Prima il piacere...

ROBYN GRADY KATE HARDY

Titoli originali delle edizioni in lingua inglese: Fired Waitress, Hired Mistress

Good Girl or Gold-Digger? Harlequin Mills & Boon Modern Heat

© 2010 Robyn Grady © 2010 Pamela Brooks

Traduzione di Gil Bancor Traduzione di Susanna Molinari

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto

di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con

Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Collezione Sensual

luglio 2011

Questo volume è stato impresso nel giugno 2011 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd)

HARMONY COLLEZIONE SENSUAL

ISSN 1970 - 0377 Periodico mensile n. 54 dello 07/07/2011

Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 619 dello 09/10/2006

Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA

Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI)

Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A.

Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

Sogno proibito Pagina 5

Pagina 179

Il fascino della sfida

Sogno proibito

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Quando Nina Petrelle aprì gli occhi, con grande angoscia si rese conto di tre cose. Primo: aveva un enorme bernoccolo che le pulsava sulla nuca. Secondo: la caviglia era incastrata in una morsa umi-diccia e tagliente. Terzo: l'acqua fredda e salata le lambiva per intero il suo povero corpo spossato... riempiendole la bocca e i polmoni. Si mise a sedere di botto, sputacchiando l'acqua salma-stra, e un istante dopo lanciò un urlo agonizzante. Strinse i denti e agguantò la coscia. Non appena le fitte pungenti che le trafiggevano il polpaccio si placarono, tornò a distender-si priva di forze. Non avrebbe ceduto alle lacrime per niente al mondo. E per tutta risposta batté forte i pugni sulla sabbia. Negli ultimi due mesi la sua vita era progressivamente colata a picco e la sensazione di aver perso la battaglia l'a-veva logorata a tal punto che quel pomeriggio, dopo un tur-no massacrante, si era decisa a scappare. Ma ciò che voleva davvero lasciarsi alle spalle, la questione che non voleva affrontare, l'aveva seguita. E negli ultimi tempi perseguitata. Chi sono? Non lo sapeva più.

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Un tempo la vita che aveva davanti risplendeva come un sentiero dorato. Suo padre era titolare di una società di en-gineering molto bene avviata e, crescendo, lei non aveva dato peso al nutrito staff domestico della sua famiglia né al fatto di aspettarsi i vestiti migliori, il cibo migliore... il me-glio di tutto, insomma. Questo prima che suo padre moris-se, sua madre squilibrata ripulisse le casse di famiglia e la sua solitamente responsabile sorellina restasse incinta di u-no squattrinato che aveva tagliato la corda. Quando sua madre era andata in tilt, Nina si era rimboc-cata le maniche e dopo la laurea aveva trovato un impiego nel ramo della pubblicità, un mondo accelerato e vivace che adorava. Fino a qualche tempo prima aveva lavorato come redattrice dei servizi speciali di un'acclamata rivista per adolescenti, la Shimmer. Poi si era abbattuta l'affilata mannaia ed era stata messa in mobilità insieme ad altri dipendenti. Con un mutuo con-siderevole e altri oneri sulle spalle le serviva un lavoro, an-che se i posti ben remunerati non si trovavano dietro l'an-golo, soprattutto in quel settore. Una mattina, mentre sistemava i conti sempre più nume-rosi in ordine di priorità, l'aveva chiamata un'amica, Alice Sully. La sua famiglia aveva un'agenzia di viaggi e se lei era disperata suo padre poteva rimediarle un lavoro come cameriera in uno sperduto luogo di villeggiatura esclusivo di cui conosceva il proprietario. L'orario era pesante, in compenso avrebbe racimolato un bel gruzzolo. Sentendosi mancare per il sollievo, Nina aveva accettato subito e durante quelle ultime sei settimane si era fatta in quattro al Diamond Shores, il principale resort della Gran-de barriera corallina australiana.

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E non era passato un minuto in cui non avesse rimpianto casa sua. Gran parte dei dipendenti le aveva fatto intendere di non gradire quell'intrusione dalla porta di servizio. Un lavoro in quella che molti consideravano la Mecca delle vacanze in Australia bisognava guadagnarselo con il sudore della fron-te e due anni di servizio part-time al bar dell'università non bastavano di certo. Ma poiché ne aveva bisogno, Nina si era impegnata a da-re il meglio di sé. Teneva la testa alta, benché a volte si sentisse un'imbro-gliona di tre cotte. Sorrideva sempre finché non le si bloc-cava la mascella, anche quando i clienti la accusavano di sbagliare le ordinazioni o avanzavano richieste insulse co-me massaggi alle tempie a causa di emicranie incipienti. E quello era soltanto l'inizio. Quando andava a letto a notte fonda, i suoi sogni erano un guazzabuglio di cocktail versa-ti, piatti caduti e una sfilza interminabile di ospiti straricchi e brontoloni. Quella era la parte più dura. Un tempo era stata lei a sorseggiare cocktail ghiacciati senza molte altre preoccupazioni in testa se non l'abbronza-tura, le unghie smaltate o la mancanza di spazio per il guar-daroba che lievitava. Adesso che si trovava dall'altra parte della barricata tutti quei vizi le davano il voltastomaco. Ma con l'indignazione conviveva un altro sentimento. Un desiderio che nel cuore della notte le faceva avvam-pare le guance di vergogna. L'invidia. Dentro di sé desiderava ardentemente sbarazzarsi della divisa e far riposare le stanche membra. Voleva spaparan-

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zarsi su una di quelle sdraio baciate dal sole e tornare alla decadenza della sua spensierata vita di un tempo, anche so-lo per un paio di giorni. Chi l'avrebbe mai immaginato che le sarebbero mancati il lusso e le stravaganze del passato? Eppure eccola lì, combattuta fra il desiderio di lottare contro i capricci e po-terne godere di nuovo. Un cavallone si abbatté sulla spiaggia e Nina fu riportata al doloroso presente. Mentre il mare infuriava, un urlo le uscì dalla gola, ma con l'acqua che le ostruiva la trachea, il suo aiuto si ridusse a un farfuglio tossicchiato. E comunque chi avrebbe sentito? Decisa a non pensare ai problemi, e magari a ridurre i ro-tolini in eccesso, quel pomeriggio era andata a passeggiare sulla morbida sabbia spingendosi fino alla punta meridio-nale deserta dell'isola. Mentre raccoglieva conchiglie, si era imbattuta in un albero caduto lungo tutta l'ampiezza della spiaggia. Il tronco sembrava abbastanza solido, ma appena ci era saltata sopra, il piede era sprofondato in un pezzo di legno marcio. Sbilanciandosi, aveva fatto un capitombolo all'indietro e battuto la testa su qualcosa di duro. Si toccò la botta dolente e sussultò quando un altro ri-cordo molto vivido le attraversò la mente. Un istante prima di perdere conoscenza aveva scorto un angelo su uno scoglio lì accanto, una visione magnifica che le aveva fatto martellare e sciogliere a un tempo il cuore. Si puntellò sui gomiti e inclinò la testa pulsante. I raggi del sole tropicale uscivano a stento fra i nuvoloni per river-berarsi sulle sporgenze rocciose frastagliate, ma non c'era alcun angelo a impreziosire la cima della scogliera. Peccato. L'immagine scolpita nella testa era quella di un uomo dai capelli corvini, le spalle possenti e un paio di ali

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bianche mosse dal vento. Malgrado la distanza, era rimasta colpita dai lineamenti decisi e cesellati, dagli occhi azzurro ghiaccio, dal petto nudo con l'abbronzatura color quercia e dalla postura sicura che gli conferiva non soltanto un senso di autorevolezza, ma anche... Era il destino? O forse il caso? E quella sensualità virile che emanava? Non aveva mai visto niente di più poderoso. Di più bello. Prima che il buio la inghiottisse, aveva immaginato un incontro tra i loro sguardi e un messaggio: lui le aveva det-to di non temere alcunché, perché l'avrebbe protetta. Nina si guardò attorno e le scappò una risatina isterica. Che assurdità. Eppure non era affatto inopportuno. Negli ultimi mesi aveva avuto bisogno di un angelo custode, e con un altro cavallone in arrivo ne aveva più che mai biso-gno in quel momento. L'acqua fredda la sommerse ancora di più questa volta. Quando rifluì, cercò di ruotare la caviglia incastrata e si morse il labbro sentendo le schegge trafiggerle la pelle. Provò a mettersi a sedere per sollevare il legno, ma benché cedevole nel punto in cui si era conficcato il piede, tutt'in-torno sembrava cemento. Accasciandosi all'indietro, si coprì il viso con le mani bagnate e sporche di sabbia e pregò. Prima di suo padre era morto anche suo fratello, in tragi-che circostanze. Adesso le restavano soltanto sua madre, sua sorella Jill e suo nipote Codie. Avrebbe dato qualsiasi cosa per uscire da quella situazione e tornare a casa da loro. Un'altra onda si abbatté sulla sabbia e questa volta Nina riuscì a malapena a tenere il mento fuori dall'acqua. Dopo aver valutato il fitto fogliame alle sue spalle, aspettò che gli

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sghignazzi striduli degli uccelli si placassero. Poi si riempì i polmoni d'aria e con tutta la forza che aveva in corpo ur-lò: «Aiutooooo! Qualcuno mi sente? Ho bisogno d'aiuto!». Molto prima di udire il grido d'aiuto in lontananza Ga-briel Steele aveva ben chiare tre cose. Prima: i rami che gli flagellavano la carne mentre cor-reva a precipizio giù per la discesa facevano un male be-stiale. Seconda: le sue nuove scarpe da corsa valevano i miliar-di che aveva pagato. Terza: aveva poco tempo. Il cuore che martellava nel petto, guardò con attenzione dove metteva i piedi mentre cercava di non rompersi l'osso del collo su quel terreno accidentato. Non sarebbe stato di grande aiuto a quella donna se si fosse spaccato una gam-ba. E comunque, perché diavolo si era allontanata così tan-to dal resort? Mentre era in cima alla scogliera a contemplare il disli-vello e il pericolo, l'aveva vista procedere lungo la spiaggia ed era rimasto a osservarla, inizialmente con distacco, sal-tare sopra quel tronco. Il piede era sprofondato nel legno come se fosse carta. Quando era caduta all'indietro batten-do la testa su quel macigno, aveva sentito il crac fin dentro le ossa. Svenuta. E come se non bastasse, la marea si stava alzando. La si-tuazione non poteva essere più fosca. I lembi della maglietta svolazzanti, Gabriel scese di cor-sa il ripido sentiero su cui si era arrampicato mezz'ora pri-ma, deciso ad affrontare una sfida che, una volta tanto, esu-lava dal diritto tributario aziendale.

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