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STORIATorniamo al nostro amplificatore: nel luglio del 2012Paul McGowan aveva realizzato alcuni prototipi uti-lizzando la Classe D, da lui ritenuta particolarmen-te promettente almeno a livello teorico; non a caso unprecedente modello della PS Audio, l’HCA-2, era unClasse D con alimentazione switching. Una serie diascolti effettuati con Jeff Rowland, anche lui al lavo-ro su tale tecnologia, convinsero i due che le gammemedia ed alta, seppur buone, non raggiungevano illivello qualitativo al quale si voleva che questo am-plificatore giungesse. Le versioni successive del pro-getto, nel quale sostanzialmente variava il rapportofeedback locale/globale, vennero tutte confrontate conl’amplificazione di riferimento valvolare di Nudell,convinto sostenitore della superiore musicalità dei tubia vuoto, senza mai neppure arrivare ad avvicinarsial livello di realismo che quel sistema era in grado diprodurre. Nelle ultime versioni di tale configurazione

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Dovete sapere che Paul McGowan, tra la fine de-gli anni ottanta e i primi novanta, è stato so-cio di Arnie Nudell in quella che è stata una

delle più importanti aziende costruttrici di sistemi didiffusori del panorama High End mondiale, vale adire la Infinity di cui ancora oggi si ricordano le IRSe IRS Beta. Si trattava di mostruosi sistemi di alto-parlanti a torre con la sezione per le basse frequen-ze separata da quella per le medio alte e dotata di am-plificazione dedicata, il tutto asservito ad un com-plesso crossover elettronico. Le IRS, a dispetto di unprezzo non certo accessibile (90,000 USD nel 1980) go-dette di una certa popolarità e del giudizio incondi-zionatamente positivo della stampa di settore. Per ve-nire incontro a chi non aveva le possibilità finanzia-rie e di spazio per potersi permettere le IRS, la Infi-nity costruì una versione ridotta, denominata IRS Betae venduta al prezzo di circa 12,000 USD, che diven-ne un “quasi” best seller.

AMPLIFICATORE FINALE STEREO

PS AUDIO BHK SIGNATURE 250

L’HIGH END INTELLIGENTE

Finalmente è qui! Ecco cosa ho pensato quando mi sono state recapitate le trepesanti scatole contenenti il nuovo amplificatore finale della PS Audio sia in ver-sione stereo che mono. Il perché di tanta attesa è dovuto al fatto che, ormai dadiversi anni, sono un fedele lettore dei Paul’s post, ovvero una mail che il titolaredell’azienda, Paul McGowan, invia quotidianamente a chi ne fa richiesta. Al di làdella piacevolezza e simpatia che invariabilmente ne caratterizza lo stile, questipost sono una miniera di informazioni sulle più disparate questioni relative almondo dell’audio. Paul McGowan opera in questo settore dai primi anni settanta,ed ha maturato una conoscenza tecnica davvero invidiabile che riesce a tra-smettere ai suoi lettori con semplicità estrema, senza mai salire in cattedra e, cosache non guasta, riuscendo spesso a strappare qualche risata in chi legge. Neicirca quattro anni di gestazione necessari a mettere a punto questo finale, Mr.McGowan ha costantemente tenuto informati i suoi lettori sugli sviluppi del pro-getto, dando conto dei vari esperimenti, dei successi e delle delusioni cui il pro-getto è andato incontro. Ad un certo punto c’è stato un vero e proprio colpo discena, indotto dai suggerimenti di due personaggi che costituiscono delle vereproprie leggende dell’Alta Fedeltà: Arnie Nudell e Bascom H. King, le cui inizialidanno il nome all’apparecchio protagonista di questa prova.

di Giulio Salvioni

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sere eliminati furono i transistor, giudicati i meno mu-sicali; tra le due alternative rimaste, dopo un lungoe ponderato giudizio, prevalsero le valvole, in par-ticolare una coppia di 6922.

COSTRUZIONEBene, detto della genesi del progetto, passiamo alladescrizione tecnica di questo finale. Chi ha familia-rità con il catalogo PS Audio avrà notato la somi-glianza con il rigeneratore di corrente Power PlantP10, in catalogo ormai da diversi anni. Ebbene il ca-binet è effettivamente il medesimo per ovvi motivi dicontenimento dei costi. Voglio però precisare che ilfinale BHK Signature non è assolutamente un pro-dotto realizzato al risparmio, anzi la riutilizzazionedi un cabinet già esistente è stato l’unico vincolo po-sto dall’azienda al progettista il quale, per tutto il re-sto, ha avuto carta bianca, potendo così scegliere lacomponentistica che reputava migliore al fine di ot-tenere un finale di qualità assoluta, tale da “metter-ci la firma” come testimoniano le sue iniziali orgo-gliosamente riportate sul frontale dell’apparecchio.Come da tradizione PS Audio sul frontale, del tuttoprivo di comandi, è presente un piccolo logo retroil-luminato in blu che serve a portare il finale dalla po-sizione di stand-by a quella di acceso; l’interruttoreprincipale si trova sul pannello posteriore. Da nota-re che in stand-by la sezione di ingresso valvolare èspenta, al fine di preservare la vita utile dei tubi, men-tre la sezione di uscita a transistor è alimentata, in que-sto modo è possibile ottenere le migliori prestazionisoniche dopo appena una quindicina di minuti dal-l’accensione.Più articolato è il pannello posteriore, sul quale tro-viamo uno sportellino che da accesso al vano delle val-vole; qui l’idea è che l’utente più smaliziato possa di-vertirsi a scegliere delle alternative alle GenelaxGold Lion 6922 accuratamente selezionate ed ac-coppiate. Al di sotto del vano valvole abbiamo i mor-setti di uscita per gli altoparlanti, sdoppiati per chiavesse necessità di utilizzare un collegamento in bi-wiring verso gli altoparlanti. Le connessioni di in-gresso sono sia bilanciate (RCA) che sbilanciate(XLR). Da notare infine la presenza dei quattro fusi-bili che denotano una costruzione dual mono, sdop-piata per la sezione di ingresso e per quella di usci-ta. La finitura dell’apparecchio è ottima, e denota unalto livello di realizzazione; l’estetica, seppur non in-novativa è sobria ed improntata al massimo fun-zionalismo, ed è impreziosita dalla ormai classica la-stra in legno con finitura gran piano lucidata a spec-chio posta sulla sommità. Il peso complessivo si at-testa sui 37,5 kg e denota una costruzione solida, im-prontata a sani canoni “old style” cari all’azienda sta-tunitense. Dal punto di vista tecnico si tratta di un am-plificatore in classe AB completamente bilanciato, ingrado di erogare 250 W su 8 Ohm e 500 W su 4 Ohm.Voglio ancora segnalare come i dispositivi di uscitaa MOSFET siano un push pull basato solo sul tipo Ne non un push pull facente uso di tipi N per la par-

lo stadio di ingresso lavorava in completa assenza difeedback, presente invece nello stadio di uscita; taleconfigurazione, che prevedeva l’utilizzazione di unasezione di alimentazione comune ai due stadi, pre-sentava notevoli carenze in tema di controllo degli al-toparlanti. Si decise dunque di realizzare, all’internodello stesso cabinet, due amplificatori separati, conle relative alimentazioni anch’esse separate, l’uno aMOSFET in classe A per la sezione di ingresso e l’al-tro, per la sezione di uscita, ancora in Classe D. An-che in questo caso le cose non funzionarono a dove-re. Dopo tre fallimenti Paul McGowan decise di ri-volgersi a Bascom H. King, amico di vecchia datanonché collaboratore di A. Nudell per le elettronichedelle Infinity. Costui vanta un curriculum davvero im-pressionante, del quale riporto solo alcune collabo-razioni con aziende per le quali ha sviluppato inte-ri apparecchi o parti di essi: Marantz, Great Ameri-can Sound (GAS), Sumo, BGW, Infinity, Counterpoint,Genesis Technologies, Conrad-Johnson, Audio Al-chemy, Forssell Technologies. In particolare è suo ilprogetto dell’integrato Marantz 1120, del finale di po-tenza ibrido Infinity HCA hybrid Class A, nonché delfinale Conrad-Johnson Premier 350; inoltre ha pro-gettato vari accelerometri per woofer servo assistiti,e buona parte dell’attuale catalogo della Constella-tion Audio Products. La prima decisione di King è sta-ta quella di rimuovere la sezione in classe D a favo-re di un sistema tutto a MOSFET. Poi il colpo di sce-na: durante uno dei tanti pellegrinaggi nella sala diascolto di A. Nudell, questi propose di sostituire lostadio di ingresso e, mantenendone inalterata la to-pologia circuitale, di utilizzare come elementi attividelle valvole in luogo dei MOSFET. La proposta fuaccettata con entusiasmo da King, il quale ha poi di-chiarato che, conoscendo l’idiosincrasia del suo da-tore di lavoro McGowan nei confronti dei tubi a vuo-to, non aveva avuto il coraggio di proporre tale cam-biamento sino a quel momento. Ad aprile del 2014,dopo tre anni di tentativi andati a male e dopo unasorta di pubblica abiura ai suoi principi che preve-devano l’utilizzo dei soli transistor come stadi atti-vi, in quanto considerati più affidabili, Paul McGo-wan riformulò l’incarico affidato a Bascom King al-zando l’obiettivo che divenne quello di costruire unodei primi cinque amplificatori di potenza nel mon-do, indipendentemente dal prezzo. Bascom H. Kingaccettò l’incarico a condizione che gli fosse permes-so di progettare e costruire l’amplificatore a modo suo,senza restrizioni, che è quello che è successo, arri-vando così alla realizzazione dell’amplificatore nel-la versione che oggi abbiamo tra le mani e che ha spin-to A. Nudell, per la prima volta, ad ammettere nel-la sua sala di ascolto una amplificazione a stato so-lido. E’ interessante notare che, in fase di finalizza-zione del progetto, il medesimo stadio di ingresso, co-stituito da un amplificatore differenziale ad altovoltaggio con sorgente di corrente costante e zero fe-edback, poteva essere configurato per lavorare contransistor bipolari, MOSFET e valvole. I primi ad es-

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te positiva del segnale e P per quella negativa, comeaccade nelle realizzazioni più convenzionali. Lascelta di questa soluzione, più complessa dal puntodi vista della realizzazione, va ricercata nella con-vinzione del progettista Bascom King della superio-rità sonica dei MOSFET di tipo N in termini di di-storsione, coerenza di emissione e superiore com-patibilità con la sezione a valvole posta all’ingressodell’amplificatore. Anche se, per stessa ammissionedel progettista, tale configurazione produce un su-periore distorsione armonica di ordine dispari, piùdannosa rispetto a quella di ordine pari, e richiede unamaggiore quantità di feedback globale, è questa ca-ratteristica a dare un sostanziale contributo alla per-sonalità sonica complessiva del finale BHK Signatu-re; ad ogni modo la distorsione armonica totale è in-feriore allo 0,1% con una risposta da 20 Hz a 20 KHz.Altro aspetto interessante è che tutte le schede pre-senti all’interno prevedono il montaggio delle variecomponenti secondo la classica modalità a fori pas-santi, anziché quella ormai generalmente diffusa delmontaggio superficiale; in questo caso tale scelta ri-sulta penalizzante a livello economico, giacché la tec-nica SMD è più conveniente sulle grandi serie, in com-penso però permette la possibilità di effettuare unaaccurata selezione della componentistica - di primaqualità - prima che questa venga assemblata e saldataa mano sulle singole schede. Per ulteriori informazionisulla nascita e sulla tecnica di questo apparecchio virimando alla serie di video pubblicati su YouTube (ac-cessibili dal sito psaudio.com) nei quali McGowan,

Nudell e King raccontano e si raccontano in modoestremamente divertente e piacevole (a condizione checomprendiate l’inglese), lasciando trasparire la pas-sione profusa nella progettazione e realizzazione diquesto finale e dando l’impressione di essersi davverodivertiti a farlo.

BHK Signature 300Di questo amplificatore ne esiste anche una versio-ne monofonica che, a detta del costruttore, presentaun incremento globale di prestazioni (anche soniche,ovviamente) quantificabile in un 20 - 30 percento inpiù. Si tratta però di un modello diverso, caratteriz-zato anche da una diversa sigla; questo perché nonè possibile configurare un BHK 250 a ponte per far-lo lavorare in mono. In pratica o si sceglie di acqui-stare la versione BHK 250 stereo o due unità della ver-sione BHK 300 mono. Esternamente il modello monopresenta, sul pannello posteriore, un solo ingresso eduna sola coppia di connettori di potenza, sdoppiatiper il bi-wiring. Dal punto di vista costruttivo si trat-ta di un amplificatore parallelo; cosa significa? Lasciola parola a Mr. McGowan, citando dal suo blog:“Un amplificatore parallelo significa semplicemente che siprendono i due canali di un amplificatore, destro e sinistro,e si invia ad entrambi gli ingressi lo stesso segnale, poi sicollegano entrambe le uscite per alimentare ad un singo-lo altoparlante. Sembra semplice, giusto? In realtà non ècosì semplice e quasi mai viene fatto, perché può causaregrossi problemi. In un amplificatore a stato solido, se si le-gano le due uscite insieme - rosso con rosso, nero con nero

Il frontale del BHK 250, semplice, elegante e raffinato. Disponibile con livrea Silver o Nera.

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il rodaggio o fosse nuova, ho deciso di considerarlatale, lasciandola accesa per ben più di cento ore con-secutivamente, iniziando gli ascolti critici solo dopotale periodo. Devo comunque rilevare come, duran-te il periodo di permanenza nella mia sala di ascol-to pari a circa un paio di mesi, il BHK Signature ab-bia continuato a migliorare le sue prestazioni sessionedopo sessione. Dunque la raccomandazione, nelcaso decideste di andarlo ad ascoltare, è di accertar-si che l’unità abbia suonato almeno trecento ore.Veniamo al suono di questo finale e lo faccio partendodalla dichiarazione di intenti presente nel brief pro-gettuale, cioè quella di costruire uno dei migliori cin-que finali al mondo indipendentemente dal prezzo.Ora, io non so a quali altri finali stessero pensandoalla PS Audio allorquando hanno formulato quella fra-se; non so se si riferissero ad una determinata fasciadi prezzo o ad una determinata tipologia quale val-vole, stato solido o ibrido. Temo altresì che, in man-canza di ulteriori specificazioni, avessero in testa l’in-tera categoria dei finali. Avendo avuto negli ultimianni la possibilità di provare nel mio impianto fior difinali, a partire dai miei amati Lamm 1.2 Reference,passando per i Soulution ed arrivando ai CH Preci-sion, tanto per citare i primi nomi che mi vengono inmente, devo fare subito una considerazione: il BHKva paragonato, senza ombra di dubbio, a quella ca-tegoria di finali pur costando una enormità di meno.Non sto dicendo che suona meglio, attenzione, sto di-cendo che sotto tutti i punti di vista questo prodot-to entra a testa alta in un ristretto gruppo di primi del-la classe, forte di un prezzo tale da mettere in serioimbarazzo i concorrenti. Voglio dire: i miei Lamm van-no probabilmente meglio, ed io sono convinto che lecose stiano così, ma a che prezzo? E che dire degli al-tri apparecchi citati? Il delta prestazionale vale una dif-ferenza quantificabile in diverse decine di migliaia diEuro? Mi rendo conto di aver fatto una affermazio-ne pesante, tanto pesante da poter concludere qui larecensione; ovviamente mi corre l’obbligo di prova-re a raccontare come il BHK Signature ha suonato nelmio impianto e nel mio ambiente e certamente nonmi sottrarrò a tale dovere. Mi sembrava però corret-to inquadrare il “posizionamento”, o “standing”come direbbero gli anglosassoni di questo finale.Sarà la forma, sarà il peso, ma il BHK non tradisce leattese sin dalle prime note. Cosa vi aspettereste da unsimile bestione? Grande autorevolezza e controllo perun suono forte e muscolare. Sicuramente questeaspettative non vengono disattese, questi parametrici sono e sono chiarissimi, per qualsiasi ascoltatore econ qualsiasi genere musicale. Quello che è menoscontato è il modo con cui questo amplificatore af-fronta la materia musicale, un modo pieno di grazia,delicatezza, charme avrei voglia di scrivere. Ecco quin-di che ci si trova al cospetto di un muscoloso ener-gumeno inaspettatamente dotato di sensibilità, capacedi cogliere ogni minimo dettaglio e metterlo nella giu-sta luce senza mai indulgere in inutili abbellimenti e,soprattutto, senza rinunciare ad un gran controllo e

di entrambi i canali alimentati dallo stesso ingresso - si faincazzare (sic!) l’ amplificatore di potenza ottenendoscarsi risultati. Come mai? Feedback. Ogni canale del-l’amplificatore ha il proprio circuito di controreazione checonfronta quanto è arrivato all’ingresso dell’amplificato-re e quel che ne esce, apportando correzioni in base alle even-tuali differenze. Quando si legano due amplificatori in pa-rallelo gli anelli di controreazione combattono l’un l’altro.L’eccezione a questa regola è un amplificatore a valvole conun trasformatore di uscita. In questa situazione l’uscita deidue trasformatori può essere messa in parallelo col vantaggioderivante dall’isolamento indotto dal trasformatore. BascomH. King, il progettista del Signature BHK ha deciso di se-guire un diverso approccio al problema. Invece di mette-re in parallelo solo le uscite e gestire il problema feedbackche ho descritto in precedenza, ha sviluppato una nuovatopologia che parallelizza ogni componente, non solo le usci-te. Così, per esempio, le valvole di ingresso sono gestite inmodo tale da farle comportare come se fossero una sola.Questa è una tecnica che ho visto utilizzata solo in alcu-ni preamplificatori phono per testine a bobina mobile perridurre il rumore, mettendo in parallelo più dispositivi (so-litamente transistor). Ogni volta che viene aggiunto unnuovo dispositivo, il rumore di fondo scende. Così, per esem-pio, l’aggiunta di un dispositivo in parallelo fa scendere ilrumore a metà. Ma ottenere un altro decremento simile ri-chiede altri due elementi in parallelo, poi quattro, poi ottoin più e così via. In realtà il contenimento del rumore difondo non era l’obiettivo principale di BHK, visto che il li-vello di rumore dell’amplificatore è già straordinariamentebasso. Piuttosto, la qualità complessiva del suono è statol’elemento più importante quando Bascom ha deciso per l’ac-coppiamento dei tubi, dei driver e delle uscite in una con-figurazione nuova per gli amplificatori di potenza.Le note di ascolto che seguono sono, purtroppo re-lative alla sola versione stereo, per un motivo lega-to alla disponibilità mi è stato recapitato un solo BHK300 assieme alla versione stereo, il che ne ha reso im-possibile la prova. Spero di poter tornare sull’argo-mento in un prossimo follow up.

ASCOLTOPer la prova di ascolto ho inserito il PS Audio BHK250 nel mio impianto abbinandolo al pre Lamm L2Reference in collegamento single ended o direttamenteal DAC/pre AURALiC VEGA in modalità bilancia-ta. I diffusori utilizzati sono le Magneplanar 1.7 constand Mye Sound e crossover esterni autocostruiti,mentre il cablaggio di segnale, potenza ed alimen-tazione è Neutral Cable della serie Fascino e Reference.Come sorgente digitale via USB ho impiegato il miomusic server (Windows 8.1) con scheda USB JCAT ali-mentata a batterie (Bakoon BPS-02), sul quale giranoalternativamente i software JPLAY, JRiver 21 e Roon.In alternativa lo streamer AURALiC ARIES e una mec-canica Project CD Box RS collegata via S/PDIF.PS Audio raccomanda di effettuare un rodaggio di al-meno un centinaio di ore, lasciando acceso il finale,pur senza la necessità di inviargli un segnale. Non sa-pendo se l’unità ricevuta in prova avesse già effettuato

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ad una focalizzazione, dei dettagli e dell’immaginegenerale, di alto livello. A stupire è la grazia e la coe-renza della gamma media ed alta: voglio dire con que-sto che ero pronto ad un basso profondo, ben mo-dulato ed articolato, ma non lo ero affatto rispetto adun medio alto esteso, delicato, in grado di porre in evi-denza le più minute sfumature e nuance; certamen-te l’abbinata con le Magneplanar, sotto questo aspet-to, si è rivelata particolarmente felice, regalandomi oreed ore di ascolti a tratti emozionanti, a tratti rivela-tori di dettagli mai percepiti prima, in ogni caso sem-pre ed invariabilmente piacevolissimi. Un altro pa-rametro sul quale il BHK non ha nulla da invidiareè quello della velocità: la sua grande potenza vienerilasciata in modo fulmineo, contribuendo ad una rap-presentazione davvero realistica dei transienti. Tra-dotto dalla lingua audiofila all’italiano questa frasesignifica che, ascoltando l’arcinota MediterraneanSundance, tratta da Friday night in San Francisco di Pacode Lucia e Al Di Meola (FLAC 176,4 KHz 24 bit), ilsuono delle chitarre è esplosivo, velocissimo, ed an-che la componente percussiva (i colpi sulla cassa del-la chitarra) è ugualmente veloce e profonda. Nondi-meno la ricchezza armonica del BHK e la sua accu-ratezza permettono chiaramente di percepire non solole differenze tra i due strumenti, ma anche lo spaziofisico all’interno del quale è avvenuta la registrazio-ne. Il combinato disposto (per usare una locuzione tan-to di moda oggigiorno) di solidità in basso e graziasul medio alto, produce un equilibrio timbrico di gran-de effetto e fascino. Davvero sembra che le peculia-rità migliori delle tecnologie a stato solido e valvo-

lare, siano state fuse producendo un perfetto mix ca-ratterizzato da grande equilibrio. Tra l’altro devo no-tare che questo BHK non è il primo ibrido che mi ca-pita per le mani, giacché questo tipo di amplificato-ri sono in giro ormai da tanti anni ed in numero co-spicuo; sarà l’alimentazione particolarmente curatao, come dice il progettista, l’uso di MOSFET di un cer-to tipo, sta di fatto che questo finale sfoggia un suo-no coeso, senza predilezioni per un certo range di fre-quenze rispetto ad altre, insomma tanti aspetti positiviche non mi era mai capitato di rilevare in altri ibri-di, tali da condurre ad un risultato complessivo di au-tenticità e realismo assoluto capace di promuovere lagioiosa comunione emotiva tra ascoltatore e musica.Ho utilizzato l’aggettivo “gioiosa” perché, nel periododi permanenza del BHK in sala di ascolto, è stata que-sta la sensazione che ho provato più spesso: gioia. Unagioia capace di indurre spensieratezza e relax. Perchéfaccio questa osservazione? Beh, perché la mia am-plificazione di riferimento, pre Lamm L2 Referencee finali Lamm Reference 1.2, che giudico superiore alPS Audio BHK rispetto ad alcuni parametri presi iso-latamente - uno su tutti è la micro grana - richiede unapproccio all’ascolto assai diverso. Per intenderci: èmolto difficile mettere su della musica e fare qual-cos’altro mentre suonano quegli apparecchi; è comese ti costringessero a concentrarti, ad isolarti da ciòche ti sta attorno, sprofondando in un universo so-noro complesso, a volte drammatico, nel quale i chia-roscuri ed i forti tagli di luci ed ombre la fanno da pa-drone. Tutt’altra faccenda l’ascolto del PS Audio: quila cifra stilistica è quella dalla rilassatezza, del ritmo,

Il pannello posteriore del BHK 250 con tutte le connessioni bilanciate e sbilanciate. Si può vedere ancheil portellino amovibile che protegge le due valvole Genelax.

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ma a quella parte di essa che evoca sensazioni gioiose.Certo, per continuare il parallelo con l’accoppiataLamm, mi viene da dire che entrambi gli apparecchinon fanno nulla per sedurre gli audiofili. Talvolta sembrano quasi dimessi, quasi a volersi scher-nire, contrariamente a ciò che accade con i due col-leghi svizzeri citati in precedenza, che sembra vo-gliano sempre lasciarti intendere quel che possono faregrazie alle loro sbalorditive prestazioni. Ecco: ilBHK, come i Lamm, è un apparecchio che non ha sma-nie di protagonismo, che non ha problemi a fare unpasso indietro per lasciare il palcoscenico alla vera pro-tagonista: la musica. Questo, credo, è il più grandecomplimento che potessi fare a questo finale.

CONCLUSIONIIl PS Audio BHK Signature 250 ha tutto ciò che è le-cito attendersi da un finale della sua categoria: è po-tente, veloce, ha una gran dinamica. La sua capaci-tà di ricreare un soundstage coerente e ben focalizza-to lo pone tra i migliori apparecchi della categoria ri-spetto a questo parametro. Potrei andare avanti ancora per un po’ estrapolandospecifici parametri per poi tessere le lodi per come ilBHK si comporta rispetto a loro, ma sarebbe inutile.A mio parere la ragione ultima della bellezza di que-sto finale è come esso sia capace di tradurre tali sin-goli elementi in una performance musicale coerentee musicalmente efficace. Il tutto ad un costo che, sep-pur alto (anzi altissimo per il resto del mondo al difuori della cerchia audiofila), è da considerarsi estre-mamente competitivo.

del coinvolgimento che ti fa battere il piedino e for-se anche alzare dalla poltrona e ballare, assieme aduna solarità che ugualmente ti inchioda alla musica,

CARATTERISTICHE TECNICHE

Input: 1xRCA (Unbalanced)+ 1xXLR (Balan-ced)Output: 2 coppie per canaleGuadagno: 30.5dB (±0.5dB)Sensitivity: 1.2VRumore: Inferiore a -85dBV (100-20kHz) Impedenza di ingresso: Unbalanced: 100kΩBalanced: 200kΩImpedenza d’uscita: <0.1Ω (@50Hz, 2.8VRMS)Risposta in frequenza:10Hz - 20kHz (±0.1dB)10Hz - 200KHz (+0.1/-3.0dB)THD: 20-20KHz: <0.1% (1W@8Ω)Potenza d’uscita (1kHz @ 1%THD):8Ω: 250W (300W)4Ω: 500W (600W)2Ω: Stable for musical transient

Prezzo (IVA inclusa): Euro 12.000,00

Distributore:MPI ElectronicTel. 02-9361101Web: www.mpielectronic.com

Un dettaglio delle valvole Genelax Gold Lion 6922