TELEVISIONE Quella ostinata Terza o quarta età, raccontata ... filee replicare. Nel romanzo Quasi...

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SuperAbile INAIL Luglio SuperAbile INAIL Luglio Simona Morani Quasi arzilli Giunti pagine , euro Marco Marsullo L’audace colpo dei quattro di Rete Maria che sfuggirono alle Einaudi pagine , euro , Figli di un Dio minore in Lis Se è stato il film con William Hurt e il premio Oscar Marlee Matlin a renderlo famoso, Figli di un Dio minore, la storia d’amore tra un logopedista e una ragazza sorda, nasce come opera teatrale. Un testo che tornerà a calcare le scene il e agosto nell’am- bito del Festival Borgio Verezzi (Savona), grazie al lavoro di Marco Mattolini. E, per di più, sarà reci- tato in lingua dei segni. «L’allestimento sarà un’occasione di confronto fra universi comuni- cativi separati e sovrapposti, uno studio sulle potenzialità espressive di gestualità e oralità», si legge nelle note di regia. Il progetto, realizzato in collaborazione con l’Istituto statale dei sordi di Roma, ha preso il via da un labo- ratorio dedicato a giovani attori (udenti, non udenti o con l’udito parzialmente danneggiato) e inter- preti Lis. [M.T.] TELEVISIONE Quella ostinata voglia di vivere raccontata alle telecamere S pigliata, convincente. Ma so- prattutto empatica. Giusy Versace, alla conduzione del programma Alive. La forza del- la vita, in onda su Retequattro in prima serata e curato da Simona Ercolani, convince. Perché è na- turale, autentica, se stessa. For- se antitelevisiva per antonomasia, ovvero non costruita. Certo, ha un copione da seguire e gli auto- ri del programma sono altri. Però a parlare è il suo sguardo diretto, la sua forza testimoniale. Ci è pas- sata lei per prima, nelle storie che racconta intervistando sul cam- po i protagonisti: persone che in tutta Italia hanno sfiorato la mor- te per una malattia improvvisa, un disastro naturale, un tentato omicidio, persone che non si sono arrese nonostante la vita le abbia messe di fronte a una prova du- rissima da superare. Pure Giusy ha temuto la fine quasi dieci an- ni fa e, rimanendo lucida anche se un guard-rail le aveva trancia- to le gambe, ha pensato che vole- va vivere. Anche dopo i tre mesi di ospedale e l’amputazione. An- che dopo la riabilitazione. Aveva anni e poteva abbandonar- si alla disperazione. Invece no: si è rimessa in gioco, ha fonda- to una onlus che regala protesi ultratecnologiche a chi non può permettersele perché non sono mutuabili, è scesa in pista diven- tando atleta paralimpica (a mag- gio ha siglato il primato italiano sui metri) ed è regina dell’ul- tima edizione di Ballando con le stelle, in onda su Rai Uno. Do- po gli spettacoli in giro per l’Ita- lia con il suo partner Raimondo Totaro, per Giusy un’altra sfida: co-condurre un programma tele- visivo giunto quest’anno alla terza edizione insieme al navigato Vin- cenzo Venuto, biologo e naturali- sta. La tenace enne di origine calabrese, trapiantata a Milano, lo fa con la semplicità consueta che le appartiene, vestita stavolta dalla zia Donatella Versace. E con- quista il telespettatore proprio per questo: davanti o dietro le teleca- mere, è sempre la stessa. A colpirla in modo particolare, lo confida lei stessa, le esperienze «legate alla violenza sulle donne: mi hanno provocato una scossa emotiva alla quale non ero prepa- rata». Come la vicenda di un ten- tato femminicidio: la vittima, una signora oggi cinquantenne, è stata aggredita in casa sua dall’ex ma- rito con un’accetta, subendo l’am- putazione di alcune dita e lesioni che l’hanno resa paraplegica. «Ho deciso di affrontare questa nuova avventura perché le storie sono di grande forza e amore per la vita – ha commentato Giusy –. Il mes- saggio che vogliamo trasmettere è intenso, ricco di dolore ma allo stesso tempo pieno di speranza e positività». [Laura Badaracchi] Il programma Alive. La forza della vita va in onda su Retequattro ogni giovedì in prima serata, dal maggio, per otto puntate. Il giugno la conduttrice ha ricevuto il premio “Special Award Pubblicità Progresso”, da lei dedicato «a tutte le donne e alle persone disabili». LIBRI Terza o quarta età, con il sorriso sulle labbra C hi l’ha detto che terza età sia sinonimo di vita piatta e ripetitiva, senza colpi di sce- na? Pur con acciacchi, disturbi, disabi- lità acquisite, malattie, gli anziani diventano protagonisti di due romanzi, editi rispettiva- mente da Giunti ed Einaudi. Anziani veri, non mascherati da giovani né assetati del mito di tornare a un passato impossibile da rincorrere e replicare. Nel romanzo Quasi arzilli l’autri- ce esordiente Simona Morani, classe (la- vora in Germania come interprete, redattrice e autrice di documentari per la tv) torna con la memoria ai paesaggi umani dell’Appennino reggiano dov’è cresciuta. Un mondo nostalgi- co, che inonda le pagine di ricordi e tenerezza, perché bandisce dal vocabolario la parola «rot- tamazione». La prospettiva della casa di riposo è invece uno spettro drammatico per i protagonisti ul- traottantenni – chi afflitto da problemi di sor- dità e cecità, chi da vuoti di memoria e chi da ipocondria –, che fanno naturalmente i con- ti con quelle disabilità anagrafiche comuni a molte, se non a tutte, le persone che oltrepas- sano la soglia delle primavere. Ma l’usura del corpo operata dal tempo che scorre ineso- rabile non intacca i sentimenti né l’ironia che avvolge la propria condizione. E la realtà della morte viene esorcizzata, al tempo stesso innal- zando un inno vissuto alla lentezza, a ritmi più umanamen- te sostenibili per ogni generazio- ne, non solo per la quarta età. La cifra dell’amici- zia contraddistingue i quattro spe- ricolati vecchietti del volume L’audace colpo dei quattro di Rete Maria che sfug- girono alle Miserabili Monache che in ospizio, purtroppo, ci sono finiti davvero. La demenza senile, però, non ha l’ultima parola e una gita nella Capitale per la beatificazione di Giovan- ni Paolo II si trasforma in occasione per sfuggi- re agli sguardi vigili delle suore e scatenarsi in una delle ultime bravate della loro vita. Esila- rante il personaggio di Brio, il “braccio armato” del gruppo: in tasca nasconde una fionda con la quale, nonostante il Parkinson, resta infallibile. Il trentenne napoletano Marco Marsullo, al suo secondo romanzo, dà prova di sano umorismo e di conoscere da vicino il vissuto dei protago- nisti, di sondarlo e maneggiarlo con un sorriso irriverente e uno schiet- to pragmatismo: «Ho anni, un solo rene, la prostata grande come la Danimarca e un’insana, rischiosa passione per i pistacchi. Odio i giovani, com’è giusto. Ma odio anche i vecchi, sono lenti e insopportabili. Odio quei tipi che quando ti guar- dano sorridono come se avessero visto un cucciolo di labrador». [L.B.]

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Marco MarsulloL’audace colpo dei quattro di Rete Maria che sfuggirono alle

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Figli di un Dio minore in LisSe è stato il film con William Hurt

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minore, la storia d’amore tra un logopedista e una ragazza sorda,

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(Savona), grazie al lavoro di Marco Mattolini. E, per di più, sarà reci-

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«L’allestimento sarà un’occasione di confronto fra universi comuni-cativi separati e sovrapposti, uno studio sulle potenzialità espressive di gestualità e oralità», si legge nelle note di regia. Il progetto, realizzato in collaborazione con l’Istituto statale dei sordi di Roma, ha preso il via da un labo-ratorio dedicato a giovani attori (udenti, non udenti o con l’udito parzialmente danneggiato) e inter-preti Lis. [M.T.]

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Quella ostinata voglia di vivere raccontata alle telecamereSpigliata, convincente. Ma so-

prattutto empatica. Giusy Versace, alla conduzione del

programma Alive. La forza del-la vita, in onda su Retequattro in prima serata e curato da Simona Ercolani, convince. Perché è na-turale, autentica, se stessa. For-se antitelevisiva per antonomasia, ovvero non costruita. Certo, ha un copione da seguire e gli auto-ri del programma sono altri. Però a parlare è il suo sguardo diretto, la sua forza testimoniale. Ci è pas-sata lei per prima, nelle storie che racconta intervistando sul cam-po i protagonisti: persone che in tutta Italia hanno sfiorato la mor-te per una malattia improvvisa, un disastro naturale, un tentato omicidio, persone che non si sono arrese nonostante la vita le abbia messe di fronte a una prova du-rissima da superare. Pure Giusy ha temuto la fine quasi dieci an-ni fa e, rimanendo lucida anche

se un guard-rail le aveva trancia-to le gambe, ha pensato che vole-va vivere. Anche dopo i tre mesi di ospedale e l’amputazione. An-che dopo la riabilitazione. Aveva !" anni e poteva abbandonar-si alla disperazione. Invece no: si è rimessa in gioco, ha fonda-to una onlus che regala protesi ultratecnologiche a chi non può permettersele perché non sono mutuabili, è scesa in pista diven-tando atleta paralimpica (a mag-gio ha siglato il primato italiano sui !## metri) ed è regina dell’ul-tima edizione di Ballando con le stelle, in onda su Rai Uno. Do-

po gli spettacoli in giro per l’Ita-lia con il suo partner Raimondo Totaro, per Giusy un’altra sfida: co-condurre un programma tele-visivo giunto quest’anno alla terza edizione insieme al navigato Vin-cenzo Venuto, biologo e naturali-sta. La tenace $"enne di origine calabrese, trapiantata a Milano, lo fa con la semplicità consueta che le appartiene, vestita stavolta dalla zia Donatella Versace. E con-quista il telespettatore proprio per questo: davanti o dietro le teleca-mere, è sempre la stessa.

A colpirla in modo particolare, lo confida lei stessa, le esperienze «legate alla violenza sulle donne: mi hanno provocato una scossa emotiva alla quale non ero prepa-rata». Come la vicenda di un ten-tato femminicidio: la vittima, una signora oggi cinquantenne, è stata aggredita in casa sua dall’ex ma-rito con un’accetta, subendo l’am-putazione di alcune dita e lesioni che l’hanno resa paraplegica. «Ho deciso di affrontare questa nuova avventura perché le storie sono di grande forza e amore per la vita – ha commentato Giusy –. Il mes-saggio che vogliamo trasmettere è intenso, ricco di dolore ma allo stesso tempo pieno di speranza e positività». [Laura Badaracchi]

Il programma Alive. La forza della vita va in onda su Retequattro ogni giovedì in prima serata, dal !" maggio, per otto puntate. Il # giugno la conduttrice ha ricevuto il premio “Special Award Pubblicità Progresso”, da lei dedicato «a tutte le donne e alle persone disabili».

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Terza o quarta età, con il sorriso sulle labbraChi l’ha detto che terza età sia sinonimo di

vita piatta e ripetitiva, senza colpi di sce-na? Pur con acciacchi, disturbi, disabi-

lità acquisite, malattie, gli anziani diventano protagonisti di due romanzi, editi rispettiva-mente da Giunti ed Einaudi. Anziani veri, non mascherati da giovani né assetati del mito di tornare a un passato impossibile da rincorrere e replicare. Nel romanzo Quasi arzilli l’autri-ce esordiente Simona Morani, classe %&"! (la-vora in Germania come interprete, redattrice e autrice di documentari per la tv) torna con la memoria ai paesaggi umani dell’Appennino reggiano dov’è cresciuta. Un mondo nostalgi-co, che inonda le pagine di ricordi e tenerezza, perché bandisce dal vocabolario la parola «rot-tamazione».

La prospettiva della casa di riposo è invece uno spettro drammatico per i protagonisti ul-traottantenni – chi afflitto da problemi di sor-dità e cecità, chi da vuoti di memoria e chi da ipocondria –, che fanno naturalmente i con-ti con quelle disabilità anagrafiche comuni a molte, se non a tutte, le persone che oltrepas-sano la soglia delle "# primavere. Ma l’usura del corpo operata dal tempo che scorre ineso-rabile non intacca i sentimenti né l’ironia che avvolge la propria condizione. E la realtà della morte viene esorcizzata, al tempo stesso innal-zando un inno vissuto alla lentezza, a ritmi più umanamen-te sostenibili per ogni generazio-ne, non solo per la quarta età.

La cifra dell’amici-zia contraddistingue i quattro spe-ricolati vecchietti del volume L’audace colpo dei quattro di Rete Maria che sfug-

girono alle Miserabili Monache che in ospizio, purtroppo, ci sono finiti davvero. La demenza senile, però, non ha l’ultima parola e una gita nella Capitale per la beatificazione di Giovan-ni Paolo II si trasforma in occasione per sfuggi-re agli sguardi vigili delle suore e scatenarsi in una delle ultime bravate della loro vita. Esila-rante il personaggio di Brio, il “braccio armato” del gruppo: in tasca nasconde una fionda con la quale, nonostante il Parkinson, resta infallibile. Il trentenne napoletano Marco Marsullo, al suo secondo romanzo, dà prova di sano umorismo e di conoscere da vicino il vissuto dei protago-nisti, di sondarlo e maneggiarlo con un sorriso

irriverente e uno schiet-to pragmatismo: «Ho '( anni, un solo rene, la prostata grande

come la Danimarca e un’insana, rischiosa

passione per i pistacchi. Odio i giovani, com’è giusto. Ma odio anche i vecchi, sono lenti e insopportabili. Odio quei tipi che quando ti guar-

dano sorridono come se avessero visto un cucciolo

di labrador». [L.B.]