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I DISTURBI ALIMENTARIIl tema dei disturbi alimentari è stato approfondito mediante l’integrazione dei seguenti testi:Richard A. Gordon “Anoressia e Bulimia”. Anatomia di un’epidemia sociale, Raffaello Cortina Editore, 2004.Mara Selvini Palazzoli “L’anoressia mentale”, Raffaello Cortina Editore, 2006.Mara Selvini Palazzoli, S. Cirillo, M. Selvini, A. M. Sorrentino “Ragazze anoressiche e bulimiche”. La terapia familiare, Raffaello Cortina Editore,1998
• L’argomento che andremo a trattare riguarda i disturbi alimentari, fenomeno dilagante e preoccupante al momento attuale visti i modelli quotidianamente proposti attraverso ogni tipo di comunicazione. Per giungere ad un quadro completo abbiamo fatto riferimento ai testi utilizzati integrandoli.
• Partendo da una prospettiva socio culturale e generale circa le caratteristiche del disturbo e la sua diffusione, passando attraverso il pensiero di vari autori, siamo giunti all’attuale metodo sistemico. Il tutto in un’ottica evoluzionistica espressa in modo esauriente da Mara Selvini Palazzoli.
…sono condizioni cliniche complesse dove
convergono fattori psicologici evolutivi e
biologici, ruotano attorno a problemi di peso e
forma del corpo. L’ossessione è verso la
magrezza come modo per risolvere problemi
relativi all’identità.
I disturbi dell’alimentazione…
ANORESSIA: problema che sorge poco dopo
la pubertà, quando il corpo diventa adulto e
deve confrontarsi con sfide adolescenziali.
BULIMIA: problema che sorge successivamente
e riguarda l’equilibrio tra relazioni interpersonale
e senso di separatezza. Particolarmente critico è il
momento di separazione dalla famiglia.
I disturbi dell’alimentazione
Anoressia – Panoramica storica
in tutti i periodi della storia, disturbi mentali di rilevanza
epidemiologica o particolare fascino illuminano un aspetto
specifico della natura umana in conflitto con i tempi.
Fine ‘800: isteria (espressione di una crisi dell’identità femminile) Misterioso disturbo nervoso e forma patologica tanto complessa quanto enigmatica. Fu soprattutto una malattia sociale, un veicolo altamente strutturato per l’espressione di un disagio. La natura dei sintomi sembrava rispondere ai bisogni e allo stile dell’epoca.
Svolta del secolo: drastica diminuzione dei casi di isteria apparentemente dovuta alle radicali trasformazioni sociali che seguirono gli inizi del ‘900 (cambiamento nello status delle donne e maggior livello di psicologizzazione della cultura allargata).
Metà ‘900: anoressia nervosa (espressione di dilemmi della donna circa la sua identità ) diffusione rapida di un altro oscuro disturbo, noto da oltre un secolo a un numero ristretto di specialisti e del tutto sconosciuto alla maggior parte degli studiosi .
Panoramica storica
Panoramica storica
Anni ‘30: alta prevalenza di anoressia;
Anni ‘40-’50: diminuiscono i casi di anoressia;
Anni ’60-’70: nuovo aumento sino al picco degli anni ’80;
Anni ’80-’90: vero e proprio problema psichiatrico nonché argomento “alla moda”. Culto dell’aspetto emaciato.
le variazioni nei tassi di anoressia vanno comprese
alla luce delle pressioni socio culturali relative
all’immagine corporea ideale.
KATE MOSS MARILYN MONROE
Caratteristiche del disturbo
Maggioranza di donne (rapporto 9 a 1);
Malattia adolescenziale (14-18 anni);
Scatenato da eventi stressanti che mettono alla prova senso di identità e capacità personali;
Famiglia in cui l’investimento sul successo è forte;
Figlie compiacenti costrette ad essere perfette con sottostante senso di impotenza;
Inizia con il sottoporsi ad una dieta ma data la vulnerabilità genera forte senso di autocontrollo;
Caratteristiche del disturbo
Inganna tanto gli altri quanto se stessa;
L’Anoressia ha diverse analogia con tossicodipendenza e alcolismo, in particolare per dipendenza e diniego della propria condizione
Prende avvio una dinamica interna indipendente da fattori che l’hanno originata;
Disfunzioni fisiologiche
l’Anoressia resta fondamentalmente un disturbo nevrotico che
porta a deviazioni comportamentali le quali a loro volta
provocano:
Inferiori livelli di estrogeni;
Superiori livelli di ormone della crescita;
Inferiori livelli di neurotrasmettitori;
Anomalie nel metabolismo dei carboidrati;
Anomalie nella regolazione della temperatura corporea;
Comorbidità
DISTURBO
OSSESSIVO
COMPULSIVO
DISTURBI
ANSIOSI
DEPRESSIONE
Tipologie di intervento
OSPEDALIZZAZIONE
TERAPIA AMBULATORIALE
STRUTTURE SPECIALIZZATE
nonostante le terapie risultino diverse a seconda delle
teorie di riferimento gli obiettivi sono unanimi:
Costruzione di abilità sociali e di coping
Gestione del disagio e di cambiamenti fisici
Bulimia – Panoramica storica
1970: rapida diffusione;
1980: DSM-III la identifica semplicemente come disturbo dal alimentazione incontrollata, definizione poi rivelatasi insoddisfacente in quanto non sottolineava le preoccupazioni per peso, immagine corporea e atti compensatori;
1987: DSM-III-R conia la nuova etichetta di bulimia nervosa;
Caratteristiche del disturbo
Maggioranza di donne (rapporto 9 a 1);
Forte tensione precedente l’abbuffata;
Tra un episodio e l’altro spesso digiunano
Nel pieno dell’episodio la persona si sente posseduta;
Inizia l’abbuffata, si abbassa la tensione, sopraggiungono però vergogna e senso di colpa;
Dopo aver vomitato si sente tranquilla ma segue quasi immediatamente il disagio e il ciclo si ripete;
Caratteristiche del disturbo
Il ciclo bulimico viene paragonato ad una condotta dipendente che si rinforza potentemente;
Riuscendo a mantenere il peso normale nascondono facilmente il problema;
Lo sconforto le spinge a chiedere aiuto ma anche in questo caso l’atteggiamento rimane ambivalente; vorrebbero ridurre il caos prodotto dalla loro condotta, ma temono di essere private della loro “abbuffata”
Le difficoltà che trovano sono dovute alla separazione dalla famiglia;
Hanno rapporti interpersonali più maturi;
Tipologie di intervento
APPROCCIO PSICODINAMICO: Trattamento a breve termine che unisce controllo del comportamento alimentare e sottostanti problemi emotivi
TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE: Trattamento a breve termine che unisce automonitoraggio del comportamento alimentare, tecniche per il controllo delle abbuffate mettendo alla prova cognizioni distorte
TERAPIA INTERPERSONALE: terapia a breve termine che si concentra sui problemi interpersonali senza occuparsi della sintomatologia
Estensione del fenomeno
aumento esponenziale e comprensibile nei paesi fortemente industrializzati come Stati Uniti, GB, Danimarca, Olanda, Svizzera, Spagna, Italia, Francia, Germania nonché Giappone. Si pensava che tali disturbi non sarebbero mai comparsi fuori dall’orbita europea-americana per ragioni di tipo economico. La situazione attualmente appare diversa vista al rapida industrializzazione ed urbanizzazione di aree del mondo prima isolate dall’influenza europea e americana.
Numerosi resoconti documentano un aumento di anoressia nervosa in particolare nel medio-oriente, Africa, India e Asia meridionale. E’ chiaro pertanto che i disturbi dell’alimentazione non sono più confinati alle sole popolazioni europee e americane. La netta modernizzazione e industrializzazione assieme all’influenza concomitante dei valori dell’economia consumistica e all’aumento dei conflitti relativi al ruolo femminile rendono inevitabile il fatto che i dusturbi dell’alimentazione stiano diventando un problema sanitario globale
Estensione del fenomeno
Perché l’anoressia è donna?
La donna ha maggior resistenza alla mancanza di cibo (chiave evoluzionistica);
La donna ha % maggiore di tessuto adiposo (punto di vista evoluzionistico per gravidanza e allattamento);
Lo sviluppo puberale femminile è più complesso (dal punto di vista delle funzioni ormonali e dei meccanismi cerebrali);
Il ruolo femminile
il ruolo sociale della donna non è chiaro (accanto alle aspettative di successo vi è una pressione verso una femminilità tradizionale)
Persistente svalutazione della femminilità malgrado le
conquiste del femminismo (benchè riconosciuta a parole l’intelligenza femminile non è
ancora rispettata)
…e gli uomini?
sembra una presenza rimasta costante ma i dati sono pochi e deboli. I motivi sono:Vergogna;Forte stigmatizzazione;Riluttanza dei clinici a diagnosticare ad un uomo
tale disturbo;
Vista la maggioranza femminile molte rassegne epidimiologiche hanno semplicemente ignorato la popolazione maschile. Uno dei fattori scatenanti sembra essere quello atletico.
Risultati di ricerche condotte su studenti universitari americani
( Fallon e Rozin, 1985 )
• FEMMINETendenza a sopravvalutare il
peso reale.
Figura femminile ideale più
snella di quella che le donne
ritenevano più attraente per gli
uomini
• MASCHINessuna discrepanza nella
percezione del peso reale ed
uniformità rispetto al
peso che considerano
sessualmente attraente.
Scelgono una figura più
abbondante come
ideale maschile
per la donna
QUINDI L’INTERESSE FEMMINILE PER IL PESO
NON DERIVA SOLO DALLO SFORZO DI PIACERE AGLI
UOMINI, BENCHE’ SIA QUESTO UN FATTORE
OVVIAMENTE RILEVANTE
Conclusioni delle ricerche
Entrambi i sessi valutano in modo errato i modelli di bellezza del sesso opposto
Le donne, relativamente a queste ricerche, risultano essere i soggetti più insoddisfatti
Idealizzazione della
magrezzaDiete
Ossessione per la linea
QUESTI TRE FATTORI AUMENTANO IL RISCHIO DI DISTURBI ALIMENTARI?
Il fatto che, nel corso degli ultimi trent’anni, si siano affermati ideali fisici di magrezza sempre maggiori, assieme a un aumento dell’incidenza di disturbi dell’alimentazione, non prova che quest’ultimo fenomeno sia la conseguenza dei tre fattori.
È comunque importante ricordare ( Kirkland, 1986 )che in discipline sportive, come ad esempio la danza, la combinazione di
ambiente competitivo requisiti di magrezza
comporti l’aumento della probabilità che i soggetti soffrano di disturbi dell’alimentazione
La percezione dell’immagine corporea
È interessante notare alcune differenze relative alla diversa percezione dell’immagine corporea emerse da una ricerca
condotta su ballerine del Nord America e dell’ Europa Occidentale
( Hamilton, 1985 )
ragazze bianche ragazze nere
Sensazione costantedi essere sovrappeso.Casi di anoressia e di bulimia
Sono molto più soddisfatte del loro peso e non vengonoriscontrati casi di anoressiae di bulimia
Questi risultati possono essere dovuti a differenze culturali nella
percezione dell’immagine corporea, oltre che al differente
livello socioeconomico
Non si può prevedere dove queste tendenze finiranno per condurre,
ma in un’epoca di così grande confusione riguardo l’identità
femminile e in cui la moda, insieme all’industria, propongono a getto
continuo, è probabile che la varietà naturale delle forme del corpo femminile rimanga inaccettabile
Il disturbo dell’alimentazione è un disturbo etnico?
La magrezza è un simbolo dal significato sia personale sia sociale. Rappresenta una sintesi dei poli divergenti del ruolo materno e dell’autoaffermazione ed è nel contempo femminile ( secondo il modello attuale di bellezza ) e maschile ( il corpo snello è privo di curve e agile ). Infatti la donna, quando è impegnata a dimostrare le proprie capacità intellettive, è quasi costretta a inseguire la magrezza, per il condizionamento dovuto ai pregiudizi sessuali e stereotipi negativi ( dati emersi da alcune ricerche di Silverstein, 1988, mostrano una stretta relazione riscontrata fra aumento della magrezza e incremento nel numero di donne laureate o inserite nel mondo del lavoro come dirigenti ). Aderendo a una concezione culturale divenuta normativa, le donne spesso si “difendono” nei disturbi alimentari. Le patologie dell’alimentazione fanno quindi parte di un comune significato culturale e sono disturbi etnici poiché estendono una soluzione tipica, dal punto di vista culturale, a un problema che è molto diffuso nella società nel suo complesso.
Ruolo della religione
Non sono ancora state
individuate connessioni certe
tra background religioso e
disturbi alimentari
L’esperienza clinica indica
che le anoressiche spesso
provengono da ambienti
religiosi caratterizzati da
“chiusura”
Lo scontro tra ambiente
religioso severo e costumi
contemporanei potrebbero
generare tensione, fonte poi
di anoressia
L’obbligo di scelta può
generare gravi crisi di
identità
La guerra al grasso
Il terrore di ingrassare costituisce in generale l’esperienza fondamentale che scatena l’anoressia e la bulimia.
La grassezza ha assunto significati simbolici; ad essa si attribuisce ogni sorta di attività riprovevole ( fin da bambini )
L’ambiente famigliare spesso incide, in modo distorto e con conseguenze negative, nella lotta contro il grasso.
Famiglie “anti grasso”
Nelle famiglie delle
bulimiche la lotta contro
l’obesità è più evidente.
Ci si “butta” sul cibo per
ridurre il disagio emotivo
e risolvere i problemi.
Elevata percentuale
di genitori che ha
precedenti di obesità
Al contrario nelle
famiglie delle
anoressiche vi è una
“rinuncia” al cibo.
La grassezza simboleggia i
“peccati della carne”,
indolenza, sciatteria e
autoindulgenza
Obesità: Aspetti SocialiNelle società occidentali odierne gli obesi costituiscono una categoria
disprezzata. lo stereotipo morale dell’obesità implica attributi quali la pigrizia, l’indulgenza verso se stessi e l’avidità; al contrario, la magrezza è simbolo dell’autocontrollo e della raffinatezza.
Nonostante l’obesità sia un problema che riguarda da vicino anche gli uomini, la questione della grassezza
NON è sessualmente neutra; ancora una volta gli stereotipi esercitano sulle donne l’influsso più potente e vincolante.
Anche per l’obesità ci sono differenze etniche e culturali; i neri infatti preferiscono le donne più floride. La minore riprovazione sociale dell’obesità nelle donne nere spiega probabilmente la più bassa prevalenza di disturbi dell’alimentazione nella popolazione afroamericana.
Il linguaggio delle dietenella società moderna
MAGREZZA
Rappresenta il bene, la
purezza, la perfezione, la
bontà dello “spirito”
GRASSEZZA
Rappresenta il maligno,
incarna la corruzione
provocata dal desiderio
e dall’avidità
Dieta intesa come modello culturale supportato dalla poliedrica industria dietetica. Una forma di difesa scelta nell’ambito dei comportamenti ai qualiuna data cultura attribuisce valore positivo
Ma le diete fanno bene???
Nella comunità scientifica si è asserito che le
diete non sono un metodo efficace per
perdere peso: la stessa industria dietetica
promuoverebbe quindi una sorta di delirio di massa.
In coloro che si sottopongono a continue privazioni
scatta un meccanismo di controregolazione, in altri
termini, il controllo normale dell’ingestione di cibo
in base ai segnali fisiologici di sazietà è in qualche
modo disattivato dalle conseguenze croniche del
regime dietetico.
È CHIARO CHE SOLO I SOGGETTI GIA’ VULNERABILI
POSSONO SVILUPPARE
EFFETTIVAMENTE UNA PATOLOGIA
MA OCCORRE PRECISARE CHE, SE NON FOSSIMO COSì SENSIBILI ALLE DIETE DAL PUNTO DI
VISTA CULTURALE, NON CI SAREBBE ALCUNA
“EPIDEMIA” DI DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE
“Non impazzire, ma se lo fai, comportati così”
( G. Devereux )
Questa direttiva è esemplare per chiarire il ruolo della cultura in questo tipo di disturbi.
Diete, attività fisica portata all’estremo e altri fattori già citati fanno tutti parte di una serie di modelli standardizzati, noti a chi li attua e riconoscibili da chi li osserva. In questo modo la psicopatologia diventa un modello di devianza al quale la società fornisce determinati comportamenti che i soggetti possono riconoscere e far propri ( es. le isteriche di Charcot ). In questo contesto i mass media rivestono un ruolo fondamentale facendo in modo che il “prodotto” venga imitato. Anoressia e bulimia, infatti, sono patologie che spesso si manifestano per imitazione, oltre che per la profonda competizione presente.
Il ruolo dei mass mediaI disturbi dell’alimentazione sono stati l’argomento preferito della televisione e della stampa. Per qualche tempo è stato normale cominciare un talk-show che mostrava tutte le celebrità che avevano sofferto di disturbi dell’alimentazione. Questo modo per affrontare o prevenire il problema è quantomeno di dubbia efficacia.
Da un lato, permette a chi lotta segretamente con questi disturbi di sentirsi meno isolato e confuso.
Dall’altro, però, l’associazione ripetuta tra i disturbi dell’alimentazione e il mondo dello spettacolo può facilmente rinforzare l’idea che soffrire di questa malattia sia una condizione esclusiva ed elitaria.
La spettacolarizzazione da parte dei mezzi di comunicazione di massa può, quindi, andare contro l’intenzione di prevenire e combattere questa malattia
LA STRUTTURAZIONE DELLA COSCIENZA CORPOREA COME
PROCESSO DI APPRENDIMENTO
L’alimentazione necessita della cooperazione di un’altra persona
Primi rapporti reciproci TRANSAZIONI con la nutrice
Implica un esperienza interpersonale satura di implicazioni e complicazioni affettivo-emotive
IL RAPPORTO E’:
FAME-SEGNALE EMESSO DAL BAMBINO(immerso in un disagio ansioso)
RICEZIONE-SODDISFAZIOONE DEL BISOGNO(espressioni di piacere rilassamento reciproche B-N)
IL BAMBINO APPRENDE A DIFFERENZIARE E A
RICONOSCERE
• STIMOLI FISIOLOGICI
• COMPORTAMENTI ADATTI A SODDISFARLI
FORMA
La Conoscenze della propria
IDENTITA’ CORPOREA
(risultato di un processo di apprendimento)
+
LE RICERCHE: Anna Freud Normalità e Patologia del
bambino
• ESSERE ALLATTATO tenendo conto delle modalità, delle variabili fisiologiche, le ansie della mamma
-piacere di succhiare come persecutore dell’alimentazione-;• LO SVEZZAMENTO l’importanza è data alla modalità di
passaggio;• PASSAGGIO dall’essere imboccati a mangiare da soli
permane l’identificazione cibo-madre;
Attenzione: EVENTI EMOTIVI che contrassegnano l’alimentazione infantile
TAPPE FONDAMENTALI verso il raggiungimento dell’INDIPENDENZA:
• INTRODUZIONE dell’uso del CUCCHIAIO, FORCHETTA ecc.. conflitti sul modo di mangiare
• GRADUALE SCOMPARSA equazione CIBO-MADRE
• ATTEGGIAMENTO RAZIONALE VERSO IL CIBO (latenza).
----fase 1----fase 4---- convinzione soggettiva della mamma: il rifiuto del cibo come
rifiuto di cure e attenzione----fase 5---------------- disturbi connessi a conflitti interni----dopo fase 6--------- disaccordi con la madre si
trasformano in disaccordi interni ( manie alimentari )
DIFFICOLTA’ NELLE TAPPE COME TERRENO PREPARATORIO per
affezioni nevrotiche dello stomaco e dell’appetito della vita adulta
Anoressie relativamente tardive come reazione nevrotica a traumi psichici umilianti o deludenti
Preoccupazioni ipocondriache centrate sul tubo digerente
Idiosincrasie alimentari di origine conflittuale
PATOLOGIE ALIMENTARI GRAVI in assenza dei fenomeni infantili
precedentiAnoressia mentale passiva con rifiuto sub-totale
del ciboAnoressia mentale attiva con vomito e
purgazioni ripetute fino a indurre pericolo di vitaAttacchi violenti di bulimiaAlcune forme particolari di obesità
1°e 2° infanzia+latenza prive di comportamenti reattivi e di difese nevrotiche
ELEMENTI CARATTERISTICI
I GENITORI
Non raccontano nulla di significativo, povertà di: ricordi, episodi significativi,modulazioni affettive
VUOTO SCONFORTANTE
I PAZIENTI
Sembrano incapaci di verbalizzare qualsiasi loro vissuto interno, qualsiasi movimento affettivo, con incapacità ad
autoregolarsi
Hilde Bruch notò:
L’incapacità dei pazienti con anoressia nervosa a riconoscere i segnali fisiologici di fame e
sazietà, giacchè tali segnali venivano vissuti con i vissuti ansiosi e con i vissuti di vuoto emotivo
L’intera coscienza fisiologica e consapevolezza non era stata programmata in modo corretto (apprendimento che inizia nell’infanzia)
BAMBINO-Percetto basico
RAPPORTO INTERPERSONALE:
Conferme e legittimazione = soddisfacimento del bisogno nella maniera più esatta
BAMBINO-Percezione e Concettualizzazione
Ciò è realizzabile se i genitori considerano il figlio come “ALTRO DA SE’”
NO INDIPENDENZA
ATTRIBUZIONE DEL RUOLO
(facile,dipendente,mite,non fa sorprese)
TENTATIVO DI ROTTURA
si imbatte in una reazione angosciante dei Genitori(rottura schema-emotivo-cognitivo)
PERDITA Unico rapporto precarioPropria precaria identità
NON E’ PIU’ RICONOSCIUTO
2°CHIAVE DI LETTURA: LO SVILUPPO PSICODINAMICO DELL’ANORESSIA MENTALE
VOLONTA’ DI EMACIAZIONE
Contro ogni ostacolo!
Caratteristica costante del Quadro clinico
1°EVIDENZA:Il cibo non è per le anoressiche affatto negativo come cosa in sé(parlano di cibo in continuazione,dettano regole,memoria,sogni)
2° EVIDENZA:è l’atto del cibarsi(passivo) che è divenuto pericoloso e angoscioso, l’atto del nutrirsi
SULLIVAN:
Il raggiungimento della soddisfazione Il raggiungimento della sicurezza Il sentimento del proprio potere (spinta
evolutiva a sperimentare la propria capacità e la propria abilità)
3 GRANDI MOVIMENTI correlati tra loro sottendono allo sviluppo primario nel bambino
Dal FALLIMENTO delle mancate conferme delle iniziative personali sperimentate
Sentimenti:INADEGUATEZZA,IMPOTENZA,INCAPACITA’
ATTIVAZIONE DELLE DIFESE
Scissione e dissociazioneRifiuto della soddisfazione orale (negazione del bisogno alimentare) per acquisire sicurezza e
potere personale
VISSUTO
La soddisfazione orale è incompatibile con il bisogno di sicurezza e potere personale
La persona ebbe cibo materiale, ma mai accompagnato da interpersonale risonanza di esperienze positive
Hilde Bruch e le sue pazienti:
1°paralizzante senso di inefficienza(fanno le cose per volere degli altri)
2°disturbo dell’immagine corporea e il misconoscimento degli stimoli corporei (-diffidenza ostinata –disperato mascheramento del terrore di perdere il controllo)
ADOLESCENZA: TRAPPOLA FATALE fidarsi di se stessi
LA CRISI PUBERALE
E’ UNA RIVOLTA ALL’AUTORITA’ TRADIZIONALE
PRECARIA SITUAZIONE PSICOLOGICA
Si affaccia all’adolescenza in solitudine perché intrappolata nella dipendenza familiare, cariche di paure di ogni tipo.
IRROMPERE BRUSCO DELLO SVILUPPO CORPOREO PUBERALETale evidenza di sviluppo attira sulle ragazze, ancora psicologicamente fragili e immature, sguardi curiosi, commenti o provocazioni.
TRAUMA: Aspetto passivo-recettivo (essere soggetta alla mestruazione,
agli sguardi, allo sviluppo)
VISSUTO CONCRETO E PALESE di quella passività, impotenza, di cui oscuratamente sentiva di soffrire sul versante psicologico.
CORPO COME CAPRO ESPIATORIO
Concreta espressione della parte inaccettabile di sé
(recettività passiva)
Per le caratteristiche del corpo di crescita potente
e invasiva (come l’ambiente)
RIFLESSIONI
La paziente anoressica a causa del suo sentimento di impotenza profondo, non essendo in grado di sperimentare il suo potere nel rapporto interpersonale, lo trasposta nel rapporto intrapersonale con il proprio corpo.
IO ANORESSICA
Debole e deformato, è incapace di sperimentare la propria autonomia nella realtà, al di fuori del conflitto con il corpo
ANORESSIA:
come conquista del potere in modo progressivo
RIFIUTO DELLA FEMMINILITA’: arrivata all’adolescenza sprovvista di strumenti per affrontarla, di significati per questo è impossibilitata ad integrare questi cambiamenti
ANORESSIA MENTALE in questa ottica:
È la RICERCA di LIBERTA’: Rifiuto del cibo e quindi l’EMACIAZIONE
rappresenta per questi pazienti la dimostrazione dell’unica autonomia a
loro possibile!
Il metodo elettivo per la terapia dell’anoressia mentale è il trattamento psicoterapeutico.
Non sempre però è possibile l’attuazione per difficoltà di tipo:
Economiche Familiari Logistiche Costo gravoso della cura Enorme dispendio di tempo ed energie
LA PSICOTERAPIA
Si richiede al terapeuta la capacità di non chiudersi dentro uno schema rigido composto da regole e meccanismi prefissati, che possono far perdere di vista le necessità di pazienti estremamente vulnerabili e chiuse alla terapia.
Nella psicoterapia è impossibile astenersi dal rapporto con i genitori e specialmente con la madre.
Prima di intraprendere una psicoterapia bisogna profetizzare ai genitori, senza drammatizzare, le possibili difficoltà che incontreranno nel cammino terapeutico. E’ comunque utile che il terapeuta si ponga in maniera empatica nell’ascoltare e raccogliere informazioni sulla storia della paziente e della famiglia per capire e modificare le dinamiche dei rapporti reciproci nel sistema familiare.
Ci sono alcune difficoltà nel rapporto psicoterapeutico con le pazienti perchè di rado si prestano spontaneamente al trattamento; la maggior parte si propone in modo rassegnato considerandolo il male minore rispetto al ricovero clinico o a un’alimentazione forzata.
Con tali pazienti è difficile creare un’alleanza terapeutica poiché vedono nel terapeuta stesso un “nemico” che vuole semplicemente farla ingrassare. Esse hanno paura di guarire difendendosi quindi dal terapeuta, poiché, per loro, guarire significa divenire grasse.
Per questi motivi si impone, sin dal primo giorno, una grande franchezza e un’assoluta apertura per indurle a partecipare al trattamento; l’anoressica mentale è sensibilissima alle reticenze, ai giri di parole, temono sempre fini nascosti.
Occorre quindi spiegare chiaramente che il problema non è il cibo, ma è presente in loro stesse e nel loro passato. E’ quindi celato nella loro storia. Il terapeuta deve perciò indagare:
I loro difficili rapporti con l’ambiente; Gli eventi che hanno caratterizzato la sua storia; Il loro modo di essere; La tristezza; La paura di cui forse neppure si rendono conto.
Il terapeuta deve prestare attenzione dall’insistere troppo nel fare offerte dirette di aiuto e guarigione, perchè ne sentirebbero l’ipocrisia, il ricatto o ne sarebbero spaventate.
Nel caso in cui un aggravamento del sintomo renda indispensabile il ricovero dell’ammalata, il terapeuta non deve mai dare alla sua paziente l’impressione di tradirla o rifiutarla. Nulla va fatto all’insaputa della paziente o imposto con toni aggressivi o ricattatori.
Tra i metodi terapeutici utilizzati nella cura delle pazienti anoressiche, rilevante e’ la terapia
familiare sistemica della M. Salvini Palazzoli e collaboratori. Tale metodo
nasce negli anni ’90 con la revisione dell’approccio teorico precedentemente utilizzato dagli stessi
negli anni ’70,’80. Tale revisione è sorta dal riscontro di alcuni limiti che ne hanno determinato
il superamento.
Tali limiti sono emersi grazie a una ricerca di follow-up svolta dalla Palazzoli et all. su 143 pazienti anoressiche da loro
prese in carico dal 1971al 1987. Alle ragazze contattate telefonicamente è stato chiesto di rispondere a un’intervista semistrutturata di follow-up per
indagare le loro attuali condizioni e di conseguenza avere dei risultati sulla validità o meno della terapia familiare sistemica
adottata in quegli anni.Dalle risposte è emerso che una percentuale superiore alla
metà aveva raggiunto un benessere globale relativo a tutti gli aspetti della vita (il sintomo, la vita lavorativa, le relazioni
familiari..).Ma sono emersi anche diversi LIMITI relativi ad alcuni aspetti
della terapia a cui erano state sottoposte. Limiti che hanno portato la Palazzoli i suoi collaboratori a riflettere sull’
incompletezza di fondo della terapia famigliare sistemica praticata nel periodo dal 1971-1987.
.
LIMITI Assenza di uno spazio terapeutico
individuale per le pazienti a causa della brevità dei trattamenti che ha portato molte di esse a seguire una terapia individuale dopo quella familiare;
Scarsa empatia verso i genitori, soprattutto la madre, a causa di una eccessiva colpevolizzazione da parte dei terapeuti nei loro confronti;
Intolleranza dei genitori a essere considerati una concausa dell’evento patologico; ciò induceva a scaricare la colpa della sofferenza familiare sulla paziente che da ruolo di vittima si trasforma in persecutrice.
DA QUESTI LIMITI NASCE UN DIVERSO METODO TERAPEUTICO
• Sull’integrazione di spazi individuali e
familiari
• Revisione dell’apparato teorico
precedentemente utilizzato
PRIMAATTENZIONE SU 2 POLI:
•FAMIGLIA•SINTOMO
ATTENZIONE SU 3 POLI•PERSONA•FAMIGLIA•SINTOMO
DOPO
La terapia familiare sistemica partiva dalle RELAZIONI.
La Palazzoli et all.dichiaravano al primo contatto con la famiglia che la terapia familiare era motivata dal fatto che ci
sono delle relazioni che non funzionano, dei conflitti, delle delusioni.
La terapia familiare sistemica parte DALLA PAZIENTE E DALLA SUA
SOFFERENZA. La visione precedente non è stata
abbandonata ma è più chiaro all’equipe il fatto che al primo contatto
molti genitori non sono preparati a sentirsi dire alcune cose. Per questo una iniziale presa in carico centrata
sulla paziente risulta più accogliente.
NEL METODO ATTUALEATTENZIONE ALLA PERSONA
COME PAZIENTE
ATTENZIONE ALLE SINGOLE PERSONE DELLA FAMIGLIA
• Diventare consapevole delle vicende che hanno
caratterizzato la sua storia personale;
• Aiutarla a esprimere i suoi bisogni, le sue richieste;
• Combattere il profondo senso di disvalore.
• MADRE: far leva su un radicale cambiamento;
trasformare la sua depressione in consapevolezza costruttiva;• PADRE: responsabilizzarlo
rispetto al vissuto della figlia e ai bisogni della moglie;• FRATRIA: aiutarli nel
passaggio da un atteggiamento competitivo a uno solidale.
SCHEMA DI FONDO DEL METODO ATTUALE
1. Partire dall’esame della persona della paziente, ponendola al centro dell’intervento;
2. Analizzare i rapporti diadici nello sviluppo temporale della sua vita (con ciascuno dei genitori e dei fratelli);
3. Esplorare i due sottosistemi generazionali:
la coppia genitoriale
il gruppo dei fratelli;
4. Indagine sulla persona di ciascuno dei genitori e sulla storia all’interno della famiglia d’origine.
Schema che non si applica in modo meccanico ma il percorso terapeutico per ogni famiglia verrà scelto dopo una serie di fasi di presa in carico.
FASI DI PRESA IN CARICO
1. PRIMO CONTATTO (quasi sempre telefonico)
2. COLLOQUI PRELIMINARI
3. SEDUTE DI CONSULTAZIONE FAMILIARE
PRIMO CONTATTO COLLOQUI PRELIMINARI
Nel precedente metodo erano UNIFICATE in una telefonata più o
meno lunga, nella quale si raccoglieva
LA SCHEDA FAMILIARE.
Nel metodo attuale la cartella non viene più compilata telefonicamente ma alla
famiglia vengono proposti alcuni colloqui preliminari.
Questo a seguito di alcuni LIMITI riscontrati nella compilazione della
scheda.
LIMITI
Abbandono della cartella telefonica
CONSEGUENZE DEI LIMITI
Separazione delle prime due fasi
I genitori spesso costringevano la ragazza alla terapia familiare senza nessun chiarimento sugli scopi e le modalità, anche se questo veniva loro raccomandato durante la compilazione della scheda telefonica.
Iniziare la consultazione familiare con informazioni molto sommarie e spesso date da una sola persona.
Dedicare troppo tempo al telefono a persone che in realtà non avevano ancora scelto se intraprendere questo percorso.
CONTATTO TELEFONICO
1. Accertarsi della adeguatezza della richiesta rispetto alle competenze;
2. Dare una spiegazione sull’approccio utilizzato, cioè sulla necessità della collaborazione della famiglia;
3. Decidere chi convocare ai colloqui preliminari.
I COLLOQUI PRELIMINARIPRIMO COLLOQUIO:•Raccogliere una descrizione del problema e una breve storia della paziente (se è presente la paziente è importante dare a lei per prima la parola);•Il terapeuta deve fondare una definizione del problema in senso psicologico, cioè portare la famiglia (paziente compresa) a vedere la sofferenza della ragazza in termini psicologici come una difficoltà di crescita all’interno di relazioni familiari e sociali;•Il terapeuta propone una consultazione familiare di tre-sei sedute per capire insieme a loro che cosa ha portato all’anoressia nel loro specifico caso.
SE LA FAMIGLIA E’ DISPONIBILE IL TERAPEUTA FISSA UN SECONDO COLLOQUIO PRELIMINARE
SECONDO COLLOQUIO:
•Il terapeuta raccoglie tutti i dati sulla storia dei singoli membri della famiglia con l’obbiettivo di stare sui fatti significativi nella vita dei vari membri, ottenendo solo indirettamente informazioni sulle relazioni.
DUNQUE
DAI COLLOQUI PRELIMINARI ESCE UN RITRATTO SIA DELLA PAZIENTE SIA DI TUTTI I MEMBRI DELLA FAMIGLIA COME PERSONE.
SI GIUNGE ALLA CONSULTAZIONE FAMILIARE
LE SEDUTE DI CONSULTAZIONE FAMILIAREDUPLICE SCOPO
• Formulare lavorando con la famiglia al completo, un’ipotesi relativamente precisa e articolata sulla quale tra l’equipe e la famiglia si raggiunga un accordo sulle principali ragioni di sofferenza della paziente che hanno generato, la scelta da parte sua dell’anoressia.
• Verificare quali siano le risorse per il cambiamento che si generano nella famiglia grazie all’incontro con l’equipe. Si cerca cioè di individuare chi si renda più disponibile a imboccare il cammino di un coinvolgimento terapeutico e perciò su chi conviene maggiormente puntare.
E’ l’esito di questo “test di trattabilità”che condurrà l’equipe a
intraprendere l’uno o l’altro dei diversi percorsi terapeutici, con
quella data famiglia, per mobilitare tanto la paziente che i suoi familiari.
STRATEGIE TERAPEUTICHE QUANDO TUTTI COLLABORANO
1) LAVORO PARALLELO CON LA FAMIGLIA E CON LA PAZIENTE
• Formato ideale dal punto di vista teorico ma non pratico;
Fratelli e sorelle: Risorsa importante nella fase di consultazione in
quanto testimoni di vita della sorella e della famiglia;
Devono essere interessati e non costretti; Da indagare il loro destino all’interno della
famiglia.
2) LAVORO CON AL FAMIGLIA AL COMPLETO
• Si punta sul nucleo familiare senza un parallelo intervento individuale sulla paziente;
• Efficace in patologie alimentari all’esordio o in reazioni anoressiche di adolescenti ( non in un’anoressia mentale stabilizzata );
• Si chiarisce il gioco familiare permettendo alla paziente di modificare la sua percezione interna di se da “debole pedina” a “promotore di cambiamento”;
3) LAVORO INDIVIDUALE CON CIASCUN MEMBRO DELLA FAMIGLIA
• Si articola in forme di terapia parallele a tutti i membri;• Utile in: Casi gravi; Grande disponibilità di risorse.
QUANDO SI PUO’ CONTARE SOLO SU QUALCUNO
1) LAVORO PARALLELO CON LA COPPIA E LA PAZIENTE• Lavoro inevitabile se la paziente è figlia unica;• Fratelli presenti ma non coinvolti poiché: Non collaborativi; Con necessarie emergenze di svincolo (coinvolgerli in
un’esperienza emozionale con la famiglia può assumere il significato di responsabilizzarli verso la sorella malata);
Lavoro con la coppia per valutare come il coniuge rinforzi involontariamente nell’altro vissuti disturbanti gia patiti nell’infanzia. Tre premesse:
1. Fiducia reciproca;2. Uso non ricattatorio del materiale emerso;3. Accettare i propri limiti.
2) LAVORO PARALLELO CON LA MADRE E LA PAZIENTE
• Disponibilità della ragazza a un lavoro su di se;• Capacità della madre e reggere l’implicita colpevolizzazione;• Il padre si sottrae;• L’obbiettivo del lavoro è far percepire alla madre i propri stati interni
di desiderio e dolore così che smetta di reagirvi con sacrificalità o incassando umiliazioni;
• Migliori risultati se il lavoro è affidato a due terapeuti;
La paziente può:• Rivisitare la sua storia personale;• Recuperare la stima dei genitori;
3) LAVORO CON LA SOLA MADRE
• Paziente arroccata irriducibilmente nella patologia;• Padre / fratelli chiusi o rinunciatari;• La madre deve prima riconoscere le sue sofferenze e difese per
poter individuare quelle della figlia.
4) LAVORO SOLO CON IL PADRE
• Madre inaccessibile o troppo disturbata;• Scarsa fiducia in questa strategia : “non riesco a cambiare”; Condizione da vincente rispetto alla moglie che è sottomessa
ai suoi desideri quotidiani; Ruolo meno scomodo nei confronti della figlia: infatti è la madre
ad essere più esposta agli attacchi sintomatici della paziente;al contrario il padre viene rispettato o quanto meno lasciato in pace;
• In genere con il padre non si intraprendono terapie individuali ma solo alcuni colloqui individuali.
5) LAVORO SOLO CON LA COPPIA
• La paziente rifiuta il trattamento Coppia sofferente dove la paziente è scoraggiata rispetto
all’utilità di far sentire la propria voce e alla possibilità di essere ascoltata;
Il difficile sta nel lavorare congiuntamente con i coniugi in presenza di rancori;
• Orientamento sulla madre (o chi sta peggio).
6) LAVORO SOLO CON LA PAZIENTE• Scelta estrema e forzata; possiamo trovarci di fronte a diverse
situazioni: Paziente adulta e capace di gestire la terapia; Paziente immatura. Il terapeuta deve fungere da interlocutore
principale per la paziente e da contenitore mentale sostitutivo delle funzioni genitoriali;
Rifiuto a convocare i familiari;• Fase di consultazione familiare come esperienza maturativa.
LA FAMIGLIA DELL’ANORESSICA• Ricerca su 52 pazienti in terapia nell’arco di 8 anni ( ’88 - ’96 )
I PADRI E LE LORO FAMIGLIE D’ORIGINE
• Più carenziati delle mogli;• Derubati della loro infanzia;• Provenienti da famiglie numerose e povere;• Allontanamento in collegio poiché l’istruzione maschi era
considerata molto importante; Nonostante ciò, la sofferenza è negata e rimossa;• Presto efficienti e indipendenti per guadagnarsi l’amore dei genitori;• Scelta sposa guidata dalla loro parte carenziata (ma non
riconosciuta);• Atteggiamenti maschilisti;• Diligenti lavoratori, hobbies escludenti la compagna;• Difficile rapporto terapeutico.
LE MADRI E LE LORO FAMIGLIE D’0RIGINE
• Prive di apprezzamento autentico nella famiglia d’origine;• Legate al marito come unica risorsa dal quale dipendono per
ottenere un sostegno empatico che però è carente;• Idealizzano i genitori nonostante le ingiustizie subite e lo scarso
valore con cui sono giudicate;• Due tratti:
Tendenza sacrificale
Incassatrici di umiliazioni• Questi due tratti difficilmente verranno ammessi poiché le
umiliazioni subite non verranno spontaneamente riferite in terapia. L’acquisirne conoscenza comporterebbe la messa in discussione dei propri genitori che invece sono protetti da forti idealizzazioni.
I FRATELLI E LE SORELLE DELLA PAZIENTE ANORESSICA
• Fratelli maggiori:
Ruolo genitoriale presente spesso nei maschi per guadagnare il prestigio della madre attraverso il ruolo di curanti distanziandosi così dalle proprie insicurezze e disagi;
• Sorelle vicine per età:
Atteggiamento critico e disimpegnato;
Forte competizione;
Possibile disagio non conclamato;• Fratelli e/o sorelle più piccoli
Gelosia della paziente per il figlio più piccolo giunto nella coppia in un momento più sereno e che ha perciò un rapporto migliore con i genitori.
IL RAPPORTO DI COPPIA
• La caratteristica principale è un eccessivo adeguamento delle mogli ai bisogni dei mariti.
LA PAZIENTE NEI SUOI RAPPORTI CON I GENITORI
Tre tipi di organizzazione familiare:• di tipo A : affettivamente centrate sulla madre;• di tipo B : figlie frustrate dalle inadempienze materne e orientate sul
padre come figura affettiva di riferimento;• di tipo C : vicinanza emotiva assente. Si sentono sole e si attaccano
molto ai fratelli più piccoli.
LA PERSONALITA’ DELL’ANORESSICA
• Vengono presi in esame gli stessi 52 casi precedentemente utilizzati nello studio sull’organizzazione familiare..
• Indagare:
La storia clinica e lo sviluppo infantile/preadolescenziale;
Il funzionamento della paziente nella fase pre-sintomatica;
L’evento scatenante.• Si possono descrivere quattro tipi di disturbi di personalità: il tipo
dipendente, il borderline, l’ossessivo-compulsivo e il narcisita.
IL TIPO DIPENDENTE
• Ragazze collaboranti, non isolate, adeguate nel lavoro e/o nello studio;
• Hanno avuto una storia infantile di tipo A;• Attaccamento ansioso – ambivalente;• Bambina timida, infantile, poco trasgressiva;• Esordio precoce;• Raro passaggio a bulimia;• Dieta come sollievo dai sentimenti di disvalore;• Digiuno come affermazione della propria autonomia;• Madre non aggressiva ne svalutante ma protettiva (perciò
sotterraneamente svalutante);• Padre passivo e rinunciatario.
TIPO BORDERLINE
• Ragazze non isolate, con una collaborazione minore alle precedenti;• Hanno avuto una storia infantile di tipo B;• Attaccamento ambivalente o disorganizzato;• Presenti disordini della condotta assenti nelle altre categorie come
abuso di sostanze e furti;• Prestazioni positive vissute come rassicuranti prove d’integrità
mentale;• Capaci di relazioni affettive lunghe che spezzano il cronico
sentimento di vuoto;• Nella storia infantile: Mancanza di ricordi precedenti l’anoressia; Sintomi infantili banalizzati;• Controllo alimentare per stabilizzare un mondo interno caotico;• Impulsi di morte e autodistruzione;• Legame forte ma precario con il terapeuta.
TIPO OSSESSIVO-COMPULSIVO
• Ragazze isolate, con una collaboratività nella media;• Prevalenza di esperienze di attaccamento evitante parzialmente
compensate da fasi di attaccamento più sicuro;• Hanno avuto una storia infantile di tipo C;• Si applicano con dedizione ma i successi ottenuti non sostengono
l’autostima;• Mancata idealizzazione dei genitori;• Madre carenziate e distanti
Cura meticolosa ma priva di sentimenti verso la figlia• Padri assenti;• Sono diffidenti verso il terapeuta.
TIPO NARCISISTA
• Isolate nella vita sociale;• Vengono “trascinate” in terapia dai genitori. Tale ostilità alla terapia
si fonda sulla difficoltà a entrare in relazioni affettive e intime con gli altri;
• Usano le persone come una platea per la propria dimensione esibizionistica;
• Atteggiamenti di superiorità/disprezzo;• Storia infantile di tipo B e C;• Scarse risorse nella famiglia; Genitori con intenzioni collaborative scarse ; Fratelli con gelosia competitiva tipica di un allevamento dove c’è
un affetto carente;• Un percorso individuale apre il problema di mostrare la depressione
sottostante da cui si difende con l’anoressia.
UNA RICERCA SULLA FAMIGLIA DELLA PAZIENTE
ANORESSICA
di MARA SELVINI PALAZZOLI
SCOPO DELLA RICERCA
RICERCARE SE LE FAMIGLIE CON PAZIENTE ANORESSICA, PRESENTANO MODALITA’ DI FUNZIONAMENTO COMUNI TALI DA
POTER ESSERE CONSIDERATE TIPICHE PER QUEL TIPO DI FAMIGLIA.
A TALE SCOPO SONO STATI INDAGATI CINQUE ASPETTI PECULIARI RALATIVI AL FUNZIONAMENTO DELLA FAMIGLIA
CAMPIONE
DODICI FAMIGLIE SOTTOPOSTE A PSICOTERAPIA CON L’IMPIEGO DI DUE COTERAPEUTI DI SESSO DIVERSO
CINQUE ASPETTI DELLA FAMIGLIA INDAGATI
1. In quale modo i membri della famiglia della paziente anoressica qualificano le proprie comunicazioni nel particolare contesto.2. In quale modo i membri della famiglia qualificano i messaggi degli altri membri, e in quali circostanze.3. Il problema della leadership nella famiglia.4. Il problema della alleanze all’interno e all’esterno della famiglia.5. Il problema dell’assunzione,del rifiuto e del trasferimento della colpa nei vari membri della famiglia se qualcosa va male.
1. COME I MEBRI DELLA FAMIGLIA QUALIFICANO LE PROPRIE COMUNICAZIONI
I membri delle famiglie di pazienti anoressichegeneralmente qualificano le proprie comunicazioni in modocoerente. Essi sembrano sufficientemente sicuri di quantodicono e nel loro diritto di dirlo, cioè di porre regole nellarelazione. A ciò fanno eccezione famiglie i cui membripresentano frequenti squalifiche delle propriecomunicazioni, non tanto simultaneamente a livello nonverbale,quanto mediante successivi comportamenti emessaggi verbali. Si tratta di famiglie di pazientianoressiche in cui il sintomo si è complicato conil tempo mediante certi comportamenti di tipo violento verso altrimembri della famiglia (ad esempio l’impinzamento spietato diqualche membro) o con crisi bulimiche.
2. COME I MEMBRI DELLA FAMIGLIA QUALIFICANO LE COMUNICAZIONI ALTRUI
Il rifiuto del messaggio altrui è, nella famiglia dellapaziente anoressica,la modalità di massimafrequenza. Ben raramente un membro confermaquanto l’altro sta dicendo, e come si definisce nellarelazione. A tale regola fanno generalmente eccezione lefamiglie con disturbi più prossimi al tipo schizofrenico e incui il sintomo anoressico si è aggravato. I membri di questefamiglie tendono più spesso alla squalifica,o addirittura alladisconferma dei messaggi altrui. Questi casi possonoinoltre presentare una confusione ad hoc tra passato epresente.
3. IL PROBLEMA DELLA LEADERSHIP
Caratteristica dei genitori della paziente anoressica è ladifficoltà ad assumersi in prima persona la leadership nellafamiglia. In modo assolutamente tipico entrambi i genitori sentono ilbisogno di giustificare le proprie decisioni come dettate daconsiderazioni che non hanno loro stessi per soggetto.Ciascuno fa qualcosa non perché lo desidera,ma inconsiderazione delle esigenze di un’altrapersona,comunque per il bene di qualcun altro. Anche lapaziente si è sempre sacrificata per il bene degli altri, cosìcome vuole la regola esplicita della famiglia. Tuttavia conl’esplosione del sintomo è divenuta incapace a non farsoffrire i suoi. In tal modo si configura una leadership chenon ha la paziente per soggetto ma la malattia e che vieneaccettata solo in quanto patologia.
4. IL PROBLEMA DELLE ALLEANZE
E’ il problema più scottante e centrale della famiglia della paziente anoressica. Su di esso s’incentra un gran numero di regole segrete su cui è vietato comunicare. Da esso deriva una serie di modalità comportamentali osservabili in seduta. Una delle regole più facilmente ritrovabili in questo tipo di famiglie, è quella che vieta di ratificare le alleanze a due,di riconoscerle e di mantenerle. Nelle famiglie composte di tre persone l’osservazione dei fenomeni riguardanti le alleanze è relativamente più facile che nella famiglia più numerosa. Un fenomeno spesso rilevabile nelle famiglie di tre persone con paziente anoressica è il “cosiddetto matrimonio a tre”. Il sintomo generalmente compare nel momento in cui avviene uno spostamentodelle alleanze segrete. Come sono vietate le alleanze adue all’interno della casa, lo sono pure quelle all’esterno.
5. IL PROBLEMA DELLA COLPA
Nella misura in cui ciascun membro si è sempre tanto cancellato per gli altri, nessun membro della famiglia è disposto ad assumersi davvero la responsabilità se qualcosa va male.
- Le madri possono colpevolizzarsi in maniera drammatica della malattia della figlia ma l’auto-accusa viene squalificata dall’affermazione che hanno fatto quello che hanno fatto per eccesso di dedizione e zelo.
- I padri si presentano come quelli che hanno avuto il torto di “incassare” troppo per amor di pace. In realtà hanno coltivato esclusivamente il compianto di sé stessi così da non rendersi conto delle difficoltà della figlia.
PECULIARE MODALITA’ D’ INTEREAZIONE DELLA COPPIA PARENTALE
Caratteristiche:- insoddisfazione reciproca tra i partners, accompagnata
dall’incapacità della coppia sia di ammettere tale insoddisfazione che di operare modificazioni risolutive;
- ruolo di vittima esperito da entrambi i coniugi nel rapporto di coppia, accompagnato dalla competizione attuata per risultare più vittima del partner;
- escalation sacrificale espressa in modo atipico con accentramento sulla paziente.
INTERVENTI TERAPEUTICI
GLI INTERVENTI TERAPEUTICI PRENDONO IN CONSIDERAZIONE
QUATTRO DELLE CINQUE CARATTERISTICHE DELLA FAMIGLIA
ESAMINATE
INTERVENTO SULLE MODALITA’ DI QUALIFICA DELLE COMUNICAZIONI
ALTRUI
PER CIO’ CHE RIGUARDA LA MODALITA’ALTAMENTE RIPETITIVA DEL RIFIUTO DEI MESSAGGI ALTRUI, VIENE UTILIZZATA LA
PRASSI DI LAVORARE IN COPPA ETEROSESSUALE COME STRUMENTO
TATTICO
INTERVENTO SUL PROBLEMA DELLA LEADERSHIP
RIGUARDO ALLA DIFFICOLTA’ MOSTRATA DA CIASCUN MEMBRO DELLE FAMIGLIE DI
DICHIARARE IN PRIMA PERSONA CHE COSA VUOLE O NON VUOLE, DESIDERA O NON
DESIDERA, UNA TECNICA DI INTERVENTO E’ DI METACOMUNICARE SU QUANTO OSSERVIAMO (COSI’ FACENDO CONFERMIAMO IL DIRITTO DI CIASCUN MEBRO DI AVERE E DI ESPRIMERE
FRANCAMENTE IL PROPRIO DESIDERIO)
INTERVENTO SULLE ALLEANZE
E’ INDISPENSABILE ESCOGITARE TATTICHE E PRESCIZIONI CHE, AL GIUSTO MOMENTO,
INDUCANO PADRE E FIGLIA IN UN’ESPERIENZA DI EFFETTIVO AVVICINAMENTO E ANCHE IN
UN’ALLEANZA COSTRUTTIVA
L’alleanza dovrà essere temporanea. Soprattutto si dovrà fare attenzione a che essa non agisca
distruttivamente nei riguardi della madre (la quale è pronta a minacciare con depressione e ostilità
appena si sente esclusa).
SCOPI
Ristabilire la barriera fra le generazioni.
Controbattere la formazione di triangoli perversi.
INTERVENTO SUL PROBLEMA DELLA COLPA
USO DELLA CONNOTAZIONE POSITIVA
(ATTRIBUIRE INTENZIONI COSTRUTTIVE A QUEL GENERE DI COMPORTAMENTO INTERPERSONALE DESCRITTO COME
DISTRUTTIVO E DANNOSO)
RISULTATI
La ricerca effettuata da Mara Selvini Palazzoli ha messo in luce come le
dodici famiglie di pazienti anoressiche, costituenti il campione della ricerca,
presentino modalità di funzionamento comuni, tali da poter supporre una loro tipicità in relazione a questa tipologia di
famiglia.
PADRONI ANNA 546536GALLERAN ILARIA 545754FISONE CHIARA 546642MILANI MARCO 548106FRIGO LUCA 545033FRANZELLI ALESSANDRA 545818COSTA IVAN 546714