Piacere e piaceri · «Il piacere è veramente tale quando non si rende conto né delle proprie...

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1. AMBITO ARTISTICO - LETTERARIO ARGOMENTO: Piacere e piaceri. DOCUMENTI «La passione li avvolse, e li fece incuranti di tutto ciò che per ambedue non fosse un godimento immediato. Ambedue, mirabilmente formati nello spirito e nel corpo all’esercizio di tutti i più alti e i più rari diletti, ricercavano senza tregua il Sommo, l’Insuperabile, l’Inarrivabile; e giungevano così oltre, che talvolta una oscura inquietudine li prendeva pur nel colmo dell’oblio, quasi una voce d’ammonimento salisse dal fondo dell’esser loro ad avvertirli d’un ignoto castigo, d’un termine prossimo. Dalla stanchezza medesima il desiderio risorgeva più sottile, più temerario, più imprudente; come più s’inebriavano, la chimera del loro cuore ingigantiva, s’agitava, generava nuovi sogni; parevano non trovar riposo che nello sforzo, come la fiamma non trova la vita che nella combustione. Talvolta, una fonte di piacere inopinata aprivasi dentro di loro, come balza d’un tratto una polla viva sotto le calcagna d’un uomo che vada alla ventura per l’intrico d’un bosco; ed essi vi bevevano senza misura, finché non l’avevano esausta. Talvolta, l’anima, sotto l’influsso dei desiderii, per un singolar fenomeno d’allucinazione, produceva l’imagine ingannevole d’una esistenza più larga, più libera, più forte, «oltrapiacente»; ed essi vi s’immergevano, vi godevano, vi respiravano come in una loro atmosfera natale. Le finezze e le delicatezze del sentimento e dell’imaginazione succedevano agli eccessi della sensualità.» Gabriele D’ANNUNZIO, Il piacere, 1889 (ed. utilizzata 1928) Sandro BOTTICELLI Nascita di Venere, circa 1482-85 Pablo PICASSO I tre musici, 1921 Henri MATISSE La danza, 1909-10 o i l g a v a r t l a i t l o V « ; o n n a f f a d o i l g i f r e c a i P « i s a i s l a u q a n u e m o c o t t u r f è h c , a n a v a i o i g del passato timore, onde si scosse fibra creata ? i o n o m a i t n e m a l i c é h c r e p e t r o m a l ò t n e v a p e » 6 1 9 1 o i l g u l 4 1 l i o n a i r a M ; a i r r o b b a a t i v a l i h c onde in lungo tormento, Giuseppe UNGARETTI, Destino, in Il Porto Sepolto, 1916 , e t r o m s , e t i c a t , e d d e r f sudàr le genti e palpitàr, vedendo «Il primo sguardo dalla finestra il mattino o t a v o r t i r o r b i l o i h c c e v l i e s e f f o e r t s o n e l l a i s s o m i t s a i s u t n e i t l o v . o t n e v e i b m e n , i r o g l o f i n o i g a t s e l l e d e r a t u m l i , e v e n , e s e t r o c a r u t a n O e l a n r o i g l i , i o u t i n o d i i t s e u q n o s e n a c l i o n o s i t t e l i d i i t s e u q che tu porgi ai mortali. Uscir di pena la dialettica e r a t o u n , a i c c o d a l e r a f . i o n a r f o t t e l i d è Pene tu spargi a larga mano; il duolo musica antica spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto scarpe comode che per mostro e miracolo talvolta capire nasce d’affanno, è gran guadagno. Umana musica moderna prole cara agli eterni! assai felice scrivere, piantare e r a i g g a i v e c i l i t r a r i p s e r e s e r a t n a c a t a e b : r o l o d n u c l a d se te d’ogni dolor morte risana.» essere gentili.» Giacomo LEOPARDI, La quiete dopo la tempesta, vv. 32-54, Bertolt BRECHT, Piaceri, 1954/55, trad. di R. Fertonani, 1829 (in G. Leopardi, Canti, 1831) (in B. Brecht, Poesie, trad. it., 1992)

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Page 1: Piacere e piaceri · «Il piacere è veramente tale quando non si rende conto né delle proprie cause né dei propri effetti. (È immediato, irrazionale). Il piacere della conoscenza

1. AMBITO ARTISTICO - LETTERARIO

ARGOMENTO: Piacere e piaceri.

DOCUMENTI

«La passione li avvolse, e li fece incuranti di tutto ciò che per ambedue non fosse un godimento immediato. Ambedue, mirabilmente formati nello spirito e nel corpo all’esercizio di tutti i più alti e i più rari diletti, ricercavano senza treguail Sommo, l’Insuperabile, l’Inarrivabile; e giungevano così oltre, che talvolta una oscura inquietudine li prendeva pur nel colmo dell’oblio, quasi una voce d’ammonimento salisse dal fondo dell’esser loro ad avvertirli d’un ignoto castigo, d’un termine prossimo. Dalla stanchezza medesima il desiderio risorgeva più sottile, più temerario, più imprudente; come più s’inebriavano, la chimera del loro cuore ingigantiva, s’agitava, generava nuovi sogni; parevano non trovar riposo che nello sforzo, come la fiamma non trova la vita che nella combustione. Talvolta, una fonte di piacere inopinata aprivasi dentro di loro, come balza d’un tratto una polla viva sotto le calcagna d’un uomo che vada alla ventura per l’intrico d’un bosco; ed essi vi bevevano senza misura, finché non l’avevano esausta. Talvolta, l’anima, sotto l’influsso dei desiderii, per un singolar fenomeno d’allucinazione, produceva l’imagine ingannevole d’una esistenza più larga, più libera, più forte, «oltrapiacente»; ed essi vi s’immergevano, vi godevano, vi respiravano come in una loro atmosfera natale. Le finezze e le delicatezze del sentimento e dell’imaginazione succedevano agli eccessi della sensualità.»

Gabriele D’ANNUNZIO, Il piacere, 1889 (ed. utilizzata 1928)

Sandro BOTTICELLINascita di Venere, circa 1482-85

Pablo PICASSOI tre musici, 1921

Henri MATISSELa danza, 1909-10

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del passato timore, onde si scosse fibra creata ?ion omaitnemal ic éhcrep etrom al òtnevap e

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se te d’ogni dolor morte risana.» essere gentili.» Giacomo LEOPARDI, La quiete dopo la tempesta, vv. 32-54, Bertolt BRECHT, Piaceri, 1954/55, trad. di R. Fertonani,

1829 (in G. Leopardi, Canti, 1831) (in B. Brecht, Poesie, trad. it., 1992)

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«Il piacere è veramente tale quando non si rende conto né delle proprie cause né dei propri effetti. (È immediato, irrazionale). Il piacere della conoscenza fa eccezione? No. Il piacere della conoscenza procede dal razionale ed è irrazionale.»

Andrea EMO, Quaderni di metafisica (1927-1928), in A. Emo, Quaderni di metafisica 1927-1981, 2006

«I filosofi ed i sinonimisti vi spiegano con paziente sollecitudine la differenza precisa che passa fra la giustizia, la bontà e il dovere; ma voi stessi potete persuadervi che essi fabbricano un mondo di carta pesta. Ciò che è giusto è buono, ciò che è dovere è giustizia, e ciò che si deve fare è ciò che è giusto e buono. Ma non vedete voi il circolo eterno del cosmo, la volta infinita del cielo che non comincia in un alcun luogo e mai non finisce? Studiate il cerchio, perché in verità vi dico che la sua geometria morale abbraccia la storia del mondo. Le gioie della giustizia e del dovere esercitano la più benefica influenza sulla felicità della vita e, rendendoci calmi e soddisfatti nel presente, ci preparano un avvenire felice. Chi possiede maggiori ricchezze di fortuna, di mente e di cuore, ha anche maggiori doveri da esercitare; ma tutti gli uomini, purché abbiano soltanto un’individualità morale, devono essere giusti e buoni, e devono quindi rendersi degni di gustare queste gioie sublimi.»

Paolo MANTEGAZZA, Fisiologia del piacere, 1992 (1ª edizione 1854)