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I DOPOSCUOLA PARROCCHIALI NELLA DIOCESI DI MILANO Rapporto di ricerca Anno 2010

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I DOPOSCUOLA PARROCCHIALI NELLA DIOCESI DI MILANO

Rapporto di ricercaAnno 2010

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INDICE

Introduzione pag. 3

Caritas ambrosiana e doposcuola pag. 5

Metodologia della ricerca pag. 7

Presentazione dei dati pag. 9

- La mappa dei doposcuola pag. 9

- Alcune caratteristiche del servizio pag. 1 1

Spunti di rifl essione e linee di lavoro pag. 31

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Hanno collaborato alla stesura del documento: Luca Franchini, Giovanni Romano, Matteo Zappa.

Un ringraziamento particolare a Roberta Nebuloni che con molta dedizione e competenza ha contribuito alla realizzazione della ricerca.

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INTRODUZIONE

Il doposcuola è sempre stato un servizio di “confi ne”. Tra il sostegno scolastico e quello economico, tra l’aiuto a non far sentire i ragazzi “in diffi coltà” dei tagliati fuori e l’offerta a quelli stranieri di un’opportunità in più per sentirsi italiani.Sono solo alcuni dei motivi che giustifi cano il coinvolgimento di Caritas Ambrosiana nel variegato mondo dei doposcuola presenti nelle nostre parrocchie ed oratori. Motivi che hanno come orizzonte l’amore per un futuro che se non saprà declinare il verbo “include-re” fi nirà per offrirci giorni amari, di confl itto e di emarginazione. Sì, perché la “materia” dei doposcuola è costituita dai ragazzi di oggi, gli uomini di domani. Ragazzi in defi cit non solo culturale, ma di collocazione sociale, di speranza, di strumenti capaci di farli sentire riconosciuti, valorizzati, attesi nella grande partita dello sviluppo del nostro Paese che o sarà per tutti o non sarà, che o riuscirà a far sentire il maggior numero possibile di persone coinvolte e protagoniste, oppure genererà solo invidia e risentimento.In questi ultimi anni è tornato di moda il “merito” che si trasforma subito in “meritocrazia”. La cosa di per sé non è un male, almeno fi no a che rappresenta un pungolo a dare il me-glio di sé, a combattere la tentazione ad “imboscarsi” alla ricerca di scorciatoie da furbetti. Ma la logica del “merito” smette di essere accettabile nel momento in cui non è capace di tenere conto che non è vero che siamo tutti uguali, che nasciamo tutti uguali con le stesse opportunità. Se al criterio meritocratico non si affi anca la preoccupazione di offrire a tutti gli strumenti per concorrere il più possibile a pari condizioni alla gara della vita, allora la logica del merito sarà portatrice di innumerevoli ingiustizie e sperequazioni, di fenomeni di marginalizzazione e di esclusione, con tutto il potenziale di confl itto che questo comporta.I numerosi ragazzi che frequentano i doposcuola sparsi nelle parrocchie e negli oratori della nostra grande diocesi rappresentano questo segmento di umanità a serio rischio di esclusione sociale. Ragazzi portatori di fragilità di diverso tipo: intellettivo, familiare, cul-turale, caratteriale. Ragazzi che nella scuola non riescono a trovare il supporto adeguato a colmare queste lacune. Ragazzi che nei nostri doposcuola trovano molto più che un inse-gnante di sostegno o un facilitatore linguistico: una comunità che - gratuitamente - mette a loro disposizione competenze e attenzioni educative per dire che a loro noi adulti tenia-mo, che il loro futuro ci interessa, perché ci interessa il futuro della nostra società.E per fi nire, una parola di gratitudine per i tantissimi volontari che permettono questo servizio tanto anonimo quanto decisivo. Possano sentire nel profondo della loro coscienza il gusto che viene dal sapere che la loro opera rimarrà inscritta per sempre nella vita di questi cittadini del domani e dell’Italia che sarà.

Don Roberto Davanzo

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CARITAS AMBROSIANA E DOPOSCUOLA

Il mondo dei doposcuola si confi gura come una realtà multiforme che si compone di espe-rienze sempre uniche e originali, accomunate dall’obiettivo di promuovere il successo for-mativo dei ragazzi, attraverso il sostegno nei compiti.Ogni progetto assume una forma propria determinata dal contesto e dalle motivazioni che lo hanno generato, dal territorio di appartenenza, dai ragazzi che lo frequentano, dai vo-lontari e professionisti che in esso operano, dal tipo di rapporto instaurato con la scuola, con la famiglia e con le altre agenzie educative.I ragazzi che partecipano alle attività accedono al servizio su invio della scuola o su richie-sta della famiglia: hanno generalmente diffi coltà scolastiche, ma il criterio di accoglienza considera differenti domande e bisogni, in una costante attenzione a mantenere il dopo-scuola “spazio di normalità”.Da anni questo servizio si confi gura come importante luogo di promozione del benessere e di opportunità per i ragazzi italiani e stranieri che aderiscono alla proposta: è occasione per socializzare con il gruppo dei pari, per vivere relazioni positive con gli adulti, per essere accompagnati, incoraggiati e sostenuti nell’affrontare le diffi coltà scolastiche.In altre parole, il doposcuola è un luogo in cui a partire dal sostegno scolastico, realizzato anche attraverso modalità e strumenti differenti rispetto a quelli propri della scuola, è pos-sibile accompagnare e sostenere i ragazzi nell’affrontare i diversi compiti evolutivi, aiutarli nel superare le diffi coltà che incontrano, valorizzarne risorse e competenze utili per il suc-cesso formativo e un più ampio benessere personale.La rete dei doposcuola è articolata in modo capillare in tutto il territorio diocesano ed è realizzata da soggetti differenti tra cui parrocchie, associazioni e cooperative; l’oratorio il luogo privilegiato in cui spesso nascono e si sviluppano, a conferma del ruolo sociale ed educativo che esso ricopre quale segno concreto dell’attenzione della comunità adulta nel prendersi cura dei più piccoli promuovendone i diritti. Il doposcuola è un’esperienza fondata sul volontariato, sul servizio prestato in particolare da giovani studenti e donne o uomini in pensione. Negli ultimi anni, alla luce dei bisogni emergenti e per rispondere con maggiore competenza, molte esperienze hanno deciso di affi ancare ai volontari fi gure professionali con compiti educativi, di coordinamento o di consulenza. I doposcuola costituiscono un’area di particolare impegno per Caritas Ambrosiana che at-traverso il lavoro dell’Area Minori su questo tema svolge da parecchi anni attività di ricerca, studio, promozione, formazione e accompagnamento delle realtà che operano in diocesi.

AREA MINORI E DOPOSCUOLA

L’Area Minori di Caritas gestisce da anni una Segreteria Doposcuola che ha l’obiettivo specifi co di sostenere le esperienze del territorio attraverso diversi servizi e attività. La Se-greteria realizza un costante lavoro di osservatorio, studio, ricerca e documentazione su temi inerenti la scuola, la dispersione scolastica e i progetti educativi extrascolastici al fi ne di maturare competenze specifi che utili al mondo dei doposcuola diocesani. Da un lato si impegna a rispondere alle diverse esigenze dalle singole realtà, dall’altro cerca di sostenere lo sviluppo di attenzioni progettuali capaci di accompagnare l’evoluzione del servizio alla luce dei cambiamenti sociali, culturali e organizzativi del contesto attuale.In particolare, con l’obiettivo di avere una costante attenzione alle specifi cità dei diversi ter-ritori, la Segreteria coordina una Commissione che si incontra regolarmente per affrontare

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e sviluppare rifl essioni su tematiche e problematiche che i doposcuola quotidianamente si trovano ad affrontare, e per fornire poi strumenti o strategie spendibili in tale direzione.I servizi e le attività che propone sono i seguenti:

Seminari formativiRealizzazione durante l’anno di seminari e convegni tematici presso la sede centrale di Milano o nelle diverse zone pastorali. I seminari rappresentano un’occasione in cui appro-fondire dal punto di vista teorico alcuni temi e “sfi de” che i doposcuola affrontano e offrono uno spazio di confronto tra i partecipanti che, nel portare la propria specifi ca esperienza, hanno l’opportunità di interagire tra loro e coi relatori costruendo un sapere partecipato utile a tutta la rete.

Percorsi di formazione e supervisione sul territorio Realizzazione di corsi di formazione o percorsi di accompagnamento e supervisione sul territorio, co-progettati con i singoli doposcuola o con reti locali di doposcuola.

FormazioneFormazioneI percorsi formativi riguardano le tematiche che interrogano maggiormente l’attività dei doposcuola: la relazione educativa, il metodo di studio, il lavoro con culture altre, le di-namiche di gruppo, il ruolo del volontariato … La proposta si traduce generalmente in percorsi di 3 incontri realizzati sul territorio e rivolti a singoli doposcuola o a diverse realtà territorialmente vicine.

SupervisioneSupervisioneLa proposta, sviluppata negli ultimi anni, consiste in un accompagnamento costante dei volontari e/o degli operatori dei doposcuola durante l’anno, con incontri mensili o bime-strali, realizzati da pedagogisti o psicologi che attraverso il proprio sguardo esterno aiutano i doposcuola a rileggere la propria quotidianità, identifi cando strategie utili per superare le diffi coltà sempre diverse che si presentano nel lavoro di sostegno dei ragazzi.

Sostegno progettualeConsulenza alla progettazione offerta sia a doposcuola già attivi, sia a parrocchie, associa-zioni o gruppi di volontari che desiderano dar vita a questo servizio. La consulenza cerca di mettere a frutto l’esperienza maturata negli anni e il lavoro di osservatorio per costruire esperienze che, nel rispetto delle specifi cità, possano garantire qualità nel rispondere ai bisogni portati.

Orientamento nella ricerca di fi nanziamenti e nella partecipazione ai bandiConsulenza nella ricerca di possibili canali di fi nanziamento utili, laddove ve ne fosse la necessità, per supportare le attività attraverso risorse economiche. La Segreteria offre in particolare un supporto per la partecipazione a bandi di gara pubblici e privati che richie-dono la compilazione di specifi ci formulari.

Raccolta e condivisione di strumenti di lavoroDocumentazione e archiviazione di materiali e strumenti di lavoro prodotti dai diversi do-poscuola, utili per la messa in rete e condivisione tra le realtà. In particolare la Segreteria aggiorna costantemente la guida web “Facendo doposcuola”, spazio virtuale di raccolta e catalogazione di strumenti di lavoro specifi ci.

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METODOLOGIA DELLA RICERCA

La funzione di osservatorio e di studio svolta dall’Area Minori di Caritas Ambrosiana in relazione alle tematiche che riguardano il mondo dei doposcuola permette di fare sintesi ed elaborare, attraverso modalità e forme differenti, i diversi dati esperienziali che proven-gono dal territorio. In primo luogo le attività di formazione e di consulenza, descritte nel capitolo precedente, consentono di incontrare e conoscere numerose realtà evidenziando-ne le criticità e i punti di forza e individuando alcune tematiche ricorrenti. Il lavoro della Commissione, poi, permette di approfondire la rifl essione intorno ad alcune questioni che interessano trasversalmente molteplici esperienze di doposcuola.L’attività di ricerca, infi ne, permette di allargare lo sguardo, di fotografare e descrivere il mondo dei doposcuola rilevando ed elaborando molti dati quantitativi e qualitativi relativi anche ad esperienze non conosciute direttamente. Una prima ricerca è stata condotta nel 1996-97 ed ha considerato, attraverso studi di caso, nove centri di Milano e Provincia; ad essa ha fatto seguito, nel 1998, un secondo lavoro che ha coinvolto 164 doposcuola ope-ranti nella diocesi di Milano. Gli studi realizzati nel 2002 e nel 2004, infi ne, hanno interes-sato, in entrambi i casi, circa 100 doposcuola della diocesi.In passato le esperienze analizzate nelle ricerche sono state quelle che a prescindere dal legame con le parrocchie nel tempo erano entrate in contatto, in modo autonomo, con Ca-ritas Ambrosiana andando a costituire una banca dati dei doposcuola.La ricerca che presentiamo nasce dall’esigenza di arricchire ed espandere la conoscenza dei servizi doposcuola della diocesi di Milano ponendosi in continuità con le indagini degli anni precedenti; a differenza di queste ultime, questo lavoro prende in considerazione una

particolare tipologia di doposcuo-la, quelli parrocchiali, andando a verifi carne in modo capillare la presenza su tutto il territorio dio-cesano. Sono defi niti” parrocchia-li” i doposcuola realizzati all’inter-no delle strutture della parrocchia e nati, nella maggior parte dei casi, su iniziativa del parroco, del coadiutore o di un gruppo di vo-lontari.La ricerca ha interessato tutto il territorio diocesano. La diocesi di Milano si estende su un ampio ter-ritorio che comprende le province di Milano, Varese e Lecco, parte di quella di Como e alcuni comuni delle province di Bergamo e Pavia. Ha una popolazione che supera i 5 milioni di abitanti ed è composta da oltre 1100 parrocchie, distri-buite in 74 decanati organizzati in sette zone pastorali.

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La ricerca, realizzata tra maggio 2009 e giugno 2010, si è articolata in tre azioni :

A) Mappatura di tutti i doposcuola parrocchiali presenti sul territorio della diocesi di Milano In questa fase della ricerca si è proceduto a contattare telefonicamente tutte le parrocchie della diocesi con l’obiettivo di rilevare l’esistenza di un doposcuola e di reperire i riferimenti del responsabile del servizio.

B) Raccolta, elaborazione e analisi dei dati A seguito di un colloquio telefonico con il coordinatore è stato inviato a tutti i doposcuola esistenti, prevalentemente tramite posta elettronica, un questionario accompagnato da una lettera di presentazione del lavoro di ricerca. Successivamente si è proceduto all’ela-borazione e all’analisi dei dati relativi ai questionari compilati avvalendosi della collabora-zione dell’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse.E’ stato utilizzato un questionario composto da 33 domande chiuse fi nalizzate a rilevare dati quantitativi e qualitativi relativi ad alcune aree di interesse:

• Origine e storia del servizio

• Caratteristiche dei minori

• Caratteristiche dei volontari

• Presenza di fi gure professionali

• Organizzazione del servizio

• Attività e metodo di lavoro

• Lavoro di rete

• Formazione e valutazione

C) Realizzazione di interviste semistrutturate L’analisi dei dati ha permesso di individuare alcune tematiche particolarmente significative e di selezionare alcuni doposcuola con le caratteristiche utili per approfondirle. Sono state realizzate sette interviste semistrutturate ai coordinatori di sette doposcuola milanesi finalizzate a raccogliere elementi utili alla riflessione intorno a:

• Doposcuola e ragazzi di origine straniera

• Doposcuola e adolescenti

• Lavoro con le famiglie

• Volontari e professionisti nel doposcuola

• Formazione degli operatori e valutazione del lavoro

• Metodo di lavoro

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PRESENTAZIONE DEI DATI

Questo capitolo offre una sintesi di quanto rilevato dalla ricerca attraverso i diversi stru-menti di indagine utilizzati. Il primo paragrafo presenta gli esiti dell’azione di mappatura offrendo una fotografi a dettagliata dei doposcuola parrocchiali esistenti nella diocesi di Milano; il secondo ne presenta le caratteristiche individuate a seguito dell’elaborazione dei dati raccolti mediante la somministrazione del questionario e propone alcuni approfondi-menti (focus) a partire dal contributo delle esperienze analizzate grazie alla realizzazione delle interviste semistrutturate. Il questionario è stato inviato a tutti i doposcuola esistenti (267), di essi 193 lo hanno resti-tuito compilato. E’ possibile affermare che si tratti di esperienze ancora attive visto che solo il 2% dei doposcuola ha dichiarato la probabile chiusura del servizio per l’anno successivo alla compilazione del questionario. Le interviste sono state realizzate presso sette doposcuola milanesi:

• Parrocchia SS. Redentore

• Parrocchia S. Leonardo Murialdo

• Parrocchia Santi Nazaro e Celso alla Barona

• Parrocchia S. Michele Arcangelo e S. Rita

• Parrocchia S. Maria del Suffragio

• Parrocchia S. Anselmo da Baggio

• Parrocchia S. Antonio Maria Zaccaria

La mappa dei doposcuola La ricerca ha rilevato la presenza di 267 doposcuola. Circa il 25% delle parrocchie, dun-que, ha avviato questa tipologia di servizio la cui diffusione appare, con evidenza, molto rilevante e capillare (Tab. 1 e Tab. 2).

Tab. 1 – Distribuzione dei doposcuola per zone pastorali

Zona N. Doposcuola N. Decanati N. Decanati dove esistono doposcuola

I - Milano 82 21 20II - Varese 40 11 9III - Lecco 16 10 6IV - Rho 43 9 9V - Monza 30 8 7VI - Melegnano 35 9 9VII - Sesto S.G. 21 6 6Totale 267 74 66

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

Il servizio è presente, infatti, in tutte le zone pastorali e in 66 decanati su 74. La zona I registra il numero più elevato di esperienze esistenti (82), seguita dalle zone di Rho, Varese

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e Melegnano nelle quali operano, rispettivamente, 43, 39 e 35 doposcuola. Inoltre, in tre di esse (Rho, Sesto San Giovanni e Melegnano) è presente almeno un doposcuola in ogni de-canato mentre sono solamente due le zone (Varese e Lecco) nelle quali il servizio è assente in più di un decanato.

Tab. 2 – Distribuzione dei doposcuola per decanati

Zona 1 – Milano Zona 4 – Rho

Decanato N. Parrocchie N. Doposcuola Decanato N. Parrocchie N. DoposcuolaAffori 8 3 Bollate 21 4Baggio 9 4 Busto Arsizio 13 8Barona 7 2 Castano Primo 18 4Cagnola 7 4 Legnano 18 5Centro storico 28 5 Magenta 19 2Città studi 7 6 Rho 20 12Forlanini 5 4 Saronno 21 4Gallaratese 6 0 Valle Olona 14 3Giambellino 7 4 Villoresi 16 1Lambrate 5 5 Totale 160 43Navigli 12 5Niguarda 5 3 Zona 5 – Monza Quarto Oggiaro 5 3 Decanato N. Parrocchie N. DoposcuolaRomana Vittoria 8 5 Cantù 25 2S. Siro 6 4 Carate Brianza 20 0Sempione 5 2 Desio 14 4Turro 12 6 Lissone 11 2Venezia 4 4 Monza 24 11Vercellina 7 5 Seregno 10 1Vigentino 9 4 Seveso 20 5Zara 9 4 Vimercate 30 5Totale 171 82 Totale 154 30

Zona 2 – Varese Zona 6 – MelegnanoDecanato N. Parrocchie N. Doposcuola Decanato N. Parrocchie N. Doposcuola

Appiano Gentile 18 3 Abbiategrasso 28 6Azzate 13 0 Cesano Boscone 13 9Besozzo 27 4 Melegnano 11 1Carnago 11 0 Melzo 24 6Gallarate 30 12 Rozzano 17 5Luino 25 2 S.Donato 13 2Sesto Calende 15 2 Treviglio 9 4Somma Lombardo 22 2 Trezzo sull’Adda 15 1Tradate 11 2 Peschiera Borromeo 11 1Valceresio 16 1 Totale 141 35Varese 30 12Totale 218 40

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Zona 3 – Lecco Zona 7 – Sesto S. Giovanni Decanato N. Parrocchie N. Doposcuola Decanato N. Parrocchie N. Doposcuola

Alto Lario 11 0 Bresso 9 1Asso 13 2 Cernusco Sul Naviglio 19 8Brivio 13 1 Cinisello Balsamo 7 3Erba 30 2 Cologno Monzese 7 2Lecco 27 8 Paderno Dugnano 14 3Merate 10 1 Sesto San Giovanni 10 4Missaglia 17 0 Totale 66 21Oggiono 19 2Porlezza 20 0Primaluna 15 0 Tot. Parrocchie Tot. Doposcuola %Totale 175 16 1075 267 24,75

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

Per quanto riguarda i decanati, considerando il numero di doposcuola esistenti, risultano particolarmente attivi quelli di Rho, Gallarate, Varese e Monza ai quali si aggiungono, se consideriamo il rapporto tra il numero di parrocchie esistenti e il numero di parrocchie che hanno avviato un’attività di doposcuola, quelli di Lambrate e Venezia (Zona I), Varese, Lecco (Zona III), Busto Arsizio (Zona IV), Cesano Boscone (Zona VI), Cernusco sul Naviglio e Cinisello Balsamo (Zona VII).

Alcune caratteristiche del servizio Il termine doposcuola si riferisce ad una serie di esperienze che se da un lato sono ac-comunate da caratteristiche simili, dall’altro presentano tratti e sfumature differenti che rendono ogni servizio unico e originale.Tale caratteristica emerge analizzando ogni categoria dei dati rilevati a partire, ad esempio, da quelli relativi alla storia e agli anni di attività (Tab. 3).

Tab. 3 – Anni di attività

Da quanti anni è attivo il doposcuola Zona <2 2-5 >5-10 >10-15 >15

Milano 7 9 10 13 15Varese 0 12 6 6 6Lecco 1 3 4 0 3Rho 6 11 6 4 8Monza 4 3 5 3 7Melegnano 8 12 3 2 1Sesto S.G. 2 5 1 4 3Totale 28 55 35 32 43

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

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Un discreto numero di doposcuola è stato avviato di recente, a testimonianza di un in-teresse sempre attuale delle parrocchie verso il successo formativo dei minori in quanto elemento centrale del loro percorso di crescita e di una domanda di sostegno da parte delle famiglie che continua a trovare nel doposcuola un luogo adeguato in termini di risposta. Degne di nota poi sono le numerose realtà (75) presenti in ogni zona pastorale, che vantano ormai un’esperienza pluriennale superiore ai dieci anni. Questo dato sembra confutare la tesi secondo cui il doposcuola sia un servizio altamente instabile e discontinuo, dimostran-do invece come sia possibile consolidarsi e proporsi al territorio come servizio caratteriz-zato da continuità.

Doposcuola e parrocchiaDoposcuola e parrocchiaLa scelta di occuparsi del tempo oltre la scuola e del percorso formativo di un ragazzo o una ragazza è il segno di una scelta di prossimità che la comunità cristiana continua a rin-novare, quale spazio di promozione della persona in cui accogliere e sostenere la fragilità per risvegliare e implementare risorse e potenzialità.Il legame tra doposcuola e parrocchia (Tab. 4) affonda le radici nel passato e appare anche nel presente molto stretto in gran parte delle esperienze analizzate.

Tab. 4 – Rapporto tra doposcuola e parrocchia

Promotore del servizio N. Risposte*Parroco 90Volontari 95Scuola 10Associazione/Coop 29Altro 9

Spazi utilizzati N. RisposteInterni alla parrocchia/oratorio 182Strutture esterne “prestate” al doposcuola 15Le case degli operatori 6Le case dei ragazzi 1

Tipo di collaborazione tra doposcuola e parrocchia N. RisposteNessuna 0Condivisione della responsabilità del progetto 144Integrazione delle attività del doposcuola. con quelle dell’oratorio 99Altro (specifi care) 15

* La somma delle risposte non è pari a 193 perché la domanda è multi risposta.

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

Le realtà considerate, infatti, sono nate nell’ambito della comunità parrocchiale, per inizia-tiva del parroco (46,6%) o di un gruppo di volontari (49,2%), e hanno sede nelle strutture parrocchiali prevalentemente negli oratori, nel 94,3% dei casi. Anche nei casi in cui la paternità dell’idea progettuale apparteneva ad altri (scuola, associazione, cooperativa) la parrocchia si è rivelata un terreno fertile per realizzarla. Il legame tra doposcuola e parrocchia non si esaurisce nella defi nizione delle modalità di utilizzo degli spazi. La ricerca evidenzia, infatti, che sempre di più il doposcuola è un servi-zio che fa parte della progettualità più ampia della parrocchia e dell’oratorio in particolare e che le attività realizzate per sostenere i minori nel percorso scolastico si affi ancano ed integrano le altre proposte attuate in oratorio per accompagnare e sostenere i ragazzi e le

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ragazze nei percorsi di crescita.Le esperienze dei doposcuola ci dicono che occuparsi dell’educazione cristiana e umana dei ragazzi e delle ragazze di oggi, uomini e donne di domani, può signifi care spendere tem-po, energie e risorse per garantire a chi è più fragile la possibilità di essere sostenuto nel percorso verso il successo formativo. In questa prospettiva il doposcuola non rappresenta più un’attività caritatevole della parrocchia ma una delle azioni realizzate per raggiungere gli obiettivi della comunità cristiana riguardanti l’educazione delle nuove generazioni.

I ragazzi del doposcuola I ragazzi del doposcuola I doposcuola coinvolti nella ricerca accolgono 5776 ragazzi che frequentano la scuola pri-maria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado. Se consideriamo che il dato si riferisce a 193 doposcuola su 267 è verosimile che il numero reale dei minori che benefi ciano del sostegno offerto superi almeno le 7000 unità.Inoltre, occorre sottolineare che la maggior parte dei doposcuola ha dichiarato di non ri-uscire ad accogliere tutte le richieste per carenza di risorse o per diffi coltà logistiche e or-ganizzative. Appare dunque evidente che esiste un bisogno diffuso esplicitato dalle scuole, dalle famiglie e dai ragazzi di essere accompagnati e sostenuti nel percorso scolastico che non trova risposte suffi cienti nel sistema di offerta del territorio.

N. Ragazzi seguiti

1725

989

323

922

627

652

538

5776

Milano

Varese

Lecco

Rho

Monza

Melegnano

Sesto S.G.

Totale

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

Grafi co 1 – Ragazzi seguiti

Tab. 5 – N. ragazzi per doposcuola

N° ragazzi N. Doposcuola0-20 9121-40 6241-60 2461-100 13101-160 3Totale 193

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

Il numero di minori accolti nei singoli doposcuola dipende da molti fattori e in primo luogo dal numero di volontari impegnati nel servizio e dal metodo scelto per aiutare i ragazzi nel percorso scolastico. Accanto a molte esperienze che seguono piccoli gruppi di ragazzi e di ragazze ne esistono altre che riescono a lavorare accogliendo un numero molto elevato di richieste. I doposcuola si rivolgono, spesso, a ragazzi di età differenti e le fasce d’età maggiormente seguite sono quelle della scuola secondaria di primo grado e della scuola primaria. Occorre segnalare però che diverse sono le esperienze che si stanno interrogando o che hanno già attivato forme e modalità di sostegno rivolte agli studenti della scuola seconda-ria di secondo grado.

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Nello specifi co sono 111 i doposcuola che seguono gli alunni della scuola primaria, 163 quelli che accolgono gli studenti della scuola secondaria di primo grado e 44 i servizi che si dedicano agli studenti che frequentano le scuole secondarie di secon-do grado (Tab. 6).

Tab. 6 – N. Doposcuola per grado di scuola frequentata

Grado di scuola N. DoposcuolaPrimaria 111Secondaria di I grado 163Secondaria di II grado 44

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

Focus “Ragazzi delle superiori”In Lombardia il 17,3% degli studenti della scuola secondaria di secondo grado non è am-messo all’anno successivo e il 27,3% è in ritardo nel percorso scolastico rispetto all’età anagrafi ca*. Se a questi dati aggiungiamo quelli relativi all’abbandono scolastico e quelli, di diffi cile rilevazione, relativi al numero di adolescenti che incontrano diffi coltà a scuola, è possibile comprendere le motivazioni che hanno recentemente portato il mondo dei doposcuola ad interrogarsi sulla possibile attivazione di servizi destinati a questa fascia d’età e ad avviare alcune esperienze in tal senso.

Il biennio della scuola secondaria di secondo grado ha un ruolo chiave nel percorso verso il successo formativo e la transizione fra cicli scolastici costituisce una prova im-portante per il ragazzo dalla quale può trarre rassicurazioni e rafforzamento della propria autostima così come il contrario. Ogni ciclo di studi è più selettivo del precedente ed è evidente quanto sia elevato il rischio di insuccesso alle scuole superiori.

Il doposcuola, ponendosi come fi nalità il successo formativo dei ragazzi, potrebbe con-tribuire a ridurre il rischio di insuccesso alle scuole superiori lavorando negli anni prece-denti con uno sguardo progettuale capace di guardare lontano, a quando i ragazzi delle elementari o delle medie seguiti nel presente entreranno nel mondo della scuola secon-daria di secondo grado. Tale sguardo porterebbe i volontari ad allontanarsi dall’urgenza-emergenza del presente per lavorare con i bambini e con i ragazzi in una prospettiva a lungo termine, sostenendoli nell’acquisizione di competenze didattiche o relazionali che si riveleranno fondamentali quando saranno adolescenti.

Parallelamente potrebbero essere attivate esperienze a sostegno dei ragazzi che fre-quentano il biennio delle superiori. Uno dei motivi per cui ci sono ancora pochi doposcuo-la rivolti ai ragazzi adolescenti risiede, sostengono alcuni volontari che li hanno attivati, nel timore dei volontari di non avere il bagaglio di conoscenze necessario per aiutare gli studenti di questo ciclo e grado scolastico. “In realtà poi - dicono i volontari intervistati - è’ anche utile far vedere la propria “limitatezza”, permette al ragazzo di accettare la propria. Si tratta di cercare le informazioni, necessarie per svolgere i compiti, insieme allo stu-dente, di guardare con lui la teoria, di ammettere la propria ignoranza o dimenticanza di alcuni argomenti per riscoprirli con lui”.

Probabilmente alcune diffi coltà nascono anche dal trovarsi di fronte ad un adolescente e quindi dalla necessità, per il volontario, di adottare modalità relazionali che tengano conto del bisogno di autonomia ma anche dell’ambivalente bisogno di cura e tutela di un ragazzo di quell’età. È più facile per un volontario essere messo in discussione da un ra-gazzo delle superiori che da un ragazzino delle medie o da un bambino delle elementari. È ancora più importante, quindi, saper gestire la relazione con lui e renderla costruttiva.

* Fonte MIUR, La Scuola in cifre 2008, Roma , Settembre 2009

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Una delle caratteristiche che accomuna quasi tutti i doposcuola è la partecipazione di ra-gazzi immigrati alle attività: loro presenza è stata registrata, infatti, in 187 servizi (96,9%) su 193. Più del 40% dei ragazzi e delle ragazze che frequentano i doposcuola è di origine immigrata. Tale dato supera il 50% nella città di Milano e nella Zona di Lecco mentre nelle altre si at-testa intorno al 30-35%. (Grafi co 2 e Tab. 7). In particolare 164 doposcuola ne incontrano da 1 a 25, 19 da 26 a 50 e 2 da 51 a 75.

990

312

182

314

221

195

159

2373

1725

989

323

922

627

652

538

5776

Milano

Varese

Lecco

Rho

Monza

Melegnano

Sesto S.G.

Totale

N. Ragazzi Stranieri N. Ragazzi italiani

Grafi co 2 – Origine dei ragazzi seguiti

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

Tab. 7 – % ragazzi stranieri per zona

Zona % ragazzi stranieriMilano 57,39Varese 31,55Lecco 56,35Rho 34,06Monza 35,25Melegnano 29,91Sesto S.G. 29,55Totale 41,08

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

Questi dati che descrivono uno scenario per molti aspetti simile a quello della scuola italiana chiamano i doposcuola ad interrogarsi rispetto alle competenze da acquisire per rispondere in modo adeguato ai bisogni di supporto che i minori immigrati portano e che spesso sono differenti da quelli dei minori italiani. Occorrerebbe inoltre chiedersi come po-ter fare del doposcuola un luogo di integrazione quotidiana e come evitare che esso diventi un “ghetto” per gli stranieri ed un luogo evitato dai minori e dalle famiglie italiane. A tal fi ne, poi, appare di importanza fondamentale attivare luoghi di confronto sul tema con le scuole che, da parte loro, sempre più spesso segnalano e chiedono di accogliere mi-nori immigrati.

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Focus “Ragazzi stranieri”I ragazzi stranieri costituiscono il 57% dei frequentanti i doposcuola di Milano ed il 41% di quelli dell’intera diocesi e sono presenti quasi nella totalità dei doposcuola. Sono quindi una presenza molto signifi cativa che stimola rifl essioni interessanti sia per le spe-cifi cità che introduce nell’organizzazione e nel funzionamento del doposcuola sia per la conseguente possibilità di osservare le dinamiche di integrazione in quel contesto.

L’alta affl uenza dei minori stranieri nei doposcuola è ovviamente legata al generale au-mento della presenza della popolazione straniera sul territorio ma sembra riconducibile nello specifi co anche ad altri fattori. In particolare riportiamo che l’iscrizione al dopo-scuola è spesso stimolata dagli insegnanti che segnalano alunni immigrati con l’obiettivo prioritario di colmare il ritardo linguistico. In secondo luogo, il doposcuola sembra godere della fi ducia dei genitori immigrati che si affi dano a questo servizio con la speranza che possa essere uno strumento utile per il successo scolastico dei fi gli, premessa neces-saria per consentire ai ragazzi di affermarsi nella società. Infi ne, più è alto il numero di minori immigrati che partecipa alle attività del doposcuola più crescono le domande di iscrizione da parte di ragazzi stranieri lasciando immaginare un tam tam promozionale tra connazionali.

Ci sono doposcuola in cui i bambini non italiani sono più del 90%. La percentuale è così rilevante da indurre a pensare che, così come accade in relazione alla scelta della scuo-la, anche rispetto al doposcuola è possibile che le famiglie italiane si allontanino da un servizio che, nei numeri, sembra rivolto ai fi gli delle famiglie di origine immigrata.

Il doposcuola, dunque, pur rivelandosi in molti casi luogo di buona integrazione in cui ra-gazzi di diversa provenienza si relazionano in modo naturale tra loro, dove “si fa palestra di rapporti con le differenze” perché queste, viste da vicino, non fanno paura, perché i bambini le accettano senza porsi troppi problemi, rischia a volte di non poter mettere a frutto queste sue potenzialità.

In conclusione, riportiamo che la numerosa presenza di minori stranieri nei doposcuola genera nei volontari una domanda di formazione specifi ca indispensabile per rispondere adeguatamente ai bisogni.

Le attivitàLe attività del doposcuola si realizzano uno o più giorni alla settimana (Tab. 8) sulla base del calendario scolastico e della disponibilità dei volontari.

Tab. 8 – Distribuzione dei doposcuola secondo i giorni di apertura

Giorni di apertura N. Doposcuola1 242 533 334 365 396 8

Totale 193

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

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Nella maggior parte dei casi il sabato è il giorno prescelto per i bambini della scuola pri-maria mentre per gli studenti della secondaria di primo grado le attività sono proposte nei giorni in cui le lezioni scolastiche sono previste solo di mattina. L’organizzazione della proposta cerca di andare incontro alle esigenze dei minori e delle famiglie compatibilmente con le risorse volontarie esistenti sia in termini numerici sia di disponibilità oraria.Accanto a esperienze che offrono il servizio tutti i giorni della settimana o uno soltanto, si registra che quasi la metà dei doposcuola effettua due o tre aperture settimanali e più di un terzo è aperto quattro o cinque giorni alla settimana.L’oggetto di lavoro specifi co del doposcuola è il sostegno allo studio per favorire il successo scolastico dei ragazzi e delle ragazze che lo frequentano e le strategie adottate per aiutare i ragazzi possono essere differenti (Grafi co 3).L’attività centrale consiste nello svolgere i compiti, rispondendo così anche alle aspettative immediate delle famiglie, della scuola e dei ragazzi stessi ma, attraverso questa attività, i volontari si pongono specifi ci obiettivi didattici per rafforzare le conoscenze teoriche e per cercare di colmare le lacune di base che spesso impediscono l’acquisizione di ciò che viene insegnato a scuola. Le strategie utilizzate a tal fi ne sono diverse e possono sia valorizzare competenze differenti dei singoli volontari sia cercare di promuovere anche l’aiuto recipro-co tra i compagni.

Grafi co 3 – Approccio scelto per il sostegno allo studio

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

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Della metodologia di lavoro fa parte anche la scelta relativa al rapporto numerico tra volon-tari e ragazzi (Tab. 9). Essa dipende dagli obiettivi progettuali del doposcuola e dai bisogni e dalle caratteristiche dei minori che lo frequentano, ma molto spesso è legata anche alle risorse disponibili.

Tab. 9 – Incrocio tra rapporto numerico operatori/ragazzi e motivo di tale rapporto:

Rapporto numerico operatori/ragazzi Scelta metodologica

Necessità dettata dalle

risorse presenti

Entrambi i fattori Totale

Un volontario fi sso per ogni ragazzo 30 8 33 71Un volontario variabile per ogni ragazzo 10 9 35 54Un volontario per un piccolo gruppo di coetanei 20 30 63 113Un volontario per un piccolo gruppo di età e livelli diversi

6 14 27 47

Due o più volontari per un grande gruppo 3 6 10 19Gruppi autogestiti 0 2 1 3

* La somma delle risposte non è pari a 193 perché la domanda è multi risposta

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

La maggior parte dei servizi, infatti, adotterebbe come scelta metodologica il rapporto 1:1 tra volontario e ragazzo, ma non di rado ciò non è possibile. Pur nella convinzione che il rapporto individualizzato offrirebbe maggiori possibilità di successo, dunque, in molti casi si sceglie di accogliere un numero di ragazzi tale per cui il gruppo di lavoro è costretto a optare per altre scelte metodologiche. Questo dato evidenzia la diffi cile situazione nella quale si trovano quasi tutti i doposcuola, ovvero quella di dover decidere se fi ssare un limite massimo per le iscrizioni. Si tratta di decidere se accogliere tutti lavorando in modo differente rispetto a quanto ritenuto mag-giormente effi cace o garantire un supporto individualizzato ai ragazzi accettando di non poter rispondere alla domanda di aiuto di molti. L’analisi del numero e della tipologia di attività proposte nei doposcuola oltre al sostegno nei compiti (Grafi co 4) aiuta a comprendere anche la loro funzione aggregativa e socializ-zante sempre comunque connessa all’oggetto specifi co di lavoro, il supporto nello studio.

Grafi co 4 – Attività offerte dal doposcuola oltre al sostegno scolastico

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

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Focus “Metodo di lavoro”Oltre ad un buon numero di doposcuola che utilizza i compiti scritti sul diario come trac-cia fondamentale da seguire nel lavoro con i ragazzi, ve ne sono altri che riconoscono come prioritaria area di intervento quella del recupero scolastico. In ogni caso appare fondamentale investire energie sulla costruzione di un rapporto di dialogo e fi ducia tra volontario e ragazzo e pensare ad una gestione dei tempi di lavoro favorevole al con-solidamento di questo rapporto. Chi segue questo approccio considera importante ma non prioritaria l’esecuzione della totalità dei compiti scritti sul diario e predilige invece lo sforzo per la comprensione, per il recupero di concetti fondamentali e di passaggi signifi cativi: “Dobbiamo farli diventare autonomi, perché è importante e perché non pos-siamo far loro da balia per tutta la vita. Ma se diamo per scontato che siano già capaci di lavorare da soli o in piccolo gruppo andiamo incontro al caos incontrollabile”, dice uno dei volontari intervistati.

Per seguire questa strada i doposcuola cercano di organizzarsi per supportare i ragazzi in modo individualizzato, con un volontario che affi anca lo stesso studente per tutto l’an-no, ritenendo che questa scelta possa aiutare a consolidare la relazione, a riconoscere le diffi coltà ma anche a registrare i progressi e a individuare gli ambiti su cui è bene investire. Un lavoro di recupero scolastico che indirettamente diventa anche lavoro di recupero di abilità sociali e personali sembra, dicono i volontari, maggiormente effi cace e conduce in una buona parte dei casi a percorsi di crescita signifi cativi.

Talvolta i doposcuola sostengono l’impostazione “a piccolo gruppo” come scelta priorita-ria, sottolineando il rischio che un rapporto individualizzato sia poco responsabilizzante e che freni un serio lavoro autonomo da parte dello studente, ma nella maggior parte dei casi tale impostazione del lavoro è adottata per necessità, ovvero perché il numero degli operatori non è suffi ciente a garantire a tutti i ragazzi un rapporto individualizzato.

La ricerca ha rilevato che spesso l’impostazione metodologica è secondaria rispetto all’obiettivo di dare risposta al maggior numero possibile di richieste.

Molte esperienze scelgono di promuovere il successo formativo e scolastico dei minori po-tenziando, attraverso attività eterogenee, anche le competenze e le abilità sociali oppure perseguono obiettivi didattici attraverso la realizzazione di attività differenti rispetto ai lin-guaggi e agli strumenti utilizzati. In particolare, segnaliamo la progettazione e realizzazione di laboratori nei quali i parteci-panti svolgono attività espressive, ludiche, animative che permettono di implementare le conoscenze didattiche consentendo nello stesso tempo ai ragazzi e alle ragazze di rappre-sentarsi in forme nuove, ri-creandosi, reinventandosi, giocando nuove e impreviste iden-tità e competenze. Il laboratorio permette a chi vi partecipa di scoprire le proprie risorse e di sperimentare successi, moltiplica le possibilità relazionali tra coetanei e con gli adulti provando a rimuovere barriere e blocchi, diffi denze nei confronti dell’altro. Infi ne riportiamo che, in relazione ai bisogni specifi ci dei singoli ragazzi seguiti, molte espe-rienze attivano risposte adeguate quali i percorsi di insegnamento dell’italiano come lingua seconda per gli stranieri, quelli fi nalizzati all’orientamento scolastico o alla rimotivazione allo studio.

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Gli operatori coinvolti Gli operatori coinvolti Il doposcuola è un servizio che nasce dal volontariato e che esiste solo grazie alla dedizione e all’impegno di numerosi uomini e donne che dedicano le proprie competenze e parte del loro tempo a sostenere ragazzi e ragazze nel percorso scolastico. La loro presenza così numerosa rappresenta un segno visibile di una comunità cristiana che si lascia interrogare dai bisogni portati dalle persone più fragili e che è animata da un forte senso di corresponsabilità che genera il desiderio di attivarsi in prima persona per rispondervi.

Grafi co 5 – N. volontari

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

Volontari

1007

441

168

503

523

312

396

3350

0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500 4000

Milano

Varese

Lecco

Rho

Monza

Melegnano

Sesto S.G.

Totale

La ricerca ha registrato, infatti, il coinvolgimento attivo di 3350 volontari e anche in questo caso il numero rilevato è destinato ad aumentare di almeno un migliaio se si considerano i 267 doposcuola esistenti e non solo i 193 che hanno risposto al questionario.Per quanto riguarda il numero delle presenze nelle singole realtà sono stati individuati 85 doposcuola attivati da gruppi formati da meno di dieci volontari, 100 esperienze che vedo-no il coinvolgimento di gruppi da 11 a 50 e 5 in cui il numero di persone che presta servizio è compreso tra 51 e 100.

Tab. 10 – Reperimento volontari

Modalità N. Risposte*Passaparola 167Locandine 50Siti internet 3Accordi con scuole e università 25Percorsi di promozione del volontariato 38Altro (specifi care) 43

*La somma delle risposte non è pari a 193 perché la domanda è multi risposta

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

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La modalità di reperimento maggiormente diffusa ed effi cace è quella che utilizza il passa-parola incaricando chi già opera nel doposcuola a coinvolgere altre persone.

Grafi co 6 – Genere volontari

Volontari - Genere

29%

71%

MaschiFemmine

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

Rispetto al genere (Grafi co 6) il volontariato nei doposcuola è caratterizzato al femminile (71% del totale), unica eccezione è rappresentata dalla Zona VII dove il gap tra le presenze maschili e femminili è molto più basso (Tab. 11). Per quanto riguarda l’età dei volontari, emerge la situazione descritta nel Grafi co 7 e nella Tabella 12.

Grafi co 7 – Età volontari

Età dei volontari

21%

16%

25%

34%

4%

15-1920-2930-5556-70>70

Tab. 12 – Distribuzione dei volontari nei doposcuola per fasce d’età

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

Età N. Risposte15-19 anni 11320-29 anni 11130-55 anni 14056-70 anni 145più di 70 anni 42

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

Tab. 11 – Distribuzione dei volontari per zone e per genere

Zona Maschi % Femmine %Milano 32 68Varese 25 75Lecco 19 81Rho 20 80Monza 27 73Melegnano 28 72Sesto S. Giovanni 46 54

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

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Nella maggior parte delle realtà coinvolte nella ricerca sono presenti volontari di età com-presa tra i 56 e i 70 e tra i 30 e i 55 anni; a queste fasce d’età, inoltre, appartiene il 59% del numero totale di coloro che prestano servizio nei doposcuola. Tale dato conferma una caratteristica riscontrata anche in passato, mentre appare come elemento di novità evi-denziato dalla ricerca l’aumento della presenza di adolescenti e giovani che rappresentano il 37% del numero totale dei volontari e sono attivi in 113 doposcuola. Alcuni doposcuola, in particolare, hanno esplicitamente scelto di puntare sui giovanissimi; si tratta spesso di ragazzi e di ragazze che frequentano il gruppo adolescenti dell’oratorio o il gruppo Scout del territorio; in altri casi sono studenti delle superiori che svolgono, ove previsto dal proprio corso di studi, il tirocinio o che ottengono al termine dell’esperienza crediti formativi; infi ne, si rilevano diversi casi in cui ragazzi aiutati in passato al dopo-scuola offrono la propria disponibilità a favore delle attività del servizio. Gli esiti della ricerca stimolano, dunque, a tenere presenti gli adolescenti (dalla terza su-periore in poi) come potenziali volontari. Essi, infatti, con alcune attenzioni progettuali sul piano educativo e organizzativo, possono rappresentare una risorsa importante per il doposcuola e l’esperienza di volontariato, anche se spesso limitata nel tempo, può offrire loro una signifi cativa occasione di crescita. In 130 doposcuola gli operatori sono coordinati da un volontario, in 48 casi questa fun-zione è svolta da un dipendente mentre sono 15 i servizi in cui la fi gura di coordinamento coincide con il responsabile dell’oratorio.

Tab. 13 – Operatori dipendenti

Doposcuola con personale dipendente

% sul N. di Doposcuola N. Dipendenti % sul N. di operatori coinvolti

69 32,6 206 5,8

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

Le fi gure professionali che collaborano alla realizzazione delle attività dei doposcuola rap-presentano solo il 5,8% di tutti gli operatori coinvolti (volontari e professionisti) a conferma della matrice volontaria di tali servizi. Si tratta in prevalenza di educatori professionali, altri doposcuola si avvalgono invece di specialisti per la supervisione, la formazione e per la consulenza psicologica.I dati inoltre hanno rilevato che i 206 professionisti supportano le attività del 36,3 % dei doposcuola evidenziando un bisogno abbastanza diffuso di integrare, per una migliore organizzazione e progettazione del servizio, le esperienze e le competenze dei volontari con quelle delle fi gure professionali. Infi ne sottolineiamo che nel 71,5% dei casi la presenza di professionisti coincide con la gestione del doposcuola in collaborazione con un altro ente (in particolare con Associazioni o Cooperative), mentre sono 20 i casi in cui la parrocchia, che gestisce senza altre collabo-razioni il servizio, ha scelto di assumere direttamente dei professionisti.

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Focus “Volontari e professionisti”I volontari sono l’asse portante dei doposcuola sia per il loro elevato numero che per l’im-pegno profuso. Alcuni sono attivi da 15 anni, se non più, nello stesso doposcuola, altri si impegnano per 2, 3 e in alcuni casi 4 giorni alla settimana. Tra di loro è molto rappresen-tata la categoria degli insegnanti in pensione, ma vi sono anche gli insegnanti in cerca di occupazione che si “tengono in allenamento” e contemporaneamente fanno un’attività di utilità sociale, nonché insegnanti in servizio. Inoltre, sono numerosi i volontari che non hanno nulla a che fare col mondo della scuola e che hanno deciso di utilizzare le competenze acquisite in altri ambiti lavorativi, i ricordi sulla singola materia e le personali capacità relazionali per mettersi a disposizione di ragazzi o bambini dei doposcuola. La ricerca, poi, ha rilevato la presenza di un buon numero di studenti volontari, sia delle superiori che dell’università; si tratta principalmente di giovani frequentanti l’oratorio ma vi è anche una parte esterna al mondo parrocchiale.

Vista la loro importanza i coordinatori sono continuamente sollecitati ad interrogarsi per identifi care strategie utili a mantenerne viva la motivazione, a formarli adeguatamente affi nché siano in grado di svolgere bene il loro ruolo e a reperirne di nuovi.

Molti doposcuola cercano di supportare il servizio con l’inserimento di alcune fi gure pro-fessionali. Si tratta di educatori e psicologi che ricoprono diversi ruoli, garantiscono una presenza continuativa e autorevole e accrescono la qualità del servizio integrando le esperienze e le competenze dei volontari con le proprie competenze specifi che che sempre di più si rivelano necessarie per gestire la complessità del lavoro all’interno del doposcuola.

La presenza dei professionisti genera sicuramente fatiche aggiuntive, tra le quali la ne-cessità di dover ricercare in continuazione fi nanziamenti in grado di sostenerla, ma pro-duce generalmente esiti positivi a patto che ci sia la disponibilità di entrambe le fi gure, volontario e professionista, a vivere l’incontro tra culture, sguardi, approcci differenti nel-la prospettiva di un’integrazione delle rispettive competenze a vantaggio della defi nizio-ne di un progetto di doposcuola in grado di rispondere in modo maggiormente adeguato ai bisogni dei minori che lo frequentano.

La decisione di assumere dei professionisti insieme alla realizzazione di attività che inte-grano il sostegno nei compiti ha introdotto nel mondo dei doposcuola la necessità di avere a disposizione risorse economiche in grado di rendere sostenibili tali scelte (Tab. 14).

Tab. 14 – Finanziamenti

Fonte del fi nanziamento N. RisposteContributo dell’Amministrazione locale 54Contributo regionale per CAG 9Contributo regionale per le associazioni di volontariato 6Quota di partecipazione a carico delle famiglie 17L. 23/99 36L. 285/97 128 per 1000 destinato alla zona pastorale 3Autofi nanziamento della parrocchia 30Altro (specifi care) 28

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

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Negli ultimi 5 anni, dunque, ben 106 doposcuola hanno ricevuto fi nanziamenti a conferma sia dell’aumento di competenze delle parrocchie rispetto alla stesura dei progetti e alla par-tecipazione a bandi di fi nanziamento, sia del riconoscimento da parte degli enti fi nanziatori del valore del doposcuola come servizio educativo fondamentale per i territori nei quali si realizza.Degne di particolare nota sono le esperienze sostenute tramite autofi nanziamento da parte della parrocchia perché testimoniano che l’investimento progettuale sul doposcuola è rite-nuto così importante da assumere anche la forma di investimento economico.

Valutazione e formazioneValutazione e formazioneLa ricerca ha evidenziato l’esigenza nei doposcuola di spazi di confronto tra i volontari fi nalizzati alla verifi ca e alla valutazione del servizio e del lavoro con i singoli ragazzi. Non essendo sostenibile adottare la riunione d’equipe come strumento di lavoro, tale esigenza viene soddisfatta attraverso forme e modalità differenti con livelli di strutturazione e siste-maticità variabili.Solo in 18 casi non sono previsti momenti di verifi ca con i volontari che si realizzano invece nell’88,1% dei doposcuola.

Tab. 15 – Modalità di verifi ca

Modalità di verifi ca

Colloquio individuale informale

Colloquio individuale

formale

Riunione con il

coordinatore

Riunione con consulente

esterno

Questionario anonimo Altro

N. doposcuola 69 8 136 19 20 11

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

La valutazione dell’operato avviene nell’80% dei doposcuola attraverso 2 o 3 riunioni all’an-no alle quali partecipano il coordinatore e tutti i volontari. Accanto o in alternativa a questi momenti alcune esperienze offrono la possibilità di incontri individuali tra il coordinatore e i volontari, altre chiedono la consulenza di operatori esterni, altre ancora rilevano la valu-tazione dei volontari rispetto al servizio attraverso la somministrazione di un questionario anonimo.Rispetto alla formazione (Tab. 16) sono 124 i doposcuola che hanno dichiarato di sentirne l’esigenza, 56 i casi in cui non è stato rilevato il bisogno mentre sono 13 i doposcuola che non si sono espressi in merito.

Tab. 16 – Doposcuola e formazione

Doposcuola che sentono l’esigenza di percorsi formativi

Totale

Sì NoDoposcuola che offrono percor-si formativi

Sì 62 15 77No 62 40 102

Totale 124 55 179

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

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La capacità dei doposcuola di rispondere alle richieste di formazione dei volontari appare insuffi ciente visto che solamente 77 doposcuola si sono attivati in tal senso.

Grafi co 8 – Contenuti della formazione

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

Dall’analisi delle tematiche individuate quali oggetti dei percorsi formativi, realizzati o da realizzare (Grafi co 8), emerge un forte bisogno di implementazione delle competenze re-lazionali dei volontari, seguito dalla necessità di formarsi rispetto ad alcuni argomenti specifi ci (disturbi specifi ci di apprendimento, intercultura, metodo di studio, stili di ap-prendimento…). Inoltre, appare signifi cativo il desiderio espresso dai doposcuola di essere accompagnati nella riprogettazione del proprio servizio mentre sorprende che, a fronte delle criticità esplicitate in relazione al coinvolgimento delle famiglie dei ragazzi e al lavoro di rete, sia scarsamente manifestato il bisogno di formarsi per elaborare strategie di inter-vento possibili in proposito.

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Focus “Formazione e valutazione”I doposcuola ritengono la formazione un fattore importante (quasi la metà ha partecipato ad iniziative formative e due terzi aderirebbero a nuove proposte), in alcuni casi persino determinante per la buona riuscita del servizio.

Solitamente la formazione non costituisce una premessa all’avvio dei doposcuola, che abitualmente iniziano ad operare sullo slancio dell’iniziativa di qualcuno o sull’onda della domanda proveniente dalle famiglie senza iniziative o corsi preparatori relativi alle com-petenze utili per realizzare le attività.

Il bisogno di formazione nasce col tempo, talvolta con l’insorgere di alcuni problemi, o per mettere ordine rispetto ad un’esperienza praticata in cui sono state poche le occasio-ni di rifl essione e confronto; in alcuni casi la scelta di realizzare attività formativa nasce anche per condividere con i nuovi volontari arrivati alcune pratiche positive sperimentate nel tempo.

I doposcuola che hanno investito risorse economiche nella presenza di un educatore professionale o di uno psicologo, hanno spesso chiesto loro di realizzare un percorso formativo per i volontari con la fi nalità di approfondire ed implementare le competenze in relazione ad alcune argomenti specifi ci. Oltre ai professionisti interni si fa anche ricorso a consulenti esterni per trattare alcune tematiche quali “volontariato e doposcuola”, “lo specifi co del doposcuola”, “la relazione educativa”, “il metodo di studio”, ecc.

A questi percorsi aderisce buona parte del gruppo di volontari del doposcuola che li organizza, pur con le diffi coltà di ritagliarsi un tempo ulteriore all’impegno ordinario e talvolta di percepire i vantaggi della formazione: resistenze maggiori si registrano nella partecipazione ad offerte formative sul territorio che risultano più faticose da un punto di vista organizzativo in particolare se distanti e meno calibrate sulla propria particolarità.

Per quanto riguarda la valutazione, negli anni è cresciuta l’abitudine nei doposcuola a realizzare momenti di monitoraggio del lavoro, quasi sempre condotti dai coordinatori, che si alternano alle riunioni con fi nalità organizzativa e abitualmente cadono in tre fasi del progetto: all’inizio, a metà e a fi ne anno.

Il processo di valutazione in molti doposcuola si arricchisce anche grazie alla presenza di momenti di confronto e verifi ca con gli insegnanti delle scuola di riferimento dei ragazzi e con l’utilizzo di strumenti in cui gli stessi ragazzi possano rifl ettere su quanto vissuto e appreso, al fi ne di renderli attori coscienti nel valutare il percorso che stanno realizzando.

Un elemento di criticità riguarda il vissuto dei volontari rispetto alle proposte formative e alle riunioni organizzative e di verifi ca: infatti spesso sono viste come esperienze fa-ticose rispetto alle quali è diffi cile trovare tempo e in alcuni casi motivazione, in quanto considerate qualcosa “in più”, secondario rispetto all’attività con i ragazzi.

Compito dei coordinatori è quello di trasmettere il senso e l’importanza di questi mo-menti, valorizzando gli spazi collegiali e formativi quali momenti centrali dell’attività del doposcuola stesso, attraverso una chiarezza nella “contrattualità” iniziale rispetto alla partecipazione alle proposte, un costante lavoro di condivisione sul loro signifi cato e una capacità di promuovere partecipazione e appartenenza al progetto anche attraverso la valorizzazione proprio di queste occasioni.

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Lavorare in reteLavorare in reteLa ricerca pone in evidenza la tendenza dei doposcuola a ricercare la collaborazione con gli altri soggetti che accompagnano i minori nei percorsi di crescita individuando nella meto-dologia della rete una strategia di lavoro vincente ai fi ni di costruire un percorso comune nell’interesse dei singoli ragazzi.

Tab. 17 – Modalità di accesso al doposcuola

Accesso N. RisposteSpontaneo 93Su invio della scuola 163Su invio dei servizi sociali 51Su invio di altri operatori 31Su invio della propria famiglia 152Altro (specifi care) 16

*La somma delle risposte non è pari a 193 perché la domanda è multi risposta

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

I dati relativi alle modalità di accesso (Tab. 17) ci dicono che il doposcuola non ha perso la caratteristica di essere un servizio aperto dove i ragazzi possono accedere spontaneamente e dove le famiglie riconoscono di poter essere supportate nei propri compiti educativi. Nello stesso tempo, però, quanto emerso dalla ricerca evidenzia che le collaborazioni sono sem-pre più solide e presenti anche grazie al fatto che il doposcuola negli anni si è guadagnato il riconoscimento della qualità del lavoro svolto da parte degli operatori dei servizi pubblici e privati e della scuola in particolare che vede in questo servizio extrascolastico una valida opportunità in più per i minori. Tali collaborazioni assumono forme e modalità differenti che dipendono da numerose va-riabili: le risorse a disposizione in termini di tempo e di competenze, la disponibilità degli interlocutori, l’esistenza di un progetto ben defi nito e di un’identità chiara del servizio.Le famiglie dei ragazzi che frequentano il doposcuola potrebbero rientrare tra i destinatari indiretti del servizio in quanto le attività rivolte ai fi gli rispondono anche al bisogno dei genitori di essere supportati nello svolgimento dei propri compiti di cura. Superare tale ap-proccio aiuta a riconoscere la famiglia come il soggetto principale a cui è deputata l’azione educativa che il doposcuola contribuisce a realizzare e a ricercare il suo coinvolgimento attivo nel percorso di sostegno allo studio rivolto ai fi gli. I doposcuola (Tab. 18) cercano di coinvolgere le famiglie incontrandole informalmente nella quotidianità o nell’ambito di colloqui formali e periodici a partire da quello all’inizio dell’an-no scolastico; alcune realtà hanno provato a sperimentare modalità differenti proponendo momenti di incontro e di socializzazione per i gruppi dei genitori.

Tab. 18 – Il lavoro con le famiglie

Modalità di coinvolgimento delle famiglie N. risposteNon sono coinvolte 11Anche se viene proposto il coinvolgimento non avviene 26Incontri informali saltuari 112Colloqui con i volontari all’inizio dell’anno scolastico 70Incontri periodici 53Attività di socializzazione 25Sono presenti gruppi di genitori 4Altro (specifi care) 33

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

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Focus “Famiglia“Focus “Famiglia“

Diversi doposcuola sono nati perché alcune famiglie hanno richiesto alla propria par-rocchia un aiuto scolastico per i propri fi gli, riconoscendo quindi la diffi coltà dei propri ragazzi nello studio e implicitamente la propria nel sostenerli.

Il servizio oggi continua a rispondere alla domanda di aiuto portata da numerose famiglie che a volte non sono in grado di sostenere i fi gli nel percorso scolastico oppure, come nel caso di alcuni genitori immigrati, hanno diffi coltà nella comprensione e padronanza della lingua italiana o che spesso faticano nell’organizzare la vita familiare conciliandola con i tempi del lavoro. In alcuni casi di disagio o povertà, inoltre, il doposcuola rappre-senta un ponte tra la famiglia e altri possibili canali di sostegno riconducibili alla parroc-chia o a strutture pubbliche.

Il doposcuola, dunque, rappresenta un servizio in grado di rispondere a molteplici biso-gni dei minori e delle loro famiglie ed è riconosciuto come tale ma, nonostante questo, i volontari riportano che non è facile riuscire a instaurare un rapporto con i genitori dei ragazzi

I volontari cercano un coinvolgimento attivo della famiglia nel percorso realizzato al do-poscuola riconoscendole un ruolo essenziale, ritenendo utile che il progetto sul singolo ragazzo sia pensato dai volontari, dalla scuola, dal ragazzo e dalla famiglia e che tutti gli attori coinvolti siano chiamati a contribuire e a collaborare per realizzarlo.

Il doposcuola, dunque, dichiara di cercare la collaborazione delle famiglie, ma riporta che spesso incontra diffi coltà nell’attivarla. La maggior parte delle volte i genitori e i pa-renti del ragazzo sono diffi cilmente raggiungibili: gli studenti delle medie (i 2/3 del totale) si recano, in gran parte, al doposcuola da soli; al telefono è spesso diffi cile parlare con i genitori, soprattutto con gli stranieri che hanno diffi coltà a comprendere la lingua, e così i momenti di contatto sono per lo più quelli dell’iscrizione e della festa di fi ne anno.

I genitori dei bambini delle elementari sono maggiormente contattabili dal momento che accompagnano e ritirano i fi gli, ma il problema dell’incontro educatori-genitori, in mo-menti caotici come l’inizio e la fi ne dell’attività, rimane.

Ci sono casi di doposcuola che investono nella relazione con le famiglie, che offrono percorsi di sostegno a gruppi di genitori o comunque spazi di ritrovo e conversazione in-formale attraverso i quali si crea un clima di fi ducia che facilita lo scambio e il confronto a proposito dei ragazzi. Più in generale però le famiglie, soprattutto quelle più in diffi coltà, sembrano esprimere una richiesta di aiuto che, una volta accolta, rischia di attivare un processo di delega.

Soltanto 11 doposcuola dichiarano di non prevedere il coinvolgimento delle famiglie men-tre in 26 casi è segnalata la diffi coltà dei genitori ad aderire alle proposte dei doposcuola.

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Il processo di costruzione della rete intorno alle progettualità rivolte ai minori supera i con-fi ni parrocchiali e coinvolge diversi attori del territorio (Tab. 19).

Tab. 19 – Soggetti della rete

Realtà con le quali sono state attivate collaborazioni N. RisposteAltri doposcuola 45Altre parrocchie 37Servizi sociali 78Cooperative/associazioni 59Altro (specifi care) 40

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

Sono 131 i doposcuola che hanno attivato collaborazioni con altri enti anche per meglio valorizzare e ottimizzare le risorse esistenti e promuovere interventi coordinati. Si tratta in particolare di altri doposcuola, di altre parrocchie o di enti del privato sociale; inoltre, sono 78 i doposcuola che dichiarano un buon livello di interlocuzione con i servizi sociali.Una valenza particolare assume sicuramente il rapporto tra doposcuola e scuola in quanto funzionale a costruire e rendere effi cace il percorso che i ragazzi intraprendono con i vo-lontari, a condizione che sia fondato sulla collaborazione e sul reciproco riconoscimento.

Tab. 20 – Il rapporto con la scuola

Tipo di collaborazione attivata con la scuola N. RisposteNessuna 17Protocollo d’intesa 44Partecipazione ai consigli di classe 8Incontri sistematici con gli insegnanti 57Incontri, una tantum, con gli insegnanti 96Segnalazione / invio di ragazzi 144Altro (specifi care) 23

Fonte dati: Caritas Ambrosiana

Dai dati rilevati attraverso la ricerca emerge che sono ormai poche le esperienze che non hanno attivato alcun tipo di collaborazione con le scuole frequentate dai ragazzi del dopo-scuola, mentre appare una prassi ormai consolidata quella di ricercare un confronto, più o meno sistematico e formalizzato, con gli insegnanti rispetto alla defi nizione delle procedure e delle modalità di invio e di segnalazione dei ragazzi da parte della scuola, alla condivisio-ne degli obiettivi, al monitoraggio e alla valutazione del lavoro svolto con i ragazzi.

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SPUNTI DI RIFLESSIONE E LINEE DI LAVORO

Da un’attenta e approfondita lettura e analisi dei dati emersi sono molti gli spunti di rifl es-sione che in parte confermano l’adeguatezza di alcune strategie di lavoro adottate dall’Area Minori e in parte stimolano nuove opportunità.La fotografi a dell’esistente permette di sottolineare alcuni aspetti che tratteggiano l’identi-tà e la potenzialità rappresentata dai doposcuola diocesani, identifi care nodi critici su cui lavorare e proporre linee di lavoro che coinvolgano in modo differente i molteplici soggetti che, come abbiamo rilevato, si intrecciano direttamente o indirettamente all’esperienza.

Prossimità come attenzione comunitariaLa scelta di occuparsi del tempo “oltre la scuola” e del percorso formativo di un ragazzo o una ragazza è il segno di una scelta di prossimità che la comunità cristiana continua a rin-novare, quale spazio di promozione della persona, in cui accogliere e sostenere la fragilità per risvegliare e implementare risorse e potenzialità.In un quarto delle parrocchie della diocesi di Milano è attivo un doposcuola e nella maggio-ranza dei casi vi è una forte corresponsabilità nel progetto, testimonianza di un’inclusione nella proposta pastorale che è cresciuta negli anni, arginando la deriva, ancora presente in alcuni casi, di servizi che si limitano ad un “utilizzo degli spazi” senza condividere il senso di un’integrazione nell’attenzione della comunità verso i giovani. È importante continuare a promuovere spazi e momenti in cui l’intera comunità possa conoscere e partecipare al doposcuola, affi nché venga vissuto da tutti come spazio di crescita e si rinnovi continua-mente un coinvolgimento capace di arricchirne le potenzialità.

Radicamento e continuitàIl doposcuola è un servizio. I dati sull’”anzianità”, sulla distribuzione territoriale e sulla fre-quenza di apertura dicono di un’esperienza che, a livello di diocesi, è capillare e garantisce continuità sia nell’arco della settimana sia nell’arco degli anni. Pensare al doposcuola in termini di servizio non signifi ca trasformarne la caratteristica di eterogeneità e spontaneità che c’è alla base della scelta di volontariato, al contrario signifi ca riconoscere il valore di queste scelte e capire come lavorare al meglio affi nché il territorio entro cui si inseriscono sia in grado di promuoverle e sostenerle. L’esistenza di doposcuola che operano da più di 10 anni, insieme al dato di quelli nati nell’ultimo biennio, dice di un servizio sempre attua-le, capace di adattarsi al cambiamento dei bisogni e delle offerte formative del territorio. Inoltre, la capillarità, segno di attenzione delle persone allo specifi co del proprio territorio, ne conferma la forte adattabilità a contesti differenti quali possono essere la periferia cit-tadina e il piccolo comune.Oggi siamo chiamati a trovare strategie per garantire questa continuità, attraverso proces-si di accompagnamento e risorse stabili che permettano ad un doposcuola di progettarsi nel futuro, evitando ogni anno di dover “fare i conti con le proprie forze” e trovarsi, come in alcuni casi, costretti a chiudere o sospendere un’offerta così utile per la collettività.

Accoglienza e cittadinanzaIl doposcuola è un percorso di cittadinanza offerto a circa 7000 ragazzi. L’accoglienza indi-scriminata di tutti coloro che portano con sé un bisogno è indicatore di un’offerta che cre-sce e si evolve proprio a partire dalle persone che ha davanti, attraverso processi inclusivi in cui l’identità del servizio prende forma dall’incontro tra gli operatori e i ragazzi stessi.

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Accogliere e sostenere i ragazzi nel proprio percorso formativo signifi ca garantire diritti di cittadinanza, sia per persone di origine immigrata, con cui lavora il 70% dei doposcuola, che faticano nei processi formativi anche a causa di gap linguistici non sempre adeguata-mente sostenuti all’interno della scuola, sia per ragazzi italiani il cui diritto all’apprendi-mento non viene garantito, per una molteplicità di altri fattori .La fragilità e le fatiche che un ragazzo incontra all’interno di un percorso scolastico lo espongono ad un alto rischio di dispersione, in cui non è in pericolo solo l’apprendimento, ma una globale visione di sé e la sua concreta opportunità di progettarsi e immaginarsi nel futuro. La molteplicità di ostacoli al successo formativo chiede all’intera società di farsi carico della loro rimozione. Per questa ragione il doposcuola ha bisogno di trovare intorno a sé soggetti diversi che concorrano al sostegno dei ragazzi nelle fasi delicate dell’infanzia e dell’adole-scenza, attraverso proposte, strategie e strumenti in grado di contrastare i fattori di rischio e vulnerabilità, garantendo a tutti le stesse opportunità.

Successo formativo e integrazione socialePromuovere il successo formativo signifi ca innanzitutto risvegliare o sostenere in un ra-gazzo il desiderio di imparare, desiderio che in molti casi non può non passare dallo stile di colui che insegna. La cura delle relazioni tra operatori e ragazzi rappresenta quel neces-sario passaggio attraverso cui stimolare la voglia di dedicare impegno e energie attorno ad un oggetto che proprio dentro una relazione acquisisce o ritrova il suo senso. La scelta di differenti metodologie di studio e la valorizzazione di attività di socializzazione quali labora-tori, giochi e gite rappresentano la traduzione di questa attenzione nella cura di un setting relazionale in cui l’integrazione, il “sentirsi parte” come individui, permetta una motivazio-ne o rimotivazione allo studio, accanto ad un luogo di narrazione dei propri vissuti in cui sentirsi ascoltati da adulti interessati al proprio essere persone, ancor prima che alunni.Sarebbe importante che questa attenzione educativa fosse sempre al centro anche della prospettiva pedagogica della scuola, evitando il rischio di perdersi durante un momento storico complesso come quello attuale, in cui forse proprio il senso ultimo dell’insegnare, ovvero la promozione della persona non tanto all’anno successivo quanto nella vita, per-mette di trovare ogni giorno la motivazione necessaria per affrontare con qualità la com-plessità.

Investire in rete sulle risorse dell’individuoIl doposcuola è un servizio tra oratorio e territorio. I dati sugli invii in ingresso descrivono una realtà stabilmente in rete con le scuole e, in un numero minori di casi, con i servizi so-ciali di riferimento. L’esperienza testimonia l’importanza di una reciprocità in cui i ragazzi sono al centro di un interesse sia di un territorio che ha bisogno e valorizza l’attenzione espressa dalla comunità cristiana e, allo stesso tempo, di una comunità cristiana che, nel suo agire sociale, evita derive autoreferenziali cercando collaborazione tra i diversi attori istituzionali e non.Questo investimento a favore dei “più piccoli” quali soggetti portatori di risorse, non può non partire dalle loro famiglie di appartenenza, da coinvolgere come partner del processo educativo, anche laddove fragili o a tratti non collaborative e tutelanti. Scegliere, infatti, di investire in rete sulle famiglie nasce dalla convinzione che un’alleanza educativa nasca da reali spazi di corresponsabilità, entro limiti e potenzialità di ciascuno, e permetta di accom-pagnare con coerenza i ragazzi facendoli sentire parte di una comunità attenta e coesa nei confronti dei loro percorsi di crescita.

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Il lavoro di rete chiede oggi un maggiore investimento in termini di regia da parte della stessa istituzione, poiché chiedere ad un servizio a prevalenza volontaria di costruire rete, spesso signifi ca chiedergli risorse aggiuntive di cui non dispone; favorire canali di comuni-cazione aperti e stabili e condividere linguaggi e stili di cura permetterebbe alle reti di na-scere e lavorare con tempi e modalità adeguati alle singole storie di vita, per poi diventare “tavoli formali di lavoro” solo se rappresentativi di relazioni e collaborazioni reali.

Competenza e intenzionalità volontariaDalla ricerca si evidenzia che nei doposcuola della diocesi si stima lavorino circa 4500 operatori non retribuiti e 200 operatori retribuiti; l’utilizzo di questi termini intende sottoli-neare come nella realtà le categorie della volontarietà e della competenza si distribuiscano in modo vario ed eterogeneo tra tutte le diverse persone che collaborano nel’esperienza di doposcuola, persone il cui numero rappresenta un’incredibile risorsa per il territorio diocesano. Il dato conferma le potenzialità di un doposcuola quale palestra di relazione e collaborazione tra persone di età differenti, con professionalità differenti che scelgono di dedicarsi all’accompagnamento dei più piccoli nel proprio tempo libero, nel proprio tempo lavorativo o al termine della propria carriera. Il doposcuola si fa laboratorio di integrazione tra competenze, stili relazionali e motivazioni diverse che, unite da obiettivi e pratiche co-muni, rendono il servizio uno spazio di solidarietà multiculturale, non tanto per le diverse culture dei benefi ciari, quanto per le molteplici culture di chi ci opera. Uno spazio in cui esprimere gratuità e prossimità che si trasforma per ciascuno in luogo di crescita e arric-chimento personale. A fronte di tempi di vita sempre più frenetici e di una cultura del la-voro sempre più abitata dalla logica del profi tto economico, i doposcuola rappresentano un segno importante di testimonianza del valore di un tempo dedicato alla relazione, in parti-colare con i più “piccoli” nella società, e di un “profi tto” valutabile in termini di promozione di benessere e garanzie di diritti. È importante che la comunità cristiana e la società nel suo insieme amplifi chino sempre più il valore di questa cultura di servizio, comunicando e promuovendo scelte di questo tipo come possibilità di espressione delle proprie capacità in un’ottica solidale.

Formazione come risposta alla complessitàL’eterogeneità delle storie di vita e dei bisogni che il doposcuola incontra chiede che la com-petenza di chi vi opera sia costantemente sostenuta e implementata. Le complessità che un doposcuola affronta sono molteplici e in continua evoluzione ed è necessario dotarsi di strumenti e attenzioni sempre nuove per rispondere con qualità. La formazione ha rappre-sentato in questi anni un valido spazio di supporto, ma come dicono i dati incontra ancora oggi alcuni ostacoli da superare. In primo luogo è necessario che chi opera in un dopo-scuola ne comprenda sempre più le ragioni e i benefi ci, che sia disponibile eventualmente a sacrifi care del “tempo dedicato all’aiuto” per acquisire strumenti e competenze utili a rendere “quel tempo” realmente signifi cativo per le persone a cui lo si dedica. Come secon-da istanza è necessario che le istituzioni e in generale la collettività mettano a disposizione risorse per accompagnare a livello formativo i doposcuola, affi nché attraverso investimenti minimi, il passaggio di strumenti agli operatori ne aumenti le potenzialità, in una logica di sviluppo comunitario in cui le competenze apprese in un doposcuola vengano metabo-lizzate e permangano stabilmente in termini di risorsa nella cultura di lavoro quotidiano.

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Riconoscimento istituzionale e implementazione delle risorse Le molteplici positività e potenzialità del doposcuola delineate, assumono valore ed eviden-za differente agli occhi della rete di soggetti che su un territorio si occupano di istruzione e di politica sociale. Esistono in diocesi esperienze positive di riconoscimento istituzionale da parte sia della scuola, in particolare la stesura di protocolli di intesa che sanciscono una corresponsabilità sui percorsi di accompagnamento formativo, sia delle Amministrazioni, che sostengono anche economicamente l’esperienza attraverso leggi di settore specifi che. Purtroppo, però, questo riconoscimento è ancora oggi lasciato in gran parte alla discrezio-nalità di singoli referenti e presenta ancora limiti che incidono negativamente sul servizio: rapporti con il mondo scuola che dipendono da relazioni più o meno positive con singoli insegnanti, avvicendamento di dirigenti con visioni differenti, fi nanziamenti nella logica del progetto temporalmente defi nito che non garantiscono continuità, tagli dei fondi per le politiche giovanili, di cui soffrono in particolare gli interventi di promozione e prevenzione quali il doposcuola, ecc…Oggi è auspicabile immaginare un rafforzamento delle collaborazioni e della loro stabilità in modo che nei diversi territori, senza “ingabbiare” il doposcuola in tipologie predefi nite di servizio che ne limiterebbero la libertà e le potenzialità, si possa sostenere e valorizzare questa risorsa quale soggetto delle e nelle politiche di una zona, all’interno di una più ar-ticolata “unità di offerta sociale” rispetto alla quale l’oratorio vede riconosciuto il proprio ruolo anche a livello legislativo1. Queste rifl essioni permettono di evidenziare alcune buone pratiche trasversali di un’espe-rienza quale il doposcuola, attraverso un’immagine di insieme di un servizio che in diocesi di Milano rappresenta un’importante risorsa sia in termini pastorali che in termini sociali.I diversi punti propongono spunti per possibili linee di lavoro che, a partire dall’esistente, sempre più consentano ai doposcuola stessi e ai diversi attori del territorio di sostenere e valorizzare questa esperienza.Caritas Ambrosiana, in continuità con quanto realizzato in questi anni, si mette al servizio delle diverse realtà e dei diversi territori in questa prospettiva di supporto e accompagna-mento, dando voce, attraverso il linguaggio dei doposcuola, a persone, povertà e risorse che chiedono, ci chiedono come collettività, sempre maggiore attenzione.

1 LEGGE 1 agosto 2003, n. 206. - Disposizioni per il riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratori e dagli enti che svolgono attività similari e per la valorizzazione del loro ruolo.LEGGE REGIONALE 23 novembre 2001, n. 22. - Azioni di sostegno e valorizzazione della funzione sociale ed educativa svolta dalle parrocchie mediante gli oratori.

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Per informazioni e approfondimentiCARITAS AMBROSIANA

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