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Hermann Hesse “Al di là delle immagini e della storia” a cura di Pier Carlo Della Ferrera con saggi di Alessandro Melazzini, Giuseppe Curonici e Regina Bucher

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Hermann Hesse “Al di là delle immagini e della storia”

a cura di Pier Carlo Della Ferreracon saggi di Alessandro Melazzini, Giuseppe Curonici e Regina Bucher

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[III]

“Al di là delle immagini e della storia”

La mia nascita avvenne in una delle prime

ore della sera di un caldo giorno di luglio, ed

è la temperatura di quell’ora che inconscia-

mente ho amato e cercato per tutta la vita.

Sono figlio di genitori pii che ho amato

teneramente e che ancor più avrei amato se

non mi avessero fatto conoscere per tempo

il quarto comandamento.1

Hermann Hesse nasce a Calw, cittadina delWürttemberg poco lontana da Stoccarda, il2 luglio 1877, secondogenito di Johannes edi Marie Gundert. Il padre, cittadino russo diorigine baltica, già attivo presso una mis-sione pietista, lavora per una casa editrice ditesti religiosi; il nonno materno, a lungomissionario in India, vanta una profonda evasta conoscenza del mondo orientale.Dal 1881 al 1886 Hesse risiede a Basilea, doveil padre viene chiamato come redattore dellarivista delle missioni. Tornato a Calw con lafamiglia, dal 1888 frequenta a Göppingen laLateinschule e supera, nel 1891, il difficileesame di Stato (Landexamen). Nell’autunnopuò così entrare nel prestigioso seminarioevangelico di Maulbronn.

Bastava che udissi un “Devi” per sentirmi

rivoltare tutto e rendermi ostinato. Si può

immaginare se questa caratteristica ebbe un

grande e dannoso influsso sui miei anni di

scuola. Ogni tentativo di fare di me un uomo

utile terminava con un insuccesso, o piuttosto

con vergogna e con scandalo, con la fuga o

con l’espulsione.

Nel marzo del 1892, insofferente alla rigidadisciplina imposta dalla vita del seminario, ilgiovane Hermann fugge dal collegio; vienetrovato semiassiderato nella campagna cir-costante e immediatamente espulso dall’isti-tuto. Segue un periodo di inquietudine, diaffannosa ricerca di identità e di conflitto coni familiari e con la religione: cerca più volte diriprendere gli studi, ma senza risultato; giun-ge persino a tentare il suicidio e per questoè ricoverato in una casa di cura per malati dimente ed epilettici.

A quindici anni, quando nella scuola ebbi

fatto cilecca, incominciai a istruirmi da me,

con coscienza e con energia; fu mia fortuna

e mio piacere che nella casa di mio padre ci

fosse la grandiosa biblioteca del nonno: una

gran sala piena di vecchi libri, che conteneva

fra l’altro tutta la letteratura e la filosofia

tedesche del diciottesimo secolo.

Fallito il primo esperimento di lavoro comecommesso di libreria a Esslingen, nel giugnodel 1894 Hesse intraprende un duro appren-distato in una fabbrica di orologi da campa-nile. Alla fatica manuale riesce ad affiancareun tenace impegno intellettuale di autodidattae acquisisce, grazie soprattutto alla bibliotecadel nonno, una solida formazione culturale,che ha il suo punto di forza nella lettura ditesti religiosi, di filosofia orientale e di Goethe.Trasferitosi a Tübingen nel 1895, trova im-piego nella libreria Heckenhauer e segue corsi

di ragioneria. Continua a detestare la scuola,ma ama sempre più la cultura e nel clima,denso di suggestioni, della piccola città uni-versitaria arricchisce le sue conoscenze filo-sofiche, leggendo Nietzsche, e soprattutto lasua preparazione letteraria, volgendosi agliautori del romanticismo tedesco tra i qualiNovalis e Brentano. Si dedica anche allo stu-dio delle lingue e della storia dell’arte. Allafine del 1898 pubblica a Dresda, presso l’edi-

Pagina precedente:

Hans Sturzenegger

(1875-1943),

Hesse leggendo,

olio su tela, 1912

A sinistra:

Lettera con acquarello

di Hermann Hesse

al figlio Heiner,

dicembre 1932

A destra:

Hesse con la famiglia

nel 1889, all’età di

12 anni; da sinistra a

destra: lo scrittore,

il padre, la sorella

Marulla, la madre, la

sorella Adele e il

fratello Hans

1 Questa e le successive citazioni autobiografiche di Hesse sono

tratte da H. HESSE, Il romanzo della mia vita. Scritti autobiografici

(1957), trad. di G. RUSCHENA ACCATIN, Milano, Mondadori, 1961.

Il romanzo della vita di Hermann Hesse

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Hermann Hesse

tore Pierson, la sua prima opera, seicento esemplari di una raccolta di poesie dal signi-ficativo titolo: Canti romantici (Romantische

Lieder). L’anno successivo si cimenta con ungenere affine, la prosa breve, nell’antologiadi racconti Un’ora dopo mezzanotte (Eine

Stunde hinter Mitternacht), che esce a Lipsia

per i tipi dell’editore Eugen Diederichs eincontra i favori della critica. Si avvia cosìalla soluzione della sua prima grave crisi esi-stenziale, grazie alla felice conclusione delsuo apprendistato di libraio e al promettenteinizio di una attività letteraria vera e propria.

Nel campo della cultura il vivere nel puro

presente, nel nuovo e nel nuovissimo, è in-

sensato e insopportabile, solo un continuo

rapporto con ciò ch’è stato, con la storia, con

l’antico e con l’antichissimo, rende possibile

la vita dello spirito. Infatti per me, esaurita

quella prima sete, fu una necessità dal mare

delle cose nuove ritornare all’antico, e così

feci, passando dal commercio dei libri nuovi

all’antiquariato.

Dal 1899 al 1903 Hesse torna ad abitare aBasilea; lavora come commesso libraio, primapresso Reich e successivamente presso l’anti-quario Wattenwyl. Grazie alla sua attività di

pubblicista e recensore raggiunge una certafama e può così entrare in contatto con il mon-do culturale della città, che sente ancora vivis-sima l’eco del pensiero di Jakob Burckhardt,morto pochi anni prima; il pessimismo storicodell’intellettuale svizzero influirà in manieradeterminante sulla sua opera.

Nel 1901 compie il suo primo viaggio inItalia, dove torna due anni dopo. La visita diGenova, Venezia, Ravenna, ma soprattuttodella Toscana e dell’Umbria destano in luiun culto per la bellezza intriso di partecipa-zione morale che costituisce fonte di intenseemozioni e motivo di ispirazione per un breveprofilo di San Francesco d’Assisi, edito nel1904. Sempre nel 1901 esordisce come ro-manziere negli Scritti postumi e poesie di

Hermann Lauscher (Hinterlassene Schriften

und Gedichte von Hermann Lauscher), am-pliati e ripresentati nel 1907col titolo Hermann

Lauscher. Dopo la scomparsa della madre, acui dedica la raccolta di poesie Gedichte, frail 1903 e il 1904 pubblica – a puntate sulla“Neue Rundschau” e in volume coi tipi dell’autorevole editore Fischer di Berlino –Peter Camenzind. Autobiografico, incentratosul tema della realizzazione e dell’educazioneindividuale raggiungibili solo a prezzo dellarottura e del distacco dalla comunità, il ro-

Illustrazione del

libro Calwer histori-

sches Bilderbuch

der Welt (Calw, 1883;

Stuttgart, 1987) che si

trovava nella biblioteca

del nonno di Hesse,

Hermann Gundert, e di

cui lo scrittore parla

nel racconto L’infanzia

del mago

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“Al di là delle immagini e della storia”

manzo rappresenta il primo grande successoletterario di Hesse, che può così lasciare ilmestiere di libraio. Nel 1904 sposa Maria Bernoulli, discenden-te della celebre famiglia di scienziati basile-si, fotografa e pianista di grande sensibilità.Con lei si stabilisce a Gaienhofen, un tran-quillo villaggio sul lago di Costanza, e dalmatrimonio nasceranno i figli Bruno(1905), Heiner (1909) e Martin (1911).Deciso a dedicarsi alle lettere in un propizioisolamento, abita per alcuni anni in unacasa di contadini e poi in una di sua pro-prietà, con giardino, frutteto e una bellissimavista sul lago e sui monti.Inizia, per Hesse, un periodo di intenso lavoro:nel 1906 pubblica Sotto la ruota (Unterm Rad),sopita reminiscenza delle sue traumaticheesperienze scolastiche; tra il 1907 e il 1912 i vo-lumi di racconti Da questa parte (Diesseits),

Vicini (Nachbarn) e Vie traverse (Umwege),nonché la raccolta di poesie In cammino (Un-

terwegs); nel 1910 il romanzo Gertrud, chemette a fuoco il problema del fragile, proble-matico equilibrio tra la vocazione artistica ela vita concreta. All’attività più propriamenteletteraria affianca quella di giornalista: colla-bora a vari periodici (“Neue Rundschau”, “Sim-plicissimus”, “Die Propyläen”, “Die Rheinlan-de”) ed è tra i fondatori, con Ludwig Thoma,della rivista liberale “März”, strumento di op-posizione al regime autoritario di Guglielmo IIe al gusto piccolo-borghese dilagante in lette-ratura. Entra in contatto con intellettuali eartisti di primo piano, tra i quali Thomas Manne Stefan Zweig.Ma la stagione della serena e tranquilla vitasedentaria sta volgendo al termine, anche acausa delle crescenti difficoltà che incontra ilsuo rapporto matrimoniale. Agitato da profon-da inquietudine, suggestionato dalla vastitàdel mondo, Hesse avverte l’intima esigenza diesperienze diverse. Decide così di partire perl’Oriente, per conoscere i luoghi dove era natala madre e di cui molto aveva sentito parlare:tra il settembre e il dicembre del 1911, conl’amico pittore Hans Sturzenegger, compieun viaggio di grande portata, raggiungendoCeylon, la Malaysia, Singapore e Sumatra. Neracconterà impressioni e suggestioni nellamiscellanea di note, poesie e racconti dal ti-tolo Dall’India. Appunti di un viaggio indiano

(Aus Indien. Aufzeichnungen von einer indi-

schen Reise), che darà alle stampe nel 1913.

Nel frattempo, tornato dall’Asia e assecon-dando il desiderio della moglie, aveva lasciatoGaienhofen per trasferirsi con la famiglia allaperiferia di Berna, nella casa già abitata daun altro amico pittore, Albert Welti. Ma nep-pure la bellezza e le comodità della capitalesvizzera riescono a salvare la relazione coniu-gale con Maria, ormai inariditasi; i temi dellavicenda familiare di questi anni confluiscononel 1914 in un nuovo romanzo, Roßhalde.Intanto, a conferma di un antico presenti-mento dello scrittore e ad aggravare lo statodi profonda crisi morale, personale e univer-sale, è scoppiata la guerra.

No, non potevo condividere l’entusiasmo per

la bellezza dei tempi, e così per la guerra

soffrii penosamente dal principio alla fine, e

per anni disperatamente lottai contro quella

sventura arrivata apparentemente dal di fuori

e a ciel sereno, mentre intorno a me tutti ne

parevano quanto mai entusiasti.

Con uno scritto appassionato apparso sulla“Neue Zürcher Zeitung” del 3 novembre 1914– Amici, non questi accenti (O Freunde, nicht

diese Töne) – Hesse denuncia il massacro,richiamandosi all’insegnamento goethianoe appellandosi alla ragione contro ogni fana-tico nazionalismo. La stampa tedesca reagiscetacciandolo di disfattismo, ma non tarda agiungere, da più parti, anche un vasto con-senso: tra coloro che esprimono solidarietàcon la sua coraggiosa presa di posizione loscrittore francese Romain Rolland, il più illu-

stre esponente del movimento pacifista deltempo, a cui Hesse si legherà in un rapportodi reciproca, profonda stima e che incontreràa Lugano nel 1920. Dichiarato inabile al ser-vizio militare a cui si era presentato comevolontario, per tutta la durata del conflittomondiale opera a sostegno dei soldati tede-

Le “petit cénacle”,

la cerchia degli amici

di Tubinga, in una

fotografia del 1899;

Hermann Hesse è al

centro, tra O.E. Faber

e L. Finckh (a sinistra)

e C. Hammelehle e

O. Rupp (a destra)

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Hermann Hesse

schi internati in Italia, Francia, Russia eInghilterra; per questi fonda un giornale(1916) e una casa editrice. L’attività pubbli-cistica ed editoriale costituiscono la parteprevalente del suo impegno intellettuale diquesti anni, mentre il più importante lavoroletterario, Knulp (1915), si limita a riprenderetre storie, già abbozzate prima della guerra,sull’impossibile, tragica fuga di un emargi-nato.

Il primo [grande mutamento della mia vita]

era avvenuto nell’attimo in cui avevo deciso

coscientemente di diventare un poeta. La

stessa cosa si ripeteva ora negli anni della

guerra. Mi vidi di nuovo in conflitto con un

mondo col quale ero vissuto sino allora in

pace. Di nuovo tutto falliva, ero solo e mise-

rabile, tutto ciò che io dicevo e pensavo veniva

dagli altri ostilmente frainteso. Doveva dun-

que essere in me qualcosa fuori di posto, se

venivo così in conflitto con il resto del mondo.

[…] e così imparai sempre meglio a lasciare

che i conflitti dell’universo facessero il loro

corso, e potei occuparmi della mia parte di

colpa nella confusione generale.

Questo fece parte del mutato quadro della

mia vita, come la perdita della mia casa,

della mia famiglia, e di altri beni e comodità.

Incalzano lutti e avvenimenti dolorosi: nel1916 muore il padre e il figlio Martin si am-mala di meningite; nel 1918 la moglie avvertei primi sintomi di una grave malattia mentalee l’anno dopo viene ricoverata in una clinica.Lo scrittore, in preda a un esaurimento ner-voso, si avvicina alla psicoanalisi e si sotto-pone alle cure di un allievo di Jung, il dottorJoseph Bernhard Lang, col quale stringe ami-cizia. È lui che gli consiglia di annotare e dicercare di interpretare e rappresentare i suoisogni. Nascono così le prime esperienze pit-toriche di Hesse, che nel 1917 abbozza in untaccuino alcuni schizzi durante un soggiornoa St. Moritz, un anno più tardi illustra conacquerelli una serie di dodici poesie e neldicembre del ‘19 espone a Davos nella suaprima personale.

Allorché la guerra fu finalmente terminata

anche per me, nella primavera del 1919, mi

ritirai in un angolo fuori mano della Sviz-

zera facendomi eremita.

Hesse si separa definitivamente dalla fami-glia e si trasferisce, verso la metà di maggiodel ‘19, a Montagnola, vicino a Lugano; perdodici anni abiterà in quella casa Camuzzi chei suoi scritti e i suoi acquerelli renderannocelebre. In condizioni economiche precarie,a causa della svalutazione del marco tedesco,riesce a tirare avanti grazie all’appoggio dialcuni amici. Pur vivendo, anche psicologica-mente, una situazione dolorosa, recupera unacreatività minacciata d’isterilimento.Sono infatti di questi anni il romanzo Demian,in cui si ritrovano gli echi più immediati dellarecente crisi e dei tentativi di superarla graziealla psicanalisi, L’ultima estate di Klingsor

(Klingsors letzter Sommer), il rapporto di unpittore con una natura ribelle allo sforzo d’e-sprimerla, Klein e Wagner, la raccolta Fiabe

(Märchen) e il più famoso romanzo di Hesse,Siddharta, che vede la luce nel 1922 ispiratoda uno slancio mistico temperato da vigilerazionalità. Sintesi culturale e umana fraOriente e Occidente, la nuova opera costitui-sce una sorta di apologo sulla rinuncia al realeintesa come mezzo per la conquista dell’indi-vidualità più autentica.Nel 1924 Hesse ottiene il divorzio dalla primamoglie e la cittadinanza svizzera; sposa lacantante lirica Ruth Wenger, ma l’unione,subito segnata da difficoltà e incomprensioni,

Atto del terzo

matrimonio

di Hermann Hesse,

contratto con Ninon

Dolbin a Montagnola

il 14 novembre 1931

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“Al di là delle immagini e della storia”

Hermann Hesse

nel 1937

avrà breve durata. La nuova crisi culmina nel1927, anno del secondo divorzio e della pub-blicazione di una delle opere più emblemati-che e tormentate di Hesse, Il lupo della steppa

(Der Steppenwolf). Angoscioso monito controla guerra incombente, il romanzo descrivela nevrosi di una generazione e la malattia diun’epoca riflesse nei profondi contrasti chealbergano nell’anima del protagonista. Intan-to, dopo aver pubblicato nel 1928 la raccoltadi poesie Krisis, lo scrittore sta attendendo aun altro ambizioso lavoro che uscirà nel 1930,Narciso e Boccadoro (Narziß und Goldmund),storia di un’amicizia ambientata in un me-dioevo immaginario i cui protagonisti rap-presentano i poli di un irrisolto dualismo travita ascetica e apertura al mondo.Nonostante l’imminente catastrofe del secondoconflitto mondiale, gli anni più tormentati edifficili di Hesse sembrano ormai alle spalle,grazie a una raggiunta maturità e al felicematrimonio con Ninon Dolbin, giovane vien-nese dedita a studi di archeologia classica, chelo scrittore sposa in terze nozze nel 1931. Conlei, compagna fedele per il resto della sua vita,va ad abitare nella Casa Rossa di Montagnolamessagli a disposizione dall’amico Hans C.Bodmer. L’anno successivo sintetizza gli inte-ressi religiosi e la mitizzazione dell’Orientenel breve ma delizioso racconto II pellegri-

naggio in Oriente (Die Morgenlandfahrt), pre-ludio alla grande impresa finale de Il giuoco

delle perle di vetro (Das Glasperlenspiel).Presentato parzialmente a puntate tra il 1934e il 1940 e pubblicato solo nel 1943 in volu-me a Zurigo, il romanzo rappresenta l’apicedell’opera narrativa di Hesse e risente forte-mente del clima politico del momento. Laproposta a cui approda, pur nell’estremo uto-pismo di una patria ideale di sapienti e arti-sti, costituisce un atto di fiducia nella possi-bile rivalutazione della civiltà, alla quale tuttigli intellettuali dovrebbero credere e in qual-che modo collaborare.La salita al potere di Hitler segna un periododi difficili rapporti tra Hesse e gli editori tede-schi. Il regime lo tratta come un autore “sgra-dito”: dei suoi numerosi scritti solo le raccolteNuove poesie (Neue Gedichte) e Pagine com-

memorative (Gedenkblätter) vengono pub-blicate in Germania durante il nazismo. Eglirisponde lasciando l’Accademia Prussiana delleArti e impegnandosi a favore degli scrittoriin esilio: ospita, tra gli altri, Thomas Mann e

Bertold Brecht. Hesse inaugura il dopoguerracon una miscellanea di saggi politici, Guerra

e pace (Krieg und Frieden), del 1946, a cui faseguire, nel 1951 e nel ‘55 Prosa tarda (Späte

Prosa) e Incantesimi (Beschwörungen). Nel1946 ottiene il Premio Goethe e il PremioNobel per la letteratura. Non si reca né aFrancoforte, né in Svezia, dove manda la mo-glie. Nel 1955 i librai tedeschi gli conferisconoil Premio per la Pace.Continua a scrivere fino all’ultimo, ma in ma-niera frammentaria. Abbandona la pittura e sidedica al giardinaggio nella quiete di Monta-gnola. Raccoglie in volume lettere e prose,cura le edizioni delle sue opere e si limita a farstampare opuscoli e fogli isolati per amici econoscenti in cambio o in risposta a messaggidi auguri che gli arrivano da tutte le parti delmondo.

Poiché la cosiddetta realtà per me non ha

una parte molto importante, poiché il pas-

sato spesso mi riempie di sé come fosse pre-

sente e il presente mi appare infinitamente

lontano, ecco che anche il futuro io non lo

posso scindere così bene dal passato come si

fa per solito. Io vivo molto nel futuro, e perciò

non ho bisogno di terminare con oggi la mia

biografia, ma posso tranquillamente farla

procedere.

Voglio raccontare in breve come la mia vita

percorre fino al termine il suo arco.

All’età di più di settant’anni, subito dopo che

due università mi avevano conferito la laurea

ad honorem, fui trascinato in tribunale per

aver sedotto con arti magiche una giovane

ragazza. In carcere chiesi il permesso di

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Hermann Hesse

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“Al di là delle immagini e della storia”

occuparmi di pittura. Mi fu concesso. Degli

amici mi portarono colori e pennelli, e io

dipinsi sulla parete della mia cella un piccolo

paesaggio.

Esso comprendeva quasi tutto ciò che mi

aveva dato gioia nella vita, fiumi e monti,

mare e nuvole, contadini alla mietitura, e

una quantità di altre cose belle di cui sod-

disfarmi. Ma nel mezzo del paesaggio pas-

sava un minuscolo treno, con la testa c’era

già dentro come un verme nella mela, la lo-

comotiva era entrata già in un piccolo tun-

nel, dal cui imbocco oscuro usciva a fiocchi

il fumo.

Davanti a quell’immagine stavo un giorno

nella mia prigione, quando vi irruppero le

guardie e vollero strapparmi al mio felice

lavoro. Allora sentii una stanchezza, come

una nausea per tutta quella faccenda e per

la realtà nel suo complesso, brutale e insulsa.

Mi sembrò ora di metter fine allo strazio. Se

non mi era concesso di giocare indisturbato

il mio innocente gioco di artista, mi vedevo

costretto a servirmi di quelle altre più serie

arti cui avevo dedicato tanti anni della mia

vita: senza magia quel mondo era insoppor-

tabile.

Mi ricordai del precetto cinese: tenni il fia-

to per la durata di un minuto liberandomi

dell’illusione della realtà. Pregai gentilmente

le guardie di aver pazienza ancora per un

momento perché dovevo salire sul treno del

mio quadro per vedere una cosa. Essi risero

come al solito, credendomi tocco nel cervello.

Allora io mi feci piccino ed entrai nel mio

quadro, salii sul trenino e penetrai con esso

nel piccolo tunnel nero. Per un istante si vide

ancora uscire il fumo fioccoso dall’apertura

rotonda, poi il fumo si ritirò e svanì, e con

esso tutto il quadro con me insieme.

Colpito da emorragia cerebrale, Hesse muoreil 9 agosto 1962 nella sua casa di Montagnola.Qui è sepolto nel cimitero di Sant’Abbondio.

Hesse e la moglie

Ninon davanti

alla Casa Rossa

nel 1931

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“Al di là delle immagini e della storia”

Hermann Hesse,

Febbraio in Ticino (particolari),

acquerello, 1925

Hermann Hesse, il Pellegrino d’Oriente

di Alessandro Melazzini*

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Hermann Hesse

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“Al di là delle immagini e della storia”

Hesse e l’amico

Othmar Schoeck in

cammino verso

Castiglione del Lago

durante il viaggio

in Italia dell’aprile 1911

Nei primi tempi successivi alla morte delloscrittore, pochi editori tedeschi avrebberoscommesso sulla fama postuma di HermannHesse (1877 – 1962). Sebbene in vita avessegoduto di un notevole successo, culminatocon il conferimento nel 1946 del premioNobel, la fama del loro connazionale apparivain declino: i lettori scarseggiavano, le venditedei suoi libri languivano.Ma si sbagliavano, come si sbagliava TimothyLeary quando, nel 1963, pubblicò in Americail saggio che avrebbe dato origine a un incre-dibile “Hesse-Boom”, facendo assurgere loscrittore svevo al ruolo di profeta di quella“generazione psichedelica” che vedeva nel con-sumo di allucinogeni la via maestra per rag-giungere il Nirvana.1 Se Leary si fosse infattisoffermato un poco più a fondo sugli scrittidi Hermann Hesse, sarebbe stato più cautonell’interpretare i suoi romanzi come descri-zioni di un “viaggio” lisergico.2

Ma, d’altronde, fu anche grazie a quella rice-zione errata che migliaia di giovani entusia-sti, attirati dall’esotismo di Siddharta e da unalettura del Lupo della Steppa inteso comeun manuale di “sesso, droga & musica jazz”,contribuirono a riportare l’attenzione del pub-blico su Hesse, elevandolo poi al rango di veroe proprio classico moderno, in grado di var-care i confini geografici e culturali in cui lesue opere erano state concepite per divenirepatrimonio della letteratura mondiale.Ed è proprio su scala mondiale che viene cele-brato quest’anno il 125° anno di nascita e il 40°della morte di Hesse, un doppio anniversarioche ha fornito l’occasione per una fitta serie dimanifestazioni coordinate in vari Paesi: Ger-mania, Italia, Svizzera e perfino India.3

Allo scrittore, che non riteneva esserci“niente di più odioso […], niente di più stu-pido dei confini”,4 una celebrazione così “glo-bale” avrebbe fatto certamente piacere, anchese, noto per la sua indole schiva e riservata,il fasto che tali manifestazioni si trascinanoappresso lo avrebbe probabilmente lasciatoperplesso. Il radicato internazionalismo di Hesse, chein vita sua rimarrà sempre estraneo a qual-siasi concetto di Nazione, è da intendere piùcome il frutto di una giovanile e spontaneaassimilazione dello spirito “cristiano e quasi completamente a-nazionale” 5 della casa pa-terna, che di una scelta meditata e riflessaavvenuta in età matura.

Il padre è, infatti, cittadino russo di originebaltiche, la madre tedesca, con ascendenzesvizzero-francesi. Entrambi i genitori sonodi acceso e rigido credo pietista: in passatohanno prestato servizio in India come mis-sionari per trasferirsi poi a Calw, cittadinasveva della Germania meridionale. Il nonnomaterno, Hermann Gundert, è un celebrefilologo orientalista, proprietario di unaricca biblioteca, dove il nipote assimila iprimi nutrimenti spirituali e respira quelfascino d’Oriente che lo incanterà per tuttoil corso della sua lunga vita.Gli anni dell’infanzia e della prima giovinezza,“bella e profondamente vissuta, ma non faci-le”,6 riverbereranno in tutta l’opera di Hesse,che spesso narrerà nei suoi romanzi, in formapiù o meno alterata, eventi biografici ricon-ducibili a quei primi anni fondamentali perla sua sensibilità artistica, ricchi di “sensazionidolcissime ed intense, di passioni sofferte edistintive”,7 da cui egli instancabilmente attin-gerà la propria malinconia. Agli anni inno-centi dell’infanzia, all’assidua ricerca di uncontatto libero e diretto con la natura, si le-gherà quella alta “poesia del vagabondare”8

che costituisce il filo rosso di tutta l’operahessiana.Dal quarto al nono anno di vita del figlio, igenitori si trasferiscono temporaneamente aBasilea, dove il “senza patria” Hermann, chefino ad allora ha viaggiato con passaportorusso, ottiene la cittadinanza svizzera. Ri-tornata la famiglia in Germania, diventa cit-tadino tedesco, per poi acquisire di nuovocittadinanza svizzera, una volta che, in etàmatura, stabilirà definitivamente la sua resi-denza a Montagnola, nel Canton Ticino.Anche da questa girandola burocratica pos-siamo intuire come Hesse abbia viaggiatomolto e, in effetti, durante la prima metàdella vita egli intraprende spesso viaggi chepossano interrompere la tranquilla monoto-nia dei suoi giorni, cercando alimento per ilproprio animo inquieto in terre lontane.Hesse viaggiatore evita gli scontati luoghituristici, ammirando più la naturale magiadei riflessi nella laguna piuttosto che il fastodi Palazzo Ducale, conversando con una sem-plice famiglia contadina piuttosto che dilun-garsi negli Uffizi, riempiendo pagine e pagi-ne dei suoi taccuini e traducendo spesso leimpressioni tratte, non solo in diari di viag-gio come il Dall’India (1913) o il Viaggio a

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[XIV]

Hermann Hesse

Hesse a Fiesole

nel 1906

Norimberga (1927), ma anche in numerosiracconti e poesie.Quasi tutti i suoi viaggi puntano al Sud, tantoche, con teutonica precisione, Volker Michels,il curatore dell’opera hessiana, ricorda comein tutta la sua vita lo scrittore non abbia tra-scorso neppure un mese al di là del 50° dilatitudine, né si sia mai spinto più a nord diBrema.9

Meta preferita è l’Italia, dove Hesse si ine-bria di quella “sincerità di vita, sotto la nobi-litante tradizione di una storia e di una civiltàclassica”10 che lo spingerà a ritornare frequen-temente nella penisola.Dai suoi viaggi reali e da quelli compiuti daisuoi personaggi letterari, Hesse giungeanche a celebrare – ci sia concesso questopiccolo campanilismo – le “maestose collinecostellate di vigneti, profondamente ondulate

e terrazzate” 11 della Valtellina e i suoi pro-dotti, tanto che Peter Camenzind (1904), il “figlio della montagna” 12 dell’omonimo ro-manzo che lo rende famoso ed economi-camente indipendente, per lenire i doloridell’animo si abbandona con preoccupantefrequenza al “sapore aspro ed eccitante”13 delrosso vino valtellinese, ritenendo che questabevanda sia in grado – altro che L.S.D.! – difargli compiere magie, creare e poetare.Con questo non si pensi tuttavia di liquidareil Camenzind come un semplice beone, seb-bene egli stesso nei momenti di sconforto siconsideri tale. Al contrario, il libro si ricol-lega alla nobile tradizione del “Bildungsro-man”, il romanzo di formazione in linguatedesca – che annovera capolavori come ilWilhelm Meister di Goethe, l’Enrico di

Ofterdingen di Novalis e l’Enrico il Verde di

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“Al di là delle immagini e della storia”

Frontespizio e antiporta

della prima edizione

italiana de Il giuoco

delle perle di vetro

(Milano, Mondadori,

1955), con dedica

autografa di Hermann

Hesse alla vicina di

casa Celestina Daccò

(Montagnola, Museo

Hermann Hesse)

Keller – nel quale si narra il percorso diauto-istruzione d’un giovane che abbandonail proprio borgo per avventurarsi nel mondo,spinto da inquietudine e desiderio di soddi-sfare le sue aspirazioni artistiche formandocosì, attraverso le varie esperienze della vita,la propria personalità, mosso e possedutodallo “Streben”, il romantico anelito di paci-ficazione tra poesia individuale e “prosa delmondo”.14 Comprendiamo quindi come iltema del Viaggio vada inteso nell’opera diHesse non solo in senso geografico, ma anchee soprattutto come metafora del necessarioe doloroso cammino interiore per raggiun-gere la “Heimat”, la patria spirituale, il pro-prio punto di equilibrio e stabile armonia.Il viandante di Hesse è colui che, comel’Emil Sinclair nel Demian (1919), portaimpresso “il marchio di Caino”,15 il marchiodel cercatore e di colui che soffre intima-mente del dissidio tra la propria individua-lità e il mondo borghese, colui che, scavan-do inquieto nel proprio inconscio, è bramo-so di raggiungere quella vita vera, quella vitaautentica che si cela dietro il sipario delleillusioni, dietro l’incessante fluire delle appa-renze e che sola può rasserenare chi avvertecon dolore il tragico sentimento del’umanacaducità.In viaggio sono il letterato giramondoHermann Lauscher (1901), romanzo ancoraacerbo e a tratti improntato a un certo este-tismo di maniera, che nondimeno già espri-me la tipica tematica hessiana. In viaggio, omeglio in fuga, è poi l’impiegato disonestodel racconto breve Klein e Wagner (1920), oil tormentato Harry Haller nel Lupo della

Steppa (1927), così come l’affascinanteBoccadoro di Narciso e Boccadoro (1930),fratello maggiore di quel simpatico vaga-bondo Knulp (1915) che apparentemente siaggira “libero felice e buono a nulla”16 comeil perdigiorno di Eichendorff, ma che infondo avverte malinconicamente la fragilitàdell’esistenza.In viaggio verso se stesse sono anche quellefigure dell’universo hessiano che hanno pre-ferito la “vita contemplativa” alla “vita acti-va”. Pensiamo all’ombroso musicistaKuhn del Gertrud (1910) – il romanzo meno amato da Hesse – e il pittore Veraguthdi Roßhalde (1914), che avvertono con più omeno rassegnazione il contrasto tra le per-sonali ambizioni artistiche e la prosaica realtà

in cui vivono. Due romanzi che, insieme,costituiscono il prodotto di una riflessionesul ruolo dell’artista e i suoi conflitti fami-liari, compiuta da Hesse negli anni trascorsia Gaienhofen sul lago di Costanza (1901 –1912) quando, ispirato da un desiderio difuga dalla città, allora piuttosto popolare in Germania e ravvisabile già nel Peter

Camenzind, si illude di poter condurre un’esistenza sedentaria e contadina insiemealla prima moglie e ai tre figli, ottenendo peròsolo ripulsa per quella che è sostanzialmenteuna vita improntata all’opprimente tranquil-lità borghese.In viaggio è pure Josef Knecht, il leggenda-rio “Magister Ludi” del Giuoco delle Perle di

Vetro (1943), non tanto per le sue numeroseescursioni fuori e dentro la provincia peda-gogica di Castalia, l’utopico stato modellatosui contorni del Ticino in cui si svolge ilromanzo, quanto per il cammino spiritualeche lo porta a compiere il suo ultimo e piùalto atto di servitore ed educatore, non giànei palazzi di un Ordine dello Spirito nobilema arido, bensì al di fuori di esso e là nelmondo. Nell’immersione panica in un lagoalpino e nel sacrificio di se stesso, si compiecosì interamente – è chiara la citazionehegeliana del famoso paradosso del Servo,che nel sacrificio del lavoro diventa Signoredel suo stesso Padrone – l’istruzione del gio-vane Tito Designori.17

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[XVI]

Hermann Hesse

Messa in scenda di

Siddharta al Piccolo

Teatro di Milano

durante la stagione

1999-2000 con la regia

di Lamberto Puggelli,

Massimo Foschi nel

ruolo di Siddharta e

Claudia Carlone in

quello di Kamala

Ma soprattutto è in viaggio Siddharta

(1922), il figlio del bramino che abbandonala casa paterna unendosi agli eremiti peni-tenti, per poi esperire le gioie erotiche dellacortigiana Kamala e infine trovare pace tra-scorrendo la vecchiaia accanto all’illuminatoVasudeva. “Non vado in nessun posto. Sonosoltanto in cammino. Vado errando” 18 è larisposta di Siddharta a Govinda, l’amico chegli chiede dove egli sia diretto, senza capireche la meta del lungo cercare di Siddhartanon è “nient’altro che una disposizione dell’anima, una capacità, un’arte segreta dipensare in qualunque istante, nel bel mezzodella vita, il pensiero dell’unità, sentire l’uni-tà e per così dire respirarla”.19

Il Vagabondo, o ancor meglio, il Cercatore,come Hesse stesso si definisce 20, è colui che,sentendosi estraneo al mondo borghese e daesso non capito, decide di porgersi ai marginidi esso e perseguire il proprio camminoindividuale in solitudine, avverso a ogniautorità, prima fra tutti quella scuola dura-mente criticata in Sotto la Ruota (1906) che,insieme con I turbamenti del giovane Törleß

di Robert Musil pubblicati nello stesso anno,

costituisce un durissimo attacco all’oppri-mente conformismo dell’istituzione collegia-le. Il romanzo giovanile di Hesse – frutto diun’elaborazione letteraria della propriaesperienza scolastica e di quella del fratelloHans – prende spunto dalle vicissitudinicontingenti del seminarista Hans Giebenrathe dell’amico Heilner (il ricorrere simbolico

di nomi in H.H. è tipico degli scritti di Hesse),per risolversi in un’accusa generale all’istru-zione scolastica in quanto tale che, votata almotto dello “spezzare la volontà” dell’alun-no, mira a rendere il futuro uomo un docileingranaggio della macchina sociale. Moltianni più tardi, con la figura del “MagisterLudi” Josef Knecht, Hesse creerà quell’idealedi maestro illuminato, che solo avrebbepotuto salvare il piccolo Hans dalla dispera-zione in cui invece si distrugge annullandosi.Il mito del Viandante raggiunge il culminenel Pellegrinaggio in Oriente (1932), l’affa-scinante racconto di quell’ideale “comunio-ne di anime” già vagheggiata nel Demian ein seguito ricordata da Hesse nel discorso diconferimento del Nobel, ideale che semprecovò anche Friedrich Nietzsche: un’accade-mia dei liberi spiriti di tutti i tempi e tutte lelatitudini in cammino negli spazi e nei secolial servizio – ricordiamoci di Knecht – dellapace e dell’armonia umana e la cui meta,racconta il violinista H.H. protagonista delPellegrinaggio, “non era soltanto un’entitàgeografica, ma era la patria e la giovinezzadell’anima, era il Dappertutto e l’In-Nessun-

Luogo, era l’unificazione di tutti i tempi”.21

Senofonte, Platone, Lao Tze, Novalis e tuttigli altri grandi artisti e uomini di pensieropassati presenti e futuri, tutti i grandi scrit-tori della “Weltliteratur” insieme con i loropersonaggi, costituiscono quei pellegrinialla cui memoria sarà dedicato – in un raffi-nato gioco autoreferenziale – il Giuoco delle

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“Al di là delle immagini e della storia”

Hermann Hesse,

Sguardo sul lago

Ceresio, acquerello,

1924

perle di Vetro, la grande opera senile dedica-ta al nobile ordine spirituale di Castalia,inteso dallo scrittore come utopico contra-sto alla barbara realtà del Reich nazista.22

Il motivo del viaggio interiore viene in par-ticolare arricchito di tematiche mitologichee psicoanalitiche negli scritti successivi allaprofonda crisi che colpisce Hesse durante glianni della prima Guerra Mondiale,23 crisi dacui esce grazie all’interessamento per le teo-rie junghiane sull’inconscio collettivo e a nu-merose sessioni di analisi.Molti personaggi di Hesse vivono, infatti,continuamente in bilico nella zona di confinefra il conscio e l’inconscio, fra i due mondi incui cresce il piccolo Emil Sinclair e nell’abissoin cui si dibatte Klein, costantemente sull’orlodella follia. Si pensi anche a Klingsor (1920),la cui pittura surreale permette all’artista diriattraversare tutte le tappe del profondo, esi pensi soprattutto alla frantumazione inmille “molteplicità di nuclei psichici” 24 del“pazzo” Harry Haller, che si dibatte conti-nuamente lacerato in un’esistenza impossi-bile, contemporaneamente dentro alla so-cietà borghese e fuori da essa, gentile e coltointellettuale ma anche bestia feroce e not-turna.25 Con il Lupo della Steppa Hesse

prende una posizione critica contro i suoiprecedenti romanzi come Camenzind e

Gertrud, in cui ora ravvisa, nonostante tutto,un fondo di falsità. Se Camenzind e Kuhn,constatando la loro condizione di inetti avivere, si rinchiudono pavidamente in unanobile quiete, Harry Haller compie invece ilsalto nell’abisso e guarda negli occhi le pro-fondità della propria anima. Ma questo “dia-logo con l’inconscio”,26 lo Sguardo nel Chaos

(1920) che rivela la vanità di ogni ordine el’interscambiabilità di tutti gli opposti chelacerano l’esistenza, è portatore di un effettocatartico in grado di svelare che i contrastidella vita, la divisione fra Spirito e Natura,tra Buono e Cattivo, tra Yin e Yang non sononient’altro che un velo di Maya celante l’unitàdel Tutto.Solamente attraverso lo sguardo nell’abissosi può, infatti, raggiungere quella “Madre pri-migenia” verso cui tendono tutti i personag-gi di Hesse, ne siano coscienti o meno: quelgrembo originario in cui ogni identità indivi-duale cessa di dolere, per ritornare a fonder-si in una comune origine indifferenziata.27

Il “marchio di Caino” che portano impressoEmil Sinclair e il suo amico e alter-egoDemian non è altro che il marchio del Chaos

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Hermann Hesse

(dal greco �αos ovvero anche baratro, vora-gine che si spalanca), il marchio degli elettiche hanno guardato nell’abisso dell’esisten-za umana riuscendo a scorgerne l’inespri-mibile armonia.Ecco allora il significato di tanti simboli etematiche ricorrenti nella prosa hessiana. Sipensi alla metafora del sogno, unita allalucida coscienza dei limiti della parola. Purcon tutta la sua potenza, il linguaggio nonpuò che evincere dall’uso dei concetti, delledefinizioni che tracciano i confini del pen-siero ma che inevitabilmente sono costrette a limitarlo. Il sogno è, invece, in grado didonare la “libertà di vivere contemporanea-mente tutte le cose pensabili, di scambiareper gioco il dentro e il fuori, di far scorrerecome quinte il tempo e lo spazio”.28 Attraversola sua magia, la realtà trasmuta, sfuma, perdela rigidità del pensiero dialogico e acquistaquella molteplicità e mistero in grado di tra-sformare un omega in un serpente, comesuccede al giovane Boccadoro quando studiaassonnatamente il greco, credendo così dicompiacere l’amico studioso Narciso che, al

contrario, capisce la necessità per l’amico diseguire il proprio destino uscendo dal chio-stro di Mariabronn – variazione di Maulbronn,il collegio in cui studiano Hermann Hesse eHans Giebenrath – per gettarsi nelle bracciadella vita, delle donne e della natura.E si pensi poi alla musica e all’acqua, presen-ze irrinunciabili nell’opera di Hesse, perfettisimboli della serena armonia e dell’esserenel divenire.Quasi in ogni romanzo di Hesse troviamoscorrere libera e impetuosa l’acqua di un fiu-me, o riposare sereno e profondo lo specchiodi un incontaminato lago alpino. Spesso scor-giamo anche librarsi e viaggiare sospese fracielo e terra una o tante nuvole, “eterno sim-bolo del viaggiare, della ricerca, del desiderioe della nostalgia”,29 come avverte Camenzindnel suo bel canto alla natura, sicuro che almondo non vi sia uomo che ama le nuvolepiù di lui.Femminile e materna, l’acqua racchiude gliopposti come il grembo originario dellaMadre,30 e ad essa si affidano terminando laloro vita terrena non solo l’impiegato Kleino il probabile suicida Hans Giebenrath, maanche il leggendario Knecht che, in un’altravita, fu anche Mago della pioggia.Colui che, come il barcaiolo Vasudeva delSiddharta, sa ascoltare la musica del fiume,31

è colui che ha scorto l’Essere dietro l’eternoe cangiante fluire delle onde e possiede ilsorriso dell’illuminato. Ma sorride anche l’amico musicista Pablo, in verità l’immortale Mozart, che, insieme alle sensuali e misterioseamiche Maria ed Erminia, avvia il lupo dellasteppa verso la guarigione, facendogli ricono-scere dietro il crepitio di una vecchia radiola sua musica immortale, quel “linguaggiosenza parole che esprime l’inesprimibile erappresenta l’irrappresentabile”.32

La musica è l’arte assoluta che affascina ecommuove Emil Sinclair, Hermann Lauschere Josef Knecht, il quale, nel progetto nonfinito della sua quarta vita, in lei troverà ciòche l’educazione pietista non gli ha saputodare.La musica “universo di ogni espressionedello spirito, linguaggio supremo della divi-nità”,33 come nota Padre David Maria Turoldo,è per Hesse e i suoi personaggi la più altaespressione di contatto con l’armonia uni-versale. Ecco allora che il sublime Giuoco

Lettera autografa

di Thomas Mann a

Hermann Hesse

del 2 agosto 1916

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“Al di là delle immagini e della storia”

Fontana nel cortile

del monastero di

Maulbronn, dove Hesse

studiò per sette mesi

tra il 1891 e il 1892

delle perle di vetro, nobile capacità dell’as-sociare in un’unica melodia i più vasti campidel vero, del giusto e del bello, non può chepoggiare e trarre origine proprio da quest’arte.E dove la musica è ridotta a stridente esguaiato strimpellare di un violino, lì è segnoche non regna alcuna armonia, come accadenel cupo seminario di Maulbronn in Sotto la

Ruota, dove un collegiale incapace si ostinaottusamente a graffiare il povero strumento,facendo solamente la figura del cretino.La descrizione più bella della prosa hessia-na, paragonata proprio a una composizionemusicale, ci è stata lasciata da Hesse stesso,nell’ironico e acuto racconto – amatissimodall’amico Thomas Mann 34 – dal curiosotitolo di Psicologia Balneare (1925): “S’iofossi un musicista – immagina lo scrittore –potrei scrivere senza difficoltà una melodia adue voci, una melodia composta di due

linee, di due serie di toni e di note, che cor-rispondono, si completano, si combattono,si condizionano a vicenda […] E chiunquesapesse leggere uno spartito potrebbe legge-re la mia doppia melodia, vedrebbe e udrebbe,di ogni nota, la nota opposta, la nota sorellao nemica o antitetica. Ebbene, è proprioquesto, questa doppia vocalità, quest’antitesiin eterno movimento, questa linea doppiache io vorrei esprimere col materiale che hoa disposizione, cioè con le parole e ci lavorodisperatamente e non riesco”.35

Tutte le coppie dallo scrittore, come Narcisoe Boccadoro, Veraguth e Burkhardt, Muothe Kuhn, Siddharta e Govinda, Sinclair eDemian, Knecht e Designori costituiscono,infatti, una melodia a due voci suonata neltentativo di rappresentare il mitico uomoideale che sappia finalmente unire i due polidell’esistenza, vivendo in armonia fra Eros e

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Hermann Hesse

Hermann Hesse,

Case a Montagnola,

gouache, 1920

Logos, fra spirito apollineo e dionisiaco, al dilà di ogni separazione, nella primigeniaunità divina.36

Ma il destino di tutti questi viandanti, risuo-ni in essi più una nota che l’opposta, è unicoe diverso per ognuno. Se Narciso ha scelto lavia della contemplazione, Boccadoro percor-re quella dell’arte e dell’amore sensuale. Seil lupo Harry Haller si aggira brado e anar-chico nella steppa, il “Magister Ludi” JosefKnecht, anche quando abbandona la caricadi maestro del Giuoco lasciando la superbaprovincia pedagogica, compie l’azione con ilproposito di servire e conservare l’Ordinecastalio.Per raggiungere la “Heimat”, Hesse non sistanca di mostrarci come l’unica strada dapercorrere sia la via interiore della propriacoscienza. Ecco perché, quando Siddharta incontra il Buddha, egli ammira e rispetta sommamente il Gotama, ma non ne diventadiscepolo, come invece accade all’amico Govinda, bensì continua a percorrere la pro-pria via, conscio che solo in questo modoegli potrà essere vicino al venerabile.

È, quello di Hermann Hesse, un insegna-mento di libertà e responsabilità semplice etoccante come lo sono tutte le grandi veritàdell’umana saggezza: sii te stesso, percorrila tua strada, perché “un padre può dare asuo figlio il naso e gli occhi, e magari l’intel-ligenza, ma non l’anima. Essa è nuova inogni uomo”.37

* Dottore in economia politica presso

l’Università “Luigi Bocconi” di Milano e

studente di Filosofia e Germanistica

all’Università di Heidelberg.

(e-mail: [email protected])

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“Al di là delle immagini e della storia”

1 Cfr. G. DECKER, Hesse-ABC, Leipzig, Reclam, 2002, p. 187.2 Fenomeni come questi sono noti come “malintesi creativi” e

sono la gioia degli studiosi di letteratura comparatista.3 Cfr. www.hesse2002.de.4 H. HESSE, Wanderung, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1975, p. 9. 5 B. ZELLER, Hermann Hesse, Hamburg, Rowohlt, 2001, p. 40.6 H. HESSE, Hermann Lauscher, trad. di E. BANCHELLI, Milano,

SugarCo, 1991, p. 20.7 E. BANCHELLI, Introduzione a H. HESSE, Hermann Lauscher,

cit., p. 8.8 C. MAGRIS, Prefazione a H. HESSE, Romanzi, Milano, Mondadori,

1977, p. XXV.9 Cfr. V. MICHELS, Prefazione a H. HESSE, Il Viandante, trad. di F.

SOLINAS, Milano, Mondadori, 1993, p. 6.10 H. HESSE, Peter Camenzind, trad. di E. POCAR, Milano, Mondadori,

1980, p. 66.11 H. HESSE, Esperienze in Engadina, in Il Viandante, cit., p. 308.12 H. HESSE, Peter Camenzind, cit., p. 43.13 Ibidem, p. 56.14 C. MAGRIS, Fra il Danubio e il mare, Milano, Garzanti, 2001,

p. 15.15 H. HESSE, Demian, trad. di E. POCAR, in Romanzi, cit., p. 433.16 C. MAGRIS, Prefazione, cit., p. XXV.17 Cfr. H. HESSE, lettera a Rolf v. Hoerschelmann del 22 febbraio

1944 in Ausgewählte Briefe, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 1974,

p. 208.18 H. HESSE, Siddharta, trad. di M. MILA, Milano, Adelphi, 1994,

p. 131.19 Ibidem, p. 175.20 Cfr. H. HESSE, lettera a Vasant Ghaneker dell’aprile 1953 in

Ausgewählte Briefe, cit., p. 405.

21 H. HESSE, Il Pellegrinaggio in Oriente, trad. di E. POCAR, Milano,

Adelphi, 2002, p. 25.22 Cfr. H. HESSE, lettera a Thomas Mann del 23 ottobre 1946 in H.

HESSE e T. MANN, Carteggio, trad. di R. RONCARATI, Milano, SE, 2001,

p. 197.23 Oltre allo sgomento nei confronti di un Europa dilaniata dai

Nazionalisti, nell’”annus horribilis” 1916 Hesse perde il padre, la

prima moglie viene ricoverata in una clinica per malattie mentali

e il figlio Martin è gravemente malato.24 C. MAGRIS, op. cit., p. XXXIII.25 M.P. CRISANAZ PALIN, Nota introduttiva a H. HESSE, Demian, in

Romanzi, cit., p. 301.26 H. HESSE, Blick ins Chaos, Berlin, Seldwyla, 1920, p. 13. 27 B. BIANCHI, Introduzione a H. HESSE, Sull’amore, Milano,

Mondadori, 1988, p. 6.28 H. HESSE, Il Pellegrinaggio in Oriente, cit., p. 26.29 H. HESSE, Peter Camenzind, cit., p. 13.30 Cfr. B. BIANCHI, op. cit., p. 6.31 Si noti come il verbo ascoltare – un ascoltare naturalmente

dell’anima e non dei sensi – compaia già nel titolo del primo

romanzo di Hesse, il già citato Hermann Lauscher.32 H. HESSE, Il lupo della steppa, trad. di E. POCAR, in Romanzi, cit.,

p. 127.33 D.M. TUROLDO in G. RAVASI, Il Canto della Rana, Casale

Monferrato, Piemme 1990, p. 13.34 T. MANN, in H. HESSE e T. MANN, Carteggio, cit., p. 153.35 H. HESSE, Psicologia Balneare, trad. di I.A. CHIUSANO, in Altri

Romanzi e Poesie, Milano, Mondadori, 1996, p. 481.36 Cfr. H. HESSE, Der Ideale Mensch, in Eigensinn macht Spaß,

Ebner Ulm, Insel, 2002, p. 105 s.37 H. HESSE, Knulp, trad. di E. POCAR, in Romanzi, cit., p. 257.

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“Al di là delle immagini e della storia”

Hermann Hesse,

Lago e colline (particolari),

acquerello, 1924

Hermann Hesse, la Svizzera, l’Italia e il Ticino

di Giuseppe Curonici*

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Hermann Hesse

Hermann Hesse è uno degli scrittori più tra-dotti internazionalmente, il più diffuso degliautori del suo tempo. Dopo le edizioni nor-mali o ristrette degli esordi, l’immenso rico-noscimento avvenne nella seconda metà delsecolo da poco conclusosi.Molti degli argomenti trattati da Hesse pos-sono facilmente essere letti in senso univer-sale, e il lettore vi si identifica. Uno è davve-ro fondamentale: la ricerca e la costruzionedella propria personalità. Il secondo è nonmeno ragguardevole: la disponibilità a vede-re tutto il male possibile, a sentirselo addos-so nella propria vita, e nel contempo il biso-gno o la volontà di non cedere al panico, alletentazioni del nichilismo, alla perdita deivalori. Questi sono anche alcuni dei motiviper cui l’opera di Hesse ha suscitato in modoparticolare l’attenzione dei giovani. Il suoritratto dell’uomo in crisi, il Lupo della

Steppa, rappresenta i conflitti e la crisi divalori della civiltà occidentale nella primametà del Novecento. Può valere per chiun-que, anche in altri luoghi e tempi. Un altroaspetto notevole è l’apertura internazionale.Hesse è certo un autore tedesco; ma in luiemerge continuamente il riferimento a cul-ture diverse. L’aspirazione alla pace interio-re e all’armonia con gli altri e con il mondo– l’aspirazione, non l’ingenua presunzionedi un facile possesso – è il tema delSiddharta, del Pellegrinaggio in Oriente, delGiuoco delle Perle di Vetro, ed è sviluppatoin una specie di religiosità non dogmatica incui confluiscono spiritualità cristiana, amoree venerazione alla natura, tradizioni indiane,tradizioni cinesi. Dal periodo del nazismoHesse usciva intatto e incontaminato: avevapredicato la pace, accettando di vivere lun-ghi anni di povertà piuttosto di piegarsi. Eradiventato un simbolo della cultura tedescachiamata alla rinascita della vita civile europeadopo le ceneri roventi della guerra. Verosi-milmente è anche per questo motivo politico-storico-etico, oltre che per i meriti di scritto-re, che a lui venne conferito il premio Nobel,proprio nel 1946, l’epoca della ricostruzione.

Un orizzonte internazionale e un andirivieni attorno a BasileaI rapporti di Hesse con l’Italia e il Ticino nonsono soltanto aneddoti geografici, ma riguar-dano alcune delle forze ispiratrici più profon-de attive nell’animo dell’autore. Per capirne

il significato occorre inserire l’immagine cheHesse aveva dell’Italia e del Ticino nell’insiemedella sua produzione su tutto l’arco della vita;inoltre è necessario tener conto di altri riferi-menti, che per quanto lontani (quanto distal’India?) escono dalla stessa insopprimibileesigenza dell’animo: la ricerca della patriainteriore. Dobbiamo mettere bene a fuoco questa ideadi interiorità e internazionalità assieme. Di-ciamo dapprima che cosa non è. Non è livel-lamento, non è cosmopolitismo, non è turi-smo culturale come abitudine generica a passare da un luogo all’altro e da una filosofiaall’altra per curiosità superficiale o per inca-pacità a stare fermo al proprio posto; non è ilqualunquismo di chi nega la fede o la verità. Viceversa, l’atteggiamento di Hesse è tolle-ranza o meglio fraternità. Rispetta le diversità,onora il pensiero e la coscienza degli altri,riconosce che ciò che manca in una civiltàpuò essere appreso, per non dire addiritturaimportato, da culture diverse. Un autore euro-peo viene nella Svizzera Italiana a scrivere intedesco una storia indiana, il Siddharta, cheè del 1922 e pare di oggi. Si apre una specia-le gioia quando si scopre che da migliaia dichilometri e migliaia di anni sorgono richia-mi simili, come nelle figure di Buddha e diSan Francesco.

Geografia culturale di HesseDavanti a noi sta un punto interrogativo: come mai Hesse ha incorporato nella sua persona-lità e nella sua produzione tali prospettive dipluralismo culturale? Dove e quando Hesse co-minciò a orientarsi unificando tante direzioni? La risposta storica si trova al numero 21della Missionstrasse, a Basilea. Questa cittàfu importante per Hesse, perché fu l’aperturaalla cultura intercontinentale, e l’occasionedell’entrata in Svizzera.I movimenti religiosi pietisti diramati neisecoli tra Germania e Svizzera, nel 1815 aBasilea si erano rinnovati formando una so-cietà missionaria: la Evangelische Missions-gesellschaft, detta più brevemente BaslerMission, che è in piena azione ancora oggi. Ilcelebre indianista dottor Hermann Gundert,dirigente della missione in India, nel Malabar,era il nonno materno di Hermann Hesse. Fuun grande mediatore culturale, autore ditraduzioni di parti della Bibbia e di unvocabolario inglese-malayam. Tornato in

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“Al di là delle immagini e della storia”

Hesse e la

prima moglie

Maria Bernoulli

a Gaienhofen

sul Lago di

Costanza

Europa, nel 1860 diventò direttore della casaeditrice missionaria a Calw, collegata aBasilea. Più tardi rientrò dall’India la figliadi Gundert, Marie. Alle edizioni di Calwvenne mandato anche il giovane pastore pro-testante Johannes Hesse, che pure era statomissionario in India. Johannes era di linguatedesca ma di nazionalità russa, perché pro-veniva dall’Estonia, una delle province balti-che di lingua tedesca appartenenti all’impe-ro degli zar. Johannes Hesse sposò MarieGundert; Hermann Hesse nacque a Calw nel1877, ed era cittadino russo. Nel 1881 la famiglia trasloca a Basilea, per-ché Johannes Hesse è diventato professorealla scuola della Basler Mission, dove rimaneper cinque anni. Prendono la cittadinanzasvizzera nel 1883, ma già nel 1886 la fami-glia torna a Calw. Però nel 1890 il ragazzoHermann Hesse, nato russo e diventato sviz-zero, assume la cittadinanza germanica, piùesattamente del Württemberg, per poter darel’esame di stato e proseguire gli studi di teo-logia a Tubinga. L’anno successivo va in col-legio a Maulbronn, dopo sette mesi scappa,

poi mette in scena un tentativo di suicidio, fal’apprendista orologiaio, pensa di nuovo a scap-pare, ma più lontano, ha in mente il Brasile. A questo punto comprendiamo il significatoche ebbe per Hesse tutto quel complicatoandirivieni attorno a Basilea: un incontromultivalente e profondo. Il pietismo, che pre-sentava il cristianesimo soprattutto comeesperienza interiore; la serietà spirituale deimissionari; il contatto con l’India e in genereun senso vastissimo dei rapporti intercultu-rali e della tolleranza; l’ingresso in Svizzera,fase intermedia verso l’insediamento in Ticino. A Basilea comincia a pubblicare poesie, fa illibraio. Nel 1901 parte per l’Italia. Ricomparedopo tre mesi. Nel 1903, secondo viaggio inItalia, con Maria Bernoulli che sposerà l’annosuccessivo. Vanno ad abitare a Gaienhofen, sullago di Costanza e lì nascono tre figli. Nel 1911con il suo amico pittore Hans Sturzeneggerparte per i paesi indiani, per un viaggio diconoscenza e istruzione. Hesse nel 1912 sitrasferisce a Berna, e da quel momento finoalla fine resta domiciliato in Svizzera. Nel1919 si stabilisce definitivamente in Ticino.

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[XXVI]

Hermann Hesse

Hermann Hesse,

Casa Camuzzi,

acquerello, 1926

Dove si trova l’Eden?Per qualche motivo molto rispettabile, l’Edenè in India, oppure nella regione del laghi, oin Italia. È esattamente la stessa cosa. Nel1927, per i cinquant’anni di Hesse, il suoamico scrittore Hugo Ball (che era stato l’animatore culturale del movimento del Da-daismo) pubblicò la prima monografia bio-grafico-critica su Hesse, e in quel pregevolelibro afferma che Montagnola è Honolulu.Non abbiamo nulla da eccepire, basteràchiarire qualcosa.Fra Ottocento e Novecento la civiltà occi-dentale è scossa, anzi sconvolta, da eventinuovi di portata immensa. L’industria diven-ta civiltà industrializzata in massa. Cambianole condizioni di vita. Crescita economica econflitti sociali si intensificano. Le rivalitànazionalistiche stanno preparando la guerramondiale. Il colonialismo si estende a tuttoil mondo e pone le premesse all’attuale glo-balizzazione. Il disagio culturale e psicologicosi acuisce: il passaggio dalla vita contadina eartigianale alla civiltà tecnologica, tra entu-siasmo e sofferenze, conformismo e ribellio-

ne, sollecita a progettare un radicale cam-biamento di vita. Per alcuni, è addirittura ilrecupero delle tradizioni etniche. Ad altri,appare l’obiettivo della rivoluzione sociale.Per non pochi intellettuali e artisti, un’aspi-razione pressoché individuale, sentita conintensità, è la ricerca di luoghi puri, inconta-minati, dove si possa vivere una vita auten-tica, davanti alle forze intatte della natura, laquale è più grande e più profonda delle cittàdegli uomini.In concreto, vuol dire mettersi in viaggio ecercare altrove un possibile paradiso terrestre,che assomigli alla patria interiore indicibilee indescrivibile. Lo scrittore inglese Stevensonsi trasferisce nelle isole dei Mari del Sud. Ilpittore Gauguin va in Bretagna poi a Tahitie nelle Isole Marchesi. Nietzsche sale inEngadina. Giovanni Segantini passa dall’Ac-cademia di Brera alle cascine del Maloja. VanGogh va in Provenza. Cézanne già era ripa-rato a casa sua, pure in Provenza. Altrivanno nei paesi di pescatori sulla CostaAzzurra, a cui l’industria del turismo nonaveva ancora cambiato volto. Un gruppo di

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[XXVII]

“Al di là delle immagini e della storia”

Cartolina di Hermann

Hesse al padre, datata

Venezia 2 maggio 1901:

“Cari saluti a te e a

tutti! Abito presso la

signorina Hüller a

Venezia: Fondamenta

Fenice 2551. Mi trovo

bene, nonostante un

raffreddore e sono con-

tento. Lettere ecc. qui,

per favore. Cordial-

mente Hermann”

(Marbach, Deutsches

Literaturarchiv)

filosofi e artisti va sul monte di Ascona, e ilmonte dei filosofi è il Monte Verità; dopo laprima guerra mondiale ad Ascona arriva unnuovo flusso, ora sono i pittori e gli scritto-ri. Questi sono pochissimi esempi famosi: ilmovimento infatti è disseminato in varipunti d’Europa.In quegli anni, il Ticino, uno dei territori piùpoveri della Svizzera, era ancora quasi com-pletamente collocato nella civiltà preindu-striale. L’assimilazione con una terra utopica,con un Eden, era possibile. Per Hesse, assu-meva anche il valore di un bisogno e di unrimedio, soprattutto per l’accumularsi di cir-costanze dolorose, di cui diremo fra breve. Riassumendo, agli occhi di Hesse l’India,l’Italia, il Ticino avevano un aspetto in co-mune: il luogo di valori primordiali, il sensoreligioso della natura, la spontaneità delvivere, l’armonia tra uomo e natura, almenocome immagine utopica edenica. Ma, unavolta accertato il nucleo comune, dobbiamoconsiderare gli elementi differenziali. India. Nel caso dell’India, in Hesse agiscono le acquisizioni dell’infanzia, la tradizione dicasa, la presenza di grandi sistemi culturalispirituali, alternativi a quello europeo e spe-cialmente al conformismo materialista. Italia. Per l’immagine dell’Italia, è attiva un’altra tradizione, quella dell’uomo di cul-tura tedesco che mira al paese della classi-cità e dell’arte. L’impulso a sud, un sud cheè natura e cultura. Ciò vale proprio anchenel caso di Hesse, il quale tuttavia non pensamolto all’antichità classica e neanche all’anti-chità cristiana (infatti non andò mai a Roma);gli interessa invece vivamente il paese, lagente, e l’arte dalla fine del medioevo fino aisuoi giorni. Ticino. Il colle di Montagnola, sul lago di Lugano, è la sintesi di un eden immaginariocon un paese concreto, effettivo. Offre il dop-pio vantaggio di essere nel medesimo tempogià vicino all’Europa centrale e ancora vicinoalla natura rustica. È il luogo dove Hesserealizzò la parte culminante del suo lavoro,nella piena maturità e fino alla conclusione.

I viaggi in ItaliaLa scoperta dell’Italia è una grande esperien-za esistenziale, non solo culturale, vissuta daHesse all’inizio del XX secolo. Il primo viag-gio in Italia è documentato da un Diario e daaltri testi di carattere descrittivo o autobio-

grafico. Gli scritti di Hesse Aus Italien, rac-colti da Volker Michels (Frankfurt a.M., 1983),sono stati pubblicati con il titolo Dall’Italia,a cura di Eva Banchelli (Milano, 1990). Parteda Calw la sera di lunedì 25 marzo 1901 earriva a Milano martedì alle undici e mezzadi sera. Visita Pavia, Genova, Firenze, Pisa,Pistoia, Prato, Livorno e altri luoghi, torna aFirenze e qui rimane fino al 28 aprile. Poi vaa Ravenna, Padova, Venezia, la Laguna, ilLido. Da Venezia si accomiata il 17 maggio,si ferma un giorno a Milano per vedere Brera.Sabato sera “alle dieci e mezza sono salitosul treno del Gottardo”. Le pratiche doganalia Chiasso lo infastidiscono. Vicino a Luganosi addormenta. Il pomeriggio di domenica19 maggio rientra a Calw.Prima del viaggio si era preparato a dovere.Aveva studiato la lingua italiana e la storiadell’arte.Tutto il diario è attraversato da opere e arti-sti. L’architettura, la scultura e l’antichitàassumono una posizione un poco secondariarispetto allo spazio occupato dalla pittura.L’interesse del giovane scrittore qui è estre-mamente accentuato e la sua sensibilità è

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Hermann Hesse

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“Al di là delle immagini e della storia”

Cartolina a Paul

Schoeck da Assisi, pri-

mavera 1911; Hesse

viaggiava con il musi-

cista Othmar Schoeck

e il compositore

Fritz Brun.

“Questo convento di

Assisi è la cosa più bella

che si possa vedere!

Ah Assisi! Passeggiando

tra le vie (?!) sento +

trovo qui tutto quanto

c’è nel canzoniere

italiano [di H.Wolf]!

Tanti cari saluti dal

tuo Othmar.

A Othmar dopo aver

bevuto molto Chianti

manca solamente

l’aureola. Fritz Brun

Però abbiamo più biso-

gno del Chianti che

di un’aureola. Hesse”

acuminata e finissima. Si sofferma continua-mente sulla ricchezza del colore, non solo pergli effetti delle percezione, ma per il signifi-cato culturale connesso. 10 aprile, PalazzoPitti: “Siedo di nuovo a lungo davanti allaCaterina di Tiziano. La cosa veramente parti-colare del quadro è la totale unità di toni, perlo più assente nella pittura toscana, un’unitànella quale luce, figure, paesaggio ecc. sonoaccordi di pari intensità”. La sua disposizio-ne a sentire pittoricamente è eccezionale, alpunto che la ritroviamo anche quando invecedi descrivere quadri egli descrive paesaggireali. 23 aprile: “ Dal Ponte delle Grazie, me-ravigliosa vista sull’Arno che, di un verdescuro e limpido in alto, passando sotto iponti più in basso rispecchiava tutti i coloridella sera”. In Toscana è avvenuta una rivoluzione cul-turale grandissima, il passaggio dal Medioevoall’Età Moderna. Di questo divenire storico,Hesse si occupa poco, anche se nella sua pre-parazione c’era un capolavoro della ricercastorica, il celeberrimo libro sul Rinascimentodi Jakob Burckhardt. Hesse invece si concen-tra soprattutto, di volta in volta, sul singolodipinto. Però almeno una volta mette in chia-ro la mutazione storica, verso la fine del suoscritto su San Francesco e il francescanesimo,del 1904, quando cita Giotto riconoscendolocome straordinario innovatore: “SoprattuttoGiotto, il primo grande pittore dell’epoca mo-derna, è stato spinto proprio dalla sua rico-noscenza e dal suo forte amore per Francescoe dalla di lui spiritualità a quella profondità”.Dopo i due fondamentali viaggi di scoperta,1901 e 1903, attestati dai diari, Hesse scesedal Nord in Italia più volte, meglio se incompagnia di qualche amico. Ma l’accumu-lo di informazioni museali e storiche, sottil-mente e a poco a poco lo interessava meno.Apprezzava la gente, la popolazione, l’am-biente, il modo di vivere che gli pareva menoaffannoso e artificioso di quello che trovavain patria; un ritmo di vita più vicino alla spon-taneità naturale. Il testo Giornata di viaggio

in Italia, del 1913, dà una sentenza conclu-siva: “Al di là delle differenze e degli affasci-nanti contrasti fra popoli e paesi, sempre, econ sempre maggior chiarezza, mi verrà in-contro il senso unitario dell’umanità”.

Lingua e letteratura italianaPare che l’italiano fosse la sola lingua stra-

niera che Hesse conoscesse bene, comunquela sua seconda lingua dopo la lingua materna.Oggi la titolare della libreria Fuchs e Reposo,libreria Wega, in via Nassa a Lugano, si ri-corda che da ragazza aveva visto più volteentrare in negozio quel signore alto e magro,gentilissimo, che parlava tedesco o anche ita-liano con accento tedesco. Anche a Monta-gnola c’è ancora chi se ne ricorda. Quandoandava a trovarlo qualche suo amico tede-sco, era Hesse la guida. Al grotto Cavicc o alristorante Bellavista faceva l’interprete traThomas Mann e l’ostessa. Notiamo bene cheHesse apprese l’italiano, non dopo essersiinsediato nella Svizzera Italiana, ma parecchianni prima; aveva infatti cominciato a stu-diarlo prima ancora del viaggio del 1901.Naturalmente all’inizio lo parlava conaccento da barbaro. Il Diario di quei ricchis-simi mesi ci fornisce svariate informazioni. Milano, mercoledì 27 marzo: “Cena in unapiccola trattoria (macheroni con sugo)”. Aquei maccheroni mancava solo una “c”.“L’intera famiglia, gatto compreso, era sedu-ta a tavola con me e se la rideva del mio ita-liano”. Giovedì 28, a Pavia, sosta in un’oste-ria di campagna: “gente semplice e alla manoche si è dimostrata molto cortese con me erideva del mio italiano”. Arriva a Firenze eviene accolto in casa del professor Thurnheer.Pasqua, 7 aprile: il professor Thurnheer “mimette gentilmente a disposizione della lette-ratura su Firenze”, ma venerdì Hesse avevagià acquistato un classico italiano rinasci-mentale, le Vite del Vasari. Dopo tre setti-mane, domenica 28 aprile, è a pranzo daiThurnheer, e annota: “Con loro parlo soloitaliano”. Il 17 maggio, sulla via del rimpa-trio, fa conversazione sul treno da Milano aVenezia con un inglese. “Abbiamo parlatometà italiano e metà tedesco. Poi si è unitaa noi una signora di Venezia con una figliagraziosa e abbiamo chiacchierato tutti insie-me in italiano”.Il secondo grande viaggio in Italia è del 1903.Lo fa in compagnia di Maria Bernouilli e dell’amica di lei, la pittrice Gudrun, che li aspet-ta alla stazione di Milano. A Firenze trova unacamera dai Thurnheer, le due ragazze allog-giano nelle vicinanze. Martedì 7 aprile esibi-sce il suo sapere linguistico. Con i Thurnheerchiacchiera per un’ora, e conclude: “mi hafatto un gran piacere che il mio italiano ar-rugginito riprendesse a scorrere così bene”.

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Hermann Hesse

Hesse mentre dipinge

nei pressi di Montagnola

in una fotografia della

fine degli anni ‘20

Hesse legge direttamente alcuni dei massi-mi autori italiani, scrive in tedesco articolisulla loro opera, e pubblica delle traduzioni-rielaborazioni. Alcune sue versioni tedeschedi pagine dai Fioretti di San Francesco sonoindicate da Eva Banchelli come traduzione eriduzione, oppure libero adattamento. Èchiaro il motivo per il quale Hesse ammiraSan Francesco: corrispondeva moltissimo almodello di spiritualità cristiana che egliaveva contemplato e interiorizzato fin dabambino attraverso la forte religiosità deisuoi genitori e del grande nonno Gundert.Un giovane di famiglia ricca e onorata, dopoaver gustato i sapori del mondo pianta tutto,sceglie la povertà, l’interiorità spirituale, eva a fare il monaco. Chi rappresenta questo

profilo biografico? Il figlio del borghese diAssisi, Francesco? O il figlio del signore diKapilavastu, Buddha? O un modello astrattodi conversione? Nel 1904 Hesse pubblica duescritti biografici, uno su Boccaccio, e uno suSan Francesco. A dire il vero, sono due per-sonaggi diversi assai, messi uno accanto ocontrapposto all’altro. Nel romanzo del1930, Narciso e Boccadoro, i due protagoni-sti sono un monaco asceta e un artista sen-suale. Simili coppie di opposti tornano coninsistenza nell’opera di Hesse maturo. Lapolarità, la contraddizione della vita umana èuno dei temi che lo attraggono maggior-mente. Hesse produsse molti articoli pergiornali e riviste, che vanno dal racconto albreve saggio e alla recensione di libri. Lovediamo passare, con itinerario libero, attra-

verso parecchi nomi e autori italiani:Leonardo, Machiavelli, Pascoli (per il quale il5 giugno 1914 sulla “Münchner Zeitung”osserva: “molti dei suoi delicati poemettisono così ricchi di sonorità musicali da farapparire impossibile una traduzione”).

In TicinoForse ciò che il Ticino fu per Hermann Hesseassomiglia davvero alla parte più raggiungi-bile dell’utopia dell’Eden. Lo scrittore vi sistabilì definitivamente nel 1919, ma avevacominciato a conoscerlo, a poco a poco, findall’inizio del secolo. Lo sguardo più fugacefu quello attraversandolo dal treno in corsa,nei viaggi in Italia. Nel 1905 fece un’escur-sione a piedi tra il Lago di Como e il Lago di

Lugano. Due anni più tardi andò ad Ascona,sul Monte Verità, per una cura fisioterapica.A partire dal 1916 frequentò la regione diLocarno, tra lago e montagne, solo o conamici, per brevi periodi di vacanza.Per Hesse furono estremamente difficili itempi corrispondenti alla prima guerra mon-diale, e immediatamente successivi. Duranteil conflitto si dedicò a opere assistenziali peri prigionieri di guerra tedeschi. Sui giornalisubì ripetuti e violenti attacchi, perché si era espresso contro il militarismo panger-manico. Un figlio si ammalò, il padre morìimprovvisamente, e la moglie dovette esserericoverata in clinica per una malattia psichia-trica gravissima. Essendo lui stesso in peri-colo di smarrire l’equilibrio, e rendendoseneconto, nel 1916 Hesse si mise in cura psico-

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“Al di là delle immagini e della storia”

analitica dal dottor Lang, discepolo di C.G.Jung. Una prima e inaspettata conseguenzafu l’inizio di una nuova attività creativa: ildottor Lang suggerì al suo paziente di met-tersi a disegnare e dipingere, a scopo tera-peutico. Lo scrittore eseguì autoritratti inbianco e nero e innumerevoli paesaggi, chesalirono fino al numero di tremila acquerelliin dieci o quindici anni. Quasi tutti sonopaesaggi ticinesi. L’attività del dipingere eranello stesso tempo fisica e psichica; l’affannosi scioglieva in immagini. E il tema trattatoera, in un certo senso, il più ricco di vita,pace e maestà: cielo, laghi, qualche villag-gio, alberi, foreste. La natura. La sconfitta della Germania fu per lui unacatastrofe psicologica, morale, e anche finan-ziaria, a causa dell’inflazione che annientò isuoi risparmi. La crisi parzialmente padro-neggiata non si arrestò; Hesse trovò una siste-mazione adeguata per i tre figli, e decise diallontanarsi da Berna, strapparsi da ogni cosae ricominciare la vita daccapo, forse traAscona, Arcegno e Ronco. Ma ecco uno stra-biliante inconveniente! Anche la moglie,momentaneamente dimessa dalla clinica psi-chiatrica, aveva stabilito di venire nel Ticino,e comprarsi una casa proprio ad Ascona.Allarmato, Hermann Hesse modificò i pro-grammi. Doveva spostarsi più a sud, in rivaa un altro lago, quello di Lugano. Scese a un

albergo a Sorengo, e dopo non troppi giorniscoprì una dimora che lo affascinava nelpaese di Montagnola. L’architetto Camuzziattivo a metà Ottocento a San Pietroburgo,rientrando al paese natio si era sistemato ungrosso cascinale trasformandolo in palazzoeclettico-barocco-orientale. Qui Hesse affittò

quattro camere senza riscaldamento. C’eraun camino, e un balcone. Si mise al lavoro.La sua capacità produttiva nei primi anni fufrenetica, poi assunse un ritmo più disteso.Nel 1931 Hesse, che aveva ancora difficoltàfinanziarie, ricevette un importante aiuto dalmecenate Hans C. Bodmer, che fece costruireper lui la Casa Rossa, dove lo scrittore abitòe lavorò fino alla morte. Montagnola fu laculla dei suoi lavori più famosi. Uno di essi,L’ultima estate di Klingsor, è un raccontoambientato in casa Camuzzi: si riconosconoil giardino, il balcone, il paesaggio. I nomi diluoghi sono anagrammi di nomi effettivi:Manuzzo sarà Muzzano, Laguno è Lugano,Caruno vuol dire Carona. A noi sembra didover notare qualcosa di molto vivo: sonotutti luoghi che da Montagnola si possonoraggiungere a piedi, andata a ritorno al mas-simo in una giornata. Significa che sono iluoghi sentiti da Hesse direttamente con lasua presenza corporea. Al Ticino, al paesag-gio, alla popolazione, alle feste e alle chiesee ai paesi, Hesse dedicò innumerevoli pagi-ne descrittive e autobiografiche. Era grato alpaese che lo aveva accolto.

Ma, e il cartello? All’ingresso della Casa Rossa,sul pilastro del cancello, un giorno apparveuna scritta severa: le visite non sono gradite.Hesse era in quel momento lo scrittore piùfamoso al mondo. Aveva settanta, ottant’anni,e venivano a trovarlo ragazzi con il sacco apelo e la chitarra, e sconosciuti da ogni partedel mondo. Cosa doveva fare, dare retta a de-cine di visitatori ogni giorno? A ottant’anni?Chiuse il cancello, per legittima difesa. Manon lasciò cadere il colloquio. Rispondeva achiunque gli scrivesse. Scrisse trentacin-quemila lettere. Nel 1923 aveva volutoabbandonare la cittadinanza germanica, peramore al popolo e alla cultura tedesca e perdisprezzo alle nuove nere correnti politicheche stavano per precipitare il suo paese inuna bufera peggiore della precedente. Vollediventare svizzero, ticinese, lui che avevadesiderato imparare l’italiano. Il Comune gliconferì la cittadinanza onoraria. È sepolto alcimitero di Gentilino.

* Critico d’arte e critico letterario. Già Profes-

sore presso il Liceo Cantonale di Lugano e Di-

rettore della Biblioteca Cantonale di Lugano.

Vincitore del Premio Bagutta Opera Prima 2002.

Hesse al lavoro nel

giardino della Casa

Rossa intorno al 1935

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Hermann Hesse

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“Al di là delle immagini e della storia”

La macchina da scrivere di Hesse

(Montagnola, Museo Hermann Hesse)

Il Museo Hermann Hesse a Montagnola. Un luogo d’incontro

di Regina Bucher*

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Hermann Hesse

Il 2 luglio 1997, in occasione del 120° anni-versario della nascita dell’artista, PremioNobel per la letteratura nel 1946, il MuseoHermann Hesse fu inaugurato nell’anticaTorre Camuzzi, situata nel nucleo del paesedi Montagnola e appartenente al complessodella Casa Camuzzi.Diretto dalla Fondazione Hermann Hesse, ilMuseo è diventato un luogo che permette aivisitatori, in una stimolante atmosfera, di ri-percorrere il cammino creativo di Hesse, diraccogliersi nel regno della sua opera lette-raria e di godere la bellezza dei suoi acque-relli. L’allestimento del Museo consente il con-tatto e lo scambio tra i visitatori. All’entrata,nel giardino e nel book-shop che dispone delleopere di Hesse in quattro lingue, i posti a sede-re invitano alla sosta e alla comunicazione.

In virtù di un’ampia ideazione, il Museo offreal visitatore, accanto all’esposizione perma-nente di manoscritti, lettere, edizioni librarie,acquerelli, fotografie e oggetti personali –tra gli altri, la scrivania e la macchina dascrivere –, diverse possibilità per avvicinarsia Hesse. Annualmente, tre distinte mostretemporanee prendono in considerazione edespongono un aspetto particolare di temi epersonaggi legati a Hesse, mettendo a disposi-zione del pubblico opere e testi spesso inedi-ti. Nel 2003 sono programmate le esposizio-ni sullo scultore Hermann Hubacher, sullatessitrice di tappeti Maria Geroe-Tobler euna mostra sugli abitanti di Montagnola e laloro relazione con Hermann Hesse.

Al Museo sono installati dei luoghi d’ascolto,grazie ai quali è possibile sentire la voce diHesse che legge i suoi testi o ascoltare le suemusiche preferite. In una piccola sala si puòassistere alla proiezione di un film-docu-mentario in italiano, tedesco e inglese sullavita ticinese dell’artista. Le letture settima-nali in italiano e tedesco, seguite da unadiscussione con il pubblico, così come lepasseggiate attraverso i luoghi amati daHesse, le conferenze, i concerti e diversimomenti recitativi contribuiscono a rende-re preziosa e piacevole la visita al Museo.

Lo scopo principale della Fondazione è dimantenere viva l’opera di Hesse, di far rico-noscere l’attualità dei suoi lavori letterari edi tematizzare lo spirito dell’artista qualesuperatore di confini.

Il Museo conta annualmente 20’000 visita-tori, rappresentando così, in Ticino, un’im-portante istituzione culturale, frequentatada un pubblico internazionale.

Tradotto in 60 lingue e con più di 100 milionidi libri venduti, Hermann Hesse è l’autore dilingua tedesca del ventesimo secolo più lettoal mondo. Per questo motivo la Fondazione Hermann Hesse Montagnola ha spesso orga-nizzato progetti ed esposizioni fuori dai con-fini ticinesi, ad esempio a Winterthur, Zurigo,Berlino, Milano, Venezia e Bruxelles.

* Direttrice della Fondazione Hermann

Hesse MontagnolaIn alto:

Il Museo Hermann

Hesse nella torre

di Casa Camuzzi a

Montagnola

A destra:

Gioia del pittore:

i colori e la tavolozza

di Hesse (Montagnola,

Museo Hermann Hesse)

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“Al di là delle immagini e della storia”

Il profilo biografico di Hermann Hesse e la ricerca delle citazioni

per le immagini tematiche che accompagnano la Relazione d'eser-

cizio sono stati curati da Pier Carlo Della Ferrera

La ricerca iconografica è stata curata da Regina Bucher e Pier

Carlo Della Ferrera

Ringraziamenti

Si ringraziano tutte le persone e istituzioni che, a vario titolo,

hanno fornito informazioni, notizie e suggerimenti utili per la rea-

lizzazione del presente lavoro. Un ringraziamento particolare al

Professor Giuseppe Curonici e alla Dottoressa Regina Bucher,

Direttrice della Fondazione Hermann Hesse di Montagnola.

Informazioni sulla Fondazione Hermann Hesse Montagnola

www.hessemontagnola.ch / [email protected]

Tel. 0041 91 993 37 70 / Fax 0041 91 993 37 72

Copyright

© Calwer Verlag, Stuttgart, p. IV

© Diego e Luigi Ciminaghi, Milano, p. XVI

© Fischer Verlag, Frankfurt am Main, p. XVIII

© Fondazione Hermann Hesse, Montagnola, p. XV, XXXIII, XXXIV

© Heiner Hesse, Arcegno, p. II, X e XI, XVII, XX, XXII e XXIII, XXVI

© Sanjiro Minanikawa, Tokyo, p. XXXIV

© Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main, p. III, V, VII, VIII, XII, XIV,

XIX, XXV, XXVII, XXVIII, XXX, XXXI

Autori delle fotografie

Martin Hesse, p. VII, XXX, XXXI

S. Minanikawa, p. XXXIV in basso

R. Pellegrini, p. XXXIV in alto

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Retro di copertina:

Siddharta, 1922

(trad. di Massimo MILA, Milano,

Frassinelli, 1945)

PROGETTO E COORDINAMENTO

SDB, Chiasso

REALIZZAZIONE GRAFICA

Lucas Häfliger, Bellinzona