I. Cosa è la cultura...Cultura e vita quotidiana Tutti i giorni sentiamo spesso parlare di cultura...
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I. Cosa è la cultura
FIORENZO PARZIALE, SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI, SAPIENZA-UNIVERSITA’ DI ROMA, A.A. 2018-2019
Cultura e vita quotidianaTutti i giorni sentiamo spesso parlare di cultura (musei, università, programma culturale, arte) ma questo qualcosa rinvia all’idea di perfezione, cosi come la intendeva Jonathan Swift (1667-1745): bellezza e intelligenza, dolcezza e luce
Mattew Arnold (1822-1888): “Quanto di meglio è stato pensato e conosciuto” = idea universale di Uomo che trae una lezione dal passato, dall’esperienza
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Etimologia
Culture, termine francese, diffusosi con l’Illuminismo
• COLERE = COLTIVARE L’ESSERE UMANO, LO SPIRITO (Filosofia, Arte, Attività intellettuali comprese quelle scientifiche)• Cultura come azione = educare, istruire, coltivare l’animo• Cultura come condizione = essere colto, ben educato, saper vivere vs mala-
educazione, impreparazione, stato dell’animo gretto, legato solo alle urgenze della vita materiale, abbrutimento..
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• Questo significato di cultura rimanda a un immaginario relativo a un mondo separato dalla vita di tutti i giorni, dai problemi concreti, dalla «praticità»
• Ideale universale, modo di pensare degli intellettuali..
• Tuttavia, tutti noi abbiamo il bisogno di esprimerci(Gramsci, ed. 1964), perché l’uomo è un animale simbolico (Cassirer, 1944)
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A cosa serve la cultura? Prima risposta..
Due amanti felici (Pablo Neruda)Due amanti felici fanno un solo pane,una sola goccia di luna nell’erba,lascian camminando due ombre che s’uniscono,lasciano un solo sole vuoto in un letto.Di tutte le verità scelsero il giorno:non s’uccisero con fili, ma con un aromae non spezzarono la pace né le parole.È la felicità una torre trasparente.L’aria, il vino vanno coi due amanti,gli regala la notte i suoi petali felici,hanno diritto a tutti i garofani.Due amanti felici non hanno fine né morte,nascono e muoiono più volte vivendo,hanno l’eternità della natura.
Metafora come rediscrizione del mondo (Ricoeur), ricchezza lessicale come capacità di cogliere più aspetti del mondo, lettura come capacità di vivere più vite (Eco)..lo stesso si può dire a proposito della musica e delle altre forme artistiche
Concezione scientifica di cultura: la
antropologia
Tylor (“Alle origini della cultura”, 1871), antropologo inglese: “quell’insieme complesso che include il sapere, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e ogni altra competenza e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro della società”
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Il particolarismo della cultura• Specificità delle culture e degli individui che le esprimono• Cultura come esperienza sedimentata e come esperienza che si esprime
innanzitutto linguisticamente: dimensione simbolica (Montesperelli, 2014) come processo di costituzione dell’attività espressiva• Cultura che si esprime anche nei modi di fare oltre che nei modi di essere e
di fare
Concretezza e pervasività della cultura• La cultura si esprime anche nei sogni, nella produzione artistica
valutata socialmente come arte minore (es. fumetti) oltre che nell’arte astratta (es. pittura)
• I vari tipi di arte e di cultura vengono classificati differentemente a seconda delle epoche storiche e degli ambiti geografici: variazione diacronica (tempo) e diatopica (luogo) della cultura a cui si lega la modificazione dei giudizi su una data pratica culturale (modo di fare, consuetudine, etc.)
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Clifford Geertz (The interpretation of cultures, 1973, trad. it. 1998) La cultura è «un modello di significati trasmesso storicamente, significati incarnati in simboli, un sistema di concezioni ereditateespresse in forme simboliche per mezzo di cui gli uomini comunicano, perpetuano e sviluppano la loro conoscenza e i loro atteggiamenti verso la vita»«Questi simboli non sono pertanto semplici espressioni, strumentalità o corrispettivi della nostra esistenza biologica, psicologica o sociale: ne sono i prerequisiti. Senza uomini certamente non c’è cultura: allo stesso modo, e cosa più importante, senza cultura non ci sarebbero uomini»
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A cosa serve la cultura? Seconda risposta
L’essere umano è un animale simbolico, produttore di cultura perché capace di attribuire significati alla realtà e di esprimerli in vario modo. La parte istintuale è meno rilevante di quella culturale: pensiero astratto, metaforico, autoriflessivo, orientato nel tempo e nello spazio, non solo legato a situazione contingente e a mero rapporto tra stimolo e risposta: l’uomo prega, ride, congiunge passato a futuro, costruisce i mezzi di produzione in vista di un fine vs animale che è capace di pensare ma si allontana poco da situazione immediata, ciò lo notiamo anche dall’uso di un linguaggio più ridotto di quello umano e più «immediato» (legato a referenza). Ma dobbiamo evitare di sottovalutare le capacità di pensiero e linguaggio degli altri animali (v. Sciolla, 2012)
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..non bisogna dimenticare che esiste una dimensione simbolica dell’agire individuale, che è sempre un agire sociale
Dall’antropologia alla sociologia
• Per antropologi. Cultura come insieme di usanze, abitudini e costumi, modi di pensare, di essere e di agire, artefatti materiali = totalità sociale (società = cultura). Cultura come sistema coerente che viene appreso dai membri di una società per soddisfare i bisogni di sopravvivenza
• Risposte variabili all’ambiente esterno = uomo è animale culturale che produce molteplici risposte = v. variabilità diatopica e diacronica della cultura
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Lo sguardo sociologico
• Molti punti in comune con l’antropologia, ma anche importanti differenze
• Società e Cultura sono coestensive, ma analiticamente sono due dimensioni separabili di cui si possono esaminare le relazioni
• Attenzione non solo alle interazioni faccia a faccia, ma anche al rapporto tra il sistema sociale che emerge dalle relazioni sociali e le interazioni tra gli individui
• Cultura associate alle interazioni sociali e alle relazioni macro in cui queste interazioni sono situate
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Approfondimento: la dimensione pre-assertoria del linguaggio (e del pensiero)
• ESPERIENZA LINGUAGGIO CULTURA
GLI ASSERTI SONO INSIEME DI CONCETTI (MARRADI, 2007): DIETRO LE NOSTRE AFFERMAZIONI SI CELANO CONCETTI CHE DIAMO SPESSO PER SCONTATO: I CONCETTI (CUM CAPIO) SONO RITAGLI DELL’ESPERIENZA MOLTEPLICE E INFINITA DELLA REALTA’ A NOI ESTERNA
PERTANTO: ESPERIENZE DIVERSE = CULTURE DIVERSE
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Il radicamento sociale del linguaggio e del pensiero: una
questione di metodo (e gnoseologica)
• Tutti i concetti hanno una storia, anche quello di cultura• Quindi anche il nostro attuale concetto scientifico di cultura deriva dalla
vita quotidiana, dal contesto storico-sociale in cui viviamo• I nostri giudizi sono sempre guidati dai pre-giudizi appartenenti
all’orizzonte storico-linguistico di cui siamo parte (Gadamer, 1960)• Non possiamo mai uscire dal particolare punto di vista, o meglio possiamo
trasformarlo, passando da una traduzione (culturale) a un’altra: il nostro concetto (“occidentale”) di cultura come strumento per indagare razionalmente la realtà sociale• Dialogo tra nostri concetti (strumenti per capire la realtà) che ci fanno
formulare le domande e le risposte del contesto storico-sociale indagato che che noi interpretiamo
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La storia del concetto di cultura: il dibattito franco/tedesco
Dictionnaire de l’Académie Française (1718), Culture seguita da un complemento. Edizione del 1798: educazione, formazione. Opposizione con la naturaL’Encyclopédie e l’Illuminismo, “somma delle conoscenze”. Possibilità di una “scienza dell’uomo” (Diderot 1755); 1787 “etnologia” come scienza dei progressi dei popoli
Il concetto di Civilisation: Concezione “riformista”, “progressiva” (eccezioni Rousseau, Voltaire), promossa dalla borghesia francese che vuole affermare la scienza, fondata su conoscenza e ragione, contro il tradizionalismo religioso
Civilizzazione = processo di acquisizione di conoscenze pratiche, di perizia tecnica che modificano le condizioni materiali di una società
In Francia: l’Illuminismo
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In Germania: il romanticismo
• Herder (filosofo, 1744-1803) si pone contro l’etnocentrismo della cultura europea della fine del diciottesimo secolo. Dalla cultura si passa a parlare di culture in Volksgeist (1774) = particolarismo che nel Novecento è stato esaltato dai nazionalismi (cultura tedesca, cultura italiana, cultura occidentale, cultura orientale) • Herder è il precursore del relativismo, tuttavia col tempo
contro l’omologazione e la raffinatezza intellettuale dell’età dei Lumi è stata contrapposta la peculiarità dello «spirito nazionale»
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La cultura ha i piedi per terra
• Il concetto tedesco di Kultur come modo di espressione della borghesia intellettuale, di ceto medio, contrapposta all’aristocrazia prussiana che imitava lo stile di vita francese. Viene esaltata la schiettezza, sincerità e la profondità di pensiero dei “Tedeschi” contro la superficialità aristocratica e le sue buone maniere. Il concetto di Kultur si richiama all’idea di cultura umanistica (il meglio che è stato prodotto)
• Conflitto di idee che trae origine da un conflitto sociale: la borghesia tedesca è bloccata nella sua ascesa sociale dall’aristocrazia terriera degli Junker, economicamente indipendenti (mentre in Francia la borghesia si affranca dall’aristocrazia politicamente forte, ma economicamente debole = rivoluzione francese)
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L’evoluzione delle idee di kultur e civilisation
• Kultur nel corso dell’Ottocento diventa sempre più sinonimo di cultura tedesca. Questa idea nasce dal senso di inferiorità della classe media tedesca che così per reazione, rivalsa sociale, sviluppa un senso nazionalista forte, di difesa-attacco contro le potenze economiche limitrofe, più sviluppate all’epoca, cioè Inghilterra e Francia: esaltazione del particolarismo vs l’universalismo
• Dopo l’occupazione di Jena nel 1806 da parte di Napoleone questo sentimento non poteva che rafforzarsi = dall’idea di originalità della cultura tedesca all’idea della sua superiorità
• In Francia la diffusione della letteratura e filosofia tedesca nei circoli colti porta a far coincidere il concetto di civilisation con quello di cultura, intesa però come cultura del genere umano: viene respinta la contrapposizione tra civilizzazione e cultura
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La cultura come fattore esplicativodei fenomeni sociali
Fino agli anni ottanta del Novecento, al centro degli interessi dei sociologi vi erano le conseguenze materiali e le spiegazioni strutturali
dei fenomeni sociali.Fattori come la classe sociale, il reddito, gli aspetti demografici, il lavoro
erano considerati centrali nella spiegazione dei fenomeni sociali (sviluppo economico, comportamento di voto individuale,
diseguaglianze sociali, etc.)Negli ultimi decenni le spiegazioni sociologiche hanno fatto sempre più
ricorso alla cultura come fattore esplicativo
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