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40 uesta settimana il menù è DA NON SALTARE Siliani a pagina 2 Q PECUNIA&CULTURA Setti e Siliani a pagina 5 Sabbatini a pagina 7 Indagine sulle biblioteche RIUNIONE DI FAMIGLIA a pagina 4 Gargantua e la cultura Berlusconi come Gheddafi I Campi (Bisenzio) della cultura ICON Un borgo per l’arte Cultura Commestibile va in ferie Stavolta ad agosto non usciremo nella nostra edicola online Ci rivediamo sabato 7 settembre Per attacchi agostani di fame culturale c’è sempre www.culturacommestibile.com

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40 uesta settimanail menù è

DA NON SALTARE

Siliani a pagina 2

Q

PECUNIA&CULTURA

Setti e Siliani a pagina 5

Sabbatini a pagina 7

Indaginesulle biblioteche

RIUNIONEDI FAMIGLIA

a pagina 4

Gargantuae la cultura

BerlusconicomeGheddafi

I Campi (Bisenzio)della cultura

ICON

Un borgoper l’arte

CulturaCommestibile

va in ferieStavolta ad agosto

non usciremonella nostra edicola

onlineCi rivediamo sabato 7

settembrePer attacchi agostani

di fame culturalec’è sempre

www.culturacommestibile.com

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.com sabato 27 luglio 2013no40 PAG.2

Emiliano Fossi viene da unalunga esperienza di assessorealla cultura del suo Comuneprima di assumere la responsa-

bilità di sindaco: quale bagaglio diidee e progetti ti porterai dietro dallacultura alla carica di primo citta-dino? E' assai raro che dalla culturasi passi ai vertici dell'Amministra-zione (che, forse, è indicativo dellaconsiderazione che di questo settoresi ha nella Toscana progressista):possiamo immaginare che la culturainvece di essere la Cenerentola del-l’Amministrazione, diventi uno deicardini della tua politica?Credo di portare con me la sensibilitàche mi deriva dall’osservazione e dal-l’essere stato immerso per anni nellabellezza. La cultura, nelle sue varie di-ramazioni, è bellezza e questa comediceva Dostoevskij salverà il mondo.Per me è cultura e bellezza tanto leg-gere Guerra e Pace quanto Infinite Jest,tanto ascoltare Immagine quanto Hyp-notize degli Audioslave tanto per in-tendersi.Porto con me inoltre la concreta capa-cità di riuscire a fare co-munque cultura nonostantela sempre maggiore scarsitàdi risorse messe a disposi-zione in questo campo.Quindi sensibilità e concre-tezza. E’ vero chepercorso(il passaggio daquesto tipo di assessorato alruolo di sindaco) è raro anche in To-scana, dove invece la ricchezza di cul-tura e di arte dovrebbe creare unviatico particolare in questo senso.Orgoglioso però di questa diversità,spero di essere un po’ un apripista...Come immagini le strategie per lacultura del tuo Comune in relazionecon gli altri Comuni dell'area e conFirenze in particolare?La cultura verrà messa ai primi postidel nostro operare. Tutto ciò deriva daquello che ho detto fino ad ora. Iosono veramente convinto che con lacultura si viva meglio e che questaserva a dare gli strumenti ai cittadinidell’oggi e del domani per essere con-sapevoli. Cercheremo di creare sem-pre più occasioni di collaborazionecon i comuni contermini con il co-mune di Firenze. Io non credo a pre-scindere a chi si arrocca nel fortino,anzi dovremo riprendere l’abitudineanche in questo importantissimo set-tore a parlarci e collaborare.La biblioteca comunale di Campi Bi-senzio è stata la prima in Toscana adinaugurare una stagione di investi-menti pubblici in strutture bibliote-carie di nuova concezione, apertealla vita culturale e sociale della co-munità (e non solo agli studiosi); unvero elemento di identità della comu-nità. Campi ha aperto la strada adaltre esperienze analoghe (da Pratoa Pistoia, alla Biblioteca delle Oblatedi Firenze). Anche in questo casoquesti centri di eccellenza hanno co-stituito nodi di una rete di biblioteche

di Simone Siliani e Mario [email protected] e [email protected]

DA NON SALTARE

I Campi

del cultura(Bisenzio)

riore della cultura?Rafforzare il senso di comunità vuoldire anche questo, vuol dire far si cheil cittadini singolo , in base al principiodella reciprocità, doni un pezzo di see poi riceva. Stesso discorso per chi faimpresa, chi produce, anche loro de-vono sentirsi parte della comunità.Passare dall’idea di fare sistema al-l’idea di fare comunità.Da poco nominato hai voluto cam-biare, dopo un ciclo di 6 anni tenutoda Alessandro Benvenuti, la dire-zione del teatro “Dante” di Campi.Non sono mancate le polemiche, maquale è la strategia nuova che intendisviluppare attorno a questo impor-tante teatro del'area fiorentina?Ogni scelta, a maggior ragione sesegna un cambiamento genera rea-zioni spesso sopra le righe. Lo capiscoe non mi ci soffermo troppo sopra,piuttosto confermo che con Alessan-dro in questi anni abbiamo condivisoun percorso professionale, artistico edemotivo importantissimo. Io l’ho

di servizio pubblico riunite nelloSdiaf (Sistema Documentario Inte-grato dell'Area Fiorentina). Qualisono secondo il sindaco di Campi lenuove frontiere delle biblioteche pub-bliche?Noi siamo consci del grande percorsofatto fino ad oggi, ma non ci possiamofermare qui. Per esempio a Campi ab-biamo una grande tradizione nelcampo della letteratura per ragazzi,siamo invece un po’ indietro nell’of-ferta culturale nei confronti dellefasce di età più alte. In questo sensonegli ultimi anni abbiamo lavoratocon progetti come “Un mercoledì dascrittori” che proveremo a potenziaree ad ampliare. Credo che anche in questo campo,con sempre minori risorse a disposi-zione, le parole d’ordine siano più co-munità e più partecipazione.Dobbiamo investire con l’obbiettivodi far sentire i cittadini sempre piùcoinvolti nella gestione del bene pub-blico. E quale bene pubblico supe-

Il teatro Dante, so!o il sindaco Emi-liano Fossi

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.com sabato 27 luglio 2013no40 PAG.3DA NON SALTARE

Intervistaal SindacocampigianoEmiliano Fossi

sviluppare. Penso cioè che sia giuntoil momento perchè la generazione dei35/40 enni si prenda in prima per-sona le responsabilità e ci metta la fac-cia in tutti i ruoli di guida. Portandonelle dinamiche le proprie specificitàe non cercando di scimmiottare, risul-tando così solo brutte copie, chi ci hapreceduto. Una delle nostre specifi-cità penso sia proprio un attenzionemaggiore che noi diamo alla culturaintesa come elemento che migliora laqualità della vita. Gli studi fatti, le let-ture, i films e la musica ascoltata, iviaggi in giro per il mondo che cisiamo potuti permettere ci rendonopiù ricettivi e sensibili appunto a que-ste tematiche.Condivido la vostra impostazione,dobbiamo però creare tutti i presup-posti perché la cultura, il bello, siafruibile da sempre più persone. Ab-biamo cioè un grande compito peda-gogico di fronte, di civilizzazione e ipassi da fare sono enormi. Vedo peròanche l’altro lato della medaglia e cioèil fatto che la cultura, l’istinto creativopotrebbero essere anche dei fenome-nali strumenti di sviluppo produttivodi un paese. Cosa che ancora noi ita-liani non abbiamo ben percepito.

Quindi non un anno intero senza di-rezione bensì tre mesi di lavoro in-tenso e partecipato al termine deiquali avremo la nuova situazione.Un amministratore locale, attual-mente nel nostro Paese, può averesperanza che la Cultura e il teatropossano essere inseriti in posizioniprioritarie in un'agenda politica, op-pure lo si ritiene un tema superiore,al pari della Convivenza Civile, dellaPace, della Qualità dell'aria che re-spiriamo? Se mettiamo in dubbio laPace, riteniamo possibile la guerra,se mettiamo in dubbio la Cultura, ri-teniamo plausibile l'ignoranza.Quale e come è possibile sviluppareuna strategia per la cultura nel nostropaese?Io credo che in questo ragionamentosulla priorità da dare alla cultura ci siaun approccio anche generazionale da

A sinistra John Lennon, a destraDavid Foster Wallace, autore di In"-nite Jest, so!o gli Audioslave a sini-stra e Lev Tolstoj a destra. Al centroRocca Strozzi

scelto da assessore alla cultura e rifareiquella scelta 100 volte. Abbiamo fattoun pezzo importantissimo di stradainsieme e oggi se il Dante sta pro-vando a ritagliarsi un ruolo nel pano-rama più ampio dobbiamo ringraziareanche la generosità e lo sforzo di Ben-venuti.Siamo sicuri che un anno interosenza direzione artistica non dan-neggi troppo la continuità di cuihanno bisogno i teatri e il loro pub-blico, soprattutto in questo momentocosì difficile per l'economia quoti-diana di ogni giorno?Ho pensato però che fosse giunto ilmomento di aprire un capitolo nuovoe questo lo puoi fare solo se chiudi ilvecchio. Ci sono scelte che devi fareanche se ti procurano dolore . Si aprecosì da settembre un cantiere, An-dante, partecipato e aperto al coinvol-gimento dei cittadini e a tutticoloro(operatori della cultura com-presi) che hanno a cuore Campi e ilsuo teatro. Al termine di questo per-corso definiremo quali saranno i con-torni culturali del Dante che sarà unTeatro di Comunità e anche chi sarà ilnuovo direttore artistico.

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Come si sia anche potuto sol-tanto pensare di vivere negliultimi tre anni senza il“Genio Fiorentino”, ecletticamanifestazione scaturita come Minervadalla mente creativa di Giove Pluvio daquella pirotecnica di Matteo Renzi (ver-sione 1.0 presidente di Provincia), Diosolo lo sa. Eppure non v'è chi, agli angolidelle strade o nei salotti che contano, nonpianga i bei tempi andati in cui il GenioFiorentino furoreggiava nel Belpaese edall'Alpi alla Sicilia d'altro non si par-lava. Ha dato di recente la stura a questolutto culturale finora elaborato nei cuoridelle anime belle, l'imprenditore MarioCuria (nome omen) della casa editriceMadragora. Egli rimpiange l'immagina-zione al potere con Renzi Presidentedella Provincia che aveva saputo coniu-gare cultura e turismo (e 'sti cazzi, cheimmaginazione! Quale sublime innova-zione!) e, appunto, cita il mai dimenti-cato Genio Fiorentino. Il quale “era unatrovata di marketing, ma era almeno uncontenitore di iniziative”. Wow, e di che?E' pur vero che secondo uno studio com-missionato dalla Provincia nel pro-gramma del Genio Fiorentino all'IRPET(di cui era direttore scientifico l'attualeassessore comunale Petretto) nel periododel Genio fra 2005 e 2006 si sono regi-strati aumenti del numero dei turisti, mamolto meno che in altre 6 Province to-scane che non avevano speso 1 milione dieuro per un simile contenitore. Non sap-piamo dire cosa ci fosse di geniale nel-l'immaginare (sic!) un contenitore diinziative nel periodo dell'anno di mag-gior afflusso di turisti (maggio-giugno).Ma le iniziative proprio memorabili nonerano, se si esclude il forse geniale mapoco fiorentino Lenny Kravitz (edizione2005). Tanto poco memorabili che lostesso Renzi non le ricorda. Infatti ilRenzi 2.0 (versione sindaco) dice chenon è stato lui il primo ad aver affittatoPonte Vecchio a privati, ma che era avve-nuto in precedenza e cita il concerto diLucio Dalla per Benvenuto Cellini. Pec-cato che Renzi 2.0 ha dimenticato che fuRenzi 1.0 (versione Provincia) ad orga-nizzare l'evento all'interno proprio delGenio Fiorentino 2008. Ma anche lì ilNostro diede prova di genialità: la datarimase in forse fino all'ultimo condizio-nata perché ebbe a dire il Gernio: “al mo-mento abbiamo programmato il 14maggio, ma l’individuazione della serataè condizionata dall’andamento dellaFiorentina in coppa Uefa: se la squadraviola passerà il turno, l’evento sarà antici-pato al 13 maggio, perché in questo casoanche Dalla sarà con noi, a Manchester,per seguire la finale”. Il povero Luciotentò di replicare che “anche le date inuna società individuale come la nostradipendono dal pallone”, ma niente potècontro la genialità del Matteo gigliato. Edel resto, titolava il Genio Fiorentino diquell'anno, mutuando da vasco Prato-lini, “Le idee non fanno paura a chi neha”. E lui ne ebbe!

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Registrazione del Tribunale di Firenzen. 5894 del 2/10/2012

direttoresimone siliani

redazionesara chiarelloaldo frangioni

rosaclelia ganzerlimichele morrocchi

progetto graficoemiliano bacci

editoreNem Nuovi Eventi Musicali

Viale dei Mille 131, 50131 Firenzecontatti

[email protected]

[email protected]/cultura.commestibile

“ “Con la culturanon si mangia

Giulio Tremonti

RIUNIONE DI FAMIGLIA

LE SORELLE MARX I CUGINI ENGELS LO ZIO DI TROTSKY

Berlusconi come Gheddafi

Siamo in molti ad essere stati sottoposti al “test delle macchie” di Hermann Rorschach,come casualmente inventate per penetrare la nostra psiche. Ricordiamo, scusate la di-gressione personale, di aver tanto creduto nel risultato di questa analisi da auto-internarsia Baden-Baden, in un albergo per trattamenti di mineralterapia cerebrale, pensando chepotessero avere effetti sulla nostra psiche. La cura che ci eravamo autoprescritti non ciguarì affatto dalla ovuspilusmania, detta anche frattopatologia (ricerca ossessiva del par-ticolare nel particolare). Godemmo però di tre mesi di ottimo relax. Via! Andiamo allibro di Lawrence Wilson “Lo smacchiatore delle macchie di Rorschach” di cui condivi-diamo a pieno la tesi denigratoria della ricerca dello psichiatra svizzero. Wilson parteda una feroce critica di tutta la psichiatria e della teoria freudiana, junghiana neo o postche dir si voglia. Come gli eremiti pre-cristiani si mettevano in solitudine per conoscereDio partendo da se stessi, così egli suggerisce periodi di solitario eremitaggio e pratica del-l'onanismo assoluto, pensando cioè solo a sé e mai come sostituto di rapporti di coppia.Per le macchie poi, consiglia ad ognuno di farsele come vuole e, dopo averle accantonateper un po', analizzarsele in proprio. Il ricercatore, invero, non porta dati a favore dellasua tesi, assicura comunque forti economie dall'avere eliminato le parcelle degli strizza-cervelli. Proprio grazie a questi risparmi ci siamo goduti 90 giorni nella splendida cittàtermale del Baden- Wurttemberg.

Finzionariodi Paolo della Bella e Aldo Frangioni

C'è del lavoro in vista perarchistar e comunicatori!Sulla scia della pregevole

iniziativa della ministradel turismo della Libia, Ikram BachaIman, che sta trasformando la resi-denza di Gheddafi a Tripoli in unparco divertimenti, anche il nostro Sil-vio Berlusconi sta meditando di lan-ciare un bando pubblico pertrasformare Villa Certosa, residenzasarda dell'ex premier, in un grandeparco a tema. Filippo Panseca, già ar-chitetto di Craxi, pare abbia già pro-gettato le prime attrazioni: il“Bunga-Bunga Roller Coaster”, ilgioco della Torre (dalla quale gettareil vostro magistrato preferito), il Caro-sello dei Ministri, le Tazze delle Olget-tine Rotanti. Da alcune indiscrezioni,pare che Villa Certosa Berluscalandsarà dotata anche di locali aperti soloa tarda notte per pubblico adulto, inmodo da soddisfare le esigenze digrandi e piccini di statura. Si tratta delpiù grande parco divertimenti d'Eu-ropa, soprattutto se andrà in porto ilsogno di Silvio di trasformare l'Italia a

E si rimangia e si ribeve!E' una vera orgia culina-ria quella che sta inve-stendo il mondo deibeni culturali. Lungidall'evocare la sindromedi Stendhall, i beni culturali del nostroPaese sembrano piuttosto scatenare lasindrome di Gargantua e Pantagruel.Rabelais nel suo romanzo, descrivel'enorme appetito del figlio del giganteGargantua, Pantagruel; e il romanzo siconclude con l'esortazione dell'Oracolo,“Trinch!”, cioè “Bevi!”.Così, di fronte ai giganti del nostro pa-trimonio culturale – da Ponte Vecchioal Davide di Michelangelo, fino al tem-pio di Segesta – si leva alto un sol grido:“Mangia e bevi!”. Non siamo in gradodi pensare a niente altro di originale perfar soldi dai beni culturali che affittarliper il privilegio di una cena e una sbic-chierata sotto il Davide, nelle rovine del-l'antica Magna Grecia. Si staformando, naturalmente, un tariffario:Segesta vale 5 mila euro per due serate(affittata alla società israeliana "Sha-vit") cifra massima prevista dalla ta-bella di una circolare regionale del2008 sulla "concessione d'uso dei beniculturali e relativi oneri”, mentre gli Uf-fizi valgono ovviamente di più (dai 10mila ai 150 mila se ci vuoi fare anche lasfilata di moda). Noi che siamo signoreanziane e di modesti natali, potremmopermetterci al massimo una fettuntacon vino della casa al cenacolo dei Van-chetoni per 150 euro. Che volete, si faquel che si può.

Gargantuae i beni culturali

Il geniofiorentino

immagine e somiglianza della sua VillaCertosa (il processo è, in verità, in statodi avanzata realizzazione).Voci ben informate ci dicono che Berlu-sconi abbia intenzione di chiamare a di-rigere questo suo grande progetto il“nostro” Giulio Tremonti a dimostrareche, se con la cultura non si mangia, conil divertimento invece sì. D'altra parte vo-lendo emulare l'evoluzione del paese delsuo amico Mu'ammar Gheddafi, lastrada è anche lì segnata: infatti, il pro-getto del Ministro del Turismo si sostitui-sce a quello dell'ex premier Abdelrahimal Kib che – pensate un po' che sfaccia-taggine – aveva addirittura proprosto dicostruire al posto della villa di Gheddafiuna biblioteca, un teatro e un monu-mento alla memoria dei martiri della ri-voluzione libica. Pare che il suo congliere!"#$" %&$'"(%$ (alias Jabal el ThreMonsur) lo abbia dissuaso con una fraselapidaria: ') *#+,*-. #* $'/( 0( %0/#(qualcosa del tipo: “prova a mangiarti lacultura se ti riesce!”). Con il che è dimo-strato che la cultura non è petrolio nep-pure in Libia.

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.com sabato 27 luglio 2013no40 PAG.5PECUNIA&CULTURA

Paradoxes de l’Italie: siamo unodei Paesi in cui si pubblica dipiù, ma anche uno di quelli incui si legge di meno. Ci van-

tiamo delle nostre biblioteche e del no-stro patrimonio librario pubblico e losottovalutiamo e, spesso, lo maltrat-tiamo. Certamente le biblioteche nonstanno in cima ai pensieri dei sindaciitaliani. Questo emerge dal apporto fi-nale dell’Indagine statistica sulle bi-blioteche pubbliche degli entiterritoriali italiani, promossa dal Cen-tro per il libro e la lettura e dall’Asso-ciazione Italiana Biblioteche. Avremomodo di tornare più diffusamente suquesto rapporto (che si può scaricareal sito www.cepell.it/index.xhtm), maintanto preme segnalare come il Bel-paese delle Lettere ne esca abbastanzamale. Non tanto per il numero di bi-blioteche pubbliche di ente locale(6.898 quelle censite attraverso il que-stionario online, cosa che ha escluso il32% delle biblioteche prive di indirizzoemail), quanto per il grado di rispon-denza delle biblioteche alle funzionimoderne cui esse potrebbero/dovreb-bero assolvere. Il questionario inten-deva rilevare: tipologia funzionale esede delle biblioteche; consistenza,composizione e caratteristiche del-l’utenza; prestito librario e altri serviziofferti; patrimonio e acquisti; oganiz-zazione di attività culturali ed eventi;utilizzo e gestione dei mezzi di comu-nicazione. Orari di apertura medi bassi(22 ore/settimanali), alto invece il li-vello dell’adesione a reti bibliotecarie(83%), media annua di volumi prestati12.436 (quindi un volume di prestiti di47 milioni di prestiti l’anno; con EmiliaRomagna a 34.000, Trentino quasi a27.000 e la Toscana a 11.239, quindisotto media come gran parte delle re-gioni in virtù dell’eccelsa performanceemiliana). Ben l’81% delle bibliotechenon offre ebook ai propri utenti (doveperò la Toscana è prima con il 37%).Postazioni audio, video, internet... que-ste sconosciute, come tutto ciò che at-tiene a innovazione, tecnologie,somiglianza alla vita esterne. Questo cipare il punto debole che emerge dalrapporto: le biblioteche di ente locale(e ancor meno quelle nazionali) nonsono state investite dal processo di in-novazione che si sarebbe reso necessa-rio a fronte delle grandi trasformazionidei costumi, dei consumi e delle tecno-logie degli ultimi anni, come per ognialtra infrastruttura culturale. Ancora anoi resta imperscrutabile il motivo peril quale così come si ritiene indispen-sabile ammodernare le infrastrutturead esempio dei trasporti, oppure di tra-smissione dei dati, o ancora sanitarieper poter rispondere alle mutate esi-genze della società, non si ritenga cheanalogo intervento necessario per leinfrastrutture culturali che determi-nano non meno delle altre la qualitàdella vita dei cittadini o il grado dicompetitività del Paese a livello inter-nazionale. In molti Paesi del mondo,

con minore spocchia culturale dell’Ita-lia questo processo di investimento ininnovazione nelle biblioteche qualiluoghi dell’identità stessa della comu-nità è andato avanti, come testimo-niano i grandi interventi sulle maggioribiblioteche che si trovano testimoniateanche visivamente e architettonica-mente in alcune immagini in questepagine.In Regione Toscana (come in qualchealtra regione del Paese, ma diversa-mente dallo Stato, dalle scuole e, incerta misura, anche dalle Università)l’investimento per trasformare le infra-strutture bibliotecarie di ente locale èstato rilevante e ha dato luogo a biblio-teche, sistemi bibliotecari e serviziqualificati che hanno aumentato inmodo esponenziale il pubblico e gliutenti delle biblioteche. A partire daCampi Bisenzio, fino a Firenze(Oblate), Pistoia (S.Giorgio), Prato,Montevarchi, Empoli, Sesto Fioren-tino, Rosignano Marittimo, Pisa, ColleVal d’Elsa sono state decine le biblio-teche di ente locale che si sono apertead un modo diverso di adempiere alproprio ruolo di biblioteca pubblica.Sono diventate centro di aggregazioneculturale per attività non solo di pre-stito (che comunque è aumentato pro-prio in virtù della politica di acquistodi volumi che vede la Toscana in cimaalla classifica delle regioni italiane), mapiù in generale culturali: musica, tea-tro, cinema, convegnistica, didattica. Ilsolo dato della Biblioteca delle Oblateche dai 72.000 utenti/anno primadell’investimento per la sua trasforma-zione arriva oggi oltre le 500.000 unitàci dà il senso delle grandi potenzialitàche l’investimento nelle bibliotechepuò avere.La Regione Toscana ha attivato, dal-l’inizio degli anni 2000, diversi canalidi investimento: dal Docup 2003-2006ai vari programmi europei tutt’ora incorso. Nelle 10 Province toscane pos-siamo contare negli ultimi 10 anni ben47 interventi strutturali per un investi-mento complessivo di 84,310 milionidi euro, dei quali 42,748 nella forma dicontributi che la Regione ha attivato inproprio o attraverso i finanziamenti eu-ropei. E’ stata una strategia volta con-sapevolmente a rendere competitivoquesto settore rispetto a quanto stavaaccadendo in Italia (Bologna, Pesaro,Genova, per fare solo alcuni esempi) enel resto d’Europa e, allo stesso tempo,per rafforzare il riconoscimento daparte delle comunità locali del valoreidentitario che una biblioteca può ri-vestire. Non è, dunque, un caso che laToscana risulti fra le regioni con il mag-gior numero di utenti nel rapporto delCepell, ben più della Lombardia chepure ha un numero di bibliotechemolto più alto (1451 contro le 371 to-scane). Torneremo a riflettere su questi datialla ripresa settembrina, proponendoanche una riflessione pubblica di ope-ratori e amministratori intorno a que-sto che a noi pare un passaggiodecidivo per qualsiasi politica culturalesi immagini di voler fare in Italia.

di Barbara Setti e Simone Silianitwitter @Barbara_Setti e [email protected]

Dall#alto la Biblioteca di Alessandria d#Egi!o, la Biblioteca pubblica Bishan, Singaporee Central Public Library Vancouver (foto tra!e dal sito ilpost.it)

IndagineBiblioteche

sulle

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Roland Sabatier, Luspurgraphieaux références, 1989 Tecnica mistadi cartoncino, cm. 49,5x49,5.Courtesy Collezione Carlo Palli

A sinistra Yves Klei,Victoire de Samo-thrace, 1962 Pig-mento blu su

intonaco, ferro e pie-tra, es 23/175 cm h

51,4. A destra Michelan-gelo Pistole!o La radio e capovolta, la voce e

dri!a, 1980 Radio e spec-chiera capovolti Spec-

chiera cm78,2x106,5

Mobile radiocm 85,5x89.Entrambe

CollezioneCarlo Palli

in un colpod’occhio

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.com sabato 27 luglio 2013no40 PAG.6

Un incontro di arte e cultura a“colpo d’occhio” è ciò che si èinaugurato a Pietrasanta loscorso 20 luglio. Uno sguardo

prospettico, fra tradizione e innova-zione, sulle secolari relazioni chehanno caratterizzato la dialettica sto-rico-culturale tra Francia e Italia; unospunto di riflessione su due diversemodalità di fare arte e di concepire lacultura, ossia su due diversi criteri ope-rativi, ricchi di slanci avanguardistici eattenzione alla tradizione, ma al tempostesso in relazione continua, volti a su-perare dicotomie e differenze ance-strali. La mostra “Italia-Francia. L’innocenzadel reale”, a cura di Alessandro Roma-nini e Gualtiero Vanelli, dislocandosifra le sale del Complesso di S. Ago-stino, piazza del Duomo e la Fonda-zione Centro Arti Visive di Pietrasanta(con la partecipazione del Centro perl’Arte Contemporanea Luigi Pecci diPrato), mette in evidenza i talenti ita-liani e francesi nei loro virtuosismi ar-tistici e nelle dinamiche creative,realizzando un incontro/confronto diprospettive, visioni e ideologie sul realein tutte le sue possibilità e le sue mol-teplici espressioni. Opere e artisti sifanno testimoni e portavoce di unacultura sociale in grado di insegnaremolto a occhi poco attenti alle vicissi-tudini di questo complesso periodostorico. Da Michelangelo Pistoletto,Jannis Kounellis a Maurizio Cattelan,Deschamps, Cèsar, Arman passandoper gli autori del Nouveau Réalisme,della Transavanguardia, del Lettri-smo, dell’Arte Povera e della Figura-tion Libre, l’esposizione offre un innoall’integrazione e alla ricchezza delledifferenze culturali, facendo emergereil plusvalore dei segni della realtàcontemporanea che solo l’esteticapuò cogliere in modo puro e inno-cente, privo di ideologie precosti-tuite. Realismo e rappresentazione con-cettuale e formale dell’esistente siamalgamano per ricordare quantotradizione e innovazione culturalesiano necessariamente uniti nel pro-gresso della Storia sociale italiana efrancese, con le proprie memorie ele proprie contaminatio. L’esposi-zione offre in tutta la sua particola-rità e multi-artisticità delle materie,delle tecniche e dei codici comunica-tivi, un processo iconografico-cultu-rale a cui gli artisti sono chiamati aconfrontarsi con la loro invettiva e illoro particolare sguardo sul mondo.Un modo, in sostanza, per sottoli-neare che arte e cultura possono an-cora costituire le basi per unapproccio costruttivo a un’eco-nomia della conoscenza –come ricorda GualtieroVanelli – contro i tantipolitici che hanno affer-mato e continuano a ri-badire che “con la culturanon si mangia”.

di Laura [email protected]

ISTANTANEE AD ARTE

Arte e società

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.com sabato 27 luglio 2013no40 PAG.7ICON

La provincia riserva sempre sor-prese e, anche se Italia è tutta unagrande provincia, qualcuno èconvinto che vi sia una provincia

più provincia di altre. Personalmentetrovo che non esiste niente di più pro-vinciale del pregiudizio del provincia-lismo ma tant'è: sembra che se nonc'è una tangenziale intasata di traffico,il ruolo culturale del luogo sia irrile-vante. Eppure, quando scelgo lescarpe per il vernissage, la differenzasi fa concreta e il luogo incide sul tipodi scarpe. Anche per sfatare anchequest'ultimo tabù ho deciso per deisandali con le perline di vetro con untacco alto e sottile che per me, fede-lissima alle scarpe pratiche, è davveroil massimo del glamour. Era unascommessa e a quanto pare l'ho cen-trata perché l'evento valeva il sandaloe il tacco. Un po' titubante, ho comin-ciato a mescolarmi tra la gente, tantagente, senza capire esattamente cosami aspettava e se avessi scelto l'abbi-gliamento giusto. La mia amica Doro-thea, scultrice, mi aveva chiesto unatraduzione per Michael, artista visivo,che inaugurava il 13 luglio e io ne eroincuriosita. C'era musica e gruppi dipersone a passeggio col bicchiere delbrindisi. Appena superato l'ingressoho cominciato a incontrare amici e misono infilata nel primo fondo trasfor-mato per l'occasionein spazio espositivo.Ho parlato d'arte conuna curatrice, una deivolontari che hannocurato l'evento, e su-bito dopo con unascultrice, ho discussodi fotografia e di stu-dio della luce, delladoppia esposizione edei materiali distampa. Ho visitato glialtri spazi espositivi,tutti e dieci frutto diriutilizzi: alcuni rica-vati in negozi stroncatidalla crisi, altri in can-tine, altri ancora infondi privati messi adisposizione. Alcunecose mi sono piaciutemeno, altre, invece, veramente tanto.Sono francamente rimasta sorpresadel livello qualitativo delle proposteperché non pensavo che Bagni diLucca avrebbe mai visto un tale livelloe una tale varietà artistica tutta in-sieme nei propri spazi. Sicuramente ciritornerò perché il Bagni di Lucca ArtFestival durerà per tutti i mesi di lu-glio, agosto e settembre a Ponte a Ser-raglio nel comune di Bagni di Lucca.Cinquanta giorni di festival con artistiprovenienti da Australia, Giappone,Finlandia, Mozambico, Irlanda, Nor-vegia, Germania, Inghilterra, Usa,Spagna e Italia corredati da concerti,mostre, workshop, simposi d'arte espettacoli di varia natura. Durante ilfestival estimatori, artisti e mecenati

di Ilaria [email protected]

Un borgo per l’arte

possono incontrarsi, esibirsi, creare econdividere esperienze. Il progetto ènato dall'idea di rinnovare una bellalocalità per troppo tempo assopita nelricordo del suo antico splendore. Ioche ci vivo, trasferitami dalla città, hosempre saputo che si tratta di unluogo prezioso ma questo non bastaa far sì che sia piacevole viverci.Adesso invece vedo il paese con occhimolto diversi e so che non devo an-dare troppo lontano per trovare glistimoli che continuamente cerco. Avolte la vita di provincia non è affattomale.Il sito del Bagni di Lucca Art Festivalhttp://artfestivalbagnidilucca.org/?lang=it

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CCUO

.com sabato 27 luglio 2013no40 PAG.8

Il prestigioso Lucca Summer Festi-val, nella splendida cornice dipiazza Napoleone, ha avuto il pre-gio di riconsegnarci il rocker cana-

dese per la sua unica data italiana dopo5 lunghi anni. Era il 2 ottobre 2008quando, a Milano, Bryan Adams si pre-sentò per l’ultima volta a fare un con-certo in Italia.Io sono qui e il nostro tempo é arrivatocome dice in “Here I am”.E’ stato un evento imperdibile per gliamanti del rock. Ottima la partecipa-zione del pubblico, proveniente daogni dove, in una serata che ha regalatoemozioni.Si spengono le luci.Qualche secondo di attesa ed eccoBryan Adams sul palco insieme allasua band: il grande Keith Scott alla chi-tarra solista, Mickey Curry alla batte-ria, Gary Breit alle tastiere e NormFisher al basso.La scenografia è spettacolare: dietroAdams e soci, c’è un maxi schermo cheinizialmente presenta vari effetti moz-zafiato per poi visualizzare Bryan e laband (anche non contemporanea-mente).Si inizia subito a bomba con pezzi mar-catamente rock: nelle cariche “HouseArrest” e “Somebody” emerge tutta labravura di Scott.Seguono altri pezzi tratti da “Reckless”(capolavoro del 1984) come le mera-vigliose “Heaven” , “It’s only love ”(senza Tina Turner), “Kids wannarock” e la fiammeggiante “Summer of‘69” che rappresenta il marchio di fab-brica di Adams.Il pubblico è incontenibile.Poi c’è spazio a canzoni romantichecome la colonna sonora di “Spirit”(Here I am), “Back to you” e tre grandicavalli di battaglia di Bryan: “Pleaseforgive me”, ”Have you ever reallyloved a woman?” e “Everything I do (Ido it for you)”, indimenticabile co-lonna sonora di “Robin Hood principedei ladri”.Poi ritornano pezzi veloci come “He-arts on fire”, ”Thought I’d died andgone to heaven”, ”This time”, ”Can’tstop this thing we started” e la sempreefficace “I’m ready”.Poi si passa per “Cuts like a knife” (conil pubblico che fa “na na na “), il duettocon una ragazza del pubblico in“When you’re gone”( mancava la“Spice” Mel C) fino a “18 til I die”(stu-penda la scenografia con il testo a ca-ratteri giganti sul maxischermo).Gran finale con la spericolata “Run toyou”, canzone manifesto degli 80’s. Pensavate che fossa finita? Invece Adams rientra con la chitarra eregala altri due brani: “Straight fromthe heart” e “All for love” (senza RodStewart e Sting).Il pubblico invoca ancora “one moresong”, ma la magia finisce qui.Se Bryan Adams continuerà ancora acantare “I need somebody, somebodylike you”, sono sicuro che se tornerà inItalia non si sentirà più solo…

La rivistadi Giuseppe FavatiQuasi

di Tommaso [email protected]

di Franco [email protected]

Quando Giuseppe Zagarrio nel 1971stabilì, con Favati e Lanuzza, di darevita a Quasi, un periodico successivoa Quartiere, ne fui collaboratore finodal primo numero.Sul primo numero della nuova rivi-sta apparve una mia poesia, intitolata“Quasi /un augurio”, in cui si avver-tiva una comune volontà di fare poe-sia.che iniziava:“cari compagni che curate ‘quasi’ /unperiodico di letteratura / con tutti idubbi (o quasi) che derivano / dalnon essere in re ma in rebus - voi / -senza dubbio compagni di un’ età /che ritenta se stessa sulla corda / tesadelle domande interattive - / siete ilsegno sicuro di una storia / insicurain cui noi siamo quasi / nati annegatiin un deserto / (oppure innati natinon neonati post- /nati) nel cuorefondo della palus”...Una collaborazione che era il fruttodi un’amicizia consolidata con Zagar-rio sulle pagine di Quartiere, mentrel’incontro con Giuseppe Favati risaleal novembre 1966, esattamente neigiorni dopo l’alluvione di Firenze,quando Gerola ed io ci impe-gnammo a redigere per la rivista IlPonte una cronaca del disastro.Già in quel tempo, Giuseppe Zagar-rio curava una rubrica di poesia sullamedesima rivista. Insomma, per direin breve, fra le nostre due riviste erastato aperto, per la letteratura, pro-prio un ponte.Favati era più strettamente legato aZagarrio, tanto che alcuni anni dopo,quando Quartiere aveva esaurito ilsuo ciclo, i due amici, dettero vita,appunto, a Quasi che, negli anni 70,

SU DI TONO

PIANETA POESIA

ebbe il merito di selezionare e racco-gliere il meglio della giovane lettera-tura che aveva preso le mosse daQuartiere e stava ormai configurandosicome presenza di rilievo nazionale apartire dal nostro stesso contesto sto-rico geografico, insieme al più giovaneStefano LanuzzaEbbi cosìmodo, in que-gli anni, difrequentare econoscere me-glio GiuseppeFavati, il qualefu certamentecolonna por-tante di Quasi.Noi abitavamonella stessastrada, a pochipassi l’uno dal-l’altro, ma è purvero che in que-gli anni i diversiimpegni deter-minavano unafrequentazioneirregolare, così che l’amico ebbe a de-dicarmi una poesia che metteva in evi-denza le istanze comuni e, nello stessotempo, incontri rimandati sempre “asettimana nova”.La poesia recita: “Trenta metri fra lenostre due case (ci vediamo/ a setti-mana nova). E quanti dal singolo/ de-privato al collettivo? Fra i due bianchi/fogli di guardia pur si arrota una r.”E vuole dire che una r, quella del Col-lettivo, accomunava i due bianchi“fogli di guardia” che rappresentanol’apertura di un libro, ma anche l’atteg-giamento condiviso di un’attenzioneverso il mondo.Erano anni difficili, nei quali un lungo

arco di storia stava giungendo al capo-linea, e noi spendevamo tutte le nostrepossibili risorse per darle un senso eduna direzione anche a attraverso lostrumento della poesia.Sul Campionario delle riviste di poe-sia – Ottovolante 1984, da me curato,

la redazione della rivista scrisse“i primi numeri di "Quasi" aggre-dirono il rapporto tra letteraturae potere, tra creazione e reifica-zione, tra la pratica della ri-cerca/interrogazione e quelladella intolleranza ideologicadella sempre più urgente inva-denza dell’industria culturale.Le iniziative più notevoli inquesto senso:a) il consensoverso le proposte esoeditorialipiù intelligenti e attive: daquelle diciamole ‘periferiche’al lavoro contestativo di alcunipoeti diciamoli ‘maggiori’come R. Roversi (presente findal primo numero con unampio componimento intito-lato Esecuzione di un piano,ma anche in altri successivi

numeri: nel 3 con un capitolo del ro-manzo ancora inedito l diecimila ca-valli e nel 6 con un componimentointitolato l Longobardi erano uomini),F. Fortini (presente anche lui nelprimo numero con Deducant te an-geli, una delle poesie suggerite da luistesse come "clandestine", cioè scrittee diffuse al di là della circolazione me-gaeditoriale), Andrea Zanzotto (che siera impegnato da poco in una inizia-tiva esoeditoriale stampando in pro-prio la plaquette Gli sguardi i fatti esenhal e ora, al n. 7 di "Quasi" affidaval’inedito intitolato Chele).”Una rivista, come si legge, di rilievonazionale su cui sarebbe bene ritonare.

Il ritornodi Bryan Adams

Backto

Italy

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.com sabato 27 luglio 2013no40 PAG.9ODORE DI LIBRI

Paolo Cocchi ha scritto un bellis-simo romanzo. Questo è, primadi tutto, il suo “La bilancia smar-rita. Cronaca di un’inchiesta”

(Pagliai Editore, Firenze, 2013) nel qualeCelestino Buoncompagni, amministra-tore pubblico in carriera, assessore allacultura in regione, già sindaco di Barba-ria, subisce un'indagine giudiziaria che necompromette la carriera politica, mettein crisi un mondo di amicizie affetti e va-lori, minaccia la sua integrità psicologicae lo segna, inevitabilmente, per sempre.Un romanzo in larga parte autobiogra-fico, in cui è possibile riconoscere prota-gonisti, attori di primo piano e comparseper chi ha dimestichezza delle cose diToscana. E Cocchi è con loro tanto im-pietoso nel mettere inevidenza ipocrisie,debolezze e fragilità, almeno quanto lo ècon se stesso, cui non lesina pennellateautoironiche e critiche. In questo affresco“verista”, Cocchi scrittore è esattamentecome Cocchi uomo: sincero al punto darisultare politicamente scorretto, incu-rante delle mediazioni (che pure nobili-tano l'arte della politica), ruvido eprofondo allo stesso tempo, capace discrutare dentro le proprie incoerenze e ipropri difetti come in quelli altrui. Chileggerà il libro potrà apprezzare tutto ciò.Ma qui vorrei segnalare come questo siaun romanzo con tanto pensiero dentro emolta vita dietro. Non una cronaca, insenso stretto, ma il distillato di una labo-riosa e dolorosa elaborazione di una vita,costruita su alcune certezze che vienesconvolta da un evento calamitoso, su cuil'autore-protagonista è capace di rifletterein una dettagliata ricostruzione con latecnica del “macchina indietro” per an-dare a ricercare le prime invisibili crepe,ridiscuterne l'architrave e poter, infine,sopravvivere alla catastrofe. Forse, nientealtro è la nostra vita. Anche quando nonfinisci nel tritacarne della macchina dellegiustizia-spettacolo e del giornalismo-scandalistico come accaduto a Celestino.“La bilancia smarrita” non è dunque sol-tanto una cronaca giudiziaria, pur tipicadel tempo che ci è dato vivere, con ilcorto circuito fra un sistema giudiziarioincompetente e asservito al populismodilagante e il sistema dell'informazioneche ha perso la sua autonomia e fors'an-che la dignità. Non è soltanto una rifles-sione (amara) sulla politica, le suemeschinerie attuali fondate su sconfittepatite e disillusioni subite dei grandiideali in nome dei quali tutto (o quasitutto) era consentito. Ma è, forse soprat-tutto, una riflessione interiore, sulla pro-pria esistenza in un tempo che stacambiando rapidamente e in mododrammatico, senza che te ne accorga finquando ti svegli una mattina e, insiemealla Guardia di Finanza che perquisiscela tua casa consegnandoti il capo di im-putazione, inizi a renderti conto che ilmondo nel quale hai vissuto non esistepiù e tutto intorno è crolli e macerie. E idettagli sono importanti quanto le grandiarchitetture ideali o ideologiche in questarovina di mondi che si screpolano. Il librodi Paolo Cocchi ci insegna ad avere ri-

di Simone [email protected] La bilancia

smarritadi Cocchi

Foto dall’archivio Roberto Minuti

Gradi di giudizioMINUTAGLIE

spetto dei punti di vista perdenti,di quelli più laterali, meno allamoda: il mondo da certe pro-

spettive certamente apparirà più com-plesso, meno sfavillante ma non menovero; anzi potrà rivelarci forse qualchebrandello di verità che il pensiero mainstream non può più consegnarci. Cele-stino si trova ad un certo punto sull'orlodlel'orrido, ne è insieme attratto e so-spinto: la sua misantropia, la tensioneverso l'autodistruzione, la voglia di lenta-mente scomparire come la scrittira diRobert Walser, lo scrittore svizzero di lin-gua tedesca che morì nel pomeriggio diNatale del 1956 dopo una solitaria pas-seggiata in un campo di neve, autore distraordinari “microgrammi”, scritti a ma-tita in una grafia minuscola e difficile dadecifrare che appunto progressivamentescompariva come la sua vita. Riprenderà

a camminare, CelestinoCocchi, forse più leg-gero, certo invec-

chiato e piùd i s i n c antato,salvo lontano dal

baratro; ma lo havisto, ne ha com-

preso la profondità esubito le ingiurie. Ed è

ritornato per rac-contarcelo: un

piccolo privile-gio, cui glisiamo grati.

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di Sandro Biniwww.deaphoto.it

Notturni urbaniIl brivido lungo e misterioso

della notte in città

Firenze 2004-2013

LUCE CATTURATA

Sandro Bini - Coverciano - Firenze 2012

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GinetteSe ci sono altre cose che cono-

sco di quella ragazza? Non neso molto di più, so solo cheveniva violentata e picchiata

dal padre e che è fuggita di casa da piùdi un anno. Sembra essere scomparsa,ma sicuramente è ancora viva e quasisicuramente si nasconde ancora a Pa-rigi, ma nessuno sembra sapere dove.Forse sono completamente fuoristrada, dovrei cercare da altre parti, inambienti diversi. Magari fra le cer-biatte. Sì, le cerbiatte, les biches, les le-sbiennes. Una donna traumatizzatadal padre può benissimo essersi rifu-giata fra le braccia di una persona delsuo stesso sesso, e può avere trovatoproprio fra quelle braccia la rispostaalla sua inquietudine. Da dove comin-ciare a cercarla? Ci sono parecchi lo-cali per donne qua intorno. Possoandarci da solo o devo farmi aiutareda qualche amica? Non lo sai neppuretu, non hai molte conoscenze inquell’ambiente. Credo proprio chedovrò cavarmela da solo, in qualchemodo. Grazie per gli auguri. Connaissez vous cette fille? L’avetemai vista in questo locale? Sì, lo soche gli uomini qui non possono en-trare, ma ho solamente fatto una do-manda. Grazie ugualmente. Et vous,mademoiselle? Non, rien à faire.Merci. Scusatemi, sto cercando unaragazza. Dite che dovrei vergo-gnarmi? No, non è come credete.Forse potete aiutarmi, sto cercandoquesta ragazza. Se sono suo padre?No, sono suo nonno. Grazie ugual-mente. Guardate questa foto, per fa-vore, avete mai visto questa faccia quaintorno? No, non voglio né venderlané comprarla, voglio solo trovarla.Grazie dell’aiuto. Scusate, poteteguardare questa foto? E’ una ragazzache sto cercando. No, non sono dellapolizia, e non sono neppure un pa-rente. Non l’avete mai vista? Ma guar-datela, per favore, come fate a dire dinon conoscerla senza neppure guar-dare la foto? Una ragazza come tante.No, non date informazioni sulla vo-stra clientela. E voi, non avete maivisto una ragazza in vita vostra?Stento a crederlo. Pardon, madame,connaissez vous cette fille?Ehi, che fai, lasciami il braccio. Nonlo piegare così, mi fai male. Fermati,che stai facendo, vuoi romperlo?Devo smettere di fare domande, devosmettere di tormentare quella ra-gazza? Devo lasciare in pace Ginette.E chi è Ginette? Ahi, lascia il braccio,parliamone. Vuoi le foto? Tieni, pren-dile tutte ma lasciami andare il brac-cio. D’accordo, me ne vado da qui enon mi faccio più vedere. Maledettastrega, ma che ti è saltato in testa? Loso che questo è un locale riservato,ma non facevo niente di male. Hosolo fatto una domanda. Va bene, mene vado. No, non dubitare, non honessuna intenzione di tornare qui. Enon conosco affatto Ginette, sto cer-cando un’altra persona. No, non ha

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.com sabato 27 luglio 2013no40 PAG.11

PUÒ ACCADERE

PARIGI VAL BENE UNA FOTO

di Danilo [email protected]

Gabbie sonore

GinetteGinette

di Susanna [email protected]

Firenze, Luglio 2013

importanza, me ne vado e basta.Ecco, sei contenta? Au revoir, anzi, àjamais te revoir. Non è stato un pia-cere per me incontrarti.Liberamente tratto dal romanzo “Jed,Ced, Zed” di Danilo Cecchi

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.com sabato 27 luglio 2013no40 PAG.12NUVOLETTE

Le storie di PamSi

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Nellontano aprile 2011,

quando ancora Cultura Comme-stibile usciva come inserto di carta nel

quotidiano Il Nuovo Corriere di Firenze,iniziò la felice collaborazione con il disegnatore

Pam (pseudonimo di Caserio Bresci). Comepreme!evamo nella presentazione delle primestrisce, Pam, di origini massetane, viveva nelleIsole de La Réunion a decorare le barche dei pe-

scatori. Da quando siamo rivista on line lestrisce di Pam sono diventate delle pagine

ed hanno assunto sempre piùl'aspe!o di una graphic nou-

vel. Pamela,

l'eroina del nostro disegnatore, due anni emezzo fa torna a Firenze dalla sua Parigi esi italianizza. Pur vivendo così lontanoPam conosce alla perfezione gli accadi-menti del nostro Paese. Le sue storie, purcosì a!inenti al quotidiano vivere italiano,spaziano nel tempo antico e nell'utopia dimondi paralleli, ma sono così realiste cheanticipano la caduta di Berlusconi del no-vembre 2011 e la resistibile ascesa di

Renzi. Pam è un vecchio anarchico contendenze nichiliste “non insensibile” al fa-scino femminile, ma in fondo profetizza unmondo migliore che purtroppo sta solonella sua penna. Con questo numero con ilquale Culturacommestibile.com sospendele uscite "no a se!embre, conclude con duepagine le avventure di Pam, con nostrosommo rincrescimento: ma lui ha volutocosì. Ci scrive che si sta trasferendo a

Ushuaia, ci!à nel lembo estremo della Pa-tagonia argentina, e da li ci prome!e altrestorie in collaborazione con un notissimoscri!ore di cui però non ci fa il nome: arri-vederci a se!embre e grazie Pam del tuopiacevole disegno e delle tue storie. P.s. Alcuni amici, maliziosi, ci dicono che ilnostro abbia portato con sè, in Patagonia,anche Pamela, non quella disegnata, ma laventicinquenne vera.

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.com sabato 27 luglio 2013no40 PAG.13NUVOLETTE

www.martinistudio.euLe storie di Pam

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.com sabato 27 luglio 2013no40 PAG.14

Anche la poesia contemporaneadeve confrontarsi con la crisi. Unacrisi di sensibilità e partecipa-zione, che inietta germi insidiosi

nella moderna “società delle comunica-zioni”. Ma la poesia non è affatto morta.Nel profondo, è un continuo fermento dienergie vitali: intense e vigorose, semprepiù difficili, semmai, da capire e control-lare.Uno dei termometri più sensibili per va-lutarne la complessità, è il Premio Alessan-dro Contini Bonacossi, giunto quest’anno

alla 19esima edizione. Con una sorpresastraordinaria: ben sette gli ex-aequo per lasezione principale, dedicata alle raccoltepubblicate nell’ultimo quinquennio. Ununicum nella storia del premio, che la giu-ria composta da Ernestina Pellegrini (pre-sidente), Valentina Contini Bonacossi,Donata Scarpa Di Zanni e Tita Paterno-stro, ha imputato alla diffusa eccellenzadelle opere selezionate, vero “microco-smo” della poesia attuale.Così, di fronte al pubblico riunitosi dome-nica 16 giugno nello scenario della VillaMedicea di Capezzana (a Seano), LucaArtioli (premiato con La casa a cui vieni)ha parlato della condizione del poeta, “di-versamente sensibile” in una società cro-nofaga che vive di sole apparenze. AlbertaBigagli ( Dopo la terra) ha invece raccon-tato i fondamentali incontri con Carlo Be-tocchi e Mario Luzi, e di come per lei lapoesia sia “sinonimo di vita”. Paolo Buttiha presentato la sua raccolta Nel cuoredella madre, dedicata alla madre per anto-nomasia, Maria: una lirica religiosa che èanche “omaggio a ogni donna e madre”.Con la consueta ironia, Francesco Gurrieri( Disegni indocili) ha raccontato la sua vo-cazione di architetto, che di tanto in tantoposa squadra e compasso per mettersi amisurar versi (senza dimenticare il dettodi Montale: “Ma lei ama la poesia? Allorastia lontano dai poeti!”). Paola Lucarini (Per visione d’anima) non ha potuto na-scondere la commozione di fronte allaVilla di Capezzana, immersa nel “verde so-noro” della natura, e nobilitata dalla sensi-bilità delle anime che l’hanno abitata. Unavena d’impegno sociale si è imposta conGiovanni Perrino (premiato per Dorsod’asino), con una dedica speciale alla me-moria di Maria Grazia Beverini del Santo.E settimo tra gli ex-aequo, Valentino Ron-chi (Anna e Mélanie) ha presentato la sua

di Simone [email protected]

FERMENTI DI POESIA

In sette ex aequoAnche la Poesiava in crisi

a cura di Cristina [email protected]

PASTICCIOTERAPIA

L'altra sera cena con amici golosi. Cisiamo dovuti arrangiare un po' infretta: spesa dalle cinque alle sei e poidi corsa a casa per preparare il dolce.Per il resto, prosciutto, tagliato a mano,un po' rustico come una volta in cam-pagna, e carbonara con zucchine.Unica concessione all'ospite goloso, laversione a doppia crema, bianca e alcacao: per sei porzioni abbondanti,quattro tuorli, quattro cucchiai di zuc-chero, quaranta grammi di farina,mezzo litro di latte.Il mio testo iniziatico, un po' sacro maleggermente datato, è degli anni trenta,con le ricette costruite con i mezzi del-l'epoca. Ne consegue quindi che lacrema al cioccolato si fa mescolando ilcacao alla farina in quantità uguale enon aggiungendo il cioccolato fuso,come suggeriscono i cuochi modernisenza memoria storica. Sembra unadifferenza da poco, ma noi che stiamoimparando scopriamo intanto laprima, faticosa conseguenza: due cot-ture, anziché una sola. Si comincia: di-vidiamo in due il materiale già raccoltodisciplinatamente sul piano di lavoro.Mescoliamo due tuorli con la metàdello zucchero fino a che sono benamalgamati. Aggiungiamo quindi metàfarina e il cacao in quantità uguale, pas-sandoli da un setaccio fine, per evitare i

nea e bella da vedere, in attesa di gu-starla. Abbiamo ora le due creme,pronte e calde, pochissimo tempo a di-sposizione e i biscotti da bagnare, nel-l'alchermes alcuni e altri nel rum. Nonfare come noi frettolosi: il rum va di-luito con acqua, altrimenti rimarrànella preparazione con un gusto acutoe un po' amarognolo di alcool, eccessi-vamente persistente e fastidioso. Unostrato di biscotti con l'alchermes sulfondo di una zuppiera di vetro traspa-rente – per lo spettacolo! - la cioccolata(poca: per coprire i tre strati servirà inalto ancora cioccolata), poi un altrostrato di biscotti al rum coperto ditutta la crema a disposizione - buonis-sima - e, infine, ancora biscotti e al-chermes e a coprire il tutto il restodella crema al cioccolato, con l'amarodel cacao efficacemente bilanciato dauna dose di zucchero aggiunta in cot-tura. Chi ha tempo può coprire conuna spalmatura di meringa, ottenutamontando gli albumi inutilizzati. Noisiamo in ritardo: in freezer, perchéormai è ora di cena, ma sarebbe meglioprepararlo qualche ora prima e farlo ri-posare in frigo in modo che i sapori egli aromi si fondano insieme comedeve essere. Comunque, tutto moltoapprezzato: il dosaggio extra large si èrivelato buono per la compagnia e ne èavanzato appena per il dolcetto pome-ridiano di oggi.

La zuppa [degli] inglesi

grumi; Senza troppa fatica, aggiun-gendo un po' per volta la farina e ilcacao e poi il latte, si impasta il tutto inuna salsa che deve apparire omogenea,senza grumi e chiazze di colore: uncomposto dall'apparenza di cioccolatofuso, che devi passare sul fuoco, bassomi raccomando, e far andare conti-nuando a mescolare. Quando affioranole prime bolle è il momento di toglieredal fuoco, versare in una ciotola e co-prire con un velo di plastica a contattoper evitare che la superficie indurisca.Intanto Matilde si è presa l'altra metàdel campo e ha cominciato ad assem-blare la crema bianca: esattamentecome l'altra, solo che la farina è da sola,senza l'aggiunta del cacao. Stesso impa-sto, con attenzione a sciogliere bene ead amalgamare meglio, e poi sul fuoco:in poco tempo la crema si è corretta-mente addensata, senza grumi, omoge-

poesia non autoreferenziale, che passa at-traverso l’altro e il diverso, per giungerenuovamente a noi stessi.Premiato per l’opera prima La superficiedel giorno, Tommaso Meozzi ha raccon-tato il suo approccio schietto al fare poe-tico, come occasione d’incontro econdivisione. E a suggellare la comunionecon il pubblico, Carmelo Consoli ha reci-tato Dalle torri fumarie, lirica vincitrice

della sezione inediti. Ma una vera scossatellurica è giunta al termine, con l’inter-vento dell’ospite d’onore Paolo Maccari.Che senza sconti o ipocrisie ha parlato diuna poesia “che langue da settant’anni”,soffocata da una sovrapproduzione che to-glie spazio alla lettura e alla consapevolezzacritica. Messi da parte i risvolti più tran-chant, tale posizione conferma il ruolofondamentale di premi come questo. Eche una giuria si trovi costretta a ricono-scere sette ex-aequo, testimonia anchel’estrema delicatezza della congiunzioneattuale.

Alessandro Contini Bonacossi

La giuria del premio, da sinistra: Tita Paternostro, Donata Scarpa Di Zanni, PaoloMaccari (ospite d#onore), Ernestina Pellegrini (presidente) e Valentina Contini Bo-nacossi. A sinistra il Presidente della Banca di Credito Cooperativo di Vignole con-segna il premio a Giovanni Perrino. A destra Ernestina Pellegrini e Paolo Maccari

Premio

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.com sabato 27 luglio 2013no40 PAG.15VISIONARIA

di Simonetta [email protected]

Mi piace considerare( ed ècosì che la visito) Parigicome un museo d'artecontemporanea all'aperto

con  la sua collezione permanente co-stituita dai muri dipinti a trompel'oeil o da  certi arredi urbani "fuoricontesto" e le sue mostre temporaneecon  installazioni fatte da vetrine im-maginifiche e  murales, opere artisti-che dalla durata effimera alle qualiParigi dedica intere pareti o porzionidi facciate come quelle  nel quartieredi Belleville.  

a cura di Cristina [email protected]

BIZZARRIA DEGLI OGGETTI

Un faronella notte

Fanale a petrolio per Locomotiva a va-pore, fine '800. Importante problemal'illuminazione delle locomotive e dellecarrozze da quando i treni incomincia-rono a viaggiare di notte: il treno, oltreche illuminare la propria strada, dovevaessere visibile al suo passaggio. All'ini-zio si usarono lampade alimentate conolio di oliva o sego, accese e controllateda "un accenditore", che si occupavaanche di quelle nelle stazioni. Dopo il1830 fu adottato, come nelle città, il

gas. Nel 1868 fu ottenuta dalle Ferrovieuna concessione per estrarre in esclu-siva il petrolio trovato nei dintorni di

Parma e distillato a Tocco diCausaria. Furono costruiti appo-siti locali protetti e regolamen-tati, detti "Lampisterie", percustodire il petrolio illuminante,ne erano responsabili gli accen-dtori. Le lanterne a petrolio adot-tate dovevano essere robuste,resistenti al vento e altri agenti at-mosferici, economiche e di facilemanutenzione. Tre fanali allatesta, posati su piastre saldate sulpancone anteriore e tre, più mo-deste, alla coda del treno, almenofino al 1919, poi due. Le locomo-tive a vapore sono state in uso

fino al 1930. Quando anche sui treniarrivò l'energia elettrica fanali e lam-pioni furono preservati e riutilizzatimodificandone l'interno.

Dalla collezione di Rossano

Sui muridi Parigi

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.com sabato 27 luglio 2013no40 PAG.16COME VA?

di Marco Geddes da Filicaia

Con il termine privacy si intendeil controllo, da parte della per-sona, delle informazioni che lariguardano, nonché, nella no-

stra quotidianità assistenziale, quel-l’insieme di procedure cheformalmente applichiamo, ma chenella sostanza spesso si infrangono.Intimità è sostantivo femmine di in-timo, ciò che si trova nella parte piùinterna. Con il termine “le parti in-time” si indicano i genitali; da ciòl’igiene intima o “l’intimo”, con cui siè giunti a designare la vecchia merce-ria, quando si trasforma in una bouti-que per mutande e sottoveste.Quando si parla di binomio intimità– cura si pensa a quell’insieme di attiassistenziali, che pongono il medico el’infermiere in relazione appunto alcorpo del paziente. Sono persone cheviolano il pudore di altre persone; op-pure sono persone che stabilisconouna relazione che le fa partecipi del-l’altrui intimità. Ma l’intimità fisica, èsolo una parte del problema della in-timità della cura. Vi sono ambienti in-timi, per la loro atmosfera, fatta disegni architettonici, di arredi, ma es-senzialmente di comportamenti. Visono inoltre rapporti segnati dall’inti-mità, dalla vicinanza interiore. Nel-l’ambito del processo assistenziale viè una intimità condivisa, una intimitàviolata e, spesso, nelle nostre strutturesanitarie, una intimità negata.Il momento della nascita pone unproblema di relazione assistenzialecon il corpo della donna. Solo lo sta-tus di medico ha consentito, per de-cenni – e spesso anche ora – diassistere alla nascita di figlio o nipote.Subito dopo la nascita non sempre èfavorito il rapporto di intimità madre– figlio. Vi è poi la questione della intimità allafine della vita. Un momento che il fa-miliare, il coniuge, il figlio, ritiene o ri-terrà, nel vissuto futuro,fondamentale, e spesso privato diqualsiasi valore nell’anonimato del-l’organizzazione assistenziale. Il problema più diffuso, l’esperienzapiù comune e generalizzata in tutti inostri ospedali concerne tuttavia l’in-timità nel corso delle pratiche assi-stenziali. Vi è, negli atti medici eassistenziali una potenziale violazionedella intimità fisica. Un problema cheinveste paziente e curante e in cui ilpaziente presta il proprio corpo a unesame approfondito, e in cambio ilmedico rinuncia temporaneamente auna parte del proprio normale reper-torio di reazioni, mantenendo soloquelle appropriate all’atto di cura. Ilcurante fa una astrazione nel mo-mento di guardare, toccare e agire, im-mune dai normali vincolidell’intimità. Tale astrazione è possi-bile solo se si iscrive in un accordo frail paziente e i curanti. Vi è un tipo una intimità terapeuticache va oltre la fisicità. La capacità distabilire un rapporto con il paziente,

intimitàpudore

L’APPUNTAMENTO

Il mondo è delicatoil mondo è una pallina che s'increpateniamolo leggeroteniamolo sulla punta delle ditaNino PedrettiIl commovente e lieve incipit di NinoPedretti introduce la rassegna L’impor-tanza di essere piccoli che si costruiscesull'idea di bene da custodire: i luoghi egli abitanti dei borghi come i poeti e icantautori sono gli ospiti di questo fe-stival. Concerti e reading di poesia si svolge-ranno nei borghi, nei boschi e nelle vallidell'appennino bolognese, riempiendodi magia questi posti già naturalmenteincantati.Saranno presenti i musicisti Colapesce,Giangrande, Cesare Basile, Pino Ma-rino, Umberto Maria Giardini e i poetiStefano dal Blanco, Anna Maria Carpi,Ida Travi, Antonella Anedda e Milo deAngelis.Dal 4 al 9 agosto nei borghi, nei boschi,nelle valli dell'appennino bolognese

a cura di Aldo [email protected]

L’importanzadi esserepiccoli

Privacy che ne percepisca la potenziale nonoccasionalità, che sappia esprimere lacapacità di riconoscere ansie e di as-sorbire la paura. Come comportarsi?Forse ispirarsi a criteri di amicizia: unaamicizia professionale.“L’amicizia professionale e l’amiciziaordinaria – scrive un noto medico -non sono la stessa cosa, ma moltiaspetti si applicano a entrambe; unamico è caloroso e accogliente a ogniincontro. Un amico fa piccoli compli-menti…Un amico è sempre pronto aparlare seriamente (se è quello chevuole il paziente), ma anche a scher-zare e a chiacchierare. Un amico dav-vero solidale non esagera mai dalpunto di vista emotivo, restando peròsempre coinvolto, non si ferma maitroppo a lungo, sa quando tacere; nonfa troppe domande. Un medico do-vrebbe fare lo stesso”.Estratto da un capitolo del libro: Cliente,paziente, persona. Il senso delle parole insanità. Il Pensiero Scientifico Editore,Roma, 2013

di Francesco [email protected]

STRANIERI INFATUATI

Compare in un acquerello dell’ameri-cana Elizabeth Boott Duveneck la VillaCastellani di Bellosguardo, luogo dagliechi jamesiani (l’autore la usa comesfondo in Ritratto di signora), dove lapittrice risiedette col marito Frank, pit-tore anch’egli, e dove nascerà il loro fi-glio, Francis. La luce del dipinto èmorbida e avvolgente, l’intera composi-zione esprime un legame profondo conil territorio reso ancora più poeticodall’evanescenza dell’acquerello che, semolti giudicarono rozzo in quanto“mancante di finitura”, Lizzie -che orariposa agli Allori- trovò adatto a rappre-sentare quell’emozione placida e sen-suale che suscita il paesaggio fiorentinonei pellegrini sentimentali d’oltreo-ceano. Molti americani vengono sedotti pro-prio dall’aspetto “civilizzato” della cam-pagna locale, che contrappongono allaferoce wilderness del territorio statuni-tense, e che sintetizza le virtù civiche ela raffinatezza estetizzante e decadentedella cultura italiana. Il connubio arte-natura, che i pittori americani ricercanospasmodicamente, stimola molte operee autori, come Un giardino italiano(1909), di William Merrit Chase, conorci di terracotta, vialetti sconnessi estatue corrose dal tempo, attraente per ivisitatori proprio per questo suo pitto-resco degrado e “quieta eleganza”, comescrive Carlo Sisi. Le vedute di Fiesole diWillard Leroy Metcalf, Arthur BowenDavies e Joseph Pennell parlano di

un’arcadia ancora incontaminata dauna devastante modernità, un Edenprimitivo non turbato dagli sconvolgi-menti dell’industrializzazione, in cui siracchiude il vero genius loci (che glialieni infatuati intendono preservare,spesso schierandosi con i giovani delCaffè Michelangiolo a sostegno e salva-guardia del patrimonio artistico). Unacontemplazione estatica, questa, cheinfluenza anche le rappresentazioni piùurbane di Frank Duveneck, in quadricome The Bridges: Florence (1880), chepresenta uno scenario statico, dalla luceneutrale e liscia, con pochi renaioli sulfiume calmo e alcuni contadini che at-traversano il ponte in fila ordinata. Sebbene “artificiali”, queste visioniamericane ci danno l’idea del sogno ar-tistico (e tutto interiore) che i visitatoricoltivavano e segnano un capitolo im-portante della storia di Firenze, soprat-tutto se contestualizzati nel clima diradicale mutamento della secondametà dell’Ottocento, configurandosicome veri e propri recuperi del portatostorico-artistico, oltre che sentitiomaggi alla città.

La campagna toscanache iniziò a sedurregli americani

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.com sabato 27 luglio 2013no40 PAG.17IN CIELO&IN TERRA

di Fabrizio [email protected]

GRANDI STORIE IN PICCOLI SPAZI

Chi visita Santa Croce, accanto aquelli di tanti uomini illustri, troveràanche il sepolcro di Francesco Nori esi chiederà probabilmente chi era; ep-pure, se non ci fosse stato, la storia diFirenze e d’Italia avrebbe avuto tutt’al-tro corso.E’ la mattina del 26 aprile 1478, do-menica dell’Ascensione, e in Duomo sista celebrando la messa; quando ilcampanello del celebrante annuncia laconsacrazione, tutti si inginocchiano:fra gli altri, nella prima fila di panche,anche Giuliano e Lorenzo dei Medici.Approfittando della loro posizioneinerme, i due vengono aggrediti daFrancesco dei Pazzi e dai suoi accolitiBernardo Bandini e i due sacerdotiAntonio Maffei da Volterra e Stefanoda Bagnone. Giuliano cade, trafitto daipugnali di Francesco e Bernardo, emuore immediatamente. Lorenzo,solo ferito, reagisce e, tenendo a badacon la spada i due preti, indietreggiaverso la sacrestia, che intanto AgnoloPoliziano è riuscito ad aprire. Quandoperò Francesco e Bernardo raggiun-gono gli altri due congiurati, Lorenzosarebbe sicuramente ucciso se il suoamico Francesco Nori non interpo-nesse il suo corpo davanti ai pugnali,cadendo colpito a morte ma consen-

tendo a Lorenzo di rifugiarsi nella sa-crestia.Per le strade di Firenze si scatena l’in-ferno: al grido di “Palle, palle!” (il sim-bolo dei Medici riportato sul loro

stemma), i lealisti catturano e giusti-ziano sommariamente i quattro assas-sini (solo il Bandini riesce a fuggire aCostantinopoli, ma il Sultano lo ri-manda a Firenze dove è impiccato alBargello) e scovano uno ad uno i com-plici (o presunti tali) dei congiurati,massacrandoli. Al termine del bagnodi sangue (secondo Luca Landucci inpochi giorni sono giustiziate dalle 70

alle 100 persone), Lorenzo non di-mentica l’amico che si era sacrificatoper salvargli la vita: con solenni fune-rali, Francesco Nori è tumulato inSanta Croce.Curiosa e crudele invece la sorte di Ia-copo Pazzi, capostipite della famigliadella congiura: fuggito nella sua te-nuta di Castagno d’Andrea, viene rag-giunto dalla polizia medicea, tradottoa Firenze e impiccato. Sepolto in SantaCroce, dove c’era la tomba di famiglia,viene poi trasferito fuori dalle mura, inuna fossa anonima. Dissotterrato dauna banda di giovani, il suo corpo ètrascinato per le vie della città e poigettato in Arno. Non è finita: ripescatovicino a Brozzi, il povero cadavereviene impiccato a un albero e preso abastonate, prima di finire definitiva-mente in Arno.Vi chiederete che cosa c’entra il lette-rato Iacopo da Diacceto, “titolare” diquesta strada, con la congiura deiPazzi: che lui, insieme allo scrittore (econfinante di strada!) Luigi Alamannifu a capo della successiva poco notacongiura anti-medicea del 1522, conobiettivo Giulio dei Medici, figlio diGiuliano e futuro papa Clemente VII.Questa volta, però, gli “Otto di guardiae di balia” scoprirono per tempo ilcomplotto e, mentre Alamanni fug-giva a Venezia, il povero Iacopo finivasulla forca.

Via Jacopo da Diacceto

La congiuradei Pazzi

di Marco [email protected]

l'ordine delle cose del mondo ripresopoi dai primi Cristiani, il quadro del-l'intervento divino nel mondo si con-cretizza e ottiene la massimamagnificenza dalla elevatura delleforme letterarie da cui è descritto.Dunque pare frivolo e grezzo il di-sprezzo del tema in virtù di un atei-smo "alla leggera", non solo però

perché il caso, la sorte, sono temi sucui l'uomo si è sempre interrogato, maanche perché essi si legano a problemidi ben più ampia portata, quali ilmale, il libero arbitrio, ancora aperti siintenda, ma di certo degni di esseresviscerati e di ottenere una soluzione.Ispiratisi a questi ed altri argomenti,molti autori ed artisti hanno realizzatocapolavori destinati a rimanere im-mortali. Nessun oblio dei tempi, nes-suna demolizione di epoche, puòessere in grado di cancellare le simili-tudini e i versi di Dante, le narrazionimanzoniane, e tutte quelle storie,quelle emozioni, quei capolavori chetemi come quello della Provvidenza,e quindi a prima vista irrazionali,hanno creato. Oltre alla trattazione fi-losofica, che ci rende consci della no-

stra vera natura, l'essenza razionalecon capacità quasi infinite, è anche ilgenio artistico, lo straripante coinvol-gimento emotivo suscitato dalla cul-tura, dall'arte, a innalzarci dallo statoferino. Per questo non è inattuale par-lare di Provvidenza, e quindi di malee di libertà: sono temi centrali dellanostra esistenza dalla cui analisi nes-suno può esimersi, e anche se visticome futili perché metafisici, ci fannocomprendere qualcosa di noi stessimolto di più di quel che ci aspettiamodalle scienze esatte.

Perché la divina Provvidenzanel 2013? Cosa può spingereancora ad interrogarsi su unaquestione che sembra relegata

ad un passato di epoche oscure oquanto meno superate dalla raziona-lità del mondo? Nella nuova, e ormaida tempo prolungata, età dei lumi,dove ogni aspetto della realtà è giudi-cato e messo in relazione unicamentecon i massimi valori della ragione, masoprattutto della sensibilità, con ampiiechi neopositivisti, pare ingenuo, o al-meno inutile, iniziare una trattazionedi un argomento così agli antipodi ditale mentalità. Eppure le risposte allecritiche possono essere varie. Primafra tutte l'incredibile ricerca umana diqualcosa che vada aldilà di ciò che èvisibile, ma ancor di più di ciò che, invirtù della sua invisibilità, reca dannoe sofferenze. È così che quindi ci sirende conto che, in fondo, l'uomo dasempre ha inserito nelle proprie cre-denze entità simili alla Provvidenzache potessero rispondere alle sue esi-genze: a partire dalla Tyche greca, lacui massima espressione è rappresen-tata nella tragedia dove, anche visiva-mente, con l'utilizzo della tecnica deldeus ex machina, assume il ruolo diprima e incontrastata protagonistadelle vicende, passando poi per la pro-noia stoica, che in Seneca, e maggior-mente nelle sue "Consolationes",delinea ancor più chiaramente quel-

Ci puòancora aiutare

la Provvidenza

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Ronnie & Maureen, San Jose 1972

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.com sabato 27 luglio 2013no40 PAG.18L’ULTIMA IMMAGINE

Qui siamo nel backyard della casa dei mieisuoceri a San Jose. Ron-nie, cugino di mia mo-glie, è ritratto assieme aMaureen, al momentosua moglie e madre didue ragazzi avuti da unprecedente matrimo-nio. Nel corso deglianni Ronnie si è spo-sato tre volte, ma dopotutti i suoi divorzi biso-gna dargli atto di aversempre continuato adoccuparsi della situa-zione economica dellesue “ex” in maniera de-cisamente impeccabile.Ronnie era fatto così.Per fortuna le sue atti-vità commerciali glihanno sempre per-messo di intrattenerecon loro nel tempo rap-porti davvero corretti.

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