%), mentre sono ben pochi quelli che ne sottolinea-no la capacità di limitare l’individualismo. Il matrimonio oggi gode di un credito rela-tivo: solo il 40% pensa che al giorno d’oggi sia preferibile sposarsi (sono più lefemmine a sottolinearlo), mentre il 43% (più i maschi) darebbero lo preferenza allaformula light della convivenza. Assai contenuta l’opzione della vita da soli (10%).

Connesso al tema della famiglia vi è ovviamente quello dell’affettività e dellasessualità. Sinteticamente l’amore – per i giovani trevigiani – si declina in cin-que approcci (18).

Il primo è quello della condivisione di esperienze (40%, più le ragazze); ilsecondo è quello fusionale del darsi all’altro (21%, in calo con l’età); il terzo èquello del “compagno/a per la vita” (21%, in crescita con l’età, più maschile); ilquarto è quello del rassicurante “qualcuno su cui contare” (28%, più femminile);

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 1 :: 30

“Vivono ancora con i geni-tori: per comodità, ammette il 15% dei giovani (più maschi, età 24-34 anni); per motivi economici (40% nella fascia 25-34); in attesa di una famiglia propria, dice il 14%”

“Di fondo emerge un certo scetticismo sulla formula matrimoniale ed un certo

timore verso i figli. Soloil 16% (valore decrescente con l’età) crede infatti che

il matrimonio garantiscala solidità del rapporto”

infine ci sono gli scettici (24%), per i quali l’amore è un vincolo, o solo unsogno, oppure addirittura un mero paravento per l’approccio sessuale.

La “miscela” più efficace per stare insieme come coppia è data da un mixdi elementi quali l’attrazione fisica (32%), il rispettoreciproco (35%, più femminile), la condivisione divalori ed interessi (37%). Minoritarie l’intesa intellet-tuale e l’omogamia. Naturalmente un percorso clas-sico e di crescente ampiezza ed importanza – vistol’aumento della scolarità – è quello formativo. Metàdel campione è già fuori del mondo della formazio-ne: l’altra metà è o all’università o alle superiori. Lostudio, inteso in senso lato, è considerato per lo più(64%, in modo crescente con l’età e con accentua-zione femminile) come una occasione di crescitapersonale. Poco più di un quarto (28%) lo connet-te al mondo del lavoro: tale visione strumentale èpiù maschile ed adolescenziale. Ben scarse sonoinvece le visioni negative degli studi come soloobbligo o perdita di tempo.

Che l’università sia diventata ormai una scelta dimassa (almeno nelle intenzioni) più che d’élite lodice il fatto che il 61% degli studenti conta di pro-seguire in qualche Facoltà: criterio di scelta sarà (oè stato) soprattutto quello delle attitudini personali(74%), seguito da quello funzionale al lavoro (41%, perlopiù maschile). Lavicinanza a casa conta per uno studente su dieci, mentre i consigli di genito-ri, insegnanti ed amici hanno un peso irrilevante.

In ogni caso per due terzi del campione – soprattutto femmine – continua-re all’università serve sia per la propria crescita culturale che in chiave profes-sionale. Solo il 4% non crede minimamente all’investimento universitario.

Circa l’accidentato e “postfordista” percorso lavorativo, i giovani sottoli-neano – nella valutazione di un possibile lavoro – quattro aspetti nettamen-te diversificati per genere. L’aspetto retributivo (21%) è sottolineato daimaschi; la crescita professionale (24%) è invece evidenziata dalle femmine,e così pure per la qualità del rapporto con i colleghi (21%); infine la carrie-ra, che si connette alla retribuzione, è più apprezzata dai maschi (22%). Lasicurezza è domandata dal 15% del campione, perlopiù femmine.

Chi lavora è spesso dipendente (metà del campione), anche se – all’inter-no – solo il 28% ha il classico e “fordista” posto di lavoro a tempo pieno eindeterminato: in netta prevalenza si tratta di maschi, mentre l’opposto lo si

ritrova nel tempo parziale, chiaramente femminilizzato.Una ulteriore, rilevante divaricazione per gender

risulta dalla tipologia del lavoro: quello autonomo –preferibile per il 63% - è sottolineato dai maschi, men-tre l’opposto avviene per il lavoro dipendente.

Il genere non influisce invece sull’antinomia lavoroideale – lavoro di cui occorre accontentarsi, dato cheil primo (59%) viene esaltato fino ai 24 anni, mentrel’approccio realistico del secondo sembra scattaresuccessivamente.

La scelta “ultraliberista” di guadagni alti ma senzacopertura pensionistica futura convince meno d’unquinto del campione, perlopiù maschi. Un guadagnopresente minore ed una piccola pensione futura giàconvince il 36% dei giovani, soprattutto femmine; infi-ne una retribuzione media ma con copertura previden-ziale totale interessa i più, pari al 45%.

Il lavoro, comunque, è visto come l’implementazio-ne dei progetti (26%) e delle capacità (16%), maanche come strumento per potersi staccare dalla pro-pria famiglia (31%) e per poterne realizzare una pro-pria (18%, per lo più maschi). Culturalmente il lavorosi connette poco al fare i soldi (11%) o all’importanzasociale (12%): piuttosto è una modalità per realizzarese stessi (54%), anche se c’è un significativo quintodi giovani che vede il lavoro solo come una meranecessità (più le ragazze).

Tra una decina d’anni il 71% di loro si vede con unlavoro stabile (sono soprat-tutto maschi e con un picconella fascia 15-24: poi talevisione declina); il 16% inve-ce si proietta in un futuro diprecarietà (valore crescentecon l’età); infine solo il 5% sivede disoccupato, ma sonosoprattutto le ragazze a pen-sarlo.

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 1 :: 31

“Che l’Università sia diven-tata ormai una scelta di massa (almeno nelle intenzioni) più che d’élite lo dice il fatto che il 61% degli studenti conta di proseguire in qualche Facoltà: criteriodi scelta sarà (o è stato) soprattutto quello delle attitudini personali (74%), seguito da quello funzionale al lavoro (41%, perlopiù maschile)”

‘La scelta ultraliberistadi guadagni alti ma senza

copertura pensionistica futura convince meno

d’un quinto del campione, perlopiù maschi’

1.10 I profili dei giovani trevigiani

C’è un profilo del giovane trevigiano, e come lo si potrebbe trat-teggiare? Probabilmente l’abbondanza dei dati e l’ampiezza del-la ricerca suggeriscono – più che un profilo unico – una multidi-mensionalità di volti che impediscono però tanti stereotipi e tan-te idee comuni sui giovani.Vediamo alcuni di questi volti:+ circa il genere e l’età, ovviamente i risultati si diversificano: maè soprattutto il genere a mostrare differenze esistenziali profon-de e ramificate;+ l’identità territoriale è multipla, passa dal locale al mondialesorvolando però quel-la europea. Anche ilvantaggio di vivere aTreviso viene presomolto razionalmente,senza visioni romanti-che;+ la politica sotto sottoc’è, ma la si vorrebbepiù incisiva e riformisti-ca per vincere lo scet-ticismo di quanti (un giovane su due) temono che le idee riformi-stiche cadano nel vuoto;+ tante, troppe cose spaventano i giovani: dalla globalizzazionealle guerre, dalla competizione al mantenimento dello status quoeconomico (quasi due terzi pensano che non potremo viveremeglio di oggi);+ non credono nemmeno troppo alla scienza e alla tecnologia,che per sei su dieci creano più problemi di quanti ne risolvono;+ non ci sono “scontri tra civiltà” all’orizzonte, ma una cattivagestione degli affari planetari, anche se la cultura (più che la reli-gione) islamica è temuta da quattro giovani su dieci;+ notevole tolleranza ed apertura appaiono su molti punti diffici-li presentati dalle “nuove frontiere” etiche e culturali che i giova-ni hanno di fronte, affiancate però da realismo;+ la competizione ed il senso troppo veloce della “freccia deltempo” (Hawking) creano ansia ed insicurezza e gettano un’om-bra sulla percezione del futuro;

+ fa infatti pensare il rifugiarsi nel binomio acco-gliente stabilità-sicurezza, evitando il mare pro-celloso del rischio e del cambiamento;+ numerose sono le aree e i sociogrammi del-la socialità, spesso però declinata in un sensocorto ed intimistico;+ la famiglia appare confermata nella sua acco-gliente formula “lunga”, meno in chiave prospet-tica, su cui pesa un certo pessimismo di fondo;+ studio e lavoro sono percorsi spesso conno-tati da aspetti espressivi (più che strumentali) edautorealizzativi, mentre la precarietà è un timore

crescente con l’età.Tirando quindi le filadell’analisi, si vedecome questi mille giova-ni ben rappresentino isensori dei tre macrocrinali su cui transita ilnostro territorio e daloro esperiti: la famiglia,il lavoro, il mondo chebussa con la sua com-

plessità. Esperiti, sembra, senza drammi ma conconcretezza ragionevolmente preoccupata.

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 1 :: 32

“La competizione ed il senso troppo veloce della “freccia del tempo” (Hawking) creano ansia ed insicurezza e gettano un’ombra sulla percezione del futuro”

‘La famiglia appareconfermata nella sua

accogliente formula “lunga”, meno in chiave prospettica,

su cui pesa un certo pessimismo di fondo’

Bibliografia

Osservatorio Economico, L’evoluzione demografica nella provincia di Treviso, Treviso 2003, p. 22;Censis, 28° rapporto sulla situazione sociale del paese, Angeli, Milano 1994, pp. 43-47;Censis, 37° rapporto sulla situazione sociale del paese, Angeli, Milano 2003, pp. 8-13 e 262-270;Sorcinelli, Varni (a cura di), Il secolo dei giovani, Donzelli, Roma 2004;Buzzi, Cavalli, de Lillo (a cura di), Giovani del nuovo secolo, Il Mulino, Bologna 2002, p. 338;Ibidem, p. 261;Diamanti (a cura di), La generazione invisibile, Il Sole 24 Ore, Milano 2000, p. 168;Huntington, Lo scontro delle civiltà, Garzanti, Milano 2001;Bauman, Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari 2002;Ohmae, La fine dello Stato nazione, Baldini e Castoldi, Milano 1996;Zanatta, Le nuove famiglie, Il Mulino, Bologna 2003, cap. 1;Bauman, La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli, Milano 2000;Censis, 37° Rapporto sulla situazione sociale del paese 2003, cit., p. 263;Tiqqun, Elementi per una teoria della Jenue Fille, Bollati Boringhieri, Torino 2003;Bagnasco, Piselli, Pizzorno, Triglia, Il capitale sociale, Il Mulino, Bologna 2001;Simone, La Terza Fase, Laterza, Roma Bari 2002;De Sandre, Pinnelli, Santini, Nuzialità e fecondità in trasformazione: percorsi e fattori del cambiamento, Il Mulino, Bologna 1999;Garelli, I giovani, il sesso, l’amore, Il Mulino, Bologna 2000.

I figli del benessere :: Parte prima/Bibliografia :: 33

Capitolo 2

Decalogo. Raccontando i valori delmondo giovanile trevigiano

di Enzo Risso

Il divenire della vita è innanzitutto la dialettica dell’agireconsapevole, dell’azione che muta la realtà.H. Marcuse, la teoria critica della società

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 2 :: 34

Per incominciare

“Ci sono due modi per passeggiare in un bosco - dice Umberto Eco -. Nelprimo modo ci si muove per tentare una o molte strade (per uscirne al piùpresto, o per riuscire a raggiungere la casa della Nonna, o di Pollicino, o diHänsel e Gretel); nel secondo modo ci si muove per capire come sia fattoil bosco, e perché certi sentieri siano accessibili e altri no”3.

Ugualmente esistono due modi per affrontare i risultati di una ricerca suivalori. La prima consiste nel dare risposte, nel costruire tribù, nel cataloga-re. È la strada che porta fuori dal bosco, che in qualche modo codifica e giu-dica, che cerca l’uscita. L’altra via, quella scelta, intende restare tra i giova-ni, farli uscire allo scoperto con le loro peculiarità. Narrarli, non giudicarli, nonassemblarli, non creare una compilazione, ma lasciarli liberi di fluttuare.

I ragazzi e le ragazze della Marca, si dispongono, nella loro dimensionevaloriale, lungo un peculiare asse di continuità e di antichità. La ricerca valo-riale tocca entità delicate, porta alla luce i caratteri di un territorio.Analizzando le dinamiche giovanili non si scoprono solo difetti e pregi di unagenerazione, ma le eredità. I lasciti, il legame che le generazioni precedentihanno costruito, gli insegnamenti, se vogliamo usare una parola così alta,che hanno trasmesso.

I caratteri e le idee possono essere evocati in diverse maniere: codifican-dole, attraverso un processo di rielaborazione, in cui la mano dell’analistaculturale si fa sentire e pesa in modo forse considerevole, oppure, raccon-tarle, in modo tale che il dosaggio delle valutazioni non sia esterno, ma inter-no e diretto dagli stessi indagati. Si tratta di un racconto che cerca di por-tare alla luce e illustrare i tratti distintivi, le contraddizioni, del carattere deigiovani della Marca. Un carattere che emerge dall’interpretazione, dalla let-tura delle loro posizioni, dalle rappresentazioni.

Per questo si propongono dieci piccoli e brevi racconti. Dieci narrazio-ni di come sembra si descrivano i ragazzi. Non sono tribù, ma sintesi. Non

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 2 :: 35

sono giudizi, ma colori dei tanti sentieri attraverso cuisi esprime la moltitudine di singolarità dei giovanidella Marca.

Sospesi, disorientati, disarticolati, tolleranti, corti,affaticati, moderati, intimisti, monadi e concreti.Questo è il decalogo che, i ragazzi e le ragazze dellaMarca trevigiana, sembrano disegnare e raccontare.

Racconti che intendono offrire materiale alla socie-tà locale, ai giovani, agli adulti, alle istituzioni per riflet-tere e per evitare quanto accade al protagonistadell’Adolphe: “Io non sapevo che – persino con suofiglio – mio padre era timido, e che spesso, dopo averlungamente atteso da me qualche manifestazione diaffetto, che la sua apparente freddezza sembravaimpedirmi, egli mi lasciava con gli occhi gonfi di lacri-me e si lagnava con altri che io non lo amavo”4.

3 U. Eco, Sei passeggiate nei boschi narrativi, Bompiani, Milano 1994.4 B. Constant, Adolphe-diario, Utet, Torino 1944.

Racconto 1

SOSPESI.Il tempo, tra assenza e presentismo Il racconto che fanno i ragazzi di se stessi e dei propri valori è una narrazione impregnata di bianco e di nero, di oscu-rità e di chiarezza.Nel percorrere le strade della contemporaneità, i ragazzi e le ragazze della Marca non assegnano al futuro una dimen-sione preponderante. La loro ricerca appare avvolta da due dimensioni distinte. La prima, in qualche modo, possiamodefinirla narrativa, mentre la seconda possiamo battezzarla come rituale.Non sono due percorsi paralleli, destinati a non incontrarsi mai, ma appaiono linee che si intersecano, si incrociano econfondono costantemente. Tra i ragazzi della Marca non vi sono profili valoriali omogenei, non vi sono tribù in cuiassoggettarli e le astratte catalogazioni sembrano destinate a inscatolare eccessivamente la mobilità e la fragilità valo-riale dei giovani di questo territorio. Sul fronte della prima dimensione, quella narrativa, incontriamo una tensione di sé che si estrinseca in una temporalitàaffermata in un presente perpetuo. Il tempo non è il frutto dell’agire, ma è la concatenazione di innumerevoli istanze delpercorso di vita, della ricerca di oggi per l’oggi. In ogni momento i ragazzi appaiono percepire di vivere nel presente e soltanto nel presente. E la successione deglieventi, la narrazione del proprio sé , avviene senza proiezioni verso il domani.

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 2 :: 36

“Sul fronte della dimensione narrativa incontriamo una tensione di sé che si estrin-seca in una temporalità affermata in un presente perpetuo. Il tempo non è il frutto dell’agire, ma è la concatenazione di innume-revoli istanze del percorso di vita, della ricercadi oggi per l’oggi”

“La dimensione rituale, si presenta come una concezione del tempo che racconta un eterno ricorso, che è legata all’origine, alla propria famiglia, al modello unifamiliare condiviso. Tutto è annunciato, nella vita dei giovani trevigiani. Il lavoro. La famiglia. Tutto ci sarà. Tutto è già scritto”

Sul fronte opposto, la dimensione rituale si presenta come una concezione del tempo cheracconta un eterno ricorso, che è legata all’origine, alla propria famiglia, al modello unifami-liare condiviso. Tutto è annunciato, nella vita dei giovani trevigiani. Il lavoro. La famiglia. Tutto ci sarà. Tutto ègià scritto. Tutto seguirà.Non siamo solo in una dimensione diversa del presentismo. Siamo di fronte a una peculiareforma di assenza del tempo. Il tempo è sospeso. Il presente puro e autentico di prima, presente nella logica narrativa, nonc’è. Non si percepisce come tale. Nella prima dimensione ci troviamo di fronte a un’ipertrofia del presente, mentre nella secon-da, il tempo scompare, perché tutto è già stabilito.

Racconto 2

DISORIENTATI. La contemporaneità, un limen tra soglia e limiteSi fatica a trovare risposte. Il gruppo intorno all’individuo, intorno ai ragazzi e alle ragazze della Marca, non fornisce più risposte elaborate. Non cisono identità forti, ideologiche cui aggrapparsi. Le frontiere della contemporaneità, per i giovani della Marca, divengono così un limen, un confineche è, al contempo, soglia e limite. Soglia da cui partire per spiccare il volo della propria avventura nel mondo. Limite, cui ci si ancora nella pauradi perdere l’acquisito, le certezze. Oggi, per i ragazzi, le risposte sull’identità individuale e sulla società, dipendono sempre meno da quello che dicono gli altri, dalla tradizione, dal-la razionalità, dalle conoscenze, ma originano sempre più dalla visione familiare, dai microco-smi in cui crescono e da quelli che si costruiscono. Questa dinamica induce e sollecita la necessità di rispondere in modo individuale e indivi-dualizzato, di cercare nel micro le risposte alla globalità. Una traiettoria che si scontra, anchecon violenza, con una realtà sempre più globale, sociale e socializzata dai media. Diviene cosìsempre più difficile e complesso per i giovani mediare e inserire la singola esistenza nel com-plesso, nella realtà sociale, politica, ecosistemica in cui vive. La condizione dei ragazzi e delle ragazze del trevigiano appare segnata, quindi, da un senti-to processo di disorientamento di fronte alla società di oggi. Fra i giovani sembra crescereil senso e l’immagine di chi fatica a trovare le risposte di cui ha bisogno per guardare e capi-re la contemporaneità.

Un processo che si solidifica anche a causa del vuoto che avvertono alle loro spalle. Una dimen-sione in cui tutte le enclave che producevano senso (la famiglia, la chiesa, i partiti) sono indeboli-te, fragili, incapaci di fornire tutte le risposte e di trasmetterle in modo non dogmatico. E così i ragazzi e le ragazze oscillano di fronte al mondo. Le ragazze appaiono più preoccupate,incerte e confuse, ma anche meno europeiste, più infastidite dalla violenza della società contem-

poranea, ma anche più determinate a crescere. I ragazzi, invece, appaiono sofferenti per l’eccesso di effimero, per la difficoltà di comprendere ecostruire il concreto, per il crescere dell’immagine a scapito della vera valenza personale. I maschi sono più europeisti e propensi a difendere l’am-biente, ma sono anche più frenati di fronte ai cambiamenti, a lasciare il caldo focolare.

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 2 :: 37

“Le frontiere della contem-poraneità, per i giovani della Marca, divengono così un limen, un confine che è, al contempo, soglia e limite. Soglia da cui partire per spiccare il volo della propria avventura nel mondo. Limite, cui ci si ancora nella paura di perdere l’acquisito, le certezze”

“Fra i giovani sembra crescere il senso e

l’immagine di chi faticaa trovare le risposte di cuiha bisogno per guardaree

capire la contemporaneità”

Racconto 3

DISARTICOLATI.Il mondo, divisi tra i figli delle torri gemelle e i figli della fiaba del mercatoDisarticolati, con reazioni differenti, molto differenti. Il mondo di oggi pone problemi enormi. Pone temi infiniti. Irraggiungibili. Temi su cui lapossibilità di incidere individualmente è minima, talmente minima che la sola rispostache emerge è il senso di impotenza. Non esiste una gioventù di fronte alle dinamiche del mondo. I comportamenti e lerisposte delle coorti anagrafiche non appaiono omogenee. Anzi, i singoli segmenti ana-grafici sembrano quasi generazioni contrapposte, tali e quante sono le differenze dipercezione e di risposta. I giovanissimi, gli under 18, i primi figli delle “torri gemelle”, sono più idealisti, schiera-ti senza ombre contro la guerra. Sono infastiditi e preoccupati dal razzismo e appaio-no intenti a pensare all’ambiente e alla qualità del territorio. Sono il segmento maggiormente anticapitalista, antiamericano e, al contempo, europei-sta. Il segno complessivo del loro muoversi nel mondo, tuttavia, non è costruito lungo l’as-se dell’essere contro. Non c’è spavalderia ideologica, ma ricerca di risposte, riflessività.Non sono più sicuri degli altri, anzi, ilcontrario, sono il segmento più impau-rito dalla violenza. Si sentono più fragilie avvertono come meno sicure le stra-de delle loro città.

I colori degli atteggiamenti non sono univoci. Gli under 18 anni appaiono pessimi-sti, non ottimisti. Riflessivi, ma non certi di sé, delle loro idee. Aperturisti verso glialtri, ma anche meno convinti che al fondo culture differenti possano convivere. Figli delle torri gemelle, stanno maturando le loro convinzioni in un’epoca di fortitensioni.Cercano futuro. Lo disegnano con i colori della pace. Ma al fondo, sono venati daun senso esistenzialista dell’esistenza, rassegnato all’idea dello scontro, delle ten-sioni. Del perdurare dei conflitti. Rancorosi, figli della fiaba del mercato. Gli over 25 anni appaiono, segnati da unlatente senso di rancore sociale per quell’epoca di benessere e certezze che glihanno raccontato, che gli hanno fatto credere, in cui in qualche modo gli sembra-va di essere cresciuti e che, sulla soglia dell’adultità, hanno scoperto non esserecome nel racconto, hanno visto svanire come il castello incantato. Gli over 25 appaiono, quindi, rancorosi per quella facilità di vita che si sono pre-figurati e che non è tale. Sono un segmento socioanagrafico giovanile maggior-mente preoccupato anche dall’incedere delle dinamiche economiche e dall’immi-grazione. Appaiono più intimisti nelle letture della società mondiale, meno euro-peisti, poco attenti all’ambiente e meno riflessivi, più pronti a reazioni di pancia, aletture semplificate delle contraddizioni del mondo. La coorte dei 18-24 anni è il

segmento più incerto e confuso.Diviso tra chi guarda e legge il mon-do come segnato dallo scontro diciviltà e chi si oppone a questa let-tura, chi aspira alla pace, a unasocietà del convivere. Il loro idealismo è un po’ più limitato,un po’ meno forte rispetto ai più gio-vani, meno marcato è anche il sensodi rancore, di fiaba perduta rispettoai più adulti. La riflessività è una buo-na amica, ma il senso di semplifica-re li affascina. Coorte giovanilemobile, di passaggio tra adolescen-za e maturità questo segmentoappare affascinato dalla riflessività,ma avvicinandosi alla soglia dellaresponsabilità sente l’appropinquar-si della fine della leggerezza.

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 2 :: 38

“Gli over 25 anni appaiono segnati da un senso

di rancore sociale per quell’epoca di benesseree certezze che gli hanno

raccontato, che gli hanno fatto credere, e che,

sulla soglia dell’adultità, hanno scoperto non essere

come nel racconto,hanno visto svanire come

il castello incantato”

‘I giovanissimi, gli under 18, i primi figli delle “torri gemelle”, sono più, idealisti, schierati senza ombre contro la guerra. Sono infastiditi e preoccupati dal razzismo e appaiono intenti a pensare all’ambiente e alla qualità del territorio’

Racconto 4

TOLLERANTI.L’io molteplice, tra diversità, aperture e chiusureIl racconto valoriale sulla postmodernità, con le sue nuove identità, con lamulticulturalità, con le differenze di genere, l’ambiente a rischio, l’insicurez-za; con i suoi temi complessi come gli Ogm, la clonazione, la pena di mor-te, la liberalizzazione delle droghe leggere, leomosessualità, è un racconto segnato dachiaroscuri e da una disomogeneità di fondo. I ragazzi e le ragazze che vivono nella Marcanarrano un “io” molteplice e incerto, che si ali-menta di contraddizioni, paradossi, conviven-ze tra fattori distinti e contrapposti. È un “io” che non si riconosce in un’essenzapermanente, ma cangiate e che si configura come un sistema che oscillatranquillamente tra antipodi. È la raffigurazione sempre più piena della dissoluzione dell’idea metafisicadel soggetto inteso come unitario, come portatore di una dimensione valo-riale unitaria e univoca. I ragazzi trevigiani sono cattolici, per lo più, e al con-tempo preferiscono la convivenza, riconoscono il diritto al divorzio e la vali-dità della legge per l’aborto. Sono tolleranti verso le identità differenti, verso

l’omosessualità, ma molto meno verso gliimmigrati. Sono per la pace, contro ogni guerra, ma èconsistente il gruppo di chi ritiene giusta lapena di morte. Sono nettamente contrari agli ogm, alla clo-nazione, ma appaiono disponibili a discuteredi eutanasia.La somma di tutte le differenze traccia il dise-gno di una realtà leggermente volta verso latolleranza. Verso nuove aperture. O, comun-que, intenta a sottolineare meno le chiusure. Il quadro complessivo, in ogni caso, disegnal’identità di una generazione che non ha una

dimensione unica. Una generazione che sta faticando per tenere insieme letante parti di quel “io” molteplice che, nel percorso per diventare individui,accresce la fatica che ogni persona deve fare.

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 2 :: 39

“La somma di tuttele differenze traccia

il disegno di una realtà leggermente volta verso

la tolleranza. Verso nuove aperture. O, comunque,

intenta a valorizzarele minori chiusure”

“Sono tolleranti verso le identità differenti, verso l’omosessualità, ma molto meno verso gli immigrati”

Racconto 5

CORTI.Valori, minima moralia e l’etica della responsabilitàstretta ma forte La dimensione etica su cui sembrano incamminati, pur nella lorocomplessità e varietà, i giovani della Marca, ci conduce di fron-te a un’immagine di minima dimensione dell’impegno morale e,al contempo, allo sviluppo di uno stretto ma forte senso dellaresponsabilità. Ancora una volta, dunque, l’orientamento giova-nile è ambivalente, molteplice, non unitario. Bene e male sono qualcosa, almeno in parte, di indefinito. Nonhanno radici, per i giovani che hanno varcato il Ventunesimo seco-lo, in principi e preconcetti, in teorie e ideologie e, solo per unapiccola parte, circa un terzo, hanno fondamento in una religione. Bene e male non sono riconosciuti in base a valori universali.Non ci sono dimensioni collettive nel riconoscimento etico. Nonc’è più neanche la religione che segna la strada e guida lungol’asse dei giudizi e dei pregiudizi. La scala valoriale acquisisce sempre più una dimensione ristret-ta, in cui i confini del rischio appaiono poco marcati, quelli dellimite poco visitati. Una scala valoriale breve, limitata nellosguardo, ridotta, corta nelle sue dimensioni. Una dimensioneatomizzata, legataall’agire e al vivere indi-viduale. Così, male è,innanzitutto, tradire ilpartner e bene soste-nere le persone vicineche hanno bisogno.

Una griglia valoriale legata alla dimensione quoti-diana: trova i suoi maestri in quella famiglia ristret-ta e in quella cerchia ridotta delle dimensione gior-naliera delle relazioni di vita. Una dimensione valo-riale legata al microcosmo del vivere quotidiano.Al contempo, però, all’interno della dimensionecorta dell’accezione valoriale dei giovani della

Marca, troviamo un ancoraggio saldo al tema della responsabilità, della capacità dirispondere ai propri cari, del prendersi cura di loro. Un senso spiccato del dovere ver-so la persona con cui si condivide la vita. È un rispondere a qualcuno, ma anche un rispondere di qualcuno. È una accezione valoriale forte pur nella sua dimensione corta, che incide anche sulsenso dell’impegno che si esprime innanzitutto nell’ambito del proprio microcosmo,della responsabilità ristretta nella piccola cerchia degli affetti. L’ambito in cui si investono tutte le proprie energie è un campo piccolo. Un campo aresponsabilità corta, ma intensa. Emerge l’immagine di una società giovanile valorialmente solitaria, che riporta allamente una descrizione del carattere italico fatta da Giacomo Leopardi. Manca, dice ilpoeta, “una socialità in cui ciascuno fa conto degli uomini e desidera farsene stima-re”.5 Una società che, come dice Pasquale Turiello, è fatta di uomini “sciolti”, cui man-ca “misura e limite”. Persone strette nel loro minimalismo, che giudicano ciascun “indi-viduo altro da sé, e presume preminente in lui, su ogni altro riguardo, il pronto e imme-diato riguardo per se stesso. Onde è che, fuori dalla famiglia, non trovi quasi altri lega-mi morali: ma invece caratteri solitari per altezza, o abito di astrazione eccessivo; egruppi associati per necessità”.6

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 2 :: 40

“La scala valoriale acquisisce sempre più una dimensione minima, un senso relativo alla breve lunghezza del proprio sguardo. Una dimensione atomizzata, legata all’agire e al vivere proprio individuale”

“È una accezionevaloriale che segna

il senso dell’impegno solo nell’ambito minimo del

proprio microcosmo, della responsabilità ristretta nella piccola cerchia degli affetti”

5 G. Leopardi, discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani, Feltrinelli, Milano 1991.6 P. Turiello, Governo e governati in Italia, Einaudi, Torino 1980.

Racconto 6

AFFATICATI.Competizione: rischio al palo, no alla flessibilità e bisogno di conoscenze In una società in cui domina competition is competition; in cui il confronto diviene spesso un imporsi agli altri; in cui l’apparire èmisura del successo, i ragazzi della Marca appaiono stanchi (forse anche un po’ stufi di tutte questa apparenza). Stanchi dell’ec-cesso di individualismo. Distaccati dalla meritocrazia. Sembrano alla ricerca di una maggiore sicurezza, di certezze che non li conducano a una costante conflittualità, al bisogno di unpermanente confrontarsi. Il rischio non è la stella polare. I ragazzi e le ragazze trevigiane sembrano essere orientati verso una società maggiormente con-trattuale, anche se non egualitaria. Sono affaticati dall’idea della competizione costante e puntano a nuove regole del gioco, menobasate sull’idea della flessibilità, più incentrate sulla definizione di un minimo di regole comuni, di una prospettiva meno mercan-tilistica e effimera. Forse, anche meno individualistica. In questo percorso i giovani della Marca percepiscono anche un limite

negli strumenti, nella scatola degli arnesi che hanno a disposizione. Lascatola che hanno ereditato non è fino in fondo adeguata. Cresciuti in una società che indica l’istruzione come non prioritaria;cresciuti nella società del saper fare contrapposto alla conoscenza, siritrovano a vivere in una realtà in cui il valore delle conoscenze, deisaperi, della capacità di decodificare le informazioni, di gestire lenozioni tende sempre più ad ampliarsi e a imporsi. E la riprova la vedono tutti i giorni, davanti agli occhi, nei processi didelocalizzazione.

La contemporaneità, la quotidianità dell’epoca della società dell’infor-mazione, esercita una duplice pressione sui ragazzi. Il benessere, la crescita, ha messo in moto il senso dell’autonomiaindividuale, ha posto l’accento sulle differenze, sull’alterità di ognuno eha indotto un eccesso di frammentazione. Ciò impone rischi, insicurez-

ze, fatiche. Costi di un percorso che i ragazzi appaiono malevolmente disposti a pagare. Cresce, invece, la necessità di sicurezza, diuna tendenziale uguaglianza delle opportunità, di maggiori protezioni sociali, di minor lassez faire.Il consumo mediale e la società di massa, al contempo, esercitano una forte pressione verso la conformità, verso l’omologazione.Impongono un essere parte del mondo attraverso le mode, lasciando estranei, o stigmatizzando come estranei, chi non si conforma.Un processo forte e semplice al contempo, ma povero e snaturante. Di fronte a tale dinamica, i giovani trevigiani avvertono l’esigen-za di non uscire dal gruppo, di identificarsi, di essere dentro, ma, contemporaneamente, cercano di essere distinti, autentici. In entrambi i movimenti i ragazzi percepiscono la fatica della contemporaneità, l’esigenza di un percorso che conduca a maggiorigaranzie e certezze, limitando, al contempo, omologazioni e egualitarismi eccessivi o ideologici.

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 2 :: 41

‘I giovani della Marca percepiscono un limite nella scatola degli arnesi che hanno a disposizione. Cresciuti in una società che indica l’istruzione come non prioritaria, si ritrovano a vivere in una realtà in cui il valore delle conoscenze, dei saperi, sempre più ad ampliarsi’

‘I ragazzi e le ragazze trevigiane sembrano essere

orientati verso una società maggiormente contrattuale,

anche se non egualitaria. Sono affaticati dall’idea della

competizione e puntanosu regole del gioco, meno

basate sulla flessibilità, più incentrate sulla definizione di un minimo di regole comuni’

Racconto 7

MODERATI. Politica, il disinteresse per la conflittualità esasperataIl conflitto è onnipresente. Nei rapporti con le civiltà. Nel rappor-to tra i partiti. Nelle relazioni della società locale. Il conflitto comedimensione patologica della società in cui i ragazzi sono cresciu-ti, con il suo portato di radicalizzazioni delle posizioni che hannosegnato gli anni della crescita. Tutto ciò ha indotto i ragazzi adallontanarsi dai partiti, non più capaci di esprimere idealità, sen-so, prospettiva, vitalità, gioia di futuro e speranza.Eppure la politica, che è all’ultimo posto nella scala dei valori, nonviene esclusa dall’orizzonte valoriale. Cambia i connotati. Muta il senso e le forme con cui i ragazzi ele ragazze la guardano. I giovani trevigiani sono moderati, aspirano a un mondo politicoin cui si possa marciare insieme, in cui il normale e vitale conflit-to tra le parti non sia alternativo alla capacità di riflessione, con-fronto e dialogo. Auspicano la gestione del conflitto, non la sua esasperazione.Cercano una organizzazione simbolica, oltre che concreta, dellagestione delle controversie e dei problemi. Un sistema che rendaassorbibile la quota di violenza che è sempre presente nei con-fronti, per facilitare l’incontro e la mediazione. In controluce, in questo atteggiamento, appare un senso dellademocrazia e dellasocietà che va eviden-ziato e analizzato. Il sen-so che la democraziariguarda sempre di piùle condizioni e le formecon cui le persone pos-sono incontrarsi, pos-sono gestire le sfide delfuturo, possono assu-mersi le responsabilità.

La politica, quella classica, partitica, rimane sporca.La politica, come gestione degli interessi, comepartecipazione alle scelte, come risposte ai dilem-mi della società dell’oggi, sembra, invece, farequalche piccolo ritorno. Timido, per il momento. Matra i ragazzi e le ragazze cresce la voglia di esserci

e di dire la propria. Cresce la voglia di partecipare, di non delegare. Il senso dell’impegno politico è lontano, comunque, dall’asse valoriale dei ragazzi trevigia-ni. In questo ambito l’impegno è disimpegno. La politica è sempre vissuta con distacco,con apatia, con disamore. Ma la politica, i ragazzi, sanno che è presente e avvertono il suocrescere e, in parte, anche la sua importanza per delineare una nuova classe dirigente. La volontà di agire dal punto di vista politico, quindi, va distinta dall’interesse per la politi-ca intesa come attività svolta dai politici di professione. I ragazzi appaiono interessati, all’a-zione diretta, all’agire politicamente e, al contempo, sono nettamente sfiduciati della capa-cità (volontà) dei politici di realizzare obiettivi importanti e utili.

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 2 :: 42

‘I giovani trevigiani sono moderati, aspirano a un mondo politico in cui si spossano marciare insieme il riconoscimento del normale e vitale conflitto tra le parti e la capacità di riflessione, confrontoe dialogo’

‘La politica è sempre vissuta con distacco, con apatia,

con disamore. Ma la politica, i ragazzi, sanno che è

presente e avvertono il suo crescere e, in parte, anche

la sua importanzaper delineare una nuova

classe dirigente’

Racconto 8

INTIMISTI. La ritualità religiosa in parte disimpegnata e la socialità corta Attenti alla religione. I ragazzi rispondono solo in parte al richiamo della Chiesa. Trova appigli, senza dubbio,il progetto di rinascita religiosa della società, come risposta al processo di secolarizzazione degli ultimidecenni, come risposta alle inquietudini del mondo contemporaneo. Analogamente, trova consensi il richia-mo contro un mondo sempre più intento a perseguire il proprio benessere materia-le, incapace di riconoscere un ordine etico in grado di offrire senso alla vita. Il bisogno di significato, di spiritualità, di valori, di compiere qualcosa di significati-vo è presente nel mondo giovanile trevigiano e sì esprime attraverso un bricolagemultiplo, qualificato da una ritualità tendenzialmente disimpegnata e da un’adesio-ne fredda ai valori del cattolicesimo, accentuato dai comportamenti e dalle posizio-ni su aborto, divorzio, eutanasia, dai comportamenti sessuali. Su tutti questi fattori i giovani trevigiani appaiono lontani dall’ortodossia, dai procla-mi pontificali. Vi è una scissione netta tra la loro adesione di costume e tradizioneal cattolicesimo e una pratica minima, limitata ai fattori accettabili, in una contem-poraneità post materialista.Il senso della religiosità, tuttavia, si esprime soprattutto attraverso il piano simboli-co e immanentista. C’è un’adesione intima al bisogno di credo. C’è una percezio-ne di un aiuto morale da parte della religione, ma la dimensione del rapporto con lafede è individuale, intima. Limitata al sé nel rapporto con un’entità superiore.

Insomma, sembra che sul fronte religioso, si affermi quanto descritto nelDeuteronomio: si pratica la religione per avere felicità e lunga vita sulla terra.7

Questo intimismo e questo bisogno di ritrovare nell’agire verso gli altri lasoddisfazione di esigenza di felicità lo ritroviamo anche nelle relazionisociali e nelle letture della società. I ragazzi e le ragazze della Marca dedi-cano attenzione alle corti vicine, alle persone conosciute, al mondo che licirconda. Si dedicano a ciò che porta a una felicità immediata, concreta,diretta, per sé (in primis) e per i pochi altri. Un intimismo che riaffiora anche nelle letture della società, dei problemi delmondo globale: una parte dei giovani, minoritaria, ma consistente, imputa

alla cattiva volontà dell’uomo la situazione attuale, i conflitti, la decadenza percepitadella dimensione materiale e di qualità di vita della società contemporanea.

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 2 :: 43

‘Su aborto, divorzio, eutanasia, comportamenti sessuali, i giovani trevigiani appaiono lontani dai proclami pontificali, creando una scissione netta tra l’adesione di costume e tradizione al cattolicesimo e una pratica minima, limitata ai fattori accettabili’

‘Sembra che sul fronte religioso, si affermi quanto

descritto nel Deuteronomio: si pratica la religione

per avere felicità e lungavita sulla terra’

7 Deuteronomio IV, 40: “Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandamenti che oggi ti do,affinché sii felice tu e i tuoi figliuoli dopo di te, e affinché tu prolunghi in perpetuo i tuoi gior-ni nel paese che l’Eterno, l’Iddio tuo, ti dà”.

Racconto 9

MONADI.Amore e amicizia. Da singoli verso il mondo, alla ricerca delle emozioni dicui hanno pauraSi fidano poco. Si fidano con lentezza. Cercano il sostegno dell’altro e l’amore è condi-videre le esperienze, contare su qualcuno. Sono monadi i ragazzi e le ragazze trevigiane. Cresciuti come singolarità, si relazionanocon diffidenza con gli altri. Cresciuti in una società che cerca di tracciare loro la via, han-no bisogno di mettere in relazione il tempo dell’amore e quello del denaro. Anzi, sonodisposti a sottomettere (almeno a parole) la famiglia alla carriera. Nei giovani della Marca emerge con forza la frattura tra il tempo della vita interiore equello della vita esteriore. Cresciuti in una contemporaneità che fa del tempo esteriore e dell’estetica un imperioda seguire, i ragazzi e le ragazze sembrano intenzionati a mitigare queste impostazioni. Lo fanno con difficoltà. Con contraddizioni. Da soli. Da monadi. Ma lo fanno. Sembrano alla ricerca di una valorizzazione del sogno. Del tempo interiore per il bello,per le emozioni, per i ricordi. E in questo percorso avvertono la distanza dalla realtà. Loiato con la società locale, dominata dalla razionalità, dalla logica diretta allo scopo, dal-la finalità è vasto e i loro strumenti non sono adatti, non sono sufficienti.

Tra i più giovani, in ogni caso, cresce lo stesso la voglia di emozioni. Di tempo interiore, che lascia spazio alle intui-zioni, al contatto diretto, alle sensazioni interne che danno senso e sapore a ciò che vivono. Ma in questa ricerca iragazzi e le ragazze appaiono impauriti dal rischio di soffrire per amore. Temono più di ogni cosa il tradimento, l’abbandono. Hanno voglia di portare alla luce una capacità di contatto mag-giormente intuitivo, diretto, totale, ma, allo stesso tempo, hanno paura delle difficoltà, delle cadute, dei rischi di que-sto approccio, dei vuoti, delle sofferenze. Tra spinte e controspinte, restano monadi, che si fidano con calma e ricercano una persona con cui dividere espe-rienze, ma l’idealità dell’amore della vita lascia il passo a una visione calmierata delle relazioni d’amore, quasi che siattendessero al fondo di un percorso il senso di un termine, la chiusura inesorabile della spinta propulsiva iniziale. Un disincanto, non cinico, ma segnato da una forma di rassegnato fatalismo. E, allora, è meglio scegliere una via diminor impegno, di minor slancio e, quindi, di minor sofferenza successiva. A vincere, quindi, è un monadismo dinecessità. Una visione minima dei rapporti, in cui l’altro è sostegno, aiuto, condivisione. In questa dimensione, appaiono maggiormente razionaliste le ragazze, mentre maggiormente romantici i ragazzi. Èuna distinzione minima, ma che si va assestando.

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 2 :: 44

‘Sono monadi i ragazzi e le ragazze trevigiane. Cresciuti come singolarità, si relazionano con diffidenza con gli altri. Cresciuti in una società che cerca di tracciare loro la via, hanno bisogno di mettere in relazione il tempo dell’amore e quello del denaro’

‘In qualche modo, specieper i più giovani, cresce lo

stesso la voglia di emozioni.Ma in questa ricerca

i ragazzi e le ragazze appaiono impauriti dal

rischio di soffrire per amore. Temono più di ogni cosa

il tradimento, l’abbandono’

Racconto 10

CONCRETI.Il lavoro, per realizzare le aspirazioni, ma disposti ad accontentarsiI giovani trevigiani appaiono concreti. Lo dimostrano in molte disposizioni,ma soprattutto sul fronte dell’approccio al tema del lavoro.Un avvicinarsi che parte da presupposti individualisti. Il lavoro viene intesonon come mera fonte di guadagno o strumento per costruirsi una famiglia,ma come un’occasione per realizzare se stessi. Non un vincolo, quindi, maun’opportunità. Non una mera necessità, ma una forma in cui identificarsi. Ma l’idealità, anche in questo caso, ha le gambe corte. Così, se da un latosi affermano i valori individualisti verso il lavoro, emerge con forza, specienella fascia delle persone più adulte, la capacità e la disponibilità ad adattar-si, ad accettare il lavoro che arriva. Concreti e non idealisti, i ragazzi e le ragazze trevigiane, vedono nel lavoro illoro trampolino. La forma del loro essere nel mondo. Ciò contrasta con laricerca di autenticità, con il bisognopochi vincoli? Non fino in fondo. Ancheperché in pochi vorrebbero che la vitanello spazio pubblico, fosse più impor-tante di quella dello spazio privato.Lo svilupparsi di queste dinamiche con-traddittorie, ma vitali, apre la via, anchenel trevigiano, all’incrementarsi del con-fronto tra i tempi del corpo e i tempisociali. Tra lo scandire del tempo determi-nato dalle modalità del vivere quotidianoe del lavoro e il bisogno di spazio e tem-po per sé, di tempo ritrovato, di vuoto.

I figli del benessere :: Parte prima/Capitolo 2 :: 45

‘Intendendo il lavoro non come mera fonte di guadagno o strumento per costruirsi una famiglia, ma come un’occasione per realizzare se stessi. Non un vincolo, quindi, ma un’opportunità. Non una mera necessità, ma una forma in cui identificarsi’

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 3 :: 46

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 3 :: 47

Parte seconda

Fotogrammi di identità e valoriIl modo più sicuro di corrompere un adolescente è di insegnargli a stimare chi la pensaallo stesso modo, più di chi la pensa diversamenteF. Nietzsche, Aurora

Questa parte è stata curata da Enzo Risso. I testi sono stati scritti da Enzo Risso, Brenda Barnini e Giusy Montalbano

Capitolo 3

Di fronte al presenteLe preoccupazioni e le indifferenze

La gente tende ad occuparsi di più dei bisogni o delle minacce immediate e di meno delle coseche sembrano lontane o che non costituiscono una minaccia diretta R. Inglehart, La rivoluzione silenziosa

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 3 :: 48

3.1 Le preoccupazioni: guerra e terrorismo, ma per i più giovani anche il razzismo

Tre realtà differenti. I giovani trevigiani guardano la società contemporanea, il mondo che li circonda conpreoccupazione, con un pizzico di angoscia. Terrorismo (58%) e guerra sono i fattori che maggiormentepreoccupano. E su questi fattori, pur con accentuazioni differenti, tutti i giovani della Marca si ritrovano.

Osservando le diverse fasce di età, scopriamo alcune differenze. Gli under 18 sono maggiormenteschierati contro la guerra, mentre le altre due coorti sono più coinvolte dagli effetti del terrorismo.Complessivamente si può dire che i più giovani appaiono maggiormente idealisti (sono preoccupati ancheper il razzismo 22% e per l’inquinamento ambientale, 26%), mentre la coorte dei trentenni, si presentamaggiormente rancorosa dal punto di vista sociale, preoccupata dall’immigrazione (24%) e dai segnali nonsplendidi dell’economia, con un quarto dei giovani over 25 anni che si dice preoccupato per la disoccu-pazione. Su quest’ultimo tema è significativo anche segnalare un’altra peculiarità: sono le ragazze maggior-mente inquiete per la disoccupazione (30% contro il 15% dei ragazzi), dimostrando quanto, anche in que-sta provincia ad alto sviluppo, le opportunità non siano affatto paritarie e per le donne sia ancora difficiletrovare facilmente lavoro. Un altro fattore interessante è il diverso atteggiamento di fronte al tema della cri-minalità. Pur non particolarmente importante per la media dei giovani (13%), il problema trova i ragazzimaggiormente sensibili (17%), a fronte di una limitatissima attenzione al tema da parte delle ragazze (7%).

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 3 :: 49

Che cosa preoccupa i giovani?

Terrorismo

Guerre

Inquinamento ambientale

Disoccupazione

Immigrazione

Razzismo

58%

47%

23%

22%

20%

13%

Dicono:Io, da un certo punto di vista, sono favorevole al razzismo, perché se per esempio un nero ti attraversa la strada, non è che dici ‘afroamericano spostati’, ma ‘sporco negro togliti’.

Io, invece, direi ‘scusami, mi sei passato davanti, posso passare io’. Perché fai la distinzione? Solo perché hanno la pelle più scura? Se tu fossi in Africa ti potrebbero chiamare biscottino al latte… perché cercare sempre di ingrandire l’odio…

Dati completi Tabella 1 in appendice

3.2 Indifferenze: droga e aids, i temi esorcizzati

Pensioni, emarginazione, ma anche aids e droga. I giovani trevigiani non paiono attenti e preoccupati da questi feno-meni, anche se nei focus grup effettuati, i ragazzi segnalano senza mezzi termini una situazione oggettivamentepreoccupante, con alti livelli di fruizione di droga e alcol.

Nonostante il quadro, il problema dell’alcol e della droga non desta allarme tra i ragazzi e le ragazze. Sembra qua-si che siano temi esorcizzati, che non li riguardano personalmente, che non riguardano la propria sfera, ma quella,sempre e comunque, degli altri. Alcol e droga ci sono. I ragazzi li vedono e li conoscono bene, ma riguarda i singo-li, le loro scelte e non la collettività, il senso della vita di una comunità.

Per i giovani tra i 18 e i 24 il tema della droga, insieme a quello della sanità occupa l’ultimo gradino nella scaladei problemi. Solo tra i più giovani l’attenzione sale un po’, ma non supera la soglia del 12% e in ogni caso preoc-cupano di più i ragazzi il fenomeno degli immigrati o la violenza sui minori.

Un altro tema a basso interesse è l’emarginazione sociale. I problemi delle povertà e delle difficoltà delle perso-ne, rientrano poco e in modo limitato tra le attenzioni dei giovani.

Emerge, in questa scala di dati, un tema di vaste proporzioni sulla società trevigiana e sulla sua capacità, dal pun-to di vista valoriale, di veicolare anticorpi consistenti e preventivi.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 3 :: 50

Che cosa non preoccupa i giovani?

Pensioni

Droga

Emarginazione sociale

AIDS

Sanit à

4%

6%

7%

8%

10%

Dicono:‘Conosco gente che si fa di coca…è gente che ha i soldi e che per uscire il sabato sera ha 100-200 euro’

Dati completi Tabella 1 in appendice

3.3 La società: frenetica e superficiale… e per le ragazze anche troppo violenta

Uomini e donne si dividono nettamente nella percezione della società contemporanea. Per le ragazze trai fattori che qualificano la realtà contemporanea c’è un eccessivo tasso di violenza (35%). Problema limi-tatamente vissuto dai ragazzi, che lo segnalano appena al 19%.

I ragazzi leggono la contemporaneità come un mondo effimero. Proteso all’immagine. Ammantato disuperficialità. Soffrono, poi, il ritmo. La frenesia di una realtà che corre, più che scorrere. Che a fronte diun processo di crescita lento (si rimane in casa con i genitori fino a tarda età), impone comunque model-li e stili di vita basati sulla velocità, sull’esserci sempre e comunque.

I ragazzi trevigiani appaiono un po’ frastornati da tutto ciò, colpiti dall’eccesso di superificalità di unmondo che non sembra dargli molti stimoli, simboli o obiettivi.

Ma i giovani avvertono anche un eccesso di individualismo nella contemporaneità, quasi a segnalareche un mondo di monadi non è, fino in fondo, né appagante né ricercato.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 3 :: 51

La società contemporanea secondo te è?

Superficiale

Frenetica

41%

Per le ragazze

Troppo violenta 35%

41%

Dicono:‘Se cerchi un lavoro e sei vestito male, hai i capelli messi male non ti prenderanno mai. Se sei vestito bene, ti presenti bene, hai più possibilità…’

‘C’è una punta di ossessione in un sacco di cose qui a Treviso: i cellulari, le macchine, il viaggiare, il mattone sono vissuti come status symbol’

Dati completi Tabella 2 in appendice

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 3 :: 52

3.4 Abusi. Alcol, droga e velocità: un mondo chegioca con i fattori di rischio

La scala dei pericoli per i giovani della Marca è com-posta da fattori pesanti, che mettono a rischio la vita:abuso di alcol (42%), alta velocità sulle strade(40%), uso di droghe pesanti (35%). Vi sono poi fat-tori come l’eccessiva disponibilità di soldi (30%) ealtri di natura più morale, come la mancanza di idealie di responsabilità (25%). Concludono la lista l’uso didroghe leggere e la ricerca di emozioni forti.

Chiedere ad un ragazzo quali sono le tentazionidalle quali deve tenersi lontano per evitare compor-tamenti devianti, non garantisce in alcun modo cheessi rispondano la verità o soltanto ciò che pensanodi dover rispondere oppure ciò che hanno sentitodire. Guardare le segmentazioni non fornisce un’in-dicazione di chi si sente più esposto ad uno o all’al-tro dei suddetti pericoli, ma forse più verosimilmentequanto lo giudicano riprovevole perché lontano daquella fascia di età. Troviamo allora che l’abuso dialcol è tanto più condannato quanto più si è grandi,un ragionamento inverso vale per l’alta velocità sullestrade e per l’uso di droghe pesanti. Dal punto divista della divisione delle percezioni per sessi, leragazze segnalano maggiormente la mancanza diresponsabilità da parte dei coetanei.

Dicono:‘Da parte nostra si privilegia il vino alle droghe… Qui a Treviso sembra legale l’uso di droghe leggere, si può fumare dappertutto’

Secondo te, quali dei seguenti elementi sono causa di maggiore pericolo per i giovani che vivono oggi in provincia di Treviso?

L‘abuso di alcool

L’alta velocità sulle strade

L’uso di droghe pesanti

La mancanza di responsabilità

42%

40%

35%

25%

Dati completi Tabella 4 in appendice

3.5 Tra incertezze e certezze

Di fronte al mondo, ai suoi mutamenti, alle insicurezzenel futuro, i giovani trevigiani sembrano oscillare tracertezze e incertezze. La maggioranza di essi, il 56%si dice abbastanza tranquillo e saldo nelle proprie con-vinzioni. Lo dicono soprattutto i ragazzi (60%) e menole ragazze (50%).

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 3 :: 53

Dicono:‘ci sarà il mantenimento dell’identità, ma fino ad esaurimento scorte, qualunque identità oggi è attaccata’

estraneo e indifferente8

E di fronte a quanto accade nel mondo generalmente ti senti:

saldo nelle tue convinzioni

56

confuso e non sicuro

delle tue idee

36

Si sentono più incerti i ragazzi più giovani, quelli chedevono ancora formare le proprie convinzioni.

Un dato interessante è quello di chi si dice confu-so, insicuro delle proprie idee. Lo fanno soprattuttole ragazze (43%) e molto meno i ragazzi (30%), maa sembrare ancora in mezzo al guado sono i giovani(ragazzi e ragazze) della coorte intermedia, tra i 18 ei 24 anni. Basso è l’indice di estraneità e indifferen-za. Qui, però, sono i maschi a dimostrare un maggior(seppur limitato complessivamente) menefreghismo(10%), contro le ragazze che, pur apparendo menosalde nelle proprie convinzioni, appaiono comunqueassolutamente indisponibili a cedere al richiamo delqualunquismo (7%).

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 4 :: 54

Capitolo 4

Global & localDal mondo alla Marca, le percezioni generazionali

La trasformazione locale è una componente dellaglobalizzazione perché rappresenta l’estensionelaterale delle connessioni sociali nel tempo e nellospazio … ciò che avviene nell’ambito di un distrettourbano risente con grande probabilità dell’influsso di fattori … che operano a distanze lontanissimedall’ambito locale … la crescente prosperità di un’area urbana a Singapore può avere un nessocausale … con l’impoverimento di un sobborgo diPittsburg i cui prodotti hanno perso competitività.A. Giddens, Le conseguenze della modernità

4.1. Il mondo. La globalizzazione non convince

Chi pensa di trovare dei fan della globalizzazione tra i giovani trevigiani, rimarrà deluso. La globalizzazione non convince. Il 55% dei ragazzi ritiene che l’economia globale porti solo vantaggi per pochi e privilegi per i paesi più ricchi a scapito di

quelli più poveri. E su questa strada sono le ragazze le maggiori assertrici di una visione negativa della globalizzazione. La percezione della mondializzazione in atto, da parte dei giovani, è quella di un processo composito in cui la spinta verso la

modernità e l’apertura dei confini spesso non collima con l’evoluzione economica e sociale dei paesi coinvolti. I trevigiani, poi, più o meno globalisti come la media dei coetanei italiani. La media paese, tra i giovani, si attestata intorno al

57%. Nella Marca, più della metà dei ragazzi, considera il processo in atto inevitabile, ma permane in sottofondo un senso difastidio e una percezione di rischio.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 4 :: 55

Dicono:‘…ci sarà una sempre maggiore fuga di teste e un omologarsi della situazione regionale con quella nazionale, quindi di globalizzazione, multietnicità’

La globalizzazione serve solo ad arricchire i paesi più industrializzati, rendendo più poveri i popoli meno sviluppati.

d’accordo

in disaccordo

55%

40%

Dati completi Tabella 4 in appendice

4.2 Il mondo instabile? Colpa dei potenti, maanche della cattiva volontà degli uomini

Gli interessi globali, la lotta delle nazioni più potentiper la supremazia economica sono, per il 41% deigiovani della Marca, alla base dell’attuale situazionedi instabilità del nostro pianeta.

La lettura del mondo in senso di critica al siste-ma capitalistico attuale, però, non convince la mag-gioranza dei ragazzi della Marca. Poco meno di unterzo di loro, infatti, attribuisce l’attuale fase diincertezza anche allo scontro tra culture e religionidiverse, mentre c’è anche una quota di giovani che,con una lettura più intimistica, dà la colpa alla catti-va volontà dell’uomo.

La lettura anticapitalistica convince maggiormentei più giovani, gli under 18 (43%) e non rileva sostan-ziali differenze tra ragazzi e ragazzi (entrambi i seg-menti ruotano intorno al 40%). La lettura più intimi-stica, pur minoritaria, coinvolge maggiormente, nellalettura per coorti i ragazzi più adulti (19%). La coor-te dei trentenni appare, quindi, quella più fatalista,che scarica maggiormente la colpa sulla cattivavolontà dell’uomo, facendone una questione antro-pologica senza possibilità di redenzione.

Le divisioni nel segmento dei 18-25enni sonomaggiormente nette, con un segmento consistente(42%) che ritiene colpevole l’attuale lotta tra lenazioni e il 35% che, invece, si schiera maggiormen-te a favore di una lettura pro-scontro di civiltà.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 4 :: 56

Dicono:‘abbiamo rapporti con la Turchia…io sono d’accordo che se vengono qui devono farsi la moschea, però la cosa deve essere reciproca’

dall’incapacità dei politici11

dalla cattiva volontà dell’uomo17

Secondo te il momento di instabilità che il mondo sta vivendo, le guerre, il terrorismo internazionale, dipendono principalmente*

dalla lotta della nazioni più potenti per la supremazia economica

41

dallo scontro tra culture, religioni e civiltà diverse

31

*Somma risposte consentite

4.3 Sotto assedio

Lo scontro tra popoli e civiltà diverse non è un’invenzione mediatica, né un fenomeno troppo lontano dallarealtà italiana, anzi è qualcosa di profondamente collegato e insito alla quotidianità.

I giovani di Treviso, pur valutando come fonte principale della situazione di instabilità contemporanea, ilconflitto tra le nazioni più potenti, danno una lettura reale e concreta dello scontro di civiltà. Il tema per loroè tangibile e agisce. E ciò riguarda tutte le età, senza distinzione. C’è come una sensazione diffusa di vive-re in una specie di assedio ed è un dato trasversale ad ogni segmento della popolazione giovanile.

Le cause di fondo per le quali si sta sviluppando uno scontro tra le civiltà hanno una matrice più o menounica per i giovani della Marca: la diversità culturale (38%) e religiosa (31%). Solo una netta minoranza(20%) ritiene che all’origine dello scontro attuale ci siano le disparità delle condizioni economiche tra norde sud del mondo. A pensarla così, comunque, sono maggiormente i ragazzi (26%) rispetto alle ragazze e igiovani più adulti, gli over 25 anni (22%).

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 4 :: 57

Dicono:‘A me dà fastidio che tengono la propria lingua… Se sei qua devi parlare italiano… Anche per vestirsi, non puoi andare in giro con la tunica, cosa sei? Una suora …’

reale ma non ci riguarda19

Secondo te lo scontro tra popoli e civiltà è un fattore:

mediatico 5

reale76

diversitàdi governi11

E di fronte a quanto accade nel mondo generalmente ti senti:

differenze culturali

38

differenzereligiose

31

disparità economiche

20

Dati completi Tabelle 5 e 6 in appendice

4.4 Il mondo: c’è bisogno di regole, ma non vin-cerà lo scontro di civiltà

Lo scontro di civiltà va evitato. Per i giovani della Marca,per la maggioranza quasi totale, popoli con culture, reli-gioni e tradizioni differenti possono vivere insieme.

La teoria dello scontro di civiltà, quindi, rimane unalettura della contemporaneità, non si estende a un fat-tore valoriale. Non radica un senso di chiusura e dicontrapposizione all’altro, agli altri.

Solo il 6% dei ragazzi della Marca pensa che popolie culture differenti non potranno mai vivere insieme. Peril 67%, invece, possono tranquillamente vivere e dialo-gare, ma per farlo occorrono regole chiare e precise.

Minoritaria è anche la quota di chi pensa che laconvivenza sia possibile, ma ci saranno lo stesso con-flitti e guerre (7%), mentre una quota ben maggiore, il20%, ritiene che i popoli e le culture differenti posso-no tranquillamente vivere in pace.

Per i giovani della Marca, quindi, risolvere i conflitti trauomini appartenenti a culture diverse, con diversi credireligiosi, è possibile. Si può vivere in pace e per farlooccorrono strumenti e regole semplici da rispettare.

Nella lettura per segmenti emergono alcuni datiinteressanti. I più pessimisti sono i più giovani (il 15%di loro pensa che i popoli con culture differenti nonpossono vivere insieme o finiranno per farsi la guerra),mentre il bisogno di regole è maggiormente avvertitodal segmento dei più adulti e dalle ragazze.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 4 :: 58

Dicono:‘dobbiamo far rispettare la nostra cultura, ma discutendone, bisogna far venire fuori con un compromesso’

non possono convivere6

convivere, ma faranno la guerra7

Popoli con culture diverse possono

vivere insieme in pace

20

Convivere dandosi regole

67

4.5 Il mito che non c’è più: gli Usa non fannosognare

La caduta dei miti? Un po’ sì. I giovani trevigiani nonsono a maggioranza antiamericani. Per parte di loroil modello americano resta ancora valido, ma non fasognare più le giovani generazioni. Per il 58% deiragazzi, inoltre, il ruolo degli Stati Uniti è eccessiva-mente invasivo e suscita un sentimento di oppressio-ne. Gli States, però, in questa terra di emigrantirestano ancora un paese dalle grandi opportunità(47% dei giovani).

Il mito del grande paese, quindi, colloca le perce-zioni valoriali in due ambiti contrapposti, con unaparte, il 46%, che si riconosce più o meno su posi-zioni pro-Usa e una seconda ampia parte, il 41%,che invece sposa decisamente posizioni anti Usa.Nelle segmentazioni per età, i giovanissimi (56%)sembrano ancora accarezzare l’idea della nuovafrontiera americana e si ritrovano nel modello disocietà oltreoceano. Ma è un fascino in declino, poi-ché, a dimostrazione di quanto il tema appaia contro-verso, è proprio tra i più giovani che si annidano lepersone che percepiscono maggiormente la potenzaUsa come un pericolo. Il mito Usa, il mito dell’uomoche si fa da sé, della libertà, continua a piacere, maquando questo viene calato nella realtà di oggi, nel-le concrete manifestazioni, gli States perdono la loroaureola, facendo crescere i fattori di critica e preoc-cupazione.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 4 :: 59

Dicono:‘Mi piacerebbe andare all’estero, in America, fare medicina e specializ-zarmi in neurologia… Ma è impossibile… A livello di possibilità economiche… Se lo vorrò fare dovrò sgobbare come un pazzo’

del tutto in disaccordo4

d’accordo47

Pur con i suoi vantaggi, il modello di vita statunitense è opprimente. Tu sei:

del tutto d’accordo

11

in disaccordo 20

né d’accordo né in disaccordo

4

4.6 Europeisti freddi

A Treviso come nel resto del paese la fiducia nell’unificazione europea si è andata pol-verizzando e la maggioranza dei giovani non ritiene che il processo stia giovando al pae-se (56%). La posizione, tuttavia non è omogenea all’interno dei diversi segmenti per età.

I giovanissimi sono, a maggioranza, decisamente europeisti (54% pro e 46% con-tro), mentre il segmento delle persone comprese tra i 25 e i 34 anni è quello piùmarcatamente antieuropeista (59% contro e 41% a favore).

La coorte intermedia, che corrisponde anche al segmento di studenti universitari, simostra come quella più propensa a riconoscere i lati positivi in termini di crescita eco-nomica e culturale, che sono propri dell’appartenenza italiana alla famiglia Europa.

Le ragazze, invece, appaiono più restie ad individuare gli aspetti vantaggiosi del pro-cesso di costruzione della nuova Europa.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 4 :: 60

Orientamento* – Europa e modernità

La partecipazione dell’Italia all’Unione Europea è vissuta come metafora del processo di modernizzazione del paese.*Orientamento. Vedi nota metodologica

Orientamento

32 13 18 83737

propensione elevata

propensione contrarietà contrarietàelevata

Non classificati

4.7 Più attenzione all’ambiente

Divisi in due. Il tema dell’ambiente spacca nettamen-te gli orientamenti valoriali dei giovani trevigiani. Il49% dimostra di avere una forte attenzione ai temidell’ambiente, mentre il 51% appare più freddo e dis-interessato.

L’indicatore, che misura la tendenza dei rispondentia collocarsi nella fascia dei difensori radicali dell’am-biente, registra una parità quasi perfetta tra il segmen-to dei radicalisti e quello dei non radical. Nelle segmen-tazioni per età possiamo notare che nelle quote piùgiovanili corrisponde un maggior livello di radicalismo.

I giovanissini scelgono nettamente di schierarsi perl’ambiente, con il 58% dei ragazzi su posizioni di net-ta difesa dei temi della qualità della natura.

Il segmento più freddo verso queste tematichesono i ragazzi più adulti, gli over 25 anni. E così, sei più giovani si schierano più volentieri per un miglio-ramento ambientale anche a scapito dell’occupazio-ne; i più adulti invertono la scala e si dimostrano piùdisponibili a rinunciare a qualcosa sull’ambiente purdi creare posti di lavoro.

Nella segmentazione per sesso, le persone piùschierate su posizioni di difesa radicale dell’ambientesono i ragazzi (51%), rispetto alle ragazze (48%). Lelimitate differenze tra pro e contro le posizioni ambien-taliste, dimostrano quanto il tema riscuota attenzionenel territorio e non è detto che serie minacce o inter-venti che vadano a intaccare la reale qualità ambien-tale della Marca non spinga vaste fasce dei giovani acambiare repentinamente posizione. Quella ambienta-le è un posizione valoriale molto mobile e anche sopi-ta. Un tema che è pronto a esplodere e a radicalizzar-si velocemente e facilmente.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 4 :: 61

Orientamento*– Ambiente

Esprime la convinzione che occupazione e sviluppo economico debbano essere ‘sostenibili’ dal punto di vista ambientale.*Orientamento. Vedi nota metodologica

Orientamento

32 17 18 13333

propensione elevata

propensione contrarietà contrarietàelevata

Non classificati

4.8 Identità incerte

Trevigiani, veneti o appartenenti alla propria città. Con una identità locale si sente quasi il 40% dei ragazzi della Marca.Un altro terzo si dice italiano e il 29% si ritiene un cittadino del mondo o un europeo.

I giovani della Marca non hanno difficoltà nel definirsi italiani, ma tra essere europei e cittadini del mondo preferisco-no questa seconda possibilità, quasi avvertissero nell’Europa più un limite che un’opportunità.

Sentirsi trevigiani e veneti è una sensazione che accomuna comunque una buona fetta della popolazione giovanile, congli under 18 maggiormente attaccati alla provincialità (il 23% si sente trevigiano e il 17% veneto) e alla città in cui sononati (il 10% si ritiene cittadino del comune in cui è cresciuto). I più giovani, quindi, dimostrano una maggiore percezione diuna identità local, con il 43% dei ragazzi schierati su questa posizione.

Ma in che cosa consiste la trevigianità?Difficile assegnarli un ruolo culturale peculiare. Per i ragazzi è soprattutto un vivere nel proprio territorio, è l’afferma-

zione di sentirsi parte di un mondo, di un’area (per il 37% vuol dire vivere in provincia di Treviso). Ma vi è anche chi asse-gna a questo vivere un senso maggiormente identitario, l’espressione di una cultura particolare (26%) o di un modusvivendi riconoscibile e tramandabile (23%).

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 4 :: 62

Dicono:‘i giovani vorrebbero scrollarsi di dosso l’identità di padani, trevigiani, veneti… c’è uno squilibrio tra quello che sei e quello a cui sei proiettato… questo lo si vede dai picchi di iscrizione alle scuole di dizione, c’è la voglia di liberarsi dall’accento veneto’

cittadino del mondo o europeo29

Tu ti senti soprattutto:

trevigiano, veneto,città in cui sei nato

39

italiano31 15-17: 39

18-24: 29

25-34: 32

Essere della provincia di Treviso per te significa:

Vivere nella provincia di Treviso

Esprimere una cultura particolare

Esprimere un modo di essere

Dati completi Tabelle 7 e 8 in appendice

4.9 I limiti e gli stimoli della provincia trevigiana

Vivere nella Marca non è un limite (63%). Anzi, è un territorio che offre opportunità professionali (40%) estimoli culturali (24%).

Ai ragazzi e alle ragazze piace vivere nella loro Marca. Ci si sentono bene. Non a caso la maggioranza diessi (64%) non abbandonerebbe affatto il territorio per andare a vivere da un’altra parte.

E i limiti? Ci sono eccome. Anche se non si vuol cambiare aria, anche se vivere in provincia va bene,non mancano le delusioni, i fattori critici.

Ecco che tornano alcuni leit motiv dei ragazzi: la critica all’eccesso di effimero (una realtà in cui contasolo l’apparenza, 17%) e l’insoddisfazione per una certa chiusura (13%). Ad avvertire maggiormente ilpeso dell’effimero sono i ragazzi tra i 18 e i 24 anni (22%), mentre i più integrati sono sia i più giovani siail segmento dei più adulti.

Per le ragazze, invece, il peso della chiusura, specie nei costumi per il ruolo assegnato alle donne, si fasentire. Ma non si tratta di una percezione maggioritaria: solo il 15% delle ragazze segnala questo tema.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 4 :: 63

Dicono:‘Manca la formazione a livello culturale’

I limiti della Marca.

È una realtà in cui conta solo l’apparenza

È chiusa

17%

Vivere nella Marca non è un limite 63%

13%

Le potenzialità della Marca.

Offre opportunità professionali

Offre stimoli culturali

40%

24%

Dati completi Tabelle 9 e 10 in appendice

4.10 Il futuro? Nella Marca

Il futuro in provincia di Treviso. Sono pochi i giovaniche vogliono lasciare la Marca. La metà dei giovaniintervistati ha le idee chiare: se potesse sceglieredove abitare rimarrebbe non solo in provincia diTreviso, ma nello stesso comune in cui abita ora.

Una chiara dimostrazione di affetto e radicamento,che interessa tanto gli uomini quanto le donne e checonosce una lieve inflessione nei segmenti degli stu-denti universitari e quindi nella fascia di età intermedia:in questi ragazzi, ma ggiormente a contatto con sogget-ti provenienti da mondi diversi, il legame con la terra diorigine sembra effettivamente diminuire, ma nella coor-te dei trentenni torna a farsi sentire in modo deciso.

La provincia di Treviso, agli occhi dei giovani, appa-re come una realtà ricca e non presenta i connotati diuna zona in crisi: solo il 12% degli intervistati avverteil tema delle difficoltà. Un dato particolarmente signifi-cativo, per leggere in controluce i passaggi valoriali trale generazioni, è quello relativo alla inesistente perce-zione di fattori di crisi da parte dei giovanissimi: solo il2% di loro afferma, infatti, che la Marca è una provin-cia in crisi. Anzi, per questi giovani è una realtà in con-tinua fase di crescita.

Resiste, quindi, nell’immaginario collettivo e neipassaggi valoriali tra le generazioni, l’idea della Marcatrevigiana come luogo di produzione di ricchezza ebenessere. Per la maggioranza dei ragazzi e delleragazze, comunque, questo territorio si caratterizzaper essere una realtà delle piccole imprese (45%) eper il 27% rimane una provincia dinamica, in continuafase di sviluppo.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 4 :: 64

Dicono:‘io la sentivo forse più da bambino, adesso sto aprendo un po’ gli occhi…Vedo di più le cose che non mi piacciono e mi sto allontanando… Mi considero più un cittadino europeo e ho più speranze nell’istituzione Europa’

La Marca, dal punto di vista economico, è

Una provincia delle piccole imprese

Una provincia in fase di sviluppo

45%

Continueresti a vivere nel comune in cui vivi 50%

E potendo scegliere tu:

27% Under 18: 41%

Una provincia in crisi 12% Under 18: 2%

Dati completi Tabelle 11 e 12 in appendice

4.11 I trevigiani secondo i giovani: troppo individualisti

Leggere i dati oltre l’apparenza e la formalità. Consentendo ai ragazzi didare più risposte, in una scala di aggettivi che descrivono i trevigiani, nefuoriesce una immagine più o meno stereotipata. Il trevigiano medio appa-re, agli occhi dei ragazzi, decisamente laborioso. Più individualista chesocievole, dedicato fondamentalmente alla realizzazione di progetti concre-ti. Molti dei tratti che in modo stereotipato vengono da sempre individuaticome tipici trevigiani, sono scelti anche dai giovani per descrivere in modoadeguato i loro conterranei.

La coorte dei 18-24 è più incline a dare giudizi negativi, sulla chiusura,sulla conservazione e sulla provincialità. Di contro i giovanissimi sembranopiù propensi a ricalcare i lati positivi della trevigianità. Le ragazze, invece,percepiscono in modo più evidente i tratti dell’intolleranza e della chiusura.

Il quadro cambia, in modo considerevole, se andiamo ad analizzare la pri-ma risposta. Qual è il primo fattore, l’elemento cardine del giudizio sui trevi-giani? Non è la laboriosità, bensì l’individualismo, seguito dal provincialismo.Andando oltre le apparenze, i ragazzi segnalano una critica feroce al sistemadei valori ereditato dagli adulti. Li accusano di aver costruito una realtà trop-po individualista, di trasferire un’immagine autoreferenziata e autocentrata.

Il dato appare ancor più siginifcativo perché il fattore della laboriosità vie-ne in terza battuta, superato anche da una percezione di eccessivo provin-cialismo da parte della realtà circostante. Come si lega questa accusa conil buon giudizio offerto sulla realtà? Si lega pienamente. Offrire un giudiziotutto sommato positivo della Marca, non vuol dire condividere completamen-te la scala di valori tramandati. E per i giovani l’eredità appare pesante.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 4 :: 65

Prima rispostaSecondo te, quali dei seguenti aggettivi descrivono adeguatamente i trevigiani: SI/NO

individualisti

provinciali

50%

laboriosi

Somma risposte consentite

85%provinciali 54%

individualisti 51%altruisti 47%

conservatori 48%innovatori 47%

aperti 40%chiusi 34%

tolleranti 35%intolleranti 32%

Gli aggettivi che descrivono i trevigiani:

20%

laboriosi 14%

tolleranti 11%

intolleranti 1%

aperti 1%

superficiali 2%

altruisti 1%

Dicono:‘L’apparenza è molto importante per i ragazzi’

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 5 :: 66

Capitolo 5

Minima moraliaUna zumata sul complesso sistema dei valori

Per bene intendo…. Tutto ciò che siamo certi diessere… un mezzo per accostarci sempre più almodello della natura umana che ci siamo posto dinnanzi. Per male, al contrario, intendo tutto ciò checertamente c’impedisce di raggiungere tale modello.Spinoza, Ethica

5.1 Determinazione e competenza le fonti delsuccesso

Determinazione (41%) e competenza (39%), sono lechiavi del successo per i giovani della Marca, unita-mente ad una dose di furbizia (30%). Servono a poco,invece, onestà e flessibilità. Sono da considerare inu-tili, anche il cinismo e la simpatia.

La visione della società contemporanea diventasempre più disincantata con l’aumentare degli annivissuti: così mentre i giovanissimi credono nell’one-stà e nella determinazione, la coorte dei 25-34ennidà significato alla simpatia e alle amicizie influenti.

Avere cultura è una caratteristica che affascina di piùchi ha appena iniziato il percorso degli studi, ma perdepeso quando il titolo di studio è posseduto e diventaanche più elevato. La fascia di età dei 18-24enni sidistingue dalle altre per l’importanza che attribuisce allacapacità di relazionarsi con gli altri, denotando un sen-so della socialità più sviluppato delle altre due coorti.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 5 :: 67

Dicono:‘Sono acerbi… Treviso nel contesto del paese … È la punta di un iceberg, forse è la parte più visibile, più esasperata del comportamento tipico di una gioventù che non voglio definire borghese, perché è un termine che mi sa di antico, ma è qualcosa in evoluzione, che è un’evoluzione che in questo momento non sono in grado di governare… È una situazione di transito da un contesto provinciale a uno più globale…’

determinazione

competenza

41%

Le caratteristiche per emergere nella società contemporanea:

39%

cinismo

simpatia

7%

9%

Serve in primo luogo:

Non serve, invece::

onestà

flessibilità

15%

15%

Servono poco:::

furbizia 30%

Per i giovani trevigiani le chiavi del successo non si situano nelle cose che pos-sono fare gli altri per loro, ma nelle capacità individuali, nelle peculiarità del sogget-to. E’ l’essere dell’individuo che può determinare i suoi risultati. Se questo è il latopositivo dell’immagine valoriale offerta dai ragazzi, vi sono anche alcuni fattori nega-tivi: la furbizia doppia l’onestà. La concezione individualista del successo e dell’arri-vare non trova limite nel rispetto delle regole.

Dati completi Tabella 13 in appendice

5.2 Il buon cittadino? Chi lavora tanto e paga le tasse

Tra tutte le azioni che possono caratterizzare il comportamento di un buon cittadino, i giovani trevigiani pensano che lavo-rare molto sia il tratto più distintivo (43% delle risposte). Nella percezione degli intervistati pagare le tasse (32%) è sicu-ramente sinonimo di comportamento civico, insieme ad impegnarsi nel volontariato (29%) e votare (27%).

Il valore del lavoro è più sentito dal segmento maschile, mentre le giovani donne si dichiarano più legate dei coeta-nei maschi alla sfera del volontariato. Interessante la dinamica nella coorte dei 18-24enni.

In essa troviamo una differente scala, che vede al primo posto il votare e il fare volontariato, seguito a stretto girodal lavorare molto.

L’impegnarsi attivamente in politica, però, è un’esperienza che per i giovani trevigiani non denota un comporta-mento civico. Tutti e tre i segmenti di età posizionano questa scelta in fondo alla classifica dei fattori che qualifica-no il buon cittadino.

Se osserviamo i dati attraverso le posizioni di genere, scopriamo che la scala dei valori delle ragazze non si differen-zia dal dato generale, con al primo posto il lavoro (39%), seguito dal pagare le tasse (33%) e dal fare volontariato(33%).

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 5 :: 68

Dicono:‘Fortunatamente penso di conoscere delle persone che hanno dei valori e pensano anche a divertirsi, ma chi ha finito la scuola ha già trovato un lavoro’ Lavorare molto

Pagare le tasse

43%

Che cosa caratterizza maggiormente il comportamento del buon cittadino?

32%

Fare volontariato 29%

Votare 27%

Dati completi Tabella 14 in appendice

5.3 Corrompere e evadere il fisco, le azioni piùdeplorevoli

Quasi un terzo (29%) dei giovani trevigiani indica lacorruzione dei funzionari pubblici come fattore di mag-giore inciviltà nella vita sociale.

Una quota equivalente di intervistati pensa che l’a-zione peggiore per un cittadino sia evadere il fisco.Non pagare le tasse è un comportamento incivile,soprattutto, per i più acculturati e per gli over 25.

Preoccupa anche la mancanza di rispetto nei con-fronti dell’ambiente e dei luoghi pubblici: questa opi-nione è tanto più forte con il crescere dell’età e conl’elevarsi del titolo di studio.

Anche rubare prodotti nei negozi viene segnalatoda un 23% degli intervistati come un’azione riprovevo-le, in maniera più evidente dai maschi e dal segmentopiù grande di età. Nelle cattive azioni indicate con per-centuali inferiori è interessante osservare che l’insultoverso gli altri viene segnalato come un elemento piùnegativo del far uso di droga.

A condannare l’uso della droga sono maggiormen-te i giovanissimi e la coorte di media età, che non gliover 25. Emerge, rispetto al tema della droga, una sor-ta di legittimazione passiva che lievita con il cresceredegli anni.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 5 :: 69

Dicono:‘La politica viene affrontata solo con il modo di vestire… Io penso che sia più il vestito a fare il ragazzo di destra o di sinistra…’

corrompere i funzionari pubblici

evadere il fisco

29%

Tra le azioni che ti elencherò quale è secondo te la più incivile?:

28%

In fondo alla classifica:

sporcare i luoghi pubblici 24%

rubare nei punti vendita 23%

fare uso di droga 13%

usare parolacce 4%

non pagare il biglietto del bus 3%

Dati completi Tabelle 15 e 15BIS in appendice

5.4 Patria: un valore ancora forte da difendere

Patrioti, anche se non patriottici. Il 60% degli intervistati è decisamente in linea con ladifesa dell’unità nazionale e vede nel concetto di patria un fattore fondante per lanostra società. Il dato generazionale locale si discosta leggermente da quello naziona-le, superandolo: questo sentimento di appartenenza ad una collettività italiana è piùforte nei trentenni, mentre cala progressivamente col diminuire dell’età.

L’unità nazionale viene percepita come un bene irrinunciabile dal 40% del cam-pione e come una realtà storica che potrebbe anche essere modificata dal 31%: suquesti due crinali, quello della conservazione e quello della trasformazione, si collo-cano rispettivamente in modo predominante tra i trentenni da un lato e gli under 18dall’altro.

Si intravede una frattura generazionale che ripone nei giovanissimi un sentimento diappartenenza più malleabile e disposto ai compromessi e nei trentenni una ferma cre-denza in un concetto di patria e di unità, da difendere in modo più intransigente.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 5 :: 70

Orientamento*- Patria e Unità Nazionale

Viene sottolineato l’attualità del ‘valore di patria’ declinato ad un’idea di irriducibilità dell’unità nazionale; quest’ultima infatti è vissuta come anticamera di benessere economico e ‘common wealth’.*Orientamento. Vedi nota metodologica

Orientamento

43 17 13 32727

propensione elevata

propensione contrarietà contrarietàelevata

Non classificati

5.5 Resistenza e Costituzione, attuali senza ideologie

I giovani della Marca riconoscono nella Resistenza e nei principi dellaCostituzione dei valori fondanti del tutto attuali.

La metà del campione ne ravvisa anche una certa valenza ideologica, mail dato è più attenuato alla media dei ragazzi italiani, in cui il rapporto sale asei giovani su dieci. La Costituzione, per il 60% dei ragazzi, necessita tutta-via di piccoli ritocchi. Avvertono questa necessità, in particolare, i trentenni,che si dimostrano più freddi anche di fronte alle memorie della Resistenza.

Gli under 18, invece, sono più decisi nel voler mantenere la Costituzionecosì come è.

Il quadro d’insieme suggerisce un attaccamento ad alcuni caratteri dellanazionalità, riconoscendosi nel concetto di patria e volendo difenderne l’u-nità, ma senza spirito di conservazione quanto piuttosto di continuità.

Unendo le informazioni sulla patria e quelle sui valori fondativi, le differen-ze generazionali si fanno più concrete: i giovanissimi, pur legati ai principidella Costituzione e alla memoria della Resistenza, sono meno nazionalisti; itrentenni, invece, dimostrano una minore coscienza storica, ma un attacca-mento maggiore alla patria e alla sua interezza.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 5 :: 71

Orientamento*- Valori fondativi

Prevale il riconoscimento del ruolo ‘fondante’ della Resistenza, della Costituzione che ne è scaturita e del ruolo dei partiti e dei sindacati.*Orientamento. Vedi nota metodologica

Orientamento

30 50 2 81818

propensione elevata

propensione contrarietà contrarietàelevata

Non classificati

5.6 Pacifismo, un tema che è diventato un valore

Nell’era del terrorismo internazionale, dei conflitti e del futuro senza certezze, come percepiscono oggi il pacifismo i giovanitrevigiani?

Non sussistono dubbi sul fatto che sia un valore e non un disvalore, ma le forme e i modi con cui rispettarlo varianoa seconda dei segmenti anagrafici e culturali. Per il 41% è un valore che va rispettato sempre e a pensarla così sonoin particolare i laureati e le donne.

Un quarto degli intervistati sostiene che il pacifismo, pur essendo un valore, è impossibile da applicare: questa posi-zione caratterizza, soprattutto, il segmento dei 18-24enni. Una quota equivalente (27%) ammette anche che, pur essen-do il pacifismo un valore, talvolta è necessario usare la forza. Contro l’uso della forza, però, sono soprattutto le ragaz-ze e i giovanissimi.

Il pacifismo, per i giovani trevigiani, si esprime principalmente nelle manifestazioni contro la guerra (40%), ma per il23% è anche un modo di affrontare la vita di tutti i giorni e, per una quota equivalente, vuol dire fare volontariato.

Il tema del pacifismo, in questa provincia, sembra assumere un tratto peculiare: non ha tanto il senso contestatario,bensì un senso di valore di fondo, di modo di vedere e comportarsi nella vita.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 5 :: 72

Dicono:‘Secondo me il punto è che la politica adesso è distributiva… Puntata sullo scambio e non su una prospettiva di un bene comune…’

Un valore da rispettare sempre

Un valore impossibile da applicare

41%

Il pacifismo è:

le manifestazioni contro la guerra

18-24: 45%

40%

Alla parola pacifismo associ:

26%

Dati completi Tabelle 16 e 17 in appendice

5.7 Il bene, una visione ristretta, individualista

Il bene non è un’azione sociale, ma individuale e volta a una cerchia corta. Per il 39% dei rispondenti fare del bene significa occuparsi delle persone vicine, con una visone ristretta

del concetto di bene, limitata alla cerchia degli affetti più forti. Sulla concezione del bene come impegno pergli altri, sull’attenzione ad evitare azioni che possono arrecare danno, si colloca tuttavia il 32%. E questa vol-ta sono le giovani donne e il segmento dei 18-24enni a ricalcare di più questa posizione.

Una persona che si impegna in un’associazione di volontariato viene considerata come portatrice di bene solodal 17% dei rispondenti, mentre, in generale prevale una dimensione del bene maggiormente legata alla conser-vazione della serenità delle persone care: si tratta cioè di un bene spostato sul crinale dell’individualismo.

Nella visione del bene che hanno i ragazzi, il tema della beneficenza ha una limitata importanza, segnalan-do, comunque, una percezione più filosofica, più orientata alla complessità e meno pratica, meno volta aripulirsi solo la coscienza con atti di cessione di parte della ricchezza accumulata.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 5 :: 73

Dicono:‘Vorrei essere una persona onesta, un lavoro, formare una famiglia…’

Fa del bene:

chi si occupa delle persone che gli sono vicine

chi cerca di non arrecare danni agli altri

39

chi fa beneficenza11

chi si impegna in una associazione

di volontariato

17

32

1non sa/non risponde

5.8 Il male, tradire il coniuge e l’amico, non ilcollega

Il comportamento in assoluto più negativo, secondogli intervistati, è il tradimento del proprio marito o del-la moglie (49%). Questo giudizio di negatività perquanto interessi tutto il campione, cresce comprensi-bilmente con l’aumentare dell’età dei rispondenti.

Per la fascia di età under 18 l’azione più riprovevo-le è, invece, quella di tradire un amico, dimostrandoquanto il gruppo dei pari possa essere, in quell’età, unriferimento fondante, dal quale prendere esempio.

In una realtà letta e percepita attraverso i valori mini-mi, le relazioni ristrette, la cerchia intima, il male siincarna nel venir meno dei fattori rassicuranti, dellecertezze. Incarna il venir meno dei punti di riferimento.Fattori che non si trovano sul lavoro, che non si rico-noscono alle relazioni sociali, bensì solo nelle istanzeintime, parentali o amicali.

E’ una società debole, impaurita quella che raccon-tano i giovani della Marca attraverso le espressioni del-le loro identità valoriali. Una società che limita il valoredella morale alla cerchia minima, lasciando fuori, al difuori, la società, gli altri. Chi non è dell’intimo circolo èfuori. Non c’è tempo, né energie da dedicare.

Si tratta, come è ovvio, di una tendenza. Non tuttoè omogeneo e, nella realtà trevigiana vi è anche chidedica agli altri tempo, energia e risorse individuali.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 5 :: 74

Dicono:‘Una parte dei è priva di principi e immatura… Non trovano interessein nulla, sono disinteressati per qualsiasi cosa, anche di cose che riguardano il loro futuro… Menefreghisti, alcolizzati, drogati che pensano solo al divertimento… Altri, invece, hanno voglia di fare e di crescere’

tradisce moglie/marito

tradisce un amico

50%

Fa del male chi:

31%

tradisce un collega di lavoro 0%

Dati completi Tabella 18 in appendice

5.9 Sì a convivenza e aborto, no alle droghe leggere, aperture verso l’omosessualità

Sulle libertà individuali i giovani della provincia di Treviso si discostano leggermente dal trend nazionale, supe-randolo. A livello nazionale, il 62% della popolazione giovanile si pone su posizioni favorevoli a una maggioreapertura su temi quali l’aborto, i diritti degli omosessuali, la convivenza, l’eutanasia, le droghe leggere.

Nella Marca, almeno su alcuni dei temi che disegnano l’orientamento, le forme di apertura appaiono mag-giori e, complessivamente aderiscono a una visione che sottolinea una maggiore attenzione ai temi dellelibertà il 67% dei ragazzi e delle ragazze.

Ancora una volta si evidenzia una spaccatura di ordine generazionale, tra giovanissimi e trentenni. Gliunder 18 appaiono più disponibili al superamento di valori come quello della famiglia tradizionale e segna-lano maggiore adattamento a forme alternative basate sulla convivenza.

Il segmento più adulto si schiera su un’asse incline a maggiori aperture sui temi riguardanti le scelte indi-viduali in merito all’eutanasia o all’interruzione della gravidanza.

Si riscontra, invece, una chiusura verso la possibilità di legalizzare le droghe leggere. Un tema rispetto alquale il 62% del campione si trova in disaccordo, con i prima fila le giovani donne. La fascia di età interme-dia e il segmento di studenti universitari sono, invece, i più propensi alla legalizzazione. Anche sul fronte del-l’omosessualità i giovani trevigiani non sembrano eccessivamente su posizioni di chiusura. La maggioranzanon pensa affatto che la nostra società sia troppo permissiva nei confronti degli omosessuali. Soltanto nelsegmento con titolo di studio medio-basso si riscontra una maggiore chiusura verso il tema dell’omosessua-lità, I giovani della Marca, quindi, sembrano posizionarsi, complessivamente, su posizioni più tolleranti e aper-turiste, in contrasto con il tradizionalismo culturale e dei costumi.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 5 :: 75

Orientamento*- Libertà Individuali

Segnala l’attenzione al tema dei diritti e delle libertà individuali (aborto, gay, convivenza, eutanasia, droghe leggere).*Orientamento. Vedi nota metodologica

Orientamento

26 41 8 112525

propensione elevata

propensione contrarietà contrarietàelevata

Non classificati

sono d’accordo 67%

Lo Stato dovrebbe riconoscere a coloro che convivono gli stessi diritti dei coniugi sposati:

sono favorevoli 55%

Saresti favorevole ad una legge che a determinate condizioni consentisse l’eutanasia:

sono contrari 62%

C’è chi propone di legalizzare le droghe leggere:

Dati completi Tabelle 19, 20, 21 in appendice

5.10 No a clonazione, Ogm e pena di morte

Ogm e clonazione trovano tra i giovani della Provincia di Treviso le più ampie chiusure. Nettoè il no su entrambi i fattori, con punte che superano l’80% sulla clonazione.

Su questi argomenti vanno segnalate le diversità di vedute tra il genere maschile e quel-lo femminile.

Se il progresso scientifico e tecnologico, rispetto all’utilizzo di Ogm, inquieta quasi dueterzi del campione. Maggiormente schierati per il no sono le donne e le persone con un tito-lo di studio più elevato. La contrarietà ai progressi illimitati della scienza si fa ancora più for-te rispetto alla clonazione di esseri viventi ed è trasversale a tutti i livelli culturali.

Ancora nell’ambito dei grandi temi di natura etico-sociale troviamo una posizione di con-trarietà alla pena di morte, ma senza una maggioranza schiacciante. A dirsi contrari è il 66%degli intervistati, con una particolare contrarietà tra i giovanissimi (79%), mentre i favorevo-li, pur in minoranza, crescono con l’aumentare dell’età. Sono favorevoli alla pena di morte il19% degli under 18 anni e il 32% degli over 25 anni. Sono maggiormente contrarie allapena di morte le ragazze (74%), rispetto ai loro dirimpettai di genere (67%).

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 5 :: 76

Contrario e molto contrario alla clonazione

Contrari agli OGM

82%

Contrari a clonazione e OGM:

66%Contrari alla pena di morte:

73%

Dati completi Tabelle 22 e 23 in appendice

5.11 La scala dei valori. Famiglia al primo posto.La politica e la religione all’ultimo

In una scala gerarchica di valori al primo posto si tro-va la famiglia con il 67% delle preferenze, a seguirel’amicizia dopodiché, in quote equivalenti, il lavoro el’amore. Sono maggiormente le donne a credere nel-la famiglia e nell’amicizia e più gli uomini, invece, nellavoro e nell’amore.

Il peso valoriale della famiglia e del lavoro crescecon l’aumentare dell’età, quello dell’amicizia segue,invece, una tendenza opposta.

Appare dunque un quadro di valori tradizionalisti,in cui il familismo assume il ruolo di perno: ciò nonsignifica necessariamente una rivalutazione delnucleo familiare come portatore di valori, bensì rac-conta la necessità di protezione contro le incertezzee le problematiche della società odierna.

La famiglia non è solo la sede della stabilità e del-le sicurezze affettive e materiali, ma anche il luogodelle esperienze formative in cui sono stati appresivalori e convinzioni. Quasi l’unanimità dei ragazzid’altronde è orientata sulla constatazione che gliinsegnamenti ricevuti in famiglia ispirino la maggiorparte dei loro atteggiamenti e valori.

In fondo alla scala dei valori, troviamo, invece lapolitica e la religione, insieme alla ricchezza, che nonè vissuta come un valore in cui credere. La scarsaattenzione alla religione coinvolge maggiormente iragazzi (3%), mentre le ragazze sembrano assegna-re un po’ più di valenza a questo tema, anche serimane in fondo alla scala (8%).

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 5 :: 77

Dicono:‘Fare una famiglia e avere un figlio era un mio desiderio prioritario…’

Famiglia

Amicizia

67%

La scala dei valori:

In testa alla scala

41%

Lavoro

Amore

35%

32%

Politica

Religione

2%

In fondo alla scala

5%

Non avere vincoli

Ricchezza

5%

6%

Divertimento 8%

Dati completi Tabelle 24 e 24BIS in appendice

5.12 La scelta dei modelli da seguire: i genitori

A chi si ispirano nei loro valori i giovani trevigiani?Quali sono i modelli che pensano di seguire?

Il familismo impera. Lo fa nelle dichiarazioni,soprattutto. In ogni caso i giovani affermano di averecome fonte ispiratore delle proprie convinzioni l’am-bito familiare. Scuola e gruppo di amici sembranoavere scarsa influenza.

Questo atteggiamento vale per tutte le fasce dietà: più debole fra i giovanissimi (ma parliamo di unlegame agli insegnamenti della famiglia che oscillaintorno al 78%), per salire tra i più adulti (82%) e leragazze (89%).

Se guardiamo, invece, il modello che pensano diseguire i ragazzi, si scopre che il 18% pensa di nonseguire alcun tipo di modello e di non voler assomi-gliare a nessuno.

Per i maschi, il principale modello è, poi, quello delpadre (15%), mentre per le ragazze è quello offertodalla madre (15%). In controluce, però, troviamo imodelli mediatici e della società post materialistache avanzano. Così il segmento maschile si dimostraaffascinato dai personaggi dello spettacolo e dellosport, quello femminile, invece, da persone che pro-vengono dal mondo della cultura e da quello dellospettacolo.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 5 :: 78

Dicono:‘Vorrei riuscire a crearmi una mia identità a discapito di quello che dicono gli altri…Riuscire a distinguermi per qualcosa…’ Ma dicono anche:‘Io ammiro mia mamma e vorrei diventare come lei da grande’

il padre

Per i ragazzi

22%

mondo spettacolo 10%

mondo dello sport 9%

la madre

Per le ragazze

28%

mondo cultura 8%

università - scuola 6%

18%

La persona cui vorrebbero somigliare:

Non segue alcun modello

Dati completi Tabella 25 in appendice

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 5 :: 79

Capitolo 6

Nella polis, politica e impegno

Alla ricerca del tempo da ritrovare

La politica … non ha più a che fare con gli ideali,dovrebbe essere intesa come qualcosa in cui cre-dere per costruire il mondo, invece ognuno va perla propria strada, senza ascoltare gli altri.P. Di Stefano, Io vorrei desideri e passioni di adolescenti di ogni età

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 6 :: 80

6.1 La delusione costruttiva verso la politica

Il rapporto tra i giovani trevigiani e la politica è decisa-mente spostato sul crinale della negatività: il 61% sidichiara poco o per niente interessato agli argomentidella politica, con punte di disinteresse nel segmentodei giovanissimi e una tendenza meno marcata nei 25-34enni.

Nelle segmentazioni per genere troviamo che imaschi sono generalmente più interessati delle ragaz-ze, nelle quali la somma del disinteresse tocca il 70%delle intervistate.

Una punta di interesse la troviamo tra coloro chefrequentano l’Università o che sono già in possessodi una laurea. I ragazzi che frequentano le superiorisembrano, invece, particolarmente lontani dalla tavo-la della discussione politica.

La modalità di risposta “abbastanza”, usata comecategoria centrale e, quindi, come possibile via di fugaalla domanda, viene utilizzata più dai giovanissimi e daitrentenni, mentre la fascia intermedia sembra avereposizioni più definite in merito.

I ragazzi e le ragazze della Marca sono delusi dallapolitica, ciononostante il 40% di essi vi presta atten-zione. Si tratta, con ogni probabilità, di un atteggia-mento critico, di delusione critica, che pur allontanan-do dalla politica, si fonda sulla percezione del ruoloimportante che essa svolge nella società contempora-nea. Un ruolo che viene accresciuto dalle dinamichedella globalizzazione. Ciò spinge i giovani verso unduplice atteggiamento: una critica e una distanza fero-ce rispetto alla politica ufficiale, il bisogno di crearenuove forme di partecipazione e di azione diretta daparte dei cittadini.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 6 :: 81

Dicono:‘Io non noto l’aspetto politico nei giovani che secondo ma è anche un limite… se ne fregano della politica e si lasciano trascinare dalla campagna elettorale, ma solo a livello superficiale…’

molto o abbastanza (dato medio)

61

Tu sei interessato alla politica:

poco o per niente(dato medio)

39

15-17 :: 39%

18-24 :: 38%

25-34 :: 43%

15-17 :: 68%

18-24 :: 61%

25-34 :: 43%

Dati completi Tabella 26 in appendice

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 6 :: 82

Dicono:‘Non c’è interesse da parte dei giovani per la vita politica, sia locale che nazionale… la cosa viene affrontata in modo superficiale, un pò per slogan…’

Sarà più presente 67%

Secondo te in futuro la politica sarà più o meno presente rispetto ad oggi:

15-17 :: 74%

18-24 :: 69%

25-34 :: 63%

maschi :: 60%

femmine :: 74%

6.2 Politica, crescerà il suo peso nel futuro

La delusione critica verso la politica è confermata dal ruolo assegnatole dai trevigianiunder 34. I giovani della Marca, infatti, pensano che in futuro questo aspetto della vitasociale è destinato ad essere sempre più presente (67%).

Sono maggiormente le donne a pensarlo (74%) e i giovanissimi under 18, con il cre-scere dell’età, invece, diminuisce questa impressione e aumenta l’opinione di immobi-lismo: si allarga l’area di quanti affermano che nel futuro non ci saranno modificazioni.

Quello tra i trevigiani e la politica è un rapporto complesso.Scarsamente interessati ad un impegno diretto, colgono però la valenza della poli-

tica come sistema di gestione della società, come sistema di espressione del potere. Ne hanno, al contempo, un rifiuto istintivo e una ricerca di utilizzo. È un rapporto con

la politica interpretato attraverso la lente dell’utilitarismo, della necessità, non attraversoquello dell’impegno e della progettualità. Difficilmente, quindi, pensano all’impegnopolitico in prima persona, anche se dimostrano di credere ancora in alcune istituzionicome quella sindacale. Il fatto che avvertano la crescita del ruolo della politica per il futu-ro è anche il segno dell’esigenza di assegnare un ruolo alla decisionalità, alla capacitàdi scegliere. È come se in uno dei territorio dove maggiore è stato il fastidio e il distac-co per la politica politicata, si avverta comunque la necessità di fattori equilibratori, dipersone che si dedicano al bene pubblico. Insomma, nella Marca delle piccole impre-se si cercano i fattori di valenza sociale e di equilibrio. È il portato dei tempi difficili.

Dati completi Tabella 27 in appendice

6.3 Il ruolo del sindacato, importante e utile

Il mondo del lavoro deve essere sindacalizzato.Secondo il 60% del campione la funzione svolta dalsindacato è ancora oggi molto importante.

Sono soprattutto le ragazze (68%) e in generale tut-ti gli under 24 a riconoscere l’importanza delle orga-nizzazioni sindacali. Con il crescere dell’età, invece, ilpeso attribuito tende a subire una flessione.

La minor valenza del sindacato nella fascia deiragazzi più adulti, è comunque solo parziale. La mag-gioranza di questi giovani (57%) si schiera a favoredelle organizzazioni sindacali e il fattore di maggiorefreddezza è determinato sia dal livello di esperienzelavorative sia da fattori ideologici, sia da una posizionesocio-politica.

In ogni caso appare particolarmente significativo ildato del segmento femminile, a dimostrazione diquanto le donne, in questa terra di imprese e diimprenditorialità, avvertano l’esigenza di forti strumen-ti di tutela e di difesa.

Il mondo femminile trevigiano sente ancora il segnodi una disuguaglianza, di una disparità, che necessitadi strumenti di tutela, difesa e rappresentazione.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 6 :: 83

Dicono:‘Attualmente c’è un periodo di crisi… ma io sento tante ditte che licenziano, hanno difficoltà… prima c’è stato il boom dei laboratori, che ora stanno chiudendo… tutto sta cambiando ma non saprei dire in che direzione si evolverà…’

D’accordo 60%

Al giorno d’oggi è ancora utile la funzione svolta dal sindacato:

15-17 :: 69%

18-24 :: 69%

25-34 :: 53%

Dati completi Tabella 28 in appendice

6.4 Il bisogno di memoria

La memoria. Il senso del passato. Di quello recentedella storia italiana. Delle sue identità divise è impor-tante per i giovani trevigiani. Ma di tutto ciò che cosarimane ai giovani di oggi? Che cosa sono e che ruo-lo hanno fascismo e comunismo? La complessitàcontemporanea, il suo presentismo, moltiplica, forseesaspera, le definizioni, le esperienze del tempo,ponendo nuovi problemi per la costruzione e il man-tenimento delle identità collettive e individuali. Specieper i giovani il bisogno di trovare radici all’interno diun percorso di costruzione del sé sempre più auto-centrato, mondiale, e perciò precario, crea, al con-tempo, una necessità di rapporto con il passato euna ambiguità di rapporto con il mondo di ieri. Leideologie divise sono superate, dicono tutti, eppurecontinuano a far sentire la loro voce. Per capire laconsapevolezza con cui giovani trevigiani guardanoal passato e alle posizioni politiche e ideologiche, ènecessario partire da quanto si sentono stimolati aconoscere la storia del nostro Paese.

Indubbiamente sono molto interessati: il 72% non esita a dichiararsi tale. Uninteresse che tuttavia diminuisce con il passare degli anni.

Con l’allontanarsi dal mondo scolastico, in cui apprendere la storia è solo unadelle attività indipendentemente dall’interesse individuale, l’attenzione alla com-prensione viene meno e ci si ferma sulle posizioni consolidate.

Livelli così alti di interesse dichiarato corrispondono a un bisogno di capire, diconoscere, ma anche di radicarsi. In questa dinamica possiamo vedere il segnodi un vuoto di passato e la necessità di memorie cui connettersi.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 6 :: 84

Dicono:‘C’è ancora la distinzione destra-sinistra, ma molti lo fanno senza capire cosa significa…’

Molto o abbastanza 72%

28%

Tu sei interessato alla storia del nostro paese:

15-17 :: 80%

18-24 :: 76%

25-34 :: 69%

Poco o per niente

15-17 :: 19%

18-24 :: 22%

25-34 :: 29%

Dati completi Tabella 29 in appendice

6.5 Le identità politiche divise. Il fascismo

Se l’interesse manifestato per la memoria del nostropaese è reale, ai ragazzi trevigiani si deve attribuireuna discreta conoscenza su argomenti quali il fasci-smo e il comunismo. E anche una certa consapevo-lezza nel rispondere alle domande.

Il fascismo è una ideologia pericolosa per poco piùdi un terzo dei ragazzi (36% dei rispondenti). Questasensazione è tanto più forte quanto più si osservanole risposte dei più giovani ed è segnalata soprattuttodalle ragazze (42%).

Complessivamente i giovani trevigiani assegnano alfascismo la valenza di un’ideologia sorpassata (28%)o di un credo per pochi nostalgici (25%). Posizioniche sono meno forti nelle ragazze e crescono propor-zionalmente all’età dell’intervistato.

Solo una minoranza interpreta l’ideologia fascistaancora come valida e tale cifra, comunque, assommaa circa il nove per cento. Una visione che arruola tra lesue fila il 10% dei maschi e il 7% delle ragazze.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 6 :: 85

Dicono:‘La destra qui viene dalla campagna… Gli vengono dette certe cose e loro si schierano da una parte. Sono schierati politicamente a destra e clturalmente nei campi’

non sa cos’è il fascismo2

una dottrinaper nostalgici25

una filosofia sociale ancora valida25

Secondo te il fascismo oggi è:

un’ideologia sorpassata

28

un credo ancora pericoloso

36

maschi: 33

femmine: 20

maschi: 28

femmine: 42

Dati completi Tabella 30 in appendice

6.6 Le identità politiche divise. Il comunismo

Analizzate le posizioni sul fascismo, proviamo a vede-re gli atteggiamenti dei giovani rispetto ad un’altra del-le ideologie storiche delle passioni divise del nostropaese, il comunismo.

Rispetto all’ideologia comunista la percezioni dipericolosità è meno evidente di quella segnalata sulfascismo. La ritengono una idea pericolosa e negativail 17% dei ragazzi, e non vi sono sostanziali differenzetra uomini e donne.

È più consistente, rispetto al fascismo, il segmentodei rispondenti che ritiene il comunismo una filosofiasociale ancora valida e che assegna alla filosofiasociale dell’egualitarismo un ruolo positivo per la cre-scita della società. È su queste posizioni il 22% deiragazzi trevigiani, soprattutto over 25 anni e donne.

Per la maggioranza relativa dei giovani, comunque,il comunismo si può annoverare tra le ideologie sor-passate (26%) e per pochi nostalgici.

Rispetto al fascismo, comunque, aumenta la quota(pur rimanendo su percentuali di poco peso) di chinon sa di cosa si tratta: appare, quindi, un deficitconoscitivo maggiore.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 6 :: 86

Dicono:‘Alcune persone hanno altri miti tipo Che Guevara… i comunisti…’

Un ideologia sorpassata 26%

Secondo te il comunismo oggi è:

maschi :: 30%

femmine :: 22%

Una filosofia sociale ancora valida 22%

maschi :: 19%

femmine :: 24%

Un credo ancora pericoloso 17%

15-17 :: 24%

18-24 :: 21%

25-34 :: 14%

15-17 :: 17%

18-24 :: 18%

25-34 :: 24%

Dati completi Tabella 31 in appendice

6.7 Voglia di essere protagonisti

Le occasioni per partecipare ci sono. I gio-vani trevigani non avvertono una carenza inquesta direzione. Il trend segnala che tuttosommato i trevigiani non percepiscono unproblema di partecipazione carente: stannofuori dalla politica e tendenzialmente nonmanifestano il desiderio di entrarvi in contat-to in modo maggiore.

Nonostante ciò, nei ragazzi e nelle ragaz-ze della Marca, è spiccata la voglia di direla propria, di contare e ciò coinvolgesoprattutto le generazioni più piccole: qua-si otto rispondenti su dieci, al di sotto dei18 anni, esprimono l’esigenza di un ruolopiù attivo nel decidere e sperimentare nuo-

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 6 :: 87

Orientamento*- Partecipazione carente

Mette in luce l’insufficienza dei momenti e dei canali di partecipazione alla vita politica nel nostro paese.*Orientamento. Vedi nota metodologica

ve modalità che consentano ai cittadini di indirizzare lescelte politiche.

È interessante osservare come la voglia di avere adisposizione nuove modalità per influenzare le decisio-ne dei partiti, sia inversamente proporzionale al titolodi studio: chi ha studiato di meno si sente maggior-mente escluso dai processi di decisione politica percome sono strutturati ad oggi.8

In generale notiamo anche che coloro che si trova-no ancora dentro l’istituzione scolastica (a qualunquelivello) sentono di più la necessità di nuove modalità dipartecipazione: la scuola appare quindi un filtro attra-verso il quale percepire l’importanza dell’essere attivi.Più ci si allontana da essa più si cade nell’individuali-smo, nel distacco dell’attenzione partecipativa.

Orientamento

12 30 13 93535

propensione elevata

propensione contrarietà contrarietàelevata

Non classificati 8 La commissione europea, nel libro Bianco sui giovani, affer-

ma: “Le condizioni della partecipazione dei giovani alla vitasociale mutano con il modificarsi delle forme e delle moda-lità d’esercizio della democrazia rappresentativa e parteci-pativa. Riconoscere e sostenere le varie forme di partecipa-zione che i giovani sviluppano nell’ambiente in cui vivono,migliorare i loro rapporti con i meccanismi della democraziarappresentativa ed aiutarli a cogliere le opportunità di parte-cipazione sono condizioni necessarie affinché essi siano insituazione di parità con gli altri attori sociali nell’esercizio diuna cittadinanza attiva e responsabile”.

6.8 Leaderismo no. Decisionismo sì

No al leader unico, sì al decisionismo. La proposta di un leader forte, capace di risolvere tutto, trova diffidenza tragli intervistati nella Marca, che si dimostrano tuttavia disponibili ad un sistema democratico che permetta di arri-vare a decisioni più rapide, magari attraverso una lieve rivisitazione della Carta Costituzionale.

I giovani non condividono una visione della politica a senso unico. Puntano di più sul confronto, sulla necessi-tà che, chiunque governi, sappia relazionarsi e sappia prendere in considerazione le ragioni degli altri, delle oppo-sizioni. È una scelta in linea con la scarsa disponibilità verso forme radicalizzate in politica, verso le esasperazionidel confronto. La mediazione, per una parte dei giovani della Marca è importante, è un motore della società.

Il decisionismo, rispetto il leaderismo, attira di più. La disponibilità a rinunciare ad alcuni aspetti della democra-zia pur di avere un sistema che consenta decisioni più rapide attrae il 57% dei ragazzi in provincia; in particolarei più adulti risultano più attenti e interessati a questa opzione.

La necessità di processi di decisione più rapida anche a scapito di una più larga partecipazione, convince poisoprattutto chi possiede un titolo di studio basso.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 6 :: 88

Dicono:‘Dopo tangentopoli l’apparato rappresen-tativo che era la politica non c’è più… Il problema adesso è evitare che la legit-timazione della politica passi all’industriale… Ed è quello che sta succedendo in Veneto… L’imprenditore ha i soldi, hanno le fondazioni che fanno cultura, hanno i media, non manca tanto…’

d’accordo

in disaccordo

29%

Chiunque governi deve fare le sue scelte senza badare all’opposizione:

67%

Dati completi Tabella 32 in appendice

6.9 No alla radicalizzazione, maggior moderazione

La maggioranza dei giovani della Marca trevigiana,non apprezza il progressivo radicalizzarsi dello scon-tro politico. Per loro i temi, i toni e le modalità dellapolitica non devono esprimersi attraverso formeeccessivamente radicalizzate, né devono scomparirele mediazioni.

I ragazzi non vogliono una politica radicale, bensìprediligono i toni della moderazione e dei compro-messi: gli under 24 sono particolarmente contrari aforme estremizzate, mentre gli under 18 e i trentennidimostrano più insofferenza verso la mediazione. Nona caso il 63% dei ragazzi ritiene utile in politica utiliz-zare gli strumenti della mediazione del confronto edella moderazione. Vi è, anche, una folta minoranzache ritiene inutile ricorrere al confronto e preferiscerisolvere il tutto in forme di scontro secco.

Il segmento femminile si dimostra quello più insoffe-rente verso i processi di mediazione e i compromessi.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 6 :: 89

Orientamento*- Radicalizzazione

Segnala la propensione verso scelte non segnate da uno sforzo di compromesso, secondo la logica della ‘majority rule’.*Orientamento. Vedi nota metodologica

Orientamento

7 21 32 34040

propensione elevata

propensione

contrarietà contrarietàelevata

Non classificati

Questo dato è interessante, poiché nel senso comune il caratterefemminile viene più facilmente associato a quello della moderazione.In realtà, la minor attenzione e interesse politico espresso dalleragazze ben spiega il loro maggior radicalismo, l’insofferenza verso itempi lunghi della politica. La maggiore radicalizzazione femminile,quindi, non è tanto il portato di una reale posizione politica, bensì ilrisultato di una minor informazione o di un maggior disinteresse ver-so i temi pubblici, tale da non consentire di riconoscere gli eventua-li pericoli determinati dalla polarizzazione della società.

6.10 Impegnarsi socialmente e attivamente

La più importante attività sociale indicata dai ragazzi edalle ragazze della Marca è rappresentata dalla possi-bilità di dedicarsi a coloro che hanno bisogno. Il 48%dimostra di essere sensibile verso le fasce sociali piùdisagiate quali anziani, malati, bambini o abbandonati.

Atteggiamento espresso maggiormente dalleragazze (54%) e dalla fascia meno adulta (54%). Soloun terzo dei giovani, però, riconosce il valore dell’im-pegno nel fare volontariato all’interno di un’associazio-ne. Ancora meno sono le persone che individuanonella politica o nella partecipazione civica un compor-tamento socialmente attivo.

Si conferma, anche in questo dato, l’approccio indi-vidualista verso l’agire sociale, privilegiando comun-que le forme minimaliste di impegno, rispetto a sceltepiù radicali e coinvolgenti.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 6 :: 90

Dicono:‘Integrità, rispetto, aiuto verso chi ne ha bisogno e non menefreghismo assoluto…’

dedicarsi a chi ha bisogno

fare volontariato

48%

Impegno vuol dire:

31%

Dati completi Tabella 33 in appendice

6.11 Impegnarsi socialmente e attivamente:per chi?

Le categorie nei confronti delle quali gli intervistati sonogenericamente disposti a dedicare il proprio impegnosono le persone diversamente abili (82% delle prefe-renze), i bambini (81%), gli anziani (79%) e le personesole (69%).

Le ragazze sono quello maggiormente disposteall’impegno e appaiono più attente ai bambini, ai diver-samente abili e alle persone sole. I ragazzi, invece,appaiono maggiormente disponibili verso anziani ediversamente abili.

L’interesse per la difesa dell’ambiente cresce conl’età, così come la disponibilità ad aiutare gli immigra-ti. Quest’ultima categoria di persone, tuttavia, è quellache riscontra la minore attenzione e disponibilità daparte del mondo giovanile trevigiano.

In ogni caso i soggetti deboli che incontrano leminori disponibilità all’impegno da parte dei giovanisono gli immigrati e i poveri senza tetto, ovvero lecategorie che si pongono davvero ai margini dellasocietà. In realtà questo dato appare contraddittorio.Se osserviamo la prima citazione, le risposte dei gio-vani trevigiani ci appaiono sotto una luce differente.Scopriamo che un terzo degli intervistati è dispostoa offrire il proprio tempo per favorire l’integrazionedegli immigrati nella società.

L’impegno e l’aiuto che i giovani trevigiani si sentonodi dare è volto, in maggioranza, (due terzi dei ragazzi)verso le persone conosciute e verso le quali l’aiuto èpressoché obbligatorio. Il leit motiv dell’impegno, quin-di, si scompone in due netti gruppi. Un primo, maggio-ritario, che non è basato sull’I care generalizzato, masul distacco verso alcuni segmenti che non fanno par-te della realtà locale. Vi è, poi, una quota significativa diun terzo di ragazzi e ragazze (più ragazze) , legati sia alvolontariato cattolico sia al solidarismo laico in cui l’Icare, è profondamente sociale e volto anche a soste-nere i processi di inclusione dell’immigrazione.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 6 :: 91

Alto livello di impegno

Impegno con chi:

handicap 82%

bambini 81%

anziani 79%

Medio Alto

persone sole 69%

Medio Basso

poveri e senzatetto 61%

Basso

immigrati 44%

malati 67%

ambiente 65%

Dati completi Tabelle 34 e 34BIS in appendice

6.12 L’impegno sì, ma… neanche troppo

Il volontariato rimane un’esperienza limitata nelle vita della mag-gioranza dei giovani trevigiani. Il 51% dei ragazzi non ha maidedicato un’ora del suo tempo agli altri. Vi è poi un segmento adalto impegno, circa il 10% dei ragazzi, che dedica agli altri unbudget stabile di ore ogni settimana.

Vi è, poi, un altro 11%, che cerca di impegnarsi e lo fa più vol-te al mese. Complessivamente, possiamo dire che l’impegnomilitante per il volontariato si aggira introno a una cifra ragguar-devole: il 20% della popolazione giovanile. Per il restante ottan-ta per cento, invece, è l’impegno è un’esperienza tendenzial-mente marginale se non inesistente.

Nella segmentazione per età non si rilevano particolari differen-ze, nel senso che la quota degli impegnati è omogeneamente dis-tribuita tra le classi di età. Sono importanti, invece, le differenzedi genere. Le ragazze sono maggiormente impegnate degli uomi-ni, anche se il dato non si distacca in modo eccessivo. Il segmen-to che si dedica ogni mese al volontariato è di circa il 29% (con-tro il 25% dei ragazzi) e quello che non fa mai volontariatoammonta al 48% tra le ragazze e al 54% per i ragazzi.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 6 :: 92

Dicono:‘… A parte studiare ho tanti interessi… la musica da ascoltare, poi scrivo poesie, sto conludendo il primo cortometraggio… poi sport: faccio palestra, d’invernmo snowboard’

non fa volontariato

max 1volta l’anno

51%

La frequenza del volontariato:

17%

più volte alla settimana

più volte al mese

10%

11%

qualche volta l’anno 11%

Dati completi Tabella 35 in appendice

6.13 Il tempo che non c’è. Per il volontariato

Il quotidiano, i ritmi della vita, soffocano l’impegno.Almeno i giovani addebitano alla mancanza di tempoo alla scarsa conoscenza delle associazioni in que-stione la mancata attività nel volontariato.

Nel dettaglio sono i trentenni, perlopiù laureati, adessere maggiormente assorbiti dalla vita individuale eprivata. Ma anche gli altri segmenti, sia uomini sia don-ne, appaiono costretti dai ritmi della vita quotidiana.

Il ripiegamento su se stessi abbonda e al volonta-riato si dedica spazio solo se avanza tempo. Tuttociò riflette una delle dinamiche contemporanee checolloca il volontariato non come un reale senso diimpegno per gli altri, come un dono di sé, ma comeun riempitivo della vita, come una delle forme attra-verso cui si cerca di affermare il proprio sé.

Un problema a parte è la scarsa di informazione. Circa il 30% dei ragazzi denuncia la mancanza di

notizie o di occasioni di contatto con il mondo del-l’associazionismo. Il problema non è di secondariaimportanza, anche perché a segnalare maggiormen-te le difficoltà di contatto con le associazioni sono ipiù giovani. Un dato che deve far riflettere su quan-to il canale scolastico non sia sufficientemente sfrut-tato né volto a incentivare l’impegno dei ragazzi afavore degli altri.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 6 :: 93

Dicono:‘faccio un lavoro a turni… nel tempo libero porto avanti un’altra professione… sono diplomato in due strumenti… insegno musica… questo mi riempie la giornata, ma anche culturalmente e il rapporto con gli allievi… faccio ciclismo, trekking’

Non faccio volontariato per mancanza di tempo:

media 62%

15-17 :: 34%

18-24 :: 58%

25-34 :: 69%

Dati completi Tabella 36 in appendice

6.14 Quali associazioni

L’attivismo dei giovani trevigiani è limitatamente orga-nizzato. Come è ovvio il maggior numero di ragazzisono iscritti ad associazioni sportive (22% dei ragazzie 15% delle ragazze e soprattutto under 18, che fre-quentano ancora la scuola superiore). Alle associazio-ni di volontariato sono iscritti circa l’11% dei ragazzi(12% ragazze e 9% ragazzi).

Vi è anche una quota interessante di giovani chesono parte di associazioni giovanili (9%), ma la mag-gioranza dei trevigiani non è iscritta ad alcuna asso-ciazione (54%).

Il limitato tasso di attività sociale dei giovani trevigia-ni interpellati si deduce anche dal fatto che più dellametà del campione non è iscritto a nessun tipo diassociazione. Lo sport è l’unico ambito che raccoglieuna percentuale di iscritti rilevante (18%).

Basso, poi, è l’impegno in politica. Solo l’3% deiragazzi dice di essere iscritto a un partito (soprattuttomaschi, tra i 18 e i 24 anni). Anche il numero di per-sone iscritte alle associazioni religiose non è elevato.Sono circa il 7% dei ragazzi, soprattutto giovanissimitra i 15 e i 17 anni.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 6 :: 94

non è iscritto a nessuna associazione

sportive

iscritto ad associazioni

54%

Associazionismo:

18%

volontariato

religiose

11%

7%

ambientaliste 3%

partiti o mov. politici 3%

Questi dati non contrastano con la vulgata che rappresenta il Veneto come unadelle realtà ad alto impegno nel volontariato. Pur confermando un discreto tassodi impegno, i dati segnalano una dinamica restrittiva, con un mondo giovanile cheappare contratto verso il mondo del volontariato. Ciò non è solo imputabile airagazzi. Non ci troviamo di fronte a una generazione superficiale, come spesso sivuol far credere. Occorre anche da parte del mondo dell’associazionismo farequalche riflessione.

Dicono:‘la percentuale di volontariato che c’è in Veneto è molto elevata e la maggior parte sono ragazzi…’

Dati completi Tabella 37 in appendice

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 6 :: 95

Capitolo 7

Alla ricerca di senso La dimensione del rapporto con le fedi

Dio, o il bene, o il luogo, non ha luogo, ma è l’aver-luogo degli enti la loro intima esteriorità. Divino è l’esser-verme del verme, è l’esser-pietra della pietra.G. Agambem, La comunità che viene

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 7 :: 96

7.1 Il peso della religione. Il disincanto spirituale

Divisi a metà tra molto e scarsamente religiosi, i gio-vani della Marca denotano una certa complessità nelvivere la dimensione spirituale. Sono le ragazze piùdei maschi a dichiarare che la religione occupa unposto importante nella loro vita.

Per i giovanissimi, invece, la dimensione spiritualeè tendenzialmente meno centrale. Un dato che sem-bra confermare il fatto che questo segmento delcampione trevigiano si delinea sempre di più comeinfluenzato dalle trasformazioni in senso individuali-sta e materialista della società contemporanea.

Il peso della religione nella vita, tuttavia, crescecon l’aumentare dell’età: non possiamo però dedur-re che solo i più grandi siano legati alla sfera spiritua-le, poiché tale atteggiamento potrebbe anche corri-spondere ad un desiderio di conformità sociale.

In una realtà come quella trevigiana avere un 48%di giovani che relegano la religione in posizioni pocoimportanti della loro vita è un dato su cui riflettere.Questo potrebbe essere interpretato come una del-le trasformazioni culturali e valoriali maggiori di que-sto territorio.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 7 :: 97

Dicono:‘poi il legame con la Chiesa, con la religione, che è ancora abbastanza diffuso…’

molto o abbastanza importante 52%

La religione nella tua vita occupa un posto:

15-17 :: 47%

18-24 :: 49%

25-34 :: 53%

maschi :: 48%

femmine :: 55%

Dati completi Tabella 38 in appendice

7.2 Il significato della religiosità

Essere religiosi è una caratteristica che si manifesta essenzialmente con il credo verso unDio o un’entità superiore (40%): questo è ciò che pensano i giovani della Marca, a pre-scindere che essi siano o meno religiosi. Sono, soprattutto, le donne e i giovani di etàcompresa tra i 18 e i 24 anni, a sostenere questa dimensione fortemente individuale espiritualista della religione.

Avere una morale (32%) può essere un’altra manifestazione dell’animo religioso, conun senso più ampio che comprende, quindi, una dimensione non solo individuale dellafede, ma anche quella della dottrina come principio di buona condotta.

Questa modalità di risposta viene selezionata particolarmente da coloro che si colloca-no nelle fasce di istruzione più alte e dagli uomini, mentre la dimensione morale della reli-gione coinvolge un po’ meno le ragazze.

In terza battuta troviamo che essere religiosi significa seguire i precetti di una fede(23%), impressione più segnalata dai maschi e dalla coorte dei trentenni.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 7 :: 98

Dicono:‘le ragazze sono prese a seguire degli stereotipi e si preoccupano meno di cose più importanti come la guerra o essere legati a dei principi come quelli della chiesa…’

credere in un dio 40%

Cosa significa essere religiosi:

15-17 :: 39%

avere una morale 32%

laureati :: 43%

18-24 :: 46%

25-34 :: 36%

Dati completi Tabella 39 in appendice

7.3 Tra amore per il prossimo e mora-le: la rappresentazione della fede

Le idee e i concetti associati fede mettonoin luce quanto la religione e, quindi tutti isuoi effetti nella vita quotidiana, possanoessere vissuti in modi diversi e compositi.

La fede equivale all’amore per il prossi-mo per il 52% dei rispondenti. Le ragazzesembrano più esposte a questa univocitàdel rapporto tra fede e religione e in misuraminore, ma comunque evidente, anche lacoorte dei trentenni.

La fede è associata alla morale, dal 38%degli intervistati.

Il segmento più giovane, invece, si carat-terizza per una propensione più elevata adassociare al concetto di fede quello di fidu-cia (21%). La ricerca di senso (20%) si fasentire di più negli under 24 ancora incertisulla direzione di sviluppo delle loro vite epiù bisognosi di risposte.

Vi è anche una minoranza di giovani, cir-ca il 12%, che assegna alla fede una valen-za negativa, associandola a termini qualioscurantismo, regole e vincoli, integralismo.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 7 :: 99

Dicono:‘la famiglia che è il valore fondamentale, si può vedere come il ragazzino che sta crescendo cerca nel padre i valori che anche lui vuole acquisire, poi abbiamo l’integrità morale, la fierezza, la forza, la fermezza…’

amore per il prossimo 52%

I concetti legati alla fede:

femmine :: 56%

morale 38%

25-34 :: 40%

fiducia 21%

15-17 :: 34%

verità 14%

15-17 :: 21%

25-34 :: 54%

Dati completi Tabella 40 in appendice

7.4 Comunità e perdono, il percepito della Chiesa Cattolica

Comunità (32%) e perdono (27%), questi sono i concetti più frequentemente associati all’idea della Chiesa Cattolica. Ne viene fuori un’immagine tendenzialmente tradizionale, in cui il messaggio ultimo e costitutivo del cattolicesimo

sembra resistere invariato nel tempo. Gli aspetti negativi della conservazione, della chiusura e dell’esclusione raccolgo-no il 32% delle risposte soltanto se tenuti insieme.

Se confrontiamo questo dato con quello osservato nel precedente paragrafo, possiamo notare che a fronte di un12% di ragazzi che assegna alla fede una valenza negativa, il numero dei giovani che, invece, riconosce nella ChiesaCattolica un portato di chiusura quasi triplica.

A riconoscere maggiormente i lati negativi della Chiesa Cattolica sono i ragazzi appartenenti alla fascia di età inter-media, mentre gli under 18 rispondono più frequentemente che essa è sinonimo di comunità e altruismo. Nei giovani,con livelli di istruzione più alta, crescono le forme di scetticismo e aumenta la tendenza a non accettare acriticamentei messaggi dogmatici.

Le ragazze mettono in evidenza, più dei loro coetanei maschi, le caratteristiche dell’ascolto e della disponibilità ver-so il messaggio religioso e dimostrano una minore criticità sui suoi contenuti.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 7 :: 100

Dicono:‘Il Veneto è sempre stata una regione bianca … fra Cavour e gli amici intellettuali sabaudi pensavano a Torino, Genova, Milano… tutto il resto era fuori…il contadiname del Nordest era tagliato fuori anche dallo sviluppo intellettuale del paese. Quando c’è stata la crisi agraria nel 1880 l’unica presenza sul territorio era la Chiesa e quindi è nato da lì questo legame…’

I concetti legati alla Chiesa Cattolica:

comunità

perdono

32%

27%

conservazione 18%

rigidità 13%

chiusura 11%

Dati completi Tabella 41 in appendice

7.5 Valori cattolici

La propensione ed il legame con gli insegnamenti forniti dalla Chiesaappaiono deboli, addirittura inferiori rispetto alla media del Paese.

Il trend analizza alcuni atteggiamenti valoriali legati al magistero religiosoe alle regole indicate dalla Chiesa. Nella Marca troviamo che, se da un latoi ragazzi appaiono più attivi e militanti nella frequenza della messa, dall’altrolato il legame con i precetti e gli insegnamenti centrali del comportamentocattolico è più freddo e distaccato.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 7 :: 101

Orientamento*- Intransigenza cattolica

‘Si definisce come un insieme molto arti-colato di atteggiamenti valoriali tutti legati alla morale cattolica ed al magistero religioso. Muove da un asse di compor-tamento che implica la frequenza a messa settimanale, il riconoscimento della validità dell’insegnamento della chiesa, una radicale ‘difesa della vita’ (aborto, eutanasia)’.*Orientamento. Vedi nota metodologica

Orientamento

13 19 3232 82727

propensione elevata

propensione

contrarietà contrarietàelevata

Non classificati

L’adesione ai valori centrali del cattolicesimo, poi, diminuisce con l’au-mentare degli anni.

Per il 64% dei ragazzi, tuttavia, gli insegnamenti della Chiesa sono anco-ra attuali, ma a fronte di questa adesione formale, troviamo, in controluce, unsostanziale cinismo e disincanto, rispetto ad alcuni temi di cui quella dottri-na è portatrice. Si può dire che, forse, nella Marca incontriamo più un’appar-tenenza di tradizione al cattolicesimo, una abitudine, una consuetudine chefa parte del costume locale.

Insomma, una adesione alla fede che è il frutto di una società in cui è sem-pre più difficile tenere insieme principi e condotte, ma che, al contempo èalla ricerca disperato di un senso che vada oltre l’individualismo.

7.6 L’insofferenza verso l’Islam

L’Islam è un mondo che in parte spaventa e in parte no. I trevigiani appaiono nettamen-te spaccati in due. Una maggioranza del campione (57%) si trova in difficoltà di fron-te alla religione islamica e tendenzialmente ha posizioni che si spostano sul fronte del-la chiusura. Un’altra parte, il 43%, invece, ritiene che il mondo islamico non vada demo-nizzato.

I giovani trevigiani, quindi, non hanno un buon rapporto con il mondo islamico.Sono tendenzialmente prevenuti, chiusi, in parte anche ostili. Maggiormente chiusoè il segmento più adulto, gli over 25 anni e le ragazze.

La chiusura, però, non è scontro di religione. Per il 54% dei ragazzi non è veroche la religione islamica è un pericolo per tutti. Nella chiusura c’è una sorta di fasti-dio, di paura, di irrazionale rifiuto. Politicamente i giovani trevigiani respingono il lega-me estremismo islamico- sfruttamento Occidentale. Per il 55% dei ragazzi non èvero che l’estremismo islamico si diffonde laddove l’Occidente ha lasciato solo famee miseria. Su questa posizione sono quasi tutti i segmenti del mondo giovanile loca-le, ad esclusione dei più giovani, degli under 18. In questa coorte la tesi delle colpedell’Occidente ha più presa, anche se non è maggioritaria.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 7 :: 102

Orientamento*- Islam

‘Propensione a non demonizzare l’Islam e ritenere positive le modalità di apertura e di integrazione in atto in Italia e in Europa’.*Orientamento. Vedi nota metodologica

Orientamento

16 27 3838 61919

propensione elevata

propensione

contrarietà contrarietàelevata

Non classificati

d’accordo3755

n é d’accordo né in disaccordo

8

L’estremismo islamico si diffonde dove occidente e cristianesimo hanno lasciato solo fame e miseria.:

in disaccordo

7.7 Islam. Nessuno scontro, ma la convivenza èdifficile

I giovani trevigiani non approvano la tesi dello scon-tro tra civiltà, ma la maggior parte dei rispondenti(57%) crede sia impossibile per cattolici e musulma-ni vivere in armonia. Si conferma quella chiusura,quel fastidio, quel senso di superiorità che un po’caratterizza i giovani verso i diversi da loro, verso glialtri.

Addirittura il 40% dei giovani trevigiani crede chei musulmani possano essere considerati fanatici eguerrafondai per definizione. Il dato non va letto soloin negativo, poiché la maggioranza dei ragazzi, il57% non si posiziona su questa visione e non ritienei musulmani dei fanatici. Rimane, tuttavia, il dato, cheoltre un terzo dei ragazzi ha posizioni di netta chiusu-ra e prevenzione.

La fascia di età più adulta è maggiormente inclineall’ipotesi che la religione islamica sia più fanaticarispetto alle altre e si dimostra più pessimista rispet-to ad una convivenza pacifica tra credi diversi. Lafascia di età intermedia appare, nei diversi quesiti,quella più possibilista ed aperta a culture religiosediverse dalla propria.

Il maggior grado di chiusura è anche correlato altitolo di studio. Chi ha livelli di istruzione più bassiappare più propenso ad investire l’Islam di contenu-ti negativi.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 7 :: 103

‘Ci vuole maggior dialogo… noi per primi dobbiamo capire loro e dobbiamo fare in modo che loro capiscano noi…’.

I mussulmani sono fanatici e guerrafondai per definizione:

15-17 :: 58%

18-24 :: 63%

25-34 :: 58%

in disaccordo 57%

Le differenze culturali e religiose tra cattolici e mussulmani renderanno sempre impossibile una loro serena convivenza:

15-17 :: 49%

18-24 :: 49%

25-34 :: 59%

d’accordo 57%

Dati completi Tabelle 42 e 43 in appendice

Capitolo 8

La società fluidaLa complessità del presente

L’individualismo … è un fenomeno che non comincia da nessuna parte, ma che si sviluppaincessantemente durante il corso della storia.E. Dukheim, La divisione del lavoro sociale

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 8 :: 104

8.1 La scarsa propensione al rischio

Nella percezione dei giovani residenti nel-la Marca si avverte una richiesta di sicu-rezza e un diffuso bisogno di certezze chesi riflettono nella limitata propensione alrischio e nella prudente disposizione alcambiamento.

I due terzi del campione preferisce unasituazione rassicurante ad una in cui c’èqualcosa da rischiare: tuttavia mentre gliunder 18 sono maggiormente propensi alrischio, i trentenni lo rifiutano quasi com-pletamente.

La propensione al rischio è anche diret-tamente proporzionale al titolo di studioposseduto: maggiori competenze sonoforiere di un grado superiore sicurezzanelle proprie capacità.

La componente femminile e chi ha untitolo di studio basso si profilano come isegmenti che soffrono maggiormente lo

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 8 :: 105

Orientamento*- Propensione al rischio

‘Viene riconosciuto il valore costruttivo del ‘rischio’ individuale.’*Orientamento. Vedi nota metodologica

Orientamento

23 6 4949 12222

propensione elevata

propensione contrarietà contrarietàelevata

Non classificati

stress da rischio. Una posizione, questa sul rischio,che porta alla mente la congiuntura economica dif-ficile che Treviso si trova ad affrontare e che tra-smette un senso latente di sfiducia facendo ricerca-re situazioni il più possibile conosciute e sicure.

In ogni caso, la scarsa propensione al rischiorisiede anche in una percezione ben determinata:che la nostra società premi poco chi è disposto adassumersi il ruolo delle incognite. La pensano cosìil 68% dei ragazzi, soprattutto i giovanissimi.

8.2 Meritocrazia addio

Le certezze legate ad una società che riconosce i meriti del singolo, attraggono sempre meno i giovani trevigiani,che si mostrano più disponibili ad una visione egalitaria della società. La meritocrazia, per oltre 6 giovani su dieci,non appare più garanzia per arrivare al successo.

Sono i giovanissimi under 18 e i soggetti con minor grado di istruzione a sentire maggiormente la valenza dellameritocrazia, mentre la fascia generazionale intermedia e i trentenni, ovvero i diretti interessati ai problemi del lavo-ro e della crescita personale, appaiono meno affascinati dal successo ad ogni costo.

I giovani trevigiani non sono spostati, tuttavia, verso un totale egualitarismo, poiché sono anche convinti che l’u-guaglianza sociale non vada ricercata ad ogni costo per non frenare le iniziative individuali.

Considerando la richiesta di sicurezza che abbiamo analizzato nel precedente paragrafo, si coglie bene quanto laricerca di un bilanciamento sociale non sia il frutto di categorie ideologiche, ma il portato della necessità di tutelar-si collettivamente dai pericoli sociali.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 8 :: 106

Orientamento*- Meritocrazia

‘Segnala la domanda di parametri di regolazione della società fortemente legati al riconoscimento del ‘merito’ rispetto a forme ugualitarie.’*Orientamento. Vedi nota metodologica

Orientamento

35 6565

propensione contrarietà

8.3 Lo stress da competizione

Lo stress da competizione interessa la metà dei giovani intervistati. Il datolocale è in linea con quello medio nazionale.

I ragazzi trevigiani si sentono inadeguati alla velocità con cui cambiano lecose e ciò è vero tanto per livelli di istruzione bassi quanto per quelli alti. Ilrisultato delle risposte è particolarmente significativo: porta alla luce le diffi-coltà, per i giovani trevigiani, a sfuggire al duro gioco della competizionelavorativa e delle incertezze conseguenti.

Sono particolarmente le ragazze a soffrire la velocità dei cambiamenti:avvertono la contemporaneità come l’affermarsi di tempi innaturali, checostringono anche a modificare le proprie traiettorie di vita riguardanti lacostruzione di una famiglia.

Stare in gioco significa avere a che fare con persone presumibilmente piùbrave; dover dimostrare ogni giorno il proprio valore; nascondere le debo-lezze e camuffarle in doti.

Tutto questo messo insieme alla paura del rischio, dipinge bene la difficol-tà del momento, che priva la Marca della sua solida identità lavorativa e get-ta spesso nello sconforto quei segmenti della popolazione che hannodavanti una quota più grande di futuro.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 8 :: 107

Orientamento*- Inadeguatezza individuale

‘Segnala il senso di inadeguatezza individuale rispetto ad un contesto professionale e sociale percepito come fortemente competitivo.’*Orientamento. Vedi nota metodologica

Orientamento

20 3131 3131

propensioneelevata

18

contrarietàelevata

2

nonclassificati

propensione contrarietà

8.4 Paure pubbliche

La paura della criminalità c’è e coinvolge la metà delcampione dei ragazzi intervistati. Il trend esprime unasensazione di insicurezza, strettamente legata al ruo-lo e all’incedere della microcriminalità. E nella Marcai giovani sembrano sostanzialmente sensibili al tema,con il 50% che dichiara di non sentirsi sicuro nellevie delle propria città.

È un timore che colpisce maggiormente i ragazzipiù adulti, mentre nella differenza di genere, le ragaz-ze si sentono più sicure dei ragazzi.

A sentirsi, però, meno sicure per le strade sono leragazze (57%), mentre i più giovani appaiono piùspensierati. Negli ultimi anni, inoltre, i ragazzi hannola netta sensazione che la criminalità sia cresciuta.Lo afferma il 57% dei giovani. Una percezione mag-giormente avvertita dalle ragazze (62%) e meno dairagazzi.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 8 :: 108

Orientamento*- Sicurezza/Criminalità

‘Esprime una sensazione di insicurezza in relazione al tema della crescita della microcriminalità nel territorio di residenza.’*Orientamento. Vedi nota metodologica

Orientamento

16 2828 3939

propensioneelevata

17

contrarietàelevata

2

nonclassificati

propensione contrarietà

Nei segmenti per età, la crescita dell’insicurezza viene segnalata, ovviamente,dai più adulti. Il 63% di loro afferma che nella propria città la criminalità è cre-sciuta in modo evidente.

La fiducia nelle forze dell’ordine, in termini di lotta alla criminalità, non appa-re eccelsa. Si dice fiducioso il 57% dei ragazzi, soprattutto i maschi over 25anni. Più diffidenti appaiono, invece, i più giovani, con i 18 24enni che dimostra-no di avere una scarsa fiducia nel ruolo delle forze dell’ordine nel combattere lamicrocriminalità (48%). In generale, nella società trevigiana, la sfiducia nelle for-ze dell’ordine e nella loro capacità di combattere la microcriminalità, coinvolgeil 43% dei ragazzi.

8.5 Aperture verso l’immigrazione

L’immigrazione non spaventa i giovani trevigiani.Anzi, si dimostrano tendenzialmente aperturisti neiconfronti degli extracomunitari, anche se con alcunedifferenze. I più diffidenti sono i più giovani, mentre ipiù aperti si dimostrano i 18-24enni.

Il trend si costruisce su più fattori. Da un lato soloil 27% dei ragazzi pensa che gli immigrati abbianoportato più criminalità. Anche in questo caso sono ipiù giovani, quelli che maggiormente ancora sonolegati al sentito e percepito in famiglia, ad essere piùprevenuti verso gli immigrati.

La maggioranza dei ragazzi, ovvero il 65%, nonritiene che l’immigrazione, fino ad ora, abbia portatopiù violenza e criminalità.

Dal punto di vista complessivo delle dinamichedel paese, gli extracomunitari saranno, secondo igiovani della Marca, una risorsa. Lo sostiene quasiil 60% dei ragazzi, soprattutto i maschi.

Un ulteriore dato significativo è quello relativo allavoro. Un quarto dei ragazzi pensa che gli immigra-ti porteranno via il lavoro agli italiani, ma il 55% ritie-ne questa affermazione inesatta e inadeguata alledinamiche attuali.

In ogni caso, nella divisione delle percezioni tra idiversi segmenti, emerge chiaramente che sonoquelli maggiormente spostati sul crinale dell’anti-integrazione sono i giovanissimi e coloro che sono inpossesso di un titolo di studio più basso.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 8 :: 109

Orientamento*- Immigrazione

‘Mette in luce una decisa apertura nei confronti degli immigrati, di cui viene sottolineato il contributo di arricchimento per il paese; contemporaneamente si nega che essi rappresentino un potenziale di destabilizzazione per il mercato del lavoro e per l’ordine pubblico.’*Orientamento. Vedi nota metodologica

Orientamento

32 3030 2727

propensioneelevata

11

contrarietàelevata

1

nonclassificati

propensione contrarietà

8.6 Le paure private

I ragazzi declinano per lo più le ansie e le paure all’in-terno della cerchia affettiva e parentale. La gammadegli eventi più temuti spazia dai fattori accidentali,quali la morte o le malattie, a situazioni legate alla diffi-coltà di gestione dei rapporti amicali e familiari.

L’evento in assoluto più temuto, agli occhi deiragazzi, è sicuramente la minaccia dello stato di salu-te (36%), seguito dalla paura della morte (23%).

Anche l’ansia di ritrovarsi da soli attanaglia il 22 %dei giovani. Angoscia che si manifesta in modo piùpesante tra i giovanissimi e gli under 24.

La probabilità di perdere un’amicizia spaventa il41% dei ragazzi under 24, mentre il 44% dei giovanial di sotto dei 17 anni di età e il 39% del segmentofemminile temono maggiormente la possibilità di delu-dere i genitori.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 8 :: 110

Dicono:‘La gente è abbastanza fredda…’.

Le cose che spaventano di più:

15-17 :: 17%

18-24 :: 29%

25-34 :: 42%

15-17 :: 28%

18-24 :: 19%

25-34 :: 24%

15-17 :: 30%

18-24 :: 32%

25-34 :: 27%

la malattia

la morte

la solitudine

36%

23%

22%

Dati completi Tabella 44 in appendice

8.7 Il sistema della fiducia

I ragazzi trevigiani ripongono la loro fiducia in figure di grande prestigio riconosciute da sempre come por-tatrici di garanzie. Il Papa raccoglie il 63% della fiducia di questi ragazzi e il 70% della componente femmi-nile. Ad un livello alto di fiducia riposta si trovano l’Esercito, la Polizia e il Presidente della Repubblica (tuttiintorno al 54%). Dunque istituzioni o soggetti che tendono a rappresentare l’unità e la coesione nazionale.

Ai livelli più bassi di fiducia si pongono il Presidente del Consiglio e i mezzi di comunicazione: tra que-sti sono i giornali a destare più simpatia (il 35%), seguiti da internet (22%), ma il 12% dei rispondentiafferma di non avere fiducia in nessun mezzo di comunicazione.

In generale notiamo che la fascia di età più giovane è tendenzialmente più disposta a riporre quantitàdi fiducia maggiori in ciascuna figura o istituzione, mentre i trentenni sono quelli più diffidenti.

Lo stesso vale anche per i mezzi di comunicazione che nella coorte dei trentenni suscitano davveropoca affidabilità.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 8 :: 111

Dicono:‘Non ho punti di riferimento precisi…Io ammiro molte persone, ma alla fine loro si sono costruiti una carriera e io no… Vedo quello che hanno fatto loro e poi cercherò di seguire una mia strada…’

Le istituzioni in cui riporre fiducia:

papa

polizia

63%

55%

presidente della repubblica 54%

esercito 53%

nel partito per cui voto 47%

magistratura 42%

media 19%

Dati completi Tabella 45 in appendice

Capitolo 9

L’eterno presenteIl futuro, tra incognite e speranze

Il tempo attuale, …riassume in una grandiosaabbreviazione la storia dell’intera umanità.W. Benjamin, Angelus Novus

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 9 :: 112

9.1 Prospettive. La nebulosa del futuro del paese

La spinta al futuro e alla modernizzazione è pesantemente frenata da uneccessivo ancoraggio al passato. La metà dei ragazzi esprime scetticismoverso ulteriori possibilità di progresso, dimostrando una marcata nostalgiaper i tempi ormai andati.

Le disaggregazioni per età mostrano la fascia più adulta segnata da unmaggior disincanto e da difficoltà a immaginare il futuro. Gli under 18, inve-ce, appaiono maggiormente convinti della via univoca alla modernizzazionedel Paese. Il futuro non fa paura, ma l’elemento predominante è la pruden-za, nel tentativo di ottenere il meglio senza tuttavia perdere quanto acquisi-to in passato.

La proiezione al passato si manifesta perlopiù nel campo lavorativo edeconomico, cioè quei settori che generano nel presente maggiori incertez-ze e che sempre più si spostano verso la precarizzazione. I giovani trevigia-ni pensano che la ricchezza in futuro sia destinata a non crescere.

Un futuro nebbioso, quindi, in cui il progresso e la modernità non potran-no garantire a priori il benessere.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 9 :: 113

Orientamento*- Epocalità e futuro smarrito

‘Il trend riassume il vissuto di chi sente che il Paese sta perdendo la sfida con l'innovazione. Si guarda con scetticismo ad ulteriori possibilità di progresso e affiora una marcata nostalgia del passato.’*Orientamento. Vedi nota metodologica

Orientamento

17 3030 3939

propensioneelevata

12

contrarietàelevata

8

nonclassificati

propensione contrarietà

9.2 Il futuro individuale, più sereno, con qualche ombra

A livello personale la percezione del futuro è piuttosto ottimista e si fonda sulla speranza e sulla certezza delle propriecapacità.

La percentuale di quanti hanno sentimenti generalmente negativi verso il futuro, però, non è così esigua. Si sentonosconfortati, impauriti o indifferenti circa il 37% dei ragazzi, ovvero oltre un terzo del campione.

Gli altri, invece, dichiarano di sentirsi principalmente tranquilli o stimolati. Rispetto al quadro che hanno tratteggiato per il Paese ci troviamo di fronte a un’esibizione di maggiore positività e

fiducia, ma non si può prescindere dal contestualizzare queste speranze individuali sullo sfondo di un paese percepitocome lento e destinato a rimanere sempre più fermo.

Le ragazze sono meno ottimiste e più spostate sul crinale della negatività anche da un punto di vista individuale. Ilsentimento di sconforto cresce, poi, proporzionalmente all’età, mentre quello di indifferenza segue un percorso inver-so. Ad essere impauriti, ma allo stesso tempo stimolati, sono soprattutto i giovani della fascia di età intermedia.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 9 :: 114

Dicono:‘L’obiettivo principale è legare al lavoro il divertimento …. Anche lasciarsi del tempo libero, ma bisogna avere delle risorse, dei soldi …’

Rispetto al futuro ti senti:

tranquillo

stimolato

28%

27%

impaurito 17%

Dati completi Tabella 46 in appendice

9.3 La proiezione di se stessi

L’ottimismo rispetto al futuro individuale si declina particolarmente sul pia-no lavorativo.

Il 71% dei rispondenti si immagina, tra dieci anni, con un lavoro stabile.Una proiezione che contraddistingue, in particolare, i maschi e coloro cherientrano nella fascia intermedia di età.

Chi nel mondo del lavoro vi è già, ha abbandonato questo ottimismo enel futuro proietta una visione preoccupata e precarizzata, si vede con unlavoro non stabile o addirittura disoccupato.

Gli uomini sono in generale più ottimisti delle donne in ambito lavorati-vo, ma lo sono meno in termini di stabilità affettiva: tra dieci anni alcuni diloro si immaginano a vivere da soli, mentre per le donne è facile associa-re il futuro con la costruzione di una famiglia, il matrimonio e dei figli.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 9 :: 115

Dicono:‘Spero di fare qualcosa che mi piaccia… Essere ricco, per modo di dire, anche se uno ha molti soldi non è veramente ricco perché gli tocca stare dietro alla propria fabbrica, al proprio lavoro per 16 ore al giorno, dove hai il tempo per fare qualcosa?’

Come ti immagini tra dieci anni:

con un lavoro stabile

con un lavoro precario

71%

15%

Sul piano personale, come ti immagini tra dieci anni:

sposato con figli 52%

maschi :: 47%

femmine :: 57%

Dati completi Tabelle 47 e 48 in appendice

Capitolo 10

Omologati nella differenza Relazionalità e tempo libero

L’uomo estetizzante è dedito alla percezione cogni-tiva, coltiva la vita dei sensi ed il piacere sensibile.Egli vive alla superficie della realtà.S. Kierkegard, Aut aut

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 8 :: 116

10.1 Personalità, alla ricerca dell’originale senza essere contro

Simili, ma con qualche peculiarità. I giovani trevigiani vogliono essere sem-pre in trend. Simili agli altri. Mai differenziati più di tanto. Mai disomogenei.Omologati nella distinzione. Alla ricerca dell’originale senza essere contro.Senza essere altro.

I giovani della Marca trevigiana, in maggioranza (71%), cercano di mante-nere una propria personalità. La vogliono originale, ma, al contempo, in lineacon quella dei loro coetanei: distinguersi va bene, andare contro tendenza no.

Il desiderio di differenziarsi dai coetanei aumenta proporzionalmente all’e-tà, mentre le persone che avvertono di più la necessità di stare nel grupposono i giovanissimi. L’83% di loro, infatti, ritiene che sia utile essere simileagli altri, anche se mantenendo la propria originalità.

Non si rilevano particolari significatività per differenza di genere: questodovrebbe far riflettere sul potenziale performativo che il gruppo possa averesia nella vita di un ragazzo sia in quella di una ragazza.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 9 :: 117

Dicono:‘Io ammiro mio padre per i valori che mi ha trasmesso, l’onestà innanzitutto… Poi a livello culturale ho una profes-soressa che ammiro tantissimo e vorrei avere quello che ha lei come testa…’

Pensa al rapporto che hai con i giovani della tua età. Come preferisci essere considerato dai tuoi coetanei?:

simile a loro, ma originale

diverso da loro in tutto

71%

18%

Dati completi Tabella 49 in appendice

10.2 Gli argomenti del gruppo, al centro i pro-blemi individuali

Sono soprattutto i problemi personali (42%) adassorbire gli interessi del gruppo, Il dato è simile pertutte le fasce di età, ma emerge in forma più accen-tuata tra le ragazze.

I ragazzi sono fortemente ancorati ai discorsi sullosport e sul sesso, per i quali si distinguono in unamaniera che può quasi apparire stereotipata.

Le ragazze, invece, sono più propense anche adaffrontare argomenti che riguardano fatti di cronaca,interessi culturali e problemi della società.

Il lavoro occupa il 24% dei discorsi tra amici enaturalmente aumenta con il crescere dell’età. Ingenerale sembra che il segmento femminile sia piùincline ad affrontare anche argomenti di maggiorevalore socio-culturale, mentre i coetanei maschi siritrovano in compagnia principalmente per stare intranquillità senza preoccuparsi del resto del mondoo delle difficoltà della vita.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 10 :: 118

Dicono:‘Quando siamo con gli amici parliamo, ridiamo, parliamo di scuola, dei professori… Di sesso… Di calcio… Di vacanze…’

Quando sei con i tuoi amici, generalmente di cosa parlate?:

problemi personali

sport

42%

27%

interessi culturali 21%

sesso 13%

Dati completi Tabella 50 in appendice

10.3 Le forme di comunicazione

Il telefono. È lo strumento vero di comunicazione dei giovani. Lo è in senso pieno e nelle sue diverse for-me: fisso, mobile, sms.

Parlare faccia a faccia è il modo di comunicare preferito dal 43% dei giovani della Marca, ma in realtàla maggioranza usa il telefono. Lo fa usando quello di casa (36%). Lo fa inviando messaggini (23%),oppure utilizzando il cellulare (21%).

Donne e uomini sono leggermente diversi nelle forme di dialogo. I ragazzi risultano più spinti verso il contatto face to face; le ragazze, invece, più propense ad utilizza-

re il telefono e, cosa piuttosto interessante, a scambiarsi lettere.Gli under 18 sono indubbiamente il popolo dei messaggini, dello slang dialettale, delle parole ogni gior-

no più corte per risparmiare spazio e soldi, ma forse sono anche i soli che lo ammettono con tranquillità.La coorte dei trentenni è quella più determinata nell’utilizzare il contatto diretto, sicuramente in ragio-

ne di una maggiore sicurezza a livello personale nelle proprie capacità di relazione.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 10 :: 119

Dicono:‘Ci sono persone che vanno dietro alle marche… Sono tipo ragazzi fotocopia…Poi ci sono quelli che non seguono questa tendenza, che si vestono come gli capita però senza essere trasandati…’

Per comunicare con gli altri preferisci:

parlare faccia a faccia

parlare al telefono fisso

43%

36%

scambiarsi SMS 23%

Dati completi Tabella 51 in appendice

10.4 Far scorrere il tempo libero

Chiacchierare con gli amici (37%), andare al cinema e nei pub (31%): questi i principalimodi di trascorrere il tempo libero per i trevigiani under 34.

Nella gestione del tempo libero le fratture generazionali emergono in modo del tuttoevidente e separano nettamente i tre segmenti.

Gli under 18 riempiono il loro tempo libero con il cinema, la discoteca, i giochi al com-puter, ma anche con il pub e più degli altri con le chiacchierate tra amici.

Con il passare degli anni gli interessi si spostano anche verso il teatro, le visite amostre e musei e, per la coorte dei trentenni, diventa stimolante anche fare delle passeg-giate all’aperto stando a contatto con la natura.

Basso appare, invece, l’interesse per la televisione come forma di occupazione del tempolibero. Solo il 13% la mette tra le proprie attività settimanali e sono più i ragazzi delle ragazze.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 10 :: 120

Dicono:‘Usciamo, magari in un bar, un pub, non in discoteca… I punti di incontro sono al bowling, davanti alla chiesa, ai parchi… Il divertimento è quando si sta bene… Stare con persone che non rompono… Gli amici … Fare le cose che non si fanno tutti i giorni … Ubriacarsi ogni tanto… Il divertimento va bene, ma entro certi limiti…’

Quale modo di trascorrere il tempo libero sceglida solo o con i tuoi amici più frequentemente?

chiacchierare con gli amici

andare al cinema

37%

31%

stare a contatto con la natura 21%

Dati completi Tabella 52 in appendice

10.5 Lo sport, attivismo consolidato

Giovani sportivi quelli della provincia di Treviso. Unterzo del campione fa attività con una frequenza didue-tre volte la settimana e un 15% anche di più.

Sono soprattutto gli under 18 a praticare sport concadenza bisettimanale, mentre i trentenni si dividonotra chi lo fa tutti i giorni e chi invece non lo pratica mai.

Naturalmente ciò che si modifica è anche il gene-re di attività sportiva, che presumibilmente è piùlegata all’area del fitness nella fascia alta di età e piùalla competizione vera e propria nei giovanissimi.

Nella quota di chi non pratica mai sport spiccanoin modo maggiore le donne, ma sono mediamentepresenti anche nella quota attiva.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 10 :: 121

Dicono:‘Ci sono due estremi, non c’è una via di mezzo o c’è gente alcolizzata, perché i trevigiani sono così, o c’è gente che non fa niente, che sta sempre a casa, il sabato a casa…’

Complessivamente con quale frequenza fai sport?

tutti i giorni o 4/5 x alla settimana

2/3 x alla settimana

15%

31%

mai 20%

Dati completi Tabella 53 in appendice

Capitolo 11

Le certezze apparentemente consolidateAmore, amicizia e famiglia

Per ogni conoscenza si è obbligati a inciampare su parole eterne, pietrificate, e invece che rompereuna parola è più facile che ci si rompa una gamba.F. Nietzsche, Aurora

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 11 :: 122

11.1 L’amicizia, i mutamenti con l’età

Avere un amico vuol dire avere qualcunosu cui poter contare (57%) e con cui con-fidarsi (36%). Ma la scala non è omoge-nea per fasce di età. Se per i giovanissimiavere qualcuno con cui confidarsi è al paridella necessità di avere una persona sucui contare (entrambe le modalità di rispo-sta sono al 46-47%), per i ragazzi piùadulti i due fattori tendono a dicotomizzar-si. Avere qualcuno con cui confidarsi per-de di peso, pur rimanendo la secondamodalità di risposta (36%), mentre acqui-sta valenza e peso la necessità di averequalcuno su cui contare (59%).

Nelle differenze di genere, sono leragazze che segnalano maggiormente ilbisogno di una persona su cui contare(60%, contro il 55% dei ragazzi).

L’età incide anche sulle altre modalità dirisposta. Avere qualcuno con cui condivi-dere le esperienze è segnalato soprattut-to dagli under 18 anni (22%) e moltomeno dagli over 25 anni (18%). L’amiciziacome forma di divertimento con gli altri è,anche in questo caso, segnalata maggior-mente dai giovanissimi, mentre per i piùadulti il senso di avere una persona amicaviene vissuto di più come necessità pernon sentirsi soli (12%). Un bisogno diriempire i vuoti che è maggiore tra i ragaz-zi, rispetto alle ragazze (11% contro 9%).

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 11 :: 123

Dicono:‘I ragazzi hanno tantissimi beni materiali… Probabilmente questo li rende un pò superficiali… C’è però ancora molta sensibilità e attenzione ai valori umani e c’è anche una ricerca di amicizia…’

Per te l’amicizia è:

avere qualcuno su cui contare

avere qualcuno con cui confidarsi

57%

36%

non sentirsi soli 10%

Dati completi Tabella 54 in appendice

11.2 L’amicizia, fidarsi con lentezza

Maledictus homo qui confidit in nomine, diceva Geremia. I ragazzi trevigiani appaiono sul varco di una porta, tra chivuole seguire questo monito e chi, invece, con calma, cerca di dimostrarne l’invalidità.

Di certo i giovani trevigiani non si fidano facilmente degli altri. Il fatto che gran parte della gente sia degna di fidu-cia lo afferma appena il 17% degli intervistati.

Per la maggioranza dei ragazzi occorre tempo per fidarsi degli altri. Il 58% si schiera su questo crinale, con una par-ticolare sottolineatura da parte dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni. Nelle differenze di genere le distinzioni sono minime,anche se le ragazze appaiono tendenzialmente più diffidenti (il 25% ritiene che non si è mai sufficientemente prudentinel trattare con la gente), ma allo steso tempo risultano un po’ meno lente nel dare fiducia (il 56% contro il 60% deiragazzi si pone sulla modalità di risposta che segnala il bisogno di tempo per fidarsi).

In generale, comunque, vi è una fascia non piccola, che supera il quinto dei ragazzi della Marca che appare diffi-dente rispetto agli altri e che ritiene che non si sia mai sufficientemente attenti e prudenti nel trattare e nel relazio-narsi con le alte persone. Su questo crinale non ci sono sostanziali differenze nelle fasce di età, poiché sia i giova-nissimi sia i più adulti segnalano in modo simile questa modalità (24% i primi e 25% i secondi).

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 11 :: 124

nessuna di queste

2

occorre tempo per fidarsi degli altri58

17

Parliamo di amicizia. Quali tra le seguenti frasi consideri più corretta:

gran parte della gente è degna di fiducia

23non si è mai sufficientemente prudenti nel trattare con la gente

Dicono:Mi è capitato di avere un’amica che poi si era interessata a me e si arrabbiava se le parlavo di altre ragazze che mi piacevano…’

Dati completi Tabella 55 in appendice

11.3 L’amore come punto di riferimento, con i ragazzi più romantici delle ragazze

L’amore ha, per i trevigiani, un tocco poco ideale oromantico. Esso è, principalmente, la possibilità dicondividere le esperienze con qualcuno (40%) eavere qualcuno sui cui contare (28%). Da questerisposte trapela un senso di insicurezza e la paurainconfessabile di rimanere soli.

Sono più le ragazze a soffrire questa dinamica. Le ragioni dell’amore più tradizionali ed emoziona-

li, come dedicarsi anima e corpo ad un’altra personao trovare il compagno/a per la vita, raccolgono soloil 20% delle preferenze, tra questi, il 24% dei ragaz-zi e il 18% delle ragazze.

I ragazzi, rispetto alle coetanee, sono più vicini alleassociazioni romantiche, anche se non manca chi,con una percentuale che non si può definire irrisoria(15% tanto negli uomini, quanto nelle donne),risponde, con un tocco di cinismo, che l’amore èsolo una scusa per fare sesso.

Una affermazione che ci consente di cogliere ladimensione del grado di disincanto e di senso preca-rietà nei rapporti, ma anche di oggettivizzazione deirapporti che aleggia nella società contemporanea.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 11 :: 125

Dicono:‘Il sesso fuori da matrimonio non è peccato, ma dipende dalla persona con cui lo fai…’

Per te l’amore è:

avere una persona con cui condividere delle esperienze 40%

avere qualcuno su cui contare 28%

una scusa per fare sesso 15%

Dati completi Tabella 56 in appendice

11.4 Il bisogno di certezze affettive

Quali soni i fattori che cementano una coppia? Quali sono le determinati dello sta-re insieme, i fattori che più di altri sostengono la condivisone e facilitano i rapportiaffettivi?

La scala media ci segnala 3 voci: rispettarsi (36%), attrazione fisica (33%) e con-dividere gli interessi (24%).

In realtà la scala non è così omogenea se proviamo a guardarla nelle distinzioni digenere. Per le ragazze il tema del rispetto sale al 40% (per gli uomini è al 31%).Per le ragazze, rispetto agli uomini, è anche più importante il tema dell’attrazione fisi-ca, mentre ha una valenza inferiore la condivisione degli interessi (21% contro il27% dei maschi).

Se questa è la scala dei punti centrali, per i giovani vi sono anche altri fattori edè interessante vedere come i due generi si posizionano su di essi. Sono fattori diminore valenza, ma pur sempre degni di nota per scattate una foto della percezionegiovanile. Così per le ragazze, rispetto agli uomini è più importante avere un’intesaintellettuale e condividere i valori , mentre per i ragazzi ha maggior peso avere lestesse prospettive per il futuro e essere disposti al compromesso.

Se osserviamo le risposte attraverso la lente dei segmenti di età, troviamo che peri più giovani è importante maggiormente condividere gli interessi e rispettarsi, men-tre il tema dell’attrazione fisica pesa di più fra gli over 25 anni. Significativa è, poi, lamodalità di risposta del sentirsi protetti, che incontra peso solo tra gli under 18 anni.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 11 :: 126

Dicono:‘Secondo me dovrebbe essere un sopraffarsi reciproco… Non si deve essere troppo uguali…’

Per stare insieme conta di più:

il rispetto 36%

l’attrazione fisica 33%

condividere gli stessi interessi 24%

Dati completi Tabella 57 in appendice

11.5 Il guscio della famiglia di origine

Il campione dei giovani trevigiani rispecchia la diffusa condizione italiana per la quale i figli escono dallacasa dei genitori molto tardi. Il 70% degli intervistati vive ancora con la famiglia di origine, naturalmente inpercentuali più alte per gli under 18 e gli under 24, ma comunque anche tra gli over 25 anni la percentua-le non scende sotto il 50%. Da segnalare che nella Marca i giovani single sono solo il 4% dei ragazzi.

I motivi per cui si continua a vivere presso con la famiglia di origine sono di natura anagrafica per gliunder 18; per mancanza di soldi e soprattutto per comodità. Il 27% degli over 25 anni afferma, infatti, divivere con i genitori per comodità e il 20% di questa fascia sostiene che non ha senso lasciare facilmen-te la propria casa di origine, prima di essersi formato una famiglia.

Praticamente quasi la metà degli over 25 anni non ha alcuna intenzione di lasciare il guscio familiare,senza aver già trovato o realizzato un nuovo guscio protettivo. E la maggioranza di questi sono maschi.

Nella divisione di genere le ragazze appaiono più indipendenti e spigliate. Non a caso solo l’11% affer-ma di voler uscire dalla casa familiare solo dopo aver formato una famiglia, contro il 17% dei ragazzi. Cosìsolo il 13% delle ragazze sostiene di vivere con i genitori per comodità. Contro il 18% dei maschi.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 11 :: 127

Dicono:‘Spero di stare il più possibile con i miei genitori per poi sposarmi e riuscire a farmi una vita mia…’

Con chi vivono i giovani trevigiani:

con amici 1da soli4

con il partner25troppo giovani35

Restano in famiglia per ché:

non hanno soldi

35

con la famiglia d’origine

70in attesa di farsi una famiglia

15

per comodità15

Dati completi Tabelle 58 e 59 in appendice

11.6 Il valore della famiglia: basare i rapporti sulla condivisione

Condividere responsabilità e scelte è per i giovani l’unico modo per far funzionarela famiglia. Il 78% dei ragazzi segnala questo come fattore-valore. Non ci sonosostanziali differenze percettive nei diversi segmenti, anche se sono soprattutto iragazzi tra i 18 e i 24 anni a posizionarsi su questa modalità di risposta. In questoambito non sono da segnalare distinzioni di genere.

Per i ragazzi, poi, il senso dell’unità della famiglia è un cardine di vita che deveessere salvaguardato ad ogni costo. Anche qui non ci sono peculiari differenze nel-le diverse coorti. I più familisti appaiono i ragazzi under 25 anni, mentre gli altri han-no una percezione più disincantata e meno oltranzista.

Una variabile interessante è quella che riguarda la percentuale di persone chepensa che solo il matrimonio possa garantire la solidità della famiglia. Qui il datoappare indicativo. Su queste posizioni si colloca una stretta minoranza di ragazzi,solo il 16%. Si tratta per lo più di adolescenti (under 18) e di maschi. Le ragazze,invece, risultano molto più distaccate nel rapporto matrimonio-famiglia.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 11 :: 128

Dicono:‘Se ho trovato una persona seria, che mi fa star bene, perché devo lasciarla per una che magari non mi rispetta… Sto bene e non vedo perché dovrei cambiare questa situazione. E… Poi… Finché va va…’

Il valore della famiglia:

l’unico modo per tenere unita la famiglia è condividere le responsabilità 78%

l’unità della famiglia va salvaguardata a tutti i costi 70%

avere figli è una responsabilità troppo grossa 23%

solo il matrimonio garantisce la solidità 16%

non sa/non risponde 3%

Dati completi Tabella 60 in appendice

11.7 La famiglia contemporanea: sempre più divisa

Lo spiccato senso e valore della famiglia, che i giovani trevigiani hanno ereditato, si scontra, però, con una dinamica inversa nel-la realtà locale. Nella percezione che hanno della contemporaneità, i ragazzi leggono una traiettoria che tende a dividere le fami-glie, a lasciarle a se stesse, abbandonate. La pensa così una fetta importante dell’universo giovanile travigiano. Il 41% dei ragaz-zi ritiene che oggi la famiglia sia sempre più divisa e il 17% ritiene che sia abbandonata a se stessa.

A segnalare maggiormente il problema della divisione sono, ovviamente, i ragazzi fra i 18 e i 24 anni, gli stessi che hannosegnalato la maggiore necessità di condivisione e responsabilizzazione per fa funzionare i nuclei familiari.

Nelle percezioni di genere non ci sono sostanziali differenze, anche se i ragazzi sembrano percepire di più delle ragazze il pro-blema della divisone familiare (43% contro 40%).

Questa paura per lo scollamento familiare è ancora una volta un indicatore della mancanza di certezze che proviene dal mon-do esterno e che vincola l’equilibrio individuale sempre più alla sfera familiare-privata sia per un sostegno morale, sia per uno con-creto-economico.

Un segmento dei ragazzi, poi, non manca di segnalare il problema della chiusura in se stesso da parte del nucleo familiare(19%). E’ un problema che è avvertito, soprattutto, dalle ragazze, rispetto ai loro dirimpettai di genere (24% contro 15%).

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 11 :: 129

chiusa in sé stessa19

abbandonataa sé stessa17

limitante11 12

41

La famiglia oggi è:

sempre pi ù divisa

nessuna di queste

Dicono:‘… I miei sono diversi da me, pensano solo ai loro anni a cosa facevano loro…Io voglio andare via perché voglio vivere una vita mia’

Dati completi Tabella 61 in appendice

11.8 Cresce la voglia di convivenza

Si è già notato, in diverse domande, che il tema del matrimo-nio non ha più una presa totalizzante. Tanto che i giovani trevi-giani sono nettamente spaccati in due, con una maggioranza,risicata, di favorevoli alla convivenza e una minoranza, consi-stente, di schierati per il matrimonio. Siamo a un 43 contro 41,con una fetta del 10% di ragazzi che dichiara di preferire la sin-glitudine.

Complessivamente quindi lo schieramento a favore del matri-monio raggiunge appena il quaranta per cento dei ragazzi, conuna netta prevalenza per le donne. Sono loro (46%) a preferireil matrimonio, mentre i ragazzi (48%) optano per la convivenza.

Anche in termini di scelta single, sono sempre i ragazzi asegnalare maggiormente questo tema, rispetto alle loro dirim-pettaie di genere.

Nelle differenze di età si scopre che le dinamiche della con-vivenza e dello sposarsi sono inversamente proporzionali all’e-tà. Cresce la voglia di matrimonio con l’aumentare dell’età,mentre cresce la spinta alla convivenza con il diminuire dell’età.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 11 :: 130

Dicono:‘È meglio la convivenza prima, per conoscere la persona e le abitudini che ha, perché magari dopo ti trovi la sorpresa…’

convivere

sposarsi

essere single

43%

41%

46%

37%

10%

Oggi è preferibile:

convivere

sposarsi

Per le ragazze:

48%convivere

Per i ragazzi:

Dati completi Tabella 62 in appendice

11.9 La famiglia prima della carriera

Il matrimonio può attendere, ma la costruzione della famiglia no. Per costruire una famiglia i ragazzi e le ragazze di Treviso sono disposti a rinunciare alla carriera: e tan-

to più crescono quanto più si rafforza questo convincimento.Nell’età più giovane si pensa che la carriera abbia una certa importanza e come tale il 34% dei giova-

nissimi la mette al primo posto. Ma questa attenzione alla carriera scende col passare degli anni, scivo-lando al 21% nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni, per cadere al 15% tra gli over 25.

A Treviso si lavora. Si lavora presto e dopo i 25 anni la carriera passa in secondo ordine, per lasciareposto alla sistemazione familiare.

Le differenze di genere un po’ si avvertono. Non cambia la predominanza della scelta pro-famiglia, mai ragazzi cedono con più facilità delle ragazze ai richiami della carriera (22% contro 18%).

La famiglia resta per i giovani trevigiani al vertice della scala dei valori e tale attaccamento li convincea posporre la realizzazione professionale alla costruzione di una propria famiglia. Non importa che sia fon-data sull’istituto del matrimonio o costituisca una famiglia di fatto, l’importante è che sia coesa.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 11 :: 131

Dicono:‘Vorrei formare una famiglia… Spero di fare una famiglia molto presto…’

Dovendo scegliere metteresti al primo posto:

la costruzione di una famiglia 79%

la carriera e la realizzazione 19%

Dati completi Tabella 63 in appendice

11.10 Il dialogo in famiglia. Si parla poco deiproblemi dei ragazzi

La relazionalità familiare appare fondata soprattuttosugli argomenti che riguardano la sfera personale(39%) o in ogni caso problemi familiari (36%); siparla anche, troppo, di scuola e di lavoro (differente-mente a secondo dell’età), qualche volta di fatti dicronaca o dei problemi della società.

I ragazzi, comunque, non vorrebbero parlare di altriargomenti e posti di fronte a questa scelta rispondo-no che vorrebbero incrementare solo i temi citati.

Va segnalato il basso interesse e il conseguentelimitato confronto su temi che, come abbiamo vistoin altre precedenti domande, sono al centro delleproblematiche trevigiane: la droga, l’alcol.

C’è da segnalare, invece, che in famiglia si parlatroppo di televisione e di sport, rispetto a quello chevorrebbero i giovani.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 11 :: 132

Dicono:‘rapporto splendido… I valori che mi hanno trasmesso li considero molto importanti… Ho un bel rapporto perché anch’io ho accettato le regole…’

Alto livello

Di che cosa hanno bisogno di parlare:

problemi personali

problemi familiari

problemi società

Medio

lavoro

Basso

scuola

sport

droga

alcool

televisione

politica

interessi culturali

Alto livello

Di che cosa parlano:

problemi personali

problemi familiari

lavoro

Medio

scuola

Basso

televisione

alcool

droga

fatti di cronaca

sport

Dati completi Tabelle 64 e 65 in appendice

11.10 Deludere i genitori

Il sospetto di aver deluso le aspettative dei genitori non sfiora una quotasostanziosa del campione, ma è interessante osservare come questa pau-ra si concentri in modo distinto nei soggetti con un’età compresa tra i 18e i 24 anni e nelle ragazze.

Quasi la metà del campione sostiene, invece, di non avvertire neppureil problema e un terzo è convinto di soddisfare appieno le aspettative deipropri genitori.

Questo atteggiamento di sicurezza rispetto all’eventuale fallimento agliocchi dei familiari, contrasta con le incertezze che i ragazzi vivono: ciò puòessere il portato o di una forte coesione familiare, che fa da guscio protetto-re verso i mali e le caducità della società, oppure ha una grande difficoltà adammettere che forse qualcuna di quelle aspettative l’hanno davvero delusa.

In ogni caso il rapporto con i genitori appare limitatamente conflittualee le regole imposte nel nucleo educativo familiare, sembrano piuttostolabili, o, comunque, tali da non impensierire i ragazzi.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 11 :: 133

Dicono:‘Per quanto riguarda la famiglia c’è un discorso di facciata, poi nella realtà e diverso…’

Rispetto alle attese dei tuoi genitori:

ritieni di soddisfarle in pieno 37%

non avverti il problema 46%

temi di averle deluse o di poterle deludere 14%

Dati completi Tabella 66 in appendice

Capitolo 12

L’essere nella societàLavoro, scuola e Università

Il lavoro allontana da noi tre grandi mali: la noia, il vizio e il bisogno.Voltaire, Candido

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 12 :: 134

12.1 La dimensione scolastica

Nonostante le innumerevoli declinazioni econtaminazioni tra mondo della formazionescolastica e quello dell’inserimento lavorati-vo, lo studio rimane essenzialmente per iragazzi della Marca un’occasione di cresci-ta personale (64%).

Sono, soprattutto, le ragazze che avver-tono il ruolo dello studio come arricchimen-to e occasione individuale (69%). In poche,invece, vivono lo studio come una stradaper entrare nel mondo del lavoro.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 12 :: 135

Dicono:‘Spero di trovare un lavoro che mi realizzi, non mi interessa guadagnare tanto o poco, non mi interessa che sia affine con gli studi che ho fatto… Gli studi vanno sempre bene come cultura personale…’

Lo studio che cos’è per te:

15-17 :: 50%

18-24 :: 64%

25-34 :: 66%

15-17 :: 44%

18-24 :: 29%

25-34 :: 25%

un’occasione di crescita personale

una strada per entrare nel mondo del lavoro

64%

28%

Le ragioni del lavoro e, quindi, le opportunità che untitolo di studio può offrire in questo senso vengonosegnalate da circa un terzo del campione (28%): più daimaschi e in maniera consistente dai giovanissimi under18. La relazione con il lavoro, quindi, passa dall’incan-to e dalla speranza giovanile, legata al sogno di poterconcretizzare gli interessi scolastici nel mondo del lavo-ro, al disincanto e alla disillusione più adulta, in cui siaffievolisce l’immagine del ruolo dello studio in favoredegli aspetti più individuali e formativi della conoscenza.

Non a caso se lo studio è percepito come un’occa-sione per entrare nel mondo del lavoro dal 44% degliunder 18, scende al 25% per gli over 25 anni. Mentrelo studio come crescita personale è avvertito come taledal 50% degli under 18 e dal 66% degli over 25 anni.

Dati completi Tabella 67 in appendice

12.2 La scuola, tanti abbandoni ma è alta la voglia di pro-seguire gli studi

Lavorare. Il 51% dei ragazzi della Marca, fra cui il 72% degliover 24 anni, non frequenta la scuola. La metà del campionesi trova già fuori dal percorso scolastico e se per la coorte dei25-34enni il dato non stupisce, quel 27% che ricade nellafascia di età 18-24 anni induce a pensare ad un tasso diabbandono scolastico considerevole.

Gli under 18 si iscrivono al liceo (41%) o ad un istituto tec-nico (39%), con una segmentazione per sessi che vede leragazze prevalere nel primo caso e i maschi nel secondo.

Quasi il 70% degli studenti che ora sono in una scuolasuperiore ha intenzione di proseguire negli studi iscrivendosiall’Università. Tra coloro che, invece, hanno deciso di abban-

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 12 :: 136

Dicono:‘Dalla mia scuola… Io mi aspettavo di più dalla formazione… Secondo mec’è una tendenza a fare troppe cose superficialmente…’

non studia51

Scuola e giovani:

studiano 49Si vuole iscrivere all’Università 66%

Non vuole iscriversi all’Università 28%

donare il percorso scolastico le ragazze sono media-mente più numerose. L’intenzione di iscriversiall’Università diminuisce con il passare degli anni:fino a quando la prospettiva è temporalmente lonta-na si è più propensi a rispondere positivamente, maquando si avvicina il momento di entrare nel circuitouniversitario la decisione, e quindi la risposta a taledomanda, viene maggiormente soppesata.

Dati completi Tabelle 68 e 69 in appendice

12.3 La scelta universitaria

Scegliere l’Università da frequentare è una questione che si lega principal-mente agli interessi personali (73%) e in seconda istanza alle prospettivedi lavoro che può offrire (41%).

Il primo ordine di motivi è più vero per le ragazze, il secondo per gliuomini. Torna, anche in questo caso, quella divisione tra idealismo maschi-le e maggior pragmatismo femminile, che è un po’ uno dei leit motiv delladistinzione di genere tra i giovani della provincia di Treviso.

L’università come fonte per maggiori prospettive di lavoro, invece, è unfattore che perde di appetibilità con il crescere dell’età. Segnalando il len-to affermarsi del disincanto, tra chi ha iniziato il percorso di studi e sperain un buon futuro e chi, invece, ha datescamente perso le speranze.

In ogni caso studiare all’Università sembra, per i giovani trevigiani, unmodo per tenere insieme la necessità di una crescita interiore e di unmiglioramento delle prospettive di lavoro (64%).

Ritorna il ragionamento sulla proporzionalità inversa tra età e considera-zione dello studio come ponte per il lavoro: il 21% dei 25.34enni pensache lo studio universitario porti soltanto ad una crescita interiore.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 12 :: 137

Dicono:‘Qui abbiamo aziende piccole dove l’imprenditore ancora comanda e decide, se arriva il laureato che dice: “proviamo a fare così, che produciamo meglio” già gli sta sulle scatole e dice: no, el paròn son mi qua e comando mi” e non lascia spazio…’

Gli elementi che condizionano la scelta universitaria:

interessi personali 74%

maschi :: 72%

femmine :: 76%

le prospettive di lavoro che offre 41%

15-17 :: 45%

18-24 :: 45%

25-34 :: 34%

maschi :: 46%

femmine :: 35%

Dati completi Tabella 70 in appendice

12.4 L’incertezza della precarietà lavorativa assilla i giovani trevigiani

I giovani della Marca sono seriamente preoccupati dal livello di flessibilità introdotto nelmondo del lavoro e temono in maggioranza (64%) che non porterà benefici per i giovani,ma solo per le imprese.

Sono particolarmente le ragazze a valutare con ansia le trasformazioni del mondo del lavo-ro, nel quale vedono, con ogni probabilità, un ulteriore aggravamento delle difficoltà e dei livel-li di concorrenza cui possono essere sottoposte. La flessibilità, inoltre, impedisce la realizza-zione di progetti a lungo termine, incrementando nei giovani i sensi di incertezza e di preca-rietà di vita. I trentenni sono sicuramente più preoccupati (68%) degli altri rispondenti.

Si sono già scontrati con la realtà delle cose e sanno che cosa vuol dire non poter pen-sare al futuro in modo rasserenante.

Anche il segmento di laureati appare particolarmente impensierito dalla precarietà: chi hala consapevolezza di aver investito tempo, energie e risorse nel raggiungimento di un titolodi studio, unisce alla inquietudine per un futuro incerto, la mortificazione delle aspettative.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 12 :: 138

Dicono:‘Le donne sono discriminate a livello lavorativo …. È un controsenso, perché se alla fine la famiglia è un valore e non viene riconosciuto il lavoro della donna…’

La flessibilità del mondo del lavoro farà solo gli interesse delle imprese e costringerà i giovani a lavorare nei prossimi anni in regime di precarietà e incertezza:

d’accordo 64%

15-17 :: 68%

18-24 :: 57%

25-34 :: 55%

maschi :: 60%

femmine :: 68%

Dati completi Tabella 71 in appendice

12.5 Voglia di sicurezza per il futuro

Il tema della certezza, dell’avere garanzie, che si è incontrato nell’ostilità alla flessibilità, lo rintracciamo sulfronte delle opzioni nel rapporto tra guadagno e pensione.

La domanda porta alla luce quanto poco i giovani trevigiani siano propensi a rinunciare sul proprio futuroper l’hic et nunc, per l’oggi. Dai dati emerge che solo il 19% dei giovani, collocati soprattutto nella fascia deigiovanissimi, è disposto a guadagnare molto e subito, anche se non ha garanzie per la pensione in futuro.

Scarsamente interessate a questa possibilità sono soprattutto le ragazze. Solo il 12% delle risponden-ti appare affascinato da questa possibilità.

La maggioranza dei ragazzi, il 45%, preferisce un guadagno medio nell’oggi, ma una copertura previden-ziale completa per il futuro. Su tale prospettiva si pongono tutti gli over 18 anni e soprattutto le ragazze (47%).

Vi è poi un terzo del campione che sostiene non intende rinunciare completamente ai vantaggi dell’og-gi, ma neppure vuole mettere a repentaglio il domani.

Si tratta di coloro che, pur preferendo un guadagno medio alto subito, sono disposti comunque a faredei sacrifici pur di avere una piccola pensione nel domani.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 12 :: 139

Dicono:‘Il lavoro lo trovi, vedi ancora cartelli in giro in cui cercano operai, cameriere… Non c’è disoccupazione e questo ti permette di poter formare una famiglia e realizzare i tuoi sogni… Questo è un grosso vantaggio rispetto a tanti altri posti dell’Italia… Però per i laureati non c’è tantissimo… Tuttora un ragioniere vale 10 lauree qui…’

un guadagno medio e una pensione completa45

19

Preferisci un lavoro che garantisca:

un guadagno alto e nessuna pensione

ragazze :: 12%

ragazze :: 47%

36un guadagno medioaltoe una piccola pensione

Dati completi Tabella 72 in appendice

12.6 Valutare un posto di lavoro

La scala di valutazione per giudicare la qualità di unposto di lavoro varia molto in base alla differenza digenere, al titolo di studio e all’età.

Le ragazze valutano in primo luogo la possibilità diformarsi e di crescere professionalmente (30%),dopodiché i rapporti con i colleghi (23%) e la quanti-tà di autonomia sul lavoro (20%).

Per i ragazzi al primo posto troviamo il trattamentoeconomico (27%), la possibilità di far carriera (25%,che nelle ragazze è solo il quarto elemento di valuta-zione), il rapporto con i colleghi, l’autonomia e la for-mazione (18%).

L’importanza del trattamento economico cresce inmodo direttamente proporzionale all’età. La possibili-tà di far carriera segue, invece, un andamento oppo-sto. Formazione ed autonomia vedono delle punte dirappresentazione nella fascia di età intermedia.

I segmenti del campione che sono in possesso di untitolo di studio più elevato tendono a valutare maggior-mente gli aspetti della formazione e dell’autonomia sullavoro, mentre il trattamento economico pesa per chipossiede un titolo di studio medio-basso.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 12 :: 140

Dicono:‘Spesso le aziende hanno la tendenza ad assumere chi sa fare, piuttosto che chi ha un titolo di studio… C’è un’arretratezza della mentalità imprenditoriale…’

L’aspetto più importante del lavoro. Le scale di valutazione:

15-17

fare carriera

rapporto con i colleghi

formazione e crescita

trattamento economico

18-24

formazione e crescita

fare carriera

rapporto con i colleghi

autonomia lavorativa

25-34

trattamento economico

formazione e crescita

maschi

trattamento economico

fare carriera

femmine

formazione e crescita

rapporto con i colleghi

rapporto con i colleghi

autonomia lavorativa

Dati completi Tabella 73 in appendice

12.7 Alla ricerca del lavoro ideale. Meglio seautonomo

Giovani alla ricerca del lavoro ideale? Sì, ma con unadiscreta disponibilità ad accontentarsi. I ragazzi dellaMarca tendenzialmente, specie i più giovani, appaionoproiettati nella ricerca del classico e agognato lavoroideale (60%).

Idealismo e sogni a parte, però, vi è una buona fasciadi ragazzi, che è disposta ad accontentarsi (40%).

Nella divisione per genere non emergono sostan-ziali differenze, mentre in quella per coorti di età, i piùpratici e disponibili sono i ragazzi più adulti, quelli trai 25 e i 34 anni.

Il lavoro ideale, per la maggioranza dei ragazzi, èquello autonomo. Risponde così il 63% degli intervi-stati e in modo più evidente per la componentemaschile e per la fascia di età intermedia, che moltospesso si pone in un modo distinguibile e cha fa dacesura generazionale rispetto alle altre due. Le ragaz-ze, rispetto ai maschi, sono un po’ più legate al lavorodipendente, ma la cifra non supera comunque il 44%.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 12 :: 141

Dicono:‘Gli imprenditori di Treviso sono tutte persone che si sono fatte da sé, che hanno lavorato come pazzi, ma di conseguenza non riconoscono il valore dell’istruzione…’

Nella ricerca di un’occupazione preferisci:

inseguire il lavoro ideale 60%

Potendo scegliere ritieni preferibile:

un lavoro autonomo 64%

un lavoro dipendente 36%

15-17 :: 62%

18-24 :: 66%

25-34 :: 53%

25-34 :: 44%

maschi :: 29%

femmine :: 43%

Dati completi Tabelle 74 e 75 in appendice

12.8 Gli obiettivi da conseguire con il lavoro

Il lavoro per sé. Per conseguire l’indipendenza econo-mica dalla famiglia (31%), ma anche per realizzare ipropri progetti (26%) e di mettere a frutto le lorocapacità (16%).

Per una parte dei ragazzi, il lavoro è, ovviamente,anche uno strumento che garantisce la possibilità dicrearsi una famiglia (18%).

Nella distinzione di genere sono i ragazzi quelli cheindicano con più frequenza il lavoro come condizioneper costruire una famiglia, mentre le ragazze hanno,invece, una particolare sensibilità verso l’aspetto lavora-tivo quale strumento con cui mettere a frutto gli studicompiuti e per acquisire una maggiore indipendenza.

La realizzazione dei progetti è il fattore più rilevanteper i ragazzi della fascia intermedia di età. Per gliunder 18 raggiungere l’indipendenza economica dal-la famiglia è sicuramente l’obiettivo più accattivante.Per la coorte dei trentenni è l’opportunità di mettere afrutto le proprie capacità lo stimolo principale.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 12 :: 142

Dicono:‘Io non parto dal presupposto che un laureato sia meglio di un diplomato, ma in certi casi può avere una mentalità un po’ più aperta, può portare un’innovazione… Certo che uno che viene fuori dall’università non ha esperienza, però non viene considerato… Non glie ne frega niente di avere un laureato, l’importante è avere uno che subito si metta, faccia, esegua…’

Gli obiettivi da conseguire attraverso il lavoro:

indipendenza economica 31%

realizzare i progetti 25%

la possibilità di crearsi una famiglia 25%

mettere a frutto le proprie capacità 16%

18-24 :: 31%

25-34 :: 22%

maschi :: 22%

femmine :: 13%

laureati :: 26%

Dati completi Tabella 76 in appendice

12.9 Il lavoro come valore?

Il lavoro è un valore. Per i giovani trevigiani illavoro non è solo un valore in sé è lo strumen-to per sé, per la realizzazione di se stessi.

La componente ideale nella concezionedel lavoro è alta. Il 54% dei giovani trevi-giani riconosce nel lavoro l’ambito di rea-lizzazione delle proprie aspirazioni e que-sta modalità di risposta è sottolineatasoprattutto dai laureati (76%).

Come è ovvio, i più freddini su questaposizione sono gli under 18 anni, mentrele altre fasce di età e uomini e donne sononettamente schierati su questo fronte.

Una visione più oggettiva del lavoro emeno idealistica coinvolge, tuttavia, unsegmento non secondario della societàgiovanile trevigiana.

Per il 21% dei giovani il lavoro è unanecessità (specie per le ragazze, 24%).

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 12 :: 143

Dicono:‘… Va bene cambiare posto di lavoro, ma bisogna mantenere una certacoerenza con quello che si è studiato…’

I contenuti valoriali del lavoro:

2nessuna di queste

21 è una necessità

è un modo per fare soldi

54è lo strumento per realizzare le aspirazioni

laureati :: 76%

è un modo per contare11

maschi :: 10%

femmine :: 15%

11

maschi :: 13%

femmine :: 7%

Vi è poi una fascia importante che interpreta illavoro come fonte di successo. In questa area rien-trano sia quelli che vedono nel lavoro lo strumentoper fare soldi (11%), sia quelli che lo considerano unmodo per contare nella società (13%). In questa ulti-ma fascia rientrano soprattutto le ragazze. Il 15%delle intervistate, infatti, sottolinea il ruolo e la funzio-ne del lavoro come strumento per contare, per esse-re qualcuno.

Fare soldi, invece, è un fattore di interesse inversa-mente proporzionale al crescere dell’età, e coinvolgesoprattutto i maschi e meno le ragazze.

Dati completi Tabella 77 in appendice

Capitolo 13

Nel vortice dei mediaI giovani e l’informazione

Lo spettacolo non coincide … con la sfera delleimmagini o con ciò che chiamiamo oggi media:esso è un rapporto sociale fra persone, mediatoattraverso le immagini.G. Debord, La società dello spettacolo

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 13 :: 144

13.1 I mezzi di informazione

Teledipendenti, leggono i giornali e mediamente inter-nettizzati.

I giovani trevigiani hanno un alto rapporto con la Tv,ma appaiono anche dei buoni lettori di giornali.

Il 66% dei ragazzi e delle ragazze della Marca leggeun quotidiano e sono più ragazze che ragazzi. La distri-buzione dei lettori, inoltre, è correlata positivamentecon il titolo di studio (80% dei laureati) e conosce unapunta nella fascia di età intermedia (18-24 anni).

Sono pochi i ragazzi che affermano di non leggere maiun giornale durante la settimana. I cosiddetti non lettori olettori occasionali, ammontano a circa il 25% del cam-pione giovanile, mentre i lettori assommano al 75%.

Un terzo del campione legge il giornale tutti i giorni,in particolare lo fanno i rispondenti con un’età compre-sa tra i 25 e i 34 anni; una quota sostanziale (il 43%)lo legge qualche volta durante la settimana e questocomportamento è più accentuato tra le ragazze e lacoorte 18-24 anni.

I giornali più letti sono il Gazzettino (48%) e laTribuna (28%), seguiti dal Corriere della Sera (20%),e dalla Repubblica (12%).

Settimanali e mensili sono più letti dal segmentofemminile.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 13 :: 145

Dicono:‘… Sono e siamo ossessionati dai media… I ragazzi devono comprare tutto quello che vedono…’

I mezzi di informazione più utilizzati:

televisione 88%

giornali 66%

femmine :: 92%

15-17 :: 93%

15-17 :: 93%

laureati :: 80%

internet 45%

universitari :: 68%

radio 48%

femmine :: 50%

Dati completi Tabella 78 in appendice

13.2 Troppa televisione

La televisione è guardata dall’88% dei giovani di Treviso, conpunte del 92% tra le ragazze e del 93% tra gli under 18.

Quasi la metà del campione in una giornata tipo guarda la tele-visione per 1 o 3 ore (67%). I più piccoli generalmente la guarda-no per tempi più lunghi (vi è una quota del 20% degli under 18che arriva a stare davanti al televisore oltre tre ore al giorno).

Il telegiornale che riscuote maggior successo tra i giovanidella Marca è il tg5 (46%) con uno stacco percentuale di qua-si trenta punti dal secondo in ordine di selezione (tg1).

Scarso è l’interesse per tg4 e Tg2, mentre tg3 e studio aper-to riscuotono un 10% di consensi entrambi.

La rete e la radio vengono scelti da un 45% circa di giovani allaricerca di informazioni, ancora con una significativa importanzadalla coorte dei 18-24enni. Nella divisione di genere le ragazzepreferiscono la radio (50%), mentre i ragazzi internet (50%).

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 13 :: 146

Dicono:‘Guardate meno la TV perché abbiamo messo le ragazze che cercano di copiare e attraverso la Tv si arriva ad alcuni atteggiamenti che si hanno…’

oltre le tre ore10

da 1 a 3 ore67

Ore TV al giorno:

non guarda la tv 1

meno di un’ora 22

Dati completi Tabella 79 in appendice

13.3 Libri, leggere senza esagerare

Il 15 per cento dei ragazzi della Marca non compralibri per sé. I non lettori sono compresi, soprattutto,nella fascia tra i 18 e i 24 anni e sono significativa-mente più uomini che donne (21% di non lettori tra imaschi e solo 9% tra le ragazze).

Il 39% degli interpellati acquista meno di cinquelibri all’anno, mentre la fascia dei lettori, coloro cheacquistano più di dieci libri all’anno annovera tra lesue fila il 23% dei giovani trevigiani, soprattuttoragazze (27%) e over 25 anni (26%).

Le ragazze si dimostrano, pertanto, più assiduenella lettura ed anche in questo caso la quantità dilibri è direttamente proporzionale all’elevatura deltitolo di studio.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 13 :: 147

Dicono:‘Opportunità di lavoro ce ne sono tante, culturali meno…’

tra 5 e 10 l’anno23

oltre 10 l’anno23

Acquistano libri:

non compra mai 15

meno di 5 l’anno 39

Dati completi Tabella 80 in appendice

13.4 Internet e tecnologia

Usare internet è un’azione quotidiana per un terzo delcampione, in modo particolare per la coorte dei tren-tenni e per titolo di studio elevato. Il 23% si colloca,invece, all’estremo opposto, cioè alla totale mancanzadi utilizzo e in questa fascia troviamo una sovra-rap-presentazione femminile. Per il segmento degli under18 la norma è utilizzarlo un paio di volte la settimana.

Decisamente in confidenza con la tecnologia, laquasi totalità del campione possiede un telefono cel-lulare. Altrettanto diffusi sono i lettori di CD e i video-registratori. Ad un livello comunque alto di diffusionesi trovano il pc da tavolo, il collegamento ad internete il CD ROM. Masterizzatore e lettore DVD sonoposseduti dalla metà del campione e su percentualiintorno al 30% troviamo il lettore MP3, il pc portati-le, la macchina fotografica digitale e la videocamera.

Questa capillare diffusione di beni tecnologici èsenza dubbio una misura indiretta, ma affidabile, dellivello di benessere di questi ragazzi.

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 13 :: 148

Dicono:‘Creare dei punti d’incontro… Io sento i ragazzi che si lamentano perché non sanno dove andare la domenica pomeriggio…’

Uso di internet:

tutti i giorni 30%

ragazze :: 19%

ragazzi :: 39%

under 18 :: 9%

over 25 :: 33%

non usa internet 23%

ragazze :: 30%

ragazzi :: 16%

under 18 :: 14%

over 25 :: 30%

Dati completi Tabella 81 in appendice

I figli del benessere :: Parte seconda/Capitolo 13 :: 149

Appendice A

I risultati dei focusgroupdi Silvia Sbisà

I figli del benessere :: Appendice A :: 150

Sintesi

I due gruppi analizzati nella presente indagine si sonorivelati molto diversi, sia per il tipo di dinamica che han-no sviluppato durante la discussione sia per la capaci-tà di analisi degli argomenti proposti. Queste differen-ze che dipendono, in parte, dall’età anagrafica, ma nonsi possono ridurre solo a questa, riguardano soprattut-to la peculiarità del gruppo dei più maturi. Infatti, i par-tecipanti più maturi si sono dimostrati particolarmentebrillanti e culturalmente preparati per una discussioneapprofondita ed un’analisi critica del mondo giovanile,in particolare, e della società trevigiana, in generale.

Dall’indagine emerge una situazione giovanilecomplessa e condizionata da un contesto socia-le in profonda evoluzione. I valori che sono stati tra-smessi alle generazioni attuali sono soprattutto quellicattolici, assieme al valore del lavoro ed al forte radica-mento sul territorio. Tuttavia la percezione che i giovanihanno del loro mondo è diversa e si configura come uninsieme di apparenza, benessere e vizi.

Le certezze trasmesse dai genitori sono statemesse in dubbio, in modo repentino e profondamen-te, dal fenomeno immigratorio, ma anche da unbenessere diffuso che li ha indotti all’apatia e all’o-mologazione. La sensazione che la società trevigianatrasmette ai giovani è la tendenza ad un elevatogrado di conformismo basato sul possesso dioggetti status symbol, che bollano chiunque non simetta al passo.

La famiglia rimane il punto fermo dei giovani tre-vigiani. Rappresenta una certezza, un posto in cuirifugiarsi e in cui si cerca di rimanere il più a lungopossibile.

L’immigrazione è il tema che più preoccupa edisorienta i giovani. Per il problema, che secondo ilgiudizio dei partecipanti non è stato affrontato nelmodo adeguato a livello istituzionale, non si vede unasoluzione, se non quella di lasciar fare al tempo e alleseconde generazioni di immigrati.

I giovani, proiettati in una realtà globalizzata, siritrovano oggi disorientati e incapaci di gestire questicambiamenti. Difficoltà imputabile ad una scarsa pre-parazione sociale e culturale, che determina un atteg-giamento di chiusura, rassegnazione o incertezza nelfuturo. La scarsa attenzione verso la cultura èuna delle principali mancanze della provincia, che siriflette in tutti gli ambiti. Anche la spiccata capacitàimprenditoriale dei trevigiani potrebbe essere miglio-rata da un incremento della preparazione culturale.

Analisi dei risultatiLa quotidianità“a parte studiare ho tanti interessi”

Il gruppo dei partecipanti più giovani era comportoesclusivamente da studenti. Per tutti il tempo è scan-dito dagli impegni scolastici ed anche molte attivitàextra scolastiche (soprattutto attività sportive). Il tem-po libero scarseggia e viene utilizzato prevalente-mente per uscire con gli amici.

La maggior parte dei partecipanti si considera sod-disfatta delle scelte scolastiche e della strada forma-tiva intrapresa. Solo ragazzi non intendono intrapren-dere la professione per cui stanno studiando.

…io di tempo libero ne ho molto poco…lavoro ilvenerdì pomeriggio e il sabato…(F-gruppo giovani)…adesso prendo il diploma per avere la qualifica inmano, ma pi mi piacerebbe fare la barista…(F-grup-po giovani)…ho cambiato scuola, non sono contento, non mipiace il lavoro di ragioniere…(M-gruppo giovani)

Il gruppo dei più maturi era composto da personemolto impegnate e con molteplici interessi: di carat-tere culturale (casa editrice, insegnare musica, realiz-zazione di cortometraggi, organizzazione di un corsodi fotografia, ecc.), sociale (sindacato, animazioneper bambini) e sportivo (snowboard, sci, nuoto, ecc.).

I figli del benessere :: Appendice A :: 151

…faccio un lavoro a turni…nel tempo libero porto avanti un’altra professione…sonodiplomato in due strumenti…insegno musica…questo mi riempie la giornata, ma ancheculturalmente e il rapporto con gli allievi…faccio ciclismo, trekking…sono inserito nelsindacato…sono un delegato aziendale…(M-gruppo maturi)…mi sono data allo sport ultimamente: faccio nuoto e sci…poi sto prendendo dellelezioni private di pianoforte…mi piace leggere…(F-gruppo maturi)…a parte studiare ho tanti interessi…la musica da ascoltare, poi scrivo poesie, sto con-cludendo il mio primo cortometraggio…poi sport: faccio palestra, d’inverno snow-board…(M-gruppo maturi)

…ho appena finito di girare un corto… scrivo da un pezzo, ho una piccola casa editri-ce che pubblica cose sperimentali… sperpero così i soldi che guadagno lavorando…mipiace viaggiare, leggo un sacco… sto cercando di imparare a suonare il pianoforte…(M-gruppo maturi)…essendo studente la mia vita cambia da mese a mese…faccio snowboard, ma è unosport molto costoso…volevamo avviare con un gruppo di 10/12 persone un corso difotografia…passo un pò di tempo a lavorare su macchine e moto vecchie…(M-gruppomaturi)…la nascita del bambino ha assorbito quasi tutto il mio tempo…molte cose che facevoprima sono state accantonate…mi piace la lettura, prima sciavo, suono il pianoforte, misono laureata…(F-gruppo maturi)

Il gruppo dei più maturi si dichiara piuttosto soddisfatto delle scelte lavorative e formati-ve effettuate, a parte in un caso. Rispetto all’altro gruppo si dà più importanza al tempolibero e alla voglia di fare cose per se stessi. …io non sono soddisfatto del lavoro che faccio…lavoro solo per cercare di non lavora-re più tra tre anni…(M-gruppo maturi)…sono contenta per alcune scelte…fare una famiglia e avere un figlio era un mio desi-derio prioritario…in questo momento avrei il desiderio di avere qualcosa di mio, che inquesto momento non riesco a trovare…(F-gruppo maturi)…l’importante è migliorare la qualità della vita…(M-gruppo maturi)…il lavoro d’ufficio che faccio mi piace molto, però è molto impegnativo…(F-gruppomaturi)…vorrei andare all’estero e continuare gli studi li, specializzarmi…(M-gruppo maturi)…spero di trovare un lavoro che mi realizzi, non mi interessa di guadagnare tanto opoco, né dove, e non mi interessa neanche che sia affine con gli studi che ho fatto…glistudi vanno sempre bene come cultura personale…(M-gruppo maturi)

L’universo giovani

“sono acerbi”

Nel gruppo dei più giovani emerge una difficoltà diastrazione e di analisi dell’universo giovanile, le cuidinamiche vengono riassunte in una polarizzazionesemplicistica e dai contorni non ben definiti. I giova-ni, secondo questa visione sarebbero “sbandati” otroppo “tranquilli”, privi di principi o con dei valorimolto saldi, menefreghisti o impegnati. In generalenon emerge una visone globale dell’universo giova-nile. I partecipanti si considerano più vicini al polopositivo delle descrizioni.

Da queste estremizzazioni si possono cogliere, dauna parte, le caratterizzazioni tipiche del vissuto ado-lescenziale, ma anche un disagio della popolazionegiovanile che si evidenzia con una generale indiffe-renza e apatia e con un generale l’abuso di sostanze.

…ci sono due estremi, non c’è una via di mezzo oc’è gente alcolizzata, perché i trevigiani sono così oc’è gente che non fa niente, che sta sempre a casa,il sabato a casa…(M-gruppo giovani)…una parte dei giovani è priva di principi e immatu-ra…non trovano interesse per nulla, sono disinteres-sati per qualsiasi cosa, anche di cose che riguarda-no il oro futuro…menefreghisti, alcolizzati, drogati,che pensano solo al divertimento…altri invece han-no voglia di fare e di crescere…(F-gruppo giovani)…fortunatamente penso di conoscere delle perso-ne che hanno dei valori e pensano anche a divertir-si, ma chi ha finito la scuola ha già trovato un lavo-ro…(M-gruppo giovani)…si ribellano a scuola e contro le regole in genera-le…(F-gruppo giovani)…non si possono descrivere con un aggettivo sonotutte persone diverse…(F-gruppo giovani)

Anche dalla discussione del gruppo dei più maturi

I figli del benessere :: Appendice A :: 152

emerge una visone pessimistica del mondo giovani-le. I partecipanti si sono posti in una prospettiva dianalisi outgroup, che rende più semplice l’astrazionee la generalizzazione. I giovani tervigiani sono, dalloro punto di vista, acerbi e incapaci di gestire unatrasformazione sociale molto complessa attualmentein atto. Infatti, secondo alcuni partecipanti, la socie-tà trevigiana sta attraversando un momento di trans-izione che spinge i giovani ad uscire da un contestoprovinciale e li proietta ad una realtà globalizzata. Ladifficoltà nel gestire questo cambiamento dipendedalla scarsa preparazione sociale e culturale, chedetermina un atteggiamento di chiusura, rassegna-zione o incertezza nel futuro.

…sono acerbi…Treviso nel contesto del PaeseItalia o nel Nord Est se vogliamo circoscrivere unpo’ la zona è la punta di un iceberg, forse è la par-te più visibile, più esasperata del comportamentotipico di una gioventù, che non voglio definire bor-ghese, perché è un termine che mi sa di antico, maè qualcosa in evoluzione, che è un’evoluzione chein questo momento non sono in grado di governa-re…è una situazione di transito da un contesto pro-vinciale a uno più contestualizzato a livello globa-le…(M-gruppo maturi)

…c’è una mancanza di background per via dell’e-strazione di una socialità tradizionalista delVeneto…questo stare con i piedi piantati in quelloche è circondato dalle mura di Treviso e comunqueessere proiettati ad una visione del mondo che èmolto più ampia crea un bilanciamento di atteggia-menti che non è calibrato per le persone che abita-no nel Veneto oggi nel 2004 e che hanno dai 16 ai20 anni…(M-gruppo maturi)

La discussione del gruppo passa immediatamentead un’analisi in chiave politica della situazione giova-nile. La maggioranza dei giovani sarebbe, secondo

questo punto di vista, schierati a destra, anche se le loro convinzioni politiche nonsono frutto di una scelta meditata, ma piuttosto di una superficiale adesione alla cor-rente che meglio ha colto il malcontento degli abitanti della provincia. Una delle cau-se di questo fenomeno viene attribuita alla scarsa preparazione culturale dei giovani.

…sono schierati politicamente a destra e culturalmente nei campi…(M-gruppomaturi)…la destra qui viene dalla campagna e questi ragazzi vengono presi in giro, gli ven-gono dette certe cose e loro si schierano da una parte…la destra estrema si impo-ne più della sinistra…(M-gruppo maturi)…a Treviso ci sono le scuole di destra e di sinistra…(M-gruppo maturi)…io non noto l’aspetto politico nei giovani, che secondo me è anche un limite…sene fregano della politica e si lasciano trascinare dalla campagna elettorale, ma soloa livello superficiale…(F-gruppo maturi)…loro votano quello che ha fatto più pubblicità…(M-gruppo maturi)

Le forti radici cattoliche della provincia di Treviso e del Veneto in generale sono unadelle cause della situazione attuale. Alcuni partecipanti analizzano le motivazioni del-le scelte politica della società trevigiana anche dal punto di vista storico.…nel complesso si, però bisogna andare a vedere nel profondo e ci sono delle nic-chie in cui ci sono dei giovani che possiamo essere noi…in generale sono un fiàsomari, se gli dicono ”fai così”, loro fanno così, non è che pensano: “perché stofacendo così?”…prima si votava DC perché il prete diceva di votare DC…(M-grup-po maturi)

…se vogliamo andare un po’ più indietro del discorso “vota DC”, il Veneto è sem-pre stata una regione bianca…fra Cavour e gli amici intellettuali sabbaudi pensa-vano a Torino, Genova, Milano e il triangolo industriale, tutto il resto era fuori, quin-di il contadiname del Nord Est…era tagliato fuori anche dallo sviluppo intellettua-le del Paese quando c’è stata la crisi agraria alla fine nel 1880, l’unica presenzasul territorio era la Chiesa e quindi è nato da lì questo legame, quindi prima di miopadre, tuo padre, ecc…(M-gruppo maturi)

La società trevigiana è caratterizzata da una spiccata capacità imprenditoriale, cheperò non viene supportata da una preparazione culturale adeguata. La praticità deitrevigiani li portati a realizzare grandi successi a livello imprenditoriale e iniziativeculturali che però vengono definite “commerciali”. Ma questo è insufficiente.Manca, secondo i partecipanti, un’attenzione alla cultura fine a se stessa e che lavalorizzi in quanto tale.

I figli del benessere :: Appendice A :: 153

…di recente ho letto un libro che si chiama “Schei”di Stella che fa un’analisi dello sviluppo sia cultura-le sia industriale del Veneto e della provincia diTreviso dove ci sono le aziende come la Diesel, laBenetton, e indica come ci sia questa capacitàimprenditoriale, che allo stesso tempo ha di baseuna scarsa cultura…(F-gruppo maturi)…a poco che serve che uno abbia studiato, se nonsa che farsene…(M-gruppo maturi)…quelli della provincia sono più pratici…(M-gruppomaturi)…l’aspetto pratico dei trevigiani lo vedi proiettato inBenetton o nella De Longhi, che l’unica cosa di cul-turale che riescono a vedere davanti al loro naso èrestaurare le mura, per metterci l’impalcatura e soprala pubblicità…non gli viene in mente di restaurare unpalazzo e farci sette piani di biblioteche…questo ti facapire come in Veneto c’è sempre un nesso tra quel-lo che fai e quanto ti torna, non c’è mai nulla a fon-do perduto in Veneto…(M-gruppo maturi)

Il benessere tipico della società della Marca è unulteriore elemento che incide sul modo di essere deigiovani. L’adagiarsi e il disinteresse sono tratti chederivano da questo “avere tutto e troppo”. La socie-tà spinge ad un elevato grado di conformismo basa-to sul possesso di oggetti status symbol, che esclu-dono chiunque non si adegui.

…i nostri giovani si adagiano in tutte le cose chefanno, mentre noto che i bambini extracomunitarihanno una potenzialità enorme…manca la curiositàai nostri ragazzi…forse è la povertà che fa leva perun futuro migliore, i nostri stanno già benissi-mo…(M-gruppo maturi)…ho avuto a che fare con i giovani perché ho fattodei gruppi di animazione…Treviso è molto provin-ciale come mentalità e si vedono gli effetti della ric-chezza e del boom economico che c’è stato…spes-so i ragazzi hanno tantissimi beni materiali…proba-

bilmente questo li rende un po’ superficiali…c’èperò ancora molta sensibilità e attenzione ai valoriumani e c’è anche una ricerca di amicizia…c’èanche un senso di vergogna, di non apparire in uncerto modo…ho sentito commenti pazzeschi e seuna persona in classe non ha determinati jeans oscarpe viene veramente bollata…(F-gruppo maturi)

Tuttavia, l’immagine dei giovani descritta dai parteci-panti al gruppo dei maturi non è così negativa. Ci sonoanche delle nicchie che si salvano. Giovani, come glistessi partecipanti, sono attivi, pieni di interessi eosservano attentamente i cambiamenti della società.

Gli aspetti positivi del mondo dei giovani trevigia-ni sono una tendenza ad elevare il livello di istruzio-ne, la forte presenza nelle associazioni di volontaria-to e l’adesione a valori come la famiglia.

…comunque non sono tutti somari, ci sono dellenicchie che si salvano…come noi ad esempio…(M-gruppo maturi)…non dovrebbero essere evidenziati sono gliaspetti negativi…(F-gruppo maturi)…forse perché io ho frequentato l’università, secon-do me la scolarità nella provincia è elevata…(F-gruppo maturi)…il livello culturale si è molto elevato negli ultimianni…Belluno, che era storicamente una delle zonepiù depresse culturalmente, oggi è considerata unadelle città più vivibili …(F-gruppo maturi)…più ci si avvicina a Treviso il livello culturale èsuperiore, mentre più ci si allontana decresce…(F-gruppo maturi)…infatti, la percentuale di volontariato che c’è inVeneto è molto elevata e la maggior parte sonoragazzi…(M-gruppo maturi)…credo che ci siano ancora dei valori come quellodella famiglia…(F-gruppo maturi)

I figli del benessere :: Appendice A :: 154

I tipici fenomeni di aggregazione giovanile si ritrovanoanche nelle percezioni dei partecipanti al gruppo deigiovani. Sono state individuate una serie di tipologieche si differenziano soprattutto per il tipo di abbiglia-mento e la musica ascoltata. Nessuno dei parteci-panti, però, si riconosce nelle tipologie elencate.

…i dark, i punk…(F-gruppo giovani)…i truzzi ascoltano musica tecno, sono tutti firmati,occhiali strambi, con i capelli sparati…(F-gruppogiovani)…i centrini che ascoltano musica house, (più tran-quilla della tecno) tutti tirati…(M-gruppo giovani)…i truzzi sono più stravaganti, in certe discoteche livedi girare con i cucci…(F-gruppo giovani)…i punka bestia, sono quelli sporchi, capelli buttalilà…(M-gruppo giovani)…i rapper, ma sono stranieri…(M-gruppo giovani)

L’importanza dell’apparire viene giudicata fondamen-tale nella società trevigiana. Uno degli estremi è rap-presentato da una tipologia di giovani, propriamentedefiniti da un partecipante, “ragazzi fotocopia”, per iquali stare al passo con la moda è indispensabile.Senza andare fino a questi estremi il gruppo ritieneche curare la propria immagine aiuta e influenza lariuscita in alcuni contesti.

…se devo dare una valutazione è 8-9…(M -gruppogiovani)…presentarsi bene è molto importante…(M -grup-po giovani)…se cerchi un lavoro e sei vestito male, hai i capel-li messi male non ti prenderanno mai…se sei vesti-to bene, ti presenti bene, hai più possibilità…(M -gruppo giovani)…ci sono persone che vanno dietro allemarche…sono tipo ragazzi fotocopia…poi ci sonoquelli che non seguono questa tendenza, che sivestono come gli capita però senza essere trasan-

dati…(M -gruppo giovani)…dipende anche dal luogo di lavoro in cui ti presenti…se fai un colloquio in ban-ca devi per forza vestirti in un certo modo…diventi un clone alla fine clone giaccae cravatta…(M -gruppo giovani)…non occorre essere firmati per sentirsi bene…(F -gruppo giovani)…se una cosa è bella, è bella anche se non è firmata…(M -gruppo giovani)

La comunicazione attraverso il corpo piace, ma solo nelle modalità meno cruenti. Ilpiercing e tatuaggi piacciono perché poco appariscenti, ma il branding e il cuttingnon sono accettati, poiché le comportano un grado di trasgressione e sofferenzafisica maggiore. Nessuno dei partecipanti ha fatto dei tatuaggi e solo uno dichiaradi aver intenzione di farlo in futuro, mentre solo un soggetto porta il piercing.

…alcune cose sono belle, altre meno…il piercing può stare bene a qualcuno,anche se è diventata una moda, ce l’hanno tutti…i tatuaggi sono una cosa più per-sonale, mentre il cutting e il branding sono veramente una porcata…(M -gruppogiovani)…diciamo che anche se ti fai un tatuaggio non devi andare sul pesante…se vai sulpesante e poi ti scopri fai anche un po’ schifo…(M -gruppo giovani)

Il discorso dei modelli porta la discussione sul tema delle posizioni politiche. Ladistinzione destra-sinistra tra i giovani sembra essere molto superficiale e gli idealia cui si rifanno alcuni servono soltanto a dare una nota di colore.

…c’è ancora la distinzione destra- sinistra, ma molti lo fanno senza capire cosasignifica…(M -gruppo giovani)

…alcune persone hanno altri miti tipo Che Guevara…i comunisti…(M -gruppogiovani)

I figli del benessere :: Appendice A :: 155

I punti di riferimento

“ le persone che mi hanno sempre aiutato a crescere”

I punti di riferimento dei partecipanti più giovani sono soprattutto i genitori e gli insegnan-ti. Questo è singolare, poiché è fisiologico per gli adolescenti attraversare un momentodi rottura e allontanamento dalla famiglia. Per alcuni dei partecipanti questo momento èstato superato, per altri non è mai avvenuto.

…le persone che mi hanno sempre aiutato a crescere e mi hanno dato qualche insegna-mento…(F -gruppo giovani)…mio padre, che ammiro tantissimo per i valori che mi ha trasmesso, l’onestà innanzi tut-to…poi a livello culturale ho una professoressa che ammiro tantissimo e vorrei avere quel-lo che ha lei come testa…(M -gruppo giovani)…io ammiro mia mamma e vorrei diventare come lei da grande…(F -gruppo giovani)

Emerge chiaramente un ulteriore tratto tipico dell’età adolescenziale che riguarda lavoglia di crearsi un’identità propria, senza il bisogno di essere influenzati da modelli. Larealizzazione di sé nel gruppo viene associata alla riuscita nel lavoro, ed in particolare allacreazione di un’attività propria.

…vorrei riuscire a crearmi una mia identità a discapito di quello che dicono glialtri…riuscire a distinguermi per qualcosa…(M -gruppo giovani)…non ho punti di riferimento precisi…(M -gruppo giovani)…ammiro molte persone, ma alla fine loro si sono costruiti una carriera e io no…vedo quel-lo che hanno fatto loro e poi cercherò di seguire una mia strada…(M -gruppo giovani)

Il gruppo dei maturi si dimostra molto più critico sul tema dei punti di riferimento dei gio-vani. Emergono gli stereotipi per cui i giovani sarebbero influenzati soprattutto da perso-naggi dello spettacolo e dello sport. A loro avviso l’influenza dei media è deleteria per losviluppo dei giovani.

…mettiamo li calciatori e veline e non se ne parla più…(M-gruppo maturi)…sono e siamo ossessionati dai media…i ragazzi devono comprare tutto quello chevedono…(M-gruppo maturi)

A differenza di quello che è emerso nel gruppo dei giovani, i più maturi credono che cisia un conflitto generazionale molto forte.

…credo che non ci sia mai stato un periodo in cui lo scarto generazionale è esaspera-to come adesso…(M-gruppo maturi)

Gli obiettivi per il futuro

“un lavoro, formare una famiglia”

Gli obiettivi per il futuro riguardano, in primo luogo, illavoro. Come è stato già menzionato, la realizzazionepersonale dipende molto dall’aspetto lavorativo.Alcuni intervistati evidenziano il fatto che un lavoroqualsiasi non basta, ma deve anche piacere e diver-tire. I ragazzi non vogliono ripetere l’esperienza degliadulti che hanno speso la vita esclusivamente a lavo-rare. …l’obiettivo principale è legare al lavoro il divertimen-to…anche lasciarsi del tempo libero, ma bisognaavere delle risorse, dei soldi…(M -gruppo giovani)…spero di fare qualcosa che mi piaccia…esserericco, per modo di dire, anche se uno ha molti sol-di non è veramente ricco perché gli tocca stare die-tro alla propria fabbrica, al proprio lavoro per 16 oreal giorno, dove hai il tempo per fare qualcosa?…(M-gruppo giovani)…spero di trovare un lavoro che mi piaccia e che midia delle soddisfazioni…(F -gruppo giovani)…mi piacerebbe andare all’estero, in America, faremedicina e specializzarmi in neurologia…ma èimpossibile…a livello di possibilità economiche…selo vorrò fare dovrò sgobbare come un pazzo…(M -gruppo giovani)

Un altro obiettivo primario per i giovani è formare unafamiglia e sono in particolare le ragazze a sognarlo.…vorrei formare una famiglia…(F -gruppo giovani)…vorrei essere una persona onesta, un lavoro, for-mare una famiglia…(M -gruppo giovani)

I figli del benessere :: Appendice A :: 156

L’amicizia e il divertimento

“il divertimento va bene, ma entro certi limiti”

L’amicizia è uno degli aspetti fondamentali della vitadei giovani trevigiani. I più giovani frequentanosoprattutto amici dello stesso sesso ed escono sem-pre in gruppo. I punti di incontro sono locali come ibar e i pub e molto meno le discoteche.

…mi è capitato di avere un’amica che poi si era inte-ressata a me e si arrabbiava se le parlavo di altreragazze che mi piacevano…(M-gruppo giovani)…usciamo magari in un bar, un pub, non in discote-ca…(F-gruppo giovani)…i punti di incontro sono al bowling, davanti allachiesa, ai parchi…(M-gruppo giovani)

Con gli amici si parla di tutto e si affrontano gli argo-menti più disparati.…quando siamo con gli amici parliamo, ridiamo, par-liamo di scuola, dei professori…(M-gruppo giovani)…parliamo di sesso…(M-gruppo giovani)…parliamo di calcio…(M-gruppo giovani)… parliamo di vacanze…(F-gruppo giovani)

Stare con gli amici è di per sé un divertimento. Farecose diverse e trasgredire sono aspetti fondamentalidel divertirsi. Da parte delle ragazze del gruppo èemersa una tendenza a porre dei limiti a quello che sipuò fare.

…il divertimento è quando si sta bene…stare conpersone che non rompono…gli amici…(M-gruppogiovani)…fare cose che non si fanno tutti i giorni…(F-grup-po giovani)…ubriacarsi ogni tanto…(M-gruppo giovani)…il divertimento va bene, ma entro certi limiti…(F-gruppo giovani)

L’argomento dell’uso di sostanze è stato affrontato in modo indiretto, par-lando soprattutto degli altri. L’uso di alcol e di sostanze stupefacenti vie-ne considerato molto diffuso, ma nessuno dei presenti ammette di farlo.Tutti conoscono persone che fanno uso di droga e la cocaina sembra lapiù diffusa. Quattro partecipanti dicono di aver provato le droghe legge-re e solo due ragazzi si dichiarano favorevoli agli spinelli. L’opinione gene-rale è che provare per divertirsi può capitare, ma l’importante è non pren-dere il vizio.

…quando si fanno le grigliatine e giù rosso a fiumi…(M-gruppo giovani)…da parte nostra si privilegia il vino alle droghe…(M-gruppo giovani)…un conto è drogarsi, tirare su o farsi in vena e un conto è fumare lospinello…è come fumare una sigaretta…(M-gruppo giovani)…a me sembra che i neuroni partono di più quando ti fumi un cannoneche quando fumi una sigaretta…(F-gruppo giovani)…provare per divertirsi va ben…solo se sei certa che non prendi ilvizio…(F-gruppo giovani)…conosco gente che si fa di coca…è gente che ha i soldi e che peruscire il sabato sera ha 100-200 euro…(M-gruppo giovani)…qui a Treviso sembra legale l’uso di droghe leggere, si può fumaredappertutto…(M-gruppo maturi)

Per quanto riguarda l’approccio con l’altro sesso le ragazze hanno unapproccio più indiretto, mentre i ragazzi sono più diretti e ostentano sicu-rezza. Viene preferito l’approccio individuale. I rapporti di coppia sonovissuti in modo serio e come impegni concreti. Solo una minoranza diragazzi giudica non consono all’età vivere un rapporto serio de esclusivo.

Il matrimonio è un valore molto importante, anche se la convivenza vie-ne considerata un periodo di prova oggi normale. Le ragazze sono piùinclini a volersi formare una famiglia e a volerlo fare prima, rispetto airagazzi. Emerge l’ideale del vero amore e del rapporto in cui gli individuisi completano.

…secondo me a 18 anni avere una storia seria è un po’ presto…(M-gruppo giovani)…se ho trovato una persona seria, che mi fa star bene, perché devolasciarla per una che magari non mi rispetta…sto bene e non vedo per-ché dovrei cambiare questa situazione…(F-gruppo giovani)…finché va va…(M-gruppo giovani)…è meglio la convivenza prima, per conoscere meglio la persona e le abi-

I figli del benessere :: Appendice A :: 157

tudini che ha, perché magari dopo ti trovi la sorpre-sa…(F-gruppo giovani)…vorrei farmi una famiglia molto presto…(F-gruppogiovani)…una famiglia il più tardi possibile…(M-gruppo gio-vani)

I rapporti sessuali occasionali sono molto frequentitra i giovani. Anche in questo caso sono le ragazzedel gruppo che condannano questi atteggiamenti eli giudicano infantili e superficiali. L’influenza dei valo-ri cattolici emerge anche da queste posizioni.

…il rapporto sessuale rispecchia il rapporto di cop-pia…(F-gruppo giovani)…secondo me dovrebbe essere un sopraffarsi reci-proco…non si deve essere troppo uguali…(M-grup-po giovani)…il sesso ha molta importanza nel rapporto…biso-gna essere complici…(F-gruppo giovani)…per me è infantile e inutile farlo con una personache incontri per la prima volta…a arte i rischi checomporta…(F-gruppo giovani)…il sesso fuori dal matrimonio non è peccato, madipende dalla persona con cui lo fai…(F-gruppogiovani)

Il rapporto con la famiglia

“ ho un bel rapporto perché anch’io ho accettato le regole”

La maggior parte dei partecipanti dichiara di avere un buon rapporto con i genitori. Emerge l’assenza delletipiche tensioni adolescenziali in famiglia, che per alcuni sono state solo una fase transitoria. Il modello difamiglia ideale è quella propria, che è caratterizzata dal rispetto, parità dei diritti e dei doveri. Nessuno deipartecipanti ha genitori divorziati. La tendenza è quella di rimanere a casa il più possibile. Nel gruppo deimaturi, invece, si esprime il dubbio che questo sia solo un discorso di facciata.

…rapporto splendido…i valori che mi hanno trasmesso li considero molto importanti…ho un bel rappor-to perché anch’io ho accettato le regole…(F-gruppo giovani)…i problemi ci sono solo per l’uscire…(F-gruppo giovani)…litighiamo per le solite banalità…(M-gruppo giovani)…i miei sono diversi da me, pensano solo ai loro anni a cosa facevano loro…io voglio andare via perchévoglio vivere una vita mia…(M-gruppo giovani)…spero di stare il più possibile con i miei genitori per poi sposarmi e riuscire a farmi una vita mia…(F-gruppo giovani)…per quanto riguarda la famiglia c’è un discorso di facciata, poi nella realtà è diverso…(M-gruppo maturi)

I giovani all’apparenza si sentono compresi e accettati dai genitori, ma emergono anche affermazioni che fan-no pensare il contrario quando si chiede loro di immedesimarsi nel ruolo di genitori. Il quadro che emerge daalcune dichiarazioni è quello di ragazzi incompresi, con genitori che si intromettono troppo nella loro vita.

…cercherò di capire al più presto i problemi dei miei figli…(F-gruppo giovani)…non mi intrometterei nella vita dei miei figli, se non hanno voglia di parlare li lascerei in pace…(M-grup-po giovani)

I valori che la famiglia ha trasmesso ai ragazzi sono: volontà, rispetto, onestà e altruismo.

…aiutare gli altri, onestà…(F-gruppo giovani)…integrità, rispetto, aiuto verso chi ne ha bisogno e non menefreghismo assoluto…(M-gruppo giovani)I valori che i maturi attribuiscono ai giovani, con una vena polemica, sono solo valori di carattere materiale.

…i valori sono le tre C: casa, camion e capanon…e in effetto identifica bene la mentalità dei giovani…(F-gruppo maturi)

I figli del benessere :: Appendice A :: 158

Politica e associazionismo

“la politica non esiste più”

Emerge da parte del gruppo dei più giovani un totaledisinteresse per la politica, che viene consideratacome “una cosa che rovina”. Solo un partecipante delgruppo più giovane fa parte di un’associazione per lepolitiche giovanili. I giovani non hanno posizioni ideo-logiche, ma un atteggiamento puramente pragmaticoche li porta a votare in base alla convenienza.

…io voto in base all’opportunità che mi può dare unpartito o l’altro…(M-gruppo giovani)…la politica è una cosa che rovina…(M-gruppo gio-vani)

Il gruppo dei maturi esprime un’analisi più approfon-dita dell’atteggiamento nei confronti della politica.L’assenza d’interesse e la superficialità con la qualeviene affrontato l’argomento vengono confermate.

…non c’è interesse da parte dei giovani per la vitapolitica, sia locale che nazionale…la cosa vieneaffrontata in modo superficiale, un po’ per slo-gan…(F-gruppo maturi)

La politica, secondo i maturi, nel vissuto dei giovaniviene paragonata ad una moda qualsiasi. Le posizio-ni politiche non hanno confini ben definiti e sonoconfuse. Emerge anche una critica nei confronti del-la classe politica stessa, che spesso contribuisce aconfondere le idee.

…viene affrontata solo con il modo di vestire…io penso che sia più il vestito a fareil ragazzo di destra o di sinistra…(M-gruppo maturi)…partendo dal presupposto che qui sono pochi a capire qualcosa di politica, par-tendo dai politici stessi, sfido la gente a capire una cosa che non è capita neanchedal gruppo (politico) stesso che ne parla…(M-gruppo maturi)

Il governo della Lega viene criticato per il modo in cui ha preso il potere e per l’at-tuale gestione politica considerata meramente distributiva e priva di una visone pro-spettica. Un elemento che ha contribuito a mantenere l’attuale orientamento politi-co prevalente è la capacità di far funzionare le cose.

…essendo molto ingenui e molto umili come popolazione, temo che sia successol’evento contrario, cioè quelli che propagandano determinate idee si siano impos-sessati dell’amore che hanno i veneti per la loro terra…è stato un voto di prote-sta…un piccolo colpo di mano di cui nessuno si è accorto, forse neanche lorostessi…(M-gruppo maturi)…questo è successo all’inizio, ma sono passati 10 anni…questo come lo spie-ghi?…(F-gruppo maturi)…perché le cose funzionano, sanno far funzionare le cose…sono rimasto stupitodell’efficienza del pronto Soccorso di Treviso…e poi noi come regione siamo avan-ti perché i soldi circolano sempre all’interno…le cose le facciamo rimanerequi…(M-gruppo maturi)…secondo me il punto è che la politica adesso è distributiva…puntata sullo scam-bio e non su una prospettiva di un bene comune…è alla fine questo è il risulta-to…(F-gruppo maturi)

Le ragioni di questo disinteresse per la politica vengono ricercate nelle motivazionistoriche e sociali a livello nazionale.

…la politica non esiste più…adesso è fatta solo dai media…nessun singolo puòparlare di politica all’interno di un contesto apolitico…(M-gruppo maturi)…dopo Tangentopoli l’apparato rappresentativo che era la politica non c’è più…ilproblema adesso è evitare che la legittimazione della politica passi all’industria-le…ed è quello che sta succedendo in Veneto…l’imprenditore ha i soldi, hanno leFondazioni che fanno cultura, hanno i media, non manca tanto…il regime demo-cratico in Veneto c’è già…potremmo essere un modello politico…questo è rischio-sissimo perché rischia di provocare una frattura del Paese, non per via politica, maper via industriale…in Campania una cosa di questo tipo non ha senso…arriva finoa Roma e da li si taglia ed è il concetto di Padania, del Nord contro il Sud e la que-stione dei meridionali che non si è mai risolta …(M-gruppo maturi)

I figli del benessere :: Appendice A :: 159

Il fenomeno immigrazione

“c’è un razzismo diffusissimo, un’intolleranza altissi-ma, se non proprio odio”

Nel gruppo dei più giovani il razzismo è un tema chesuscita una forte reazione ed uno scontro diretto trachi non è favorevole e chi, invece, sostiene la discrimi-nazione e prova fastidio per la presenza di immigrati.

…mi interessa il razzismo, nel senso che cerco didocumentarmi…mi danno fastidio, non capisco lepersone che disprezzano quelle che hanno unacaratteristica diversa dalle nostre, il diverso coloredella pelle…(F-gruppo giovani)…io da un certo punto di vista sono favorevole alrazzismo, perché se per esempio un nero ti attraver-sa la strada, non è che dici “afro americano sposta-ti”, ma “sporco negro togliti”…(M-gruppo giovani)…io invece direi ”scusami, mi sei passato davanti,posso passare io”…perché fai la distinzione? soloperché hanno la pelle più scura?…se tu fossi inAfrica, i potrebbero chiamare biscottino al lat-te……perché cercare sempre di ingrandire l’odio,se si può evitare…(F-gruppo giovani)…non mi piace la fama che gli immigrati si sonocreati…(M-gruppo giovani)

L’atteggiamento di chiusura si esprime attraverso ilrifiuto dell’identità degli altri, che in pubblico nondovrebbero esprimersi nella loro lingua.L’integrazione viene considerata come un processounivoco, un’assimilazione dell’immigrato che deverinunciare alla propria identità.

…a me dà fastidio che tengono la proprialingua…se sei qua devi parlare italiano…anche pervestirsi, non puoi andare in giro con la tunica, cosasei? una suora …(M-gruppo giovani)…è logico che se vai in un Paese straniero e sei

con un amico parli nella tua lingua…(M-gruppo giovani)…io forse posso capire meglio questa situazione perché essendo albanese hosentito sulla mia pelle queste cose…ho vissuto episodi sgradevoli…con il pas-sare degli anni la situazione è migliorata, anche perché parlo bene la lin-gua…(F-gruppo giovani)…in ambienti familiari puoi parlare la tua lingua, ma se sei in piazza a Trevisonon puoi metterti ad urlare, cantare…(M-gruppo giovani)…sono contrario agli immigrati che si approfittano, ci sono certi che vengonoqua per lavorare ed effettivamente fanno lavori che nessun altro farebbe, maaltri rubano…(M-gruppo giovani)…non sono contrario al nero, sono contrario all’immigrato europeo e non euro-peo, che viene qua e se ne approfitta…essendo immigrato ha le sovvenzionidello stato e oltre tutto si permette anche di rubare…lavora anche tu comelavoro io, perché devo lavorare io per mantenere te?…(M-gruppo giovani)

L’atteggiamento nei confronti dell’immigrazione dei partecipanti più maturi èmolto più aperto. Gli immigrati vengono considerati come una risorsa indispen-sabile per una provincia come quella trevigiana, che presenta una carenza dimanodopera.

…avendo la provincia una mentalità imprenditoriale dovrebbe essere più aper-ta, perché gli immigrati sono, a mio avviso, una risorsa…intanto dovrebberodargli queste benedette case…(M-gruppo maturi)

Il problema dell’immigrazione non viene negato, ma al contrario è consideratomolto difficile da affrontare.

…tra i giovani trevigiani e i giovani extracomunitari c’è abbastanza conflitto, maquesto è normale…lì bisogna rimboccarsi le maniche…(F-gruppo maturi)…il problema è lo scontro di mentalità diverse…è difficile far combaciare lenostre mentalità con le loro…non dico che noi abbiamo ragione e loro tor-to…(F-gruppo maturi)

Il razzismo e l’intolleranza sono fenomeni molto diffusi. Una parte della colpa èda imputare, secondo i partecipanti, alle istituzioni che hanno contribuito adacuire i conflitti.

…c’è un razzismo diffusissimo, un’intolleranza altissima, se non proprioodio…(F-gruppo maturi)…quando l’istituzione dirama messaggi di un cero tipo questo è il

I figli del benessere :: Appendice A :: 160

risultato…non è ammissibile che ci siano dei sindaci che tolgono le pan-chine…(M-gruppo maturi)…il problema viene affrontato accentuando la contrapposizione…c’è sta-ta un’immigrazione improvvisa e veloce a cui non eravamo preparati…ilproblema non è stato posto in maniera costruttiva…(F-gruppo maturi)…non so se avete mai avuto l’esperienza di andare in Questura a Trevisodove vanno a chiedere i permessi…dovreste vedere come vengono trat-tati…(M-gruppo maturi)…forse il problema del razzismo viene percepito come più grave da fuo-ri del Veneto perché sono le istituzioni che provocano questa cosa, per-ché secondo me a livello personale non è così…(M-gruppo maturi)

L’atteggiamento di chiusura da parte dei residenti della provincia non ven-gono condannati, ma rappresentano una reazione normale ad un fenome-no che è stato improvviso e al quale nessuno era preparato. Il ruolo delleistituzioni viene considerato fondamentale e indispensabile per affrontareil problema in modo organico ed efficiente. Se la situazione viene abban-donata a se stessa porterà a delle conseguenze anche a lungo termine.

…è molto facile avere degli atteggiamenti di chiusura e di condanna, èpiù difficile mettersi a tavolino e confrontarsi…il problema della case è unproblema grave, ho sentito tanta gente che ha dato gli appartamenti aimmigrati e se li è ritrovati distrutti, io non condanno neanche più quelliche non danno l’appartamento…(F-gruppo maturi)…c’è un lavoro molto grossa da fare…(F-gruppo maturi)…un lavoro che non deve essere caricato sulle spalle della gente…civuole una politica sociale che dia le case agli immigrati…(M-gruppomaturi)…anche gli imprenditori veneti, che vogliono gli immigrati, però non glidanno le case…(M-gruppo maturi)…l’imprenditore che fa scarpe, deve fare carpe, non deve fare case…(M-gruppo maturi)…12 anni di Lega sono tanti e questo è il risultato…(M-gruppo maturi)…i veri problemi non ci sono ancora, ma li vedremo tra 20 anni…(M-gruppo maturi)…per convivere deve esserci rispetto da entrambe le parti…per esempiol’extracomunitario che sale sull’autobus e regolarmente non paga ilbiglietto dà fastidio e sono tante le cose…(F-gruppo maturi)…quindi tu dici che uno che viene da fuori deve annullare una parte del-la sua cultura?…(M-gruppo maturi)

…parlo di pagare il biglietto…(F-gruppo maturi)…dobbiamo far rispettare la nostra cultura, ma dis-cutendone, bisogna far venire fuori con un compro-messo…(M-gruppo maturi)…abbiamo rapporti con la Turchia…io sono d’accor-do che se vengono qui devono farsi la moschea,però la cosa deve essere reciproca…(F-gruppomaturi)…e no! è questo il punto…non andiamo a pretende-re che lori siano come noi…se noi accettiamo lamoschea, non possiamo pretendere che loro accet-tino la nostra fede…(M-gruppo maturi)…dobbiamo fare noi il primo passo…se la gentefacesse il primo passo senza pretendere niente, finea se stesso, cambierebbe tutto…(M-gruppo maturi)…ci sono tantissimi scambi di scortesie e di incom-prensioni…(M-gruppo maturi)…ci vuole maggior dialogo…noi per primi dobbia-mo capire loro e dobbiamo fare in modo che lorocapiscano noi…(M-gruppo maturi)

La soluzione del problema dipenderà soprattutto del-le seconde generazioni di immigrati.

…saranno i nostri figli che avranno dei compagni discuola immigrati, che ci porteranno a frequentare igenitori di questi bambini e ci aiuteranno a risolvereil problema dell’integrazione…(M-gruppo maturi)…comunque ci penseranno i bambini…noi razional-mente non riusciremo mai a risolvere la questio-ne…(M-gruppo maturi)

I figli del benessere :: Appendice A :: 161

Cosa offre la provincia di Treviso?

“offre lavoro, ma non molto altro”

La prima caratteristica che viene menzionata dai partecipanti più giovani è il benes-sere diffuso della provincia di Treviso. Questa prosperità, ha dei lati negativi, identi-ficabili nell’aumento della criminalità e del senso di insicurezza dei suoi abitanti.

…c’è molto benessere…è una provincia ricca…(M-gruppo giovani)…è troppo ricca, secondo me…(M-gruppo giovani)…è un benessere che non riguarderà anche noi…più benessere c’è e più malvi-venza porta…(M-gruppo giovani)

Un’altra caratteristica che contraddistingue la provincia è la chiusura e la freddezzadella gente.

…la gente è abbastanza fredda…(M-gruppo giovani)

La provincia offre soprattutto l’opportunità di trovare lavoro. Non emergono altreconsiderazioni di rilievo in merito al tema da parte dei più giovani.

…offre lavoro, ma non molto altro…(M-gruppo giovani)

I partecipanti del gruppo dei più maturi hanno una visone più positiva delle opportuni-tà offerte dalla Marca. La facilità con cui si trova un’occupazione è la caratteristica prin-cipale.

…se uno ha voglia, le occasioni ci sono…(F-gruppo maturi)…opportunità di lavoro ce ne sono tante, cultuali meno…(M-gruppo maturi)

L’argomento dell’occupazione innesca tra i partecipanti una discussione sul model-lo imprenditoriale trevigiano. La dimensione delle imprese e la conduzione di carat-tere quasi esclusivamente familiare rendono le aziende della Marca chiuse nei con-fronti dell’innovazione tecnologica. Questo determina per il mercato del lavoro unaricerca di manodopera specializzata e non di figure di alto profilo. I laureati di Trevisofaticano a trovare un lavoro qualificato.

…l’approccio molto pratico fa si che l’apparato produttivo di un’azienda in Venetosia ultra tutelato e questo vale anche per me…ho 15 persone che lavorano per mee io mi rendo conto che se non avessi loro che tutti i giorni mi fanno la parte tec-

nica, avrei poco da inventarmi cose nuove io…(M-gruppo maturi)…spesso le aziende hanno la tendenza ad assume-re chi sa fare, piuttosto che chi ha un titolo di stu-dio…c’è un’arretratezza della mentalità imprendito-riale…guardate la Zanussi adesso, è molto meglioavere braccia piuttosto che uno che schiaccia unbottone che fa funzionare un nastro che sposta unacosa da qui a lì, è meglio che lo facciano con lebraccia…(M-gruppo maturi)…gli imprenditori di Treviso sono tutte persone chesi sono fatte da sé, che hanno lavorato come pazzi,ma di conseguenza non riconoscono il valore dell’i-struzione…io non parto dal presupposto che un lau-reato sia meglio di un diplomato, ma in certi casipuò avere una mentalità un po’ più aperta, può por-tare un’innovazione…certo che uno che viene fuoridall’università non ha esperienza, però non vieneconsiderato…non glie ne frega niente di avere unlaureato, l’importante è avere uno che subito si met-ta, faccia, esegua…(F-gruppo maturi)…per fare questo l’azienda dovrebbe crescere,invece qui abbiamo aziende piccole dove l’impren-ditore ancora comanda e decide, se arriva il laurea-to che dice: “proviamo a fare così, che produciamomeglio”…già gli sta sulle scatole e dice: “no, elparon son mi qua e comendo mi”…e non lasciaspazio…e poi è anche vero che loro non investononel futuro, ma solo nel mese dopo, cosa vendo ilmese dopo…(M-gruppo maturi)

Cosa manca nella provincia di Treviso?

“una valanga di cultura”

Entrambi i gruppi di giovani individuano nella man-canza di cultura la carenza fondamentale della pro-vincia di Treviso. Emerge l’esigenza di una maggiorfrequenza di eventi culturali, ma anche la necessitàdi educare ad un maggior rispetto per la cultura.

I figli del benessere :: Appendice A :: 162

…manca la formazione a livello culturale…(M-gruppo giovani)…voglio andare a vivere in Canada…(M-gruppo giovani)…una valanga di cultura…(M-gruppo maturi)…manca il fatto di dare il giusto valore alla cultura…(M-gruppo maturi)

Secondo i più maturi, è percepibile all’interno della società trevigiana, unmaggior bisogno di cultura.

…ma si sente che c’è una sete di cultura…alcune settimane fa c’eraPaolini che ha fatto uno spettacolo gratuito e io non sono riuscito a adentrare al Palaverde che è grande…(M-gruppo maturi)…durante i periodi estivi ci sono molte piccole rappresentazioni teatrali ela gente ci va…(F-gruppo maturi)…io vedo nelle biblioteche quelle piccoline vedo che fanno fatica adandare avanti, ma quelle più grosse sono strutturate talmente bene chequando ci vado vedo molta gente della mia età e soprattutto molte mam-me che portano i bambini…(M-gruppo maturi)

Migliorare l’offerta culturale della provincia dipende dalle istituzioni, maanche il privato dovrebbe investire in questo ambito.

…se facciamo le biblioteche o altre cose sono sempre cose pubbliche enoi abbiamo la mentalità che il privato è meglio del pubblico…(M-grup-po maturi)

…le iniziative culturali possono anche riqualificare zone abbandonatedelle città…(M-gruppo maturi)

…creare dei punti d’incontro…io sento i ragazzi che si lamentano per-ché non sanno dove andare la domenica pomeriggio…(F-gruppo maturi)

…con tutto il benessere che c’è, è possibile che un comune non pos-sa fare un centro polifunzionale…(F-gruppo maturi)

Nella presenza dell’università si intravede una speranza per migliorare lasituazione culturale della Marca.

…a Treviso ci potrebbero essere delle opportunità con il discorso dell’u-niversità…per il momento è appena partita, ma la allargheranno…(M-gruppo maturi)

L’identità

“se perdi la tua identità non sei più te stesso…e poi cosa diventi? un ibri-do?”

I partecipanti più giovani si identificano soprattutto come trevigiani o vene-ti. Sono casi isolati quelli che si definiscono europei e cittadini del mondo.Una caratteristica distintiva di questa identità è l’uso del dialetto, frequen-te in tutti i contesti, e che in generale viene considerato una ricchezza.

…il dialetto è una cosa positiva…(M-gruppo giovani)…io lo considero una chiusura, soprattutto a scuola capita spesso che lealcune persone dimenticano di essere a scuola e usano il dialetto anchecon gli insegnanti…(F-gruppo giovani)…se perdi la tua identità non sei più te stesso…cosa diventi? un ibri-do?…i tuoi valori li devi mantenere…mi va bene il confronto…(M-grup-po giovani)…l’uso del dialetto ha i suoi pro e contro, puoi benissimo parlare dialet-to a casa, basta che hai una formazione basica di italiano che ti permet-ta di non sembrare un contadinotto fuori provincia…(F-gruppo giovani)

I partecipanti più maturi si dimostrano meno legati all’identità veneta e piùa orientati verso quella europea. Infatti, generalizzano questa caratteristi-ca anche ai più giovani di loro.

…io la sentivo forse più da bambino, adesso sto aprendo un po’ gliocchi…vedo di più le cose che non mi piacciono e mi sto allontanan-do…mi considero più un cittadino europeo e ho più speranze nell’istitu-zione Europa…(M-gruppo maturi)…i giovani vorrebbero scrollarsi di dosso l’identità di padani, trevigiani,veneti…c’è uno squilibrio tra quello che sei e quello a cui sei proietta-to…questo lo si vede dai picchi di iscrizione alle scuole di dizione, c’è lavoglia di liberarsi dall’accento veneto…(M-gruppo maturi)L’uso del dialetto viene considerato un’arma a doppio taglio: che da una par-te incoraggia la chiusura, ma dall’altra è una componente irrinunciabile del-la propria identità.

…è come un coltello, dipende dall’uso che ne fai, puoi tagliare la carneper fare il filetto o puoi uccidere qualcuno…(M-gruppo maturi)

I figli del benessere :: Appendice A :: 163

…i miei parenti, che vengono da altre regioni, rimangono stupefatti dal fatto che ci sonosindaci e autorità che parlano in dialetto…(F-gruppo maturi)…devi saperle parare entrambe, poi ci sono dei posti in cui devi parlare italiano, però èanche bello mantenerla come tradizione…(F-gruppo maturi)…secondo me il dialetto è un collante…(M-gruppo maturi)…io vorrei conoscere l’etimo di tutte le parole in dialetto, la costruzione grammaticale,ma lo vorrei perché nella mia famiglia nessuno mi parlava in dialetto e io non lo parla-re…io lo considero un valore, ma forse se fossi qui con voi e non riuscissi a aparlare initaliano, mi troverei in difficoltà e non la penserei così…(M-gruppo maturi)…se hai a che fare con gli anziani, che parlano solo dialetto e tu gli parli in italiano èproprio triste…(F-gruppo maturi)

I partecipanti del gruppo dei più giovani non sono stati in grado o non hanno voluto anno-verare le caratteristiche che li distinguono dai loro coetanei di altre regioni. Sono emersisoltanto pregiudizi nei confronti del Sud.

…basta vedere sul lavoro, se si presenta uno prima ti chiedono se sei italiano, ma ita-liano del nord, se dici che sei di Napoli o di qualsiasi altro posto ti guardano male…(M-gruppo giovani)

I valori cattolici fanno parte integrante dell’identità dei partecipanti più giovani. Solo unaminoranza dichiara di non essere cattolica.

…non è che se Treviso è cristiana, anche tu sei cristiano, ma alcune cose ti rimango-no…(M-gruppo giovani)…io sono teoricamente mussulmana, ma in famiglia non pratichiamo…(F-gruppo giovani)

L’allargamento dell’UE

“era meglio aspettare”

Il tema dell’identità si aggancia a quello dell’allargamento dell’UE, che rappresenta unesperimento di convivenza delle diverse identità nazionali. Secondo i partecipanti più gio-vani l’allargamento è prematuro, poiché i nuovi membri non vengono considerati all’altez-za di entrare per le situazioni economiche che presentano. …era meglio aspettare…(M-gruppo giovani)…aspettare un attimo che si calmino le acque, le guerre…(F-gruppo giovani)…c’è una differenza del livello di vita tra Europa del Est e dell’Ovest…sono più arretra-ti…bisognerebbe aspettare, non tantissimo, una decina d’anni…(M-gruppo giovani)

I maturi indicano nella possibilità di viaggiare e nella prospettivadi un’espansione economica della regione i motivi della visionefavorevole di questo fenomeno.

…stanno facendo una testa tanta che sarà un boom economi-co incredibile perché il Veneto sarà la testa d’ariete per l’in-gresso nei mercati dell’Est, e queste sono le prospettive cheloro vedono…(M-gruppo maturi)…sono attirati dall’idea di viaggiare…(F-gruppo maturi)

Il tema scatena una discussione sul ruolo delle istituzioni nel-l’ambito dell’allargamento. I partecipanti criticano la funzionecarente di queste nei confronti degli imprenditori che sonoandati nei paesi dell’Est.

…finché è la politica che ti apre i canali nei paesi dell’Est miva bene, ma non che siano solo gli imprenditori ad anda-re…(M-gruppo maturi)…questa è la mentalità veneta, non si aspetta nessuno, ci siarrangia…(F-gruppo maturi)…questa è la scarsa cultura d’impresa…spesso si potrebberoavere dei finanziamenti che non si chiedono…(F-gruppo maturi)…ci dovrebbe essere maggior interazione tra pubblico e priva-to…(M-gruppo maturi)…non c’è più spazio fisico per l’impianto di altre industrie inVeneto…le zone industriali sono strangolate e le zone artigia-nali stanno crescendo come funghi…(M-gruppo maturi)

Formazione e lavoro

“sono tranquillo perché aprirò una mia attività”

Il tema della scuola e della formazione è molto sentito da partedei giovani. Emergono delle critiche nei confronti delle strutturegiudicate carenti, ma in generale la valutazione dell’aspetto for-mativo è positiva.

…delle strutture non sono contenta, ma della formazionesì…(F-gruppo giovani)…l’offerta formativa è buona…(F-gruppo giovani)

I figli del benessere :: Appendice A :: 164

…le scuole private sono un po’ più avanti…(M-gruppo giovani)…non è vero, la mia scuola (privata) cade a pezzi…(M-grup-po giovani)…della mia scuola (liceo scientifico) io mi aspettavo di più dal-la formazione…secondo me c’è una tendenza a fare troppecose superficialmente …(M-gruppo giovani)

L’atteggiamento dei più giovani nei confronti del lavoro è piuttostosereno. Non si evidenzia una particolare incertezza e timore di nontrovarlo, ma anzi si preferisce rischiare e aprire un’attività propria.

…la precarietà e la flessibilità le vedo positivamente, così ti faiun carico di esperienze…(M-gruppo giovani)…io spero di avere un posto fisso…di trovarmi bene in unposto…(F-gruppo giovani)…va bene cambiare posto di lavoro, ma bisogna mantenere unacerta coerenza con quello che si è studiato…(F-gruppo giovani)…sono tranquillo perché aprirò una mia attività…(M-gruppogiovani)

I più maturi manifestano un’atteggiamento discriminatorio neiconfronti delle donne in ambito lavorativo.

…le donne sono discriminate a livello lavorativo…è un contro-senso, perché se alla fine la famiglia è un valore e non vienericonosciuto il lavoro della donna…(F-gruppo maturi)

Inoltre, sempre nel gruppo dei più maturi si esprime la preoccupa-zione, già accennata, sulla scarsa offerta nei confronti dei laureati.

…il lavoro lo trovi, vedi ancora cartelli in giro in cui cercanooperai, cameriere…non c’è disoccupazione e questo ti per-mette di poter formare una famiglia e realizzare i tuoisogni…questo è un grosso vantaggio rispetto a tanti altri postidell’Italia…però per i laureati non c’è tantissimo…tuttora unragioniere vale 10 lauree qui…(F-gruppo maturi)…anche economicamente non è che da laureati hai guadagnielevati…(F-gruppo maturi)…non ci sono ruoli per i laureati, sono tutte imprese picco-le…(F-gruppo maturi)

Le prospettive future

“ finché tutto non diventa caffelatte”

Per il futuro i partecipanti più maturi si augurano che il periodo di crisi e transizionedella provincia si risolva. Ovvero che si arrivi ad una sintesi tra i valori della tradizio-ne trevigiana e i cambiamenti portati dallo sviluppo economico. …la mia speranza per il futuro della provincia è quella di vedere nell’arco di 10 anniuna sintesi mistica tra la tradizione e tutto quello che c’è di buono nella provinciadi Treviso, perché a me piace che la gente che frequento abbia amore per la terrain cui abita…questo è un valore, ma vorrei che l’amore per la terra non fosse soloil colpirla con la zappa…devi anche capire le ragioni storiche, sociali, politiche, cul-turali che hanno portato tuo nonno ed essere quello che era, tuo padre ad esserefiglio di tuo nonno e te ad essere figlio di tuo padre…(M-gruppo maturi)…attualmente c’è un periodo di crisi, che gli amministratori negano, ma io sentotante ditte che licenziano, hanno difficoltà, prima c’è stato il boom dei laboratori,che ora stanno chiudendo…i Paesi dell’Est e la Cina stanno creando grosse diffi-coltà al benessere che c’era e anche l’Euro con i suoi danni…sta cambiando, manon saprei dire in che direzione si evolverà…(F-gruppo maturi)

Il futuro della provincia che si immaginano è caratterizzato da una frenata dello svi-luppo economico e da una commistione multietnica tra i vecchi e i nuovi abitanti del-la provincia.

…ci sarà una sempre maggiore fuga di teste e un omologarsi della situazioneregionale con quella nazionale, quindi di globalizzazione, multietnicità…(M-gruppomaturi)

…ci sarà il mantenimento dell’identità, ma fino ad esaurimento scorte, qualun-que identità oggi è attaccata…(M-gruppo maturi)

…siamo in un momento in cui c’è una tazza di latte bianco e tu ci versi dentrodel caffè, ma prima che la miscela raggiunga una distribuzione equilibrata ci saran-no sempre delle macchie e dei posti bianchi…fino a riserva, come dice lui, finchétutto non diventa caffelatte e non è più né latte né caffè, non sei più né veneto néextracomunitario…(M-gruppo maturi)

…negli stati in cui c’è già stato questo processo non è andata così…si sonocreati dei ghetti…l’integrazione è molto difficile…(F-gruppo maturi)

…con un’altra amministrazione…(M-gruppo maturi)

I figli del benessere :: Appendice A :: 165

Metodologia

L’indagine di tipo qualitativo è stata realizzata utilizzando la tecnica del focus group.Questa metodologia di ricerca consiste in una discussione di gruppo, composto da 5/9persone, che sono invitate da un moderatore a parlare tra loro di su un argomento spe-cifico. L’obiettivo è rilevare le opinioni e gli atteggiamenti dei partecipanti, nonché appro-fondire e spiegare le motivazioni che sottendono ai medesimi.

A differenza del colloquio individuale o dalla semplice intervista strutturata, il focusgroup permette di innescare le dinamiche di gruppo, quindi le interazioni, che consento-no una maggior spontaneità, una caduta delle resistenze dei partecipanti, un maggiorconfronto e di conseguenza una migliore comprensione delle problematiche, delle aspet-tative e delle reali opinioni relativamente all’argomento oggetto di studio.

Sono stati realizzati 2 focus group con giovani residenti nella provincia di Treviso. Igruppi si sono tenuti il 5 febbraio a Treviso e hanno avuto una durata di due ore circa.

Per ogni gruppo è stato selezionato un campione di individui secondo i seguenti para-metri: età: un gruppo 15-20 anni, un gruppo 21-34 annisesso: 50% uomini e 50% donnescolarità: scuola media superiore (frequenza o diploma), laurea

I figli del benessere :: Appendice A :: 166

I figli del benessere :: Appendice A :: 167

Appendice B

I collage fatti dai ragazzi durante i focus group

I figli del benessere :: Appendice B :: 168

Descrizione dei collage“ci sono valori che non possono finire nel fango”

In un contesto permeato dalla morale cattolica i giovani descrivono un mondo fatto di apparenza,benessere e vizi. Questi elementi che si ripetono in tutti i collage rappresentano un contesto che condi-ziona fortemente lo sviluppo dell’identità giovanile. Come reazione alla frivolezza della società, si accen-tua l’importanza dei valori come la famiglia, l’integrità morale e l’attenzione verso gli altri. In alcuni casi èpresente anche un richiamo a chi è in condizioni di disagio, alle guerre e a problemi di carattere sociale.

Il problema dell’alcolismo, ma anche l’abuso di droga, vengono riportati in molti lavori, indicando unapreoccupazione per la loro diffusione tra i giovani.

Emerge in alcuni lavori del gruppo dei più giovani una nota di ribellione e di voglia di trasgredire, in unasocietà con delle forti aspettative e che pone delle regole molto rigide. L’esigenza di farcela a tutti i costiin ambito lavorativo, emersa nei colloqui, si ripresenta anche nella parte creativa.

Il tema della polarizzazione del mondo giovanile si ripresenta anche nei collage con la rappresentazio-ne di una netta distinzione tra bene e male, tra il giusto e lo sbagliato, tra l’essere e l’apparire (i “ragazzifotocopia”).

I figli del benessere :: Appendice B :: 169

Collage 1

I giovani…si intitola giovani: abbiamo messo l’immagine diun ragazzo a petto nudo, per far vedere che l’appa-renza è molto importante per i ragazzi…l’immaginedei ragazzi che si baciano per indicare il gusto perla trasgressione, anche di fare cose per il gusto didire “anch’io l’ho fatto”…l’immagine di un uomo chegioca a golf con la scopa per far capire che si deveriuscire in tutti i modi, anche se non si hanno i mez-zi giusti…una ragazza in perizoma per dire che cer-ti valori vengono sottovalutati, tante ragazze eragazzi si concedono senza badare all’importanzadi quello che fanno…un’immagine di un bambinosotto un cellofan per far capire come i giovani a vol-te si sentono in gabbia per tutte le regole che cisono e che ci impongono o anche il fatto che se unosi sente diverso in questo mondo così appariscentee reciso, fatto di firme, si chiude in se stesso…poici sono alcune pastiglie per far vedere che alcuniragazzi si preoccupano più di quelle che di cosefondamentali…l’immagine di una ragazza chesogna una crociera per far capire che i giovanisognano e pretendono cose a cui non possono arri-vare…e poi l’immagine della guerra che si contrap-pone a tutte le altre e l’immagine dello yogurt per farcapire che a volte le ragazze sono prese a seguiredegli stereotipi e si preoccupano meno di cose piùimportanti come la guerra o essere legati a dei prin-cipi come quelli della chiesa…(gruppo 1 giovani)

I figli del benessere :: Appendice B :: 170

I figli del benessere :: Appendice B :: 171

Collage 2

In chi ti identifichi …in chi ti identifichi? c’è una linea nel mezzo conil tipo che ti guarda…il concetto di base sarebbeche ci sono due tipologie di valori: la tipologia deiragazzi fotocopia e l’altra che contiene dei valorireali…nella prima prevalgono le firme e l’aspettoesteriore in cui si tralasciano i sentimenti e interes-sa solo l’aspetto e come appari…questi due tipi dipersone sono separati, c’è un grande vuoto tra diloro, che non è colmato da tutte le firme che han-no…d’altra parte non ci sono oggetti, ma valori: lafamiglia che è il valore fondamentale, si può vederecome il ragazzino che sta crescendo cerca nelpadre i valori che anche lui vuole acquisire, poiabbiamo l’integrità morale, la fierezza, la forza, lafermezza…e poi il cuore dove si ritiene che abbia-no sede i sentimenti…(gruppo 2 giovani)

I figli del benessere :: Appendice B :: 172

I figli del benessere :: Appendice B :: 173

Collage 3

i valori non possonofinire nel fango…ci sono valori che non possono finire nel fan-go: l’importante non è solo apparire, ma ci sonovalori importanti come la famiglia e il benessere sot-to il punto di vista della salute…poi ci sono perso-ne che devono essere aiutate…poi guardate menola TV perché abbiamo messo le ragazze che cerca-no di copiare e attraverso la Tv si arriva ad alcuniatteggiamenti che si hanno…(gruppo 3 giovani)

I figli del benessere :: Appendice B :: 174

I figli del benessere :: Appendice B :: 175

Collage 4

Famiglia cristiana…famiglia cristiana: fa parte del titolo anche l’im-magine della bambina con l’apparecchio, classicostereotipo del benessere…a sinistra abbiamo mes-so il reparto famiglia e accessori vari tra cui figli,biciclette e orologi…i figli sono multietnici perché cisono molte adozioni e immigrazione, anche se ilbambino bianco giù giuda una Ferrari, anche se èsolo un modellino…l’uomo in carriera che e anchesportivo…il signore in altro, che anche se vestitobene lascia intuire di essere legato alla campa-gna…poi c’è la classica ragazza da discoteca e lefibre che sono un toccasana per mantenersi cubi-ste…e poi la mucca che rappresenta l’agricoltura, ilproblema del razzismo e gli alcolici…e a fianco c’èuna marca…e poi il fenomeno di aggregazione gio-vanile…(gruppo 1 maturi)

I figli del benessere :: Appendice B :: 176

I figli del benessere :: Appendice B :: 177

Collage 5

In ogni evoluzione c’èuna rivoluzione…in ogni evoluzione c’è una rivoluzione: i giovanisono in una fase di passaggio…da una tradizionemolto forte e poca cultura ci stiamo evolvendo…c’èstata prima la spinta della ricchezza e del lavorocome primo valore….adesso qualche miglioramen-to c’è…il senso del gruppo, dell’appartenenza…gliamici, che sono un punto di riferimento, che ti pos-sono aiutare, da cui puoi dipendere in senso nega-tivo, da cui ti fai condizionare…il calore di casa, per-ché la casa come senso della famiglia, ma anchecome principio di farsi la casa rimane una caratteri-stica dei giovani…la macchina, che è un elementoche distingue…i viaggi, ci si butta tanto anche neiviaggi e questo è un elemento positivo che aiuta adaprirsi…il fatto di star bene, di curare l’aspetto fisi-co…il lavoro, non necessariamente un bel lavoro,ma siamo già fortunati ad avere tutti unlavoro…anche se le donne sono penalizzate…poi illegame con la Chiesa, con la religione, che è anco-ra abbastanza diffuso e la bottiglia…e l’ossessione,perché c’è una punta di ossessione in un sacco dicose qui a Treviso: i cellulari, le macchine sono vis-suti come status symbol e il viaggiare e il matto-ne…(gruppo 2 maturi)

I figli del benessere :: Appendice B :: 178

I figli del benessere :: Appendice B :: 179

Appendice C

Le tabelle della ricerca

I figli del benessere :: Appendice C :: 180

Tabella 1

Tra i problemi che ti elenchero’, quali ti preoc-cupano maggiormente in questo momento?

le guerre 48il terrorismo 58il fenomeno dell’immigrazione 20l’inquinamento ambientale 23la disoccupazione 22la criminalita’ 13l’aumento dei prezzi 11la scuola 10il sistema previdenziale (pensioni) 4la sanita’ 10la diffusione della droga 6l’aids 8l’emarginazione sociale 7il razzismo 13la violenza verso i minori 13

somma risposte consentite

Tabella 2

La societa’ contemporanea secondo te è?

troppo violenta 26,50troppo individualista 33troppo poco meritocratica 5troppo superficiale 41troppo frenetica 41nessuna di queste cose 1non sa/non risponde 1somma risposte consentite

Tabella 3

Secondo te, quali dei seguenti elementi sonocausa di maggiore pericolo per i giovani chevivono oggi in provincia di Treviso?

l’abuso di alcool 42l’uso di droghe pesanti 35l’uso di droghe leggere 14l’alta velocita’ sulle strade 40l’eccessiva liberta’ 8la mancanza di responsabilita’ 25la mancanza di ideali 23la mancanza di spazi pensati a misura di giovane 7la ricerca di emozioni forti 11avere troppi soldi a disposizione 29non sa/non risponde 1somma risposte consentite

Tabella 4

La globalizzazione serve solo ad arricchire i paesi piu’ industrializzati, rendendo piu’ pove-ri i popoli dei Paesi meno sviluppati. Tu sei:

del tutto d’accordo 14

d’accordo 43

ne’ d’accordo ne’ in disaccord 3

in disaccordo 34

del tutto in disaccordo 6

I figli del benessere :: Appendice C :: 181

Tabella 5

Secondo te lo scontro tra popoli e civilta’ diverse:

è un fenomeno reale, con cui i cittadini italiani hanno a che fare ogni giorno 76e’ un fenomeno reale, ma che non riguarda direttamente il nostro paese 19non e’ un fenomeno reale, ma solo una costruzione dei media 5

Tabella 6

Secondo te, quale tra le seguenti può esserela causa principale dello scontro tra popoli eciviltà diverse:

la diversità del credo religioso 31la diversità culturale (usi, costumi, tradizioni, lingua) 38la diversità delle forme di governo degli stati 11una disparità delle condizioni economiche 20

Tabella 7

Tu ti senti soprattutto:

settentrionale 2cittadino della città in cui sei nato 6trevigiano 15veneto 17italiano 31europeo 9cittadino del mondo 20

Tabella 8

Essere della provincia di Treviso per te significa:

vivere nella provincia di Treviso 37esprimere una cultura particolare 26esprimere un modo di essere 24non significa niente (non stimolare) 9non sa\non risponde 4

Tabella 9Secondo te vivere in provincia di Treviso è unlimite perché:

è una realtà chiusa 13è una realtà dove conta solo l’apparenza 17è una provincia che non offre opportunità professionali 4è una provincia che non offre stimoli culturali 5vivere in provincia di Treviso non è un limite 63somma risposte consentite

Tabella 10

Secondo te vivere in provincia di Treviso è unostimolo perché:

è una provincia che offre opportunità professionali 40è una provincia che offre stimoli culturali 24è una provincia ricca 19è una realtà in cui le persone si sentono unite 6è un solido rifugio 5vivere in provincia di Treviso non è uno stimolo 12somma risposte consentite

I figli del benessere :: Appendice C :: 182

Tabella 11

E potendo scegliere tu:

continueresti a vivere nel comune in cui vivi 50cambieresti comune, ma rimarresti in provincia di Treviso 15cambieresti provincia, ma rimarresti in Veneto 7andresti a vivere in un’altra regione italiana 11andresti a vivere all’estero (in Europa) 10andresti a vivere all’estero (fuori dall’Europa) 7

Tabella 12

Se dovessi definire la provincia di Treviso da un punto di vista economico, diresti che più diogni altra cosa è:

una provincia in continua fase di sviluppo 27una provincia in crisi 12la provincia delle piccole imprese 45una provincia dall’economia florida 16

Tabella 13

Qual è secondo te, tra le seguenti, la caratte-ristica necessaria per emergere nella societàdi oggi?

competenza 39furbizia 30determinazione 41flessibilità 15simpatia 9capacità di relazionarsi con gli altri 24amicizie influenti 18onestà 15

professionalità 25cinismo 7cultura 22somma risposte consentite

Tabella 14

Cambiamo ancora argomento. Quale dellecose che ti elencherò secondo te, caratterizzamaggiormente il comportamento del buon cit-tadino?

lavorare molto 43pagare le tasse 32informarsi sulle vicende pubbliche 25votare 27impegnarsi nel volontariato 29impegnarsi attivamente in politica 6nessuno di questi (non stimolare) 4somma risposte consentite

Tabella 15

Tra le azioni che ti elencherò quale è secondote la più incivile?

evadere il fisco 28sporcare i luoghi pubblici 24disturbare la quiete pubblica 6non pagare il biglietto sui mezzi pubblici 3corrompere funzionari pubblici 29aggredire un pubblico ufficiale 18rubare oggetti/prodotti nei punti vendita 23usare parolacce quando si parla 4fare uso di droga 13insultare gli altri 19non sa/non risponde 1somma risposte consentite I figli del benessere :: Appendice C :: 183

Tabella 18

Quale, tra quelli che ti elencherò consideri il comportamento più negativo:

tradire il marito\moglie 50tradire il partner (con cui non si è sposati) 19tradire un amico/amica 31tradire un collega di lavoro 0

Tabella 19

Lo stato dovrebbe riconoscere a coloro che convivono gli stessi diritti dei coniugi sposati.Con quest’affermazione sei:

del tutto d’accordo 17d’accordo 50né d’accordo né in disaccordo 5in disaccordo 24del tutto in disaccordo 4

Tabella 20

Saresti favorevole ad una legge che, a determinate condizioni, consentisse l’eutanasia?

si 55dipende dalle condizioni 14no 29non sa 2

I figli del benessere :: Appendice C :: 184

Tabella 15 BIS (I citazione)

Tra le azioni che ti elencherò quale è secondote la piu’ incivile?

evadere il fisco 20sporcare i luoghi pubblici 12disturbare la quiete pubblica 3non pagare il biglietto sui mezzi pubblici 2corrompere funzionari pubblici 18aggredire un pubblico ufficiale 7rubare oggetti/prodotti nei punti vendita 16usare parolacce quando si parla 2fare uso di droga 9insultare gli altri 11

Tabella 16

Per te il pacifismo è:

un valore da rispettare sempre 41è un valore, ma e’ impossibile applicarlo nella realtà 26è un valore, ma talvolta è’ necessario usare la forza 27non è un valore 6

Tabella 17

Quando si parla di pacifismo, quali delle seguenti cose ti viene in mente per prima:

le manifestazioni contro la guerra 40i movimenti che si oppongono alla globalizzazione 15le attivita’ di volontariato 22un modo di affrontare la vita di tutti i giorni 23

Tabella 21

C’è chi propone di legalizzare le droghe leggere come hashish e marijuana. Tu sei:

del tutto d’accordo 8d’accordo 26né d’accordo né in disaccordo 4in disaccordo 46del tutto in disaccordo 16

Tabella 22

Cambiamo di nuovo argomento. Sei favorevo-le o contrario alla produzione e al consumo dicibi transgenici (OGM)?

molto favorevole 3favorevole 20né favorevole, né sfavorevole* 3contrario 58molto contrario 12dipende* 2non sa cosa sono i cibi transgenici* 2*modalità di risposta non stimolate

Tabella 23

E sei favorevole o contrario alla pena di mor-te?

molto favorevole 5favorevole 22

né favorevole, né sfavorevole* 1contrario 51

molto contrario 15dipende* 6*modalità di risposta non stimolate

Tabella 24

Pensando alla tua vita, quale dei seguentiambiti consideri prioritario?

famiglia 67amicizia 41lavoro 35amore 32divertimento 8religione 5studio 12sport 11politica 2impegno sociale 10cultura 20ricchezza 6non avere vincoli 5somma risposte consentite

Tabella 24 BIS (I citazione)

Pensando alla tua vita, quale dei seguenti ambiti consideri prioritario?

famiglia 54amicizia 15lavoro 7amore 7cultura 5sport 3

I figli del benessere :: Appendice C :: 185

divertimento 2studio 2non avere vincoli 2religione 1impegno sociale 1ricchezza 1politica -

Tabella 26

Tu sei interessato molto, poco o per nientealla politica?

molto 14abbastanza 25poco 41per niente 20

Tabella 27

Secondo te in futuro la politica sarà più pre-sente o meno presente rispetto ad oggi?

sarà più presente 67sarà meno presente 21non ci saranno modificazioni 10

Tabella 28

Al giorno d’oggi e’ ancora utile la funzionesvolta dal sindacato. Tu sei:

del tutto d’accordo 13

d’accordo 47né d’accordo né in disaccordo 5in disaccordo 30

del tutto in disaccordo 4

Tabella 29

Tu sei molto poco o per niente interessato allastoria del nostro Paese? Svolta dal sindacato.

molto 38abbastanza 36poco 24per niente 2

Tabella 30

Secondo te il fascismo oggi è:

un’ideologia sorpassata 28un credo ancora pericoloso 36una filosofia sociale ancora valida 8una dottrina per pochi nostalgici 26non saprei dire che cos’è il fascismo 2

Tabella 31

Secondo te il comunismo oggi è:

un’ideologia sorpassata 26un credo ancora pericoloso 17una filosofia sociale ancora valida 21una dottrina per pochi nostalgici 29non saprei dire che cos’è il comunismo 2

I figli del benessere :: Appendice C :: 186

Tabella 32

Chiunque governi deve fare le sue scelte sen-za badare a chi sta all’opposizione. Tu sei:

del tutto d’accordo 5d’accordo 25né d’accordo né in disaccordo 2in disaccordo 53del tutto in disaccordo 14

Tabella 33

Per te impegnarsi per gli altri e per la comuni-tà in cui vivi, significa soprattutto:

fare volontariato all’interno di un’associazione 31dedicarsi a chi ha bisogno 48fare politica 3difendere l’ambiente 12partecipare ai comitati cittadini 5nessuna di queste cose 1

Tabella 34

A quali delle seguenti categorie di persone oproblemi sociali saresti disponibile a dedicare(maggior) impegno:

ai portatori di handicap 81ai bambini 80agli anziani 79alle persone sole 68ai malati 67alla difesa dell’ambiente 64

ai poveri senzatetto 60agli immigrati 44somma risposte consentite

Tabella 34 BIS (I citazione)

A quali delle seguenti categorie di persone oproblemi sociali saresti disponibile a dedicare(maggior) impegno:

ai portatori di handicap 37agli immigrati 35agli anziani 7ai bambini 6alla difesa dell’ambiente 6alle persone sole 2ai malati 2ai poveri senzatetto 2nessuno di questi 3

Tabella 35

E con quale frequenza ti dedichi ad attività divolontariato?

non fa volontariato 52max 1 volta all’anno 17più volte alla settimana 10più volte al mese 11qualche volta all’anno 10

I figli del benessere :: Appendice C :: 187

Tabella 36

Quale tra i seguenti, è il principale motivo per cui non ti dedichi ad attivita’ di volontaria-to? E poi?

non ho tempo 63non mi è capitato di entrare in contatto 21non mi interesso di queste cose 7il volontariato in prov.di TV e’organizzato in modo troppo rigido 2non sono informato 7non me la sento 8credo che non debbano essere i cittadini a occuparsi di questo 2somma risposte consentite

Tabella 37

E sei iscritto a:

associazioni sportive 18associazioni di volontariato 11associazioni religiose 7sindacati 5associazioni professionali o di categoria 4associazioni ambientaliste 3movimenti politici 2partiti politici 1altre associazioni 9non è iscritto a nessuna associazione 54

Tabella 38

La religione nella tua vita occupa un postomolto, poco o per niente importante?

molto 35abbastanza 17poco 35per niente 13

Tabella 39

Che cosa significa per te essere religiosi?

credere in un Dio o in un’entità superiore 40avere una morale 33andare in chiesa/o altro edificiosacro (moschea,sinagoga,..) 3seguire i precetti di una fede 23nessuna di queste cose 2

Tabella 40

Quale delle seguenti parole associ principal-mente all’idea di fede?

amore per il prossimo 52morale 38fiducia 21ricerca di un senso 20completezza dell’individuo 16verità 14mistero 12regole e vincoli 6integralismo 4oscurantismo 2somma delle risposte consentite

I figli del benessere :: Appendice C :: 188

Tabella 41

E in particolare, quando pensi alla ChiesaCattolica, quale tra i seguenti aspetti o concet-ti ti viene in mente per primo?

comunità 32perdono 27valori 27conservazione 18ascolto 13altruismo 13rigidità 13chiusura 11esclusione 2somma delle risposte consentite

Tabella 42

I mussulmani sono fanatici e guerrafondai perdefinizione. Tu sei:

del tutto d’accordo 11d’accordo 30né d’accordo né in disaccordo 2in disaccordo 44del tutto in disaccordo 13

Tabella 43

Le differenze culturali e religiose tra cattolici emussulmani renderanno sempre impossibileuna loro serena convivenza. Tu sei:

del tutto d’accordo 6d’accordo 51

né d’accordo né in disaccordo 3in disaccordo 34del tutto in disaccordo 6

Tabella 44

Quale delle seguenti cose ti spaventa di piu?

la malattia 36la morte 23la solitudine 22il fallimento 10la vita 4le responsabilità 2niente mi spaventa* 2nessuna di queste* 1*modalità di risposta non stimolate

Tabella 45

Tu hai fiducia:

nel Papa 63nella Polizia e nelle forze dell’ordine 55nel Presidente della Repubblica Italiana 54nell’esercito/militari italiani 53nello Stato 49nel partito per cui voti/voteresti 47nella Magistratura 42nei media 19nel presidente del consiglio 18percentuali di risposte positive

I figli del benessere :: Appendice C :: 189

Tabella 46

Pensando al futuro, in un mondo in costanterinnovamento e caratterizzato da uno svilupposempre piu’ intenso, ti senti soprattutto:

tranquillo 29stimolato 27impaurito 17sconfortato 13indifferente 8felice 3non sa 3

Tabella 47

Dovendo scegliere una fra le seguenti ipotesi, come ti immagini fra 10 anni sul piano lavorativo:

con un lavoro stabile 73con un lavoro precario 16disoccupato 5studente lavoratore 6

Tabella 48

E sul piano personale come ti immagini fradieci anni?

a vivere ancora con la famiglia d’origine 3a vivere da solo, single o con amici /colleghi 16sposato con figli 52sposato senza figli 8convivente con figli 12convivente senza figli 8divorziato 1

Tabella 49

Pensa al rapporto che hai con i giovani dellatua età. Come preferisci essere consideratodai tuoi coetanei?

diverso da loro in tutto 18simile a loro, ma originale 73uguale a loro in tutto 9

Tabella 50

Quando sei con i tuoi amici, generalmente diche cosa parlate?

problemi personali 42sport 27lavoro 24interessi culturali (cinema,musica…) 21come passare il tempo libero 19fatti di cronaca 17non sa 3

Tabella 50

Quando sei con i tuoi amici, generalmente diche cosa parlate?

problemi personali 42sport 27lavoro 24interessi culturali (cinema,musica,..) 21come passare il tempo libero 19fatti di cronaca 17sesso 13televisione 12

I figli del benessere :: Appendice C :: 190

scuola 12politica 10fatti internazionali 9droga 4religione 3alcool 2percentuali di risposte positive

Tabella 51

Per comunicare con gli altri preferisci:

parlare faccia a faccia* 43parlare al telefono (fisso) 36scambiarsi SMS 23parlare al cellulare 21scambiarsi e-mail 11scambiarsi lettere 9partecipare a chat on line 2*modalità di risposta non stimolata

Tabella 52

Quale modo di trascorrere il tempo libero da solo o con i tuoi amici scegli più frequente-mente?

chiaccherare con gli amici 37andare al cinema 31andare al pub/bar/birreria 30mangiare fuori casa (pizzeria…) 25fare attività fisica 24leggere 21ascoltare musica 20fare shopping 16

guardare un film in dvd/vhs 14guardare la televisione 13andare in discoteca 11andare alle sagre e feste in piazza 11giocare con il computer (o playstation…) 10visitare mostre/musei 9navigare in internet 9andare a teatro 8somma delle riposte consentite

Tabella 53

Complessivamente, con che frequenza faisport?

tutti i giorni 94/5 volte alla settimana 72/3 volte alla settimana 311 volta la settimana 152/3 volte al mese 5meno di una volta al mese 5stagionalmente, solo in qualche periodo dell’anno 5solo in vacanza 3mai 20

TABELLA 54

Per te l’amicizia è:

avere qualcuno su cui contare 57avere qualcuno con cui confidarsi 36avere qualcuno con cui vivere delle esperienze 22divertirsi con gli altri 13non sentirsi soli 10solo un sogno: gli amici veri non esistono 4

I figli del benessere :: Appendice C :: 191

Tabella 55

Quali tra le seguenti frasi consideri più corretta:

occorre tempo per fidarsi degli altri 59non si è mai sufficientemente prudenti nel trattare con la gente 23gran parte della gente è degna di fiducia 17nessuna di queste 2

Tabella 56

Secondo te, per i giovani di oggi l’amore è soprattutto:

avere una persona con cui condivideredelle esperienze 40avere qualcuno su cui contare 28la ricerca del compagno/a per la vita 21dedicarsi anima e corpo a un’altra persona 21una scusa per fare sesso 15un vincolo alla libertà personale 5nulla: l’amore è soltanto un sognoirrealizzabile 4

Tabella 57

E secondo te, per i giovani di oggi, per stareinsieme a qualcuno (come ragazzo/a) contadi più?

rispettarsi delle esperienze 35l’attrazione fisica 32condividere gli interessi 24avere le stesse prospettive per il futuro 15

sentirsi al sicuro/protetti 14condividere i valori 13provenire dallo stesso ambiente sociale e culturale 11essere disposti al compromesso 8conoscersi da tanto tempo 4

Tabella 58

Attualmente vivi con:

la tua famiglia d’origine 70da solo 4con il partner 25con amici o colleghi 1

Tabella 59

Per quale ragione vivi ancora con la tua famiglia?

perché non ho abbastanza soldi per vivere da solo 35sono ancora troppo giovane 35per comodità 15perché non ha senso fino a quando non avrai una famiglia tua 15

Tabella 60

Quale delle seguenti affermazioni condividi?

avere dei figli è una responsabilità troppo grossa 23l’unità della famiglia va salvaguardata a tutti i costi 70solo il matrimonio garantisce la solidità

I figli del benessere :: Appendice C :: 192

di una famiglia 16l’unico modo per tenere unita una famigliaè che marito e moglie condividano scelte e responsabilità 78nessuna di queste 1

Tabella 61

Parliamo del valore della famiglia. Quale delle seguenti affermazioni condividi?

al giorno d’oggi la famiglia è abbandonata a se stessa 16al giorno d’oggi la famiglia è sempre più chiusa in se stessa 19al giorno d’oggi la famiglia è semprepiù divisa 40la famiglia limita l’espressione della propria individualità 10nessuna di queste 11

Tabella 62

Secondo te al giorno d’oggi è preferibile:

sposarsi 41convivere 44rimanere single 10dipende 5

Tabella 63

Dovendo scegliere, metteresti al primo posto:

la costruzione di una famiglia 79la carriera e la realizzazione professionale 19non sa-non risponde 2

Tabella 64

E pensando ai rapporti tra te e la tua famiglia,di quali argomenti parli più spesso con i tuoifamigliari?

sport 11droga 3alcool 2interessi culturali 10televisione 7fatti di cronaca 21problemi della società 20problemi personali 39problemi famigliari 36sesso 3scuola 21lavoro 28politica 12fatti internazionali 12

Tabella 65

E di quali di queste cose senti il bisogno diparlare di più con i tuoi famigliari?

sport 3droga 2alcool 1interessi culturali 12televisione 2fatti di cronaca 11problemi della società 17problemi personali 36problemi famigliari 27

I figli del benessere :: Appendice C :: 193

sessoscuola 8lavoro 21politica 12fatti internazionali 8nessuna di queste cose 5

Tabella 66

I genitori esprimono spesso delle aspettativeper la vita dei loro figli. Rispetto alle attese deituoi genitori, tu:

ritieni di soddisfarle in pieno 39temi di averle deluse o di poterle deludere 14non avverti il problema 47

Tabella 67

E lo studio, cos’è per te soprattutto?

è solo un obbligo 5è solo una perdita di tempo 3è un’occasione di crescita personale 64è una strada per entrare nel mondo del lavoro 28

Tabella 68

Attualmente tu sei iscritto a:

un liceo 9un istituto tecnico 10un istituto professionale 4un corso post scolastico non universitario 2l’università 22un corso postUniversitario 1non sei iscritto a nessuno di questi 52

Tabella 69

E una volta terminata la scuola pensi di prose-guire negli studi?

sì, ho intenzione di iscrivermi all’università 66sì, ho intenzione di iscrivermi a un corso post scol. non univer. 6no, non ho intenzione di proseguire negli studi 28

Tabella 70

E tra i seguenti elementi, quale condizionerà/ha condizionato maggiormente la scelta dellafacoltà universitaria da seguire/del corso postscolastico?

i tuoi interessi e attitudini personali 74le prospettive lavor.che offre 41il livello di difficoltà 4la vicinanza a casa. 9le scelte dei tuoi compagni di scuola/amici 1i consigli di parenti/amici 3i consigli degli insegnanti di scuola 7la volontà dei tuoi genitori/parenti 4nessuno di questi 2

I figli del benessere :: Appendice C :: 194

Tabella 71

La flessibilità del mondo del lavoro farà sologli interessi delle imprese e costringerà i gio-vani a lavorare nei prossimi anni in regime diprecarietà e incertezza. Tu sei:

del tutto d’accordo 16d’accordo 48né d’accordo né in disaccordo 2in disaccordo 30

del tutto in disaccordo 4

Tabella 72

Dovendo scegliere, saresti più disponibile adaccettare un lavoro che garantisca:

un guadagno alto, ma nessuna pensione per il futuro 19un guadagno medio-alto e una piccola pensione per il futuro 36un guadagno medio, con una copertura previdenziale completa 45

Tabella 73

Qual è tra i seguenti l’aspetto per te piùimportante quando valuti un posto di lavoro?

la sicurezza del posto 15il trattamento economico 21la formazione e la crescita professionale 24autonomia/libertà di organizzarsi sul lavoro 19il rapporto con i colleghi 21l’ambiente di lavoro 15il rapporto con i superiori 9

la vicinanza a casa del posto di lavoro 11la possibilità di far carriera 21la possibilità di avere ferie e tempo libero 10somma delle risposte consentite

Tabella 74

Potendo scegliere ritieni preferibile un lavoroautonomo o dipendente?

dipendente 36autonomo 64

Tabella 75

Nella ricerca di un’occupazione, preferisciinseguire il lavoro ideale o ritieni sia meglioaccontentarsi delle offerte più appetibili rinun-ciando in parte alle aspirazioni?

lavoro ideale 60accontentarsi 40

Tabella 76

Quale, fra i seguenti, ritieni sia l’obiettivo piùimportante da conseguire attraverso il tuofuturo lavorativo?

l’indipendenza economica dalla famiglia 31la realizzazione dei tuoi progetti 25la possibilità di crearsi una famiglia 18mettere a frutto le proprie capacità 16mettere a frutto gli studi compiuti 9nessuno di questi 1

I figli del benessere :: Appendice C :: 195

Tabella 77

Per te il lavoro è soprattutto:

solo una necessità 21lo strumento con cui realizzare le tue aspirazioni 54un modo per fare soldi 11un modo per contare all’interno della società 12nessuna di queste cose 2

Tabella 78

Attraverso quali dei seguenti mezzi di comuni-cazione ti informi?

televisione 88quotidiani 66settimanali 31mensili 24internet 45radio 48televideo 31

Tabella 79

Quante ore al giorno mediamente guardi la TV?

Meno di un’ora 22Da 1 a 2 ore 44Da 2 a 3 ore 23da 3 a 4 ore 7più di 4 ore 3non guarda la TV 1

Tabella 80

Mediamente quanti libri acquisti per te in unanno (esclusi libri/testi scolastici e/o universi-tari)?

più di 20 9da 10 a 20 15da 5 a 10 22meno di 5 39non compra mai libri per sè 15

Tabella 81

Generalmente con quale frequenza ti colleghi/usi Internet?

Tutti i giorni 305/6 volte alla settimana 33/4 volte alla settimana 131/2 volte alla settimana 18una volta ogni 15 giorni 3una volta al mese 4più raramente 6non si collega mai 23

I figli del benessere :: Appendice C :: 196

I figli del benessere :: Nota metodologica :: 197

Nota metodologica

Nota metodologica ai sensi dell’art. 3 della deliberan.153/02/CSP dell’autorità per le garanzie nelle comunicazioniSoggetto realizzatore: SWG Srl-Trieste

Committente e acquirente: Banca Credito Cooperativo della Marca scrlBanca di Credito Cooperativo delle PrealpiBanca di Credito Cooperativo TrevigianoBanca di Monastier e del Sile Credito CooperativoCassa Rurale ed Artigiana di Treviso Credito Coop. S.c.r.l.Centro Marca Banca - Credito CooperativoProvincia di Treviso

Data di esecuzione: dal 31/05/2004 al 30/06/2004

Tipo di rilevazione: sondaggio telefonico CATI su un campione per quotedi 1000 individui di età compresa tra i 15 e i 34 anni (su 6684 contatti),rappresentativi di questo segmento dell’universo dei residenti nella pro-vincia di Treviso secondo parametri sesso ed età.Le unità da intervistare sono state estratte dagli elenchi telefonici conuna procedura casuale.Il sistema di qualità è certificato secondo le norme ISO 9001: 2000 daDet Norske Veritas Italia.Il documento completo è disponibile sul sito: www.agcom.it

Finito di stampare