I 100 anni del Bologna

32

description

Inserto commemorativo de Il Resto del Carlino pubblicato in occasione del 100° anniversario della fondazione del Bologna Football Club

Transcript of I 100 anni del Bologna

Page 1: I 100 anni del Bologna

.

Page 2: I 100 anni del Bologna

2 BUONCOMPLEANNOBOLOGNA il Resto del Carlino GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009

DA UN SECOLOandiamo a braccettocon il glorioso

Bologna F.C. e noi delCarlino non ci siamo ancorastancati. Come in unmatrimonio: lo abbiamo

seguito nella gioia e nel dolore, in salute inmalattia. Strana creatura, però, una squadra dicalcio: noi che di lei siamo più vecchi diventicinque anni (stiamo preparando la festaper il nostro 125˚ compleanno) l’abbiamovista crescere, ma anche calare per poi tornaregrande. E’ stato e continuerà ad essere unconnubio entusiasmante. Nel corso degli anniil nostro giornale ha cambiato il modo diraccontare le gesta del Bologna. Per qualchedecennio non ci sono state le immagini dellatv e ogni partita era la tappa diun’Odissea sportiva

che portava in giro per l’Italia cronisti senzatelefono e senza fax, pionieri che mai una voltahanno lasciato i lettori senza un resocontodettagliato.Iniziammo subito, il 4 ottobre del 1909: leventi righe con cui il Carlino annunciava lafondazione del Bologna F.C. sono diventate,con il passare degli anni, l’equivalente di uncertificato di nascita. Lo firmammo noi ed èanche per questo che ci sentiamo parte dellafamiglia. Come minimo, testimoni albattesimo.La squadra della città e il giornale della città.C’è un legame stretto, che non è mai diventatosimbiosi. Abbiamo esaltato i tanti successi delBologna, gli abbiamo mandato al seguito firmedi assoluta eccellenza nel panaroma delgiornalismo italiano: ieri Severo Boschi, ItaloCucci e Giulio Cesare Turrini; oggi Giuseppe

Tassi e Stefano Biondi.Abbiamo

dedicato agiocatori,

allenatori epresidenti un

numero di titoli, di

BOLOGNA, IL BOLOGNA E IL CARLINO

PIERLUIGIVISCI

Page 3: I 100 anni del Bologna

GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009 il Resto del Carlino BUONCOMPLEANNOBOLOGNA 3

pagine e di fotografie incalcolabile, tanto altoda far invidia anche a qualche cosiddettogrande della Terra, ma siamo anche statispesso su sponde differenti, facendo attenzionea non edulcorare i principi della professionecon le polverine della passione. Quelli dellacritica sono stati e continueranno a essere imomenti più difficili: è come per un padresentirsi costretto a sgridare i figli.

MA IL CARLINO mai ha fatto mancare ilsuo sostegno al Bologna. Fu celebre lastrenua battaglia che ingaggiò con le

grandi testate milanesi ai tempi dell’infamanteaccusa di doping, nel 1964. Ne abbiamocondotta una simile, di recente, quando ilsospetto che, nel 2005, il Bologna fosseretrocesso non solo a causa dei suoi demeriti,ma anche per le conseguenza di qualcheoscura manovra, lasciò strada alla certezza.Allora, a Bologna, non eravamo più soli, mafummo l’unico giornale che non abbandonòper un solo giorno il club che chiedevagiustizia.Non è un caso che proprio il Carlino abbiaospitato gli scritti dei due più grandi campioni

della storia del Bologna: Angelo Schiavio eGiacomo Bulgarelli, le «bandiere», l’uno eroedei primi cinquant’anni, l’altro indiscussosimbolo della seconda metà del secolorossoblù.E’ al Carlino che Schiavio, il più taciturno fra icampioni, si rivolse nel 1983 per invitare chiaveva portato il Bologna in serie C a spariredalla scena calcistica. E’ sempre sul Carlinoche Giacomo Bulgarelli, negli Anni Ottanta,divenne editorialista dispensando critiche econsigli in egual misura ai suoi eredi, a voltedegni, a volte inadeguati a reggere il peso diuna storia così ricca.Oggi iniziamo a ripercorrerla, quella storia cheha cementato un bel rapporto di lavoro e disolidarietà fra due istituzioni della nostra città.La squadra del Carlino è come una squadra dicalcio: strada facendo cambia facce e sistemi dilavoro. Il nostro e vostro giornale non è maiuguale a quello del giorno prima, propriocome una partita o come un allenamento. Ilgiornale e la squadra hanno scritto insieme lastoria di Bologna. Vi posso fare una promessa:continueremo a farlo. Con impegno, conpassione e con rigore.

UN LEGAME INDISSOLUBILE

Page 4: I 100 anni del Bologna

4 il Resto del Carlino GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009

Page 5: I 100 anni del Bologna

GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009 il Resto del Carlino BUONCOMPLEANNOBOLOGNA 5

STORIA DI GIULIO C. TURRINIIl gioco del calcio arriva a Bologna conun certo ritardo, rispetto ad altre città.Il Club più vecchio, fra quelli cheancora vivono, è il Genoa che ha comedata di nascita il 1893 e che inalberatuttora la scritta esotica che fu varataallora: “Genoa Cricket and FootballClub 1893”. Cinque anni dopo (1898)nasce la Federazione Italiana, aTorino. A Genova, a Torino, a Milanosono gli stranieri, e soprattutto gliinglesi, a seminare: il football ha avutoi natali oltre Manica. A Bologna,invece, si comincia a parlare di calciosolamente nel primo decennio delnuovo secolo, mentre Ganna e Gaiettisi sfidano sulla pista del vecchioippodromo Zappoli, fuori porta SanFelice, e mentre i coraggiosi pionieridell’aviazione fanno i loro primitentativi, spesso rimandando a casadelusi gli spettatori accorsi alrichiamo.

Arrigo Gradi e Bruno Nanni, tornatidal Corso delle Scuole di Commercioin Svizzera, sono i primi punti diriferimento. Hanno conosciuto ilnuovo gioco lassù e cominciano apraticarlo senza pretese ai Prati diCaprara, assieme a Luis Rauch, unodontoiatra svizzero che si è stabilito aBologna, a Vincenzi, Puntoni,Cavazza, Martelli, Della Valle. Dopouna sfida vinta con i ferraresi, il 4novembre del 1906, l’idea di formareun Club si precisa quando arriva unaltro straniero: un uomo alto, austero,che fino a pochi anni orsono — ormaiquasi novantenne — ancoraraccontava di quei giorni lontani, a chilo andava a trovare nel suoappartamento di via Indipendenza. E’Emilio Arnstein, nato il 4 giugno 1886a Wotice, a sessanta chilometri daPraga, cittadino austriaco pervent’anni, poi cecoslovacco. Nel 1908si è trasferito a Trieste comecorrispondente di lingue estere e lifonda, col fratello Ugo, la squadra deiBlack Stars; nel 1909, poi, arriva aBologna, chiamato da una ditta disementi. Chiede se in città si giochi acalcio e un tranviere gli indica «chimat, chi corren dri ‘na bala», là fuori aiPrati di Caprara.Dall’incontro di Arnstein con Gradi e

Nanni germoglia l’idea. Cercanol’aiuto del cavalier Carlo Sandoni dellaNavigazione Generale Italia,presidente del Circolo TuristicoBolognese.

E’ dunque con l’appoggio di questoClub che nasce il Bologna, comeriporta uno storico trafiletto del “Restodel Carlino”, in data 4 ottobre 1909,che tutte le successive rievocazioni diquesti anni si sono fatte scrupolo diriportare: «Ieri mattina al CircoloTuristico Bolognese venne costituitala Sezione per le esercitazioni di sportin campo aperto, e precisamente ilFootball Club. Era desiderata da moltigiovani questa iniziativa per il football,per la palla vibrata, pel tennis, ementre già alcune esercitazioni sisvolgevano da qualche settimana, orasi è fissato un ordinamento preciso,costituendo la Sezione presso ilCircolo Turistico che già ha acquisitola maggiore importanza sportiva».Per qualche mese, il cavalier Sandonifece da presidente e la sede risultòfissata in via delle Spaderie, un’anticastrada scomparsa pochi anni doponella ristrutturazione del centrocittadino, chiusa dal celebre ‘‘fittone”che divenne lo scanzonato emblemadella goliardia, e che fu poi trasportatosotto il portico dell’Università. Mapresto il Bologna riuscì ad ergersi inente a sé stante, sotto la presidenza delprofessor Borghesani. Fra i primigiocatori, troviamo anche dueconvittori del Collegio di Spagna,Antonio Bernabeu e Natalio Rivas,centravanti ed ala sinistra. Il fratellominore di Bernabeu, Santiago, avrebbelegato il suo nome all’epopea del RealMadrid. E dopo un facile doppioincontro con la Sempre Avanti (10-0 e9-1) per il titolo emiliano ed alcuniconfronti amichevoli, il primo veroepisodio della giovane vita del Club fula partita che i milanesidell’Internazionale, freschi campionid’Italia, vennero a giocare ai Prati diCaprara il 16 maggio 1910, vincendolaper 1-0 con un gol finale dello svizzeroPeterly, un tiro da venti metri che —scrisse un cronista dell’epoca — «ilgoal-keeper felsineo avrebbe potutobenissimo riparare, se fosse corso alladifesa con maggior decisione».Gli anni che precedono la prima

guerramondiale vedono ilgiovane Bolognapartecipare al gironeVeneto-Emilia del campionatonazionale, in cui sono il Vicenza e ilVerona a fare la parte del leone. Lasquadra rossoblù, comunque, si battecon molto coraggio.

Al riguardo, deve essere ricordatocome la scelta dei colori sociali fossestata stabilita da Arrigo Gradi, il rossoe il blu della sua squadra degli anni inSvizzera, lo Shoneberg di Rossbach. Inquesto Bologna giovane, le primefigure che si stagliano sulle altre sonoquelle di Guido Della Valle e dei duefratelli Badini: Angiolino ed Emilio.Della Valle sarebbe morto in guerra,ed avrebbe avuto poi due fratelli acontinuare le gesta sul campo di calcio,Mario e soprattutto Geppe, uno deipersonaggi più importanti nell’interastoria del Bologna. I Badini erano figlidi un emigrato in Argentina, che avevafatto fortuna ed era rientrato in patria.Angiolino era il capitano cherianimava la squadra con il suoesempio e il suo incitamento. In certomodo fu il primo allenatore, perquanto allora non esistesse a Bolognala figura dei “trainer” stipendiato;Emilio era un centravanti provvisto ditiro bruciante e sarebbe stato - alleOlimpiadi di Anversa nel 1920 - ilprimo giocatore rossoblù a figurare(onorevolmente) con il gol dellavittoria sui norvegesi in squadranazionale.In quegli anni, il Bologna ebbe duecampi successivi. Dapprima il campodella Cesoja, appena fuori Porta SanVitale: un terreno fangoso, nascostoalla vista dei passanti dai teloni, strettofra la ferrovia della “Veneta” ed unacanaletta in cui spesso finiva ilpallone; poi - dal 1913 - il pretenzioso“Sterlino”, a Villa Hercolani, con duetribune in cemento e con la singolarecaratteristica del terreno di giocodeclinante verso nord, così dapreparare terribili fatiche a chi dovessefare il secondo tempo in salita.

OTTOBRE 1909, LA FONDAZIONE

LA SCELTA DEI COLORI

I PRIMI CALCI AL FOOTBALL

DALL’AUSTRIA L’UOMO DEL DESTINO

COME GLI SVIZZERI DEL SHONEBERG

LA STORIA SBOCCIA SUI PRATI DI CAPRARA

La squadra del Bologna 1909-1910Da sinistra in piedi

Della Valle, Orlandi, Gradi, Bernabeu (fratello diSantiago, al quale è intitolato lo stadio del Real

Madrid), Donati, Bignardi e Passarelli.Accosciati da sinistra Saguatti, Rivas, Chiara,

Venzo e Nanni.

LAPRIMA FORMAZIONE

Page 6: I 100 anni del Bologna

6 il Resto del Carlino GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009

Page 7: I 100 anni del Bologna

GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009 il Resto del Carlino BUONCOMPLEANNOBOLOGNA 7

Il campo dello Sterlino (che sarebbestato intitolato ad Angiolino Badini,morto per improvvisa malattiainfettiva agli inizi del 1921) fuinaugurato nel novembre del 1913 conun’orazione di Giuseppe Lipparini,che citava fra l’altro queste parole diTeodoro Roosevelt: «nella vita, comenel gioco del football, la massima daseguire è questa: picchiare sodo, nongiocare mai falso, e non schivarsi; mapicchiare sodo». Del resto, sul vessillosociale figurava la massima ‘‘Animose,non violenter”. Per ingentilire ungioco a tratti rude, il presidenteRodolfo Minelli (che era succeduto aRauch Borghesani, Arnstein, Ortiz eGori, e che tenne la carica per setteanni) era solito distribuire alle gentilisignore intervenute mazzi di violette.Ed ecco gli Anni Venti, cheporteranno il Bologna a livello dellesquadre più grandi ed alle due primevittorie nel campionato italiano. Inguerra, sono scomparsi quattordicigiocatori, fra i quali Guido Alberti,Agostino Bianchi, Aldo Brivio, GuidoDella Valle, Antonio Fontana, GuidoPifferi, Lino Sala. In quegli anni,tuttavia, Angiolino Badini hapreparato una squadretta di “boys”,che rappresenterà un serbatoio per ilfuturo.

Da alcune squadre minori dell’epoca(la Fortitudo, l’Audace) vengono altriragazzi. Geppe Della Valle ed EmilioBadini sono due attaccanti di valorenazionale. In mediana, inizia unacarriera che l’avrebbe presto portato adessere il primo bolognese “verace” agiocare in maglia azzurra, quel PietroGenovesi. Nel campionato 1919-20, ilBologna è già fra i “grandi” e cede soloper una disattenzione del portiereModelli all’Internazionale, che saràcampione. Nell’estate il Consiglio, cheora è presieduto dal ragionier CesareMedica, decide di assumere unallenatore professionista, e allo scopopubblica un’inserzione sui giornaliviennesi: l’Austria è considerata lasede del miglior calcio continentaledell’epoca. Fra le risposte, viene sceltaquella di Ermanno Felsner, laureato,protagonista di una brevissima

carriera attiva, interrotta da uninfortunio. Felsner resterà il ‘‘mago”del Bologna per più di dieci anni, finoal gennaio 1931.Il mago viennese perfeziona la tecnicadi base ed il movimento collettivodella squadra. Deve superare, subito, laperdita dei due Badini: Angiolino chemuore, Emilio che è vittima di ungrave incidente a Padova, e nongiocherà più. Felsner ha due trovategeniali. Prende un terzino (un “Back”,come si diceva) lungo lungo, loimposta come centromediano: saràGastone Baldi, un giocatoreelegantissimo, solamente facileall’emozione quando sarà chiamato inNazionale, ma in tutti i casi, detentoredel ruolo per oltre dodici anni. Prendeun centromediano delle riserve, unragazzo tarchiato e robusto, CesareAlberti che è fratello di Guidoscomparso in guerra, e trasformaquesto Alberti in centravanti. Lariuscita di Alberti, soprannominato il“mister”, sarà folgorante. Un giorno lochiamano per la Nazionale Operaia,che deve incontrare la Francia aMilano: 7 a 1, sei gol di Alberti. Siamoalle porte del fascismo; poi c’è il 28ottobre del 1922, pochi giorni dopo ilBologna vince in casa del Milan per8-0, tre gol di Alberti e cinque diGeppo Della Valle. Ancora unasettimana: contro la Cremonese, in uninfortunio di gioco sul fango delloSterlino, scricchiola un ginocchio diAlberti, e finisce la carriera del“mister” nel Bologna (non ha chediciotto anni). Più avanti, dopo dueanni di sofferenze, Alberti sarà operatoal menisco — primo asso in Italia — aGenova, giocherà di nuovo per ilGenoa, ma concluderà la sua breve,sfortunata esistenza all’inizio del 1926,morendo ventunenne per avermangiato ostriche guaste.

Intanto, nel 1920-21, il Bologna diFelsner sfiora per la prima volta iltitolo. Venendo battuto per 2-1 aLivorno, in campo neutro, dalla ProVercelli che in questi anni domina ilcalcio nazionale, nel tempo “adoltranza”, dopo che si sono chiusisull’1 a 1 i tempi regolamentari ed isupplementari. Il vercellese Rampiniesce dal campo, rientra all’improvviso,scappa verso il gol, la gente invade il

terrenofesteggiando laPro Vercelli, el’arbitro Vagge (che forsevorrebbe annullare il gol)prende atto della cosa; basta così.Due terzi posti nel girone di LegaNord, per le stagioni successive,addirittura il successo nel Girone B,per l’anno 1923-24 e la finalissima colGenoa. Là, vincono loro per 1-0; alloSterlino ci sono incidenti, l’arbitrosospende, vittoria “a tavolino” per iliguri, solamente un secondo posto.Ma l’infortunio di Alberti haindirettamente favorito l’affermazionedel giocatore più importante di tutta lastoria del Bologna, AngiolinoSchiavio. Senza Alberti, Felsner provadue giovani riserve: Gasperi diventerà— poi — il terzino sinistro dilunghissima gittata, il popolarissimo“Gisto”, o “Tubo di gelatina”. Unfazzolettone bianco sulla fronte, untemperamento eccezionale, colpitoredi palla come pochi, figureràripetutamente anche in Nazionale. Peril posto di centravanti, tuttavia,Felsner tenta con Schiavio: ed è untrionfo.

Angiolino Schiavio, famiglia diorigine comasca, ma bolognese purosangue, sarà fino al 1937l’insostituibile condottiero dellasquadra: tecnica validissima, coraggio,un serrato palleggio che gli avversarinon sanno ostacolare, i gomiti larghi aprotezione mentre avanzacaracollando, tiri improvvisi da tutte leposizioni. Un campione dei piùgrandi, anche (e specialmente) inmaglia azzurra. Al nome di Schiaviosarà legato anche il gol della primavittoria mondiale nel 1934, nellafinalissima con la Cecoslovacchia.Schiavio e Della Valle sono i duemattatori di questo Bologna che èormai «lo squadrone che tremare ilmondo fa», come canta la strofaingenua ed entusiasta dei tifosi delloSterlino. Per Bruno Roghi, i bolognesisono “i veltri”, un nomignolo che liaccompagnerà fino alla secondaGuerra mondiale.

SFIORATO LO SCUDETTO

LA BANDIERA ROSSOBLÙ

LA GLORIA E IL DOLORE

LA BEFFA CONTRO LA PRO VERCELLI

IL PRIMO ALLENATORE ’PRO’ SCHIAVIO, UN BOLOGNESE AL COMANDO

UNA SQUADRA DECIMATA DALLA GUERRA

ARRIVA FELSNER, IL MAGO DI VIENNA

L’austriaco Ermanno Felsner, qui con la squadradel 1924 (archivio Martinelli), è stato uno dei

migliori allenatori della storia del Bologna.Arrivò da Vienna e rivoluzionò la squadra.

Tra i suoi fedelissimi Angiolino Schiavio,terzo a destra nella foto sotto.

Con lui, da sinistra, Reguzzoni e Gianni

GLIUOMINI DELLASVOLTA

Page 8: I 100 anni del Bologna

8 BUONCOMPLEANNOBOLOGNA il Resto del Carlino GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009

Nel 1924-25 il Bologna è finalmentecampione d’Italia. Vince il Girone B dellaLega Nord, ed incontra nuovamente ilGenoa che ha superato a fatica il Modena,nell’altro girone. E’ la famosa, terribilesequenza delle cinque finali. Nella prima,allo Sterlino, vince il Genoa con i gol diAlberti (il rossoblù di pochi anni prima,che fra l’altro salva anche un sicuropareggio, sulla linea di porta) e di Catto;poi segna Schiavio, ma è 1-2.Sembra tutto perduto; ma il Bolognarestituisce il colpo la settimana dopo,vincendo (anch’esso per 2-1) a Genova,con una lunga discesa di Genovesi ed uncolpo di testa di Della Valle, sul finire. Il 7giugno, “bella” a Milano: l’organizzazioneè scadente, il pubblico è ai bordi delcampo. Il Genoa pare avviarsi al trionfo, vasul 2-0, ma poi c’è il famoso episodio delgol di Muzzioli che i genoani contestano eche l’arbitro Mauro concede dopo unaconsultazione coi guardalinee, nonostantele vibrate proteste dei liguri, i qualisostengono che la palla è entrata per unbuco della rete. Il Bologna pareggia, ilGenoa non si presenta per i supplementari,la partita è annullata. Si rigioca ad un mesedi distanza, a Torino. Stavolta la partita valiscia, ma è ancora pareggio: 1-1. Allastazione, con i due treni speciali affiancati,c’è l’episodio di un colpo di rivoltella cheparte dal treno diretto a Bologna e ferisceun tifoso del Genoa.Passa un altro mese, ed è solo il 9 agostoche la quinta partita viene allestita in gransegreto a Milano, e giocata alle sette delmattino sul campo della Forza e Coraggio.Vince il Bologna per 2-0, ed è campionedella Lega Nord. Dopo il doppio, formaleincontro con l’Alba di Roma, è anchecampione d’Italia. In porta è arrivato ilpisano Gianni, detto “il gatto magico”,Borgato si è affiancato a Gasperi sulla lineadei terzini, Pozzi e Muzzioli sono le ali, cisono sempre Della Valle, Schiavio e Perin;e Genovesi, Baldi e Giordani in mediana.La squadra di Felsner si batte sempre alivello di eccellenza. Nel campionatosuccessivo è di nuovo finalista, fa duepareggi con la Juve, ne è sconfitta nella“bella’’ a Milano quando pare la piùprobabile candidata al successo. Nel1926-27 (si gioca ormai su formula a livellonazionale) il Bologna è secondo assoluto eil Torino, che sarebbe campione, èsqualificato per tentativo di corruzione.

Presidente federale di quegli anni è ilgerarca fascista Leandro Arpinati,bolognese, e la sede della Figc è a Bologna;ma proprio per non suggerire l’ipotesi diun provvedimento compiacente neiriguardi del ‘‘suo” Bologna, Arpinatistabilisce che (squalificato il Torino) loscudetto 1927 non sia assegnato alBologna, secondo. E’ di quell’epoca ladiceria di un Bologna favorito a livellopolitico; ma in verità Arpinati,fondamentalmente un galantuomo,deciderà anche in seguito contro gliinteressi dei rossoblù, come nei casi diStabile e di Janni.Intanto, Leandro Arpinati (che nel 1933cadrà in disgrazia, dopo un diverbio conAchille Starace) promuove la costruzionedel gigantesco Stadio cui viene dato ilnome di Littoriale, e che viene inauguratonel maggio del 1927 con la vittoria degliazzurri sulla Spagna di Zamora. Così, c’èun nuovo trasloco del Bologna, che lasciail glorioso e vetusto Sterlino, per lo Stadionel quale si esibisce ancora oggi.Eraldo Monzeglio, un casalese allievo diCaligaris, il livornese Alfredo Pitto, ifratelli padovani Busini sono fra i nuoviprotagonisti del Bologna. Fra le “grandifamiglie” va ricordata anche quella deiPilati, che dà alla squadra soprattutto duecampioni: Piero, un finissimo medianosottratto presto al calcio da un incidente digioco, ed Angiolino (campione pure ditennis), che a vent’anni muore in unasciagura automobilistica dopo averelegittimato buonissime speranze.

Primo nel suo girone, nel 1927-28, ilBologna è solamente quinto nel gironefinale; ma dodici mesi dopo, eccolocampione d’Italia per la seconda volta.Come presidenti, si sono succedutil’ingegner Paolo Graziani e il geometraGianni Bonaveri, ma come allenatore c’èsempre lui, l’eterno Felsner. Fra le figurenon proprio di contorno sono, dal 1913, ilgrande segretario Alessandro Oppi, unvero factotum, e il massaggiatore AmedeoBortolotti, facondo, attivissimo, amico deigiocatori. Bologna e Torino vincono irispettivi gironi nazionali, in questastagione che sarà l’anticamera della idealeformula “a girone unico”, che scatterà nel1929-30. La prima finale a Bologna è vintadai rossoblù per 3 a 1. A Torino, ilsuccesso è dei granata (che sono icampioni in carica) per 1-0: è il Torino delcelebre trio Baloncieri, Libonatti, Rossetti.

Terza finale a Roma, il 7 luglio. Unapartita aspra, a lungo senza gol, conl’arbitro Carraro che nella ripresa espelleprima Pitto, poi Janni e Martelli. IlBologna gioca in nove, contro i dieci delTorino. Ad otto minuti dalla fine Schiavioriceve la palla dal portiere Gianni, scendesulla destra per ottanta metri infilandoquattro avversari, quando è al limitedell’area intravede Muzzioli che arriva divolata. Muzzioli, detto “Teresina” percerte rotondità di forme, velocità dacentometrista, cuore indomito e un grantiro riceve il pallone da Schiavio e spara alvolo, trafiggendo il portiere Bosia.

E’ lo scudetto, in tribuna c’è ancheMussolini. Bologna e Torino siritroveranno pochi giorni dopo sul “ConteRosso”, diretti in Sud America, per unalunga tournée.E’ chiaro che il viaggio del 1929 in SudAmerica (Brasile, Uruguay, Argentina, dinuovo Brasile) ebbe anche i contorni diuna vacanza premio, a parte il fatto chelaggiù giocavano bene e picchiavano sodoall’occorrenza, per non parlare di certiarbitri. Di quindici partite, il Bologna nevinse solo tre e ne pareggiò altrettante,perdendo le altre; ma tra i successi ci fuquello, assolutamente prestigioso, del 10agosto, sulla Nazionale uruguaiana,campione olimpica.Fra l’altro Geppe Della Valle — cheesercitava la professione di ingegnere —era dovuto restare in Italia, e Schiavio siinfortunò presto; al gruppo erano statiaggregati giocatori prestati da altre squadrecome il livornese Magnozzi, i milanistiSchienoni, Tansini e Compiani, ilmodenese Dugoni, il barese Costantino, el’alessandrino Giovanni Ferrari chesarebbe divenuto due volte campione delmondo e otto volte (record) campioneitaliano: 5 volte con la Juve, due conl’Inter, una col Bologna del 1940-41.Se quella interminabile “tournée” restituìla squadra al campionato meno di duesettimane prima dell’inizio — con totaleabolizione delle vacanze — e quindicondizionò la mediocre stagione 1929-30,conclusa al sesto posto, essa fu tuttaviaall’origine delle grandi fortune successivedella squadra rossoblù, perché fu laggiù aMontevideo che l’accompagnatore ufficialeEnrico Sabattini conferì l’incarico disegnalare oriundi italiani da mandare aBologna, secondo la moda già lanciata dalTorino (Libonatti) e dalla Juventus (Orsi,e poi Monti, Cesarini, eccetera).

1925, IL PRIMO SCUDETTOCINQUE FINALI PER UN TRICOLORE

SOTTO GLI OCCHI DEL DUCE

FINALMENTE IL BIS

MUSSOLINI APPLAUDE L’IMPRESA

1928, DECIDE ‘TERESINA’ MUZZIOLI

In quegli anni il Bologna vince anche in campoeuropeo: qui a sinistra

un gol di Schiavio nel 6-1 al Rapid Vienna nel1934. Da sinistra si riconoscono Schiavio, Fiorini,

il portiere del Rapid e ReguzzoniNella foto sotto a sinistra,il gerarca Leandro Arpinati

PADRONID’EUROPA

Page 9: I 100 anni del Bologna

GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009 il Resto del Carlino BUONCOMPLEANNOBOLOGNA 9

L’incarico fu affidato al faentino IvoFiorentini, che viveva sulle rive del Rio dela Plata, che sarebbe poi tornato in Italiaper fare l’allenatore con ottimeaffermazioni, fra le quali quella clamorosadel Livorno 1942-43, che perse lo scudettoper un punto, dal grande Torino.Fiorentini mandò al Bologna primaFrancisco Fedullo (per la stagione1930-31), poi Raffaele Sansone (l’annodopo) e infine Francisco Occhiuzzi (per il1932-33): tre grandi acquisti, soprattutto iprimi due. La coppia di mezzeali Sansone -Fedullo avrebbe caratterizzato il Bolognadegli anni Trenta: artista del pallone,finissimo uomo di manovra il giovaneSansone, robusto lavoratore dotato anchedi grinta e di tiro il taciturno Fedullo.Comincia nel 1930-31 il periodo d’oro. IlBologna si classifica terzo, anche se a metàc’è stato un cambio traumatico. In gennaio,infatti, ha interroto il suo rapporto il dottorFelsner, che era arrivato oltre dieci anniavanti, e lo ha sostituito l’ungherese GyulaLelovich, da qualche anno suo assistente.

All’ala sinistra è giunto CarlettoReguzzoni, di Busto Arsizio, che resteràper 16 anni: segaligno, curvo di spalle finoa meritarsi il nome di “Rigoletto”, tiratoreinesorabile, Reguzzoni avrebbe fatto i beigiorni dell’attacco bolognese especialmente sarebbe stato il mattatoredelle due Coppe Europa che la squadrarossoblù avrebbe vinto nel 1932 e nel 1934.La sede della Società era ormai stabilmentealla Casa del Fascio, in via Manzoni. IlBologna F.C. aveva salvato in qualchemodo la propria identità quando nel 1927Leandro Arpinati aveva stabilito di riunirein un solo grande organismo (la BolognaSportiva) tutte le Associazioni bolognesi,salvo le vecchie Virtus e Fortitudo. Benchéil Bologna fosse passato a chiamarsiBologna Sportiva Calcio, pur tuttavia avevaconservato i suoi colori tradizionali,respingendo la proposta di uniformarsi albianco e rosso, colori della città. La Sede,poi, era arrivata a questo approdo politicodopo la partenza in via Spaderie, il BarLibertas in via Ugo Bassi dei tempi eroici(con un vecchio biliardo sul quale si

giocava anche a poker, rilanci di seicentesimi in sei, e Rivas, dominatore), ilCaffè della Barchetta, il Caffè Nazionale invia dei Giudei, il Caffè del Corso, ed altrimomentanei ormeggi.Il campionato 1931-32, condotto daLelovich, rappresenta una grandeoccasione perduta. Se la Juventus puòvantare il suo magico quinquennio (dal1931 al 1935) ciò accade perché il 1˚maggio 1932, nel confronto diretto frabianconeri e rossoblù al vecchio campo divia Marsiglia, giocato sotto la pioggia esulle pozzanghere, l’arbitro Lenti “nonvede” il clamoroso fallo con cui Montielimina Schiavio; e concede più tardi unprovvidenziale rigore. Lo stesso portiereGianni, nell’occasione, si fa beffare dalcentravanti Vecchina, ed il 3-2 spiana lavia ai bianconeri. Il Bologna sarà secondo a50 punti (contro 54), con 10 punti sullaRoma, terza; ma nel girone d’andata, lasquadra aveva lasciato credere ad una suavittoria fatale, con un largo margine divantaggio e con una imbattibilità protrattafino alla ventesima giornata. Mal’occasione della rivincita viene subitodopo, con la Coppa dell’Europa Centrale,che è la sola manifestazione europeainter-clubs: iniziata nel 1927 con lesquadre italiane in campo solo dalla terzaedizione, il Genoa e la Juve (1929),l’Ambrosiana ed il Genoa (1930), laJuventus e la Roma (1931) senza grandefortuna, contro le frequenti rappresentanticecoslovacche, ungheresi, austriache. Sigioca andata e ritorno, anche in finale. Madella finale non ci sarà bisogno.Il Bologna elimina lo Sparta di Praga(complessivo 5-3); e il Vienna(complessivo 2-1): la Juve fa fuori ilFerencvaros, ma poi litiga con lo Slavia;sono due partite durissime e piene diincidenti (4-0 per i boemi e poi 2-0 per itorinesi). Con i deliberati di Klagenfurth eBudapest, sono entrambe squalificate e laCoppa è assegnata al Bologna, per contosuo arrivato alla finale, secondo le regole.Comincia il periodo dei frequenti cambi diallenatore. Nel 1932-33 l’ungherese Nagy;poi provvisoriamente Della Valle che hachiuso col calcio attivo, e Achille Gama,che attacca anche la stagione successiva,per cedere poi ad un triumvirato(Genovesi, Schiavio, Perin), infineall’ungherese Kovacs. Terzo e quarto, sonoi due piazzamenti di queste stagioni. E’ ilperiodo tutto juventino; il 4 giugno 1933 laJuve vince a Bologna per 2-1, ma chi havisto quella partita molto sfortunata

ricordaancora (quasicinquanta annidopo) il favoloso gol diSchiavio che infilò tutta ladifesa juventina e nazionale, perpoi depositare la palla in rete.

Alla fine del campionato seguente, succedequalcosa di molto importante per lefortune di una squadra che sta mettendo inluce altri giocatori d’acciaio, come i lateraliMontesano e Corsi, come l’eclettico Mainiche gioca in tutti i ruoli, come (a strappi)un’interessante riserva di nome Biavati.II declino della fortuna di Arpinati, che ècostretto all’esilio, porta con sé anchevarianti nella struttura della squadra, aparte il fatto che il presidente Bonaveri,assicuratore, è trasferito a Venezia.Così, viene incaricato un industriale che daqualche tempo segue la squadra, un tipobrillante, deciso, simpatico. Si chiamaRenato Dall’Ara, e sarà il presidente ditrent’anni, senza dubbio la figura dimaggiore risalto fra tutti i dirigenti che ilBologna abbia avuto in ottant’anni.Renato Dall’Ara comincia con la CoppaEuropa del 1934, con la trasferta inUngheria, a Debreczen, contro il Bocskay.Un battesimo fortunato. Non c’è Sansone,rientrato per un anno a Montevideo, dadove tornerà tuttavia in autunno per nonmuoversi più, se ancora oggi “Raflèin’’presta la sua apprezzata collaborazione. Alposto di Sansone gioca, per i primi turni,Perazzolo. Il Bologna elimina il Bocskay(3-2 globale), poi il Rapid (7-5), poi ilFerencvaros (6-2), infine per la doppiafinale perde a Vienna contro l’Admiral per3-2, ma stravince (5-1) sul proprio campo.Questo 5-1, che fa seguito al 6-1 dato alRapid ed all’altro 5-1 col Ferencvaros,suggella la straordinaria estate dell’attaccobolognese, davvero scatenato nellecompetizioni europee, e soprattutto esaltale qualità di Reguzzoni, che il magoviennese Hugo Meisl (il creatore delWunderteam) non esita a definire la piùforte ala del Continente. In Nazionale,comunque, Pozzo preferisce a Reguzzoni ilgrande Raimondo Orsi.

ARRIVANO GLI ORIUNDI

IL BOMBER PER L’EUROPA

SANSONE E FEDULLO, CHE COPPIA

CAMBIO AL VERTICEENTRA DALL’ARA, RESTERA’ 30 ANNI

Dopo aver vinto lo scudetto del 1929il Bologna e il Torino, suo avversario in finale,partono sul ‘Conte Rosso’ per una lunga tournéein Sudamerica, nella quale i rossoblù battonoanche la nazionale uruguagia campione delmondo. Nella foto sotto a destra, il presidenteRenato Dall’Ara, in carica dal 1934

‘RIGOLETTO’ REGUZZONI, L’UOMO DELLE COPPE

INVIAGGIOPREMIO

Page 10: I 100 anni del Bologna

10 il Resto del Carlino GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009

AVVISO A PAGAMENTO

Bologna mia città di adozione daglianni ’70 si porta dietro la squadraconosciuta dagli amici bolognesi edimparata ad amare nel corso deltempo. Per me di origini meridionalicon Napoli nel cuore (anche se dipadre juventino) ho ritrovato in que-sta città la passione del pubblico, lostesso modo di gioire e di soffrire.Ed ho trovato un grande affetto daparte del mondo sportivo.Dopo la morte di Luca e la nascitadel progetto della Casa dei RisvegliLuca De Nigris (oggi realtà all’ospe-dale Bellaria Azienda Usl di Bolo-gna e associazione Gli amici di Lu-ca) varie volte la solidarietà del Bo-logna F.C. si è fatta sentire. Ricordoun grande raduno al Dall’Ara conOliviero Toscani che fotografavasquadre bolognesi, che firmava ilmattone per la Casa dei Risvegli Lu-ca De Nigris assieme a Guidolin ePagliuca che sventolavano la ban-diera della “Giornata dei risvegli perla ricerca sul coma- vale la pena”ogni anno il 7 ottobre (oggi all’undi-cesima edizione testimonial sem-pre il grande Alessandro Bergonzo-ni), un generoso Jonathan Binotto, il

grande Ezio Pascutti con le vecchieglorie in una partita benefica.Ma ricordo in particolare un disponi-bile Beppe Signori che si vestiva daBefana con il vincitore, MicheleFrancia allora allievo delle Scuolaelementare Tambroni, un bambinooggi cresciuto, vincitore con il pre-mio narrativa del tradizionale con-corso “Sulle tracce della Befana”promosso da “Gli Amici di Luca” sot-to l’egida del Provveditorato agliStudi ed il Dipartimento di Scienzedell’Educazione dell’Università di

Bologna. Vinse con un racconto nelquae sognava di incontrare la Befa-na e di scoprire che sotto le suesembianze si nascondeva il suo ido-lo: Beppe Signori.Il calciatore del Bologna, appenasaputo del racconto, si rese disponi-bile ad esaudire il sogno del ragaz-zo vestendo i panni della vecchia si-gnora con tanto di scopa di sagginainvitandolo a Casteldebole. Quelloera il sogno di Michele: “gli feci fir-mare venti fogli, poi gli tagliai i ca-pelli e li misi dentro la cassaforte. Mi

sentivo molto emozionato, peròavevo sempre il dubbio che fosse unsogno. Allora presi la bottiglia di Co-ca Cola e la versai in testa. Non eraun sogno!”.“ Sono una Befana con la barba, unpo’ particolare – fu allora la rispostadel calciatore rivolto al vincitore delpremio - il tuo racconto è molto belloe sono contento che tu abbia avutoquesto riconoscimento. Ormai nonci sono più dubbi, non è un sogno, latua Befana è veramente Beppe Si-gnori…i capelli però non me li tagli,né li metti in cassaforte”.Beppe Gol regalò al ragazzo un suoposter e gli fece un’ulteriore sorpre-sa: l’inserimento del racconto nelsuo sito molto frequentato dai fans.Così il racconto di Michele Franciaandò nel settore “Parole” in buonacompagnia, assieme a riflessioni diammiratori, dello stesso campioneed aforismi di Oscar Wilde.Insomma tutto questo per dire cheBologna calcio è nella città ed unaparte di essa è anche nella “Casadei Risvegli Luca De Nigris”.

Fulvio De Nigris

BOLOGNA CALCIO SOLIDALE

Page 11: I 100 anni del Bologna

GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009 il Resto del Carlino BUONCOMPLEANNOBOLOGNA 11

La Coppa Europa che si è conclusa il 9settembre, ha tuttavia lo stesso effettodel viaggio in Sud America di cinqueanni prima, e il campionato 1934-35vede il Bologna solamente sesto. Afebbraio è “sollevato” l’allenatoreKovacs, e da Novara arriva l’unghereseArpad Weisz, una bella figura diistruttore e di uomo, da alcuni ritenutoil più grande allenatore capitato aBologna. Nell’estate del 1935 ecco —da Montevideo — l’eccelso MicheleAndreolo, un atleta taurino, uncombattente che strizza ogni tantol’occhio ai piaceri della vita, ma chenon folgora solamente cuorifemminili, bensì anche i portieriavversari.Nel 1935-36, Andreolo gioca al centrodi un reparto consacrato dalle stagioni:Gianni, Monzeglio, Gasperi,Montesano e Corsi. Anche l’attacco ècollaudatissimo: Maini, Sansone,Schiavio, Fedullo e Reguzzoni. IlBologna arriva alla penultima giornatacon un punto di vantaggio sulla Romadi Bernardini, e due partite da fare incasa; entrambe (col Palermo e con laTriestina) sono sbloccate da Andreolocon micidiali tiri di punizione. E’ ilterzo titolo. Alla fine, AngiolinoSchiavio — che deve gestireun’avviatissima attività commerciale,che ha 31 anni e porta addosso i segnidi mille battaglie — comunica che «hachiuso». E di colpo si presenta ilproblema del centravanti: Weisz cercadi risolverlo (senza molta fortuna) conlo scattista livornese Busoni.Per sua fortuna, è pronto per unabrillantissima carriera di ala destraAmedeo Biavati, uno dei “grandi” fattiin casa. Ed il Bologna concede il bis, ècampione anche nel 1937 sia pure condiverso atteggiamento: talvoltaremissivo in casa, vince spesso fuori.In ogni modo, a due giornate dalla fineha i cinque punti che garantiscono loscudetto, davanti alla Lazio. E qui,ecco un’altra gemma di questo periodod’oro: il Torneo dell’Esposizione diParigi, una eletta manifestazione cui ifrancesi hanno invitato i campioni ditutt’Europa, compresi gliscontrosissimi inglesi. Il Bologna(nelle cui file è tornato per un breve

“revival” Schiavio) stupisce l’Europacalcistica: elimina prima (4-1) icampioni francesi del Sochaux, piegain semifinale i campioni cecoslovacchidello Slavia (2-0) ed infine regala unaltro 4-1, in finale, ai campioni inglesidel Chelsea.Nel Bologna di quest’anno, Weisz hasostituito Gianni con un suo vecchioallievo, il portiere Ceresoli chel’Ambrosiana ha considerato finito, eche lui ricostruisce. Monzeglio giocada due anni alla Roma, e come terzinosi è affermato il giovanissimo DinoFiorini, di San Giorgio di Piano (comeCesare Alberti...): uno stupendo atleta,gran colpitore, capace anche di giocareall’ala e di fare gol. Fiorini è un po’bizzarro, lo chiamano “il ConteSpàzzola”, si concede il lusso divittoriosi duelli con Piola. Moriràtragicamente nella guerra chescoppierà fra pochi anni.Alcuni infortuni condizionano ilBologna del 1937-38 (quinto alla fine)e l’inizio della stagione successiva.Nell’estate, il furbo Dall’Ara ha dovutosalvarsi con un piccolo escamotage dalMilan, che gli ha quasi soffiatoAndreolo (fresco campione delmondo, con Biavati): un mezzopasticcio che porta allo scioglimentodel Consiglio Direttivo. Comunquel’imperturbabile Dall’Ara resta, comeCommissario. Le nubi si stannoaddensando sull’Europa, si accentuanole discriminazioni razziali, ed è perquesta follìa che a fine ottobre vienedato il benservito a Weisz, che è dirazza ebraica. Weisz va a Parigi poi sitrasferirà in Olanda, sarà rinchiuso inun lager e morrà con la moglie Elenaed i due figli.

Il posto di Weisz è preso da chi? Dalvecchio Felsner, che ha risolto il suorapporto col Milan. In difesa si èformata una nuova coppia: Pagotto-Ricci (Fiorini accusa certi malanni,giocherà a strappi), ma soprattutto èarrivato un nuovo centravanti. E dadove se non da Montevideo? Sichiama Ettore Puricelli, si dimostreràun artista nel gioco di testa, col qualesfruttare gli inviti pennellati daBiavati, l’ala dal “passo doppio”, unsortilegio tecnico grazie al quale

Biavati siinvola,imprendibile.Puricelli ècapo-cannoniere, come erastato Schiavio a suo tempo, ilBologna è campione 1938-39 con duegiornate di anticipo.Veramente anni d’oro, se nel 1939-40c’è un secondo posto (per via dellasconfitta all’ultima giornata sul campodell’Ambrosiana, 1-0) e se nel 1940-41gli allievi di Felsner sono per la sestavolta campioni d’Italia. In porta giocaPietro Ferrari, un vero atleta, inmediana è arrivato da qualche annol’elegante Marchese. Fedullo èritornato a Montevideo, dove moriràrelativamente giovane, e comemezz’ala sinistra si alternano ilveronese Andreoli e quel “Gioanin”Ferrari di cui abbiamo detto aproposito del viaggio 1929 in SudAmerica.

Questo campionato 1940-41 resteràl’ultimo vinto, fino a quello del1963-64. Comincia un lento,progressivo declino. Fin qui ilBologna è stato veramente lo«squadrone che tremare il mondo fa»;ma ora si accentua un certoimmobilismo: è scoppiata la guerra.Settimi nel 1942, sesti nel 1943 (sisono avvicendati Arcari IV, un vecchiosogno di Dall’Ara realizzatotardivamente, e il dàlmata Matosic,oltre che il giovane Nardi che saràmesso fuorigioco da una malattia). Edè guerra dura, l’attività è sospesa perdue anni, l’Italia è ormai divisa in due.Si gioca un campionato di guerra acarattere regionale, e per l’occasione ilBologna torna al vecchio Sterlino. Acontendergli il posto per le finali è lasquadra dei Vigili del Fuoco LaSpezia. Ci sono incidenti, il Bolognanon si presenta per il ritorno(programmato, fra l’altro, a Carpi) e inquesta burletta di campionato delNord i pompieri spezzini riusciranno afare lo scherzo al Torino: non si potràparlare comunque di scudetto.

IL PROFETA MAGIARO

IL BOMBER DA MONTEVIDEO

FERMATI DALLA GUERRA

PURICELLI CAPOCANNONIERE PER FELSNER

L’ULTIMO SCUDETTO NEL 1941

ALLENA WEISZ, TORNA IL TRICOLORE

Nell’immagine a destra una delle linee d’attaccomigliori nella storia del Bologna:

da sinistra Biavati, Sansone, Puricelli,Andreolo e Reguzzoni, stagione 1939-40, con lo

scudetto sul petto.Nella foto sotto a destra,

l’allenatore ungherese Arpad Weisz

UNATTACCODAFAVOLA

Page 12: I 100 anni del Bologna

12 il Resto del Carlino GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009

Page 13: I 100 anni del Bologna

GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009 il Resto del Carlino BUONCOMPLEANNOBOLOGNA 13

E si salta al dopoguerra, partiteamichevoli allo Sterlino, anche coninglesi e polacchi, e poi il campionato1945-46, diviso fra Nord e Centro Sud.Che Bologna - tipo troviamo, oltre latragedia della guerra? Molte vecchieconoscenze, come Ferrari, Pagotto,Ricci, Malagoli, Marchese, Biavati,Arcari e Reguzzoni. Andreolo eSansone si sono accasati a Napoli.Centromediano è Todeschini, che èanche apprezzato scultore, mezz’aladestra è Valcareggi (non c’è bisogno dispiegazioni). Soprattutto c’è stato unclamoroso cambio col Milan per ilruolo di centravanti: Puricelli è andatoa vestirsi di rossonero e qui è arrivatoGino Cappello, padovano, grandeartista del calcio. Cappello — unatecnica ineguagliabile, qualità atletichedi primissimo ordine, ma un caratterenon fermissimo e dunque unrendimento saltuario — sarà la gemmadi un Bologna modesto per molti anni.Si torna al girone unico nel 1946-47 eper un momento ci si illude: lasquadra è affidata all’allenatoreungherese Viola, con cui nell’estate havinto la Coppa Alta Italia (finale sulNovara), il torneo di consolazione perle escluse dal girone finale.E in autunno il Bologna infila settepartite che la issano addirittura alcomando; fra di esse, l’1-0 al Modena(«cross» di Valcareggi, tuffo diCappello a deviare di testa) inoccasione del quale incontro si registraun primato di affluenza mai piùbattuto. Non solo, ma in sette partite larete affidata al giovane Glauco Vanzresta inviolata. All’ottava, il sognosvanisce in Corso Filadelfia a Torino,in casa dei campionissimi granata.Vanz para anche un rigore,prolungando la sua imbattibilità, mainfine un bolide di Castiglianointroduce il 4-0 a favore del Torino,nel cuore dei suoi cinque scudetticonsecutivi. Alla fine, il Bologna ècomunque quinto. Passa a Lelovich.Poi tornerà — per una terza, breveapparizione — Ermanno Felsner, eCargnelli; e poi (dopo un interregnoaffidato a Genovesi) l’ingleseCrawford, al centro — probabilmente

— di un equivoco. Oltre Manica iltecnico è configurato col nome di“manager”, mentre il “coach”(allenatore) è colui che fa sostenere lesedute di preparazione.

Crawford era un “coach”, non un“manager”; ma anche il Bologna diquesti anni non era più il Bologna:ottavo, quinto, addiritturaquindicesimo nel 1949-50 quando laretrocessione viene evitata con unpareggio con la Lucchese. Lagirandola dei giocatori è altrettantodensa di nomi che quella degliallenatori, e fra i molti nomi vannoestratti quelli dei due terzini localiGiovannini e Ballacci, delcentromediano Marchi e soprattutto diun ragazzino di Baricella, CesarinoCervellati, che ha il calcio nel sangue.Ne combinerà di bellissime, figureràassai bene in Nazionale, diventeràmolti anni dopo “l’allenatoredel-l’esse-o-esse”. Cappello trova unabuona spalla in Cervellati, e Cervellatila trova nello strambo uruguaianoGarcia, così dotato come disordinato.Dopo alcuni ungheresi di serie B, eccol’atletico Sarosi III (fratello del grandeGiorgio) e Stefano Mike, detentore diun tiro straordinario. A cavallo del ‘50,via agli stranieri, e Dall’Ara si rivolgealla Danimarca, facendone arrivaredue mediani: prima Ivan Jensen e poiAxel Pilmark, se non altro una base diclassica continuità.Nel 1951 il Bologna si batte bene (èsesto), e allora Dall’Ara pronuncia lafatidica frase: «Il miglior modo diacquistare è non vendere». E l’annoseguente è proprio crisi, nonostante siaarrivato anche Aldo Campatelli, dopomolti anni di milizia all’lnter.Comincia Crawford, gli subentra iltoscano Galluzzi, ma la squadra vasempre peggio. Ed ecco unamiracolosa vittoria a Udine, unpareggio in casa dell’lnter, unconclusivo 4-2 al Como. Il Bologna èsalvo per un baffo. Ma quante nepasserà.Dopo la grande paura, RenatoDall’Ara decide di cambiare. In uncerto senso nell’estate del 1952 nascel’evo moderno del Bologna che

porterà,dopo unadozzina di anni,all’acuto del settimoscudetto, ma che avràancora momenti di terrore.

Dall’Ara affida la squadra a GiuseppeFerruccio Viani, detto “Gipo”, untecnico trevigiano che aveva giocato dacentro-mediano nell’lnter del primoMeazza, e che si sta affermando comeallenatore di grandi qualità, dimostratea Siracusa, a Benevento, a Salerno(dove ha inventato un ripiegodifensivo definito il “vianema”), aPalermo, a Lucca, infine alla Roma,che ha appena riportato in Serie A.Viani trova un Bologna privo del suouomo di maggior classe, GinoCappello, che nell’estate — durante untorneo notturno di vasto successo, il«Palio Petroniano» — è entrato “incollisione” con l’arbitro Palmieri ed èstato squalificato a vita. Il portiereGiorcelli, il difensore Cattozzo, ilcentro-mediano Greco, gli attaccantiBacci e Randon sono le novità dì unasquadra che propone un calcio agile ediscontinuo, tuttavia interessante:Bacci sarà il capocannoniereaddirittura con 18 reti (che varrannoun ricco trasferimento allaFiorentina), ma Mike e Cervellati nonstanno a guardare. Il Bologna è quintoe sarà sesto l’anno successivo, quandoda Verona arriva la coppia di giovanimezze ali Pivatelli e Pozzan, e daVenezia il “rosso” Bonafin, uncentravanti intelligente quanto fragile;ma soprattutto quando Cappello —riqualificato — ha la sua stagione piùbrillante, a trentatré anni: una serieininterrotta di grandi partite. Un certoLa Forgia, un pugliese che sa correre i100 metri in 11”, piega il terzinomilanista Silvestri alla sconfitta. Vianisuggerisce al Bologna una nuova sedein via Testoni, dopo quella piuttostoprecaria di via Altabella.

PACE, SI GIOCA

L’EQUIVOCO CRAWFORD

LA SVOLTA DI DALL’ARA

ERA UN COACH, NON UN MANAGER

ARRIVA VIANI, SI RICOSTRUISCE

CAPPELLO LA STELLA DI UN GRUPPO MODESTO

Cesarino Cervellati da Baricellaha scritto alcune delle pagine più bellenella storia del Bologna, come giocatorearrivando anche alla nazionale (fotoa sinistra), poi come allenatore (quia fianco è con Bulgarelli).Sotto a destra Gino Cappello

CERVELLATIUNOE DUE

Page 14: I 100 anni del Bologna

14 il Resto del Carlino GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009

Page 15: I 100 anni del Bologna

GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009 il Resto del Carlino BUONCOMPLEANNOBOLOGNA 15

Il terzo anno di Viani è anchemigliore, perché la squadra infila unaserie di risultati positivi e ad un certomomento è ad un sol punto dal Milan:a febbraio è trattata male dagli arbitri aCatania ed a Napoli e perde il contatto,comunque alla fine è quarta. Pivatelli,un po’ incerto nella stagioneprecedente, ha preso coscienza deipropri mezzi di folgoratore di reti esale a quota 17, ma l’anno dopoarriverà addirittura a 29,interrompendo — dopo otto anni —l’egemonia degli stranieri nellaclassifica dei marcatori. Il 1955-56(l’anno in cui Pivatelli vincerà laclassifica dei tiratori, e la Fiorentina diBernardini e Julinho conquisterà ilprimo scudetto della storia viola) è unaltro periodo di passione. Lacampagna rinforzi è insignificante eGipo Viani accusa un primo infarto,che lo sottrae per qualche tempo allasquadra e che gli toglie tranquillità. Lasquadra non va. Un’illusione quando aNapoli la squadra risale dal 3-0 aquindici minuti dalla fine, al 3-3, e lafolla invade il Vomero; UlisseBortolotti, che si sta sostituendo daanni al padre come massaggiatore dilungo corso, deve difendersi a colpi disifone, Viani si accapiglia con Lauro.Ma le cose continuano male e la sera diuna dannata sconfitta con la Juventus,29 gennaio 1956, Viani rassegna le suedimissioni a Dall’Ara, che —affiatatissimo con lui — si adatta amalincuore.Arriva come allenatore AldoCampatelli. A cinque punti dallasalvezza, dopo le due sconfitte inizialidi Campatelli, c’è davvero dadisperare. Invece, succede il miracolo.Quindici partite consecutive senzaperderne una, con robuste vittorie incasa (due 6-1) e fuori (3-0 a Milano, 3-1a Trieste, 5-2 a Genova). Il fatto è chePivatelli è un castigo di Dio, e conCervellati, Pozzan e Randon si stasegnalando un certo Ezio Pascutti,fatto esordire da Viani a Vicenza, perCapodanno, ed ora utilizzato daCampatelli: con 11 gol in 18 partite,Pascutti fa subito capire di quale pastasia fatto. In mediana è arrivato ilfrancese Bonifaci a fare da pendantcon Pilmark, e a chiusura della difesa

Anselmo Giorcelli gioca il suo quartocampionato intero consecutivo, unrecord di presenze. Il Bologna, chepareva già in B, conclude addirittura alquinto posto.

E poi c’è’ un altro anno con Campatelliin panchina, ed un quinto posto incoabitazione; un anno nel quale ladifesa è rinforzata da Mirko Pavinato,un vicentino che sarà per anniesempio di serietà, di rendimento, dicorrettezza. Ma il 6-1 che la Nazionaleitaliana becca a fine stagione aZagabria introduce la moda degliiugoslavi, e Dall’Ara (che ha fatto ilviaggio in Croazia) ne torna con unallenatore, Ljubo Bencic, e con unattaccante al tramonto che a Londraaveva fatto ammattire gli inglesi nellefile del Continente segnando tre gol:Bernard Vukas. A Lima, in Perù,l’Argentina allenata da Stabile havinto il campionato sudamericano,imponendo il suo trio degli “angelidalla faccia sporca” e mentre l’Interacquista Angelillo dal Boca Juniors ela Juventus Sivori dal River Plate,Dall’Ara — che ha deciso di passarealle spese folli rinnegando la sobrietàdi tanti anni — acquista HumbertoMaschio, mezz’ala del Racing. Poi, ilBologna si assicura anche due mediani(Bodi e Mialich) e la sera del 28 agosto1957 allo stadio, in una partitaamichevole veramente di lusso, battela Juventus per 6-1, facendo pensare achissà che.Il campionato è un’altra cosa. Faticato2-2 con l’Udinese, onorevolissimasconfitta a Roma (3 a 4) con la Lazio.In entrambe le occasioni, Vukas va ingol: bene, per una irripetibilestranezza statistica, saranno i soli duegol segnati da lui in due anni e in 45partite di campionato. Dopo lasconfitta di Alessandria, Bencic èsollevato e al suo posto arriva GiorgioSarosi, grande campione dell’Ungheriadegli anni trenta ed ottimo allenatore.Sarosi è un tipo talmente riservato chenon concede una sola intervista che èuna, ma lavora sodo e il Bologna siriprende abbastanza bene, arrivandosesto. Poi, c’è un altro cambio: AlfredoFoni per il 1958-59, l’anno in cui ilBologna inserisce due elementiimportantissimi: il fine medianoRomano Fogli che viene dal Torino, e

un’ala destratecnica comeMarino Perani,bergamasco. Pascutticonosce una stagionebrillantissima (17 gol).A fine campionato viene inserito perdue partite un ragazzino che stapreparando l’esame di maturità, ungiocatore nato in casa e scopertoassieme dai due ungheresi (Lelovich eMike) suoi vicini di casa: GiacomoBulgarelli. Il decimo posto di questastagione, tuttavia, è una cosa modesta.

Un altro cambio si prepara, per lapanchina di allenatore. Viene da BariFederico Allasio, che era stato ilcentromediano di un Torino nel quale(sul finire degli anni trenta) avevagiocato anche Raf Vallone. Allasio hamodi bruschi, ma sulle prime riesce adimporre le sue idee. In porta Santarelliha preso da qualche tempo il posto diGiorcelli, c’è un terzino spavaldo etecnico come Capra, ci sono duemezzeali nuove: l’uruguaiano EttoreDemarco ed il vicentino SergioCampana che poi diventerà avvocato egrande patrocinatore del mondo deicalciatori. All’inizio il Bologna è fra iprimi, e la vittoria sulla Juve (3-2 nellapioggia e nelle emozioni) solennizzadegnamente il cinquantenario,ricordato con una riunione collettivadelle ”vecchie glorie”: ci sono ancheArnstein, Gradi, Chiara, insommaquelli dei Prati di Caprara. Poi c’è unaleggera flessione, ma la squadra ècomunque quinta. Alla fine, Dall’Ararealizza un grosso affare col Napoli,cui cede Pivatelli, Mialich e Bodiavendone in cambio 122 milioni e uncentravanti brasiliano che laggiùritengono quasi finito, Luis Viniciusde Menezes, detto “Vinicio”, che avràinvece ancora molte cose daraccontare. Bulgarelli è virtualmentetitolare, non hanno grande rilievo gliacquisti di Burelli e di Cappa. Infine,un ragazzino con tanti capelli in testa:è Ezio Pascutti all’inizio della carriera. 1 - CONTINUA

L’ADDIO DI ‘GIPO’

IL PREDESTINATO

UN BOMBER FATTO IN CASA

I PRIMI PASSI DI BULGARELLI

RIMONTA INCREDIBILE CON CAMPATELLI

PIVATELLI SPEZZA IL DOMINIO STRANIERO

Giacomo Bulgarelli, nella foto a destra,è stato la bandiera della squadra rossoblù,

debuttando giovanissimo e arrivando fino allanazionale. Oggi la curva dei tifosi del Bologna

al Dall’Ara porta il suo nomeNella foto sotto a destra, Gino Pivatelli

che vinse anche il titolo di capocannoniere

GLI INIZIDELMITO

Page 16: I 100 anni del Bologna

16 il Resto del Carlino GIOVEDÌ 1 OTTOBRE 2009

Tel. 051.787198 / 051.789826 / 051.6057473www.emporiodanza.com

Nuova sede Via Tosarelli, 179(sopra IperMop)

Telefonateci tutti i giorni nelle sedi di:

Via Melozzo da Forlì, 44 - BolognaVia Marconi, 3/3 - Castenaso (BO)Via Idice, 153/3 - Monterenzio (BO)

Via Ludovico Berti 2/10 - BolognaLunedì - Martedì e GiovediSala Parrocchiale Stiatico

Lunedì

Page 17: I 100 anni del Bologna

.

Page 18: I 100 anni del Bologna

2 BUONCOMPLEANNOBOLOGNA il Resto del Carlino VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009

STORIA DI GIULIO C. TURRINIEd ecco avviarsi l’ultimo periodo d’oro.Arriva un grande saggio del calcio, unuomo di antica civiltà, Fulvio Bernardini.Per questa sua prima stagione (1961-62) gliacquisti importanti sono due: ilcentro-mediano Janich e la mezz’alaFranzini, più un terzo. Con Janich e Foglisi è stabilmente affermato in medianaParide Tumburus, rude scorza friulana,giocatore di alto rendimento. L’Intervorrebbe Pavinato, ma Dall’Ara non cedenessuno, figuriamoci. Nella storia diquesta stagione, una grande sconfitta, il 4 a6 di San Siro con l’Inter, e molte vittoriecondite di un gioco finissimo. Nielsen (ilterzo acquisto della stagione, un daneseche nel 1960 si è rivelato alle Olimpiadi)ha un inizio incerto e viene accantonato,per ora va bene Vinicio. Ma poi Nielsen —che il pubblico chiama «Dondolo» —seguendolo con particolare affetto — ha unbuon finale, un periodo in cui si colloca unsuccesso sul campo della Juve (3 a 2)giocando in nove contro undici. OrmaiBulgarelli è un perno insostituibile dellasquadra e andrà alla Coppa del Mondo inCile, assieme a Pascutti, a Janich eTumburus. Il Bologna è quarto inclassifica.

Renato Dall’Ara è lanciato, sente chestanno per tornare i giorni della gloria. InGermania segue da tempo le piste diHelmut Haller, mezz’ala dell’Augsburg edopo averlo quasi implorato, lo convince avenire per l’anno dopo. Con Haller, illivello tecnico della squadra si alza ancora.A Bernardini scappa detto: «così, si giocasolo in Paradiso» e in effetti certe partitesono straripanti di spettacolo e di gol.Pascutti (che ha appena conosciuto lagrande giornata di Vienna) segna per diecigiornate consecutive, un primato tuttoraimbattuto (almeno per i colori rossoblù),Nielsen non ha ombre e fulmina portieri;Haller, Bulgarelli, oltre che Renna ePerani (che si alternano nel ruolo di aladestra) concorrono al festival. QuestoBologna bellissimo manca un poco neiconfronti diretti con le grandi e l’opinionedi molti è che tutto dipenda dai portieri(sono tre: Rado, Cimpiel e Santarelli),

mentre c’è probabilmente un eccesso diallegria offensiva in questa squadrabellissima che alla fine è —inspiegabilmente — solo quarta. In tutti imodi, nell’estate del 1963 arriva anche ilgrande portiere, il mantovano WilliamNegri detto «Carburo», che Fabbri staimponendo anche in Nazionale. ConFurlanis terzino destro e la difesa megliobloccata, ecco un Bologna che non è piùdisposto a scialacquare calcio, che vuoleottenere ciò che gli compete, nella lottacon l’Inter di Herrera e il Milan di Viani.Dopo un avvio non esaltante, eccoloinfilare dieci vittorie consecutive dal 24novembre al 2 febbraio e collocarsi alvertice. Dall’Ara, ammalato, segue levicende della squadra da casa, intervienesolo saltuariamente, ma Bernardini, ildirettore sportivo Antonio Bovina,l’insostituibile segretario Vittorio Ugolini,lo tengono al corrente di tutto. Una svoltadecisiva è stabilita per il 10 marzo, quandoil calendario porta i rossoblù a San Siro,contro il Milan. Segnano i rossoneri, poireplicano Pascutti e Nielsen, la vittoria per2-1 colloca il Bologna solo al comando, condue punti sull’Inter e tre sul Milan,quando sono alle viste due partite interne.Tutto è euforia, ma al mercoledì esplode lagrana del doping: le nuovissime normecontro gli eccitanti prevedono squalifiche esconfitte a tavolino per chi sia trovato incolpa, ed ecco il verdetto delle analisirelative a Bologna-Torino 4-1 del 2febbraio, secondo il quale i cinquegiocatori sottoposti al controllo sonorisultati positivi. La notizia ha l’effetto diuna bomba, è una città che insorge,subodorando chissà quale trucco. IlBologna di questi tempi non ha bisogno diadditivi, si dice, Bernardini è l’uomo menoportato a simili trucchi.

Le provette di Coverciano non eranosigillate, figuriamoci poi se Pascutti (perdire) ha bisogno del doping. Dall’altraparte, a Milano, si dice che il Bologna nonvuole accettare la realtà dei fatti, che per ilmomento significa tre punti in meno inclassifica (sconfitta col Torino, e un puntodi penalizzazione), e squalifiche aBernardini, a Bovina, al medico sociale.Quando lo dicono a Dall’Ara, il vecchio

presidente — a letto, ammalato — piange alungo. La città è in subbuglio, ci sono gliinviati delle grandi occasioni, per qualchegiorno non pare prudente per i milanesicircolare da queste parti. In simileatmosfera si prepara per il 29 marzo (che èil giorno di Pasqua) la partita con l’Inter.Sarà una Pasqua di sangue, si dice. Edinvece sarà una partita correttissima, chel’Inter vincerà per 2-1, uscendo addiritturaapplaudita.

Intanto, al Centro di Coverciano c’è stato ilsequestro delle seconde provette effettuatodal maggiore Carpinacci.Le provette d’appello, sigillate, sonotrasferite a Roma all’Istituto di Sanità. IlBologna fa ricorso e due mesi dopo lasentenza d’appello restituisce al Bolognal’onorabilità e i tre punti in classifica,perché i «secondi flaconi» non portanoassolutamente tracce di anfetamina. Il fattoè che la sera del 31 maggio Bologna edInter finiscono alla pari, a 54 punti(tre oltre la media) e sarà necessario lospareggio a Roma.E’ una sequenza drammatica. L’Inter haappena conquistato a Vienna la sua primaCoppa dei Campioni, strappandola al RealMadrid; il mercoledì che precede lospareggio i due presidenti interessati(Dall’Ara e Moratti) si incontrano aMilano col presidente di Lega Perlasca.Ufficialmente, dovrebbero trattare dipremi partita, ma pare che Dall’Aracontesti al collega il fatto di aver intavolatotrattative con Bernardini per la stagionesuccessiva. In ogni modo, Dall’Ara a untratto si accascia, crolla, muore nellebraccia di Moratti e di Perlasca.

QUEL 29 MARZO 1964

IL GIALLO DELLE PROVETTE

E’ LA «PASQUA DI SANGUE»

NEI SECONDI FLACONI NON C’E’ AMFETAMINA

SQUADRA SEMPRE PIU’ FORTEDALLA GERMANIA ECCO HALLER

A sinistra Fulvio Bernardini, con due uominicon i quali costruì il suo Bologna da sogno:quello che sapeva giocare come in Paradiso.Tra gli interpreti principali Giacomo Bulgarellie Harald Nielsen. A sinistra, nel frattempo,la classe cristallina del «Tedesco» rossoblù,al secolo Helmut Haller

GLIUOMINI DELPARADISO

Page 19: I 100 anni del Bologna

VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009 il Resto del Carlino BUONCOMPLEANNOBOLOGNA 3

La notizia arriva a Roma dove, al campo diTor di Quinto, Bernardini sta preparandola sua squadra per la partita decisiva. Dagiorni i rossoblù stanno a Fregene,ambientandosi al grande caldo romano,mentre l’Inter respira il fresco diCernobbio; arriverà solo alla vigilia. Nelgrande catino infuocato dell’Olimpico,l’Inter troverà un Bologna determinato cheha allestito anche la variante Capra all’alasinistra e che con due gol di Fogli e diNielsen conquisterà il settimo ed ultimoscudetto della sua storia. Morto Dall’Ara,ne prende l’eredità Luigi Goldoni, vecchioindustriale che parte con acquistiimportanti, ma che resterà piuttosto delusodalle vicende successive.

Già la Coppa dei Campioni è amarissimacon il Bologna battuto 1-0 a Bruxellesdall’Anderlecht, vincitore per 2-1 aBologna quando però il gol di Stockman al90’ impone l’obbligo della «bella». ABarcellona i rossoblù sprecano occasionisu occasioni, chiudono sullo 0-0, vienelanciata la monetina che qualifical’Anderlecht. Finito. E così tutti accusanoil trauma e non c’è nulla di più di un sestoposto. Arriva Scopigno, il «filosofo», eGoldoni lo sostituisce dopo cinquegiornate con Carniglia; la squadra haancora qualcosa da dire, e dopo un inizioincerto ha un brillantissimo finale, èseconda dietro l’lnter. Nella stagionesuccessiva è terza: Vavassori, Ardizzon,Pace, Turra, il giovane Roversi simischiano ai «vecchi draghi» dell’annodello scudetto. Intanto, ritorna al Bolognacome direttore sportivo Gipo Viani, reduceda un terribile incidente che gli hastravolto i lineamenti ma non l’abilità di

manager: Nielsen al tramonto è desideratoda Herrera all’Inter, e porta a BolognaClerici e Guarneri.

Le cose non vanno, a metà campionato1967-68, Viani assume anche laresponsabilità tecnica al posto di Carniglia,pilotando il Bologna verso un quintoposto. Le competizioni internazionaliintersocietà comprendono oltre a unaormai sbiadita Coppa Europa (che tuttaviail Bologna è riuscito a rivincere nel 1962,giocando anche con alcuni rincalzi, controil Nitra), la Coppa delle Fiere, in cui irossoblù hanno ben figurato nel 1967(eliminati nei quarti dal Leeds ancora conla monetina) e in cui in questo 1968 sonobattuti in semifinale dal Ferencvaros.Amareggiato, Viani se ne va per un ultimotentativo a Udine, dove muore ai primi del1969. Da parte sua Goldoni lascia lapoltrona di presidente (dopo aver cedutoHaller alla Juve) a Raimondo Venturi, i cuiprimi acquisti sono davvero notevoli:Savoldi, Cresci, Gregori, Muiesan, Adani.La responsabilità tecnica è affidata aCervellati che tuttavia alla fine del gironedi andata, dopo una sconfitta con l’Inter, sidimette: e arriva il rumoroso Pugliese, il«mago di Turi», per una risalita che vede ilBologna nono.Ma intanto c’era stato un accordo conEdmondo Fabbri, che lascia il Torino perassumere la guida tecnica della squadrarossoblù. Fra Venturi (che rimpiangePugliese) e Fabbri, l’accordo è tutt’altroche ideale, e per il Bologna non c’è nulla dipiù di un decimo posto; gli stessi Muiesane Savoldi trovano ostacoli sulla strada delgol. La prima vittoria in Coppa Italiaaddolcisce il finale di stagione e a essa siaggiunge il successo sul Manchester City,per la Coppa di Lega Italo-Inglese.Dopo il biennio di Venturi, una nuovastruttura dirigenziale con un pacchetto dimaggioranza che assegna la carica dipresidente a Filippo Montanari, unosportivo di vecchia data affezionato aicolori rossoblù, capace di riassumere latendenza degli azionisti di maggioranza,che è quella di una politica saggia deipiccoli passi, senza gravi rinunce. Gliarrivi di Liguori e di Fedele, il decollo diSavoldi che diviene il nuovo idolo, ilBeppe-gol dei tifosi, ripresentano per ilgirone d’andata una squadra che produceun bel calcio e ottiene risultati di primopiano. Ma il destino è in agguato ancoraun volta e il 10 gennaio 1971 a San Siro

Benettitravolge Liguori,stroncandone unginocchio e l’ascesa versouna carriera brillantissima. IlBologna accusa la perdita di unmediano come «Whisky» Liguori edeve accontentarsi del quinto posto, inuna stagione nella quale avrebbe potutobattersi per un traguardo più importante.Se l’anno prima c’è stata la vittoria nellaCoppa Italia, questa volta c’è la finalissimadel Torneo Anglo Italiano, oltre che unaserie di buoni risultati in una stagionetournée negli Usa. Il terzo anno di Fabbri,invece, è contrastato da molte avversità, fracui l’indisponibilità iniziale di Bulgarelli.

Dapprima, la società sembra intenzionataa difendere l’allenatore, al di là di alcunesconfitte, ma più avanti lo sostituisce,richiamando Oronzo Pugliese in coppiacon Cervellati. Nulla di speciale,undicesimi prima, undicesimi all’arrivo,comunque salvi. Nell’estate, un doppiochoc. La maggioranza cede il 51 per centodi azioni a un industriale, Luciano Conti.E questa è ormai storia contemporanea,che esenta da una trattazione più lunga.Conti trova il contratto di conferma aPugliese, ma non vuole il «mago di Turi» echiama da Sanremo Bruno Pesaola. Uninizio difficile, poi un assestamento, ilsesto posto. A primavera, ritorna comedirettore sportivo, Carlo Montanari, unforlivese che era stato lanciato nel grandecalcio da Viani, che lo aveva voluto alMilan nel 1956. Sesto nel 1973, nono nel1974, con un’altra vittoria in Coppa Italia,settimo nel 1975, il Bologna di Conti ePesaola conosce tre anni tranquilli. Ma lacessione di Fedele all’Inter nel 1973 haanticipato di due anni il terremoto del1975, quando vengono trasferiti Savoldi alNapoli, Pecci (il campioncino fatto in casae cresciuto al campo Virtus, nei «boys»affidati a Vavassori, assieme a Chiodi,Colomba, Paris, Mei, Grop) al Torino,Ghetti e Landini all’Ascoli. Arrivanomolti quattrini e una schiera di giocatorimaturi che per il primo anno funzionanoancora, così da procurare al Bologna unsettimo posto e a Conti la fama di «volpe»del mercato.

COPPA DEI CAMPIONI AMARISSIMA

L’INTESA CON MONDINO FABBRI

L’INGRESSO DI LUCIANO CONTI

IN SPAGNA DECIDE LA MONETINA

SAVOLDI DIVENTA BEPPE-GOL

NEL 1974 ARRIVA LA COPPA ITALIA

Bruno Pesaola e Luciano Conti: i protagonistidegli ultimi successi del Bologna — una CoppaItalia nel 1974 vinta all’Olimpico di Roma infinale con il Palermo — negli Anni Settanta. Inbasso l’esultanza di una delle leggende deglianni Sessanta, Ezio Pascutti, il goleador che noncalciava i rigori, ma segnava tanto ugualmente

GLIULTIMI TROFEI

Un celebre immagine cheha fatto il giro del mondo:il tuffo spettacolare di EzioPascutti che brucia così nelloscatto il «principe» deidifensori, Tarcisio Burnich.Il pallone, naturalmente,finirà nella rete nerazzurra

LAFOTOD’AUTORE

Page 20: I 100 anni del Bologna

4 il Resto del Carlino VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009

Page 21: I 100 anni del Bologna

VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009 il Resto del Carlino BUONCOMPLEANNOBOLOGNA 5

Ma poi, tutto frana. Pesaola è tornatoper un anno a Napoli, c’è un tentativoGiagnoni: fra lui e Conti non siintendono, la squadra non va e tocca aCesarino Cervellati assumere ilcomando delle operazioni e rimediareuna prima salvezza nella primavera1977, salvezza che è sicura solo allapenultima giornata, col 4-1 allaSampdoria. Così, comincia (dopo cheConti ha molto esitato nellariconferma) Cervellati: una illusoriaaffermazione a San Siro, un pari, tresconfitte, Cesarino lascia e ritorna dalSud Bruno Pesaola.

La salvezza, stavolta, sarà ancora piùrocambolesca, si materializzeràall’ultima giornata, con il successo per1 a 0 sul campo della Lazio. E allora:conferma per Pesaola, ma il Bologna1978-79 discende direttamente daquello degli anni precedenti.Il 23 dicembre il Petisso lascia il postoa Perani, che si vede affidata la squadraper sette giornate. La sconfitta internacon la Roma interrompe anche il breveperiodo Perani, ed è ancora una voltaCervellati a uscire dalle quinte e arimediare una salvezza ulteriormentemirabolante, rispetto alle altre due:differenza reti, dopo una serie dirisultati mozzafiato. E poi LucianoConti disse: basta. E venne TommasoFabbretti e ritornò — a sorpresa —Marino Perani e furono effettuatialcuni acquisti che soddisfacessero iprogetti del nuovo allenatore. Alloscoccare dei 70 anni di vita, il Bolognaè questo.II «maestro» se ne va in un cupogiorno d’ottobre e tocca a noi narrare ilseguito della storia, ripercorrere glianni di piombo che hanno sporcato ilblasone rossoblù. In chiusura del suoracconto Giulio Cesare Turriniauspicava il ritorno del Bologna alleglorie perdute, e invece proprio in quelcampionato, 1979-80, sul mondo delcalcio si abbatte il ciclone dellescommesse clandestine. Il nuovopresidente del Bologna si chiamaTommaso Fabbretti, imprenditorerampante nel ramo delle assicurazioni.

Rileva la società da Luciano Conti, e sigetta nella mischia con l’entusiasmodel neofita. Il pianeta calcio lo abita dapoco, ma si sbilancia presto inproclami roboanti e sceglie undirettore sportivo che passa perautentico ras del mercato, RiccardoSogliano. La squadra è affidata asorpresa a Marino Perani, ripudiatodue anni prima dalla gestione Contidopo una serie di rovesci. Il tecnicorinnega le sue teorie più ardite (ilportiere-capitano che agisce da libero)e dimentica i lanci di prezzemolo delpubblico rossoblù.La campagna acquisti non è male:arrivano Mastropasqua, Spinozzi,Fabbri, un giovanotto di nome BeppeDossena che gioca tornante. E poitorna in rossoblù l’ultima amatabandiera, Beppe Savoldi. Il bomber ha33 anni, un passato importante inmaglia rossoblù e poi sotto il Vesuvio,nel Napoli dell’ingegner Ferlaino. Lasquadra si destreggia bene, rinunciaagli azzardi tattici, bada al sodo e irisultati la premiano. Ne viene fuoriun tranquillo campionato dicentroclassifica.

Ma tanta calma di venti prelude a unafragorosa tempesta. Il Bologna, conMilan e Lazio, resta pesantementecoinvolto nello scandalo dellescommesse clandestine. Molti suoigiocatori finiscono sul banco degliimputati: Savoldi, Petrini, Paris,Dossena, Colomba e Zinetti. Tutti,con le eccezioni di Savoldi e Petrini, sela cavano con pene lievi, ma sulBologna cala la mannaia dellapenalizzazione: -5 punti da scontarenel campionato successivo. Fabbrettiha i brividi sulla schiena e decide difare le cose in grande stile. Porta aBologna Gigi Radice, profeta di unoscudetto record con la maglia delTorino e poi malamente scaricatoproprio dal presidente Pianelli. PerGigi è un momento difficilissimo: unincidente stradale, nel quale ha trovatola morte l’amico fraterno PaoloBarison, gli ha lasciato ferite nel

morale esegni nel fisico(una vistosa cicatricee un dito mozzato). Pochicredono a una sua resurrezionee invece Radice si cala nella vogliadi riscatto dell’ambiente, lega subitocon una città che è pronta a farsiammaliare dal suo carisma. E cosìnasce un Bologna travolgente, chebatte la Juve a Torino, si mangia il gapdel -5 in sole quattro giornate e finiscesettimo in classifica, a onta dellapenalizzazione.

I nuovi innesti Vullo, Garritano ePileggi, cuori granata, contribuisconoa compattare 1o spogliatoio e ilbrasiliano Eneas, fortissimamentevoluto da Radice, diventa oggetto diculto o di contestazione. Il colorato haclasse da vendere, ma spesso è bruciatosull’anticipo. Eppure, palla al piedediventa slalomista implacabile,splendido esteta del pallone. Ma lamossa tattica più importante èl’inversione di compiti fra Colomba(schierato sulla fascia) e Dossena, chediventa il propulsore centrale delgioco, il perno dell’ultimo Bologna deisogni, prima del «grande freddo».

UN FUNAMBOLO DAL BRASILE

STELLE E OPERAI

ECCO ENEAS, L’ESTRO E SREGOLATEZZA

CON DOSSENA I GREGARI SPINOZZI E FABBRI

ALL’ULTIMO MINUTOUN SUCCESSO ROCAMBOLESCO ALL’OLIMPICO

Stefano Chiodi e Cesarino Cervellati, la puntae l’allenatore di un Bologna capace di salvarsiall’ultimo respiro. A destra, invece, il bomber

per antonomasia degli anni Settanta: GiuseppeSavoldi. Sotto Adelmo Paris, centrocampista

e capitano di lungo corso (poi finito a Malta),con l’allenatore Luigi Radice

STORIEDIBOMBER

Page 22: I 100 anni del Bologna

6 il Resto del Carlino VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009

Page 23: I 100 anni del Bologna

VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009 il Resto del Carlino BUONCOMPLEANNOBOLOGNA 7

STORIA DI GIUSEPPE TASSIL’era-Radice si chiude in fretta, frarimpianti e polemiche. Gigi eFabbretti non simpatizzano mai, nonsono fatti per convivere. Quando il suoBologna infiamma ancora la gente delComunale, Radice si fa sedurre dallasirena più amata, quella milanista. Lafuga è nell’aria e Fabbretti laincoraggia, smantellando la squadrache aveva divorato il -5. PartonoBachlechner, Dossena, Eneas e al postodel sorridente brasiliano arriva unamletico tedesco, Herbert Neumann.

Ai nastri di partenza della stagione1981-1982 il nuovo tecnico è TarcisioBurgnich. La «Roccia» non ha precisecredenziali come tecnico (solo unabuona stagione a Catanzaro), madavanti all’entusiasmo contagioso dellefolle rossoblù si sbilancia perfino in unpronostico: «E’ un Bologna da quartoposto». A confortare le ambizionidovrebbero essere i nuovi acquisti: ilfantasista Chiorri, lo stopper Mozzini,il centravanti Stefano Chiodi, goleadordi casa restituito alla patria rossoblù esoprattutto Herbert Neumann.E invece il Bologna infila una seriegrigia, vince la sua prima partita doposei turni di campionato (1-0 adAvellino, con gol di Chiodi) esoprattutto gioca stabilmente senzastraniero. Neumann ha il toccosapiente, ma troppo spesso resta fuoriper infortunio e quando Burgnich lochiama al timone della squadra,esibisce cadenze lentissime e ritmi daslow. La difesa, con Mozzini ormai allafrutta e un Carrera in disarmo, diventaun traforo. Il culmine della crisitecnica arriva a Cesena, dove i rossoblùfiniscono sotto i cingoli di Schachner.E’ un 4-1 che lascia il segno. Fabbrettiraduna il consiglio: la notte ètempestosa, parte il siluro a Burgnich,esce fuori il nome di Edmondo Fabbri,ma all’ultimo tuffo prevale la lineagiovanilista.Sulla panchina rossoblù siederà FrancoLiguori, proprio lui, il magnifico«Whisky» degli anni Settanta.Proiettato dalle giovanili alla serie A inun giorno, Liguori affronta di slancioil nuovo ruolo e i risultati gli dannoragione.

La squadra è quart’ultima, ma battesubito la Roma e poi pareggia con laJuve e la classifica si impenna. Ma quitecnico e giocatori si concedono unpeccato di presunzione e arrivano duesconfitte di fila (contro Napoli eFiorentina). Liguori potrebbe tacitarela contestazione pareggiando in casacon l’Udinese. E invece il suo Bolognarincorre il successo, costruisce uncalcio suicida e finisce 2-0 per ibianconeri friulani. La serie B ora èpiù di un semplice fantasma e ilverdetto decisivo è affidato agli ultiminovanta minuti del campionato. IlBologna gioca ad Ascoli, col cuore ingola e l’orecchio alla radio per captare irisultati di Genoa e Cagliari. Mozziniva in gol e i rossoblù, per un minutocovano la grande illusione dellasalvezza. Ma poi dagli altri campiarrivano notizie impietose e l’Ascolientra due volte nel burro della difesabolognese. Segnano Torrisi e Grecoquando il Bologna è già virtualmentein B. Una carovana piena di tristezzalascia lo stadio Del Duca: il 16 maggio1982, dopo 72 anni di storia, il Bolognaabbandona il paradiso.

Il presidente Fabbretti si dilegua in undopo partita convulso e isterico, dove apiangere sono soltanto i tifosi veri. Poi,nei giro di poche ore, mentre la cittàdel pallone è ancora sotto choc, ecco unnome nuovo da dare in pasto alla folla:Gigi Radice. Ancora lui, il grandetaumaturgo, può salvare Fabbretti dauna contestazione sempre più violentae riportare il Bologna nel regnoperduto. Radice comincia col solitopiglio autoritario. Via il direttoresportivo Borea, spazio al fido MarioDavid e primi acquisti: Frappampina,un terzino di fascia cresciuto nel Bari eBachlechner, cavallo di ritorno dallasponda interista. Ma il nuovomatrimonio si spezza nel pienodell’estate per motivi che restanomisteriosi: Radice scopre che Fabbrettiha ceduto Mancini alla Sampdoria, ilpresidente ribatte che Gigi è già aconoscenza dell’affare. Il tecnico,piccato, convoca i giornalisti edichiara: «con un presidente del generenon resto un minuto di più». Detto efatto, Gigi sbatte l’uscio e se ne va,portandosi dietro David.

IlBolognaresta senzadiesse e senzaallenatore. E quiFabbretti ha un’altrapensata. Chiama in societàBulgarelli, e si nasconde all’ombradella vecchia bandiera. Giacomodiventa direttore generale, mentre inpanchina va a sedere Alfredo Magni,un tecnico catturato all’ultimo tuffo,che vanta modesti precedenti allaguida del Monza. La squadra è unmosaico folle e disarticolato. Figlia diimpostazioni diverse, la campagnaacquisti, porta in rossoblù carneadi ebuoni talenti, ma soprattutto tantiinutili doppioni. Ecco qualche nome:Galdiolo, Biondi, Logozzo, Roselli epoi Turone (libero in disarmoacquisito con ingaggio principesco di250 milioni di lire), Gibellini, Russo eGuidolin. Bulgarelli e Fabbrettipredicano l’immediato ritorno in A einvece Magni incassa una batosta dopol’altra, fino all’esonero. Sulla pancarossoblù arriva Paolo Carosi che haqualità umane e tecniche perraddrizzare la barca. La squadra risalefino al settimo posto, ma qui succede ilpatatrac societario.Fabbretti finisce dietro le sbarre nelbel mezzo di un’inchiesta sulle sueassicurazioni. Resterà detenuto per duemesi nel carcere di Ferrara. Il reggentediventa il vicepresidente EnzoMariniello, un sincero appassionatodel calcio, che ancora non ne conosce isottili meccanismi.

I giocatori non ricevono più premispeciali e incentivi, la squadra si sfalda,diventa un mucchio selvaggio eingovernabile. Su alcuni atleti siaddensa l’ombra del sospetto, mentre ilBologna incassa una sconfitta dopol’altra. Quando Fabbretti esce dalcarcere tenta ancora il colpo asensazione. Esonera Carosi e contattaRadice, cercando di ricucire l’anticostrappo, ma la trattativa fallisce e ilBologna deve rivolgersi al solitopietoso Cireneo, Cesarino Cervellati.

PRESIDENTE IN MANETTE

PRIMA VOLTA TRA I CADETTI

DUE MESI NEL CARCERE DI FERRARA

ADDIO ALLA SERIE A DOPO 72 ANNI

IL RIMPIANTO NEUMANNTANTA CLASSE, MA POCHI RISULTATI

Giacomino Bulgarelli, capitano di un grandeBologna, stringe la mano a Franz Beckenbauer,leader della Germania e del Bayern Monaco. In

basso, invece, una delle prime immagini di unragazzino pronto a salire sul pullman della

storia: Roberto Mancini in serie A con il Bolognasolo per una stagione

LASTELLA E ILGOLDEN BOY

Page 24: I 100 anni del Bologna

8 BUONCOMPLEANNOBOLOGNA il Resto del Carlino VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009

Fabbretti non regge più il gioco. E’ stancodi fare da bersaglio di violentecontestazioni e così affida la società a unprestanome, Giuseppe Brizzi, uncinquantenne veronese, già capotifoso epoi dirigente nella società di Garonzi.L’intermediario è Ferruccio Recchia,anch’eglì veronese, faccia sgherra, modispicci e un passato calcistico alla corte diScibilia nell’Avellino. Sotto le insegne diuna fantomatica finanziaria, la Lusi, i duediventano «marescialli» di Fabbretti.II campionato è all’epilogo, arrivano soldie premi, ma il Bologna non può evitare unsecondo tuffo nel fango. Sul campo diCremona i rossoblù consumano novantaminuti da incubo, perdono 4-0 eretrocedono in serie C. A guidarel’ascensore per l’inferno c’è TommasoFabbretti, e con lui una schiera digiocatori che non conoscono l’onore. Ladoppia retrocessione scatena una violentacontestazione contro Fabbretti. Fabbretti èsempre dietro l’angolo, ma Brizzi eRecchia hanno mano libera. Il Bologna èin fondo al baratro e il duo veronese puògestire un’autentica rivoluzione tecnicache risana, in parte, le casse rossoblù.Della vecchia guardia restano soloLogozzo, Fabbri, Paris e De Ponti, mentresotto le Due Torri piovono i portieriBianchi e Maiani, i difensori Bombardi eZagano, i centrocampisti Donà, Ferri, Pin,Facchini e l’attaccante Sauro Frutti. Alvolante dell’utilitaria rossoblù c’èGiancarlo Cadè, 54 anni, capelli bianchi eprovata esperienza di promozioniimportanti. La storia della stagione1983-1984 si divide su due binari: lasquadra, trascinata dai gol di Frutti,guadagna passo passo la testa dellaclassifica; la società vive un continuotravaglio. Alcuni fornitori e poi lo stessoComune di Bologna ne chiedonoaddirittura il fallimento per insolvenza. Seil tribunale accettasse le istanze deicreditori, il Bologna scomparirebbe dalcalcio.Ma Giuseppe Brizzi, assistito da GianluigiFarnè, il segretario generale ereditato daepoche felici, salva la baracca, tacita icreditori e assicura la sopravvivenza delBologna, intanto il geometra veronese,spalleggiato dall’inseparabile Recchia,ingaggia una dura battaglia legale conTommaso Fabbretti. E’ stanco di farel’uomo di paglia, vuole essere presidente a

tutti gli effetti e chiede al predecessore divendergli le quote azionarie. Il duello sitrascina per mesi, finché al prezzo di duemiliardi «il Gatto e la Volpe» (così la genterossoblù chiama lo strano binomio)rilevano la gestione della società, FerruccioRecchia, che agisce da vero e propriodirettore sportivo, pretende la vetrina epresto entra in urto con Cadè. Ma iltecnico ha il merito di non attizzare lapolemica, guida la squadra con pigliosicuro e la porta in buona posizioneall’ultimo sprint con Parma e Vicenza. Lapromozione in B arriva all’ultima giornata,quando un gol di Facchini liquida ilTrento e fa esplodere la festa rossoblù colfragore di un piccolo scudetto.Per il ritorno in B il pilota è Pietro Santin,baffo elettrico, profeta del calcio-pressing,appena scottato da un’infelice esperienzanapoletana. Sul vecchio tronco siinnestano giocatori ritenuti importanti(Marocchino, Romano, Greco, Piangerelli)e Lorenzo Marronaro, destinato adiventare una piccola bandiera di questidifficili anni rossoblù. Ma fra i giocatoridella promozione e i nuovi arrivati non c’èfeeling e ad aggiungere elettricitàall’ambiente arriva un litigio fra Santin eMarocchino, che sfiorano la rissa. Recchiasi schiera dalla parte del giocatore, sollecitala pace e lascia innescata la miccia. E così,ai primi rovesci, Santin fa capire che nonvuole interferenze tecniche, mentre ildiesse ringhia a Brizzi: «Presidente devescegliere: o me o Santin». Il number onenon rinuncia al suo compare e trovaperfino una formula umiliante perliquidare Santin: licenziamento per fatto ecolpa, un banale escamotage per nonpagare nemmeno l’ingaggio al tecnicosilurato.

La squadra finisce nelle mani titubanti diBruno Pace, ex poeta rossoblù quandotirava calci coi suoi piedi sghembi. Lanavigazione è difficile, il Bologna non sistacca dalle ultime piazze, il salto di qualitànon arriva mai. E’ in questo clima cheBrizzi si dice disposto a cedere la società.Sullo scranno di presidente è pronto asedersi Valerio Gruppioni, giovanerampollo di Gaetano, e reucciodell’alluminio. La trattativa sembra vicinoall’epilogo, quando Brizzi si fa renitente.Allora la Gruppioni family lo convocanella casa di Pianoro. Ignaro deiregistratori nascosti dietro le tende, ilpresidente formula le sue richieste, mentre

una truppa di giornalisti mobilitati daiGruppioni aspetta nel sottoscala l’esitodegli eventi. Quando l’accordo sfuma, sispalancano le porte a taccuini e telecamere.Brizzi resta di ghiaccio, i Gruppionidichiarano che il presidente è disposto acedere solo a prezzo di un robustosottobanco e minacciano di far ascoltare lebobine del colloquio alla stampa. Brizzi siirrigidisce, si sente vittima di uncomplotto e annuncia che non cederà piùil Bologna, ma il clima all’interno dellasocietà è irrimediabilmente deteriorato eanche il binomio Brizzi-Recchia si sfalda:il direttore sportivo se ne va con unabuonuscita di 400 milioni e il presidenteallaccia contatti con un industriale diOspitaletto, Luigi Corioni, per cedere lasocietà. Quando il Bologna di Pace si salvain extremis a Varese grazie a un gol diGazzaneo, Corioni è di fatto in nuovopadrone rossoblù.

La nuova era comincia da lontano. All’albadella stagione 1985-1986 il Bologna esceufficialmente dagli «anni di piombo».L’uomo della rinascita si chiama GinoCorioni, un self made man bresciano cheha costruito le sue fortune su unosgabellino da bagno. I sanitari sono la basedel suo impero, la Saniplast, un’aziendadal fatturato solidissimo, nata e cresciutaintorno a un’idea felice.Corioni ha giàtentato l’approccio col Milan ai tempi diFarina, sogna una grande piazza «per farecalcio all’infinito». E quando il geometraBrizzi lancia un sos da Bologna è pronto araccoglierlo. I suoi capitali cominciano ascorrere come linfa vitale nel sanguerossoblù alla fine del campionato1984-1985. Corioni fa festa in segreto allasalvezza bolognese conquistata a Varese euna settimana dopo legge sul Resto delCarlino che sarà lui il nuovo padrone delBologna. Al prezzo di otto miliardi(dichiarati) rileva la maggioranza azionariada Brizzi e copre i «buchi neri» chesegnano le casse del Bologna. Il geometraveronese chiede di restare presidente,Corioni dice sì, poi lo emarginainesorabilmente e sale sulla poltrona chefu di Dall’Ara. E’ il ventunesimopresidente rossoblù, ha il pigliodell’emergente, la voce roca, le idee chiare.Ama le battute sopra le righe e annunciaalla città che il Bologna è costruito pertornare subito in serie A. Per dare corpo aisuoi disegni mette in piedi uno staffimportante: Nello Governato direttoresportivo e Carlo Mazzone allenatore.

IL REBUS MAROCCHINO

LO SBARCO DI SOR CARLETTO

IL GIOCATORE CHE NESSUNO RIESCE A CAMBIARE

MAZZONE TENTA IL RILANCIO

IN SERIE C CON LA GRINTA GIUSTA

Renato Villa, apparentemente scoordinato ma, inrealtà, sempre pronto a intervenire e a salvarela retroguardia rossoblù. In basso uno degli altriprotagonisti della promozione in serie A dellastagione 1987/88. Eraldo Pecci lasciò il Napoli diMaradona per tornare nella città dov’eracresciuto prima di passare al Torino

IN PANCHINA C’E’ IL DURO CADE’

UNCENTRALE«MITICO»

Page 25: I 100 anni del Bologna

VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009 il Resto del Carlino BUONCOMPLEANNOBOLOGNA 9

La campagna acquisti non è travolgente,ma porta in rossoblù uomini collaudaticome De Vecchi, già regista di Milan eAscoli e il maratoneta Nicolini, altrofiglioccio di Mazzone. E’ una squadra dilivello medio alto, che in B potrebbeperfino dettare legge. Ma qualchemeccanismo non funziona, Nicolini e DeVecchi sono vittime di una partenzadifficile e l’ennesima scommessa suMarocchino è un salto nel buio. Mazzoneva avanti come un ariete, il suo Bolognapare sempre sul punto di decollare, mal’aggancio al treno delle primissime fallisceregolarmente. Quando il campionato volgeal termine il Bologna si prende il lusso dirifilare quattro gol all’Ascoli, dominatoredel torneo. E così Mazzone chiude ilcampionato con un buon sesto posto e unpizzico di thrilling.Scoppia un nuovo giallo scommesse: sonocoinvolte Vicenza, Triestina ed Empoli e ilBologna potrebbe conquistare a tavolino lapromozione in serie A. Ma i giudici delpallone salvano la società toscana e il sorCarletto si congeda con una punta diamarezza. Scottato dall’impatto del primoanno, Corioni cambia filosofia: tecnicogiovane (Vincenzo Guerini, lanciato daPisa ed Empoli) squadra svecchiata ecalcio arrembante. Partono Limido, Ferri,De Vecchi e Gazzaneo; arrivano Galvani,Musella, e Stringara.

Ma soprattutto torna in rossoblù EraldoPecci, l’erede naturale di Bulgarelli che ilBologna lanciò nell’Olimpo del calcio diecianni prima. Eraldo lascia il Napoli eMaradona per tornare alle radici eriportare in alto la squadra del cuore.Guerini ripete l’errore di Mazzone,fidando ancora su Marocchino e almercato d’ottobre gli regalano uno stranodifensore che sembra uno gnomo: sichiama Renato Villa, faceva ilmagazziniere-giocatore nell’Orceana.Bologna lo accoglie con un sorriso ironico:di lì a pochi mesi comincerà ad adorarlo.Anche questo è un campionato in salita, lasquadra non gira, la prima vittoria arrivasolo alla quinta giornata. Guerini non ha ilpiglio del vincitore, si piange addosso,

perde occasioni propizie e tre sconfitteconsecutive lo precipitano nello sconforto.Corioni si rimangia in fretta l’amore per ilgiovane tecnico bresciano e affida lasquadra al vecchio «zio di campagna» GianBattista Fabbri, un ultrasessantenne checorona così il suo sogno proibito diallenare il Bologna. Gote rubizze e sorrisofacile, G.B. riporta il buonumore nellospogliatoio, semina fiducia dove c’era ladepressione e la squadra si salva allagrande, trascinata dall’estro di Pecci. Irossoblù finiscono decimi a 36 punti, ilvecchio zio saluta la truppa e Corionipresenta a una Bologna sfiduciata l’«uomodella resurrezione», Gigi Maifredi daLograto.

La piazza sussulta, non dà credito all’exvenditore di champagne che predica ilrischioso verbo della «zona» e vuoleesportare sotto le Due Torri il modellotattico del suo Ospitaletto. Perfino Gigi,che ancora non è grande Istrione, siscoraggia e dice a Corioni che è pronto arinunciare al mandato. Ma il presidente èun cocciuto e la scommessa su Maifredi loalletta, anche perché la filosofia dei giovanisi sposa con le esigenze di bilancio dellasocietà. Arriva una nidiata di ragazzidell’Ospitaletto: Cusin, De Marchi,Monza, Gilardi. In più, fantastico cadeauper Maifredi, Fabio Poli, che ha rotto conl’allenatore laziale Fascetti e Pecci a fare dachioccia. Così, un po’ per caso un po’ perprogramma, nasce il Bologna che ammaliale folle, la squadra che rinconcilia la cittàcol calcio spettacolo. E’ un campionato chesomiglia a una cavalcata trionfale: dopouna sbandata iniziale col Lecce, la bandaMaifredi vola fino a 51 punti e il 29maggio 1988 il Bologna tornatrionfalmente in serie A. Il gol dellapromozione matematica lo segna LorenzoMarronaro, in coda a unastagione-monstre che lo vedràcapocannoniere con 21 reti.E’ festa grande in città, i tifosi intitolanouna strada a Gigi Maifredi, che Corioni hastrappato alle grinfie della Juve; nasconoaccostamenti con Bernardini e il suoBologna da paradiso. Maifredi affronta laA con una squadra ritoccata: Corioni cede

il gioielloMarocchi,uomo perno nellacavalcata dellapromozione, Ottoni ePradella.

Arrivano Lorenzo, gli stranieri Rubio eDemol (che faranno da comparse fino altermine del campionato) e il duoBonetti-Bonini, destinato a diventarecerniera portante del centrocampo. Ilcampionato comincia con un elettrochoc:cinque sconfìtte consecutive. Maifredi èfrastornato ma non si arrende, la squadraaccusa il colpo, eppure nessuno parla diesonero, Corioni compreso. Pian piano irossoblù riemergono, il tecnico rendemeno spregiudicata la sua «zona» e lasquadra guadagna una salvezza larga,chiudendo al decimo posto.Così Corioni gioca la carta delle stelle.Chiama in rossoblù Geovani, Cabrini,Giordano, e il bulgaro Iliev. Obiettivodichiarato la zona Uefa. La squadra siadorna di bellezze, ma sa giocare calciopratico, essenziale. Maifredi sveste i pannidel fenomeno, predica umiltà e mentre ilBologna festeggia i suoi ottant’anni di vitala squadra è di nuovo lassù fra le grandidel calcio, vicino al paradiso perduto.La A è finalmente un Paradiso ritrovato.Maifredi e Corioni possono esultare.

ALLA SCOPERTA DEI GIOVANI

E GIGIONE SCELSE RUBIO E DEMOL

LE SCOMMESSE CUSIN, DE MARCHI E MONZA

GLI STRANIERI COMPARSE

IL RITORNO DI UN SIMBOLO

IL «CLAN»DEIBRESCIANIGino Corioni, veniva da Brescia. Vollefortissimamente Gigi Maifredi e, con lui,conquistò la promozione in serie A. Alla lorodestra un giovanissimo Valerio Gruppioni. Adestra un terzino «Mondial», Antonio Cabrini.In basso la «Freccia di Prima Porta», il bomberdella risalita in serie A, Lorenzo Marronaro

RIECCO PECCI, L’ULTIMO LEADER

Page 26: I 100 anni del Bologna

10 il Resto del Carlino VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009

Page 27: I 100 anni del Bologna

VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009 il Resto del Carlino BUONCOMPLEANNOBOLOGNA 11

STORIA DI STEFANO BIONDIOggi come allora: per il Bologna èparticolarmente difficile trovare glistranieri che facciano la differenza. IlBologna di Gigi Maifredi torna in Acon il difensore belga Demol, con ilcentrocampista finlandese Aaltonen(fresco di prodezza in CoppaCampioni contro l’Inter e, si diceva,dall’Inter stessa parcheggiato alla corterossoblù) e con l’attaccante cilenoHugo Rubio preferito a Zamorano.

Maifredi nega, ma in quei giorni diconsultazioni con Corioni che glichiedeva di scegliere fra i due cileni,disse proprio così: «Pinone Lorenzo èmeglio di Zamorano, quindiprendiamo Rubio che giocheràseconda punta». Demol piace pocoall’Omone, Aaltonen non ha il passoper stare in serie A e Rubio si fa maledopo poche apparizioni.Il Bologna vince all’esordio con il Pisa,poi sprofonda. Cinque sconfitte diseguito, un pari interno con Lazio,prima della disfatta nel derby con ilCesena del Condor Agostini. Il corodel «Manuzzi» è assordante eincessante: «Oh Maifredi salta lapanchina». Bologna ultimo e senzagioco. L’esonero dell’allenatoresembra inevitabile, scontato. Corionientra in uno spogliatoio di giocatorisicuri che il presidente daràl’annuncio. Il sor Gino spiazza tutti:«Ricordatevelo bene, questo è il vostroallenatore e tale rimarrà fino all’ultimagiornata di campionato. E’ con lui chedovete fare i conti, sono stato chiaro?».Grande mossa del pres. Da quelmomento il Bologna si dimentica diquanto fosse stato bello l’anno primain serie B e inizia a giocare umilmentee a vincere qualche partita. Sarà quellala prima versione della cooperativa delgol rilanciata nel 1994 da Ulivieri.Squadra senza stelle, soprattutto senzabomber, il Bologna ha nel solo FabioPoli un solista di classe, ma stradafacendo troverà i gol di tutta lasquadra. Ma il senso della squadra e ilpiacere della sofferenza erano statiritrovati e il Bologna, salvo con unagiornata di anticipo, potrà ben dire diaver centrato un’altra impresa.Nell’arco di dieci anni, il Bologna

avrebbe conosciuto due brasilianisfortunati. Prima quell’Eneas deCamargo, scomparso in un incidentestradale, dopo una vita di stenti e dirimpianti, poi Geovani che oggi stacombattendo la sua battaglia con unasindrome degenerativa degli artimotori. Hanno fatto poco, ma eranoallegri, semplici, sorridenti e hannolasciato anche loro un piccolo segnonella storia del Bologna. La stagione1989-90, pur ricalcando quellaprecedente (buon gioco di squadra ecapocannoniere Giordano con 7 gol)vedrà il Bologna sempre al riparo dabrutte sorprese nella stagione cheprecede il Mondiale delle nottimagiche e che offre al pubblico unDall’Ara in via di ristrutturazione edalla capienza ridotta.

La città, per tanti anni ignorata dellaFedercalcio, torna capitale dello sport,mentre Bologna diventa per qualchegiorno capitale della politica: ilsegretario Achille Occhetto decide dicambiare il nome del PartitoComunista. Lacrime di nostalgia allaBolognina, lacrime di terrore davantialla rianimazione dell’ospedaleMaggiore, pochi giorni più tardi (il 30dicembre), quando il romanistaLionello Manfredonia lotta fra la vita ela morte. Era crollato sul terreno digioco, colpito da un infarto. Ilprofessor Brachetti e il suo staff glisalveranno la vita.La squadra è in crescita, Maifredi ePecci hanno provvisoriamente rotto laloro amicizia, che ricuciranno colpassare degli anni. Paolo Stringaratiene in pugno le redini della squadra,Renato Villa è diventato per tutti ilMitico, il capitano, l’uomo che incarnail sogno italiano: l’ex magazzinieredell’Orceana ce l’ha fatta, ora èpopolare quasi quanto Baresi. IlBologna sta bene, è una bella misceladi gioventù e di esperienza ed è ancheabbastanza fortunato: entra in CoppaUefa arrivando ottavo. Ma l’alleanzacon la Juve richiede un prezzo dapagare. L’avvocato Montezemolo hamesso gli occhi su Gigi Maifredi e ilsor Gino, suo malgrado, dovrà direobbedisco alla Signora. «Sei sicuro?»,gli chiede Corioni. «Sì», è la rispostadell’Omone «vado a giocarmi la mia

grandeoccasione».Addio.Anche Corioni è unuomo corteggiato. Lo cercail ministro del lavoro Prandini,bresciano come lui: gli chiede sevuole occuparsi della squadra di casasua, terra di tanti operai dell’acciaioche non si identificano in un Bresciasempre sottotono. Corioni non lo dice,ma in cuor suo sceglie Brescia. ChiamaSogliano a dirigere il Bologna,affidandogli un mandato preciso:vendere il più possibile, senza darel’impressione di smobilitare. Addio aDe Marchi, Luppi e Stringara,arrivano Detari, Turkyilmaz eNotaristefano e tanti altri. Anche leultime bollicine del calcio champagnesono svaporate.

Il Bologna non è brutto, ma non haun’anima e la piazza non capisceperché il sogno si sia spezzatoall’improvviso. In panchina c’è FrancoScoglio, il professore delle palleinattive che da Messina aveva attiratosu di sé l’attenzione dei grandi club.«Se non vinco lo scudetto entro treanni, smetto», diceva l’uomo di Lipari.Povero professore, che sfortuna: uninfortunio dopo l’altro impoverì unasquadra molto difficile da assemblare econ molte lacune. Che il vento eracambiato si capì a Cesena: ancheScoglio come Maifredi viene battuto(gol di Ciocci) nel derby, ma per luinessuna prova d’appello. Esonerato.Torna Gigi Radice, ma non col piglioche lo guidò nell’80. Era un uomo chene aveva viste troppe, molto fatalista,poco comunicativo. La squadra loseguiva, ma senza passione, senzacredere abbastanza in ciò che faceva.Paradossale: il Bologna arriva fino aiquarti di finale di Coppa Uefa controlo Sporting Lisbona, quando incampionato il suo destino è segnato datempo. Niente miracolo in Coppa (conla squadra titolare infortunata pernove-undicesimi) e niente miracolo incampionato.

MAIFREDI DICE ADDIO

SIMPATIA DO BRASIL

LO ASPETTA LA JUVENTUS

INNAMORATI DI GEOVANI

L’EQUIVOCO PINO LORENZO«FARA’ MEGLIO DI ZAMORANO»

Lajos Detari, di spalle, talento cristallino ma purecarattere bizzoso e ballerino. Dopo una delle sue

tante invenzioni abbraccia Antonio Cabrini. Incaso Giancarlo Marocchi, detto Ciccio. Cresciutonel Bologna, diventato grande a Torino con laJuventus, e poi rientrato nella sua città, con il

passo e la grinta dei giorni migliori

ABBRACCIODEI CAMPIONI

Page 28: I 100 anni del Bologna

12 il Resto del Carlino VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009

CENTROSERRANDE

FORNITURAAUTOMAZIONERIPARAZIONE

VENDITA E ASSISTENZAVia del Giglio, 19 - Bologna - Tel. 051 380 360

SERRANDE • CANCELLI • BASCULANTI • TAPPARELLE

di Landi Marco & C....da oltre 20 anni a Bologna

Page 29: I 100 anni del Bologna

VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009 il Resto del Carlino BUONCOMPLEANNOBOLOGNA 13

Il Bologna torna in serie B, GinoCorioni torna a Brescia. La delusione ècocente e lo slogan «il Bologna aibolognesi» è nuovamente di strettaattualità. In due chiamano banco: sonoPiero Gnudi e Valerio Gruppioni. Aloro si aggiunge il cremonese VittorioWanderlingh, una meteora nelpanorama dirigenziale. In panchinatorna Maifredi.

Il Bologna impiega cinque partiteprima di vincerne una (con laLucchese) e di Wanderlingh già non sisente più parlare. Scomparso.Rimangono Gnudi e Gruppioni, chehanno due angeli custodi. Buono,quello di Valerio, che è il padreGaetano; criticabile quello di Gnudi,che è Pasquale Casillo. La famigliaGruppioni annusa il pericolo dibancarotta e lascia che a gestire la cosarossoblù sia Gnudi. Casillo è restio amettere quattrini nel Bologna, peròmanda i suoi uomini a sincerarsi chequelli già sborsati non vadanosperperati. L’effetto Maifredi non c’è:l’idea migliore della stagione è quelladi rivolgersi a Nedo Sonetti, collaudatotecnico, esperto in salvezze. «Vogliovedere la belvaggine negli occhi deimiei calciatori», dice Nedo. Il Bolognasi salva all’ultima giornata in casadell’Ancona.Le premesse per il disastro ci sonotutte. Un allenatore esperto comeBersellini non riesce a scongiurarlo.Dietro le quinte i casilliani gli hannocostruito una squadra promettente, matroppo giovane. Arrivano Porro eCasale, ma anche Iuliano e Pessotto,Bucaro e Sottil. Per metterli sulla pistadi decollo ci vorrebbe tutto quello chea Bologna non c’è più: un ambientesereno, la pazienza della piazza, lasaggezza dei gestori. La situazioneprecipita in fretta. Bersellini vienecacciato, al suo posto arriva Cerantola.«Cerantola chi?» e « C come Cerantola»sono i titoli dei giornali. Profetici:Cerantola segue a ruota Bersellini e ilBologna opta per una diarchia capacedi far leva sui ricordi più belli: inpanchina Romano Fogli, dietro lascrivania Franco Janich. Il problemasono gli stipendi che non arrivano.Saranno dieci i giocatori a mettere inmora la società, mentre il Carlino,anticipando tutti, darà la notizia che

scuote l’opinione pubblica: i sindacidella società hanno portato i libri intribunale.La squadra è già retrocessa in serie Cper la seconda volta nella sua storia. Ilfallimento del club è questione dipochi giorni. Il 18 giugno del 1993 ilBologna tocca il punto più basso dellasua storia. Ma si riprende subito. Ilmagistrato nomina Eraldo Pecci peritoper la parte sportiva. Per rimettere invita il Bologna servono cinque miliardidi lire. Sono pronti a versarli IvanRuggeri (che diventerà poi presidentedell’Atalanta) e Giuseppe GazzoniFrascara. Ruggeri si ritira dall’asta: il28 giugno Gazzoni entra in tribunaleper rilevare il nuovo «Bologna F.C.1909». Si riparte dalla serie C. Gazzoninon è da solo: con lui le Coop e quattrogrossi nomi dell’imprenditoriabolognese, come Franco Goldoni,Mario Bandiera, Marco Pavignani e ilcompianto Giandomenico Martini.L’inizio di un’avventura che durerà 12anni è faticoso. Gazzoni e i suoi tantisoci ancora non conoscono le cifre delpallone e consegnano a Eraldo Pecci(ds) e ad Alberto Zaccheroni(allenatore) 400 milioni di lire coi qualirifondare la squadra. I nuovi dirigentipensano che la prima sarà una stagionedi transizione, ma presto si rendonoconto che ai bolognesi non si possonoprospettare due stagioni in C.All’improvviso cambiano gli obiettivi.Pecci capisce che aria tira e se ne va.Zaccheroni, a malincuore, lo dovràseguire. Arrivano altri denari, altrigiocatori e anche Edi Reja, ma aiplayoff passa la Spal.

L’anno successivo è quello delle scelteindovinate. Le Coop sono diventate«adriatiche» e non possono giustificareai soci di diverse regioni le spese per ilcalcio bolognese, quindi escono discena. Rimangono Gazzoni, Bandiera eGoldoni. E’ il presidente a scegliereRenzo Ulivieri allenatore e GabrieleOriali come direttore sportivo. Acalamitare su di sé l’attenzione è iltecnico, un «toscanaccio» verace, cheparla di qualunque cosa e a volte parlatroppo. Come quella volta in cui, difronte alla candidatura del suopresidente a sindaco, dissepubblicamente che non lo avrebbe mai

votato. Lìrischiò l’esonero,ma Oriali sapevacome ricucire gli strappifra il Capitalista e il Comunistae organizzò la cena della pace a casadell’allenatore, che al suo datore dilavoro confezionò anche uno scherzo:lo fece mangiare davanti a un piccolobusto di Lenin, poi lasciò che ifotografi entrassero nel suo soggiorno aimmortalare la scena.

Ulivieri ripristina a Bologna le regoledel professionismo più esasperato e lasquadra, stavolta sì costruita pervincere, in realtà ammazza ilcampionato. Prima, alla fine, con 81punti. Seconda la Pistoiese con 59. Maora bisogna vincere anche ilcampionato di serie B e da quelBologna se ne andranno in dieci,compreso Luca Cecconi che avevasegnato 14 gol e dieci facce nuovearriveranno. La nuova creatura diUlivieri è una squadra senza stelle, maè solida, destinata a durare nel tempo,tarata sulle necessità della categoria.Sesta a sette giornate dalla fine, primasul traguardo. Inizia la grande rimontache passerà alla storia come «Il torneodei bar». E col Chievo... cross di Doni,gol di Bresciani. In serie A non c’èposto neppure per loro. E’ la legge diRenzaccio: qui si comanda in tre, io,Renzo e il bimbo della Gina (che è lasua mamma).Stagione 1996-97: il Bologna arrivasettimo, il suo capo cannoniere èKolyvanov con 11 reti, poi ci sonoAndersson a quota 8, Scapolo a 5 eParamatti a 4. Ulivieri va pazzo per ilsuo gruppo. Adora il concetto disquadra simile a un’orchestra. Gazzoni,invece, ha visione meno socialista delpallone e piazza uno dei colpi di questosecolo rossoblù ingaggiando RobertoBaggio. Ulivieri reagisce male: «Sirischia di retrocedere», dice. In realtà,gli brucia che, dopo due promozioni, ladirigenza sia uscita dal binario che hatracciato. A fine stagione andrà alNapoli, dopo aver lasciato il Bologna aun passo dall’Uefa.

RENZACCIO, IL DOPPIO SALTO

SE NE VANNO LE COOP

DALLA C ALLA A COME AL TORNEO DEI BAR

ANCHE PECCI E ZACCHERONI LASCIANO

SI RIVEDE MAIFREDIE DI WANDERLINGH NON C’E’ TRACCIA

Roberto Baggio, scaricato dal Milan, arrivò aBologna conquistando la piazza a suon di gol.E riconquistando pure, a furor di critica, quella

maglia azzurra che lo avrebbe portatodirettamente ai Mondiali di Francia 1998.

In basso, invece, Renzo Ulivieri da San Miniato,il tecnico della doppia promozione

UNACOPPIASPECIALE

Page 30: I 100 anni del Bologna

14 il Resto del Carlino VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009

Pergotenda® è unicaed è brevetto marchio

Per vivere ed arredare in modounico i tuoi spazi all’aperto

Via Gramsci, 61/b - 40013 Castel Maggiore (Bo)Tel. 051.71.38.88 / Fax 051.199.80.014 – www.rinaldiservice.com

Orario - Mattino: 9.00-13.00 | Pomeriggio: 15.00-19.00

RINALDIOUTDOOR SPACE ®

PER TUTTO IL MESE DI OTTOBRE INCREDIBILI SCONTI SU TUTTO L'ARREDAMENTO OUTDOOR

Page 31: I 100 anni del Bologna

VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009 il Resto del Carlino BUONCOMPLEANNOBOLOGNA 15

Sulle scena torna Carlo Mazzone chedebutta in Intertoto. Oriali va all’Intere lascia il suo posto a Oreste Cinquini.C’è subito aria di ribaltone inpanchina, perché Cinquini ama lapolitica dei giovani e consideraMazzone un tecnico della vecchiaguardia.

In realtà, non riuscirà mai a esonerarlo,perché il Bologna di Mazzone, che hasostituito Baggio con Signori, giocabene, vince spesso e diverte. Ne rifilatre a Inter e Juve mandando ilpubblico in visibilio, porta il Bologna adue semifinali, di Coppa Uefa e diCoppa Italia, ma a fine stagione saràsacrificato sull’altare della modernità.Un rinnovamento radicale, ma costoso,quello che minerà definitivamentel’economia del Bologna gazzoniano.Sergio Buso, vecchia gloria rossoblu e,a lungo, stratega agli ordini di Ulivieri,sulla panchina del Bologna dura poco.Il suo posto lo prenderà Guidolin,allenatore preparato come pochi,allenatore bravissimo nel leggere lepartite e nello sfruttare al massimo lepotenzialità della sua squadra, matormentato da chissà quali spettri.Guidolin regge l’urto delleincomprensioni finché Gazzoni è ingrado di allestire squadre al di sopra diogni sospetto di retrocessione, maquando il patron apre l’era delrisparmio, Guidolin preferisceandarsene: sa che senza il supporto deirisultati non avrà la gente dalla suaparte. Uno dopo l’altro il Bologna cedeCastellini e Cruz: Guidolin dà ledimissioni. Al suo posto tornaMazzone. Dopo aver visto sfilareKolyvanov, Andersson, Baggio,Signori e Cruz, i bolognesi siaccontentano di Igli Tare centravanti.Mazzone mette in salvo quel Bolognache Gazzoni e Bandiera non possono enon vogliono più foraggiare come aibei tempi.L’anno dopo sarà quello dellaretrocessione, della più incredibiledella retrocessioni in cui il Bologna èincappato. A ridosso della zona Uefa adieci giornate dalla fine, costretto allospareggio con il Parma, dopo l’ultimopareggio in casa con la Samp. IlBologna era impoverito, ma sano e nontruccava né il campionato né i bilanci.Prima di arrendersi, Gazzoni ha lottato

nelle stanze della Federcalcio, almomento delle iscrizioni. Perché chinon rispetta le regole ha scappatoie,occhi di favore, pagamenti rateali equant’altro e chi è in regola su tuttodeve starsene in serie B? Durante ilconsiglio federale definitivo Gazzoniviene trattato come un sognatore, comeun romantico illuso e deve alzarebandiera bianca. I bilanci di «Victoria»,la finanziaria che foraggia il club, nonreggono l’urto della retrocessione:Gazzoni si arrende. Bandiera dice cheera meglio se avesse costruito unospedale. Pentito. Una bella paginadella storia rossoblu si chiude.

Intanto, però, si apre l’era di Calciopoliche condiziona ancora i giudizisull’operato di Moggi e sull’amicizia diquesti con l’attuale patron RenzoMenarini. Gazzoni, per ripartire inserie B prima di cedere il club,vorrebbe Zeman. Dalla Federcalcio glifanno sapere: meglio di no, il boemoha parlato tanto in questi anni, non èben visto dal Palazzo. Gazzonirichiamerà Ulivieri e gli affiderà lasquadra che poche settimane più tardisaranno Cazzola e Menarini a rilevareper pochi euro e una sostanziosaricapitaliazzazione.Com’è nella sua natura, AlfredoCazzola si infila l’armatura e si dichiarapronto alla battaglia. Gli piace vincere,è abituato a farlo, ma quel Bologna chedodici anni dopo il fallimento harischiato di ricascarci, non ha armi pervincere. Cazzola litiga con Ulivieri, locaccia, lo richiama, non gli piace il suolinguaggio, ma ammette che sullasquadra e sull’ambiente quell’uomouna notevole presa ce l’ha.Come per Maifredi e Scoglio, Cesenadiventa punto vitale anche perUlivieri: Bologna sconfitto, qualchetifoso indignato butta indietro lamaglia ai giocatori. Non era maisuccesso prima. E’ un segnale dimalcontento e di stanchezza. Ulivieriesonerato, tocca a Mandolini, uno deitanti allenatori giovani che ha toccatocon mano quanto la «placida» Bolognasi difficile da vivere e quanto ilBologna, con la sua storia e i suoi trofeilontani, sia difficile da allenare.A vincere il campionato di serie B saràArrigoni con i gol di Marazzina. Ma aCazzola e Menarini le istituzioni

giranola spalle. Ilprogetto delgrande parcodivertimenti, chedovrebbe nascere nella zona diMolinella per foraggiare il progettodi un Bologna in grande stile, èirrealizzabile. Cazzola da quel giornopensa a come e a chi cedere la suaquota di maggioranza. Ci prova con ungruppo friulano molto vicino alpresidente Pozzo. Affare fatto, se nonfosse che Renzo Menarini ci ripensa edice no, dice che è meglio andareavanti. Allora Cazzola ci prova con JoeTacopina, avvocato di New York che sidichiara portavoce di un fondo diinvestimento formato da una clientelaprestigiosa. Che fosse vero o no, non sisaprà mai. Al momento di firmare,Tacopina se n’è andato. Però Menariniqualcosa di simile a un senso di colpalo ha maturato, se è vero che alla finedell’estate, con il Bologna di nuovo inserie A, è lui a chiamare banco. E adaffidare alla figlia Francesca l’incaricodi presidente, la prima donna numerouno della storia rossoblù.Intanto Renzo dice di avere mezzilimitati e di aspettare soci. Nonarriverà nessuno a dargli una mano.

Arriverà quindi una salvezza insperataper una squadra modesta, alla quale treallenatori (Arrigoni, Mihajlovic ePapadopulo) non riescono a cambiarevolto e della quale, neppure scavando,trovano l’anima.Anche Menarini, dopo un solo anno direggenza, decide di cedere. E anche lui,sulla strada dei suoi sogni, troverà ilsuo Joe Tacopina. Che poi si chiamasseRezart Taçi, fa poca differenza. Lasostanza è che Menarini è sempreproprietario unico del Bologna che hainiziato la stagione dei suoi cento annicon la colonna sonora della passatastagione: «Abbiamo pochi denari,facciamo del nostro meglio». Dopocento anni il Bologna ha un problema:stenta a trovare uomini e strategie chegliene garantiscono altri cento.

2 - FINE

CENTENARIODAVVEROSPECIALE

VITTIMA DI CALCIOPOLI

FRANCESCA, LA PRIMA DONNA PRESIDENTE

L’INUTILE BATTAGLIA PER LA LEGALITÀ

LARGO AI GIOVANILA STRATEGIA DEL DIESSE CINQUINI

Alfredo Cazzola, Daniele Arrigoni e RenzoMenarini, felici e contenti in mezzo al Dall’Ara. E’

un caldo pomeriggio di inizio giugno, correl’anno 2008: il Bologna ha appena battuto il

Pisa ed è rientrato nel calcio che conta. In bassoFrancesca Menarini, la prima donna presidentenell’anno del centenario del Bologna Fc 1909

ILRITORNONELL’ÉLITE

Page 32: I 100 anni del Bologna

16 il Resto del Carlino VENERDÌ 2 OTTOBRE 2009