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I. I BROiNVI PEL (j'lr,,, OCO DEL COTT,1130 SOOPERTT NELLA NECROPOLI DI PERUGIA N o T A u t ;&- UJI I)EL PROF. & j FELICE BARNÀBEI RUi\I A Tif'. DELLA R. ACCADEMIA DEI IIN'El PROPRIETÀ DEL cAv - - I t Document i t \ 0000005734146

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I BROiNVI PEL (j'lr,,, OCO DEL COTT,1130

SOOPERTT

NELLA NECROPOLI DI PERUGIA

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FELICE BARNÀBEI

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Tif'. DELLA R. ACCADEMIA DEI IIN'El

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Documentit \0000005734146

Estrattu dalle Not2ic de1i Scavi del mese di settembre 1886.

Trovandorni in Perugia il giorno 15 ottobre, di ritorno da Todi, ove mi recai peroriline del Ministero, ad esamiriare le scoperte quivi avvellute. e delle quali si dii'tnei prossimi fascicoli, fui molto amorevolmente accolto daII'cgregio ispettore prof. Ca-rattoli, a cui sono lieto di esprimere pubblieamente la mia riconosceuza. Sotte laguida di lui. e del bravo sig. Angiolo Lupattelli, ebbi la fortina di ammirare le anti-chità preziose che si eoiiservano net Museo perugino; nella quai visita mi aceompagnôpure il eh. professore Francesco Moretti, delta cui cortesia serherô sempre grato ricordo.Con questi signori mi fermai ad esaminare i bronzi recentemente scavati nellanecropoli di Perugia, in contrada F'ontwe ; i quali, il giorno stesso 15 di ottobre,corne dalle persone del Musco mi fit dette, furono per la prima volta esposti ai pub-blico, e collocati nelle vetrine, essendosene da poco fatto lacquisto per conte dell' am-juinistrazione. Ne era avvenuta la scoperta nel maggio scorso; cd un rapporte dol prof.Carattoli intorno alla scoperta medesiina, era stato edito nelte No1ie doue scorso luglio

(p. 221).Si fermà subito l'attenzione mia sopra un oggetto, che mi parve di non comune

importanza; e mi affrettai ad eporre u quoi signori la mia opinion e; la plaie peraltro dal sig. Lupattelli non fit subito accettata; perocchè non cru la prima volta cli'un oggetto siniile si era rinrelluto nel territorio di Perugia; altri in fatti se ne con-servavano nel Museo; e sopra di cmi unanime era stato il parere de' dotti. ebeavevano riconosciuti solo dei candelabri. E corne caridelabro questo oggetto era statindicato nella relazione edita nelle Nntie, che ho ricordata superiormeiite. Per uadi questi, nondiineno, continuava il sig. Lupattelli, la sentenza era stata varia, aven-(lovi il dottiss'imo Vermiglioli iiconosciuto un istruinento musicale-, quautiinque ilcompianto Conestabile avesse pOi mostrato cho meglio a far du candelabro quiell'istru-meiuto medesimo fosse stato acconcio; se pure non si volova stare alla supposizione (Ilqiielli, che Yi avevano riconosciuta un' insegna militare, od un istrumento guerresci.intendeva di alluilere u quel bronze, formato di varî pezzi, che fit scoperto nella tonil(lei Volunni clic si conserva ora nell'ipogeo stesso, cd ù riprodotto neila tav. XIV i l .dellopera Conestabile intorno ai moiiumenti di Perugia etrusca e romana

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La quai tavela io riguarclando, trovai motive per confermarmi nella mia erednza.E poichè, da quanto mi afferma il sig. Lupattelli, elle ô stato sempre in rapportocoi dotti elle studiarono e studiano le antichità perugine, nessuno aveva filera mani-festato avviso, Che col mie parere fosse di accordo, ho reputato utile di non frapporreindugio nel comunieaie questa Nota, la qualo serve a meglio dichiarare alcune dellecose, elle in questi faseicoli furono inserite.

L'oggeUo di ciii io parle, descritte corne un candelabro, fii rinveinite fra il 2cd il 27 di maggie, in un ipogeo etrusco nella necropoli del Froito.ce, corne è mmii-tamente diehiarato nel giornale (.Nblizie, 1. e,). In ima zona di sepoicri depredati, quasisui limite della strada retabile, si scoprï una tomba a camera, con volta franata;dove, in mezzo alla terra, che dentro erasi accurnulata per la rovina, si recupe-rarono vari oggetti della suppellettile fuiiebre; cioè un l)dllissimo cime di bronze;due gambali e nilinerosi resti di mia cerazza; un punteruolo di lancia pure di bronze,ed lin orcio dello stosso metallo; inoltre aicune lancie di ferro ossidato; resti di va-setti fittili ordinari; e frammenti di un vase dipinto; i quali essenclo stati riunitLdopo elle il giernale del prof. Carattoli fil scritto, servirono a ricomporre un bellis-sirno oxybaphon a figure rosse in fonde nero, di stuc severo, e rappresentante divinittddll'Olirnpo. Vi era stato apposte un coperchie di lamina di bronzo; nel ciii centroserge ana figurina, da competere per arte con quelle elle formaim i rnaniei pii oie-ganti delle maravigiiose ciste prenestine. Ha la patera nella inano destra. Sull'oniopoi di tale coperchio, collocate ad ugiiale distanza, stanno tre figurine muliebri, imadelle quali alata, ma condotte assai rezzamente, cd un cane eeguito con rozzezzaanche maggiore. -

Pare clic con quest'uorno d'arme fosse stato seppeflito anche il cavalle; cosï poten-dosi argornentare dai denti equini, elle nel giornale si dice fossero stati scoperti nellacorsia di entrata; dos-e tutto fa supporre clic i resti dello scholetro dell'animale an-dassero confusi tra le terre clic si sgeinbrarono.

Ma, checchè sia di ciè, importa notare, c.he il correde funebre di quel guerrieronon consisteva nei soli oggetti sopra accerniati; ma audava imite ad essi anchequelle elle

perge materia alla. mia Nota. Si compone di vari pezzi, clic non tutti fii-reno citati nel rapporto già edite. Quivi si parla di un' asta di bronze appartenentead un candelabïo, alto m. 1 1 60. posato su base circolare, del diarneti'o di in. 0,36,sosteriuta da tre piedi sempiic.i, e che termina superiormente in un puntalo mobile,sermentato da un fanciullo pure di bronze, a tutte rilievo con gamba e hraceio destroclevati, in atto di danzare, dell'altezza di m. 0,14 circa .

Ora l'arnese qui indicate, si completa con aitri pezzi, scoperti insieme n qiiellisopra descritti; ai quali pescia vennere riuniti, cd ai quali assolutarnente appartengono.cerne si verra qui dimostrando.

Vi è un largo piatto di lamina di bronze, in ferma di coppa, un poco danneg-giato, con buco nel centre, attraverso il quale passa la lunga asta; cd un piccolodisco piano, del diarnetro di mm. 95, o poco nieno. Monta di essore ricordato anche unaltro pezzo, cioè un anelletto di bronzo elle scorre sull'asta ; il diametro della quale vagradatamente restriiigendosi, in modo da fana rassornigliare ad un bastone di frusta. Soprail dette anello riposa il. largo piatto o bacino, il ciii foro centrale, per dove passa l'asta.

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ha un diametro maggiore del diametro interne, e minore del diainetro esterno dellauellomedesimo.

Benchè nessun argomento vi possa essore a prima vista, per dubitare che trattisidi un puro e semplice candelabro, pure, se si considera poi attentamente, non si pucomprendere in che maniera niai questo candelabro si petesso adoperare.

Si abhia una base di bronze, sostenuta, a guisa di una cista, da tre piedini;in mezzo alla quale sia superiormeute fermate nel centre un irnhute o cannelle di bronze;cd in qiiesto si conficehi una lunga asta, di lamina enea, restringeritesi gradatamenteorne la sonimità, cd alta quanto è alto un uorne di statura ordinaria; fermandola con

lin chiodetto trasversale attraverso il hure praticate nel cannello esterno, e rispondontead nitre buco nella parte inferioro dellasta, che rirnane nascosta. Si faccia scenderenell'asta inedesima, cosi piautata a perpendicolo, im anello mobile, che si fermi versoil basse od a rnetà; ossia nel punto, ove il diametro dell' asta diventa maggiore doldiametro interne dellan elle; quindi si prenda un largo piatto o banne di lamina,con un fore nel centro, e si introdiica anche que.te dali'alte nellasta, in modo chevenga n riponare ove I'ostacolo dollanello gli si oppone. Si consideri finalmente Cho ladetta asta finisca al di sopra in una punta non acuta; rho questa poi si perda, combacian-dovi perfettamente, entre un cannellino clic vi si ponga, dope aver fatto entrare nellaslae laiiello cd il piaLto; e rho il dette cannellino, simile afla parte superiore di unacolonnetta, sostenga nel capitello o dade una figurina, non già in atto di danzarecerne fu credute, ma in mevimento di portare piil alto che nia possibile il braccie ela mano destra, o meglie un eggetto rho nella maiio sellera.

Che tutta questa compagine non avesse potuto servire per un lume, si rueranettarnente da ciô, rho nessun segno vi si scorge di quelle che per un mmc sarebbesirichiesto. Non avrehbe potuto esservi messa uua candela, corne quelle rappresentatenei candelabri dipinti nulle pareti doue tombe etrusche; perocchè mancava il cliioloin cui cenficcarla ; e non si riconosceno indizî del sito, in cui questo chiodo dovevaessor poste. Né avrebbe potute servire da chiedo 1' oggetto che ù nella mano deihifigurina, e che la flgurina leva in alto, pel motive sernpiicissirno che tale oggeltIfinisce chiararnente a piinta smussata, e rappresenta un i1eytoot capovolto, corne diappresso.

Altro sito poi non avrebbe potuto esserri per mettero min candela; Che assoluti -mente non avrebbc petuto collocarsi iiel piatto centrale; terminando esse uettameiiftnegli orli a superficie liscia , seuza punte. Molto mono avrebbe potuto esserci luoper un lime sespeso o posate; senza dire che contrasta ai courette di candelabro il mvsettile e leggero, corne quelle condotto a lamina semplice e vuota; montre per il 1i-sogno di solide appoggio, e tale da resistere agli urti continni della vita domestii.ineglio conveniva il pezzo formato di un solo getto e fuso, nel modo cieè con ciiicandetabri generalmente sou fatti.

Ma poi, date pure clic una candela od una face avesse potuto cenficcarsi suLpunta deil'oggette sostenuto dalla statuetta di bronzo; rcsterebbe a redore, in qnpeste allera avrebbe dovute essore coliocato il piattinetto , di oui sopra ho parlai.Che appartenga esse all'istruniento di nui ci oecripiamo, non plié essor messe in duhhi.

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put che ogni altro 10 dirnostra un piccolo incavo praticato nel ceiitro del piattinettomedesimo; incavo che combacia perfettamente noua punta smussata con cui terminal'oggetto od il ïhytoiz sostenuto dalla statuetta, sulla base della colonniva, noua sornmitdell asta o della canna. Cofloc.ato il piattinetto sopra qiiesta punta, vi si mantienein perfetto equilibrio. I)unqiie, se era queilo il suo posto, non è il caso di pensare acandelabro, in nulla convenendo ad un candelabro un simile apparecchio.

che cosa allora serviva questo fusto , piantato su di ana base, con larga coppanel centro, e con piattinetto in hilico nella cinia? Non è difficile la risposta per coloroche abhiauo avuto qualciic familiarità collo studio dei vasi greci. Trattasi dol giuocogreco del Iit1alios, di cui tante volte furono diseguate le sceito nelle pâture vasculari,e di ciii si fa contirnio ricordo nei comici antiehi cd in altri autori greci.

Intorno a questo ginoco scrissero recenternente i chiarissimi Jahn cd Heydeniaun;il primo nul Phi1ologis (XXVI,2, p. 201. sq.); il secondo neg!i À,ziiali dcii Jsf iu/o(a. 1868 p. 217: efr. Mcd. VIII. tav. LI)

Né voglio io ripetere ciù clic neile predette memorie si legge; alle quali puôricorrere chimique ampiamente desideri oecuparsi del toma. Mi basti il dire, clic cosyquegli autori. corne gli altri clic ne toccarono, ne dissero illustrando le sole foutiarcheologicho conosciute, cioè i vasi dipinti ; peroochè fluo ad oggi. nessuim istrumentooriginale di questo giuoco cra noto agli studiosi ; e quello di ciii qui è parola, è ilprimo clic vietie fiiori; laonde il pregio suo è altissirno; massirne poi se si ritietteehe ci fa comprendere moite particolarit. le quali dalle semplici pitture vasculari noncra dato di comprendere a piano.

Ripetono tutti che il giuoco del cottaho fa inveutato in Sicilia, donde passô pOi

in Grecia, e vi diventà di moda, fra la gente ahituata alla vita elegante di Atemie,nol V. seeolo avanti l'ara volgare, cioè nel periodo della inaggiore !oridezza grecae c.he, corne cosa di inoda, subi anch'esso le vicende del faimatismo e dcll'abbamidouo,essendo decaduto col decadere di quell'ctà felicissima. In fatti, montre gli scrittorideli'antica commedia e doua commedia di mezzo ne parlano corne di mi costume dellavita di ailora ; solo per reminisceuza ne toccano gli scrittori della commedia nuované

Yi è passo alcuno degli autori latini che provi con certezia, clic dai romani ilnostro giuoco fosse stato conosciuto cd usato (cfr. Jahu, 1. c. p. 220). Il che, se èvero, lion sarà per quosto inen vero ciô che prima di adesso era del tutto sconosciuto,vale a dire, che, se non presso j romaui, fosse stato presso gli etmuschi il giuoco grecodol cottabo o noto cd esercitato.

E se per quanto concerne l'età, nufla contrasterebbe a ciô clic sopra si è riferito, tuttoportaildoci ad ammettere che la suppelletile funebre di quella tomba, in cui il bronzonostro si conservava, massime se si considora il vaso dipinto, sia da riferire al V.secolo prima di Cristo, cioè a quel tempo appunto in ciii il giuoco dol cottabo fitmaggiormento in yoga; non mancherehbero pure alcuni argoinenti per farci ammetterela probabilità, cho il giuoco medesimo non avesse avuto fine in italia nel tempostesso in ciii nelia Grecia cadde in abbaimdono. Ma intorno a ciô non è qui il liiogodi dire.

Assai confuse sono le opinioni dei dotti circa le varie maniera, con le qualiquesto giuoco si praticava. Yi tu chi dalle fonti classiche credè di poter dedurre che

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queste maniere fossero nove (Groddeck, antiq. Ve-rsuche, 1800, p. 163-238); altri in-

vece concluse essor tutte queste non altro che inodificazioni di due principali forme(Becker, Char. 1, 476). In generale si distinsero tic maniere.

La prima e più semplice era qudlla di segnaro sul pavimento un punto, ove il

giuocatore, dope aver fatto suil'iudice destro roteare la fiala con ontro il resto delvino, doveva andare a colpire coi poco liquore, elle 110.1 vaso potoric era stato lasciato.

11 cogliere nel segno portava il premio.La seconda forma consisteva nel porre sul pavimento mi vaso, in oui il liquore

doveva entrare per il colpo del giuocatore ; ovvero, per accrescere la difficoltà,. nelcollocare u terra un bacino pieno di acqua, entre oui galleggiassoro delle scodellett.e

vuote (di?wjc, quindi xiaoç Ji' v k9cjw1'), scodellette elle, riempiute col vino

lanciato, dovevano p01 aiidar somrnerse.La terza forma era quefla dol x(kraoç xauxiïç; il quai nome, corne spiega

Ateneo (XV, p. 666), veniva da questo: clic il cottabo poteva essere abbassato, e poi

riaizato (1); forse non solo per para volontà (cfr. .Heydemann L o. p. 233), ma a se-

conda doua statura dei giuocatori.Si prendeva un fusto, corne quelle di un candelabro (?fiJo; xrnuç3ix), pian-

tato u perpendicolo, e passante nel centro di un bacino di bronzo (?xch j), clic nonscendeva generalmente oltre la metà del fusto rnedesimo. In cima al fusto si col1ocav.

c.osi elle vi i'imariesse in bilico, un piattinetto corne di bilancia (i1n), SOpil

cui si posavano alcurti piccoli oggetti, clic vi si mantenessero in eqnilibrio; oggetticlic dovevano pci essore colpiti dal vine lanciato, e che, cadendo sul bacino sotto-posto, devevano suscitarvi un suono.

Viiol dire elle non poteva essore determinata un'altezza costante, in ciii la muadoveva andare a colpire, ed a oui la dma del bastone colloggetto (la colpire dovera esse rsollovata; ciô elle avrebbe prodotto troppo svantaggio di aicuni a vantaggio di altri,seconda della statura, se il colpo doveva essere date corne di tionda, in linea orizzoii-tale; ma poteva all'occorrenza essere riabbassato il bastone, facendone penetrare nnmaggior parte, inferiormente nel cannello della base, ove il bastone era piantato, Col)l]

si vede neilesemplare ora riapparso.È chiaro adunque elle il nostro piattinetto, clic ad un candelabro noii avrobb

potuto mai convenue, clic si mantiene in bilico perfettissimo sulla parte più alta du

nostro bastone, sia il vero piatto cottabico (ry) ; dove ù du notare un piccolbuco, elle heu poteva serviro per sospendervi quaiche gingilo cd altro, il qua lu.

facendo prima da contrappeso, traboecasse poscia con tutto il piccolo disco, alloruhiloggettino posato siil piinto opposto a tale buco sopra il disco stesso, e destinato al

essore la meta od il bersaglio, per lurto del vine venisse a precipitare.Perocehè io sono di avviso, ohe la meta od il punto del bersaglio non c.onsistessc

in questo semplice disco, che avrebbe offerta troppo poca superficie, o troppo lievuostacolo al giuocatore, se, poste ail'altezza di un uorno, e presentandosi in senipliuulinea trasversale, avesse dovuto essor colpito corne il flio di uria laina. E su V1I)1si

(1) S] ii[\iI. Iv, rlîl,O'îr T''f. ZU( (

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ammettere che il vine vi si dovesse avventare, non già dope avergli date il movi-mente centrifugo roteando la patera suil indice della destra, ma col movimeilto pa-rabolico, ehe nasceva per l'use del rhvton; cd in modo che dovesse cadere sulla su-perficie del piccolo disco, non già colpire il disco nel tague ; rimane sempre questo,che per quanto sonoro sia stato il bac.ino di bronze sottoposto, non vi si sarebbe maiprodotto un suono di quaiche effetto, per la caduta semplice di una piccola lamina,corne è il disco di cui ci occupiamo.

E se ciô non è in assoluta armonia con quanto le rappresentanze dei vasi tittilici insegnano, lascio che altri possa rneglio dirnostrare; e cosX non insisto sopra argo-menti minori, clic la materia consiglierebbe di svolgere. Une tuttavolta merita, senon altro, di essere accennato.

Secotido alcuni passi di autori la larninetta per il bilico non sarebbe stata mipiccolo piatto di hilancia puro e semplice, corne è il nostro, e corne è quelle che vedesiin alcune pitture vasculari (Ana. 1886, tav. d' agg. B); ma una piccola tavoletta(ni'ax(oxor), che sarebbe stata posta in bilico, e clic sarebbe poi caduta per l'urtodel vino clic vi colpiva (Antiplianes 'An. yor. L III, p. 29). Anzi, qualehe scrittore mo-derne accennerebbe quasi a credere, che la cosa fosse s tata sempre cosï; alîerrnandoche alla tavolotta fosse stato dato metaforicarnente il norne di bilancia (cfr. Hey-dernann, 1. c. p. 223). Alla quale opinione non porendo stare, bisogiierebbe per bmeno ammettere che in un dato tempo fosse stata denominata bilancia cottabicaun oggetto, che nel cottabo aveva sostituito il disco originario ; vale a dire quellodi oui il nostro piccolo disco ci porge esernpio. Se non che, non si potrebbe ugual-mente concludere clic tale innovazione avesse prodotto l'abbandono della forma pri-initiva; essendoci prove che ambedue i modi contemporaneamente si usarono; e cièmeglie si dimostra da quello che segue.

Ho dette di sopra che il bronze scoperto Io scorso maggio nella neoropoli diPerugia sia il primo istrumento del giuoco dol cottabo, clic in originale si sia ce-uosciuto. Devo ora aggiungore che esso non è il solo che sia stato finora rit.rovato,altri essendone tornati aIl'aperto nollo sterne territorio peregino, i quali o furonoconsiderati corne semplici candelabri, essendo privi di alcimi dei pezzi accessori, ev-vero si possono cm riconoscere per alcuni di questi pezzi, che nel Museo si conservano.

Pare che tutti provengano dalla stessa necropoli dol Frontono, e che fossero statiscoperti allorquando nellanno 1840 si apriva la strada rotabie, nel punto limitrofoalla camera sepoicrale, in cui il nostro cottabo recentemente fu trovato.

Abbiamo un baston e cottabico, con propria base, corne il nuovo scoperto; sor-inontato da colonnetta con sopra la piccola figurina di bronze, colla mano in altopiotesa, corne la nostra; bastone che è segnato nell'iiiventario del Museo col n. 1712 (I).

Non si sa quale sia stata la sorte e del bacino centrale e del pezzo da collocareii bilice sulla cinia. Certo è nondirneno, clic queste pezzo per il bilico, non avrebboituto quivi avere la forma del disco, corne quelle clic lie descritto; o per Io meno

) Credo che sia quello che è ricordato (lai Vermiglioli nella Menioria sulla tomba dei Vo-e clic dicesi scolierto in oecasione dei lavori stradali, presso la necropoli perugina (cfr. Coo-

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non avrehbe potuto essore collocato immecliatamente in bilico sulla punta dell' oggettole-ato in alto dalla figurina. Si dimostra da questo, che la figiirina, la quale in modoassai elegante solleva piui alto ohe puô il braccio, che doveva sostenere la meta, siaper accrescere la difficoltà a chi doveva coipire, sia per quel movimento naturale, ondela persona che porge il bersagiio fa di tiitto per sottrarre sè medesirna al pericolo diessore colpita, non spinge, corne sostegno di questo hersaglio, un oggetto terminantea punta, nel modo clic si è visto nellesemplare descrit.to; ma un oggetto clic terminaa piccola superficie piana. Rappresenta questo anche un rh'ton, ma rivolto in altodalla parte della bocca; montre nel primo esemplare la flguxina stringe un rhytonrivolto dalla parte del piede. Clic heu convcnisse questo vaso, che è di convito, adun giu000 in oui il rhyton era pitre adoperato, e che per ogni riguardo aveva carat-tore simposiaco, non è chi non vegga. Questo oggetto o rhyton adunque della secondafigurina o del seconde cottaho, non presenta nella parte più culminante un punto operno per il perfetto bilico; ma una superficie piana di pochi millimetri, sopra laqualo poteva collocarsi una tavoletta, che alla sua volta portasse poi 11110, 0 meglio dueoggetti; un piccolo listello in somma, che situato nel centre, sostenesse nelle estre-mità due oggettini; poichè sarebbe bastato clic col vine lanciato fosse stato celteun solo di questi, acciè ambedue gli oggettini posati a bilancia, col listello o tavo-letta di sostegno, precipitassero giù nel bacino sottoposto, producendo il fatidico suon.

Nella stessa guisa doveva essor formate un toue cottabo, di oui si conscri u

solo iina figurina muliebre colla iolativa base, da essere, collocata nefla sommit il jbastone cottabico; la quale statuetta, segnata neli' inventario col n, 1877, è la piielegante di tutto, cd è della inigliore conservazione.

Nella guisa stessa finalmente doveva essor fatto tin quarto cott.aho, diesiste pure la flgurina superiore, clic ù neila raccolta del comp uj

nel Museo stesso perugino.Parrehbe di dover coucludere, rallegrandosi con la huona foil '1 w. -ho ha ' u

dotare Perugia di tina serie cosi copiosa di oggetti rarissinii, i quali non solo v -gono a provare, col loro numero, clic il giuoc.o del cottabo fît moite usitato in Etnuudel che inancavano documenti; nia fanno pensare n qualehe altro tema, per ouipregio loro non poco si accrescerebhe.

Parlando della terza forma (lei cottabo, mi son trattenuto a dire di quel molpiù semplice, con oui gli autori la descrivono, che trova riscontro nelle pitture vasr-lan. cd n ciii assai boue l'istramento nostro conviene. Ma vi era un nitre modo piii conplicato; quello clic il eh. Heydemaun chiania x ircoç ,cccraxrç eo( Ma,zes (An1z. 1.

p. 223); intorno al quale argomento gli serittori si mostrano nel massimo disaccord&.Aleuni anzi pare clic non ammettano vi possa essor stato un x6rta8o xaraxe

seaa IWanes, o della maniera semplice ohe si è dette.Giusta il parere 'ii costoro, oltre le prime due forme dol giu000, la terza forinu

sarebbe stata questa. Piantare sul suolo tina canna di legno perpetidicolarmente; ud

in cima di essa collocare un altro pezzo di legno orizontale. Aile due Ostr-inità di questa traversa, sospendere due piatti; e sotto ciasouno di questi piatcollocare in terra tin catino pieno dacqua , dentro oui sorgesse una statuetidi bronzo dorato , die si cliiarnava Mcç . Sembra che il legno trnveisah

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dovesse rirnanere in biico; perocchè il gitioco sarebbe stato fatùo in questa guisa.Il ginocatore avrebhe dovuto lanciare il viuo, in modo da fane cadere entre unodei piatti sospesi aile estremità della traversa superiore; e fane elle pci peso diquesto vina medesiino, raccoltovi dope moite gettate, il piatto, maucato lequilibrie,venisse a cadere; e cadendo andasse a colpire sulla testa la statuetta di bronze o dirame entro il bacino sottopos'to; e oos'i la buttasse gUi eutro l'acqua del bacino, facen-dola scornpa.rire quivi sommersa. Sarebbe stata questa ana variazione della secondamaniera; iii quanto che, invece di mandare a fonde j vasetti vueti galleggianti, sisarebbe mandato a fonde neli'acqua il Manes; cd il premio sarebbe toccato a celuielle fosse riuscito a dar nel segno cou ininor numero di coipi, e quindi con minorequantità di vino (Smith, Dict. of g,'. and rani. A,a. ad y. p. 30J).

La quille spiegazione, per quanto ingegnosa, non si accorda col passo dello sco-haste, elle ha servito n fana immaginare. Giacchè è precisarnonte il xortco xaraxto;,

clic le scoliaste viiol descnivere, quando paria del Martes. Il teste greco in fatti suonanella traduzione cosi: - 11 cottabos xa1.axr6 ora questo. Vi era corne un eandela-bro alto, elle aveva in sè una certa figurina, die si chiainava Martes, sopracui bisognava elle cadesse il piatto del bilico, buttato gUi per il coipo del vineNon vi è nessun accenno a bacino sottoposto, in cui il Martes avesse dovuto essorecohlocato; dicendosi chiaramente elle doveva questo essore nel caridelabro medesimo('v avzi), e formare parte integrale di esse.

Parve nondirneno cho tutto potesse conciliarsi, supponendo una variazione nel-l'use del Manes, vaniazione elle, al giudizio di chi scnisse nello Smith (1. e.), venivapoi a costituire il vero e proprio xôtac;IXU.

Questo sarebbo stato, allorchè ciô elle si chiamava Malles, o la statuetta, nonsi fosse collocata entro i bacini sottoposti, ma sopra una colonnetta a guisa di eau-delabro; cd in modo elle il piatto, sospeso sopra di questo Martes, colpito poi dalvine, ricadesse sul Martes, o da questo quindi andasse a precipitare nel sottoposto ba-cino ripieno d'acqua; ove per tale caduta sarebbesi suscitato un suono; cd a secondaclic questo siiono fosse stato maggiore, sarebbesi date il premio.

Se non elle, non si niesce a coucepire corne il meccanismo avesse potuto essore cern-posto. Perocchè, a voler tutto aimnettere, occorrerebbe pure di necessità nitenere, elleci fosse anche una pertica, sostertente sulla cima una traversa per il bilico dei duedischi; e elle sotto ciascuno di questi due dischi, o sotto uno per Io mono, fosse col-locato in terra un largo bacino di rame piene di acqila; e elle dentro questo bacinofosse poi messe il candelabro col Manes, ad immediato perpendicobo del piatto inbiico, acciô la caduta di tal piatto urtasso il 'Malles sulla cirna del candelabro, in modofa fane andar gUi entro il bacino sottostante.

Ma, a parte die uessuna rappresentanza siasi avuta che accenni a meccanismoi complicato, si oppone prirnieramente questo, elle non si comprende, corne il prcmio

aes'se essere concesso a chi suscitava dal hacino un rnagior siiono. Bisognerehhe']iIi!il!'1,11 t tHiidtrltjl1nn-i1tInt. nIH 1 iit:itiiiiiniii

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qualehe efficacia, essendo chiaro a tutti elle piccolissimo nunore si produrrehbe perla cadata di un grave in un recipiente di metallo, quante volte fosse questo ripienodi liquido, elle impedisce la seossa, e quindi il suscitarsi delle onde sonore.

Nondimeno vi è quaiche cosa di più, elle ci obbliga a non accogliere una spin-gazione simile. Dico Ateneo (XV, p. 667 D, Schol. Arist. Pac., 1244) : — Il cottaboche si chiama X ora fatto cos'i: Yi era un candelabro alto, portante quellodie si chiainava Manes; sulla quale figurina doveva andare a cadere il piatto in bi-lice colpito col vino, e donde ricadeva nel sottostante bacino (1).

Le quali parole non pare possano lasciare incertezza intorno a cià elle dovevacadere nel bacino, parlandosi del piatto in bilic.o e non de) Moues. Jnoltrc, per ungiuoco simile 11011 si sarebbe richiesto che un sostegno solo; non guui j duc elle per leineno sarebbero stati necessart, seconde la spiegazione prima riferita; per la quale, èbene ricordarlo, non ci vuole soltanto il fusto per reggere la mèta che doveva esserecolpita dal vine, ma il sostegno dell'altro bersa glio, su oui questa mèta, toccata dolcolpo, dovesse subito andare a cadere. E questo secondo sostegno né le rapresenta'Liouidei vasi giammai recano, nè le fonti classiche ci autorizzano ad aminettere.

Forso a voler uscire dail' intric.ato ginepraio, in cui spiiige la incerta guida dogliscoliasti di Aristofane e di Luciano, e procedere con quella riserva, elle altri man•tennero in un toma cos'i difficile, dovremmo starcene ad tina divisionc generale; raba dire ammettere, elle il cottabo della terza ferma fesse stato di due maniere, quellosemplice ossia senza statuetta, e quello colla figurina o col Malles. Che in fatti sifacesse il ginoco senza la figurina, Io mostrano chiaramente le rappresentanze vascli-lan, ove non è mai apparso elle il piatto in bilico fosse altrove collocato Che SU1LL

puilta ddll'asta o del bastone cottabico, senza altra aggiunta od interniediario di sorta.Alborchè il piatto in bilico, anzi elle sulla nuda punta dell'asta, si collocav

sulla mano della statuetta, piantata in questa punta, si aveva i cottabo col MancIl elle per altro non significa elle la statuetta o Manes dovesse cadere. Gli auto i :1

si prestano benissimo per farci ammettere dia dovesse rimanere ferma. E pL

Io stesso eh. Hevdemann niporta quel paso di Nonno (Dionys. XXX iii, 64), in e"il giuooatore colpisce la statuetta nel viso, senza che questa traboochi.

Ma vi è di più; il medesimo dette autore mostra nettamente il sue parere, cl,il Manes non sempre dovesse precipitare. Secomido l'avviso di lui (A.èzn. 1. e. p. 2questo giuoco col Manes si faceva in due maniera; in ana alquanto coml ''' 'ilun'altra complicatissima.

La prima è facile ad intendere. In cima alla pertica cottabica, invece iic[i 'ulM

o del piatto in bilico, si poneva la figurina o Manes, la cui testa il giuocatore dovevcolpire col vino, elle doveva riversarsi poi con rumore neT hacile sottoposto. Per questinsulte a cul era oposta, si dava a quella figtuina il comunissimo nme servile.

La seconda poi ara quando vi erano ed il Manes cd il piatto in bilico; oerano altre complicazioni difficili ad iminaginare.

Veramente, non parrebbe elle questa figurina fosse chiamata Manes, per il fati'

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di questo continuo insulto, a oui doveva rirnanere esposta, essendole gettato in faccia illiquido, che qualohe volta il giuocatore avrebbo potuto lanciare anche dalla hocca;perocchè mi sembra ehe il nome servile derivasse per Io appunto dall'ufficio servile aoui la figurina era destinata, ufficio cioè di portaro il bersaglio. Vuol dire che col tempoalla figura di un servo, sostituirono una figura elegarite, corne la figura di Ebe, che ileh. Heydemann giustarnente ricorda, citando il passo di Nonno, e corne le boue clicnei cottabi perugini si osservano, una doue quali mostra il concorso di tutta la Potenzadell'arte, per rendere elegante l'istrurnento del giuoco, in cui la gente elcgante moltosi esercitava.

Tuttavolta, non insistendo sopra di ciô, non credo si possano ammettere queste duemaniere, e specialmente la prima; in guisa clic il gilloco fosse formato col solo Manes,senza il piccolo piatto in bilico, ohe dal Manes fosse sosternito; e Che tutto si ridu-cesse a colpire la fi-urina nel capo, e far ricadere nul bacino il liquore usato per talccolpo. Mi parrebbe primieramente assai difficile che si potesse esercitare il volutesindacato nel giuoco, quante volte questo consistesse solo nel colpire col vine la testadel Manes, per far ricadere poi il detto vino nel piatto sottoposto e suscitaivi ilsnob. In seconde luogo la testa del Manes sarebbe stato troppo piccolo ostacolo o scherinoper raccogliere tanta quantità di vina, quanta occorreva, acciô col iipercuotersi precipitassegiù nul piatto e vi producesse il rumore.

Vi sarebbe inoltre un data di fatto per escludere la supposiziorie clic vi fosse unginoco del cottabos col Manes senza piatto in bilico; e questo si dimostra da tutti i

- bronzi perugini, nei quali le figurine collocate sulla Punta dell' acta cottabica, sonoper rimaner ferme nel momento del giuoco, e compiono tutte 1' ufficio di reggere ilbersaglio.

Se quindi deve concludersi, elle il cottabo col Manes fosse stato di tal guisa Cheinveco di avere il piattinetto del bilico sulla punta del bastone cottabico, Io avesse sopraiina statuetta conficcata in quosta Punta, e seuza bisogno Che tale statuetta dovesseuci colpo del vincitore venire a cadere, j nostri bronzi ci portcrebbero il primoesernpio di ciù; e per eonsegueiiza il loro valore non poco ne crescerehbe.

Noii pertanto, se tutto questo è da ammettere, non ne deriva per conseguenra bescludere clic vi sia stata pure un'altra maniera assai più complicata del cottabo colManus; e tale in oui il Manes fosse stato esse pure destinato a cadere, colpita lamèta, nello scaricarsi del giuoco.

E se le fonti classiche lasciano dubbi intorno al modo con oui questo mecca-nismo doveva essore composte, parmi che possa valere ad eliminare ogni dubbio lestudio di un altro bronza perugino, il quale finora fa erronoarnento interpretato.

Ho detto in principio, ohe quando il sig. Lupattelli si mostrà esitante ad aceottarela spiegazione mia, pci fatto che ad altri bronzi scoperti nul territorio di Perugia esimili al nostro, aicuni dotti autorevoli avevano data spiegaziono diversa, mi rnostrèLt tav. XIV dell'opera del Conestabile, ove è riprodotto nel n. 5 nu oggetto di van

zi. formato questo pure con una canna di bronza, e cou un piatto intermedio.()ra questo oggetto non si compone soltanto dellasta metallica con un grau disco

rfl varî disohi minori in essa intilati, corne è riprodotto nella tav. XiV n. 5 dcl-a citatana si vollipoue di altri jtZzi . rIpplTeslltati udila tav. XV de [opdra

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medesima coi numeri 1, 2, 3; i quali, perchè non furono fin dal principio consideratinel lora insieme, diedero campo aile congetture pli strane intorno alI'uso a oui aves-sero dovuto servire.

Si considerô da prima la soia asta coi dischi; la quai parte primieramente sirinvdnue. Raccouta. il Vormiglioli che nello scavo (lei famoso ipogeo dei Volunni nel1840 (Conestabile, o. c. p. 49, 54), nel grande vestibolo per oui si passa alla tri-buna quadrata con le urne di squiito lavoro, nella parete di prospetto, su oui silesse un'iscrizione etrusca mutila (tav. II, n. 1), sospesi nella parete sopra questaiscrizione, o posati siil suolo, ai piedi di essa, o cadutivi, si trovarono alcunibronzi spettanti ad un guerriero. Si cbbe un elmo; poi due gamberuolo di assaibeila forma; quindi la fodra di uno scudo. Si ebbe pure un bronze di iina formatotalmente nuova, cioè una verga metallica, probabiimente mancante dcli 'estremitasuperiore, ma con impugnatura da poterla tenere comodamente nella mano. Ad unacarta distauza della sommità vi era infiizato un disco movibile, e al di sotto del me-desimo altri disolii di assai minore diamnetro, i quali l'un dietro ialtro iiifilati,o variarnente distanti nella verga medesima, si muovono quasi tutti con l'a gitarsi diessa, rendendo cos! qualehe suono nello scontro che avviene fra di loro (p. 54). E peralcune ragioni che quel dette espose, credè di coiteludere clic quivi dovesse riconoscersiun musicale istrumento,

Ma questi brouzi 11011 furono j soli che da quel punto ritornarono alla Ince.Sgombrate dal pavimento le poche terre che vi si erano accumulate, vi si tr-varono altri pezzi di bronzo, il cui studio non valse a dissuadere il Vermiglioli dallaopinione prima esposta; opiuione per altro non accettata da tutti, avondo altri dottimostrato avviso che in quell'istrnrnonto si dovesse riconoscere un' insoglia giierresca,ciô che in ulaggiore accorde s rTdi ÏV:Lt rei r_ii duL arneiur, lte uuiia-mente erano stati scoperti.

Questi nuovi bronzi, dii:: il Vejiïiili1i. ii idvari II ire grlipplrappresentanti una figura a testa uniana e piedi leoimini, imirestita da ainbo i lati da dueshingi accovacciate; gruppi riuniti poi da un cerchio metallico, cd intramezzati da unornamento di bronzo a palmette. Si sarebbero creduti i tre piedi o la parte inferirredi una cista; ma nnpediva questa conclusione il fatto ehe nessun altro indiii.io di cistaera trovato ; e per contrario gli altri pezzi che unitamonte erano stati raccolti, megliconvenivano ad un candelabro. Vi cia mi piccolo cannolio, diviso da quattro dischi, chie

andava gradatamnente restringendosi, terminando a foglianii aperti ; e clic bene avrehhpotuto essor parte dell'asta di un candelabro, a ciii quello clic prima era stato cr-duto piedo di cista, poteva foimare la base. Tuttavolta non si risolveva il Vermigliliad abbandonare il concetto di cista, quando esaminava una piccola e sottile laminain forma triangolare, dai ciii lati pendono a catenuzze tre ciondoli della forma di oliveo ghiande; sopra la quale lamina posava wna staluella inUe'amcnte arcaica con I'lesta sormonlala da quaiche cosa ehe la fa somigliante ad alcune dette imniagii/delta Efesia, e che ha noua destra un serpe (P), mentre con la sinistra sostiene unatabelluccia quadrilatera, che potè essore un dittico chiuso o rituale (p. 55). E serviad accre.scere la incertezza il rinvenimento di altro due statuette, lavorate noue stilemuodeiiuo d'lla prima: ci una di esse pure cnl serpe (?) intorno al destro Carpe,

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cd in atto di approssimarsi al petto una porzione di quel rotUle (p. 56). Nondimenoeredendo poi il chiaro autore di riconoscere in queste figure une stile inferiore, sidecise a non ammettore clic, corne gli altri pezzi, al medesimo oggette appartenessoro.Ma clic appartenessoro invece ad un solo e medesimo oggetto dimostrô bene il Cono-stabile; il qilale se ositô da prima a riconoscervi un vero candelabro (p. 54 nota),si con ferinô poscia in questa idea, per il confronto clic gli parve di istituire con altrimonumenti di tale natura (p, 139. n. 3). Né modificô tale concetto allorquando videclic le duo figurine descritte in ultimo dal Vermiglioli, si riunivano u quel pezzoo cannelle, clic

al Vermiglioli fece supporre il candelabi'o ; e si riunivano fol modocon cui dal Conestabilo fit fatto disegnare nella tav. XV dola sua opera al n. 2.

Se non die, per quanti raffronti si istituiscano, né anche qui si giunge a com-prendere, in quai modo questo candelabro fosse stato adoperato; o per le mono iiiquai parte di esse avrebbero potuto essere collocati alcuni dei pezi clic gli sareb-hero stati assegnati; ad esernpio, la statuotta rafflgnrata nella stessa tav. XV alri. 3, e descritta dal Vermiglioli colla promillefiza siil cape corne quella di alcuneimmagini della dea Efesina. Non sisi saprehhe né anche qui quai posto assegilare adun altro pezzo, clic parmi di avcr veduto, esaniinando, per quanto ora si pub, i hronzioriginali, nella inadatta custodia in ciii tuttora restano, presse lipogeo; donde non èpossible muoverli, finchè un ultime residuo di una lunga questiene giuridica non siastato appianato. Mi pare di aver visto anche un piattinetto o disco di lamina di bronzo,da non confondere col bacino di mezzo, attraversato nel centro dall'asta metallica; piat-tinette clic fa subito pensare al disco simile, usato per il bilico nel cottabo clic primaho descritto. Ma lasciando cia, basta a provare clic si tratti anche qui di vero eproprio cottabo, quella proininenza clic è sul cape della statuetta; prorninenza Che alVermiglioli avea richiamato alla mente le acconciature della divinità Efesina, o Cheinvece è lapicc, ove il piattinetto del bilico doveva essore collocato.

Non pertanto qiieste cottabo dei Volumi. clic tutto fa supporre fosse stato lasciato ne] lacamera sepoicrale, posate in terra suilingresso doua colla di fonde, e sotte le armature,differisc.e grandemente in alcune parti da quelli superiormente notati. E mettendoda banda clic la figurina pci sostegno della meta sia in vero abito servile, il clic ren-derebbe più converiiente il nome di Ma,zes, va notato clic Yi sono, oltre questa duefigurine simili, vestite ugualmente, e clic dovevano essore destinato a rappresentareiina parte non indifferente uni giuoco. Dalla tar. del Conestabile (XV, 2) ove questefigurine sono rappresentate, non si rileva una particolarità, die il eh. autore forse noncredè meritevole di attenzione, e nella quale, seconde clic je credo, è riposte il segretodella cosa. Queste due statuette (ne giudico seinprc per quanto ho potuto osservare, nellostato in cui si trovano ora custediti quei bronzi, attraverso le vetrine, clic non ho potutoaprire) riposano con un piede sull'inferjore dei quattro disclii, i quaii interrompono ileunnello terminante a fogliami; e flou rimangano aderenti colla maiio alla parte su-periore dol cannelle medesimo, alla quale mostrano di accostarsi. Inoltre non haunoil piede piautato in maniera stabule sull'orle doua superficie dol disco; ma ilurnesso

wversalrnerrte in un inoavo praticato nell'orle del disco stesso, e per mezzo di un' appen-Ue o perno, forato inferiormente, e clic forma tutto un pezzo col piede; appendice clic:iis»liaiil.e un le rrTinhlon 4 rnnp o i'rniiintwi nel lm'. srvin n ninntnerc lii

-

figurina in bilico; in guisa che al più leggero urto che la figurina ricevesse, e Cheavciido il bracoio e la gamba protosa difficilmente avrebbe potuto evitare, precipitasse giù.

Vuol dire che doveva il tutto essere congegnato in modo che, al cadere dol piattoin bilico, situato sulla testa doua statuetta superiore, dovesse essere toccata una,ovvero ambedue questu figurine aggiunte (forse poteva bastare che no fosse colpitaana sola), le quali, per tale colpo, venivano esse pure a cadere. Ma occorre dipoter bene esaminare l'originale, per dec.idere se noua loro caduta dovessero venuea toccare il baoino del centro, corne si puô supporre, producendovi 1111 fliaggior suono;o'vero, collo abba.ssarsi anche di questo, colpissero i disehi sonori, facendoli ricaderel'uno sullaltro, per accrescere l'effetto runioroso.

E montre voglio sperare che intorno a ciô si possa presto dare un giudiiio de-finitivo, termino questa Nota, toceando nuovarnonte un tema, Che in principio ho accennato.

Non so se tutti possano essore di accordo nello accettare le opinioni esprcsse daidotti intorno al tempo, iiel quale la tomba dei Volunni riinase aperta, o vi si continuôn seppelliro (Conestabile, o. e. p. 142). Checchè sia di ci?, se è vero die per le do-coiaioni architettoniche, e pel gusto di quell'arte spiendidissima die in generale ydomina, 11011 possiamo rospingerci in una età, oie non si accorderebbe con quello, ehin altre parti di Etrurie ci si rivelô per mezzo di simili maravigliose forme, bisogiitallora concludere clic il giuoco del cottabo, di oui un istruniento si trovô anche inquesto ipogeo della nobule famiglia dei Volunni, noto cd usato dagli Etrusehi (dilche mancava ogni prova innanzi che questi bronzi perugini fossero conosciuti), duiin Etruria e, quindi in Italia, puut tardi Che in Grecia; ossia ndil' etù,, in ciiisorittnri greci ne parlano ennie sempliec rieordanza di nu eotumn ihbaiidonat.