Guttuso

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116 For Magazine 117 For Magazine For MAGAZINE For MAGAZINE Renato Guttuso, Ritratto di Moravia, 1982, olio su tela. Casa Museo "Alberto Moravia", Roma L ’arte di una vita In occasione del centenario della sua nascita, il Complesso del Vittoriano presenta Guttuso. 1912-2012, la prima grande antologica dedicata al pittore siciliano che operò a Roma per oltre cinquant’anni di Nolberto Bovosselli MAESTRI Renato Guttuso, Crocifissione, 1940-1941, olio su tela. Galleria Nazionale d'arte moderna e contemporanea, Roma. «Se io potessi, per una attenzione del padreterno, scegliere un momento nella storia e un mestiere sceglierei questo tempo e il mestiere di pittore». Una frase potente che suona come il manifesto di un’in- tera vita vissuta per l’arte nel senso più ampio del termine, di un’ispirazione creativa che si estendeva bel oltre le mura di uno studio o la tela di un qua- dro, per diffondersi nella società contemporanea e nel Paese, tormentato da eventi storici epocali, in cui era nato e cresciuto. Renato Guttuso non è sta- to solo uno dei pittori italiani più rappresentativi nel Novecento europeo, ma anche un fedele testimone del suo tempo, in grado di cogliere quelle sfuma- ture pubbliche poi ritratte nella sua “arte sociale”, e capace di cimentarsi in prima persona nella vita attiva con un impegno morale e politico (negli anni

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Mostre a Roma: Guttuso

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Renato Guttuso, Ritratto di Moravia, 1982, olio su tela. Casa Museo "Alberto Moravia", Roma

L’arte di una vitaIn occasione del centenario della sua nascita, il Complesso del Vittoriano presenta Guttuso. 1912-2012, la prima grande antologica dedicata al pittore siciliano che operò a Roma per oltre cinquant’anni

di Nolberto Bovosselli

MAESTRI

Renato Guttuso, Crocifissione, 1940-1941, olio su tela. Galleria Nazionale d'arte moderna e contemporanea, Roma.

«Se io potessi, per una attenzione del padreterno, scegliere un momento nella storia e un mestiere sceglierei questo tempo e il mestiere di pittore». Una frase potente che suona come il manifesto di un’in-tera vita vissuta per l’arte nel senso più ampio del termine, di un’ispirazione creativa che si estendeva bel oltre le mura di uno studio o la tela di un qua-dro, per diffondersi nella società contemporanea e

nel Paese, tormentato da eventi storici epocali, in cui era nato e cresciuto. Renato Guttuso non è sta-to solo uno dei pittori italiani più rappresentativi nel Novecento europeo, ma anche un fedele testimone del suo tempo, in grado di cogliere quelle sfuma-ture pubbliche poi ritratte nella sua “arte sociale”, e capace di cimentarsi in prima persona nella vita attiva con un impegno morale e politico (negli anni

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Renato Guttuso, La Vucciria, 1974, olio su tela. Università degli Studi di Palermo, Complesso Monumentale dello Speri.

’70 fu eletto senatore tra le file del Pci) che straripava dall’immaterialità dei suoi quadri per farsi concreto e tangibile. Oggi, l’intero percorso artistico della sua opera e i diversi passaggi esistenziali di cui fu protagonista vengono celebrati a Roma, città nella quale visse per oltre cinquant’anni, che, in occasione del centenario dalla sua nascita, gli dedica un’eccezionale esposi-

zione: Guttuso. 1912-2012 ospitata attualmente, e fino al 10 febbraio 2013, nelle sale del Complesso del Vittoriano, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana. Proprio il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha voluto presenziare all’inaugu-razione per rendere omaggio al maestro siciliano, accompagnato nella sua visita dalla moglie Clio e dai ministri Lorenzo Ornaghi, Anna Maria Cancellieri

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Renato Guttuso, Autoritratto, 1975, olio su tela. Collezione Archivi Guttuso, Roma.

e Paola Severino. La mostra, curata dal figlio adotti-vo Fabio Carapezza Guttuso, presenta cento opere dell'artista – tra dipinti, disegni, bozzetti – che do-cumentano i suoi vari momenti espressivi e il modo in cui egli percepiva la condizione umana della sua epoca.Nato a Bagheria, in Sicilia, il 26 dicembre 1911 (ma i genitori ne denunciarono la nascita solo il 2 gennaio

1912), Guttuso inizia a dipingere sin dalla giovane età, frequentando la bottega di un pittore di carretti siciliani, che riproduce con fedele realismo. Com-pletati gli studi a Palermo, nel 1935 si trasferisce a Milano dove entra in contatto con artisti quali Birolli, Manzù, Persico, Banfi, Joppolo, rafforzando le sue posizioni politiche antifasciste. Nel 1937 sceglie la Capitale come luogo ideale della sua vita, facendo

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Renato Guttuso, Caffè Greco, 1976, tecnica mista e collage. Foto Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid.

del suo studio un vivace centro intellettuale. Negli anni successivi stringe importanti amicizie con Pa-solini e Visconti, con Neruda e Moravia (in mostra è esposto il Ritratto di Moravia, 1982), con Antonello Trombadori e Mario Alicata, conoscenze decisive per la sua adesione nel 1940 al Partito comunista. Tra il 1940 e il 1942 partecipa al movimento milane-se di “Corrente”, mentre nel 1943 entra nella Resi-stenza e nel dopoguerra si unisce al “Fronte Nuovo delle Arti”, un movimento artistico di rottura ispirato al post-cubismo, da lui promosso in quel clima di fermento liberale che spinge i pittori italiani a usci-re dall’isolamento e a confrontarsi con l’Europa. «La pittura italiana dopo la guerra, la Resistenza, fino al ’48-’49 – scriverà Guttuso ricordando quegli anni – fu un tentativo anche linguistico, di aggiornamento,

ma non disgiunto dalle nostre premesse ideali… La ripresa si articolava attorno a Picasso e non solo si differenziava nettamente da quella dei picassiani francesi, ma anche dalle nostre stesse esperienze precedenti… ». Tra i capolavori di questo florido periodo ci sono Fu-cilazione in campagna, dipinto dedicato a Federico García Lorca, e la Crocifissione, che provocò le ire e l’indignazione del Vaticano: entrambe le opere visi-bili al Vittoriano provengono dalla Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma. Sono, infatti, numerosi i prestiti di gallerie, collezioni private e soprattutto di musei prestigiosi come il Centre na-tional des arts plastiques di Parigi, la Tate e l’Estorick Collection di Londra, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, il Museo Guttuso di Bagheria e il MAMbo

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Renato Guttuso, I funerali di Togliatti, 1972, acrilico e collage. Foto courtesy MAMbo, Museo d'Arte Moderna di Bologna.

(Museo d’Arte Moderna di Bologna), da cui è giun-to il celeberrimo dipinto I funerali di Togliatti (1972), un caposaldo della pittura antifascista. Naturalmente sono presenti tutte le opere che traggono ispirazione dagli anni romani e che permettono di scoprire come l’artista siciliano vedeva la Città Eterna: le sue rap-presentazioni del Colosseo, dei Tetti di Roma, del-le misteriose presenze nei giardini de La Visita della sera. Si possono ammirare, inoltre, indubbi capola-vori come la Fuga dall’Etna, il Caffè Greco, La Vuc-ciria, La Spiaggia, la Zolfara, alcune piccole tavolette con le quali mosse i primi passi e le splendide nature morte del periodo della guerra. Oltre a questa gran-de antologia di dipinti, la rassegna romana propone anche due sezioni speciali: una dedicata al disegno, e l’altra al teatro musicale.

Il contenuto sociale della sua arte, ben radicato nello stile espressivo dei suoi lavori, emerge chiaramen-te in questa esposizione, riflettendo in pieno il pen-siero di Guttuso e le sue idee, spesso scomode e polemiche, che, spiegando la sua partecipazione al Realismo, egli stesso riassumeva così: «Un’arte diretta e leggibile, non intellettualistica, un’arte più legata all’uomo, ai suoi sentimenti, alle sue sofferen-ze, alle sue lotte». Guttuso morì a Roma nel gennaio del 1987. Fu sepolto a Bagheria, nel museo di Villa Cattolica dove è stata collocata la sua tomba, opera dello scultore e amico Giacomo Manzù.