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HENRIK IBSEN Nora è la protagonista, una donna e moglie borghese della tranquilla società industriale del tardo Ottocento. È sposata con l’avvocato Helmer, che sta per divenire un importante funzionario di banca, dal quale ha avuto tre figli. Nei primi anni del loro matrimonio Helmer è stato gravemente malato, l’unico rimedio di guarigione era quello di un viaggio in un paese più caldo. I soldi mancavano, così Nora riuscì ad ottenere un prestito da un vecchio compagno di scuola, Krogstad, che Helmer disprezzava, elle fece credere al marito che quei soldi provenivano dal padre, molto anziano e molto vicino alla morte. Nora fu costretta a consegnare a Krogstad un’obbligazione firmata dal padre, che in realtà era già morto, quindi falsa. Helmer guarì, a Natale fu nominato direttore della banca; non accettava però il fatto che la moglie spendesse tanto. Nora in realtà stava cercando di pagare il debito per il viaggio. A questo punto Krogstad, impiegato nella stessa banca di cui Helmer era direttore, è timoroso di essere licenziato, ricatta Nora minacciandola di rivelare ogni cosa al marito se ella non riuscirà a convincerlo di mantenere Krogstad nel suo impiego. Nora si vedeva perduta e quando l’amico dice al marito tutta la verità ella pensa veramente di suicidarsi. Il marito sentitosi tradito assale la donna come una furia per la sua imprudenza, dimostra un inqualificabile disprezzo per il sacrificio di quella moglie, che ha sempre trattato come una bambina, che ora tratta addirittura come demente, minacciandola di sottrarle i figli, dei quali non è più degna. 1

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HENRIK IBSEN

Nora è la protagonista, una donna e moglie borghese della tranquilla

società industriale del tardo Ottocento. È sposata con l’avvocato

Helmer, che sta per divenire un importante funzionario di banca, dal

quale ha avuto tre figli. Nei primi anni del loro matrimonio Helmer è

stato gravemente malato, l’unico rimedio di guarigione era quello di

un viaggio in un paese più caldo. I soldi mancavano, così Nora riuscì

ad ottenere un prestito da un vecchio compagno di scuola, Krogstad,

che Helmer disprezzava, elle fece credere al marito che quei soldi

provenivano dal padre, molto anziano e molto vicino alla morte. Nora

fu costretta a consegnare a Krogstad un’obbligazione firmata dal

padre, che in realtà era già morto, quindi falsa. Helmer guarì, a Natale

fu nominato direttore della banca; non accettava però il fatto che la

moglie spendesse tanto. Nora in realtà stava cercando di pagare il

debito per il viaggio. A questo punto Krogstad, impiegato nella stessa

banca di cui Helmer era direttore, è timoroso di essere licenziato,

ricatta Nora minacciandola di rivelare ogni cosa al marito se ella non

riuscirà a convincerlo di mantenere Krogstad nel suo impiego. Nora si

vedeva perduta e quando l’amico dice al marito tutta la verità ella

pensa veramente di suicidarsi. Il marito sentitosi tradito assale la

donna come una furia per la sua imprudenza, dimostra un

inqualificabile disprezzo per il sacrificio di quella moglie, che ha

sempre trattato come una bambina, che ora tratta addirittura come

demente, minacciandola di sottrarle i figli, dei quali non è più degna.

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Krogstad, pentito, consegna l’obbligazione a Helmer chiedendogli di

strapparla. Quando quest’ultimo si sentirà di nuovo felice e

rassicurato, si rivolgerà alla moglie di nuovo con dolcezza pronto a

perdonarla,pensando di poter riprendere i rapporti di prima. Ma Nora,

dopo tutto questo, con gelida determinazione annuncia la sua partenza

da quella casa, da quello “sconosciuto” che ha davanti; indossato il

cappotto e con tanta solitudine senza neppure salutare i bambini se ne

va. Il marito cerca di fermarla con ridicole frasi impacciate me lei non

lo ascolta più. A conclusione del dramma non resta che il colpo della

porta di casa che s’è chiusa.

“Casa di bambola” affronta un tema che nell’anno in cui apparve, nel

1878, non era del tutto nuovo nell’evoluzione del pensiero europeo

riguardo ai problemi della donna. Si può immaginare il rumore che nel

1878 dovette accogliere un dramma teatrale come questo, e lo scandalo

che ne poté derivare. L’effetto fu dirompente, e si protrasse a lungo. Il

dramma ibseniano non condivideva apertamente e non dava spazio

alle proposte femminili, ma contemporaneamente le sottintendeva

tutte; lo fa sentire improvvisamente in poche battute dell’ultimo atto,

con tanta maggiore efficacia quanto minor spreco di parole: che è poi il

segreto della tecnica teatrale. Il dramma veniva di frequente respinto,

da chi ne confondeva il dolore profondo con le più superficiali richieste

del movimento femminista, allora al suo inizio e alle sue prime

battaglie.

Nora incarna uno slancio di ribellione dettato da

motivi ideali che risultano incomprensibili da chi

intorno la circonda. Rivendica il suo diritto di

comportarsi secondo coscienza, ribelle alle

convenzioni di una società maschilista e alla

condizione subalterna della donna. È quindi

un’eroina della trasgressione, intesa come rifiuto

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delle sopraffazioni del potere. Nora, pur inquadrata in una società

sotto molti aspetti diversa dalla nostra attuale, coglie un tema di tutti i

tempi. Nora viene continuamente richiamata dal marito ma anche da

figure amiche, come Cristina o il dottor Rank, alla sua immagine di

donna-bambina, di persona cui non si chiedono né riflessione, né agire

ragionevolmente: “Nora, Nora sei proprio una donna…”.

Nora vive una forte contrapposizione con la società che la circonda, e

con le leggi che sembrano fatte per persone diverse da lei. Per lei

contano le leggi dei sentimenti, dei rapporti che legano le persone che

si amano. Questa donna obbedisce ad una legge interiore che non

coincide con la legge della società: essa si sente in se stessa il richiamo

di un imperativo morale (salvare il marito) che è in contrasto con le

leggi da tutti comunemente rispettate. Nora vede, che nella società che

la circonda, non è tutto perfetto: le donne sono, infatti, vittime e i

simboli di un dilemma morale che attraversa la società in cui vivono.

In “Casa di bambola” la contrapposizione tra due ordini di moralità è

in parte sfumata perché è concentrata su di una singola persona, e in

parte più precisamente orientata sul conflitto generale tra uomini e

donne. Non si assiste, infatti, ad uno scontro tra Nora e lo stato, ma fra

una giovane moglie impulsiva e generosa e un marito ottuso, che si

aggrappa alle regole (che per lui comprendono anche il giusto ruolo

delle donne nella società) per nascondere la propria incapacità di

comprensione. Nora è legata proprio all’esaltazione di essere un nuovo

tipo di donna: una donna che, finalmente, è anche una persona e non

più un grazioso animaletto (“allodola, lucherino”) o una bambina. Non

nega del tutto il valore della sua femminilità, ma cerca di evitare gli

stereotipi ai quali la società la vuole legare, per trovare un nuovo senso

alla sua vita. Non vuole la ribellione per se stessa, ma sceglie di

escludersi così tragicamente dalla vita normale perché n’è costretta

dalle circostanze e dal rispetto verso se stessa, il suo primo interesse

non è sovvertire la società, ma rispettare un vincolo basato sugli affetti,

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e non si compiace certo della contrapposizione che si è creata tra lei e il

suo mondo.

IL DRAMMA BORGHESE

Nella seconda metà dell’Ottocento, si diffuse in Europa, accanto al

teatro tradizionale e a quello romantico, un nuovo genere teatrale che

assunse il nome di “dramma”. Il dramma borghese, si era già affermato

nella metà del Settecento grazie a Goldoni e Diderot. Questo dramma

conteneva non solo i conflitti individuali dell’uomo, ma anche delle

tensioni sociali, gli urti d’idee, la vita, i problemi e i grandi temi della

nuova società che, dopo la rivoluzione francese, aveva acquisito un

ruolo predominante nella politica ed economia di tutta Europa, ma

nella seconda metà dell’Ottocento era vista con valore negativo e

fortemente polemico. Questo tipo di teatro, per i temi trattati, fu

chiamato “teatro d’idee”. Alla base della pagina moderna stava

l’esigenza inarrestabile dell’autore di imitare la realtà, così com’è nei

suoi aspetti continuamente mutevoli. A questo proposito bisogna fare

il nome d’Ibsen, che affrontò questo genere con gran passione,

impegno e forza creativa. Ibsen è il punto più alto della civiltà teatrale

borghese, egli fa diventare il teatro come specchi critico della società.

Nei suoi drammi introduce una sorprendente novità, la “discussione”,

i suoi personaggi analizzano i problemi, parlano liberamente, sono più

disponibili a dire l’indicibile, a trasformare il racconto in confessione.

Egli poi seppe evitare che il dramma divenisse pretesto di discussioni

accademiche, per dibattito aperto, al di là, al di fuori dell’opera di

poesia, per assumere la forma di un generico incontro culturale. Tra

quelli che evitarono lo stesso pericolo, e allo stesso tempo aprirono una

serie di grandi innovazioni, vanno ricordati: il francese Henry Becque

(1837-1899), il russo Anton Cechov (1860-1904), il tedesco Bertolt Brecht

(1898-1956) e il nostro Luigi Pirandello (1867-1936).

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IL TEATRO DI LUIGI PIRANDELLO

In Italia il teatro ebbe come suo grande esponente Luigi Pirandello. I

nuclei tematici dei suoi drammi, erano contenuti nelle opere narrative,

in particolare nelle novelle: il contrasto tra l’essere e l’apparire, la

perdita dell’identità, la solitudine dell’uomo, la concezione della vita

come finzione, come recita di una parte convenzionale. Il teatro,

costituisce il punto di arrivo dell’arte pirandelliana, ponendosi come

genere più adatto per rappresentare le maschere sociali e il gioco delle

parti che per lo scrittore rappresentavano la vita. Il teatro diventa lo

spazio per oggettivare il dramma esistenziale dell’uomo moderno, e il

luogo in cui l’artista può mascherare l’uomo e rivelarne le finzioni e le

illusioni, mettendo a nudo l’esistenza, la verità nascosta. Scelse come

titolo complessivo delle sue 43 opere quello di “Maschere nude”.

Il teatro di Pirandello è un teatro di idee, che mette a fuoco i problemi

esistenziali scottanti, quasi sempre senza via d’uscita, attraverso

situazioni, a metà strada tra il comico e il tragico(definito grottesco), in

cui l’autore tormenta e tortura i propri personaggi e gli spettatori. Il

personaggio di Pirandello, diversamente da quello tradizionale, il

quale chiede allo spettatore di identificarsi in lui, di commuoversi con

lui, apre un continuo, incessante dibattito, non solo con gli altri

personaggi, ma idealmente con il pubblico, stimolandolo ad una

riflessione critica, ad un consenso/dissenso sulle tesi che si dibattono

attraverso l’azione scenica. Questa scelta significa intenzione di abolire

la separazione tra arte (teatro) e vita (pubblico) e di mescolare

continuamente: “Teatro nel teatro”. Il teatro nel teatro è la più grande

innovazione del Pirandello;viene infatti a cadere la quarta parete del

teatro naturalista, ossia la barriera ideale che separa il palcoscenico

dalla platea.

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Esempio sommo sono “Sei personaggi in cerca d’autore”; egli

immagina che all’interno di un teatro dove alcuni attori stanno

provando una commedia entrino in scena sei personaggi che a loro

volta rappresentano il teatro. Il teatro non rispecchia più la vita ma

vuole rappresentare se stesso, il farsi della creazione artistica, il difficile

rapporto tra autore e personaggi, che diventa espressione simbolica del

rapporto universale tra l’uomo e il suo destino. Ecco allora un teatro

che accoglie un continuo dibattito di idee, che abolisce il confine tra

scena e platea (arte/vita), che si autorappresenta facendosi simbolo

della vita.

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L’EMANCIPAZIONE FEMMINILE

La condizione della donna è fin dai tempi antichi considerata inferiore

a quella dell’uomo. L’inferiorità della donna era perfino riconosciuta

anche dalla legge.Le donne cominciarono a rivendicare gli stessi diritti

civili e politici degli uomini solo nel 1789 con la rivoluzione francese.

Furono soprattutto le donne parigine, creando dei veri e propri “club

femminili”, ad improntare le basi della protesta. Purtroppo gli uomini

rivoluzionari non accettarono le proteste, negando loro oltre al diritto

di voto, anche quello d’associazione. Furono sciolti i vari club.

Nonostante l’insuccesso francese, negli altri paesi si diffuse il

movimento d’emancipazione femminile.

I nuovi movimenti femministi, che erano rivolti al fine di affermare la

parità tra uomo e donna, avvennero principalmente nell’Ottocento nei

principali paesi europei e negli Stati Uniti. Sono questi i periodi del

pieno sviluppo industriale e dei grandi mutamenti a livello sociale,

culturale e mentale. La diffusione delle idee democratiche e socialiste e

la crescita dei sindacati avevano prodotto un miglioramento anche

della condizione lavorativa delle donne. Il tema che legava le diverse

espressioni del femminismo era la richiesta del voto politico, poiché era

visto come primo segno sostanziale d’eguaglianza. Ricordiamo poi che

la condizione maggiormente presente tra le donne del tempo era quella

della casalinga, il lavoro fuori casa era concentrato nel lavoro operaio.

Questo si affermò particolarmente nell’ultimo decennio dell’Ottocento

in tutti i paesi industrializzati.

Le lavoratrici cominciarono a prendere

parte anche ai movimenti

d’emancipazione.

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Da ricordare il primo sciopero femminile a Vienna. Il 1° maggio 1893,

nel settore tessile per circa 14 giorni 700 operaie chiedono di ridurre la

giornata lavorativa da dodici a dieci ore, l’aumento del salario minimo

e il primo maggio festivo. Dopo questo primo sciopero ne seguiranno

molti altri, come quello tra il 1916 e il 1917, quando le operaie francesi

smisero di produrre munizioni belliche. Occuparsi del movimento

operaio femminile era una necessità, così il congresso

socialdemocratico tedesco, nel 1896, per proposta di Clara Zetkin,

adotta una risoluzione: la protezione legale fu ampliata, la giornata

lavorativa passò per le donne ad otto ore, vengono istituite delle

ispettrici del lavoro, diritto d’essere elettrici ed eleggibili, uguaglianza

di diritti civili tra i due sessi e concessi anche permessi di maternità.

Tuttavia la donna continuò ad essere tenuta in una condizione

d’inferiorità sia nella vita sociale sia in quella familiare: nel lavoro, per

esempio, erano meno pagate rispetto agli uomini, non potevano

frequentare le università e non avevano ancora ottenuto il diritto di

voto. L’inserimento delle donne del mondo del lavoro sarà aiutato

dalla prima guerra mondiale, le donne, infatti, sostituiranno, per ben

quattro anni, gli uomini impiegati a combattere al fronte, e saranno

utilizzate per i lavori anche più pesanti e duri. Alla fine del conflitto

non fu loro negato il diritto di voto in quanto esse avevano assunto un

ruolo chiave nella società.

L’insegnamento nelle scuole elementari fu il canale che permise alle

donne di migliorare la loro condizione nel mondo del lavoro. Le donne

della piccola e media borghesia incominciarono pian piano a godere di

una certa libertà di movimento: avevano la possibilità di frequentare

luoghi di villeggiatura e locali da ballo, di iscriversi ad associazioni

sportive e andare in bicicletta. Le condizioni delle donne purtroppo

però migliorarono soltanto in Europa e Stati Uniti, in quanto in Asia,

Africa e America meridionale esse rimasero le stesse.

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L’uguaglianza politica invece venne conquistata alla fine della battaglia

per il diritto di voto. Alla fine dell’Ottocento in nessun paese europeo

la donna godeva d’alcun diritto. Nel 1903 sorse un nuovo movimento

politico femminista che lottò, con comizi e manifestazioni pubbliche,

per ottenere il diritto di voto, per le donne: le militanti furono chiamate

suffragette, in quanto ponevano come obiettivo essenziale, delle loro

lotte, la conquista del suffragio universale. Per fare breccia nella

resistenza della società britannica ricorsero alla lotta aperta:

disturbarono i comizi dei deputati, incendiarono negozi, edifici

pubblici. Non riscontrando i risultati sperati le suffragette inglesi

passarono a forme di protesta più violente; nel 1912 proclamarono la

“Guerra delle vetrine” prendendo a sassate ogni vetrina londinese. Nel

1913 il movimento ebbe la sua prima martire, una giovane inglese,

Emily Davinson, che si gettò sotto la carrozza reale durante un affollato

derby e rimase uccisa. Ottennero nel 1918 il diritto di voto concesso

però solo alle donne sposate e che avevano oltre i 30 anni, nel 1928 fu

esteso a tutte le donne.

Un provvedimento simile fu adottato negli Stati Uniti il 20 agosto 1920.

Per tutto l’800 le femministe statunitensi avevano lottato non meno

tenacemente di quelle inglesi, senza ricorrere però ad azioni violente.

Loro manifestavano tipicamente con parate, cortei con fiaccole e

striscioni, comizi e marce. A parte questo però negli Stati Uniti, ad

inizio secolo si verificò un

terribile episodio, l’otto

marzo 1908 morirono

durante un improvviso

incendio 129 operaie

riunitesi in uno sciopero

all’interno di un’azienda

tessile a New York.

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Al contrario dei paesi anglosassoni l’impegno politico, negli altri paesi,

si espresse soprattutto nel quadro del movimento operaio. Nei vari

partiti e movimenti socialisti molte donne ebbero un ruolo importante,

ricordiamo Rosa Luxemburg, Alexandra Kollontaj, Anna Kuliscioff,

Clara Zetkin.. Ma a parte tutto anche nei partiti socialisti la presenza

delle donne era minoritaria. Le uniche questioni a favore della donna

furono quelle sull’occupazione, sui salari e sulla protezione sociale ma

alla fine conquistarono anche il diritto di voto.

In Italia tutta la questione femminista si affermò in tempi molto più

lunghi. L’Italia raggiunse l’unità nel 1861, prima di allora erano

frazionata in vari staterelli talvolta ostili persino tra loro; una simile

condizione non facilitava certo la diffusione della coscienza femminile.

La lotta dell’emancipazione si accese molto in ritardo anche a causa

della rivoluzione industriale che giunse nel nostro paese solo verso la

fine del secolo.

Ma quando anche l’industria italiana dovette contare su un’alta

percentuale di manodopera femminile “la questione donna” cominciò

ad interessare un po’ a tutti. Il quadro sociale era nel complesso molto

arretrato, anche per il forte influsso conservatore che aveva la chiesa

cattolica sulla società: alle donne venivano sconsigliate le attività fuori

casa, le letture libere, l’istruzione superiore e universitaria. Ai primi

nuclei femminili organizzati aderirono in primo tempo le donne della

borghesia alle quali si affiancarono successivamente le masse femminili

cattoliche e socialiste. Tra queste ultime, sostenute dal partito socialista,

si distinsero in modo particolare Giuditta Brambilla, Carlotta Clerici e

Anna Kuliscioff. Nel 1910 le rappresentanti delle associazioni

femminili italiane parteciparono al Primo Congresso Internazionale

Femminile di Copenaghen, durante il quale l’8 marzo fu dichiarato

giornata nazionale della donna. Anche le nostre suffragette, tuttavia,

dovettero ancora attendere dei decenni prima di ottenere il diritto al

voto. Questo venne, infatti, riconosciuto solo nel 1945 da un decreto

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d’Umberto di Savoia, ultimo re d’Italia. In realtà, una proposta in tal

senso era già stata fatta nel 1912 durante il governo Giolitti, che aveva

concesso proprio in quell’anno il diritto di voto a tutti gli uomini

maggiorenni, ma il nostro parlamento aveva bocciato tale proposta.

La progressiva realizzazione di tutti i requisiti prese corpo in Europa

partire dalla fine degli anni sessanta ed è continuata fino ad oggi. In

Italia, ad esempio, il processo d’affermazione di un’effettiva parità

giuridica ha trovato una sua prima conquista con l’articolo 3 della

costituzione repubblicana. Altre tappe sono state realizzate grazie

all’approvazione di una legge che aprì alle donne l’accesso a tutte le

professioni (1963), una legge che consente il divorzio (1970), al nuovo

diritto di famiglia (1975) che aboliva ogni gerarchia e ogni diritto di

superiorità dell’uomo nel quadro familiare. Di non minore importanza

furono anche le leggi che, dal 1971 al 1977, normalizzarono la tutela

della maternità, quella del 1991 che individuava ambiti e strumenti per

fornire “pari opportunità” a tutti i cittadini e quella del 1996, che

attribuiva alla violenza sessuale il carattere di reato contro la persona,

inasprendo le pene previste per questo crimine. Se passiamo dal piano

giuridico a quello economico-sociale, dobbiamo registrare inoltre che

l’aumento del reddito disponibile permise alle famiglie di investire

maggiormente sull’istruzione delle ragazze. L’incremento del livello di

scolarizzazione femminile non ebbe solo effetto di stimolare un

proporzionale aumento della femminilizzazione. Negli anni settanta e

ottanta sorsero nelle città italiane collettivi femministi, che

esprimevano una critica radicale nel persistere nei rapporti sociali una

tendenza al dominio maschile. Sul piano delle libertà sessuali, una vera

rivoluzione fu compiuta dalla possibilità di utilizzare anticoncezionali,

che consentivano di separare sessualità e procreazione. La riduzione

quindi anche del numero dei figli, permise alla donna una diminuzione

del lavoro domestico. Non va dimenticata la politica assistenziale del

Welfare State, lo Stato Sociale, che creò nidi d’infanzia e scuole

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materne. Anche la rivoluzione dei consumi fa la sua parte

nell’alleggerire il fardello delle donne, immettendo sul mercato

elettrodomestico riducendo i lavori domestici. A parte questi traguardi

la condizione della donna, in qualsiasi paese, è ancora ben lontana

dall’emancipazione completa. Ci sono molte difficoltà nel raggiungere

posizioni dirigenziali e di prestigio. Il numero delle elette nelle

assemblee legislative, dal parlamento nazionale a quello europeo

appare ancora assai inferiore a confronto dei deputati maschili. Anche

nella sfera privata c’è squilibrio, tutto o quasi a svantaggio della donna.

Nei paesi del terzo mondo poi, la condizione femminile, continua a

subire pesanti discriminazioni, di tipo economico e giuridico. Nei paesi

sottosviluppati, il peso della miseria, grava sulle donne più ancora che

sugli uomini.

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INTRODUZIONE DECRETO 26/03/2001

L’articolo 15 della legge 8 marzo 2000 ha delegato il governo ad

emanare un decreto legislativo che contenga le disposizioni a tutela e

sostegno della maternità e paternità. Il decreto del 26 marzo 2001,

risultato dell’esercizio di delega, disciplina i congedi i riposi i permessi

la tutela della lavoratrice e lavoratore connessi alla maternità e

paternità ed il relativo sostegno economico. L’esigenza di

coordinamento nasce dal bisogno di rivisitare

l’intera materia sul sostegno della maternità.

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Si tratta di un nuovo provvedimento che innova vaste parti della

disciplina sulla maternità con nuovi congedi di formazione e cura. La

nuova normativa si prefigge di incentivare la parità tra uomo e donna

nel soddisfacimento dei bisogni della prole prevedendo la possibilità

che il padre possa legittimamente sospendere la propria attività

lavorativa per rispondere alle necessità familiari. La tutela diretta della

saluta della donna e del nascituro è riservata alla madre(congedo di

maternità)e in via suppletiva al padre(congedo di paternità)quando

ricorrono circostanze che ne impediscano l’esercizio da parte della

madre.la duttilità dell’istituto permette di privilegiare nel caso

specifico gli impegni di lavoro del genitore,chiunque esso sia,e

conseguentemente riserva solo alla loro valutazione di chi dei due

dovrà richiedere il congedo nel caso concreto. L’intento è quello di

conformare un giusto riconoscimento delle prerogative della

lavoratrice senza onerare eccessivamente l’impresa. La nuova legge

fornisce all’imprenditore una serie di istituti giuridici che permettono

sia di utilizzare la lavoratrice in stato di gravidanza in modo diverso e

più adeguato sia di sostituirla tramite lavoratore a termine o

temporaneo durante il periodo di congedo della lavoratrice madre.

Durante il divieto del lavoro della donna, che va dal 2° mese

precedente la data del parto presunto al terzo mese successivo, il

datore di lavoro avrà il diritto di assumere personale a tempo

determinato o temporaneo per sostituire la donna. La tutela della

madre è poi garantita da una serie di norme che permettono al datore

di lavoro di adeguare la sua prestazione commisurandola alla propria

possibilità e ed alla sua sicurezza spostando la donna in altre mansioni

equivalenti o superiori. Dicendo questo il legislatore prevede le ipotesi

inderogabili nelle quali il lavoro della lavoratrice madre debba essere

sospeso obbligatoriamente e definisce le attività vietate alle donne in

stato di gravidanza; non intende tuttavia gravare ulteriormente il

rapporto di lavoro riservando l’autonomia della donna e del datore di

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lavoro la possibilità di modificarlo nella prestazione per rispondere alle

reciproche esigenze. L’articolo 6 (commi 1 e 2) prescrive le misure della

tutela della salute della lavoratrice durante la gravidanza fino al

settimo mese d’età del figlio. Tale normativa si applica anche alle

lavoratrici che hanno avuto in adozione o affidamento un figlio. La

lavoratrice deve comunicare al datore di lavoro il suo stato di

gravidanza appena che questo le venga accertato.

In gravidanza alla lavoratrice sono vietate il trasporto e il sollevamento

di pesi, i lavori pericolosi faticosi ed insalubri (tra questi sono compresi

quelli che comportano il rischio di esposizione agli agenti fisici,chimici

o biologici). La lavoratrice sarà quindi spostata ad altre mansioni nel

caso che i servizi ispettivi del ministero del lavoro accertino che le

condizioni di lavoro sono pregiudizievoli alla salute della donna.

L’inosservanza delle disposizioni relative ai lavori vietati è punita con

l’arresto fino ai sei mesi. Quando la lavoratrice non potrà essere

spostata ad altre mansioni il ministero del lavoro potrà predisporre

l’interdizione dal lavoro per tutto il periodo della gravidanza e fino a

sette mesi d’età del figlio. Il datore di lavoro valuterà i rischi per la

sicurezza e salute della donna individuando le misure di prevenzione e

protezione che andranno adottate. L’obbligo di informazione

comprende anche l’obbligo di informare le lavoratrici ed i loro

rappresentanti sui risultati della valutazione e di conseguenza sulle

misure di prevenzione e protezione che verranno adottate. Se i risultati

presentano un rischio il datore di lavoro dovrà modificarli in modo che

non esista più alcun pericolo.

La lavoratrice ha diritto a permessi retribuiti per effettuare esami

prenatali,accertamenti clinici,visite mediche che debbano essere

eseguite durante l’orario di lavoro. Dovranno esse presentare

l’apposita domanda al datore di lavoro e successivamente agli

accertamenti dovranno presentare anche la relativa documentazione

giustificativa che presenti la data e l’orario di effettuazione degli esami.

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IL CONGEDO DI MATERNITÀ

Per congedo di maternità s’intende quel periodo d’astensione dal

lavoro della lavoratrice. La legge proibisce di adibire al lavoro le

donne:

• nei due mesi precedenti la data del presunto parto;

• per il periodo intercorrente tra la data presunta e la data

effettiva del parto nel caso il parto avvenga dopo tale data;

• durante i tre mesi dopo il parto;

• durante gli ulteriori giorni non goduti prima del parto, qualora

il parto avvenga in data anticipata a quella presunta.

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L’anticipazione del divieto di lavoro, è disposta dal servizio ispettivo

del Ministero del Lavoro che, può predisporre l’interdizione dal lavoro

della lavoratrice in stato di gravidanza fino a due mesi dalla data

presunta della nascita del figlio nel caso di gravi complicanze della

gravidanza, qualora le condizioni di lavoro ambientali o presunte siano

ritenute pregiudizievoli alla salute della donna e del feto, quando la

donna non può essere spostata ad altre mansioni.

Durante tutta la durata del congedo di maternità le lavoratrici hanno la

facoltà di astenersi dal lavoro a partire dal mese precedente la data

presunta del parto e nei quattro mesi successivi al parto sempre che il

medico specialista non attesti che quest’opzione arrechi danni alla

salute della gestante e del nascituro. Si tratta di una nuova possibilità

introdotta dalla legge n. 53 del 2000. Il Ministero del Lavoro ha fornito

recentemente i presupposti perché possa avvenire questa facoltà:

1) assenza di condizioni patologiche che configurino situazioni

di rischio;

2) assenza di un provvedimento di interdizione anticipata dal

lavoro da parte della competente direzione provinciale;

3) venir meno delle cause che abbiano portato ad un

provvedimento di interdizione anticipata nelle prime fasi di

gravidanza;

4) assenza di pregiudizio alla salute di entrambi derivante dalle

mansioni svolte dall’orario di lavoro previsti;

5) assenza di controindicazioni allo stato di gestazione.

Le lavoratrici interessate al rilascio della certificazione sanitaria devono

fornire tutte le informazioni riguardo le condizioni richieste, esibendo

eventualmente copia del provvedimento d’interdizione anticipata dal

lavoro, adottato dall’ispettorato del lavoro.

Il congedo di maternità può essere richiesto dalla lavoratrice che abbia

adottato,o che abbia ottenuto l’affidamento di un bambino di età non

superiore ai sei anni. Il congedo dovrà essere fruito durante i primi tre

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mesi successivi all’ingresso del bambino in famiglia. Nel caso di

adozioni o affidamenti internazionali il congedo spetta anche se il

minore avrà superato i sei anni d’età sino al compimento della

maggiore età. In quest’ultimo caso la lavoratrice avrà il diritto anche di

fruire di un congedo di durata corrispondente al periodo di

permanenza nello stato straniero richiesto per l’adozione, in questo

caso alla lavoratrice non spetterà nè indennità né retribuzione.

Prima dell’inizio del divieto di lavoro le lavoratrici dovranno

presentare al datore di lavoro e all’istituto erogatore dell’indennità di

maternità il certificato medico indicante la data presunta del parto.

Successivamente, entro trenta giorni la lavoratrice dovrà consegnare il

certificato di nascita del figlio.

Per tutto il periodo del congedo la lavoratrice avrà diritto ad una

retribuzione pari all’80 % della retribuzione anche in casi di

interdizione dal lavoro disposta dal servizio ispettivo del ministero del

lavoro. L’indennità a carico dell’INPS deve essere anticipata dal datore

di lavoro che è posto a conguaglio con i contribuiti dovuti. i periodi di

congedo devono essere computati nell’anzianità di servizio a tutti gli

effetti compresi quelli relativi alla tredicesima mensilità o alla gratifica

natalizia e alle ferie. Le ferie e le assenze eventualmente spettanti alla

lavoratrice non vanno godute contemporaneamente ai periodi di

congedi di maternità.

IL CONGEDO DI PATERNITÀ

Per congedo di paternità si intende l’astensione del lavoratore fruita in

alternativa al congedo di maternità. Il padre ha il diritto di astenersi dal

lavoro per tutta la durata del congedo di maternità o per la parte

residua che sarebbe spettata alla lavoratrice,in caso si morte o di grave

infermità della madre o di abbandono,nonché in caso di affidamento

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esclusivo del bambino al padre. Tale possibilità deve intendersi riferita

al solo periodo di astensione successivo alla nascita del figlio in quanto

l’astensione pre-parto è riservata esclusivamente alla madre. Il

lavoratore dovrà presentare al datore di lavoro la relativa

certificazione. Il trattamento economico, normativo e previdenziale che

spetta al padre è uguale a quello previsto alla lavoratrice madre.

IL CONGEDO PARENTALE

Per congedo parentale si intende l’astensione facoltativa della

lavoratrice o del lavoratore prima dell’emanazione della legge n°53 del

2000 il congedo doveva essere utilizzato entro il primo anno di vita del

bambino. La nuova normativa prevede un periodo molto più lungo per

l’esercizi di questo diritto; è stata appunto prorogata fino agli otto anni

d’età del bambino. Il padre o la madre hanno adesso il nuovo diritto di

astenersi dal lavoro nei primi otto anni per un periodo complessivo

continuativo o frazionato di dieci mesi,in alcuni casi elevabili a undici

mesi. In particolare la madre lavoratrice, trascorso il periodo

dell’astensione obbligatoria dopo il parto, può fruire di un periodo di

astensione facoltativa,continuativa o frazionata non superiore ai sei

mesi mentre per il padre sarà non superiore ai sei mesi elevabili a sette.

È la novità di maggior rilievo introdotta dalla legge n. 53 del 2000 e

sistematizzata dal decreto n. 151 del 2001. Questa astensione facoltativa

può essere utilizzata dai due genitori contemporaneamente e il padre

può anche usufruirne durante i tre mesi di quella obbligatoria post

partum della madre. I periodi di congedi parentali possono essere

ripartiti tra i due genitori secondo le loro necessità precisando che:

• la madre non può comunque superare i sei mesi di astensione;

• l’elevazione a sette mesi del padre è possibile solo se la madre

non supera i quattro mesi di astensione.

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Il genitore che si ritrova solo ha diritto ad un periodo pari a dieci mesi.

Riassumendo il diritto di astenersi dal lavoro compete alla madre

lavoratrice trascorso il periodo di congedo di maternità;al padre

lavoratore,dopo la nascita del figlio,per un periodo non superiore ai sei

mesi ed elevabile a sette;qualora vi sia un solo genitore per un periodo

non superiore ai dieci mesi. Il lavoratore che è interessato dovrà

comunicare al suo datore di lavoro l’intenzione di avvalersi del

congedo con un preavviso di almeno quindici giorni.

La madre o il padre,lavoratori, di un bambino handicappato in

situazione di gravità hanno diritto al prolungamento fino a tre anni del

congedo parentale a condizione che il bambino non sia ricoverato

presso istituti specializzati a tempo pieno.

Il congedo parentale spetta anche a quei genitori che hanno figli in

adozione o affidamento anche internazionali. Il congedo parentale

dovrà essere fruito nei primi tre anni d’ingresso del minore nella casa.

RIPOSI E PERMESSI

Il datore di lavoro deve consentire alle madri, durante il primo anno di

età del bambino, due periodi di riposo anche cumulabili, durante la

giornata. Il riposo è uno solo quando l’orario giornaliero di lavoro è

inferiore a sei ore. Questi periodi hanno la durata di un’ora e sono

considerate ora lavorative. I periodi sono di mezz’ora ciascuno quando

la lavoratrice fruisca dell’asilo nido o di un’altra struttura simile. I

periodi di riposo sono riconosciuti al padre nei casi: in cui i figli siano

affidati al padre,in caso che la madre lavoratrice dipendente non se ne

avvalga, la madre non sia lavoratrice autonoma e infine per morte o

grave infermità della madre. In caso di parto plurimo i periodi di

riposo saranno raddoppiati e le ore aggiuntive possono essere

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utilizzate anche dal padre. Le ore aggiuntive possono essere

riconosciute al padre anche durante i periodi di astensione obbligatoria

e facoltativa della madre.

I genitori adottivi o affidatari hanno diritto ai riposi fino al

compimento di un anno d’età del bambino. In caso che i bambini

affidati siano più di uno e che siano anche entrati in famiglia in date

diverse,che abbiano ciascuno meno di un anno d’età i genitori hanno

diritto al raddoppio delle ore di riposo.

DOCUMENTAZIONE

In merito alla domanda dei riposi la madre deve presentare al datore di

lavoro la documentazione secondo le disposizioni contenute nella

normativa. La domanda del padre dovrà essere presentata all’ INPS e

al datore di lavoro in tutti i casi precedentemente esaminati, nonché in

caso di richiesta di ore aggiuntive per parto plurimo. Nel caso che i

figli siano affidati solo al padre la domanda del riposo dovrà essere

corredata col certificato di nascita da cui risulti la paternità e dal

certificato di morte della madre, ovvero dalla certificazione sanitaria

che accerti la grave infermità della madre e dal provvedimento formale

che attesti che l’affidamento del bambino è esclusivo al padre. In ogni

caso i genitori devono impegnarsi a comunicare eventuali variazioni

successive. Per i genitori di figli portatori di handicap in situazione di

gravità può essere richiesto al datore di lavoro di usufruire di due ore

di permesso giornaliero retribuito. Successivamente al compimento del

terzo anno d’età, la madre o il padre hanno diritto a tre giorni mensili

di permesso retribuito. Al raggiungimento della maggiore età detti

permessi sono fruibili anche in maniera continuativa nel mese,a

condizione che sussista con il figlio la convivenza. Alla morte del padre

o del padre uno dei fratelli o sorelle conviventi avranno diritto di

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usufruire di un periodo di congedo non superiore ai due anni. Le

disposizioni in merito ai riposi si applicano anche per i genitori

adottivi o affidatari entro il primo anno di vita del bambino.

CONGEDI PER LA MALATTIA DEL FIGLIO

Per congedo per la malattia del figlio si intende l’astensione facoltativa

dal lavoro della lavoratrice o lavoratore in dipendenza della malattia

stessa. Il diritto di astenersi dal lavoro si avrà solo se il figlio non avrà

superato i tre anni. Ciascun genitore ha inoltre il diritto di astenersi dal

lavoro, nel limite di cinque giorni lavorativi all’anno per le malattie di

ogni figlio di età compresa tra i tre e otto anni. L’astensione

contemporanea dei due genitori è possibile qualora le rispettive

sospensioni abbiano titolo diverso, l’uno per la malattia del figlio l’altro

per l’astensione facoltativa o obbligatoria. Nella nuove legge n. 53 del

2000 il congedo per la malattia spetta per ciascun figlio. Per fruire dei

congedi per la malattia del figlio il genitore deve presentare al datore

di lavoro il certificato di malattia rilasciato da un medico specialista.

Nei congedi per la malattia del figlio non si applicano le stesse misure

di controllo che vengono applicate per i lavoratori. Il congedo spetta

anche nei casi di adozione e affidamento. Se all’atto dell’adozione il

bambino avrà dai sei hai dodici anni il congedo potrà essere utilizzato

nei primi tre anni del suo ingresso in famiglia. Le assenze per malattia

del figlio non vengono retribuite ma verranno computate nell’anzianità

di servizio. Per le donne è vietato adibire al lavoro notturno dalle ore

24 alle ore 06, dall’accertamento dello stato di gravidanza fino al

compimento di un anno d’età del bambino. La legge vieta poi qualsiasi

discriminazione nell’accesso al lavoro fondata sul sesso ed attuata

attraverso il riferimento allo stato matrimoniale o di famiglia o di

gravidanza. Inoltre sono vietate anche tutte quelle discriminazioni

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fondate sul sesso per la retribuzione, la classificazione professionale,

l’attribuzione di qualifiche e mansioni. Le lavoratrici non possono

essere licenziate dall’inizio della gravidanza fino al termine dei periodi

di interdizione dal lavoro, inoltre fino al compimento di un anno d’età

del bambino. Il divieto di licenziamento non si applica nel caso che:

• colpa grave della lavoratrice, costituente giusta causa per la

risoluzione del rapporto di lavoro;

• cessazione dell’azienda in cui essa è addetta;

• ultimazione della prestazione per la quale lavoratrice è stata

assunta;

• esito della prova,resta fermo il divieto di discriminazione.

In caso di fruizione del congedo di paternità il divieto di licenziamento

spetta anche al padre per la durata del congedo stesso e si estende fino

al compimento del primo anno d’età. Tali disposizioni si applicano in

caso di adozioni o affidamenti e si applica il divieto fino al primo anno

di entrata del minore nella famiglia. Al termine dei periodi di divieto

di lavoro le lavoratrici hanno il diritto di conservare il loro posto di

lavoro,rientrando nella stessa unità produttiva ove erano occupate

all’inizio del periodo di gravidanza e di permanervi fino al

compimento del primo anno d’età del figlio. Lo stesso diritto ha il

lavoratore al rientro dopo il congedo parentale. Nei casi di congedo

diversi,di permesso o di riposo la lavoratrice o il lavoratore hanno il

diritto alla conservazione del posto di lavoro. Anche queste

disposizioni vengono applicate in caso di adozioni e affidamenti.

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L’ALIMENTAZIONE IN GRAVIDANZA

L’alimentazione corretta rappresenta uno dei presupposti

fondamentali per la normale evoluzione della gravidanza e il normale

accrescimento del feto: quantità e qualità del cibo vanno

scrupolosamente controllate. Sarebbe meglio se la donna iniziasse la

sua gravidanza in condizioni di peso forma. L’aumento ponderale

secondo la gravidanza, partendo da un peso teorico ideale, non

dovrebbe superare i 10-12 kg (1-2 kg nel primo trimestre, e tra 350-450

g. per settimana nel periodo successivo). Bisogna prendere l’abitudine

di pesarsi sempre sulla stessa bilancia, alla stessa ora del giorno,

preferibilmente al mattino, a digiuno, dopo aver vuotato la vescica.

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L’eccessivo aumento di peso al momento

del concepimento o durante il secondo e

terzo trimestre di gravidanza comporta un

affaticamento per la madre e può

predisporre al diabete ed alla gestosi,

condizione tossica nel quale compaiono una

serie d’alterazioni quali aumento della

pressione arteriosa, comparsa di notevoli

quantità di proteine nelle urine, comparsa

d’edemi. Inoltre può favorire altre

condizioni spiacevoli quali smagliature

cutanee, varici alle gambe, infezioni alle vie urinarie, parto prematuro,

parto più laborioso, probabilità di taglio cesareo, complicazioni

vascolari durante il puerperio, obesità del nascituro (condizione di

rischio cardiovascolare per l’età adulta). Pertanto: attenzione alla

quantità di cibo ingerito ed ai repentini aumenti di peso.

Per quanto riguarda la distribuzione dei pasti è importante che la

gestante si nutra in modo regolare, evitando di saltare i pasti, o al

contrario, di nutrirsi in modo pressoché continuo, perdendo

completamente il controllo dell’introduzione alimentare giornaliera. È

consigliabile il frazionamento dei pasti (colazione/ spuntino/ pranzo/

spuntino/ cena) e la scelta di cibi solidi (preferibilmente amidacei)

qualora compaiano nausea e vomito.

Come abbiamo già detto l’alimentazione nel periodo di gravidanza è

diversa da quella che si dovrebbe tenere in condizioni normali. Le

differenze riguardano principalmente l’aumento del fabbisogno

energetico e d’alcuni principi nutritivi. Il rapporto energetico va

aumentato di circa 200-365 kcal al giorno, in base al tipo di persona. Il

fabbisogno energetico totale teorico a partire dal primo mese di

gravidanza deve essere, in base all’IMC, variabile dai 90.800 alle 49.000.

Di particolare importanza è l’aumento delle proteine (che dal 10%

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passa al 15%), di calcio e di fosforo (+ 50% in base alla RDA), di

vitamina D (+ 300% in base alla RDA), e d’acido folico (+ 100% in base

alla RDA). Tra i sali minerali è fondamentale aumentare il fabbisogno

di calcio poiché l’embrione ha un bisogno fisiologico di questo sale per

la costruzione dell’apparato scheletrico. Anche il ferro è molto

importante, siccome il feto lo utilizza per costruire i suoi globuli rossi, è

un nutriente critico di cui la madre necessità in gran quantità. Altri sali

minerali sono il fosforo, il potassio, il magnesio, lo zinco, il rame, il

selenio, lo iodio. L’apporto vitaminico è assicurato da un’alimentazione

varia ed equilibrata, importante è l’assunzione di vitamine del gruppo

B. Si consiglia un leggero incremento di vitamina D, B12, B9 e di tenere

sotto controllo le vitamine A e B6. Un altro nutriente, che

assolutamente non deve mancare, è l’acqua, poiché il suo fabbisogno

giornaliero di 2-2,5 litri, permette ai reni di compiere correttamente il

lavoro di eliminazione delle scorie, che in gravidanza aumentano.

La vitamina B9 nell’alimentazione della donna incinta è molto

importante. Un buon apporto di quest’elemento, chiamato anche acido

folico, è fondamentale in quanto riduce la probabilità di malformazioni

del tubo neurale, evitando patologie come anencefalia e spina bifida

nel feto che potrebbero causare gravi riflessi sulla vita sociale delle

persone colpite. La spina bifida è un difetto congenito dovuto alla

mancanza della saldatura del tubo neurale, la struttura embrionale da

cui si sviluppano la colonna vertebrale e il midollo spinale; può anche

causare la morte. L’anencefalia è invece la totale mancanza degli

emisferi cerebrali, una condizione incompatibile con la vita e, infatti, i

neonati muoiono poco dopo la nascita. L’acido folico inoltre aiuta

anche a tenere sotto controllo la pressione in gravidanza evitando così

preeclampsia e eclampsia, abbassa poi il rischio di disturbi

cardiovascolari. Purtroppo in Italia se n’è sempre parlato poco e,

infatti, le conseguenze sono molte. L’assunzione dell’acido folico non

deve essere fatta solo dal momento del concepimento ma anche prima,

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durante tutta l’età fertile. Un apporto ottimale va dai 400 e 800

microgrammi al giorno, ma non essendoci effetti collaterali si può

anche superare questa soglia. Le vie di approvvigionamento sono tre:

cibi, gli integratori e fortificazione dei cibi. La prima via è quella meno

sicura, in quanto è difficile calcolare la quantità di vitamina presente

negli alimenti, inoltre, la cottura può modificarla. Gli alimenti

comunque ricchi di vitamina B9 sono i vegetali soprattutto quelli a

foglia verde scuro, i legumi, gli agrumi, i cereali integrali, il fegato, il

pollame, la carne di maiale, i crostacei. Per ridurre le perdite è

preferibile consumare frutta e verdura fresche e crude, conservarle in

frigorifero e cuocerle con meno acqua possibile. Gli integratori di acido

folico si trovano facilmente in farmacia.

La dieta dovrà essere varia, sana, digeribile. Limitare il consumo di

cereali molto raffinati, dando la preferenza ad alimenti integrali.

Preferire l’olio extravergine d’oliva ad altri grassi di condimento.

Evitare i cibi preconfezionati e conservati.La dieta deve comprendere

quindi latte e derivati, carne, pesce, uova, legumi, cereali e derivati,

frutta e verdura, olio extravergine d’oliva suddivisi nella giornata in

modo che le calorie giornaliere arrivino alle 2350 circa. Le sostituzioni

possono essere fatte con yogurt che è una preziosa fonte di calcio per

quelle donne che hanno una scarsa intolleranza ai latticini, fette

biscottate, riso, semolino, minestre o creme di verdura, frullati di frutta,

pesce (escluso quello grasso), pochi insaccati (mai crudi). Il latte, il

formaggio e lo yogurt sono apportatori di calcio e di proteine ad alto

valore biologico. La carne magra, il pesce e le uova introducono ferro e

alcune vitamine del gruppo B. Il pesce, inoltre, è una fonte di acidi

grassi polinsaturi per il feto. Il pane, la pasta, il riso, la polenta, le

patate, i legumi, sono apportatori di energia a lento assorbimento e di

proteine vegetali. Se integrali, i legumi e i cereali sono anche fonti di

fibra (che regolano le funzioni intestinali). La frutta, gli ortaggi e in

particolare agrumi, ananas e vegetali a foglia verde apportano

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vitamine, in particolare la C, sali minerali e fibra. La frutta e gli ortaggi

gialli e verdi invece apportano in particolare vitamine del gruppo A.

L’olio extravergine d’oliva è una fonte di acidi grassi insaturi. Lo

zucchero e il miele apportano monosaccaridi, e quindi energia a rapido

assorbimento.

Durante la gravidanza è opportuno evitare, o almeno ridurre, l’uso di

sale, nonché il consumo di bevande nervine contenenti caffeina o

sostanza similari come ad esempio il caffè, tè o bevande analcoliche a

base di cola, bevande alcoliche (ad esempio vino, birra, aperitivi e

amari) e superalcoliche, caramelle, fritti, cibi grassi, burro, condimenti

troppo elaborati. È inoltre importante evitare il consumo di carne o

pesce poco cotti, nonché degli insaccati per prevenire il rischio di

contrarre la toxoplasmosi.

La toxoplasmosi è una malattia asintomatica che una volta contratta

non segnala la sua presenza con dei malesseri particolari. Le fonti

principali di questa malattia sono le carne d’agnello, di maiale e gli

insaccati ma, con una buona cottura viene eliminata. Fonte principale

di queste spore sono anche i gatti in quanto i loro escrementi possono

essere contaminati, e potrebbero avere inquinato anche altri oggetti e le

spore si potrebbero inalare dalle mani.

In genere, salvo in soggetti immunodopressi (es. Aids), fa il suo

decorso senza che la persona colpita se n’accorga. Un'attenzione

particolare va prestata, però, alle donne gravide; infatti, se viene

contratta per la prima volta nel corso della gravidanza, la malattia può

trasmettersi al feto con conseguenze importanti se non trattata. Questo

rischio riguarda le donne che non sono mai venute in contatto con il

Toxoplasma gondii e che quindi non hanno mai sviluppato gli

anticorpi necessari a difendere l'organismo. Non esiste un vaccino per

prevenire l'infezione. Appena scoperto lo stato di gravidanza è bene

sottoporsi a degli esami per stabilire se si è protette dagli anticorpi (e

quindi se prima della gravidanza avete contratto la malattia). Questi

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esami andranno poi ripetuti con una frequenza mensile per tutta la

durata della gravidanza per intervenire, in caso di contagio, con le

terapie adatte a ridurre al minimo il rischio di passaggio della malattia

al feto. Se non si hanno gli anticorpi non mangiare carne che non sia

ben cotta, non mangiare insaccati artigianali e non mangiare frutta ma

soprattutto verdura cruda che non abbiate lavato personalmente (non

mangiare l'insalata al ristorante). Se si hanno dei gatti è meglio non

occuparsene personalmente della loro lettiera. Se si frequentano case di

"gattari" cioè di persone che vivono allegramente in promiscuità con

gatti che escono, mangiare soltanto cibo appena cotto o appena tirato

fuori da buste preconfezionate. La Toxoplasmosi, se trattata

tempestivamente, non è pericolosa ma è meglio cercare di non

prenderla. I cani possono contaminarsi uscendo ma in genere la

promiscuità con loro è molto minore e non essendo essi ospiti naturali

del parassita non vengono considerati un problema. Ricordatevi

comunque sempre di lavarvi le mani dopo aver toccato un animale e

non baciateli!!!

È importante inoltre bere molto, astenersi dal fumo (con il fumo, ossido

di carbonio e nicotina passano nei polmoni e nel torrente circolatorio e

il bimbo riceve così meno ossigeno e crescerà meno del dovuto) e

mantenere una regolare attività fisica, anche ai fini del controllo del

peso.

È importante farà attenzione ad alcune norme che potrebbero evitare

spiacevoli conseguenze: le uova dovranno essere sempre fresche e ben

cotte per prevenire così la salmonellosi, per prevenire la listeriosi è

consigliabile evitare di mangiare patè e formaggi molli (brie,

camembert, gorgonzola…), lavare bene le mani prima di maneggiare i

cibi, lavare frutta e verdura con particolare attenzione, cuocere bene la

carne e accertarsi che i cibi preconfezionati siano serviti sempre ben

caldi.

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RICETTE PER UNA BUONA ALIMENTAZIONE

DELLA DONNA IN GRAVIDANZA

Gnocchi semolino alla romana

- 250 g. semolino,

- 1 litro di latte,

- 80 g. di burro,

- 150 g. di parmigiano,

- sale, pepe, noce moscata,

- 3 uova.

Procedimento

In una casseruola, portare ad ebollizione il latte e versarvi a pioggia il

semolino, sempre rimestando. Aggiungere una noce di burro, il sale, il

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pepe e un pizzico di noce moscata. Lavorare bene l’impasto per evitare

che si attacchi e, quando è ben amalgamato, toglierlo dal fuoco e

incorporarvi le uova e metà del parmigiano grattugiato. Dopo aver ben

amalgamato il tutto, versare l’impasto sulla spianatoia, stendendolo in

uno strato uniforme alto 1 cm circa. Lasciarlo raffreddare e tagliarlo in

dischi di 4/5 cm circa di diametro servendosi di un coppapasta.

Imburrare una pirofila e disporre gli gnocchi in file parallele

leggermente sovrapposte. Coprire con il parmigiano rimasto e mettere

in forno ben caldo a gratinare.

Fegato di vitello burro e salvia in pastella con spinaci alla sultana

- 800 g. fegato di vitello,

- 100 g. di burro,

- 1 cucchiaio d’olio extravergine d’oliva,

- 3 rametti di salvia,

- sale, pepe,

- 50 ml di vino bianco,

- 1,5 kg di spinaci,

- 50 g. di pinoli,

- 50 g. d’uva sultanina.

Procedimento

Rosolare leggermente il fegato tagliato a fettine nel burro aromatizzato

con la salvia. Salare, pepare, fiammeggiare con il vino bianco, lasciare

evaporare, quindi servire con il tortino di spinaci alla sultana. Saltare

gli spinaci in padella. Quando sono quasi cotti aggiungere pinoli tostati

e uvetta messa a bagno, un ricciolo di burro, sale e pepe. Servire

dandogli la forma con coppapasta.

Pie di kiwi

- 500 g. pasta frolla,

- 2 mele renette,

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- 1 banana matura,

- 5 kiwi,

- 100 g. di zucchero,

- succo di 1 limone,

- 1 noce di burro,

- 1 cucchiaio di farina,

- 1 tuorlo d’uovo.

Procedimento

Sbucciare le mele e tagliarle a tocchetti, eliminando il torsolo; sbucciare

anche i kiwi e la banana tagliata a pezzi. Mettere la frutta sul fuoco con

lo zucchero, la farina, il succo di limone e il burro. Cuocere dolcemente

mescolando di tanto in tanto. Dividere la pasta in due dischi, stenderne

uno in uno stampo rivestendone bordi e fondo. Punzecchiare il fondo

con una forchetta, distribuirvi il composto di frutta, ricoprire con l’altro

disco sigillando bene i bordi. Praticare un foro al centro per l’uscita del

vapore. Spennellare con il tuorlo sbattuto. Cuocere a 170° per 30-35

minuti.

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Dieta fisiologica per una donna ingravidanza

(del peso di 57 kg e alta 1.65m)

Dieta fisiologica per una donna ingravidanza

(del peso di kg 57 e alta 1.65m)

Dieta per il secondo trimestre Circa 2400 kcal (10032 kj)Proteine: 13.8 % (g 83)Lipidi: 28.6%Carboidrati: 57.6%Colazione:Latte intero 200 mlFette biscottate 30 gMarmellata 30 gZucchero gSpuntino:Una mela 200 gPranzo: Risotto alla rucola: riso 60 g, olioextravergine d’oliva 5g, grana 5 g, rucola apiacere.Fettine di vitellone magro al limone: vitellonemagro 100 g, olio extravergine d’oliva 5 g, unpizzico di farina, limone q.b.Zucchine alla piastra: zucchine 200 g, olioextravergine d’oliva 10 g, limone q.b., erbearomatiche a piacere.Pane integrale 40 g,Mandarini 150 g,Una fetta di ananas fresco 100 g.Spuntino:Yogurt alla frutta 125 gSpremuta di agrumi 200 mlCena:Passato di verdure miste: patate 150 g, carote150 g, zucchine 100 g, olio extravergined’oliva 5 g, brodo a piacere.Insalata caprese: mozzarella 60 g, pomodori200 g, olio extravergine d’oliva 10 g, basilico eorigano a piacere.Pane integrale 40 gPere al cioccolato: pere 200 g, cioccolata calda100 ml, con zucchero 10 g.

Inoltre questa dieta apporta:ferro 16,5 mg, calcio 1216 mg, fosforo 1656mg, vit. B1 1,5 mg, vit. B2 2,4 mg, vit PP 17.6mg, vit. A 2234 mg, vit. C 316 mg, colesterolo176 mg.

Dieta per il terzo trimestreCirca 2450 kcal (10241 kj)Proteine: 13.5 % (82 g)Lipidi: 29.2 %Carboidrati: 57.3 %Colazione:Latte intero 200 mlCrostata con marmellata 100 g Zucchero 5 gSpuntino:Succo di frutta 125mlPranzo:Pennette al pomodoro fresco e basilico:pasta 70 g, pomodoro fresco 100 g, olioextravergine d’oliva 5 g, basilico apiacere.Filetto di trota al cartoccio con aromi:filetto di trota 120 g, olio extravergined’oliva 5 g, erbe aromatiche a piacere.Carote julienne: carote 150 g, olioextravergine d’oliva 5 gPane integrale 50 gCoppa di gelato al cioccolato 120 gSpuntino:Yogurt alla frutta 125 g Biscotti 30 gCena:Tortino di patate con funghi porcini:patate 200 g, funghi porcini 150 g,besciamella 120 g.Fagioli stufati con olio e limone: fagiolini200 g, olio extravergine d’oliva 5 g,limone q.b.Pane integrale 50 gMacedonia di frutta fresca: 200g frutta,zucchero 10 g, limone q.b.

Inoltre questa dieta apporta:ferro 18.8 mg, calcio 1074 mg, fosforo1971 mg, vit. B1 1.7 mg, vit. B2 2,3 mg,vit. PP 21,2 mg, vit. A 2226 mg, vit. C 184mg, colesterolo 205 mg.

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GINNASTICA PREPARTO

La gravidanza è un fenomeno naturale per il corpo della donna, ma

non è il suo stato abituale. Fondamentale in gravidanza è la

preparazione respiratoria, non intesa come semplice entrata ed uscita

d’aria, ma tale da poter utilizzare il torace, il diaframma, ed il

parenchima polmonare nelle migliori condizioni di lavoro. Gli arti

superiori contribuiscono a mobilizzare il torace e quelli inferiori

mobilizzano l’addome. Molti sono gli esercizi di base da

effettuare durante questo percorso. Hanno il

particolare scopo di allargare il torace, di rafforzare il

diaframma per una migliore funzione respiratoria. Molto

importante poi tonificare la fascia addominale che serve

da gran supporto al peso, che aumenta via via che

trascorrono i giorni. Fondamentale la ginnastica per i muscoli pettorali,

un grosso cruccio è per la donna la comparsa di smagliature sul seno.

La circolazione verrà stimolata attuando esercizi di flesso-estensione e

naturalmente stretching dei piedi e delle gambe da supine o sedute.

Molto positivo sarà camminare, nuotare e anche ballare. Lo stretching è

la parola chiave in gravidanza. L’allungamento è una tecnica ottima

per mantenere viva l’elasticità muscolare. Non prevede eccessivi sforzi

e procura benessere fisico e quindi psichico. È importante autoregolarsi

per ridurre la tensione muscolare senza sovrastimarsi. Fondamentale in

gravidanza effettuare esercizi sul piano perineale. Il perineo si trova

nella cavità pelvica ed è formato dai muscoli coccigei ed in parte del

muscolo elevatore dell’ano. Questa zona richiede esercizi vari per la

sensibilizzazione e la riabilitazione. Il perineo, quando è poco elastico,

con il parto si traumatizza con il risultato di stiramenti delle fibre. Già

dal quinto mese sarà utile esercitare e rieducare il perineo con

contrazioni volontarie a massima intensità, come ad esempio l’arresto

dell’urina durante la minzione, contrarre lo sfintere anale e rilassare,

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contrarre i glutei e rilassare. A parte la normale ginnastica, sono

particolarmente utili alla donna incinta alcuni esercizi particolari,

destinati a preparare i muscoli che saranno direttamente interessati

all’evento del parto. Questa ginnastica viene detta psicoprofilattica,

perché aiuta la donna a prendere coscienza del proprio corpo, ad

imparare a rilassare o contrarre i muscoli dell’addome quando è

necessario, a controllare le sensazioni dolorose mediante una corretta

respirazione e quindi ad affrontare il parto con maggiore tranquillità e

consapevolezza. Si tratta di una serie d’esercizi di rilassamento che

abituano a controllare le contrazioni uterine e a ridurre la tensione,

quindi di grande aiuto nella fase di dilatazione e d’espulsione, e

d’esercizi respiratori che, oltre ad aiutare la partoriente ad esercitare la

necessaria pressione, forniranno maggiori quantità d’ossigeno. Infatti,

la respirazione ventrale, dilatando l’addome, sarà preferibile nelle

prime parti del travaglio, perché aiuta il rilassamento o allieva i dolori.

Mentre la respirazione toracica sarà preziosa al momento

dell’espulsione, quando è necessario esercitare una forte spinta. Ogni

donna dovrebbe seguire il corso psicoprofilattico di preparazione al

parto e ripetere a casa, due volte al giorno per un massimo di un

quarto d’ora, a partire dal quarto mese di gravidanza, gli esercizi che

ora spiegherò.

-1 Stando

supina sul

dorso, con

un

cuscino

sotto la

nuca e uno sotto le ginocchia, tenete le braccia lungo i fianchi,

leggermente scostate dal corpo e le gambe leggermente divaricate.

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Rilassatevi, quindi iniziate la respirazione addominale e poi toracica,

impiegando prima i muscoli dell’addome e poi quelli del torace.

-2A

Sdraiatevi

sul dorso

con le

braccia

lungo i

fianchi. Piegate le gambe unite a squadra verso sinistra.

-2B Quindi

inspirando

lentamente

spostate le

ginocchia,

sempre unite,

verso il fianco

destro; lasciatele cadere a terra lentamente, espirando.

-2C

Quindi

rispostatele sul lato opposto, sempre accompagnano il movimento con

la respirazione.

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-3

Sdraiatevi

sul dorso

con le

ginocchia

sollevate a

squadra

con le braccia lungo i fianchi e i piedi appoggiati sul pavimento.

Spostate il peso del corpo dall’osso sacro alle vertebre lombari,

sollevando i glutei e rimanendo appoggiate sulle spalle. Ripetere 10

volte.

-4A

Sdraiatevi

sul dorso

con le

gambe

leggermente divaricate e piegate a squadra, dondolandovi leggermente

sull’osso sacro e respirando lentamente.

-4B

Distendete

una

gamba e

piegate

l’altra in

fuori in

modo che la pianta del piede arrivi all’altezza del ginocchio della

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gamba tesa. Alternate il movimento su un fianco e sull’altro per

10volte.

-5A Sdraiatevi rilassate

sul dorso con braccia e

gambe tese. Sollevate

dapprima una gamba in

alto, inspirando.

-5B Quindi incrociatela

sull’altra gamba,

espirando fino a toccare il

suolo con il piede;

riportatela in alto e

inspirando appoggiatela

lentamente a terra,

espirando. Le spalle

dovrebbero rimanere

ferme a terra. Ripetete l’esercizio 10 volte.

-

-6A Sdraiatevi sul dorso con

braccia e gambe tese. Sollevate

una gamba in alto ad angolo retto

inspirando e quindi abbassatela

lentamente espirando

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-6B Ripetete quest’esercizio

una decina di volte, alternando

le gambe.

-7A In ginocchio con le

mani appoggiate sul

pavimento, dapprima

raddrizzate bene la

schiena tenendo la testa

sollevata in avanti,

inspirando.

-7B Incurvate la schiena e

passate la testa tra le

braccia espirando, per

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poi tornare lentamente inspirando nella posizione iniziale. Ripetete

l’esercizio 10 volte.

…WOMEN TODAY…

In England women are called the “fair sex”; in Italy they are “il sesso

debole”, which implies that women are weaker than men. Is it still

true? Right now women are out-performing men on every front: in

education, at home, at work and even in what were once the most

sacred, male dominated territories of business, the Armed Forces and

sport.

Scientific evidence shows they are both psychologically and physically

stronger than men. At school, girls are doing much better the boys in

exams. Studies show that boys also fall behind girls in their ability to

read, to concentrate and to cope with tricky situations, as well as in

productivity, self-esteem and social skills. Girls are much better at

persevering than boys.

In the workplace women have adapted well to the changing job

market. At least men can be smug in the knowledge they are fitter and

healthier than women. A sports science study, conducted in Sweden,

has shown that women’s bodies are better at using fat, which enables

them to outstrip men in endurance exercises. Men tend to put on fat

around their waists due to male androgen hormones. This makes them

apple shaped. Women are more pears shaped due to on oestrogen

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dominance. Apple-shaped people have a higher risk of heart disease

and blood sugar problems such as diabetes. This goes some way to

explaining why women live on average of five years longer than men.

The life expectancy for men is just 73 years while for women is 79

years. Men also have more accidents than women. They take more

drugs and are four times as likely to commit suicide than women.

Fewer women are getting married and with some justification. Surveys

shows that men generally do better physically, mentally, and career-

wise when married and the reverse for women; who live longer, are

happier and realise more professionally when single.

LES FEMMES A L’INTERIEUR DE LA FAMILLE

Mère de famille et femme au travail: deux personnes en une, deux

boulots pour une seule vie. L’aventure quotidienne de 60% des femmes

d’aujourd’hui tient du tour de force. Peut-on, sans sacrifier l’un à

l’autre, être à la fois femme au foyer et femme au boulot. Elles ont tout,

sauf le temps.

Elles ont le métier, parce qu’elles se sont battues pour les enfants,

planifiés et choyés; le compagnon. Elles assurent sur tous les plans,

s’organisent pour réussir et se perdent un peu de vue, dans leurs

journées bourrées à craquer. Le mouvement est irréversible: 64 % des

mères travaillent et la proportion augmente.

Elles étaient 56,5% en 1982. la société pourtant continue de ne pas

considérer leur travail et trouve normal qu’elles assurent aussi la

gestion de la maison et des enfants.

Comme bilan elles courent tout les temps parce que la journée n’est pas

extensible et alors elles sont compriment! Elles se reposent moins, pour

une femme active avec deux enfants le repos est de 8 heures et 29

minutes. Elles expédient les affaires domestiques et consacrent 56

minutes à leurs enfants contre 2 heures 1 minute pour les mères sans

emploi. Une mère qui travaille ne déconnecte jamais. Jongler.

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S’organiser . se débrouiller. Se multiplier la mère qui travaille raisonne

a partir d’axiomes.

Axiome 1: l’enfant ne doit pas rester seul. L’âge obligatoire pour entrer

en classe est 6 ans, mais plus de 90% des enfants de 3 ans vont a l’école

maternelle, et même 30% des bambins de 2 ans! Et avant? trouver une

place dans une crèche est plus difficile qu’entrer à Harvard. Si

seulement on pouvait s’inscrire avant la conception.

Axiome 2: le ménage ne se fait pas tout seul. Or le mari a des absences

quand on lui parle de travaux domestiques. Et voilà comment certaines

mères se retrouvent à gérer une famille, et de la sous-traitance. Le voie

professionnelle, bien sŭr, s’en ressent. Mais les femmes comme vous et

moi revoient souvent leurs ambitions à la baisse. Les mères voudraient

choisir comment elles travaillent: prendre un mi-temps (95 % des mi-

temps sont demandés par des mères de famille), tout en sachant que

leur avancement va en pâtir.

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