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DE HEROICA FIDE 327 NUM. V. De heroica Eide. Ex P rocessu A postolico I TESTIS — R. D„ Michael Rua. Juxta 37 interr. Proc. fol. 482 respondit : II Servo di Dio fu uomo'di fede, istruito da bam- bino nelle principali verità di nostra santa religione dall’ottima sua madre, ne divenne famelico; di qui provenne la sua diligenza nel frequentare da fanciullo i catechismi e le prediche parrocchiali, malgrado' la distanza di parecchi chilometri dalla parrocchia, di qui quelPavidità di leggere buoni libri di cose di re- ligione ed edificanti in guisa da non sapersene distac- care neppure quando conduceva al pascolo la mucca e impiegava eziandio parte della notte, di qui quel- ] ’assiduità alle sacre funzioni quando era studente nel collegio di Chieri. Mostrò pure questa sua gran fede nel Seminario dove attendeva agli studi teologici ed ecclesiastici colla massima diligenza impiegandovi e- ziandìo i ritagli di tempo che poteva risparmiare nella levata, nei passeggi, nelle conversazioni in cui era come il centro dei chierici più studiosi in materia ec- clesiastica. Mostrò parimenti e più ancora questa sua viva fede quando, fu sacerdote, rinunziando ai diver- timenti ed alle letture frivole ed amene per applicarsi a leggere quasi unicamente argomenti e periodici re- ligiosi, e scrivere i suoi opuscoli tutti diretti ad in- segnare e inculcare le verità di. nostra salita religione. Per quanto potesse desiderare informazioni in- torno agli avvenimenti del giorno non impiegò il tem- po a leggere i giornali per quanto buoni, limitandosi a richiederle a qualcuno dei suoi preti o chierici che avevano comodità di leggerli, La sua fede lo stimola- va fin da fanciullo ad interessarsi del bene spirituale dei suoi compagni, istruendoli per quanto comporta- va la sua età, allontanandoli dai pericoli di perversio- § 1 Rdigionis yeritati^s percipere studet. § 2 His addiscendis semper incubuit. § 3 Easdem veritates alios docere sine ■ intermis- sione curavit.

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DE HEROICA FIDE 327

NUM. V.

De heroica Eide.

E x P r o c e s s u A p o s t o l ic o

I T E S T IS — R. D„ Michael Rua.Juxta 37 interr. Proc. fol. 482 respondit :II Servo di Dio fu uomo'di fede, istruito da bam­

bino nelle principali verità di nostra santa religione dall’ottima sua madre, ne divenne famelico; di qui provenne la sua diligenza nel frequentare da fanciullo i catechismi e le prediche parrocchiali, malgrado' la distanza di parecchi chilometri dalla parrocchia, di qui quelPavidità di leggere buoni libri di cose di re­ligione ed edificanti in guisa da non sapersene distac­care neppure quando conduceva al pascolo la mucca e impiegava eziandio parte della notte, di qui quel- ] ’assiduità alle sacre funzioni quando era studente nel collegio di Chieri. Mostrò pure questa sua gran fede nel Seminario dove attendeva agli studi teologici ed ecclesiastici colla massima diligenza impiegandovi e- ziandìo i ritagli di tempo che poteva risparmiare nella levata, nei passeggi, nelle conversazioni in cui era come il centro dei chierici più studiosi in materia ec­clesiastica. Mostrò parimenti e più ancora questa sua viva fede quando, fu sacerdote, rinunziando ai diver­timenti ed alle letture frivole ed amene per applicarsi a leggere quasi unicamente argomenti e periodici re­ligiosi, e scrivere i suoi opuscoli tutti diretti ad in­segnare e inculcare le verità di. nostra salita religione.

Per quanto potesse desiderare informazioni in­torno agli avvenimenti del giorno non impiegò il tem­po a leggere i giornali per quanto buoni, limitandosi a richiederle a qualcuno dei suoi preti o chierici che avevano comodità di leggerli, La sua fede lo stimola­va fin da fanciullo ad interessarsi del bene spirituale dei suoi compagni, istruendoli per quanto comporta­va la sua età, allontanandoli dai pericoli di perversio-

§ 1R d ig io n is y e r i t a t i ^ s

percipere studet.

§ 2H is addiscendis semper

incubuit.

§ 3E asdem veritates alios

docere sine ■ interm is­sione curavit.

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De Dei gloria anima.' ne> e allettandoli alle sacre funzioni e alla frequenza- turfuftsalute s°md" ^ Sacramenti ; fede e zelo che andò ognora cre­

scendo coll’età e che mostrò provenire da fini sopran­naturali, non avendo mai altro di mira che la Gloria dì Dio e la salvezza delle anime. Questa sua fede di­mostrò anche col suo modo di parlare che sempre era ispirato e condito di sentimenti religiosi, in guisa da non tralasciare d’introdurre qualche pensiero che sol­levasse a Dio, o rammentasse qualche verità di no­stra santa religione, neppure quando parlava coi più alti personaggi laici, come Ministri di Stato, Prefetti,

. anche Sovrani, sebbene sovente fossero- persone affat­to ostili alla religione, ciò facendo in modo1 così ama­bile da far gradire anche ad essi le sue parole.

§ 5 Parlando coi suoi allievi sovente diceva : « Vo-VKforianaeSitatis^u- gUo che siamo amici, finché siamo in Paradiso » che

aerare docebat. *n ]jngUa volgare si sentiva in rima. Altre volte u-dendo i fastidi che qualcuno gli esponeva egli diceva : Vedi queste sono cose che accadono di quà e di là del- Pò, ma in Paradiso non ci saranno più; là staremo molto bene ; quindi passava a consolarli e consigliarli secondo le circostanze. Sovente rammentava i Novis­simi e specialmente la morte ed il Giudìzio, premen­dogli che queste grandi verità non fossero' dimentica-

§ 6 te ed allora inculcava la necessità di tenersi preparati..Nm S1?abaiSaepisslffi6 Fu definito dal card. Alìmonda nelPelogio funebre,.

Unione con Dio, e questa verità la dimostrava spe­cialmente col non mai parlare di qualsiasi argomento senza introdurre il pensiero di Dio o di qualche ve­rità di nostra santa religione; così per es. passando per le vie della città si fermava talvolta a rimirare le vetrine di rivenditori di frutta, in cui erano esposte ordinatamente tante sorta di frutti della stagione, uva,, pesche, fichi ecc. le stava contemplando e poi com­mosso, volgevasi al vicino e gli diceva : Come è am-

§ '7 , mirabile ed amabile la Divina Provvidenza ; quantiE x i’pbim terreni <5 £lq *

deum assurgebat. bei frutti di diverso colore, forma e sapore ci ha pre­parati e tutto a servizio delPuomo ! Altre volte con­templando il cielo1 stellato, si tratteneva discorrendo deirimmensità di Dìo, facendo notare l ’innumerevole

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DE - HEROICA FID E 329quantità di astri, l'immensa loro distanza gli uni dagli altri, la straordinaria loro grandezza, facendo-pur ri­saltare la sua onnipotenza ed infinita sapienza nel­l ’ordine stabilito fra-di essi e nelle facilità della crea­zione avendo bastato una sola parola Fiat.-

In quanto all’osservanza dei comandamenti di Dio e della Chiesa e delle obbligazioni del proprio § §stato già ho deposto nei precedenti interrogatori, e °tìfria ex fide operaba' chiunque vivesse e praticasse con lui restava facil­mente convinto che egli operava sempre mosso dai motivi di fede per dar gusto a Dio, compiendo la sua volontà, edificare il prossimo per condurlo a Dio ecc.Di quanto io dissi sono stato io stesso testimonio per la massima parte, avendo alcune cose udite dal Servo di Dio, ed altre da coloro che con me convivevano.

E t iuxta 38 interr. P r o c . fot. 486 r'espondit :Q uanto allo zelo per propagare la fede chiara- § 9

mente apparisce dalle sue sollecitudini per conservar- ven . s. d zeius propa- , . . _ . . . . . . , , . gan d ae fidei.la nei nostri paesi hn dai primi tempi m cui i eresia cominciò a spandersi nei nostri paesi poiché subito pubblicò un foglietto col titolo « A v v iso ai cattolici » come sopra ho deposto, foglietto che diede origine ad'un fascicolo collo stesso titolo e quindi alla pubbli­cazione mensile delle « L e ttu r e cattoliche ». Furo­no argomento del suo zelo le sollecitudini spiegate per convertire protestanti ed ebrei alla nostra religione.Si vide poi il suo ardente zelo per propagare la fede T „, sw

r - T r * • • 1 Infìdelnjm iconver-sio-nelFopera da lui intrapresa delle Missioni, facendo nem summo studio

. ' •. -» «-« . • 1 t ì prosecfuitur.ogni anno spedizioni di nuovi Missionari per ia Fa- tagonia, dove eranvi numerosi infedeli da convertire, e in tanti altri paesi3 dove: gli emigrati italiani corre­vano grave pericolo di perdere questo prezioso teso­ro. Quanto' poi alle sue sollecitudini per mantenere i suoi allievi e gli altri suoi dipendenti nel retto trami­te della dottrina cattolica non si può in breve spazio tutto esprimere ; basti il dire che quella era la sua con­tinua occupazione; quindi nei discorsi famigliati, ne- yen SeJ 1*. studiufn gli esercizi spirituali, nei sermoncini della sera, nelle fiàei servandae ™

. r su*s discipuhs.predicazioni festive sempre cercava d istruirli, e con­fermarli nella verità della fede. Oltre il « Cattolico nei

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secolo ■ » da lui. scritto in cui si trova come un trattata­lo di tutte le verità di nostra santa religione ; egli sem­pre nei suoi scritti insinuava e confermava e difende­va la verità di nostra santa religione. Perfino il libret­to del Mese di Maria da lui scritto, in cui parrebbe che avrebbe dovuto trattare unicamente argomenti del-'

§ 12 la divozione a Maria Santissma, egli espone sotto for-A ì^^ittendat fìdei ma di meditazioni“ o di considerazioni i principali fon-

praemunibat. damenti di nostra santa religione. Quando poi i suoi allievi dovevano recarsi alle vacanze autunnali, il Ser­vo di Dio oltre il cercare di diminuire la durata per di­minuire pericoli, negli ultimi giorni della partenza con tutto lo zelo li premuniva contro gli errori che cor*- revano pel mondo, contro le compagnie e letture peri­colose ecc. Di tutte queste cose sono io stesso testimo­nio oculare ed auricolare.

E t iuxta 39 interr. Proc. fol. 487 respondit :Il Servo di Dio come già dissi, fu definito l ’Unio-

Deo unìtul vh-ebat '■ ne con e tale era in realtà, giacché pareva, che nonpotesse discorrere senza introdurre nei suoi discorsi il pensiero di Dio e l ’accenno di qualche verità di reli-

_, . . § u , gione. Di qui si può facilmente argomentare come la. Normisi de Beo loque- 25 . t -r~\'

batur. sua mente fosse continuamente occupata di;Dio, o neimisteri di nostra Santa religione, ed il suo cuore sem­pre riboccante dell’amore di Dio, giacche ex abundan-

§ 15 tia cordis os loquitur. Discorrendo coi suoi allieviDsieriae' 2praeanocims proponeva sovente qualche sentenza della S. Scrittu-

sempar habebat. ra tradurre, dandone poi esso- la spiegazione secon­do il senso letterale, ed anche secondo il senso acco- modatizio, in cui sogliono tali testi essere spiegati; E . quésto accadeva si può dire ogni giorno in cui avesse ■da trattenersi co’ suoi figli.

§ 16 Aveva sommo rispetto per la parola di Dio e perRes sacras omniaque le cose sacre ; non permetteva che si portassero testiqua.e ad divinuni cui- i n , t -i* 'tnm pertmebant diii- dèlia sacra scrittura per semplice divertimento con

sentissimo curaJmt, seriso ridiC0l0, Promoveva con tutto fervore il cultodivino ; la musica sacra ed il canto Gregoriano- che in­segnava e faceva insegnare ai suoi allievi ; l ’istituzio­ne della Compagnia del Santissimo Sacramento pel servizio delle Chiese, la scuola regolare ebdomadaria

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DE HEROICA FIDE

di sacre cerimonie che procurava ai suoi chierici, ben dimostrano quanto gli stesse a cuore il Divin culto.

Parimenti aveva cura che le suppellettili e le drapperie destinate al servizio dell’altare fossero sempre tenute con tutta proprietà e mondezza. Co­sì pure le solenni funzioni che introdusse nelle sue Chiese, che attraevano immensità di fedeli, § 17sono prova della diligenza ed amore pel divin HprL°MfentiaSnov?t°" culto. Vi fu qualche Sacerdote che veniva ogni anno alle feste di Maria Ausiliatrice dicendo che a vista di quelle funzioni gli faceva Teff etto di un corso di eser­cizi spirituali. Di tutte queste cose sono stato io stes­so testimonio.

E t uxta 40 interr. Proc. fol. 488 respondit :La sua fede e divozione poi apparvero special-

mente verso la Santissima Eucaristia. Fin da giovane e specialmente da chierico era desiderosissimo di ac- Ven. s. a devotio m costarsi frequentemente alla Sacra Mensa. Nei suoi EucharI'proponimenti per l ’ordinazione Sacerdotale pose co­me una delle pratiche particolari non solo la celebra­zione di vota della Santa Messa ma eziandio la visita al Santissimo Sacramento. Molto volentieri si trattene­va in Chiesa, quando le occupazioni glielo permette­vano, a tenere compagnia a Gesù Sacramentato. Rac­comandava ai Sacerdoti di trattenersi .volentieri da­vanti al Santissimo Sacramento a dire il Breviario quando si può, di preferenza in Chiesa, appunto per Ante ss lac9ram(aitUI„ tener compagnia a Gesù Sacramentato. Talvolta pas- ¿iuadet sàndo davanti, a qualche Chiesa, mentre si dava il se- sacerdote moneha.t. gno che mancava il serviente, egli si portava in Sa- § 20

1 1 «1 n r 1 i -, Iti ecclesia libentitssimecrestia, e prendendo il Messale andava a servir la m tm strabat.

Messa. Una volta trovandosi col Ven. D. Cafasso di­scorrendo per via dei suoi affari sempre importanti, si venne ad annunziar loro che in un ritiro poco lon­tano si aspettava due chierici per far da torciferi a qualche solenne funzione dell'istituto. Tutti due si avviarono prontamente a prestar quel servizio a cui mancavano i chierici. Raccomandava anche molto1 a,i suoi allievi la frequente Comunione e la Visita al San­tissimo Sacramento, e per questa sua divozione prò-

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Frequentem cominunio- mosse vivamente la Compagnia del Santissimo Sacra- p?ovehSendabat et ment0 e derpiccolo Clero- in tutte le sue case. B per

dar comodità alla frequente Comunione non ricusava di rimanere molte ore in confessionario, anche con pericolo di sua salute.

■ Magna devotìone tgra- Nella celebrazi01ie della Santa Messa era tale lasua devozione e così composto il suo esteriore che

tus àccedebat. ' ' molte persone accorrevano al suo. altare per rimane­re edificate nel vederlo celebrare. Dopo la debita pre­parazione si avanzava all’altare a passo grave e con­tegno divoto, mai che alzasse gli occhi per guardare chi ci fosse intorno all*altare, diceva le parole della Messa divotamente e distintamente, leggeva l ’Epi- stola, ed il Vangelo secondo i l senso delle parole, con tono di voce non troppo basso nè troppo alto in guisa però che chi sì trovasse intorno all’altare poteva be­nissimo intendere parola per parola, e ciò per sua re­gola costante, rimanendone ognuno edificato. Cele­brava molto volentieri nel Santuario di Maria Ausi-§ 23

■Ad a itare s . P etro dica- liatrice, raramente all’altare maggiore perchè essen- d abaatum facere a~ dovi parecchi gradini, colla vista imperfetta si sareb­

be trovato impacciato a salirvi, invece andava volen­tieri all’altare di S. Pietro sia perchè più comodo, sia per sua divozione al Vicario di G. C. al Supremo Pon­tificato. Quando poi approvate le regole ed ottenuta comunicazione dei privilegi delle altre Comunità R e­ligiose, ebbe fra gli altri quelle dell*Oratorio privato, avendo il Cardinal Alimonda benedetto-, specialmen­te per lui,, quando era già alquanto cadente, una cap­pella nel suo collegio, allora diceva qualche volta la messa ivi, specialmente a comodità di benefattori fo­restieri, che per divozione desideravano la Messa

1« sacello8 plvato non- in tale Cappella e solo negli ultimi mesi della sua■ S>rabatnecessitate ce' v^a> <lua>ndo non poteva più discendere al Santua­

rio se non con grande stento, si indusse' a cele­brarla ogni giorno nel suo Oratorio privato. R i­guardo la visita del Santissimo Sacramento egli la

gg5 faceva quando poteva, e quando non poteva face-P o st sacrum g ra tia s va servire il ringraziamento della Messa che dura-

X>eo agebat. T ♦ • . • •, 1va ordinariamente mezzora. N e i viaggi o visite ai-

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le sue case, per quanto poteva la prima visita era per SSmm lacramentum Gesù Sacramentato, andandovi anche nei giorni se- visitare adamabat..guenti, e restandovi con tutta devozione ed edifica­zione di chi l ’accompagnava. Io non fui testimonio in quanto a cose straordinarie ; fui testimonio solo di una specie di santo tremore, da cui veniva sorpreso nel mo­mento solenne della Consecrazione, ed anche una vol­ta di qualche momento come di estasi. Intesi però da altri miei confratelli specialmente da P. Viglietti, che assisteva il Servo di Dio durante il Santo Sacri­fizio negli ultimi mesi della sua vita che qualche voi- Qua ani:[i j27dev:otione ta lo vide spargere lagrime da restarne bagnato il sacram perageret. corporale. Di altre cose straordinarie non intesi par­lare.

Di quanto qui deposi fui io stesso testimonio, e qualche cosa intesi dai. miei confratelli.

E t juxta 41 interr. P r o c , fot. 494 respondit :Quanto alla santificazione delle feste il Servo di

Dio fu quanto mai zelante ;la inculcava caldamente ai suoi allievi ; quando doveva collocarli a padrone in § 28città, poneva per prima condizione che non li faces- DesanctiStioneest°per? .sero lavorare nei giorni di festa ; quando poi doveva soidtns fuit. assumere operai a lavorare nelle sue case questa era sempre una condizione inesorabile. Così pure ave­va riguardo a non affidare lavori ad esterni se lavo­ravano o facevano lavorare nei giorni festivi. Pro­mosse la santificazone delle feste anche colla pubbli­cazione di fascicoli delle letture cattoliche che la in­culcavano di proposito. Fra le altre cose pubblicò :« L'apparizione - delia Madonna alle Solette » doveMaria Santissima fece intendere ai due pastorelli eper mezzo di loro a tutto il mondo che il suo divin fi- Quibus mel?is ad kìglio minacciava gravissimi castighi al popolo cri- usus SItstiano appunto per la profanazione dei giorni festivi.Fu egli uno dei più caldi promotori dell’ssociazione per la santificazione dei giorni festivi che si era in quei tempi eretta in Torino nella Chiesa di S. Tere­sa. Quanto poi aH’adoperarsi per impedire i balli ed i pubblici spettacoli, egli fece a tal fine sacrifici mol- saitationes et pubiica to gravi. Presso l ’Oratorio di S. Francesco di Sales ,sat$tcula impedire

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§ 31Idque jam a puerilibus

annis.

§ 32S. 0 . isoilicitudinis vi-

b errim i fructus.

§ 33H aec om nia testis de vi­

su et de auditu novit.

trovavasi una bettola, dove in tutti i giorni festivi,, oltre gli altri disordini vi era pure il ballo con grave disturbo delle sacre funzioni per impedire tale pro­fanazione vedendo che le raccomandazioni a voce non bastavano prese in affitto il locale della bettola, e sic­come la proprietaria faceva difficoltà ad affittargli solo una parte di quel fabbricato, egli, sebben man­cante di m ezzi, si sobbarcò Finterò affìtto obbligan­do, così la bettoliera ad abbandonare il suo commer­cio. Quanto poi ai teatri ed altri spettacoli soliti a farsi nei giorni festivi il Servo di Dio dava tutta la comodità ai giovani frequentatori dell’Oratorio di divertirsi appunto per allontanarli da tali spettacoli e: contrari alla santità di quei giorni ; il che faceva con mille semplici divertimenti di ginnastica e con rap­presentazioni morali, esclusi però per questi ultimi i tempi di penitenza.

Non è a meravigliarsi che Sacerdote usasse tan­to zelo per la santificazione delle feste se conside­riamo che fin da fanciullo già s’interessava di pro­muoverla fra i suoi compagni nell’appartata sua bor­gata col trattenerli, come già dissi, in preghiere, in laudi sacre, ripetendo loro le prediche che aveva u- dito al mattino, oppure gli esempi, edificanti che ave­va letto durante la settimana; così pure se conside- riamo quanto fece a Chieri per allontanare il ciarla­tano che disturbava le sacre funzioni come a suo luo­go ho detto.

Il frutto di tali sue sollecitudini per la santifica­zione dei giorni festivi, fu molto considerevole ; oltre il vantaggio che procurò con tale osservanza a! suoi allievi interni ed esterni, potè pure ottenere sia con la stampa, sia colla predicazione che molte famiglie e paesi interi si astenessero dai lavori festivi. Fra questi paesi posso notare Montemagno, Mornese ecc. Otteneva poi anche molto frutto con promuovere la legge fra i cattolici di non servirsi ai negozi ed offi­cine che usavano tenere aperto nei giorni festivi. Di quanto sopra dissi, io stesso fui constante testimonio si di veduta si di udito.

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E t ju x ia 42 interr. Proc. fol. 496 respondii :Era pieno di rispetto e di venerazione per la di- § 34

vina parola, sia scritturale sia tradizionale. L'aver sX X SS a t as omnì per tanti anni spiegato ai suoi allievi la Storia Sa-' era, l ’aver pubblicato un compendio della medesima, ed un altro- ancora più breve in forma di catechismo,,lo studio che fece della geografia sacra, l ’impegno - che aveva per farla imparare agli altri, e specialmen­te ai chierici, sono prove evidenti del gran rispetto che aveva per la Sacra Bibbia. Quando sentiva qual-

' cuno a portare dei testi Scritturali, dandovi una spie­gazione ridicola, non mancava di farne il debito rim­provero, dicendo:' Noli miscere sacra profanis.

Aveva pure in grande venerazione là tradizio- § 3„ne. cioè Pinseenamento dei Padri e dei Dottori del- itemque ss. Patrum et. • 1 « /-\ 1 • 'i"\ • 1 • ca Doctoram. doetrm am .la Chiesa, 1 Canoni dei Concini ed 1 Decreti dei hom- (mi Pontefici. Nei suoi scritti, contro i protestanti, vivamente sostenne l'autorità della Tradizione, so­stenendo anch’esso con S. Agostino che senza la Tra­dizione neppure si potrebbe avere la Sacra Bibbia.Combatteva le distinzioni tra-libro e libro della Scrit­tura introdotta da Lutero e dagli altri protestanti, sostenendo che si dovessero tener come sacri ed ispi­rati tutti quelli che furono dalla tradizione presen- _ , . 886 „ .

-n t . r-, • lied esia sticara T ra d i­tati come tali. Nelle sue dispute coi Protestanti so- strenue defen-

vente gli accadde di difendere l ’autorità della Tra­dizione, comprendendo in essa quanto sopra abbia­mo accennato, cioè i Canoni dei Concilii, Ì Decreti dei Pontefici. Aveva il massimo rispetto per le En- § 37cicliche che venivano pubblicate dal Sommo Ponte- R(Sfierasm EncydS fice e procurava che tutti i suoi dipendenti ne fosse- venerabatur. ro bene informati,ritenendo che fosse Pietro che par­lava per bocca dei suoi successori : ci ripeteva so­vente j l detto di vS. Ambrogio : Ubi P etru s , ibi E c ­clesìa. Volendo incominciare nei primi tempi che a- veva chierici a far imparare loro a memoria i Santi Evangelii, cominciò a far loro studiare il capo di S.Matteo, dove il Divin Salvatore stabilisce, Pietro,

fondamento della Chiesa, ed in seguito faceva ferma- § s8re la nostra attenzione, specialmente su quei punti" Ep S S m 1docebatesIa

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in cui conferma a S. Pietro il suo primato, la sua pie­na autorità su tutti i fedeli ed anche su i pastori e l 'infallibile suo Magistero nella Dottrina, facendo

risaltare come queste prerogative, dovendo durare quanto la Chiesa dovevano naturalmente passare ai successori di S. Pietro. Quanto alPautorità del Som«

e . 5 39 mo Pontefice, non solo per conto proprio professavaSum m i Pontificis auc- i r i • n f.

toritatem recognosce- la più profonda venerazione, ma 1 inculcava eziandoimt ainsque su de- scritti, come nel compendio della

storia Ecclesiastica da lui scritta ed in vari fascicoli delle Letture Cattoliche ; mettendo in avviso i suoi figli di diffidare e tenere come nemici della religione chi manca di rispetto verso il Sommo. Pontefice e si permette di sparlarne.

Proporzionatamente nutriva grande rispetto al­tresì verso gli altri Pastori della Chiesa, specialmenr te locali. Infatti oltre l'osservare diligentemente le

Eodera studio prosegue- loro prescrizioni non intraprendeva alcun’opera nuo- batur Episcopos. va senza parlarne prima ed informarne l ’Arcivesco-

vo di Torino, da cui riceveva con ogni rispetto le os­servazioni, procurando di approfittare dei lumi che il Signore suole comunicare ai Pastori della Chiesa. Quando venivano pubblicate circolari dai nostri A r­civescovi, egli era premuroso di conoscerle e farle

§ u conoscere ai suoi dipendenti, adoperandosi affinchèEorumque monita et fossero eseguite nella parte pratica. Era tanta la per--

doctrm am servabat. . ‘° . . r . , , .suasione che m tutti quei che lo conoscevano vigeva dal suo rispetto ed attaccamento al Sommo Pontefice che tale persuasione fu causa delle gravi molestie ca­gionategli dalle perquisizioni governative del 1860. Allora parimenti si vide la persuasione che si aveva

pirn-a. incommoda oh ^el suo rispetto e attaccamento anche all’Arcivescovo hanc causan, passim fa Torino, perchè tali perquisizioni furono provocate

dal sospetto che D. Bosco fosse il tramite di cui si ser­visse l ’esiliato Mons. Pranzoni per comunicare ai suoi Parroci le confidenziali disposizioni per l ’Arci- diocesi. ,

§ ■*3 . Il Servo di Dio aveva la massima venerazioneR om anae E cclesias ve- _ -

feandutem 'scriptis de" per.la Chiesa Romana, difendendo colie parole e con . gli scritti che essa è veramente la Chiesa di Gesù Cri-

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sto, consacrata e suggellata col martirio di S. Pietro,, di cui difese strenuamente la venuta e morte a Ro­ma. Appunto per confermare i fedeli in questa dottri­na della supremazia della Chiesa Romana su tutte le altre Chiese, scrisse la vita di S. Pietro, in cui fu un capitolo particolare sulla venuta di S. Pietro a Roma, contrastata dai. protestanti. Non contento del suo com­pendio, esortò il valente scrittore, bibliotecario1 vati­cano Mons. Luigi Ferri a scrivere gli annali dei SS. Pietro e Paolo, sobbarcandosi esso a tutte le spese della stampa e pubblicazione della voluminosa ope­ra che ne risultò dagli studi di quel dotto scrittore. Era poi molto esatto nelPosservanza delle regole del­la Liturgia Romana; la inculcava ai stioì chierici e preti, procurando ottimi maestri di SacreX^rimonie, e raccomandando ogni anno nel tempo- degli esercizi spirituali di ripassare le Rubriche della Messa. Egli stesso avendo avuto qualche osservazione su qualche cerimonia della Messa, diede mano alle Rubriche, e le teneva presso di se, facendone lettura ogni qual­volta gli rimaneva sempre qualche ritaglio di tempo. Per quanto riguarda il Breviario già deposi nei prece­denti interrogatori. Riguardo poi al modo di celebra­re la Messa aggiungerò solo a quel che già dissi che talvolta insigni personaggi, vedendo qualche Salesia­no a celebrarla con tutta divozione, credettero vedere D. Bosco, tanta era la persuasione invalsa della sua abituale divozione nel celebrarla; tra i detti per­sonaggi piacemi citare la testimonianza di Mons. Ga­staldi. Pure di quanto dissi in questo interrogatorio fui io stesso testimonio.

E t juxta 43 interr. Proc. fot. 500 respondit :Troppo lungo sarei se avessi a diffondermi sulla

devozione del Servo di Dio verso Maria Santissima. Allevato dalla sua santa Madre, in questa dolce divo­zione,-la conservò, vivissima tutta la sua vita. Tro­vandosi in Chieri oltre l ’onorarla nelle Chiese e nelle, preghiere quotidiane, non mancava di tributarle osse­quio incontrandone le immagini dipinte sui muri di quella città. Il suo primo discorso fatto in Chièsa * o

§ 44S acras caerem onias di­

ligentissim e servabat.

§ 45In M issae celeb raton e

exem plo eràt.

§4 6De peculiari S. D. devo-

tione erga SS. Virg-i- nem.

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338 NUÒVI- V*

meglio improvvisato quando non era ancora Sacer­dote, fu ad onore della Madonna del Rosario, in cir­costanza in cui se ne celebrava in paese poco lontano dal suo la solennità; si aspettava il predicatore ma venne a mancare. Accortosi il chierico Bosco di ciò, interrogò!! Parroco se non avrebbe detto esso qualche cosa dal pulpito per non lasciar partire tutta quella gente che gremiva la Chiesa digiuna della parola di

■ Dio. Avutane risposta negativa, interrogò altri Sacer- doti là presenti se non avessero potuto indirizzare al-

Ad rem factum . meno qualche parola al di voto uditorio. Tuttj. si scher­mivano chi per questa,chi per quest’altra ragione. F i­nalmente uno di essi visto il disgusto che ih chierico ne provava quasi sdegnoso gli disse :u Vada lei a far la predica, senza esserne stato prevenuto ». Il chierico. Bosco, preso il Breviario, mentre si cantava il Magni­ficat, lesse le lezioni della festa, poi sali in pulpito e confidando in Dio, fece un discorso da edificare tutta l ’udienza, si che uno degli uditori, portatosi nella set­timana seguente dal Parroco di Castelnuovo fece i più

§ 48 .. alti encomi del giovane predicatore, aggiungendo che i n t e r i i .S r o n Ì eS ie b ra - non avevano mai sentito una predica così bella! Quel- hAt - lo fu come il principio della sua vita Apostolica nel

propagare la divozione alla Madonna. In seguito nei discorsi privati, sul pulpito, ne’ suoi scritti, sempre trattava col più gran piacere delle lodi della Madon­na. Agli infermi raccomandava caldamente di ricor­rere con tutta fiducia a Maria ; . la confidenza in. Lei inculcava a chi si trovava nelle più g r a v i tentazioni o nelle afflizioni ; ai suoi allievi si può dire che non sa-

§ 49 peva parlare senza raccomandare la divozione a Ma-E busdSade°batm omnì' ria Santissima, e specialmente per insegnar loro a

conservare la purità, raccomandava vivamente la di­vozione a Lei. A Maria ricorreva pure egli stesso in tutte le sue necessità spirituali e temporali. L ’im­magine della Madonna apparsagli nella sua fanciul­lezza e le parole indirizzategli in quella circostan­za erano sempre impresse nella sua memoria, quin­di con tutta fiducia e, direi, sicurezza a Lei ricór­reva, e la celeste Madre non tralasciava di venire

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D È H E R O IC A F I D E . 3 3 9

in suo soccorso e liberarlo dalle più gravi angu- Ad Eam .$ omni_ stie. Mosso dalla riconoscenza per i benefici ricevu- confugium habe- ti per mezzo della Celeste Regina, circa il 1860 venne nella deliberazione di erigerle un Maesto­so Santuario nella regione di Valdocco, testimonio della protezione di Maria verso il fedele suo Servo.Privo di mezzi ed ignaro dove avrebbe potuto trovarlisi accinse alla grande impresa. Nel 1865 fece benedi- s&ncia&Ti m Eiusre la Pietra laterale di tal Santuario, e nel 1868 colle ^ no,rem erigi cura'più grandi solennità che durarono ben otto giorni loinaugurò a Dio Ottimo Massimo ed alla VergineSantissima sotto il titolo di À u x il iu m Christianorum .I prodigi e le grazie si succedevano nel tempo della fabbricazione in guisa da attirare le copiose limosine che occorrevano per far fronte alle ingenti spese. Al terminare di quella grande fabbrica il Vén. Servo di Dio ebbe ad esclamare : « Virgo Maria A u x il iu m Christianorum aedificavit sibi dom um ». Allora più clie. mai si diede a propagare la sua divozione, libri, immagini, medaglie tutto fu messo in opera a far co­noscere il potente aiuto dei Cristiani. Colla debita au­torizzazione stabilì la Arcìconfraternita dei divoti-di Maria Ausiliatrice, che in seguito arricchita di mol­te indulgenze e favori spirituali potè aggregarvi mol- , § 52

^ jv j . a > v i ‘n r* n 'n fvfi t p r ì i i t a ì p t ì ì

te confraternite fondate non solo in Italia, ma in tut-. mstituit, te le parti del mondo. Come tributo di riconoscenza il Servo di Dio stabilì pure l ’Opera dei Figli di Maria per la coltura delle vocazioni tardive, e sotto la pro­tezione deir Augusta Regina pose l ’istituto delle Zi­telle che poi si svilupparono mirabilmente col nome di Figlie di Maria Ausiliatrice. Più che mai andava crescendo nel cuore del Servo di Dio la divozione- alla Muitaque lu i pia ope~ Vergine Santissima, e ben sovente accadeva che par- '¡Ji:rfe etiitrodnion0c" lando di lei si commovesse fino alle lagrime, eccitati- P6xit- do generale commozione ne’ suoi uditori.

Ebbe pure grande divozione verso gli Angeli Custodi, e specialmente verso il suo. In confessione § 54e fuori inculcava la divozione e la confidenza in que- v Angeìimi cus?odemfa sti grandi amici delle anime nostre. La sua prima Messa la volle celebrare come già accennai all’altare

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3 4 0 NT7M. V-

dell’Angelo Custode. Uno dei primi opuscoli da luL scritto fu sulla divozione all'Angelo Custode ; a que­sti fece cantare fin dai primi tempi una bella lode, se non erro da lui scritta, e certo eia lui musicata, appli­cando una aria da lui conosciuta. All*Angelo Custode

. dedicò pure il suo terzo Oratorio festivo. Fece conia- § 55 re medaglie coll’impronta dell*Angelo Custode, di-

tmna promovend^1m Utì- stribuendole in molte migliaia parimenti fece stam- gent- ■ pare numerosissime immagini in suo onore, conti­

nuando in tutta la sua vita ad inculcare la divozione al Santo Angelo, anche col mezzo di Compagni e fon­date in suo onore negli oratori e Case Salesiane. .

Sanctos omnes devotio- , Ebb £ran devozione a tutti i Santi, ed in parti- ne coim t, quosdam colare a S. Pietro, Capò della Chiesa; a S. Giuseppe,tam en peculiari ratio- 0 -, r . ^ ~ * ... , r fne. Sposo di Maria, a b. Giovanni .Evangelista, suo pa­

trono; a S. Giovanni Battista; a S. Francesco di Sa- les e a S. Luigi Conzaga. A qualcuno di questi Santi dedicò altari nella Chiesa di Maria Ausiliatrice, come. S. Pietro, S. Giuseppe, S. Francesco di Sales; ad aL tri dedicò Chiese e Collegi. In modo particolare pe­rò inculcava ai giovani la divozione a S. Luigi Conza­ga, quale patrono della gioventù.

Di quanto deposi fui io stesso testimonio oculare ed anche auricolare. ' ■ '

II T E S T IS — Rev. D.nus Joannes Baptista Francesia. ■ ,

Jiixta 37 interr. Proc. fol. 792, respondit ;_ ‘ . 1 1 Venerabile mostrò con le parole di avere una

Fidem supernuturaiefn fede soprannaturale, .non tralasciando mai di fare osenu ' quello che si conviene al buon cristiano e cercando di

promuoverlo in mezzo al suo prossimo. E prendeva volentieri tutte, le occasioni per manifestarla. Ogni

-F idem strenue defende- volta che vedeva la religione presa di fronte dai dissi- bat denti, egli cercava subito di difenderla. Si mostrava

esatto nell’osservanza di ogni precetto di Dio e pro­curava di ottenere la pratica da quanti dipendevano da lui. Noi vedevamo con ammirazione Topera assi-

§ 59 dua del Venerabile per ottenere l ’esatta osservanzadei comandamenti del Signore.Se avveniva che quaL

SmdeI3.tlam alìls che volta avesse avuto da faticare, o da incontrare

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DE HEROICA FIDE 3 4 1

qualche contrasto, egli non. se ne doleva. Ricordo di aver letto sul discorso funebre su D. Bosco, detto dal Mons. De Gaudenzi, che una volta incontrandosi con lui prima che fosse Vescovo di Vignano e raccontan­dosi a vicenda le proprie angustie, il Venerabile dice­va : « Q u id haec ad aeternitatem? Non bisogna che noi ci dimentichiamo che la Croce è la, nostra eredità ; § eo .niente ci turbi ». E con questo impegno procurava di AaeSmitatir°rsS’p^ ' far sentire anche al suo prossimo il bisogno1 di pratica- bat re ogni dovere imposto dalla fede. Ricordo con quanto affetto cercò di richiamare nel retto sentiero il famo­so De^Sanctis, e come richiamò il Conte Cibrario al pensiero .di correggere alcune sue opere, meno esat­te sulla credenza Cattolica. « Eccellenza, gli ..disse,, avremo presto da presentarci a l Tribunale di Dio ; procuri di correggere alcune espressioni poco esat­te ». Queir-uomo che aveva occupato le più. alte cari- gel che dello.Stato, ricevette con riverenza le osservazio- Brar ¿ 6 -conabatiS*dern

ni del Venerabile Servo di Dio e promise che l ’avreb­be fatto. Questo seppi dal Confratello D. Lemoyne, che era solito ad,accompagnare il Servo di Dio.

E t ju xta 38 interr. Proc. fol. 793 respondió: ;.Non solo praticava la fede per sè, m ala zelava § 63

per gli/altri., e cercava di propagarla dove temeva che- Ven- 5- pvJe?us propa'r m i f i • ♦ gan dae fìdei.tosse vacillante, ora con parole ed ora con scritti. Ve­dendo che i dissidenti seminavano la zizzania dell*er­rore, avvisava il nostro popolo a conoscere le tráme dei nemici e a starne lontano. La provano i libri che pubblicava, le missioni che dava ogni volta che se gli presentava roccasione. Quando fra di noi venne più ElT0TìhXL&lontra fìd-em grave lo scandalo per le predicazioni di un disgrazia- ^stitit- to, :il noto D. Ambrogio, furono immense le fatiche che-usò il nostro Venerabile per renderne inùtile ro­pera. Se si parla poi deirOratorio dove più diretta era la sua mente, noi dovevamo ammirare la sua dili­genza e la continua sollecitudine per tener viva la no­stra fede. Questo si vedeva nelle istruzioni delle Do- §64 meniche, e poi ..nei catechismi che procurava che fos- ° ^ f a etdiis ad sero dati tutti i giorni festivi e nella pratica dei SS.■Sacramenti. L ’esito che se ne ricavava, era sempre

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3 4 2 N U M . V-

consolante ; bastava una sua parola per guadagnare tutti i cuori e per accenderli di santi desideri.

„ . v § 65+ .. . Di queste cose e delle sante industrie del Vene-O m nia haec te-stis ipse . . . . . .

rabile io fui per anni spettatore, ed ho dovuto, sempre ammirare lo zelo che lo animava, specialmen­te quando con l ’aiuto di Dio giudicò di essere giunto il tempo di poter metter mano alle Missioni in pae­si stranieri, quale sia stata la sua intraprendenza, in essa, quale la sua fermezza, Tho detto in precedenti interrogatori!.

E t ju xta 39 ìnterr. Proc. foL 794 respondit :§ m Era il Venerabile Servo di Dio ammirabile nel

% 2 dei mysteria coìe_ meditare i principali Misteri di nostra Santa'Fede. Ilsuo affetto per il Natale, faceva si che chiamasse i suoi figliuoli a celebrarlo con la massima pompa special- mente nella notte del S. Natale.

g 6? Noi eravamo invitati a quella solennità anche conExercitium viae Cmcis il privilegio straordinario di fare la S. Comunione.

et Saoram-entiorum -t-a , , , ^ 1 .frequentjam commen- siccome era nuovo quell uso per lorino, molti e-

rano i Signori che intervenivano*, anche con loro mol­to disagio1. Faceva divotamente l ’esercizio della Via Crucis, e lo diffondeva in mezzo ai.suoi figli. Racco­mandava la frequenza ai Sacramenti, e vi si prestava senza alcun risèrbo. Ogni volta che si parlava di reli­gione desiderava che si facesse sempre con la dovuta riverenza, e non permetteva mai che qualcuno si prendesse a giuoco qualche pratica pia o qualche det­to della S. Scrittura,

g 68 Poco curante delle cose sue, desiderava che k.Eutesacras°aedetroraat Chiesa fosse sempre bene adorna, e che nei giorni di

ret' ' festa fosse decorata il meglio che fosse possibile. Perla Chiesa non si risparmiava nulla, e‘le spese che si facevano per le decorazioni, non le trovava mai trop­po gravi. Potrebbero esserne testimonio le Chiese ele­vate a Torino, a Roma ed altrove. Sapeva promuo­vere tra i fedeli lo zelo di provvedere ora le sacre pa- ramenta, ora gli ornati, ora gli abbellimenti degli al-

' tari, ora la doratura dei candelieri, ecc. Le più belle funzioni che Torino ammirava ai suoi tempi erano*

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DE HEROICA FIDE 3 4 3

quelle di Maria Ausiliatrice, che il Venerabile pre­parava con santa esultanza.

Di tutte queste cose fui io stesso testimonio.E t juxta 40 interr. Proc. fol. 794 respondit :Si può dire con tutta sicurezza che la divozione T3 .. . a x.

• 1 r i- • r 1 i* • 11 r* -r-\ • • P e c u ìia n s S. D. devotioprincipale tu la fede e divozione alla S. Eucaristia. Jiaì|Smam EuchaH- Dal primo giorno che fece la S. Comunione egli co­minciò a frequentare la S. Eucaristia. Quando in Se­minario vigeva l ’uso di fare solamente la S. Comu­nione alle Domeniche, egli promosse la domanda di poterla fare più frequente. Fatto Sacerdote e confes- Frequenterà" com m unio

sore era instancabile nel raccomandare la frequenza S . promov&re stu~ ai Sacramenti, e noi vedevamo già fin d’allora fra i - tanti nostri compagni per la S. Comunione una fre­quenza quasi quotidiana. Ed il Venerabile fece sen­tire tutta la sua consolazione quando ottenne dalla Caria la facoltà di conservare il SS. Sacramento nel­la nostra Cappella. Sono incalcolabili i sacrifici che alcune volte faceva il Venerabile per potere in qual­che occasione celebrare la S. Messa specialmente nei giorni di festa in cui soleva confessare per ore ed óre. M issae eelebraticmem

Mai però tralasciava la celebrazione. Il modo con cui numcruam omittebat.

celebrava era del massimo raccoglimento, ma senza alcuna straordinaria esteriorità. In alcune parti del S. Sacrifizio si vedeva commosso ed allora le sue pa­role erano commoventi. Era quindi una gara trai suoi figli di poter andare a servirgli la Messa, che si stimava la più grande fortuna. Fu trovato un giorno raccolto mentre stava pregando dinanzi al Taberna­colo ed interrogato che faceva rispose : « Son vènu- § 72

to a chiedere soccorsi al Padrone di casa ». Difatto ,D. Q“rum ptx-SS6. sa~ Chiatellino gli consegnò una somma di cui il Vene- , rabile aveva bisogno.

Queste cose in parte le ho vedute io; e quest’u l­timo episodio l ’ho, appreso da molti che lo avevano udito da D. Chiatellino.

E t ju xta 41 in terr . Proc. fol. 795 respondit :Una delle cose che più stavano a cuore del Vene-

rabile era la santificazione delle feste. Ci raccontava Dierimt fesÉorum sane*

come fanciullo andasse a sentire la predica e'poi la efXai eordi maxirae

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ripetesse in casa o in m ezzo ai compagni ed anche in mezzo agli adulti. Quando venne a Torino ed inco­minciò l ’opera degli Oratorii, procurava che i suoi giovani avessero la comodità di soddisfare al precetto della santificazione delle feste, anzi devo aggiunge­re che quando fu obbligato agli uffizi di servitore di. campagna, volle escludere i giorni festivi e conser­vare tutta la' sua libertà per attendere alle funzioni

ut a »aia L7aUie «nc- deU* Parrocchia; Obbligato a cercare padroni presso tifìcarentur summope- cui lavorassero i suoi allievi, non mai li metteva sere .studebat. , , . -im • •

non con la condizione che li lasciassero liberi la festa.. . Perchè meglio potessero santificare le feste racco­

mandava la frequenza ai Sacramenti e ne dava tutta la comodità. Quando venne in Valdocco e vedeva che alcuni durante le funzioni mettevano il ballo, il Ser­vo di Dio, senza alcun timore si studiava d’impedir- lo, e mai quelle persone mondane gli usarono sgarba­tezze cessando il loro divertimento dicevano1 : « Don

§ Bosco ha ragione ». E questo esercizio il Servo diP u h licas saltatieues a- " r v »

movere curavit. \j io continuo nnche non venne a comperare quegli edifizi e ad allontanare quelle persone. Inoltre aiutò qualche parroco che desiderava far cessare il ballo nelle grandi feste del paese, andando egli a predicare e con i suoi giovani a cantare ed anche a recitare.

Di questo fui io più volte testimonio nel paese di Villa San Secondò presso Asti. Aggiungo che gli im­presari del ballo vennero a lamentarsi col Servo di Dio dei danni che avevano patito; ed egli in bella ma­niera li accomiatò dicendo che anche lui aveva per­duto per quelli che erano andati a ballare. E questo succedeva nelle feste del S. Rosario, e della Mater­nità, in cui soleva andare con tutta la sua comitiva di giovani a iare vacanza a Castelnuovo.

E t juxta 42- interr. Proc. fol. 799 respondit :Il Venerabile era amante della parola di Dio,

g 76 sia collaudarla ad ascoltare e sia col ripeterla. SonòV predicare1 adamabaf cose note c^e fanciullo andasse a gara per in­

segnare la santa legge di Dio e quando radunava la gente alle Domeniche per assistere ai divertimenti che soleva dare per i suoi amici, in bel modo si studia-

344 KtTM. v*

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va per fare sentire la spiegazione del Vangelo che a- § 77veva al mattino udito. E per meglio riuscire nella sua -sacrarum scriptm-arum

. t . . - c , v . studium. prom ovebat.impresa ci diceva più di una volta come, diventato chierico e poi prete, studiando la Sacra Scrittura sen­za avvedersi ripeteva tante e tante sentenze che gli erano rimaste impresse. Lo studio della Sacra Scrittura ce lo raccomandava a più riprese ed io me­desimo ebbi la proposta di ottenere un premio ad ogni capo di Testamento Nuovo che fossi andato a reci­tare. Faceva di più, perchè ogni settimana ci face­va studiare, a noi chierici, dieci versiceli del Santo §78t t - 1 . Stim m a eruditione eamVangelo e poi ce li spiegava ; ed anche adesso ricordo «xpianabat. con piacere e meraviglia la profondità di scienza che dimostrava in tali interpretazioni. E poi ci raccoman­dava sommo rispetto ad ogni parola scritturale e ci correggeva, se avessimo detto una parola men che ri­verente. Era poi premuroso per ricevere e far rice­vere con venerazione le deliberazioni che venivano da Roma. E ricordo come ci comunicò con gran gioia l ’annunzio del Decreto dell’approvazione delle Co- ^stituzioni della nostra pia Società, dicendo : « Adesso Romani pontificia de-

1 t . * v i i l i * i i creta m axim a' venera-non abbiamo più alcun dubbio sopra la sicurezza che tione j>rosequebatur.

se noi pratichiamo questa regola ci salveremo, per­chè la parola del Papa è parola di Dio ».

Quando nel 1854 fu proclamato il Dogma del- , gQl'immacolata fece fare nell’Oratorio delle feste par- id p r o fe to patuit m de-

ticolari. Così anche si adoperò per unire il consenso macuuta^Sceptl? dei Vescovi Piemontesi per la definizione delPinfal- biMtatifRVpet mfalh' libilità del Papa. Al suo Vescovo quando gli coman­dava qualche cosa, ci raccomandava sempre il massi­mo rispetto, e nelle raccomandazioni che faceva a noi, era di non far nulla senza'il consenso del proprio Ordinario. Quando capitava che sorgesse qual­che contrasto, domandava licenza di poter ricor­rere all’autorità Superiore. Ricordo, a mio riguardo, che D. Bosco, volendomi applicare all’insegna mento, trovava difficoltà nella Curia, la quale diceva che mi avrebbe rovinato. Allora P Arcivescovo Fransoni era esule a Lione, ed il Venerabile disse che gli permet­tessero di scrivere al Vescovo, sicuro che egli dareb-

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3 4 6 K U M . V*

ven. s. a Sobservantia ^ permesso. Quando egli incontrava qualche av- S u m ropriam Epi~ versarlo riguardo all’Àutorità del Romano Pontefi­

ce, egli in bel modo sapeva spiegare la verità Cattoli­ca. Ci raccontava come un giorno s ’incontrò con Vin­cenzo Gioberti allora molto rinomato e potente che si permetteva espressioni tutt’altro che corrette, di­cendo per es. che Monsignor Fransoni aveva una benda agli occhi e Roma era per una cattiva strada.

■ J 8?.c ■ Il Venerabile senza molte parole gli disse soltanto :R om ani P ontifìcis auc- TA . . . x . ° *

toritatem tuetur. « L come combina le sue parole con quelle della Scrit­tura che dice : E c c e ego vobiscum s u m f etc. « Il Gio­berti si limitò a dirgli : « Lei Signor Abate è troppo giovane, e non conosce abbastanza ; vedrà, vedrà. Do­po questo incontro ci diceva il Venerabile, io non ho potuto pronosticare bene di lui, e quando ne sentiva a parlare ripeteva l ’episodio che gli era occorso con­chiudendo : (( Se non ascolta Roma è perduta ». Quin­di ogni più piccolo ordine o consiglio che anche le S.83

ven . d . f . d ih gen tia m Congregazioni prescrivevano, egli ce lo annunziavaMi-ssae celeb raton e. *• ->• -* • 1 TT • 1 ,e procurava di adempirlo. Ho ricordato più sopra co­

me stava alla lettera del Catechismo e ce lo ripeteva, come per es. nel Segno della S. Croce, fissando la no­stra atenzione sulle parole ; giungendo le mani dico : Così sia. Era diligentissimo nel compiere ogni più piccola cerimonia della Santa Messa, e si andava a gara per obbedirlo. Ricordo che un giorno il P. Gius. Franco, celebre scrittore mi diceva : « Stamattina ho scoperto un giovane dell’Oratorio ». — « E da che co­sa? j) _ « Dalla pronunzia corretta del Confiteor,

. 8 84 mettendo bene i casi nella prima e nella seconda par-tcitaSone. Bieviani re ecc., alla fine gli ho detto : « Tu sei un allievo di D.

Bosco ». Egli recitava e ci raccomandava di recitare ad ore fisse il Breviario ; ultimamente egli aveva ot­tenuto regolare dispensa, tuttavia ogni volta che lo poteva lo recitava. Una volta ho sentito rimprovera­re uno dei nostri confratelli contro la legge del Bre­viario, dicendo che non si deve mai parlare con meno rispetto di tutto quello che riguarda il nostro SantoMinistero. ■ ‘ ,

§ ss E t juxta 43 interr. Proc. fot. 8oi responait :'ts.mam Mi pare inutile dopo quanto ho detto asserire che

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il Venerabile fu divoto grandemente della Vergine § 86o o t - ' t i ♦ • • , 1 n -t* rA E iusm odi devotionis■oo. Egli medesimo quasi ripeteva le parole di S. ' propagale stu- Bernardo che tutto quanto era frutto della Madonna. dlum‘ Raccontava le apparizioni di sogni avuti da fanciul­lo. E giunto all'ultimo periodo della sua vita racco­mandava ai suoi la- devozione della Madonna. Cosi diventato chierico in mezzo ai suoi piccoli amici, e poi diventato prete, predicava volentieri della Madonna . e accettava questa predicazione per meglio pro­pagarne la divozione. Desiderava che anche noi ne fossimo devoti e propagatori. Un giorno disse a me che l ’aveva chiamato a confessare mia madre colpita dal colera, prima ancora di vederla"; arrivati dinanzi alla Chiesa della Consolata disse : « Se tu .prometti che diventato prete predicherai volentieri, ogni volta che il potrai, della Madonna, la Madonna ti guarirà la madre ». A quei giorni tanti erano col- . piti altrettanti morivano, invece mia madre guarì e visse ancora ventitré anni. Il Venerabile poi non fa­ceva nulla se non nel nome della Madonna, nelle cose In re.b u s ^ a io - n s mo­

di grande importanza e ricordo che fin da principio ™er e atv- M* noirJ_ della pia Società, avendo voluto io scrivere la data che aveva emessi i voti, lo volli fare in latino e colla nomenclatura degli idi e delle calende. Il Venerabi­le leggendo quella data e scoprendola che combinava con una festa della Madonna mi disse : « Guarda che ti sei sbagliato, perchè in quel giorno non ci sarebbe una festa della Madonna e noi siamo soliti a fare le adunanze i giorni a lei consacrati ». E trovai che il Venerabile aveva ragione: Quando aprì la prima Chiesa, detta ora Oratorio di S. Francesco di Sales, invocava la Madonna con queste parole :

Fa che quanti qua verranno Supplicanti tuoi divori»Abbiali paghi i loro voti,O gran Madre del Siguor.

Oltre alla divozione verso la Madonna, aveva an­che quella verso 1*Angelo Custode. E per avere molti Ven. S. D. cultus erga

che lo onorassero/volle dedicare a lui il suo terzo O- A n § e ìu m . custodem .

ratorio. Ci raccomandava di avere poche divozioni, ma farle bene; quindi dopo la divozione verso Gesù

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3 4 8 jN 'L 'M . V«

E tia ra -a lio s sanctos de- votione coluit.

§ 89

§ 90C on tra Protestantiupi

errores pugnai.

§ 91Quodam iilorum ad fì-

dem adducit.

§ 92Quosdam iilorum ad fi­

de im b u ii

§ 93M ysteria fi dei venera-

hatur.

• § 94- Domus. Dei et sacrarum

fun ctionum decorem m axim opere ciirabat.

Sacramentato, di Maria Santissima e del suo Angelo Custode, aveva una divozione speciale per S. Luigi.- Egli per ottenére che i giovani dell’Oratorio lo potes­sero onorare sicuramente provvedeva che la sua fe­sta si differisse sempre alla solennità dèi SS.-Pietro e Paolo. Ancor giovane il Venerabile scrisse sulle virtù e sullo spirito di S. Vincenzo dei Paoli. Quando noi eravamo fanciulli ci faceva leggere specialmente La vita di S. Filippo Neri. Ricordo che un giorno es­sendo andato in alba a predicare .ai Preti sopra S. F i­lippo, uno degli uditori, di cui ora non ricordo'il nor­me, ma lo scrisse poi all’Oratorio e ne abbiamo copia, che egli diceva non aver mai sentito così belle e così commoventi cose. ■ ■ .

I l i T E S T IS — Rev. Joannes Baptista Piano.Juxta 38 ìnterr. Proc. fot. 935 respondit :■Il Venerabile fin dai miei tempi, cominciò con

zelo apostolico a combattere l ’errore dei Protestanti,, che, a causa della libertà dei culti, avevano invaso le nostre belle contrade, facendo un'insana propagan­da dell’eresia; anzi erigendo nella stessa Torino un Tempio. Il suo zelo portò anche il Servo di Dio a so­stenere parecchie dispute con parecchi Ministri pro­testanti, come ho sentito dire fin ¿ ’allora. Io poi ho assistito nella stessa Chiesa dell’Oratorio ad alcune abiure dei protestanti ; il che prova l ’efficacia del suo zelo per la fede cattolica.

Io, come i miei compagni tutti possiamo essere riconoscenti se, mediante le sue esortazioni ed istru­zioni, abbiamo conservata sempre ferma la fede. An­che coloro, che, usciti dalì’Oratorio, hanno intrapre­sa una carriera nel secolo, dove si trovano molti peri­coli,- tennero sempre alta nel cuore la propria fede e la venerazione al Venerabile.

E t iuxta 39 interr. Proc. fol. 936 respondit : -Da’ suoi discorsi conversazioni appariva benissi­

mo come il Venerabile manifestasse la sua profonda Venerazione per i misteri e le verità della Fede.

Sebbene povero e privo di tutto, il Venerabile a- veva sommamente a cuore il decoro della casa di Dio

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DE HEROICA FIDE 3 4 9

e delle funzioni religiose procurando certo, con gran­di sacrifizi, guanto riguardava il culto di Dio. Noi am­miravamo con compiacenza gli addobbi delimitare e le ' § 05 . .paramenta sacre che si usavano nelle maggiori solen- Tb"p¿i,mv; truT^cS nità, che egli teneva con una cura particolare. Vlt

In seguito aumentando per la divina Provviden­za i m ezzi, eresse il magnifico tempio dedicato a Ma­ria SS. Ausiliatrice, dove profuse veramente tesori, e promosse funzioni di. uno splendore allora nuovo in § 98rp • Dierum festomm. san-1 OrmO. , . ctificationem c o m-’

E t juxta 41 interr. Proc. fol. 937 respond.it : menaabat,' Nei.giorni festivi il' Venerabile voleva che noi

ci occupassimo in modo particolare, nelle opere di re­ligione e di pietà, non permettendo che alcuno dei suoi figli* che allora erano occupati al lavoro presso padroni esterni, vi si recasse alla festa; e ad evitare ogni possibile inconveniente al riguardo si decise ad erigere nelPOratorio degli speciali laboratori. Ad e- vitare poi che i giovanetti abusassèro della libertà dei giorni festivi a trascuranza dei doveri religiosi, il Venerabile istituì appunto i suoi Oratori esterni, dando loro in ogni modo comodità di adémpiere agli § 97

obblighi del giorno festivo. Ven- s d.'coitus in sa-.X. t i t r 7 • cras S cn ptu ras.E t 'juxta 42-Proc. fol. 937 respondit :Che il Venerabile avesse venerazione alla paro­

la rivelata, lo si vede apertamente dai suoi libri e spe­cialmente dalla Storia Sacra e dalla Storia ecclesia­stica; e qua e là sulle pareti dell*Oratorio ebbe cura di far scrivere molte sentenze scritturali in latino che § 98.. , ítem erga Romanumfaceva seguire dalla traduzione m volgare a nostra p ontificem.

maggiore intelligenza.Il Venerabile ebbe sempre una venerazione spe­

cialissima .al Sommo Pontefice. Ne parlava col mas­simo rispetto ed entusiasmo. Dei Papi dei primi, se­coli scrisse la vita. Nel tempo in cui io era alTOrato- rio andò per la prima volta a Roma ; ed al suo ritorno non aveva che da,parlarci del Papa, delle accoglienze avute e delle benedizioni di cui fu incaricato pei gio­vani e pei benefattori. In quell’occasione ricevette dal S. Padre Pio IX una palma benedetta, che quan-

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3 5 0 N iJM . V

s . L ìt u r g iL ^ e g u ia s re- tunque semplice e senza ornamenti espose nella Ghie- n giose servabat. q u a s j a a animarci verso il Capo della Chiesa.

Per quanto m'era dato intendere nella mia tene- §100 ra età, il Venerabile appariva esatto osservatore del-

Q RntM. svudlpromove?e le funzioni Ecclesiastiche, stoduent. ^ juxta 43 interr. Proc. fo{, 938 respondit :

Ad attestare la divozione del Venerabile verso la SS. Vergine ricordo ancora con quanto zelo ed entu-

- siasmo egli ci parlasse non solò nelle prediche,ma nei privati colloqui di questa buona madre, animandoci

ioi a porgerle frequenti ossequi in tutte le nostre occu-Tempiunun eius hono- pazioni. Voleva ancora che ci preparassimo alle sue.

rem aedificavit. solennità con pratiche di pietà e coll’accostarci ai SS.Sacramenti, e quando io uscii dairOratorio fra gli al­tri paterni ricordi mi raccomandò caldamente questa devozione. Per lo zelo della quale parlano altamente poi il magnifico Tempio di Maria SS.ma Ausiliatrice.

P ecu lia ri devotione S. A proposito di questo Tempio il Venerabile mi disse p io S } Ì S b a t S ! stod'em che la Madonna s’era edificata essa stessa la Chiesa,

e che ogni mattina notava una grazia concessa dalla SS.ma Vergine.

Aveva inoltre speciale divozione all’Angelo Cu-, stode, e voleva che i suoi figli lo avessero come fido compagno.

A ir Angelo Custode era dedicato il suo terzo 0 ~ ra torio del Borgo Vanchiglia.

Il Venerabile inculcava poi a noi giovani la di-£ 103 * '

Aiios.sanctos coiuit .vozione a S. Luigi Gonzaga. A questo Santo dedicòil suo Secondo Oratorio a Porta Nuova. Aveva parti­colare devozione a San Francesco di Sales, che volle protettore di tutte le sue opere, a cui intitolò la Congregazione da lui fondata.

IV T E ST IS — Rev. D. Secundus Marchisio.§ ¿04 Juxta 37 interr. Proc. fol. 1.014 respondit :

Vnik?s acibS eeiu°ce- ^ Venerabile era dotato di fede soprannaturale bat- la quale traspariva da ogni suo atto.

Fin da fanciulletto le madri lo additavano ai loro figli come modello di preghiera. Studiava volentieri

R es ad fldem5 pertinen le cose della fede, insegnava con vero trasporto'del- 2 i? o s o u r d o c e b S cebat l ’animo suo il catechismo, e faceva con tutta pietà e:

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DE HEROICA FIDE 3 5 1

carità le prediche ai giovinetti che raccoglieva con vero zelo attorno a sè e conduceva volentieri in Chie­sa. I suoi compagni di Seminario mi attestavano che ' bastava vederlo, quando chierico e pio sacerdote, rac­colto in preghiera, per essere eccitati alla pietà e allo . spirito di fede, e questa fede immensa appariva seni“ pre nelle minime opere che lo si vedeva intrapren- § mdere. Quando poi io entrato neirOratorio, ebbi la U]ex?iffifus ad M'6m fortuna di avvicinare, posso' dire quotidianamente il Venerabile, potei farmi un concetto adeguato di quan­to grande fosse la fede del Servo di Dio in .quanto operava per la propria perfezione e per la salvezza delle anime.

E t juxta 38 interr. Proc. fot. 10x5 respondit :Il Venerabile era così ripieno di fede che ebbe

in tutta la sua vita il desiderio di propagarla, come ho già testimoniato parlando di quanto fece per istruì- yen. s. 1 propa­re e convertire i cattolici, specialmente in Torino, per gandae studmm. propagare le Missioni tra gli infedeli e.per rassodare sempre più nella fede coi suoi Colleglli ed Oratori! fe­stivi la gioventù. Aggiungo con vera compiacenza § m che il Venerabile costantemente procurava d’ispirar- 0bnXX ip?ntSmRdSS- ci amore e riverenza alla Suprema autorità della Chie- *>at. sa, ripetendoci sovente : « Stiamo col Papa, parliamo molto de] Papa ; difendete il Papa perchè dove è il Papa ivi è la Chiesa ». Tutti quanti i suoi scritti poi sono una prova palpante di quanto fosse viva ed. ardente la fede soprannaturale del Venerabile.

E t juxta 39 interr. Proc. foL 1015 respondit :Il Venerabile, era continuamente raccolto nel .« s 109

pensiero e nella meditazione delle cose celesti, e cer- Rebus caei&stibus con-1«. r 1 ,• ,• - ni * templandis siile inter-cava d infondere questi sentimenti 111 tutti 1 suoi ngii. missione erat addic-

Ricordo a tal proposito che nel 1879, nell’occasione, tus'che mi delegava a Prefetto della Casa-madre dell’Ora-torio Salesiano mi disse : « Avrai da scrivere molte'lettere e da dare molte udienze. Ricordati di lasciare § noun buon pensiero in ogni udienza che dai ed in ogni guid ag-erent aìignidlettera che scrivi ». Così cercava sempre di fare D. spirituale-adderent. Bosco. Ed io posso veramente testimoniare, che il V e­nerabile operava proprio così. . ,

Vidi pure il Venerabile trattare con grande vene-

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3 5 2 K U M . V*

omnia ad Dei euitum razione tutte le cose die appartengono al culto divi- ' ctabatntia: $ancte tra" no ; e zelava in modo particolare il culto, facen­

doci caldissime raccomandazioni, specialmente nella chiusura dei SS. Esercizi. Prova del suo zelo per la casa di Dio è la edificazione delle Chiese di Maria Au~ siliatrice e di S. Giovanni Evangelista in Torino, il Santuario del Sacro Cuore di Gesù in Roma e di mol­tissime altre in altre parti del mondo.

Io fin da quando entrai nell’Oratorio fui mera­vigliato ed edificato della grandiosità colla quale il

Sacras functfonea n..a- Venerabile ordinava che fossero fatte le funzioni cOT°abatPParatu fieri ne^a Chiesa di Maria Ausiliatrice, dove era solito per

le maggiori solennità invitare Vescovi e altre Dignità ecclesiastiche..

Richiedeva poi pel servizio delimitare biancherie e paramenti che fossero sempre in ottimo stato e de­gne dell’uso santo a cui erano destinati.

■ven. s. u ¿ievotio erg-a juxta 40 interr. Proc. foi. ioió respondit :ss.mum sacramenti) Il Venerabile manifestava, come io ho; sempre

ve"duto-, tale fede amore e devozione verso la SS. Eu­caristia che bastava vedere il contegno suo nell’entra­re in Chiesa e dinanzi all’altare per dire che era uomo di fede. Quando era ai piedi del Tabernacolo ih Vene­rabile non vedeva, nè sentiva più nulla attorno à se,.

sing-uia.Alvotione ed invitava veramente a prostrarsi accanto a lui. crum faciebat. ■ j 0 che da giovanetto, da chierico, e-da sacerdote/

ebbi la fortuna di servirgli soyentissimo la Messa, pos­so testimoniare che la sua devozione e il suo fervore erano veramente straordinarii, come vedeva i fedeli accorrere volenterosissimi attorno all’altare ove egli celebrava, attirati dalla sua straordinaria devozione.

A me non fu dato di vederlo come correva voce tra­confratelli e giovani dell’Oratorio che il Venerabile»_j

una volta celebrando Messa all’altare di S. Pietro in Maria Ausiliatrice, dopo l ’elevazione si sia sollevato di un palmo da terra. Non posso neppure dire da chi

T an.quam “ ritaa jiu ,» e b b Ì u d Ì t ° t a l f a t t 0 ! “ a P e r C 0 1 l t 0 m Ì ° 1 0 C r e d ° e C O nexercitiorum. fructus me lo credono vari miei confratelli.•devotionem m Mis- • . . . . rsae ceiebratìone et Alla chiusa degli annuali esercizi era solito a rar-{recruentiam ad . , " n . . . r\ i 1ss.mum sacrameli ci queste due raccomandazioni : i. Celebrare con gran .SmtnendSeerstiebat divozione, perchè questa era una predica quotidiana.

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D E .H E O R T O A F ID E 2 5 3

che nói potevamo fare ai nostri gioVanetti e ai fedeli che intervenivano; 2. Promuovere frequenti visite a Gesù Sacramentato, circondati dai nostri giovanet­ti, tra i. quali promosse P abitudine che alcuno di essi nelle feste principali recitasse un discorsino inteso a ravvisare tra i compagni la divozione al Sacramento come pure alla Vergine ed ai Santi.

Nei suoi frequenti viaggi, anche a costo di veri § us. 5 . f i Sacruin nunqua.m o-

sacrifm, faceva di tutto per non tralasciare di cele- mitteve cm-abat. brare la S. Messa, raccomandazione che fece' varie volte a noi quando dovemmo fare qualche viaggio.

Tutte le raccomandazioni che faceva a noi al ri­guardo, egli poi le metteva pure in pratica, come noilo vedevamo soventissime volte.

V. T E S T IS — Rev. D. Joannes Ani ossi.Jtixta 37 interr. Proc. fol. 1142 respondit :Si può dire che il Venerabile viveva di fede. Ogni Ven DeiV ^ uius ex

sua parola, ogni opera era inspirata dalla fede in tutte . fìde vivebat. le verità rivelate da Dio. Dimostrava la sua fede eroicaJ lo zelo suo nel difenderla contro gli eretici an­che con pericolo della vita,come sopra ho riferito,nel- l'osservanza dei commandamenti e nelPadempimento ;V(1 tuendaru vi­dei suoi' doveri. E che ciò facesse, ispirato esclusiva- disanmen

• 1* ducere non dubita-mente dalla fede soprannaturale, lo dimostrano le pa- bat. role che'egli soleva rivolgere a noi per indurci a que­sta osservanza, colle quali ricordavaei Pamore di Dio che doveva essere Punica guida delle nostre opere, da cui dipendevano i premii e i castighi della vita attuale e della vita futura.

E t juxta 38 in terr . P ro c . fol. 1142 respondit :Che il Venerabile abbia sempre nutrito vivo de- § m

• siderio di propagare la fede appare da quanto ho già Fl(ffoSi ? u i t ? stu’ deposto intorno alla brama che aveva di andare alle.

■ Missioni e dalle centinaia di Missionari che riuscì a spedire in paesi tuttora avvolti*nelle tenebre del pa­ganesimo. Dimostrò -questo desiderio di propagare la fede e di rassodarla nelPanimo della gioventù in modo speciale colle parole e colle opere, quali furono per es. i catechismi che fece esso fin dalla fanciullezza §119e continuò a fare per tutta la vita, e procurò che si fa- 0 duatationem1 ^ ! 1

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3 5 4 N U M . V*

cessero poi sempre dagli ascrìtti alla sua congrega­zione e dai Cooperatori. Salesiani ; manifestò questo desiderio colle continue predicazioni che faceva egli o procurava che da altri si facessero negli Oratorii festivi, nè suoi Istituti ed anche alle popolazioni par­rocchiali per mezzo d’esercizi e Missioni spirituali.

verbis sfr/ptts dispu- ^ Venerabile dimostrò questo desiderio con una te- tationibus. ' nacità eroica, colla composizione e diffusione di libri

intorno alle verità della fède, che si studiava fossero accessibili alla intelligenza del popolo. Non rare voi- te succedeva che protestanti, tra i quali il nostro De- Sanctis, venivano a lui per disputare intorn^ alle ve­rità della fede ; fui io stesso presente ad una disputa sostenuta dal Venerabile con un infelice che, prima cattolico, si era fatto Valdese e poi zelante propaga­tore deireresia. Era meravigliosa la calma crolla qua­le il Venerabile sosteneva le verità della fede, con quanta chiarezza le dimostrava, e siccome le sue pa­role erano unite a grande carità, generalmente riu­sciva a legarli in amicizia, e questi poi. ritornavano a lui, finché poi non pochi abbandonarono l ’errore, come ricordo essere venuto di quest’ultimo di cui ho parlato.

§ i21 Al. Venerabile stava a cuore di raffermare nella'DinamSx:Pontiflcenun 'l suoi discepoli, ma specialmente alla divozione

baiai*1 is fovere nite“ a^a Santa Sede. Molto frequentemente ci parlava del S. Padre; deir affetto che il Papa portava ai suoi fi­gli ; da Roma ci portò immagini e croci benedette dal Papa e volle anche che prendessimo parte alPObolo di S. Pietro invitandoci a fare ciascuno una piccola offerta che il S. Padre aggradì; come pure venuto airOratorio il Cappuccino Massaia poi Cardinale, ed essendosi poi trattenuto con noi una giornata, il V e­nerabile incaricò me di fare una colletta tra i giovani da offrire al Santo Missionario per le sue Missioni.

,,, m,A ■' Tanto fu l ’affetto dimostratoci in quel giorno dal buonMagnumque fidei mo- _ , . . , . , < • . ,mentum in eorum a- Padre Cappuccino che noi non 1 abbiamo più dimen-nimis insculpere . ^ • • • n>ticato. Questi fatti servirono per ravvivare nell ani­

mo nostro la fede e farcene sempre meglio conoscere la preziosità e la grandezza;

\

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DE HEROICA FIDE 3 5 5

A questo appunto si deve attribuire l ’immfenso numero di vocazioni ecclesiastiche, lo zelo che molti dei suoi allievi dimostrano nella propagazione della fede ; e se pure alcuno de’ suoi allievi potè allontanar­si dal retto sentiero si può affermare che in ultimo ritornò ai principi a lui instillati dal Venerabile.

E t juxta 39 interr. Proc. fot, 1144 respondit : _ §123

Il Venerabile viveva della vita della Chiesa, ed v vi'S/'ac mmodalat educava noi pure a questo sistema. Infatti nei discor­setti che era solito rivolgerci alla sera dopo le orazio­ni, era solito ricordarci la solennità che il giorno se­guente la Santa Chiesa celebrava ; ce ne spiegava la ragione, ma il suo dire non aveva solamente lo scopo ■ d/istruirci, ma ancora di eccitarci ad entrare nell’in­tenzione della Santa Madre Chiesa, e generalmente per le sue parole noi ci sentivamo poi disposti ad ac­costarci il giorno dopo ai SS. Sacramenti. 'Non parlo ora delle prediche che egli o qualche altro suo coope­ratore, ci faceva nella solennità dal pulpito.

Che il Venerabile avesse per le cose sacre uria § 124v • i i * j. *1 i „ i i Sanctorum reliquia«divozione particolare lo dimostrava il suo zelo pei cui- cu itu proseque batur.

to delle Reliquie. Si dimostrava felice ogni qualvoltaalcuno gliene presentava una nuova. Procurava chele sue Cappelle e poi le Chiese fossero provvedute ilmeglio possibile degli oggetti necessari al culto. Eperciò eccitava L fedeli a .venirgli in aiuto con. nuovi § 125paramenti, si studiava, anche nei primordii delle sue Sa}c™ni ippaiatu8pera-istituzioni, che le funzioni riuscissero decorose e se- curab&t.condo il chierico'Giuseppe Bongiovanni nell’Istitu?zione del piccolo Clero, la quale istituzione si diffusein tutti i collegi Salesiani, servendo molto bene allegrandiosità delle funzioni.

Quanto ho detto è dimostrato dalle molte chiese da lui fondate.

E t juxta 40 interr. Proc. fot. 1148 respondit :Il Venerabile dimostrava la sua fede e devozione § 126

alla- Santissima Eucaristia massimamente quando Vessn-ìlmSEuchar%t2 m. celebrava la S. Messa. Il suo atteggiamento era gra- praeaartim in missaeve, col capo leggermente inclinato collo sguardo ri- C6bavolto alla Sacra Mensa. Prima della Messa, eccetto

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3 5 6 3s U M - V.

che avesse a confessare, il che però succedeva assai frequentemente, non rivolgeva mai parola ad alcuno, se non per necessità, e allora sommessamente'. Mi av­venne ¿ ’incontrarlo per la scale prima della Messa,, ed io allora lo salutava, demandandogli se avesse ri­posato bene. Il Venerabile senza rispondermi mi

§ 127 sporgeva la mano continuando le preghiere che pro-Saerum nu-nquam omit- • -, XT , . . ° . - f

tere curabat. nunziava a bassa voce. Non tralascio mai di celebra­re anche con grande suo incomodo, il che posso atte­stare avendo parecchie volte viaggiato con lui. Nella celebrazione della Messa anche col solo suo atteggia­mento, e pronunciando spiccatamente le parole in­fondeva negli astanti rispetto e divozione. La sua Messa non si protraeva di troppo, e compieva le ceri-

summopJe urabat ut mon3e con tutta esattezza desiderando che anche i ScrTLs£Sissime su0* sacerdoti così facessero. Ci aveva educati ad

assistere alla Messa con tanto rapcoglimento che noi provavamo pena vedendo altri ad assistervi mala­mente. Mandato dal Venèrabile in un collegio di re­ligiosi ad assistere come prefetto una camerata, es­sendo già io chierico, dopo parecchi giorni, vedendo sempre quegli allievi stare in Cappella in atteggia­mento molto divagato, nel pronunziare alcuna pre­ghiera, anzi leggere libri profani, addolorato uscii di Cappella coi giovani dopo la Messa e cogli occhi la­crimosi manifestai al direttore, che pure era un santo religioso, il desiderio di tornarmene aìl’Oratorio, non potendo più assistere a tanta divagazione dei gio­vani a me affidati.

Principalmente nell’amministrazione della San­ta- Comunione, che preferiva fosse fatta infra M issam , pronunziava le parole con espressione di pietà. Ap-

cuitum Sacra- pena gli fu possibile, stabilì nella sua prima Chiesaaìimv" di S. Francesco di Sales le Quarant’ore, e si dimo­

strava oltremodo contento per il dono ricevuto da un ingegnere Valsesiano, Spezia, di un tempietto (giar­dinetto) per l ’esposizione del SS. Sacramento. D i­spose intanto che Sacerdoti, chierici e giovani, si suc­cedessero per un’ora di adorazione. Un giorno si tro­vava stretto da un grande debito che doveva pagare

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DE HEROICA FIDE 357

nella giornata : dopo pranzo, contro il consueto, si vestì per uscire, ma prima, venuto fra noi, ci disse :« Fin da questo momento procurate di essere sempre in quattro dinanzi al SS. Sacramento, e pregate se­condo la mia intenzione fino al mio ritorno ». Sapem­mo poi da lui che la Divina Provvidenza gli era ve­nuta in aiuto, inviandogli a m'ezzo di un famiglio, che trovò in istrada, la somma di cui abbisognava. Si curava che noi chierici imparassimo esattamente le cerimonie per il servizio nelle funzioni della Chiesa, sa c r a s caerem om as a-

perciò invitò-D. Gelardi, prefetto del Clero di S. Ma- doc&re nonria di Piazza a venirci a insegnare le cerimonie,uffizio a cui fu preposto in seguito D. Càgliero per il nostro Oratorio. Intanto faceva insegnare ai giovani a ser­vire la S. Messa. Fummo educati alla frequenza, an­che quotidiana della Comunione, alla visita al SS. ., § 131

n . J . A d com m unionem fre-Sacramento; indi la consuetudine nell Oratorio che quentem et s s . sacra-

. 1 . . . - . . - menti visitationem a-anche 111 tempo di ricreazione qualcuno di noi coi per- lumnos excitat. messo degli Assistenti sì tratteneva in Chiesa per la pia Visita.

Onde promuovere la divozione al SS. Sacramen- § 132’to, ne istituì la compagnia e nelle Regole delle altre E"* crametiii ìnstìtuit. '

Compagnie, come in quelle di S. Giuseppe e di S.Luigi, vi appose quella d.ella frequenza ai Sacremen- ti. Procurava che i ragazzi fossero per tempo ammes­si alla Prima Comunione, facendo precedere la neces­saria istruzione ed anche un triduo di Esercizi. La Comunione Pasquale poi negli Oratori solevasi cele­brare con grande solennità. Sono conosciuti gli opu­scoli che compose intorno alla S. Eucaristia che ve-* § 133nivano distribuiti.a tenue prezzo, ed anche gratuita- Ad euitum huius modi mente : quali sono la Storia del Miracolo di Torino. opu3culaLa frequente Comunione, la Visita al SS.. Sacramen­to e la Santa Messa colle cerimonie per servirla.'

Nelle regole delFassociazione dei Divoti di Ma­ria Ausiliatri ce, come pure in quelle dei suoi Istituti, raccomanda la divozione alla SS. Eucaristia e la fre­quenza della Comunione .

E questa divozione che con tante, fatiche inculca-

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358 NU M . V-

t ia zela.vit.

va neiranimo dei suoi figli, egli pure praticava. R i­cordo'per es. che quando si trovava ancora in forze, non tralasciava d’intervenire alla Processione' del

§ m Corpus D.omini alla Metropolitana e a quella del Mi-Qref primum6ssmum raco o del SS- Sacramento; come pure nelle peregri-

sacran'.entum vìsita- nazioni autunnali entrando in un ■ paesello, primopasso era quello di recarsi alla Parrocchia per fare la Visita al SS. Sacramento, e se ci fermavamo qualche tempo, otteneva dal Parroco locale la facoltà di im­partire la Benedizione col Santissimo, la quale gene­ralmente era preceduta o seguita da 1111 suo fervorino.

E t- ju x ta 41 interr. Proc. fol. 1151 respondit■:11 Venerabile promuoveva la santificazione, dei

g 135 giorni festivi fin dalla sua fanciullezza, poiché, comeDtmcatiofnem'ab ìnXn- Par £& d’aver attestato p come udii narrare dal suo

Parroco, raccoglieva intorno a se i suoi compagni per intrattenerli nel catechismo e con loro frequentava le funzioni parrocchiali. Quindi non è a stupire se, fat­to Sacerdote e circondato da si grande numero di gio­vani insistesse, presso tutti, affinchè non si rivolges­sero a padroni che non rispettassero il giorno festivo. Nei primordi del suo primo Istituto, non avendo an­cora le officine interne, applicava i suoi figli presso quei padroni i quali sapeva che avrebbero rispettato

Eocrue magis sacerdos [\ ¿ 0rno festivo e che non permettevano la bestem-elfectu# ac snpenov .y5 . o»communitatis. • mia e le cattive letture. Si occupava a questo riguar-

. do anche dei ragazzi che frequentavano rOratorio nei giorni di festa e frequentemente si recava attorno per la città a visitare i ragazzi, mentre erano al lavo­ro. Spesso ricordava come la Vergine Santissima fos­se apparsa a La Salette, dove fece intendere a due pa­storèlli che causa dei mali della Francia, era appunto la profanazione dei giorni festivi, e ne pubblicò la sto­ria deir Approvazione in un opuscolo delle letture

§ 136

13?A.a cues testos sanetifi- Cattoliche, e soleva conchiudere che molto raramen-

candos »criptis et e- • 7 , . .xempiis hortatur. te, per non dire mai i profanatori della testa non sono.

benedetti nelle loro imprese. E vedendo lo scanda­lo che nei dintorni della città davano anche nei giorni festivi gli, operai intenti solamente al giuoco senza, più rivolgere un pensiero alle funzioni della Chiesa,

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DE HEROICA FIDE 359

il Venerabile nelle sue prediche ne parlava compian­gendoli e generalmente se ne mostrava commosso fino alle lagrime, procurando in tal modo di allonta­nare i suoi figli, principalmente quelli che frequen­tavano rOratorio festivo, dal seguirne l ’esempio. Un frutto di questo suo zelo per la santificazione del­le feste si è che i giovani da lui educati per un me­stiere, usciti, in generale, anche con qualche danno, preferiscono di lavorare presso un padrone che ri­spetti il precetto della santificazione delle feste.

Ricordo un fatto avvenuto in Villa S. Secondo presso Asti, dove il Venerabile ci aveva condotti in un’escursione autunnale. Giunti al Sabato, abbiamo veduto in sulla piazza tutto disposto per umballo pub­blico. Entrati in chiesa dopo la visita al SS., Sacra­mento il Venerabile rivolse la parola dal pulpito-al­la popolazione che in gran folla ci aveva seguiti, e annunziò che nella parrocchia il giorno seguente si sarebbero celebrate con musica le funzioni. Intanto avvertì i suoi giovanetti ■ che per la Domenica nelle ore successive alle funzioni, tenessero preparata la commedia, la farsa e la musica. E ne avvenne che preparato alla bell’è meglio un palco a poca distanza dal ballo pubblico e preparatisi gli attori, gli occhi di tutti si rivolsero a loro e, attratti dalla musica {stru­mentale e dall’amenità dei recitanti, specialmente dal celebre Gastini, abbandonarono del -tutto il ballo pubblico senza rancore.

Fatti consimili avvennero anche in altri luoghi nell’occasione di. queste passeggiate.

E t juxta 42 interr„ Proc. -f o l . 1153 respondit :Il Venerabile teneva in grande venerazione la

divina parola, quale ci fu lasciata nella Sacra Bibbia. Ne è prova il fatto che egli soleva al mattino dei gior­ni festivi esporci i fatti della Sacra Scrittura i quali intanto raccoglieva in uno scritto che formò la sua Storia Sacra. Io intesi per tanto tempo questa espo­sizione che il Venerabile faceva con un medoto mol­to ordinato ed elementare, per cui il suo dire era ac­cessibile all’intelligenza di tutti i suoi figli anche dì

§ 138 'Quo effeffctu id iecerit

probatur.

§ 139Qua ratione publicas

saìtationes im pediva rit.

§ 140ScH püirys sacras venc-

rabatur.

t 141Easque alumniis expla­

nare adamabat.

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360 NTJM. V»

quelli che erano ancora nelle prime classi, al fine deh la narrazione il Venerabile soleva interrogare due o

.tre dei presenti-intorno al pensiero morale che si era­no formato e in ultimo conchiudeva egli venendo ad un’applicazione di racconti storici, facendo in modo che la storia riusciva per noi una vera maestra della

§ m v*ta- Qnesto che ho detto della Sacra Scrittura possodire anche della Storia della Chiesa, che, comin-

turaram verbis per ciando dalla sua'fondazione e dalla vita di S. Pietro,io cuín l u e r e i m . .

il Veneraoile ci narrò sino alla fine delle persecu­zioni.

Un altro fatto che prova quanta venerazióne nu- . trisse il Venerabile per la Sacra Scrittura si è che egli

non tollerava assolutamente che si proferissero testi § sacri con intendimenti scherzevoli ; e non rare volte

Eaden-r veneratìono avvenne che mosse rimproveri anche a Sacerdoti ip roso q u cbo tuv scj'ip* «ta sancfomm Patnun quali credevano di fare dello spirito usando qualcheet Eccle-siae Docto- £ i m i * i . t ' , m irum. irase biblica malamente applicata, il che avvenne a

me di udire.Uguale venerazione professò il Venerabile ver™

so le opere dei Santi Padri e dei Dottori della Chiesa. Pos,so ricordare come egli pubblicò per opera di alcu­ni suoi figliuoli le opere di alcuni Padri, come S. Ge­rolamo, S. Ambrogio, Origene, ed altri procurando-

■ che fossero comentati e potessero così servire airi- struzione nelle classi superiori di latinità poiché il Venerabile era persuaso della buona latinità di alcuni

Magno pere curabat ut di essi, inducendo lo stesso Professor Tommaso Val- hvoinlm bacÌeKtin* lauri, docente letteratura latina all’Università di To- memome n.amiarent rjuo e faj-e una lezione pubblica su questo argomen­

to, che è stampata.E per ispirare a noi la venerazione alla parola

divina, rivelata nella Bibbia, il Venerabile aveva sta­bilito che noi. ¡settimanalmente ¡dovessimo studiare e.recitare un certo numero di versicoli o della Bibbiao di un Vangelo o degli atti Apostolici che. prima ci erano stati spiegati. Questa lezione fece il Venerabi-

g ne le in sul principio per ben avviare tale studio'ma poi,bltStmisí?aSinccde m oppresso da tante occupazioni Taf fidò al chierico e

emt stùaiosiasimus. Q- Sacerdote D. Rua di venerata memoria. Qualche-I Í. _ .

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volta alcuno di noi studiava il testo in Greco, essendo D. Rua profondo ellenista.

Se presentavasi a lui qualche sacerdote vestito in- borghese, il che avveniva in quei tempi abbastan­za frequentemente, ancorché questi fosse di alto gra­do, non trattenevasi di rimproverarlo con bel garbo.

Mi recai un giorno a Venezia dove feci visita al Prof. Appolloni, fatto poi Vescovo di Udine. Era con me un altro Sacerdote in borghese. Alcuno riferì al Venerabile che io pure ero in borghese; e ritornato appena m'incontrò mi mosse amorevoli rimproveri,_ che poi si cambiarono in elogi, quando vSeppe che io aveva invece ritenuto allora l'abito ecclesiastico.

Bastava non aver la chierica, o che si dicesse la Messa alquanto in. fretta perchè tosto il Venerabile desse un ammonimento. Insegnava esser bene. di. quando in quando servirci la Messa a vicenda, per poi correggerci dei piccoli inevitabili difetti. Facendogliio da diacono in una solenne benedizione, ebbi dal Venerabile un dolce rimprovero', perchè esposto il Sacramento, gli baciai la mano neiramministrazione deirineenso.

Riguardo all'ossequio al Papa noto questo fatto, che il Venerabile provava rincrescimento perchè molte feste di Pontefici santi si facessero con rito se­midoppio ; ed io l'udii a dire : «■ Quando io vado a Ro­ma, se mi si presenta l'occasione voglio far notare questa sconvenienza ». E a nostro ricordo abbiam ve­duto introdursi nel nostro Calendario diocesano Vìn- vocato mutamento.

Soleva dire che molti scrivevano e parlavano ma­le dei Papi, non conoscendo affatto il gran, bene da loro operato a prò della religione e della patria; per questa ragione si dispose a scrivere la Storia Eccle­siastica, e specialmente dei. tre primi, secoli. Io, stu­dente di rettorica scrissi sotto il suo dettato la vita del Pontefice S. Aniceto, che il Venerabile pubblicò nelle Letture Cattoliche. Diede pure alle stampe la vita di Pio IX e di Papa Leone XIII ; di alcuni Papi bistrattati dal giornalismo o da storici moderni trat­tò a parte anche per iscritto, e a noi tenne discorsi fa-

DE' HEROIC'A FIDE 361

§- 146Ut sacrae caeremoniae

diligentissime serva- rentur curabat.

■§ 147Ven. S. D. devotio erga

sanctos Pontifìces.

§ 148 • R om & n um Ponìificem

strenne defendit.

\

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362 NTJM* V*

§ m migliali principalmente la Domenica mattina perchèVerumque Ghristi Vica-_ * • i , • ' ,rium habtiit. ne avessimo un idea storica esatta. Personalmente a-

veva verso il Papa un ossequio illimitato, consideran­dolo vero rappresentante di Gesù Cristo e successore di S, Pietro,

150 Riguardo alla recita del Breviario ricordo di a-Divimim offtciunv devo- verlo veduto mentre lo recitava con grande raccogli-

ussime persoivebat m ent0 e questo era nei primi anni di mia residenzaairOratorio; di più al mattino quando usciva di ca­mera per discendere alla Chiesa onde confessare e ce­lebrare la Messa, il Venerabile non rivolgeva la pa­rola ad alcuno, anzi. Pho veduto io parecchie4 volte re­citare sottovoce preghiere che poi seppi essere parte dell’uffizio. Negli anni posteriori ho inteso dai Supe­riori della Casa che il Venerabile era stato dispensato dalla recita delPuffizio, sia per le molteplicità delle

A divino M L pemoì- occupazioni, sia per la salute alquanto affievolita.. In­vendo dìspensatus tesi contemporaneamente che il Venerabile in com-Dei glonam quaerere -, -n . i n» rr • 1 1 ' i*in omnibus vovet. penso della recita dell uffizio, avrebbe promesse di

non fare atto o pronunciar parola che non avesse di mira la Gloria di Dio.

E t juxta 43 interr. P r o c . fai.. 1160 respondit :§ J E n t r a t o io neirOratorio Panno 1853, trovai la .

Servi 'Dei devotio erga . . „ :• . . . . « . 1 ,virginem ssmam. devozione a Maria tantissima vivissima ; la recita del

S. Rosario quotidiana ; il Veneraible la vigilia, di tut­te le feste della Vergine ci disponeva ai SS. Sacra­menti con un sermoncino adatto. Condotto nelle va­canze alla sua povera casa natia, vi trovai una cappel-

capeiiam ’ tn eius hono- h tta da lui fatta costruire dedicata alla Madonna del rem extvutt. Rosario, solennità che poi celebrò su quel colle ogni

anno, conducendovi un bel numero dei suoi figli-alla quale prendevano parte centinaia di persone dai paesi circonvicini e principalmente di Castelnuovo d’Àsti, accostandoci ai SS. Sacramenti. A ll’Oratorio appose una statuetta della Vergine, sotto il porticato che esi­ste tuttora, 'davanti la quale alla sera nella bella sta­gione, genuflessi sul suolo solevano recitare le ora- ■ zioni. "Nella prima sua Chiesa dedicata a S. France­sco di Sales, fece costruire in marmo un altare dedi­cato alla Vergine, che credo sia stato donato dal Mar-

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chese Fassati, suo penitente. Si adoperava che questa r §m x. ' .. r . . . . - M-ensem B. V. dicatum

divozione tosse praticata egualmente negli altri due devote celeb rata!,

oratori. Si praticava la devozione del mese di Maggio con grande impegno. Nei primi anni si faceva una lettura semplice, poi la recita del S. Rosario, quindi la benedizione del Santissimo ; in seguito introdusse la pratica quotidiana, che spesso faceva egli stesso. Il Mese di Maria pubblicato dal Venerabile ebbe un gran numero di edizioni ed è stato tra i primi a pub­blicarsi.

Quando si dispose alle costruzioni del grande § 155, • i l * , T\/r ' * a m * • • • j Ten.plum 13. V. M ariae 'tempio dedicato a Maria Ausiliatrice, io mi trovava A n im a tric i dicavit.

ancora aH’Oratorio. Un giorno stando parecchi di noi durante la ricreazione in conversazione cdn lui, il Venerabile ci disse indicandoci col dito il sito : « Li l'anno prossimo si faranno gli scavi per una grande Chiesa ». Poi ci domandò : « A chi si dovrà dedica­re? » Ed io tosto risposi : « A ll’Immacolata Concezio­ne di Maria ». Ma egli avvertì che nel borgo vicino, detto dì S. Donato, esisteva già la Parrocchia della Concezione. Infatti finito l ’anno s-intrapresero gli scavi, poi si gettarono le fondamenta e la prima pie­tra fu benedetta da Monsignor Oddone, Vescovo di D e fic ie n tib u s ^ d d is a

Susa, alla presenza del Principe Amedeo. Grande fu ffcetu umcruam est de" la fiducia dimostrata dal Venerabile nel trovare i mez­zi per la costruzione di un tempio si vasto, e infatti la sua fiducia non fallì mai. Pareva che giunto alla costruzione della cupola non potesse più continuare e già si parlava di questo arrenamento, quando il Commendatore Colte, banchiere, invitò il Venerabi­le a continuare nei lavori rimettendogli la bella somL ma di L. 80,000. Ricordo la grande gioia provata dal Venerabile per la definizione del Dogma dell’Imma- n e finm onem 5 7 dogm atis

colata Concezione, sulla quale non tardò a scrivere un v°nm£opuscolo. Dimostrò ancora la sua divozione alla Ver- gn a anim i la-etitia ac-

* C6plT .

gine coll’istituire la compagnia de l ’associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice, poi lTstituto delle F i­glie di. Maria Ausiliatrice, la grande solennità della festa d Maria aiuto di Cristiani, i Figli di Maria Ausiliatrice. Raccolse in un opuscolo la narrazione di molte grazie ottenute per interces-

DE H ERO ICA FIDE 363;

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364 JiUM. V-

§ 158 Im agìnes B.

Devotionem erga Tute­la-rem Angelum vehe-

. menter incuìcabat.

sione di Maria Ausiliatrice, che intitolò la Nuvoletta del Carmelo. Abituò i suoi figli ad invocarla nei bisogni spirituali e materiali, e grande è la devozione tra il popolo che suole chiamarla la Madonna di D. Bosco.

Procurò che nel Santuario di Maria Ausiliatrice. vi fosse Timmagine di Maria circondata degli Evan-

per T,mivensiim orbeii. gelisti, quale Icona che affidò al celebre pittore Lo- dlffudlt renzoni, il quale la eseguì sotto l ’ispirazione del Ve­

nerabile. Di questa immagine principale della Chie­sa fece eseguire vari esemplari di immagini e meda­glie, che diffuse e fece diffondere in numero incalco­labile in tutto il mondo. Il Venerabile assai frequen­temente parlando a noi soleva ricordarci come gli an­geli siano testimoni delle nostre opere e nelle preghie­re quotidiane introdusse la preghiera all’Angelo Cu-

§159 _ stode.Uno dei dormitorii che volle intitolato pure al-

rAngelo Custode, come pure rOratorio nella regio­ne di Vanchiglia. E desiderava che se ne celebrasse la festa accostandosi ai SS. Sacramenti. Nel giorno della festa il Venerabile recavasi alFOratorio posto .sotto la .protezione deir Angelo Custode, e perchè vi fosse una certa fratellanza nei giovani dei tre Orato- rii da lui fondati, conduceva con se un gran numero di noi per rendere.più solenne la festa.Onde promuover­ne il culto, il Venerabile scrisse ancora un opuscolo che pubblicò nelle Letture Cattoliche intorno alla di­vozione all’Angelo Custode. Indica chiaramente la divozione che il Venerabile •nutriva verso ¡ ’Angelo Custode questo fatterello che intesi narrare da lui stesso. Si recò un giorno a far visita a Mons. Pran- soni Arcivescovo di Torino il quale allora era in vil­la a Pianezze. Giunto il Venerabile alla presenza di Monsignore,-questi gli disse : << Oh! D. Bosco, veh! homirii soli ! », esprimendo con ciò il desiderio che si ■fosse fatto accompagnare. Ed egli rispose senz’altro : A n g elis suis D e u s mandavii de te, ut custodiant in om nibus viis tuis ».

Provano la divozione del Venerabile verso i San­ti. la moltiplicità di vite che ne scrisse. Dotato ài grati-.

§ 160Ven. S. D. fìd-esin An-

gelum Custodem ex facto probatur.

§ 161Omnes sanctos coluit.

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DE HEROICA FIDE 365

de memoria, soleva chiamarci per nome e spesso co­glieva ¡ ’occasione quando gli ci avvicinavamo per ri­cordarci una qualche virtù del nostro Santo. Dimo- & ìm 1 ', vM-vr i-i , - i i • o Peculiari devotione fe-stro il Venerabile una particolare devozione verso b. rebatur m s. Franct-

Francesco di Sal^s, che scelse a protettore della sua ®eph! |aiSSùm. "s" Congregazione, affinchè servisse da modello riguar- a-Hosqne.do alla dolcezza dèi modi ; verso S. Giuseppe che vol­le protettore degli operai ; verso S. Luigi per gli stu­denti; verso S. Pietro; verso i SS. Solutore Avven­tore ed Ottavio, ai quali tutti dedicò un altare ciascu­no nel Santuario di Valdocco; verso SS. Giovanni E- vangelista, a cui innalzò un tempio.sul Corso Vitto- rio Emanuele, come un monumento a Pio IX.

IX T E S T IS — Rev. D. Aloysius Piscetta.Juxta 37 interr. Proc. fot. 1609 respond.it :Per il tempo che io conobbi il Venerabile e cioè gl63

■dal 1870 alla morte ebbi ad osservare in lui una fede Firmis^a mie pi-am- fermissima e vivissima; l ’udii più volte parlare della ‘ *gratitudine che dobbiamo a Dio per averci fatto na­scere in paese cristiano, a inculcare l'obbligo di; cor­rispondere a tale beneficio professando coraggiosa­mente la fede e conformando alla medesima la nostra

C' 104?vita. La stima ch’egli faceva di questa virtù traspari- Ex.mius sermonibue va dai. discorsi che faceva in pubblico e dalle conver- sazioni private nelle quali anche faceziando sapeva innalzare la mente di chi l ’ascoltava a pensieri di fe­de . Le opere poi che il Venerabile fece e che accen­nai nelle mie risposte all’interrogatorio precedente, mostrano la vivezza della fede che queste opere ispi- bus1, rava e che gli fece superare le grandi difficoltà incon­trate nel compimento di quest’opera. La sua costante fedeltà ai doveri del cristiano, del religioso sono al­tra prova che egli possedeva in grado la virtù della fe­de, perchè chiunque avesse osservato il Venerabile Nam om|^66ex super_ •s’accorgeva subito ch’egli era mosso nel proprio ope- rati°ne fa~rare non da riguardi o fini umani, ma da motivi di fe­de, motivi che egli inculcava a tutti i suoi dipendenti.

E t juxta 38 interr . Proc. fol. 1610 respondit :-Il desiderio di propagare la fede mostrò il Vene-

hoc appareìiat.

i 105Item que ex i l ìius operi-

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366 2iUM. V-

§ 167F id ei propag-andae stu-

dioslssim us fuit.

I 168’Iterrique servan dae ab

haereticcm im insidiis.

S 169Fidem sjne intermisisio-

ne docebat.

, • § 170 À peviculis fiden. amit-

itendi alum nos inde­fesse tueba.tur.

§ 171M ystenorum . medila- • tìoncm incuìcabat.

§ 172l le s sacra* reverente*-

tractabat.

rabile inviando con grande sacrifizi i suoi Missionari in terre lontane. Lò mostrò airepoca dell'invasione degli eretici Valdesi nella nostra città nel qual tempo egli raddoppiò di attività nello scrivere opuscoli che valessero a preservare gli incanti dalle loro insidie, intesi dire dai miei confratelli più volte nominati che allo scopo di ricondurre in grembo alla Chiesa coloro che si erano lasciati arreticare dagli eretici, ebbe fre­quenti colloqui con vari di essi, e non senza frutto, almeno in diversi casi, che allo stesso scopo egli af­fralito i pericoli di cui ho fatto cenno nella risposta a interrogatorii precedenti. Tutta la sua vita poi spe­sa, nel promuovere tra i fedeli a tra i giovani suoi a~ lunni l ’istruzione nelle cose di fede affine di conser­vare in loro questo prezioso tesoro. Era somma in lui ]a cura di allontanare i suoi giovani da ogni lettura pericolosa e di somministrare loro libri di sana dottri­na religiosa. Per tenerli lontani dai pericoli che po­tesse incorrere la loro fede, uscendo a lavorare in cit­tà e conversando con persone poco religiose, aperse come già dissi laboratori! neirOspizio stesso1. Le sue prediche domenicali e il breve sermoncino che ogni sera faceva ai suoi alunni prima di mandarli a riposo, miravano sempre a inculcare un pensiero di fede, una virtù cristiana... Beninteso accennando alle pre­diche non intendo di dire ch’egli abbia sempre anche negli ultimi anni predicato ordinariamente; quando le cure del Governo della Società e l'indebolimento delle forze prodotto da una grave malattia sofferta verso il 1871 non glielo permettevano più, lasciava questo compito ad altri.

E t ju xta 39 m terr . P r o c . fol. ió ii respondit ;Posso attestare, e di mia scienza propria e per a-

verlo inteso diré, che il Venerabile inculcava la me­ditazione dei misteri cristiani e specialmente dellTn- fanzia di Gesù, della sua Passione dell’Eucaristia. Di questi, misteri Tintesi più volte a parlare, e me ne ri­mane questa impressione ; che tali misteri fossero a- bitualmente presenti alla sua mente e che l ’anima di lui ne fosse penetrata. La stima ed il pregio che egli

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BE HEROICA PIDE ' 367

faceva delle cose sacre manifestava con la riverenza con la quale celebrava la S. Messa e compiva le altre funzioni. Questa riverenza verso le cose sacre incul­cava, data occasione ai suoi.

- Per il decoro delle Sacre funzioni istituì ben pre­sto neirOratorio la Compagnia così detta — del Pic­colo Clero — avente per uffizio di servire nelle fun­zioni religiose e d’assistervi coralmente.

Per quel che si riferisce alla Passione, era am­mirabile la divozione con cui faceva egli stesso le fun­zioni della Settimana Santa. Con la medesima, devo­zione celebrava la S. Messa di mezza notte nel S. Na­tale. Egli si valeva di queste solenni occasioni per ec­citare i suoi giovani a venerare questi misteri e a ce­lebrarli con l ’anima purificata da una buona confes­sione. Va ricordata fra le funzioni della Settimana Santa la Lavanda dei piedi, il Giovedì Santo, la qua­le serviva a lui d’occasione per inculcare l'umiltà e la cura che ognuno deve avere della mondezza d e sa ­nima.

E t juxta 40 interr. Proc. fo l. 1612 respondit.ìIl Venerabile nutriva viva fede e grande divo­

zione alla SS. Eucaristia. Egli la mostrava parlando spesso della Comunione e dei suoi vantaggi inculcan­done prudentemente la frequenza e facilitando questa frequenza col provvedere che in ogni sua casa tutti i giorni durante la Messa della Comunità e un po’ pri­ma, uno o più confessori fosse a disposizione degli a- lunni-. L ’intesi più volte a parlare delle disposizioni a ben ricevere questo Sacramento e del gran male che è la Comunione' fatta indegnamente. Quando parla­va di questo argomento la sua voce aveva, un non so che di solenne e di terribile e incuteva un sacro orro­re del sacrilegio. Chi l ’udiva parlare sentiva che.ra­mina di Fui era tutta compenetrata della grandezza e santità di questo Sacramento. A promuovere la visita al SS. Sacramento e ogni altra maniera di devozione al mistero dell’Altare instituí nelle sue Case la Comp. del SS. Sacramento ; i soci di essa si radunavano.pres­soché ogni settimana per udire una breve esortazione alla divozione verso il SS. Sacramento e a tenere con-

, $ m 5

Societatem inter cleri- cos in stitu it ad sacra- rum functionum d.e- QkOrem fovendum.

§.174M ysteria Paissionis et

N ativ ita tis D. N. I. C. devoiissin.e recolsbat.

§ 175Ven. S. D. devotio in

SS. E u ch aristiae S a ­cram entim i.

§ 176Com tiiunioneni h-equsu-

lem comrnendabat.

§ 177S'.icriìcgiì horrorem vi-

vuiis verbis effìngc- bnt.

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368 2ÍTJ M ‘ V»

la divozione verso il SS. Sacramento e a tenere con­dotta irreprensibile e tale da poterlo ricevere ogni

sum m a l i S i t a t e sa- giorno. Questa Compagnia faceva molto del bene fracrunv perùgebat. { giovani.

Il Venerabile celebrava la S. Messa senza sover­chia lentezza e senza l ’ombra di fretta con tale com­postezza, gravità e dimostrazione di riverenza che il

§ 179 vederlo edificava tutti e ispirava divozione alTaugu-Freq-uentem accessum sto mistero deH’altare. Ho già detto che il Venerabilead SS. Sacramentimi n ■% c\r\ o

incuicabat. istituiva la Compagnia del hb. Sacramento per pro­muovere le visite al SS. Sacramento. Tale visita egli inculcava di frequente e sebbene io non abbia avuto occasione ài notare la frequenza delle sue visite al SS. Sacramento, massime essendo occupatissimo, posso dire doverlo visto a pregare dinanzi all’altare con ta­le compostezza e divozione che ne rimasi sempre edi­ficato.

lg0 ■ E t juxta 41 interr. P r o c . fot. 1613 respondit :a pueritia pei-soiiicitum Intesi dire che il Venerabile fin da quando era

se praebuit de testo- , -, J . i - . . . .rum- sanctificatione. studente, mostrava particolare sollecitudine per la

santificazione della festa, e per impedire, la profana­zione. Stando a Chieri agli studi un giocoliere dava spettacolo durante le funzioni di Chiesa; ora il Ve­nerabile per. impedire questo' inconveniente sfidò il giocoliere, come mi pare d’aver già detto; riuscì- con una astuzia a superarlo obbligandolo a sgombrare. Per la Santificazione della festa nelle sue case gli or­dinò in ogni Domenica e giorno, festivo, l ’assistenza ad una seconda Messa oltre allá quotidiana, alla spie­gazione del Vangelo al mattino, al Vespro Istruzione

§_i8i e Benedizione alla sera.Sarabatu.rUptin,ls ' ent E t juxta 42 interr: Proc. fol. 1614 respondit :

L ’eccellenza della sua fede mostrava il Venera­bile con la stima ed il rispetto verso la S. Scrittura. L ’udii più volte non solo a parlare in pubblico ; ma a conversare privatamente e in questi parlare.citare le parole del Libro divino non mai per ischerzo,ma sem­pre con somma riverenza. La stima della parola di Dio scritta mostrò facendo scrivere in diverse parti della casa vari testi scritturali accennanti le princi­pali massime della fede e delle virtù cristiane.

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DE' HEROICA FIDE 369

Quando incominciò ad avere alla stia dipendenza Eamqne y*fcis la_ alunni chierici, istituì una scuola settimanale di spie- n are ad am a b a t.;

gazione del Nuovo Testamento che faceva egli stesso con grande frutto e quando più tardi non vi potè at­tendere in persona ne incaricò il Sac. Michele Rua, ch'io stesso intesi nei primi anni del mio chiericato ; a D. Rua successe I). Bonetti. Questa medesima spie­gazione raccomandò fosse fatto ogni settimana nelle altre Case che avessero un numero notevole di chie­rici. _ ^ g- 183

Sebbene più spesso nei suoi discorsi e ne suoi SactoÌ*itatT i^Sdica- scritti' occorrano citazioni della Sacra Scrittura, il tione obseguenter ute-

batur,Venerabile citava pure con qualche frequenza i Pa­dri, organo della tradizione, e anche questi con som­ma riverenza. §184

/-n . i l i r • • • *i* 11 • j v Sacm rurn ConciliorunvQuanto alle definizioni conciliari nulla ricordo di et R o m a n i pontific ia

particolare. Però ben ricordo la stima e la riverenza ¿nSat. exactìSSW,e che il Venerabile mostrò sempre e inculcò agli altri verso le decisioni della Santa Chiesa e sopratutto del suo Capo. A queste decisioni anche se non contassero definizioni ex Cathedra, egli mostrava e inculcà-va pienissima sottomissione. Ammirai sempre in lui la massima esattezza nelUosservare le Rubriche, cele­brando la S. Messa. La stima che egli faceva di tali leggi liturgiche manifestava massime nel­l ’occasione degli esercizi Spirituali, che hanno Saovae ieg&s

luogo nella Pia Società ogni anno. Non si fa- n?tebatfr.6m s6rvare ceva uri corso ¿ ’Esercizi al quale egli fosse presente, senza che esortasse i Sacerdoti a rivedere in quel tem­po le Rubriche, è a farsi assistere da un altro Sacer­dote perchè notasse le inesattezze in cui si può cadere anche inavvedutamente. Dal mio Confratello D. Car­io Viglietti, che lo accompagnò in diversi viaggi sep­pi che egli D. Viglietti,' sorprese il Venerabile, a far uso pur nel. viaggio di un libricino contenente la Ru­briche, e avendone D. Viglietti mostrata meraviglia, § 186

il Venerabile disse che soleva fare così per evitare vfrg em6

facili dimenticanze delle Regole anche più minute.E t juxta 43 interr. Proc. /ai. 16x9 respondit :Da quando conobbi il Venerabile vidi in lui con­

tinue manifestazioni dJamore e di devozione verso

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370 NUM* V*

§ 187H ane devotionem iu gi

ter com m cndabat.

§ 188Dieiiufestum M ariae V.

A u x ilia tric is sollem- nissim o a p p a ratu ce- ìebrabat. .

§ 189Arch icon fratem itatem

ili eins honorem in- etituit.

§ 190Institutum S o r o r u m

eius nom ine inserì- psit.

Maria Santissima. Ne parlava posso dire in ogni ser- moncino, ch’era solito fare dopo le orazioni della se­ra in comunità. Non lasciava passare festa della Ma- dona senza che egli, o, quando era assente, altri a no- me suo, ne raccomandasse la devota celebrazione. Ah le feste principali poi, come l ’Assunta, la Natività, l ’Immacolata Concezione, Maria Ausiliatrice, faceva precedere una novena. Ogni sera dava o faceva dare un fioretto in onore di lei insisteva in modo più spe­ciale sulla frequenza dei Sacramenti, così vidi pure negli anni che passai con lui, e dai miei confratelli so, aver egli sempre operato a questo modo. In confes­sione e fuori raccomandava spesso la divozione alla Madonna. Per divozione alla Madre di Dio eresse la Chiesa di Maria Ausiliatrice che gli costò tante solle­citudini e fatiche e spese, come seppi dai miei confra­telli.

La festa di Maria Ausiliatrice poi era per l ’O ra-. torio Salesiano un avvenimento; nei giovani anima­zione straordinaria nella Novena e festa. Quel gior­no D. Bosco era quasi continuamente in Chiesa con­fessando, benedicendo medaglie dando consigli e be­nedizioni a persone divote. Una prova di questa divo­zione sua è l ’Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice allo scopo di fare onorare e amare la S. Vergine. Sot­to il patrocinio di lei collocò l ’opera delle vocazioni Ecclesiastiche per i giovani avanzati in età, chia­

mandola opera dei Figli di Maria.Dovendo scrivere a Salesiani qualche lettera

d’importanza in cui fosse contenuta qualche disposi­zione per il buon governo della Società, preferiva scegliere per l ’invio di tale lettera un giorno consa­crato a Maria per invocare a questo modo il suo aiuto affine che le disposizioni emanate riuscissero vantag­giose. Egli era solito attribuire a Maria Santissima il bene operato da Lui e dall’istituto da lui fondato.

La Pia Società Salesiana chiamava opera di Ma­ria. A Maria intitolò l ’istituto della Suore del quale parlai nelle risposte a un interrogatorio precedente.

Questa divozione l ’accompagnò sino alla morte e ne diede assai prove nell’ultima malattia. Alla fine

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DE HEROICA FIDE 371

'deiranno 1887 avendogli D. Rua chiesto un pensie­ro da suggerire agli alunni come strenna solita a darsi m ogni anno, il Venerabile rispose : « Divozione a Ma- smguiaris huius ¿evo-

ria Santissima e frequenza alla S. Comunione ». D. ■sque signa ded.it.

Bonetti gli porse un giorno a baciare una medaglia, con l'effigie di Maria e il Venerabile baciandola com­mosso esclamò : « Ho sempre avuto gran fiducia nel­la Madonna ». À Monsignor Cagliero che -¡’assisteva e procurava d’incoraggiarlo negli ultimi giorni dis­se, intontendo parlare nella persona di lui ai Missio­nari : <('Propagate.la divozione a Maria Santissima nella terra del fuoco. Maria vuole per mezzo vostro 0- perare gran bene per la salute delle anime ». Più vol­te durante la malattia, volle ricevere dai suoi sacer­doti la benedizione di Maria Ausiliatrice secondo una : forinola apposita approvata dalla Congregazione dei Riti. Ancora ùn particolare. Verso la. fine-del 1887 giudicavasi imminente la sua morte, quando contro

ogni previsione migliorò al punto di poter occuparsi di affari e mettere in buon'ordine alcune cose rilevan­ti d’indole finanziaria nell’interesse della Pia Socie­tà. Egli allora esclamò : « Come si spiegali fatto che un uomo ridotto all’estrema debolezza e vicino a mo­rire si trovi d’un tratto in condizioni da potersi occu­pare di cose gravi? A questa dimanda, soggiungeva ' ■ .. egli, si risponde : Q uod D e u s im perio , tu p rece , V ir­

go potes ». Una delle sue ultime espressioni fu l ’escla­mazione : « Viva Maria ». Qualche volta vaneggian­do, così almeno pareva, fu udito dire : « Quei giova­ni... Maria soccorreteli ». Queste cose referentesi al­l ’ultima sua malattia seppi dal mio confratello ora de­funto Pietro Euria, che lo assistè fino all’estremo * mquale infermiere. « Devoiioneffi erga S. An-

• ‘ v .■ gelim i Custodem com-Egli era solito raccomandare altresì, la divozione mendar* non desine

al Santo Angelo Custode, la gratitudine per.la sua as­sistenza e la riverenza dovutagli per la sua presenza.Questa raccomandazione udii varie volte da lui stes­so e seppi che il medesimo aveva sempre praticato ne­gli anni anteriori. Lo stesso dico della raccomanda­zione di ricorrere all’Angelo Custode nelle tentazio­ni. Faceva cantare molto spesso una divota canzone!-

bat.

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372 NXJ'M» V ‘

na ad onore dell’Angelo Custode fatta da lui compor­re, così almeno appresi dalla pubblica voce nell’Òra- torio, dal noto letterato Silvio Pellico e inserita dal Venerabile nel Manuale di pietà da lui pubblicato ad

§ 193 uso dei giovani col titolo « Il giovane Provveduto »,Itemque S. Josephi. rTi" *«, i, -5 *1x7 t-*i j * ó /rA*Udii più volte parlare il Venerabile di b. Giusep­

pe dell’efficacia della sua protezione e raccomandare la divozione verso di lui.Manifestazione della sua V e­nerazione a questo Santo fu Istituzione fra gli alun­ni artigiani della Compagnia di S. Giuseppe allo sco­po di collocare i suoi giovani sotto il patrocinio del Santo e animarli a imitarne le virtù e specialmente a santificare, ad esempio di lui, il lavoro con la preghie-

§194 ra e con la pratica della religione. A detto Santo de­ca ¡us feistum solemni , . v x . A . . . . . . vi -apparatu ceiebrabat. dico un altare m Maria Ausuiatrice e lo adorno, di un

bel quadro fatto dipingere apposta, ove il Santo è rap­presentato nell’atto che riceve dal bambino Gesù del­le rose, simbolo delle grazie e le lascia cadere sulla

i9g terra, e specialmente sulì’Oratorio. Procurava cheAppstoiorum Principen; ogni anno si facesse con solennità la festa del 19 Marzo

singuian paetate co- e que^a Patrocinio di S. Giuseppe. Aveva altresìdivozione a S. Pietro, Principe degli Apostoli,del qua-, le volle scrivere una breve vita e al quale dedicò un

« § m altare nella Chiesa di Maria Ausiliatrice.itemque s. joannem e- Onorò con-particolare devozione 8. Giovanni E-'vang-elistam. -. ... . .. • - ' 1 v „

vangelista di cui portava il nome e al quale dedico la OhiVsa nmonìrna, iti Tnrinn sul COtSO Vittorio Ema-

§ 197 11 u 6*1 eDeyotione etiam prose- ‘ vquutus est s. Franci- Onorò S. Francesco di.Sales al quale dedico 1 Ü-scum Salesium, et S. x T , , i • i «. dAioisium. ratono di Valdocco e la Congregazione perche i opera

cui si dedicava- egli, e voleva .che attendessero i suoi, richiedeva molta carità e mansuetudine e signoria del­le proprie passioni. Raccomandava altresì la divozio­ne a S. Luigi in onore del quale istituì fra gli studenti la Compagnia onionkna. Professava le virtù del; Santo e specialmente, l ’esimia di lui modestia e purità ad'- imitazione dei suoi alunni, massime studenti. Ogni anno faceva celebrare con grande solennità la. festa che era fatta precedere da una divota novena e dal­l ’esercizio delle sei Domeniche in onore di S. Luigi.

Udii più volte il Venerabile a raccomandare la

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DE HEROICA FIDE 373

preghiera per le Anime del Purgatorio e l'applicazio­ne a loro suffragio delle Sante Indulgenze.

XI T fìS T IS — Rev. D. Julius Barberis.' Juxta 37 interr. Proc. fol. 2032 respondit :

In tutti i ventisette anni che io vissi col Venera­bile mi sono fatto di lui il concetto che egli fosse per eccellenza il giusto che vive di fede. Dimostrò que­sta fede dai suoi primi anni fino alPultimo respiro. Il mondo era maravigliato al vedere la sua grande atti­vità e le sue grandiose opere : ma noi vedevamo che tutte queste cose faceva solo per piacere a Dio. Lo udii dire che non era che un manuale, che operava perchè Dio voleva quelle cose. L e sue parole e le sue opere non avevano altro di" mira che Dio e il bene delle anime. Nell’osservanza dei coman­damenti di Dio e della Chiesa e delle obbligazioni del suo stato, non m'accorsi mai che avesse fini umani. Fin da fanciullo i giuochi e trattenimenti che faceva a suoi conterranei avevano di mira di far del bene alle anime e li faceva sempre communicare e intercalare con qualche preghiera, come assicurarono i coeta­nei e vari miei confratelli dai quali io lo udii. Fatto sacerdote si propose di mantenersi costantemente alla presenza di Dio. Anche quando era solo manteneva un

. contegno riservato come se fosse in presenza di qual­che gran personaggio. Entrai più volte in sua camera, per la premura improvvisamente, e mai mi capitò di trovarlo in posizione meno composta ; lo trovai molte volte a pregare. Questo pensiero della presenza di Dio cercò di insinuare a noi. Fece scrivere su vari cartelli da porsi sulle camere : Dio ti vede ! Così pure volle che sotto i portici della casa ed in vari luoghi ci fos­sero iscrizioni sacre,, che ogni dormitorio, portasse il nome di un Santo ; che in ogni camera ci fosse il Cro­cifisso,e qualche altra divota immagine. Cose tutte che si praticano tutt’ora nelle Case Salesiane. Lo udii varie volte quando era molto affaticato, soggiungere : « Tutto pel Signore ! Facciamo tutto ad màjorem Dei gloriam ! ». Un giorno augurandogli buona salute e

§198P ro ariim abus Purgato*

rii preces fim debat.

§ 199iu stu s cjui ex fide viv it,

Ven. S. D. apparuit.

§ 200Om nia ad Dei gloriam

unice opexabatur.

§ 201Deum praeisentem sem-

p.er habebat.

§ 202Et Dei praesentiam om- . nilm s m oilis recole-

hat.

§ 203O m nia ad Deum dirige-

bai.

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vita lunga mi rispose : a Tutto come vuole il Signo­re. Fin che mi lascia in vita lavorerò quanto posso per­chè il tempo spinge, quando suonerà la campanella che mi chiama aH’eternità, allora ci andrò ben volen­tieri ». Un giorno ai Direttori radunati, domandò me presente, che cosa credessero più importante da insi-

§ 204 nuare ai confratelli ; vari dissero varie cose, ed egliIdque a suis a lum n is • t t i i t • • 1 1 ■»fieri voiebat. soggiunse : « Vedo che da noi si lavora molto ; la cosa

più importante è che si lavori sempre per il Signore; nel lavoro alziamo sempre gli occhi al Signore, e fac­ciamo in modo che il demonio non ci abbia a rubare

_ il merito delle nostre azioni ».Le opere che possono comprovare la sua fede sono

tante e .tali e si note che non credo il caso di enume­rarle avendone parlato finora nei precedenti interro­gatori.. -

E i j u x t a 38 interr. Proc. fol. 2033 respondit :§■ 205 Fin da fanciullo, ma specialmente da quando fu

S a c ra s M issiones adire i • - i • ,ad fìdem propagan- chierico e da giovane prete, come udii da lui stesso-, d tr a v ttP u e ìltia dBS!~. il. Venerabile era animato dal desiderio di andare' nelle

Missioni allo scopo di propagare la fede nelle lontane regioni; anzi domandò permesso a D. Cafasso, senza il cui consiglio non faceva mai nulla, di poter partire ; ma D. Cafasso non glielo permise. L ’idea tuttavia di tante anime da salvare non l ’abbandonò mai e spe­cialmente dopo una visita avuta mentre il giovane Ca~ gliero era ammalato, deliberò di mandare appena po­tesse, dei suoi Salesiani nelle Missioni.

§206 Come già esposi, lo sentii molte volte gemere e-sospirare, e pregare ardentemente il Signore che gli somministrasse presto i mezzi da poter salvare tante- anime che vivevano ancora nelle tenebre e nelFombra di morte. Ne parlava con frequenza con noi, e per ec­citarci sempre più, domandava ora all’uno ora alFal- tro : « Tu ci andresti? Lascia fare, ti. faremo un buon Missionario. Tu ti manderemo nel tal luogo. Tu nel. tal altro ». E sempre conchiudeva con profondo sospiro: «.Ah! potessimo salvare molte anime! » Mise anche tanto désiderio in me che gli'feci, tante volte domanda di partire‘per le Missioni. Posso at­

De anim arum salute procuranda persoli ici- fns penìper fnit.

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DE HEROICA FIDE 375

testare che centinaia dei miei compagni, infiammatidalle sue ardenti parole, erano pronti a partire al pri-mo suo cenno. Devo poi notare che non suscitava innoi desideri vani, ma ci suggeriva di cominciare afarci molto buoni, di onorare il cuore delie virtù che § msi richiedevano per fare un buon Missionario ; e ri- ai f Jif-orum a*i i m . r- . v nimoe ad hoc mcen-cordo che il pensiero delle Missioni servi per accen- debat dere in noi un gran desiderio di miglioramento della nostra vita.

Era così ardente il desiderio di lui di attirare alla § 208Chiesa.Romana gli eretici ed i dissidenti che non ri- Htìonem0rante S S sparmiò mai fatiche nè temette pericoli per riuscire habmt all’uopo. Non mi fermo su questo avendone parlato sopra. A questo fine erano indirizzate specialmente le Letture Cattoliche già anche da me accennate.

Il Venerabile poi procurò sempre con tutte le sue sue forze di tener fermi nella sua fede i suoi figli. A. . - ° Sed mprimis solhcitusquesto fine voleva che 1 istruzione religiosa fosse mol- Jy* wt' aiumnj sui in, . „ . v - . . hde fundarentur.to soda m noi. Per ottenere ciò dava molta ìmportan- tanza alla lezione di catechismo che si teneva nelle scuole oltre al catechismo domenicale ; e a dare l ’esa­me di questa materia sia semestrale che finale, invita­va sempre alcune dignità ecclesiastiche, con k> scopo di indurci a dare molta importanza a questa materia.Vigilava poi specialmente sui libri che si leggevano o si studiavano dai più adulti e dai chierici. Non solo non permetteva libri cattivi, ma neppure di quelli di H¡nc ut 0.opinione un po’ liberale. Si può dire che abbia insi- peram darent seduiocuravitnuato lo spirito di fede tra noi che avremmo tenuto per impossibile che qualcuno potesse dubitare volon­tariamente della .verità della fede, e mi pare che se vi fosse anche stato pericolo di vita nessuno di noi sareb­be rimasto indietro.

E t juxta 39 interr. Proc. fol. 2035 respondit :II Venerabile considerava e meditava soventi

volte i misteri di. nostra Santa Religione e manife­stava a loro riguardo, sentimenti tenerissimi. Era § 211 •. , . , ^ v -n • 1 * T -vlystena fide* saepissi-particolare 111 lui la divozione a Gesù bambino, uà me mecutabatur.festa del S. Natale fu dal principio dell’Oratorio una di quelle racomandataci con più effusione di cuo­re. Finché potè reggersi in piedi, cantava lui la Mes-

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376 NUM . V*

§ 212 sa di mezzanotte, distribuendo la S. Comunione. EraJesum infanten, imperi- anche molto divoto del Nome di Gesù. Compose esso- siseime coluit. . , -, -, ,

stesso una lode in cui si ripeteva molte volte questo nome sacratissimo e la faceva cantare con molta fre­quenza.; pratica che si. eseguisce tuttora da noi in. tutte le Domeniche. Ci esortava a salutarci vicende­volmente dicendo : « Sia lodato Gesù Cristo ! oppure Viva Gesù nel nostro cuore ! » : c ’inculcò che pie­gassimo il capo al nome di Gesù, e che nell'udire

§213 . qualche bestemmia ci scoprissimo il capo dicendo nelNon ieri Jesu piissim e -1 t

coiebat. nostro cuore : Sia lodato Gesù Cristo. In una pre­dica che ci fece sul Nome di Gesù, ricordo che lo vedemmo infiammato in volto e ci parlò con tale ca­lore deH5eifi.cacia di questo nome che noi ne restam­mo inteneriti. Altre volte ci suggerì di scrivere il di Lui nome nei nostri quaderni, libri, lettere.

La divozione di D. Bosco alla Passione del Divin ven s. dS detotio in i. Salvatore era conosciuta da tutti i suoi giovani. Io

cbristi passione™. ] 0 vidi piangere parlandoci di essa; specialmente cifaceva notare che essa fu sofferta per i nostri peccati. Stabilì che si facesse la Via C rucis in comune in tut­ti i Collegi nei Venerdì di Marzo. Raccomandava a vari privatamente, tra gli altri anche a me, questa di­vozione. Al Giovedì Santo conduceva tutti i giovani

§ 215 alla visita dei Sepolcri e quando pel troppo cresciutoE x e e c it in m V ia e C r u c is , . M

maximopere commen- numero, questa pratica divenne quasi impossibile, sta- dabat". bili che si supplisse colla Via Crucis, la quale si ripe­

teva al'Venerdì Santo, con la predica della Passione. Faceva egli stesso la lavanda dei piedi, a dodici dei suoi giovani. Teneva sempre il Crocifisso in camera

cruciflxi liSginem m nel luogo più onorifico. Visitando le case, una volta mine?©11 voÌebatuhs e~ s* accorse che nella camera a lui destinata non vi era

il Crocifisso ; ricordo di aver udito a dire al Direttore cne lo mettesse, che non doveva mancare. Invitava tutti a lavorare molto e soffrire pel Signore. In tempo di persecuzioni, di malattie e di. dolori, corporali lo

§ 21? udii soggiungere : « E 5 poco questo in confronto diIn corporis an gustila 0 0 ° r . .

.chriisti p assion em quanto sofferse il Signore per noi ». lanto era abi- m editaha.un. tuato a questo che neirultima malattia, avendogli D.

Viglietti suggerito, mentre lo vedeva a soffrir tanto,.

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DE HEROICA EXDE 377

che volesse pensare ai patimenti di Gesù, egli 'rispo- . . se : « W quello che faccio sempre ». "

La sua devozione allo Spirito Santo m'impres- £ 21 ss i . ■ 0 ' c 1)6 V en- s - D. d^votio-siono quando io era tuttora giovanetto, ceppe mton- ne erga spiritum

dere specialmente nella Novena e' nell/Ottava. delle ■;anct,im- Pentecoste tanta fiducia di poter ottenere'dallo Spi­rito Santo i suoi doni ed i suoi lumi che-io ne conservo

.ancora adesso grata memoria.Lo vedevo poi recitare con tale espressione il

V en i Sancte Spiritus sul principio delle Conferenze, che ci teneva da sembrare che l'avesse presente avan- / ti agli occhi.

Mirabile era a.nche la divozione al Sacro Cuore di Gesù. La raccomandava molto ai suoi giovani, fece i>votmneL219s. cordis stampare libretti dei Novi Uffizi e della Guardia d’o- ¿vit. intev alumnos nore ; incaricò I). Bonetti a scrivere un mese in onore del. S. Cuore di Gesù; lodò in particolare D. Cerruti per vari articoli, in onore del S. Cuore di Gesù, stam­pati sul Bollettino Salesiano. Mise le case di Novizia­to e di studentato sotto la protezione speciale del S.Cuore di Gesù. Quando il S. Padre Leone XIII lo inca­ricò della erezione della Chiesa del S. Cuore di Gesù in Tempimn s22 cordi r 0- Roma, il Venerabile incontrò molte difficoltà, anche *-*eo tn^^extnifcu’ nel suo Capitolo per le ingenti spese occorrenti, ma ravtt. egli seppe superarle tutte e persuadere il suo Capito­lo che Terezìone di quella Chiesa ci avrebbe portate le benedizioni del Signore e attirate le limosine per questa e per altre opere. Venerava le cose Sacre. Ri­cordo che c’inculcava di tener sempre al collo il Cro- §■ m

- r -, i i - ' 1 i -i n ti tr 1 r Omnes res sacras vene-einsso e la medaglia o lo scapolare delta Madona e di rabatm-,

baciarle sovente specie la sera prima di andare a letto, il mattino appena svegliati, e nello svegliarsi la not­te. Raccomandava di tenere qualche divota imma­gine sul nostro scrittoio. Volle che si mettesse Fae- quasantino con acqua benedetta all'entrata dello stu­dio e del dormitori e ci inculcava di prenderla e di fare il segno della croce con divozione. Mi ricordo che eravamo edificati nel vedere come il Venerabile la .prendeva con divozione e■■ faceva bene il-segno della ut stimma gravitas in croce. Fui molte volte intenerito al vedere.il suo con- - cSravft.a S6r' ai® 111

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tegno modesto e riverente in Chiesa ed anche in.Sa-- crestia . Raccomandava anche a noi grande rispetto

pel luogo santo e volle che nel regolamento delle ca­se s’introducesse un capitolo apposito intitolato « Contegno in Chiesa ». Zelò il culto ed il decoro della Casa di Dio e la solennità delle funzioni. ; anche

§ 223 . quando non aveva ancora che una Chiesuola meschi-E eclesiae isacrarumcnic i i r , t •, i 1 1

iunctiom im -decoren. na, voieva che tosse tenuta punta ea ornata, sebben zeXsAOt- poveramente, ma decorosamente. Io ricordo che la

Chiesa di S. Francesco di Sales, specie nelle solen­nità aveva del sontuoso. Voleva che le funzioni, specie nelle maggiori feste fossero solenni; invitava a «fun­zione insigni personaggi, .faceva preparare bene le cerimonie, aveva stabilito fin d’allora una Schola Cantorum, a cui dava molta importanza, insegnò esso medesimo il canto Gregoriano e la musica finché non

§ 224 ebbe buoni maestri che lo sostituissero. Ancora miS<aei-abXi-.el't,u,as ' sta impresso ¡’entusiasmo di quei tempi per le fun­

zioni di Chiesa. Venerava molto le reliquie, e una insigne di S. Filippo Néri teneva con venerazione nella sua camera. Le indulgenze per lui erano la ma-

indùigeutiaiTpro annm i. nifestazioiie della bontà della Chiesa. Cercava dibus purg-ntorii lucra- • . , , i * i • i*ri studebat, acquistarne quante poteva, ed inculcava a noi di acqui­

starne molte per le anime del Purgatorio, e si. oc­cupava di ottenerne molte da Roma.

E t juxta 40 interr. Proc. fol. 2038 respondìt :§'226 Spiccava mirabilmente la fede del Venerabile

ioktssìham iuciia- nella sua divozione verso i.1 Santissimo' Sacramento.1 lstiau1. Era così impressionato della presenza reale di Gesù

nella Eucaristia che pareva glielo si vedesse riflet­tere in volto e quando parlava a noi di questa verità, specialmente nelle conferenze e nelle prediche, infon­deva in noi uguali sentimenti di fede. Scrisse un. li­bro sul Santissimo Sacramento in cui anche racconta minutamente il miracolo di Torino avvenuto nel 1453- Nel giovane Provveduto, nella figlia Cristiana, nel­la Chiesa del Paradiso, libri di divozione da lui scritti

§ 227 traspare la viva fede che riempiva il suo cuore. La suaStóSatten6ra pietate celebrazione della S. Messa era una cosa che attirava

l ’attenzione, tanto era il raccoglimento suo. Io lo vidi

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DE I-IEROICA FIDE 379

-moltissime volte e restavo ammirato nelFosservare come in un tempo non troppo lungo (non superava la mezz’ora), faceva tutto anche le minime cerimonie devotamente e distintamente. Molte- persone veni­vano appositamente ad assistere alla sua Messa, per­chè dicevano (e ne ho udito io varie) la celebrava tan­to bene che sembrava un serafino. Una persona che non conosceva D. Bosco dopo di. avere assistito alla sua Messa, venne da me a chiedermi chi fosse quel prete, perchè era stata ammirata della divozione con cui l ’aveva detta... Non lasciò mai di celebrare la Messa se non per impossibilità. Ricordo che in alcuni viaggi, in cui io l ’accompagnava, non volle lasciar di celebrare nonostante la stanchezza e l ’ora tarda; e che quando si consacrò la Chiesa di Maria Ausi- liatrice, sebbene fosse stanchissimo per le molte occu­pazioni di quel_ giorno volle celebrarla ancora all’Al- tare maggiore sebbene la funzione fosse terminata dopo mezzodì. La divozione dell’Eucaristia. cercava d’infonderla anche in noi. Io mi ricordo che varie volte ci inculcava di assistere con molta divozione ah la Santa Messa, e poi quando fui prete ci inculcava di celebrarla senza precipitazione e stigmatizzava coloro che si affrettavano troppo, voleva poi che tutti i gio­vani sapessero servire la Messa, stabilendo esercizi appositi per i principianti. Lo vidi più volte a fare la visita al Santissimo Sacramento, cosa che inculcava anche a suoi giovani. « Non voglio accorciarvi di molto la ricreazione diceva, ma sarei contento che fa­ceste ogni giorno una visita in Chiesa a tempo libero anche di un sol minuto ». Nelle sue visite stava con una compostezza che indicava palesamento esser lui compreso della presenza di Dio. Molte volte nell’età avanzata non potendo più recarsi con frequenza in Chiesa lo vidi rivolgere lo sguardo verso di essa e pro­rompere in fervorose giaculatorie.

Raccomandava la comunione frequente ed anche quotidiana. Per ottenere questa frequenza nei giova­ni stabilì neirOratorio varie compagnie ed in parti- colare quella,che intitolò del SS.'. Sacramento, che

§ 228Ut ñ d e liu m adm iratio-

nem in se conciliare!:.

§ 22 9M issae sacrificium nun-

rfuam am ittebat.

§ 230Devolionem e rg a Sanc-

tissim am feuchari- stiam in aiios difftin- dehat.

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380 NUM . V*

De ssma ¡tcharfetia vo^e fosse istituita in tutti i collegi suoi. Tuttavia per IZ batu?nerrimis l0' evitare tutti i. possibili sacrilegi o l'andarvi con poca

voglia non permise mai che si facesse andare alla co­munione banco per banco, « perché, soggiungeva, può esserci qualche giovane non preparato, e che forse andrebbe ugualmente. per non essere visto solo nel banco -osservato da tutti ». Quando penso alle parole tenere., affettuose, vibrate, con cui ci parlava dell*Eu­caristia mi sento ancora intenerire, ma non dimenti­cherò mai il ribrezzo che seppe ispirarmi per le Co­munioni sacrileghe.

§ 034 ' Voleva che si promovessero per tempo- i giovanitlmamenco mu?fonPGm a^a Pr*ma Comunione ; e, .temendo che col tempo si

admiitmmtur cura- trasgredisse questo suo desiderio lo inserì nel 'Rego­lamento delle Case, dove tra le altre, ha queste paro­le : « Si tenga lontano come la peste l ’opinione di taluno che vorrebbe differire la Prima Comunione ad un’età troppo inoltrata, quando per lo più il demonio ha già preso il cuore del giovanetto a danno incalco­labile della sua innocenza... Quando un giovanetto sa distinguere tra pane e pane e palesa sufficiente i- struzione lo si ammetta e venga il Sovrano celeste a regnare in quell’anima benedetta ».

E t juxta 41 ìnterr. Proc. fol. 2044 respondit •' §235 Già da fanciullo il'Venerabile era attentissimo

D fai > Uà'san et ffì care di' alla santificazione dei giorni festivi, sebbene gli co- i*p-entcr curavit. stasse fatica. l ’andata alla Chiesa, abitando distante

dalla parrocchia. Anzi è perchè si santificasse meglio- la festa che egli radunava i ragazzi specie sul pome­riggio di quei giorni e ripeteva loro la predica udita, al mattino ; e che quando faceva i suoi divertimenti li intercalava con tanti sacri e preghiere, come già dissi

s e dui am qu e nav avit o- rispondendo ai precedenti interrogatori!. Quando era faceren? ld aequaies tuttora studente di latinità a Chieri per santificare

sempre meglio la festa; oltre la Messa, cui assisteva allora in comune con tutti gli studenti, egli andava ancora al catechismo ragionato che si faceva nella Chiesa di S. Antonio dove poi faceva anche la Via Crucis. Nel pomeriggio cercava e conduceva il mag­gior numero dei giovani che poteva con sè al cate-

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DE HEROICA FIDE 381

chismo, e li assisteva ancné alle altre funzioni, come già lio deposto.

Fu appunto perchè qualche giocoliere faceva giuochi al tempo delle funzioni, e raccoglieva popolo e molti giovani, attorno a sè che una volta li. apostrofò altra li sfidò e riuscì a farli partire.

L ’istituzióne poi dei suoi Oratori aveva questo di mira specialmente, di far santificare la festa a molti giovanetti che senza queste attrattive non l ’avrebbero santificata. E quando aperse l ’Ospizio e mandava i giovanetti ancora a lavorare in città, la prima condi­zione che metteva ai padroni che non si lavorasse alla Domenica. Questo impegno della santificazione delle feste ricordo che lo inculcava calorosamente a noi gio­vani e quando fui prete ci raccomandò di. insistere su questo punto e nei catechismi e nelle prediche e nelle private conversazioni.

E t juxta 42 interr , Proc. fot. 2045 respondit :Una delle cose che provano anche molto lo spi­

rito di fede nel nostro Venerabile si e il rispetto e la venerazione in cui tenne sempre la parola di Dio. Aveva una venerazione speciale per la Sacra Scrittu­ra, non voleva che si dicessero delle parole scritturali per burla e ricordo che rimproverò, me presente, uno che applicava un testo scritturale a cose frivole. Ci raccomandava molto lo studio della S. Scrittura; sta­bilì che tutti i suoi chiérici avessero almeno una volta per settimana una scuola di Testamentino. Egli, co­me mi disse, aveva letto più volte tutta la S. Scrit­tura ed aveva studiati tratti molto lunghi ed anche un Vangelo intero. Fece studi speciali sulla Geografia Biblica e ne scrisse e stampò anche un dizionarietto. Mi. ricordo che ci faceva impressione il modo rispet­toso con cui ci parlava costantemente della S. Scrit­tura e l ’insistenza ed il favore con cui ne raccomanda­va lo studio. H Venerabile ebbe da trattare molto coi Ministri Protestanti, e l ’udii dire : « Quanto mi gio­vò l ’avere studiato a fondo la S. Scrittura e l ’avere avuto cognizione di un po’ di ebraico e specialmente

§ 287Hunc in finem O ratoria

instituit,

§ 238Verbum Dei et Scriptu-

ras sacras max.irn.o- pere venerabatur.

§ 239Hine persollicitus fuit

u t alum ni huic .studio operam darent.

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382 XUM . V-

J'U3)5creta.

242

di greco per poterli persuadere con quel m ezzo del senso genuino della Volgata ! ».

Dopo di avere discusso con qualche Ministro Val- Eodem in penso haburt dese, parlando con noi cercava di farci vedere il loro

i-racutionem sacrati.. errore nej Y0\eTS[ attenere solo alla S. Scrittura, riget­tando la Tradizione. Una volta tra le altre ricordo che soggiunse : « Gesù non comandò agli. Apostoli di scri­vere ma di predicare ; quante cose furono da loro pre­dicate che,poi non furono scritte ; e poi i. Vangeli non furono scritti che vari anni dopo; prima che.fossero scritti i Vangeli non vi era che la. tradizione orale ». Ricordo che queste cose a noi. giovani fecero.'molta impressione.

Hemque concdìiares de- Dava tutta l ’importanza dovuta alle definizioni fìnttione et Romano- conc]|{ar a] canoni, ed ai Decreti Pontifici e Vesco­

vili.Ricordo che raccontando dal pulpito la vita dei

Romano pontifici obse- Papi, non aveva altro più a cuore che fissare nella no-quentissim xis fmt. ^ 5 , • i i 1 i •

stra mente, 1 assoluta adesione che dobbiamo avere ai Decreti dei Goncilii e della Chiesa. Ripetè più vol­te : « Rom a locuta est; causa finita est ». Riguardo al­l ’ossequio e venerazione che dobbiamo avere al Papa, già ho detto in altro interrogatorio. Il Papa era per lui il centro a cui devono avere rivolti gli occhi tutti i fedeli. L ’udii a lamentare varie volte il fare di alcuni storici ecclesiastici, i quali narrano tante cose

Histo ri ani conscripsit senza far risaltare l'operato dei Papi ; anzi, scrisse egli u t Rom anorum pon- appositamente una oiccola Storia Ecclesiastica conttficum praeclara gè- rc xsta n arraret. questo scopo precipuo, e aveva in animo di scriverne

altra più voluminosa ; quando si vide impossibilitato per le sopraggiunte troppe occupazioni, incaricò al­tri dei suoi preti, in particolare D. Bonetti, ad intra­prendere quest’opera, secondo- lo scopo prefisso.

Leggeva con piacere le Rubriche, ne teneva sem­pre in saccoccia una copia ; le leggeva specialmente in tempo di esercizi, spirituali , e questo pure racco-

m mandava a noi. Ci raccomandava nel tempo degli e-sacras rubricas perdi- sercizi di servirci reciprocamente la S. Messa, per

ligenter servabat. . . , x . . . . • 0 1 1. correggerci dei diretti m cui si fosse incorsi, Sebbene

pieno di acciacchi e quasi impossibilitato a fare le ge-

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/nuflessioni, lo vidi fare sforzi assai grandi per ese­guirle a puntino. Nelle prime udienze che ebbe da Pio IX, questi lo dispensò, in vista delle sue grandi oc- cupazioni intraprese per la maggior gloria di Dio, dalla recita del Breviario, come assicurò D. Rua, da cui lo seppi. Tuttavia lo vidi varie volte col Breviario alla mano e nei viaggi osservai che aveva sempre il Breviario con sè. Non so altro al riguardo del Bre­viario.

E t juxta 4.3 interr. Proc. fol. 2047 respondit :II, Venerabile fin da fanciullo ebbe grande devo- £245

zione a Maria Santissima. Ho udito a Chieri che an- 1)eiry &sr?amvfrgfiem6

dava con frequenza al Duomo a far divota visita alla Cappella della Madonna delle Grazie. Il suo amore alla Beata Vergine comparve specialmente in Semi­nario, da quanto scrisse egli medesimo nella vita del Oh. Luigi Comollo,. suo compagno. Fatto prete creb­be la sua devozione ; udii da lui medesimo che sirecava con frequenza al Santuario della Consolata ; ed assi­curò più volte che esso non diede passo senza invocare la Madonna. Entrando nelFQratorio m’impressionò il vedere come fosse coltivata la devozione alla Madon- i-ianc aevotionem iuve-

T, T r , r . 1 11 nobus tna.ximoperena. 11 Venerabile aveva ratto erigere una statua delia com m endabat.

Madonna sotto i. portici che tuttora esiste, e ci con­sigliava nelle ricreazioni a cantare lodi sacre intor­no ad essa ; vi aveva fatto scrivere sotto :•« I miei di­voti avranno la vita eterna ». — U11 giorno essendo circondato da molti giovani ci domandò : « Che cosa credete voi che ci abbia a recare maggior consolazio­ne in punto di morte? » Chi rispondeva una cosa chi un’altra; ma il Venerabile rispose : « L ’essere stati in vita divoti della Madonna ».

Si può dire che tutte le sue opere facessero ve­dere la gran devozione che aveva della Madonna, servi d J cÌU b. vn- :ìresse in suo onore il. gran Tempio di Maria Ausilia- m iu ^ ^ o p e rìb is

.trice, la Confraternita dei Divoti di Maria Ausiliatri- ce. Scrisse vari libri in suo onore. Nelle prediche, nei discorsi pareva non sapesse parlare d’altro che della Madonna. Era così noto il suo amore a Maria Santis­sima che da tutte le parti si raccomandavano a lui, af-

.DE HEROICA FIDE 383

apparebat.

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384 2TUM. V*

£248T utelarem A ngelum im-

pense coluit.

§ 249E t hanc devotionem in­

ter alunvnop, iovevc sturi i ìt.

§ 250M agn a devotione prose-

guebatur S. Joseph.-

§ 251E iusque patrieinium

pJmimum faciehat.

finché-ottenesse loro le grazie di cui abbisognavano- persuasi ohe la Madonna a lui nulla negasse. Udii molte volte dal Venerabile questa esclamazione :« Quanto è buona la Madonna ». In punto di morte si può dire che non facesse che ripetere giaculatorie in onore della Madonna, chiamandola ; « Mamma [ mamma! ».

Il Venerabile nutrì sempre anche molta devozio­ne agli Angeli e specialmente al suo Custode.

La sua prima Messa la celebrò a Torino a S. ■Francesco di Assisi all’altare dell’Angelo .Custode. Uno dei primi suoi libri fu sugli Angeli Custodii II terzo oratorio festivo fu quello di Vanchiglia dedica­to all’Angelo Custode. Inculcava a noi che ci rivol­gessimo con frequenza e fiducia al nostro Angelo Cu­stode nei nostri bisogni. Pregò Silvio Pellico a com­porgli una bella lode popolare in onore, delP Angelo Custode. E questa lode faceva cantare ai suoi giovani e la si canta tutt’ora. Con frequenza raccomandava i suoi giovani al loro proprio Angelo Custode, special- , mente quando trovava difficoltà nelPemendarli, co­me varie volte in pubblico raccomandava a noi che recitassimo con devozione V A n g ele D e i e ce ne spie­gava con calore, specialmente le parole : H odie illu­m in a , custodi, regge et guberna.

tira anche grande la sua devozione a S. Giusep­pe. Stabilì che in tutte le case si. celebrasse con mol­ta solennità le due feste in onore di. lui e che si con­sacrasse a lui il mese di marzo. Ci incoraggiava di do­mandare sempre a lui la grazia di ben. morire. « Que­sto Santo, ci soggiungeva, ebbe la fortuna di avere Gesù e Maria al suo letto di morte, e se noi saremo suoi divoti ci otterrà che Gesù e Maria siano anche, accanto a noi in quel punto così difficile ». Tra gli ar­tigiani specialmente stabilì la compagnia di S. Giu­seppe che tuttora esiste. Nella' Chiesa di Maria Au- siliatri.ee gli dedicò un altare dando egli medesimo al pittore il concetto del. quadro come udii del Vene­rabile stesso. ’Ricordo che alla vigilia - della sua festa, ' una volta tra le altre ci soggiunse : « Domandategli

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DE HEROICA FIDE 385

una grazia speciale, non abbiate paura di domandar­gliela grande, e vedrete che la farà ».

Aveva ancora una grande devozione a S. Pietro. § 252Ne raccontò la vita ai giovani per animarli a vene- v n a n ? b con-

rarlo e poi ne scrisse la vita nelle Letture Cattoliche, scnpsu. .Anche a lui volle fosse dedicato un altare in Maria Ausiliatrice. Lo chiamava con frequenza il capo della Chiesa e sotto questa prerogativa specialmente ce lo mostrava nelle conferenze e nelle prediche.

Tolse S. Francesco di Sales come titolare e pa- .§253 trono della prima Casa sua, Chiesa e Congregazione s,prS?ctoÌem per dare a sè ed a noi un modello da imitare nella e- ducazìone della gioventù. Volle che se ne scrivesse la vita da qualcuno di noi, anzi ne affidò l ’incarico a me, che la scrissi seguendo la traccia che egli medesimo mi diede, cioè che si facesse vedere incoronata in lui 3a vita cristiana.

Fra le divozioni che inculcava maggiormente ai Devotionem 254erg a s. suoi giovani era quella di S. Luigi. Ce lo presentava M oisium iuvenibue

1 J ^ \ • . • ' praesertim commen-quale protettore della gioventù e primario esempio jjabat.

da Imitare specialmente nella virtù della santa mo­destia. Voleva che la festa di S. Luigi fosse sempre solennissima. Stabilì una compagnia in suo onore, che fece e va tuttora facendo del gran bene.

XII T E S T IS — Rev. D. Hiacynthus Balìesio.Juxta 37 interr. Proc. fot, 2238 respondit :Il Venerabile dalle sue parole, esortazioni, di-

‘ scorsi famigliar! in tutta la sua vita, nella prosperità i 255n1 . v 1 F im iissim a ac costans

e nelle avversità, si dimostro sempre animato da una ven. s. d . fides.

gran fede, la più ferma e generosa che da lui dal suo esempio, si trasfondeva nei suoi, che animati e soste­nuti da questa fede piena, semplice, indisturbata, si­cura, faceva miracoli di. virtù. Tutto ^Oratorio era un ambiente di fede e frenava, sosteneva e consola­va ; quelli che venivano di fuori da Torino 0 dalla Pro­vincia restavano meravigliati al vedere quei nume­rosi giovani operai e specie studenti tanto lieti ed in 256 contegno tanto buoni. So. di famiglie signorili e di. in omnes aiwrmos

. i r i . ti-ansfundebatur.gentiluomini che conducevano 1 loro tigli ali Orato- '

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386 NUM* V*

rio nella nostra Chiesa perchè senza accorgersene si specchiassero in quei figliuoli .del. popolo che la fede rendeva così buoni e lieti.

£ t juxta 38 inter. Próc. fol. 2239 respondit :Nìhii c o r d i h a ^ nostro Venerabile animato-da questa fede non

tauonem”1 dila' e^ e a tr° di mira che di propagarla, difenderla e di indirizzare i suoi figli collaboratori alla propagazione e difesa della stessa, colla predicazione, coi buoni li­bri, e specialmente colla educazione cristiana della

g 25g gioventù. Come ho già detto, prese di mira l ’operaCvìlhaSm is S S pervertitrice degli eretici ed in ispecie dei Valdesi,

praedicavit. ebbe contatto e1 dispute coi Ministri Protestanti; di­spute che comparvero nelle Letture Cattoliche; si adoperò per la santificazione degli Ecclesiastici, pre­dicò nei Seminari, promosse le vocazioni e si prestò, richiesto ad aiutare con l ’opera sua e coi suoi figli coa­diutori i Superiori Ecclesiastici. Per qualche anno i Seminaristi di Asti, essendosi chiuso quel Seminario, furono da Monsignor Vicario Capitolare collocati presso D. Bosco senza del quale ed anche della picco­la Casa della Divina Provvidenza, so positivamente che sarebbe mancato il Clero necessario nel servizio

259 deirArchidiocesi di Torino, e di altre del Piemonte.Parochos et superiore* Ci fu un lasso di tempo di i s o 20 anni, nel quale i Sa-

ecclesiasticos obser- . . . . • iv a n tia coiuit. cerdoti e i Parroci erano usciti quasi tutti dall Ora­

torio; e mi faccio dovere ed onore di dichiarare che noi vedevamo e sentivamo D. Bosco sempre animato da grande rispetto verso dei Parroci e i Superiori Ec­clesiastici. Mandava noi studenti e chierici a servire nelle Parrocchie alle funzioni, e a fare i catechismi secondo i bisogni e le richieste. Il danaro per lui va­leva come il mezzo per fare il bene. Ho conosciuti di­versi sacerdoti colla sua carità e bontà riconciliati

§ 260piur.es ad fide«-, corner- con la Chiesa, e tra gli altri uno che, riconoscente e

lieto del beneficio ricevuto, venne qualche anno fa a far scuola nelPOratorio a noi e ai Tommasini del Cot- tolengo. Ho anche conosciuto qualche Signore molto mondano guadagnato a Dio con la carità e zelo del Venerabile. Il Cav. Oreglia, guadagnato da D. Bo­sco a S. Ignazio (Lanzo di Torino) consacrò alla causa

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ue h e r o ic a f id e 387

del bene tutto il suo ingegno, la sua coltura, le sue maniere nobili, dignitose, la sua pratica dei mondo per nove o dieci anni nell/Oratorio con grande nostro vantaggio e deir Opera Salesiana; poi entrato nella Compagnia di Gesù, divenne r Apostolo in Roma del­le persone colte e della classe dirigente.

E t ju xta 39 interr. P r o c . fol. 2240 respondit :Tutto in D. Bosco appariva animato dalla fede § Pi­

pili sincera e viva che lo sosteneva a vincere tutte le ° ™ e 2 d tdfiupei-alat. m‘ difficoltà e fare tutti i sacrifizi occorrenti nelle sue o- pere, per allontanare il male e fare il maggior bene, senza badare nè a fatiche nè ad umiliazioni nè a spe­sa. Questa sua fede si vedeva nell’andamento e nel- § 262. , . . . . 1 . . Huims fìdei saiutares1 ambiente eminentemente cristiano e cattolico del effectus apparebant.suo Oratorio; questa fede si vedeva nei suoi discorsi intimi e famigliar! e nei paterni suoi discorsini del­la sera prima di dare la buona notte ai suoi figli ra­dunati attorno a lui. Quindi usava egli e raccoman­dava a noi, il rispetto alle cose sante e a tutte le pie pratiche in uso della Chiesa. E sebbene nella casa n . £263

Om nia sa cra veneraba-tutto mostrasse semplicità e lanche povertà, per la tur.

Chiesa, per l ’altare e pel culto procurava il necessa­rio affinchè le ‘funzioni fossero decorose negli arredi, paramenti, lingerie, cera, personale ecc.

Tutto questo ho fin qui detto, vidi ed udii, io stes­so nella mia dimora all’Oratorio.

E t juxta 40- interr. Proc. fol. 2243 respondit ;Il Venerabile sia nel prepararsi alla Santa Mes­

sa, nella celebrazione della medesima, nel ringrazia- §19&i mento e tutte le volte che parlava del SS. Sacramen- s- u Mes,eiucebat m

^ # sacro taciendo.to nelle feste in suo onore o quando stava in Chiesa inginocchiato davanti all’altare appariva compreso dì fede, di riverenza di gioia di fiducia di amore. Questa sua fede lo spingeva a zelare con grande ardore la frequenza • della Comunione ed anche la Comunione ' § 265 quotidiana sebbene ciò fosse contro l ’uso dei tempi. c T a X nioni n . d e S S e r

Mi risulta che, consultato spesso da gente che aveva com m endabat.

bisogno di aiuto e di consiglio, diceva loro che. si ac­costassero ai Sacramenti o che tornassero dòpo la .Messa, nella quale avrebbe raccomandato la cosa a

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388 KUM . V*

§ 266

Dio i' tornavano, rispondeva, benediceva con van­teggio e conforto, almeno morale di chi era ricor­so a Ini.

Sebbene non s’indugiasse nella Messa, tuttavia os- Sli)1ei?oveb'eta'e 8acrwm servava cerimonie nei movimenti della voce e nel

suo contegno ed aspetto, si vedeva l ’uomo pieno di', fede verso il SS. Sacramento. Divozione che si-tra­sfondeva in modo particolare in quelli tra i suoi fi­gliuoli che lo avvicinavano di più. Riguardo a parti­colari atti di divozione, circa le visite al SS. Sacra­mento non ricordo fatti notevoli, sebbene ricordi che andando in qualche paesello con noi visitava, subito le Chiese.

E 1 juxta 41 interr. Proc. fol. 2243 respondit :§ 26? Il Venerabile Servo di Dio raccomandava ai suoi

Dct c tiont umPromo- allievi e figli la santificazione delle feste, sia astenen- veJ,at; dosi dalle opere servili, sia praticando gli esercizi di

pietà, come la'Messa, predica, catechismo e i Sacra­menti. A. miei tempi nell.’Oratorio si sentivano alle feste due Messe e si predicava due volte, si cantava

' l ’uffizio della Madonna e il Vespro, e lodi sacre du­rante certe funzioni ed in fine mentre si usciva di Chiesa. '

E t juxta 42 interr. Proc. fol. 2244 respondit :\ § 268 II Venerabile voleva che si leggesse un tratto

In laÌr^DscrSipUtuS! della Sacra Scrittura alla mensa. Spesso nei suoi di­scorsi famigliari ne citava dei passi, e sui pilastri e sui muri dei porticati aveva fatto scrivere sentenze scrit­turali, che si vedono tuttora. Ricordo di avere udito ed osservatola salutare impressione che quelle iscri­zioni facevano su certa gente, che veniva all’Orato­rio. Ricordo in particolare che raccomandava il ri­spetto alle parole della Bibbia, e raccontava di un Sacerdote che si era turbato -ed aveva perduto il filo- dei discorso, citando una frase scritturale che egli era solito a prendere in senso scherzevole.

§ 269 II Servo di Dio era notoriamente conosciuto co-Prete Roman? PontifiS me affezionato anzi attaccatissimo colla mente e col

observantissinms fuit, cuore, in pubblico ed in privato alle dottrine e alle pratiche della Chiesa ; obbediente con affetto ai Supe-

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'DE HEROICA FIDE 389

.riori e specialmente al Papa, alle loro prescrizioni e de­sideri. E questo suo spiccato attaccamento alla Chie­sa gli fu spesso rimproverato e gli fu càusa di noie e persecuzioni dai liberali che lodavano la sua bontà e . il gran bene che faceva alla gioventù, e lamentavano che fosse troppo papalino.

E t ju x ia 43 interr . Proc., fot. 2245 respondit :Il Venerabile nutriva una tenerissima figliale ' & 270

-, . -, . p -, • , Sum m a pietate in Dei-devozione, con la massima fiducia verso Maria t e . param' rebatur,e la inculcava, ai suoi figliuoli colle prediche e coi ser- moncini; ne faceva celebrare le feste, colla frequenza ai Sacramenti, ne faceva cantare le lodi in Chiesa e nella casa. Istituì fin dai primi la compagnia della Hanc de!otSnem pro- Immacolata Concezione alla quale erano iscritti i ■max{me siu~.giovani e i chierici più virtuosi .e che tanto lo aiuta­vano nel governo della casa. Da noi si faceva il mese Mariano con pii esercizi, laudi, colla pratica seria del fioretto giornaliero e con tanto fervore di affetto e tanto desiderio di onorare la Celeste Madre coiresat- tissima pratica dei nostri, doveri e delle virtù adatte a noi. V i erano dei giovani che passavano il mese di Maria senza fare un peccato veniale' deliberato. La divozione della Madonna era proprio la divozione di D. Bosco e del suo oratorio. E ciò è anche più note­vole per .quei tempi che si risentivano ancora del ri-, m gorismo giansenistico. Il Venerabile raccomandava b. virg-mis patrocmium

11 •» r 1 1 • • 1* j 1 *Tl om nibus tm plora-alla Madonna ed insegnava a noi di raccomandarle rabat.

tutti i nostri interessi, tutte le nostre intraprese. Era quindi invalsa tra noi l ’usuale invocazione Sedes .Sa- pientiae, ora prò nobis.

Effetto poi di questa sua divozione, è la Chiesa ^grandiosa di Maria Ausiliatrice in Torino ; come pu- Magmficunf ' tempium re i molti fascicoli delle Letture Cattoliche, dove nar- cavìt.hono-era aedlfi ra le meraviglie di Maria Ausiliatrice e molte grazie.

La divozione del Venerabile alPAngelo Custode si dimostrò in modo particolare nel canto frequen­tissimo tra noi della lode « Angioletto del mio Dio » del*nostro buon Pellico.

E la divozione verso i Santi appariva nel raccon- § 274

to che faceva della loro vita alla sera dopo le orazioni, lioscjue sanetos coluit

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390 NUM. V.

e nelle loro feste celebrate eia noi con divozione e. pompa.

XIII T E S T IS — R. D. Joannes Bapt. Lemoyne.Juxta 37 interr. Proc. fol. 2374 respondit :

A ltiss im a ! Id e i v ir fu it ^ Servo di Dio era uomo di grandissima fede..Egli credeva con pienissimo assenso della mente e con perfetto atto di volontà tutte le verità rivelate ; e questo suo assenso fu senza ombra di dubbio, e mai smentito da nessun atto o parola in tutta la sua vita, Una prova sono i libri da lui stampati. Manifestava

§ 276. sovente una grandissima gioia di essere stato, fattocristiano e sacerdote, di avere avuto una piissima

xim e giìudebat. genitrice che per tempo l'aveva istruito nel catechi­smo e indirizzato alla pietà. Mille volte fu udito inciti-

- care la gratitudine a Dio di averci fatto nascere in Deum pràesentem sem- grembo alla Chiesa Cattolica. Che D. Bosco avesse

per habebat. . . . t v -i i utede viva e soprannaturale lo si manifesto dall avere egli sempre vissuto alla presenza di Dio. Il suo con­tegno ovunque si trovasse, era tale come se innanzi a lui fosse presente un personaggio della più alta di­gnità. Nessuno che si avvicinasse a lui se ne partiva senza aver udito una parola di Dio. Ogni sua letteralo ricordava. Una conversazione con D. Bosco, dis-

§ 278 sero D. Rua e molti confratelli, ed io stesso lo speri-A1ioaquendi rottone eìtf- mentai, valeva quanto ed anche più di un corso di

cel,nt- 'Esercizi Spirituali. Tra le molte sue espressioni ri­cordo questa : <( Che è mai consolante quel Padre no­stro che recitiamo mattina e sera ! Come fa piacere il pensiero che abbiamo in cielo un padre che pensa a noi ! ».

E t juxta 38 interr. Proc. fol. 2375 respondit :§ 279 II Venerabile fin da fanciullo in mezzo ai compa-

FideL p rop agan dae stu- i • -v r r \ t •' • • • 'diosissim us fuit a gru ai Becchi a Moncucco e a Chieri incomincio a pro-Jnieritia' pagare e ravvivare la fede con tutti quei mezzi che

erano in suo potere. Ordinato prete fu suo desiderio di abbracciare tutto il mondo se avesse potuto per. condurlo' a Dio. Tutta la sua vita colle predicazioni colle Letture Cattoliche, ebbe per scopo il trionfo della fede e specialmente per tener fermi in questa

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DE HEROICA FIDE 391

: suoi figli. L'istruzione religiosa e la frequen­ta dei Sacramenti erano la vita delì’Oratorio. Don Bosco s ’ingegnava in mille modi di ispirare nel cuo- re di questi viva fede coi suoi discorsi in pubblico ed £ sso

• i • -i . 1-t • Om niaque rimedia ad idin privato, eoi consigli che dava a ciascuno, colle ì- ap ta adhibuit.

scrizioni scritturali lungo i portici della casa e nelle camere,'negli studi e nei. laboratori. Un giorno lo udii esclamare.: « Tutto darei per guadagnarmi il cuore dei giovani e regalarli al Signore ».

Una prova chiarissima poi della sua fede teoio- § saiTOììS a i ì i A f ì u p r e i i i S n i w t a -

gica ci è offerta dall’ingegno.con cui si adoperò, co- siantes tuitus est,

me ho già ampiamente esposto in precedenti inter­rogatori!, a difendere le verità della fede contro i Vai- desi ed a convertire f poveri traviati, tra cui parecchi Ministri protestanti, ed anche lo zelo per rimpianto.•delle Missioni nei paesi infedeli, e i numerosi scritti ed opuscoli da lui dati alle stampe.

E t juxta 39 interr. Proc. fol. 2375 respondìt :Il Venerabile professava grande divozione ai ^

Misteri di N. S. Religione. Fece erigere le stazioni R e lig io n i m ysteria ìm-n ... ^ T. . , n A , . 1 , m ensa cohiit pietate.della Via Crucis nell Oratorio e m tutte le altre case;e stabilì che ogni Venerdì dì Marzo si praticasse que­sto esercizio, al quale assisteva, e molto spesso diri­geva egli stesso fcon grande nostra edificazione. Il Giovedì Santo accompagnava i giovani che proces- sionalmente si recavano a visitare i Santi Sepolcri in varie Chiese della città. Per sè aveva riservate,, an­che nella tarda età, le funzioni della Settimana San­ta, e delle Messe di mezzanotte al S. Natale, alla vi­gilia delle feste di Nostro Signore e della Madonna ne dava annunzio e spiegazione con parole commo­venti. Io ho raccolto molti di questi discorsetti, Mo- c § 283

. . Sacro-rum vasuum etstravasi poi sommamente sollecito nell esigere prò- paramentorum mun-

. -, 1 . • • 11 dfitienv persolleciteprieta ed ordine nei vasi sacri e nelle sacre paramen- curabat.

ta, e mostravasi attento perchè mai, nè di giorno nè di notte, si spegnesse la lampada davanti al SS. Sa­cramento. Finché potè fu suo piacere togliere dalla Chiesa i ragnateli, spolverare l ’altare, scopare il pa­vimento. Fin dall’inizio del suo- Oratorio egli stesso Saorarun i functionuin

componeva in musica messe facili, Tantum ergo e lo- bat?adme111, promove-

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392 isru m . v.

§ 285Im pensissim a devotione

SS.m am E ucharistiam proseguebatur.

§ 286Com m unionem frecfiien-

lem prom overe stu- duit.

§ 287U t iuvenes ad prim am

Com m unionen, cito adm ittercntii)' ciipie- bat.

g 288S a cri le g i! h o n o r e m yi-

v id is ve rb is describe- 'bnt.

di sacre, che insegnava con grande fatica a suoi gio­vanetti, fondando in seguito scuola di canto grego­riano e di musica. Il decoroso apparato della Chiesa, il Piccolo Clero, le cerimonie bene eseguite, il Mese di Maria,'le Quarant’Ore ecc. attrassero sempre gran popolo nelle sue Chiese. ,

E t juxta 40 interr. Proc. fo t . 2376 %espondit :Il Venerabile ebbe fede e divozione appassionata,

alla SS. Eucaristia, e su questo argomento scrisse vari opuscoli. .Ricordava ai giovani che riflettessero bene a Gesù Sacramentato, raccomandava loro che tenessero in Chiesa un contegno devoto e che fossero esatti nel fare le genuflessioni ; provava gran pena quando vedeva qualcuno starvi con poca divozione ; e

• senza rispetto umano avvisava il negligente fosse an­che un estraneo. Un giorno venuta alPOratorio la

'moglie di Urbano Rattazzi, ed essendo entrata in Chiesa D. Bosco che l'accompagnava le disse : « Si­gnora vi è il SS. Sacramento ». Passando davanti le Chiese si scopriva, e finché le forze glie lo permisero si recava alla Processione generale del Corpus Do­mini. Fin dall’inizio dell’Oratorio promosse la co­munione frequente e anche quotidiàna fra i ‘ suoi gio­vani, e fu fautore dell’uso di ammettere per tempo i fanciulli alla Prima Comunione, prevenendo così le recenti, disposizioni di Pio X. Predicando descriveva spess-o l ’eccesso di amore di Gesù in Sacramento e talora piangeva e faceva piangere per commozione, come io stesso ebbi a provare. Era poi molta la sua consolazione quando vedeva in. gran numero i suoi giovani alla Comunione e alle visite al Sacramento. E se predicava della Comunione sacrilega lo faceva con tali accenti che noi ci sentivamo agghiacciare e concepivamo un vero orrore di questo enorme pecca­to. Trovandosi in circostanze dolorose 0 di strettez­ze pel suo Oratorio, mandava alcuni dei più fervo­rosi giovani dinanzi al SS. Sacramento perchè gli impetrassero gli aiuti che desiderava.; e noi constata­vamo che le grazie gli erano tosto concesse.

Esigeva che tutti i giovani deirOratorio -sapes-

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D.E IIEROICA FIDE 393

sero servir la Messa, e la servissero per turno, ed e- sigeva che -pronunciassero chiaramente le. risposte.

, 1 1 suo contegno nel celebrare la S. Messa era tale Sac).um (S£»a pietate che manifestava la sua viva fede ed io di ciò son testi- faciebat.

monio. Era così composto e di voto che dava ai fedeli la più grande edificazione, i quali volentieri accor­revano alla sua Messa. Non impiegava mai più di mezz’ora nè meno di venti minuti.

Dovendo intraprendere viaggi anticipava la Messa.di btion mattino abbreviando il riposo- o la di- iiiudque mmqijam o- ceva con suo grande- incomodo giunto a destinazione 31att6bat- anche ad ora molto tarda. Fu visto qualche volta a piangere mentre celebrava la Messa come mi assicu- ■ rarono D .-Viglietti suo segretario ed altri. E: D. .Garrone Evasio, Salesiano ora defunto mi assicuròche servendogli la Messa -nel suo Oratorio privato lovide tré volte sollevarsi da terra; corse a cercare te- \stimoni nelle camere vicine, e non essendovi alcunoquando rientrò nella cappella rivide D. Bosco ritor- §291

n • • 1 n 1 • r\ Sacrum facien s in ec-nare nella sua posizione normale, l i medesimo Gar- s tasim rap i visus est.

rene, interrogato dà me, si diceva disposto M attestare il fatto sotto il vincolo del giuramento. O- gni qualvolta poteva faceva la visita al SS. Sacra­mento raccomandando anche a noi di farla quotidia- na. I l 'suo contegno era tàle che chi gli stava- vicino non poteva fare*a meno di restarne edificato. Stabilì fin da principio nell’Oratorio l ’esercizio annuo delle ■Quarantore, facendo egli stesso il turno' dell’adora­zione con i. suoi chierici e giovani.

E t juxta 41 interr. Proc. fol. 2382 respondit :Il Venerabile era osservantissimo della Salitili- §292

-cazione dei giorni festivi. Al mattino nelFOratorio uUntm*feSp e ^ vi era la .Messa della Comunione, alle 9 e mezzo Ma- ilìit lutino dell*uffizio della Madonna, una'seconda Mes- 'sa e-prèdica : al dopo pranzo catechismo, vespro e i- struzione e benedizione del SS. Sacramento. Que­

sto orario fu prescritto dal Venerabile a tutte le' sue• case. E gli promosse questa santificazione con vari o- ■ " •puscoli ., trattando specialmente deir astinenza dai FacW ad2 «arra- lavori-servili. Io'non. vidi mai che-permettesse tali tlir' • .

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394 'NUM. V.

lavori alla Domenica; noto che nel 18 8 4 avendo egli preso parte all/,Esposizione Nazionale di Torino, nel­la quale, invitato dalle Autorità, impiantò macchine tipografiche, nei locali destinati per lui mise per con­dizione assoluta il riposo festivo e per quante istan­ze gli .fossero state fatte, perchè il maggior concorso dei visitatori era alla Domenica non vo-lle mai accon­sentire soggiungendo a noi essere quella una predi-

Qua ottone4 iiiorum ca su^a satIt^cazione della festa. Più volte andando vioiationem ìmpedie- coi suoi giovani ne’ paesi per le passeggiate autun­

nali, alla Domenica colla sua musica in Chiesa, e col- rimprovvisare rappresentazioni drammatiche, riuscì ad impedire o render deserti i, balli pubblici popolari. Ed a questo scopo fu invitato alcune volte da parroci che vedevano le proprie Chiese andar deserte per i

s balli popolari. Quanto ho sopra accennato vidi ed udii' io stesso più volte.

E t juxta 42 interr. Proc. fol. 2383 respondit : c . . s 295 II Servo di Dio tenne sempre in grandissima ve-Scnpturas sacras vene- . . . . to .

•rabatur. nerazione la parola divina e m primo luogo la Bibbia.Fin dal Seminario aveva incominciato a studiarla coi commenti dei più accreditati autori, sicché posso affermare averla egli appresa perfettamente. Studiò anche il nuovo testamento in greco, da questi studi ricavò la Storia Sacra per i giovani. Prescrisse che ogni settimana i suoi chierici avessero scuola di te- stamentino, ne mandassero a memoria Idieci versi-

§ 296 coli, ed egli stesso, finché potè, dava loro le.spiega­c i - - studimi; inter zi0ni necessarie. Fece anche stampare in più luoghi

-i sulle mura dell'Oratorio versicoli scritturali per i-struzione dei suoi giovani e a quando a quando egli stesso ne dava la spiegazione nei sermoncini della se­ra. Non poteva soffrire che si adoperassero le parole dei. Sacri Libri in modo irriverente e rimproverava chi lo faceva quasi di sacrilegio. Anche fuori di casa non mancava di ammonire chi si fosse permesso tale abuso. Un giorno trovandomi a pranzo in una parroc-

§ 2V , K ■. chia con molti Sacerdoti uno di essi si mise a cantare ■ verha scripturaììa ad le lezioni di Giobbe dell’uffizio-dei defunti, parodian- terentiir! ver dole ; i commensali ridevano ma egli si fece serio e

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DE HEROICA FIDE 395

« Mi dicano un po’, disse, se qui tra noi si trovasse S. •Francesco di Sales, che cosa direbbe mai nel sentire

. profanare in tal modo le parole della Sacra Scrittura?Egli che rimproverò il suo medico che usava inipro- ■ primamente, ma tuttavia in modo non sconvenevole, al­cune parole Scritturali? ». Ciò seppi da D. Rua. Bella venerazione di D1. Bosco alla Tradizione ne sono pro­va i molti fascicoli da lui stampati. Delle definizioni §298 Conciliari e dei Canoni debbo dire lo stesso ; dei De- EcCondiforumadetoitiS creti pontifici e vescovili lo conobbi sempre ossequen- aecreia fmoSS te ed in tanti anni non l ’udii mai proferire una paro- piurin.um fadebat. la che indicasse sentimenti contrari. Il rispetto' che aveva alle prescrizioni delle Autorità Ecclesiastichelo mostrò un giorno in mia presenza : Si parlava di un monito arcivescovile stampato sul Calendario ed un Sacerdote se ne mostrò ignaro; D. Bosco lo inter­rogò : « Ma non leggi tu il Calendario? « Per verità non l ’ho letto » — « E se non lo leggi che cosa è che leggi tu d’importanza? »

L ’ossequio che D. Bosco professava al Papa era §¿99n- ' t * c 1) Romani Pontiftcis obsei.airetto di un amore appassionato e contuso con. 1 amo- vantissimus fuit. . re che egli aveva per G. C. In tutta la sua vita non fece opera d’importanza senza aver prima consulta- to il S. Padre, e aver ottenuta la sua approvazione.Pio già accennato quanto Don Bosco abbia scrìtto, stampato, fatto, anche talora con suo rischio, in di­fesa del Papa ; dico ancora che zelò in vari modi il de­naro di S. Pietro. Le sue visite in Vaticano erano ve­ri atti di ossequio ; cercava in mille modi di affezio­nare ì suoi alunni al Sommo Pontefice parlando loro soventissimo della sua dignità e della sua virtù, chie- § 300dendo e riportando alFOratorio i paterni consigli del E aiumn¡s Vicario di G. C., e le prove del suo amore per esso, per es. indulgenze,,soccorsi ecc. Nelle occasioni so­lenni invitava i suoi figli a mandargli indirizzi di fi­gliale ossequio, e più volte all’anno ordinava per lui Comunioni Generali. Egli soffriva se qualcuno aves­se scritto o detto una parola meno rispettosa verso qualsivoglia dei Papi, specialmente alla presenza de­gli alunni, e mai uscì dalla sua penna 0 dalla sua boc-

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396 KUM. V.

ca una espressione men elle riverente. Trovandosi una volta il Venerabile col 'Vescovo di Casale Monsi-

sol gnor Perrè che teneva un grande invito, si accese vivaNqWiTh. p° doliti- tra Monsignore ed alcuni invitati sulle dot-

mi trine del Rosmini, allora non ancora condannato; do­po lunga disputa il Vescovo, sostenitore di quelle dot­trine, si volse a Don Bosco che aveva sempre taciuto a dire il suo parere, e D. Bosco disse tra le altre cose : Monsignore ! Sarebbe contento che i professori e i chierici del. suo Seminario tenessero opinioni diverse dalle sue? Ora il Papa potrebbe vedere con piacere che altri tengano opinioni che egli crede erronee?,Io credo che il Papa, anche come dottore privato, si deb­ba molta deferenza ». Ciò seppi da D. Bertello Giusep-

§302 pe e da D. Bonetti Giovanni, presenti al fatto. PochiM orti proxim us obedien. - . -, . . TT i m t -\ -r»

tiam r. p. corrotteli- giorni, prima che morisse il Venerabile Don Rua scri-dabat' vendo al Cardinale di Propaganda diceva : « D. Bosco

benché non possa quasi più parlare non cessa d'incul­carci la più perfetta obbedienza alla Santa Sede ».

Il Venerabile fin che le sue occupazioni glielo permisero, recitava regolarmente il Breviario. Ne fu dispensato nel .1858, a viva voce dal Papa, di­spensa che gli fu poi confermata con Rescritto dalla Congrezazione su domanda di Monsignor Manacorda Vescovo eli Fos-sano abbreviatore del Parco Maggio­re. E nel nostro Archivio si conservano le lettere al riguardo.

E t ju x ia 43 interr. Proc. fol. 2386 respondit :D. Bosco aveva verso la Madonna una devozio-

Fiiiaìi devotione in Dei- ne figliale senza limiti. La Madre Celeste fin da fan- pavam eìullo avevagli affidata la missione che a lui desti­

nava la Divina Provvidenza, avevaio aiutato ad inco­minciarla ed a proseguirla fino al termine della sua vita. Ed egli per fare un’opera di qualche importanza sceglieva sempre una festa della Madonna. A Lei do­po Dio attribuiva sempre tutto il bene che aveva fat­to e che faceva : « Quanto è buona la Madonna » an­dava continuamente esclamando, ed esortava senza

§ 304 posa i giovani ad amare Maria Santissima, ad invo-Eimnibus hicuicabat ° caria con giaculatorie frequenti, a portare al collo la

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JDE iLEROICA FIDE 397

sita medaglia, assicurandoli che avrebbero: ottenuto le grazie dimandate. E grazie meravigliose otteneva­no molte delle quali io fui testimonio. Egli faceva precedere a tutte le feste delia Madonna una Nove­na, durante la quale nel fervorino della sera, parla­va di lei ai giovani, del suo potente patrocinio, dando un fioretto e raccomandando sempre la S. Comunio­ne e la visita in Chiesa. Allo stesso modo consacrava v .. f.'m

, . i» -»ir • ^ • • N ovendialibus precibusa Maria il mese di Maggio. Ogni giorno era prescnt- ad: B. m . v . festos dì-, •] •, i 1 o -r» • -n , • , es ceJebvandos se pa-ta la recita dei b . -Rosario. Erano continue le sue nar- rabat.

razioni sulle virtù glorie di Maria, e fatti i suoi mera­vigliosi nel corso dei secoli. Di tante sue apparizioni nel secolo XIX fece ai giovani minuto racconto, che poi espose nei suoi libri. Edificò in Torino la gran­diosa Chiesa di Maria- Ausiliatrice ; diffuse la. divo- Tom.pium§in°eius hono- zione a Lei sotto questo titolo in ogni parte del mon- votioiemm nXeÌ do con libretti di Novene in' suo onore e colla pub- orbem i>T»t>aga- blicazione di moltissime grazie ottenute. Era cosi noto il suo amore a Maria Santissima che il popolo - .era persuaso,- come rilevai da moltissime lettere da me lette, provenienti da ogni parte del mondo, e dalla fol­la immensa che a Lui accorreva, come la Madonna nulla gli negasse di quanto egli la supplicava.

Il Venerabile ebbe pure divozione agli Angeli ' g 307 Custodi e specialmente a quello particolare di ogni anima, sul quale scrisse uno dei suoi libretti, e al quale intitolò l ’Oratorio festivo di Vanchiglia. Vo­leva che i giovani ogni giorno indirizzassero a lui la preghiera delV A n g ele D ei; li esortava ad invocarlo in. ogni pericolo dell’anima e del corpo. A questo proposito ci raccontava sovente il fatto, accaduto mentre egli era ancora al convitto, di un suo giova­ne muratore, il quale cadde da un ponte al quarto piano di una casa in. costruzione, e avendo invocato il suo Angelo Custode, si trovò a terra illeso, mentre due suoi compagni rimasero morti. .

Era pure divotissimo di S. Giuseppe, e inculca­va questa divozione ai suoi giovani; lo aveva eletto patrono degli alunni operai e degli studenti pel feli­ce esito degli esami. A lui innalzò un ricco marmo-

Tuteiares Angelos coJuit

§ 308Sumlem cultura uiveni-

bu.s suadere non ces- ssabat.

§ 309 ‘E r g a S. Joseph d e vo tis­

s im a s fuit.

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398 NUM. V.

reo altare nella Chiesa di Maria Ausiliatrice, e ne stampò una breve vita. Anche quando fu tolto l ’ob­bligo della festa la faceva ugualmente celebrare con. solènnità ai suoi allievi.

s. Francfscum sai et' ^ ra Pur nota a sua ardente devozione verso- S.s, Betr«m peculiari Francesco di Sales, che scelse a patrono della. sua-devotione proseguii- tv <ta • , v n ^ V 1 i 1tus est. ria bocieta ; verso p. Pietro Apostolo, del quale scris­

se la vita, verso i SS. Martiri della legione Ebrea, ai quali dedicò un altare, come pure a S. Pietro Apo­stolo in Maria Ausiliatrice. Possediamo molti discor­setti fatti da I). Bosco intorno a questi Santi é alle loro solennità. Anche S. Vincenzo de’ Paoli* era da lui venerato con affetto e ne descrisse lo spìrito in un libro che oflrerse al Cottolengo e fu adottato dai Si“ gnori della Missione.

XVI T E S T IS — Ex.mus D. Joannes Cagliero, Cardinalis.

Juxta 37 interr . Proc. fol. 3005 respondit: i su La fede di D. Bosco fu così sublime e così pro-

Ve/nit ' F' fìdes exceìsa fonda che fu l ’anima della sua vita. Egli stesso l/haconfessato, quando prese come ho già deposto a mot­to dello stemma della sua Pia Società : << Da m ih i ani- m as, coetera lo l le ! — L e anim e, le anim e, Egli ci di­ceva, e n ie n tJaltro Cercate anime, e non onori, e non dignità! » fu il primo ricordo tra i venti che die­de a me ed ai primi Missionari Salesiani che partiva­mo per rAmerica. E in una lettera riserbata a me che mi consegnò a San Pier d’Arena., prima d ’an­dare al Porto di Genova, mi scriveva : <( F a te quello « che potete, Dio farà quello che non possiamo noi.« Confidate ogni ,cosa a G esù Sacramentalo ed in « Maria Ausiliatrice e vedrete che cosa sono i mira- « coli ». E li abbiamo veduti i miracoli, ma per me non sono più un mistero, ammessa la fede di Don Bosco. Chi crede può tutto, e Don Bosco credeva al­l'onnipotenza di Dio. a A v essi anche un esercito se hi e- « rato innanzi a me, io non indietreggerò d ’un pas- « so, se VOpera incominciata è voluta da D io ». Era­no queste assai spesso le sue parole.

S 312E x eius moniti» lu cu ìen

tiSkSime iti al>paret.

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DE HEROICA FIDE 399

Di qui la sua .speranza la sua carità e tutte le al­tre sue virtù. Questo è per me il segreto della sua riu­scita nelle sue molteplici e grandi imprese pel bene delle anime. Per questo egli sostenne ogni sorta di fatiche, cioè ebbe'la forza di tollerare tanti stenti, che avrebbero schiacciato qualunque altro che non avesse avuto la sua fede viva, illuminata, costante, e veramente eroica.

/Dio era il pensiero continuo della sua mente, la fiamma del suo cuore, la meta di tutte le sue azioni, la vita della sua vita.

Quel gran porporato che fu il Cardinale Àlimon- da, avendolo visto tante volte da vicino, non seppe fare di lui morto un elogio migliore di quello che egli ritrasse in queste brevi parole. Ho stupito anche io spesse volte nel considerare il morale carattere di D. Bosco, sempre tranquillo, sempre uguale a sè, vuoi nelle gioie, vuoi nelle pene, sempre imperturbabile. Ma io stupii rilevando il grado di perfezione cui era giunto, cosa malagevole ! Non stupii perchè mirava il principio donde la perfezione l'aveva attinta:' Era

■ «MB»

imperturbabile m mezzo al mondo perchè si era but­tato in braccio a Dio. La sua fede era così viva che egli era sempre alla presenza di Dio, e spendeva per la gloria di Dio ogni istante della sua vita. Io ricordo e ricorderò sèmpre l'ultima visita che questo Cardi­nale fece a D. Bosco infermo sul finire del 1887 do­vendo recarsi a 'Roma. Fui presente a quella visita. D. Bosco raccomandò al Cardinale, tenendo in ma­no il suo berrettino da notte, e cogli, occhi pieni di la­grime, di pregare per la salvezza dell'anima sua, e poiaccendendovSi tutto il suo volto aggiunse, come ho detto e come egli'aveva già detto anche a me, di dire al Papa che l ’opera sua era e sarebbe stata; al pari della sua vita, tutta per la difesa dell1 Autorità del Vicario di Gesù Cristo.

L'Alimonda rimase stupito nel vederlo così tran­quillo di spirito, così imperturbabile nei dolori della malattia e così pieno del pensiero di Dio, e nell'usci­re si volse a me e disse.: « D o n Bosco è sem pre con

§ 313 .E x v iv id a eius fide om-

nes a lia é virtutes pro- dierunt.

§ 314Om nia ad Deum dirige-

bat.

§ 315B ra eclara iau s de -fide

Servi Dei.

S' 316Factum ad rem n a rra ­

t ili- .

§ 317D eo. intim e conim ictus

seinper erat.

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400 NUM. V.

P i o , è' Vunione intima con D io ». Don Bosco- era prò- lg prio in continua unione con Dio; aveva Dio in cima.

dgì giovi am eiusque re- a tutti, i suoi pensieri, e le aspirazioni' dell’anima-sua-gni- dilatationern uni- ' ' • v ' - i i • ■ • • i • r\ v '•ce-quaesivit. . erano ne più ne meno cne.le aspirazioni di Gesù Cri­

sto, e che Gesù ci insegnò a ripetere nel Pater N o ster/ la gloria del Nome di Dio. Questo ripeto fu .l’ideale ' di tutta la sua vita e perciò anche nelle udienze pri­vate, in tutti i suoi discorsi, in tutte le sue lettere, egli faceva sempre entrare il pensiero di Dio, la fu­ga del peccato e la salvezza delle anime.

E t juxta 38 interr. Proc. fol. 3011 respondit : L ’amore e lo zelo per l ’esaltazione della Chiesa

'■ven. s. d. studium fìdei Cattolica erano nel Servo di Dio1 pari all’eroismo del- piopagondao. gua quale erano prodotti ed alimentati.

Io stesso ho visto molti protestanti invitati da Lui,■ scendere a Valdocco per essere istruiti nella nostra '

Santa Religione ed infine abiurare i loro errori nelle mani del Servo di Dio. So anche che a molti in peri­colo di perdere la fede coll’apostasia, egli inviava soc­corsi in danaro sapendoli in bisogno ; e ciò perchè non si vedessero costretti ad accettare il danaro offerto da Valdesi.

:Protesfantiuin errori- E ’ a tutti notorio che le case Salesiane di S. Gio, :. busobstìtit. vanni Evangelista in Torino e quelle di Spezia, dèi.

Torrione di Bordighera e di Firenze, ed anche' del Sacro Cuore di Gesù in Roma furono da lui aperte per far argine, alla propaganda Protestante ed il Si­gnore benedisse copiosamente lo zelo del Venerabile ' D. Bosco. Alla Spezia nel 1880 i Protestanti aveano 500 ragazzi alle loro scuole, nel 1.884 ne avevano an­cora diciassette ; tutti erano passati alle nostre seno-

■ le S. Paolo, che aveva fondato io tornato- appena dal. primo viaggio in America per incarico del Venera­bile.

e 321Zelue ammani»'» ven. d. Per vari anni verso il 1868 ed in poi il Venera- >

diìttcu^ bile estese il suo zelo anche -a favore dei paesi Cat- -■ tolici del Canton Ticino, Il radicalismo Svìzzero avea-

. rese "abbandonate e prive di Parroci molte Parrocchie e I). Bosco, come so di certa scienza, avendo io stes­so aiutato: il- Servo di Dio in questa impresà, proyvi-

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DE' HEROICA FIDE 401

de a molti paesi ottimi e zelanti Sacerdoti, non meno di una trentina, sostenendo anche per questo spese e sacrifizi, non lievi opposizioni da chi non pensa a fare, ma a criticare il bene. Ma il Ven. mosso com’e­ra unicamente dallo zelo della salute delle anime, continuò imperterrito la sua via, benedetto da un gran numero di cattolici, confermati per mezzo del­la sua carità nella fede. g 32y

In breve io posso attestare che D. Bosco non si Meda* omnibus usus.. . , -, - v -, n est ad fìdem integrerisparmio mai per salvaguardare 1 integrità della servandam et tuen- Fede, sia ammonendo a tempo Parroci e Prelati, de- dam' nunziando loro la subdole mene degli eretici sia so­stenendovi spese e contradittori coi loro caporioni; sia scrivendo o facendo scrivere opuscoli numerosis­simi, tutti rivolti a combattere i loro errori. Ricordo fra quegli del Ven. : D u e conferenze tra due M inistri Protestanti ed un prete Cattolico intorno al Purgato­rio; Una disputa tra u n Avvocato e un M inistrò Pro­testante; S everin o , o avventure di un giovane aff.ri- §323

giano; C h i è D . Am brogio? Prete Apostata di M o n - NtesntìsUrecèn&etsoripia dovi scomunicato dal stio Vescovo M ons. Ghilardi, ecc. eco, c '

W notoria la sua Missione predicata a Viarigi nel 1856 dove si era insediato 1*Apostata GrignaschL Iddio benedisse lo zelo del suo Servo favorendolo an­che con prodigi .

Ricorderò infine che a premunire i suoi alunni dagli errori degli eretici egli scrisse ed inserì nel « Giovane Provveduto » cioè nel loro libro di pietà quelle auree pagine intitolate : F on dam enti della F e ­d e, che oggi, parrebbero un fuor di luogo se non si ri­cordasse l ’attiva propaganda protestante di quei tem­pi e lo zelo eroico di D. Bosco'.

E t ' iu x t a 39 interr. Proc. fol. 3013 respondit :I Misteri di Nostra Santa Religione' erano la no­

ta precipua della sua mente e del suo cuore. Di essi ^ .ci parlava, li meditava e ne faceva oggetto di discor- Religioni® mysteriame-, dibatur de eiscjueso, di conversazione e cristiana raccomandazione m ■ loquebatur. varie occasioni.

II pensiero della fede e la sua pratica d’ogni

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402 iW M . V.

c u itu s spiendorem et istante ispirava a D. Bosco quel dolce inestinguibi- zeiavìt. Dei decorem le zelo per il decoro della casa di Dio, e per il suo cul­

to che fu altra caratteritica dell’anima sua.Io ricordo la meschinità della casetta Vinardi,

ma prima di fabbricare l ’ospizio pei giovani, egli § 326 pensò a fabbricare la casa del Signore (la Chiesa at-

Hìnc tem pia m agn ifica , i i • o, t-a j * o 1 \ i * 11extrui curavit. tua Le di b. b rancesco di ba.les) e di marmo ne volle l ’altare, come più belli che gli fosse possibile volevai vasi e i paramenti sacri. Era ancor meschino l ’Ora- torio, ma una cosa volle gigante, il Santuario di Ma­ria Ausiliatrice coll’alta sua cupola, come volle splen­didi per ricchezza e per arte il tempio di S. Giovan­ni Evangelista inalzato a Torino quale Monumento a Pio IX e il Santuario del Sacro Cuore di Gesù in Roma degno di quell'alma città, ed altre Chiese al­trove.

§ 327 Quando si trattava del culto divino D. Bosco nonQtum pert?nSaS\p°ien era più povero; e alla Chiesa e agli oggetti del culto,

dicia esse voiebat egij amava che fossero rivolti i pensieri nostri quan­do volevamo offrirgli qualche ricordo pel suo Ono­mastico.

Era tanto ramore che egli aveva pel luogo san­to e il suo zelo' per lo splendore del luogo divino che nel 1867 mandò me a Roma, perchè, assistendo alle feste centenarie di S. Pietro e all’esecuzione del grandioso : T u es Petrus del Maestro Mustafà, 'mi ispirassi alla composizione delia grande Antifona Sancia Maria saccurre m iserisf da eseguirsi nell’an­no dopo nella Consacrazione del Santuario a Maria

§ 328 Ausiliatrice. Quello fu il primo inno innalzato peridem confìrm atur. voler suo a Maria nel nuovo Santuario, e fu un inno

di supplica pei miseri, per i pusillanimi, pel Clero, pei Monasteri, per la città, per l ’Italia, per tutto il mondo, per tutta la Chiesa Cattolica. Questo come egli disse a me fu il suo pensiero nell’affidarmi quel­la composizione. Non occorre che aggiunga altri fat­ti in proposito ; tutti sanno che i Salesiani amano e promuovono con tutte le forze lo splendóre del culto divino ; io dirò che la fiamma di questo zelo è da ri­cercarsi negli insegnamenti e nell’esempio del Ve-

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DE HEROICA FIDE 403

nerabile loro fondatore. E questo senza accennare ■ alla preparazione dei cantori e Messe liturgiche con centinaia di giovanetti soprani e contralti e lo splen­dore del. piccolo Clero vestito di sottane e di rocchet­to formato da ben 60 e più individui per la grandiosi­tà e bellezza delle funzioni, eseguite colla più scru­polosa esattezza nelle Sacre Cerimonie. A queste {un­zioni presi parte io stesso per molti anni come Mae­stro e Capo Sacrestano.

E t juxta 40 interr. Proc. fol. 3015 respondit :D. Bosco e Gesù Sacramentato, ecco un altro

punto di vista della vita del Venerabile che è dei più edificanti. Invece di dire che abbia fatto D. Bosco per promuovere l ’amore verso Gesù Sacramentato io do­manderò che cosa si poteva fare che il Ven. non ab­bia fatto,? Egli trasfuse nei suoi alunni e nel popolo cristiano il suo amore da Serafino per Gesù Sacramen­tato. Molti accorrevano dalla città ad'ascoltare la sua Messa nelle principali Chiese di ordini religiosi e cap­pelle e oratori di Principi Nob. Romani, e mi assicura D. Francesia ancora vivente,e m’assicurarono i defun­ti D. Rua e D. Berto, che lo accompagnavano, che un’ora prima le Chiese e le Cappelle erano stipate di Nobili Signori e Signore della più alta aristocrazia per udire la S. Messa, del Venerabile, sentirne i ser­moni e riceverne la benedizione e contemplarne il suo volto angelico ed il suo aspetto di Santo.

Quando il Venerabile pregava dinanzi al S. Ta­bernacolo era un angelo, è da lui che abbiamo impa­rato la Comunione frequente e quotidiana in tempi in cui molti osteggiavano questa frequenza. Egli fu il precursore di Pio X nel promuovere la frequente e quotidiana Comunione.

In effetto la S. Comunione era frequentata dagli ottocento e più giovani interni e più centinaia di esterxii nelle grandi solennità, nelle Domeniche oltre due terzi e nei giorni feriali poi posso attestare de v i­sti che quasi metà faceva la Comunione quotidiana. E ’ dovuto a questa frequenza se sono uscite dall’Orato-

§ 329D e Ven. S. D. devotione

erga SS.m um S acra ­rne,ntum.

§ 330Ven. D. Fam ulo sacrum

facienti omnes adsta- re cupiebant.

g' 331Conmum ionem frequen­

terò com m endare m in ’ quam cessavit.

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404 NUM. V.

inde saluberrimi «ffec- r*° ^ Torino e dalle altre prime case della Congrega- Sano? alumn°s Sa z*one migliaia di vocazioni ecclesiastiche e che si

fanno ancora per il loro zelo pastorale ancora al pre­sente nelle Diocesi Subalpine, Milanesi, Emiliane, e Venete.

Il Venerabile fondò P Associazione dei (Devoti di Maria Ausiliatrice ed insieme colla devozione alla

Madonna egli propose loro la divozione ed il culto al §333 SS. Sacramento. Fra le compagnie giovanili erette

SCTitSmmssnr rsaorad con tant0 rutto spirituale nei suoi oratori una delle menti ac Deiparae prime fu quella del SS. Sacramento. A chi gli doman-V trgm is fovendum. -, . .. ,

dava cosa si dovesse tare per ottenere grazie da Ma­ria Ausiliatrice egli diceva tra le altre cose : « Reci­tate tre P ater , A v e e Gloria a Gesù Sacramentato ed accostatevi alla S. Comunione ». D. Bosco fu l ’Apo- stolo della divozione a Gesù Sacramentato e ciò che

Apostoli8ieTOtionis i„ eg1* ha fatto per promuovere questo culto, sarà sem- ss. mum sacram en - pre una delle .pagine più edificanti della sua vita,tum appellar! potest- • i«' • i • • r •

Non si dimentichino i frutti più belli di questo suo amore ; le estasi ed i rapimenti di Savio Domenico innanzi al Tabernacolo sono una prova di più del fer­vore del cuore di D. Bosco per la S. Eucaristia.

E t ju xta 41 interr. Proc. fol. 3017 respondit :Il Venerabile, come ho già deposto, per la sua gio»

vinezza e chiericato ha sempre avuto trasporto am­mirabile per santificare le feste e specie per quelle

tu A 335, . dedicate al SS. Sacramento, alla Pasqua, Penteco-Ut dsés festi celebraren- __ . . . ’ \tur soiiicitus semper coste, SS. Trinità, Maria SS. Ausiliatrice, Immaco­

lata Concezione e festa di S. Francesco di Sales, di S. Giuseppe e di tutti i Santi. Ordinariamente dette solennità le faceva precedere da Novene o Tridui o preparazione prossima colla Sacramentale Confes­sione e Comunione mediante discorsetti fatti da luio dai suoi. Ricorderò sempre come da giovinetto, en­trato di fresco all’Oratorio, fui colpito dai suoi di­scorsi in preparazione alla festa di Natale. Malgra­do il freddo che ci stringeva la vita, il Venerabile lo si vedeva trasformato in Angelo d’amore e di tenerez-

Q u an ta poetate festum za' verso Gesù Bambino, con la voce angelica ne can- nativitatis d. n. reco- tava coa no{ \e l0di, ci preparava alla Comunione del-

fuit.

336

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DE HEROICA FIDE 405

la Mezzanotte, avendone avuta facoltà da Roma, con la celebrazione delle tre Messe. I cantici erano tra i più scélti e da Torino concorrevano molti devoti alla funzione celebrata per desiderio deir Arcivescovo a porte'chiuse. Riusciva una funzione di Paradiso, edil Venerabile gioiva con i suoi giovanetti nel ricorda­re l/infanzia di Gesù Bambino, nato nella Grotta di Betlemme per nostro amore e per la salvezza delle anime nostre. Procurava che nelle feste fossero al­lontanati e tolti i divertimenti profani e per quanto stava in lui venivano disturbati od impediti con~altri onesti trattenimenti fatti da Lui o dai suoi.

Ricordo che nel 1861 in una delle passeggiate ■■autunnali fatte nel Monferrato il Parroco di Villa S. pu» mdustriis impedii Secondo volendo togliere dalla festa patronale del stf^Srenturf dies paese lo scandalo del ballo invitò il Venerabile con i suoi giovani. Le feste durarono tre giorni e celebra­te ogni mattina in Chiesa con discorso, preghiere e S. Comunione, nel dopo pranzo, cantati i Vespri so­lenni ed impartita la Benedizione col SS. Sacramen­to, teneva tutta la gente del paese e dei dintorni allo spettacolo morale di un teatrino fatto dai giovani suoi accompagnanti. Cosicché per tre giorni il ballo pre­parato con lusso di arredi e di musica andò deserto al punto che i principali sostenitori del ballo protesta­rono per risarcimento dei danni, se ne dovettero però andare umiliati e si persuasero che il Venerabile a- veva loro fatto il maggior bene possibile con impedi­re l'offesa di Dio e la profanazione della festa.

Il Venerabile ha stabilito nell'Oratorio e nelle §338-, -, T i * 1 - n i 1 r litiam dieis festos sup-

altre case del suo Istituto che si celebrassero le te- pressos celebrare ada-

ste soppresse e specie quelle immediate alle grandi, solennità del Natale, di Pasqua e Pentecoste, con la S. Messa Vespri, Predica e Benedizione.-

Io udii più volte il Venerabile lamentarsi della profanazione delle feste col lavoro, con gli spassi e coi divertimenti profani.

E t juxta 42 interr. Proc. fol. 3021 respondit :Niente gli stava più a cuore della esaltazione e n ìi co rd i m agis hai>uit

■della Gloria della Chiesa Cattolica per la quale lavo- JK m s‘ Eccìesiae

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406 JvUM. V.

rò tutta la vita predicando e scrivendo in difesa di lei e per la salute delle anime.

yerbum D§e fScriptaraS . , Per questo P.iena> inimitata e veramente filiale sacras et sanctorum fu la sua venerazione per la'parola di Dio, contenutaneSus es^mam ve" nella S. Scrittura e negli scritti dei Padri che studiò

con amore e non permetteva mai che si profanasse intono di scherzo nelle conversazioni famigliar! e pertutti gli atti, decreti ed anche pei semplici desideridei Sommi Pontefici e di tutti i Pastori della Chiesa.

§ m Questa venerazione era così intima cordiale e de-E sSfe^umSrsuadS vota c ie non so ° colla parola ma anche coi suoi esem-

stiiduìt pi la insinuava efficacemente nei suoi figli. Ricordocome questo suo amore per le verità rivelate lo in­dusse a fare per più anni una scuola di Geografia bi­blica alla quale convenivano molti ecclesiastici, atti­rati dalla fama delle sue virtù e come anche istituis­se egli stesso una scuola del S. "Vangelo e del Nuovo

£ m Testamento ai'Chierici dell’Oratorio alla quale pren-Ordinariorum de ere- deva parte anche io e che cominciò spiegando il Capo

t i o h < ?p rvn n t i« im n « 5 o j.

semper fuit. XXXI' vers. 18 di S. Matteo ; « E t ego dico Ubi, tu esP etrus et super hanc petram ecc » per, consacrare la i. lezione al primato del Romano Pontefice.

Similmente io Tho sempre visto rendere obbe­dienza ai decreti e precetti degli ordinarli dove aveva qualche stabilimento.

Tnterrogatus ex officio :Dicat de relationibus in­ter, Yen. Servum Dei Archiepiscopum Taurinensem Laurentium Gastaldi ac praecipue num Ven. Servus Dei etiam decretà et iussa ipsius in veneratione ha- buerit et eis obtemperaverit. Si neget; Dicat quomo- do et cur hoc acciderit, quae causa verae vel apparen- tis inobedientiae nec non adiuncta omnia, proc. fol. 3022, respondit :

Posso attestare che il Ven. ebbe sempre prestato. S o p o GastaiÀrcÌiiepi" obbedienza ai decreti e precetti dell’Ordinario Mon-s.

Gastaldi e fatto da noi osservare diligentemente per essere di disciplina comune della diocesi.

A riguardo dei decreti speciali che potevano for­se ledere, i diritti e facoltà della Congregazione con­cessi dalla S. Sede, il Ven. ne faceva umile osserva-

§ mDe Ven. S. D. agendf

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DE HEROICA FIDE 40 7

rione al Prelato e li difendeva con somma calma o per­sonalmente o in iscritto.

Non permise mai a noi suoi figliuoli di sparlarneo di attaccarli delle nostre conversazioni.

Venuto all*estremo della difesa della Congrega­zione il Ven. ne stese una. dichiarazione segreta, ri­servata e destinata ai soli Cardinali residenti in Roma.

E t juxta 42 interr. Proc. fot. 3023 respondit :Quando veniva qualche Vescovo nell’Oratorio lo Episcopo»8 Maxima m

accoglieva ed accompagnava sempre colla berretta in venerati™* habebat mano, e colla berretta in mano lo riaccompagnava si­no alla porta dellTstituto e rare erano le volte in cui pregato di coprirsi, lo facesse; tanta era l ’intima ve­nerazione che provava alla loro presenza.

Se venerava tanto i Vescovi ancor più vene- § 345.1 r\ T-, r 1 /"M . t a P raecipue vero Roma-rava il Sommo Pontefice e la Chiesa Romana, r u per mim pontiiìeem.

l ’amore che portava al Papa ed alla Cattedra Aposto­lica che si recò molte volte a Roma, che ne studiò tut­te le memorie e monumenti sacri, che scrisse e pub­blicò le Vite dei Papi, che fondò la pia Società Salesia­na alla quale comandò di compiere la sua Missione sempre in difesa e sostegno del Vicario di Gesù Cri­sto e della Chiesa Cattolica.

Pieno di fede celebrava la S. Messa con tanta e- dificazione che si accorreva da tutti ad udirla come la Messa d'un Santo. Sul suo tavolo teneva sempre il li- ut sacra/ i r.cae dili_ bretto delle Rubriche del Messale che ogni anno nel sentóme servaren-

-, . . , -, , . . r . tu r sollicitus erat,tempo degli esercizi voleva che anche 1 suoi figli ri­leggessero attentamente, ed anzi ricordo che c ’incul­cava di servirci la S. Messa a vicenda per notare le inesattezze nelle cerimonie. Così .pure finché potè, cioè finché pel gran lavoro sostenuto di giorno e di not­te al tavolino non ebbe logorata la vista,recitò sempreil breviario ed anche dopo che ebbe la dispensa da Pio IX, e'ne lessi io stesso il Rescritto, teneva sempre sul suo tavolino il. Calendario ed il Breviario di cui reci­tava quelle parti che poteva. Aggiungo anche che quando si giovò di questa dispensa, fu solo quando n’era impedito pel sacro Ministero e per lavoro con­tinuato di ogni istante senza mai permettergli un mo-

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408 KUM . V.

mento di riposo, dalle prime ore del giorno fino a tar­da notte che spesso passava a tavolino scrivendo le sue operette a difesa o sostegno della Religione,

E t yuxta 43 ìnterr. Proc. fol. 3024 respondit :Magna detotìone in ss. ' Grande era pure la sua devozione verso Maria

batnr. Virs'im!m fere" SS. Ci parlava sovente della divozione che dobbiamo avere per lei e ci infervorava con le sue parole e col suo esempio. Con giubilo e santo trasporto cantava con noi sia in Chiesa sia in cortile le lodi a Maria e.

Eius laudf/Snera ada- non bastandogli la voce, quando intuonava la lode in- mabai" titolata : « N o i siam fig li di Maria » alzava ambe le

mani in segno di allegria e con santa semplicità fa­ceva la battuta.

1 La sua gioia era poi al colmo quando nei primor-¿VIOTISGIXI D 6 ÌP 8 X c l6 CllCSi“ x x

tunv devote ceiebrahat di dell’Oratorio ci vedeva formare altarini nello stu­dio e nelle camerate per celebrare con solennità il me­se di Maggio, ed ogni domenica a sera voleva che qualcuno di noi si esercitasse a fare qualche fervorino per eccitare sempre maggiore amor filiale a Maria Santissima. Faceva e ci raccomandava di fare le No- vene a suo onore nelle principali sue feste. L ’amore di D, Bosco per la Madonna ! Tutto egli fece per ac-

§ 350 crescere'la sua gloria, il suo culto.La prima sua Chie-Muita fecit p f. ad b sa \n{ costrutta fu per Maria Ausiliatrice. Prima

V irg m is cuJtum e t ............................. ^ ^ i • • r -i v 1 >gioriam prom ovenda, ancora di istituire i Cooperatori Salesiani, fondo 1 as­

sociazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice. Istituì una nuova Congregazione per l 'educazione delle F i­glie del Popolo e volle che fosse intitolata a Maria Au­siliatrice. Fondò l ’opera delle vocazioni degli adul­ti allo Stato Ecclesiastico e la chiamò : « Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice ».

Richiesto della sua benedizione Sacerdotale da g 351 ■ infermi, afflitti e intere moltitudini, formulò la Be-

°perfectÌePTatebaÌÌrni adizione di Maria Ausiliatrice, approvata da PapaLeone XIII al principio del suo Pontificato, ed ora in­serita nel Rituale Romano.

Tutte le opere sue, tutto il suo successo nella grande e molteplice missione sua di educazione e di beneficenza, tutte le grazie che il Signore concedeva alle sue preghiere E gli le attribuiva alla protezione.

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DE HEROICA FIDE 409

materna di Maria Ausiliatriee. Quando egli sentiva qualche lode fatta a sè, ne soffriva e subito diceva :« Q uesta buona gente non sa chi sia fi. B osco , chi fa. 0mniaquf' 'mm patro iu t to è Maria A usiliatrice ». E pubblicamente e pri- cini0 trib1iebat- vaiamente , continuò sempre a ripetere fino alla mor­te : « D . 'Bosco è n u lla , chi fa tutto è la M adonna ».Ricordo che nel 1881 viaggiando da Marsiglia ad Am- bagne impressionato dai fatti prodigiosi, che, me pre­sente si erano verificati a Marsiglia con la pia benedi­zione, mi ripeteva: C om e è buona la M adonna! S i serve del povero vaccaro dei B ecchi per operare le site grandi m eraviglie ! - ■

Anche verso gli angeli Custodi e-le anime' del §350-t-. . 1 • rv . t T f M • r v i , T en errim a etiam devo-rurgatorio ed 1 Santi il V enerabile manifesto la tene- uone coiuit Angelus

i • 1 1 11) Tutelarem .nssim a devozione che aveva per loro nell anima sua.A ll’Angelo Custode dedicò il terzo Oratorio che pré­se ad erigere a Torino, e ne promosse fra i giovanetti la devozione con sermoni ed opuscoletti. Per S. Giu­seppe'Sposo di Maria SS. ebbe un culto speciale. I- itemquls Joseph statuì ad onore di questo santo una compagnia per i suoi artigianelli, scrisse e pubblicò in suo onore-'va- rii opuscoli nelle letture cattoliche, e gli dedicò il sa­cro dipinto che collocò su questo altare, e volle che la sua festa si celebrasse sempre come dì precetto all’O- ra torio.

Così potrei pure aggiungere molte prove sulla sua divozione per S. Luigi Gonzaga, che volle come compatrono' delPOratorio, per S. Giovanni Evange- s. Aioisium t s. Joan- lista di cui portava il nome ed a cui dedicò un gran S t . 011' ternpkìm d1' tempio in Torino, e poi per i SS. Apostoli Pietro e Paolo. Scrisse la vita di questi Santi e per S. Pietro specialmente ebbe un. culto di predilezione, frutto lo­gico del suo grande amore per la Chiesa. Voleva che ac tandem3sl. Aposto­li 29 Giugno fosse sempre solennizzato esclusivamen- los Petlum et paulun* te in onore di S. Pietro, a cui dedicò in Maria Ausi- - liatrice la Cappella Maggiore di fronte a quella di S.Giuseppe.

XVII T E S T IS — Rev. D. Angelus Amadei.Juxta 37 intèrr. Proc. fot. 3189 respondit :

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410 2ÍUM. V.

Ex fid e ' vìvebai. Bastava osservarlo e parlargli, per essere persua­si che D. Bosco viveva di fede. L ’educazione avuta dalla sua mamma Margherita, l ’apostolato esercitato fin dalla prima giovinezza, le contraddizioni e le dif­ficoltà superate pur di raggiungere il Sacerdozio col solo fine di zelare la gloria di Dio e la salute delle a- nime, il suo motto « R a m ihi animas coeterum lolle », come tutti i suoi scritti le sue lettere le sue opere le sue prediche le sue sofferenze le sue Missioni dicono quale fosse lo spirito che lo animava cioè la vivezza della sua fede.

§ 358 Aggiungo questo particolare : io ho letto quasiNlaut ìocutus 1 estCìquin tutte sue lettere private che sommano a parecchie.

Deum commemorare!, migliaia e non ne ho trovata nessuna dal. 1846 in se­guito nella quale non entri o il nome di Dio od il pen­siero deir eternità, insomma un pensiero di fede. Co- sì era anche nei privati colloqui e nei sermoncini che teneva alla sera alla. Comunità. Era solito inculcare a tutti i sacerdoti : Nessuno di noi, egli diceva, deve avvicinarsi o lasciarsi,avvicinare da alcuno senza ri­volgergli un pensiero di fede.

E t ju xta 38 intèrr. Proc ■fot. 3190 respondit :ven.D.F§àudi.mnfldei Quanto al desiderio del Venerabile di propaga-

p rop agan dae et ser- re e difendere la fede, mi rimetto a quanto deposi invandae. . . * . . . • . . .

precedenti interrogatorio Qui aggiungo un ¿rilievo speciale intorno alle sue sollecitudini per educare e conservare nella fede i suoi figli. A questo mirarono nei primi tempi le sue sollecitudini, le sue eonferen-

' ze le sue prediche ed istruzioni, i. suoi scritti, la stes­sa pubblicazione delle « Letture Cattoliche », La pie­nezza e purezza e perenne fecondità della sua fede apparivano dal prevenire in molte cose le disposizioni stesse dei Romani Pontefici. Così accadde circa la Co­munione frequente e quotidiana del S. Rosario, circa gli studi teologici filosofici assegnandovi ai suoi figli

obedientiam et obse- di ubbidire e seguire il Papa non solo come Maestro f i c P c o m m S w e n S i Infallibile, ma anche come Dottore privato e ciò per oessabat. ■ essere sicuri di mantenersi nella retta vita.Tutto que,

sto è notorio in mezzo a noi e per grazia di Dio tradi­zionale.

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DE HEROICA FIDE 411

E t ju xta 39 interr. Proc. /0/..319T respondit :Il Yen., come ho appreso dalla cronaca dell’Ora- § 361

torio e dalla pratica delle nostre case, era solito a pre- Mira's. d soiu citu d o. r . . . , u t die.s fest i devote ce-

parare 1 giovani ed 1 confratelli a tutte le principali leb raren tu r .

festività deiranno. Molte le voleva precedute da No- ■■ vene, altre da Tridui i quali, consistevano specialmen­te nella pratica di qualche atto di virtù proposti e rac­comandati dai sermoncini serali. Le sere precedenti dette feste attendeva ordinariamente alle confessio­ni insieme con vari Sacerdoti.. Voleva anche che gli stessi maestri prima di chiudere la lezione ricordas­sero con brevi parole la festa ed il mistero del giórno 362 seguente sopratutto per eccitare gli alunni ad acco- Dum exerdtium viae

( rTLClS P6X'£l£C6Xr t EtTli-

starsi ai SS. Sacramenti come si pratica tuttora. Que- m os ad pietatezn’ exci-

ste sollecitudini provenivano dalla vivezza interiore della sua fede. Udii da D.. Rua e Don Francesia che Don Bosco, quando faceva nei primi tempi Egli stes­so la Via Crucis nei Venerdì di Marzo nella nostra - piccola Chiesa, si sentivano mossi a sentimenti di pie­tà e di computazione dalla meditazione della Passione di Gesù e dairaffetto divoto e compunto di D. Bosco.Insomma il Venerabile viveva e faceva vivere ai suoifigli la vita liturgica della Chiesa. Questo spirito di fe- T. § ses, . . . . . r . ^ 111 Divmum cultun» splen­de interiore si manifestava continuamente ali ester- dido apparatu ceie-

1 . . 1 , m i b ra re a d a m a b a t .no> per lo zelo che aveva per le cose sacre e per il cul­to divino. Prima di innalzare l ’ospiz;o per i suoi or- fanelli fabbricò la Chiesa di S. Francesco di Sales,

.come poi senza alcuna risorsa ebbe l ’ordine di erige­re un gran tempio a'Maria Àusiliatrice e dove potè allo splendore dei Sacri riti colla musica e col canto affidato a special « Scola Cantorum » celebrare i Sa­cri Ministeri con quel grandioso apparato che meglio giova a sollevare a Dio le anime dei fedeli. Questo ze­lo per lo splendore del divin culto venne per opera del Ven. infuso nell’anima dei suoi figli e da questi este­so a tutte le Chiese Salesiane. Tutto questo è motorio non solamente nelle case Salesiane ma anche fuori diesse. -

\

E t ju xta 40- interr. Proc. fol. 3192 responditIl Ven. fin da giovane nutrì una profonda divo-

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412 KUM . V.

_ § 364 zione per Gesù Sacramentato. Ho letto nelle sue ci-cran'-enti devotissimùs tate memorie che essendo nel Seminario di Chieri,fuit .ove in quei tempi non si faceva la Comunione che nei

giorni festivi,Egli con altri compagni si privava spes­so della colazione per recarsi in quel tempo neU/annes-

§ 365 sa Chiesa di S. Filippo ed accostarsi alla S. ComunioneAd sacrai smaxim $ac-C01 tacito permesso dei superiori. Fatto Sacerdote volle

p iu s accedere m deli- rcus babebat. celebrare la Prima Messa senza alcuna solennità ed in

Torino lontano dai suoi parenti ed amici per poterla celebrare con più raccoglimento. Ho già detto comei suoi compaesani rimanessero edificati dal suo conte-

§ 386 gno durante il S. Sacrificio1 quando passò i primi me- Sa m0tsin iari8de\o- si- di sacerdozio a.Castelnuovo. Ora tale fu il senti­

tone faciebat. mento unanime di quanti assistettero alle sue Messe durante la vita. Pio visto anche io i fedeli nella Chie­sa di Maria Ausiliatrice lasciare gli altri altari e rac­cogliersi attorno agli altari a cui egli se ricava quan­do lo vedevano uscire dalla sacrestia.So pure che mbl-

§ 367 ti venivano anche da lontano per assistere alla sua°Uìim aomreta0eonSnT Messa. Quando era inginocchiato davanti al Taber-

. tns videbatnr. nacolo il suo contegno, come' ho udito molte volte daLemoyne, non aveva nulla di esagerato o di singola­re, ma benché solo colle mani giunte e con il capo leg­germente inchinato lasciava capire a chiunque lo guardasse come egli fosse intimamente unito con Dio. Altre prove di questa sua fede e divozione alla SS. E u­caristia erano i sacrifizi ai quali sottostava nei -viaggi frequenti per non tralasciare la celebrazione del Santo

§ aes Sacrificio, le sue eroiche sollecitudini per muovere an-Amorem erga ss.mum che in mezzo ai suoi giovani ed in mezzo al popolò

Sacram entim i promo- . . . . r i \ 1vere studehat. cristiani lo stesso amore. E noto come egli tondo sul­

la Comunione frequente il segreto e l ’efficacia peda­gogica dei suoi istituti. « Datemi, diceva, un gio­vanetto che faccia ogni giorno una breve visita al SS; Sacramento ed io vi assicuro la sua buona riuscita )>. Con tante raccomandazioni per la frequen­za alla Comunione lasciò sempre piena libertà di ac­costarsi a libera scelta e non volle che fosse obbligato­ria neppure nei giorni in cui soleva raccomandare una

. Comunione Generale. Per questo non volle che si lasciasse uscire i giovani banco per banco, classe per

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• DE HEROICA FIDE 413

classe, in detti giorni perchè quelli che non credevano di comunicarsi non si vedessero notati. Alle esortazio­ni famigliar! univa anche le istruzioni e le prediche e quando gli veniva roccasione non mancava mai d’in­culcare anche cogli scritti questo amore a Gesù Sacra­mentato.

A tutti quelli che gli domandavano come potesse § 369ottenere grazie da Maria SS. Ausiliatrice raccoman- IdhXbatculos se,mper dava sempre in primo luogo tre Pater al SS. Sacra­mento ed una Santa Confessione e Comunione. Così purè come ho detto fondando l ’associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice diede loro per iscopo princ'i- ■ pale di praticare e propagare la divozione al SS. Sa­cramento. Tutto questo è notòrio ed io Tho sentito ri­petere da quanti lo conobbero più a lungo e più da vicino.

E t ju xta 41 interr. Proc. fol. 3193 respondit :Il Ven. aveva tanto rispetto pel giorno del Signo­

re che seppe e riuscì ad inculcare ed ottenere dai suoi alunni quella esemplare osservanza dei giorni festivi che aveva preso dalla sua buona mamma e dalle sànte costumanze che vigevano nei suoi tempi nelle pubbli­che scuole. Volle infatti che i suoi giovani ogni festa D i er u m ,i e sto r u m s an-

ascoltassero due Messe, cantassero il Matutino e le zelavitUoìiem studl0se Lodi della Madonna e nel Pomeriggio il Vespro, aves­sero due istruzioni e la Benedizione Eucaristica. A g­giungo solo che sopratutto per la santificazione dei giorni festivi, egli istituì l ’opera degli Oratori me- ÌJunc in I.S, omtoria diante i quali si è veduto' a poco a poco scomparire in fe,stlva inslltuit- molti paesi la profanazione dei giorni festivi, avviando alla Chiesa insieme con i. giovani anche i loro genitori e le loro famiglie. Tutto questo è pure notorio.

E t juxta 42 interr. Proc. fol. 3x94 respondit :Il Ven., come ho detto, sostenne molte lotte ed ^

attentati da parte dei Valdesi unicamente per il suo p ju r a passus est in ri­selo nel sostenere l ’integrità della fede. Pieno di ve- t,!itl0'lcm- nerazione per i libri Santi non soffriva che si citassero fuor di proposito le parole della Sacra Scrittura nella quale egli aveva fatto studi profondi come appare dal­l ’erudizione e dalle citazioni di alcune delle sue Opc>

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414 NUM. V.

S 373Scriptu ras sa cra s in ve-

neratione habebat.

§ 374Itemqu-e SS. Canones.

Conciiiorum definitio- nes et decreta auctori- ta tis Ecqlesiasticae.

§ 375De S. D. agendi ratione

c u m Archiepiscopo G astaldi.

§ 376S acras caereinonias d i­

ligentissim e servabat.

rette.'Aveva una venerazione speciale per il Nuovo Testamento'su cui volle che i suoi chierici avessero tutti assieme una lezione settimanale che tenne egli stesso finché le occupazioni glielo permisero. Teneva nella dovuta venerazione anche tutti i Canoni, le De­finizioni Conciliari ed ogni Decreto Pontificio e V e­scovile perchè nella persona dei Sommi Pontefici e dei Pastori della Chiesa,Egli insegnava e col suo esempio dimostrava vedére la persona stessa di Gesù Cristo* Anche le divergenze con Monsignor Riccardi e Monsignor Gastaldi Arcivescovi di Torino non ebbero inai motivo di inosservanza alle: loro leggi, o decreti generali e particolari, ma' da alcuni dissensi o malintesi circa: Puso e l ’interpre­tazione di facoltà o privilegi ottenuti dalla S. Sede dal Ven. e circa l'obbligo della dipendenza alla quale i predetti Ordinarli ritenevano in certe cose obbligata la nuova Congregazione Salesiana già collaudata e poi approvata dalla S. Sede. Ad es. La Congregazione Sa­lesiana era già stata collaudata e si erano già ammessi in casa i voti perpetui e tuttavia l5 Arcivescovo Mon­signor Riccardi voleva che i chierici della Congrega­zione per ricevere gli ordini dimorassero in Semina­rio l ’ultimo anno di Teologia. Così il nuovo Arcivesco­vo Mons. Lorenzo1 Gastaldi al quale il Ven. annunziò da Roma con lettera l ’approvazione definitiva delle co­stituzioni della Congregazione Salesiana e tornato a Torino presentò di sua mano il Decreto autentico di approvazione," continuò per lungo tempo ad agire co­me se la Congregazione non fosse stata approvata. In seguito, domandava alla Sacra Congregazione dei V e­scovi e Regolari se la Pia Società Salesiana fosse stata veramente approvata, e neppure quando ebbe da det­ta Sacra Congregazione copia autentica del Decreto di approvazione, con lettera nella quale gli era indica- to il modo di comportarsi col nuovo Istituto, neppure allora si arrese alla volontà esplicita della S. Sede, in­gerendosi ancora nel regime interno della Congrega­zione alla quale impedì a tutto potere che gli venis­sero concessi i Privilegi. Questo mi consta da copiosi, documenti autentici che abbiamo nel nostro Archivio.

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DE HEROICA FIDE 415

Quanto alla diligenza del Venerabile nell’osservanza delle cerimonie della Santa Messa ricordo di aver udi­to molte volte da D. Rua che Don Bosco teneva conti­nuamente sul tavolino il libretto delle Rubriche che ripassava sovente e che faceva anche ai Salesiani la stessa raccomandazione.

D!al Breviario era stato dispensato dal S. Padre Pio IX per la molteplicità delle sue occupazioni, ma tuttavia ne recitava ogni giorno una parte e quando poteva anche tutto. Altro non mi consta.

E t ju x ia 43 inlerr. Proc. fai. 3198 respondit :Per accennare anche per sommi capi i fatti che

dimostrano la singolare devozione che ebbe il Ven. per la Madre di Dio ci vorrebbe un volume. Giovanet­to Chierico, Sacerdote ebbe sempre un amore teneris­simo per la Madonna. Quando andò per gli studi, a Ca~ stelnuovo la Madre, come egli dice, gli diede questo ricordo ed Egli, come narrarono i coetanei al citato Don Marchisio, si recava sovente a pregare alla Chie­sa della Madonna del-Castello. Così fece a Chieri re-' eandosi sovente dinanzi all'altare della Madonna del­le Grazie del Duomo. Da Sacerdote è impossibile dire in quante guise abbia cercato di promuovere la divo­zione alla Madonna. Non cessò mai di ripetere dalla sua protezione i.1 principio dell’opera degli Oratorii avvenuto, come dissi, T8 Dicembre 1841 ed, ancor vecchio, nel giorno dell’Immacolata del 1886 diceva in una conferenza ai Salesiani : « Lo sviluppo dell*Ca­perà nostra lo dobbiamo unicamente alla bontà della Madonna, ed è effetto di un A v e Maria detta nel 1841 prima di fare il primo Catechismo a Barto­lomeo Garelli )>. Ho già detto dell’erezione del San­tuario di Maria Ausiliatrice, dell’associazione anoni­ma, iella fondazione dell’istituto delle Figlie di Ma­ria Ausiliatrice, dell’Opera delle Vocazioni degli a- dulti allo stato Ecclesiastico sotto il nome deU’Opera di Maria Ausiliatrice. A ciò dovrei aggiungere tante altre Chiese e Cappelle innalzate in vari paesi ad ono­rare la Madonna, di molti opuscoli ed operette scritte dal Ven. in suo onore, del gran numero di immagini

% 377Sin g u la ri devolione Dei-

param p r o s e q u u - t a s est.

t 378Q uanta D. F. fecerit ad

D eiparae cultum pro- m ovendum im possibi­le rìictu est.

§ 379Tem pia dicavit .società-

tes instituit, opusculn in. E ins nonorenv seri- psit.

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416 NUM. V.

O m nia a B. V irgin e re- petebat.

§ 380

§ 381Tutelarera A n gelu m te­

n era colu it d«votione.

§ 382A li! san cii, gu os praeci-

pue colnit, recensen­ti! r.

• § 383.Om nia S. D. opera ex fi­

de o\’ta snnt.

§ .384F in itiss im a eius fìdes

statini apparebat.

e medaglie distribuite e sparse in tutto il mondo. Mi basti il dire che tutta la sua vita fu un inno continuo di lode e di benedizione alla Madonna che egli soleva chiamare : Ispiratrice, Fondatrice Madre e Patrona delle Opere Salesiane. Come prova del suo zelo nel difendere il culto dela Beata Vergine ricordo ancora aver egli stabilito che gli alunni dei suoi Istituti re­citassero ogni giorno la terza parte del Rosario, E l ’a­ver inserita questa pratica anche fra le pratiche di pie­tà dei Salesiani. Per P Angelo Custode il Ven. ebbe anche una tenera devozione. Una delle sue prime O- perette fu appunto sugli Angeli Custodi ai quali ven­ne dedicato un nuovo Oratorio aperto in Vanchiglia. La sua.pietà si estendeva a tutti i Santi specialmente ai Santi Apostoli Pietro e Paolo, come Principi della Chiesa; a S. Giuseppe di cui voleva fosse celebrata la festa del 19 Marzo come di precetto anche quando in Piemonte fu soppressa; a S. Luigi Gonzaga, come, modello dei suoi giovani ; a S. Francesco di Sales, la c'ui dolcezza egli diceva essere il primo mezzo per at­trarre i giovani airOratorio, ai SS. Martiri Torinesi di cui fece scrivere la vita dal Can. Lorenzo Gastaldi,il quale opinava che il luogo del loro martirio, in con­formità ad una illustrazione di D, Bosco, sia stata quella parte di Valdocco ove sorgono l ’Oratorio Sale­siano e la Piccola casa del Ven. Cottolengo. Tutto questo è notorio.

XVIII T E S T IS — (I ex off.) Rev.mus D. Joan- ues Vincentius Tasso.

Juxta 37 interr. Proc. fot. 3423 respondit :E ’ sempre stata mia intima convinzione che le

tante e si grandi opere iniziate e compiute dal Vene- rabile Servo di Dio in mezzo a tante difficoltà abbiano avuta per radice e sorgente feconda la sua fede. So­pra tutto nell’osservanza dei Commandamenti e dei suoi doveri era inspirato, non da motivi umani ma u- nicamente da principii di fede soprannaturale. Basta­va trattenersi un poco con Lui per subito accorgersi che era veramente un vero H om o D ei ; e la fede e il so-

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DE HEROICA FIDE '417

pramiaturale traspariva da ogni sua- parola e da tutta ■ la sua persona. Questo l ’ho' provato per esperienza personale.

E t jnxta 38 interr. Proc. fol. 3423 respondit :La fede che il Venerabile aveva così viva nel suo , F i d e m ¡J tran-

cuore, cercò di trasfonderla e propagarla anche negli t S a ? omni ope sa~ altri sia con la parola, sia nei catechismi, sia colla ■ predicazione, sia nelle conversazioni, nei sermonci- ni serali ai suoi giovani, e cogli scritti e colle Missio- - n.i.. Non ricordo particolari intorno alla conversio­ne di eretici ed acattolici. Fu sollecito a che i suoi .di- i„' ride liiÌmnos' suos seepoli fossero bene istruiti e fondati nelle cose sacre, pvaecipue a,mi . e ben uniti alla Chiesa ed al Papa. Non ho mai senti­to dire che alcuno dei suoi, figli sia venuto meno nella fede o si sia ribellato alla Chiesa. Tutto questo lo so per mia conoscenza personale.

E t juxta 39 interr. Proc. fol. 3423 respondit :Dai sentimenti che il Venerabile manifestava, §387

1 1 1 -r» i ' 1 1 * 1 - • • F idei my&teria sine in-non solo nelle Prediche ma anche nei discorsi privati, terrmss¡one meditata­si vedeva che considerava e meditava continuamentei 'grandi misteri della fede, e specialmente in occa­sione delle feste della Chiesa. Dal suo contegno in r Chiesa si vedeva che aveva un grande rispetto- per le cose sacre. Quanto al culto basta considerare il gran numero di Chiese e Cappelle fabbricate e ìa solenni­tà del canto e delle cerimonie con cui attirava i fede­li alle funzioni per- vedere quanto zelo ne avesse in cuore. Ouantopoi amasse il decoro della casa di Dio, §388 .

•7^ , 1 t 1 1 1 1 Cultus splendorem etsi manifestava da questo clip, sebbene nelle sue case decori*, domas Dot

vi fosse povertà in tutto, le sue Chiese erano molto ,mpense CUTllbat- belle e ricche come pure i sacri arredi e le- funzioni voleva che fossero solenni e grandiose sia per il can­to che per le cerimonie. Non avendo sempre sacerdo­ti e chierici in gran numero istituì tra i suoi giovani il piccolo clero, e la schola Canthorum per la musica sa­cra. Questo affermo per conoscenza diretta per aver assistito alle funzioni nelle chiese Salesiane da ragaz- ■zo e poi anche-in seguito da Sacerdote e da Vescovo-,. ■ provandone sempre grande'.edificazione. . -

E t juxta 40 interr: Proc. fol. 3424 respondit :Credo che la divozione del, Venerabile alla SS.:

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418 NUM. V.

Erg-a ss’mirn Euciia- Eucaristia fosse una delle sue caratteristiche princi- ■mtiaav devotisstmiis pali. Ammesso alla Prima Comunione ai-io od n an­

ni, ho sentito dire che la frequentò sempre, anche con disagio recandovisi da lontano quando era in famiglia ed a servizio. Alla festa aveva la divozione di fare la Comunione alla Messa Grande per-Pedificazione del popolo. Fin da ragazzo cercava tutti i modi per atti­rare i suoi coetanei alla Comunione. Ho pure sentito

§ 390 dire che nel Seminario di Chieri, non essendovi il SS.F\iionts uSim serbivi Sacramento in Cappella e l/uso della Comunione fre-

maximeque fovit. quente il Venerabile >si recava a comunicarsi'. neU’at-■ tigna Chiesa di S. Filippo ; ritengo che ciò facésse con'

licenza dei Superiori. . . .Fatto poi Sacerdote e Fondatore deirOratorio

si può dire che il suo lavoro principale era di attirare ,e disporre i giovani alla Comunione frequente. Anzi aggiungo, come del resto è cosa notoria, che la fre­quenza ai SS. Sacramenti fu il caposaldo del suo si-

§ 392 stema di educazione. La sua divozione alla S. Eue&-• UkntUSn.u1u UISccSnde- r stl-a si manifestava specialmente nella celebrazione

bimt- ■ della S. Messa, alla quale ho avuto il piacere di as­sistere ed anche servigliela qualche volta. Dall’atti- tudine e compostezza esteriore, dal modo di pronun­ciare le parole e fare le cerimonie si vedeva quanto fos­se viva e ardente la sua fede e divozione a Gesù Sacra­mentato. .Bastava osservarlo all’altare per essere ec-

- ■ citati alla pietà e alla devozione. Non solo a Torino,dove ho veduto, ma anche a Roma ed a Parigi, dove l ’ho sentito a dire dai miei confratelli e da altri, tutti accorrevano con grande trasporto per assistere alla Messa da Lui celebrata, ed offrivangli elemosine co­spicue affinchè la celebrasse secondo la loro inten­zione. Lo stesso posso diré della sua divozione alla

■ Visita al SS. Sacramento che faceva egli frequente­mente ed inculcava ai suoi giovani, in modo che un ■gran numero di noi, suoi allievi, la facevano anche

■ .. - durante la ricreazione. Giovò molto a sviluppare- la ._ ■ "■ § 393 . divozione alla S. Eucaristia e la frequenza alla S. Co-'

munione, l ’esercizio mensile così detto della Buona X ? pSrao“ m.i0' Morte da lui istituito nel suo Oratorio ed al quale egli '

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'dava grande importanza, ed io posso assicurare che .' se ne ritraeva gran frutto. Ancora oggidì ritengo'que- ■

sta pratica una delle più importanti ed efficaci p,er la vita e perfezione cristiana.

E t juxta 41 interr. Proc.'fol. 3426 respondit :Come fin da ragazzo il Venerabile fu sollecito a

. santificare le feste e farle santificare dagli altri, co- ■ § 394v , ♦ s - l i * * • • 1 * 1 1 1 /* PersoUicitus fu itu t die3me e notorio, cosi uno degli scopi principali della fon- festi sanctificarentur.

dazione dei suoi Oratori! fu appunto per attirare i gio­vani a santificare la festa coll’assistenza alle- Sacre funzioni e colla frequenza ai SS. Sacramenti allonta- tanandoli dei pericoli mondani.

E t juxta 42 interr. Proc. fol. 3426- respondit :Quanto alla predicazione della parola di. Dio pos­

so dire per mia esperienza, che le cose che diceva il Venerabile, e il modo semplice e grave con cui le di- geeva, faceva in tutti una grande impressione, e si ri- orationem hahens de re-

1 . . • : ' 1 1 x r bus divinisi-, animosmaneva da noi rammaricati quando invece del Vene- eXdtabat.

rabile ci predicava qualcun altro. Al tempo in cui ìo mi trovava all’Oratorio, ricordo che al mattino ci nar­rava la Storia Eucaristica, facendo risaltare special- ■ mente l ’Autorità ed i benefici del Papato. Nel po­meriggio invece ci parlava di argomenti morali o di­voti. Sul resto non sono informato.

E t juxta 43 interr. Proc. fot. 3426 respondit :Dopo la S. Eucaristia quella della Madonna era

la più grande devozione del Venerabile e quella che F i l i a l i d e v o tio n e B . V ir -1 j * *v ■ • • i i. j_j 1 ^ „ ginem nrosecutus est.inculcava di più ai suoi ragazzi ed a tutte le persone.

Prove di questa sua devozione alla Madonna sono il grandioso Tempio di Maria Ausiliatrice e l ’averla co­stituita Patrona della sua Congregazione, la Compa­gnia di Maria Ausiliatrice.e l ’istituzione delle Suc­re, chiamate col titolo di Figlie di Maria Ausiliatri­ce. A Lei ricorreva in tutte le circostanze e raccoman­dava agli altri di fare altrettanto. Alla Madonna rife­riva tutte le sue opere, ed anche le grazie e i miracoli § 397

, . . . . . . . . . . . . . . .. , , - E iu s p a tr o c ìn iu m in o m ­elie si attribuivano a lui,egli li attribuiva alia ivladon- nibus impiombaina. E difatti prima di. dare la benedizione che da tuttigli veniva chiesta, soleva dire un A ve Maria. Volleche nelle Chiese e Case si celebrasse con solennità

DE II EROICA FIDE 419

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420 NUM. V.

12ius cuiíum n.axím e l'o vebat.

§ 398

§ 399Devotionem e rg a Ange-

lüm C'usíodem com- m endabat.

§ 400.A lios sanctos devote co­

lui!.

§ 401lu stu s ex fide vivens vi-

debatur.

nità e divozione il mese di Maria, e contribuì molto a propagarla con il' bel libro che., ne scrisse. Voleva pure che si celebrassero le sue feste con solennità e divozione speciale, particolarmente colla frequen­za ai SS. Sacramenti. Ogni sera dopo la pre­ghiera e prima del sermoncino, ci faceva cantare qualche lode alla.SS. Vergine. Sia nelle prediche che nei sermoncini, ed anche nelle conversazioni private, parlava con grande unzione per eccitare la divozione e la confidenza verso di essa. Io ricordo sempre con riconoscenza che mi ha consigliato di recitare sempre tre A ve Marie mattino e sera alla SS. Vergine é di chiudere tra due A ve Marie tutte le mie azioni.

Ci raccomandava anche, con tenerezza speciale la divozione all’Angelo Custode e ci faceva cantare spesso la lode : « Angioletto del mio Dio ». A questa divozione aggiungeva quella del Santi ed in partico­lare quella di S. Francesco di Sales; da cui volle in­titolata fin da principio la sua Pia Società; professa­va gran divozione a S. Vincenzo De Paoli, e lo imi­tava specialmente nella sua grande confidenza - in ■ Dio. Aveva stabilito tra i suoi giovani più adulti e coadiutori esterni, le conferenze di. S. Vincenzo, li­na volta mi. disse con grande compiacenza che il pri­mo libro da lui scritto era una vita di S. Vincenzo de Paoli. Ebbe pure una gran divozione a S. Luigi Gon­zaga, in onore del quale istituì una compagnia tra i giovani deirOratorio per darlo modello e patrono per . gli studenti, come diede S. Giuseppe patrono e mo­dello agli artigiani. Al tro non ho da aggiungere. Que­ste cose le ho vedute io stesso nell*Oratorio.

XIX T E S T IS — (II ex off.). R. I). Joseph M a ­rnano.

Juxta 37 mterr. Proc. fot. 3504 respondil :Dichiaro che sia nel suo parlare, come nel suo es­

perare ed in tutta la sua persona, il Ven. fu unica­mente intento a santificare se stesso ed a promuove­re lo spirito di fede e di pietà nei giovani ed in quan­te persone lo avvicinavano. Chi trattava con Lui ve-

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DE HEROICA FIDE 421

deva un uomo pieno di fede e sempre diretto da mo ­tivi soprannaturali di cui potea dirsi : « ju stu s ex fide vivit ».

Et juxta 38 ìnterr. Proc. fol. 3505 respondit Oltre a quanto ho già deposto sui Valdesi e sul­

le Missioni, aggiungo la conversione del giovane ebreo Jarach, che conobbi già convertito e battezzato * § 402 compiere i suoi studi nell’Oratorio fino al consegui- Fdiosedq\mStem stu' mento' della laura in Lettere airUniversità di Tori- . no. Il Venerabile cercava nei suoi alunni di promuo­vere la fede sia colle pratiche- di Chiesa, , coir istru­zione-delle verità cattoliche ed anche coi libri scola- .

■ stici veramente cristiani componendo perciò egli stesso vari libri tra cui la Storia d’Italia.

E t juxta 39 interr. Proc. fol. 3505 respondit :Oltre il già deposto sullo spirito di fede del V en ..

aggiungo che egli procurò il decoro della Casa di Dio, pecolw.. fufrL Dei èt sia nella prima Chiesa di S. Francesco di Sales, sia •sr>lcndorem cu-, più tardi nel Santuario di Maria Ausiliatrice e nella ■Chiesa di S. Giovanni Evangelista, introducendovi ■ in essa molte pratiche di pietà con frequenza ai SS. •Sacramenti ed abbondanza della parola di Dio. Così pure in molti luoghi fuori di Torino come è notorio.Amava la solennità delle funzioni per cui fin da prin­cipio stabilì neirOratorio il piccolo Clero e scuole di canto e suono. Esigeva grande rispetto e pulizia nel­la casa di Dio. Ci ricordava la tradizione di Valdocco •dove si ritiene siano stati, uccisi, i martìri. Avventore ed Ottavio.

E t juxta 40 interr. Proc. fol. 3506 respondit :Il Ven. celebrava la S. Messa con divozione in-

• V ,i()ìterna ed esterna, con edificazione degli astanti, e lo sa.c.runi devotissime. . . 1 . . . . . . persolvebat,ammirai abitualmente inginocchiato a fare lunga pre­parazione e ringraziamento. E J un fatto che neirO ­ratorio si promoveva la S. Comunione e che ogni giorno molti si accostavano alla S. Mensa. Sugli al­tri particolari non ho altro da deporre.

■ E t juxta 41 interr. Proc. fol. 3506 respondit :Ricordo che il Venerabile -mi rimproverò una § m

volta per aver fatto un viaggio da Torino a Castelnuo- niHÌationei 7 urawt!cli’

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§ 406S. Sedi obsecfuentissi-

mus fuit.

§ 407Devotionen', erga SS.

Virginem- propagabat.

S 408S, Joseph, Angelum Tu-

telarem. S. Aloisium devote coiebat.

§ 409Fides supernaturaiis S.

D. ex eins operihus apparebat.

vo in giorno festivo. Allo scopo della santificazione delle feste istituì e promosse gli Oratori! festivi. Nel­le solennità ci esortava a prepararsi ed a festeggiarle santamente, specialmente coll’àccostarci ai. SS. Sa­cramenti. .

'Et juxta 42 interr. Proc. fol. 3506 respondit :Ho già detto che il Yen. aveva una perfetta sot­

tomissione. alla S. Sede e che ne venerava ed osser­vava non solo i Comandamenti, ma anche i consigli come manifestava nel parlare ai suoi giovanetti men­tre io era all’Oratorio.. Sul resto non sono informato.

E t juxta 43 interr. Proc. fol. 3506 respondit<Il Yen. parlava in pubblico ed in privato volen­

tieri della divozione alla Madonna, alla quale esorta­va a ricorrere nei bisogni.

Ogni anno si portava a Castelnuovo d’Asti nella regione Becchi e quivi si celebrava con solennità la festa del.SS. Rosario', come-fui io stesso testimonio-. Questa divozione la voleva viva nei suoi Collegi. Ricordo di avermi esortato a raccomandarmi a S.Giu­seppe per ottenere profitto negli studi e sanità corpo­rale. E-’ notorio che promosse mirabilmente la divo­zione a Maria Ausiliatrice, in cui onore eresse il gran­dioso tempio ed istituì le varie compagnie ed Opere come dissi altrove; Il Ven. fu devoto dell’Angelo Cu­stode e.ne promoveva il culto. N ell’Oratorio vigeva la Compagnia delFAngelo Custode e se ne cantava sovente una lode. Speciale devozione esisteva nel- FOratorio ai miei tempi a S. Luigi Gonzaga, a cui onore era dedicato un altare nell’antica Chiesa; se ne facevano le sei Domeniche in suo onore e se ne can­tava Finno o lode propria. Si celebrava del Santo la festa solennemente con processione.

XX T E S T IS — (III ex off.) — R. D. Franciscus- Maffei.

Juxta 37 interr. Proc.' fol. 3559 respondit :Il Yen. ebbe la fede Teologica soprannaturale;

questa fede la manifestò colle sue preghiere, col mo­do edificante con cui Egli celebrava la S. Messa, nei discorsi che faceva e al pubblico e ai giovani ed in taxi-

'4 2 2 ' k u m . v. . '

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Dk HEROICA FIDE 423

te Opere che fondò' tutte dirette alla maggior Gloria di Dio.'Di tutto questo fui io stesso testimonio ocu­lare ed auricolare.

E t juxta 38 ìnterr. Proc. fol, 3559 respondit :So che il Ven. per preservare i suoi giovani ed

anche i buoni cattolici dagli errori dei Valdesi scris- Multa 'scimi' in fìdei se vari Opuscoli in proposito nella collezione delle tmtlonem- Letture Cattoliche.

E t juxta 39 ìnterr. Proc. fol. 3560 respondit 'Oltre a quanto ho già deposto aggiungo che iì

Ven. promosse il culto divino coll’edificazione di va- §411rie Chiese in Torino ed altrove dove fondava i suoi 'vere studnit. collegi. Era quanto mai sollecito nel promuovere-lo splendore delle funzioni che celebrava nelle sue Chie­se. A questo fine istituì il piccolo Clero e la scuola di Canto Sacro. Di queste cose fui io. stesso testimonio..

E t juxta 40 interr. Proc. fol. 3560 respondit : *Il Ven. ci raccomandava soventi volte la divo-zio- g a9

ne alla SS. Eucaristia animandoci alla frequente Co- E,-s? ss.mam Euchari-1 1 1 1 o -IV r • st i am devotissimus.mumone. Ho già detto che celebrava la b. Messa- m

modo edificante. Lo vidi molte volte in Chiesa inten­to a pregare e con tale devozione e raccoglimento che ispirava anche l ’amore alla preghiera negli altri.

E t juxta 41 interr. Proc. fol. 3560 respondit :Per promuovere la Santificazione delle feste, ri­

cordo che il'Ven. oltre l ’Oratòrio di Valdocco aveva Dicmm festonmv sancti- aperto due altri Oratorii in Torino, dove alla festa fu'ai50VI?m piomovit. celebravano le Sacre Funzioni mattino e sera e man­dava alcuni giovani studenti per fare il catechismi:, ed io pure fui mandato per due o tre anni airOratorio detto di Vanchiglia.

E t juxta 42 interr. Proc . fol. 3561 respondit :Dai discorsi che il Venerabile faceva ogni sera a m

noi giovani e dalle istruzioni che faceva al pubblico f i sanctomm Patrnm doc*0 n n tr inart i v e n e r a b a t u r .

vedeva evidentemente il rispetto che aveva per la p; -. rola di Dio, agli insegnamenti dei SS. Padri ed alle de­cisioni della Chiesa. Sul resto non sono informato.

E t juxta 43 interr. Proc. fol. 3561 respondit :Il Ven. aveva molta divozione a Maria SS. Que­

sta divozione la inculcava ai suoi .giovani continue-

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424 NUM . V.

niente. A Maria SS. sotto il titolo di Maria Ausiliatri- cuitum Deipara« virgi- ce, dedicò il grandioso Santuario che eresse in'Val-

n3s maxime favit. ¿0cco, e procurò sempre che le feste principali della Madonna si celebrassero con grande pompa e solen­nità. Istituì pure, ad incremento della pietà, varie compagnie in onore della Madonna, già da me ricor­date, ed ottenendo speciali favori ed indulgenze dal­la S. Sede. Ritengo che il'Ven. fosse divoto dell’An- gelo Custode avendo intitolato al medesimo un Ora­torio festivo. Era poi divoto dei Santi e in particolare

§ 416 di S. Francesco di Sales, cui dedicò l ’Oratorio Prin-A hcs banctos coiuit. c { p a j e ■ a Luigi a cui edificò un altro Oratorio, festi­

vo, ed una compagnia detta di S. Luigi. Era pure di­voto di S, Giuseppe, che propose patrono dei giovani artigiani. Di tutte queste cose io stesso fui: testi­monio.

E x P r o c e s s i; O r d in a r io

II T E S T IS — R. D. Joachimus Vincentius Befto.

Juxta 21 interr. Proc. fol. 315 terg. respondit :§ 417 D. Bosco, finché visse, per quanto mi consta, fu

DloiS?asticar?eg6stse5‘- sempre esattissimo nell’osservanza dei precetti di Dio ìuere061 sanctissima e della Chiesa; tanto da giovane, quanto da chierico,

mi consta che era modello in tutto nella pietà ai suoi compagni sia nei suoi doveri di religione, come scola­stici. Trovandosi a Chieri studente in Collegio, istituì

cam studufcherit va--u*ia compagnia detta delV Allegria tra i suoi compa- ‘ tutf ' societate, Àdem in cui gli ascritti si impegnavano a frequentare cLbevosSfovnes inter i Sacramenti, santificare la festa, fuggire la bestem­

mia, i cattivi compagni, i cattivi discorsi, e così nel cercare la vera allegria per mezzo dì una coscienza monda e pura, che è la vera pace nel servire il Signo-- re : servite Domino in laetitia; e tale massima prati­cò egli costantemente sino alla morte, e la inculcava ai suoi allievi. Per poter poi imprimere meglio nella mente de’ suoi subalterni e degli esterni che frequen­tavano rOratorió, fece scrivere sotto i porticati a.

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DE HEROICA FIDE- 425

grossi caratteri tutto'il Decalogo in latino ed in ita­liano, e molti testi della Sacra Scrittura, còme si può § m vedere tuttodì. Inoltre D. Bosco divenuto prete pra- D®cealt°Jlut“ s ^ ticò pure i consigli evangelici, sebbene non avesse Htteris. ancora fatti i. voti religiosi. Quando poi ebbe formato le regole del suo Istituto, la sera del 14 Maggio 1862 mentre consacrò se stesso al Signore per tutta la sua vita, ricevette pure i voti triennali da alcuni suoi pre­ti e chierici. D ’allora in poi la sua più grande solleci- T §42C!

... -J: 0 . . . In stanti reguias et So-tudme fu sempre di praticare e di far praticare sia le cietatis constitutiones

. t 11JT . , . . . . . servavit ipse, atque utregole dell Istituto pe suoi giovanetti, sia le costitu- servarentur curavit. zioni della Congregazione agli ascritti alla Società Salesiana. Questa sollecitudine si accrebbe in lui spe­cialmente dopo l ’approvazione delle Costituzioni. Il _ - suo zelo nel promuovere la gloria di Dio e la. salute in Dei gloria anima- delie anime, e l ’esaltazione della Chiesa Cattolica, e Sarac6inSShoiicaefi- la difesa della fede cattolica, fu sempre lo scopo di fdueit defendenda totl3S tutta la sua vita, come lo dimostrano le moltissime sue opere a tale fine intraprese. Oltre quelle di già sopra accennate, sono da numerarsi la pubblicazione periodica delle Letture Cattoliche a cominciare d ati, periodica^premeri- marzo 1853, di cui attualmente si stampano' quattor- coniu\a?itum erro" dicimila copie ogni mese. Il; numero complessivo di queste buone letture sio ad oggi ammonta oltre a sei milioni. Queste letture hanno per scopo principale il combattere gli errori dei protestanti. Alle Letture Cattoliche aggiunse la pubblicazione della Biblioteca della Gioventù Italiana, ossia^dei classici italiani e la- 'opthr.orum taiicorum tini purgati a cominciare dal 1869 con tremila asso- SpSÌSS mvlnfutl ciati e se ne sparsero circa trecentomila copie, non curavit. contando gli associati. Inoltre D,. Bosco pubblicò nel 1847 il Giovane Provveduto, ossia un libro di divozio­ne di oltre 500 pagine, compilato per prevenire i gio- Ad {uver|,ff 'iSdem -Ul. vani dai pericoli contro la fede e per avviarli, alla pie- tandam apposita n-

. - x 1 . n *1* • t V 1 bvu m composmt.ta. Si sparse di esso oltre tre milioni di copie. Pub­blicò ancora altre operette, come per es. la Chiave del Paradiso, la Figlia Cristiana, la Storia Sacra e Sto­ria Ecclesiastica, e Storia dJ Italia, in cui ebbe di mi­ni specialmente tralasciare certi fatti inopportuni per h gioventù, e di rilevare quei punti che servono di

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426 NUM . V.

AHos liblof 5p reSertim ' fondamento alle verità della fede> e di scegliere quei histoncos, ad cathoii- fatti che si riferiscono al culto esterno, al Purgatorio,c&iYi fìdcin defenden-dam ac ^cciesiasticàm alla Confessione, Eucaristia e simili : verità tutte in candam scripsìt. allora combattute fieramente dai protestanti in tre lo­

ro periodici ; come pure di riferire i fatti storici nella loro integra verità, specialmente a difesa della Chie-

§ 426 sa e del Papato. Tutte queste pubblicazioni, special-Inquìh5 use demmmirn- mente l etture Cattoliche, irritarono talmente i

n.odis a tte n ta rm i protestanti che, non riuscendo a farlo desistere colle dispute e colle vistose offerte di danaro dà tale pub­blicazione, passarono alle minaccie ed ad attentati al-

- la sua vita.- Infatti una sera, mentre faceva scuola al- rOratorio, forse nel 1853, vennero due uomini a chia­marlo perchè andasse in fretta al Cuor d5Oro (picco­lo albergo o bettola) a poca distanza per un moribon­do. D. Bosco vi andò tosto accompagnato da quattro

§ 427 de’ suoi, giovani più grandicelli, che lasciò fuori dellaVS um Serv0 Dei pa‘ porta. Quivi a piano terreno, trovò alcuni bricconi

che cercarono con mille insistenze di fargli bere un bicchiere di vino, che D. Bosco, mi disse, temeva fos­se avvelenato, perchè preso in bottiglia a parte e per altri indizi!. Egli si rifiutò dai bere e fu condotto dal supposto ammalato, che era uno di quelli che eran ve­nuti a chiamarlo. Questi, ad alcune sue domande, die­de in uno scroscio di risa, dicendo.: — Mi confesserò domani mattina. — Quindi Don Bosco se ne uscì di là e ritornò a casa co? suoi giovani. In seguito poi ad indagini fatte praticare da persona confidente, seppe che coloro avevano avuto il mandato da una persona di fargli bere quel vino che avea preparato, pagando intanto loro una lauta cena.

Un'altra volta cioè nello stesso anno 1853, un giorno verso le ore sei pomeridiane, D. Bosco men-

§ 428 tre trovavasi in mezzo ai suoi giovani, venne assalitoPadSne«Sm quaeritar da un cotale da lui conosciuto e beneficato, il quale -

con un lungo coltello in mano cercava di raggiunger­lo e ferirlo. D, Bosco ebbe appena il tempo di riparar-

. si dietro un cancello; Dopo alcune ore venne avvisata la questura che mandò due carabinieri ad arrestarlo.I giovani avrebbero voluto farlo a pezzi ; ma D . Bosco

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DE HEROICA FIDE 427

sempre lo impedì. All'indomani il Questore fece do­mandare a D. Bosco se perdonava all’aggressore, ed egli rispose che perdonava tutto. Si raccomandava pe­rò in nome della legge, alle autorità di tutelare le per­sone e le abitazioni di pacifici cittadini. Ma allindo- mani lo stesso individuo attendeva di nuovo che D.Bosco uscisse di casa. Un amico di D:. Bosco, il Cava­liere Dupré, vedendo che non si poteva aver difesa dalla polizia, chiese a quel miserabile ragione del suo iniquo operare. Rispose : — Sono pagato; mi si dia quanto altri mi dànnoed io me ne andrò pe’ fatti miei.— Don Bosco gli fece rimettere, per mezzo dello stes­so Dupré, lire ottanta con cui quel tale potesse paga­re il fitto di casa scaduto ed altre ottanta per anticipa­zione di altra pigione lontana dairOratorio.

Un mese circa dopo, una. Domenici a sera, Don §490Bosco venne richiesto in fretta per confessare una am- A iia i-efertur m eius vi-

i 1 1 n , A * r , , . t am fraus.malata in. una casa non lontana dall Oratorio. n,gliper maggior sicurtà condusse seco alcuni giovani, due dei quali li lasciò ai piedi della scala, e due alPu- scio dell’alloggio dell’ammalata.Entratovi, trovò una; donna ansante, e quasi moribonda, nella cui stanza, vi erano varii uomini di sinistro aspetto. D. Bosco li invitò a ritirarsi un momento per poter parlare di re­ligione all’ammalata. Questa però gridò : — Prima di confessarmi, voglio che quel briccone che mi sta di fronte si ricreda delle calunnie che mi ha affibiate. —Intanto s’impegnò un clamoroso alterco tra l ’amma­lata ed i circostanti : si alzarono in piedi e si spensero i lumi, e D. Bosco capì che era in critica posizione.Ad un tratto sentì che quei tali s’erano armati di ba­stoni, e cominciavano a tempestarlo. D. Bosco per

.istinto, prese la sedia su cui era seduto, e se la pose capovolta sul capo, riparandosi dai colpi che gli me­navano. Iiìtanto cercò di avvicinarsi airuscio, e tro­vatolo chiuso a chiave, con un colpo violento ne con­torse e strappò la serratura (per la forza muscolare straordinaria di cui era fornito) e se ne uscì, e difeso dai suoi giovani,-se ne ritornò aìl’Oratorio. In questo frangente non riporto alcuna grave ferita, se non una

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428 NUM . V.

§ 430A duonun- sicariorum

ag-gressio-ne per ca- nem 'Jiberatur.

S: 431Testis seientute causa.

§ 432H a c r e t i c o r u m convers i c i

n et n f o v c b a t .

§ 433 Ad rem factum

bastonala ricevuta sul pollice della mano sinistra, ;CO& cui teneva la sedia, che gli portò via l ’u n g h ia ^ g li fiaccò il polpastrello, e ne conservò la cicatrice per- tutta la sua vita. Questo attentato, come credeva.ppn Bosco, e dame pure udito, fu ordito per farlo desiste-, te dal calunniare i Protestanti, come essi dicevano,

Una sera piovosa e nebbiosa del 1854 D. Bosco 4 *. tornava sul tardi dalla città, e tutto solo discend'ea dal Santuario della Consolata, per via che conduce Cottolengo, quando due individui ad un tratto si av-, vicinarono a lui, e lo assalirono improvvisamente get-: tandogli uri mantello sulla faccia, e tentando di chiù-1 dergli la bocca con un moccichino. In quel momento comparve un grosso cane di color grigio, che urlando si slanciò con le zampe contro 1& faccia di u#o, e, .colla bocca spalancata contro l ’altro. Spaventati quei'due si misero a gridare tremanti : — Chiami questo- cane,— Sì che lo chiamo — disse D. Bosco — ma lasciate in libertà i passeggieri. — Ma lo chiami tosto — sog-, giunsero. — Don Bosco lo chiamò, e quei due ripia-. sti liberi si misero tosto in fuga ; mentre il cane, po­stosi al fianco di Don Bosco, lo accompagnò sino.tal-, l ’ingresso dell’istituto del Cottolengo. Quivi D. Bo­sco riavutosi alquanto e ristoratosi, fu accompagnato alUOratorio. -

Questi fatti tutti narrati li ho uditi da D. Bosco stesso : dai quali risulta quanto D. Bosco ebbe a sof­frire per la difesa della fede cattolica e per la salute delle anime.

Aggiungo ancora che 1). Bosco, oltre le altre o- pere iniziate a difesa della cattolica fede, cercò pure di trarre sulla buona via il ministro dei. Valdesi per nome De Sanctis, scrittore delVAm ico di Casa e di un Opuscolo contro la confessione. Ebbe con lui varie private conferenze, in cui lo convinse de’ suoi errori. Allora I), Bosco lo esortò a rientrare nel seno della Chiesa. Il De Sanctis rispose che aveva famiglia... e senza-mezzi di sussistenza. D. Bosco'lo assicurò che avrebbe diviso con lui il suo pane, e che i cattolici non

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DE HEROICA FIDE 429

. i r i • .D J '

Tavrebbéro' abbandonato. Ma ne fu nulla. Questo m i­to Phòlséntitb pure da Don Bosco stesso a raccontare, . .' ';"Sò purè anche che D. Bosco ricevette nel’suo1 Q-. iures LSUcos et

■ratotiò pafecchi giovani protestanti ed anche Vbrei, s; et'•quali lg¥ai {irtamente istruì e dispose per farli’ abiura- , $#«»■?«».re r propri'errori e battezzarli. *’ V r<-7 ,

’"■Èt 'fyxffizz interr. Proc. fol. 319 terg. respo'Mit § ^''Fin11 ' dà fanciullo raccontava a’ suoi' comp^^ii a puentia.-'t voruin

eseiipi'édificinti che aveva sentiti nelle prediche^.fa-1} pietàte"V veb. v tn .cencio'loro fare prima e dopo il segno della Santa Oro- 'cer'Divénii'tó chierico alle Domeniche soleva fare il ,cun>,jsset-satóum- a- Càtèchism'o aigiovani di 16 o 17 anni, con graniesua^. s

'soddisfazione e gusto, come asseriva egli stesso ¡per r ,docebat- incro'faggi'are noi a fare altrettanto. Nel secondo . 11119,. . di iìtó'àofìà' col permesso del Parroco di Castelmiovo à ’Nslì^ 'tomipciò a fare discorsi in patria e nei" paesi .. vicihr. Una yolta, trovandosi nel paese dì Cinzano, in, Adhuc phiiosopMae da-...» • f-, v 1 i-ik' '■ 1 • r\ -T'» v m 1 • • ~ kat operam, cum sa-cui célébrayasi la testa di b. Rocco, manco il predica- cros sermones habere t o r e e ‘siccome nessuno dei preti presenti osava inet- coepzt‘ tefSi à1 jjreàicarg. all improvviso,egli invitato, dopo al­cuni ’minuti'sali il pulpito e fece il panegirico di S.Ròcco' còn'.'tanta disinvoltura e brio, che fece stupire gli stessi,. provetti. Divenuto sacerdote, _ suo zelo -era di insègnafe' aiv giovani ed agli altri fedeli ignoranti le verità .‘di nostra religione sino alP estremò della sua vita';'e colla’’parola e cogli scritti, in pubblico ed in privatój ' non cessò; mai di inculcare le stesse verità’ della'Fede .^Quando poi potè avere sacerdoti suffìcien- § 4.3Sti, "d’dccbfHq ' colla; S. Sede, mandò molti sacerdoti, '^ 0 ^^^,™*’ fivd6£ suore”é Ìaici, come già dissi, nelle missioni straniere vera docuit- per propagare la, lede cattolica fra i selvaggi. La sua fede poi'palesò in modo al tutto singolare coll incul­care cpiitìnuamepit^ fra i suoi subalterni, Peserciziò della presenza di, I)ip, facendo mettere questa massi- f mma' D ió:l i vede, nei luoghi di studio e di lavoro ed al- Sa,e V Z T a d p K tre sentenze" cielìà S. Scrittura sotto i porticati della tem <*coiendis insti-. Casa. Non permetteva ad alcuno che si servisse ad li­so profano dei detti della S. Scrittura, dicendo che con'Dio non si burla. Aveva pure una vivissima fede nella presenza reale del SS. Sacramento che esterna-

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430 NU M . V.

Dei praefentfam appo- va s*a uella celebrazione di vota della S. Messa, sia. ¿ d iSi u v e n S Jtm S te5 col^esigere dai suoi preti che la celebrassero santa- tugiter revocabat. . mente e recitassero il Breviario digne attente ac de-

t ^ r, . ■ ■ vote• ^er accrescere tal fede ne5 suoi allievi di tutteIn Christum Euchan- 1 , 1V - ~ _fitiae nube velatura le Case, stabili la Compagnia del So. Sacramento.eximia S. D. venera- T r i • , i i i • v i r •tio. La sua tede si estendeva anche a tutte le venta defini­

te dalla Chiesa, e prestava il suo pieno assenso non g U2 solo a tutti gli insegnamenti del Papa in cose di fede

Divims veris summa e di morale e disciplinari. ma si ancora nelle cose di-in D Th1 fìdA«:

sputabili dicendo : « Che per lui un desiderio del Pa~§ 443 Pa era nn comando ». La stessa adesione professò al-

con&regatiormm _ _(po- le decisioni delle Congregazioni Romane, e voleva.manarum decisioni- . . . . . ° *bus obsequentissi- che tutti noi ne seguissimo l ’esempio. Prova né sìa.ITIVI S. « * ' \ c 'ì / * *

la prontezza con cui nel 1867 si arrese a correggere- tosto gli appunti che gli erano stati fatti sulla vita di S. Pietro, da lui pubblicata in occasione del Cente­nario dei SS. Pietro e Paolo, per cui Pio IX con lette­ra 22 luglio dello, stesso anno si congratulò col Servo di Dio, scrivendogli queste parole : « Quum probe no- - « scannas qtiae sìt tua pietas, certi eramus te. in nova . « editione tui libelli inscripti il Centen&riadi San -, « Pietrof ea omnia sedulo exquuturum, quae nostra. k< Indicis Congregalo anìmadvertenda cens.uìt ».

Romaai auc 11 Serv0 di Dio ci. ricordava pure sovente che uno ■fensorfe strenuus de" degli scopi della Congregazione Salesiana, era pure ’

quello dì sostenere e difendere l ’autorità del Sommo.. Pontefice e della Religione, nella classe meno agiata della Società, e particolarmente nella gioventù peri­colante, colla parola, e cogli scritti, e colla stampa ; ed una prova fu l ’impianto di varie tipografie., che attuai- • mente sono in numero di undici.

Sostenne pure nella sua Storia d’Italia e Storia . Ecclesiastica con argomenti perentorii il Dominio

pontiftcum ttmporaiem temporale dei Papi, necessario per esercitare libera- ■ ■ditionem sustinuit. mente la loro autorità, per cui meritossi le congratu- ■

lazioni di Pio IX e dovette sostenere alcune perquisi­zioni domiciliari, come già dissi sopra. Nel 1870 D.

Dogmati&§ *1nerrantiae Bosco trovandosi a Roma in occasione dèi Concilio • tfo n fv a k fe contuSf" Ecumenico Vaticano, seppe che Mons.-, Gastaldi, al- ■

lora Vescovo di Saluzzo, si era messo; dalla.parte di.

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.DE HEROICA FIDE 431

quelli che sostenevano l ’inopportunità della defini- ■■zioue dell'’infallibilità Pontificia. Egli allora, presolo . ■ in disparte, con varie ragioni l ’indusse a mutare con­siglio, indicandogli in pari tempo libri varii che l'a­vrebbero ajatato meglio a sostenere l ’opportunità della definizione, come infatti fece Monsignor Ga­staldi con isplendido successo.

Questi sentimenti di profondo rispetto, adesione g me sottomissione a tutti gli insegnanti del Papa, sia OÌS uiT ®0.begi®n'

1 , i - • i . • -ta ^ i - -r -v ♦ , ■ tl.am P o n tifìci Sale-pubblici che privati, D. Bosco li lascio come m testa- w mcuicavit.mento ai suoi figli, pubblicando nel 1887 che gli alun­ni. della Congregazione non si discostassero mai da tali .sentimenti verso la S. Sede Apostolica ad imita­zione di S, Francesco di Sales loro patrono, adducen- do per ragione che il Papa nel governo della Chiesa ■ in modo particolare è assistito dallo Spirito Santo.Questi sentimenti furono pubblicati eziandio da D.

■ Bosco stesso in un indirizzo presentato al Papa. D.Bosco per l ’amore che aveva per la Chiesa, s’indusse nel 1866 d’accordo col Papa, a trattare col Governo Italiano per impedire la soppressione di varie Dioce­si, e per' provvedere :alla nomina di.molti Vescovi a varie Sedi vacanti, in seguito alla rottura del. Go­verno colla S, Sede. In quest’occasione D. Bosco pre­sentatosi al Ministro Ricasoli, se ben ricordo, e facen­do professione di fede cattolica, apostolica, romana, g. m quegli rispose: — l o sappiamo che D. Bosco è più DLIfastkiS”egatPon£ cattolico del Papa. — D. Bosco si adoperò pure pres- ®er egetus’ Clim so il Governo perchè i Vescovi ottenessero le tempo­ralità senza compromettere i diritti della Santa. Sede ed il decoro dei Vescovi. Pio IX lodò la prudenza di D. Bosco in questo spinoso affare, come seppi da lui stesso.

Trovandosi D. Bosco a Roma nel 1874, la'Socie- § m ■tà Carnevalesca avea determinato di dare un ballo al Ampiutheatri

i -, . • , -, . T T . M a vii profa.ii.ation.emColosseo; ed egli si presento al Ministro Vigliam, spedivi*, pregandolo d’impedire tale profanazione, e lo otten­ne infatti. So pure che si. adoperò’ presso lo siesso Mi- ■ ' nistro per impedire i lavori pubblici che si facevano, ibidem prof iatio au in giorno festivo nella città di Roma. I l Ministrò prò- G1 dominicI obstltlt-

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432 NTJM. V.

§ 451Ibidem trium. religto-

sarum. dom uun su.p- pressionem im p edii!

§ 452Inter suas angustias,

Pontificis paupertatis non est obìitus.

§ -453P ecuniain . Sanctae

di colligebat.Se-

§ 454B ello in E cclesiam sae-

viente, pro ea preces fundi iussit.

§ 455litvenum oedcsiasticam

vocationem fovit.

§ 456Adu'ltis ad ecclesiasti-

cum statum educan- dis, opus M ariae A- d iu tn cis instituit..

§ 457S e p t e m sacerdotum

mil-lia- educavit.

S 458Episcopos peculiari

obsequio habuit.m

mise e vi si.adoperò, ma.non riuscì, dicendo che quei lavori dipendevano non dal Governo ma dal Munici­pio. Si adoperò pure presso il Ministro Lanza per impedire la soppressione di tre Case Religiose, Torre dei Specchi, Trinità dei Monti, e delle Suore di Carità alla Bocca della Verità; e vi riuscì, sebbene con molti contrasti da parte dei colleghi, come disse il Lanza a D. Bosco stesso. D. Bosco anche nelle sue strettezze trovò modo di soccorrere il Papa nella sua. augusta povertà. Di fatti nel 1849 mandogli una que­stua fatta fra i suoi giovani, che sali alla piccola som­ma di L. 35, quale venne gradita : in prova ricevette un pacco di medaglie e corone, con una- lettera d’àc- compagnamento.

E t iuxta idem interr. Proc. fol. 324 respondit :Il Servo di. Dio quasi tutte le volte che andava a

Roma, il che accadeva ben sovente, portava sempre vistose offerte Papa. Fin dal 1860 quando comin­ciò la guerra più manifestamente" contro la Chiesa ed il Sommo Pontefice, il Sèrvo di Dio ordinò di ag­giungere nelle consuete preghiere un Pater, Ave e Gloria, pei bisogni di S; Chiesa, quale pratica dura tuttora in tutte le Case Salesiane. Per questo fine stesso di promuovere la gloria di Dio e l ’esaltazione della Chiesa, si diede a raccogliere e coltivare gio­vani di buona indole ed avviarli alla carriera ecclesia- stica. In seguito a cagione della leva militare, istituì come già dissi, Top-era di. Maria Ausiliatrice diretta a coltivare le vocazioni ecclesiastiche dei giovani a- dulti esenti dalla leva militare. Il Signore benedisse talmente questa e le altre sue fatiche, che si possono calcolare al presente ben settemila Sacerdoti usciti dalle Case di D. Bosco a beneficio delle varie Dioce­si., i quali Sacerdoti non avrebbero potuto fare i loro studii senza il concorso della carità del Servo di Dio.

Il Servo di Dio ha sèmpre professato la più grande venerazione verso tutti i Vescovi, e nulla in­traprendeva sin da1 principio ■ dell’Oratorio senza il parere dell’Ordinario Diocesano. Riteneva come ve­ra sua fortuna, quando qualche Vescovo veniva a vi­sitare la Casa' sua od a fare qualche funzione nella

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DE HEROICA FIDE 433

sua Chiesa, e quando poteva prestare loro qualcheservizio ed aiuto. Inoltre quando qualcuno di essi a- , 4 §459 J

. J . P resbysteros deerran-veva qualche povero prete o chierico, o sospeso, o pò- tes benigne, excipte-

■i 11 t-n -r~\ i ’ . b at et ad obedientiamvero, o ribelle, D. Bosco lo accoglieva m casa sua, e red-ucebat. si adoperava per riabilitarli in faccia a Dio ed ai loro Superiori ; e posso dire che riguardo ai preti vi riu­scì sempre felicemente, e riguardo ai chierici il più delle volte. Ne5 suoi viaggi passando per qualche cit­tà Vescovile, dopo aver fatto una vìsita al SS. Sacra- quo^vet, ord i­

mento in qualche Chiesa, passava ad ossequiare l ’Or- na'rios invisebat- dinario. Infatti nel i 8 6 ó il Governo Italiano avendo mandato a domicìlio coatto Monsignor Rota, Vesco­vo allora di Guastalla, questi venne a Torino, ed ar­rivatovi di notte, venne a bussare alla casa di D. Bo­sco per avere ospitalità. D. Bosco lo ricevette con gran piacere in casa, dove Mons. Rota si fermò per epìscodus e dioecesi° , . . . exsuì m S. D. 'Somasei mesi ; dopo il qual tempo ritornato m diocesi, seri- sex enses diversa- vevache i giorni più belli e tranquilli di sua vita li aveva passati a Torino con D. Bosco. Io stesso ho ve­duto Monsignor Rota, e sentii da lui le parole con cui manifestava tale sua soddisfazione.

Il Servo di Dio aveva pure tutto il rispetto ver*- ' ' so i semplici sacerdoti, i quali accoglieva con bontà in. sacerdote« obser- ed ammetteva alla sua tavola ; e quando sentiva che 8 ' s“ qualcheduno disonorava il suo carattere, ne provava profondo dolore; e si adoperava come già dissi per riabilitarlo, colle esortazioni, con lunghe conferenze, e con soccorsi pecuniarii. Potrei all'.uopo citare esem­pi e nomi diversi, quali, però tralascio per delica­

tezza.Il Servo di Dio si confessava regolarmente ogni § m

otto giorni, e durante i viaggi anche più sovente. 0 cpteC\ aa t lu ° p lH e b a tsua

Prima di mettersi in viaggio faceva il segno di croce e qualche preghiera invocando Pajuto del Signore.Io lo accompagnai nei viaggi per circa io anni, ed in questi ebbi occasione di ammirare la sua pietà. Esor­tava poi sempre i giovani suoi a fare quotidianamen- E rg a E ucftaristiam ve-

te la visita al SS. Sacramento e frequentare la Comu- - a n i S i s ^ c i e b a t ^ o ?

nìone ogni giorno secondo il consiglio del confesso-, S Ì e m brS r t S

re. A questo fine istituì la Compagnia del SS. Sa- tur- cramento, e quella così detta del Piccolo Clero, la

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434 NÙ3VI. V.

§ 465U t pueri, n u lla inter-

p o sita m ora, ad sa- cram. syn axin initia- rentur, curabat.

§ 466Stim m a pietate sacro

•operabatur, et cu ra­b at u t a lii p a rli pie- tate operarentur.

§ 467Fidei m ysteria, praeci-

pue dom inieae pas- sionis. Servi Dei a- nimo suavia.

Sum m a pietate Deipa- ram -prosecutus est.

§' 469E iu s festa solem niter

celebrabat.

§ 470Scriptis erga- eam de-

votionem fovit.

Compagnia dì S. Giuseppe per gli Artigiani e la Compagnia di S. Luigi per gli esterni. Voleva che i giovanetti appena ne fossero capaci, fossero am­messi alla prima Comunione, affinchè, come egli di­ceva, il Signore prendesse possesso dei loro cuori, prima che venissero guasti dal peccato. .Egli non so­la celebrava la Messa con la più edificante divozione, ma allo stesso fine sorvegliava gli altri suoi Sacerdoti che facessero la preparazione ed il ringraziamento debito. Ogni anno negli Esercizi spirituali racco­mandava caldamente ai medesimi di leggere le sacre cerimonie per emendarsi, dai d ifetti,qualora ne ^ves­serò incontrato alcuno.

E t iuxta idem interr. Proc. fol. 325 terg. re- spondit ;

Il Servo di Dio aveva pure una tenera divozione verso la Passione di Gesù Cristo, come per tutti gli altri misteri di nostra santa religione ; e la raccoman­dava istantemente a tutti i suoi dipendenti. A tale uopo voleva che si facesse la Via Crucis nel mese dì Marzo in tutte le Case della Congregazione; ed in tali circostanze quando poteva egli stesso vi prende­va parte, e lo si vedeva compreso dai sentimenti di compassione verso il Divin Salvatore pe’ suoi pati­menti sofferti per la nostra salute.

E t iuxta idem interr.. Proc. fol. 326, respondit :Era divotìssimo della Madonna e soleva dire che

fu sempre la sua guida. Fin da chierico colla predi­cazione'cominciò a propagarne le glorie. Introdusse nelle preghiere comuni dell’Oratorio questa invoca­zione : « Cara Madre Vergine Maria, fate che io sal­vi l ’anima mia »'. Non lasciava mai passare alcuna solennità di M.aria SS. senza preparare i giovani a ce-, lebrarla dìvotamente coll’accostarsi ai SS. Sacramen­ti. A questa scopo fece stampare un libretto col tito­lo : N ove giorni consacrati a Maria ed un altro libro, cioè il M ese di M aggio, per rendere popolare la sua divozione ; e questo Mese di Maria dispose che si fa­cesse in tutte le Chiese della Congregazione, come si pratica tuttora. Professò sempre particolare divozio-

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DE HEROICA FIDE 435

ne verso Maria SS. sotto il titolo della sua. Immacola- vn-sim l/imaeva ìabe ta Concezione, e ne istituì la Compagnia pei suoi gio- c™^Isc?iplìtSo’ vani. In particolar modo la onorò sotto il titolo di Au- x i l i u m C h r is t ia n o r u m coll’erigere un sontuoso San- Virgini Christianorum

tuario annesso alla Casa principale di Torino. Ebbe phim magSumteS- verso di Lei tanta fiducia,che incominciò questo gran- cavlt* dioso tempio senza alcun fondo, quale condusse a ter­mine in meno di tre anni. Questo tempio costò circa un milione e sentii da D. Bosco più volte a dire che ol­tre ottocentomila lire vennero pagate con offerte fatte dai fedeli per grazie ricevute. In questa chiesa istituì § 473

, , A ■ c , -, 7 . • A , • 1 Ibique A rehiconfrater-pure 1 Arciconfraternita di Marta AusiUatnce, la qua- nitatem m stituit.

le oggidì contra oltre trentadue mila associati.E t iuxta idem ìnterr. Proc. fol. 326 terg. resspon-

dii :Professava pure la divozione dell’Angelo Custo- § m •

de, cui dedicò un Oratorio ; verso S. Giuseppe, cui de- T j ephumAngSsum,Pf: dico un Altare nella Chiesa di Maria Ausiliatrice ; tram; et P auium , s. verso i SS. Pietro e Paolo, S. Luigi Gonzaga, San pusfme cotuit. ag'% Giovanni Evangelista, cui. dedicò una sontuosa chiesa in Torino, presso il tempio protestante, sul cui fron­tone fece ritrarre in mosaico l ’immagine del Di vili Salvatore colle parole : Ego sum via , veritas et vita , ' g 475

per contraporle al testo di Geremia cap. 6, v. 16, scrit- a'Spi«Sdu^atSpium to sulla facciata del tempio protestante, cioè : «Fer- • erexit mati 0 passeggiero, a considerare l ’antica strada per vedere quale sia la buona, ed a camminare per essa etc, ».

E t iuxta idem interr. Proc. fol. 327 respondit - Non debbo tralasciare che D. Bosco aveva pure Q 4-70

una particolare divozione verso il SS. Cuore di Gesù, ss.mi cordis Jesu cùu-r\ /-m • 1 • i tor praeclarus.a cui onore eresse 111 .Roma una Chiesa parrocchiale,

dietro invito di S. S. Leone XIII nel 1881 e compì nel 1887 con immensi, sacrifizi e fatiche, coadiuvato per la decorazione della facciata dallo stesso Sommo Ponte- § 477r 1 1 /~\ i* 1 a 1 • 1 m 1 r • , In cuius honorem Ro-hce e dal. Cardinale Alimonda, il-quale tece un calo- m ae tem pium condi-

roso appello a tutti i Vescovi d’Italia per questo in­tento. ,

E t iuxta idem interr. P roc . fo l , 327 respondit :Nel 1875 il Servo di Dio volendo liberarsi da una

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436 NU M . V-

Farnicem§ùf8charitatis casa infame esistente dinanzi alla Chiesa di MariaServí?'dÌì comldit. Ausiliatrice, la fece comperare per mezzo di terza

persona, e vi stabili le Suore di Maria Ausiliatrice che vi aprirono' un laboratorio quotidiano per le fanciulle ed un Oratorio festivo, cui intervengono al presente circa seicento giovanette, erigendovi in seguito una

' § 479 bella ed elegante chiesetta per le medesime. Nel 1878Ecclesiam , in prophs- o i* r-N* - ♦ \ -i y-v* • ^ .

num usuni versam , n ^ervo di Dio restituì al .Uivin Culto una Chiesa ap-redem it et di'vino c u i - __ . , ' • r \ • • i , • t*tui restituii partenente già ai Cappuccini,e caduta m mano di una

§ 480 Società Vinicola presso Nizza Monferrato, colle de-Ibique praecipuam do- bite facoltà della S. Sede (quale Società Vinicola fece

m uin Sororum Ma- rr iae Adiuti-icis insti- fallimento ed andò m rovina) e vi stabilì la Casa-ma-

dre delle Suore di Maria Ausiliatrice che prima era a Mornese. La detta chiesa è dedicata alla Madonna delle Grazie. Al presente le dette Suore vi tengono annesso un Noviziato ed un numeroso educandato di fanciulle e vi aggiunsero un Oratorio festivo" per tut­te le fanciulle del paese.

E t iuxta idem, interr. Proc . fol. 327 terg. respon-d i t :

, § 481 II Servo di Dio aveva pure una divozione parti-A m m abus p ia c u la r 1 A . i -r* • ->•igni addictis devotis- colare per le Anime del Purgatorio, quali raccoman­

dava soventissimo a’ comuni suffragi de’ suoi giova- g 482 ni. A tal fine scrisse pure un opuscolo, e ne raccoman-

ES dpetìs s u a d lb a t6“ dava la divozione agli altri in tutte le occasioni che silns* presentavano. Non moriva mai un giovane o benefat­

tore della Casa od amico, senza che facesse recitare in comune la terza parte del Rosario, raccomandando di fare la Comunione in loro suffragio, e facendovi ap­plicare la Messa della Comunità e celebrare un fune­rale.

E t juxta idem interr. Proc. fol. 327 terg. respon- dit : - '

A compimento della mia deposizione su questoIn id unum spectabat. interrogatorio, posso aggiungere che il Servo di Dio

ammarum saìutem. conservava nena sua camera, stampata a grossi carat­teri, la sentenza di S. Francesco di Sales : Da m ihi a~ nimas, caeterà lo lle; ed un’altra del Vangelo : Una cosa sola è necessaria : salvar Vanima. A l detto S. Francesco di Sales professò una particolarissima di'-

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DE HEROICA FIDE 437

vozione ; difatti gli dedicò la sua prima Chiesa, e pose s_ Fran§ci p saiesio .sotto il suo patrocinio la sua Congregazione. adaictissimus fuit.

Tutte le suddette cose deposte le so, parte per a- . § 5 verle vedute io stesso, e parte per averle sentite da IX Testis sc!entiae cfutóà- Bosco stesso 0 da altri miei compagni.

IV T E S T IS — R. D. Joannes Giacomelli.Juxia 22 interr. Proc. fol. 66y,-terg. respondit :Egli aveva una viva fede, e nel suo conversare gl 486

famigliare, finiva sempre con qualche pensi.ero di fe- Fide ¿^oucae vin.-. de. Nel difenderla era zelantissimo. Infatti nel 1851 ■circa, quando i protestanti cominciarono la loro pro­paganda in Torino ed in Piemonte, ed in questa città erigevano un tempio diffondendo a larga mano i loro errori, D. Bosco tosto sorse per difendere la religione §, 487cattolica. Scrisse varii opuscoli, col titolo di Letture Sc vit.pr° ea pr°pu" cattoliche, cominciando col periodico dell’Amico del­la Gioventù. Finché ebbe forze il Servo di Dio istruì i suoi giovani coi catechismi, con prediche, col detta- & m ■re Esercizii spirituali, ed infine mandò i suoi Missio- AdsS aJ0r°pg anAm“ narii nell’America in mezzo ai Patagonii all*unico 1>lcain .Fftdei Prae‘

. - ' • 1 r 1 1 " 1 * C O n e s m i S l t *scopo di propagare in mezzo ad essi la fede e la reli­gione cattolica.

E t iuxta idem interr. Proc. fol. 668 respondit :Il Servo di Dio celebrava la S. Messa con molta § m

divozione, e voleva sempre tutto il decoro e la massi- s c? operSaturÌe sa" ma pulizia nelle Chiese de’ suoi Oratorii. Promuove- § 'm va a tutta possa ne’ suoi giovani la frequenza alla S. Ecciesiarum decor ei- 1 ) i* « • cordi erat maxime.Comunione e a tal uopo li preparava co suoi fervori- § ^ni per eccitare nei medesimi lo spirito di fede. E d io .luvènibus •crebrum

i i - , i 1 • r i , 1 • Sacramentorum u-avendogli osservato che egli rosse alquanto condì- SUm suadebat. scendente nel permettere facilmente la Comunione ai g io v a te g li soggiungevami tosto che la Chiesa, co­me è a leggere nel. S. Concilio di Trento, esorta i fe- § m

■ deli a fare la Comunione, ogni volta si celebra la S. s u p p n Q ^ t o S Messa. Istituì le S. Quarantore del SS. Sacramento Ecc!esiis in*nella Chiesa del suo Oratorio in Valdocco ed in altre Chiese.

E t iuxta idem interr. Proc. fol. 668 terg. respon- dit : . .........

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438 ÌTUM, V-

§ 493D eipare, cui addictis-

sim us erat, cultum iuvenibus a n . i m i s

m ultim odis injicie- bat.

§ 494B. V. M ariae A diutrici

C hristianorum , splen didum erexit tem plum.

§ 495Irterrantiae Pontificiae

vindex strenuus.

§ 496Episcopos sum m o in

obsequio habuit.

§• 497 • as.mum . Redempto- r is nomen Servo Dei suavissim um .

Il Servo di Dio aveva una figliale e tenera divo­zione verso la gran Madre di Dio, ha sempre cercato d is tilla r la nel cuore dei suoi giovani; nel mese di maggio o faceva egli stesso un fervorino o lo faceva fare da qualcun altro sacerdote, faceva cantare ai gio­vani una lode della Madonna ogni giorno, e alla Do­menica faceva sempre recitare nella Chiesa pubblica l ’uffizio di Maria SS.ma. Egli fece poi innalzare il sontuoso tempio nella regione Valdocco in Torino in onore di Maria SS.ma Ausiliatrice,pel quale solo nel­le fondamenta si sono- spese venticinque mila lire,, come egli stesso mi disse. Fra le altre invocazioni alla Madonna a lui più famigliati Vera questa : Maria, ma- ter gratiae...

E t iuxta idem interr. Proc. fol. 669 respondit : Zelò quanto potè colla parola e cogli scritti r esal­

tazione della Chiesa Cattolica e del Papato : e sosten­ne l ’infallibilità pontificia.A proposito ricordo che D. Bosco mi disse d’aver esortato caldamente Monsignor Gastaldi, allora Vescovo di Saluzzo, a sostenere l ’in­fallibilità pontificia, il che egli fece poi con grande slancio, per cui riscosse gli applausi di. tutti i Vescovi del Vaticano Concilio.

E t iuxta idem interr. Proc. fol. 669 respondit :Il Servo di Dio aveva sempre molto rispetto ed

ossequio verso i Vescovi. Ricevetti un giorno per la posta una circolare a stampa, anonima, poco rispetto­sa verso Mons. Gastaldi allora Arcivescovo di Tori­no. e io mi feci premura di portarla a Don Bosco di­sapprovandola, ed egli pure la disapprovò pienamen­te : e ad un tale che voleva scusare quella circolare, impose silenzio.

E t ad artic. 193 Proc. fol. 682 dixit :Il Servo di Dio dimostrava gran zelo verso il SS,

Nome di Gesù, onde riparare alle tante bestemmie che si sentivano nel mondo ; voleva che finita la pre­dica neirOratorio, si cantasse dai suoi giovani la gia­culatoria : « Lodato sempre sia il Nome di Gesù e di Maria, e sempre sia lodato il Nome di Gesù Verbo incarnato ». — Ed una volta io udii lui stesso ad in­tuonare dal pulpito detta giaculatoria.

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DE HEROICA FIDE 439

■ Mostrava poi grande sollecitudine per la Messa Nocte n§at fa dief .e Comunione nella notte de S. Natale, quale Messa non tralasciò mai di. celebrare egli stesso, finché ne operatus est,

ebbe le forze.;E t ad artic. 194 Proc. fol. 684 dixit :Il Servo di Dio dimostrò gran divozione alla Pas­

cione di Gesù Cristo. La lavanda dei piedi alla sera c h n s t i l a S m s my-

del Giovedì Santo, era la sua funzione più favorita, stemm colmt- quale continuò a fare finché gli bastavano le forze.L ’anno 1850 egli mi pregò di dire alcune parole ai suoi giovani prima di cominciare detta funzione.

E t ad artic. 205 Proc. fol. 6 8 4 terg. dixit :Il Servo di Dio aveva una gran divozione verso i § 500

^ i . . 1 . - . . , . P rim oru m Rom anorumSommi Pontefici : scrisse la vita dei medesimi ciie vis- ponttfìcum v i t am

sero nei primi tre secoli, e fra gli altri quella di S. scupslt- .Marcellino■ in cui l ’assolve dalla taccia d’aver rinne­gato la fede, '

V T E S T IS — R. D. Felix Reviglio.Juxta 21, inter. Proc. fol. 716, respondit :Ho inteso a dire dai suoi conterranei e da alcuni Divtoaru ^ eccleSia-

suoi compagni di' Seminario, che D. Bosco fu sempre | ^ n t T s s i m S s m

virtuoso, cosa che io stesso ho potuto constatare negli anni in crii fui all’Oratoria, poiché lo vidi sempre e: satto e perfetto osservatore dei precetti divini ed ec­clesiastici ; non conosco le regole del suo Istituto, ma ho veduto che D. Bosco praticava tutte quelle virtù, che sono proprie dei Regolari. Era poi così ardente il suo studio e amore di propagare la gloria di Dio, che

. questa era la sua stella, il suo faro, a cui erano diretti tutti i suoi pensieri, tutte le sue azioni, e fu questo De. lorfai id umim l ’unico fine per cui intraprese opere straordinarie. fpecfaMtln omnibus Perciò colla diffusione di libri, e di scritti, i quali ser­vissero a combattere gli errori che si propagavano contro la religione, che servivano all’esaltazione e trionfo della Chiesa, che difendevano il regno di Dio : colle premure di allontanare dall’offesa di Dio e far praticare la virtù anche a costo dei più grandi sacrifi­ci! suoi personali coll’insinuare nei suoi figli la neces­

sità di operare per la gloria di Dio, rendendo loro fa-

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440 NTJM. V-

cigliare il detto di S. Ignazio : A d maiorem iD ei glo­riami e coirintraprendere qualunque cosa che cono­scesse ridondare a far conoscere ed amare il Signore, dimostrò che la gloria di Dio era proprio il suo nutri­mento, la sua vita. Ecco il perchè lo si vedeva sempre inalterabile e tranquillo, anzi giulivo, ogni qualvolta

§ 503. . che a tale scopo doveva sostenere pericoli, insulti, mi-Pro Dei gloria, tran- . - x .. . > , Jquiiius et hìiaris Ca- naccie dagli avversarli, anche disposto di sacrificare negiigebat. pericuIum la sua vita, se tale sacrifizio ritornava a gloria del suo

Dio. E sì furono ben numerosi gli incontri minaccio­si che ebbe da sostenere da parte dei Protestanti, i

Haeretxcoruni " insidiai quali erano divenuti allora quasi furibondi contro* il g it° ad m van te ‘ effu' buon Servo di Dio,'perchè intercettava loro il compi­

mento delle opere maligne, che volevano effettuare a'detrimento della Chiesa e a rovina delle anime. R i­cordo, che di tali cimenti raccontò parecchi casi, dai quali risultava che quel Dio, a cui onore egli soffriva,lo proteggeva in modo ammirabile. Così tante volte raccontò, che ritornando a casa di notte tempo, il Ser­vo di Dio giunto ad un passaggio pericoloso per la sua solitudine, compariva un grosso cane, che fu veduto qualche volta dal mio compagno Buzzetti Giuseppe,, di felice memoria, come mi disse egli stesso, il qual, cane lo accompagnava, e alFoccorrenza lo difendeva dagli insulti che gli erano preparati dai suoi nemici. Questo cane comparì su di una strada nei dintorni di

g m Castelnuovo una sera, in cui si trovava'tutto solo ; co-omnia s. d . opera eius- sa che appresi dallo stesso Don Bosco. Fu poi special-dem Dei glonae stu- £ - , . ... -r-v i o-dium. produnt. mente per promuovere la gloria di Dio ciie aperse La-

. se pei figli poveri, che istituì Oratori! festivi, che av­viò molti alla carriera ecclesiastica, che fondò la Con­gregazione dei Salesiani, stabilì le Suore di Maria Ausiliatrice, istituì i Cooperatori Salesiani e final-

§ 506. mente intraprese molte spedizioni di Missionari! Sa-Dii0?u0maanf ffUjS?i- lesiani nelle Americhe. Volendo poi che tale amore di

debatultiraodis promuovere la gloria di Dio si insinuasse e profonda­mente si scolpisse nella mente dei suoi figli e di quan­ti lo avvicinavano, volle che tutta l ’educazione^ che loro impartiva e tutte le parole che diceva negli in­contri suoi, guidassero a Dio. Perciò non solo aveva stabilito l ’orario per le preghiere, non solo animava.

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DE HEROICA FIDE 441

alla frequenza dei Sacramenti, ma tutto all’intorno delle sue Case, nella stessa camera ,aveva fatto scri­vere detti Scritturali, i Comandamenti di Dio e mas­sime dei Santi. Negli incontri poi, che aveva con ogni ceto di persone, procurava di sollevare il loro spirito a Dio con qualche pensiero salutare, nè lasciava par­tire da sè i suoi figliuoli senza richiamarli a qualche buon pensiero verso Dio.

E t iuxta idem interr. Proc. fol. 719 respondit :In un angolo delle vie S. Domenico e Milano, se § 507.

non sbaglio, il Servo di Dio s'imbattè in un vecchio muratore, e servì come di riparo alla caduta del mede- ¿ 4 ^ Convertnnam simo. — Oh se non era lei, esclamò l ’operaio, che mi sosteneva, sarei caduto a terra ; e Don Bosco soggiun­se : — Potessi pur sostenervi dal cadere nell’in­ferno. ■— Queste parole fecero sì salutare impressio­ne in quel vecchio operajo, che 111 un lampo conobbe il miserando stato dell’anima sua, il quale lo avrebbe fatto precipitare sicuramente negli abissi deirinfer- no, se non si convertiva, e tocco dalla grazia di Dio, volle tosto confessarsi dal Servo di Dio, il quale ebbe così la consolazione di difenderlo dalla caduta del cor­po e delPanima.Questo fatto mi venne raccontato dal­lo stesso Servo di Dio, nella circostanza che incon­trammo assieme il detto vecchio muratore qualche § sos tempo dopo, mentre lo salutava. Approfittando di tut- 1 nimas Dea concilian­te le circostanze che gli si presentavano per condurre dx oaPlabat- anime a Dio, non lasciava certamente sfuggire quel­le, che gli si offerivano nei viaggi. Per la qual cosa e- gli si faceva tosto amico coi vetturini, sedeva vicino ad essi, e prima che il viaggio fosse terminato, più vol­te gli riuscì di ricevere le loro confessioni ; come ci raccontò più volte il Servo di Dio stesso per insinuar­ci di servirci in tutte le occasioni per fare del bene.

Il pensiero di Dio non solo insinuava al basso po- s 509-, 1 • t t *. •• 1 11 O i J Cuicum que, nu>llo or-polo, ma anche ai più grandi dignitari! dello Stato, ed ,dmiS discrimine, Dei

agli stessi Ministri, quando per qualche causa dove- revocabat memonaj11 -va avvicinarli.

Con noi poi suoi figli usava uno studio tutto spe­ciale per condurci a Dio ; così anche nel rigore della ttin confessionibus ex- stagione invernale ascoltava le nostre confessioni per pÌSfrasassidliltate

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442 NU M . V-

Frequentisi Deo ac ore continue. Dopo le orazioni della sera, ci fa-* nesm?uvenibu« sKe- ceva un’istruzione breve, intrecciandola ad esempi bat- e a massime salutari, e almeno una volta per settima­

na si portava nello studio a tenere una conferenza che ritornasse a gloria di Dio ed a bene delle anime nostre.

Ogni qualvolta poi il Servo di Dio si incontrava nelle contrade e nei viaggi coi figli, che erano già li­sciti dalla Casa, e avevano cessato di frequen­tare gli Oratorii,dopo essersi informato della loro con­dizione, chiedeva notizie dell’anima loro, dicendo per

§ 512 esempio : — E la Pasqua Vhaì fattaf — S ei sempreErSoriuPiSn'd e c e s s i b u o n o ? ~~~ Vienimi a trovare presto. — Ed in questo

d1 pkSSo cuÌSe eSf mot ° U sciv a a farne ritornare alle pratiche religio­se forse abbandonate. Queste interrogazioni e altre consimili, faceva agli stessi sacerdoti e parroci, da lui avviati al sacerdozio, come posso dichiarare d’aver fatto verso di me stesso, sebbene trovassi mille modi di schermirmi e‘ di non rispondere direttamente, dan­domi in pari tempo norme, onde disimpegnare santa­mente il mio ministero.

E t juxta idem interr. Proc. fol. 720 respondit :§ 513 Con pari amore si adoperava il Servo di Dio al-

sa n c ta e Sedi obsetmen- Tesaltazione della Chiesa, onorando in primo luogotissim us ipse, obse- _ r . - . 1M . rq u iu m eid em om nibus il Sommo Pontefice ,scrivendo più libretti per taf co-suadebat. . . x - r . x

noscere le sue prerogative, ripetendo irequentemen- te la necessità di stare a lui uniti, poiché egli era quel­l'anello che ci univa a Dio. Era talmente attaccato al­la S. Sede, che non solo si recava a grande dovere di sottomettervisi in tutto e pienamente, ma preconiz­zava fatali cadute in quelli, che presumevano di cen­surarla, anche menomamente. Così, quando giunse a Torino dalUesiglio l ’abate Vincenzo Gioberti, intor­no al quale accorsero i buoni ed i cattivi, i primi spe­rando d’avere in lui un potente istrumento per scon­volgere l ’Italia, anche Don Bosco sì recò a lui per os­sequiarlo. Ma il discorso essendo caduto su cose ri­flettenti la S. Sede, e Gioberti essendosi permesso di dire., che in Roma vi erano delle nubi e delle oscuri­tà, erigendosi quasi a maestro della Somma Gerar­chia, D. Bosco francamente sostenne la causa della

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DE HEROICA FIDE 443

Chiesa, ed uscì dolente dal suo alloggio, e disse che Gioberti avrebbe finito male, poiché si era permesso di censurare l'operato della S. Sede. Ciò venne raccon­tato a me stesso e ai compagni dal Servo di Dio.

Ogni qualvolta.poi, che si suscitavano dei contra­sti, e si procuravano nuovi dolori alla Chiesa, nel suo Capo visibile, nel Sacerdozio e nei religiosi, il Servo di Dio era lì a difenderla,a sostenerla in tutti quei mo­di, che a luì erano possibili. Quindi in occasione che si volevano cacciare gli Oblati di M. V. dal Santuario della Consolata in Torino, egli scrisse, per quanto mi venne detto, un libro in difesa degli Ordini religiosi. Era poi conosciuto per un caldo sostenitore dei diritti della Chiesa e del Papato, che ì nemici 'della medesi­ma, quando escogitavano qualche offesa alla Chiesa cercavano di diminuire la sua azione ed influenza, fa­cendolo vedere, come nemico delle nuove istituzioni, come un Sacerdote guidato dallo- spirito dei Gesuiti, educatore fanatico della gioventù, contrario alle leg­gi del Governo, per cui ebbe a soffrire molestie e per­quisizioni domiciliari.

Era poi altresì famigliare il suo detto : — Ubi P e ­trus, ibi Ecclesia; — e aveva infuso in noi tanto amo­re verso la Chiesa, che ci sentivamo disposti a difen­derla anche a costo della vita, e io, se nutro tali senti­menti in me, lo devo a D; Bosco e posso attestare che i più potenti impulsi di obbedienza e fedeltà alla Chie­sa li ricevetti e ho impressi in me dal Servo di Dio.

E tju x ta 22 interr. Proc. fol. 721 terg. respondit :Esatto osservatore di quanto la fede comanda, ci

sforzava di onorarla nel culto esterno ; per la qual co­sa, voleva che si onorassero colla maggior pompa tut­ti i misteri della nostra santa religione. Ricordo i principali, per es. il fervore che ci infondeva verso il mistero dell’Incarnazione di N. S. G C. industrian­dosi, che riuscisse splendidissimo. Perciò apparato sontuoso, musiche, allettamenti, per es. una refezio­ne più abbondante, e specialmente Tintervento di tutta la Casa-alla mensa delPEucaristia. Anche i mi- -steri della Passione di N. S. G. C. ei voleva, che si ce-

& 514O rdinum religiosorum

defensor strem ius.

§ 515Iurium Ecclesia« ac

P on tiñ catus acerri- m us vindex.

§ 516 . E cclesiae Studium in

aliorum. anim os indu- cebat.

§ 517In F idei m ysteria re-

verentissim us.

§ ’ 518N ataìem Cliisti diem

splendide celeb rab a!

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444 NU M , V-

Kec minor slcrae Pas- tr a s s e r o con grande pietà ; sino a che il numero dei stoma m ysterii cuitus: giovani lo permetteva, si faceva la visita ai sepolcri in

corpo, e col consenso del Rettore di ciascuna Chiesa, „ , § 520- si cantavano le lodi sacre ed inni della Chiesa, in com-Peculia.ria rei ad iun cta • -j* i • , , , ■ -,quibus id comproba- P^gma di lui stesso ; metteva speciale impegno, per-

lir' chè i divini uffizii .si cantassero con decoro, perchè lefunzioni sacre riuscissero maestose, e egli al Giovedì Santo faceva la lavanda dei piedi ai suoi giovani più virtuosi, a cui una volta io pure presi parte. Nella Settimana Santa il Servo di Dio si compiaceva di mandarci nelle varie Chiese della città per prestar

§ 521 servizio alle religiose funzioni, e ciò durante TannoDoSUmaSieScordeirve° a semplice richiesta dei Parroci, ed.anche con grave

ral suo incomodo. In generale poi, in tutte le opere diculto, D. Bosco spiegava tale zelo che dimostrava es-

cv»hr^ JB - sere in lui profondamente radicata la fede. Fede vivaCrebrum synaxis usum ^et quotidianam chri- poi in Gesù Sacramentato, promovendo la frequentesti eucharistica spe- f . 100 oeie ve lati visitatìonem Comunione e la visita quotidiana al bo.nu> bacra-jnduxjt.

mento. Conformemente a quanto ho' sopra deposto, che non lasciava passare occasione alcuna per esorta­re al bene, in un incontro che ebbi col Servo di Dio, mi raccomandò di non tralasciare la visita quotidiana a Gesù in Sacramento, benché fosse brevissima, pur-

Omnibus suadebat ut ckè fosse costante. Il Servo di Dio istruito dalla fede, confuf-erent ad Dmm c ie °gnì bene ' tanto spirituale quanto temporale vie­

ne dal Signore, in occasione di bisogni ricorreva in primo luogo a lui; così per ottenere guarigioni faceva fare preghiere speciali, e qualche volta anche voti. Così io stesso, avendo avuto per più mesi febbri ter­zane ,che mi avevano ridotto al punto, che i medici mi avevano dichiarato etico, egli condottomi a Giave- no, per gli esercizii spirituali, nella confessione mi suggerì di fare il voto di confessarmi ogni otto giorni per lo spazio di sei mesi, e praticare altre opere che non ricordo. E questo mezzo fu il più efficace di tutti per rimettermi in breve tempo in perfetta salute.

E t juxta idem interr. Proc. fol. 722 terg. respon-dit :

§ La fede di D. Bosco rifulse nell’eseguire esatta™EcvoeDefsanctissPimaS e r" niente quanto essa prescrive, quindi perfetta sotto­

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DE HEROICA FIDE 445

missione alla Chiesa, divozione alla S. Vergine, di cui B M vlgSs cuitum promosse il culto con scritti per infervorare verso di ì pensissime iovìt.lei i suoi giovani volendo che al mattino e alla serarecitassero il Rosario di Maria SS.ma, solennizzare § 526• ~i • • v • -i , • Tutelaris Angelis de-con tridui e novene i giorni più specialmente sacri a votus. lei ; divozione agli Angeli Custodi, per cui, credo, ab­bia scritto un libriccinò ; divozione ai Santi Apostoli g 5S7 di cui scrisse la vita, e le prerogative ; divozione spe- Sa j g tf°s °Ai.oysio ciale à S. Luigi, in cui onore istituì una Compagnia, Gonzaga.

- alla quale voleva che tutti i giovani fossero ascritti, e suo scopo era per dar loro un modello per eccitarli ad imitare le virtù ; il tempio poi da lui eretto in onore di Maria Ausiliatrice predica a tutto il mondo lo zelo speciale che spiegava a fare amare sì cara madre ; di­vozione poi a S. Francesco di Sales, sotto il cui patroi- Beiparae§ 5Auxìliatricis nato pose il suo primo Oratorio. Si può poi dire, che Smpìum emdtdldum col solo sentimento della fede, che insinuò profondo nei suoi giovani, e quindi nel pensiero della presenza di Dio, dei suoi giudizii, e nell’efficacia dei sacra­menti, senza altro mezzo umano e coercitivo, riuscì ad introdurre non solo nella comunità un ordine;'per- fetto, ma la pace e l ’allegrezza in tutti.

XII T E S T IS — R. D. Franciscus Dalmazzo,Juxta 22 interr. Proc. fol. 889, terg. respondit :Il Servo di Dio diede sempre prova di una vivis-

sima fede in tutte le sue parole ed in tutte le sue ope- Fif®cerentm 1u?Sus re, e di una fede veramente eroica. Parlando ai. giova-, suadebat. netti, mostrava quanto fosse grande la fortuna sua e ¡loro, di esser nati nel grembo della religione cattoli­ca. Aveva parole di speciale encomio per l'ottima

. madre sua, perchè per tempissimo gli aveva mostra­to a conoscere Dio, a servirlo e ad amarlo, insinnan- ; dogli grande orrore al peccato. Fin dai primi anni suoi, non solo per abitudine 0 perchè lo prescrivesse j 530.. Puer fide exnicuitla madre sua, ma per un vero trasporto, accorreva ai catechismi, alle prediche ed istruzioni parrocchiali, rammentando con piacere le cose udite non solo in ca­sa, ma tra gli stessi suoi compagni, perchè maggior-

: mente restassero impresse nella loro mente. E que-

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446 2TUM. V-

ste cose le appresi dalle sue labbra stesse, in più cir­costanze; e l'udii a confermare da persone di Castel­

la signo mfeis se mu- nuovo, e in ispecie dal fratello Giuseppe. Bisognavamendo pnssimus. vederlo con quale raccoglimento anche negli ultimi

anni, e con quanta venerazione egli faceva il segno della S. Croce! E quante volte l'udii insistere din­nanzi ai giovanetti,perchè questo segno fosse fatto be­ne ! E l ’udii rimproverare sacerdoti, perchè lo face­vano con .molta leggerezza. Lo stesso dicasi deh le preghiere che voleva fossero fatte digne, at-

§ 532 tenie ac devote, ed insisteva perchè sì dicessero chia-D que p n ìe se n sems us~ ramente le parole, badando al senso delle medesime.

Viveva in ogni tempo alla Divina presenza, ed era spesso così assorto in Dio, ch’io dovetti esclamare qualche volta in vedendolo f — Conservatio nostra in coelis est... — Anche negli Oratori! affidati alle sue cure, voleva che fosse posto sotto gli occhi dei giova-

533 ni negli studii, nelle scuole, nei dormitori! e refetto-christi Cruce, pendentis ri, il Crocifisso e l'immagine di Maria, anche negliac Deiparae imagines , „ • • -, v . . . .iuvenum in ocuiis u- stessi cortili di ricreazione, perche 1 giovani si avvez­

z e pasitae. zassero a vivere alla, presenza del Signore. Anzi per- ■ che questo pensiero non fosse dimenticato, faceva scrivere per ogni dove le parole : Dio ti vede.

E t iuxta idem interr. Proc. fol. 892 respondit : m Insegnava volentieri nei catechismi i misteri di

saepius concionum ar- nostra Santa Religione ,e ne faceva argomento dellegiunenta Divina my- . ° 9 ° n»/"\steria spectabant. frequenti prediche, che egli taceva non solo nell Ora­

torio ma è nelle carceri e nei privati Istituti, dove egli era invitato a predicare ; ed il suo dire era pieno di tanta unzione e di tanta persuasione ad un tempo, che rivelavano la fede, di cui era ripieno il suo cuore, co­me noi abbiamo potuto notare. Non vi era verità pro­posta a credere, su cui potesse menomamente dubi-

u -M35- • tare. Alla definizione del dogma dell’immacolata Con­in ch n stiam s v eris . , r i* •pienissima Servi-Dei cezione volle che si facessero feste straordinarie, e

benché più tardi la festa dì Maria Ausiliatrice siasi solennizzata con maggior pompa, come nostra spe-

§ 53S ciale Patrona, tuttavia in tutte le nostre Case volle siPatuit id quum Imma-cuiatae conceptionis celebrasse quella festa con tutta la pompa possibile,dogma declaratum est r , 1 1 1 1 T7 * ^Tacendola sempre precedere dalla novena. E m que-

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D E HEROICA FIDE 447

sta circostanza era solito a dire ; — Facciamola bene, perchè la Madonna vuole purificare la Casa. — Infat­ti in quelPoccàsione i giovani guasti di cuore ed incor- reggibili, spontaneamente abbandonavano la Casa.

Parimenti mostrò una gioia grande quando seppe che si trattava della definizione dogmatica dell’infalli­bilità Pontificia, come quella che avrebbe posto ter­mine agli errori del gallicanismo. Si mostrò dolentis­simo, allorché seppe che vi erano dei Vescovi contra­rii all’opportunità di tal definizione. Recatosi a Ro­ma in quella circostanza, benché antecedentemente in Torino, con Vescovi, Prelati, e Teologi avesse so­stenuto l ’opportunità di tale definizione, volle an­che a Roma parlare con parecchi, onde dissuaderli dall’opposizione, che si preparavano a fare. Citerò fra gli altri Monsignor Gaietti Vescovo di Alba e Monsi­gnor Gastaldi in allora Vescovo di Saluzzo, fattisi da quel punto invece caldi difensori dell’infallibilità Pontificia. E queste cose le udii più volte a ripetere dallo stesso Servo di Dio, nonché dal Card. D ’Avan­zo, col quale m’intratteneva spesso1 quand’era a Roma.

E iuxta idem iriterr. Proc. fol. 892 terg. respondit :La sua fede si faceva chiara e manifesta nella pre- In conci|ni|®7s eius

■ dicazione specialmente dei santi spirituali Esercizii des eimn(*at- più volte da lui a noi dettati. Ricordo tra le altre volte una predica fatta sul giudizio universale, in cui tanto si commosse sul principio della prima parte, che par­lando della comparsa che tutti dovremo fare innanzi

*y 533a Cristo Giudice, il singulto gli soffocò la parola, e per sermones de universali quanto egli tentasse riprendere il filo, non fu possi- Sapere. &m-guItus a' bile e dovette discendere dal pergamo in mezzo ad u- . na commozione generale e al pianto.

Grande era la sua divozione verso Gesù Bambi- § 539no e in generale per tutti i misteri di nostra santa re- iGSU *)Uero devotissima ligione. Ma dove anche più si manifestava, era verso § 540

» >** Suctvissiinus ID S eiela Passione, e morte di Gesù, di cui ei sapeva dire cose ¡dominica .Passione

tenerissime al tribunale di penitenza. E più special- seimo' mente poi verso Gesù Sacramentato. Ne parlava con § mi

. «♦ 1 -1 .-r-. , 11 , , 1 1 * E xim ia S. D. veneraniiotenerezza ineffabile. Ben presto volle ottener la li- in Eucharistiam, de

• cenza di tener il Sacramento nella modesta nostra S,turmil2fice ìoque'

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448 NU M . V.

Cappella ; e quando aveva un po’ di respiro si portava. ad adorarlo, e allora pareva più un serafino che uri, uomo, come io stesso ne fui più volte testimonio.

Malgrado l ’età avanzata, ed i mali da cui era tra­vagliato, e specialmente per la gonfiezza straordina-, ria delle gambe, stentava inginocchiarsi, pure si prò-

g m strava sino a terra per adorare il Sacramento. Cele-Satiu m °peI S r Sa t iS e m brava poi la Messa con tanto fervore che la gente cor-

■excitabat. reya ^er amm{rar]_0j e stimava fortunata quandopoteva assisterla.

§ 5 3 Esigeva parimenti che i suoi Sacerdoti ed ancheUop^rSti^iv«u i)ate ^ estranei la celebrassero col massimo raccoglimen­

to e colla più grande divozione, e rimproverava colo­ro che fossero troppo solleciti nel celebrarla ; come udii io stesso dire ad un prete già avanzato in età.

E t iuxta idem interr. Proc. fot. 893 terg. respon-dii :

La divozione per Maria SS. era nel Servo di Dio § sm. così grande, che 'a lei attribuiva ogni opera che gli fos~

DtSrpTOseqiebSiJie" se riuscita, e gli stessi miracoli da lui operati in vita.Questa divozione del Servo di Dio, è comprovata non solo dalla predicazione, dai numerosi suoi scritti in

E iu s in è e ip a ra m pie- onore, di Lei, ma lo comprovano ancora e il Santua- tatis argumenta. r*Q Maria SS. AusiHatrice, e rArciconfraternita

canonicamente ivi eretta, nonché in molte altre Chie­se da lui innalzate, in Italia, in Francia, -e in tante altre parti dell’Europa e d e ir Africa. Quando ne par­lava, trapelava esternamente il giubilo del suo cuore, dimostrando di amarla come Madre carissima.

Così si dica delle altre divozioni, come a S. Giù- § 547 seppe, a S. Michele Arcangelo, all’Angelo Custode

A liis caelitibus addictis- i o t-v t o 1 -i 1 • i nsim us. ed a b. .Francesco di bales, da lui preso come modello

e protettore dell'istituto, ecc.E t iuxta idem interr. Proc. fol. 894 respon-

dii :Egli tanto desiderava che il regno di Dio fosse

§ 5/±s dilatato sulla terra, e conosciuta la fede cattolica, cheFlldebatPstSdfodndae ar_ -fin dal 1860 si era dato ad istudiare col concorso della

storia sulle carte geografiche le regioni che vivevano ancora nell’idolatria, persuaso che verrebbe giorno,.

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DE HEROICA FIDE 449

in cui i suoi figliuoli spirituali avrebbero potuto evan­gelizzare quelle terre. Lo udii più volte io stesso ad e~ sciamare : — Quando i nostri Missionari! andranno ad evangelizzare le vaste regioni dell’America e dell’Au­stralia, che bel giorno sarà quello ! Io già li vedo avan­zarsi nell’Africa e nell’Asia, ad entrare nella Cina e proprio in Pechino avranno una casa ! — E che questi § 549

r • * 1 1 * o ♦ i S acris Salesian oru m ex-non fossero vani sogni lo dimostro 1 evento, Special- peditionibus popuiia

mente dal 1875 in poi ,i suoi discorsi più frequenti e ¿ fs g ^ a f u iS a ^ r 0^

nei quali si vedeva un vero entusiasmo, erano quelli xim°Pere*delle Missioni, perchè i suoi figliuoli avrebbero fattoconoscere Dio e l ’avrebbero fatto amare. Godeva as- .sai, quando vedeva un bel numero di Missionari!pronti a salpare, specialmente, per la Patagonia e laTerra del Fuoco, e li incoraggiava dicendo : Non a-vesserò a temere di nulla, che Dio e Maria Ausilia-trice, li avrebbero sempre scampati dai pericoli.

E t juxta idem interr. proc. fol. 894 terg. respon-dit :

Manifestava la sua fede, il suo attaccamento sin- § 550

gelare alla S. Sede e alle sue decisioni, nonché al p°seqSeÌt£simTsÌati °b~ Sommo Pontefice che riconosceva e voleva fosse da tutti riconosciuto come il Vicario di G. C, ed il suo g 551

rappresentante in terra. Di lui parlava spesso colla H m enta0bsecpm argu~ più grande venerazione ai giovani, e più spesso a noi sacerdoti e al giovane clero nei santi spirituali eserci­zi!, dicendo che la parola del Papa dev’esser la nostra regola in tutto e per tutto. Voleva che le sue Encicli­che fossero lette, e qualche volta le medesime in lati­no1 venivano date a tradurre ai giovani, affinché le imparassero a memoria. Sostenne vigorosamente an­che i diritti temporali del Papa e più volte, anche din- nanzi ad alcuni che gli entravano in argomento, fu veduto a difendere vittoriosamente i diritti.

E t juxta idem, interr. proc. fol. 894 terg. respon-dit :

In momenti difficili, vuoi trovandosi da princi- § 552

pio abbandonato da quanti sacerdoti lo coadiuvava- praefulsit.

no nell’opera sua, vuoi nelle lotte dovute sostenere Coll’Autorità Ecclesiastica, vuoi finalmente nelle dii-

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450 NITM. V-

ficoltà grandi trovati in Roma e per l ’approvazione della sua Congregazione, e per la comunicazione dei privilegi!, mostrò sempre di essere sostenuto dalla fede in Dio che avendolo chiamato a fondare questa Congregazione, doveva certamente sostenerla e pro­sperarla quando ne avesse conservato lo spirito. Più volte ad alcuni dei suoi, che sfiduciati di queste diffi­coltà e persecuzioni voleva allontanarsi, fu udito ad esclamare : Non dubitiamo di nulla : io ho esperi- « mentato che quanto più mancano gli appoggi uma- « ni, tanto più Dio vi mette del suo S i D eus prò no- « bis, quis contra nosì ». Spessissimo faceva delle giaculatorie e delle invocazioni, in cui tutta si'mani­festava la sua confidenza in Dio, per cui solo egli in­tendeva di lavorare. « Se l ’opera è Vostra, diceva al « Signore, Voi la sosterrete, se l ’opera è mia, sono « contento che cada ». Altra volta diceva : « In mez­zo alle prove più dure, ci vuole una gran fede in

Dio )>. Sentendo altre volte a parlare o di defezione di persone autorevoli nella Chiesa, o di pubblici scan­dali, esclamava : « Non dovete meravigliarvi di nul­la, dove vi son uomini, vi sono miserie ; però la Chie­sa non ha nulla a temere, e se anche tutti congiuras­sero per farla cadere, v ’è sempre lo Spirito Santo per sostenerla ».

E t iuxta 33 interr. proc, fol. 962 respondit :9 553 Aggiungo ancora che l ’affetto del Servo di Dio per

fEdiìsi2Lus.coris stu~ le cose della religione ed il suo zelo per il decoro dellacasa di Dio si mostrò chiaramente in una circostanza, in cui io lo accompagnai a far visita ad un Parroco in un paese presso a Torino. Dopo aver visitata la casa parrocchiale e vedutala diruta e deforme, e tenuta con una negligenza straordinaria rimproverò franca­mente il Parroco di tanta negligenza in quello che ri­guarda il culto di Dio, e aggiunse : — La sua Cano­nica è molto ben tenuta e convenientemete addobba-

Ad rem factum. ta, mentre la Casa del Signore è tanto mal tenuta !Perchè non pensa a provvedere il paese di un’altra chiesa? — Non so se in conseguenza a queste parole,o mosso da altre ragioni, ma ad onor del vero posso

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DE HEROICA FIDE 451

asserire, che questo Parroco vi provvide con un la­scito in morte.

XIV T E S T IS — Petrus Enria.Iuxta 21 interr. Proc. foL 993 terg. respondit :D. Bosco ci diede-sempre l'esempio di perfetta § 555

osservanza dei comandamenti di Dio e della Chiesa, Ecepti%eac^SlnSÌ e fu anche il primo, finché ha potuto, ad osservare tuisqi1eSulas'’ servayit le regole della casa. Era assiduo alla preghiera, alla meditazione, recitava il breviario anche in tempo di B re viarii recitationi as-

malattia per quanto poteva, come io stesso più volte Slduus- vidi coi miei occhi.

E t iuxta idem interr. Proc. fot. 994 terg. re­spondit :

Un giorno, credo nelPanno 1856, D. Bosco venne § 557! . , . , . . . -, -, Fidem scriptis in haere-

chiamato m sacrestia : eranvi alcuni uomini che lo ticos sustmuit, qui attendevano. D. Bosco andò subito, credendo che sierunt.

volessero confessarsi. Appena fu in sacrestia, quelli chiusero la porta, ma alcuni giovani dei più grandi,Buzzetti ed altri, passarono in prebisterio e dei là stavano ascoltando e guardando dal buco della ser­ratura della porta che metteva in sacrestia. Ad un tratto sentono a parlar forte e concitato... Erano protestanti che erano venuti per disputare con Don Bosco. Ma egli in poche parole li ha confusi, e non sapevano più che rispondere ; allora si misero a gri­dare forte, dicendogli mille villanie, ma D. Bosco cercò di calmarli, e gli altri si scaldarono ancor di più, e tirarono fuori i coltelli. Allora i giovani fe­cero rumore, aprirono la porta, e quei birbanti fug­girono. Dìo proteggeva Don Bosco. Questo fatto lo seppi da Buzzetti ed Armando, ora defunti.

E t iuxta 22 interr. Proc. fot. 995 terg. respondit :La sua fede è divozione poi spiccavano special-

mente'verso N. S. Gesù Cristo in Sacramento e ver- In Euch|rfg|am sum_ so Maria SS. ; ce ne parlava frequentemente nelle ma s- D- venerano, prediche e persino nelle ricreazioni, e quando ne ■parlava, qualche volta il suo volto si accendeva di tm santo' ardore. Ci disse molte volte : — Cari gio­vani, vogliamo essere allegri e contenti? Amiamo

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452 NTJM. V.

con tutto il cuore Gesù in Sacramento. — Ci racco­mandava la frequente comunione e le visita quoti­diana a Gesù Sacramentato, e ce ne dava egli stesso l ’esempio. Quando era ammalato, io lo vidi tante volte a fare il segno di Santa Croce; volgersi verso la Chiesa e faceva qualche atto di adorazione. Desi-

„ . . & 559 derava che i suoi giovani prendessero un grandeEam dem venerationem v o i • a i 1 •

anís suadebat. amore a Gesù òacramentato, e diceva : — Abbiatefede ed amore in Gesù e sarete forti a combattere contro il demonio. In occasione di tentazione get­tatevi ai piedi di Gesù e sarete subito liberati. — Non intraprendeva mai cose di rilievo, senza invocare dapprima Gesù Sacramentato, come ho veduto io stesso molte volte.

Una volta, verso il 1875, vennero alcuni signori § 560 inglesi a visitare l ’Oratorio. D. Bosco li accompagnò

FÈ?5SriS tt¿esD¿om- per tutta ^asa ec anc^e negli studii, restarono stu- probatur. piti al vedere tanti giovani riuniti in una spaziosa

camera, tutti in silenzio, che attendevano allo.studio* Erano in numero di oltre quattrocento ; al vedere tanta disciplina domandarono : — Ci saranno tanti assistenti a tenerli così in ordine? — Don Bosco sor- ridendo, disse loro : — Osservino, ce n’è uno solo. — Ma allora ci dovrà essere un gran rigore a tenere tanti giovanetti in dovere? — Oh Ino - soggiunse D. Bosco - non ci sono rigori. — Adunque che cosa è al­lora? — Veda - rispose D. Bosco - quello che tien tutti questi giovani buoni e studiosi, non è il timore dei ca­stighi, ma il timore di Dio e la frequenza dei SS. Sa­cramenti; ecco quello che fa fare dei miracoli alla gioventù — .

E t iuxta idem mt-err. proc. fol. 997 respondit : La sua divozione si estese pure verso S. Giusep-

Deíparae §spoíisum ie pe’ cu* onore e¿icó un altare con una bella icone tate pi-osequeSlu?16 nella chiesa di Maria Ausiliatrice e ne istituì là

Compagnia per i giovani artigiani; e godette molto e dimostrò una grande contentezza allorquando dal Papa Pio IX fu proclamato Patrono della Chiesa Uni­versale.

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DE HEROICA FIDE 453

E t iuxta idem interr. Proc. f o t 997 terg. respon--dit :

D. Bosco pregava, al vederlo pregare pareva un in s, D .^orantìs vuitu, r 11 1 • r f , , , 1 ,, fides praelucebat..santo, un serafino ; nulla di allettato nel suo atteg­

giamento, in ginocchio stava ritto sulla persona colle mani giunte, colla testa Jeggermente china, aveva un’aria sorridente. Chi gli stava vicino non poteva fare a meno di pregare anche lui bene. Son vissuto con lui quasi 35 anni, e l ’ho sempre veduto a prega- § 563re così anche nelle sue malattie. Quando poi diceva Inte*‘ Mjssae sacvì«-

^ cium , fides m eiusla Messa, pareva un santo. Aveva, un contegno digni- vuitu spiendebat.

toso, senza affettazione, pronunziava bene e chiare le parole; all’elevazione poi si vedeva Don Bosco in tutta la sua santità. Con che fede adorava Gesù Sa­cramento ! Alle volte il suo volto cambiava colore, tant’era l ’amore che portava a Gesù. Io credo che in quei momenti sublimi il cuore di D. Bosco fosse così unito al Cuore di Gesù da formarne uno solò.Si prepararava per la Messa e dopo faceva il ringra- zamento, e non voleva essere disturbato.

E t iuxta idem interr. Proc. fol. 997 terg. re- spondit :

D. Bosco ha sempre avuto un grande attacca- . .§564^ » i-i 1 Pontifici obsequium

mento al rapa, e gli era sottomesso sino allo scrupolo, praestahat ipse, et ut. 1 , , , • • - alii praestarent, vole-

m tutte le sue decisioni, e voleva che tutti noi suoi bat.

figli, gli fossimo' obbedientissimi in ogni cosa.

XVII T E S T IS — R. D. Franciscus Cerruti.Iuxta 22 interr. Proc. fol. 1293, terg. respondit :Un’altra delle opere che manifestano la fede di Q ,

^ . ... . - , Servus Dei adolescensD. Bosco sono le predicazioni. Alla predicazione egli parocM conciones ae.

*• w r n i a h r m * 7 * P n P t ^ n o t

attese anche da fanciullo, quale continuò giovane,raccogliendo dei compagni intorno a sè, coiristruirlinelle cose della religione, e col ripetere le predichedel suo Parroco, mentre pure li ricreava con diverti- & 566menti e giuochi. La predicazione continuò come chie- Quun} erat ciericus et

. 0 postea sacerdotio auc-n c o , e m m o d o p a r t i c o l a r e , f a t t o p r e t e . E c o m e i l s u o fus, sacris concioni-

. , . bus se dabat.scopo era specialmente di tarsi bene intendere dal popolo e dai giovanetti, così si adoperò con tutti gli

...sforzi per rendere la sua predicazione più popolare

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454 NITM. V.

omnem Iperam adiu- che fosse possibile. Egli stesso raccontava gli sforzibebat ut orationem n r ,, -, i • • \suam audientium cap- che aveva fatto- a questo riguardo, per rendersi cioètui accom m odaret. n e j S U Q p a r Ja r e e n e g u o s c r i V e r e , c o r r e t t o S Ì , m a

accessibile all’intelligenza di tutti. Io ricordo d’es- sermi trovato con lui a Vignale durante le passeg­giate autunnali del 1861 o 1862. Colà eravi un par­roco in voce di liberale e non troppo1 curante della, sua popolazione ; per soprappiù il V . Curato, suo' fra­tello, aveva una predicazione pressoché incompren­sibile. Egli D. Bosco, salì in pulpito quella Dome­nica stessa e predicò in dialetto per circa un’ora in­nanzi ad una folla immensa di persone. La sua pre­dicazione fu così efficace e commovente che il parroco stesso si mise a piangere ; e terminata la predica, si presentò a D. Bosco, gli baciò la mano e lo ringraziò del bene che aveva fatto, specialmente all’anima sua.— Io fui presente a questo fatto.

Dalla predicazione non si scusava mai, tolto un § 568 caso di necessità. Trovandosi un anno ad Alassio, edEtsi plurimis negotiis • .

detentus, concionali essendo invitato da quel parroco a fare una predicanon recusabat 11 , i i v r •suite quarant ore, benche tosse occupatissimo, accet­tò e fece la storia delle quarant’ore con riflessi reli­giosi e morali che furono accolti colla più grande soddisfazione.

V1. J 569 . Ma la predicazione di D. Bosco era anche più inP u b lic a Servi Dei prae- • ■ . ' A . . y . - r 1

dicatio privatain non via privata. Aveva per massima, e si e 'notato daexcipiebat. • i « i • vtutti, di non mai parlare con una o più persone, qua-.-

Quacumque de re ìoque- lunque fosse l ’affare, senza insinuarci qualche cosa.Stog5"bat.,spiritaalc di spirituale....

E t iuxta idem, interr. Proc. fol. 1294 terg. respondit :

Altro genere di predicazione furono le scuole se--Nocturnas &c dominica- tali e domenicali da lui fondate ancor prima del 1848.

uibus efigiosa iuv Certo'il suo scopo- era di provvedere ai bisogni ma-mii m1 in te nd eh a t u rs s 1 ~ teriali ed intellettuali del popolo, e sopratutto della

gioventù, ma più ancora che questi, gli stavano a cuore i bisogni religiosi e morali, tanto più col sor­gere dei nuovi tempi, ossia colla libertà data all’e­resia, e in generale al mal fare. Ed è per questo, che . Tinsegnamento religioso aveva il primo posto in.

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DE HEROICA FIDE 455

-queste scuole, vale a dire col mezzo di esse attirava i giovani all'oratorio festivo, ai catechismi, alle pre­diche alla confessione e comunione, ecc. ecc. Anzi questo principio, che la religione fosse l ’anima e la vita della scuola, qualunque questa fosse, era così forte in lui, che anche quando stabilì le scuole rego­lari di ginnasio in casa, volle tuttavia che gli inse­gnanti regolari medesimi .fossero essi a dare gli esami di religione, soli o con altri. E ciò faceva appunto, perchè i suoi chierici e preti si avvezzassero a dare la prima importanza all'insegnamento religioso, an­zi a far sì che la scuola loro fosse essenzialmente religiosa. Anche soleva raccomandare e scrisse e stampò nel regolamento delle Case, tuttora vigente, pei maestri e professori, che alla vigilia delle feste principali, annunziassero sempre ai loro scolari, queste feste, eccitandoli a celebrarle bene, e in modo particolare a fare una buona confessione e comunio­ne; giacché è notorio, che egli non concepiva essere una buona festa senza la confessione e comunione.

Sempre a questo scopo, di promuovere la glori­ficazione della chiesa cattolica, e di fare sì che la'gio­ventù avesse nei libri, che studia e spiega, argomen­to ad una vita cattolica, intraprese senza guardare a spesa alcuna la pubblicazione dei classici latini cri­stiani, vale a dire dei Padri e scrittori ecclesiastici; pubblicazione che per espressa raccomandazione si continua tuttora.

E t iuxta idem interr. Proc, fol. 1296 terg, re- spondit :

Nè solo le ’missioni estere, ma anche le missioni interne gli stavano a cuore. A questo effetto egli mandava volentieri i suoi chierici e preti, anzi i suoi giovani medesimi più sodi e più sicuri, a far cate­chismi negli oratori! festivi e nelle parrocchie, spe­cialmente durante il tempo di quaresima. E quello che faceva a Torino, desiderava che si facesse pure nelle altre Case particolari. Gli premeva sopratutto che i suoi figli spirituali si prestassero in ajuto al parroco del luogo, ove esisteva la Casa. Io ricordo

§ 572Quo E cclesiae gloriara

prom overet, op era SS. P atru m in lucem ede­re incepit.

§ 573Clericos ac sacerdotes

suos, nec non Ephe- bos optim os in orato­r ia festiva ac paroe- cias, doctrinae docen- dae g ratia . m ittebai.

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456 NU M . V-

§ 574Eosdem in concionando

et confessionibus exci. piendis operam suam adhibere volebat.

S 575In C hristum eucharisti-

stica specie velatim i venerationem verbis, exem plis, scriptis io- vebat.

§ 576Greber Sacram entorum

u su s iuvenum institu- tion is fundam entum iu x ta Dei Servum e- rat.

a questo poposito, di aver sentito da lui. queste pa­role : — Prestati volentieri, e sempre, quanto puoi per la parrocchia, dove è il tuo Collegio (Alassio).— Una volta poi che gli domandai, come doveva regolarmi intorno alle domande di Messe, che ci si chiedevano sopratutto da villegianti e famiglie s i ­gnorili, mi rispose : — Accetta per prima cosa dove la elemosina è minore, prima l.a parrocchia, poi le confraternite e le altre chiese più frequentate dalla ■popolazione in ultimo, se Detrai, oer le case private dei signori e dei villegianti.

E t iuxta idem interr. Proc. fol. 1297 respdndit '•Come pei catechismi, così si prestava e voleva

che si prestassero i suoi figli spirituali per la pre­dicazione e per le confessioni. Ricordo a questo pro­posito un suo disegno manifestato in mia presenza, quando si costruiva la Chiesa del S. Cuore di Gesù in Roma. — E J mio desiderio vivissimo - diceva egli - di stabilire intorno alla Chiesa suddetta un nucleo di preti, che siano in modo particolare incaricati della predicazione nelle campagne romane. V i sono pur­troppo tanti che hanno bisogno di sentir la parola di Dio e di poter con facilità accostarsi alla confessione e comunione — .

E t iuxta idem interr. Proc. fol. 1308 terg. respondit :

Altra prova della sua fede fu l'ardore, con cui coll’esempio, colle parole e cogli scrìtti, promuoveva la visita a Gesù Sacramentato, instituendo a questo ■ effetto anche la così detta Compagnia del SS. Sa­cramento tra i suoi giovani, la quale Compagnia si proponeva, come si propone ancora, oltre la visita, anche la comunione. Anzi è'appunto su questa fre­quenza, e sulla meditazione delle Massime eterne, che fondava-Teducazione della gioventù. E di questo era tanto persuaso che, invitato verso la fine del 1877, mentre trovavasi a Roma, dal ministro Crispi, a dar il suo parere sopra un progetto di regolamento dei Riformatori del Regno, francamente disse al Mini­stro che mancava nel suo regolamento una cosa es- -

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DE HEROICA FIDE 457

senziale. — Quale?'- chiese il Ministro. — Bisogna - soggiunse D. Bosco - mettere nel regolamento questo semplice articolo : « Frequenza della confessione e comunione ■)>. — F pare che non' sia andata a vuoto la raccomandazione di D. Bosco, perchè nel regola­mento dei Riformatori fatto da Crispi, è scritto che il Cappellano inviti i giovani alTadempimento del pre­cetto pasquale, come poco fa mi disse il Cappelano della Generala di Torino. Giova notare che Crispi, emigrato in Torino nei primi, anni della rivoluzione, frequentava qualche volta l ’Oratorio di D. Bosco, e. godette più volte della carità di lui.

E t juxta idem interr. proc. fol. 1309 terg. re- spondit :

Una delle cose che attestano la fede eroica di D. Bosco è pure quello che ha fatto e sofferto per la costruzione della Chiesa del S. Cuore di Gesù in Roma. W noto che questa costruzione, ossia questa

-impresa per lui sì. faticosa, egli, accettò unicamente per ubbidienza al Vicario di Gesù Cristo. Fu infatti Leone Papa XIII, che gliene affidò l ’incarico, anzilo pregò di coadiuvarlo in questa impresa. Dio solo sa quello che Don Bosco ha sofferto per raccogliere i mezzi alla costruzione di quella Chiesa. Io ho avuto la fortuna di accompagnarlo tre anni, cioè nel 1881, 1885, 1886, quando appunto andava a questuare per questa Chiesa. Dico francamente che per me fu una delle migliori prediche, che abbia avuto, quella di. vederlo già innanzi negli anni, mal andato in salute, con incommodi molto gravi, che.lo distur­bavano a quando a quando, scendere e salire per le scale a chiedere limosine, perchè il Cuor dì Gesù avesse una chiesa a lui dedicata in Roma, sottopo­nendosi a tante umiliazioni che spesso doveva incon­trare. Ricordo sopra tutto la predica, o meglio Con­ferenza, che fece a S,. Remo nell’aprile del 1881, innanzi ad una folla immensa .di. persone, in una città, ed in una chiesa, dove si accorreva pochissimo a sentir la parola di Dio. Tanto è vero che il Teol. Margotti, nativo di S. Remo e che conosceva bene

§ 577Templi Divino Cordi Je-

su dicati Romae eri­gendi g r a fia m ultos tu lit labores.

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458 NTTM. V-

§ 578Sacro sum m a pietate o-

perabatur.

§ 579D tvm arum legum et ec-

ciesiasticarum fideiis- sim us servator.

§ 580Studio Dei g ìo ria e arde-

bat.

§ 581Rom ano P on tifici obe-

dientiairi suadeb at e- phebis.

la città, diceva esser per lui cosa miracolosa, che Don Bosco avesse potuto raccogliere tanta gente in chiesa, e ottenere tanta limosina, come ho sentito da alcuni dei miei confratelli, a cui si espresse il detto Teol. Margotti, Ricordo che al fine della con­ferenza soggiunse che avrebbe girato egli stesso per la Chiesa a questuare, come infatti fece. « Voi vi (< meraviglierete forse nel vedere un prete a girare « con la borsa in mano per la Chiesa, ma quando « guardo il Crocifisso, e penso quanto ha fatto Gesù (( per la nostra salvezza, prendo volentieri la borsa « in mano, e vado a chiedere l ’elemosina per amor(( S U O » . '

XX T E S T IS — Dominus Joannes Villa.Juxta 13 interr., Proc. fol. 1508, ter.g. respondit *•Ho assistito tante e tante volte alla S. Messa

celebrata da lui, e lo confesso sinceramente, che nel- Tassistervi provava in me una edificante impres­sione, per la grande divozione, che vedeva in tutta la sua persona e nel pronunziare le parole e recitar le preghiere ; e quindi fu sempre per me un ardente desiderio e consolazione di recarmi, quando poteva, ad udir la sua Messa, anche quando era lontano dairOratorio.

1E t juxta 21 interr. proc. fol. 1520 respondit :Io sono intimamente persuaso e convinto, che il

Servo di Dio osservò sempre fedelmente e santa­mente la legge di Dio e della Chièsa, e gli obblighi del proprio stato sacerdotale e di Superiore della Congregazione Salesiana, sicché la sua' vita per me fu sempre quella di un santo sacerdote. Il suo scopo principale era sempre lo zelo della maggior gloria di Dio, e si adoperava in ogni maniera per propa­garla col dare a noi giovani buone massime'secondo il Vangelo, e cogli esempi della sua vita. A difesa dei diritti e dell’esaltazione della chiesa cattolica, la­vorò moltissimo, ci spiegò per varii anni la vita dei Papi, per farci comprender bene la suprema loro autorità e l ’obbligo di stare ad essi uniti in tutto. — •

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DE' HEROICA FIDE 459

Nelle sue prediche aveva sempre in mira di raffer­marci nella nostra fede contro gli errori dei prote­stanti, i quali in quel tempo spargevano a- larghe mani i loro errori. Ricòrdo che nell’anno 1859, se non erro, Don Bosco fu invitato ad una riunione ge­nerale della Società di S. Vincenzo, di cui io faceva parte. In queirassemblea uno dei soci riferì che i §582

• • -m 1 1 • Quo protestantibus in-protestanti. avevano aperto vicino alia loro cniesa vadentibus obsisteret,

un asilo, dove distribuivano minestra gratuitamente schoìas muitipiicavit.a quanti bambini si presentavano, per istillare nei loro giovani cuori massime contrarie alla nostra fede.- Ciò sentendo D. Bosco prese la parola e disse, che stante la gravità di quella relazione, l ’assemblea non doveva sciogliersi, prima d’aver preso decisioni pra­tiche ed efficacia questo' scopo; e si convenne di aumentare le Scuole che D, Bosco aveva istituite colà vicino, ossia scuole serali, col farle anche diur­ne e provvedendo anche gratuitamente i libri e qua­derni ai giovani.

E t juxta 22 inlerr. proc. fol. 1522 terg. re- spondit : ■

Aveva un gran zelo per eccitare in noi la più iuvenes §ad83 primam viva devozione verso il SS.mo Sacramento. Nella 5 g S t ! S m e naS S r a e -

circostanza della ' prima Comunione ai giovani .egli bat- li preparava e si faceva aiutare a prepararli' in modo speciale, e dava la massima importanza, ed in tale ricorrenza faceva una particolare solennità.Voleva poi' che tutti i giovani si accostassero con frequenza ai sacramenti della Penitenza e della Co­munione, e-egli'si prestava volentieri a confessarci impiegando varie ore successive ; e in ciò chiamava pure in ajuto varii sacerdoti estranei : ma la maggior • § 584

parte dei giovani desiderava piuttosto confessarsi a TYx5pSndisStSho- D. Bosco ; ed io stesso per poter confessarmi al mio ras msumebat* turno, ho dovuto varie volte aspettare sino alle 10 di sera. Istituì la Compagnia del SS.mo Sacramento, alla quale voleva che tutti fossimo iscritti. Aveva• * • § 585poi altresì una grande divozione alla passione di Ge- D enìcaiibus christi die-

sù Cristo, e nella settimana santa celebrava egli stes- supplicationes pera-

so le sacre funzioni con tale raccoglimento che erava- f u ^ i b i ^ ¿T a n aiÌa t.

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460 ÌHJM. V-

mo grandemente edificati. Faceva pure la lavanda dei piedi ed una volta fra i dodici giovani scelti fui io pure chiamato da lui medesimo, e ricordo che ci fece quella lavanda con uno spirito di fede, umiltà e semplicità, che inteneriva e commoveva i nostri cuori. Inoltre ci spiegava con viva compiacenza tutte

nivmo cordwesu Ho- anin^rakili sacre cerimonie delle funzioni della mae tempium dièavit. settimana santa. Aveva pure una grande divozione

al Sacro Cuore di Gesù, e procurava di istillarla nei nostri cuori; a suo onore fece erigere la gran­diosa Basilica del S. Cuor di Gesù a Roma, che fu tosto eretta in parrocchia, pel bene spirituale

i 58? . degli abitanti numerosi di quel quartiere. La divo-Itemque & . Manae A- . . ^ ^diutrici Augustis Tau- zione più cara e prediletta a D. Bosco, dopo la di-rinorum, . x x ' . T.

vozione a Gesù Sacramentato, era la divozione di Maria SS. In suo onore edificò la sontuosa chiesa di Maria Ausiliatrice vicino alPOratorio di Valdocco in Torino. Raccomandava a noi giovani di avere una divozione particolare a Maria SS., ci esortava

Deipara*§ cuitum im- a recitare tutti i giorni una terza parte del Rosario, pensissime fovìt. e piuttosto di tralasciarlo per mancanza di tempo,

desiderava che piuttosto lo recitassimo anche du­rante il lavoro. Eccitava ■ questa divozione alla Ma­donna specialmente per ottenere da Maria SS.ma la virtù'della purità, e fosse la nostra protettrice contro - le insidie e tentazioni d'impurità del demonio. A questo fine istituì la Compagnia di Maria SS. Im-

• macolata. Queste esortazioni facevaci coi fervorini,§ 589 prediche, ed anche colle conversazioni famigliari.

MpifeationeSam1aiiSi5 e- Faceva poi il mese di Maria con fervorini tutti i gior- tate ceìebrabat. e cant0 ¿{ sacre lodi con una divozione veramente

figliale; e pubblicò colle stampe un mese di Maria ad uso del popolo.

§ 590 Aveva pure divozione, e la eccitava pure a noi,A”?mrcoiunoelltespns' verso P Angelo Custode, e sovente ce ne parlava

nelle prediche, raccontandoci i fatti, che si leggono nella storia sacra, come di Tobia ed altri. A 1PAn­gelo Custode dedicò l ’Oratorio festivo 'che eresse nella, regione Vanchiglia di questa città. Aveva di­vozione ai SS. Apostoli, e di San Pietro scrisse e

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DE HEROICA FIDE 461

pubblicò la vita nella ricorrenza del centenario del § 591martirio dei SS. Pietro e Paolo. Verso S. Francesco societati patroniiradi Sales poi aveva una divozione particolare, e lo- eleglt'elesse a patrono del suo primo Oratorio festivo e ditutta la Congregazione Salesiana, che eresse e preseil suo nome, P

Sulle indulgenze della Chiesa sovente parlava sacrarum induigentia-,, t i • • • 1 • ruin thesauros xuve-neile sue prediche e ci istruiva m modo, che ci tace- nihus expianabat.va facilmente comprendere questo tesoro della ChiesaCattolica, e ciò specialmente nella ricorrenza diqualche Giubileo. A proposito ricordo, che nel 1858D. Bosco era andato a Roma all’udienza del PapaPio IX, il quale prima di congedarlo, gli regalò unbel numero di piccoli crocifissi, che giunto poi aTorino regalò ai suoi giovani ; e in tale circostanzaci spiegò l ’indulgenza plenaria del Papa annessavi,da lucrarsi in punto di morte, pronunziando il nomedi Gesù Crocifisso, e col baciarlo.

Anche alle anime del Purgatorio D. Bosco aveva 5593.divozione, e ci raccomandava di pregar tutti i giorni S acuìar?rlgnTaddic- in suffragio e sollievo loro. t]s commendabat-

Insomma £Don 'Bosco condusse veramente iuna vita di fede, e chi lo conosceva, come Pho conosciu­to io stesso, non poteva non chiamarlo uomo di fede, uomo di Dio.

XXX T E S T IS — (I ex off.) Rev. D. Dominicus Bongioanni.

Juxta 22 interr. Proc. fol. 3021, respondit :D. Bosco era anzitutto un uomo di fede. Difatti ^

in tutte le sue opere, parole ed anche lepidezze, tra- Fides eius m omnibus,. i r . r ’ L . n A veì m ipsis *acetns, s-

spanva il fine soprannaturale, che egli aveva, di por- • mmebat,tarci^ tutti a Dio. Inculcava a noi ad ogni tratto lapresenza di Dio ed il ricordo dell’assistenza dell’An- § 595gelo Custode ; a tal fine fece scrivere sulle pareti dei Deì 0Pa eseSia?uv?iSmportici dell’Oratorio i Comandamenti di Dio e molte mentem revocabat.massime scritturali. Egli celebrava la Santa Messa.con molta . divozione, e noi eravamo molto edificati ' mnell’udirla. Ci raccomandava caldamente la divozio- sa«™ faciens omne s. j . aedifìcabat. .ne al SS. Sacramento e la frequente Comunione, di-

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462 NITM. V-

cendoci che era la Comunione che doveva conservar­ci puri e casti,

g 597 In occasione delle feste solenni ci inculcava di-s a c r a passionis my.ste- accostarci ai'SS. Sacramenti colle migliori disposi­na COlUlt. . ' 1 ■' • * 1 1 • i •

ziom. Era molto divoto dei misteri della passione di N. S. G. C., e ricordo che n ei Venerdì di quaresima si faceva la Via Crucis/ e nel Giovedì Santo faceva la lavanda dei piedi. Aveva poi una devozione spe­cialissima verso Maria SS. e la raccomandava ed i--

§ 598 stillava pure a noi. facendola onorare con tridui, no-P ietatem , qua ipse Dei- 1 t t v t • t

param . proseguebatur, vene, e canto di lodi, e col mese di Maggio, in suoà liis inculcabat. -, x . • ,onore eresse la grandiosa chiesa intitolata a Maria

A u xiliu m Cristianomm.. ' g 599 Era pure devoto deir Angelo Custode, del quale

cuitus. Angeiorum ac faceva celebrare la festa, e ci inculcava molto la.Coehtum m axim e ei . . . . ’cordi erat. sua divozione, per averne 1 assistenza m tutti, i passi

della nostra vita. Istituì in suo onore un Oratorio fe­stivo nella regione Vanchiglia.

Era di voto pure di S. Giuseppe, di S. Pietro Apostolo; ai quali;dedicò un* Altare nella Chiesa.di Maria Ausiliatrice, di S." Luigi, in cui onore istituì

Divum slSium' snae una Compagnia; di S. Francesco di Sales, quale co- f n S t S t ! % u m q u e ™ stitiiì patrono della sua Congregazione, e si fece sta­tari studebat. ■ ¿j0 jmitare particolarmente nella dolcezza e man­

suetudine dì cuore. ■§ eoi Aveva pure divozione alle anime del Purgatorio,

E^ isstm u sa e r a t piantes P e r cu pregava e ci raccomandava di pregare in lorosuffragio, inculcandoci di offrire le Comunioni ed acquistare le indulgenze.

.D. Bosco ebbe sempre grande fede nel Signore Qmd(juidù incepit, ma- che non lo avrebbe abbandonato nelle sue 'opere ; e

incS>ituni flde m- De° difatti io non so, che abbia intrapresa opera, che non abbia condotto a termine.

i