I Diari Della Rodoviaria Di Alessandro Teruzzi

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I diari della rodoviaria appunti di viaggio e riflessioni di Alessandro Teruzzi

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I diari della rodoviaria

appunti di viaggio e riflessioni

di Alessandro Teruzzi

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I diari della rodoviaria

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I diari della rodoviaria è sotto licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 2.5

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Foto di copertina realizzata da Luigi (Gigi) Mangiacapra

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Introduzione

Quello che segue è il racconto dei 45 giorni che Gigi ed io1 abbiamo trascorso viaggiando per il Brasile. Il diario è stato scritto praticamente giorno per giorno, di getto, quasi come se fosse la trascrizione fedele del flusso di coscienza che giornalmente provavo vivendo le varie esperienze. Per questo motivo, nella sua forma originale, lo scritto può risultare di difficile lettura per chiunque non sia stato un nostro compagno in questo viaggio. Ad esempio, molte volte i personaggi sono introdotti senza unÊadeguata presentazione, alcune volte i viaggi sugli autobus sono raccontati senza specificare quale sia la destinazione.

1 Gigi (Luigi all’anagrafe, e solo lì!) è stato il mio compagno di viaggio durante questa esperienza. Ci siamo conosciuti alla fine del liceo (siamo entrambi dell’81), facendo parte della stessa “compagnia”. Quando abbiamo formato il collettivo politico a Cologno nel 2002 la nostra relazione si è ulteriormente approfondita e rafforzata. Si è laureato nel settembre 2007 in Fisica dopo un anno di Erasmus (il programma di studio all’estero per studenti europei) a Vienna e attualmente vive a Mosca. Con Gigi sono stato ai diversi social forum europei partecipando, da ultimo, alle proteste e ai blocchi a Heiligendamm (Rostock) durante il G8 del giugno 2007. Finito il liceo scientifico a Cologno Monzese (la città dove vivo), mi sono iscritto al Politecnico di Milano, con indirizzo informatico. Alla fine del primo anno, un amico (Paccio) mi propone di andare a Genova, per partecipare alle proteste contro il G8 del luglio 2001. Forse è da lì che è cominciato tutto. Non che prima non mi interessassi di politica. Ma le discussioni, gli scontri, la violenza di quei giorni furono come un catalizzatore che accelerò un processo di crescita e di maturazione. Non è stato un caso che proprio l’anno successivo, sempre su impulso di Paccio, abbiamo formato un primo collettivo politico con un gruppo di amici: Ora! (Orizzonti di Resistenza Antagonista). Poi vennero sempre nuove esperienze, viaggi, discussioni, litigi, lotte. Una crescita continua, uno sviluppo sempre nuovo di desideri, di conoscenza. Quel biglietto per Genova non è stato solo il biglietto di un treno, ma il ticket per una scelta di vita, è stato il momento in cui ho scelto da che parte stare. È stato il miglior investimento della mia vita. Adesso, terminati i nostri studi, coltiviamo il sogno di tornare in Brasile, per portare avanti il sogno del cambiamento e di giustizia attraverso l’attività educativa coi ragazzi di strada.

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In fase di riscrittura ho quindi ritenuto fondamentale aggiungere le informazioni indispensabili al lettore per comprendere meglio le situazioni e i luoghi descritti nel diario. Ciononostante, queste correzioni non dovrebbero mutare la sostanza del diario, ossia il fatto che in queste note ho voluto registrare il mio pensiero e le mie esperienze come venivano percepite ed elaborate in quel momento.

Poiché si tratta di un diario, ovviamente non c'è separazione all'interno dei tre ruoli narratore-osservatore-protagonista; oltre a questo, viene a mancare il distacco, in primo luogo temporale, tra le vicende narrate e le vicende vissute. Molte volte la narrazione procede come se nel medesimo tempo io stia vivendo i fatti e li stia raccontando.

Questa mancanza di distacco produce come conseguenza diretta lÊassenza di una rielaborazione mediata dal tempo delle esperienze vissute. I pensieri e le sensazioni descritte sono praticamente quelle provate e pensate durante (o immediatamente dopo) il fatto stesso.

Per questa ragione, è possibile riscontrare diversi punti del racconto che sono in contraddizione. Una contraddizione che però si supera tenendo conto dell'orizzonte temporale all'interno del quale le vicende si dipanano.

Con la pubblicazione del diario spero principalmente di

raggiungere due obiettivi: il primo è quello, banale, di mettere a conoscenza il maggior numero di persone possibile di cosa abbiamo visto e di quello scorcio di realtà brasiliana che abbiamo vissuto. Il secondo, simile eppure molto differente, è quello di condividere, anche se solo in minima parte, le emozioni, il profondo sentire che ci ha accompagnato in molti momenti del viaggio. Portare al cuore e alla pancia, prima che alla testa delle persone, i volti e le storie dei molti compagni di viaggio che abbiamo avuto.

˚ un po' una legge di⁄ giustizia universale: da questo

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viaggio abbiamo avuto tantissimo (e, speriamo, di avere anche dato almeno un decimo di quello che abbiamo ricevuto) e non sarebbe giusto che tenessimo solo per noi questo tesoro. Va condiviso con altri.

Inoltre, a pochi giorni dal ritorno, ci sentiamo come l'uovo cosmico di Plotino, un contenitore sovrabbondante che non può far altro che tracimare: abbiamo voglia di raccontare, raccontare e ancora raccontare.

Il diario è pieno di termini portoghesi-brasiliani

italianizzati. Questo perché eravamo così immersi in quella realtà che ci veniva naturale usare tali termini sia nelle discussioni orali che negli appunti scritti. Per modificare il meno possibile la vivacità e il coinvolgimento che questo fatto spero provochi nel lettore, ho deciso di non sostituirli con il corrispondente italiano.

Riporto qui alcuni dei più usati. Motorista: conducente dellÊautobus Onibus: autobus Bairro: quartiere MST: Movimento dei Senza Terra PT: Partito dei Lavoratori, di Lula Legal: ok, bella! Meninos de rua: ragazzi di strada Pousada: albergo Dom: signore, padrone Mudança: cambiamento Barato: economico Futebol: calcio Barco: nave Cartão: carta magnetica (di credito, telefonica) Fazenda: fattoria, impresa agricola Quarto: camera (da letto, di albergo)

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Un'ultima cosa: il titolo. Il termine rodoviaria è una

parola portoghese che indica la stazione degli autobus e, come si capirà leggendo il diario, di stazioni e di autobus ne abbiamo visti e presi un bel po'.

Ma agli occhi più attenti non potrà certo sfuggire una certa somiglianza tra questo titolo e quello di un altro diario: „I diari della motocicletta‰, film di Walter Salles che porta al cinema i diari di Ernesto Guevara raccolti in „Latinoamericana‰. Che non si scandalizzi nessuno! Sappiamo benissimo di non essere (neanche lontanamente) come il rivoluzionario argentino, e con questo titolo non volevamo certo suggerire paragoni imbarazzanti (per il Che, ovviamente ☺). L'idea, in realtà, era un'altra, quella di sottolineare come questo viaggio volesse, nelle nostre intenzioni, rappresentare un momento di conoscenza e di maturazione, sia come persone che come cittadini del mondo. Intenzioni che poi si sono totalmente e piacevolmente realizzate.

Buona lettura

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Antefatto: l'organizzazione del viaggio Per prima cosa è bene spiegare il particolare itinerario che

abbiamo scelto per viaggiare dall'Italia al Brasile. Gigi ha trovato un volo andata/ritorno a solo 570 € con partenza da Parigi e arrivo a S. Paolo via Malpensa. Per prima cosa ci informiamo subito al servizio clienti Alitalia per sapere se con un biglietto da Parigi possiamo imbarcarci direttamente a Milano. Risposta negativa. Non importa. Troviamo un volo della RyanAir che ci porta a Parigi con 25 € tasse incluse. Il volo Parigi-Milano è solo andata, perché ci sono elementi che ci fanno essere possibilisti sul fatto che riusciremo a tornare direttamente a Milano senza passare dalla capitale francese. A questo punto, l'itinerario si presenta così:

Cologno Monzese – aeroporto di Orio Al Serio via autobus, aeroporto Orio Al Serio – aeroporto Bouvais via RyanAir, Bouvais – Parigi via autobus, Parigi – aeroporto DeGaulle via ferrovia, aeroporto DeGaulle – aeroporto Malpensa via aereo, aeroporto Malpensa – aeroporto S.Paolo via aereo.

Rimane il problema di raggiungere Manaus, il punto di

partenza del nostro viaggio in Brasile, da S.Paolo. Gigi trova su internet una compagnia aerea brasiliana che ci fa viaggiare per 150 €.

Il piano è pronto. Non resta che effettuare le mere operazioni materiali affinché si trasformi da una idea ben chiara nelle nostre teste a uno stato di cose concreto. Ma, per dirla alla Platone2, il vile piano fisico, la materia, la „kora‰, si oppone

2 Il mito Platonico della creazione del Mondo racconta dell’esistenza di due mondi: uno delle idee (perfetto, immutabile, detto Iperuranio) e l’altro della materia (la Kora). Il “fattore” del mondo (Demiurgo) decise di creare l’universo così com’è ispirandosi al mondo delle idee. Ma la materia, per sua stessa

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all'azione trasformatrice demiurgica e corrompe anche la migliore delle idee. O, per dirla secondo un adagio popolare⁄ tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare!

Così, un giorno di giugno, a casa di Gigi, ci mettiamo davanti al computer e cominciamo a prenotare i voli. Cominciamo con quello transcontinentale. L'operazione è lunga e noiosa, ma alla fine usciamo vincitori. Passiamo allora alla prenotazione del volo interno. Compiliamo i vari campi, scegliamo le date e le località. Quando è il momento di pagare ci vengono richiesti i dati della carta di credito. Operazione che abbiamo fatto decine di volte. In questo caso, però, notiamo che ci viene richiesto un campo supplementare, un codice obbligatorio che non avevamo mai incontrato. All'inizio, proviamo a riempirlo con un po' di numeri che ci vengono sotto mano: il codice segreto della carta, il codice in sostituzione della firma, ma senza successo. Allora cerchiamo un po' su internet e scopriamo che il codice richiesto è un particolare numero che hanno SOLO le carte emesse in Brasile.

La situazione comincia a delinearsi: solo i possessori di una carta brasiliana possono comprare i voli sul sito della compagnia aerea. Inoltre, comprare il volo in agenzia in Italia avrebbe significato spendere oltre il doppio, vanificando così il risparmio ottenuto passando da Parigi con l'altro volo. La soluzione è però alla nostra portata: Adriana3 di lì a poco

natura, si oppose all’azione trasformatrice del Demiurgo e per questa ragione il mondo è solo una pallida imitazione corrotta del perfetto mondo ideale. 3 Adriana è una ragazza molto solare, di un anno più giovane di noi, capelli castani lunghi e ricci, due occhioni neri molto espressivi. Ci siamo conosciuti quando cominciò a partecipare all’attività di ORA! qualche tempo dopo la sua nascita. Ultimamente la si vede di rado in quel di Cologno in quanto è a studiare a Santiago del Cile. Adriana è così: al terzo anno di università è stata un anno in Erasmus a Madrid. Poi ha cominciato la laurea specialistica a Bologna, è stata in Cile ed ora è in Colombia a scrivere la tesi riguardo il problema della terra e della riforma agraria mai realizzata. Il suo viaggio in Brasile e la sua passione per la fotografia ci hanno regalato una splendida mostra. Tra parentesi, il viaggio in Brasile l’ha fatto da sola!

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partirà proprio per il Brasile per intraprendere un viaggio simile al nostro. Le chiediamo di comprare in qualche agenzia del posto i biglietti che ci servono. Acconsente, e noi stiamo tranquilli.

Effettivamente, Adriana mantiene l'impegno preso e ci compra i biglietti, solo che lo fa alla fine del suo viaggio, cioè due mesi dopo rispetto a quando gliel'avevamo chiesto. Così il biglietto oramai costa oltre il doppio. E noi passiamo da 570+50+150 = 770 a 570+50+300 = 920.

In questo modo abbiamo praticamente annullato il vantaggio economico conseguito prenotando il volo Alitalia da Parigi. Se fossimo andati in agenzia e avessimo chiesto un volo da Cologno Monzese a Manaus avremmo speso la stessa cifra. Pazienza...

Preludio: il viaggio di andata La partenza è prevista la mattina (molto presto) di

domenica 11 settembre. Alle 4:20 prendiamo l'autobus per l'aeroporto di Orio al Serio dalla fermata del metrò di Cascina Gobba4. Quando arriva, l'autobus è praticamente completo, c'è libero solo un posto. Il conducente si muove a compassione e ci fa salire entrambi. Io mi siedo nel corridoio tra le due file di poltrone. Alla fine del viaggio il conducente non ci fa neanche pagare. Gran brava persona.

Mentre siamo in aeroporto ad aspettare che aprano i cancelli comincio ad avvertire un po' di freddo. Penso che sia solo perché è ancora notte e non ho dormito molto. Prendiamo l'aereo. Cominciano ad arrivare i primi brividi di freddo. Inizio a prendere in considerazione l'ipotesi di avere un po' di febbre⁄

Beh, cominciamo bene!

4 Fermata della linea metropolitana verde che collega Cologno a Milano

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Quando arriviamo sopra Parigi, complice anche l'ora, il cielo è oscurato da una densa coltre di nebbia. Dopo un paio di giri sopra la città, il capitano ci dice che dovremo atterrare all'aeroporto di Lille. A Bouvais (l'aeroporto dove era previsto l'atterraggio in condizioni normali) saremmo stati a circa un'ora e mezza di pullman dal centro della città. Così, ce ne mettiamo più di tre. La cosa positiva è che, anche in questo caso, riusciamo a non pagare la corsa.

Dal centro di Parigi prendiamo la RER (le ferrovie francesi) e arriviamo all'aeroporto De Gaulle. Intanto i brividi vanno e vengono e comincio a pensare che il responsabile di tutto sia la pastiglia per la profilassi antimalarica presa due giorni prima.

Finalmente ci imbarchiamo sul volo che ci riporta a Milano, anche se questa volta all'aeroporto di Malpensa. Qui abbiamo il tempo di chiedere agli stuart se per il volo di ritorno possiamo richiedere un doppio check-in, uno a S. Paolo e uno a Milano. Ci dicono che non dovrebbero esserci problemi, ma che è meglio se ci informiamo direttamente all'aeroporto nel quale faremo il primo chek-in, cioè a S. Paolo.

Finalmente, prendiamo il volo transcontinentale verso sera e ci svegliamo alle 4 del mattino a S. Paolo. Dopo più di un'ora di coda per passare la dogana e avere il visto facciamo il check-in per il volo interno diretto a Manaus. Dopodichè, nella sala dÊattesa che precede l'imbarco, ci appisoliamo. Dieci minuti prima che l'imbarco termini, ci ricordiamo che dobbiamo chiedere allo sportello Alitalia se è possibile fare il doppio check-in per il viaggio di ritorno. Corriamo come matti agli sportelli per gli imbarchi, dove ci dicono che non dovrebbe essere un problema. Ci consigliano, per essere sicuri, di andare al punto informazioni della compagnia. Una volta lì ripetiamo la nostra domanda, e ancora una volta ci viene risposto positivamente.

A questo punto corriamo nuovamente come matti

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all'imbarco per non perdere il volo. La corsa è ancora più problematica visto che ci portiamo dietro zaini da oltre 10 kg. Il volo dura 4 ore, compresa una sosta a Brasilia. Nei pressi di Manaus l'aereo incontra un po' di turbolenze: Gigi per poco non sgola anche l'anima.

Recuperiamo i bagagli e usciamo dall'aeroporto: il viaggio comincia!

1°° giorno 12/9 lunedì Dopo solo 40 ore di viaggio siamo arrivati da padre

Riccardo5 a Manaus. Elias6 ci ha accompagnato dall'aeroporto a Novo Israel, il bairro dove abitano Riccardo, Pedro7 e gli altri. Il quartiere è costruito su una discarica che è stata occupata dai dannati di Manaus per reclamare il loro diritto ad avere una casa. Pare che sia stata una suora indigena (Elena) a guidarli nella lotta. Spero vivamente di conoscerla.

Venendo nel Bairro abbiamo subito visto la miseria e la fatiscenza delle „case‰. Dopo poco siamo entrati nella casa dei missionari, unÊabitazione che non ha nulla da invidiare alle nostre. Non possiamo fare a meno di pensare se sia giusto che esista unÊoasi di relativo benessere in un mare di miseria. E se fosse sbagliato, non saremmo forse noi ancora più colpevoli?

Padre Enzo8 ci ha accolti in casa e abbiamo scambiato 5Padre Riccardo è il capo della comunità presente a Novo Israel, una delle favelas di Manaus. Il centro vive grazie ai soldi che arrivano dall’associazione “Groppone Missionario”, un gruppo attivo tra Verona e Venezia. Padre Riccardo ne è un po’ l’“amministratore delegato” 6 Elias è uno degli educatori del gruppo. Non molto alto, pelle olivastra, in carne ma non grasso, capelli corti, crespi e neri. Faccia simpatica, sorridente. È sui 20 anni. 7 Pedro è un altro educatore: fisico asciutto, abbastanza sornione, anche lui sui 20 anni. Studia filosofia in università. 8 L’altro prete che dà una mano a Riccardo. È in Brasile solo da 6 mesi.

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„Nei pressi di Manaus l'aereo incontra un po' di turbolenze: Gigi per poco non sgola anche l'anima. Recuperiamo i bagagli e usciamo dall'aeroporto: il viaggio comincia!‰

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quattro chiacchiere. Parlando di Lula9 la sua posizione è sembrata piuttosto moderata: non era molto convinto che nel PT ci fossero stati episodi di corruzione e giustificava le scelte (non abbastanza di sinistra) di Lula con il fatto che il presidente del Brasile non ha la maggioranza nei due rami del parlamento. ˚ un punto di vista ragionevole? Oppure quando uno REALMENTE vuol fare le cose, le fa, e tutto il resto sono scuse? Il viaggio è solo all'inizio ma le domande sono già tante: sarà un viaggio di interrogativi più che di risposte. D'altra parte, siamo qui per cercare, non per trovare.

L'accoglienza di Pedro nei nostri confronti è cambiata radicalmente non appena ha saputo che siamo amici di Adriana: da apatico/quasi annoiato a entusiasta/loquace. Che Adriana gli abbia rubato il cuore?

Nota climatica: appena usciti dall'aeroporto un'umidità incredibile ci ha accolto: in certi momenti mi sembra di respirare a fatica.

2°° giorno 13-9 martedì

• MOVIMENTO ≠ ASSISTENZIALISMO • Padre Riccardo non è presente: perché? • Problemi pratici della horta: acqua sementi sterco terra

9 Ex operaio metalmeccanico e sindacalista, Lula è membro del PT (Partido dos Trabalhadores, partito di sinistra nato all’inizio degli anni Ottanta che è cresciuto in questi vent’anni fino a ottenere, nelle elezioni del 2002, il venti per cento di preferenze e la presidenza con Lula). Sebbene eletto con un programma radicale e avanzato in campo economico e sociale, il cui punto principale doveva essere la riforma agraria e la lotta alla povertà, una volta al governo Lula ha portato avanti una politica sostanzialmente socialdemocratica e moderata. La riforma agraria è stata praticamente affossata e la lotta alla fame (lo sbandierato progetto “fome zero”) si è risolto in un po’ di elemosina. Gli scandali di corruzione legati ad alcuni importanti dirigenti del PT non hanno aiutato il governo.

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• Problemi con i bambini: giocano a palla e scassano le coltivazioni • Movimento � ci vuole un progetto, non basta sopravvivere ci vuole un metodo di lavoro che non sia assistenziale! � CORRESPONSABILIT¤10

Gli appunti sono un po' confusi perché il mio portoghese

non è ancora all'altezza. Speriamo di migliorare perché a questo livello quando andremo dai Sem Terra sarà tragica.

Da notare che la riunione si è aperta con una preghiera alla quale tutti hanno partecipato (tranne Gigi ed io). Pedro ha chiesto, a nome di tutti, a Dio di far loro prendere decisioni assennate. Altra nota: padre Riccardo, benché più volte nominato, non ha partecipato alla riunione.

Da quello che ho capito, Marzia11 ha posto il problema del metodo che il gruppo deve avere e la prospettiva all'interno della quale l'azione del gruppo si deve collocare. Spero che domani ulteriori approfondimenti con Elias e la stessa Marzia possano confermare le mie teorie.

Prima di andare in città abbiamo girato un po' nel bairro, in direzione opposta a Manaus12. Sembrava un film: la gente ci guardava come se fossimo stati alieni. Effettivamente venivamo da un pianeta distante anni luce.

10 Alla mattina si tiene una riunione dei coordinatori e degli educatori dell'associazione, nella casa dove siamo ospitati. Ovviamente chiediamo di poter assistere. Dopo alcune iniziali titubanze, acconsentono. Tento di prendere alcuni appunti... La “Horta” è, letteralmente, un orto gestito dagli educatori e dai ragazzi che fanno parte del progetto. 11 Marzia fa parte del gruppo di persone che lavora nel progetto. Gestisce prevalentemente le attività del gruppo che riguardano le ragazze e i loro figli. Studia per diventare avvocato. Carnagione scura, capelli ricci legati dietro. 12 Le favelas crescono in continuazione in direzione opposta alla città. Così, la periferia della periferia è la zona più povera di tutta la zona urbana

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3°° giorno 14-9 mercoledì Giornata intensissima: teoria e pratica allo stato puro. Alla mattina siamo andati con Pedro ed Elias nella Horta,

il centro di educazione giovanile al lato estremo del bairro. Quattro educatori, un cuoco e 15 ragazzi/bambini. Per prima cosa ci siamo presentati con un girotavolo13, poi abbiamo spostato un gruppo di mattoni con una parte dei ragazzi, mentre altri facevano un prescuola.

Elias era il più fermo, Pedro il più comprensivo. C'è stata una scena che mi ha ricordato l'educatore (Johnny Dorelli) di „State buoni, se potete‰. Per spostare i mattoni abbiamo adottato, su richiesta di Pedro, il metodo „persone ferme in fila, mattoni che si spostano lungo la fila‰. Dopo un po', visto che la cosa era abbastanza noiosa, la fila si è rotta e ognuno ha cominciato a portare mattoni per conto suo. Timidamente, Pedro ha detto: „ rifate la fila, è meglio, meno fatica‰. E poi ha aggiunto: „per favore‰. Ovviamente, nessuno ha seguito il suo consiglio. L'ho trovata una scena molto bella: penso che ogni insegnante dovrebbe averla presente durante il suo lavoro.

Dopo i mattoni è toccato al futebol. Lo score personale è due gol subiti e uno fatto!! Si ragionava con Gigi che il lavoro con i mattoni, precedente al gioco, ha una funzione pedagogica: insegnare ai ragazzi il valore del lavoro e che divertimenti e „panza piena‰ hanno un costo. Dopo, altro girotavolo per ringraziarci. Un ragazzo ha fatto il suo intervento con questo proverbio: „non tutti i tesori sono amici, ma tutti gli amici sono tesori‰. Noi abbiamo ringraziato a nostra volta per lo scambio e l'esperienza. Per andarcene eravamo su un pulmino da 10 persone in 17-18 persone.

13 Con “girotavolo” si intende una pratica di discussione per cui i partecipanti, più o meno disposti in cerchio, a turno espongono le proprie idee. È una pratica tipicamente utilizzata con i bambini (asili, scuole elementari) e anche in alcuni gruppi politici.

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Prima di andare via un ragazzo, Fabrizio, mi dice che venerdì è il suo compleanno e mi chiede una maglia dell'Inter. Non so cosa rispondere. Prendo tempo. Alla fine gli dico che non è giusto prendere un regalo a lui e agli altri no. Chiederò anche a Pedro un consiglio. Domani.

Nel pomeriggio siamo andati nella sede del MSVE

(Movimento Social Vida e Esperanza, questo è il nome del movimento che fa capo a padre Riccardo). Marzia approfondisce con noi il tema movimento/assistenzialismo proposto nella riunione di ieri. Praticamente si tratta del „all'uomo che ha fame non dare il pesce, insegna a pescare‰ declinato in tutti i suoi aspetti e implicazioni politiche.

Dice Marzia: „se noi diamo da mangiare e le scuole a chi non ce li ha, costoro divengono dipendenti da noi e non si accorgono che sono senza dei diritti. Quello che noi vogliamo è che si rendano conto che l'istruzione è un diritto, che mangiare è un diritto, che avere una casa è un diritto. E se questi diritti non ci sono bisogna lottare e prendersela con il governo‰.

Marzia fa un'altra importante affermazione: „la pensiamo così in molti, tutti quelli che fanno Âlavoro di frontieraÊ [cioè quelli che mettono le mani nella merda, la perifrasi è mia], qualche CAPO, qualche DIRIGENTE, non è della stessa opinione‰. Ho trovato entrambi questi concetti, benché non del tutto nuovi, molto importanti e significativi. In quanto detti da una ragazza che lavora a 10.000 km da noi, in una favela miserabile dove la gente affonda.

Il primo sottolinea l'importanza della consapevolezza e dell'educazione nelle battaglie politiche e sociali: manifestazioni e lotte vengono fatte solo quando la gente „si sveglia‰, si accorge di avere dei diritti che non sono rispettati. Il secondo punto ribadisce come, generalmente, chi smette di avere le mani nella merda e assume ruoli di potere perde di vista la pratica di movimento e di lotta.

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E adesso (dopo la teoria) arriva il piatto forte (la pratica), la botta, il pugno nello stomaco che ti stende senza appello. Signore e signori, benvenuti al giro delle meraviglie nella favela di Novo Israel: baracche, vita inumana, madri trentenni logorate da 10 figli, una vita di ingiustizie e violenze e padri/mariti assenti, ubriachi e violenti14.

La situazione più forte l'ho vissuta dalla penultima famiglia del „giro‰. Un buco voncio e pieno di resti di cibo e di animali, un 3x3 sul lato di una collinetta a strapiombo sul pattume. Tra un divano, un mobile, un materasso disteso a terra e una amaca c'erano otto bambini, una madre e un marito ubriaco che dormiva su un materasso in terra.

Quando siamo entrati Eleite (la mia „autista‰), mi ha presentato come un missionario. Nessuno mi rivolgeva la parola e i bambini (soprattutto la ragazzina, quella più grande, forse 8 anni) mi guardavano con degli occhini neri che se avessero potuto parlare avrebbero riempito un libro. Erano bambini bellissimi: vedere tanta bellezza in una simile condizione grida vendetta. Chissà cosa avrebbero voluto chiedere dietro quegli occhioni: come ti chiami, da dove vieni, cos'è l'Italia, anche tu vivi in una casa come la nostra...

La cosa più incredibile è stato quando ho chiesto di fare una foto. La madre ha acconsentito. Quando ho tirato fuori la macchina, si è affrettata a chiedere che NON fotografassi la casa, ma le persone. Anche in questa situazione, questa madre ha un amor proprio, un senso della dignità. Questa donna si vergogna del posto dove vive.

I volontari del centro, con il loro lavoro educativo mirano proprio a questo: far capire alle madri che valgono, che hanno diritti da reclamare. Che è colpa di altri, non loro, se sopravvivono in una favela.

14 Io e Gigi ci dividiamo e due ragazze del Movimento ci accompagnano su è giù per il bairro a far visita a diverse famiglie legate a progetti di adozione a distanza.

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Quando vivi una cosa del genere i sentimenti che provi sono RABBIA e poi frustrazione, perchè non vedi un modo per combattere la situazione. Allora ti siedi a pensare per trovare una soluzione. Solo la consapevolezza e la lotta politica possono essere i detonatori per la liberazione dei dannati della terra.

Ma la vera domanda è: noi occidentali siamo colpevoli? Ma, soprattutto, IO sono colpevole? Colpevole di vivere da ricco in un mondo di poveri? Colpevole di essere parte di un meccanismo che ruba ai poveri per dare ai ricchi? A questa domanda NON ho ancora una risposta, una risposta dalla quale dipendono le scelte di tutta una vita.

Un'altra riflessione che deve trovare posto in questo diario è senz'altro il contrasto tra alcuni volontari (Marzia, su tutti) e i preti/volontari italiani.

I primi sembrano usciti da un film di Ken Loach: duri, incazzati, combattivi, con idee chiare e un lavoro sul campo, nella merda. I secondi, al massimo, sono usciti da un film dei Vanzina con Abatantuono15: parlano in dialetto veneto, fanno discorsi da „volemose bene, diamo una mano a sti poveracci‰, sembra che sono qui a fare villeggiatura, che non capiscono la realtà sociale che li circonda. Effettivamente, padre Riccardo è un uomo d'affari, un direttore di impresa, un manager. Qua, con lo stipendio da prete, fa una bella vita: bella casa, cene al ristorante, poco lavoro. Non condivide nulla con gli abitanti della favela.

Sicuramente è meglio di niente, ma è abbastanza? Di sera abbiamo parlato con Pedro: ci ha detto che lavora

(in nero) per padre Riccardo per pagarsi gli studi. ˚ giusto? ˚ sbagliato? Padre Riccardo è uno stronzo? Una cosa è certa: Pedro non se la passa bene.

Dopo siamo andati, con Elias, in un quartiere di lusso e

15 Per Ken Loach un film a scelta tra “Terra e Libertà”, “Paul, Mick e gli Altri”, “Piovono Pietre” o “Bread and Roses”. Per Abatantuono non può mancare “Il barbiere di Rio”.

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molto turistico di Manaus (Ponte Negra) a cenare. ˚ stato incredibile come nell'arco di pochissimo tempo siamo passati dalla miseria più disperata al lusso. Il fatto suscita parecchie riflessioni.

4° giorno 15-9 giovedì Di mattina siamo tornati alla sede dell'MSVE. Da lì,

siamo andati in un centro dove stanno alcune ragazze (povere e con un figlio, senza compagno). Dopo la preghiera collettiva, siamo rimasti a curare un poco i bambini, mentre le madri facevano il corso di cucito.

A me è piaciuto un sacco stare con i bambini e farli giocare. A Gigi meno. Ha trovato il fatto di stare con i bambini una cosa che si può fare sempre, anche in Italia. Non sono d'accordo: quante volte, in 24 anni, siamo stati con ragazze madri a curare i loro bambini? Inoltre, i bambini parlano il linguaggio universale. Dobbiamo saperlo parlare anche noi.

Nel pomeriggio, dopo un rocambolesco tour nel bairro vicino a Novo Israel, siamo tornati nella Horta, dove Pedro e Dorotea, una psicologa tedesca, stavano spiegando i fondamentali del sesso ai ragazzi. Abbiamo fatto un po' di ripasso. Da notare e sottolineare il metodo educativo usato: Dorotea ha inventato un gioco a premi (dolci) in cui chiedeva ai ragazzi di rispondere a delle domande e di mettere/togliere il preservativo a una banana.

Poi abbiamo giocato a calcio: UMILIAZIONE TOTALE. Mentre si giocava, al lato del campo sono arrivati un paio di meninos de rua. Mi ha fatto riflettere sul fatto che l'horta assiste 30 ragazzi su tutto il bairro: una goccia nel mare.

Alla sera è accaduto un fatto di notevole interesse, forza e impatto emotivo. Gigi e io stavamo vagando nel bairro per trovare un telefono. Ci siamo fermati nella piazzetta e Gigi ha

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comprato un pezzo di torta a un baracchino. Diamo 5 reais alla bambina e ce ne andiamo. Lei ci insegue e ci richiama: „cenquanta, senhor!‰. E ci dà il resto. Non ci aveva chiesto 5 reais, ma 50 centavos.

In un quartiere di miseria e povertà, questo gesto acquista significati profondi e sconcertanti. Credo che lo ricorderò a lungo.

5°-6°-7° giorno 16/17/18–9 venerdì-sabato-domenica Siamo al terzo giorno di navigazione sul Rio delle

Amazzoni. Il barco è un carro bestiame con le amache letteralmente una sopra l'altra. Per loro è normale: lasciamo che lo sia anche per noi.

Il rancio (tre volte al giorno) è buono ed è una variazione del canovaccio riso, fagioli, pasta, carne. Beviamo l'acqua che ci danno loro e ci laviamo i denti con l'acqua pompata direttamente dal rio: nonostante questo, di caghetta, ancora, non se ne vede. I cessi fanno veramente schifo. La cosa interessante è che come di consueto, al cesso si fa anche la doccia. Il problema è che nel barco gli spazi sono particolarmente ridotti e la doccia è quasi esattamente sopra la tazza.

Ieri ho conosciuto un giramondo, venditore ambulante e suonatore di strada e un ragazzo di 20 anni di Belem, semianalfabeta. La differenza tra i due era abissale: il primo parlava di tutto, sapeva condurre una conversazione; il secondo era meccanico nel parlare, molto chiuso. Entrambi gentilissimi, il ragazzo di Belem ha anche offerto da bere (a me acqua, ovviamente).

Oggi siamo andati ad Alter do Chao, una spiaggia relativamente vicino a Santarem16. Il posto è molto bello, 16 Santarem è l’unica città importante posta lungo il corso del rio tra Manaus e la foce.L’unica industria della città è uno stabilimento della Coca Cola.

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„Siamo al terzo giorno di navigazione sul Rio delle Amazzoni. Il barco

è un carro bestiame con le amache letteralmente una sopra l'altra. Per loro è normale: lasciamo che lo sia anche per noi.‰

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turisticamente poco sfruttato: sarebbe un ottimo posto per il bar sulla spiaggia17.

Al ritorno, abbiamo trovato il barco leggermente meno pieno e con nuovi passeggeri imbarcati. Abbiamo conosciuto un ragazzo israeliano e una ragazza di Santarem, Raquel. Lei ha tentato di correggere un po' il mio portoghese, ma è una impresa disperata!!

Infine abbiamo conosciuto una ragazza spagnola, Maria, che studia medicina e che vuole entrare in Medici senza Frontiere.

8°° giorno 19-9 lunedì A questo punto del rio, le coste si popolano di baracche,

palafitte di legno tra il fiume e la foresta. Quando il barco passa decine di canoe con a bordo madri e bambini si avvicinano alla nave nella speranza che qualcuno getti soldi e vestiti. Altri, soprattutto ragazzi, „abbordano‰ il barco con canoe piene di cocco, banane, gamberi e li vendono ai passeggeri.

Questa gente probabilmente sta peggio di quelli nelle favelas: niente luce, niente acqua, niente fogne, niente scuole, collegamenti con la città.

Però, ogni tanto, si vedeva qualche casa col tetto in cotto, le pareti dipinte: qualcuno che aveva „fatto fortuna‰. Qualche casa aveva anche il campo da calcio sul retro.

La cosa che più colpiva eravamo noi, i turisti, che senza capire la tragedia e la miseria di questa gente, ci divertivamo a vederli e a fotografarli, come se fossero una attrazione per i visitatori. A pensarci, è come se uno svizzero venisse a Milano e si mettesse a fotografare i lavavetri ai semafori.

17 Un mio vecchio pallino di cui ho messo a parte amici e compagni

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9°° giorno 20-9 martedì Il giorno dell'arrivo a Belem. Maria, al momento di

recuperare i bagagli scopre che le hanno rovistato nello zaino e portato via alcuni ninnoli comprati per ricordo o per regalo. Ovviamente la cosa comporta un po' di ritardo sulla tabella di marcia.

In città troviamo un albergo a 5 (cinque!!!) reais a notte: è una stamberga che è sotto perfino ai nostri standard: brande lerce, muri che si scrostano per la muffa, cessi messi peggio che in stazione centrale. Per 8 reais troviamo nettamente di meglio.

I prossimi due giorni saranno di fuoco: gita in barca all'Ilha (isola) di Marajò e, al ritorno, di corsa a prendere l'autobus per Sao Luis.

La serata ha visto una discussione molto sentita, ma mai accesa, tra Maria, Gigi, il ragazzo israeliano e il sottoscritto su droga, dio, politica, significato della vita e via andare. L'israeliano era su una linea molto hippy: aveva una posizione simil Panizza18, ma senza una problematizzazione politica 18 Eh, questa sarà la nota più dura che dovrò scrivere: come fare in modo preciso ma breve a descrivere un tipo come Panizza? Iniziamo dalle cose semplici: Panizza era il mio professore di storia e filosofia al liceo. Aveva un grandioso metodo per riuscire a spiegarti anche il più complesso pensiero di Cartesio o Kant: ricondurre tutto a cose molto concrete, che ognuno di noi ragazzi di 16-17 anni aveva ben chiaro. E quando hai 16-17 anni, cos’è che riempie la tua vita, il tue cervello, il tuo corpo? Esatto, il sesso! Così, ad esempio, tutto il discorso kantiano delle categorie e della percezione partiva da una pagina del calendario di Ela Weber con l’osservazione: “Voi tutti avete la percezione delle tette di Ela”. Ma le tematiche sessuali non erano le sole. Ad esempio il dubbio iperbolico cartesiano che portava il filosofo a dire. “Penso, dunque sono” veniva parafrasato in “quando sei nella merda più nera che non riesci neanche a vedere la luce del sole, almeno una cosa la sai: che sei nella merda”. A questo, si aggiungevano discussioni di politica e parolacce a non finire. Per esempio, dopo il WTO di Seattle con relativi scontri di piazza, ci fu un’intera lezione con tanto di articoli di giornale a discutere su cosa fosse successo e perché. I suoi due cavalli di battaglia erano l’astio totale verso le gerarchie e contro tutte le costrizioni e i tabù in campo sessuale/amoroso. Si potrebbe dire che “amore libero” e libertà fossero le sue parole d’ordine.

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„Il giorno dell'arrivo a Belem. ⁄ In città troviamo un albergo a 5 (cinque!!!) reais a notte: è una stamberga che è sotto perfino ai nostri standard: brande lerce, muri che si scrostano per la muffa, cessi messi peggio che in stazione centrale.‰

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adeguata. Maria era invece più vicina alle posizioni mie e di Gigi. Il clima era veramente bello: quattro persone di paesi diversi che parlavano un mix di lingue (italiano, inglese, portoghese, spagnolo) e discutevano della vita tramite questo improprio miscuglio di idiomi. Parlando, così, tra ragazzi, non ho potuto far a meno di pensare che se avessimo (noi ragazzi) la possibilità concreta di avere voce nelle vicende del mondo, sarebbe un mondo un pochino più bello. Purtroppo questa possibilità va conquistata e la mia paura è che, anche ammesso di vincere questa battaglia, non è detto che a quel punto saremmo ancora ragazzi (sia anagraficamente che spiritualmente). Forse è una lotta che intraprendiamo per i nostri figli e per i nostri nipoti. Ah, quasi dimenticavo: la pousada dove dormivamo è nel quartiere più malfamato e pericoloso di tutta Belem. D'altra parte, poteva essere diversamente?

10°° giorno 21-9 mercoledì Giorno di vacanza: sveglia alle 5 per prendere il primo

barco che parte per l'Ilha di Marajò, un'isola grande come la Svizzera tra il delta del Rio e l'oceano. Il viaggio è tragico: la nostra direzione è perfettamente trasversale a quella del moto ondoso. Gigi per poco non sgola e anch'io ho avuto momenti

Un giorno, giusto per capire il tipo, avevamo due ore di lezione, la prima e laquarta: all’inizio della quarta ora alcuni di noi erano sulla porta di classe a “farepiazza”: Panizza passa e dice: “Voi avete finito?” e senza aspettare la risposta:“Io pure. Ciao!”. Esce dal liceo. Monta in macchina e arriva fino al semaforo. Siferma (evidentemente si deve essere accorto che si stava dimenticandoqualcosa). Percorre tutta la via chiusa del liceo in retro. Scende dalla macchinae rientra in classe come se niente fosse. Panizza era così: un terzo hippy, unterzo militante di sinistra, un terzo psicologo. Le sue lezioni sono quelle che mimancano di più. Molto dei miei pensieri e delle mie categorie arrivadirettamente da quegli indimenticabili insegnamenti.

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migliori. Chissà il Pasto19 come se la sarebbe cavata, quanta xamamina20 avrebbe preso ☺. Maria, invece, ha dormito tutto il tempo come un angioletto, non accorgendosi di niente.

Il poco di isola che riusciamo a vedere e il paese dove si trova la nostra pousada (Salva Terra) sono abbastanza turistici. La particolarità è che l'isola è piena di bufali e cavalli che circolano liberamente per la città.

Nel pomeriggio andiamo alla spiaggia e facciamo un bagno nel delta del Rio delle Amazzoni. Si può dire che, dopo aver fatto questo, possiamo praticamente fare tutto!

Mentre siamo sulla spiaggia, ci mettiamo a discutere sul fatto che la vita dei giovani è organizzata troppo rigidamente: università, lavoro,... e non viene data loro la possibilità di esplorare se stessi e il mondo che li circonda.

La sera, dopo un lauto pranzo, andiamo a dormire presto. Maria, nonostante un lunga pennichella sulla spiaggia, non ha problemi a riaddormentarsi.

11°° giorno 22-9 giovedì Altra giornata dal sapore molto turistico: alla mattina

facciamo un giro per la foresta; una delle cose più belle che osserviamo sono le farfalle dai più svariati colori (una è anche nerazzurra!). Grazie a Dio, non incontriamo nessun ragno!

Alle tre prendiamo il traghetto e torniamo a Belem. Il viaggio di ritorno è molto meno tragico dell'andata.

All'edicola della rodoviaria ho comprato un giornale della

19 Beh, Marco Pastore (da cui “Pasto”) è stato mio compagno fin dal primo anno di liceo. È uno dei miei più cari amici. Una gran bella persona, un cabarettista nato. Mi ha aiutato moltissimo a diventare la persona che sono oggi. La citazione è dovuta al fatto che il suo mal di viaggio è proverbiale: una volta pare sia dovuto scendere da un pedalò causa nausea! 20 Medicinale per alleviare il mal di viaggio

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„Il viaggio è tragico: la nostra direzione è perfettamente trasversale

a quella del moto ondoso. Gigi per poco non sgola e anch'io ho avuto momenti migliori.‰

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sinistra della sinistra della sinistra della sinistra... si chiama „A nova democracia‰ e ha posizioni del tipo: „il PT è controllato dal FMI‰ o „il referendum per abolire la vendita delle armi è una manovra per disarmare il popolo in lotta‰. Una volta preso l'onibus, Maria è venuta a sapere della possibilità, tutt'altro che remota, che lÊautobus venga assaltato. Sembrava abbastanza spaventata.

12°° giorno 23-9 venerdì Nessun assalto. Il viaggio si è concluso senza problemi alla

stazione di São Luis. Siamo andati nel centro storico per cercare una pousada.

Mentre gironzoliamo, incontriamo due ragazzi che erano sul barco Manaus-Belem: come è piccolo il Brasile! Alla fine abbiamo trovato una pensione, anche se non è un gran che per dir la verità. Abbiamo dovuto trattare parecchio sul prezzo. La trattativa lÊha condotta quasi tutta Maria, la quale ha dimostrato, ancora una volta, di avere due palle d'acciaio.

Dopo esserci accordati sul prezzo, il padrone della pousada ci ha intrattenuto per mezz'ora raccontando la rava e la fava. Ma il momento più tosto è stato quando ha detto che São Luis è la capitale del Brasile per povertà. Alla nostra prevedibile domanda, perché?, ha risposto candidamente che è perché la città è piena di indios che non hanno voglia di lavorare. Ora, è bene sapere che queste parole vengono da un tizio che ha una panza da 40 tonnellate e che l'unico lavoro che ha mai fatto nella sua vita è stato mangiare. Infatti, a quello che sembra, la pousada è mandata avanti da un vecchietto (molto simpatico) che pulisce, cambia la biancheria, etc... e da una donna (forse la moglie del padrone). ˚ proprio vero che di stronzi è pieno il mondo!

Alla sera abbiamo fatto un giretto per il centro: è

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„Una volta preso l'onibus, Maria è venuta a sapere della possibilità, tutt'altro

che remota, che lÊautobus venga assaltato. Sembrava abbastanza spaventata.‰

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veramente molto turistico. Bar, ristoranti, pub, discoteche, ballerini di capoeira in piazza. Noi ci siamo fermati a ballare in uno di questi posti, con musica brasiliana dal vivo e all'aperto. Mentre balliamo un tipo viene da me e Maria e ci chiede se siamo brasiliani, perché balliamo molto bene. Beh, detto da un brasiliano...

A scanso di equivoci tengo a precisare che il tipo non era né gay, né ci stava provando con Maria, in quanto già ballava (e pastrugnava) un'altra tipa.

13°° giorno 24-9 sabato Altro giorno vacanziero. La mattina giriamo per la città e

visitiamo un museo sulle manifestazioni artistiche e sincretiche del Maranhao.

Dopo un riposino pomeridiano, andiamo ancora un po' a zonzo per il centro turistico. Verso la periferia troviamo un gruppo di ragazzi che gioca a pallavolo in qualcosa che è molto simile a un immondezzaio. La tentazione, soprattutto per Gigi, è quasi irresistibile: li sfidiamo. E, ovviamente, le prendiamo. 12 a 10 è il risultato finale. L'attenuante generica è che, se non erro, il Brasile è campione del mondo. L'aggravante è che uno dei due avversari era un bambino. Ci tocca rifiutare la riperdita perché Maria è rimasta ad aspettare tutto il tempo.

La sera colgo l'occasione per chiamare a casa: il cartão prepagato comprato in giornata non sembra funzionare. Mi viene in aiuto un tipo dell'albergo che sembra un personaggio uscito da qualche film: giramondo, 40 anni portati male, perennemente seduto nella stanza della televisione a guardare programmi del cazzo.

Dopo un'iniziale inerzia (per intenderci, alla Bricchetti21), 21 Bricchetti era il mio professore di inglese alle superiori. La citazione è dovuta al fatto che a un primo sguardo i modi del professore erano alquanto

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viene al telefono e si fa, letteralmente, in quattro: prova il cartão, prova alcuni suoi numeri per le chiamate internazionali, contatta gli operatori telefonici e, alla fine, riesce a farmi parlare con casa.

Stranamente, parlare con mamma e papà mi ha messo una certa allegria; mi fa proprio piacere. Prima di andare a letto, ripensiamo ai giorni del barco e Gigi mi fa notare che Raquel era molto triste, ogni tanto si metteva a piangere. Viveva il dolore di doversi separare dalla sua famiglia e dai suoi amici, all'età di 18 anni, per trovare un lavoro22. Il contrasto tra la nostra situazione di turisti europei benestanti in viaggio e la sua è fortissimo. Mi colpisce ancora di più il fatto che io, sul barco, non mi ero accorto di niente.

14°° giorno 25-9 domenica Ennesimo giorno da turista. Da São Luis ci spostiamo a

Barreirinhas, alla volta dei Lonçois Maranhensis. Vale la pena di segnalare due cose: alla mattina, alla rodoviaria, Maria si incazza come una iena con Gigi perché poco prima di partire va a prendere un caffesinho.

La cosa stimola una riflessione. Quello che è successo è che si sono scontrati due stili di viaggio/vita: da una parte Gigi, tranquillo, senza fretta, con le cose che si fanno negli ultimi secondi; dall'altra, Maria, precisa, calcolatrice, che deve avere tutto sotto controllo.

Se si deve viaggiare insieme bisogna venirsi incontro. particolari. Su tutti, valga la prima frase pronunciata il primo giorno di lezione il primo anno: “Ragazzi, io NON vi insegnerò l’inglese”. In realtà, dietro i modi sciatti si nascondeva una grande umanità. Fu il primo, ad esempio, a parlarci dell’esperienza della scuola di Barbiana di don Milani e della Lettera ad una professoressa. 22 Si stava infatti trasferendo da Santarem a Belem per questo motivo.

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„⁄ l'onibus si scassa a mezz'ora dalla partenza: dobbiamo aspettare che ci mandino il sostituto e accumuliamo un ritardo di due ore (su quattro di viaggio).‰

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Anche se, per certe cose, Maria ricorda un po' Sabrina23, sebbene molto più solare.

La seconda cosa è che l'onibus si scassa a mezz'ora dalla partenza: dobbiamo aspettare che ci mandino il sostituto e accumuliamo un ritardo di due ore (su quattro di viaggio).

Ultima nota della giornata: il viaggio per arrivare ai Lençois è stato abbastanza rocambolesco: eravamo infatti su un jeppone sgangherato, passando in mezzo a fiumi e foreste, schiaffeggiati dalle fronde degli alberi.

Sui Lençois (letteralmente „lenzuola‰, distese desertiche incantate di sabbia bianchissima) basti dire che, se li vedesse la mamma, sarebbe amore a prima vista.

Di notte, c'è stato un po' di cinema: io ho urlato un paio di volte e Maria mi ha risposto, sempre nel sonno, in spagnolo, parlando di agenzie e cose del genere. Ovviamente, al mattino nessuno di noi due si ricordava di alcunché.

15°° giorno 26-9 lunedì Giornata di viaggio: da Barreirinhas ci dirigiamo a

Tutoya. I due paesi sono separati da ampi tratti di foresta bassa (mata) e prateria. Ci sono solo jeep sgangherate che fanno il servizio. Ne prendiamo una che per 15 reais a testa ci fa fare un giro di 4 ore.

A confronto la gita ai Lençois è stata una crociera in prima classe. Siamo stati tutto il tempo aggrappati, seduti su delle panche di legno, mentre il carro sobbalzava e sbandava in ogni direzione. Dovevamo stare attenti a evitare i rami degli alberi che ci frustavano la testa e respiravamo un sacco di terra e polvere.

23 Conosciuta come compagna di un amico, i primi tempi aveva un carattere molto risoluto e deciso. Col tempo, e con le nostre frequentazioni, si è molto addolcita

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Una volta a Tutoya abbiamo aspettato l'onibus alla rodoviaria. Alle 15 lo prendiamo e, dopo circa un quarto d'ora, si rompe! Subito arriva un camioncino e ci carica su. In un affare poco più grande di un Kombi Volkswagen siamo stipati in più di venti, con tutti i bagagli annessi e connessi.

Mentre siamo in marcia, al camioncino scoppia una ruota. Di corsa scendono pilota e copilota, ci fanno scendere e cambiano la ruota. Una ruota che, per inciso, era così consumata che usciva la camera d'aria. Al che, io e Gigi abbiamo ipotizzato che qui il cambio del treno di gomme avvenga così, una per volta, man mano che si bucano.

Alla fine riusciamo ad arrivare giusto in tempo in un paesino dove ferma un altro autobus per Parnaiba. Maria è parecchio tesa, e quando Gigi ironizza sul fatto che si preoccupa troppo, lei si incazza ancora di più. Non è una incazzatura giocosa: è proprio seria.

Le concedo l'attenuante generica che è in viaggio da due mesi, ma, a parte questo, mi sembra che non abbia capito un tubo dello spirito del viaggio in Sudamerica. Con calma! Relax! Siamo in vacanza, nessuno ci corre dietro, possiamo assaporare ogni istante di viaggio. Penso che Maria sia molto brava e decisa: va bene a scuola, conosce molte lingue, gira il mondo, sa il fatto suo. Quello che deciderà di fare nella sua vita, riuscirà sicuramente a farlo. Ma mi chiedo: ha capito come funziona la vita? Comunque, la sua compagnia è molto apprezzata e il suo aiuto si è rivelato decisivo in molte occasioni.

Prendiamo questo pullman e finalmente arriviamo in città. Qua, ci fermano dei mototaxi e ci dicono che per 3 reais ci portano in centro, dove ci dicono esserci molte pousade. Così, ognuno su una moto diversa, ci dirigiamo in centro. Qui, facciamo il giro di tre o quattro pousade differenti. Dei tre centauri, il mio era il più sega: non sapeva le strade, non conosceva gli hotel, era sempre l'ultimo e seguiva gli altri.

Durante uno spostamento da una pousada all'altra, il

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„Siamo stati tutto il tempo aggrappati, seduti su delle panche di legno,

mentre il carro sobbalzava e sbandava in ogni direzione.‰

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pistola si sbaglia e si mette a seguire altre moto. Ci ritroviamo persi a Parnaiba. Dopo vari giri a vuoto e molte parole, lo convinco che dobbiamo tornare all'ultima pousada. In questo modo riesco a ribeccare gli altri. Al momento di pagare c'è il cinema, perché i 3 reais sono diventati 7. Alla fine (molto alla fine) ci accordiamo per 4.

Alla sera Gigi ed io andiamo a prelevare: all'andata ci accompagna un tipo in macchina, al ritorno altro cinema, in quanto nessuno dei due si ricorda né dove è la pousada, né come si chiama. Grazie al cielo mi ritrovo in tasca un biglietto da visita che ci hanno dato, e riusciamo in questo modo a tornare all'ovile24.

16°-17°° giorno 27/28-9 martedì-mercoledì Viaggio sul delta25. Molto bello. Siamo approdati su un

lembo di spiaggia, creata dai sedimenti portati dal fiume, che divide il mare dal Parnaiba. ˚ grandissima, bianca e deserta. Molto molto bella.

Nel pomeriggio, alle 16, salutiamo Maria e prendiamo l'onibus per Teresina. Ci apprestiamo così a entrare nella terza parte del viaggio: la prima è stata a Manaus con la sua favela; la seconda è stato il giro „turistico‰ dal barco sul Rio delle Amazzoni fino a Parnaiba in compagnia di Maria. Una considerazione su un fatto straordinario: siamo di una tappa in vantaggio sulla tabella di marcia. Infatti, proseguendo dai Lencois per Parnaiba, abbiamo guadagnato un paio di giorni26. Considerato quanto il viaggio è tirato, mi sembra una cosa

24 Meno male che la rivoluzione non è domani! 25 Del Parnaiba, fiume che raggiunge il mare proprio nell’omonima città. 26 Il programma originale prevedeva infatti che da Barreirinhas tornassimo a Sao Luis e, da qui, partissimo per Teresina. A Parnaiba saremmo dovuti andare dopo, tra Teresina e Fortaleza.

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incredibile essere addirittura in anticipo. Alla fine del viaggio in pullman, siamo alla rodoviaria di

Teresina, poco fuori dal centro. Di fronte alla stazione ci sono degli hotel. Noi, ovviamente, scegliamo quello più scalcinato e voncio, che ci fa dormire e mangiare al mattino per 15 reais (in due!)27.

Al mattino, chiamiamo la sede del MST28 e ci facciamo spiegare come raggiungere la segreteria cittadina dalla rodoviaria. Dopo due minuti fermi ad aspettare alla fermata dell'autobus, arriva un ragazzo del movimento in moto e ci indica l'autobus e spiega al motorista dove dobbiamo scendere. Meno male che è venuto! Altrimenti saremmo ancora in giro per Teresina.

Finalmente arriviamo alla sede. Sembra un ufficio, un centro polifunzionale: c'è molta gente che ci lavora, tiene contatti, va in città... Noi siamo accolti da Jesus, una ragazza molto carina che conosce Erica e Sandro Spinelli29, con la quale parliamo un po'. O meglio, ci parla Gigi, il quale riesce a seguire la particolare parlata, molto musicale, della fanciulla, che modula la pronuncia in un modo tutto suo, alzando e abbassando continuamente il tono della voce.

Jesus ci spiega il rapporto tra MST e Lula. Se lo devono tenere, perché di meglio in giro non c'è niente (o forse è il meno peggio) ma sono delusi e non si fanno problemi a dargli addosso a parole e a fatti (la marcia di 300 km tra aprile e maggio)30. Il nodo fondamentale, lo stesso per tutta la Latino-America è sempre il medesimo: la riforma agraria. Da cento

27 È la pousada più economica di tutto il viaggio. 28 Movimento Dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra), www.mst.org.br 29 Di cui dirò poco più avanti, nota 32. 30 La marcia, proclamata dal Movimento dei Senza Terra, aveva lo scopo di “pressare” il governo Lula affinché mantenesse la promessa elettorale di una riforma agraria.

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„⁄siamo alla rodoviaria di Teresina, poco fuori dal centro. Di fronte alla stazione ci sono degli hotel. Noi, ovviamente, scegliamo quello più scalcinato⁄‰

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anni a questa parte questo è stato l'oggetto principale di tutte le lotte, rivoluzioni, movimenti in questa parte del mondo (e non solo). L'analisi dei Sem Terra è molto semplice: il latifondo è la causa principale della grande povertà che c'è in Brasile. Se le terre fossero ridistribuite non solo i contadini avrebbero di che vivere, ma anche il problema delle città si risolverebbe, perché la gente potrebbe avere il suo pezzo di terra in campagna. Non ci sarebbe più, quindi, il fenomeno di urbanizzazione di massa che c'è ora e che alimenta le favela e quindi la povertà e la violenza.

Inoltre, il problema del Brasile non è che è una nazione povera, anzi31. La questione è che la ricchezza è tutta nelle mani di pochi. „Chi ha la terra non la lavora e chi la lavora non ha la terra‰ diceva il campesinho indio nel film di Salvatores „Puerto Escondido‰. ˚ sempre questo il nocciolo della questione. Il governo Lula in questa direzione ha fatto pochissimo: in due anni ha dato la terra a sessantamila famiglie. Con questo ritmo, per provvedere ai 4,5 milioni di famiglie senza terra gli ci vorranno centÊanni!

Meno severo il giudizio di Jesus su Lula per quanto riguarda gli scandali economici del governo. Secondo lei c'è una macchinazione, un complotto per screditare il governo. Infatti, tutti rubano e comprano i voti, ma si parla solo del PT. Mah...

Comunque, qui nel Piauì, il MST è finanziato dal governo regionale (petista), che appoggia tutte le iniziative di occupazione, purché la terra non abbia già un proprietario. In caso contrario la situazione si fa più complicata.

Dopo aver pranzato insieme e aver preso confidenza con

il posto, posso dire che l'ambiente è carino, ci sono tante persone che lavorano in un clima molto famigliare. Dopo sedici giorni di viaggio, finalmente oggi è il primo di relativa calma. Ci prendiamo il nostro tempo: Gigi scrive il diario, io dormo quasi tutta la mattina ☺. 31 È l’ottavo PIL del mondo, giusto per citare un dato su tutti che renda l’idea.

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DALLE 11 ALLE 15 NON SI PUÒ š USCIRE PER IL CALDO!!

Alla sera, dopo un giro in città, torniamo alla sede. Un ragazzo che dorme in camera con noi deve trovarmi simpatico e mi attacca un bottone che non finisce più. Non saprei dire la sua età, forse venti, forse venticinque anni. Si chiama Herculeo, o qualcosa del genere. Mi spiega che è qui per un problema di documenti. Che, se fosse ricco, questo problema si sarebbe già risolto.

Ogni frase che dice è un parto, perché io conosco poco il portoghese e lui parla biascicando. Nel centro MST quasi tutti hanno un'istruzione. Questo ragazzo, al contrario, viene dall'interior. ˚ come parlare con un bambino di 12 anni. Non conosce l'Italia, non conosce l'Europa, non sa come sono fatte, quanto sono grandi. Mi chiede se l'Italia è grande come il Brasile, se si usano i dollari o gli euro, dove si usano i dollari. Mi chiede se ho degli euro da fargli vedere e mi chiede quanto valgono in reais.

˚ una esperienza strana parlare con lui. Il fatto che le sue conoscenze, il suo background sia così diverso dal mio rende il parlarci insieme quasi surreale. Strano è la parola giusta: non riesco a trovarne una migliore.

18° giorno 29-9 giovedì Ieri abbiamo chiesto a Jesus a che ora avremmo dovuto

svegliarci il giorno seguente per andare all'accampamento32. Ci aveva risposto che non era un problema. Oggi capiamo perché:

32 Le comunità Sem Terra si dividono di due grandi tipologie: accampamenti ed assentamenti. I primi sono costituiti da occupazioni recenti, in cui le condizioni materiali generalmente sono estremamente precarie. Poi, col tempo e soprattutto con la lotta la terra viene “legalmente” riconosciuta alla comunità. Questo atto sancisce il passaggio in assentamento.

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alle undici del mattino siamo ancora qui ad aspettare. Parlando con un po' più di gente scopriamo che

l'accampamento dove dobbiamo andare oggi si chiama Levada, e che questo è ancora il nome della proprietà del vecchio latifondista. L'intenzione è di cambiare nome in „accampamento Guevara‰. Decisamente meglio.

Neginho33 ci dice poi che vicino all'accampamento stanno costruendo un parco, in cui tutte le associazioni che solidarizzano con i Sem Terra e con la riforma agraria possono piantare un albero con una targa commemorativa. Ci chiede se vogliamo piantare un albero per Cachoeira de Pedras34. Gli dico che va bene e che ne vorremmo piantare uno anche per il Laboratorio35. Vedremo.

Mentre aspettiamo (all'una siamo ancora qui) parliamo un po' con João Luiz36, gli racconto del Laboratorio, delle lotte e dei movimenti in Italia. Lui racconta che l'obbiettivo primario del MST è la riforma agraria (e questo, ormai, s'era capito). Gli chiedo in che rapporti sono col governo. Mi dà la risposta che mi aspettavo. Mi dice che Lula non sta mantenendo le promesse elettorali. L'attuale governo si differenzia dai precedenti perchè è meno repressivo, ma non fa nulla nella direzione dei Sem Terra. João Luiz arriva a dire che questo è un governo di centro! Per

33 Una delle persone che lavora alla segreteria del MST. 34 “Cachoeira de pedras”, Cascata di sassi, è una associazione di Cernusco sul Naviglio, composta da un gruppo di ragazzi e ragazze con uno speciale legame col Brasile. Nati dopo il G8 di Genova, si occupano di pace, diritti e soprattutto di Brasile. Quasi ogni estate organizzano un viaggio in cui portano giovani e non a visitare alcune realtà come gli accampamenti del Movimento Senza Terra e alcune favelas. In tutto questo sono aiutati da don Sandro Spinelli, un grande prete che negli anni ‘80 ha dato un forte contributo alla nascita nel movimento MST nello stato del Piauì. Erika e Danilo, dei Cachoeira, e Sandro hanno dato un contributo eccezionale, in termini di supporto e informazioni, alla realizzazione del nostro viaggio. 35 Il Laboratorio contro la guerra infinita è l’associazione in cui facciamo attività io e Gigi a Cologno. www.laboratoriocologno.org 36 Altro ragazzo che lavora alla segreteria.

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„⁄Alle due del pomeriggio finalmente prendiamo l'onibus per l'accampamento. Dopo tre ore di autobus scalcinato e di strada dissestata arriviamo a Levada.⁄‰

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questo loro continuano nella loro azione di pressione e di lotta per costringere il governo a proseguire con la riforma agraria.

L'obbiettivo non è di far cadere il governo, perché le alternative sono anche peggiori, ma di dare una decisa sterzata a sinistra a questa amministrazione. Ci dice che il PT è formato da gente del popolo, ma una volta arrivate al potere, queste persone si sono „dimenticate‰ della base e della loro provenienza. Ancora una volta, osserviamo che il POTERE tende a logorare chi ne viene in possesso, anche se dotato delle migliori intenzioni del mondo.

Di tutto il gruppo del centro, João Luiz mi è sembrato il più serio e competente.

Alle due del pomeriggio finalmente prendiamo l'onibus per l'accampamento. Dopo tre ore di autobus scalcinato e di strada dissestata arriviamo a Levada. Da quando arriviamo a quando andiamo a letto accumuliamo così tante discussioni e notizie che metterle su carta tutte, con ordine e precisione sarà impossibile.

Appena arrivati ci accoglie Ze Raimundo: ci fa vedere l'accampamento e comincia a raccontare. Questa terra non è stata occupata, ma il governo ha pagato il latifondista (con un indennizzo) perché la terra fosse data alla comunità di Sem Terra.

Nell'accampamento ci sono una sessantina di famiglie distribuite in alcune baracche fatte di legno e foglie di palma. Appena arriveranno un po' di soldi e si potrà cominciare a coltivare la terra, le baracche cominceranno a trasformarsi in case di mattoni e muratura.

In mezzo alle baracche c'è una grossa casa in muratura. Raimundo ci spiega che era del latifondista. Noto che nessuno ci abita e mi viene in mente la „Fattoria degli animali‰: „Nessun animale dormirà in un letto‰37. Quella è la casa del signor Jones

37 Il romanzo di Gorge Orwell racconta a mo’ di fiaba di una fattoria in cui gli animali si ribellano e scacciano il padrone. Vengono stabilite nuove regole di

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e nessuno ci va a dormire. Poco dopo viene fornita la vera spiegazione: non è giusto che tutti vivano nelle baracche e uno nella casa: o tutti o nessuno. Mi viene spiegato che siccome il terreno (e la casa) è frutto della lotta di tutti, nessuno ha il diritto esclusivo sulla casa. Verrà usato come spazio comune per riunioni della comunità o per ospitare i visitatori.

E già solo questa spiegazione valeva il prezzo del biglietto dell'autobus.

Poi ci spiega come stanno bonificando le terre incolte intorno all'accampamento: tagliano il mato, lo lasciano seccare e gli danno fuoco, così fertilizzano il terreno che in questo modo è pronto per accogliere le sementi.

Ze Raimundo ci spiega come è entrato nel MST: prima militava in un altro gruppo, ma non gli piaceva perchè i capi non stavano con la gente. Ora, nel MST, i dirigenti sono trabalhadores tali e quali agli altri.

Gli chiediamo cosa pensa di Lula. Inizia a rispondere sottolineando che Lula è uno come loro, un operaio, un sindacalista, uno del popolo. Effettivamente, come sottolinea Frei Betto, non è mai successo, se non per via rivoluzionaria, che un operaio diventasse presidente di un paese38.

comportamento e di condivisione. Le intenzioni rivoluzionarie sono però tradite dall’autoproclamatasi nuova classe dirigente composta (non senza una certa ironia) dai maiali. Alla fine non si riesce più a capire la differenza tra il vecchio padrone (il sig. Jones) e i nuovi capi. Orwell scrisse il romanzo dopo aver vissuto in diretta (come miliziano) il dramma della guerra civile spagnola: è quindi evidente la denuncia del tradimento del sogno rivoluzionario e socialista seguito alla rivoluzione russa e una precisa accusa nei confronti di Stalin. Da allora, però, il romanzo ha assunto una valenza a-temporale come denuncia del potere e del pericolo sempre presente del tradimento delle più nobili aspirazioni che animano i movimenti rivoluzionari. 38 Frei Betto è, insieme con Leonardo Boff uno dei più conosciuti esponenti di quel movimento religioso, politico e sociale che prende il nome di Teologia della Liberazione. In estrema sintesi, è un movimento che rilegge il messaggio evangelico in chiave marxista. Nella pratica, è una chiesa che sta dalla parte degli ultimi, degli oppressi e degli sfruttati non in una prospettiva assistenziale-messianica, ma di lotta e storica. Frei Betto ha fatto parte del governo Lula per

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Poi ci dice che è vero, non sta facendo le cose che ha promesso, ma comunque il lavoro del MST è stato facilitato da questo governo (meno polizia, più aiuti). Ci dice che la corruzione c'è, ma Lula sta isolando i corrotti; che il PT non può fare tutto quello che vorrebbe perché è in una coalizione con altri partiti. Alla fine conclude dicendo che alle prossime elezioni il PT continuerà a prendere i voti dei lavoratori brasiliani.

Al termine della conversazione io e Gigi abbiamo la stessa impressione. Tutti, nell'accampamento, hanno riposto e ripongono nel PT e in Lula grandi speranze. Forse noi, da fuori, siamo stati troppo duri nel giudicarlo. Il fatto poi che sia uno di loro, un operaio, azzera totalmente le distanze: lo percepiscono come un amico, un compagno di lotta, non come „il Presidente‰.

Alla sera c'è una riunione con tutti i coordinatori della

comunità. Ci riuniamo sotto il portico della casa in muratura. Per cominciare, la moglie di Ze Raimundo, Margherita, si alza in piedi e legge un pezzo del (o tratto dalla vita del) Che. Poi ci alziamo tutti in piedi e cantiamo l'inno del movimento, con tanto di pugni chiusi e „Patria libre! Venceremos! Venceremos! Venceremos!‰ finale. Ze Raimundo inizia la riunione con il più che classico „Companheros e companheras⁄‰. Sembra di stare a metà tra un western politico anni '70 e „Terra e libertà‰.

Girotavola di presentazione e poi, su nostra richiesta, ci spiegano come sono organizzati gli accampamenti/assentamenti. Ogni 10 famiglie ci sono due rappresentanti, un uomo e una donna; ci sono poi diversi gruppi (salute, educazione, politica) che si organizzano nella comunità e ciascuno si dota di un coordinatore. quasi tre anni. Quando ha capito che il governo stava tradendo gli impegni presi a livello di riforme sociali ed economiche, si è tirato fuori. È interessante notare come Frei Betto sottolinei che con Lula “è andato al potere UN operaio, non gli (la classe) operai(a)”

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L'accampamento ha unÊassemblea di tutti i coordinatori e rappresentanti che elabora proposte e soluzioni e queste vengono poi discusse nellÊassemblea plenaria. Da quanto si è capito i coordinatori non sono „eletti‰, ma vengono scelti in qualche modo dalle famiglie; possono essere „revocati‰ in qualunque momento se non adempiono al loro lavoro. Ci hanno spiegato che all'inizio non era così: si facevano direttamente riunioni plenarie. Il problema era che non si riusciva a concludere nulla.

Un'altra cosa importante è che il progetto non si ferma alla semplice conquista della terra. Il lavoro prosegue perché la terra è stata conquistata da tutti e deve quindi essere gestita da tutti. Qui viene dato un nuovo significato alla parola COMUNIT¤. Nel senso che è veramente una comunità, cioè un gruppo di persone che gestiscono insieme la vita e la terra.

Ci hanno raccontato che qui vicino, una multinazionale dell'agricoltura ha comprato del terreno (molto terreno) e l'ha lasciato incolto per vent'anni, mentre i contadini, che si ritrovano senza terra, sono costretti a emigrare nelle favelas delle grandi città cercando di che vivere e subendo il trauma dello sradicamento rurale. A questo punto interviene il MST con un lavoro di coscientizzazione e di istruzione, per rendere la gente consapevole, perché si organizzi per chiedere/prendersi la terra.

La situazione materiale dell'accampamento è simile alle favelas: baracche di legno, niente fogne, allacciamenti volanti alla corrente elettrica. Ma l'impostazione sociale è radicalmente e totalmente diversa. Questa è gente con un progetto, un sogno, è consapevole dei suoi diritti e della sua forza; è gente (auto)organizzata. Qui nelle case, non c'è la TV ci sono i libri39.

Alla sera, dopo la riunione, i ragazzi dell'accampamento si fermano a parlare con noi. Alcuni sono timidi, altri hanno voglia di parlare e conoscere. In particolare due ragazze fanno

39 In realtà, come scopriremo in seguito, la TV manca perché non si riceve e perché non ci sono soldi, non per scelta.

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discorsi che dimostrano molto di più dell'età che hanno: Juscelina e Luana. Ci hanno raccontato che stanno preparando uno spettacolo sulla vita del Che. Domani sera ci sarà una riunione di preparazione alla quale credo proprio che parteciperemo.

Juscelina ci racconta che sta frequentando la scuola e che da grande vorrebbe fare il medico. Gigi commenta che dovrà studiare tanto e per tanto tempo. Lei risponde che nella vita le cose si ottengono con il sudore, perché la vita è dura. E, detto da una ragazza di 15 anni, fa proprio la sua porca figura.

Altra cosa: qua ci trattano come dei re. Ze Raimundo e sua moglie ci fanno mangiare tre volte al giorno, con tanto di caffelatte e carne, Margherita ci offre da bere succo di cajù, ci fanno usare il loro „bagno‰. ˚ veramente un piacere godere della loro ospitalità.

Parlando con un responsabile nazionale che è qui

nell'accampamento, Cawan, ci dice che in alcuni accampamenti/assentamenti il suolo sarebbe idoneo per la coltivazione della MAMOA, una pianta dai cui semi si ricava il bio-diesel. Penso che si tratti della nostra colza. Però, mi dice che la gente non è molto dell'idea, in quanto il concetto di monocultura per lÊesportazione lo lasciano volentieri alla Monsanto e Co40.

Il meccanismo decisionale è un mix di sistema gerarchico e centri concentrici. Quando sorge una questione/problema prima si tenta di risolverlo nel nucleo, poi si passa alla brigata (insieme di tre nuclei) e infine a tutta la comunità. Il nucleo prende le decisioni in maniera assembleare. A livello di coordinamento tra nuclei c'è l'assemblea dei coordinatori e 40 Il movimento porta avanti anche un discorso di sostenibilità e di biodiversità, il tutto in un’ottica di rapporto con la natura che non sia di sfruttamento ma di simbiosi. Per cui è fondamentale non comprare i semi all’ingrosso dalle grandi aziende (per non parlare degli ogm), e produrre ciò di cui si ha bisogno per vivere non ciò che serve ai mercati nordamericani ed europei.

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infine c'è l'assemblea plenaria che ha potere (dovere) decisionale. Dovere nel senso che una volta convocata l'assemblea, al problema deve essere data una risposta.

Alla fine della riunione ci fanno un po' di domande sull'Italia: che movimenti ci sono, che clima c'è, se esistono dei Sem Terra anche da noi. Raccontiamo del G8 di Genova nel 2001, del movimento „NoGlobal‰, delle lotte per l'articolo 18. Diciamo che in Italia non esiste un movimento di lavoratori senza terra, perché il nostro non è più un paese agricolo: solo il 3% della popolazione è impegnato nei campi. Molti, dopo questa notizia, restano sbigottiti; uno, a nome di tutti, mi chiede come facciamo a mangiare, da dove arriva il cibo. Io, un po' serio, un po' faceto, rispondo che arriva dal Brasile!

Altro aspetto: le donne. Ze Raimundo ci dice che le donne hanno gli stessi diritti, compiti, possibilità e responsabilità degli uomini. Ci dice che nel MST all'inizio non era così, ma col tempo queste idee si sono affermate. Egli stesso ammette che per ora questi sono solo propositi: infatti l'assemblea dei delegati vede la presenza di sole quattro donne su una ventina di persone. E, a guardare tra le varie capanne, mi sembra proprio che le donne lavorino di più degli uomini. Ad esempio: ho visto solo gli uomini fare la siesta tra le 11 e le 15

La sera montiamo l'amaca nel portico del casolare. E comincia il cinema: pochi minuti dopo che ci siamo coricati, infatti, i galli dell'accampamento cominciano a fare un concerto polifonico. Comincia uno, risponde un altro e così via.

Vorrei tanto sapere chi ha inventato la stronzata che il gallo canta al mattino. Questi hanno rotto i coglioni per quasi tutta la notte! Nel cuore della notte poi, la temperatura si abbassa a tal punto che, nonostante la felpa, la coperta Alitalia41 e il telo da mare moriamo dal freddo. Al mattino, dopo l'alba, quando finalmente la temperatura comincia a salire di nuovo, arriva un'altra piaga: uno sciame di mosche che comincia a 41 Una delle tante che cambiano proprietà al termine del volo ☺ .

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ronzarci nelle orecchie. Una osservazione: con tutto il casino della notte, non ho

mai sentito bambini piangere (e di bambini piccoli ce ne sono): si vede che sono abituati.

19°° giorno 30-9 venerdì Alla mattina io scrivo il diario e Gigi prepara le interviste

e le domande che andremo a fare nel pomeriggio. Grazie a dio/buddha/visnù/allah/manitù/... abbiamo il registratore e non dobbiamo prendere appunti durante le lunghe ore delle interviste42. Dico lunghe perché prestare attenzione per più di due ore e fare domande in un'altra lingua è veramente provante (beh, meglio che stare in miniera, comunque).

Mi limiterò quindi a un paio di considerazioni generali. Tutti gli intervistati hanno dimostrato una robusta coscienza politica e di sé, nonché uno spirito critico abbastanza forte. Considerato che molti non sono andati a scuola è una cosa notevole. In secondo luogo, direi che è confermata l'opinione che Lula non stia facendo bene, ma non per colpa sua (i corrotti, gli alleati), e che non stia mantenendo le promesse. Nonostante tutto, rimane di gran lunga meglio di un governo di destra.

Uniche voci fuori dal coro: Samara, che ci dice che non sa se rivoterà il PT l'anno prossimo e Cawan, di gran lunga quello con la preparazione teorica più approfondita sulle spalle (cita Lenin e Marx). Ci dice che, per lui, il governo petista non è una buona cosa, perché la gente vi si affida completamente e smette di lottare. Il governo di sinistra ha fatto passare cose che quello di destra non era riuscito a fare.

Io e Gigi ne abbiamo parlato: se la gente è consapevole 42 Queste interviste (e quelle che seguiranno) si possono ascoltare per intero o

nei soli passaggi salienti sul sito www.diaridellarodoviaria.org

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che i suoi diritti le sono riconosciuti solo se lotta per essi, allora non c'è dubbio: è meglio un governo di sinistra perché è più facile strappargli ciò che si vuole. Se invece la gente pensa che votando Prodi le cose si sistemeranno da sole, beh, allora, forse, è meglio Berlusconi, così la gente scende in piazza e si rende conto „che non ci sono poteri buoni‰43. Ha modo, insomma di coscentizzarsi.

Nel tardo pomeriggio andiamo a fare il bagno nel Parnaiba, che è qui a due passi dall'accampamento. Il fiume segna il confine tra il Piauì e il Maranhão.

Alla sera assistiamo a un'altra riunione. Qui è prassi comune e consolidata che, dato che si vive in comunità, quasi ogni sera ci sia una riunione per discutere e affrontare i problemi. ˚ una realtà profondamente diversa dalla nostra, che è molto più individualista. Per questa gente la terra, come la dignità, è frutto di una lotta comune, e pertanto deve essere gestita dalla comunità stessa.

Ci spiegano che qui, le case che verranno costruite sono della singola famiglia, nel senso che è lei che ha diritto di abitarci, ma sono anche della collettività, nel senso che la casa non può essere venduta, in quanto frutto del lavoro collettivo. Allo stesso modo, la terra da coltivare non verrà divisa, ma rimarrà della comunità, mentre il raccolto sarà di ciascuna famiglia.

La riunione di questa sera si tiene principalmente per discutere del seguente problema: poiché la terra non è del tutto incolta, essendoci già degli alberi che danno dei frutti, una famiglia vorrebbe venderne una parte come sua, tenendo cioè il ricavato di tale vendita per sé.

Questa richiesta pone alla ribalta un aspetto fondamentale: paradossalmente, il difficile non è prendere la terra, ma è tenerla, cioè far funzionare la comunità. Nessuno ha

43 Vedi (e ascolta): Fabrizio De Andrè, Storia di un impiegato, Traccia 9, Nella mia ora di libertà, 1973

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risposte pronte. Quello che praticano è una „via campesinha al socialismo‰44. Comunque, tutti concordavano sul fatto che, se si comincia a chiudersi in se stessi e a pensare solo a sé, la comunità va a puttane.

Proposta bocciata: i frutti della terra sono di tutti e quindi i proventi della loro vendita sono di tutti.

Mi è venuta in mente la scena di „Novecento‰, il film di Bertolucci, quando Olmo, ancora bambino, guadagna una moneta. Durante il pranzo comune con tutti gli altri contadini, la mostra orgoglioso al padre: „E' mia!‰. Il padre: „Se è tua, è anche nostra‰.

Finita la riunione (c'è da dire che nella riunione parlano sempre gli stessi, non fanno il girotavolo ☺) tutti i ragazzi si fanno di nuovo intorno a noi. Ci mettiamo a cantare: molto divertente. Io e Gigi con Il pescatore45, la Lambada e i Tribalistas facciamo la nostra porca figura.

La notte ci mettiamo a dormire sull'altro lato della casa, più protetto e con meno vento. Questa volta non soffriamo il freddo, ma per i galli non cÊè rimedio.

20°° giorno 1-10 sabato Mattina calma: giriamo per l'accampamento, stiamo un

po' con i bambini, vediamo parte della lavorazione del cocco per ottenere l'olio. Gigi mi fa notare che quasi tutte le ragazze portano la gonna giropassera. Non posso far altro che concordare. Ovviamente, non è che la cosa sia spiacevole...

Al pomeriggio assistiamo a un'altra riunione. Anche in

44 Via campesinha (o Via campesina) è un movimento internazionalista di lavoratori e lavoratrici rurali formato da gruppi, associazioni e persone da tutto il mondo. Nasce nel 1993 a Managua, sotto il forte impulso dei movimenti centro e sud americani. 45 Vedi (e ascolta): Fabrizio De Andrè, Il pescatore, 1970

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questo caso il tema è tosto e centrale per la vita della comunità. Si tratta di decidere se creare una BANCA DEL SEME (che detta così...)46 per non dover dipendere da altri, per difendere la biodiversità, per non dover comprare sementi modificate geneticamente. L'idea è che ognuno contribuisca a questo banco o con una quota del suo lavoro (e quindi di sementi) o con una quota in denaro (2 reais al mese). Inoltre, il banco dovrebbe servire, oltre che per i raccolti futuri, anche come „prestito‰ per eventuali altri accampamenti bisognosi di sementi per iniziare il lavoro nei campi. Proposta approvata.

Prima di chiudere la riunione, Raiumundo ci chiede se „i companheros italiani vogliono dire qualcosa‰. Ringraziamo ma decliniamo: Gigi stava scrivendo il diario e non aveva seguito e io non me la sentivo proprio di esprimermi su una realtà così diversa dopo solo due giorni.

Poi siamo andati con alcuni bambini e ragazzi al rio a fare il bagno. ˚ stato molto divertente giocare con loro, specialmente con Kamila e Kamargo, due fratellini pieni di energia. Nota umoristica: a un certo punto, Gigi è salito su un tronco che si sporgeva sul rio per tuffarsi. Allora le persone hanno cominciato a urlargli di non buttarsi perché ci sono dei rami sul fondo e rischierebbe di finire infilzato. Gigi non capisce. Allora gli spiego e accompagno la spiegazione con un gesto della mano che vorrebbe indicare i rami che salgono dal fondo. Tutti i presenti interpretano il gesto come quello del „prenderlo in culo‰ e scoppiano a ridere. Anche quando non voglio, i doppi sensi a sfondo sessuale sono sempre con me.

Una delle bambine, che mi vede con i capelli sciolti dopo il bagno mi dice che somiglio a Gesù Cristo47.

Tornati all'accampamento, siamo andati con Kamila e

46 Molto spesso nelle conversazioni si presentano frasi ambigue che, estrapolate dal contesto, potrebbero essere delle allusioni a sfondo sessuale degne del miglior Lino Banfi. 47 Non è la prima e non sarà l'ultima volta durante il viaggio.

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altri bambini nel campo dall'altra parte della strada a raccogliere il cajù48.

Al ritorno abbiamo scattato un paio di foto ai bambini: in un momento ce ne sono saltati addosso almeno venti (ma sembravano mille) che volevano la foto e, soprattutto, volevano vederle. Che macello!! Sembrava una scena di „State buoni se potete‰. Molto, molto, molto bello!

La sera due riunioni: una sul nuovo numero del giornale del movimento (la gente di un nucleo si trova a leggerlo e a discuterci sopra) e l'altra dei giovani, in preparazione dello spettacolo sul Che. Gigi va a seguire il giornale, io i giovani. Dopo ci scambieremo le informazioni.

Appunti della riunione - Problemi: la gente non si comporta in maniera seria: ritardi di oltre un'ora, chi non viene alla riunione, chi non svolge i suoi compiti⁄ Fare parte del gruppo vuol dire prendersi delle responsabilità e impegnarsi nei confronti degli altri.

La riunione è stata condotta quasi tutta da Samara. Mi viene da pensare che il nostro girotavola sia un metodo avanzatissimo da far conoscere in tutto il mondo. La parte più interessante è la prima, in cui si è parlato del fatto che stare nel gruppo dei giovani comporta delle responsabilità verso gli altri, che se la riunione inizia alle 7 la gente non può arrivare alle 8. Meno male che tutto il mondo è paese ☺. Dopo hanno fatto le prove per lo spettacolo sul Che per l'otto di ottobre. Divertenti.

Gigi, al gruppo di discussione sul giornale, mi dice che

hanno parlato in tre: Gigi, Ze Raimundo e Cawan. Vedi discorso girotavolo.

Da segnalare alcune cose della serata.

48 Il cajù è un frutto o rosso o giallo con la forma che ricorda vagamente quella del peperone, anche se di dimensioni più ridotte. Al gusto risulta abbastanza acido. A Gigi piaceva molto mangiarlo, per me aveva decisamente un sapore troppo forte.

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Dopo averci offerto la cena, Ze Raimundo ci regala un libro sulle sementi, sull'importanza della biodiversità e sui problemi del transgenico. Da sottolineare che il libro era proprio suo, con tanto di scritte e appunti.

Poi, nella baracca di Juscelina, lei e sua madre mi regalano due anellini ricavati dal frutto di tucun. Juscelina mi dice che è per ricordarmi sempre di questo posto e che è un regalo da parte di tutta la comunità. Mi dice che le dispiace molto che ce ne andiamo. Ci chiede una foto di me e Gigi. Le prometto che le invierò tutte le foto via e-mail.

Uno dei due anelli mi viene infilato sull'anulare. Penso che sia un modo per sancire un impegno, una promessa: „Non tradire mai!‰.

In questi tre giorni praticamente siamo stati ospiti di Ze Raimundo e sua moglie. Ci hanno trattato benissimo: eravamo sempre i primi a mangiare, mangiavamo seduti (al contrario di loro). Grande senso dell'ospitalità, che colpisce ancora di più in considerazione del fatto che questa gente non ha niente, se non la terra che è riuscita a conquistarsi.

21°° giorno 2-10 domenica Giorno della partenza per un altro accampamento. Al

mattino, durante la colazione, mamma Margherita49 ci mostra i prodotti di bigiotteria di loro produzione: bambole, anellini, collane, bracciali. Arriva anche la madre di Juscelina. Ci vogliono regalare una catenina con la croce di Cristo. Ci chiedono se crediamo in Dio. Rispondiamo di no. Allora ci dicono di aspettare che preparano un altro pendente.

Arriva il momento dei saluti. Un bambino mi viene a chiamare e mi dice che sua sorella vuole parlarmi. Mi porta alla

49 La già citata moglie di Ze Raimundo.

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sua casa e lì, Francisca, mi dà un biglietto di saluti per me e uno per Gigi. Mi fa conoscere la sua famiglia: sua madre, Atonia, 38 anni e sei figli, e tutti i suoi fratelli. Mi raccontano che sono in accampamento da 6 anni. Atonia è stanca, è stufa di vivere in modo così precario; vorrebbe avere una casa decente; vorrebbe potersi riposare.

Quando leggo il biglietto, Francisca è molto emozionata. ˚ un biglietto molto bello. Mi dice che sono divertente e che rido sempre. Soprattutto con i bambini e con i ragazzi non serve parlare: basta un sorriso.

Dopo un po' l'accompagno da Gigi e anche a lui la ragazza dà un biglietto.

Poco dopo arriva Juscelina e ci consegna un altro biglietto a testa. Ci chiede espressamente di non leggerlo ora, ma di farlo entro l'otto50. I ragazzi (ma soprattutto le ragazze) sono state molto colpite dalla nostra presenza: gente che arriva da un posto che neanche sanno dov'è, per vedere come loro vivono e lottano. Per loro deve essere gratificante e motivo di orgoglio.

Mi fermo a parlare con una signora molto gentile. Lei e un altro tizio, quando chiedo loro di Lula mi danno sempre la stessa risposta. Poi la signora mi chiede (più volte) se mi sposerei con una piauiense e se poi mi trasferirei qui. Perché no! Poi mi chiede della mia famiglia. Le racconto di mia sorella che vuole fare l'attrice. Mi chiede se i miei sarebbero disposti a trasferirsi qui. Le rispondo che mia mamma si trasferirebbe di corsa (sole, mare, spiagge), ma mio papà impazzirebbe con questo caldo torrido.

Anche quando parlavo con Francisca e donna Atonia mi hanno chiesto di Virginia. Dir loro che vuol fare l'attrice dà una sensazione particolare: ti ascoltano come se raccontassi cose di altri mondi. Come quando dico loro che spedirò le foto tramite

50 Il giorno in cui dobbiamo tornare lì per la festa dell’accampamento, probabilmente con anche la cerimonia di piantare gli alberi con le targhe di cui ci ha parlato Neginho alla segreteria a Teresina.

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posta elettronica: non tutti capiscono, qualcuno pensa al fax, altri intuiscono che è qualcosa che riguarda internet.

Abbiamo parlato anche con Samara, una ragazza di 20 anni. Parliamo di quello che legge (Che Guevara e Freire). Alla fine Gigi le chiede se le piacerebbe essere una rivoluzionaria. Si, ci sto provando. Le dico che è unÊottima rivoluzionaria.

Quando è il momento di prendere l'autobus tutti i bambini e i ragazzi si fanno incontro per salutarci, anche se sanno che sabato saremo di nuovo da loro.

Molti ci dicono di sentire già saudade per noi. Come al solito, credo che quello che noi abbiamo preso da loro sia molto di più di quello che abbiamo dato. Per ultima saluto anche la piccola Kamila, appena tornata dalla pesca col padre. Oggi sembra particolarmente calma. ˚ bellissima quando ride, perché dei 4 incisivi superiori, ha solo i due centrali (credo che stia cambiando i denti da latte). ˚ lei che è venuta a svegliarci la mattina.

Alla fine del nostro soggiorno, posso dire che riuscivamo

a capire praticamente tutti, anche i bambini. Parlavano in un modo abbastanza chiaro.

Altra osservazione: quando scattavamo le foto ai bambini e ai ragazzi si ripeteva regolarmente il solito cinema, perché avevano capito che dopo la foto poteva essere vista sul display della macchina. Mi ritrovavo così assediato da cinque, dieci, quindici bambini che volevano vedere la foto appena scattata. Dopo un po' di volte, mi viene in mente di fare così: dico che scatto la foto solo se dopo si mettono in fila indiana davanti a me. In modo che tutti, uno alla volta, vedano la foto. Scatto la foto. Grido che si mettano in fila. Ovviamente la fila dura 15 nanosecondi, dopo i quali sono di nuovo assediato da una marea di bambini.

L'autobus per Teresina passa con un'ora di ritardo (oggi è domenica). Il programma era di andare a un accampamento a

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meno di un'ora di strada da Levada. Ma una volta sull'autobus, dopo un rapido consulto, cambiamo piano. Decidiamo di arrivare fino a Teresina, alla segreteria del MST e da lì, di recarci a un assentamento nel sud, nella zona di S. João. Come al solito, i tempi sono tirati: alle 18 l'onibus ci lascia a Teresina, alle 19 parte dalla rodoviaria quello per S. João. Maria non sarebbe contenta ☺.

Fortunatamente, Francisco51 ci accompagna e contatta l'assentamento di Marrecas, parla col motorista e gli spiega dove dobbiamo scendere. L'arrivo è previsto per le 3 di notte. Nota di orgoglio: prima di salutarci, Francisco mi dice che non capisce quando parla Gigi, ma capisce bene quando parlo io!

L'autista ci viene a svegliare alla 1:30 e ci fa scendere in un incrocio tra la strada principale e una strada sterrata in mezzo al niente. Che scena meravigliosa! Due stronzi in mezzo al deserto all'una di notte!

Ci mettiamo comodi perché pensiamo che non ci vengano a prendere prima dell'orario stabilito. Invece, fortunatamente, dopo meno di un quarto d'ora arriva un fuoristrada e ci porta in accampamento. Veniamo ospitati a casa di Gabriel. Il tempo di montare l'amaca e partiamo per il mondo di Morfeo.

22°° giorno 3-10 lunedì C'è un certo filo conduttore nel percorso che stiamo

facendo in questo viaggio: a Manaus abbiamo visto il lavoro nella favela; a Levada abbiamo visto un gruppo cominciare a costruire la comunità, dopo che erano riusciti a conquistare la terra. Oggi siamo in un accampamento vecchio di 16 anni. ˚ come se, oltre a viaggiare nello spazio, stessimo anche 51 Uno dei ragazzi che lavora alla segreteria e chi mi aveva già accompagnato in paese a scaricare le foto su CD.

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„L'autista ⁄ ci fa scendere in un incrocio tra la strada principale e una strada sterrata in mezzo al niente ⁄ Due stronzi in mezzo al deserto all'una di notte!‰

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viaggiando nel tempo: uno spostamento diacronico associato alle varie fasi della costruzione di una coscienza e della successiva mobilitazione delle persone per esigere ciò che gli spetta di diritto.

Cominciamo subito facendo conoscenza di molti bambini. Per ora sono abbastanza „vergognosi‰, ma confido che presto si scioglieranno. Con una bambina abbiamo giocato alla scuola: ovviamente lei era la professora e io lo studente. Mi ha fatto contare da uno a cento. Diciamo che ho fatto un po' di ripasso.

Non ho ancora visto approfonditamente l'assentamento, ma mi pare che di passi avanti rispetto all'accampamento non ce ne sono tantissimi: le case sono in muratura, c'è la scuola statale, il campo di calcio, la sede dell'associazione, i cessi in casa. Però dopo 15 anni speravo che fossero riusciti a conseguire qualcosa di più52. Il fatto che comunque stiano anni luce meglio di quelli di Levada è testimoniato già dal pranzo che ci offrono: molto più ricco (maracujà, pomodori, banane, patate, manzo, mamao).

Quindi, per valutare il loro percorso bisogna tenere presente ii punto di partenza. E questi, di strada ne hanno fatta. Tutta con le loro sole forze, tutti insieme.

Questo pomeriggio abbiamo intervistato una signora che si è fatta tutti i 16 anni di lotta con la comunità e pure la lotta precedente. Poi abbiamo intervistato una famiglia. Soprattutto con la madre, Lurdia, abbiamo parlato di tutto. Due cose, su tutte: 1. a prescindere dal governo, quello che conta è che continuino a lottare (Lula, comunque è meglio degli altri); 2. questa comunità è la via latinoamericana al socialismo.

Infatti il campo, economicamente e socialmente, è organizzato così: la gente gode di un reddito suo (quasi tutte le

52 Questo giudizio, dato a caldo, verrà rivisto in futuro, osservando attentamente le cose che sono state conquistate e tenendo presente che tutto ciò che hanno l'hanno strappato con la forza al governo.

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famiglie hanno un mezzo di trasporto: auto, moto, cavallo), ma tutti i servizi comuni sono ottenuti da contributi comuni. ˚ come se fossimo in una democrazia partecipata, in cui tutta la comunità partecipa alle decisioni e un fortissimo „stato sociale‰ garantisce a tutti gli stessi diritti. Non so se qualcuno ha mai teorizzato qualcosa del genere, ma qui sembra funzionare.

Dopo ci chiedono notizie dall'Italia. Anche qui, ci chiedono se ci sono Sem Terra nel nostro paese. Alla nostra risposta negativa ci dicono: „Ma come, da voi tutti hanno la terra?!‰. Per domani a pranzo saremo loro ospiti.

Alla sera partecipiamo a una delle molte riunioni che si svolgono nella scuola „Paulo Freire‰. Qui, alcuni dei coordinatori ci dicono che domenica 9 ci sarà una occupazione di terra. Ci dicono che è già tutto pronto, ma che non dobbiamo dire niente in giro perché la cosa deve essere segreta. CHE EMOZIONE! Non vedo l'ora di raccontarlo a casa! Ovviamente domenica non potremo mancare. ˚ una grande dimostrazione di fiducia il fatto che ci raccontino tutto questo53.

Nota sulla pronuncia: è totalmente differente dalle zone amazzoniche: la „d‰ si pronuncia „d‰ e non „g‰, così come la „t‰ si pronuncia „t‰ e non „c‰.

La dimensione di questo assentamento è molto maggiore di quello di Levada; la coscienza di base è la stessa, ma qui si respira un'aria molto più nazionale (riunioni di leader, decisione di occupare,...). E questa gente ha alle spalle una esperienza di 16 anni di lotte. Anche in questo caso, il governo ha pagato la terra dopo circa 5 anni di occupazione.

Durante l'assemblea ci hanno anche organizzato le prossime giornate: ci sarà sempre qualcuno a guidarci per mostrarci le attività del villaggio.

53 Anche in considerazione del fatto che non tutti gli abitanti della comunità sono a conoscenza di questo evento: noi sì, due perfetti sconosciuti.

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23°° giorno 4-10 martedì Alla mattina andiamo con Joel e Cristina a intervistare 5

persone. Riporto i due concetti che più mi hanno colpito. ˚ già la seconda volta che ci raccontano che tutto è

partito con il lavoro di sensibilizzazione („trabalho de base‰)54 della chiesa, con il mito della TERRA PROMESSA. Queste parole rinascono e acquistano un nuovo significato, calate in questo contesto55.

La seconda cosa riguarda quello che ci ha raccontato Cirian, un vecchio che è qui da 16 anni, riguardo agli scontri con la polizia. Ci ha detto che non erano armati e che il loro modo di difendersi e combattere era con l'unione (che, quanto è vero!, fa la forza) e con le parole. Le parole delle donne, le canzoni, le contrattazioni. La storia ha dato loro ragione.

La polizia, poi, voleva sempre sapere chi era il capo (più d'uno ce l'ha raccontato): tutti rispondevano che non c'era. Un altro punto di forza del MST (e, nota di orgoglio personale, nostro!56).

A mezzogiorno siamo invitati a pranzo da Lurdia. Dopo pranzo ci fermiamo, ci mostra un po' di foto e ci racconta altre storie. Le foto sono un mix di accampamento, manifestazioni, foto di famiglia e della stessa Lurdia in costume da bagno ☺.

Ci racconta alcuni particolari della preparazione

54 Il “lavoro di base” indica quel processo educativo necessario affinché le persone acquistino una coscienza di sé e degli strumenti per esercitare una critica sull’esistente. Il nome deriva dal fatto che questo è il primo passo nel processo di liberazione dell’uomo, in qualche modo a monte della nascita di movimenti e forme di lotta. 55 Ci hanno raccontato che quando il prete parlava della “terra promessa” i loro sogni andavano a campi di loro proprietà che potessero essere coltivati e garantire una casa e un lavoro degno 56 “Nostro” inteso come i gruppi e le associazioni che abbiamo costruito in questi anni a Cologno: infatti, prima in ORA! e poi nel Laboratorio, la mancanza di capi e leader è sempre stato un nostro punto fermo.

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dell'occupazione delle terre. Sembra la preparazione di una guerra. Per prima cosa si preparano le famiglie che andranno a occupare. Poi si preparano tutti i militanti e le persone degli accampamenti/assentamenti vicini.

Proprio oggi sua figlia di 17 anni, Edenha, è partita alla volta della città di S. João per i preparativi dell'ultima ora. Quando si telefonano, siccome temono di essere intercettati, parlano dell'imminente occupazione come della „festa‰! sembra di stare in un film di 007! I coordinatori ci hanno detto che è già tutto pronto, si aspetta solo il segnale per partire.

Lurdia continua a raccontare. Ci parla della vita dell'accampamento. Ci dice che all'inizio hanno sofferto la fame, le cariche della polizia e il freddo. Il freddo? Le spieghiamo che il freddo loro non sanno che cos'è.

Ci racconta un episodio. Un giorno, quando quasi tutti sono nei campi, la polizia arriva nellÊassentamento e si porta via un paio di persone. Allora qualcuno corre nei campi ad avvisare la gente e, passando per le strade di campagna, arrivano sulla strada 80-100 persone che tagliano la strada alle camionette della polizia con un tronco di palma. Dalla camionetta esce un poliziotto che fa finta di sparare con un mitragliatore in mano. Le 80 persone gli mimano, a loro volta, il gesto.

Allora un poliziotto chiede chi è il capo e minaccia di portare tutti in prigione. Rispondono che non c'è capo e che o tutti se ne vanno via liberi (compresi i due arrestati) o tutti vanno in galera. La polizia libera i due prigionieri e ritornano tutti all'assentamento. Lurdia non si può dire che sia una modella, ma per come parla, per quello che dice mi risulta affascinante. ˚ decisamente una donna con le palle (il marito, di contro, non parla mai e tiene sempre un basso profilo).

All'inizio del pomeriggio assistiamo a un gioco che

chiamano „mapa da mina‰, una specie di caccia al tesoro. Poi andiamo a vedere il loro sistema di irrigazione

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(irrigação). Quasi tutti ce ne hanno parlato: ne vanno molto fieri. La particolarità è che non necessita di energia, perché sfrutta la pressione con la quale l'acqua sgorga dalla terra. Ci raccontano che il pozzo è profondo 250 metri e che esisteva già prima dell'occupazione. Ai tempi del latifondo il proprietario prendeva i soldi del governo per la fazenda e se li dirottava verso altri lidi. L'impianto di irrigazione è frutto di un progetto governativo, non siamo riusciti a capire quanto è grande il campo irrigato perché non capiamo le unità di misura che usano. Ma abbiamo capito che ci lavorano una sessantina di persone.

Abbiamo approfondito come viene utilizzata la terra. Il campo è diviso in lotti. Ogni lotto è coltivato da 2-4 persone (cioè una famiglia). I frutti della terra e i proventi della loro vendita sono di chi possiede la terra e di chi la coltiva. Ma la gestione del campo è comune, fatta tramite una associazione: in questo modo le spese di manutenzione e la conduzione sono collettive. Nel campo si coltiva uva, banana, goyaba, anguria, manioca.

Ancora una riflessione sul sistema politico-sociale dell'assentamento. Qui il socialismo non sembra una questione di sostanza, ma di grado, nel senso che se una democrazia cominciasse a ridurre il potere e la gerarchia a favore della partecipazione reale e a estendere lo stato sociale (inteso come redistribuzione della ricchezza), al limite si arriverebbe a una forma politica molto simile a quella che abbiamo trovato qua.

Altra cosa: l'esperienza dei Sem Terra mostra che si può essere rivoluzionari e produrre cambiamenti sociali oltre che politici anche senza l'uso della violenza. Grande lezione.

Lì vicino al pozzo ci hanno fatto vedere dove sorgeva

l'accampamento all'inizio. Era più difendibile dagli attacchi della polizia. Mi convinco sempre di più che è una guerra. Sembra un videogioco di strategia in tempo reale, alla Sim City

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o Caesar. L'acqua del pozzo sgorga in superficie a due atmosfere e mezzo. Nei pressi, sono state costruite delle docce e un lavatorio. La gente dell'accampamento viene qui nel week-end a fare il pic-nic.

Alla sera andiamo a mangiare da un tipo, militante duro e incazzato della prima ora qui a Marrecas, che ci offre da bere Coca-Cola e Fanta. Gigi rimane sgomento. Effettivamente da un tipo così non te lo aspetti. Però non me la sentivo di dirgli dei sindacalisti colombiani e dei villaggi indiani.57

Dopo mangiato c'è il cinema. Andiamo alla scuola Paulo Freire58 e assistiamo all'inaugurazione della settimana della cultura. Dopo un paio di balli e canti la ragazza che presenta59 ci chiama per presentarci alla comunità. Io farfuglio qualcosa in una lingua che potrebbe essere scambiata per portoghese, Gigi fa un discorso un po' più articolato. Poi viene il momento delle domande dal pubblico. Ci chiedono com'è la nostra associazione (risponde Gigi) e se in Italia la chiesa è, come in 57 La Coca Cola è stata riconosciuta come mandante di otto omicidi di altrettanti sindacalisti in Colombia e si è resa colpevole della distruzione di intere zone (abitate) dell'India a causa dell'inquinamento di alcuni prodotti chimici (vedi http://www.tmcrew.org/killamulti/cocacola/index.html ). 58 Come si capirà in seguito, il nome è tutt’altro che casuale. Paulo Freire è stato uno dei più importanti intellettuali del Brasile e un grandissimo pedagogo. Nel suo libro più conosciuto, “La pedagogia degli oppressi” analizza e propone un nuovo modo di concepire la cultura e la pratica dell’insegnamento, che deve essere una pratica di liberazione, di emancipazione e di lotta contro l’oppressione. Un sapere che deve formarsi in modo condiviso problematizzando la realtà e non un indottrinamento modello “vaso-acqua” (lo studente come un recipiente che l’insegnante, depositario del sapere, deve riempire). L’apprendimento creativo che nasce dalla critica del reale permette allo studente di arricchirsi e di svilupparsi come persona e, infine, di impegnarsi attivamente per il cambiamento del mondo. Una citazione che è diventata quasi uno slogan in Brasile è che “o mundo não è, està sendo”, che appunto pone l’accento sul fatto che il reale non è qualcosa di dato, statico e immutabile, ma è un divenire del quale l’uomo in liberazione è protagonista. Ovviamente un mondo in divenire e in perenne creazione richiede uno “studio” altrettanto attivo e creativo. 59 Scopriremo in seguito che il suo nome è Lucelia.

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Brasile, dalla parte della gente (a questa rispondo io perché è facile: NO!).

Poi arriva il domandone, quello che ti taglia le gambe: „ci cantate qualcosa dall'Italia?‰. Prima che finisca la domanda io già rispondo: „Legal!‰. Dopo un rapido consulto io e Gigi scegliamo il Pescatore. Col mio mitico portoghese, tento di spiegare chi era De Andrè e qualÊè la storia che la canzone racconta. Si comincia. Cantiamo col culo. Sturo un ritornello e nel finale incespichiamo. C'era il tastierista che tentava di venirci dietro in qualche modo: povero lui! Però, quando partiamo con il LALALA la gente ci viene dietro e, nel finale, lÊultimo LALALA è un trionfo! La folla ci acclama.

Dopo, la serata non può far altro che chiudersi. Un sacco di persone vengono a farci domande. Lucelia, ci chiede se domani possiamo cantare una canzone in portoghese. Io punto tutto sulla Lambada (Aaaaaaaa recordação....). Sarà una tragedia.

Alla sera, sull'amaca, mentre scrivo del giorno che si sta spegnendo, faccio mente locale sul fatto che in entrambe le comunità di Sem Terra che abbiamo visitato la gente ha due miti: il Che e Freire, la pratica e la teoria rivoluzionaria sudamericana.

Altra cosa: oggi ci hanno spiegato che dopo i primi tempi di diffidenza, le persone della città hanno imparato a conoscere e rispettare i Sem Terra. A Levada, al contrario, dicono che la gente li guarda ancora come dei ladri, senza legge e Juscelina ci ha confessato che avverte molto questo sentimento, soprattutto a scuola. Col tempo, conquisteranno il rispetto che meritano.

24° giorno 5-10 mercoledì Questa mattina batto il record: mi sveglio alle 10 meno

venti. Andiamo a far colazione da una signora che ci offre dei biscotti buonissimi. La nostra accompagnatrice ci dice che suo

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figlio è malato „de nervo, de cabeça‰. Ci dice che è molto frequente. Le chiedo perché. Forse perché le condizioni di vita sono quello che sono.

Dalle 10 fino alle tre del pomeriggio rimango a scuola a dipingere. La professora (sempre Lucelia) ci insegna una tecnica per dipingere sulla tela (intesa come panni di stoffa). Non è che imparo proprio bene, ma il risultato del mio lavoro mi soddisfa molto. Lascio la tela alla scuola come ricordo.

Durante la pausa pranzo Gigi ed io ci fermiamo a parlare con una professora che viene dalla città, Raimundinha. Ci fa copiare un CD e ci fa conoscere un artista brasiliano degli anni '70, Raul Seixas. Ascoltiamo la musica insieme, ci spiega le canzoni, ci racconta la sua storia. Da come ne parla si capisce che è l'amore della sua vita. Parliamo anche di Paulo Freire e ci dice quanto è stata importante la sua lezione nella cultura e nell'educazione del Brasile.

All'uscita da scuola mi fermo a parlare con un paio di ragazze. Parliamo un po' di politica. Mi chiedono se l'Italia è un paese socialista ☺, se ci sono i poveri. Mi dicono che Cuba è un paese socialista. Obbietto che però non c'è libertà. Ci ho messo un po' a spiegare loro il concetto.

Poi telefono a casa. Ancora una volta, mi fa piacere. Ho parlato solo con la mamma. Morivo dalla voglia di dirle che fra poco parteciperò a una occupazione. Due cose mi hanno fermato: 1. I Sem Terra hanno detto che i telefoni sono sotto controllo. Che scena straordinaria: io che mando a puttane il lavoro di un anno! 2. La mamma è già abbastanza preoccupata così.

Alla sera siamo ospiti dalla madre e dal padre di Ignazio. Mentre siamo seduti a parlare, entra un bambino e la moglie di Ignazio mi dice: „è deficiente‰ (vedi le riflessioni poco sopra).

Prima di recarci alla scuola per la festa, ci fermiamo a vedere un pezzo della riunione dell'assentamento. Ci sono quasi

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un centinaio di persone. La comunità deve comprare dei materiali per allargare l'irrigação. Questa sera c'è il delegato di unÊazienda che espone il preventivo. ˚ singolare vedere tante persone ascoltare per decidere su un preventivo. La cosa negativa è che c'erano poche donne: quelle che erano presenti erano tutte di una certa età, il „nucleo storico‰ della comunità. C'è da dire che in contemporanea c'era la festa alla scuola.

Alla sera, altro cinema all'assentamento Marrecas: io e Gigi che cantiamo la Lambada. Stonati, fuori tempo, inventando le parole. Ma è comunque un trionfo! Aaaaaaaaaa recordação... Abbiamo anche un file audio con la registrazione dello scempio.

25°° giorno 6-10 giovedì Il giorno di Lisboa60. Ci vengono a prendere due ragazzi

in moto e ci portano all'assentamento (a 12 Km da Marrecas). Qua, solito protocollo: visita guidata (ci fermiamo al pozzo e ci facciamo un bagno) e interviste a diverse persone.

A pelle, mi sembra che la gente abbia un po' meno coscienza: ad esempio, andiamo a parlare con una famiglia. C'è la figlia di 14 anni e una sua compagna di scuola di 11. Gigi domanda se vanno nella stessa classe. La madre risponde di si, perché la più piccola è più intelligente di Tania (la più grande). Appena sentito ciò, Tania ci lascia e va in camera. Gigi prova a spiegare alla madre che tutti siamo intelligenti e che non può dire a sua figlia che è una stupida. Sta vecchia mi sta proprio sul cazzo. Decisamente non si è letta Freire.

Dopo una mezz'oretta in giro per l'assestamento, torno a casa di Tania per farle una foto. Quando dico alla vecchiaccia di voler fare una foto alla ragazza mi chiede, stizzita: „e a noi no?‰. 60 È un’assentamento solo sei mesi più giovane di Marrecas. Dista pochi chilometri di strada sterrata.

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Gliela faccio, ma mi riprometto di cancellarla il prima possibile. Intervistiamo un'altra donna. ˚ molto timida. Quando le

chiedo se le piace il MST ci dice che è il miglior partito che c'è. Quando le facciamo notare che il MST non è un partito non capisce. Alla fine, dopo altre spiegazioni, si scusa per la risposta sbagliata. Le diciamo che non ci sono risposte sbagliate e la ringraziamo.

A Lisboa siamo ospiti della famiglia di Chico. Giginho61 viene poco dopo il nostro arrivo e ci racconta un sacco di cose. Ci dice che la corrente viene pagata dalle famiglie, mentre l'acqua, che ogni tanto manca, come a Marrecas, viene pagata dalla comunità. Ci dice che la terra è divisa in due: una parte è „privata‰, cioè lavorata da ciascuna famiglia e i frutti sono di proprietà della stessa. Una parte, invece, è comune: i risultati del lavoro sono di proprietà di tutta la comunità.

Ci dice anche che Lisboa è un punto di riferimento per tutte le comunità (non Sem Terra) della zona. Infatti, delle conquiste ottenute con la lotta, hanno beneficiato tutti: luce, strade, scuole. Anche culturalmente e socialmente Lisboa è importante: quando c'è una festa arriva gente da tutte le comunità limitrofe.

I nomi di Lisboa e di Marrecas sono i nomi dei primi insediamenti della regione.

Parlando con Giginho scopriamo l'impensabile: nelle elezioni locali (per il prefetto) non solo il PT non ha la maggioranza, ma addirittura risultano vincenti i partiti di destra. La spiegazione di Giginho è che c'è ancora molto lavoro (di base) da fare e che c'è molto clientelismo. Dopo intervistiamo due ragazze.

Il ritorno a Marrecas è abbastanza rocambolesco: siamo in tre su un'unica moto a percorrere i 12 km di strada sterrata che ci separano dall'accampamento, al buio.

Il tempo di cenare e andiamo alla festa della scuola. C'è 61 Un vecchietto minuto, filiforme, faccia sveglia, di una simpatia incredibile.

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un saggio di scienze: biodiversità, ecologia, alimentazione, piccoli esperimenti di fisica.

Lucelia ci regala, come promesso, due saponette dipinte.62 Dopo si balla: gara di danza di Forrò, ballo tipico del

nord-est. Cristina si offre di farmi da insegnante e ci buttiamo nella mischia. Dopo averle abbondantemente massacrato i piedi, per acclamazione popolare siamo eletti come migliori ballerini. Altro giro di ballo, giro d'onore, questa volta unica coppia in pista. Ci regalano una borsetta (da donna!) che Cristina mi lascia come ricordo. Per chiudere la serata andiamo a bere qualcosa al bar di Lurdia e Edoardo con Cristina, Gabriel e sua sorella.

Che bella serata! Parlando scopro che Lucelia è figlia di un Sem Terra che

ora è prefetto del P.T. (e questo potrebbe spiegare il fatto che ha potuto frequentare l'università). ˚ una ragazza molto solare. Gran bel sorriso ☺.

26°° giorno 7-10 venerdì La mattina partiamo con una intervista chilometrica a

Ignazio. Fondatore del MST nel Piauì, fondatore del P.T., è lo zoccolo duro e più radicale del movimento.

Tre cose da segnalare su tutto: 1) Ignazio ci dice che molte persone del movimento sono cooptate/comprate dalla destra. Ci dice che Lurdia ha avuto uno sconto sul fuoristrada di 10.000 R. Ci dice che la speranza sono i giovani, che si spera crescano con una coscienza molto forte. 2) Ci racconta che il campo ha un 62 Sulla mia sono disegnati il mare, la spiaggia e un paio di palme, un tipico paesaggio brasiliano che Lucelia mi dice essere un ricordo della gioia e della voglia di vivere delle persone della comunità. La saponetta di Gigi riporta invece un paesaggio desertico con un paio di cactus. La simbologia è chiara: il cactus, come i Sem Terra, è in un ambiente ostile, ma resiste e porta un po' di verde dove meno uno se lo aspetterebbe.

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suo regolamento. Una volta un ragazzo fece una rapina a mano armata. Fu espulso dalla comunità. 3) Gli chiedo se questa comunità è una comunità socialista. Mi dice di no, manca ancora tanto. Ci racconta che durante l'occupazione è il momento migliore. La gente è veramente unita. Poi, man mano che cominciano ad arrivare i soldi, questo sentimento si allenta. C'è da dire, comunque, che il senso di comunità, ai nostri occhi, è fortissimo.

Alle 15 dovrebbe esserci una partita di calcio alla quale ci siamo autoinvitati. Speriamo di non fare troppo brutta figura. Vabbè che dopo i canti e i balli delle sere scorse penso che sarà difficile peggiorare (ma non impossibile ☺).

Dopo la partita. Beh, devo ammettere che poteva andare peggio. Ho giocato per una ventina di minuti: avrò toccato la palla un paio di volte. Alla fine ero morto: mi ci è voluta una buona mezz'ora per riprendermi. (Nota per il futuro: una volta a casa devo rimettermi a fare sport).

Alla sera Maria (sorella di Ignazio) e sua cugina63 mi regalano due libri. Le dediche che mi preparano sono molto belle, specialmente quella di Maria.

Poi assistiamo alla mistica64: una ragazza è soggiogata da odio, ignoranza, oppressione, ma viene liberata con conoscenza, fratellanza, giustizia65. Bello.

63 Non sono sicurissimo dei rapporti di parentela 64 La “mistica” nasce come rappresentazione religiosa e, come suggerisce il nome, è un mix di rappresentazione teatrale, balli, canti e coreografie che rimandano a una precisa simbologia. In ambito profano, la mistica dei Sem Terra richiama e mantiene vivi la storia, i valori, i simboli del movimento. 65 All’inizio entra una ragazza di nero vestita col volto interamente coperto dal passamontagna. Porta attaccati addosso diversi cartelli con scritti tutti i mali della nostra società. Poi cominciano a uscire a due a due delle altre ragazze. In ogni coppia una veste i colori e i simboli del MST e un’altra è avvolta dalla bandiera del Brasile. Una delle due ha un cartello con concetti positivi come libertà, giustizia, educazione; l’altra strappa uno dei cartelli che “opprimono” la ragazza in nero. Quando finalmente lei si trova libera da ogni cartello, si leva il passamontagna e tutte insieme cantano l’inno del Movimento.

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Subito dopo parto per prendere l'onibus per Teresina. A questo punto io e Gigi ci dividiamo. Lui rimane a Marrecas e, nella notte, partirà per l'occupazione. Io ritorno a Levada. Mi piange il cuore a non partecipare dall'inizio allÊoccupazione, ma avevamo promesso ai ragazzi di Levada che saremmo ripassati per la festa organizzata per sabato.

La parola data bisogna cercare di mantenerla sempre, soprattutto se ci sono di mezzo dei bambini e dei ragazzi. Non rispettare le promesse, soprattutto quelle tanto attese penso che sia „diseducativo‰. Primo, perché fa perdere ai ragazzi la fiducia nelle persone e nel mondo; secondo, perché gli fa perdere la fiducia in se stessi, non li fa sentire importanti. Il passo base, il primo gradino per la formazione dell'uomo nuovo è proprio la fiducia in se stesso. Penso che la mia partecipazione all'occupazione sia meno importante per me di quanto non lo sia la mia presenza a Levada per i ragazzi dell'accampamento.

Un po' di riflessioni su quello che ha detto Ignazio,

propiziate dal lungo viaggio in autobus. Quando ha detto che Lurdia si è fatta comprare è stato un duro colpo. Però, magari, stava esagerando (anche perché 10.000 Reais per un voto sono eccessivi). Ci sarebbe da indagare un po', ad avere il tempo.

Ignazio ci ha detto che il periodo più duro (con la polizia e senza cibo) è stato l'inizio dell'occupazione, ma è stato anche il momento più bello, quello in cui tutta la gente era unita. Poi, con i soldi, questa unione diminuisce. Effettivamente, Levada si presenta molto più unito di Marrecas (anche perché uno è di 60 famiglie e lÊaltro di 270).

In questo senso si capisce perché a Ignazio questo non sembra socialismo. Ai miei occhi le cose appaiono molto meno dure. Pur notando i meccanismi denunciati da Ignazio, mi sembra che i rapporti sociali delle comunità Sem Terra siano la cosa più vicina alla società socialista che l'uomo sia riuscito a fare. Diciamo che il socialismo era una idea meravigliosa di

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società. I casini arrivavano quando si trattava di declinare tale idea nella realtà. Questi mi pare che ci riescano piuttosto bene.

Altra cosa: quando chiediamo a Ignazio e Giginho cosa pensano di Castro, danno risposte entusiaste: Ignazio, addirittura, dice che dopo il Che e Gesù il suo mito è proprio Fidel. Quando facciamo notare a Giginho che a Cuba c'è una persona sola che governa da 40 anni, egli conviene con noi che c'è una mancanza di democrazia evidente. Alla stessa obiezione, Ignazio risponde che governa sempre lui perché il popolo è con lui. Non abbiamo il cuore di dirgli quanto si sbaglia.

Per entrambi, la cosa principale che fa di Castro un mito è il fatto che, per dirlo alla Panizza, Cuba è da 40 anni una spina conficcata dritta dritta nel buco del culo degli Stati Uniti, un piccolo baluardo che resiste al gigante americano. Per lo meno sono in buona fede e parzialmente scusabili per via della mancanza di informazione. Non posso fare a meno di pensare a quelli che in Italia pensano che Cuba sia il paradiso in terra. Loro non hanno scusanti.

Altra cosa: mentre ci spiegava il rapporto tra MST e PT/POLITICA/POTERE ha detto una cosa illuminante. Ha detto che il MST non deve entrare nel governo perché il governo è di tutto il paese, quindi anche delle multinazionali e dei latifondisti, mentre il MST deve rimanere solo del MST.

27°° giorno 8-10 sabato Arrivo alla rodoviaria di Teresina alle 3:30 del mattino. Il

primo autobus per il centro è alle 5:30, il primo per Levada è alle 6 o alle 7. Speriamo che fili tutto liscio.

Non fila tutto liscio . Il bancomat di fianco alla stazione non funziona. Corro in città con un mototaxi, ma i bancomat della banca ripartono alle 6, causa sciopero del personale. Aspetto, tenendo compagnia alla guardia giurata.

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Prelevo. Corro alle sede del MST per farmi indicare a che ora e quale autobus devo prendere. Un tipo mi accompagna.

Il Brasile è proprio piccolo, perché il motorista e il suo aiuto sono gli stessi che cÊerano sul bus la prima volta che sono andato a Levada. Mi riconoscono e mi salutano. Alla fine, riesco a partire alle 7.

Arrivo e, come previsto, c'è grande festa; tra i più piccoli soprattutto (Kamila e Kamargo). I grandi hanno già imparato a reprimere un po' le loro emozioni. La festa che ci doveva essere è saltata, ma la sera si tiene comunque la mistica sul Che (di cui una settimana fa avevo assistito alle prove).

A pranzo Kamila mi porta a mangiare a casa sua. Non posso fare a meno di notare che il piatto è sensibilmente più povero di quelli che mi ha offerto la famiglia di Raimundo: meno riso, niente fagioli, carne molto ossuta. Kamila rimane con me quasi tutto il giorno.

Nel pomeriggio do una mano in giro. Donna Atonia mi offre la merenda.

Mentre sono al lavatoio a lavarmi un po' di biancheria vengono due ragazzine a tenermi compagnia e mi chiedono se voglio che mi lavino i vestiti. Non mi pare il caso, ma apprezzo molto la disponibilità.

La sera va in scena la mistica: semplice, ma molto ben preparata. Pochi contenuti, molte emozioni. Alla fine, ognuno prende dei piccoli sacchetti di grano disposti per terra e li scambia con le altre persone, facendo ogni volta seguire a questo gesto un abbraccio.

Momento di ilarità: alla fine della rappresentazione, quando è il momento dell'assassinio del Che, il ragazzo che doveva „sparargli‰ si confonde e punta l'arma contro il narratore, la „voce fuori campo‰.

Una riflessione: alla quarta mistica che vedo non posso non pensare che sia un po' troppo irreggimentata, tipo le manifestazioni sovietiche. Certo, qui nessuno è obbligato a

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partecipare. Però, ad esempio, gli unici libri che arrivano sono quelli che invia il MST. Non so, ci devo pensare...

Dopo partono i balli: come al solito, mi butto. Stranamente, però, l'accoglienza mi pare freddina. Le ragazze si rendono contro in tempo zero che le mie capacità di ballerino sono seconde solo alle mie capacità canore e non mi fanno ballare. A un certo punto mi pare anche che Samara rida di me. Va beÊ...

Alla fine della festa fermo Raimundo e gli do i 500 reais che „con tanta fatica‰ avevo prelevato al mattino. Gli spiego che sono per la creazione della associazione e per la comunità. Che io e Gigi apprezziamo molto quello che stanno facendo, che crediamo che sia importante non solo per il Brasile ma per tutto il mondo. Perché dà una speranza.

28°° giorno 9-10 domenica Notte infernale, la più fredda da che sono in Brasile. Ma

ne vale la pena perché la giornata è forse la più gratificante e ricca di emozioni del viaggio66. Alla mattina Kamila mi si attacca e non mi molla più. Anche Kamargo non scherza. Mi viene a chiamare Luana, sorella di Francisca e figlia di Atonia. Mi dice se posso venire a casa sua. Mi chiede se posso darle 10 reais per il materiale per studiare. Lì per lì, sono preso alla sprovvista e glieli do. Kamila è lì a guardare.

Vado a fare colazione e mi va tutto di traverso perché continuo a pensare: „Perché lei sì e tutti gli altri no?‰ Prendo una decisione che mi fa sentire una merda, ma credo che mi sarei sentito ancora più merda se non l'avessi presa. Torno da Luana e le spiego che ho sbagliato, che non posso dare a lei dei soldi e agli altri no. Senza che arrivi a chiederlo lei capisce, 66 Col senno di poi, in realtà, di emozioni ce ne saranno molte altre, anche se non muteranno il significato di questo giorno.

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rientra in casa e mi riporta i 10 reais. Io le do un quaderno che tenevo nello zaino. Tre secondi dopo la madre mi offre un po' di succo.

Dio, che situazione di merda! Le richiedo se ha capito il motivo per cui non posso

lasciarle i soldi. Mi risponde di sì. Le credo. Luana ha 11 anni. Poco dopo rimaniamo soli io e Kamila e lei mi chiede un regalo. Le faccio lo stesso discorso che ho fatto a Luana e lei: „Però a Luana il quaderno l'hai lasciato‰.

Dio, che situazione di merda! Le chiedo se vuole una penna. Dice di sì. Gliela do. Se la

appunta sulla maglietta come se fosse una spilla di valore; ci tiene a farla vedere in giro. Le chiedo di metterla via, in casa, perché altrimenti tutti i ragazzi dell'accampamento me ne chiederanno una. Lo fa.

Kamila ha 8 anni, ma capisce alla perfezione tutto quello che succede.

Intanto ha luogo una riunione plenaria. Io non partecipo:

un po' perché non ne ho voglia, un po' perché immagino che stiano parlando del modo migliore per salutarmi.

Alla fine mi vengono a chiamare. Raimundo comincia a parlare: per prima cosa ricorda che sono tornato sabato otto proprio come avevo promesso. Per me solo questo inizio vale il prezzo degli autobus, la notte insonne e la perdita dell'occupazione a Marrecas. Poi Raimundo tira fuori i soldi che gli ho dato la sera prima e li conta davanti all'assemblea. Dice a tutti che sono il contributo mio e di Gigi e ribadisce le motivazioni con cui glieli ho dati.

˚ il mio turno di parlare: spiego che sono io che devo ringraziare per l'ospitalità e l'accoglienza. Per la speranza che la loro lotta rappresenta. Almeno, credo di avere detto più o meno queste cose ☺. Dopo le esperienze della mattinata, gli dico che spero che i soldi possano servire anche per libri, quaderni e

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penne, perché per lottare bisogna anche imparare. Per concludere, gli regalo il libro su Lamarca67 che avevo comprato a Manaus.

Per finire, mi donano un sacchetto di castagne68 (già cotte e pronte per l'uso) e una bandiera del MST. Samara mi regala due (dei suoi cinque) libri: uno per me e uno per Gigi. Ancora una volta, vedere questa gente che non ha nulla, vive nelle baracche, mangia con le galline e i cani, che ti regala qualcosa, è incredibile.

Mangio di corsa l'ultimo pranzo di mamma Margherita (ovviamente: pesce!69), trangugio il suo ultimo succo di cajù e corro a prendere l'onibus per Teresina. L'autobus delle 11:20 passa alle 12:10, ricordo che oggi è domenica, e di domenica gli orari⁄ sono gli stessi degli altri giorni, ma abitualmente vengono⁄ molto allungati!

Arrivo a Teresina giusto in tempo per cercare un fotografo: essendo domenica mi dicono che l'unica speranza di trovarne uno aperto è di andare al centro commerciale. L'autobus mi scarica proprio davanti ai grandi magazzini, ai margini di quartieri residenziali pieni di condomini altissimi. Se non avessi saputo che ero in Brasile, a pochi minuti da favela e campagne, avrei potuto pensare di essere tranquillamente nella periferia di qualche grande città europea. Faccio ancora fatica ad abituarmi a questi bruschi passaggi tra realtà sociali così diverse. Comunque, il fotografo lo trovo chiuso.

Torno al dormitorio MST, faccio una doccia di volata, saluto i ragazzi e prendo l'onibus delle 18 che mi porta alla 67 Militare brasiliano, divenne un capo della guerriglia brasiliana durante la dittatura militare, tra la fine degli anni ‘60 e i primi anni ‘70. Il libro in questione è “Lamarca: o capitão da guerrillha” di Miranda e José, dal quale è stato anche tratto un film. 68 Il cajù ha nell’estremità inferiore una propaggine a forma di fagiolo. Una volta cotto e sbucciato, tale cibo ha l’idendico sapore della castagna. Da qui il nome “castagna di cajù” 69 Io odio il pesce!

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rodoviaria. Alle 19 sono sulla corriera per tornare a Marrecas. Con questi ultimi tre giorni di viaggio ho dato un senso

al titolo di questo diario. Arrivo alla fermata di Marrecas alle due di notte; trovo il

papà di Lucelia, in moto, che mi aspetta da 40 minuti. Mi accompagna a casa di Gabriel e, inaspettatamente, ci trovo Gigi.70 Mi spiega che è dovuto tornare oggi dall'accampamento perché i collegamenti con l'assentamento sono molto radi (ogni due giorni). Ci rimango male, perché in questo modo non posso vedere l'occupazione. Pazienza. Domani sveglia alle 6 e partenza alla volta di Fortaleza.

29°° giorno 10-10 lunedì Mi sveglio all'alba, molto prima di Gigi e Gabriel, per

andare a salutare un po' di gente dell'assentamento. Per prima cosa vado a casa di Lurdia e Edoardo, che hanno già la porta aperta. Si offrono di accompagnarci a São João71, perché, come molti, devono già andare in città in quanto oggi è giorno di fiera. Poi vado a bussare a casa di Cristina: sfortunatamente è ancora all'occupazione. Saluto la madre e le dico di darle un bacio.

Infine trovo la casa di Lucelia, in cui vive con i suoi genitori. Credo di averla svegliata. Saluto mamma e papà e poi l'abbraccio. Non posso non notare che, sebbene appena scesa dal letto, è molto carina.

Tornando alla casa di Gabriel saluto Ignazio, Arcangela e Maria, la sorella di Ignazio.

Si parte per S. João: il „carro‰ di Lurdia è una jeep

70 Infatti, gli accordi che avevamo preso prima di separarci erano che, una volta tornato a Marrecas, l'avrei raggiunto in "occupação". 71 La “città” più vicina all’assentamento. Per loro è un centro urbano, in realtà è poco più di un grande villaggio.

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scassata, con un grande cassone caricato con merci e una decina di persone (!). A metà viaggio tiro fuori le castagne di Levada e le offro in giro. Sono state molto apprezzate.

Intanto Gigi ed io ci scambiamo le esperienze degli ultimi giorni. Mi racconta che ha bevuto in una pozza dove bevevano anche le bestie!72 Poi mi dice che, mentre tagliava un albero ha rotto l'anello che le aveva regalato Juscelina. Aggiunge che Coelho73 avrebbe detto che era accaduto perché aveva deluso la persona donatrice del monile. Non lo so, penso di no. Sicuramente, io non le ho deluse.

Arriviamo a S. João dopo circa 40 minuti e Lurdia ci porta a vedere la fiera e un paio di scuole. Ci racconta che sono state appena rimesse a posto dall'attuale amministrazione petista. Infine, andiamo nella sede del MST. Lì parliamo un po' con Germano. Ci dice che le occupazioni di questi giorni sono facili, perché il latifondista ha già l'intenzione di vendere. Si tratta solo di „parlare‰ con lo stato e di decidere il prezzo.

Ribecchiamo anche Cawan. Nota di colore: la ragazza che fa da segretaria nella sede

mi dice che carino sono carino, ma sarebbe meglio se mi tagliassi barba e capelli. Le rispondo che mi piaccio così. Mi dice sorridendo che i gusti sono gusti.

Alle 10:15 prendiamo l'onibus per Oeris, tappa intermedia per Fortaleza.

A questo punto va a chiudersi un altro momento del

viaggio: quello con i Sem Terra. ˚ il momento buono per qualche riflessione sparsa.

I vestiti: anche nelle condizioni materiali in cui vivono a Levada, la sera della festa o quando vanno a scuola, tutti, grandi e piccoli, tirano fuori il vestito „bello‰.

72 Gigi sì che è un duro! 73 Ci riferiamo allo scrittore brasiliano Paulo Coelho, in quel periodo una delle letture preferite di Gigi e oggetto molto spesso delle nostre discussioni.

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„Alle 10:15 prendiamo l'onibus per Oeris, tappa intermedia per Fortaleza.

A questo punto va a chiudersi un altro momento del viaggio: quello con i Sem Terra.‰

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Il rapporto con le città limitrofe: a Levada ci hanno detto che le città vicine li guardano come ladri. A Marrecas, dopo 16 anni, le cose sono molto diverse. La città di S. João ha imparato a conoscerli e adesso ci sono ottimi rapporti, tanto che durante le serate di festa c'erano anche degli sponsor (senza striscioni pubblicitari, ma con il classico: „Si ringraziano...‰).

Penso che un accampamento evolve come le persone, che appena circola un po' di grano, si chiudono sempre un po' in se stesse; è proprio vero che il processo di cambiamento non si arresta mai. 'Non essere mai ciò che si è', 'rivoluzione permanente', 'l'essere in divenire': sono tutte formalizzazioni dello stesso concetto. Il processo di maturazione umana, di crescita personale è permanente. Il cambiamento è, per definizione, un fatto processuale. Per questo l'uomo nuovo è l'uomo che non c'è, perché l'uomo nuovo è nel processo di ricerca.

La liberazione dell'uomo è come l'amore. Non è una cosa che si può possedere o vendere. L'amore è il fatto che io e te siamo qui, in questo momento e in questo luogo, a fare l'amore. Così l'uomo nuovo è il processo che vede protagonista la persona, insieme ai suoi fratelli, nel processo di ricerca e maturazione, liberazione e conoscenza.

Paolo Freire direbbe che il mondo non è, sta in essere („O mundo não è, està sendo‰). Ancora una volta, si sottolinea che il mondo non è un dato di fatto, ma è frutto di un processo storico in cui è l'uomo il soggetto che conosce il mondo e lo trasforma. E, come ogni alchimista che si rispetti sa, per trasformare il mondo bisogna contemporaneamente trasformare se stessi.

Soprattutto a Lavada la componente politica del legame instaurato con le persone è molto forte: come già detto, mi chiamano „companhero italiano‰. Samara, come dedica del libro che mi ha regalato, mi dice che la lotta ha bisogno di me. Non posso fare a meno di pensare che io vivo da ricco a 10.000

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km di distanza, che questo viaggio costa tanti soldi quanti loro, forse, ne vedranno in 10 anni. E, soprattutto, che buona parte del benessere che abbiamo è frutto delle ruberie perpetrate ai danni di Africa e America Latina.

Chiudo con alcune annotazioni sul mio attuale stato di forma. Per prima cosa, mi sento in dovere di annotare che da qualche giorno mi prudono le balle in maniera notevole. Non so se è un fungo o una semplice irritazione. Ci metto su un po' di babygella e spero che non peggiori: sarebbe una tragedia. Sempre parlando di particolari fisiologici, oggi a mezzogiorno mi sono scofanato un chilo di cibo. Ho paura che per la legge della conservazione della materia presto dovrò fare una cagata equivalente.

30°° giorno 11-10 martedì Dopo la solita notte (di merda) in autobus (dalle 18 alle 5

del mattino) arriviamo alla rodoviaria di Fortaleza. L'onibus non era neanche male: non cÊera troppa gente e non faceva particolarmente freddo. Il problema, come al solito, erano le strade, piene di buche e dossi. L'onibus continuava a sobbalzare e il motorista era costretto a fare brusche frenate. Morale della favola: dormito poco e male.

Per passare il tempo durante il viaggio mi sono riascoltato la registrazione della nostra performance con la Lambada a Marrecas. Che strazio!! Penso che, se dopo essermi riascoltato, ho ancora il coraggio di produrmi in pubblico, vuol proprio dire che non ho il senso della decenza! Dopo un banheiro veloce, una lavata di denti e un caffesinho, ci mettiamo ad aspettare le 7 per chiamare Lurdes74 e

74 Durante un incontro avuto con Sandro Spinelli per preparare il viaggio abbiamo conosciuto sia Marina che Lurdes. Loro erano in viaggio in Italia (grazie a Sandro) e ci hanno detto (a noi e ad Adriana) che ci avrebbero potuto

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„⁄ le strade, piene di buche e dossi. L'onibus continuava a sobbalzare e il motorista era costretto a fare brusche frenate. Morale della favola: dormito poco e male.‰

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farci dire dove abita. Lurdes non risponde, ma alle 7 o poco più arriva Marina a recuperarci. Una scena abbastanza surreale: „Disculpe siete italiani?‰ „si‰ „chi siete?‰ „Alessandro e Gigi. E tu sei Lurdes?‰ „No, sono Marina‰. A dispetto delle apparenze, siamo abbastanza mimetizzati, ma ci ha riconosciuto subito perché ci eravamo già visti qualche mese prima a Verona, durante un incontro con padre Sandro.

Fortaleza è la città più grande che abbiamo visitato fino ad ora. Marina ci racconta che ha più di 800 favelas. Per spostarci fino a casa di Marina (bairro Tancredo Neves) impieghiamo diversi minuti di onibus. Inizialmente il quartiere nasce con una occupazione di terre. Col tempo il governo ha costruito le case e ha portato i servizi (luce, acqua). Marina chiama questa procedura „abitação conjunta‰: il governo costruisce le case e le persone le pagano piano piano, un po' come le case popolari da noi.

Ovviamente, come sempre, questo fu ottenuto solo dopo che le persone avevano lottato per il diritto alla casa. Infatti all'inizio di questo processo solo quelli „più benestanti‰ potevano permettersi di acquistare la casa. Tutti gli altri se la sono dovuta conquistare. Questo è uno dei fili conduttori del viaggio: in qualunque posto i diritti di cui le persone beneficiano sono sempre frutto di lotta. Nessun politico gli ha mai regalato niente.

Mentre mi lavo i vestiti Gigi e Marina parlano un po'. Faccio in tempo a partecipare solo all'ultima parte della discussione. Marina ci dice che la coscienza c'è solo quando una persona agisce in libertà, senza costrizioni esterne. Come esempio ci racconta di quando, nel corso di una campagna elettorale, durante una messa, il prete continuava a ripetere di votare per un candidato di destra. Alla quarta messa, Marina prende il microfono e gli dice, durante la funzione e con la chiesa gremita, che un prete non si deve permettere di dire per

ospitare a Fortaleza. Ovviamente, non ce lo siamo fatti ripetere due volte.

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chi votare. Che il compito della chiesa, delle associazioni, delle persone di buona volontà non è indottrinare, dire alla gente cosa fare. ˚, al contrario, quello di stimolare, movimentare, aiutare a far venire fuori le domande.

Ci racconta poi che ha preparato un seminario su Paulo Ferire. Da come parla si capisce che la lezione è stata assimilata molto bene.

Il resto della giornata lo trascorriamo a vedere la città, vediamo la sede della Caritas e una mostra su Frei Tito75 e sulle torture durante la dittatura militare. Alla sera andiamo a vedere un concerto di Pingo de Fortaleza sulle donne. Molto bello.

Il problema è che tiriamo le 10 di sera, e noi siamo in piedi dalle 5 del mattino, con alle spalle quattro notti di pullman. Infatti Gigi cede e si addormenta durante lo spettacolo. ˚ una scena da manuale: Gigi stravaccato sulla sedia che respira pesante e Marina che lo guarda abbastanza incredula.

31°° giorno 12-10 mercoledì Ci alziamo tardi (9): dopo la colazione facciamo un giro

di un'ora per la città per arrivare a casa di Lurdes. Sta dall'altra parte di Fortaleza. Vive nel bairro Jetulio Vargas, il quartiere è anch'esso frutto di un'occupazione. Lurdes ci racconta che dopo aver occupato, nel tempo le persone hanno comprato la terra da un avvocato molto potente e influente. Solo dopo si è scoperto che in realtà questo personaggio non era il proprietario della terra. Per cui adesso c'è un contenzioso con il governo e l'avvocato, in quanto entrambi rivendicano dei diritti sulla zona. Come se non bastasse, il Dom (lÊavvocato) chiede altri soldi e

75 Domenicano membro dell’Azione Studentesca Cattolica, fu catturato dall’esercito durante la dittatura militare nel ‘68. Dopo più di quaranta giorni di torture e sevizie, riuscì a scappare all’estero. Sconvolto da quello che aveva dovuto subire, si impiccò nel ‘74.

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minaccia impunemente le persone del quartiere con armi da fuoco. Impunemente perché, appunto, è una persona con molto denaro e molti agganci politici.

Lurdes vive in una casa di mattoni, abbastanza grande, con un locale che da sulla strada adibito a negozietto: vende un po' di cancelleria, sapone, shampoo, qualche giocattolo. Ci dice che guadagna poco, perché la gente non ha i soldi per comprare. Comunque casa sua è abbastanza carina, soprattutto se confrontata con le case circostanti. Notiamo che ha anche un computer con accesso a internet, che però utilizza solo i giorni festivi pagando solo 15 „centavos‰ per tutto il giorno.

Ci conferma che luce, acqua, telefono, autobus sono tutti servizi che il quartiere ha ottenuto con la lotta. Racconta che i primi tempi l'autobus fermava molto lontano e la gente, per andare a lavorare, doveva alzarsi alle 4 del mattino per raggiungere la fermata più vicina. Dopo che una persona è stata uccisa la sera, proprio tornando a casa dopo il lavoro, la gente del quartiere si è riunita in assemblea e ha cominciato a protestare andando in comune e bloccando la strada in cui passava l'onibus. Ora hanno la fermata nel quartiere.

Il racconto prosegue e Lurdes ci conferma ancora una volta un altro meccanismo abbastanza ricorrente: ci dice che, man mano che la gente raggiunge un certo livello di benessere, progressivamente diminuisce anche la sua partecipazione alla vita della comunità.

Mentre siamo in casa a parlare con Lurdes, arrivano due

fratelli, un bambino e una bambina, che bussano alla grata che chiude il „negozio‰ di Lurdes e chiedono un regalo per la festa dei bambini. Oggi, infatti, in Brasile è la giornata dei bambini: scuole chiuse e festa nazionale. Ieri e oggi i negozi sono stati presi d'assalto. Lurdes rientra in casa per cercare qualche vecchio giocattolo. La bambina rimane affacciata alla grata, ad aspettare fiduciosa. ˚ bellissima. Le chiedo se posso farle una foto. Si

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chiama Ariana. La scenografia è altrettanto bella, perché l'uscita del negozio è esattamente controsole rendendo Ariana molto simile a una sagoma scura avvolta da una luce. Il tutto circondato dalle barre della grata del negozio. Lurdes torna con una macchinina usata e gliela dà.

Sto notando che, in questo viaggio, la mia attenzione è molto spesso attratta dai bambini. Non so perché. Forse perché sono bellissimi e sanno ridere anche in una favela. Forse perché dei bambini sono responsabili i grandi: perché un bambino non chiede di venire al mondo e il mondo che l'accoglie non l'ha costruito e deciso lui, ma è un „regalo‰ degli adulti. Abbiamo la terribile responsabilità del mondo che lasciamo ai bambini. Per questo i bambini sono la speranza di un mondo diverso, di un futuro diverso. Banalmente, sono la personificazione del motto: finché c'è vita, c'è speranza. Loro sono la vita. E ogni loro lacrima cade sulle colpevoli spalle degli adulti.

Lurdes ci racconta che ha in mente, con altre persone, di far partire un progetto, una associazione che lavori con i bambini (e di conseguenza anche con le famiglie) del quartiere. Un po' come a Novo Israel, a Manaus. Aggiunge, però, che i problemi sono tanti: non ci sono soldi e quindi l'attività verrebbe mandata avanti con il volontariato. Ma tutti, nel Bairro, devono lavorare. Ci vorrebbero giornate di 36 ore.

Inoltre bisogna vincere la diffidenza delle persone, bisogna riuscire ad avvicinarle. La vita le ha rese diffidenti, e all'inizio l'unica cosa che cercano è la carità, l'elemosina. Lurdes ci spiega che la prima cosa da fare è fargli capire che valgono, che sono uguali alle altre persone, che chi ha i soldi non è migliore di loro. Cose già sentite, ma fa bene sentirle ripetere per il Brasile da persone diverse. Acquistano forza e verità.

Siamo ospiti a casa di Lurdes per il pranzo. Dopo, Marina

ci porta in giro per la zona. Il quartiere è in continua espansione. Vicino a noi c'è un piccolo bairro, anch'esso nato da

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una occupazione, ancora in stato abbastanza precario: case di mattoni miste a baracche, fogna a cielo aperto e nessuna strada asfaltata.

Marina viveva qui. Ci porta a conoscere sua sorella, che vive col marito e il figlio, Felipe. ˚ un ragazzino di 11 anni, cagionevole di salute (è anemico), timido ma, credo, anche molto sensibile. Marina gli porta un piccolo camion giocattolo, proprio per la festa del bambino.

Felipe mi racconta che va a scuola dai salesiani, frequenta la settima serie. Maria mi spiega che il ragazzo ha una „patrona‰ italiana che gli paga gli studi. Anche lei è venuta in Brasile e l'ha conosciuto. ˚ rimasta colpita dalla sua intelligenza e dal suo amore per lo studio: così ha deciso di aiutarlo. Sembra una storia da libro „Cuore‰.

A metà pomeriggio ci rechiamo alla spiaggia. Ci mettiamo parecchio ad arrivare, tanto che quando finalmente siamo in spiaggia il sole è già al tramonto. Credo che sia uno dei quartieri più ricchi e più turistici della città: grandi hotel (e di lusso), grandi palazzi. Lo skyline è molto diverso rispetto al mattino.

Ci fermiamo in un locale sulla spiaggia a bere succo e a scrivere. Sembra proprio una località turistica come ce ne sono tante in Italia. Mentre scrivo il diario passano diverse bambine che tentano di vendere dei portachiavi. Lo fanno senza insistere, con voce bassa, con timidezza. Dio!

Per il ritorno seguiamo le istruzioni che ci ha lasciato scritto Marina, ma il pullman che ci porta al bairro segue una strada diversa da quella a cui siamo abituati. Ci ritroviamo in mezzo al quartiere, con le nostre facce da turisti pirla e i nostri zaini senza neanche sapere il nome della via di Marina. Precisazione necessaria: il bairro Tancredo Neves la notte è pericolosissimo, soprattutto per gli stranieri. Marina ci aveva lasciato il suo numero di cellulare, ma non riusciamo a chiamarlo da nessuna cabina. Per fortuna incontriamo una ragazza e le chiediamo informazioni. Quando le spieghiamo la

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situazione rimane allibita di come due forestieri possano anche solo pensare di aggirarsi soli per il quartiere. Poi arriva il cinema: chiediamo informazioni su dove sia un posto (la casa di Marina) senza saperne la via. Tiriamo in mezzo grandi piazze, strade, autostrade, numero di corsie. Probabilmente deve avere pensato che siamo due pazzi. Comunque, grazie a dio/buddha/allah/shiva/manitù/... si prende a cuore la nostra situazione e chiama Marina. Si fa spiegare dov'è casa sua e ci accompagna. Anche stavolta, nonostante abbiamo fatto di tutto per far accadere qualcosa, non è successo niente.

32°° giorno 13-10 giovedì Sveglia alle 7. A colazione Marina ci racconta di un prete che mette i

bastoni tra le ruote alle associazioni perché vorrebbe tenerle sotto il suo controllo. Mi ricorda molto il Gordão76. Conveniamo che, com'è come non è, ci tocca sempre dover lottare contro le persone che hanno denaro e/o potere.

Di mattina andiamo a fare un giro al mercato di quartiere (la via di Marina si chiama via del Mercato). Poi andiamo a fare visita a un prete della comunità, padre Lino Alegre, italiano, del Veneto, qui in Brasile da 35 anni. La sua casa è nettamente migliore di quelle intorno. Appena entrati la casa ci accoglie con una riproduzione del quarto stato quasi a grandezza naturale. Cominciamo bene.

˚ appena tornato dall'Italia: Marina lo aggiorna con i problemi di padre Sales, il prete di cui sopra. A questo punto Lino ci chiede se capiamo –Si!- e ci dice che c'è sto prete (lo

76 Ossia “ciccione”, gentile nomignolo affibiato da noi ragazzi del Laboratorio a un esponente politico della giunta Colognese che ha come idea principale quella di controllare i gruppi, associazioni, collettivi della città per i suoi fini elettorali. Ah, quasi dimenticavo, è un grande stronzo.

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apostrofa molto cristianamente come „lo stronzo‰) e che, per liberarsene, bisogna che la gente si organizzi, tiri in mezzo un altro prete, Alvaro, e vada a protestare direttamente col vescovo.

Per ciò che riguarda la manifestazione del week-end, alla quale Sales non vuole che Marina e altri partecipino, con la motivazione ufficiale che sono un gruppo non organico alla parrocchia e, ufficiosa, che sono dei „sobillatori‰, il succo del discorso di Lino è stato: „sbattetevene le balle e andateci lo stesso. ˚ inutile nascondere un conflitto che c'è. Facciamolo venire fuori e vediamo un po' come se la cava Sales quando capisce cosa sta succedendo‰. Mi piace questo padre Lino.

La tappa successiva è un centro di catadores77 lì vicino: è gente che raccoglie il rudo sia in strada che passando di casa in casa, lo divide (carta, plastica) e lo manda alle aziende di riciclaggio.

C'è una ragazza che lavora annotando i pesi dei sacchi e verificando il valore di ogni pacco. Era l'unica che sapeva leggere, scrivere e fare i conti. Si chiama Franzisca. Marina mi spiega che ci sono molti problemi perché il governo non dà nessun aiuto. Quello che stanno tentando di fare adesso è di creare una associazione che coordini i diversi gruppi di catadores della zona.

Questo è molto importante perché piccole quantità di rudo sono pagate in proporzione meno di grandi quantità. Quindi, associarsi per raggiungere questi grandi quantitativi, è un fatto fondamentale per migliorare il lavoro e il reddito di queste persone. Ci mettiamo d'accordo con un catador per accompagnarlo l'indomani mattina a vedere praticamente in cosa consiste il suo lavoro.

Pranziamo a casa di Marina con tutta la frutta che abbiamo comprato al mercato. Parliamo molto. Ci racconta della sua vita. Sono otto fratelli, il padre muore quando lei ha solo 5 anni, la madre e i fratelli maggiori si devono dar da fare 77 Figura tipica del Brasile e del Sud-America in generale.

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per tutta la famiglia. Marina comincia a lavorare a 12 anni, e fino a 28, quando prende la laurea in pedagogia, continuerà a studiare e lavorare. Più volte ci ripete che nella sua famiglia non si è mai saltato un pasto, che si sono sempre aiutati l'un l'altro.

Mentre parla, la voce e il tono tradiscono molto orgoglio e dignità. Credo che sia perché devÊessere una cosa abbastanza infrequente in Brasile che una famiglia se la cavi dopo la morte (o l'abbandono) del padre. Inoltre, il fatto che nella sua famiglia ci sia stata tutta questa solidarietà le fa riporre molta fiducia nelle persone, nella lotta e nel lavoro congiunto.

Poi si torna al discorso sui preti. Ci dice che, ovviamente, papa Wojtyla non le piaceva, così come non piaceva a tutti i progressisti in Brasile. Non piaceva sia per le posizioni sulla donna, sia perché non appoggiava nella maniera più assoluta le comunità cattoliche di base. Si rammarica anche del fatto che da diversi anni i preti che arrivano dall'Italia non sono più come i vari don Sandro e don Lino.

Gigi fa notare che i preti che sono in Brasile da 30 anni provengono da un'Italia in subbuglio, con movimenti di rinnovamento incredibili. C'era la chiesa dei don Milani e del Concilio. Al contrario, i preti che arrivano in questi anni sono figli degli anni ottanta e del pontificato retrogrado e conservatore di Wojtyla.

Infine ci dice che l'attuale vescovo di Teresina è uno stronzo, mentre quello precedente era un grande: andava insieme alla gente a occupare la terra!! Io me li vedo certi pretacci di Cologno che, invece di contare i soldi delle offerte, rifare i cancelli delle chiese e dire ai fedeli che bisogna votare per Berlusconi, vanno a occupare⁄

Mentre parliamo, Marina ci racconta anche che a 14-15 anni ha subito due operazioni alle ovaie e alle tube. Non ho potuto fare a meno di pensare a una nostra cara amica che ha avuto problemi dello stesso genere.

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Al pomeriggio andiamo ancora a Praia Do Futuro: è molto bella, è la tipica spiaggia da cartolina e da cartellone pubblicitario. Per intenderci, è una di quelle spiagge in cui finisce sempre quel culatone di 007!

Arriviamo e facciamo subito il bagno. Che onde! Facciamo conoscenza con due ragazze, Ger (o almeno questo è quanto ci è sembrato di capire) e Sofia: prima di fare il bagno chiediamo loro di tenerci per un momento gli zaini. Ci dicono che sono in vacanza perché l'università è in sciopero: i professori chiedono un aumento. Però dicono che la pacchia sta per finire perché Lula ha sbloccato i fondi.

Quando Ger ci chiede l'età le diciamo di provare a indovinare. A me dà 28-30 anni. Quando le dico la verità si rifugia nella barba. A Gigi ne dà 35! Quando le diciamo come stanno le cose, si scusa dicendo che l'ha tratta in inganno la stempiatura di Gigi. A questo punto si accorge che la sua situazione sta drammaticamente peggiorando e passiamo a parlare dÊaltro.

Nota: Ger aveva un gran bel paio di tette ☺. Alla sera mangiamo in un locale sulla spiaggia. Non

vogliamo fare tardi perché Marina, le due ragazze, i passanti, etc. ci hanno messo in guardia sul fatto che il posto alla sera è molto pericoloso. Infatti, dopo mangiato, andiamo a prendere l'onibus. Alla fermata c'è una farmacia. Prima di entrare preparo Gigi alla scena epica che sta per accadere proprio davanti ai suoi occhi: il sottoscritto che entra e chiede se hanno qualche pomata per le palle queimade78. Il cinema, insomma.

Infatti, entro e chiedo qualcosa per le mie povere palle. Mi danno una crema che mi promettono essere una panacea per ogni sfiga: irritazioni, infiammazioni, funghi... Speriamo che funzioni: oggi, facendo il bagno, il contatto con l'acqua salata mi ha fatto urlare.

78 Letteralmente, “bruciate”.

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33°° giorno 14-10 venerdì Sveglia alle 5 (che poi diventano subito le 5:30) per andare

con i catadores di lixio. Alle 6 siamo al centro di raccolta, ma ci dicono che l'appuntamento è spostato alle 8. Torniamo a casa. Mi picchio un sonno per un'oretta scarsa. Alle 8 torniamo al centro: ci sono Francisca, Ulysses, Marke e Mary. Stanno caricando un camion con le bottiglie da portare alla fabbrica per il riciclaggio.

Gigi ed io diamo una mano. Finiamo, letteralmente, nell'immondizia. Mary ha due gambe da modella: è incredibile vederla mentre carica un camion di spazzatura.

Dopo arriva Laezio, un altro catador e ci porta con lui nel suo giro giornaliero. Per prima cosa, ci porta a vedere la sua famiglia: moglie, madre, quattro figli (di cui un Alessandro e un'Alessandra). A parte i figli, che riescono a studiare, tutti fanno lo stesso mestiere. Ci racconta che per „il giorno del bambino‰ la bambina più piccola voleva un regalo, ma lui non ha potuto perché il giorno della paga era lontano e quindi non aveva denaro.

Camminiamo un po' e arriviamo in un quartiere residenziale (città dei funzionari). Sono tutte delle villette molto graziose, alla „primo mondo‰. Quasi tutte, sopra il muro esterno, hanno filo spinato o elettrificato. Lezio un po' rovista nei sacchi della spazzatura che sono in strada e un po' bussa alla porta di alcune famiglie e si fa dare il rudo. Tutti lo conoscono e a tutti spiega che siamo due italiani che si accompagnano a lui per un'inchiesta sui catadores.

Un tipo, Flavio, ci ferma e ci racconta che una sua amica avvocato ha preparato un'inchiesta sui catadores di Fortaleza: ce ne sono più di 45 mila divisi in 160 gruppi. Sono un esercito. Se riuscissero a fare fronte comune potrebbero ottenere qualsiasi cosa dal governo. Ci mettiamo a parlare anche di politica. Il tipo sembra il classico „democratico dell'alternanza‰, nel senso

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che una volta vota per uno e una volta per l'altro. A seconda di dove tira il vento. Alle ultime elezioni ha votato al primo turno il PSDB (credo che siano come i nostri socialisti, quindi un partito di destra) e al secondo turno il PT. Ci tiene a precisare che ha votato PT e non Lula, perché „è un buon sindacalista ma non sa fare il presidente‰. Ci spiega cosa non va: il programma „fome zero‰ prevedeva di sconfiggere la povertà chiedendo alle famiglie ricche di donare un chilo di riso o pasta...; insomma la solita storia del pesce e della pesca. Poi, dopo lo scandalo della corruzione, l'unica attività del PT è mantenere Lula al potere.

˚ interessante notare che un minchione così (che, tra l'altro, voterà no al referendum sulle armi79), faccia delle critiche così forti e „di sinistra‰ al PT, quando tutti i Sem Terra e tutte le persone impegnate nel sociale e nei movimenti avevano un'opinione più variegata e complessa. Per carità, le cose che ha detto sono vere, ma dette da uno che vota socialista...

La nostra „guida‰ ci tiene in giro fino alle 11:30. Ci spiega tutti i tipi di spazzatura che raccoglie, quale viene pagata e quale no. Ci racconta che prima faceva un altro lavoro, ma un giorno lo hanno assalito portandogli via la bici e la sua roba; allora ha cominciato con la spazzatura. All'inizio era un dipendente statale, poi il governo ha chiuso il centro di raccolta e alcuni (12 su 40) sono rimasti a „lavorare in proprio‰. Ci dice che devono fare una associazione per raggruppare e coordinare i diversi catadores della zona in modo da avere maggior forza per poter contrattare col governo delle sovvenzioni.

Una volta a casa, bagno integrale ai 5 cereali con disinfestazione completa, compresi i vestiti. Altro pranzo a base di frutta e poi al mare.

Alla fermata dell'autobus un ubriaco mi placca e mi racconta la sua vita. Tra le altre cose, mi dice che ha una moglie sordomuta, e che quindi a casa sua non si fanno grandi conversazioni. Forse è per questo che si sfoga con me. Mi spiega 79 Cioè voterà perché resti possibile per chiunque procurarsi e tenere armi.

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che ama Lula perché Lula ama i poveri. Poi mi dice anche che ama Bush perché è il più grande presidente americano. Potere dell'alcol? Per finire, ci ribadisce più volte che gli piacciamo perché siamo semplici e umili.

Arriviamo alla solita Praia do futuro. Gigi compra da un rasta una specie di narghilè fatto in casa e un tocchetto di maria: adesso ci toccherà pure di farla fuori prima di arrivare a S. Paolo. Oggi siamo passati dai catadores alla spiaggia più „in‰ di Fortaleza senza soluzione di continuità. ˚ incredibile con quanta disinvoltura passiamo da una cosa all'altra. Ci sarebbe da pensarci su.

Alla sera contattiamo Arlete, l'avvocato di cui ci aveva parlato Flavio. Ci dà il puntello nel più grande centro commerciale della città.

Ci becchiamo. Il problema è che la domanda non incontra l'offerta. Noi vorremmo sapere diverse cose sui catadores di Fortaleza; lei ci racconta di un progetto della prefettura per sensibilizzare la gente sul problema dell'ecologia e per piantare un po' di alberi in giro per la città. Ovviamente neanche accenna al fatto che il governo si sta totalmente disinteressando dei catadores della città. Pazienza.

Già che siamo al centro commerciale diamo un'occhiata a internet. Scopro che Virginia80 non ha passato la seconda selezione81. Cazzo!! Andrà meglio la prossima volta. Mando anche una mail a casa per farmi accreditare altri 250 € sulla carta. Coi soldi stiamo un po' stretti.

Effettivamente, io sto partecipando a dei progetti con soldi che non sono miei ma dei miei nonni e dei miei genitori. E se finiscono mi basta chiamare casa per averne altri. Forse questo toglie un po' di valore al gesto.

80 Mia sorella. 81 Nel periodo del mio viaggio mia sorella stava sostenendo le selezioni per essere ammessa all’Accademia dei Filodrammatici.

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34°° giorno 15-10 sabato Anche oggi sveglia alle 6. Il menù prevede: viaggio

attraverso la città per raggiungere un bairro dall'altra parte di Fortaleza, riunione di una comunità cattolica di base e giro nel quartiere di pomeriggio. Le comunità cattoliche di base sono gruppi di persone legate da un credo e da una pratica sociale comune. In mattinata partecipiamo a una mistica: la scenografia è d'impatto. Ci sono sedie disposte in modo circolare intorno a una composizione di foto di molti martiri dellÊAmerica Latina fatti fuori da dittature militari e affini. Ci sono preti, suore, vescovi, laici. Al centro di tale composizione, un'immagine di Gesù. ˚ ben costruita, il colpo è forte.

Il tema della giornata è l'esodo, inteso come il cammino di emancipazione e liberazione dell'uomo. Ci sono canti collettivi, interventi delle persone. Poi comincia la mistica vera e propria: una ragazza ci guida, raccontando la storia dell'esodo, attualizzandola e ci propone le attività da fare. Ad esempio, per prima cosa ci alziamo e ci mettiamo a camminare, a simboleggiare il cammino dell'uomo e la sua perenne ricerca, il suo continuo essere in movimento. Poi ci raggruppiamo a due a due, ci diamo la mano, ci abbracciamo e così via; una musica simil new age fa da sottofondo.

Sembra una delle pratiche „panizzee‰82, molto rilassante e con un significato profondo. Al termine di questa fase si passa alla lettura e al commento di alcuni brani della Bibbia, in particolare del libro dell'Esodo. Ognuno legge un pezzo che si è scelto, lo commenta e racconta delle esperienze di vita che a suo giudizio riprendono i temi del brano letto. Mi viene in mente quando Lutero, con le 95 tesi, disse che la Bibbia poteva essere letta e discussa da chiunque. Qui si fa così!

Segue pranzo comunitario e alle tre ci dividiamo in

82 Aggettivo, “degno di Panizza”.

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gruppi per andare a „trovare la gente‰ nel bairro. Il gioco consiste nell'andare di casa in casa per invitare le famiglie a pranzo e all'incontro di domani. ˚ un modo per tirare in mezzo gente.

C'è da dire che il quartiere ce l'hanno venduto come favela, ma ci sono un sacco di case „belle‰ e, mediamente, mi pare che la gente stia meglio che a Novo Israel. Anche le persone da cui ci fermiamo non sembrano gli ultimi sfigati. Comunque è un inizio.

Nota a margine: confermo la mia passione per i bambini. In particolare, mi piace fotografarli dietro le grate di porte e finestre; mi pare un'immagine emblematica della loro condizione.

35°° giorno 16-10 domenica Giornata defaticante prima della partenza. Sveglia alle

nove. Mattinata sonnolenta. C'è una grande riunione dei vari movimenti brasiliani, ma siamo già in ritardo, ed essendo domenica gli autobus sono un po' particolari. Quando Marina torna dalla riunione ci racconta che è stato molto interessante, perché c'erano un sacco di gruppi e associazioni in preparazione delle giornate di Brasilia (MEGA forum di diverse associazioni brasiliane). Ci lascia parecchio materiale per „studiare‰.

Mentre parliamo, ci dice che dopo l'elezione di Lula la gente si è un po' seduta, perché è scattato il solito meccanismo del „tanto ci pensa lui, è il NOSTRO presidente‰. Ora, dopo lo scandalo, ha detto che i movimenti stanno riacquistando forza, perché la gente comincia a capire che non si può delegare la „mudança‰.

Salutiamo Marina, regalandole un libro e lasciando 300 R per la futura associazione di catadores. Alle 20:15 partiamo alla volta di Recife.

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Nota fisiologica: la crema non sembra mantenere le promesse e le balle sono sempre infiammate. Che tragedia!!

36°° giorno 17-10 lunedì Arriviamo alla stazione degli autobus alle 8. Il viaggio è

stato abbastanza confortevole. Il tempo per un caffesinho e per informarci e comprare il biglietto dell'onibus per Salvador, quindi prendiamo il metrò per entrare in città (infatti la rodoviaria è abbastanza fuori).

La sede del „Pe no chão‰83 sta all'8° piano di un palazzo sulla centralissima avenida Guaranapis. Quando arriviamo sono proprio nel mezzo di una riunione. La prima cosa che dico a Jocimar84 è che ho le palle queimade e che mi serve un dottore al più presto. Lui capisce la gravità del problema. Mi dice che bisogna trovare subito una soluzione, sennò come si fa con le ragazze? Dice anche che il dottore da cui mi manderà sarà un po' caro. Speriamo bene!

La mattina passa un po' dormendo, un po' controllando la posta e masterizzando le interviste85 dalla chiavetta di Gigi al

83 Letteralmente, Piede per terra. È una associazione che lavora con i ragazzi di strada di Recife, portando avanti un discorso educativo molto profondo: attraverso il gioco, la musica, il teatro, tentano di veicolare il rispetto per se stessi, per il proprio corpo (igiene e prevenzione) e la consapevolezza che questo mondo va cambiato. 84 Jocimar è un po’ il coordinatore di tutto il gruppo. Io e Gigi lo abbiamo conosciuto a Milano, all’Idroscalo, a luglio quando tramite Mani Tese è venuto in Italia con dei ragazzi del gruppo, per una serie di spettacoli di musica e danze tradizionali che hanno portato in giro per il paese. È un personaggio: veste sempre (sempre!) con blujeans chiari e maglietta bianca (credo che abbia un armadio pieno di magliette e pantaloni tutti uguali ☺). Pelle olivastra (sembra sempre fresco di lampada), i lineamenti ricordano vagamente quelli dei pellirossa, capelli argentei lunghi e lisci. 85 Accorgimento che si rivelerà fondamentale in conseguenza degli eventi futuri.

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„Il viaggio è stato abbastanza confortevole. Il tempo per un caffesinho e per informarci e comprare il biglietto dell'onibus per Salvador, quindi prendiamo il metrò per entrare in città⁄‰

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cd delle foto. Mi capita di sentire parte della riunione del gruppo mentre interviene Jocimar. Dice che i bambini di strada non hanno un volto, sono appunto, meninos de rua. Quando le persone guardano un ragazzo della strada vedono un ladro, quando vedono una ragazza vedono una prostituta. Il bambino diventerà ladro e la bambina prostituta perché le persone, la società, vuole che diventino così. Perché se la gente ti vede in un modo, prima o poi anche tu ti vedrai in quel modo. Soprattutto se sei un bambino.

L'attività del gruppo è proprio quella di educare i bambini a essere altro, a credere in se stessi, a dimostrare che sono persone che valgono. Attraverso il gioco, la danza, la pittura. E in questo modo vengono educati anche gli adulti, che imparano a vedere non un ladro o una prostituta, ma un bambino, con una faccia, un nome, una storia. Proprio a proposito del nome, Jocimar dice che a scuola, molti insegnanti, dopo un anno, non sanno ancora i nomi di tutti gli alunni. Quasi nessuno conosce le famiglie dei ragazzi. Sottolinea come il modo di lavorare del Pe no chão debba essere diverso. Se il bambino non è una cosa, bisogna entrare in relazione con lui, conoscere la sua storia, la sua famiglia.

Torno a pensare che i bambini sono la chiave per un mondo diverso. Qualsiasi tentativo che non passi (e parta) dai bambini è destinato a fallire o a trasformarsi in totalitarismo.

Il pomeriggio lo passo nello studio del dottor Luiz Gonzaga De Castro (e Acevedo, pure!)86: due cose: spero che mi metta a posto le palle e spero che non mi chieda un capitale. Il doc si dimostra una brava persona: mi chiede cosa faccio nella vita, cosa studio, perché sono col Pe no chão. Quando arriva il momento di pagare gli dico che non ho molti soldi, sono studente, vorrei lasciarne un po' all'associazione. Prima di finire

86 Battuta che si basa sul fatto che in Brasile è tipico trovare persone con una quarantina tra nomi e cognomi (per capire meglio il gioco, consiglio di guardare il film “Non c’è due senza quattro”, con Bud Spencer e Terence Hill)

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mi dice che non ci sono problemi. Mi chiede se 50 può andare (al posto di 100). Ok.

Una volta tornato alla sede, Jocimar mi racconta che quando c'è qualche bambino con qualche problema lo porta sempre dal dottore e non lo fa mai pagare.

Alla sera Jocimar ci porta a Olinda. La pousada che ci procura è gestita da due vecchietti molto carini: la moglie è matta, ha le allucinazioni e vede da tutte le parti i ladri che le entrano in casa. La pousada è la più cara in cui siamo stati (20 reais a testa): speriamo di trovare per i prossimi giorni qualcosa di meno esoso. Prima di lasciarci Jocimar ci rassicura sul fatto che Olinda è la seconda città più violenta di tutto il Brasile. Abbiamo una probabilità di morire di morte violenta che è sessanta volte maggiore che a Milano. Meno male che oggi ho telefonato a casa e ho tranquillizzato tutti che non c'è nessun pericolo .87

Alla sera facciamo un giro nei paraggi: molto turistica ma carina. Come cena prendo a un baracchino una tapioca con formaggio e cioccolato..... mhmmmhmm.... Se mi mangiavo „porpette de merda‰ mi sa che era meglio.

37°° giorno 18-10 martedì Sveglia alle 8:30, colazione pantagruelica e via alla volta

della sede del Pe no chão. Alla sede non succede letteralmente un cazzo fino alle 15:30, quando Audì (non la macchina!)88 ci porta a vedere un po' di attività on the road. Nel tempo che trascorriamo in sede conosciamo Stefania, una ragazza di

87 In realtà c'è il trucco: Jocimar parlava di Olinda nuova, la città moderna, mentre noi siamo a Olinda vecchia, recentemente ristrutturata e riservata totalmente a un uso turistico. 88 Ogni volta che Audì si presentava o doveva dire il suo nome ci teneva sempre a specificare “non la macchina”.

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Saronno, educatrice, con una figlia piccolissima mezza brasilera. ˚ qui per trascorrere un po' di tempo col suo compagno, il padre della bambina.

Molto simpatica. Ci spiega alcune cose del Pe no chão, ci spiega quali sono le spiagge da visitare intorno a Olinda e Recife. Poi ci dice anche che questa sera si terrà una festa proprio nel centro di Recife, la „terza negra‰89: musica afro, reggae... Ha detto che sono feste particolari, in cui ce n'è per tutti i gusti: uomini, donne, gay, lesbiche, vecchi e bambini. Sui bambini, devo ammettere, rimango perplesso. In ogni caso, sembra un appuntamento da non perdere.

Con Audì (non la macchina!) andiamo a vedere un gruppo di ragazzi che si esercita con la break dance in strada. Ce ne sono di tutte le età, dagli otto ai venti. Alcuni (i più piccoli) disegnano con i colori e le matite che porta Audì, altri provano uno spettacolo di marionette. I ragazzi che ballano fanno delle acrobazie niente male. A un certo punto un paio di ragazzi provano a farmi imparare qualche passo estremamente semplice: nonostante la difficoltà sia incomparabilmente inferiore rispetto ai loro movimenti, credo di cavarmela molto male ☺.

Verso le 17:30, tutti in cerchio per terra a fare la riunione di chiusura. Dopo le presentazioni, Audì fa un discorso in cui ribadisce che tutti sono importanti e hanno delle abilità. ˚ un po' come se le varie attività della giornata fossero la pratica, e la riunione finale la teoria. La parola chiave è sempre la stessa: fiducia in se stessi.

Nota di colore: parlando con Gigi, ci siamo trovati d'accordo sul fatto che le persone alla sede del Pe no chão ci sono sembrate un po' freddine. Boh...

Alla sera andiamo alla festa in piazza segnalataci da Stefania. Mentre siamo a un tavolino di uno dei tre bar che danno sulla piazza, arriva un cameriere che mi chiede il nome. Mi dice che c'è una ragazza al tavolo vicino che vuole 89 “Terza” per via del fatto che si svolge martedì che è, appunto, “terza feira”

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conoscermi. Vado. Si chiama Liliany (Lily). La invito al tavolo con noi. Mi chiede se voglio fumare, ma rispondo che non mi piace molto. Poi va al bagno.

I minuti passano ma non torna. Comincio a pensare che abbia tagliato la corda, anche se sarebbe strano, visto che è stata lei a „interessarsi‰. Fortunatamente aspetto ancora e infatti ritorna. Racconta che c'era coda al bagno e che dopo si è fermata a fumarsi una canna con un amico. Mi dice che abita da sola, con il gatto, che potrebbe essere una bella avventura. Beh, com'è, come non è, mi porta a casa sua, fuori Recife, e passiamo la notte insieme.

38°° giorno 19-10 mercoledì E che notte! ˚ stato bellissimo.90 Al mattino, dopo una bella colazione con anche un ovetto

strapazzato per reintegrare ☺, Liliany mi porta a fare un giro per il paese. A un certo punto lasciamo la strada principale e saliamo su una collinetta, a ridosso della foresta, dove abita un suo amico.

Credo che sia uno spacciatore: mi fa vedere dove coltiva la maria, mi dice che è stato in viaggio per sei mesi in Spagna con un narcotrafficante. Per concludere in un degno crescendo, mi dice che se vivesse in Italia si affilierebbe subito alla mafia, perché con la mafia girano un sacco di soldi. Mi chiede anche perché io non sia ancora entrato in cosa nostra. Mi rifugio in un „não gosto‰91.

Poi mi racconta della sua collezione di insetti, e per finire in bellezza mi porta una scatoletta, la apre, ed esce una tarantola grigia e pelosa. Appena la vedo faccio un salto di un paio di 90 In questo punto una parte di diario è omessa: ci sono cose che il tacer è bello! ☺ 91 “Non mi piace”.

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metri e mi allontano. Il tipo se la tiene tranquillamente in mano. Mi spiega che ha così tanto veleno che con un solo morso può zazzare92 cinque uomini, ma che lui non ha nulla da temere perché la tarantola è stata raccolta quando era ancora piccola nella foresta e quindi conosce il suo odore e non gli farà niente.

Mi dice anche che il ragno è in grado di saltare per oltre 5 metri: a questo punto faccio un altro salto e mi allontano di altri due metri. C'è da dire che il ragazzo è simpatico e gentile: prima di andare via mi regala un braccialetto, di quelli che si trovano sulla spiaggia, fatti di corda, ninnoli e conchiglie. Dopo, Liliany mi riporta a casa. Stiamo insieme quel che resta della mattinata e poi mi accompagna a prendere il metrò che mi riporta a Recife. ˚ un po' come se il suo paese fosse Gorgonzola e Recife fosse Milano93.

Una volte a Recife, prendo l'autobus e raggiungo Olinda. Ho l'appuntamento con Gigi per assistere a una rappresentazione del Pe no chão all'interno di una scuola. Fermo una ragazza e le chiedo dove è la scuola tal dei tali. Mi chiede se posso parlare in inglese, ma non ci riesco: mi vengono tutte le parole in portoghese! Alla fine mi chiede di dove sono. Italiano. E lei: „e io sono di Roma‰. Ma vaffanculo! Comunque, questo fatto dimostra inequivocabilmente il nostro grado di mimetizzazione ☺.

Torniamo alla sede del Pe no chão e ci dicono che c'è un gruppo che sta facendo capoeira in strada. Ora che troviamo il posto, è già tutto finito. La sera non ci sono attività e ci facciamo un giro per Olinda.

92 Espressione colloquiale che significa, a seconda del contesto, segare, uccidere, bocciare. 93 Per chi non è di Milano: si tratta di un riferimento alla linea metropolitana verde (linea due). Gorgonzola è una città che dista una decina di minuti di metrò dal capoluogo lombardo.

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39°° giorno 20-10 giovedì Alla mattina ce ne andiamo in una spiaggia relativamente

vicino a Olinda, dalla parte opposta a Recife. Al pomeriggio raggiungiamo Jocimar mentre fanno un po' di percussioni.94

A questo punto possiamo proprio dirlo: l'organizzazione fa schifo. Il primo giorno Jocimar non ci fa assistere alla riunione del gruppo e ci dice che dopo ci spiegherà tutto, che metteremo giù un piano della settimana con le varie attività. Il giorno dopo ci fanno aspettare fino alle tre prima di portarci a vedere le attività in strada. Io e Gigi conveniamo che il trattamento che ci riservano non è molto legal: nessuno ci caga, ci dice cosa fare, non c'è mai uno con cui parlare, che ci spieghi un minimo come funziona la baracca o qual è il giro del fumo. Siamo abbastanza delusi e pensiamo di non lasciargli una lira. L'unico che un po' si salva è Pedro, quello che sa fare il burattinaio.

Il lavoro che fanno sarà anche bello e importante (e ci stiamo basando sulla fiducia e sui Cachoeira, perché non è che ne abbiamo visto molto in questi giorni), ma il modo con cui si sono relazionati con noi in questi giorni non è stato granchè. Un po' di cose le abbiamo viste, ma nessuno ci spiega un cazzo! Per fortuna alla sera torno a casa di Liliany. ˚ molto contenta del fatto che le ho telefonato, come promessole. Le dico che quando dico una cosa è quella.

Alla stazione del metrò di Recife incontro un bambino che mi chiede dei soldi. Gli do qualche spicciolo. Sente, mentre parlo col bigliettaio, che devo andare a Floriano (la fermata di Liliany). Mi accompagna e scende con me. Mi racconta che dorme per strada e mi chiede dei soldi per prendersi una bibita. Non glieli do. Mi saluta e se ne va. Quando eravamo sul metrò, mi aveva offerto delle caramelle senza chiedermi niente.

94 Vediamo molte facce viste qualche mese prima all’Idroscalo

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Liliany mi viene a prendere alla stazione: mi spiega infatti che è pericoloso per uno straniero aggirarsi da quelle parti la sera (ma va? una novità!). Mi porta a casa sua e trascorriamo un'altra notte insieme. Parliamo delle nostre famiglie. Mi racconta che sua madre è divorziata, che ha un cugino che per lei è come un figlio, che il suo ragazzo di prima la picchiava, che un suo zio tentò di violentarla, del suo legame molto profondo con una sua zia. Io le parlo di mamma e papà, di quello che mi hanno insegnato. Di quanto è bella la mia mamma. Le racconto di Virginia, e del suo sogno di fare l'attrice. Anche lei mi dice che vorrebbe fare l'attrice, ma non ha il coraggio di tentare.

Poi passiamo alla politica: mi chiede del referendum95 (lei è per il no), discutiamo della situazione in Brasile. Tra le altre cose, scopro che nel paese votare è un dovere, nel senso che se non vai devi pagare una multa di di 3,5 reais.

A un certo punto mi accarezza tra i capelli e la sua mano rimane impigliata in una grossa ciocca completamente annodata. Mi dice, divertita, che è un dred96. Le dico di sì, ma naturale, nel senso che non ho dovuto fare nulla per ottenerlo. Le spiego che, solitamente, non uso il pettine. Credo che siano le 3 quando ci lasciamo vincere dal sonno.

40°° giorno 21-10 venerdì Oggi è l'ultimo giorno a Recife e vorrei riuscire a parlare

bene con quelli del Pe no chão per capire un po' più a fondo la loro pratica. Inoltre, in mattinata dovrebbe esserci una riunione di tutto il gruppo alla quale sarebbe bene assistere. Così, quando

95 Si tratta di un referendum per aggiungere norme restrittive alla detenzione e all’uso di armi. Il “no” chiede di non modificare l’attuale (permissiva) legislazione. 96 Nome delle tipiche ciocche dei rasta.

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alla mattina ci alziamo, Liliany mi accompagna a Recife. Quando siamo sotto il palazzo del Pe no chão ci salutiamo. Lei piange un poco. Mi chiede di telefonarle prima di andare via, questa sera. Glielo prometto.

Salgo alla sede, proprio nel mezzo della riunione degli educatori. Stanno riflettendo sulla metafora del giardino e del giardiniere97. La cosa interessante è che per chiudere la riunione, Audì (non la macchina!) propone che ognuno dica una parola, una sola, che gli viene in mente pensando alla discussione di oggi. Una ragazza dice „merda‰, motivando che spera che tutto il mondo possa essere coperto di merda per far germogliare nuovi fiori in tutto il pianeta. Alla fine della riunione le stringo la mano, le dico che per me è meglio di Che Guevara e le canto gli ultimi versi di „Via del campo‰98.

Dopo, finalmente!, riusciamo a parlare approfonditamente con Jocimar. ˚ una conversazione ricchissima e Jocimar è bravissimo a capire il tipo di interlocutore, a usare le parole e le immagini giuste per centrare il bersaglio. Ho paura che non riuscirò a rendere perfettamente lo spirito della conversazione. Vediamo.

Per prima cosa ci dice che noi abbiamo problemi ad arrivare in orario. E che cazzo, adesso mi arrabbio! Gli rispondo che lui il primo giorno ci ha detto che dovevamo fare il piano e, invece, nessuno ci ha più detto niente (quando erano le iniziative, a che ora, dove...). Jocimar capisce che siamo un po' incazzati e comincia a spiegarci che ciò è avvenuto perché questa settimana c'è stato molto casino, c'erano dei militanti di altre associazioni gemelle a cui ha dovuto spiegare e mostrare tutta la loro attività. Poi comincia a entrare nello specifico e a raccontarci di ciò che fanno e del perché lo fanno.

97 Dove, ovviamente, loro sono i giardinieri e il giardino sono i ragazzi. 98 Famosissima canzone di Fabrizio De André, che racconta di una puttana che vive (e lavora) in via del Campo. Gli ultimi versi recitano: “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.

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Ci racconta dell' „eco della periferia‰99. Racconta che c'è un'eco per ricordare Carlo Giuliani100, una per il problema dell'acqua. Al termine di ogni attività tutti si siedono in cerchio per terra formando la „roda do dialogo‰ e viene proposto un tema di lettura della giornata, un approfondimento. Gli chiedo come fa a spiegare a un ragazzo di strada brasiliano chi era Carlo Giuliani e perché è morto. La mia perplessità è che queste cose siano distanti dalla vita e dalla percezione di una ragazzo che vive per le strade di Recife.

Ma Jocimar mi spiega che queste cose invece c'entrano con la gente: come Carlo è stato ucciso dalla repressione perché lottava per un mondo diverso, così qui in Brasile succedono le stesse cose. Ancora, Carlo è morto durante il G8, che c'entra col Brasile perché è lì che viene deciso in che direzione deve andare il mondo. In questo modo, ci spiega Jocimar, le persone acquistano coscienza di sé come esseri umani.

Gli chiedo quanto di Paulo Freire c'è nella pratica del Pe no chão. Mi dice che c'è tutto, ma che Freire fu solamente uno che scrisse di quella pratica, ma che in tutto il mondo c'è gente che scrive poco ma pratica tutti i giorni. Ci parla di don Milani, don Ciotti, don Gallo (guarda caso sono tutti preti, perché in Italia la sinistra è sempre stata manchevole nel settore dell'educazione e della pedagogia).

Mi dice che il succo della questione è molto semplice: si

99 Nel weekend i ragazzi lasciano la periferia e vanno in centro con carri, striscioni, attività. Vanno in centro per riappropriarsi di una parte della città da cui sono emarginati, per affermare che ci sono anche loro, per porre problemi, per far vedere che non sono puttane e ladri. 100 Carlo Giuliani è stato assassinato dallo Stato in piazza Alimonda il 20 di luglio 2001, durante il G8 a Genova. In quei giorni le massime autorità politiche italiane avevano dettato la linea: non doveva essere tollerato nessun dissenso, bisognava far vedere chi comandava. Le “democratiche” forze di polizia presenti a Genova, non se lo sono fatte dire due volte. E così, tra scontri furibondi, pestaggi, sevizie e torture (in strada, alla caserma di Bolzaneto, alla scuola Diaz,…), lo Stato italiano ha aggiunto il peso di un altro morto sulla sua (sporca) coscienza.

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tratta dell'educazione come pratica di liberazione e libertà. Ci consiglia un paio di libri: la „Pedagogia

dell'autonomia‰ di Freire e „Professora Sim. Tia Nao.‰. Ci tiene a precisare che a scuola non ha studiato niente, ma che tutto quello che sa (e, credetemi, ne sa veramente tanto) l'ha imparato lavorando in strada, crescendo con gli altri educatori. Ci dice che non hanno una tavola sinottica con tutte le risposte ma che, di volta in volta, tentano di costruire la soluzione al problema.

Ci spiega i concetti di settario e di radicale secondo la sua esperienza. Il radicale non è colui che non cambia mai idea, ma è chi muta idea e muta pratica contemporaneamente, cioè mantiene una coerenza tra le cose che fa e le cose che dice.

Prima di salutarci ci chiede come va la pousada. Tutto ok, anche se abbiamo speso tanto, nonostante uno di noi abbia dormito fuori. Jocimar, sgamato, mi chiede subito: „sei stato con qualche ragazza?‰. Sì.

Ci chiede ancora scusa per non aver saputo/potuto organizzare meglio le giornate e se ne va per la strada. Oggi deve portare dei bambini a prendere il gelato. Ci sarà anche una signora di 84 anni che in vita sua non ha mai leccato un gelato. Mentre si discolpa per l'organizzazione, gli dico: „Troppo lavoro‰. „No, no, io faccio finta di lavorare!‰. Questa l'ho già sentita ☺�.101

Nel pomeriggio rimaniamo in sede: c'è una lettura collettiva con i bambini. Un po' gioco, un po' scrivo il diario. Quando arriva il momento di andare, i bambini ci salutano in questo modo: tre „boa noite‰, il primo sottovoce, il secondo normale, il terzo urlando a squarciagola. Ovviamente urliamo anche noi. E come tutte le urlate, è molto liberatorio, perché sprigioni la massima energia della vibrazione.

Arriviamo alla rodoviaria appena un quarto d'ora prima della partenza dell'onibus: Maria non sarebbe contenta ☺. Giusto in tempo per telefonare a Liliany. Ci salutiamo. Mi 101 È una delle mie espressioni preferite.

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chiede scusa per essersi messa a piangere. Dice che non è molto brava con gli addii. Le sorrido, anche se non può vedermi e le dico che va tutto bene. Ciao, Liliany.

Con questo autobus si chiude un altro pezzo di viaggio. Ci aspetta un fase in cui dovremo correre molto: Salvador, Rio e S. Paolo in 5 giorni, , ma sarà comunque una fase di vacanza, in cui il tempo che non passiamo in pullman lo passiamo a zonzo per le città.

41°° giorno 22-10 sabato Arriviamo a Salvador la mattina. Andiamo al punto di

informazione turistica e chiediamo qual è la zona delle pousade e degli hotel. Il tipo risponde dicendoci, dopo esplicita sollecitazione, che si tratta di hotel a 5 stelle. A questo punto è d'obbligo aprire una piccola parentesi sulla deficienza di quest'uomo: cazzo, mi vedi che sono arrivato con il pullman e che mi porto in spalla uno zaino da 80 Kg. Secondo te se avevo i soldi per il grand hotel viaggiavo così? Testa di cazzo. Quando gli facciamo notare che non abbiamo una lira ci dice di andare nel centro storico: lì è il posto dove si trova a meno. Non meno, comunque di 30 reais (dice lui). Andiamo. Non facciamo in tempo a scendere dall'onibus che un tipo ci placca e ci porta all'hotel vattelapesca, a un minuto dalla fermata dell'autobus. Entriamo. Chiediamo quanto costa un quarto. 45 reais. Ci mettiamo a ridere. Il tipo capisce. Ci dice che ha una camera sfigatissima, una soffitta. Ce la può lasciare per venti reais. Effettivamente non è l'Holiday Inn, ma per noi può andare.

Siamo in una posizione rialzata, quasi una collinetta, che sale dolcemente dal centro della città mentre cade a strapiombo sul mare, sulla zona portuale. Da quella parte hanno costruito un ascensore che porta in basso. Decisamene la zona è molto turistica.

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„Con questo autobus si chiude un altro pezzo di viaggio. Ci aspetta un fase in cui dovremo correre molto: Salvador, Rio e S. Paolo in 5 giorni, , ma sarà comunque una fase di vacanza⁄‰

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Facciamo un giro in città e al pomeriggio andiamo alla spiaggia di Ararmação. Niente di particolare da segnalare, se non tre ragazzine che si fermano un po' a parlare con noi. Quando cala il sole andiamo in giro per la città. Percorriamo una via molto grande e trafficata (tre corsie per carreggiata). La cosa particolare è che da una parte della strada ci sono i condomini e i grattacieli, dall'altra le baracche di uno o due piani. Non so se è una favela vera e propria, però il contrasto è comunque fortissimo. In un giorno riusciamo praticamente a girare tutta la città, anche se in maniera grossolana.

Sulla via del ritorno passiamo da un centro commerciale e chiediamo a una signora quale sia la direzione per il centro storico (dove abbiamo l'albergo). Gentilissima, non solo ci indica la strada, ma ci accompagna pure fino all'hotel. Quando ci salutiamo ci lascia anche il suo numero di telefono.

Dopo aver preso a un baracchino un paio di snack e relativi succhi, prendiamo l'ascesore102 e andiamo alla città bassa, perché cÊè ancora il fumo da finire. Una volta nei paraggi del porto incontriamo dei bambini che spacciano. Ci dicono che hanno tutto: maria, crack, coca e pure qualcos'altro che non riesco a capire. Alla fine ci salutiamo e ci raccomandano di stare attenti perché da quelle parti è molto pericoloso la notte. E se ce lo dicono gli stessi spacciatori...

Ci appartiamo in un pezzettino di spiaggia buio e relativamente tranquillo. Devo essere sincero: ho paura che succeda qualcosa di brutto. Dopo un cifro di tempo per preparare la canna, si scopre che l'unico accendino che abbiamo non funziona. Allora Gigi torna in strada a vedere di recuperare qualcosa, mentre io lo aspetto in spiaggia. Inutile dire che mi cago addosso. Alla fine, causa assenza di fuoco, il progetto canna è rimandato.

102 Che per 50 centesimi di real ti porta giù, dai piani alti a quelli bassi, fino alla strada che costeggia il mare.

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„⁄sveglia all'alba. Prendiamo il taxi e arriviamo alla rodoviaria. Prendiamo l'autobus delle 7 alla volta di Rio. Ci aspetta tutto un giorno, una notte e una mattina di viaggio.‰

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42°° giorno 23-10 domenica Alla mattina sveglia all'alba. Prendiamo il taxi e arriviamo

alla rodoviaria. Prendiamo l'autobus delle 7 alla volta di Rio. Ci aspetta tutto un giorno, una notte e una mattina di viaggio. Niente di particolare da segnalare, se non che il paesaggio è disegnato da dolci colline, senza città e con pochissime case. Se non fosse per la presenza delle palme, sarebbe uguale ad alcuni scorci dell'appennino toscano.

Alla sera, durante la sosta per la cena, ci capita di vedere un po' di tele. Oggi è il giorno del referendum. Vince il no con percentuali bulgare: 64 a 36.

43°° giorno 24-10 lunedì Finalmente, dopo 28 (ventotto!) ore di viaggio arriviamo

alla rodoviaria a Rio verso le 11 del mattino. Giro in centro fino alle 15 e poi rotta a Copacabana. La spiaggia più famosa del mondo è diversa da come appare in cartolina. Non c'è nessuno, il cielo è plumbeo, il mare è grigio. A ridosso della spiaggia ci sono un sacco di palazzoni e hotel e la spiaggia non è neanche così grande. Molti litorali della Versilia sono molto più ampi e più lunghi. Andiamo a cercare una pousada barata. All'ostello internazionale ci chiedono 35 reais a testa. Ce ne andiamo indignati, anche perché in una posada poco più in là ci hanno chiesto 20 reais a persona. ˚ piccola ma pulita. Dormiamo in camera con un altro ragazzo brasiliano.

Alla sera facciamo un giro sulla spiaggia (che è quasi illuminata a giorno), con un sacco di gente che corre sia sul bagnoasciuga che sulla passeggiata. Gigi ne approfitta e si fuma la sua benedetta canna. Conosciamo un ragazzo carioca (Glaucos) che ci racconta della malavita locale e di come ci siano intere zone di Rio sotto il controllo della mafia. La polizia

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non fa niente, un po' per paura, un po' perché è corrotta. Lo stato, in queste zone, non esiste. Altre zone, come per esempio quelle turistiche, sono invece controllate dallo stato. C'è una tacita legge per cui nessuno dei due (mafia e stato) invade le zone altrui. Tra l'altro, lui ci offre un tiro di canna e Gigi fa altrettanto. Glaucos ci dice che la nostra non è di buona qualità.

Sulla via del ritorno ci fermiamo a bere qualcosa in un bar. ˚ pieno zeppo di ragazze. Mentre bevo incrocio lo sguardo con una di loro. ˚ molto carina e mi sorride. Ricambio. Accade un'altra volta. Allora io prendo il mio succo d'arancia e vado verso di lei. Come ti chiami? Lohane. Lavori o... Lavoro. E sorride. Quanti anni hai? Diciannove. E a me quanti me ne dai? Ventiquattro. Brava! Si vede che hai ventiquattro anni, ma con la barba sembri più vecchio. Non ti piace la mia barba? Penso che staresti meglio senza. Dopo un po' che parliamo noto che non sta bevendo niente. Vuoi qualcosa da bere? Mi vuoi offrire qualcosa? Eccome, no!?

Mentre siamo al bancone le chiedo che lavoro fa. Lavoro qui, dice ridendo. Ah, lavora qui, ma non fa la cameriera... Ah, ho capito. Ti piace il tuo lavoro? Più o meno. A un certo punto mi chiede che vogliamo fare. Le dico che mi piace molto, ma non mi piace molto pagare. Le dico che forse è meglio se vado, se lei deve lavorare. Sorride. Sì, penso di sì. Ci salutiamo. Mi dice che spera che la prossima volta che ci vedremo sarà in un posto diverso: un ipermercato, una spiaggia, un ristorante. Lo spero anch'io. E spero che non dovrà più fare questo lavoro.

Esco dal locale e aspetto Gigi che sta parlando con una collega di Lohane. Gigi, dimostrandosi ancora una volta molto più sveglio di me, ha capito subito il mestiere della sua interlocutorice. Mentre aspetto passa una tipa che vende rose. Ne compro tre bianche e le regalo a Lohane. Avevo voglia di fare così. Spero che le faccia piacere. Non tanto per le rose. Quanto per il fatto di sapere di non essere (per tutti) un oggetto di piacere, ma una persona, una ragazza. Torno in albergo con

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una grande tristezza. Non so perché. Forse perché vedere una ragazza così carina, così dolce (a me è sembrata così, non so se fosse parte del suo lavoro) a 19 anni, che fa la puttana, e che forse, addirittura, non le dispiace più di tanto, mi fa male. In questo viaggio abbiamo visto moltissima gente che se la passa molto (molto molto) peggio, però... non so, fa male.

44°° giorno 25-10 martedì Alla mattina si va al Cristo del Corcovado. Ovviamente,

essendo dei duri, ce la facciamo a piedi. Ci vogliono due ore e mezza, camminando sui binari del trenino che porta in cima i turisti meno volenterosi. Il percorso è quasi tutto nella foresta che avvolge la collina. Oltre metà strada, incontriamo „un uomo della foresta‰, una sorta di eremita della montagna, intento a far fare una visita naturalistica a un gruppo di turisti. L'incontro avviene nei pressi di una fonte: gli chiediamo se l'acqua è potabile (abbiamo una sete porca). Ci risponde che è molto più pulita di molte acque in bottiglia. Ci sono dei batteri, ma sono „di montagna‰ (giuro, ha detto così!), fanno bene. A lui. Speriamo sia così anche per noi.

Alla fine, vediamo che l'attrazione simbolo di Rio è molto sopravvalutata. In cima è pieno di turisti merdoni che smaniano solo dalla voglia di farsi fotografare sotto il Cristo. Non sanno un cazzo del Brasile. Per loro il Brasile è una merdosa collinetta con una altrettanto merdosa statua.

Alle 3 del pomeriggio siamo di nuovo a Copacabana per l'ultimo bagno. L'acqua è fredda e sporca. Una delusione. Ci dicono tutti che il periodo migliore per Rio è tra gennaio e marzo. Nota per il prossimo viaggio�☺.

Andiamo a fare l'ultimo pasto (cena) del Brasile. Troviamo un posticino inculato che ci fa mangiare a piacere per 10 Reais in due. Torniamo in spiaggia per l'ultimo giro. Sta

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cominciando a fare buio, ma la spiaggia è ancora affollata e illuminata dai fari. Ci si avvicinano due tipi (come era già successo un sacco di volte) e ci offrono della maria, ci chiedono dell'Italia e bla bla bla. Ci chiedono se possiamo dar loro un dollaro per mangiare. Intanto, senza che ci facessimo molto caso, i tipi diventano sei.

La situazione butta male: infatti, quando facciamo per alzarci e andarcene ci saltano addosso e uno di loro tira fuori un coltello e mi minaccia. A Gigi saltano addosso in due. Ci portano via i soldi (euro e reais), la mia macchina fotografica e la chiavetta MP3 di Gigi. Ci lasciano documenti e carte di credito. Alla fine, ho solo un taglietto sul dito e il bottone di una tasca dei pantaloni rotto. Poteva andare molto peggio.

Per un paio di ore non mi va molto di parlare. Man mano che realizzo cosa è successo una rabbia feroce e furiosa mi monta dentro. Quando arriviamo alla rodoviaria sono in piena fase esplosiva. Tiro una media di una bestemmia ogni 15 secondi. Credo di essere abbastanza intrattabile. Dei soldi non me ne frega niente. Della macchina un po' me ne frega, ma non molto. Ma sono incazzato nero per le foto che c'erano. Una cinquantina. Da Fortaleza in poi. I catadores, Marina, le fevelas, Liliany. Tutto perduto. Come mi fa incazzare. Porco D.... Saliamo sull'autobus per San Paolo. Sono le 23.

45°° giorno 26-10 mercoledì Il giorno del ritorno. Arriviamo a S. Paolo molto presto,

verso le 5. Cominciamo a camminare verso la sede dei Sem Terra. Ci fermiamo in un bar-pasticceria e facciamo colazione. Arriviamo alla sede verso le sette. L'obiettivo è comprare un po' (un bel po') di roba da rivendere a casa per finanziare il Laboratorio. La sede apre alle otto. Ci aspettavamo di trovare camion e camion di magliette e bandiere. Restiamo molto

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delusi. Avevamo preventivato di spendere 2000 R. con tutta la buona volontà che ci mettiamo arriviamo solo a 350 R.

Intanto il tempo passa ma l'incazzatuara per la rapina rimane. Se mi facessero votare adesso per il referendum, voterei NO e poi andrei a comprare un bazooka. Però il tempo dirada anche le emozioni e cominciano a farsi strada anche delle riflessioni più razionali. Così credo di capire cos'è che mi fa tanto arrabbiare. La rabbia che provo è una forma di risentimento, perché mi sono sentito indifeso, impotente, alla mercè dei capricci di altre persone. Credo che sia per questo che provo tanto rancore. Oltre che, naturalmente, per le foto che sono andate perdute. Porca troia!

Ci andiamo a imbarcare all'aeroporto e succede il delirio. Come da accordi, chiediamo alla tipa di fare il doppio check-in, in modo da ritirare i bagagli a Milano e non dover andare fino a Parigi. La tipa ci dice che non è possibile, dobbiamo per forza arrivare fino alla capitale francese. GELO. Cominciamo a dirle che non è possibile, che avevamo già chiesto e che ci era stato assicurato che non ci sarebbe stato alcun problema. Allora la tipa ci gira all'ufficio Alitalia. Lì, un'altra tipa, dopo essersi consultata col suo capo, ci dice che non è possibile. Al che, riparte la pantomima („ma non è possibile, ci avevate garantito....‰).

Alla fine, come nei migliori film di Totò, le chiediamo: „ci faccia parlare col direttore‰. E, anche con quest'ultimo, ripetiamo la sceneggiata. Alla fine ce la facciamo e ci fanno il doppio check in. Grazie a dio/buddha/visnù/allah/manitù/!

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Ringraziamenti Beh, dopo un tale viaggio potete scommettere che di

persone da ringraziare ce ne sono e sono anche parecchie. Al primo posto, ovviamente, sono la mamma e il papà.

Può sembrare un ringraziamento scontato e doveroso, ma non è così. ˚ un ringraziamento veritiero e sentito. Lo è perché nessuno a questo mondo si fa da solo. ˚ sempre il risultato di una qualche interazione esterna con persone e ambienti.

Oltre allÊappoggio meramente economico (comunque fondamentale), ho potuto contare su quello personale: sapere che ovunque ero, qualsiasi cosa facevo, cÊera un posto in Italia, una casa, in cui cerano almeno due persone che sarebbero sempre state con me.

Quando dissi per la prima volta: „Che ne dite se vado a girare il Brasile per un paio di mesi?‰, mia mamma non fu, diciamo così, entusiasta. Era (molto) preoccupata. Ma non si è mai permessa di dire cose tipo: „tu non ci vai‰.

Lasciare vivere la propria vita e esserci nel momento del bisogno. Non è facile. ˚ il mestiere del genitore.

Poi, per forza, il mio compagno di viaggio, Gigi, che mi ha sopportato per 45 giorni senza mai mandarmi a cagare e con cui ho condiviso molto.

Tutte le persone che ci hanno dato una mano per la preparazione del viaggio (i ragazzi dei Cachoeira de Pedras, padre Sandro, Roberta)

Tutti gli amici che, senza giocare un ruolo di primo piano nel viaggio sono sempre stati presenti e che ho sempre sentiti vicini.

Angelo, fondamentale nella stesura definitiva dei diari. E, per finire, mi sembra il minimo ringraziare tutte le

persone che abbiamo incontrato nel nostro cammino (tutte, anche i ladri), e senza le quali questo viaggio semplicemente non sarebbe stato.