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HENRIK IBSEN
Nora è la protagonista, una donna e moglie borghese della tranquilla
società industriale del tardo Ottocento. È sposata con l’avvocato
Helmer, che sta per divenire un importante funzionario di banca, dal
quale ha avuto tre figli. Nei primi anni del loro matrimonio Helmer è
stato gravemente malato, l’unico rimedio di guarigione era quello di
un viaggio in un paese più caldo. I soldi mancavano, così Nora riuscì
ad ottenere un prestito da un vecchio compagno di scuola, Krogstad,
che Helmer disprezzava, elle fece credere al marito che quei soldi
provenivano dal padre, molto anziano e molto vicino alla morte. Nora
fu costretta a consegnare a Krogstad un’obbligazione firmata dal
padre, che in realtà era già morto, quindi falsa. Helmer guarì, a Natale
fu nominato direttore della banca; non accettava però il fatto che la
moglie spendesse tanto. Nora in realtà stava cercando di pagare il
debito per il viaggio. A questo punto Krogstad, impiegato nella stessa
banca di cui Helmer era direttore, è timoroso di essere licenziato,
ricatta Nora minacciandola di rivelare ogni cosa al marito se ella non
riuscirà a convincerlo di mantenere Krogstad nel suo impiego. Nora si
vedeva perduta e quando l’amico dice al marito tutta la verità ella
pensa veramente di suicidarsi. Il marito sentitosi tradito assale la
donna come una furia per la sua imprudenza, dimostra un
inqualificabile disprezzo per il sacrificio di quella moglie, che ha
sempre trattato come una bambina, che ora tratta addirittura come
demente, minacciandola di sottrarle i figli, dei quali non è più degna.
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Krogstad, pentito, consegna l’obbligazione a Helmer chiedendogli di
strapparla. Quando quest’ultimo si sentirà di nuovo felice e
rassicurato, si rivolgerà alla moglie di nuovo con dolcezza pronto a
perdonarla,pensando di poter riprendere i rapporti di prima. Ma Nora,
dopo tutto questo, con gelida determinazione annuncia la sua partenza
da quella casa, da quello “sconosciuto” che ha davanti; indossato il
cappotto e con tanta solitudine senza neppure salutare i bambini se ne
va. Il marito cerca di fermarla con ridicole frasi impacciate me lei non
lo ascolta più. A conclusione del dramma non resta che il colpo della
porta di casa che s’è chiusa.
“Casa di bambola” affronta un tema che nell’anno in cui apparve, nel
1878, non era del tutto nuovo nell’evoluzione del pensiero europeo
riguardo ai problemi della donna. Si può immaginare il rumore che nel
1878 dovette accogliere un dramma teatrale come questo, e lo scandalo
che ne poté derivare. L’effetto fu dirompente, e si protrasse a lungo. Il
dramma ibseniano non condivideva apertamente e non dava spazio
alle proposte femminili, ma contemporaneamente le sottintendeva
tutte; lo fa sentire improvvisamente in poche battute dell’ultimo atto,
con tanta maggiore efficacia quanto minor spreco di parole: che è poi il
segreto della tecnica teatrale. Il dramma veniva di frequente respinto,
da chi ne confondeva il dolore profondo con le più superficiali richieste
del movimento femminista, allora al suo inizio e alle sue prime
battaglie.
Nora incarna uno slancio di ribellione dettato da
motivi ideali che risultano incomprensibili da chi
intorno la circonda. Rivendica il suo diritto di
comportarsi secondo coscienza, ribelle alle
convenzioni di una società maschilista e alla
condizione subalterna della donna. È quindi
un’eroina della trasgressione, intesa come rifiuto
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delle sopraffazioni del potere. Nora, pur inquadrata in una società
sotto molti aspetti diversa dalla nostra attuale, coglie un tema di tutti i
tempi. Nora viene continuamente richiamata dal marito ma anche da
figure amiche, come Cristina o il dottor Rank, alla sua immagine di
donna-bambina, di persona cui non si chiedono né riflessione, né agire
ragionevolmente: “Nora, Nora sei proprio una donna…”.
Nora vive una forte contrapposizione con la società che la circonda, e
con le leggi che sembrano fatte per persone diverse da lei. Per lei
contano le leggi dei sentimenti, dei rapporti che legano le persone che
si amano. Questa donna obbedisce ad una legge interiore che non
coincide con la legge della società: essa si sente in se stessa il richiamo
di un imperativo morale (salvare il marito) che è in contrasto con le
leggi da tutti comunemente rispettate. Nora vede, che nella società che
la circonda, non è tutto perfetto: le donne sono, infatti, vittime e i
simboli di un dilemma morale che attraversa la società in cui vivono.
In “Casa di bambola” la contrapposizione tra due ordini di moralità è
in parte sfumata perché è concentrata su di una singola persona, e in
parte più precisamente orientata sul conflitto generale tra uomini e
donne. Non si assiste, infatti, ad uno scontro tra Nora e lo stato, ma fra
una giovane moglie impulsiva e generosa e un marito ottuso, che si
aggrappa alle regole (che per lui comprendono anche il giusto ruolo
delle donne nella società) per nascondere la propria incapacità di
comprensione. Nora è legata proprio all’esaltazione di essere un nuovo
tipo di donna: una donna che, finalmente, è anche una persona e non
più un grazioso animaletto (“allodola, lucherino”) o una bambina. Non
nega del tutto il valore della sua femminilità, ma cerca di evitare gli
stereotipi ai quali la società la vuole legare, per trovare un nuovo senso
alla sua vita. Non vuole la ribellione per se stessa, ma sceglie di
escludersi così tragicamente dalla vita normale perché n’è costretta
dalle circostanze e dal rispetto verso se stessa, il suo primo interesse
non è sovvertire la società, ma rispettare un vincolo basato sugli affetti,
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e non si compiace certo della contrapposizione che si è creata tra lei e il
suo mondo.
IL DRAMMA BORGHESE
Nella seconda metà dell’Ottocento, si diffuse in Europa, accanto al
teatro tradizionale e a quello romantico, un nuovo genere teatrale che
assunse il nome di “dramma”. Il dramma borghese, si era già affermato
nella metà del Settecento grazie a Goldoni e Diderot. Questo dramma
conteneva non solo i conflitti individuali dell’uomo, ma anche delle
tensioni sociali, gli urti d’idee, la vita, i problemi e i grandi temi della
nuova società che, dopo la rivoluzione francese, aveva acquisito un
ruolo predominante nella politica ed economia di tutta Europa, ma
nella seconda metà dell’Ottocento era vista con valore negativo e
fortemente polemico. Questo tipo di teatro, per i temi trattati, fu
chiamato “teatro d’idee”. Alla base della pagina moderna stava
l’esigenza inarrestabile dell’autore di imitare la realtà, così com’è nei
suoi aspetti continuamente mutevoli. A questo proposito bisogna fare
il nome d’Ibsen, che affrontò questo genere con gran passione,
impegno e forza creativa. Ibsen è il punto più alto della civiltà teatrale
borghese, egli fa diventare il teatro come specchi critico della società.
Nei suoi drammi introduce una sorprendente novità, la “discussione”,
i suoi personaggi analizzano i problemi, parlano liberamente, sono più
disponibili a dire l’indicibile, a trasformare il racconto in confessione.
Egli poi seppe evitare che il dramma divenisse pretesto di discussioni
accademiche, per dibattito aperto, al di là, al di fuori dell’opera di
poesia, per assumere la forma di un generico incontro culturale. Tra
quelli che evitarono lo stesso pericolo, e allo stesso tempo aprirono una
serie di grandi innovazioni, vanno ricordati: il francese Henry Becque
(1837-1899), il russo Anton Cechov (1860-1904), il tedesco Bertolt Brecht
(1898-1956) e il nostro Luigi Pirandello (1867-1936).
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IL TEATRO DI LUIGI PIRANDELLO
In Italia il teatro ebbe come suo grande esponente Luigi Pirandello. I
nuclei tematici dei suoi drammi, erano contenuti nelle opere narrative,
in particolare nelle novelle: il contrasto tra l’essere e l’apparire, la
perdita dell’identità, la solitudine dell’uomo, la concezione della vita
come finzione, come recita di una parte convenzionale. Il teatro,
costituisce il punto di arrivo dell’arte pirandelliana, ponendosi come
genere più adatto per rappresentare le maschere sociali e il gioco delle
parti che per lo scrittore rappresentavano la vita. Il teatro diventa lo
spazio per oggettivare il dramma esistenziale dell’uomo moderno, e il
luogo in cui l’artista può mascherare l’uomo e rivelarne le finzioni e le
illusioni, mettendo a nudo l’esistenza, la verità nascosta. Scelse come
titolo complessivo delle sue 43 opere quello di “Maschere nude”.
Il teatro di Pirandello è un teatro di idee, che mette a fuoco i problemi
esistenziali scottanti, quasi sempre senza via d’uscita, attraverso
situazioni, a metà strada tra il comico e il tragico(definito grottesco), in
cui l’autore tormenta e tortura i propri personaggi e gli spettatori. Il
personaggio di Pirandello, diversamente da quello tradizionale, il
quale chiede allo spettatore di identificarsi in lui, di commuoversi con
lui, apre un continuo, incessante dibattito, non solo con gli altri
personaggi, ma idealmente con il pubblico, stimolandolo ad una
riflessione critica, ad un consenso/dissenso sulle tesi che si dibattono
attraverso l’azione scenica. Questa scelta significa intenzione di abolire
la separazione tra arte (teatro) e vita (pubblico) e di mescolare
continuamente: “Teatro nel teatro”. Il teatro nel teatro è la più grande
innovazione del Pirandello;viene infatti a cadere la quarta parete del
teatro naturalista, ossia la barriera ideale che separa il palcoscenico
dalla platea.
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Esempio sommo sono “Sei personaggi in cerca d’autore”; egli
immagina che all’interno di un teatro dove alcuni attori stanno
provando una commedia entrino in scena sei personaggi che a loro
volta rappresentano il teatro. Il teatro non rispecchia più la vita ma
vuole rappresentare se stesso, il farsi della creazione artistica, il difficile
rapporto tra autore e personaggi, che diventa espressione simbolica del
rapporto universale tra l’uomo e il suo destino. Ecco allora un teatro
che accoglie un continuo dibattito di idee, che abolisce il confine tra
scena e platea (arte/vita), che si autorappresenta facendosi simbolo
della vita.
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L’EMANCIPAZIONE FEMMINILE
La condizione della donna è fin dai tempi antichi considerata inferiore
a quella dell’uomo. L’inferiorità della donna era perfino riconosciuta
anche dalla legge.Le donne cominciarono a rivendicare gli stessi diritti
civili e politici degli uomini solo nel 1789 con la rivoluzione francese.
Furono soprattutto le donne parigine, creando dei veri e propri “club
femminili”, ad improntare le basi della protesta. Purtroppo gli uomini
rivoluzionari non accettarono le proteste, negando loro oltre al diritto
di voto, anche quello d’associazione. Furono sciolti i vari club.
Nonostante l’insuccesso francese, negli altri paesi si diffuse il
movimento d’emancipazione femminile.
I nuovi movimenti femministi, che erano rivolti al fine di affermare la
parità tra uomo e donna, avvennero principalmente nell’Ottocento nei
principali paesi europei e negli Stati Uniti. Sono questi i periodi del
pieno sviluppo industriale e dei grandi mutamenti a livello sociale,
culturale e mentale. La diffusione delle idee democratiche e socialiste e
la crescita dei sindacati avevano prodotto un miglioramento anche
della condizione lavorativa delle donne. Il tema che legava le diverse
espressioni del femminismo era la richiesta del voto politico, poiché era
visto come primo segno sostanziale d’eguaglianza. Ricordiamo poi che
la condizione maggiormente presente tra le donne del tempo era quella
della casalinga, il lavoro fuori casa era concentrato nel lavoro operaio.
Questo si affermò particolarmente nell’ultimo decennio dell’Ottocento
in tutti i paesi industrializzati.
Le lavoratrici cominciarono a prendere
parte anche ai movimenti
d’emancipazione.
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Da ricordare il primo sciopero femminile a Vienna. Il 1° maggio 1893,
nel settore tessile per circa 14 giorni 700 operaie chiedono di ridurre la
giornata lavorativa da dodici a dieci ore, l’aumento del salario minimo
e il primo maggio festivo. Dopo questo primo sciopero ne seguiranno
molti altri, come quello tra il 1916 e il 1917, quando le operaie francesi
smisero di produrre munizioni belliche. Occuparsi del movimento
operaio femminile era una necessità, così il congresso
socialdemocratico tedesco, nel 1896, per proposta di Clara Zetkin,
adotta una risoluzione: la protezione legale fu ampliata, la giornata
lavorativa passò per le donne ad otto ore, vengono istituite delle
ispettrici del lavoro, diritto d’essere elettrici ed eleggibili, uguaglianza
di diritti civili tra i due sessi e concessi anche permessi di maternità.
Tuttavia la donna continuò ad essere tenuta in una condizione
d’inferiorità sia nella vita sociale sia in quella familiare: nel lavoro, per
esempio, erano meno pagate rispetto agli uomini, non potevano
frequentare le università e non avevano ancora ottenuto il diritto di
voto. L’inserimento delle donne del mondo del lavoro sarà aiutato
dalla prima guerra mondiale, le donne, infatti, sostituiranno, per ben
quattro anni, gli uomini impiegati a combattere al fronte, e saranno
utilizzate per i lavori anche più pesanti e duri. Alla fine del conflitto
non fu loro negato il diritto di voto in quanto esse avevano assunto un
ruolo chiave nella società.
L’insegnamento nelle scuole elementari fu il canale che permise alle
donne di migliorare la loro condizione nel mondo del lavoro. Le donne
della piccola e media borghesia incominciarono pian piano a godere di
una certa libertà di movimento: avevano la possibilità di frequentare
luoghi di villeggiatura e locali da ballo, di iscriversi ad associazioni
sportive e andare in bicicletta. Le condizioni delle donne purtroppo
però migliorarono soltanto in Europa e Stati Uniti, in quanto in Asia,
Africa e America meridionale esse rimasero le stesse.
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L’uguaglianza politica invece venne conquistata alla fine della battaglia
per il diritto di voto. Alla fine dell’Ottocento in nessun paese europeo
la donna godeva d’alcun diritto. Nel 1903 sorse un nuovo movimento
politico femminista che lottò, con comizi e manifestazioni pubbliche,
per ottenere il diritto di voto, per le donne: le militanti furono chiamate
suffragette, in quanto ponevano come obiettivo essenziale, delle loro
lotte, la conquista del suffragio universale. Per fare breccia nella
resistenza della società britannica ricorsero alla lotta aperta:
disturbarono i comizi dei deputati, incendiarono negozi, edifici
pubblici. Non riscontrando i risultati sperati le suffragette inglesi
passarono a forme di protesta più violente; nel 1912 proclamarono la
“Guerra delle vetrine” prendendo a sassate ogni vetrina londinese. Nel
1913 il movimento ebbe la sua prima martire, una giovane inglese,
Emily Davinson, che si gettò sotto la carrozza reale durante un affollato
derby e rimase uccisa. Ottennero nel 1918 il diritto di voto concesso
però solo alle donne sposate e che avevano oltre i 30 anni, nel 1928 fu
esteso a tutte le donne.
Un provvedimento simile fu adottato negli Stati Uniti il 20 agosto 1920.
Per tutto l’800 le femministe statunitensi avevano lottato non meno
tenacemente di quelle inglesi, senza ricorrere però ad azioni violente.
Loro manifestavano tipicamente con parate, cortei con fiaccole e
striscioni, comizi e marce. A parte questo però negli Stati Uniti, ad
inizio secolo si verificò un
terribile episodio, l’otto
marzo 1908 morirono
durante un improvviso
incendio 129 operaie
riunitesi in uno sciopero
all’interno di un’azienda
tessile a New York.
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Al contrario dei paesi anglosassoni l’impegno politico, negli altri paesi,
si espresse soprattutto nel quadro del movimento operaio. Nei vari
partiti e movimenti socialisti molte donne ebbero un ruolo importante,
ricordiamo Rosa Luxemburg, Alexandra Kollontaj, Anna Kuliscioff,
Clara Zetkin.. Ma a parte tutto anche nei partiti socialisti la presenza
delle donne era minoritaria. Le uniche questioni a favore della donna
furono quelle sull’occupazione, sui salari e sulla protezione sociale ma
alla fine conquistarono anche il diritto di voto.
In Italia tutta la questione femminista si affermò in tempi molto più
lunghi. L’Italia raggiunse l’unità nel 1861, prima di allora erano
frazionata in vari staterelli talvolta ostili persino tra loro; una simile
condizione non facilitava certo la diffusione della coscienza femminile.
La lotta dell’emancipazione si accese molto in ritardo anche a causa
della rivoluzione industriale che giunse nel nostro paese solo verso la
fine del secolo.
Ma quando anche l’industria italiana dovette contare su un’alta
percentuale di manodopera femminile “la questione donna” cominciò
ad interessare un po’ a tutti. Il quadro sociale era nel complesso molto
arretrato, anche per il forte influsso conservatore che aveva la chiesa
cattolica sulla società: alle donne venivano sconsigliate le attività fuori
casa, le letture libere, l’istruzione superiore e universitaria. Ai primi
nuclei femminili organizzati aderirono in primo tempo le donne della
borghesia alle quali si affiancarono successivamente le masse femminili
cattoliche e socialiste. Tra queste ultime, sostenute dal partito socialista,
si distinsero in modo particolare Giuditta Brambilla, Carlotta Clerici e
Anna Kuliscioff. Nel 1910 le rappresentanti delle associazioni
femminili italiane parteciparono al Primo Congresso Internazionale
Femminile di Copenaghen, durante il quale l’8 marzo fu dichiarato
giornata nazionale della donna. Anche le nostre suffragette, tuttavia,
dovettero ancora attendere dei decenni prima di ottenere il diritto al
voto. Questo venne, infatti, riconosciuto solo nel 1945 da un decreto
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d’Umberto di Savoia, ultimo re d’Italia. In realtà, una proposta in tal
senso era già stata fatta nel 1912 durante il governo Giolitti, che aveva
concesso proprio in quell’anno il diritto di voto a tutti gli uomini
maggiorenni, ma il nostro parlamento aveva bocciato tale proposta.
La progressiva realizzazione di tutti i requisiti prese corpo in Europa
partire dalla fine degli anni sessanta ed è continuata fino ad oggi. In
Italia, ad esempio, il processo d’affermazione di un’effettiva parità
giuridica ha trovato una sua prima conquista con l’articolo 3 della
costituzione repubblicana. Altre tappe sono state realizzate grazie
all’approvazione di una legge che aprì alle donne l’accesso a tutte le
professioni (1963), una legge che consente il divorzio (1970), al nuovo
diritto di famiglia (1975) che aboliva ogni gerarchia e ogni diritto di
superiorità dell’uomo nel quadro familiare. Di non minore importanza
furono anche le leggi che, dal 1971 al 1977, normalizzarono la tutela
della maternità, quella del 1991 che individuava ambiti e strumenti per
fornire “pari opportunità” a tutti i cittadini e quella del 1996, che
attribuiva alla violenza sessuale il carattere di reato contro la persona,
inasprendo le pene previste per questo crimine. Se passiamo dal piano
giuridico a quello economico-sociale, dobbiamo registrare inoltre che
l’aumento del reddito disponibile permise alle famiglie di investire
maggiormente sull’istruzione delle ragazze. L’incremento del livello di
scolarizzazione femminile non ebbe solo effetto di stimolare un
proporzionale aumento della femminilizzazione. Negli anni settanta e
ottanta sorsero nelle città italiane collettivi femministi, che
esprimevano una critica radicale nel persistere nei rapporti sociali una
tendenza al dominio maschile. Sul piano delle libertà sessuali, una vera
rivoluzione fu compiuta dalla possibilità di utilizzare anticoncezionali,
che consentivano di separare sessualità e procreazione. La riduzione
quindi anche del numero dei figli, permise alla donna una diminuzione
del lavoro domestico. Non va dimenticata la politica assistenziale del
Welfare State, lo Stato Sociale, che creò nidi d’infanzia e scuole
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materne. Anche la rivoluzione dei consumi fa la sua parte
nell’alleggerire il fardello delle donne, immettendo sul mercato
elettrodomestico riducendo i lavori domestici. A parte questi traguardi
la condizione della donna, in qualsiasi paese, è ancora ben lontana
dall’emancipazione completa. Ci sono molte difficoltà nel raggiungere
posizioni dirigenziali e di prestigio. Il numero delle elette nelle
assemblee legislative, dal parlamento nazionale a quello europeo
appare ancora assai inferiore a confronto dei deputati maschili. Anche
nella sfera privata c’è squilibrio, tutto o quasi a svantaggio della donna.
Nei paesi del terzo mondo poi, la condizione femminile, continua a
subire pesanti discriminazioni, di tipo economico e giuridico. Nei paesi
sottosviluppati, il peso della miseria, grava sulle donne più ancora che
sugli uomini.
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INTRODUZIONE DECRETO 26/03/2001
L’articolo 15 della legge 8 marzo 2000 ha delegato il governo ad
emanare un decreto legislativo che contenga le disposizioni a tutela e
sostegno della maternità e paternità. Il decreto del 26 marzo 2001,
risultato dell’esercizio di delega, disciplina i congedi i riposi i permessi
la tutela della lavoratrice e lavoratore connessi alla maternità e
paternità ed il relativo sostegno economico. L’esigenza di
coordinamento nasce dal bisogno di rivisitare
l’intera materia sul sostegno della maternità.
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Si tratta di un nuovo provvedimento che innova vaste parti della
disciplina sulla maternità con nuovi congedi di formazione e cura. La
nuova normativa si prefigge di incentivare la parità tra uomo e donna
nel soddisfacimento dei bisogni della prole prevedendo la possibilità
che il padre possa legittimamente sospendere la propria attività
lavorativa per rispondere alle necessità familiari. La tutela diretta della
saluta della donna e del nascituro è riservata alla madre(congedo di
maternità)e in via suppletiva al padre(congedo di paternità)quando
ricorrono circostanze che ne impediscano l’esercizio da parte della
madre.la duttilità dell’istituto permette di privilegiare nel caso
specifico gli impegni di lavoro del genitore,chiunque esso sia,e
conseguentemente riserva solo alla loro valutazione di chi dei due
dovrà richiedere il congedo nel caso concreto. L’intento è quello di
conformare un giusto riconoscimento delle prerogative della
lavoratrice senza onerare eccessivamente l’impresa. La nuova legge
fornisce all’imprenditore una serie di istituti giuridici che permettono
sia di utilizzare la lavoratrice in stato di gravidanza in modo diverso e
più adeguato sia di sostituirla tramite lavoratore a termine o
temporaneo durante il periodo di congedo della lavoratrice madre.
Durante il divieto del lavoro della donna, che va dal 2° mese
precedente la data del parto presunto al terzo mese successivo, il
datore di lavoro avrà il diritto di assumere personale a tempo
determinato o temporaneo per sostituire la donna. La tutela della
madre è poi garantita da una serie di norme che permettono al datore
di lavoro di adeguare la sua prestazione commisurandola alla propria
possibilità e ed alla sua sicurezza spostando la donna in altre mansioni
equivalenti o superiori. Dicendo questo il legislatore prevede le ipotesi
inderogabili nelle quali il lavoro della lavoratrice madre debba essere
sospeso obbligatoriamente e definisce le attività vietate alle donne in
stato di gravidanza; non intende tuttavia gravare ulteriormente il
rapporto di lavoro riservando l’autonomia della donna e del datore di
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lavoro la possibilità di modificarlo nella prestazione per rispondere alle
reciproche esigenze. L’articolo 6 (commi 1 e 2) prescrive le misure della
tutela della salute della lavoratrice durante la gravidanza fino al
settimo mese d’età del figlio. Tale normativa si applica anche alle
lavoratrici che hanno avuto in adozione o affidamento un figlio. La
lavoratrice deve comunicare al datore di lavoro il suo stato di
gravidanza appena che questo le venga accertato.
In gravidanza alla lavoratrice sono vietate il trasporto e il sollevamento
di pesi, i lavori pericolosi faticosi ed insalubri (tra questi sono compresi
quelli che comportano il rischio di esposizione agli agenti fisici,chimici
o biologici). La lavoratrice sarà quindi spostata ad altre mansioni nel
caso che i servizi ispettivi del ministero del lavoro accertino che le
condizioni di lavoro sono pregiudizievoli alla salute della donna.
L’inosservanza delle disposizioni relative ai lavori vietati è punita con
l’arresto fino ai sei mesi. Quando la lavoratrice non potrà essere
spostata ad altre mansioni il ministero del lavoro potrà predisporre
l’interdizione dal lavoro per tutto il periodo della gravidanza e fino a
sette mesi d’età del figlio. Il datore di lavoro valuterà i rischi per la
sicurezza e salute della donna individuando le misure di prevenzione e
protezione che andranno adottate. L’obbligo di informazione
comprende anche l’obbligo di informare le lavoratrici ed i loro
rappresentanti sui risultati della valutazione e di conseguenza sulle
misure di prevenzione e protezione che verranno adottate. Se i risultati
presentano un rischio il datore di lavoro dovrà modificarli in modo che
non esista più alcun pericolo.
La lavoratrice ha diritto a permessi retribuiti per effettuare esami
prenatali,accertamenti clinici,visite mediche che debbano essere
eseguite durante l’orario di lavoro. Dovranno esse presentare
l’apposita domanda al datore di lavoro e successivamente agli
accertamenti dovranno presentare anche la relativa documentazione
giustificativa che presenti la data e l’orario di effettuazione degli esami.
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IL CONGEDO DI MATERNITÀ
Per congedo di maternità s’intende quel periodo d’astensione dal
lavoro della lavoratrice. La legge proibisce di adibire al lavoro le
donne:
• nei due mesi precedenti la data del presunto parto;
• per il periodo intercorrente tra la data presunta e la data
effettiva del parto nel caso il parto avvenga dopo tale data;
• durante i tre mesi dopo il parto;
• durante gli ulteriori giorni non goduti prima del parto, qualora
il parto avvenga in data anticipata a quella presunta.
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L’anticipazione del divieto di lavoro, è disposta dal servizio ispettivo
del Ministero del Lavoro che, può predisporre l’interdizione dal lavoro
della lavoratrice in stato di gravidanza fino a due mesi dalla data
presunta della nascita del figlio nel caso di gravi complicanze della
gravidanza, qualora le condizioni di lavoro ambientali o presunte siano
ritenute pregiudizievoli alla salute della donna e del feto, quando la
donna non può essere spostata ad altre mansioni.
Durante tutta la durata del congedo di maternità le lavoratrici hanno la
facoltà di astenersi dal lavoro a partire dal mese precedente la data
presunta del parto e nei quattro mesi successivi al parto sempre che il
medico specialista non attesti che quest’opzione arrechi danni alla
salute della gestante e del nascituro. Si tratta di una nuova possibilità
introdotta dalla legge n. 53 del 2000. Il Ministero del Lavoro ha fornito
recentemente i presupposti perché possa avvenire questa facoltà:
1) assenza di condizioni patologiche che configurino situazioni
di rischio;
2) assenza di un provvedimento di interdizione anticipata dal
lavoro da parte della competente direzione provinciale;
3) venir meno delle cause che abbiano portato ad un
provvedimento di interdizione anticipata nelle prime fasi di
gravidanza;
4) assenza di pregiudizio alla salute di entrambi derivante dalle
mansioni svolte dall’orario di lavoro previsti;
5) assenza di controindicazioni allo stato di gestazione.
Le lavoratrici interessate al rilascio della certificazione sanitaria devono
fornire tutte le informazioni riguardo le condizioni richieste, esibendo
eventualmente copia del provvedimento d’interdizione anticipata dal
lavoro, adottato dall’ispettorato del lavoro.
Il congedo di maternità può essere richiesto dalla lavoratrice che abbia
adottato,o che abbia ottenuto l’affidamento di un bambino di età non
superiore ai sei anni. Il congedo dovrà essere fruito durante i primi tre
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mesi successivi all’ingresso del bambino in famiglia. Nel caso di
adozioni o affidamenti internazionali il congedo spetta anche se il
minore avrà superato i sei anni d’età sino al compimento della
maggiore età. In quest’ultimo caso la lavoratrice avrà il diritto anche di
fruire di un congedo di durata corrispondente al periodo di
permanenza nello stato straniero richiesto per l’adozione, in questo
caso alla lavoratrice non spetterà nè indennità né retribuzione.
Prima dell’inizio del divieto di lavoro le lavoratrici dovranno
presentare al datore di lavoro e all’istituto erogatore dell’indennità di
maternità il certificato medico indicante la data presunta del parto.
Successivamente, entro trenta giorni la lavoratrice dovrà consegnare il
certificato di nascita del figlio.
Per tutto il periodo del congedo la lavoratrice avrà diritto ad una
retribuzione pari all’80 % della retribuzione anche in casi di
interdizione dal lavoro disposta dal servizio ispettivo del ministero del
lavoro. L’indennità a carico dell’INPS deve essere anticipata dal datore
di lavoro che è posto a conguaglio con i contribuiti dovuti. i periodi di
congedo devono essere computati nell’anzianità di servizio a tutti gli
effetti compresi quelli relativi alla tredicesima mensilità o alla gratifica
natalizia e alle ferie. Le ferie e le assenze eventualmente spettanti alla
lavoratrice non vanno godute contemporaneamente ai periodi di
congedi di maternità.
IL CONGEDO DI PATERNITÀ
Per congedo di paternità si intende l’astensione del lavoratore fruita in
alternativa al congedo di maternità. Il padre ha il diritto di astenersi dal
lavoro per tutta la durata del congedo di maternità o per la parte
residua che sarebbe spettata alla lavoratrice,in caso si morte o di grave
infermità della madre o di abbandono,nonché in caso di affidamento
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esclusivo del bambino al padre. Tale possibilità deve intendersi riferita
al solo periodo di astensione successivo alla nascita del figlio in quanto
l’astensione pre-parto è riservata esclusivamente alla madre. Il
lavoratore dovrà presentare al datore di lavoro la relativa
certificazione. Il trattamento economico, normativo e previdenziale che
spetta al padre è uguale a quello previsto alla lavoratrice madre.
IL CONGEDO PARENTALE
Per congedo parentale si intende l’astensione facoltativa della
lavoratrice o del lavoratore prima dell’emanazione della legge n°53 del
2000 il congedo doveva essere utilizzato entro il primo anno di vita del
bambino. La nuova normativa prevede un periodo molto più lungo per
l’esercizi di questo diritto; è stata appunto prorogata fino agli otto anni
d’età del bambino. Il padre o la madre hanno adesso il nuovo diritto di
astenersi dal lavoro nei primi otto anni per un periodo complessivo
continuativo o frazionato di dieci mesi,in alcuni casi elevabili a undici
mesi. In particolare la madre lavoratrice, trascorso il periodo
dell’astensione obbligatoria dopo il parto, può fruire di un periodo di
astensione facoltativa,continuativa o frazionata non superiore ai sei
mesi mentre per il padre sarà non superiore ai sei mesi elevabili a sette.
È la novità di maggior rilievo introdotta dalla legge n. 53 del 2000 e
sistematizzata dal decreto n. 151 del 2001. Questa astensione facoltativa
può essere utilizzata dai due genitori contemporaneamente e il padre
può anche usufruirne durante i tre mesi di quella obbligatoria post
partum della madre. I periodi di congedi parentali possono essere
ripartiti tra i due genitori secondo le loro necessità precisando che:
• la madre non può comunque superare i sei mesi di astensione;
• l’elevazione a sette mesi del padre è possibile solo se la madre
non supera i quattro mesi di astensione.
20
Il genitore che si ritrova solo ha diritto ad un periodo pari a dieci mesi.
Riassumendo il diritto di astenersi dal lavoro compete alla madre
lavoratrice trascorso il periodo di congedo di maternità;al padre
lavoratore,dopo la nascita del figlio,per un periodo non superiore ai sei
mesi ed elevabile a sette;qualora vi sia un solo genitore per un periodo
non superiore ai dieci mesi. Il lavoratore che è interessato dovrà
comunicare al suo datore di lavoro l’intenzione di avvalersi del
congedo con un preavviso di almeno quindici giorni.
La madre o il padre,lavoratori, di un bambino handicappato in
situazione di gravità hanno diritto al prolungamento fino a tre anni del
congedo parentale a condizione che il bambino non sia ricoverato
presso istituti specializzati a tempo pieno.
Il congedo parentale spetta anche a quei genitori che hanno figli in
adozione o affidamento anche internazionali. Il congedo parentale
dovrà essere fruito nei primi tre anni d’ingresso del minore nella casa.
RIPOSI E PERMESSI
Il datore di lavoro deve consentire alle madri, durante il primo anno di
età del bambino, due periodi di riposo anche cumulabili, durante la
giornata. Il riposo è uno solo quando l’orario giornaliero di lavoro è
inferiore a sei ore. Questi periodi hanno la durata di un’ora e sono
considerate ora lavorative. I periodi sono di mezz’ora ciascuno quando
la lavoratrice fruisca dell’asilo nido o di un’altra struttura simile. I
periodi di riposo sono riconosciuti al padre nei casi: in cui i figli siano
affidati al padre,in caso che la madre lavoratrice dipendente non se ne
avvalga, la madre non sia lavoratrice autonoma e infine per morte o
grave infermità della madre. In caso di parto plurimo i periodi di
riposo saranno raddoppiati e le ore aggiuntive possono essere
21
utilizzate anche dal padre. Le ore aggiuntive possono essere
riconosciute al padre anche durante i periodi di astensione obbligatoria
e facoltativa della madre.
I genitori adottivi o affidatari hanno diritto ai riposi fino al
compimento di un anno d’età del bambino. In caso che i bambini
affidati siano più di uno e che siano anche entrati in famiglia in date
diverse,che abbiano ciascuno meno di un anno d’età i genitori hanno
diritto al raddoppio delle ore di riposo.
DOCUMENTAZIONE
In merito alla domanda dei riposi la madre deve presentare al datore di
lavoro la documentazione secondo le disposizioni contenute nella
normativa. La domanda del padre dovrà essere presentata all’ INPS e
al datore di lavoro in tutti i casi precedentemente esaminati, nonché in
caso di richiesta di ore aggiuntive per parto plurimo. Nel caso che i
figli siano affidati solo al padre la domanda del riposo dovrà essere
corredata col certificato di nascita da cui risulti la paternità e dal
certificato di morte della madre, ovvero dalla certificazione sanitaria
che accerti la grave infermità della madre e dal provvedimento formale
che attesti che l’affidamento del bambino è esclusivo al padre. In ogni
caso i genitori devono impegnarsi a comunicare eventuali variazioni
successive. Per i genitori di figli portatori di handicap in situazione di
gravità può essere richiesto al datore di lavoro di usufruire di due ore
di permesso giornaliero retribuito. Successivamente al compimento del
terzo anno d’età, la madre o il padre hanno diritto a tre giorni mensili
di permesso retribuito. Al raggiungimento della maggiore età detti
permessi sono fruibili anche in maniera continuativa nel mese,a
condizione che sussista con il figlio la convivenza. Alla morte del padre
o del padre uno dei fratelli o sorelle conviventi avranno diritto di
22
usufruire di un periodo di congedo non superiore ai due anni. Le
disposizioni in merito ai riposi si applicano anche per i genitori
adottivi o affidatari entro il primo anno di vita del bambino.
CONGEDI PER LA MALATTIA DEL FIGLIO
Per congedo per la malattia del figlio si intende l’astensione facoltativa
dal lavoro della lavoratrice o lavoratore in dipendenza della malattia
stessa. Il diritto di astenersi dal lavoro si avrà solo se il figlio non avrà
superato i tre anni. Ciascun genitore ha inoltre il diritto di astenersi dal
lavoro, nel limite di cinque giorni lavorativi all’anno per le malattie di
ogni figlio di età compresa tra i tre e otto anni. L’astensione
contemporanea dei due genitori è possibile qualora le rispettive
sospensioni abbiano titolo diverso, l’uno per la malattia del figlio l’altro
per l’astensione facoltativa o obbligatoria. Nella nuove legge n. 53 del
2000 il congedo per la malattia spetta per ciascun figlio. Per fruire dei
congedi per la malattia del figlio il genitore deve presentare al datore
di lavoro il certificato di malattia rilasciato da un medico specialista.
Nei congedi per la malattia del figlio non si applicano le stesse misure
di controllo che vengono applicate per i lavoratori. Il congedo spetta
anche nei casi di adozione e affidamento. Se all’atto dell’adozione il
bambino avrà dai sei hai dodici anni il congedo potrà essere utilizzato
nei primi tre anni del suo ingresso in famiglia. Le assenze per malattia
del figlio non vengono retribuite ma verranno computate nell’anzianità
di servizio. Per le donne è vietato adibire al lavoro notturno dalle ore
24 alle ore 06, dall’accertamento dello stato di gravidanza fino al
compimento di un anno d’età del bambino. La legge vieta poi qualsiasi
discriminazione nell’accesso al lavoro fondata sul sesso ed attuata
attraverso il riferimento allo stato matrimoniale o di famiglia o di
gravidanza. Inoltre sono vietate anche tutte quelle discriminazioni
23
fondate sul sesso per la retribuzione, la classificazione professionale,
l’attribuzione di qualifiche e mansioni. Le lavoratrici non possono
essere licenziate dall’inizio della gravidanza fino al termine dei periodi
di interdizione dal lavoro, inoltre fino al compimento di un anno d’età
del bambino. Il divieto di licenziamento non si applica nel caso che:
• colpa grave della lavoratrice, costituente giusta causa per la
risoluzione del rapporto di lavoro;
• cessazione dell’azienda in cui essa è addetta;
• ultimazione della prestazione per la quale lavoratrice è stata
assunta;
• esito della prova,resta fermo il divieto di discriminazione.
In caso di fruizione del congedo di paternità il divieto di licenziamento
spetta anche al padre per la durata del congedo stesso e si estende fino
al compimento del primo anno d’età. Tali disposizioni si applicano in
caso di adozioni o affidamenti e si applica il divieto fino al primo anno
di entrata del minore nella famiglia. Al termine dei periodi di divieto
di lavoro le lavoratrici hanno il diritto di conservare il loro posto di
lavoro,rientrando nella stessa unità produttiva ove erano occupate
all’inizio del periodo di gravidanza e di permanervi fino al
compimento del primo anno d’età del figlio. Lo stesso diritto ha il
lavoratore al rientro dopo il congedo parentale. Nei casi di congedo
diversi,di permesso o di riposo la lavoratrice o il lavoratore hanno il
diritto alla conservazione del posto di lavoro. Anche queste
disposizioni vengono applicate in caso di adozioni e affidamenti.
24
L’ALIMENTAZIONE IN GRAVIDANZA
L’alimentazione corretta rappresenta uno dei presupposti
fondamentali per la normale evoluzione della gravidanza e il normale
accrescimento del feto: quantità e qualità del cibo vanno
scrupolosamente controllate. Sarebbe meglio se la donna iniziasse la
sua gravidanza in condizioni di peso forma. L’aumento ponderale
secondo la gravidanza, partendo da un peso teorico ideale, non
dovrebbe superare i 10-12 kg (1-2 kg nel primo trimestre, e tra 350-450
g. per settimana nel periodo successivo). Bisogna prendere l’abitudine
di pesarsi sempre sulla stessa bilancia, alla stessa ora del giorno,
preferibilmente al mattino, a digiuno, dopo aver vuotato la vescica.
25
L’eccessivo aumento di peso al momento
del concepimento o durante il secondo e
terzo trimestre di gravidanza comporta un
affaticamento per la madre e può
predisporre al diabete ed alla gestosi,
condizione tossica nel quale compaiono una
serie d’alterazioni quali aumento della
pressione arteriosa, comparsa di notevoli
quantità di proteine nelle urine, comparsa
d’edemi. Inoltre può favorire altre
condizioni spiacevoli quali smagliature
cutanee, varici alle gambe, infezioni alle vie urinarie, parto prematuro,
parto più laborioso, probabilità di taglio cesareo, complicazioni
vascolari durante il puerperio, obesità del nascituro (condizione di
rischio cardiovascolare per l’età adulta). Pertanto: attenzione alla
quantità di cibo ingerito ed ai repentini aumenti di peso.
Per quanto riguarda la distribuzione dei pasti è importante che la
gestante si nutra in modo regolare, evitando di saltare i pasti, o al
contrario, di nutrirsi in modo pressoché continuo, perdendo
completamente il controllo dell’introduzione alimentare giornaliera. È
consigliabile il frazionamento dei pasti (colazione/ spuntino/ pranzo/
spuntino/ cena) e la scelta di cibi solidi (preferibilmente amidacei)
qualora compaiano nausea e vomito.
Come abbiamo già detto l’alimentazione nel periodo di gravidanza è
diversa da quella che si dovrebbe tenere in condizioni normali. Le
differenze riguardano principalmente l’aumento del fabbisogno
energetico e d’alcuni principi nutritivi. Il rapporto energetico va
aumentato di circa 200-365 kcal al giorno, in base al tipo di persona. Il
fabbisogno energetico totale teorico a partire dal primo mese di
gravidanza deve essere, in base all’IMC, variabile dai 90.800 alle 49.000.
Di particolare importanza è l’aumento delle proteine (che dal 10%
26
passa al 15%), di calcio e di fosforo (+ 50% in base alla RDA), di
vitamina D (+ 300% in base alla RDA), e d’acido folico (+ 100% in base
alla RDA). Tra i sali minerali è fondamentale aumentare il fabbisogno
di calcio poiché l’embrione ha un bisogno fisiologico di questo sale per
la costruzione dell’apparato scheletrico. Anche il ferro è molto
importante, siccome il feto lo utilizza per costruire i suoi globuli rossi, è
un nutriente critico di cui la madre necessità in gran quantità. Altri sali
minerali sono il fosforo, il potassio, il magnesio, lo zinco, il rame, il
selenio, lo iodio. L’apporto vitaminico è assicurato da un’alimentazione
varia ed equilibrata, importante è l’assunzione di vitamine del gruppo
B. Si consiglia un leggero incremento di vitamina D, B12, B9 e di tenere
sotto controllo le vitamine A e B6. Un altro nutriente, che
assolutamente non deve mancare, è l’acqua, poiché il suo fabbisogno
giornaliero di 2-2,5 litri, permette ai reni di compiere correttamente il
lavoro di eliminazione delle scorie, che in gravidanza aumentano.
La vitamina B9 nell’alimentazione della donna incinta è molto
importante. Un buon apporto di quest’elemento, chiamato anche acido
folico, è fondamentale in quanto riduce la probabilità di malformazioni
del tubo neurale, evitando patologie come anencefalia e spina bifida
nel feto che potrebbero causare gravi riflessi sulla vita sociale delle
persone colpite. La spina bifida è un difetto congenito dovuto alla
mancanza della saldatura del tubo neurale, la struttura embrionale da
cui si sviluppano la colonna vertebrale e il midollo spinale; può anche
causare la morte. L’anencefalia è invece la totale mancanza degli
emisferi cerebrali, una condizione incompatibile con la vita e, infatti, i
neonati muoiono poco dopo la nascita. L’acido folico inoltre aiuta
anche a tenere sotto controllo la pressione in gravidanza evitando così
preeclampsia e eclampsia, abbassa poi il rischio di disturbi
cardiovascolari. Purtroppo in Italia se n’è sempre parlato poco e,
infatti, le conseguenze sono molte. L’assunzione dell’acido folico non
deve essere fatta solo dal momento del concepimento ma anche prima,
27
durante tutta l’età fertile. Un apporto ottimale va dai 400 e 800
microgrammi al giorno, ma non essendoci effetti collaterali si può
anche superare questa soglia. Le vie di approvvigionamento sono tre:
cibi, gli integratori e fortificazione dei cibi. La prima via è quella meno
sicura, in quanto è difficile calcolare la quantità di vitamina presente
negli alimenti, inoltre, la cottura può modificarla. Gli alimenti
comunque ricchi di vitamina B9 sono i vegetali soprattutto quelli a
foglia verde scuro, i legumi, gli agrumi, i cereali integrali, il fegato, il
pollame, la carne di maiale, i crostacei. Per ridurre le perdite è
preferibile consumare frutta e verdura fresche e crude, conservarle in
frigorifero e cuocerle con meno acqua possibile. Gli integratori di acido
folico si trovano facilmente in farmacia.
La dieta dovrà essere varia, sana, digeribile. Limitare il consumo di
cereali molto raffinati, dando la preferenza ad alimenti integrali.
Preferire l’olio extravergine d’oliva ad altri grassi di condimento.
Evitare i cibi preconfezionati e conservati.La dieta deve comprendere
quindi latte e derivati, carne, pesce, uova, legumi, cereali e derivati,
frutta e verdura, olio extravergine d’oliva suddivisi nella giornata in
modo che le calorie giornaliere arrivino alle 2350 circa. Le sostituzioni
possono essere fatte con yogurt che è una preziosa fonte di calcio per
quelle donne che hanno una scarsa intolleranza ai latticini, fette
biscottate, riso, semolino, minestre o creme di verdura, frullati di frutta,
pesce (escluso quello grasso), pochi insaccati (mai crudi). Il latte, il
formaggio e lo yogurt sono apportatori di calcio e di proteine ad alto
valore biologico. La carne magra, il pesce e le uova introducono ferro e
alcune vitamine del gruppo B. Il pesce, inoltre, è una fonte di acidi
grassi polinsaturi per il feto. Il pane, la pasta, il riso, la polenta, le
patate, i legumi, sono apportatori di energia a lento assorbimento e di
proteine vegetali. Se integrali, i legumi e i cereali sono anche fonti di
fibra (che regolano le funzioni intestinali). La frutta, gli ortaggi e in
particolare agrumi, ananas e vegetali a foglia verde apportano
28
vitamine, in particolare la C, sali minerali e fibra. La frutta e gli ortaggi
gialli e verdi invece apportano in particolare vitamine del gruppo A.
L’olio extravergine d’oliva è una fonte di acidi grassi insaturi. Lo
zucchero e il miele apportano monosaccaridi, e quindi energia a rapido
assorbimento.
Durante la gravidanza è opportuno evitare, o almeno ridurre, l’uso di
sale, nonché il consumo di bevande nervine contenenti caffeina o
sostanza similari come ad esempio il caffè, tè o bevande analcoliche a
base di cola, bevande alcoliche (ad esempio vino, birra, aperitivi e
amari) e superalcoliche, caramelle, fritti, cibi grassi, burro, condimenti
troppo elaborati. È inoltre importante evitare il consumo di carne o
pesce poco cotti, nonché degli insaccati per prevenire il rischio di
contrarre la toxoplasmosi.
La toxoplasmosi è una malattia asintomatica che una volta contratta
non segnala la sua presenza con dei malesseri particolari. Le fonti
principali di questa malattia sono le carne d’agnello, di maiale e gli
insaccati ma, con una buona cottura viene eliminata. Fonte principale
di queste spore sono anche i gatti in quanto i loro escrementi possono
essere contaminati, e potrebbero avere inquinato anche altri oggetti e le
spore si potrebbero inalare dalle mani.
In genere, salvo in soggetti immunodopressi (es. Aids), fa il suo
decorso senza che la persona colpita se n’accorga. Un'attenzione
particolare va prestata, però, alle donne gravide; infatti, se viene
contratta per la prima volta nel corso della gravidanza, la malattia può
trasmettersi al feto con conseguenze importanti se non trattata. Questo
rischio riguarda le donne che non sono mai venute in contatto con il
Toxoplasma gondii e che quindi non hanno mai sviluppato gli
anticorpi necessari a difendere l'organismo. Non esiste un vaccino per
prevenire l'infezione. Appena scoperto lo stato di gravidanza è bene
sottoporsi a degli esami per stabilire se si è protette dagli anticorpi (e
quindi se prima della gravidanza avete contratto la malattia). Questi
29
esami andranno poi ripetuti con una frequenza mensile per tutta la
durata della gravidanza per intervenire, in caso di contagio, con le
terapie adatte a ridurre al minimo il rischio di passaggio della malattia
al feto. Se non si hanno gli anticorpi non mangiare carne che non sia
ben cotta, non mangiare insaccati artigianali e non mangiare frutta ma
soprattutto verdura cruda che non abbiate lavato personalmente (non
mangiare l'insalata al ristorante). Se si hanno dei gatti è meglio non
occuparsene personalmente della loro lettiera. Se si frequentano case di
"gattari" cioè di persone che vivono allegramente in promiscuità con
gatti che escono, mangiare soltanto cibo appena cotto o appena tirato
fuori da buste preconfezionate. La Toxoplasmosi, se trattata
tempestivamente, non è pericolosa ma è meglio cercare di non
prenderla. I cani possono contaminarsi uscendo ma in genere la
promiscuità con loro è molto minore e non essendo essi ospiti naturali
del parassita non vengono considerati un problema. Ricordatevi
comunque sempre di lavarvi le mani dopo aver toccato un animale e
non baciateli!!!
È importante inoltre bere molto, astenersi dal fumo (con il fumo, ossido
di carbonio e nicotina passano nei polmoni e nel torrente circolatorio e
il bimbo riceve così meno ossigeno e crescerà meno del dovuto) e
mantenere una regolare attività fisica, anche ai fini del controllo del
peso.
È importante farà attenzione ad alcune norme che potrebbero evitare
spiacevoli conseguenze: le uova dovranno essere sempre fresche e ben
cotte per prevenire così la salmonellosi, per prevenire la listeriosi è
consigliabile evitare di mangiare patè e formaggi molli (brie,
camembert, gorgonzola…), lavare bene le mani prima di maneggiare i
cibi, lavare frutta e verdura con particolare attenzione, cuocere bene la
carne e accertarsi che i cibi preconfezionati siano serviti sempre ben
caldi.
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RICETTE PER UNA BUONA ALIMENTAZIONE
DELLA DONNA IN GRAVIDANZA
Gnocchi semolino alla romana
- 250 g. semolino,
- 1 litro di latte,
- 80 g. di burro,
- 150 g. di parmigiano,
- sale, pepe, noce moscata,
- 3 uova.
Procedimento
In una casseruola, portare ad ebollizione il latte e versarvi a pioggia il
semolino, sempre rimestando. Aggiungere una noce di burro, il sale, il
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pepe e un pizzico di noce moscata. Lavorare bene l’impasto per evitare
che si attacchi e, quando è ben amalgamato, toglierlo dal fuoco e
incorporarvi le uova e metà del parmigiano grattugiato. Dopo aver ben
amalgamato il tutto, versare l’impasto sulla spianatoia, stendendolo in
uno strato uniforme alto 1 cm circa. Lasciarlo raffreddare e tagliarlo in
dischi di 4/5 cm circa di diametro servendosi di un coppapasta.
Imburrare una pirofila e disporre gli gnocchi in file parallele
leggermente sovrapposte. Coprire con il parmigiano rimasto e mettere
in forno ben caldo a gratinare.
Fegato di vitello burro e salvia in pastella con spinaci alla sultana
- 800 g. fegato di vitello,
- 100 g. di burro,
- 1 cucchiaio d’olio extravergine d’oliva,
- 3 rametti di salvia,
- sale, pepe,
- 50 ml di vino bianco,
- 1,5 kg di spinaci,
- 50 g. di pinoli,
- 50 g. d’uva sultanina.
Procedimento
Rosolare leggermente il fegato tagliato a fettine nel burro aromatizzato
con la salvia. Salare, pepare, fiammeggiare con il vino bianco, lasciare
evaporare, quindi servire con il tortino di spinaci alla sultana. Saltare
gli spinaci in padella. Quando sono quasi cotti aggiungere pinoli tostati
e uvetta messa a bagno, un ricciolo di burro, sale e pepe. Servire
dandogli la forma con coppapasta.
Pie di kiwi
- 500 g. pasta frolla,
- 2 mele renette,
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- 1 banana matura,
- 5 kiwi,
- 100 g. di zucchero,
- succo di 1 limone,
- 1 noce di burro,
- 1 cucchiaio di farina,
- 1 tuorlo d’uovo.
Procedimento
Sbucciare le mele e tagliarle a tocchetti, eliminando il torsolo; sbucciare
anche i kiwi e la banana tagliata a pezzi. Mettere la frutta sul fuoco con
lo zucchero, la farina, il succo di limone e il burro. Cuocere dolcemente
mescolando di tanto in tanto. Dividere la pasta in due dischi, stenderne
uno in uno stampo rivestendone bordi e fondo. Punzecchiare il fondo
con una forchetta, distribuirvi il composto di frutta, ricoprire con l’altro
disco sigillando bene i bordi. Praticare un foro al centro per l’uscita del
vapore. Spennellare con il tuorlo sbattuto. Cuocere a 170° per 30-35
minuti.
33
34
Dieta fisiologica per una donna ingravidanza
(del peso di 57 kg e alta 1.65m)
Dieta fisiologica per una donna ingravidanza
(del peso di kg 57 e alta 1.65m)
Dieta per il secondo trimestre Circa 2400 kcal (10032 kj)Proteine: 13.8 % (g 83)Lipidi: 28.6%Carboidrati: 57.6%Colazione:Latte intero 200 mlFette biscottate 30 gMarmellata 30 gZucchero gSpuntino:Una mela 200 gPranzo: Risotto alla rucola: riso 60 g, olioextravergine d’oliva 5g, grana 5 g, rucola apiacere.Fettine di vitellone magro al limone: vitellonemagro 100 g, olio extravergine d’oliva 5 g, unpizzico di farina, limone q.b.Zucchine alla piastra: zucchine 200 g, olioextravergine d’oliva 10 g, limone q.b., erbearomatiche a piacere.Pane integrale 40 g,Mandarini 150 g,Una fetta di ananas fresco 100 g.Spuntino:Yogurt alla frutta 125 gSpremuta di agrumi 200 mlCena:Passato di verdure miste: patate 150 g, carote150 g, zucchine 100 g, olio extravergined’oliva 5 g, brodo a piacere.Insalata caprese: mozzarella 60 g, pomodori200 g, olio extravergine d’oliva 10 g, basilico eorigano a piacere.Pane integrale 40 gPere al cioccolato: pere 200 g, cioccolata calda100 ml, con zucchero 10 g.
Inoltre questa dieta apporta:ferro 16,5 mg, calcio 1216 mg, fosforo 1656mg, vit. B1 1,5 mg, vit. B2 2,4 mg, vit PP 17.6mg, vit. A 2234 mg, vit. C 316 mg, colesterolo176 mg.
Dieta per il terzo trimestreCirca 2450 kcal (10241 kj)Proteine: 13.5 % (82 g)Lipidi: 29.2 %Carboidrati: 57.3 %Colazione:Latte intero 200 mlCrostata con marmellata 100 g Zucchero 5 gSpuntino:Succo di frutta 125mlPranzo:Pennette al pomodoro fresco e basilico:pasta 70 g, pomodoro fresco 100 g, olioextravergine d’oliva 5 g, basilico apiacere.Filetto di trota al cartoccio con aromi:filetto di trota 120 g, olio extravergined’oliva 5 g, erbe aromatiche a piacere.Carote julienne: carote 150 g, olioextravergine d’oliva 5 gPane integrale 50 gCoppa di gelato al cioccolato 120 gSpuntino:Yogurt alla frutta 125 g Biscotti 30 gCena:Tortino di patate con funghi porcini:patate 200 g, funghi porcini 150 g,besciamella 120 g.Fagioli stufati con olio e limone: fagiolini200 g, olio extravergine d’oliva 5 g,limone q.b.Pane integrale 50 gMacedonia di frutta fresca: 200g frutta,zucchero 10 g, limone q.b.
Inoltre questa dieta apporta:ferro 18.8 mg, calcio 1074 mg, fosforo1971 mg, vit. B1 1.7 mg, vit. B2 2,3 mg,vit. PP 21,2 mg, vit. A 2226 mg, vit. C 184mg, colesterolo 205 mg.
GINNASTICA PREPARTO
La gravidanza è un fenomeno naturale per il corpo della donna, ma
non è il suo stato abituale. Fondamentale in gravidanza è la
preparazione respiratoria, non intesa come semplice entrata ed uscita
d’aria, ma tale da poter utilizzare il torace, il diaframma, ed il
parenchima polmonare nelle migliori condizioni di lavoro. Gli arti
superiori contribuiscono a mobilizzare il torace e quelli inferiori
mobilizzano l’addome. Molti sono gli esercizi di base da
effettuare durante questo percorso. Hanno il
particolare scopo di allargare il torace, di rafforzare il
diaframma per una migliore funzione respiratoria. Molto
importante poi tonificare la fascia addominale che serve
da gran supporto al peso, che aumenta via via che
trascorrono i giorni. Fondamentale la ginnastica per i muscoli pettorali,
un grosso cruccio è per la donna la comparsa di smagliature sul seno.
La circolazione verrà stimolata attuando esercizi di flesso-estensione e
naturalmente stretching dei piedi e delle gambe da supine o sedute.
Molto positivo sarà camminare, nuotare e anche ballare. Lo stretching è
la parola chiave in gravidanza. L’allungamento è una tecnica ottima
per mantenere viva l’elasticità muscolare. Non prevede eccessivi sforzi
e procura benessere fisico e quindi psichico. È importante autoregolarsi
per ridurre la tensione muscolare senza sovrastimarsi. Fondamentale in
gravidanza effettuare esercizi sul piano perineale. Il perineo si trova
nella cavità pelvica ed è formato dai muscoli coccigei ed in parte del
muscolo elevatore dell’ano. Questa zona richiede esercizi vari per la
sensibilizzazione e la riabilitazione. Il perineo, quando è poco elastico,
con il parto si traumatizza con il risultato di stiramenti delle fibre. Già
dal quinto mese sarà utile esercitare e rieducare il perineo con
contrazioni volontarie a massima intensità, come ad esempio l’arresto
dell’urina durante la minzione, contrarre lo sfintere anale e rilassare,
35
contrarre i glutei e rilassare. A parte la normale ginnastica, sono
particolarmente utili alla donna incinta alcuni esercizi particolari,
destinati a preparare i muscoli che saranno direttamente interessati
all’evento del parto. Questa ginnastica viene detta psicoprofilattica,
perché aiuta la donna a prendere coscienza del proprio corpo, ad
imparare a rilassare o contrarre i muscoli dell’addome quando è
necessario, a controllare le sensazioni dolorose mediante una corretta
respirazione e quindi ad affrontare il parto con maggiore tranquillità e
consapevolezza. Si tratta di una serie d’esercizi di rilassamento che
abituano a controllare le contrazioni uterine e a ridurre la tensione,
quindi di grande aiuto nella fase di dilatazione e d’espulsione, e
d’esercizi respiratori che, oltre ad aiutare la partoriente ad esercitare la
necessaria pressione, forniranno maggiori quantità d’ossigeno. Infatti,
la respirazione ventrale, dilatando l’addome, sarà preferibile nelle
prime parti del travaglio, perché aiuta il rilassamento o allieva i dolori.
Mentre la respirazione toracica sarà preziosa al momento
dell’espulsione, quando è necessario esercitare una forte spinta. Ogni
donna dovrebbe seguire il corso psicoprofilattico di preparazione al
parto e ripetere a casa, due volte al giorno per un massimo di un
quarto d’ora, a partire dal quarto mese di gravidanza, gli esercizi che
ora spiegherò.
-1 Stando
supina sul
dorso, con
un
cuscino
sotto la
nuca e uno sotto le ginocchia, tenete le braccia lungo i fianchi,
leggermente scostate dal corpo e le gambe leggermente divaricate.
36
Rilassatevi, quindi iniziate la respirazione addominale e poi toracica,
impiegando prima i muscoli dell’addome e poi quelli del torace.
-2A
Sdraiatevi
sul dorso
con le
braccia
lungo i
fianchi. Piegate le gambe unite a squadra verso sinistra.
-2B Quindi
inspirando
lentamente
spostate le
ginocchia,
sempre unite,
verso il fianco
destro; lasciatele cadere a terra lentamente, espirando.
-2C
Quindi
rispostatele sul lato opposto, sempre accompagnano il movimento con
la respirazione.
37
-3
Sdraiatevi
sul dorso
con le
ginocchia
sollevate a
squadra
con le braccia lungo i fianchi e i piedi appoggiati sul pavimento.
Spostate il peso del corpo dall’osso sacro alle vertebre lombari,
sollevando i glutei e rimanendo appoggiate sulle spalle. Ripetere 10
volte.
-4A
Sdraiatevi
sul dorso
con le
gambe
leggermente divaricate e piegate a squadra, dondolandovi leggermente
sull’osso sacro e respirando lentamente.
-4B
Distendete
una
gamba e
piegate
l’altra in
fuori in
modo che la pianta del piede arrivi all’altezza del ginocchio della
38
gamba tesa. Alternate il movimento su un fianco e sull’altro per
10volte.
-5A Sdraiatevi rilassate
sul dorso con braccia e
gambe tese. Sollevate
dapprima una gamba in
alto, inspirando.
-5B Quindi incrociatela
sull’altra gamba,
espirando fino a toccare il
suolo con il piede;
riportatela in alto e
inspirando appoggiatela
lentamente a terra,
espirando. Le spalle
dovrebbero rimanere
ferme a terra. Ripetete l’esercizio 10 volte.
-
-6A Sdraiatevi sul dorso con
braccia e gambe tese. Sollevate
una gamba in alto ad angolo retto
inspirando e quindi abbassatela
lentamente espirando
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-6B Ripetete quest’esercizio
una decina di volte, alternando
le gambe.
-7A In ginocchio con le
mani appoggiate sul
pavimento, dapprima
raddrizzate bene la
schiena tenendo la testa
sollevata in avanti,
inspirando.
-7B Incurvate la schiena e
passate la testa tra le
braccia espirando, per
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poi tornare lentamente inspirando nella posizione iniziale. Ripetete
l’esercizio 10 volte.
…WOMEN TODAY…
In England women are called the “fair sex”; in Italy they are “il sesso
debole”, which implies that women are weaker than men. Is it still
true? Right now women are out-performing men on every front: in
education, at home, at work and even in what were once the most
sacred, male dominated territories of business, the Armed Forces and
sport.
Scientific evidence shows they are both psychologically and physically
stronger than men. At school, girls are doing much better the boys in
exams. Studies show that boys also fall behind girls in their ability to
read, to concentrate and to cope with tricky situations, as well as in
productivity, self-esteem and social skills. Girls are much better at
persevering than boys.
In the workplace women have adapted well to the changing job
market. At least men can be smug in the knowledge they are fitter and
healthier than women. A sports science study, conducted in Sweden,
has shown that women’s bodies are better at using fat, which enables
them to outstrip men in endurance exercises. Men tend to put on fat
around their waists due to male androgen hormones. This makes them
apple shaped. Women are more pears shaped due to on oestrogen
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dominance. Apple-shaped people have a higher risk of heart disease
and blood sugar problems such as diabetes. This goes some way to
explaining why women live on average of five years longer than men.
The life expectancy for men is just 73 years while for women is 79
years. Men also have more accidents than women. They take more
drugs and are four times as likely to commit suicide than women.
Fewer women are getting married and with some justification. Surveys
shows that men generally do better physically, mentally, and career-
wise when married and the reverse for women; who live longer, are
happier and realise more professionally when single.
LES FEMMES A L’INTERIEUR DE LA FAMILLE
Mère de famille et femme au travail: deux personnes en une, deux
boulots pour une seule vie. L’aventure quotidienne de 60% des femmes
d’aujourd’hui tient du tour de force. Peut-on, sans sacrifier l’un à
l’autre, être à la fois femme au foyer et femme au boulot. Elles ont tout,
sauf le temps.
Elles ont le métier, parce qu’elles se sont battues pour les enfants,
planifiés et choyés; le compagnon. Elles assurent sur tous les plans,
s’organisent pour réussir et se perdent un peu de vue, dans leurs
journées bourrées à craquer. Le mouvement est irréversible: 64 % des
mères travaillent et la proportion augmente.
Elles étaient 56,5% en 1982. la société pourtant continue de ne pas
considérer leur travail et trouve normal qu’elles assurent aussi la
gestion de la maison et des enfants.
Comme bilan elles courent tout les temps parce que la journée n’est pas
extensible et alors elles sont compriment! Elles se reposent moins, pour
une femme active avec deux enfants le repos est de 8 heures et 29
minutes. Elles expédient les affaires domestiques et consacrent 56
minutes à leurs enfants contre 2 heures 1 minute pour les mères sans
emploi. Une mère qui travaille ne déconnecte jamais. Jongler.
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S’organiser . se débrouiller. Se multiplier la mère qui travaille raisonne
a partir d’axiomes.
Axiome 1: l’enfant ne doit pas rester seul. L’âge obligatoire pour entrer
en classe est 6 ans, mais plus de 90% des enfants de 3 ans vont a l’école
maternelle, et même 30% des bambins de 2 ans! Et avant? trouver une
place dans une crèche est plus difficile qu’entrer à Harvard. Si
seulement on pouvait s’inscrire avant la conception.
Axiome 2: le ménage ne se fait pas tout seul. Or le mari a des absences
quand on lui parle de travaux domestiques. Et voilà comment certaines
mères se retrouvent à gérer une famille, et de la sous-traitance. Le voie
professionnelle, bien sŭr, s’en ressent. Mais les femmes comme vous et
moi revoient souvent leurs ambitions à la baisse. Les mères voudraient
choisir comment elles travaillent: prendre un mi-temps (95 % des mi-
temps sont demandés par des mères de famille), tout en sachant que
leur avancement va en pâtir.
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