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  • RIVISTA TRIMESTRALEDI CULTURA, STORIA,POLITICA ED ECONOMIA

    i QUADERNIDEL TICINOi QUADERNIDEL TICINO

    Spedizione in abbonamentopostale - 70% Filiale di Milano

    52i QUADERNIDEL TICINO

    I° trimestre 2005

  • 2I Q U A D E R N I D E L T I C I N O

    Il Centro Studi Politico-Sociali “J.F. Kennedy” detiene e tratta i dati relativi a ciascun socio - nome, cognome, qualifica,indirizzo e recapito telefonico - ai soli fini di attività associativa (invio di materiale informatico relativo alle nostre iniziati-ve e della rivista i Quaderni del Ticino). Da parte di chi non è socio, il conferimento dei dati, utilizzato con identiche finalità,è facoltativo: è possibile in qualunque momento richiedere l’aggiornamento o la cancellazione, così come è possibileopporsi all’invio del materiale scrivendo al Centro Studi Politico-Sociali “J.F. Kennedy”, Via Colombo 4, 20013 Magenta

    Rivista trimestrale di cultura, storia, politica ed economiaNuova Serie - Anno X II- Numero 52Reg. Tribunale di Milano n. 47 del 7-2-1981Spedizione in abbonamento postale - 70% Filiale di Milano

    Direttore Responsabile: Fabrizio GaravagliaDirettore Editoriale: Massimo Gargiulo

    Redazione: Marco Cozzi, Elio Fontana, Alessandro Maggioni, Antonio Parini, IgnazioPisani, Teresio Santagostino, Fabrizio Valenti

    Hanno dato la loro disponibilità alla collaborazione:Antonio Airò, Marco Aziani, Abele Baratté, Sergio Boroli, Angelo Caloia, GiovanniCassetta, Vittorio Castoldi, Piercarlo Cattaneo, Gaetano Ceriani, Luigi Ceriotti, WalterCeriotti, Giovanni Chiodini, Mario Comincini, Roberto Confalonieri, Adriano Corneo,Aurelio Cozzi, Achille Cutrera, Giuseppe De Tommasi, Gigi De Fabiani, Mario Di Fidio,Carlo Ferrami, Romano Ferri, Alessandro Grancini, Franco Grassi, Davide Graziani,Giuseppe Leoni, Marco Marelli, Maria Giovanna Martines, Paolo Musazzi, FrancescaPiragine, Giovanni Pozzi, Francesco Prina, Fabrizio Berto Provera, Carlo Ravazzani,Luigi Rondena, Silvio Rozza, Luciano Saino, Silvano Santucci, Giuseppe Segaloni,Maurizio Spelta, Carlo Stoppa, Carmelo Tomasello, Emanuele Torreggiani, LucianoValle, Gianni Verga.

    Editore:

    Presidente: Ambrogio Colombo

    Redazione ed Amministrazione: Via C. Colombo, 420013 Magenta (MI) - Tel.-fax 029792234 - www.quadernidelticino.it - [email protected]

    Prezzo di copertina: €5Arretrati Ia serie : €7, numeri monografici: €10Abbonamento annuo: €15, da versare su C.C.P. n. 14916209 intestato a:Centro Studi Kennedy - Via Colombo, 4 - 20013 Magenta (Mi)www.centrostudikennedy.it

    Progetto grafico, impaginazione: Studio GVia Novara, 27 -Magenta - Tel.-Fax 0236544423 - [email protected]: Arti Grafiche Frattini - Marzo 2005

    Foto di copertina: Lago Maggiore con affluenza al Ticino

    MarcoTypewritten TextISSN 2038-2545

  • • Il Punto Bipolarismo, Pace e Democrazia . . . . . . . . .p. 4di M. Gargiulo

    Il decalogo del “buon amministratore” . . . .p. 7di F. G.

    • Centro KennedyPer un progetto della trasformazione . . . . .p. 9ATTI DEL CONVEGNO CON INTERVENTI DI:- A. Colombo- L. Saino- M. Peroni- F. Mussi- A. Villani- R. Albetti- P. Pepe- F. Prina- A. Fossati- B. Brembilla

    • TerritorioUn fiore all’occhiello . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 42di F. Garavaglia

    TAM: progetti ed impegni per il 2005 . . . . .p.47di F. G.

    La prevenzione delle esondazioni fluviali . . .p.50di A. Fusè

    • LavoroCisl Legnano-Magenta:insieme per contare di più . . . . . . . . . . . . . . .p. 57di F. Valenti

    Savino Pezzotta: il Paese non cresce . . . . . .p. 61di F. V.

    Fondazione Luigi Clerici:una piccola storia, dentro una storia più grande . . . . . . . . . . . .p. 63di N. Tedeschi

    Cooperazione decentrata . . . . . . . . . . . . . . .p. 69di A. Crotti

    Chi governa le trasformazioni del territorio? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 72di F. Garavaglia

    • Le nostre contradeUn paesaggio da decifrare . . . . . . . . . . . . . . . p.76di G. Giacomone

    • Cultura del TicinoSculture di Rosenthal a Magenta . . . . . . . . .p.82

    Ad Pader Ticinum . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p.85di F. B. Provera

    Bagliori nella notte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p.86di R. P.

    Paolo Pardini:voce storica del “Gazzettino padano” . . . . .p.90di R. Perotti

    Verso un nuovo Umanesimo . . . . . . . . . . . . .p.94di L. Chiesa

    Dopo la “conta” una riflessionecon alcuni giovani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p.96di S. Lovati

    Non è stata una conta . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p.99di T. Santagostino

    Lo zibaldino del Ticino . . . . . . . . . . . . . . . . . .p.102di R. Perotti

    Padre Antonio Rocco . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p.112di R. P.

    • A proposito di ...Un nuovo grande patto transatlantico . . . .p.116di G. Frigerio

    3S O M M A R I O

  • Se mai ce ne fosse statoancora bisogno, è basta-ta la vicenda del ballettointessuto dai radicali nei con-fronti sia della Casa delleLibertà che dell'Unione per leelezioni regionali di primave-ra per vanificare ogni pretesadi validità dell'attuale bipola-rismo e delle leggi elettoraliche lo determinano.Annotiamo che i più decisioppositori al mercanteggia-mento proposto da Pannella,al momento in cui scriviamoancora in corso, sono da unaparte l'UDC e dall'altra laMargherita e l'Udeur, ancheper l'evidente strumentalizza-zione in chiave elettorale suireferendum sulla fecondazio-

    ne assistita che la vicenda haassunto fin dall'inizio.

    Certo è che le “leggi ferree” delmaggioritario sembrano oggiavere campo libero, senza chenessuna credibile alternativasi palesi all'orizzonte, riuscen-do a condizionare totalmenteanche le prossime elezioniregionali, che a stretto rigoredi logica del tutto maggiorita-rie non sono.Fallito il tentativo di RobertoFormigoni di varare una lista“riformista” - che aveva l'o-biettivo dichiarato di allargareil consenso della Casa delleLibertà in Lombardia, ma chei più avevano interpretato, amio avviso correttamente,

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    Bipolarismo,Pace e Democrazia

    Dialogo aperto con i lettori

  • come un possibile inizio per ilsuperamento dei blocchiattuali - tutto sembra ricaderenella contrapposizione cen-tro-destra e centro-sinistra.

    Un sigillo, in questa direzione,sembra posto dalla nascitadella FeD e dall'elezione diRomano Prodi alla presidenzadi quello che ormai sembradestinato a diventare a tutti glieffetti, sia pure con moltimugugni al proprio interno,un nuovo soggetto politico.Certo è che i primi passi com-piuti dalla FeD, almeno sultema della Pace, non sembra-no improntati alla coerenza. Da una parte si plaude agliotto milioni di elettori irache-ni che a rischio della vitahanno voluto esercitare il lorodiritto di votare dimostrandocon il loro coraggio di volervivere, dopo tanti patimenti,una vita “normale”. Dirittosacrosanto che l'ONU e tutti iPaesi pacifici del mondo sono

    chiamati a sostenere.Dall'altra si vota contro ilfinanziamento della nostramissione in Iraq, nonostanteche la popolazione irachenadimostri di considerarla nonuna forza di occupazione, maun vero e proprio strumentodi Pace.Fa specie, soprattutto, che ladecisione sia maturata pernon arrivare allo strappo conFausto Bertinotti. A dimostra-zione che nell'attuale sistemabipolare italiano sono le estre-me a condizionare le politichedelle forze di centro e nonviceversa. Sul fronte opposto èla Lega a condizionare la Casadelle Libertà sul tema dellacosì detta “devolution” e, inalleanza con i “falchi” di ForzaItalia, sui temi della giustizia.

    Tornando al tema della Pacec'è una questione che chiamadirettamente in causal'Unione Europea.George Bush, nella sua recen-

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  • te visita in Europa, che hasegnato un riavvicinamentotra l'Unione Europea e gli StatiUniti d'America, ha propostoancora una volta l'inscindibi-lità del binomio Pace eDemocrazia. Si tratta di una vera e propria“dottrina”, che ispirerà la poli-tica estera degli USA su tuttigli scacchieri mondiali, solen-nemente annunciata da Busha Bruxelles e platealmenteribadita in Slovacchia nellapiazza centrale di Bratislavadavanti a Vladimir Putin, conil richiamo al rispetto dellademocrazia negli stati ex-sovietici, a partire daMoldova, Bielorussia e dallaRussia stessa.Come non osservare che gliUSA, spesso accusati e inparte a ragione di imperiali-smo, sembrano oggi farsipaladini, talvolta più ancoradell'Europa, della crescita edella diffusione della demo-crazia nel mondo, come fon-

    damento della pace e delladifesa dei diritti civili deipopoli? Come non vedere nel-l'annuncio che l'Egitto effet-tuerà quest'anno libere ele-zioni un effetto della strategiapolitica USA per il medio-oriente ?

    Non si tratta di aprire unagara tra UE e USA. Non può enon deve esserci competizio-ne su questi temi tra le duemaggiori potenza del pianeta.Deve solamente esserci unarinnovata unità di intenti nel-l'affrontare le responsabilitàche ad entrambe competonosullo scacchiere internazio-nale.

    Massimo Gargiulo

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  • Nei giorni scorsi il cardi-nale Tettamanzi,incontrando gli ammi-nistratori locali di Regione,provvince e comuni dei nostriterritori ha voluto lanciare unaccorato appello affinchè“non ci siano solo belle paroleper i giornali, buoni compor-tamenti finalizzati soloper apparire. Non leggiapplicate a danno. Lagente dai suoi ammini-stratori si aspetta onestàe dedizione. Desiderapoter guardare loro conrispetto. ha bisogno ditestimonianze di corret-tezza, di onestà, dischiettezza, di puliziamorale”.Un forte richiamo allospirito di servizio chedovrebbe alimentarel’attività di ogni ammi-nistratore locale.Sappiamo tutti che

    spesso, troppo spesso, non ècosì. Questo però non ci devefar disistere dal ricercare, dalchiedere, dal pretendere, daparte degli amministartorilocali a tutti i livelli, un com-portamento virtuoso e traspa-rente. La politica, veramente,al servizio della gente.

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    Il decalogo del“buon amministratore”

  • Nello stesso incontro l’arcive-scovo di Milano ha lanciatouna sorta di decalogo, unaserie di consigli “utili” per gliamministratori locali. Vediamolo:- preferire la giustizia sopraogni cosa;- rispettare la legge sempre;- non porre in contrasto lalegge con la giustizia;-scegliere i migliori e non icosidetti amici;- anteporre il bene comune albene individuale;- valorizzare le risorse dellacomunità e non le nostre per-sonali;- non accettare mai da nessu-no denaro, favori, adulazioni,regali;- non utilizzare i beni di tuttia nostro uso personale;- non moltiplicarsi i compen-si oltre il dovuto;- infine, se una preferenzavolete accordare, accordatelaai deboli,, ai poveri, a quellisenza voce, a quelli che nes-suno vuole.Tettamanzi ha poi ricordatoche “non c’è, in r e a l t à ,n e s s u n Amministratore,

    neppure il più esperto e il più“navigato”, che non avvertatalvolta dentro di sè gli stessisentimenti che l’antico reSalomone sperimentava difronte al compito di governareIsraele, allorchè si sentivaragazzo che non sa comeregolarsi, “incapace di com-prendere la gisutizia e leleggi”.Infine una serie di domande-rivolte ai presenti “Perchè unadonna partorisce e abbando-nata la propria creatura allamorsa del gelo? Perchè tantianziani muoiono soli senzache nessuno, per giorni, se neaccorga? Perchè degli adole-scenti allagano una scuola?Perchè uno straniero muore difreddo in un cassonetto deirifiuti? Domande a cui non èpossibile -dice Tettamanzi-rispondere ‘è colpa dellasocietà, dell’educazione, delritorno al privato’. In parte èanche vero, ma le istituzionilocali, quelle più vicine al cit-tadino, non hanno proprionulla da rimproverarsi?”.

    F. G.

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  • C E N T R O K E N N E D Y

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    Il Territorio del Ticino

    Per un progetto dellatrasformazione

    Il 23 ottobre 2004 si è svolto aMorimondo, in collaborazio-ne con il Dipartimento diEconomia Internazionale delleIstituzioni e dello Sviluppodell'Università Cattolica delSacro Cuore, l'annuale convegnodel Centro Studi Politico SocialiJF Kennedy di Magenta, riguar-dante le problematiche del terri-torio del Ticino. Riportiamo quiuna sintesi dei lavori.

    Ambrogio ColomboPresidente Centro Studi

    J.F. Kennedy

    Scopo di questo convegno èquello di offrire un contributoper la ricerca delle risposte allequestioni ancora irrisolte e aquelle che si prospettano per iterritori a Est e a Ovest del

    Ticino. Il tutto avendo presenteche il ruolo centrale deve esseregiocato dalle comunità locali edalle sue istituzioni. Queste ulti-me devono svolgere tra loro unruolo di cooperazione in unavisione sovracomunale dei pro-blemi e del governo del territo-rio. Si tratta, in sostanza, di crea-re dal “basso” un sistema digoverno di vasta area.Ecco quindi che temi chiave delconvegno diventano quelli rela-tivi al governo delle vaste aree edelle problematiche che neces-sitano di trovare soluzione inuna visione sovracomunale, nelrapporto con la dimensionemetropolitana milanese.Si tratta di temi di grande rilievo,resi attuale dalla prospettivadella riforma dello Stato appro-vata da un ramo del Parlamento,

  • ma anche dalle novità cheriguardano la realtà milanese aseguito dell'istituzione dellaProvincia di Monza, per la qualenon intendiamo qui spendereparole a favore o contro.Quello che rimane dellaProvincia di Milano deve trovarerapidamente un sistema digoverno idoneo a risolvere i pro-

    blemi delle sue diverse realtàterritoriali, nel rapporto congli altri ambiti della cittàmetropolitana che esulanodai confini provinciali.

    La questione sul tappeto, cheil convegno di Morimondointende affrontare, è chi devegovernare, cioè chi deve deci-dere, chi deve amministrare,per le funzioni di area vasta.Cioè per le funzioni - attivitào strutture - il cui progetto,realizzazione e gestione tra-valica la capacità progettuale,realizzativa e gestionale delsingolo comune.

    Luciano SainoPresidente del Parco delTicino dal 1996 al 2002

    Il nodo ambientale

    In un contesto sociale comequello in cui noi oggi viviamoè fuorviante affermare che ci

    sono problemi specifici come1'economia, il lavoro, l'occupa-zione, i trasporti e altro, chepossono essere presi in conside-razione in maniera disgiuntarispetto alla questione ambien-tale. Questa teoria deve senz'al-tro valere per il territorio in cuiviviamo, tenuto conto che da 30anni esso si trova inserito nel

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  • primo e più importante Parcofluviale europeo.E' interessante riflettere sullemotivazioni per le quali questoParco è stato istituito e analizza-re la filosofia di governo del ter-ritorio che indusse la regioneLombardia a creare questo tipodi aree protetta (così diverse datutte le altre), per verificare sequelle motivazioni e quella filo-sofia oggi hanno ancora ragionedi esistere o se, invece, risultanostoricamente superate.Il Consorzio del Parco delTicino, che riguardava la spondalombarda del fiume, fu istituitoper conservare i valori naturali-stici, paesaggistici e storico-cul-turali della valle del fiumeTicino e per coordinare l'ordi-nato sviluppo urbanistico ditutto il territorio che fa riferi-mento ai comuni partecipanti alConsorzio.Come dire:1) Noi ci troviamo inseriti in unterritorio unico, dal punto divista naturalistico, per ciò cheriguarda le zone continentali dipianura.2) Le caratteristiche paesaggisti-che di questo territorio, nellevarie articolazioni in cui esse sipresentano, rappresentano l'at-testazione più alta del rapportoche deve esistere fra Uomo e

    Natura e sono la testimonianzastorica più nobile di come que-sto rapporto sia stato sapiente-mente mantenuto in equilibrionel corso dei secoli passati.3) Occorre trovare politiche atti-ve di tutela di questi valori.4) Non è possibile isolare omuseificare i diversi ecosistemidi cui si compone il Parco, per-chè provocheremmo la loroscomparsa per consunzionebiologica.Per una tutela efficace occorreperciò sapientemente ammini-strare anche il territorio, percosì dire, meno pregiato che staintorno a noi, al fine di creareuna cintura di salvaguardiaattorno al cuore del Parco che èil fiume, nelle condizioni in cuiè giunto sino ai nostri tempi,visto che l'inquinamento nonconosce confini amministrativiconvenzionali.Questo significa parlare del“nodo ambientale”, ma è anchecome parlare, con venti anni dianticipo rispetto allaConferenza di Rio, dello svilup-po sostenibile.Ma è davvero così per tutti?Incominciamo a prendere attodel fatto che, attraverso l'opera-zione Malpensa, la bioregionedel Ticino che va dal LagoMaggiore al Po è stata pratica-

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  • mente amputata di tutta laProvincia di Varese. Dire, oggi,che comuni come Gallarate,Cardano, Samarate, Ferno,Lonate, Arsago, Casorate ed altriancora, appartengono ad unParco regionale è una offesa albuon senso. E la cosa non è dipoco conto se si è d'accordo sulnoto principio della causa-effet-to dei fenomeni ambientali.A sud della provincia di Varesec'è la Provincia di Milano cheoggi si trova di fronte ad unbivio. Deve decidere se sia piùconveniente abbandonare a sestesse le ricchezze e le risorsenaturali del suo territorio, circo-scrivendole come riserve india-ne da visitare la domenica.Oppure cercarsi un percorsoche mantenga al centro degliobiettivi di progresso la salva-guardia degli elementi naturali epaesaggistici, realizzando sulterritorio, in modo condiviso edequilibrato, ciò che è realmenteindispensabile a tutti i cittadiniper tenere il passo e la competi-tività in campo economico eproduttivo, senza farsi prendereda manie di protagonismo o datentazioni speculative masche-rate da liberismo di maniera.I punti del percorso che è neces-sario compiere sono secondome i seguenti:

    1) Il nostro territorio è caratte-rizzato dalle presenze di unnumero elevato di istituzionicomunali, molte delle qualihanno dimensioni territorialimolto ridotte e un numero diabitanti bassissimo. Non è pen-sabile che una singola ammini-strazione possa agire da sola.Per contro ci sono strutturesovracomunali comel'Assemblea dei Sindaci delParco che, se fossero ben utiliz-zate, potrebbero ovviare, alme-no parzialmente, allo stato diimpotenza a cui è costretto ilpiccolo comune. 2) Esistono, ed hanno valenzagiuridica, i Piani territoriali dicoordinamento delle Province edei Parchi. E' importante che iComuni siano messi nella con-dizione di poterne condizionarei contenuti nella fase di redazio-ne, partecipando ai lavori dipreparazione ma, una volta arri-vati ad una mediazione condivi-sa, questi Piani devono rappre-sentare gli strumenti ideali perpraticare concretamente politi-che di tutela naturalistica e digestione paesaggistica, impossi-bili da realizzare attraverso ilsingolo Piano regolatore comu-nale.Per ciò che riguarda il Parco delTicino bisogna trovare il corag-

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  • gio di trasformare il Piano terri-toriale da strumento che, perlegge, può agire solo in negativo,attraverso una elencazione didivieti più o meno motivati, amezzo straordinario che, basan-dosi su analisi e conoscenze chele altre istituzioni non posseg-gono, indica le migliori politichedi settore per la tutela attiva del-l'ambiente, attraverso regole dacui non deve essere possibilederogare.A) L'inquinamento delle acquedel fiume sotto l'aspetto chimi-co, biologico e sanitario-micro-biologico.In questi anni abbiamo studiatoin modo dettagliato e scientificotutti gli scarichi che vanno alfiume ed abbiamo analizzato laqualità delle acque alle varielatitudini, con metodologieinconfutabili ed una sistemati-cità esemplare. Le acque delfiume Ticino non sono balnea-bili perché nessun depuratorepresente in zona possiede tec-nologie idonee ad abbattere ilcarico batterico delle acque,una volta eseguiti (quando tuttova bene) i cicli ordinari di depu-razione. Ad ogni precipitazioneatmosferica appena superiorealla normalità gli impianti sibloccano perché non esiste innessun Comune la separazione

    delle acque reflue e sì è costrettia depurare anche 1'acqua checade dal cielo, con costi e risul-tati che sono sotto gli occhi ditutti. Il problema ha assuntodimensioni gigantesche inquanto non è limitato al solobacino naturale del Ticino ma,con lo scarico dell'Arnetta inProvincia di Varese, con loScolmatore del Seveso, Lambroed Olona in Provincia di Milanoe con il collegamento dellaRoggia Cerana in Provincia diNovara, al Ticino confluisconoacque provenienti da un territo-rio di ampiezza almeno doppiarispetto al bacino naturale delfiume. Se si tiene conto chequesti adduttori artificiali tra-sportano acque con parametri

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  • 100 volte e, in alcuni, casi anche1000 volte, peggiori di quelle delnostro fiume, si deve dedurreche la balneabilità non si potràmai ottenere.E' possibile che questo sia com-patibile con la politica di unParco? Eppure non c'é accennodi avvio di una politica di risa-namento idraulico e molti citta-dini che pongono il problema sisentono rispondere che il Parconon ha competenze sulle acquedel Ticino. Al Parco è demanda-ta, da 30 anni, la tutela di unbene pubblico per definizionecome 1'acqua, ma ancora oggiesso si trova nella condizione dinon poter impedirne la conta-minazione. Va aggiunto, inoltre, che in que-sti ultimi anni le cose sono peg-giorate per l'esecuzione di unaserie di grandi opere idrauliche icui effetti hanno reso il quadroancora più fosco.B) Il patrimonio boschivo.Nel Parco del Ticino è presenteil patrimonio più consistentedei boschi di pianura italiani.Questi boschi non si proteggo-no abbandonandoli a se stessi ogestendo burocraticamente itagli. Essi vanno governati conmoderne tecniche di coltura.Tecniche che prevedono rileva-menti ed analisi dello stato di

    salute degli alberi, eliminazionedelle essenze infestanti per ilmantenimento di un'elevatabiodiversità, nuovi imboschi-menti per sopperire alla sottra-zione ordinaria di vegetazionedovuta alla realizzazione diopere pubbliche e private. Tuttoquesto richiede un ingentestanziamento di risorse finan-ziarie. Soltanto un terzo delnostro patrimonio boschivogode di buona salute, mentre unterzo manifesta danni ancorasuperabili ed un terzo si presen-ta gravemente danneggiato,come dimostrano le analisi dapoco effettuate. Pretendererisorse per mantenere in saluteciò che, insieme all'acqua, rap-presenta la nostra maggior ric-chezza deve essere uno deipunti essenziali di una correttapolitica ambientale.C) Le aree demaniali fluviali. Con il passaggio di competenzedallo Stato alle Regioni e da esseagli Uffici per il territorio pro-vinciali, si sta perdendo unagrande occasione in tema digestione di aree demaniali flu-viali. Per ciò che riguarda ilfiume Ticino esse sono numero-se, hanno una grande estensio-ne (che nessuno è riuscito avalutare con esattezza) e, sinora,sono state pessimamente gesti-

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  • te. Tutti avranno sicuramentesentito parlare di canoni nonpagati, di concessioni scaduteda decenni e mai rinnovate, diabusi di ogni genere perpetratisu di esse.Eppure questi territori sonoimportanti sotto l'aspetto dellariqualificazione paesistica dellerive, con la possibilità di elimi-nare intollerabili degradi, sottol'aspetto della difesa idraulica incaso di piene e anche comeprima vera e propria depurazio-ne delle acque corrive dellesuperfici coltivate, specie dovequeste arrivano in prossimitàdel corso del fiume. Ebbene, seesiste un Parco fluviale da 30anni, se questa istituzione è inpossesso di una cultura tecnico-gestionale superiore a quella dialtre istituzioni, come è dimo-strato dalle numerose pubblica-zioni scientifiche prodotte, nonesiste occasione più opportunaper affidargli la gestione di que-sto patrimonio pubblico, al finedi evitare danni, speculazioni edegrado. Ho citato solo tre elementi fra ipiù importanti, ma ce ne sareb-bero molti altri che dovrebberocaratterizzare la politicaambientale di questi luoghiquali: la salubrità dell'acqua, ilmantenimento delle foreste e la

    riqualificazione degli ambiti flu-viali, non per piangere insiemesui nostri guai ma per rapporta-re il discorso iniziale del "nodoambientale" con i1 progetto ditrasformazione del territorio delTicino, oggetto di questoConvegno.Provo indicare alcuni passaggi.1) Bisogna pretendere unametodologia di progettazionedelle opere che tenga conto, giàin partenza, dell'eccezionalitàdel territorio che si attraversa. Ilprogetto deve nascere e struttu-ralmente svilupparsi con il con-tributo di specialisti in discipli-ne non strettamente tecnologi-che.2) Bilancio ambientale. Deveessere una cosa seria, fatta nonda chi propone l'opera, ma dachi vive nei territori interessatidalla stessa. Bisogna porreattenzione non solo alle tecno-logie utilizzate per i lavori, maanche alla certezza delle risorsecon le quali poter intervenirecontemporaneamente in settoridiversi con opere di mitigazio-ne, compensazione e migliora-mento del contesto.3) Funzione della Regione. Visti ipoteri che le sono stati attribuitie vista la conoscenza complessi-va che dovrebbe avere del terri-torio e delle problematiche con-

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  • nesse, la sua funzione dovrebbeessere non quella di autorizzarechiunque a sottrarre ricchezzanaturalistica ad un territorioprotetto, con nuove ciclopiche espesso inutili strade, nuovevoragini dantesche, eufemisti-camente definite cave, o distru-zioni di suolo agricolo; bensìquella di bilanciare interventiconsiderati essenziali per lo svi-luppo delle varie sub-aree conpolitiche di risanamento, diriqualificazione di zone degra-date.

    Margherita PeroniConsigliere della

    Regione LombardiaI servizi sociali nell'area vasta.

    La centralità della periferia

    Ho decisamente apprezzato ilprogramma di questo conve-gno. Ci capita frequentementedi ricevere inviti per convegni eseminari ed il più delle voltesono anonimi, non esprimonol'orientamento e gli obiettiviprefissati per l'incontro; ilvostro programma, invece, èstato una piacevole sorpresa:leggendolo, infatti, ho trovatogià tracciata la risposta al temache voi mi avete dato. Mi riferi-sco a tre concetti dai qualiintendo partire e che legano

    insieme tutti gli interventi.Di primo acchito un lettorepotrebbe chiedersi come siapossibile mettere insieme l'am-biente, il territorio e i servizi allapersona, in quanto possonoapparire come tre mondi diversie inconciliabili. Non è invececosì. Esiste un filo conduttoreche lega l'ambiente, il territorioe i servizi alla persona ed ècostituito dal ruolo centrale chedeve essere giocato dalle comu-nità locali e dalle sue istituzioni.Un secondo concetto che liaccomuna, che mi appartiene eche intendo brevissimamentesviluppare è la visione sovraco-munale. Nessuna di questegrandi questioni, quellaambientale, territoriale e quelladei servizi alla persona puòessere affrontata esclusivamen-te in un ambito comunale, siaquesto un piccolo o grandecomune, la visione sovra comu-nale è, infatti, oggi indispensa-bile.Il terzo concetto consiste nellaprogrammazione dal basso.Prima di iniziare il convegno hovisitato la vostra abbazia. Difronte a tanta bellezza mi èvenuto naturale chiedermi seoggi vi sia una sensibilità ed unapreparazione adeguata per pre-servare questi patrimoni? Sì, a

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  • patto, però, che sidiffonda gradual-mente tra noi unacultura che nonsolo ci facciaapprezzare maanche mantenere,valorizzare e farvivere questi patri-moni. Senza unacultura adeguata èdifficile raggiunge-re risultati adeguatie questo valeanche per altri temi, compresoquello dei servizi sociali.Trovo che ci siano tre centralità,quella dei servizi sociali, quelladelle comunità locali delle isti-tuzioni e quella della periferia enella periferia. È necessaria unacomune convinzione che i ser-vizi sociali e i servizi alla perso-na siano importantissimi per lanostra qualità di vita.Nel corso degli anni ho potutoconstatare l'avvicendarsi di sta-gioni con mentalità e con perce-zioni molto diverse: periodi neiquali la tutela era assoluta alpunto tale da bloccare quasi,qualsivoglia forma di sviluppo, ealtri in cui per reazione si avver-tiva in forma estrema il deside-rio di sviluppo. È necessario tro-vare un giusto equilibrio, civuole una condivisione, una

    crescita culturale prima chepolitica.Di fronte alla grande trasforma-zione della nostra società, dob-biamo davvero essere convintiche i servizi sociali rivestono unruolo molto importante pergestire, a partire dalle nostrecomunità, i grandissimi cam-biamenti che tutti viviamo. Lepiccole comunità, tuttavia, nonpossono far nulla da sole perarginare tale cambiamento, operché si spopolano, o perché sisnaturano o perché si impoveri-scono, anche di servizi. La gran-de trasformazione in atto nonsta modificando solo le nostrecomunità, ma anche le nostrefamiglie, le persone stesse stan-no cambiando. Pensiamo aquanto è cambiata l'immaginedella famiglia in soli vent'anni; i

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  • servizi, di conseguenza, devonoadattarsi alle esigenze dellefamiglie di oggi.Anche le persone sono cambia-te. Sono rimasta molto colpita erammaricata per alcuni risultatiresi noti da una recente indagi-ne sulla popolazione. Negli ulti-mi anni è in pericolosa crescitail fenomeno della depressionenegli adulti, ma anche i casidepressione minorile e adole-scenziale stanno aumentandovertiginosamente. Questo datosta a significare che la grandetrasformazione in atto ha com-portato la necessità di nuovibisogni: di relazione, di maggioraffetto, di sicurezza e stabilità.Sono relatrice della legge“Politiche regionali per i mino-ri” recentemente approvatadalla Giunta regionale e durantii lavori di stesura ho espresso lamia ferma convinzione di quan-

    to sia fondamentale intervenirein questo campo non solo nelmomento della devianza, dell'e-marginazione e del fatto ecla-tante, ma anche e soprattuttoprima che ciò accada: è indi-spensabile prevenire questi casiagendo nei momenti di “norma-lità”.Le nostre comunità locali e lenostre istituzioni devono assu-mere la consapevolezza deiprofondi cambiamenti in attointervenendo con gli strumentia loro disposizione. Gia neglianni '80, quando il sistemasociosanitario prevedeva ancorale USL, le allora Unità SocioSanitarie avevano una propriaorganizzazione e programma-zione territoriale. Ancora oggicon la Legge nazionale n°328del 2000, “Legge quadro per larealizzazione del sistema inte-grato di interventi e servizi

    sociali", è prevista unaprogrammazione terri-toriale attraverso ipiani di zona. Maprima ancora chevenisse approvata la328, la RegioneLombardia avevaattuato il complessodelle leggi Bassaninicon la legge 1 del 2000prevedendo proprio

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  • una programmazione territoria-le.Ho verificato è che è stato moltodifficile programmare in questianni a livello di piani di zona,ambiti che tutto sommatosarebbero dovuti essere omoge-nei in quanto la Regione ha datoed ha riconosciuto la dimensio-ne distrettuale come la dimen-sione ottimale. La programma-zione a livello territoriale didistretto, però, per questi pianidi zona è stata molto faticosaperché oggi noi dobbiamo pre-vedere una programmazionedelle comunità locali e delle isti-tuzioni. Quando parliamo dicomunità locale intendiamotutte le realtà, non solo istituzio-nali, ma anche le realtà sociali,di volontariato e di terzo settorepresenti su quel territorio e chesono attive e che possono, insie-me alle istituzioni pubbliche,dare una risposta ai bisognidella popolazione.Ho voluto esprimere questoconcetto in maniera estesaprima di utilizzare la parola sus-sidiarietà, perché non vorrei chedi questa parola, ormai talmen-te abusata, non si comprendapiù il reale ed importante signi-ficato. È proprio nel concettodella sussidiarietà che oggi stala soluzione ai nostri problemi.

    Le istituzioni pubbliche, e que-sta é una mia convinzione per-sonale e pertanto discutibile, dasole non possono riuscire a dareuna risposta esauriente ai biso-gni delle famiglie di una comu-nità; serve una programmazio-ne e una gestione condivisa trale istituzioni pubbliche e lerealtà sociali presenti.Dicendo questo non intendonon riconoscere il compito spe-cifico dell'istituzione pubblicaovvero il dovere di garantire latutela dei diritti del cittadino, latutela al diritto all'assistenza,alla cura della propria salute;garantire, però, non significafarsi carico esclusivamente dellariposta a questo bisogno. Iltema della sussidiarietà è di fon-damentale importanza, anchese non sarà semplice la coope-razione tra ente pubblico e ser-vizi sociali sin dal momento del-l'impostazione e della program-mazione e non solo della gestio-ne.Il terzo elemento da considerareè la centralità della periferianella periferia. Purtroppo è con-suetudine associare la periferiacon le realtà minori, considerareperiferiche le zone menoimportanti, lontane dai luoghiin cui non si decide e questo èsbagliato, la periferia deve

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  • diventare centrale a se stessa! Lamia periferia, quella di Brescia,è sicuramente ben poca cosarispetto a quella milanese,eppure se io penso ai comunidell'hinterland bresciano, amalincuore mi rendo conto cheessi non solo non hanno piùuna identità propria, ma chesono abitati da persone che pro-vengono da ogni dove, che nonhanno radici, non si conosconotra di loro, non condividonomentalità e tradizioni. Questo ètriste e allo stesso modo allar-mante: le periferie non devonoessere solo dormitori, devonoassumere una propria identità,diventare luoghi di vita e trovarenei servizi, attraverso una pro-grammazione che parta dalbasso e che coinvolga gli abitan-ti di quel territorio, risposte ade-guate,Con la “Legge Famiglia” sononate moltissime iniziative, gra-zie alla cooperazione tra istitu-zioni pubbliche e periferie.Abbiamo lasciato che fosseroqueste ultime a proporci model-li di servizi innovativi, ancheauto gestiti, ed il risultato è statoentusiasmante, sono nati e statigestiti servizi che noi nonavremmo mai fatto nascere, ser-vizi non standardizzati comequelli presenti nei grandi centri,

    ma adeguati alle esigenze diquella determinata zona.Voglio concludere con questaconsiderazione, noi molto spes-so non riusciamo a cogliere checosa in un territorio possa esse-re utile. Per quanto riguarda iservizi alla persona, i servizisocio-assistenziali e sanitari,esistono gradi differenti di com-plessità. Per esempio, le case diriposo non sono più ricoveri distorica memoria, dove si davasoltanto da mangiare e un lettoper dormire, oggi sono strutturesanitarie molto complesse che ipiccoli comuni da soli non sipossono permettere. Per questoè necessaria una visione sovra-comunale accanto alla comuna-le: forse anche in questo campoesiste un nodo che tiene insie-me tali realtà pur distinguendo ibisogni.

    Filippo MussiUniversità Cattolica del Sacro

    Cuore di MilanoArte, cultura, beni culturali.

    Tempi e modi della creazione,tempi e modi della conservazione

    Se da una parte non possiamonon condividere il parere di chivede nell'arte uno spazio privi-legiato di ricerca della bellezza,in grado di aprire all'esperienza

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  • di qualcosa che trascende l'indi-viduo, tuttavia non possiamoevidenziare come anche l'arte ela cultura non possano fare ameno di confrontarsi con unitàdi misura ed elementi di naturastrettamente economica. Qualeè il comportamento, quali lescelte collettive che massimiz-zano l'utilità di una comunità incampo culturale? La questioneci consentirà di offrire alcuneinteressanti indicazioni operati-ve per le politiche culturali sulterritorio.1) Arte e cultura: una risorsa ingrado di generare utilitàL'arte, la cultura, i beni culturalisono ambiti caratterizzati da uninsieme di segni che vengonotramandati storicamente allegenerazioni future allo scopo ditrasmettere una conoscenza.L'utilità dell'arte e della culturanon è quindi solo estetica. Anzi,al contrario, spesso la ragioneestetica è asservita a scopi diincremento della visibilità edella notorietà di un individuo odi una collettività. Questo ciconsente di rivalutare il fattoartistico e culturale, la sua pro-duzione e conservazione. Non sitratta di fenomeni riconducibilia capitoli di spesa, ma al contra-rio essi vanno ascritti tra lerisorse, proprio in quanto capa-

    ci di generare utilità.Parlare di cultura come risorsaassume nei nostri giorni uninteresse particolare: a causadella contrazione dei trasferi-menti dallo Stato, risulta infattinecessario ripensare e riproget-tare le modalità di finanziamen-to degli enti locali e degli orga-nismi da questi costituiti, e que-sto ha un indubbio riflesso sullepolitiche culturali. Ad esempio ilprodotto culturale e/o ambien-tale (una piazza, un parco, unedificio) potrebbe essere sede dieventi, di celebrazioni, oppurepuò essere associato ad un mar-chio o ad una griffe, permetten-do così di associare alla noto-rietà ed alla bellezza di un luogoo di un bene artistico il marchioo il nome di un nuovo mecena-te, così come è stato spesso pra-ticato nei secoli passati.2) Comunicare, rendere dispo-nibile, rendere comprensibile ilfatto culturale Se escludiamo l'intento celebra-tivo e di magnificenza civile, l'u-tilità di arte, beni culturali e cul-tura in generale può essereassociata alla capacità di questibeni di permettere la trasmis-sione di una conoscenza e diconsentire la formazione degliindividui, fornendo occasioni diesperienza educativa e di

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  • espressione collettiva. Per que-sta ragione, sullo stesso pianodella produzione e conservazio-ne si devono collocare una seriedi azioni fondamentali per ildecisore collettivo che fannoriferimento alla comunicazione,alla messa a disposizione deibeni, alla capacità di renderecomprensibile e di appassionareil pubblico al bene artistico eculturale. Questo significa porrel'accento sulla promozione,individuando i canali ed inda-gando su quali linguaggi impie-gare, a seconda dei segmenti dipubblico che si intende toccare. In secondo luogo significaaffrontare la questione delladisponibilità alla fruizione delbene artistico e culturale. Ciòsignifica interrogarsi sul temadegli orari di apertura, dei servi-zi collaterali da offrire affinché ilbene sia effettivamente disponi-bile per i segmenti di pubblicoche intendiamo soddisfare.In terzo luogo ci si deve interro-gare sulla nostra capacità direndere comprensibile il beneartistico e culturale. Questoapprofondimento è necessario,tenendo conto che senza unlivello minimo di comprensio-ne, anche solo a livello emotivo,non ci può essere relazione. Eallora l'analisi dovrà affrontare il

    tema del linguaggio da sceglierein funzione del pubblico, equindi quali strumenti impiega-re. Infine il soggetto decisoredovrà interrogarsi su come siapossibile generare un moto dinaturale attrazione emotivaverso l'oggetto artistico.3) L'importanza della formazio-ne del pubblicoLa funzione di domanda deibeni artistici e culturali ha unaparticolarità: essa risulta condi-zionata dal consumo passato.Esemplificando: un bicchiere diacqua genera una certa utilitàper la persona assetata, il secon-do bicchiere ha una utilità infe-riore, il terzo una utilità ancorapiù bassa, e così via, fino alpunto di diventare negativa. Peri beni culturali, al contrario, nonsi assiste ad una riduzione del-l'utilità in base al consumo, maad un incremento dell'utilitàmarginale, che genera continuiincrementi di consumo. Adesempio: tanto maggiore è ilconsumo di musica classica inun certo momento di un indivi-duo, tanto più grande sarà laprobabilità che la sua domandadi musica classica resti elevatanel futuro.Non basta allora produrre oconservare, non è importantesolo comunicare, rendere dispo-

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  • nibile e comprensibile, appas-sionare, ma serve prima di tuttoformare all'incontro con l'arte.In assenza di formazione non cisarà domanda. Questo compor-ta l'importanza di avvicinare lepersone al fatto artistico e cultu-rale fin dalla giovane età, for-nendo esperienze positive delbene artistico, in grado di entu-siasmare ed al contempo dicostituire un supporto di cono-scenza che porti l'individuo adappassionarsi al bene artistico eculturale.4) Una nuova risorsa: il leisuretimeNei paesi industrializzati l'im-piego soddisfacente del tempolibero sta assumendo una criti-cità sempre maggiore. Esso èinfatti in grado di produrre uti-lità che svolgono un'azione dicompensazione rispetto alla vitaprofessionale dell'individuo. Il loisir, alla francese, o leisuretime per gli anglosassoni, haacquisito una enorme entitàeconomica: negli Stati Uniti nel1991 il lavoro volontario svoltonel tempo libero in un anno daicittadini maggiorenni ha rag-giunto un valore pari a ben 19milioni di posti di lavoro.Proprio i beni artistici e cultura-li, la loro produzione e conser-vazione possono trovare nuova

    linfa in questa risorsa, se ade-guatamente valorizzata e moti-vata. Il problema, ed allo stessotempo la sfida, è la motivazione,l'attivazione di questa risorsa. Esempi di attivazione di risorseindividuali di motivazione econdivisione sono numerosissi-mi in Italia. Il campo dei servizialla persona è un fiorire diesempi di questo tipo, cosìcome il campo della protezionecivile, ma vi sono anche singolieventi, quali il Palio a Siena o ilCarnevale a Viareggio, in gradodi rappresentare esempi disituazioni in cui la motivazioneè in grado di muovere folle, tra-smettere energia, creare feno-meni in grado di rivitalizzare unbene artistico, una città un inte-ro territorio.5) ConclusioniIn primo luogo, in questi ultimidieci anni è cambiato radical-mente lo scenario, vale a dire lacondizione ambientale in cui unente territoriale è chiamato adoperare: meno risorse finanzia-rie, e contestualmente più risor-se di tempo disponibile a cuifare ricorso. Affinché questeultime siano fruibili è perònecessario trovare nuovi attiva-tori, cioè nuovi motivatori.In questo contesto l'arte ed ibeni culturali sono già vissuti

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  • come in grado di generare uti-lità (per i singoli e per la colletti-vità), e questo consente di atti-vare nuove risorse per la la loroproduzione e conservazione.Operativamente, per una politi-ca della cultura sul territorio(anche sovracomunale) si devo-no individuare elementi in gradodi esercitare attrazione, generan-do consenso e creando una tra-dizione. Per creare consenso sta-bile ci vuole continuità neltempo delle iniziative attivate.

    Andrea VillaniUniversità Cattolica del Sacro

    Cuore di MilanoIl Governo del Territorio. Perché

    e come costruire una dimensionesovracomunale.

    Il nodo del problema sta essen-zialmente nella contraddizione- nell'ineluttabile contrasto - traesigenze, problemi, questioni,attese microlocali, ed esigenze,problemi, questioni, attese divasta area. Dove la vastità dell'a-rea, in relazione alle diversefunzioni, può essere di scalaprovinciale - o di area metropo-litana - per intendersi, piuttostoche di scala interprovinciale,regionale, interregionale, nazio-nale.Qualcuno troverà la soluzione

    nel “principio di sussidiarietà”,per dire che alla fine quasi ognifunzione può essere svolta pro-quota con strutture piccolequanto occorra, ma efficientialla scala di ogni comune, o diparte di “area vasta”, cioè diparte della provincia, di partedell'area metropolitana.D'altra parte i tecnici dellediverse specialità e settoriavranno buon gioco a parlare diindivisibilità tecniche, e di eco-nomie di scala, che portanonecessariamente all'accentra-mento delle funzioni, alle gran-di dimensioni di strutture einfrastrutture, sottraendo difatto alla realtà microlocalequello che potrebbe rimanere aquella scala, e che tradizional-mente, con le tecniche deltempo, gli utenti del tempo, erasvolto alla scala locale. A mag-gior ragione poi questo si verifi-ca quando le decisioni da pren-dere, e che vengono prese, nonsono compiute da istituzionipubbliche, ma da imprese pri-vate che hanno - e devononecessariamente avere - obietti-vi di efficienza e di profitto, inuna economia di mercato, peraffrontare e superare la compe-tizione giorno per giorno.La linea che emerge dal conve-gno come più logica, razionale,

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  • ragionevole da seguire, ancor-ché molto, molto difficile, èsembrata quella della coopera-zione tra le istituzioni. Si trattadi un modo di procedere estre-mamente difficile ma necessa-rio, inevitabile, per il quale deveessere compiuta un'educazionepeculiare, un “accompagna-mento”, che dovrebbe essererivolto a tutti per educare allacittadinanza. Quello che deveporsi in gioco è una capacitàcreativa istituzionale, unavolontà progettuale e realizzati-va che parta dal desiderio edalla volontà di superare l'indi-vidualismo che oggi non è sol-tanto delle singole persone, macoinvolge nel suo essere negati-vo anche le istituzioni.Una questione che si pone è seciò che induce a individuare indeterminati ambiti territoriali laricerca di un crescita distinta,autonoma, in un certo sensoalternativa rispetto alla città, èun'esigenza che nasce da unacultura locale, cioè una culturacomunitaria sovracomunaledistinta e in una certa misura esenso alternativa rispetto aquella di Milano, o se invece sitratta puramente di un fattofunzionale: un desiderio diavere funzioni importanti per-ché danno prestigio, fanno

    aumentare i valori immobiliari,creano reddito e occupazione. Vale a dire, ad esempio: nell'a-rea Abbiatense-Magentino-Castanese-Legnanese esiste unarealtà culturale, una realtàcomunitaria complessiva diver-sa e distinta da quella ambrosia-na, ammesso che esista ancoraoggi una cultura ambrosiana,propria innanzitutto della cittàdi Milano? E questa culturaambrosiana, se c'è, dove finisceandando da Milano versoOvest?Ma si potrebbe domandare:dove finisce, andando veroNord? Finisce forse a Sesto SanGiovanni? Qualcuno ha detto disì. A Sesto San Giovanni finiscela cultura civile ambrosiana, ini-zia quella brianzola. A dieci km.da Milano. E' seguendo unasimile logica, la logica che haportato alla creazione dellaProvincia di Monza, che adessosi è iniziato (o continuato) aparlare di una provinciadell'Abbiatense-Magentino-Castanese-Legnanese.La città metropolitana a quelpunto sarebbe costituita dallaMilano nel perimetro ammini-strativo attuale, più una ventinadi comuni di prima e secondacintura. Sarebbe del tutto evi-dente che si soddisferebbero

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  • alcune piccole ambizioni locali;si sprecherebbero denari inapparati piccolo-burocratici;non si avrebbe d'altra parte ungoverno per l'area metropolita-na milanese perché l'areametropolitana milanese includeben altro che Milano e i comunidi prima e seconda cintura; sirenderebbe necessario un inter-vento forte della RegioneLombardia per svolgere unafunzione di coordinamento egoverno della effettiva granderealtà metropolitana milanese.E questo non sarebbe privo diimplicazioni né sulle concezionidi governo attualmente domi-nanti in Regione: sulla sua con-cezione della politica di svilup-po, della politica di pianificazio-ne territoriale e ovviamente deltipo di organizzazione e struttu-ra politica e funzionale delgoverno regionale, né sulle ideee aspirazioni dominanti in que-sto momento, favorevoli al mas-simo di responsabilizzazionedelle realtà operative e di attri-buzione del potere decisionaleal livello più basso possibile, oquanto meno con il massimo dicorresponsabilizzazione e dipartecipazione alle scelte.

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    Roberto AlbettiConsigliere della

    Provincia di MilanoIl territorio del Ticino

    Che significato può avere oggiintervenire sul governo del terri-torio? Ci può essere del nuovo?La risposta è sì. Ci possonoessere di nuovo una serie dicambiamenti che in qualchemodo allargano l'orizzonte ecambiano alcune prospettiveculturali. Per questo mi permet-to di suggerire qualche riflessio-ne e di aprire qualche spiragliosu queste novità.Mi è piaciuta questa affermazio-ne che vi trasmetto: il concettodi territorio non rappresentaper noi l'idea di una piattaformasu cui appoggiare diverse strut-ture e attività, ma una realtà diinterazioni tra persone che vivo-no, lavorano, si muovono, abita-no in un ambiente che è natura,storia, cultura. Il nostro territo-rio, la nostra Provincia la nostraRegione in questo senso diven-tano un laboratorio importantee in qualche modo unico dalpunto di vista di una nuova con-cezione dello sviluppo territo-riale. Credo che di questaopportunità in particolare l'ente

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  • locale e i nostri paesi debbanotener conto per fare un'azioneefficace di promozione di svi-luppo del territorio.E' un fatto che viviamo nellaprima Regione agricola e laprima Regione industriale,quindi ci si pone la sfida digovernare, da un lato, l'incre-mento delle bellezze e dei pae-saggi e degli ambienti naturali, edall'altro, il consumo del terri-torio unito al problema dell'in-quinamento..Se la società è cambiata e se ilimiti degli strumenti utilizzatifino ad ora sono diventati evi-denti, è chiaro che dobbiamolavorare per definire regole estrumenti che sappiano megliocogliere il senso del cambia-mento, per difendere e valoriz-zare un territorio, come quellodel Ticino, che ha in se una plu-ralità di componenti che vannogovernate. Fra le componenti diquesto territorio, oltre a quelladella naturalità, vi è l'agricoltu-ra, che ha un significato e unapotenzialità particolare e chesta cambiando, affermandosempre più il senso di un'atti-vità essenziale del e per il terri-torio, sia esso protetto o nonprotetto.La nuova programmazione epianificazione urbanistica e ter-

    ritoriale devono saper interpre-tare il cambiamento e quindisegnare un percorso di collabo-razione con obiettivi comuni:trovare la strada per salvaguar-dare e valorizzare le attivitàagricole, attività fondamentalidi riferimento nella definizionedei processi di trasformazioneterritoriale, siano essi di naturainfrastrutturale o d'altro tipo.Occorre riportare al centro del-l'attenzione della società lom-barda e delle istituzioni pubbli-che il tema della salvaguardiadel nostro territorio, ovvero ilproblema di come garantire allegenerazioni future il territorio el'ambiente che abbiamo oggi adisposizione. Per questo pensoche si debba la logica delle poli-tiche territoriali coordinate,all'interno delle quali le politi-che agricole possono concorre-re allo sviluppo delle politicheinfrastrutturali e territoriali.Mi sembra a questo propositoche i dispositivi normativi di cuila Regione Lombardia si stadotando, dal piano territorialeRegionale, al progetto di legge digoverno del Territorio e quellodelle Aree Protette, daranno unquadro unitario di indirizzo perl'attività dei soggetti pubblici eprivati per diminuire l'impattodegli interventi che consumano

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  • territorio e alla progettazione diinfrastrutture rispettose del-l'ambiente e del paesaggio. E' ormai un dato di fatto che lanormativa urbanistica si staevolvendo, cogliendo l'insiemedei cambiamenti e delle modifi-che strutturali in atto. Ne sonoun esempio l'attenzione cheoggi si ha sui progetti di recupe-ro rispetto a quelli espansivi, l'e-sigenza del riassetto del sistemametropolitano, l'affronto delleesigenze di mobilità. Nella pro-posta di legge per il Governo delTerritorio approvato dallaGiunta Regionale e ora all'atten-zione del Consiglio, è previstoche ogni Ente definisca una pro-pria visione strategica.Questi nuovi strumenti di piani-ficazione non sono più il luogoin cui parlare solamente diurbanistica o di trasformazioniterritoriali, ma il luogo in cui sideve parlare di agricoltura, diinfrastrutture, di ambiente, dipolitiche industriali, di politicheper le acque ecc.. Il piano quin-di inteso come luogo in cui lapolitica territoriale più impor-tante potrebbe essere una misu-ra di coinvolgimento e di finan-ziamento, al contrario di comecapita ora, ridotto soltanto a untracciato sulla carta, magarifatto in qualche ufficio.

    Dal versante agricolo la nuovaPAC (Piano AgricoloComunitario) consente con lascelta che è stata fatta del disac-coppiamento e dei nuovi indi-rizzi centrati sulla qualità delprodotto di finanziare la produ-zione di ambiente, di servizi, dipaesaggio, di naturalità ecc. informa concordata con gli agri-coltori. Il concetto di questanuova agricoltura che tiene pre-sente la multifunzionalità delsistema rurale, consente di dia-logare con chi il territorio lolavora ogni giorno. Vorrei por-tarvi un esempio innovativo, lapossibilità che per i terreni con-siderati marginali si possaimpegnare risorse e assumereimpegni, non per arrivare al loroesproprio da destinare a funzio-ni per la città, ma per incentiva-re gli agricoltori a farsi “garanti”del territorio per funzioni multi-ple di cui la città ha bisogno,riconoscendo a loro comunqueun'adeguata remunerazione.Questo ci darebbe la possibilitàdi convenzionare territori ancheampi, che restano in gestioneagli agricoltori. C'è un'altra cosa interessanteche vorrei porre alla vostraattenzione. Nella nostra Regionesono in corso alcune sperimen-tazioni per la realizzazione di

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  • corridoi ambientali funzionalialla realizzazione delle grandiinfrastrutture, con il direttocoinvolgimento degli Enti localie degli agricoltori, che dovràvedere un coinvolgimento attivodelle aziende che operano nelcampo delle infrastrutture.Ho cercato con questi spunti dicomunicare quali potrebberoessere i nuovi scenari e i nuoviimpegni per la rivalutazione delterritorio urbano e agricolo alfine di integrare la crescita e losviluppo per il rispetto dell'am-biente e della qualità della vita.Mi auguro che il lavoro di que-sta giornata possa portare utili einnovativi elementi a sostegnodi questo compito, e che, lenuove competenze che verran-no date a vari enti secondo ilprincipio della sussidiarietà sial'occasione di un reale cambia-mento.

    Paolo PepeAssessore del

    Comune di NovaraPriorità per lo sviluppo.

    Novara al lavoro

    Brevemente sono chiamato adinquadrare la situazione delnovarese, della sua città capo-luogo e del suo territorio, e diindicare ipotesi di lavoro sulle

    quali a mio avviso concentrarsi.Un ambito territoriale quellonovarese fortemente intercon-nesso attraverso il sistema delleinfrastrutture, Alta Capacità eMalpensa prime fra tutte. Laconcentrazione di fattori logisti-ci di primo ordine come quelliindicati, indotti da scelte, ester-ne al sistema delle autonomielocali, e governati attraverso lalegge obiettivo o decisioniassunte con il concorso di piùamministrazioni regionali,gerarchizza il territorio.Un effetto che vede attori prin-cipali proprio gli enti locali chehanno subito quelle decisioni eche, spesso, non sono attrezzatiper gestire l'articolato processodi trasferimento che compete ailivelli locali. La fermata in lineadel sistema Alta Capacità e l'in-terconnessione rapida attraver-so il quel sistema con l'hub diMalpensa sono gli elementi pri-mari della grande porta cheviene a posizionarsi in territoriocerniera tra Piemonte eLombardia. Progettare i livelli gerarchiciinferiori per dare valore al terri-torio, ecco la priorità che ancheil Comune di Novara è chiamatoad affrontare. In tale impegnooccorre saper agire anche inuna logica multiregionale,

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  • Piemonte e Lombardia, e multi-provinciale, Novara MilanoVarese e Pavia. Una prima questione sul tappe-to ed un'ipotesi di lavoro: ildistretto logistico. Ovvero uncontesto amministrativo multiterritoriale che comprende queifattori logistici, e che possaaffrontare le questioni del lorotrasferimento al territorio in ter-mini di governo degli effettiindotti, primi fra tutti la mobi-lità delle persone e delle merci,e delle possibilità di sviluppodella logistica in sede locale:interportualità, piattaformelogistiche e cityporti. Oggi inquell'area la logistica conosceuno sviluppo caotico, non sem-pre collegato ad una domandacorrettamente inquadrata egestita su di un'area vasta; unosviluppo caotico che rischiaperaltro di consumare territoriosenza aggiungere valore. La seconda questione sul tappe-to ed un'altra ipotesi di lavoro: ilmarketing territoriale.Occorrono strutture professio-nali di rilievo almeno provincia-le, e comunque tra loro collega-te, che agiscano per attrarrerisorse sui territori, primi fratutti favorire processi di indu-strializzazione e reindustrializ-zazione. Anche su questo terre-

    no si registra, accanto a grandiprogetti, un'effettiva frammen-tazione della promozione deiterritori, settorializzata (il turi-smo, la cultura, le aree indu-striali) con poche risorse e coniniziative di qualità ed efficaciaassai discutibili. Un territoriologisticamente ben attrezzato, aivari livelli indicati, e accompa-gnato da sistemi incentivanti perl'insediamento di attività pro-duttive, primi fra tutti i correlatiprocedimenti amministrativi, èun'opportunità da vendere suscala internazionale attraversol'impiego di adeguate professio-nalità: una priorità assoluta. La terza questione, le facilities.Energia, servizi in banda larga,depurazione: tre fattori indi-spensabili per sostenere ade-

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  • guatamente lo sviluppo descrit-to. Autonomia dal punto di vistaenergetico, connettività diffusae servizi correlati, sistemi indu-striali ambientalmente sosteni-bili sono potenti acceleratoridelle opportunità di sviluppo. La quarta questione, i servizipubblici locali. I sistemi integra-ti per le acque e per i rifiuti, l'or-ganizzazione del trasporto pub-blico, il vettoriamento di gas edenergia sono ambiti strategiciper completare il quadro in cuigli enti locali territoriali posso-no e devono giocare un ruolodecisivo.Trasformare in opportunità losviluppo infrastrutturale incorso. Una sfida che non puòessere affrontata da soli.Richiede alleanze tra comunitàlocali, oltre le rigide divisioniamministrative provinciali oregionali. Come sinteticamenteho tentato di dire, il terreno perassumere un ruolo attivo c'è:occorre aprire il cantiere.

    Francesco PrinaSindaco di Corbetta

    Mi limiterò quindi a tratteggiaredue importanti aspetti, quelloterritoriale e quello istituziona-le. Innanzitutto, rimane apertoil problema della definizione di

    questo territorio: Ovest Milanooppure Est Ticino? Più che maiin occasione del convegno diMorimondo mi è venuto da direche questo territorio debbaessere definito Est Ticino. L'EstTicino ha una sua fisionomia:Legnanese, Castanese,Magentino, Abbiatense insiemefanno un territorio, fanno siste-ma. E' giunto, quindi, ilmomento delle proposte, biso-gna andare oltre alle filosofie,bisogna mettere le mani nelpiatto, essere concreti. Facciotre esempi.Non è difficile capire che ilPiano territoriale di coordina-mento provinciale è da miglio-rare. Con altri amici sindacidella provincia di Milano hoorganizzato un'iniziativa politi-ca che ha portato a una fermapresa di posizione nei confrontidi questo documento: il Pianoterritoriale di coordinamentoprovinciale, realizzato dalla pre-cedente Amministrazione, èstato definito non sostenibile,non strategico e una mera foto-copia dell'esistente. La maggio-ranza dei sindaci della provinciadi Milano non ha votato il Ptcpapprovato dal Consiglio provin-ciale. Inoltre, penso l'aver orga-nizzato le amministrazionicomunali in dodici tavoli interi-

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  • stituzionali abbia alimentatosoltanto delle illusioni, facendo-ci credere che avremo potutodire la nostra in fatto di gestionedel territorio. Cinque o sei anni fa abbiamopensato che si facesse sul serio:i territori della provincia diMilano (area metropolitana)finalmente potevano essere iprotagonisti del loro sviluppo.Bene, quei tavoli istituzionalinon hanno avuto nessun effetto.Ci siamo organizzati per analiz-zare le spinte evolutive dell'a-rea, per fare studi, per pianifica-re, ma poi di tavoli istituzionalinon si è più parlato. Ora, cam-biata l'Amministrazione provin-ciale, cambia la prospettiva, silancia una nuova sfida. FilippoPenati, presidente dellaProvincia, ha conferito unadelega precisa perl'Altomilanese all'assessoreLuigi Vimercati.Nell'Altomilanese, come detto,ci siamo dentro noi tutti: ilMagentino, l'Abbiatense, ilCastanese, il Legnanese, conalcune prospettive, quella di unpiano strategico d'area e quelladi rimettere in piedi i circondariprevisti dallo statuto provincialedella Giunta Tamberi. Secondo esempio: hanno cerca-to in tutti i modi di mortificare il

    Parco agricolo Sud Milano.Hanno addirittura ipotizzato lasua chiusura, lasciando le soleriserve naturali. Abbiamo fattocatenaccio, abbiamo fatto resi-stenza, affinché questo nonaccadesse. Con accanto l'asses-sora provinciale con delega alParco agricolo Sud Milano,Bruna Brembilla, e il nostroconsigliere Marco Re - e quindicon la consapevolezza che nelnostro territorio ci sono nuoverappresentanze istituzionali,oltre agli onorevoli e ai senatoriche sono latitanti rispetto aquesti temi - è giunta l'ora diiniziare a dire: giù le mani dalParco Sud, da questo grandeatto di civiltà intorno al “picco-lo” comune di Milano. Il Parco agricolo Sud Milanosvolge un ruolo di cerniera tra ilParco del Ticino e il Parcodell'Adda, quindi anche da que-sto punto di vista è d'importan-za strategica. E il terzo esempio che voglioportare è proprio il grande falli-mento del piano direttore delComune di Milano sul temadella casa. Se in vent'anniMilano ha avuto un decrementodi 420.000 abitanti e se ben105.000 abitanti sono stati persinegli ultimi cinque anni, quelpiano, che doveva fare barriera e

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  • fare in modo che Milano si ripo-polasse, non ha ottenuto effet-ti….è fallito! E' vero però cheavevamo in mano un'opportu-nità grandissima, quella delPiano territoriale di coordina-mento. Ebbene, rispetto al PtcpMilano ha giocato un ruolonegativo, da vero potente chevuol continuare a decidere doveposizionare le funzioni di eccel-lenza e dove devono andare lealtre di scarto. Questo era erimane il rapporto tra centro eperiferia. Evidentemente, è unrapporto da riequilibrare.Anni fa, con altri colleghi sinda-ci, abbiamo realizzato ilCoordinamento dei sindaci delMagentino che, da regolamento,prevede un presidente nuovoogni sei mesi. Una rotazione chedà a tutti iComuni delterritorio pariopportunità.Questi coordi-namenti mirisulta chesiano abba-stanza diffusi.Ma qual è illoro limite? E'che alla finenon si decidenulla chepossa diven-

    tare veramente una realtà con-creta. Faccio un esempio: MarcoRe, quando era sindaco diSedriano, si è adoperato tre anniper organizzare la R.S.A diMagenta, un lavoro veramenteesemplare ed encomiabile, diuna coerenza da manuale. Bene,dopo tre anni (nel frattempo Reè stato eletto in Provincia) pro-segue un fidanzamento chesembra non poter mai arrivareal matrimonio. Tutto è statorimesso in discussione. Tra leistituzioni il fidanzamento per-petuo non porta da nessunaparte, in qualche modo bisognasposarsi e fare dei contratti,altrimenti non si può ammini-strare seriamente un territorio.Ho portato questo esempio persostenere l'importanza di alcuni

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  • matrimoni tra istituzioni, matri-monio che nel nostro casosignifica anche decidere tra lanuova provincia di Legnano e lacittà metropolitana con il cir-condario. Per discutere questoargomento si è svolto sabato 20novembre nella Sala Ratti aLegnano un convegno dal titolo'Nuova provincia di Legnano ocittà metropolitana milanese?'.Noi del centrosinistra siamo perla città metropolitana con il cir-condario, e nel convegno hosostenuto questa tesi, la LegaNord, rappresentata in quellasede soprattutto dal sindaco diMarcallo, Massimo Garavaglia, èper la nuova provincia diLegnano. Ci siamo confrontati,ma è ora che anche i partitiaprano un dibattito su questetematiche.

    Alberto FossatiSindaco di Abbiategrasso

    Il tema ed il problema del gover-no dell'area metropolitanamilanese intrattiene la politica egli studiosi delle scienze sociali,economiche e territoriale dadecenni.Soltanto dal 1990 con la legge142/90 è stata individuata nellaCittà Metropolitana l'istituzionedi governo di queste realtà, con-

    sacrata successivamente inCostituzione con la riforma delTitolo V.A tutt'oggi non solo quella mila-nese, ma nessuna di quelle pre-viste, è stata costituita.Gioca contro questo ente iltimore dei comuni minori diessere in qualche misura annes-si al capoluogo e gioca il timoredi quest'ultimo di perdere auto-nomia a favore dell'ente metro-politano, in quanto l'unità delcapoluogo sarebbe sostituitacon una pluralità di municipa-lità autonome.Si tratta di timori infondati,giacché la Città Metropolitanaaltro non è che una Provincia,perciò un ente intermedio, conpoteri differenziati rispetto allaProvincia ordinaria.D'altro canto è del tutto super-fluo precisare che nei fatti e neicomportamenti esiste già unaforma di governo rappresentataproprio dal comune capoluogo,che con la forza stessa delle suedimensioni determina le sceltedell'area che più direttamente èintegrata e dipendente dalcapoluogo stesso. Al governometropolitano concorre inoltrela Provincia, che attenua, senzatuttavia eliderla, la forza delcapoluogo.Oltre alla difficoltà politica sca-

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  • turente dai timori di annessioneo di perdita di ruolo, si aggiungeanche quella non secondaria didefinire per l'area metropolita-na un contorno abbastanzariconoscibile per cultura, com-portamenti, dinamiche socialied economiche.Individuare un perimetro certonon è facile, poiché l'areametropolitana, piuttosto che unfenomeno politico, è soprattuttoun fenomeno sociologico.Gli abitanti di Abbiategrassosono senz'altro cittadini di que-sta realtà, ma al contempo par-tecipano di comportamenti e diinfluenze sociali, culturali edeconomiche identiche a quelledelle altre realtà che si trovanoin rapporto di integrazione conMilano, cosicché si può dire chequella persona gode di unasorta di doppia cittadinanza,locale e metropolitana.La legge prescrive che le realtàintegrate tra loro e che presen-tano comunanza nei profilianzidetti formino l'area metro-politana, cui è preposto l'enteCittà Metropolitana. Ora, non può esservi dubbioche l'area metropolitana mila-nese travalichi ampiamente iconfini della Provincia. Ciò èparticolarmente evidente conriguardo alla Brianza ed al com-

    prensorio Legnanese e di BustoArsizio.Sotto questo aspetto la nuovaProvincia Briantea è perciò unente eccentrico, perché enucleain una entità di governo distintauna realtà territoriale profonda-mente integrata con il nordmi-lanese e con Milano stessa.Si può allora dire che la nascitadella nuova Provincia, se hadecretato la fine della ragiond'essere di una CittàMetropolitana, a meno che noni voglia che questa sia confinataal capoluogo ed ai comuni diprima cintura, ma certamentenon ha fatto venire meno lanecessità di un governo metro-politano dei trasporti, della via-bilità, dell'ambiente, delleacque, ecc., che sono fenomeniche non si arrestano né allecinte daziarie, né ai cartellisegnaletici.Perciò l'attualità di un governo èattuale e stringente.Come lo è quello di riflettere sulsenso della comunità locale, checoncorre a formare la realtàmetropolitana. I sociologi sonounanimi nel riconoscere neldato territoriale il fattore dimaggiore tenuta e di coesionedelle comunità, le quali, a lorovolta sono percorse all'internoda nuovi problemi collegati

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  • all'allentamento delle relazionisociali e delle reti informali disolidarietà, che invocano unmaggior impegno del welfarepubblico pur a fronte di risorsefinanziarie e strumentali indecrescita, nonché alla presenzadi consistenti aliquote di immi-grati che hanno culture, religio-ni e culture profondamentediversi dai nostri.Le comunità locali peraltrosubiscono lo sfilacciamentosolidaristico ad opera delladominante cultura individuali-stica, che tende a far emerge ilbene comune come soddisfa-zione essenzialmente dell'inte-resse personale, anche se inantitesi con esigenze collettive.Da qui la necessità di ricostrui-re, pur nell'integrazione metro-politana, elementi di distinzio-ne che concorrano a definire o aridefinire una identità, attraver-so la riconoscibilità di luoghipubblici e di interesse generale,che rendano percepibile unluogo ed associno ad essi l'ideadi appartenenza a quel luogo,attraverso la costruzione di unatrama di servizi e di prestazionisociali, che siano il frutto delconcorso dell'intervento pub-blico e di quello del privatosociale, che si fondi sempre piùsulla cifra di una prestazione

    che, oltre a dover essere qualita-tivamente adeguata al bisogno,sia anche nei limiti del possibilepersonalizzata sulla misura con-creta del singolo utente anchesotto il profilo dell'assistenzamorale in termini di supportoculturale e religioso. E per que-sto secondo aspetto l'interventodel privato sociale eticamentemotivato ed orientato diventaessenziale, non potendo l'inter-vento pubblico che essere neu-tro.Per cui l'attenzione da rinnova-re al tema degli spazi pubblici:piazze che siano anche luogo diincontro e non vuote superficisenza identità, e di edifici dacostruire o da ristrutturare, cuiattribuire funzioni di interessegenerale, non solo per ospitareservizi istituzionali, ma anchesemplicemente per ridare smal-to a pezzi di città in disuso,accanto ad una robusta presen-za di servizi culturali e socialialla persona, è funzionale allaricerca di una nuova identitàlocale, collocata però non sulcrinale del campanilismo chemette in mostra l'accento dia-lettale per distinguersi dal cam-panile del paese accanto, quan-to sul piano alto di una cultura -l'esempio più fulgido è statoquello dei cattolici democratici -

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  • , che ha visto nella dimensionelocale tutta la potenzialità diuna visione solidale dei rapportiumani e nel contempo unafonte di dinamismo sociale edeconomico che ha riverberato isuoi effetti benefici anche sullealtre comunità.

    Bruna BrembillaAssessora all'ambiente, risorse

    naturali ed idraulica, cave eParco Sud della

    Provincia di MilanoGoverno o governance

    delle città

    I comuni diventano sempre piùdifficili da governare perché lerelazioni tra le funzioni chesvolgono, econo-miche e sociali, sifanno più com-plesse e i proble-mi attraversano iconfini ammini-strativi e coinvol-gono Comunidiversi. Il lorodestino è semprepiù nelle loromani, nella capa-cità di esprimereun progetto euna classe diri-gente: i rischi

    sono evidenti ma numerosesono le nuove opportunità,anche se le capacità di governovengono limitate da strumentidi pianificazione, insufficienti erigidi, e dalla scarsità delle risor-se finanziarie.Oggi, in una situazione di cam-biamenti istituzionali all'insegnadel federalismo, del decentra-mento e della sussidarietà (pen-siamo, tra gli altri, alla modificadel Titolo V della Costituzioneche istituisce la città metropoli-tana) vi è dunque la necessità disviluppare forme di coordina-mento per favorire i meccanismidecisionali. Come può il Sindacodi un Comune risolvere da sé iproblemi del traffico, dell'am-biente e dello sviluppo locale?

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  • C'è bisogno di cooperazione, diregole, strumenti, luoghi pernegoziare, concertare e decide-re, oltre che tra Comuni, anchecon soggetti istituzionali dilivello superiore, la Provincia, laRegione, lo Stato e con l'ANAS,le FFSS. Cruciale diventa mette-re insieme gli sforzi e le risorseper governare lo sviluppo diun'area metropolitana, comequella milanese.Questa cooperazione non puòlimitarsi alla sola sfera pubblicama deve coinvolgere la societàcivile, le forze sociali e il mondodelle imprese: più che di gover-no bisognerebbe parlare di“governance” cioè della capacitàdi produrre decisioni coerenti edi sviluppare politiche efficaciattraverso l'insieme dei diversiattori pubblici e privati.In un'area come la nostra, in cuisi manifestano nuovi processiche riguardano le scelte delleimprese, le forme del lavoro, lepratiche dell'abitare e deltempo libero, i tempi di usodelle città, che stanno ridise-gnando le relazioni tra spazio,produzione, forme di vita, glioperatori politici devono avereconsapevolezza che l'istituzionepubblica non è più la sola a pro-durre “azione pubblica” maresta la sola a poter coordinare e

    integrare la molteplicità degliinteressi degli attori dello svi-luppo: le imprese, gli istitutifinanziari, il “no profit”,l'Università, i centri di ricerca, isindacati e gli enti. Una strate-gia di sviluppo che per esserefunzionale ed efficace deve trar-re valore e forza da un patto rea-lizzato attraverso metodi nego-ziali e strumenti flessibili.Il tema del governo metropoli-tano dell'area milanese e l'avviodi esperienze innovative.L'area metropolitana milaneseè stata storicamente all'avan-guardia nel ragionare, proporree anche praticare nuove formedi governo, si pensi all'esperien-za del PIM - Centro Studi PianoIntercomunale milanese - natanegli anni settanta, ma la suasocietà e le sue istituzioni sisono sempre sottratte al tentati-vo di costruzione, per via legisla-tiva, di un ente intermedio digoverno. Le ragioni sono molte-plici, lo squilibrio tra il comunecapoluogo -Milano- e gli altriComuni, l'avanzare di un neo-centralismo regionale, la presen-za di forti interessi economiciche tendono a rendere margina-le il ruolo politico istituzionale.Le difficoltà incontrate su que-sta strada non hanno impedito,nel corso degli ultimi dieci anni,

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  • la promozione di esperienze dal“basso” cresciute a partire dalprotagonismo dei Comuni e chesi sono sostanziate in forme dicoordinamento tra gli stessi susingole politiche, in Tavoli stabi-li di concertazione per areeomogenee, in promozione disoggetti costituiti su missioniper lo sviluppo locale. Si trattadi esperienze che hanno messoa fuoco temi di valenza metro-politana quali l'ambiente, leinfrastrutture, lo sviluppo eco-

    nomico, le politiche del welfarelocale e la sicurezza e che hannosperimentato forme stabili dicooperazione sovracomunale.L'obiettivo è quello di promuo-vere il coordinamento dell'azio-ne delle amministrazioni locali edefinire a scala sovracomunalestrategie di intervento e progetticoncreti quali le politiche delleinfrastrutture, dei servizi pubbli-ci e delle reti, le politiche di ser-vizio alla persona, la sicurezza ela qualità urbana, la politica per

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  • lo sviluppo locale sostenibile e lariforma della pubblica ammini-strazione nella direzione dellasovracomunalità.I luoghi di confronto tra idee epunti di vista e di apprendimen-to sono uno strumento per daremaggiore visibilità alle posizionipolitiche dei Comuni su temirilevanti come i Piani dellaProvincia o la sicurezza, oltreche a una maggiore forza nellerelazioni istituzionali verso laProvincia e la Regione. Potremmo pensare aun'Agenzia Ambiente Sviluppocon l'obiettivo di promuovere,in particolare:- l'eccellenza territoriale, valo-rizzando l'identità locale e levocazioni specifiche dell'area inrapporto alle trasformazionidella regione metropolitanamilanese;- la qualità ambientale, dandoimpulso a pratiche di tutela atti-va e integrata del patrimonionaturale e paesistico, nel qua-dro di riferimento dei Parchiterritoriali;- l'innovazione produttiva, svi-luppando progetti e servizi adalto contenuto di sperimenta-zione tecnologica e di processoper il tessuto delle Piccole eMedie imprese locali e i settoridi punta localizzati nell'area e

    favorendo la localizzazione difunzioni eccellenti, quali unpolo universitario;- la coesione sociale, stimolan-do il potenziamento delle politi-che attive del lavoro e della for-mazione e la sperimentazionedi nuove forme di welfare localed'area;- la qualità insediativa, contri-buendo alle iniziative di razio-nalizzazione dell'assetto infra-strutturale, alla programmazio-ne di interventi di riqualificazio-ne urbana e alla formazione dinuove centralità territoriali.Per il conseguimento dei suoiobiettivi, l'Agenzia dovrà opera-re inoltre sul fronte della gestio-ne dei processi e delle politichepubbliche al fine di:- Incrementare la cooperazionetra gli enti locali e la collabora-zione tra amministrazioni pub-bliche, attori privati e privatosociale;- Favorire la concentrazione dirisorse pubbliche e private e lacreazione di “massa critica” diinvestimenti qualificati sul terri-torio;- Innalzare la capacità proget-tuale e la competitività delpolicy network locale in rappor-to alle diverse occasioni difinanziamento pubblico ad ini-ziative di sviluppo locale.

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  • Abbiamo incontrato ilpresidente della TAM,Alessandro Folli, perfare il punto sull'evoluzionedell'azienda alla luce, in questidue ultimi anni, dei notevolicambiamenti intervenuti sia alivello legislativo che normati-vo, e per capire come la TAM sisia radicata profondamentenel territorio, tanto da diventa-re “un gioiello di famiglia”,come ama definirla lo stessoFolli, e comunque punto diriferimento nel settore, pubbli-co e privato, delle acque.“Ritengo infatti -ci dice il presi-dente- che in questi due annil'immagine esterna dell'azien-da sia cresciuta in modo note-vole. E la crescita è misurabilecon tanti indici. Mi piace ricor-dare -sottolinea Folli- come le

    stesse Associazioni di settoreprendano ad esempio la nostraazienda. Non grande, perdimensioni e fatturato, ma col-locata tra le medio-piccole, chesono poi la maggioranza traquelle operative nel Paese.Presa ad esempio per i pro-grammi, per l'organizzazioneaziendale, per la gestioneamministrativa, per il suo radi-camento sul territorio”.A dimostrazione di quantosostenuto dal vulcanicoAlessandro Folli, va ricordatoche lo stesso è stato nominatoa l l a p r e s i d e n z a d e l l aCommissione delle SocietàPatrimoniali della ConServizi,che, vale la pena ricordare,annovera tra gli altri la AEM diMilano e la Acea di Roma. Inultimo, va detto che il vicepre-

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    Un fiore all’occhiello

    Nuove opportunità per la TAM�

  • sidente della commissioneAmbiente del Senato ha richie-sto un’audizione ufficiale conla TAM perché, anche a livelloparlamentare, si faccia tesoroed esperienza del “caso TAM”.Appena accenno alla necessitàdi fare un bilancio di questo2004, il presidente ingrana laquarta e snocciola dati, cifre edesempi concreti. Vediamonequalcuno. In primo luogo citiene a sottolineare che da treanni la TAM non ritocca letariffe dell'acqua. Oggi lo 0,86euro al metro cubo, che

    paghiamo in questa zona, è latariffa fra le più basse d'Italia.Per fare un raffronto, aBologna, la tariffa va oltre l'eu-ro. “Questo è stato possibilegrazie ad un'accorta politica dibilancio, a tagli, a sacrifici cheil personale si è accollato. Certo-prosegue Folli- accanto a que-sto, e in presenza di una conti-nua riduzione delle risorse daparte del sistema centrale,anche per noi diventerà diffici-le non dover rivedere questetariffe”.“Per fare un esempio: se ogni

    famiglia versassea TAM un soloeuro in più, sarem-mo in grado difavorire interventisulle infrastruttu-re e sui servizi checonsentirebbero,p o i , n o t e v o l irisparmi sullagestione, taglian-do ulteriormentesprechi e disper-sioni”.V e n i a m o aT u r b i g o .Sappiamo che lo

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  • scorso anno la TAM ha acquisi-to l ' i m p i a n t o d i d e p u r a -z i o n e d i T u r b i g o , u nimpianto spremuto dai privatifino all'ultimo e lasciato poiobsoleto e fatiscente.“Abbiamo destinato duemiliardi di vecchie lire perrecuperare alla piena efficienzaquesto impianto. Devo dire chein questo caso, come in moltealtre occasioni nel corso di que-sti anni, ho incontrato grandedisponibilità e preparazione daparte del personale che, smen-tendo la favoletta che il pubbli-co è impreparato e improdutti-vo, ha consentito, anche in que-sto caso specifico, di affrontaree portare a soluzioni un enor-me problema”.Un ultimo aspetto che il presi-dente ci tiene a sottolineare èquello relativo alla deliberadella TAM che prevede, pro-prio per gli inizi di questoanno, la riorganizzazionesocietaria della TAM stessa. Inparticolare lo scorporo in unramo d'azienda per quantoriguarda l'attività patrimoniale(beni, impianti, strutture, tec-nologie) e il conferimento delle

    gestione e dei servizi in capoalla AEMMEACQUA (di cuiTAM è socio).“Questo ci consentirà di suddi-videre chiaramente le compe-tenze e il relativo personale. Ciconcentreremo sullo sviluppodei servizi che TAM può offrireai propri soci e al territorio. Adesempio, progettazioni, gestio-ne di appalti, partecipazione eattività sinergiche con altresocietà, pubbliche e private, cheoperano sul territorio (da pocola TAM ha acquisito una quotaa z i o n a r i a d e l l a S . C . R . d iCorbetta). Insomma, caratte-rizzare ancora maggiormentequest'Azienda per la gestione efornitura di servizi in unavisione complessiva di politicaambientale e territoriale”.Proviamo ad introdurre qual-che elemento di ulterioreriflessione. Ad esempio: cam-biata la maggioranza in pro-vincia, che ricordiamo rimanel'interlocutore privilegiatoaccanto agli enti locali del ter-ritorio, i rapporti come possia-mo definirli?Anche qui, da buon e navigatopolitico, non si sbilancia. Ci

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  • racconta della sua antica fre-quentazione con il presidentePenati (Folli vice presidentedella commissione territoriodella Regione, l'altro, Penati,sindaco di Sesto S. Giovanni),“a cui mi lega una reciprocastima e collaborazione”.Un pochino più freddo versol'assessora Bruna Brembilla “acui abbiamo dato questi seimesi per capire ed entrare nelmerito delle cose, oggi è venutoil tempo di riprendere il cam-mino, doverosamente messo in

    stand by per rispetto dei nuoviamministratori provinciali”.Provo una nuova punzecchia-tura. Risulta che, alla luce dellacostituzione della nuova pro-vincia di “Monza e Brianza”, laprovincia voglia rivedere gliassetti e i confini nell'ambitoATO. O, ancora meglio, che laBrembilla voglia ricondurret u t t o a l v e c c h i o C A P(Consorzio Provinciale delleAcque).“Non credo proprio -attaccasicuro Folli- TAM e AEMMEAC-

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  • QUA sono l'espressione del ter-ritorio e la volontà degli entilocali (al di là dei colori dellediverse amministrazioni). Peresperienza, e ne ho molta, dicoche non è mai opportuno met-tersi contro il territorio e i pro-pri rappresentanti”. Colpito! Messaggio chiaro epreciso.Siamo al termine dell'incontro.Divaghiamo sui tempi chefurono, sulla politica ai tempidella famigerata PrimaRepubblica, di DC, PSI, diMagistratura. Sopratutto con-veniamo sul patrimonio di

    esperienze, capacità, di sacrifi-ci, gettati al rogo in nome diuna rivoluzione “mediatica egiustizialista”. Rimane un'ultima mia perso-nale riflessione: ma quantiFolli, quanti democristiani,socialisti, quanti amministra-tori leali, giusti, capaci abbia-mo perso in questi ultimi diecianni? Cosa sarebbe, oggi, il nostroterritorio se, anziché un Folli opochi, pochissimi Folli, ci fossela classe dirigente cresciuta apane e politica?

    Fabrizio Garavaglia

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  • Sono 22milioni di euro cheTutela Ambientale delMagentino Spa spenderàper migliorare e potenziare leproprie strutture a vantaggiodell'ambiente e dei cittadiniche ne usufruiscono. L'Assemblea dei Sindaci haapprovato all'unanimità il pro-gramma operativo degli inter-venti previsti per il triennio2005-2007, così come indicatodal Budget di Previsione 2005approvato dal Consiglio diAmministrazione a finenovembre.“Il programma degli investi-menti è volto a realizzare gliobiettivi del piano industrialeed è commisurato alle futurecapacità operative dell'azienda- ha precisato il Presidente

    Folli -. Tiene, quindi, contodelle opere in corso di realizza-zione programmate negli anniprecedenti oltre a valutare ipossibili sviluppi dal conferi-mento di ramo di azienda allanewco Aemme Acqua Spa”. Atal proposito l'Assemblea deiSindaci ha dato mandato alPresidente Folli di costituireuna nuova società. Tale societàavrà il compito di societizza-zione del ramo di azienda 'ero-gazione del servizio di depura-zione' che darà modo a TamSpa di costituirsi in societàpatrimoniale.

    Le cifre.- Per i depuratori di Robeccosul Naviglio e Bareggio sonoprevisti interventi pari a

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    Tutela AmbientaleMagentino:

    progetti ed impegni per il 2005

  • 8.181.000 euro, mentre per ildepuratore di Turbigo, la cuigestione tornerà a Tam Spa dalprimo gennaio 2005, sono statistanziati 500.000 euro destinatiad una prima sistemazionedelle infrastrutture per ragionidi urgenza e sicurezza delleinfrastrutture.- Per l'attività di depurazionedelle acque fognarie si prevedeuna spesa complessiva di15.267.000 euro a fine 2007.- Per interventi di manutenzio-ne e miglioramento di reti ecanalizzazioni sono previsti

    3.080.000 euro nel triennio.- Per la bonifica dei siti inqui-nati Tam Spa, sulla base delcensimento concluso dall'a-zienda a fine 2002, mette adisposizione 3.780.000 euro.- Oltre alle attività statutarie,Tam Spa intende avviare e por-tare avanti studi e progetti voltial raggiungimento di una poli-tica ambientale efficiente emoderna. In particolare lasocietà si dedicherà a trovareuna formula idonea al riutiliz-zo dell'acqua depurata in agri-coltura. Sono inoltre previsti

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  • studi per il recupero energeti-co da processi di digestioneanaerobica dei fanghi. Ed infi-ne si provvederà alla verificaidraulica di reti e collettori. Peralcune di queste attività diricerca sono già state presenta-te richieste di finanziamentoal Ministero dell'Ambiente,alla Regione Lombardia eAll'Ato Provincia di Milano.Per far fronte agli investimentinel triennio 2005-2007 TamSpa utilizzerà fondi propri oltread accedere ad altre fonti,quali mutui, finanziamentipubblici e di altri enti.Nel corso dei lavori della stessa

    Assemblea dei Sindaci è stato,inoltre, approvato il masterplan per il depuratore diRobecco sul Naviglio che pre-vede interventi per il potenzia-mento e l'adeguamento alleleggi e alle direttivedell'Unione Europea dell'im-pianto per fabbisogno depura-tivo previsto a medio e lungotermine (2010 e 2020). Tale fab-bisogno è stato stimato tenen-do conto della popolazionepresente in ciascuno dei 30Comuni soci di Tam Spa negliultimi 15 anni e delle previsio-ni urbanistiche comunali dellearee industriali, artigianali ecommerciali. Sulla base di talistime sono stati previsti iseguenti interventi: potenzia-mento delle capacità di tratta-mento della linea acqua, ade-guamento alla filiera di tratta-mento dei liquami, adegua-mento del ciclo di trattamentodei fanghi per ottimizzare iprocessi di riduzione dellacomponente volatile e perridurre le quantità inquinantiriciclate alla linea acque.

    F. G.

    T E R R I T O R I O49

  • Correva l'anno 2000, era ilmese di ottobre, sullesponde del fiume Po aPiacenza le telecamere delleprincipali televisioni nazionalierano state allertate nel teneremonitorato il livello idrometri-co del fiume più lungo d'Italia. Seguendo le mosse incerte diesperti idrogeologi, che per laprima volta si affacciavano aquesto curioso ed originaleReal TV, i giornalisti aspettava-no ansiosamente l'arrivo del-l'onda di piena.Dall'altra parte del mondo, inAfrica e precisamente inMozambico, simmetricamenteposizionato all'Italia rispettoalla linea dell'Equatore, le tre-mende inondazioni del fiumeZambesi avevano reso dram-matica la situazione dei circo-stanti villaggi, per i quali ilfiume è da sempre consideratola principale fonte di risorse

    idriche e di fertilità.In questo clima di nubifragi edesondazioni, mi preparavo aredigere in quell'anno la miatesi di laurea che trattava unargomento di evidente edestrema attualità: “Le esonda-zioni fluviali”. In quel contesto socio-meteo-rologico estremamente allar-mante, la sorte volle che unamattina (sveglia ore 6:00), pre-sentandomi con largo anticipoall'appuntamento presso unostudio medico di Pavia, fuicasual