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ENTE BILATERALE NAZIONALE TURISMO FILCAMS CGIL - FISASCAT CISL - UILTuCS UIL FEDERALBERGHI - FIPE - FAITA - FIAVET - FEDERRETI Guida operativa al Primo Soccorso manuale per gli operatori del settore Turismo

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ENTE BILATERALE NAZIONALE TURISMOFILCAMS CGIL - FISASCAT CISL - UILTuCS UIL

FEDERALBERGHI - FIPE - FAITA - FIAVET - FEDERRETI

Guida operativaal Primo Soccorso

manuale per gli operatoridel settore Turismo

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INDICE

Presentazione EBNT 5

Introduzione 7

Compiti del Primo Soccorritore 11

Azioni inutili o dannose 11

Le dotazioni dell'addetto al Primo Soccorso 12

L'autoprotezione dai rischi del soccorso 13

La gestione dell'emergenza sanitaria e la

"catena della sopravvivenza" 13

La chiamata dei soccorsi 14

La raccolta delle informazioni 15

Quando spostare un paziente 15

Risvolti legali 16

Anatomia e fisiologia dell'apparato

cardiovascolare e respiratorio 17

L'apparato respiratorio 19

Arresto cardiorespiratorio rianimazione cardiopolmonare 20

Respirazione artificiale 28

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Massaggio cardiaco 30

Ostruzione per ingestione accidentale di corpo estraneo 31

L'ABCDE del traumatizzato 33

Traumi 36

Le fratture 39

Le ferite cutanee e mucose 41

Le ferite 42

Le emorragie 48

Il trauma cranico 52

Principali sindromi d'interesse medico 56

Disturbi iniziali della coscienza (lipotimia e sincope) 60

Contenuto minimo del pacchetto di medicazione 76

BLSD 79

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L'ENTE BILATERALE NAZIONALE DEL TURISMO (EBNT), è un orga-nismo paritetico costituito nel 1991 dalle organizzazioni sindacali nazionalidei datori di lavoro e dei lavoratori maggiormente rappresentative nel settoreTurismo: Federalberghi, Fipe, Fiavet, Faita, Federreti, Filcams - CGIL, Fisa-scat - CISL, Uiltucs - UIL.EBNT, è un ente senza fini di lucro e costituisce uno strumento per lo svolgi-mento delle attività individuate dalle parti stipulanti il CCNL Turismo inmateria di occupazione, mercato del lavoro, formazione e qualificazione pro-fessionali.EBNT svolge e promuove attività di studio e ricerca, sperimentazione, docu-mentazione, informazione e valutazione. Fornisce un supporto tecnico- scien-tifico e alla rete degli Enti Bilaterali Territoriali sulle politiche e sui sistemidella formazione e dell'apprendimento continuo, del mercato del lavoro e del-l'inclusione sociale, ne coordina il lavoro e ne definisce le linee operative diindirizzo.EBNT riveste un ruolo determinante nella creazione e consolidamento del-l'occupazione di settore e ne studia l'evoluzione, anche in relazione al temadelle pari opportunità, promuovendo interventi mirati volti al superamento diogni forma di discriminazione nel luogo di lavoro.L'impegno di EBNT, inoltre, è quello di offrire risposte alle situazioni di cri-si congiunturali che si manifestano sul territorio nazionale, intervenendo conforme di sostegno al reddito a favore dei lavoratori dipendenti, salvaguardan-do l'occupazione e la professionalità degli addetti.EBNT ha investito sul valore della bilateralità, interpretando le relazioni tral'impresa e il sindacato come una risorsa.

Il PresidenteGabriele Guglielmi

Il Vice PresidenteGiuseppe Cassarà

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Ente Bilaterale Nazionale Turismo

Via Lucullo 3, 00187 Roma

Tel.+39 06 42012372

Fax. +39 06 42012404

www.ebnt.it [email protected]

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Introduzione al primo soccorso

Il buon esito di un intervento di primo soccorso è legato allatempestività dell’intervento e alle capacità tecniche del soccor-ritore.Sulla scena di eventuali situazioni di pericolo devono agire soc-corritori adeguatamente preparati per intervenire correttamentee tempestivamente.L’obiettivo del manuale di primo soccorso è quello di poter darele basi per il riconoscimento delle situazioni di emergenza e diurgenza, per valutare la gravità di un caso, per allertare il siste-ma di Emergenza territoriale 118 e per fornire un adeguato Pri-mo Soccorso.Le informazioni presentate in questo manuale originano dalleconoscenze teoriche e dall’esperienza pratica maturata in annidi formazione sul primo soccorso; esso è destinato ad essereutilizzato da tutti coloro anche come materiale didattico integra-tivo ad eventuali corsi di pronto soccorso.Il volumetto contiene le tematiche più significative in tema digestione delle prime fasi dell’emergenza sanitaria ed è statorealizzato nella consapevolezza che in emergenza sanitaria lecapacità tecnico-organizzative dei primi soccorritori influenzanodirettamente le probabilità di successo dell’intervento e favori-scono la successiva stabilizzazione ospedaliera della vittima.La presenza sulla scena dell’evento di una persona che cono-

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sce le procedure è l’altra condizione che influisce sul buon esi-to del successivo intervento di soccorso perché permette il rapi-do avvio del sistema d’emergenza , contribuendo alla tempesti-vità del successivo intervento sanitario.Il manuale descrive le più semplici manovre che il primo soccor-ritore, in attesa del personale sanitario, dovrà compiere nellesituazioni di emergenza ed urgenza.Gli obiettivi che si propone questo manuale ai lettori sarannoquelli fare conoscere le procedure per allertare il sistema di soc-corso, per riconoscere un emergenza sanitaria, per attuare gliinterventi di primo soccorso e per conoscere i rischi specificidell’attività svolta.Nell’emergenza sanitaria il soccorritore deve rimanere calmo inquanto il mio compito è quello di organizzare il primo soccorso.Sono un soccorritore “laico” devo cercare solo di non fare peg-giorare la situazione.Il tempo è prezioso, l’intervento nei primi cinque minuti è deter-minante nell’aumentare la possibilità di sopravvivenza delpaziente.Il primo soccorso è caratterizzato da interventi ed azioni com-piuti dal personale non sanitario, in atteso dell’intervento dellospecializzato.I compiti del primo soccorritore nell’emergenza sanitaria sonoquelli di attivare il primo soccorso, di valutare la vittima e man-tenere le funzioni vitali (coscienza, respiro e polso) se questesono alterate, arrestare una emorragia esterna, proteggere feri-te e ustioni, preservare la vittima da eventuali ulteriori danni,

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non far peggiorare lo stato del soggetto.Nel chiamare il 118 è importante fornire le seguenti informazio-ni: indirizzo del luogo dell’evento,indicare il numero degli infor-tunati, il tipo di infortunio e le condizioni di salute dell’infortuna-to.Prima di agire bisogna sempre pensare,per questo è importan-te conoscere le procedure di base negli interventi di primo soc-corso perché la capacità di gestione dell’emergenza, e il com-prendere ciò che in quel momento possiamo fare oppure nonfare significa tutelare una persona che si trova in grande difficol-tà in seguito ad un malore o ad un infortunio, evitare un ulterio-re peggioramento della condizione fisica e molte volte salvarela vita.La finalità non è quella di trasformare i primi soccorritori in sup-plenti del personale sanitario, ma di fornire uno strumento pra-tico per gestire in modo adeguato le prime fasi dell’emergenzasanitaria.Il manuale nel capitolo sulla rianimazione cardio-polmonaresegue le nuove linee guida dell’European Resuscital Council(ERC 2005) che ne semplificano le procedure mettendo in evi-denza gli aspetti della sicurezza del soccorritore e della vittimae la preminenza delle compressioni toraciche esterne nel man-tenimento delle funzioni vitali nel soggetto in arresto cardiore-spiratorio.

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PRIMO SOCCORSO

Il primo soccorso è l’aiuto dato alla vittima, attraverso azio-ni standardizzate compiute da personale non sanitario, in atte-sa dell’intervento specializzato.

Compiti del primo soccorritore

• Attivare il pronto soccorso (chiamata dei soccorsi);• Valutare la vittima e, se necessario, sostenere le funzioni

vitali;• Arrestare una emorragia esterna;• Proteggere ferite e ustioni;• Preservare la vittima da ulteriori danni;• Non fare azioni inutili o dannose.

Azioni inutili o dannose

In emergenza sanitaria vi sono alcune azioni che nondevono essere assolutamente intraprese. Tra queste:• NON somministrare da bere alla vittima né acqua né bevan-

de alcoliche;• N O N spostare la vittima a meno che l’ambiente non sia seria-

mente pericoloso e/o che le condizioni della vittima richieda-no una posizione diversa;

• NON mettere a tutti i costi la vittima seduta, o, ancor peggio,in piedi;

• NON ridurre lussazioni e/o fratture;

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• NON rimuovere eventuali corpi estranei conficcati profonda-mente (v’è il serio rischio di causare gravi emorragie);

• NON bucare le flitténe (bolle che si formano nell’ustione di IIgrado).

LE DOTAZIONI DELL ADDETTO AL PRIMO SOCCORSO

Sono previste dalla legge (D.Lgs. 81/08 e D. 388/03), perquello che riguarda il pacchetto di medicazione.

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L AUTOPROTEZIONE DAI RISCHI DEL SOCCORSO

In emergenza sanitaria, prima di agire, il soccorritore deve:• badare alla propria incolumità, garantendo, in via prioritaria la

sicurezza della scena;• pensare ai rischi che si corrono prima di agire.

I pericoli dai quali difendersi possono provenire dall’am-biente del soccorso, dal sangue e dai fluidi biologici e dalla con-dizione e/o comportamento della vittima.

Nelle procedure di primo soccorso i principali presidi di pro-tezione per evitare il contatto diretto con il sangue e gli altri flui-di biologici, sono:• i guanti monouso;• la visiera paraschizzi;• la pocket mask.

LA GESTIONE DELL EMERGENZA SANITARIA

E LA CATENA DELLA SOPRAVVIVENZA

La gestione dell’emergenza sanitaria è incardinata in unprocesso definito “catena della sopravvivenza”.

Si considera tale processo come costituito da quattro anel-li: i primi due (chiamata dei soccorsi e valutazione ed eventua-le sostegno delle funzioni vitali) sono di competenza anche delsoccorritore laico.

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Gli altri due anelli (supporto avanzato alle funzioni vitali etrasporto del paziente nell’ospedale adatto) sono di competen-za del 118.

La chiamata dei soccorsi

La buona riuscita di un intervento di soccorso dipendeanche dalla tempestività con la quale il 118 riesce a raggiunge-re il luogo dell’evento. Per questa ragione il primo soccorritoreincaricato della chiamata dei soccorsi dovrà indicare con preci-sione:

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• l’indirizzo del luogo ove è occorso l’infortunio (o il malore);• il numero di infortunati (o di malati);• la possibile causa che ha scatenato l’evento;• lo stato delle funzioni vitali dell’infortunato, specificando se il

medesimo sia cosciente o meno.

A margine della chiamata è sempre opportuno:1. dare le proprie generalità, indicando un numero telefonico al

quale si può essere raggiunti;2. attendere i soccorritori all’esterno dell’azienda (per esempio,

del negozio o del supermercato).

La raccolta delle informazioni

Giunto sul luogo, il soccorritore osserva la scena dell’even-to; se non è stato testimone del fatto, richiede una sommariadescrizione ai presenti (valutazione della dinamica dell’evento).

Quando spostare un paziente

Il primo soccorritore, di norma, non deve mai spostare ilpaziente a meno che non ricorra anche una sola delle seguen-ti eventualità:1. il luogo dell’evento è pericoloso per il paziente e/o per i soc-

corritori;2. l’intervento richiede una diversa posizione della vittima (per

esempio, paziente in arresto cardiaco e/o respiratorio rinve-nuto su un fianco).

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Risvolti legali

L’art.593 del codice penale sancisce l’obbligatorietà d’assi-stenza e soccorso a persone che si trovano ad essere espostea pericolo di vita: ”Trovando abbandonato o smarrito un fanciul-lo minore di anni dieci o altra persona incapace di badare a sestessa, per malattia di mente o di corpo, o trovando un corpoumano che sia o sembra inanimato ovvero una persona ferita oaltrimenti in pericolo omette di prestare l’assistenza occorrenteo di darne immediatamente avviso all’Autorità.”

L’obbligo d’assistenza non è alternativa all’obbligo diavvertire l’Autorità (118, Carabinieri, Polizia, Vigili del Fuoco).Ciò vuol affermare che è doverosa l’assistenza immediata inattesa dell’arrivo del 118.

Se dal soccorso prestato in modo errato è causato un peg-gioramento delle condizioni della vittima o addirittura la suamorte, si può incorrere nei reati di lesioni personali colpose (art.590 c.p.) o d’omicidio colposo (art. 589 c.p.). Tuttavia (art. 54c.p.) non è punibile qualora il soccorritore ha commesso il fatto(lesoni od omicidio) per esservi costretto dalla necessità di sal-vare la persona soccorsa.

Questo stato di necessità prevede che l’azione messa inatto, anche se tecnicamente errata, sia proporzionale al perico-lo incombente sull’infortunato.

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A N ATOMIA E FISIOLOGIA DELL APPA R ATO

CARDIOVASCOLARE E RESPIRATORIO

Il cuore è un organo muscolare cavo, posto al centro deltorace e costituito da quattro cavità, due superiori (gli altri) edue inferiori (i ventricoli).

La piccola circolazione (o polmonare), che inizia nel ventri-colo destro e finisce nell’atrio sinistro, ha la funzione di ossige-nare il sangue.

La grande circolazione (o sistemica) inizia nel ventricolosinistro e termina nell’atrio destro ed è finalizzata alla ossigena-zione di organi e tessuti.

La sua struttura consiste in una pompa muscolare, il cuo-re, e due sistemi circolatori:

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Figura 1

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• la circolazione sistemica, comprendente il flusso sanguignodiretto a tutto l’organismo;

• eccetto che nel polmone; e la circolazione polmonare,responsabile della riossigenazione del sangue che giunge aipolmoni.

Cuore

Il cuore è formato da uno speciale tipo di muscolo chiama-to miocardio; se ossigenato e nutrito in modo adeguato, essosi contrae ritmicamente ed in modo automatico senza l’interven-to di altri stimoli. Esteriormente appare di forma conica con labase rivolta verso l’alto; è posto nella zona mediana del torace,tra i due polmoni, adagiato sul diaframma.

Il sangue circola nel nostro organismo attraverso i vasisanguigni (arterie, vene e capillari). Le arterie portano sangueossigenato dal cuore alla periferia, le vene conducono sangueutilizzato dai tessuti al cuore. Nei capillari avvengono gli scam-bi gassosi tra sangue e cellule dei tessuti e viceversa.

Il sistema respiratorio è costituito da naso, bocca, laringe,trachea, bronchi, polmoni. L’aria viene introdotta all’interno deipolmoni attraverso il naso e la bocca, attraversando il laringe ela trachea; questa si divide in due bronchi (destro e sinistro) cheportano l’aria nei due polmoni.

I movimenti respiratori sono regolati da centri nervosi postinella porzione di cervello detta “bulbo cerebrale” e sono garan-titi dal funzionamento dei muscoli intercostali, del collo e delmuscolo diaframma.

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L APPA R ATO RESPIRATORIO

Anatomia

L’apparato respiratorio inizia nella bocca e nel naso, dovel’aria viene filtrata, riscaldata ed umidificata.

Fisiologia dell apparato respiratorio

Il respiro tranquillo, a riposo, comporta un movimento atti-vo, l’inspirazione, durante il quale il diaframma si abbassa e imuscoli intercostali esterni, contraendosi, provocano l’espan-sione della cavità toracica.

Il ritmo del respiro viene regolato da centri nervosi postinel tronco dell’encefalo che, sensibili alla quantità di anidridecarbonica contenuta nel sangue arterioso, regolano e assicu-

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Figura 2

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rano la successione dei movimenti inspiratori (attivi), e espira-tori (passivi).

ARRESTO CARDIORESPIRATORIO RIANIMAZIONECARDIOPOLMONARE

L’arresto cardiorespiratorio è una emergenza sanitariaassoluta. In seguito all’arresto cardiaco si producono alterazio-ni delle cellule cerebrali, con il blocco, dopo alcuni secondi, del-l’attività respiratoria; esse diventano irreversibili dopo 4-6 minu-ti dall’arresto cardiaco. L’esecuzione di manovre idonee a con-servare un’ossigenazione di emergenza può fermare l’evoluzio-ne di danno irreversibile ai tessuti cerebrali.

Si intende per Rianimazione Cardio Polmonare di Basa(RCP) un insieme di manovre finalizzate a sostenere le funzio-

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Figura 3

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ni vitali. Lo stato di coscienza, la respirazione e la circolazionesono funzioni necessarie a garantire la sopravvivenza (funzionivitali). Il soccorso è basato sul seguente assunto: ogni volta chela funzione vitale è assente occorrerà sostituirla con adeguatemanovre.

La valutazione ed il sostegno delle funzioni vitali deveseguire una sequenza di azioni, che possono essere indicatecon le prime tre lettere dell’alfabeto. Per A s’intende lo stato dicoscienza, per B la funzione respiratoria, per C la funzione car-diovascolare. In una sequenza di RCP ogni azione deve esse-re sempre preceduta da una fase di valutazione e deve essereeseguita secondo la corretta sequenza temporale e modalitàtecnica. Di conseguenza:• se in A è assente la coscienza bisogna garantire la pervietà

delle vie aeree;• se in B è assente il respiro bisogna praticare la respirazione

artificiale;• se in C è assente il circolo bisogna agire con le compressio-

ni toraciche.

A) La valutazione dello stato di coscienza

La prima cosa da fare in u n protocollo RCP è valutare lostato di coscienza. In pratica, il soccorritore chiamerà la vittimaal alta voce (signore, va tutto bene?) e la scuoterà con dolcez-za afferrandolo per le spalle.

Se un paziente è cosciente, è anche in grado di respiraree pertanto ha anche una valida attività cardiaca.

Se la coscienza è assente:

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1. attivare il sistema territoriale di soccorso, facendo telefonareo telefonando al 118;

2. iperestendere il capo per mantenere la pervietà delle vieaeree (evitare la manovra in caso di sospetta lesione spinale);

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3. ispezionare il cavo orale per verificare se questo è occupatoda corpi estranei.

Ipertensione del capo

Una volta chiamati (o fatti chiamare) i soccorsi, il primosoccorritore dovrà iperestendere il capo della vittima per preve-nire l’eventuale ostruzione esercitata sulla trachea dal rilascia-mento della base della lingua.

La manovra d’iperestensione del capo non si deve effet-tuare nel sospetto di lesioni della testa, del collo o della colon-na vertebrale.

Ispezione del cavo orale

e rimozione di corpi solidi o liquidi

L’ispezione del cavo orale si effettua guardando all’internodella bocca. Gli eventuali corpi estranei devono essere rimossiprima di proseguire con le manovre di rianimazione.

I corpi solidi (denti, dentiera, bolo, ecc.) potranno essererimossi manualmente, utilizzando la manovra del dito ad unci-no. Per evitare la chiusura accidentale della bocca da parte del-la vittima, che potrebbe ferire il soccorritore, questi dovrà adot-tare la manovra delle dita incrociate. I liquidi si rimuovono asciu-gandoli con una garza o con altri tessuti (panno, lembo di unacamicia, ecc.) e facendo ruotare la testa dal lato del soccorrito-re, se non si sospettano di lesioni alla colonna nella vittima.

Se la coscienza Ł presente:

sospendere la valutazione e sorvegliare la vittima. In parti-colare, è opportuno verificare periodicamente lo stato di

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coscienza, in quanto la vittima può perdere i sensi in qualunquemomento.

B) La valutazione della respirazione

Nel caso in cui la coscienza sia assente, eseguite le mano-vre descritte, si passerà alla fase B (breathing) del protocollo diRCP, verificando se il paziente respira. La manovra consistenell’avvicinarsi alla bocca ed al naso della vittima e:

1. nel guardare le eventuali escursioni del torace;

2. nell’ascoltare il rumore dell’aria che eventualmente fuoriescedalla bocca e dal naso della vittima e, infine;

3. nel sentire sulla propria guancia la più lieve brezza d’aria cheeventualmente fuoriesce dalla bocca e dal naso della vittima.

Questa manovra, che con uno stratagemma mnemonicoviene indicata con la sigla GAS (guardo, ascolto, sento), dovràessere effettuata per 10 secondi, contando a voce alta da unoa dieci.

Se la respirazione Ł presente:

porre la vittima in posizione laterale di sicurezza (pls) econtrollare che continui a respirare. La pls permette di valutarefacilmente l’arresto respiratorio e cardiaco, favorisce la fuoriu-scita spontanea e fluidi dalla bocca, che altrimenti potrebberoingorgare le vie respiratorie e consente al soccorritore, lasciatala vittima al sicuro, di soccorrere altri infermi o chiamare il 118.

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Se la respirazione Ł assente:

insufflare due volte l’aria nei polmoni della vittima utilizzan-do una delle tecniche di respirazione artificiale (bocca-bocca,bocca-naso o bocca-maschera). L’aria va insufflata lentamente,sempre con il soggetto a testa iperestesa utilizzando, preferibil-mente, la tecnica bocca-maschera.Passare dunque alla valutazione della funzione cardiovascolare.

C) La valutazione della funzione cardiovascolare

In caso di respirazione assente, eseguite le due insufflazio-ni di aria, si procederà alla valutazione della presenza del batti-to cardiaco palpando il polso carotideo. La manovra si eseguepoggiando per 10 secondi i polpastrelli delle dita medio ed indi-ce sul punto di repere posto al lato del collo, lungo il marginemuscolare interno all’altezza del pomo d’Adamo.

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Figura 4

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Se il polso Ł presente (con respiro assente):se il polso è presente ma il soggetto non respira (evenien-

za rara ma comunque possibile in alcune condizioni come nel-l’overdose da eroina), bisognerà eseguire una insufflazioneogni 5-6 secondi per un minuto circa al termine del quale occor-rerà rivalutare la vittima come verrà successivamente illustrato.Al termine di 10 insufflazioni, essendo trascorsi circa 60 secon-di, si avvia la valutazione.

Se il polso è assente (con respiro assente):se il polso è assente e il soggetto non respira, effettuare 30

compressioni cardiache esterne (contando a voce alta da 1 a30), con una frequenza di circa 100 compressioni al minuto.

Prosecuzione delle manovre di rianimazioneSeguono alle 30 compressioni due ventilazioni, come si è

fatto nella fase B e poi di nuovo 30 compressioni alternate a 2insufflazioni per 4-5 cicli della durata di circa un minuto.

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Figura 5

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Controllo dei parametri vitaliDopo un minuto (4-5 cicli) bisogne-

rà ricontrollare i parametri vitali seguen-do al contrario lo schema dell’A-B-C,partendo, cioè, dall’ultima manovra (C-B-A):• si palpa prima il polso carotideo, in

assenza del quale si effettueranno dinuovo per circa 10 minuti 2 insufflazioni e 30 compressioni;

• se il polso è presente, si valuterà la respirazione; se questa èassente, si effettuerà un’insufflazione ogni 5-6 secondi;

• se la respirazione è presente si valuterà lo stato di coscienza;• se la coscienza è assente, il paziente verrà posto in pls;

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• se la coscienza è presente, il paziente verrà tenuto sotto con-trollo e periodicamente valutato sino all’arrivo dei soccorsi.

Nel soggetto di nuovo cosciente, in attesa dell’arrivo del118, potrebbero verificarsi le seguenti evenienze:1. non ha di nuovo il polso: in questo caso, continuare le mano-

vre di rianimazione;2. ha il polso, ma non respira: continuare a ventilare (una insuf-

flazione ogni 5-6 secondi);3. respira, ma non è cosciente: in questo caso, porre la vittima

in pls (non eseguire la manovra nel caso di sospetto di lesio-ni della colonna vertebrale).

Il primo soccorritore deve interrompere un protocollo diRCP:• quando interviene personale specializzato (118, medico,

ecc.);• quando è stata ripristinata una attività respiratoria e cardiaca

autonoma. ilprimo soccorritore non deve avviare le manovredi RCP solo se si trova in presenza di ferite palesementemortali.

Respirazione artificiale

1. ponete il soggetto con la schiena a terra e togliete dalla boc-ca ogni oggetto mobile (dentiere);

2. liberate le vie aeree mettendo due dita sotto il mento, solle-vare la mascella e contemporaneamente mettere l’altramano sulla fronte, e portare bene la testa all’indietro, in que-

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sto modo si eviterà che la lingua ricada all’indietro ostruendoil passaggio dell’aria;

3. chiudere il naso del soggetto mettendo due dita a pinza sul-le parti laterali;

4. inspirare profondamente mettere le vostre labbra a ventosasulla sua bocca (esistono delle maschere monouso che pro-teggono il soccorritore da problemi di malattie contagiose);

5. soffiare decisamente, controllando che il torace si sollevi aseguito dell’espansione dei polmoni;

6. togliere le labbra, aspettare che il torace sia tornato in posi-zione normale, inspirare e procedere ad una successivainsufflazione con una frequenza di 10-12 atti al minuto.

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Figura 7

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Massaggio cardiaco

1. ponete il soggetto supino a terra o comunque su una super-ficie rigida; inginocchiatevi vicino e trovate con due dita ilpunto in cui le ultime costole si uniscono allo sterno;

2. appoggiate la base del palmo dell’altra mano sullo sterno incorrispondenza del punto suddetto, togliete le due dita eponete la mano sopra l’altra, intrecciando le dita;

3. tendete le braccia e praticate una compressione decisa; losterno dovrà abbassarsi di 4-5 cm. perché questa manovra

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Figura 8

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sia efficace, e le dita dovranno essere sollevate così da nontraumatizzare le costole con la pressione;

4. rilasciate poi la pressione senza però spostare le mani. Ripe-tete poi le compressioni regolarmente, con una frequenza di40-50 atti al minuto.

Posizione laterale di sicurezza

Un soggetto incosciente dovrebbe sempre essere posto inposizione laterale di sicurezza prima di essere lasciato solo perchiamare aiuto. La necessità di utilizzare tale posizione hadiverse motivazioni:a) evita che la lingua ricada all’indietro e chiuda la via aerea;b) permette ai liquidi organici (vomito, sangue), se presenti, di

fuoriuscire dalla bocca evitando il rischio di soffocamento.

OSTRUZIONE PER INGESTIONE ACCIDENTALEDI CORPO ESTRANEO

È una emergenza che va affrontata in maniera diversa nelsoggetto cosciente e nel soggetto non cosciente.

Soggetto coscienteIn caso di ostruzione non completa delle vie aeree il

paziente respira e tossisce, e tenta di espellere il corpo estra-neo. In questo caso bisognerà chiamare immediatamente i soc-corsi prima che l’ostruzione diventi totale ed incoraggiare la vit-tima a tossire. Non bisogna effettuare alcun’altra manovra. In

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caso di ostruzione completa il paziente non respira, non parla,non tossisce e perde conoscenza molto rapidamente. General-mente, l’ostruzione si verifica in modo acuto e drammatico: ilpaziente, in completo benessere, si porta le mani alla gola, sialza in piedi e corre alla ricerca della salvezza, spesso versouna finestra o una porta.

In caso di ostruzione completa, se il paziente è ancoracosciente, dopo avere chiamato i soccorsi, bisognerà:• rimuovere dalla bocca eventuali corpi estranei visibili (dentie-

ra, monete, cibo, ecc.);• portarsi al fianco della vittima e poi;• aiutarla a piegarsi in avanti;• percuoterla con il palmo della mano ripetutamente (fino a 5

colpi) tra le scapole, mentre con l’altra mano gli sostieni iltorace;

• stando alle spalle della vittima, praticare fino a 5 bruschecompressioni addominali (manovra di Heimlich), alternando 5colpi dorsali, fino all’espulsione del corpo estraneo o alla per-dita di coscienza della vittima.

Soggetto non coscienteIn caso d’ostruzione completa, dopo aver chiamato i soc-

corsi:• comportarsi come nelle fasi A e B della rianimazione cardio-

polmonare;• se non si riesce ad ottenere almeno due ventilazioni efficaci

in 5 tentativi:

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—iniziare le compressioni toraciche senza controllare il polsocarotideo;

—dopo 30 compressioni, controllare nel cavo orale l’eventua-le espulsione del corpo estraneo (e se c’è, rimuoverlo);

—ritentare due ventilazioni efficaci.Se il soggetto perde conoscenza ponetelo nella posizione

laterale di sicurezza e colpite tra le scapole.

Se non riprende a respirare, in posizione supina, praticatedelle compressioni del diaframma e, appena ripreso il respiro,rimettetelo in posizione laterale di sicurezza.

Nel frattempo, cercando di non abbandonare il soggetto,chiedete a qualcuno di chiamare il soccorso con il 118.

Non appena si riesce a ottenere due ventilazioni efficaci,passare alla fase C dell’RCP e comportarsi di conseguenza.

La manovra di Heimlich non deve essere effettuata neineonati e nelle donne in gravidanza (va sostituita con lecompressioni toraciche).

L ABCDE DEL TRAUMATIZZATO

Nei traumi maggiori (vertebrali, cranici), come pure in tuttele altre situazioni di primo soccorso per evitare manovre errateo trascurare dei segni importanti, il soccorritore interviene suidanni specifici solo se il paziente è stabile, se, cioè, non c’èalcuna alterazione dei parametri vitali; si adatta, quindi, un pro-tocollo di comportamento costituito dal cosiddetto ABCDE.Così, il primo soccorso nei traumatizzati si basa sulla valutazio-

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ne primaria e secondaria; quindi, solo se non ci sono alterazio-ni dei parametri vitali, si passa ad un eventuale trattamento del-

la patologia accertata.La valutazione primaria ha lo scopo di stabilire se c’è un

imminente pericolo di vita per eventuali alterazioni dei parame-tri vitali. Essa, inoltre, consente al soccorritore di agire in condi-

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Figura 9

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zioni di sicurezza: la prima azione di questa fase, infatti, è lavalutazione della scena per prevenire l’esposizione ad eventua-li pericoli ambientali e valutare i dispositivi di protezione indivi-duali da impiegare. Con la procedura dell’ABCDE si valutano lecondizioni generali del traumatizzato, alla ricerca di danni anco-ra latenti, pericolosi per la sopravvivenza, se non fossero pre-cocemente trattati; l’ABCDE assicura, anche, al traumatizzatola protezione delle funzioni vitali.

Nella fase A (airway-apertura delle vie aeree) si valuta lacoscienza e si garantisce l’apertura delle vie aeree, evitandosempre di ruotare in dietro il capo per il rischio di eventuali dan-ni spinali: pertanto, si liberano le vie aeree con la trazione ante-riore del mento o la sublussazione della mandibola.

Nella fase B (breathing-sostegno del respiro), se il pazien-te è cosciente si valuta la presenza di eventuali traumi toracici;se il paziente è incosciente, si valuta il respiro col GAS e, senon respira, s’avvia la RCP (se riprende il respiro, va evitata laposizione laterale di sicurezza).

Se il paziente respira, in fase C (circulation-sostegno del-l’attività cardiocircolatoria), si palpa il polso radiale per valutarelo stato presso rio del traumatizzato e prevenire lo shock: se ilpolso è presente, si cercano eventuali emorragie, da tampona-re immediatamente (fanno eccezione le epistassi e le otorragieche richiedono un diverso trattamento.).

In fase D (disability-disfunzionalità cerebrale), il soccorrito-re esegue una sommaria valutazione del livello d’alterazionedella coscienza; se il paziente è cosciente, va fatta anche unarapida valutazione della capacità di movimento degli arti.

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In fase E (esposure-esposizione della ferita), il soccorrito-re toglie indumenti ed altre coperture, per esaminare in loco lelesioni traumatiche, che vanno, poi, medicate. In questa fase,subito dopo la valutazione, per contrastare l’ipotermia, chefavorisce lo shock, occorre coprire il paziente con la coperta iso-termica o riutilizzando i suoi indumenti.

La fase E nel trauma spinale è di competenza del solo per-sonale sanitario del 118.

I dati ottenuti nella valutazione primaria e secondaria deltraumatizzato vanno comunicati al 118, che stabilirà per il trau-ma in atto il tipo di risposta più appropriata.

Traumi

Una forza applicata allo scheletro, se è particolarmenteintensa, induce lesioni chiamate traumi, che a seconda dellacomponente interessata sono distinte in distorsioni, lussazioni efratture.

Sono molto frequenti nel settore turismo gli shock

traumatici da cadute (in cucina nella preparazione di cibi e

vivande, nelle pratiche sportive, facendo manutenzione o

durante le pulizie) e da urti e scontri (in fase di immagazzi-

mento).

L apparato scheletrico

Lo scheletro è l’impalcatura sulla quale si regge il nostrocorpo; è costituto da poco più di duecento ossa, che in variomodo si articolano tra loro e, grazie anche ai muscoli che si

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ancorano a tali distretti, ci consentono di muoverci secondo lanostra volontà. L’insieme costituito da• ossa,

• articolazioni e

• muscoli

viene denominato Apparato locomotore.

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Distorsioni e lussazioniLe distorsioni sono lesioni prodotte in un’articolazione da

un capo osseo che, per un movimento forzato, esce tempora-neamente dalla propria sede danneggiando la capsula e i lega-menti. Le lussazioni sono lesioni in cui un capo articolare, perun movimento forzato, esce dalla sede naturale e perde perma-nentemente i normali rapporti con gli altri capi articolari costi-tuenti l’articolazione, compromettendo non solo la capsula ed ilegamenti, ma, a volte, anche i vasi e nervi.

Distorsioni e lussazioni manifestano segni comuni (piùaccentuati nelle lussazioni): dolore, tumefazione e mancata fun-zionalità della parte lesa.

Esempio: un addetto alla sala scivola, si gonfia la cavi-glia destra. Applicare immediatamente il sacchetto dighiaccio e accompagnare il lavoratore presso il pronto soc-corso per un controllo radiologico.

Trattamento di distorsioni e lussazioniSi trattano allo stesso modo, rammentando che nel dubbio

ogni trauma va considerato come se fosse una frattura:• occorre immobilizzare l’articolazione nella posizione in cui si

trova dopo il trauma, assecondando la posizione antalgicadell’infortunato senza tentare pericolose manovre di riduzio-ne dell’osso;

• va applicato il freddo (con il sacchetto di ghiaccio pronto usoo con altri sistemi).

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Eseguite in sequenza queste operazioni, si deve trasporta-re direttamente il soggetto in ospedale.

Esempio: un lavoratore mentre si trova su una scalaper sistemare del materiale sugli scaffali perde l'equilibrioe cade a terra. Verificare che non vi è pericolo che il lavora-tore possa essere ulteriormente danneggiato da altro mate-riale che gli può cadere addosso, lasciarlo nella stessaposizione in cui si trova, e quindi non spostarlo, chiamareil 118 e attendere l'arrivo dell'autoambulanza evitando chealtre persone possano cercare di spostare l'infortunato.

Le fratture

Il termine indica l’interruzione nella continuità di un osso.Una distinzione molto importante è quella che raggruppa le frat-ture in chiuse, se la pelle sovrastante resta integra, ed esposte,in cui i frammenti ossei sono in comunicazione con l’esterno acausa della lesione del rivestimento cutaneo.

Frattura chiusa

I segni (dolore, tumefazione, mancata funzionalità dellaparte lesa) possono confondersi con quelli di distorsioni e lus-sazioni: in questi casi nell’equivoco ipotizzare l’eventualità piùgrave e comportarsi di conseguenza. Subito dopo il trauma,assieme a questi segni possono comparire mobilità anomala escrosci.

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Trattamento delle fratture chiuse:

• immobilizzare l’articolazione nella posizione in cui si trovadopo il trauma, assecondando la posizione antalgica, senzatentare pericolose manovre di riduzione;

• eseguire lo steccaggio l’applicazione, cioè di stecche, docceed altro;

• tenere sollevata più in alto del cuore la regione traumatizza-ta e applicare il freddo.

Eseguite in sequenza queste operazioni, si può provvede-re a trasportare direttamente il soggetto in ospedale o richiede-re il trasporto in ambulanza. (pag. 43)

Frattura espostaIn caso di frattura esposta, per scongiurare la sua contami-

nazione o un’eventuale lesione di vasi e nervi, va evitato di toc-care l’area traumatizzata. I monconi ossei della frattura nonvanno mai spinti dentro i piani profondi di provenienza. Lo stec-caggio inoltre non va mai praticato dal primo soccorritore. Lafrattura esposta facilmente evolve in emergenza; pertanto, pre-liminare ad ogni trattamento è la chiamata al 118.

In attesa del pronto soccorso in sequenza di deve:• controllare l’emorragia, tamponandola immediatamente con

una compressione a distanza sui cosiddetti punti di compres-sione specifici;

• contrastare l’eventuale shock, lasciando il paziente disteso;• evitare la contaminazione della ferita, coprendola con una

garza sterile.

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LE FERITE CUTANEE E MUCOSE

Sono lesioni dei tessuti prodotte da forze meccaniche di varianatura che determinano la perdita dell’integrità di una o più

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regioni cutanee o mucose ed eventualmente dei tessuti sotto-stanti.

Esempio:l'addetto alla cucina di un grande albergo sta uti-lizzando un coltello e va incontro ad una ferita all'altezzadella mano sinistra.Dalla ferita il sangue esce con continuità, ma non è zampil-lante. Sciacquare la ferita con acqua, disinfettare i bordidella ferita con il disinfettante che si trova nella cassetta dipronto soccorso e coprire la ferita stessa con una garza.

Trattamento delle ferite superficialiDopo avere indossato un paio di guanti sterili:

• esporre e pulire la ferita, eliminando gli indumenti che lacoprono e lavandola accuratamente;

• disinfettarla sciacquandola sotto abbondanti getti d’acquacorrente e poi con acqua ossigenata o soluzione fisiologica;

• medicarla coprendola con garze sterili.

Le ferite

La ferita è un’interruzione della continuità della cute chepuò interessare anche i piani profondi sottostanti.

Sulla base della profondità della lesione e delle caratteristi-che legate alla natura dell’agente lesivo le ferite vengono cosìclassificate:escoriazioni = lesioni superficiali da corpo tagliente;

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abrasioni = lesioni superficiali da corpo contundenteirregolare, ruvido (spesso contengonoall’interno piccoli corpi estranei che pos-sono causare infezione);

da punta = ferita penetrante con foro di entrata picco-lo e danno interno più o meno profondo(chiodo, pugnale, spina di rosa, etc.).

Il rischio di infezione è molto alto da momento che sporci-zia e germi possono essere portati in profondità.da arma da fuoco= tipo particolare di ferita da punta;da taglio = tagli netti causati da un bordo affilato

(lama, vetro rotto, etc.). poiché i vasi san-guigni ai bordi della ferita sono tagliati dinetto ci può essere abbondante emorra-gia. Le ferite da taglio ad un arto possonoanche recidere strutture tendinee.

lacere = a margini irregolari, prodotte da un urto oda una forza lacerante (es. un macchina-rio);

lacero-contuse = margini irregolari e contusi. Possono san-guinare in modo meno abbondante rispet-to alle ferite ma il danno e la contusionedei tessuti sono più gravi.

La gravit della ferita si giudica sulla base dell’estensionee della profondità della ferita stessa e dell’eventuale presenzadi corpi estranei.

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Sono, comunque, sempre gravi e necessitano di cureospedaliere le ferite al viso, agli orifizi naturali del corpo, al tora-ce e all’addome.

Le complicanze delle ferite sono rappresentate dalleseguenti condizioni:• emorragie

• shock

• infezioni (compresa quella tetanica)

• lesioni di organi interni.

Per quanto riguarda il trattamento è importante distinguerele grandi ferite dalle piccole ferite, in quanto, nel primo caso, ilproblema è rappresentato dal controllo dell’eventuale emorra-gia per il quale si rinvia al capitolo specifico.

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Figura 10

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Un esempio di infortunio che si verifica frequentemen-te nelle cucine Ł la ferita alla mano.

Per quanto riguarda il trattamento delle piccole ferite,sono necessarie le seguenti operazioni:• lavarsi bene le mani;• utilizzare i guanti monouso;• lavare la ferita con acqua e sapone (farla sanguinare sonno

l’acqua corrente);• completare la pulizia con acqua ossigenata (che può essere

usata anche dentro);

• disinfezione dei margini (non alcool né tintura di iodio perchélesivi);

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Figura 11

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• coprire con garza sterile fissata tutt’intorno da cerotto oppureprotette da tubulare di rete;

• non usare pomate o polveri cicatrizzanti o antibiotici;• lasciare la medicazione per un paio di giorni prima di toglier-

la.La guarigione delle ferite avviene quando si forma la cro-

sta ed il tessuto di granulazione senza comparsa di sintomi diinfezione.

Si sottolinea l’importanza delle norme igieniche sopra indi-cate per evitare il rischio di infezione.

Tutte le ferite aperte, infatti, possono essere contaminateda microrganismi presenti nell’oggetto che ha determinato laferita, nell’aria o nelle dita.

La ferita si infetta quando entrano germi e si riproducono;ciò si verifica soprattutto se residuano sporcizia o particelle ditessuto morto.

I segni con cui l’infezione si manifesta sono: rossore, calo-re, tumefazione, pulsazioni, talvolta febbre.

Si può avere formazione di pus (raccolta di globuli bianchimorti, di germi morti, di cellule sfaldate, di siero).

Vi possono essere anche tumefazione e dolenzia in corri-spondenza dei linfonodi satelliti (collo, ascella o inguine aseconda della sede della ferita).

L’infezione più temibile è quella tetanica per la quale si rin-via al capitolo degli agenti biologici.

In caso di ferita è molto importante prevenire l’aggravarsidell’infezione coprendo la ferita con una medicazione sterile; inquesti casi si deve sempre consigliare visita medica.

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Una particolare attenzione va posta alle ferite del torace ea quelle dell’addome per le possibili e gravi complicanze.

Ferite al torace

Una ferita che penetra nel torace può produrre una gravelesione interna agli organi contenuti nel torace stesso e puòanche mettere in comunicazione l’esterno con il cavo pleuricoportando alla complicanza del pneumotorace.

In questi casi, pertanto, gli scopi da porsi sono: coprire laferita con garza sterile; prevenire o ridurre al minimo lo shockponendo il soggetto in posizione semiseduta se Ł cosciente(fig. 15), in posizione laterale di sicurezza se Ł incosciente(fig. 9); il trasporto urgente in ospedale.

importante ricordare che i corpi estranei non vanno

assolutamente rimossi.

Ferite all addome

La gravità di una ferita addominale può manifestarsi conun’emorragia esterna, con una fuoriuscita del contenuto addo-minale o con un’emorragia interna. Il rischio di infezione è alto.Anche in questo caso non va mai tolto il corpo estraneo perfo-rante né vanno effettuate manovre per far rientrare l’intestinofuoriuscito.

L’infortunato va messo in posizione stesa con gambeflesse.

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LE EMORRAGIE

Se si presentano una o più lesioni in qualche punto delsistema circolatorio, si realizza un’emorragia. Possono esserdistinti tre tipi di emorragie: emorragie esterne, interne ed este-riorizzate.

Emorragie esterne

Il sangue defluisce all’esterno del corpo. Le più pericolosesono quelle arteriose che interessano i vasi che trasportano ilsangue dal cuore ai vari organi; in questi casi il flusso è abbon-dante, sincrono con i battiti del cuore. Le emorragie venosesono caratterizzate dalla fuoriuscita di sangue con un flussolento; esse non sono gravi perché vengono tamponate con pro-cessi fisiologici d’emostasi. Nelle emorragie capillari, le menogravi, il sangue fuoriesce dai vasi capillari in piccole quantità elentamente.

Trattamento delle emorragie esterne

È opportuno agire utilizzando una sequenza d’interventivia via più aggressivi, per bloccare la perdita di sangue:

• si comincia con la pressione diretta con mano guantata sulpunto d’emorragia, dopo avere interposto tra l’emorragia e lamano del soccorritore un tampone di garze sterili;

• se la pressione diretta non è efficace, si passa al sollevamen-to dell’arto;

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• se anche quest’intervento è infruttuoso, si esegue la com-pressione a distanza dei punti arteriosi a monte dell’emorra-gia.

L’impiego del laccio emostatico, applicato soltanto a livellodegli arti a monte della lesione, va adottato come ultima chan-ce, quando tutte le altre tecniche di emostasi (compressionediretta, sollevamento, compressione a distanza) si siano dimo-

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strate inefficaci; esso deve essere tenuto nella cassetta di pron-to soccorso e nel pacchetto di medicazione; un utile “surrogato”è il bracciale dello sfigmomanometro gonfiato lentamente sino araggiungere una pressione idonea a far cessare la perdita disangue; come estrema ratio per tamponare un’emorragia si puòutilizzare una cravatta, una sciarpa, una cintura larga.

L uso del laccio

Bisogna sempre documentare il momento in cui lo si appli-ca: generalmente si scrive sulla fronte del paziente la lettera “L”e l’ora di applicazione del laccio: questa procedura dà la possi-bilità ai soccorritori del 118 di riconoscere e di trattare immedia-tamente l’emorragia.

Il paziente emorragico va comunque posto in posizioneantishock per favorire l’afflusso di sangue agli organi nobili (incaso di sospette fratture degli arti inferiori, tale posizione è con-troindicata).

Emorragie gravissime (arteriose)

Le emorragie arteriose, cioè quelle che interessano i vasiche portano il sangue dal cuore alla periferia, sono molto peri-colose, potendo determinare gravissime emorragie.

In questo caso non basta comprimere la ferita ma si devecomprimere tra il cuore e la ferita lungo il decorso dell’arteriaprincipale.

Il soccorritore deve mantenere la compressione fino alcompletamento dell’assistenza.

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È necessario, pertanto, tenere presente i punti di com-pressione a distanza dei quali solo alcuni sono rappresentatinella figura 11.1. compressione della carotide (emorragia del collo). Si com-

prime la carotide a lato della trachea, al di sotto della ferita.La persona è semiseduta.

2. compressione della succlavia (emorragia della spalla e del-l’arto superiore). Si infossa il pollice dall’alto in basso sulla“saliera”.

3. compressione dell’arteria ascellare (emorragia della partealta del braccio). Si comprime nel cavo ascellare con i polliciaffiancati e paralleli.

4. compressione dell’arteria femorale (emorragia dell’inguineo dell’arto inferiore). L’arteria femorale attraversa il bacino alcentro della plica inguinale. Far sdraiare l’infortunato standoin ginocchio a fianco dello stesso; comprimere sulla plicainguinale con il pugno chiuso, premendo con tutto il peso delcorpo.

Emorragie interne

Sono emorragie che avvengono all’interno di cavità (addo-me, torace, ecc.) e per tale ragione sono difficilmente individua-bili. Vanno sempre sospettate in caso di gravi traumi cranici,addominali, toracici, ecc., situazioni nelle quali è prioritario atti-vare il 118.

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Emorragie esteriorizzate

Sono emorragie che avvengono all’interno di cavità colle-gate con l’esterno (tubo digerente, polmone, orecchio, naso).Sono facilmente riconoscibili poiché il sangue fuoriesce dallacavità; tra le emorragie esteriorizzate che possono essere trat-tate dal primo soccorritore abbiamo l’otorragia (perdita di san-gue dalle orecchie) e l’epistassi (sanguinamento dal naso).

Trattamento dell epistassiIl paziente deve essere invitato a sedersi, con la testa leg-

germente piegata in avanti, stringendo le narici tra pollice edindice. La posizione della testa reclinata all’indietro è controin-dicata perché comporta l’ingestione di sangue con il rischio disoffocamento.

Trattamento dell otorragiaA differenza di altre emorragie esteriorizzate, non deve

essere tamponata; al contrario, il paziente deve essere posto inuna posizione tale da consentire un più facile deflusso del san-gue.

IL TRAUMA CRANICO

Qualsiasi situazione che produce danni alle varie compo-nenti del cranio è un trauma cranico. Nei traumi cranici general-mente è coinvolto il cuoio capelluto, rivestimento del capocoperto dai capelli. Le fratture possono riguardare la volta e labase del cranio. Su meningi ed encefalo i principali danni sonola commozione cerebrale (la commozione cerebrale è una

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lesione reversibile dell’encefalo, che si manifesta con un’inizia-le perdita di coscienza che, poi, si risolve in pochi minuti, senzalasciare danni permanenti), gli ematomi e le emorragie intracra-nici, le contusioni e le lacerazioni encefaliche, lesioni queste (adeccezione della commozione cerebrale) gravissime, che, se ilpaziente sopravvive, causano invalidità permanente.

TrattamentoUn soccorso appropriato si fa con la procedura dell’ABC-

DE già richiamata sopra.Tutti i traumi cranici vanno sottoposti a controllo medico,

ma tale controllo varia in base al danno. Una banale contusio-ne del cuoio capelluto (il classico bernoccolo), richiede, senzaurgenza, un riscontro medico; nell’attesa, contro l’ematomabasta una borsa di ghiaccio o una confezione di ghiaccio pron-to uso; il bernoccolo, tuttavia, non va compresso per il rischiod’infossare un’eventuale frattura cranica sottostante.

Una contusione del cuoio capelluto, se compare uno deisegni di lesione encefalica (mal di testa, vomito, amnesia, per-dita di coscienza, anche se passeggera) richiede il ricovero deltraumatizzato.

Una ferita lacero-contusa, senza fratture e senza segni dilesioni encefaliche, esige l’ospedalizzazione del ferito. Una frat-tura del cranio, specie se associata a liquorrea (la liquorrea è lafuoriuscita di un liquido limpido e incolore proveniente dallecavità interne del cranio – il liquor - ) è una condizione di gravepericolo; quindi, allertato il 118, il ferito va trasportato d’urgenzain ospedale. Nell’attesa del pronto soccorso il soccorritore devecontrastare l’insorgenza del coma, stimolando il paziente arestare sveglio; così, se compare questo segno, comunicata al

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118 la situazione d’emergenza, potrà avviare la rianimazionedel soggetto (evitare l’iperestensione del capo e la posizionelaterale di sicurezza).

Nelle ferite lacero-contuse e nelle fratture per tamponare leemorragie, spesso imponenti, non bisogna premere né con ledita né con fasciatura compressiva: c’è rischio d’infossare frat-ture craniche o d’introdurre frammenti ossei liberi negli spazisottostanti; per la stessa ragione non bisogna togliere corpiestranei dal cranio. Le emorragie, medicate con garza sterile ebende, si bloccano con il freddo; nella medicazione, inoltre, vaevitato di muovere il capo al paziente incosciente per il rischiodi un trauma spinale. Infine, non si bloccano un’otorragia, unarinorrea o una liquorrea: il loro tamponamento potrebbe dareuna compressione cerebrale per ipertensione endocranica(aumento della pressione all’interno della scatola cranica).

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Figura 12

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TRAUMI DELLA COLONNA VERTEBRALE

Gli incidenti stradali rappresentano la causa più frequentedi trauma della colonna vertebrale. Il danno può riguardare lasola componente ossea o coinvolgere anche quella midollare(lesioni midollari). L’interessamento del midollo produce deficitovvero paralisi dei soli arti inferiori (paraplegia) o di tutti e quat-tro gli arti (tetraplegia), paralisi sensitive con perdita della sen-sibilità superficiale e profonda; inoltre, una lesione nel tratto ini-ziale del midollo spinale può compromettere la sopravvivenzadel traumatizzato, perché questo tratto contiene i centri nervosiche controllano il respiro ed il battito cardiaco. In caso di trau-ma spinale si deve sospettare sempre una lesione midollare e,quindi, comportarsi con estrema prudenza nel praticare lemanovre di primo soccorso.

Trattamento In caso di un trauma spinale, nell’attesa del 118, il soccor-

ritore deve proteggere l’infortunio dallo shock termico e, se l’in-fortunato è cosciente, sarà un suo compito tassativo d’impedir-gli di muoversi.

Per fornire un soccorso appropriato, inoltre, il soccorritoreesegue la procedura dell’ABCDE, ponendo una particolareattenzione, in fase D (disability), ai segni di danno spinale:• probabilmente non c’è alcuna lesione del midollo spinale, se

il traumatizzato sente su mani e piedi il pizzicotto, muoveentrambi gli arti, stringe con le mani la mano del soccorritore,spinge con i piedi, opponendosi alla forza esercitata dal soc-corritore;

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• può esser insorto un danno midollare inferiore, se il trauma-tizzato riesce a sentire il pizzicotto sulle mani, ma non sui pie-di; muove entrambe le mani, ma non i piedi; stringe con lemani una mano del soccorritore, ma non spinge con i piedi;

• può esserci un danno del midollo cervicale, quando il trauma-tizzato non riesce a muovere mani e piedi, a stringere con lemani una mano del soccorritore, a spingere con entrambi ipiedi.

Il coma non consente la rilevazione dei segni di danno spi-nale; per questo si considera il traumatizzato privo di sensicome un soggetto a rischio di danno midollare.

PRINCIPALI SINDROMI D INTERESSE MEDICO

In tali sindromi, se la vittima è ancora cosciente, il compitodel primo soccorritore è, in generale, quello di sorvegliarla echiamare i soccorsi. Esistono comunque comportamenti chedevono essere avviati e comportamenti non consentiti, chebisogna conoscere.

Il dolore cardiaco

All’origine del dolore cardiaco c’è un’insufficiente apportodi sangue ossigenato al cuore. Quando si deve temere che undolore al petto sia d’origine cardiaca? Se un dolore insorge die-tro lo sterno e s’irradia al collo ed alla mandibola, alla paretesuperiore della schiena, agli arti superiori, alla parte centralesuperiore dell’addome ed è accompagnato da nausea e vomito,

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se compare difficoltà respiratoria e debolezza inspiegabile, inquesti casi è opportuno chiedere l’intervento del 118.

Dopo aver attivato il sistema 118:• liberare il soggetto da indumenti stretti;• metterlo in condizioni di riposo e tranquillizzarlo (limita la fati-

ca del cuore);• chiedergli se ha già avuto in passato episodi simili e se assu-

me farmaci per il cuore (se il soggetto è un cardiopatico già

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in trattamento, può avere con sé i farmaci; in tal caso aiutar-lo ad assumerli).

Esempio: un cliente ha forte dolore nella regione dello ster-no, alle vostre domande risponde che il dolore è di tipooppressivo ed è irradiato a livello dell'arto superiore, aldolore noto si accompagna una profusa sudorazione.Chiamo il 118. Tranquillizzare il cliente, farlo distendereper terra, liberarlo degli indumenti stretti, chiedere se haavuto in passato episodi simili e se assume dei farmaci.La risposta è affermativa, il cliente indica che nella giac-ca ha un contenitore per i farmaci, indica il farmaco cheil suo medico gli ha prescritto in casi di episodi di dolo-re a livello sternale. Somministrare la compressa sotto lalingua e attendere l'arrivo del 118.

Il malessere nel diabetico

Il diabete è una malattia dovuta ad un’alterazione del meta-bolismo degli zuccheri, che si accumulano nel sangue senzache i tessuti dell’organismo possano utilizzarli per la produzio-ne di energia. Bisogna sempre sospettare un malessere in dia-betico quando insorgano disturbi della coscienza, preceduti dasonnolenza o agitazione.

TrattamentoAvuta la conferma che si sta soccorrendo un diabetico con

disturbi della coscienza, va applicata la regola del glucosio per

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tutti, somministrando zucchero in ogni caso. Un’altra importan-tissima azione è la chiamata dei soccorsi che, nel caso diassenza della coscienza deve precedere qualunque altro inter-vento.• Nel soggetto cosciente bisognerà:

—somministrare zucchero (acqua e zucchero, succo d’aran-cia, ecc.);

—poi chiamare i soccorsi;• nel soggetto incosciente sarà necessario:

—per prima cosa chiamare i soccorsi;—poi somministrare un pizzico di zucchero sotto la lingua

(non somministrare acqua e zucchero: la vittima potrebbesoffocare!);

—infine, valutare respiro e polso e, se presenti, porre ilpaziente in posizione laterale di sicurezza.

Le convulsioni

Si tratta di contrazioni muscolari improvvise, non controlla-te volontariamente, provocate da un’alterazione dell’attività elet-trica cerebrale, che coinvolgono singoli distretti muscolari oinvestono tutto il corpo e sono di solito accompagnate da perdi-ta dei sensi e seguite da perdita involontaria d’urina e di feci.

Trattamento

• adagiare il paziente sul pavimento e cercare di proteggerloda urti, cadute, senza però bloccargli i movimenti;

• non infilare alcun genere d’oggetti in bocca a protezione del-la lingua!

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Quando termina la crisi e persiste lo stato di sopore, con-trollare che:• il respiro sia di regolare frequenza;• che non vi siano ostacoli al flusso aereo o corpi estranei in

bocca.Se il paziente non riprende i sensi:

• metterlo in posizione laterale di sicurezza per consentire ildeflusso dalla bocca di saliva.

Quando s’avvia una crisi, occorre allertare subito il 118 eaggiornarlo nel corso della sua evoluzione.

Disturbi iniziali della coscienza (lipotimia e sincope)

Un ridotto afflusso di sangue al cervello inizialmente produ-ce disturbi che scompaiono o s’attenuano fortemente, se ilpaziente passa dall’abituale posizione eretta ad una posizioneseduta o supina; può anche succedere che a questi disturbis’associ un senso di mancamento, che a volte evolve fino allaperdita di coscienza. La lipotimia è il quadro meno grave, in cuifiacchezza, stordimento, fischi, ronzii, disturbi della vista,malessere, nausea, pallore, sudorazione, sensazione d’immi-nente mancamento non sono accompagnati da perdita dicoscienza. Nella sincope l’improvvisa e transitoria perdita dicoscienza obbliga il soggetto a distendersi per terra.

Esempio: in una agenzia di viaggio improvvisamenteun cliente perde conoscenza.

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Verificare che risponda agli stimoli esterni (tattili, dolo-rosi, verbali), se la vittima risponde agli stimoli, adagiatoper terra con le gambe più in alto della testa (posizioneantishock), liberandolo di cinte e indumenti stretti, arieg-giare l'ambiente, allontare i presenti, non dare da bere.

Chiamare il 118.

LIPOTIMIA caratterizzata dalla rapida risoluzione del-la sintomatologia non appena il soggettoviene sdraiato.

CAUSE digiuno prolungato;esaurimento;pressione costituzionalmente bassa;condizioni di stress;calore eccessivo.

SINTOMI soggetto pallido;rapida perdita di coscienza(il soggetto cede sulle gambe);presenza di polso debole e respiro lento.

COSA FARE sdraiare il soggetto;controllare polso e respiro;posizione antishock;slacciare cravatta o colletti(stimolazione vagale!!);aerare l ambiente.

COSA NON FARE somministrare bevande;

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abbandonare il soggetto da solo: lo sve-nimentopotrebbe preannunciare un quadro pato-

loco piøgrave con insufficienza cardio-respirato-

ria, nelquale Ł necessario effettuare respirazio-

neartificiale e massaggio cardiaco.

TrattamentoI casi più lievi di lipotimia si risolvono facilmente, ponendo

il paziente:• seduto con la testa abbassata tra le ginocchia;• adagiato per terra con le gambe più in alto della testa (posi-

zione antishock);• liberandolo di cinte e indumenti stretti.

Nella sincope:

• porre il paziente in posizione antishock e sottoporlo a stimoliverbali e tattili;

• chiamare il 118, se malgrado questi stimoli il paziente nonrisponde;

• proteggere il paziente dal rapido raffreddamento, coprendolo.

Colpo di calore

I meccanismi della termoregolazione sono situati nel siste-ma nervoso centrale e provvedono al costante adeguamento

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dell’acquisizione o perdita di calore secondo condizioni esternee le necessità interne dell’organismo.

L’acquisizione di calore è data:• dalla conversione del cibo in energia a livello cellulare, • dall’attività muscolare,• dall’assorbimento da fonti esterne (sole, aria calda, cibi e

bevande calde).La dispersione del calore avviene attraverso l’irradiazione

della pelle e del respiro o grazie al contatto con oggetti freddiche sottraggono calore al corpo.

Quando fa molto freddo i vasi periferici si costringono, lacircolazione si rallenta per evitare la dispersione di calore.

In condizioni di caldo eccessivo, invece, i vasi periferici sidilatano per permettere un maggior afflusso di sangue e quindiuna maggiore cessione di calore ai tessuti con possibilità disudorazione.

In ambienti particolarmente caldi, umidi e poco ventilatipossono concretizzarsi le condizioni per un eccessivo accumu-lo di calore nel corpo umano con fenomeni di malessere gene-ralizzato sino perdita di coscienza.

La mancata evaporazione del sudore è alla base dellosconvolgimento del delicato equilibrio della termoregolazionecon la comparsa di un quadro patologico caratterizzato all’inizioda malessere, stordimento, cefalea, colorito rosso acceso,profonda sudorazione, nausea, vomito.

Tale sintomatologia ben presto evolve verso lo stato dishock con calo della pressione, polso piccolo e frequente,pallore, respiro superficiale.

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È necessario trasportare il soggetto in ambiente fresco eventilato, porre impacchi freddi, evitando bruschi raffreddamen-ti, far bere a piccoli sorsi acqua leggermente salata, se il pazien-te è cosciente.

In caso di shock porre il soggetto in posizione laterale disicurezza con gambe sollevate.

Evitare di far scendere bruscamente la temperatura sotto i39° potrebbe provocare collasso.

CAUSE: Ambienti caldi umidi non aereggiati;Mancata evaporazione della sudorazione.

SINTOMI: Malessere, stordimento;Cefalea, colorito rosso acceso;Profonda sudorazione, nausea vomito;Stato di shock con calo della pressione,polso piccolo e frequente, pallore, respirosuperficiale

COSA FARE: trasportare il soggetto in ambiente frescoe ventilato Porre impacchi freddi, evitando bruschiraffreddamentiSe cosciente far bere piccoli sorsi acqualeggermente salata

In caso di shock: porre il soggetto in posizione lateraledi sicurezza con gambe sollevate.

Evitare di far scendere bruscamente la temperaturasotto i 39 : potrebbe provocare collasso.

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Esempio: in un locale un cliente va incontro a fortesudorazione, accusa mal di testa, ha nausea e vomito. Tra-sportare, immediatamente, il soggetto in ambiente fresco eventilato, chiamare il 118, se la vittima Ł cosciente far berepiccoli sorsi di acqua leggermente salata.

Se la vittima non Ł cosciente, la cute Ł pallida e suda-ta, sistemarlo in posizione antishock (adagiato per terracon le gambe sollevate).

LO SHOCK

È una grave alterazione dei meccanismi della circolazionedel sangue e del metabolismo dell’organismo provocata da unaridotta irrorazione ematica e da un inadeguato apporto di ossi-geno agli organi vitali.

Il primo soccorritore può svolgere un ruolo molto importan-te, individuando precocemente i segni che ne fanno sospettarel’insorgenza ed avviando quei trattamenti indispensabili a soste-nere le funzioni vitali ed arrestare la rapida evoluzione verso lamorte.

Segni iniziali di shock sono:• pallore e poi cianosi (colorazione bluastra) delle estremità

(volto, labbra, naso orecchie, mani, piedi), dovute a insuffi-ciente ossigenazione del sangue;

• cute delle estremità fredda al tatto;

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• respiro frequente e corto (fame d’aria), altro segno precoce dishock;

• polso rapido e difficile da palpare in sede radiale;• agitazione, ansietà, sonnolenza.

TrattamentoPrima di attivare una qualsiasi altre procedura, valutare le

funzioni vitali della vittima:• se sono alterate, è necessario garantire il loro mantenimento

con la procedura ABC (attivazione del 118, apertura delle vieaeree, ecc.);

• se ci sono emorragie, vanno tamponate;• adottare le procedure previste per la gestione di una sincope;• coprire il paziente con una coperta isotermica o con indumen-

ti pesanti, ponendolo possibilmente al chiuso ed al caldo pernon esporlo agli agenti atmosferici.

USTIONI

Le ustioni sono lesioni della pelle indotte da calore, agentichimici, corrente elettrica. La gravità di un’ustione si giudica inbase alla profondità e all’estensione. In base alla profondità sidistinguono tre tipi di ustione:• di 1° grado, che si manifesta con l’eritema, l’arrossamento

della cute, ed il dolore;• di 2° grado, che ha come segno tipico la presenza di vesci-

cole cutanee (flittène) ed è accompagnata da eritema e dolo-re più intensi;

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• di 3° grado, che presenta una superficie cutanea di coloritobianco avorio o brunastro e si riconosce, anche, per perditacircoscritta della sensibilità dolorosa.

Per valutare l’estensione di un’ustione si usa il criterio del-la regola del 9: è possibile dividere il corpo in aree corrispon-denti a circa il 9% della sua superficie ed assegnare a questearee un punteggio in percentuale (ad es. il collo ed il capo 9%;il braccio 9%; la gamba 18%; ecc.), che poi permette un velocecalcolo della superficie ustionata.

Altri fattori che condizionano la gravità di un’ustione sonola localizzazione del danno in aeree critiche (volto, mani e pie-di, gomiti e ginocchia, genitali, natiche, faccia interna dellecosce), l’età del paziente (un’ustione moderata rischia di esse-re fatale per un anziano), la preesistenza d’eventuali malattie

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croniche; inoltre, il danno è più grave se a produrlo sono agen-ti chimici o la corrente elettrica.

Primo trattamento delle ustioni termiche gravi:• da non fare:

—non utilizzare acqua fredda né ghiaccio;—non rimuovere gli abiti del paziente né gli eventuali corpi

estranei, se questi sono appiccicati alla superficie ustiona-ta;

—non bucare la flittène;—non utilizzare polveri né pomate.

• Da fare:—garantire per soccorritore e vittima la sicurezza della sce-

na e rimuovere o limitare l’esposizione alla fonte di caloredel soccorritore e dell’ustionato;

—chiamare il 118;—soffocare eventuali focolai ancora accesi sul corpo del

paziente con una coperta;—medicare le zone di cute scoperta con garze sterili o teli

puliti;—monitorare le funzioni vitali della vittima sino all’arrivo del

118, avviando le procedure di rianimazione, se la vittima èin arresto respiratorio e cardiaco;

—coprire la vittima con la coperta isotermica o con qualcheindumento pesante.

Primo trattamento delle ustioni termiche lievi/moderateLe scottature in cucina sono eventi piuttosto frequenti

che determinano ustioni di 1 e 2 grado.

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Nelle ustioni localizzate l’obiettivo del trattamento è quellodi alleviare le sofferenze della vittima e di prevenire la contami-nazione batterica delle ferite. Il primo obiettivo si raggiungeapplicando sulla parte ustionata il freddo (esempio nelle scotta-ture). La prevenzione della contaminazione delle ferite si ottie-ne con una medicazione, coprendo la parte con garze sterili oteli puliti e fasciandola con benda o isolandola con un sacchet-to di polietilene.

LESIONI DA ELETTRICITA

La folgorazione è un evento relativamente raro, ma conconseguenze spesso molto gravi: colpisce soggetti di tutte leetà, è ubiquitario e riguarda non solo i lavoratori, ma anche isemplici cittadini esposti ai rischi generici di un ambiente dome-stico.

Gli effetti più gravi sull’organismo interessano l’apparatocardiovascolare e l’apparato respiratorio; danni egualmentemolto seri sono prodotti della corrente elettrica sui tessuti dirivestimento.

Sono eventi frequenti nel turismo gli shock da folgora-zione.

Morte da folgorazione

Può avvenire per tre sostanziali ragioni:• per fibrillazione ventricolare, alla quale segue l’arresto respi-

ratorio;

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• per asfissia causata da paralisi dei muscoli respiratori, allaquale segue l’arresto cardiaco;

• per arresto respiratorio e cardiaco da inibizione dei centri bul-bari;

Ustioni da folgorazione

Le alte tensioni determinano ustioni di 3° grado di difficileguarigione e che possono porre il paziente in pericolo di vita. Lebasse e medie tensioni inducono danni localizzati e si presen-tano nei punti di entrata e di uscita della corrente.

Intervento d emergenza per tensioni inferiori a 1000 Volts:

• togliere la corrente;• se non è possibile, staccare la vittima dall’elemento in tensio-

ne, isolandosi adeguatamente e senza toccare direttamentela vittima;

• valutare le funzioni vitali e, se è il caso, sostenerle (procedu-ra ABC);

• coprire le ferite da ustione con garze sterili e fasciarle.

Intervento d emergenza per tensioni superiori a 1000 Volts:

• non avvicinarsi all’elemento in tensione prima di avere inter-rotto la corrente;

• soccorrere il folgorato, valutare le funzioni vitali e, se è ilcaso, sostenerle (procedure ABC);

• medicare le ustioni con garze sterili e coprirle con bende.

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AVVELENAMENTI

È una condizione indotta dall’assorbimento di sostanzeche per la loro proprietà possono compromettere anche grave-mente la funzionalità dell’organismo.

Tra i sintomi iniziali ci possono essere mal di testa, nauseae vomito. Nei casi più gravi sonnolenza, confusone mentale econvulsioni.

Importante è non mescolare le sostanze utilizzate per lepulizie, non travasare i contenitori anonimi liquidi contenuti incontenitori ben identificabili con etichetta sulla qualità del pro-dotto.1. controllare nel caso mantenere le funzioni vitali;2. individuare la sostanza in causa;3. mettersi in contatto con un centro antiveleno.

LE PUNTURE DI INSETTI

Le punture di api, vespe e calabroni, sono di solito piùdolorose ed allarmanti che pericolose.Alcune persone , tuttavia, sono allergiche a questi veleni e pos-sono sviluppare una grave reazione che è lo shock anafilattico.

Molti insetti introducono nella pelle un pungiglione altri illoro siero.

Si può provare ad estrarre il pungiglione con pinzette disin-fettate, senza premere e senza insistere.

Bisogna tenere presente che sono elementi pericolosi:

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• il numero elevato di punture;• il luogo della puntura (faccia, lingua e gola per il rischio di

edema della glottide, occhio);• sensibilità individuale accentuata (bambino, soggetto allergi-

co).

LE INTOSSICAZIONI

In alcuni casi ci si può trovare di fronte a situazioni causa-te da assorbimento di sostanze velenose e7o tossiche. Bisognainnanzitutto precisare che le intossicazioni, conseguenti a taleassorbimento, possono essere:• intenzionali;

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• accidentali.Non ci occuperemo delle prime, in quanto esulano dai

compiti di questo manuale. Per quanto riguarda invece leseconde, con le quali ci si può imbattere con maggiore frequen-za, ricorderemo che esse possono verificarsi nella gran partedei casi per errore o per distrazione. In questo capitolo, dopoaverne descritto le caratteristiche generali, si parlerà delle intos-sicazioni da ossido di carbonio.

L’intossicazione può avvenire per:a) ingestione,

b) inalazione,

c) assorbimento attraverso la cute,

di una determinata sostanza.In ogni caso, subito dopo aver utilizzato una di queste tre

vie d’entrata, le sostanze passano in circolo e giungono al fega-to, dove vengono trasformate, nella maggioranza dei casi, inprodotti non tossici ed eliminate attraverso le feci, l’apparatorespiratorio, la saliva, etc.

In alcuni casi, però le sostanze sono trasformate in prodot-ti più tossici della sostanza originaria.

È opportuno a questo punto parlare della etichettaturadelle sostanze chimiche, in quanto in alcuni casi tale conoscen-za può aiutare nel soccorso di un intossicato, in quanto consen-te di fornire dati più precisi alla struttura di emergenza contatta-ta telefonicamente allorché si sia verificata una intossicazioneacuta. Tutti i prodotti chimici pericolosi sono per legge etichetta-ti, al fine di:

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• identificare il tipo di prodotto utilizzato;• indicare i rischi per l’uomo, per l’ambiente;• le modalità di conservazione del prodotto stesso.

Tutti i contenitori delle varie sostanze presentano infatti deisimboli (pittogrammi), che consentono di identificare la tipologiadi pericolosità della sostanza presente in tale contenitore (tossi-cità, nocività, infiammabilità, esplosività, etc.); alcune sostanzehanno contemporaneamente diverse caratteristiche tra quelledescritte in precedenza, pertanto avranno un numero maggioredi simboli (pittogrammi). Sull’etichetta, infine, relativamente alprodotto sono riportati consigli in merito:• alle modalità di stoccaggio;• alle precauzioni da adottare in caso di utilizzo;• al corretto smaltimento del prodotto stesso.

In caso di sospetta intossicazione è necessario conoscerela sostanza che può aver determinato tale episodio: pertantosarà importante recuperare e conservare i contenitori dellesostanze ritenute responsabili delle intossicazioni.

Cosa fare:

a) in caso di ustioni e di contatto con gli occhi: si rimanda aicapitoli specifici.

b) In caso di ingestione: chiedere notizie al soggetto in merito altipo di sostanza ingerita.

c) In caso di inalazione: portare il soggetto in un altro ambienteo, eventualmente, all’esterno.

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In ogni caso, sia nell’ipotesi b) sia nell’ipotesi c), verifica-re le condizioni:

a) neurologiche

b) cardiocircolatorie

c) respiratorie

dell’infortunato.Inoltre mettere il paziente, qualora inosciente, in posizione

laterale di sicurezza. Chiamare il 118 specificare che trattasi diavvelenamento e fornire informazioni in merito:• alle condizioni del soggetto;• al tipo di sostanza inalata o ingerita;• al tempo trascorso dall’ingestione o dall’inalazione della

sostanza.

Cosa non fare:

a) SOMMINISTRARE ALCOOLICI;b) STIMOLARE IL VOMITO IN SOGGETTO INCOSCIENTE;c) STIMOLARE IL VOMITO IN CASO DI INGESTIONE ACCI-

DENTALE DI VARECHINA O DI ALTRE SOSTANZE CAU-STICHE.

CONTENUTO MINIMO DEL PACCHETTO DI MEDICAZIONE

(D.M. 388/2003)

• guanti sterili monouso (2 paia)

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• flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10 % di iodio

da 125 ml (1).

• Flacone di soluzione fisiologica (sodio cloruro 0,9 % ) da 250

ml (1).

• Compresse di garze sterile 18 x 40 in buste singole.

• Compresse di garza sterile 10 x 10 in buste singole

• Pinzette da medicazioni sterile monouso (1).

• Confezione di cotone idrofilo (1).

• Confezione di cerotti di varie misure pronto all’uso (1)

• Rotolo di cerotto alto cm. 2,5 (1).

• Rotolo di benda orlata alta cm 10 (1).

• Un paio di forbici.

• Un laccio emostatico.

• Confezione di ghiaccio pronto uso (1).

• Sacchetti monouso per la raccolta dei rifiuti sanitari (1).

• Istruzioni sul modo di usare i presidi suddetti e di prestare i

primi soccorsi in attesa del servizio di emergenza.

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BLSD

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Perché il BLSD

Lo scopo del BLS (Basic Life Support – Supporto Vitale di Base)

è quello di garantire il pronto riconoscimento del grado di com-

promissione delle funzioni vitali (fase della valutazione) e di sup-

portare ventilazione e circolo (fase dell’azione) fino al momento

in cui possono essere impiegati mezzi efficaci a correggere la

causa che ha determinato l’arresto. Si tratta perciò di una “pro-

cedura di mantenimento”, quantunque in alcuni casi possa di per

sé correggere la causa e permettere un recupero completo, ad

esempio quando la causa che ha determinato l’arresto sia primi-

tivamente respiratoria. Poiché è ampiamente documentato che

la Tachicardia Ventricolare senza polso – (TV) e la Fibrillazione

Ventricolare – (FV), unici ritmi defibrillabili, rappresentano i più

frequenti ritmi di esordio nell’arresto cardiaco, è evidente la

necessità di ampliare le abilità del BLS e di diffondere e adde-

strare all’uso del defibrillatore automatico esterno (DAE) per

permettere un precoce utilizzo dell’unico trattamento efficace in

questi casi. Parleremo quindi di BLS, ma anche e soprattutto di

BLSD in quanto tutti gli operatori BLS dovrebbero essere adde-

strati, equipaggiati e resi idonei all’uso dei DAE.

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L’obiettivo principale del BLS consiste nella prevenzione dei

danni anossici (carenza di ossigeno) cerebrali attraverso proce-

dure standardizzate di rianimazione cardiopolmonare (RCP) atte

a mantenere la pervietà delle vie aeree (Airway), sostenere la

respirazione (ventilazione, Breathing) e il circolo (compressioni

toraciche, Circulation) ogni qualvolta si verifichi un’improvvisa

cessazione dell’attività respiratoria e/o circolatoria, in altre paro-

le ogni qualvolta un paziente:

- ha perso coscienza

- non respira normalmente

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- non ha polso carotideo né altri segni di circolo

A questo obiettivo si aggiunge quello di un precoce riconosci-

mento e intervento sui ritmi defibrillabili (Defibrillation).

Le manovre di BLS-D evitano il rapido instaurarsi di danni cere-

brali irreversibili, prolungano la persistenza della FV nel tempo,

permettono di intervenire prima che la FV si converta in asistolia

(assenza di battito cardiaco). In altre parole creano i presuppo-

sti per il ripristino di un ritmo cardiaco valido e un totale recupe-

ro del paziente.

La probabilità di successo della defibrillazione diminuisce del 7-

10% ogni minuto che passa dall’insorgenza della FV, in assenza

di RCP. Gli studi più recenti hanno dimostrato che l’immediato

inizio della rianimazione cardiopolmonare da parte dei presenti è

in grado di raddoppiare o triplicare la sopravvivenza delle vittime

di un arresto cardiaco improvviso.

DANNO ANOSSICO CEREBRALE

Nelle situazioni di arresto cardiaco (AC), indipendentemente dal-

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la causa che lo ha determinato, viene meno la capacità contrat-

tile del cuore, con conseguente impossibilità di diffusione dell’os-

sigeno ai tessuti, ed immediato arresto delle funzioni respirato-

rie.

La mancanza di apporto di ossigeno alle cellule cerebrali (anos-

sia cerebrale) produce lesioni che iniziano dopo 4-6 minuti e

sono dapprima reversibili, ma diventano irreversibili dopo circa

10 minuti di assenza di circolo. L’attuazione di procedure atte a

mantenere un’ossigenazione d’emergenza può interrompere la

progressione verso una condizione di irreversibilità dei danni tis-

sutali. Qualora il circolo venga ripristinato ma il soccorso sia sta-

to ritardato o inadeguato, l’anossia cerebrale prolungata si mani-

festerà con esiti di entità variabile: stato di coma persistente,

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deficit motori o sensoriali, alterazioni delle capacità cognitive o

della sfera affettiva, ecc.. Le possibilità di prevenire il danno

anossico dipendente dalla rapidità e dall’efficacia delle procedu-

re di soccorso, ed in particolare dalla corretta applicazione della

“catena della sopravvivenza”

Si sottolinea la non rilevanza, dal punto di vista della possibilità di

recupero del paziente, del riscontro in fase di arresto cardiaco del-

la così detta “midriasi fissa” (dilatazione pupillare non reagente

alla luce). Questa si manifesta pochi secondi dopo l’arresto e può

persistere per diverse ore anche dopo la ripresa di circolo, senza

presupporre un danno cerebrale irreversibile. È evidente pertanto

che la presenza di questo reperto all’arrivo del soccorritore non

deve trattenere quest’ultimo dall’iniziare le manovre di RCP.

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CATENA DELLA SOPRAVVIVENZA

Nella gestione dell’arresto cardiaco, per favorire un completo

recupero del paziente, è necessario realizzare una serie di inter-

venti. La metafora della “catena della sopravvivenza” sintetizza

il migliore approccio, secondo le attuali conoscenze, al tratta-

mento delle persone soggette ad arresto cardiocircolatorio e sot-

tolinea l’importanza della sequenzialità e precocità degli inter-

venti; la mancata attuazione di una delle fasi del soccorso rende

ridottissime le possibilità di sopravvivenza. I quattro anelli della

catena sono costituiti da:

- riconoscimento della situazione di emergenza e attivazione

precoce del sistema di soccorso

- inizio precoce delle procedure di RCP

- defibrillazione precoce

- inizio precoce del trattamento avanzato (ALS, advanced life

support).

MORTE IMPROVVISA

Per morte cardiaca improvvisa si definisce la cessazione brusca

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Page 85: Guida operativa al Primo Soccorso · Introduzione al primo soccorso Il buon esito di un intervento di primo soccorso è legato alla tempestività dell’intervento e alle capacità

ed inattesa delle attività circolatoria e respiratoria in pazienti con

o senza malattia cardiaca nota. Può verificarsi senza segni pre-

monitori ed essere la prima manifestazione della malattia coro-

narica, nel qual caso il cuore è spesso sufficientemente sano da

permettere al soggetto di sopravvivere, purchè venga soccorso

precocemente, correttamente e con strumenti idonei (DAE). Può

diversamente essere preceduta da sintomi molto variabili per

intensità, durata e caratteristiche.

Da ciò deriva l’importanza di un pronto riconoscimento dei segni

e sintomi dell’infarto miocardio, ossia dei così detti “segni di

allarme”, quali dolore o senso di oppressione al centro del tora-

ce o localizzato alle spalle, al collo, alla mandibola o alla parte

superiore dell’addome in corrispondenza dello stomaco, sudora-

zione, nausea, sensazione di “mancanza di respiro” e di debo-

lezza. I sintomi possono comparire sotto sforzo o a riposo e con

vari gradi di intensità.

CAUSE DI ARRESTO CARDIACO

Pur essendo molteplici le cause che possono determinare arre-

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sto respiratorio e cardiaco, circa l’85% dei casi di arresto cardia-

co improvviso non traumatico avviene nell’adulto per una Fibril-

lazione Ventricolare, aritmia cardiaca che comporta la depolariz-

zazione in coordinata delle cellule miocardiche, con conseguen-

te cessazione delle attività di pompa del cuore. L’incidenza di un

improvviso arresto cardiocircolatorio dovuto a FV è attualmente

stimata in ragione di circa 1 persona su 1000 all’anno. La defi-

brillazione, ossia l’applicazione di una corrente elettrica attraver-

so il miocardio, è l’unica terapia realmente efficace per arrestare

la FV e la tachicardia ventricolare senza polso, che spesso la

precede, e creare i presupposti per il recupero di un ritmo car-

diaco valido.

La persistenza nel tempo della FV dipende dalla presenza di

adeguare scorte miocardiche di fosfati ad alta energia, che ven-

gono consumate dal miocardio fibrillante a velocità molto supe-

riore rispetto a quanto si verifica durante la contrazione ritmica.

Una volta esaurite le scorte energetiche la FV evolve in Asisto-

lia, situazione non più suscettibile di terapia elettrica.

La defibrillazione si propone come obiettivo la contemporanea

depolarizzazione di tutte le cellule miocardiche producendo una

asistolia temporanea e fornendo ai pacemakers naturali l’oppor-

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Page 87: Guida operativa al Primo Soccorso · Introduzione al primo soccorso Il buon esito di un intervento di primo soccorso è legato alla tempestività dell’intervento e alle capacità

tunità di riprendere la normale attività.

La sua efficacia dipende dalla precocità dell’intervento, dalla

ossigenazione del miocardio, da un adeguato livello di energia e

da una bassa impedenza toracica, ossia una bassa resistenza al

flusso di corrente applicato.

SEQUENZA E TECNICHE BLS-D

La sequenza del BLS-D consiste in una serie di azioni che si

riassumono schematicamente con l’ABCD

A, Airway – Apertura delle vie aeree

B/C, Breathing – Circulation

D, Defibrillation – Defibrillazione

È importante che ogni fase della sequenza sia preceduta da una

valutazione che autorizzi alle successive azioni appropriate, che

sono, nel paziente in arresto cardiaco, la RCP (rianimazione car-

dio polmonare) e la defibrillazione. La RCP consiste in una

sequenza di compressioni toraciche e ventilazioni che devono

garantire l’ossigenazione sufficiente ad evitare danni anossici al

cervello e al muscolo cardiaco:

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- valutazione coscienza-azione A (apertura delle vie aeree)

- valutazione respiro/circolo-azione C/B (rianimazione cardiopol-

monare)

- valutazione ritmo (da parte del DAE)-azione D (defibrillazione)

VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA DELLA SCENA

Prima di avvicinarsi ad una persona che ha bisogno di aiuto ed

iniziare qualsiasi manovra di rianimazione, è necessario valuta-

re la sicurezza dell’ambiente.

Se esistono pericoli reali o presunti, come presenza di fuoco o di

gas infiammabili o velenosi, la vittima deve essere spostata

(valutando anche la possibilità di attivare i Vigili del Fuoco); in

tutti gli altri casi le manovre di rianimazione si iniziano sul posto.

Fase A

VALUTAZIONE DELLO STATO DI COSCIENZA

Per valutare lo stato di coscienza si chiama ad alta voce la vitti-

ma e la scuote gentilmente per le spalle.

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Se non risponde il primo soccorritore chiede al suo compagno di

portare il DAE; quindi pone la vittima supina su un piano rigido

allineando testa, tronco e arti e ne scopre il torace. Successiva-

mente provvede ad aprire le vie aeree.

APERTURA DELLE VIE AEREE

La tecnica di apertura delle vie aeree prevede le seguenti mano-

vre:

iperestensione del capo con una mano posta sulla fronte della

vittima si spinge all’indietro la testa

sollevamento del mento: con due dita dell’altra mano si provve-

de a sollevare la mandibola agendo sulla punta del mento e

applicando una forza verso l’alto

controllo della cavità orale e rimozione di eventuali corpi estra-

nei visibili. Va ricordato che se esiste il sospetto di un trauma non

deve essere effettuata l’iperestensione del capo per evitare che

eventuali fratture vertebrali, provochino lesioni.

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Fase B/C

VALUTAZIONE DELL’ATTIVITA’ RESPIRATORIA

Una volta garantita la pervietà delle vie aeree occorre valutare

se l’atività respiratoria è presente e normale.

Il soccorritore si pone a fianco della vittima e:

guarda se il torace si espande

ascolta se ci sono rumori respiratori

sente sulla propria guancia l’eventuale flusso di aria

Questa manovra (GAS) deve essere effettuata per non più di 10

secondi, mantenendo la pervietà delle vie aeree con la tecnica

descritta al punto A. E’ necessario in questa fase non confonde-

re l’attività respiratoria con il cosiddetto respiro agonico o

“gasping”, che consiste nella presenza di contrazioni dei musco-

li respiratori non efficaci per la ventilazione: il torace non si

espande e non è presente flusso di aria. Il gasping può compa-

rire nei primi momenti dopo la perdita di coscienza e mantener-

si per pochissimi minuti. Altre condizioni quali un respiro estre-

mamente lento o rantolante non sono da considerarsi normali.

Tutte queste condizioni richiedono le manovre di ventilazione.

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POSIZIONE LATERALE DI SICUREZZA

Se la vittima ha un’attività respiratoria spontanea, ma rimane

incosciente, è necessario garantire la pervietà delle vie aeree

evitando che la lingua, il palato molle e l’epiglottide vadano ad

ostruire il faringe.

In questo caso può essere utilizzata la Posizione Laterale di

Sicurezza (PLS), che permette di:

mantenere il capo iperesteso

prevenire eventuali inalazioni di materiale gastrico rigurgitato

mantenere il corpo in una posizione stabile su un fianco

La presenza di attività respiratoria deve essere verificata rego-

larmente. Se la vittima deve essere lasciata in posizione latera-

le per oltre 30 minuti, dovrebbe essere girata sul lato opposto.

Qualora le circostanze lo permettano, la vittima deve comunque

essere osservata continuamente e le vie aeree devono essere

mantenute pervie manualmente.

Non c’è certezza sul fatto che la posizione laterale di sicurezza

sia una procedura salvavita.

Questa posizione può essere pericolosa, e pertanto è controin-

dicata, nei casi in cui si sospetti un trauma, in quanto non in gra-

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do di garantire l’allineamento testa-collo-tronco.

Valutazione del circolo, è concomitante alla valutazione del

respiro.

Durante la valutazione dell’attività respiratoria l’operatore sanita-

rio valuterà anche i segni di circolo: colpi di tosse, movimenti e

polso carotideo. L’assenza di respiro normale e di segni di circo-

lo, assenza cioè di segni di vita, impone l’inizio delle manovre di

RCP, massaggio cardiaco esterno e ventilazioni artificiali. Le

manovre vanno iniziate anche se vi è il solo dubbio di assenza

di segni di vita.

Polso carotideo

Il polso alla carotide è ampio e di facile accesso, ma a volte può

non essere percepito anche se presente (per esempio: collo

grosso e corto, ostruzione carotidea, ecc.) e non tutti gli opera-

tori sanitari sono addestrati a reperirlo.

La tecnica di ricerca del polso carotideo prevede di:

mantenere estesa la testa con la mano posta sulla fronte;

con l’indice e il medio dell’altra mano individuare la cartilagine

tiroidea e far scivolare le dita verso di sé, per non comprimere

le vie aeree, fino ad incontrare un solco anatomico corrispon-

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dente al margine anteriore del muscolo sternocleidomastoideo,

dove decorre l’arteria carotide;

sostare in questo punto, con i polpastrelli delle due dita, eserci-

tando una modesta pressione per non comprimere eccessiva-

mente l’arteria.

La ricerca del polso carotideo in concomitanza all’esecuzione

del GAS non è sempre di facile esecuzione; una tecnica accet-

tabile può essere quella di mantenere il sollevamento della man-

dibola con la mano inizialmente posta sulla fronte della vittima e

palpare la carotide con l’altra mano.

Se sono presenti segni di circolo e il polso carotideo non è per-

cettibile, il circolo si deve considerare presente (il polso caroti-

deo, pur in presenza di circolo, non è sempre apprezzabile

anche da parte di personale sanitario addestrato).

Se il polso o i segni di circolo sono presenti si inizia la ven-

tilazione, mantenendo una frequenza di 10 atti/minuto (una

insufflazione ogni 6 secondi ca.).

Se il polso o i segni di circolo sono assenti e si conferma cioè

l’arresto cardiaco, deve essere attivato il soccorso avanzato

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(conferma dell’arresto al 118 dal territorio).

Se il polso o i segni di circolo sono assenti, in attesa dell’ar-

rivo dei soccorsi avanzati, ci si comporta in modo diverso a

seconda del tempo trascorso dall’arresto.

ARRESTO CARDIACO EXTRAOSPEDALIERO

NON TESTIMONIATO

Il soccorritore che ha eseguito la valutazione inizia le manovre di

RCP che devono continuare per 2 minuti (5 cicli), nel frattempo

il soccorritore che si occupa del DAE attiverà il soccorso avan-

zato (ALS) chiamando la centrale operativa e confermando l’ar-

resto cardiaco e appena possibile provvederà ad applicare le

placche e, trascorsi i due minuti di RCP, avvierà l’analisi del rit-

mo.

In presenza di una terza persona, questa verrà incaricata di

allertare il soccorso avanzato e i due primi soccorritori esegui-

ranno le manovre BLSD. Qualora il DAE non fosse ancora

disponibile dopo i 2 minuti, si continua la rianimazione cardio

polmonare (RCP), alternando 30 compressioni toraciche (CTE)

e 2 insufflazioni (rapporto compressioni/ventilazioni di 30:2).

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ARRESTO CARDIACO EXTRAOSPEDALIERO TESTIMONIA-

TO O INTRAOSPEDALIERO

(è verosimile che in ospedale il tempo che intercorre fra l’evento

e l’arrivo del personale sanitario sia breve, se per un qualsiasi

motivo non lo fosse si rientra nel caso precedente).

Si pratica la defibrillazione appena possibile; solo se il DAE non

è immediatamente disponibile si inizia con le manovre di RCP,

che devono essere interrotte appena disponibile il defibrillatore.

TECNICHE

Compressioni toraciche (Massaggio Cardiaco Esterno)

Le compressioni toraciche si rendono necessarie quando occor-

re vicariare il circolo, in mancanza di un’attività cardiaca effica-

ce.

Durante i primi minuti dopo l’arresto cardiaco, la cui causa non

sia l’asfissia, il contenuto di ossigeno nel sangue rimane alto e

la distribuzione dello stesso al miocardio e al cervello è limitata

più dalla mancanza di ossigeno nei polmoni. Per questo è utile

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iniziare le manovre di RCP con il massaggio cardiaco. La venti-

lazione è cioè, inizialmente, meno importante delle compressio-

ni toraciche.

Le compressioni toraciche provocano un abbassamento dello

sterno schiacciando il cuore contro la colonna vertebrale. Que-

sta “spremitura”, associata ad un aumento di pressione che si

crea all’interno del torace, permette al sangue contenuto nelle

cavità cardiache, e nei grossi vasi, di essere spinto in circolo,

successivamente il rilasciamento totale del torace permette al

cuore di riempirsi nuovamente. Applicando ritmicamente e ripe-

tutamente questa tecnica, ad una frequenza di circa 100

atti/minuto, si crea un circolo artificiale, in grado di garantire

una perfusione cerebrale sufficiente a rallentare l’insorgenza

del danno anossico.

Contemporaneamente viene assicurata una sufficiente perfu-

sione del muscolo miocardio.

Perché il massaggio cardiaco sia efficace il paziente deve gia-

cere su un piano rigido e devono essere garantiti i seguenti

punti:

individuare correttamente il punto dove esercitare le compres-

sioni

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eseguire una corretta tecnica di compressione e rilasciamento

mantenere una corretta posizione

Posizione del soccorritore

Il soccorritore si pone di fianco alla vittima, con le ginocchia

all’altezza del torace, braccia e spalle sono perpendicolari al

punto di compressione.

Punto di compressione

Posizionare la parte prossimale del palmo di una mano al cen-

tro del torace sullo sterno, sovrapporre a questa l’altra mano e

intrecciare le dita di questa con quelle della prima evitando che

la pressione sia applicata sulle coste, sulla parte alta dell’addo-

me o sulla parte terminale dello sterno.

Tecnica delle compressioni

il torace deve essere compresso per abbassare verso la colon-

na di 4-5 cm;

la pressione deve essere dopo ogni compressione completa-

mente annullata per consentire al cuore di riempirsi nuovamen-

te;

compressione e rilasciamento devono avere la stessa durata e

ampiezza;

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la frequenza deve essere di circa 100/minuto, poco meno di 2

compressioni al secondo;

i gomiti bloccati e le braccia tese conferiscono una rigidità che

permette di esercitare la forza sfruttando il peso del tronco, il

fulcro del movimento è rappresentato dall’articolazione dell’an-

ca;

il soccorritore conta ad alta voce “1-2-3-4-5 …”, per imporre il

ritmo, mentre chi sta ventilando conta i cicli, così da rendersi

conto del tempo trascorso, ricordando che 5 cicli compressio-

ne/ventilazione corrispondono a circa 2 minuti di RCP.

Ventilazione artificiale

La ventilazione artificiale è necessaria nel paziente in arresto

cardiaco e in quello in cui il circolo è ancora efficace ma che

non respira normalmente (in questo caso alla frequenza di 10

insufflazioni al minuto).

Ventilazione con sistema bocca-maschera

Il sistema bocca-maschera permette di effettuare una ventila-

zione di emergenza, evitando un contatto diretto con la vittima.

È composto da una maschera con bordo pneumatico munita di

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una valvola unidirezionale dalla quale il soccorritore pratica le

insufflazioni.

Alcuni modelli sono dotati di un raccordo per la fonte di ossige-

no.

Se un soccorritore sanitario deve praticare da solo la RCP, può

eseguire le manovre dalla posizione alla testa del paziente,

spostandosi in avanti sopra il tronco per eseguire il massaggio

cardiaco.

CAMBIO FRA I SOCCORRITORI

È verificato che il soccorritore che pratica il massaggio cardiaco

si affatica e non è più efficace nella manovra dopo in media due

minuti; è pertanto opportuno che i due soccorritori si scambino

nei propri ruoli con regolarità.

La modalità consigliata è quella di eseguire lo scambio ogni due

minuti, durante l’analisi del ritmo.

Mentre si alzano e si scambiano il posto entrambi i soccorritori

garantiscono la sicurezza e quello che era alla ventilazione

assume il posto al fianco della vittima.

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Se indicato eroga lo shock e ricomincia a massaggiare; se lo

shock non è indicato, e se non si evidenziano segni di vita ripren-

de la RCP.

QUANDO INIZIARE E PER QUANTO TEMPO CONTINUARE

LA RCP?

Le manovre di BLS prevedono un supporto di base delle funzio-

ni vitali, che hanno lo scopo principale di arrestare il progredire

della morte clinica in morte biologica.

Questo tentativo deve quindi sempre essere praticato, a meno di

non trovarsi di fronte a segni evidenti di morte biologica, che

testimoniano l’avvenuto decesso.

Questi segni sono: la decomposizione tessutale, il rigor mortis,

la presenza di macchie ipostatiche nelle zone declivi del corpo e

la decapitazione o altre gravissime lesioni traumatiche inequivo-

cabilmente incompatibili con la vita.

In tutti gli altri casi il soccorritore deve sempre iniziare le mano-

vre rianimatorie senza tener conto dell’età apparente della vitti-

ma, dell’aspetto cadaverico e della midriasi.

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Circa il problema della sospensione delle manovre di rianimazio-

ne, quando queste non danno risultato, la legislazione italiana

riconosce nel medico l’unica figura in grado di stabilire l’avvenu-

to decesso della vittima.

Se non è presente sul posto un medico, i soccorritori dovranno

protrarre la rianimazione fino al suo arrivo.

BLS E TRAUMA

È importante ricordare che in caso di trauma l’apertura delle vie

aeree va ottenuta limitandosi al solo sollevamento della mandi-

bola senza iperestensione del capo, per non rischiare di aggra-

vare un’eventuale lesione cervicale. La posizione laterale di

sicurezza non garantisce il mantenimento dell’asse testa-collo-

tronco, indispensabile presupposto per la vittima di trauma.

La sequenza e le tecniche BLS non cambiano invece nelle altre

situazioni che possono provocare arresto cardiaco o respiratorio

(per es. annegamento, folgorazione, ictus, ecc.).

IL DAE E LA DEFIBRILLAZIONE PRECOCE

FONDAMENTI PER LA DEFIBRILLAZIONE PRECOCE

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I ritmi più frequentemente responsabili dell’arresto cardiaco sono

la fibrillazione ventricolare (FV) e la tachicardia ventricolare

“senza polso” (TV). La fibrillazione ventricolare è un’alterazione

del ritmo cardiaco caratterizzata da caos elettrico, che si tradu-

ce nell’assenza di attività di pompa del cuore; il polso è quindi

assente. Nella tachicardia ventricolare, che spesso evolve in FV,

gli impulsi elettrici cardiaci, a partenza ventricolare, si succedo-

no invece ritmicamente, ma con frequenza talmente elevata da

non consentire contrazioni cardiache efficaci; anche in questo

caso il polso è assente. In entrambi i casi (FV e TV) l’unico trat-

tamento risolutivo “salvavita” è costituito dalla defibrillazione,

che consiste nel far attraversare il cuore, in brevissimo tempo

(pochi millisecondi), da una adeguata scarica di corrente conti-

nua. Lo shock elettrico azzera i potenziali del muscolo cardiaco,

interrompendo la FV; allo stato di refrattarietà provocato dallo

shock in genere subentra il risveglio di segnalassi naturali che

ristabiliscono l’ordine elettrico ed un ritmo organizzato, con ripri-

stino di una circolazione spontanea. Gli apparecchi che consen-

tono questo intervento si chiamano defibrillatori; essi possono

essere manuali (l’uso dei quali richiede all’operatore la capacità

di operare la diagnosi di ritmo), ed automatici (defibrillatori

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semiautomatici ed automatici esterni, DAE).

LA DEFIBRILLAZIONE

La defibrillazione consiste nell’erogare un’adeguata corrente

elettrica (picco di corrente, misurato in ampère) che, attraversan-

do in un breve intervallo di tempo (4/20 millesecondi) una quota

sufficiente di massa miocardia (massa critica), renda il cuore

refrattario all’onda di attivazione della FV, che viene pertanto

interrotta. Solo una parte esigua della corrente erogata durante

uno shock (il 4% circa) attraversa il cuore, dato che la maggior

parte viene “assorbita” e “dispersa” o passa da un elettrodo

all’altro attraverso la gabbia toracica “saltando” il miocardio”. Ad

ogni modo, allo stato di refrattarietà provocato dallo shock, in

genere subentra la riattivazione di segnalassi naturali che ripri-

stinano l’ordine elettrico ed un ritmo organizzato.

L’efficacia dello shock elettrico dipende dai seguenti fattori:

Soglia di defibrillazione

Risente soprattutto della durata della FV. Altri fattori che la pos-

sono influenzare sono: lo stato metabolico e patologico del mio-

cardio, la temperatura corporea, la presenza in circolo di farma-

ci.

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Picco di corrente ed energia erogati

Il fattore maggiormente correlato alle possibilità di successo del-

la defibrillazione, indipendentemente dalla forma d’onda usata, è

dato dal picco di corrente, che rappresenta quindi l’indicatore

ideale d’efficacia di uno shock. Per comodità comunque, dato

che la misurazione del picco di corrente che attraversa il miocar-

dio è a tutt’oggi ancora difficoltosa in condizioni di emergenza, il

parametro elettrico che viene normalmente usato per definire

l’entità dello shock è l’energia.

Forme d’onda

Si possono classificare innanzitutto in monofasiche o bifasiche

in base al numero delle fasi. Si parla di onda monofasica quan-

do la corrente che depolarizza la massa cardiaca si dirige in

un’unica direzione, da un elettrodo all’altro. Quando invece la

direzione della corrente ad un certo punto si inverte, l’onda vie-

ne detta bifasica. Dal punto di vista grafico quindi la forma d’on-

da bifasica è rappresentata da una prima fase sopra lo zero elet-

trico, e da una seconda fase al disotto dello zero.

Impedenza transtoracica

È la resistenza che si interpone al passaggio della corrente.

Fattori che la determinano:

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- energia selezionata

- materiale di interfaccia elettrodi-cute

- numero e intervallo di tempo intercorso da precedenti shock

fase di ventilazione

- pressione di contatto elettrodo-cute

- dimensione degli elettrodi: in generale, tanto più sono grandi gli

elettrodi, tanto minore sarà l’impedenza; tuttavia elettrodi troppo

grandi possono dare luogo ad un inadeguato contatto con la

superficie toracica, o provocare il passaggio di gran parte della

corrente attraverso vie di conduzione extracardiache, “mancan-

do” il cuore. Nell’adulto la maggior parte degli elettrodi di dimo-

stratisi efficaci varia da 8,5 a 12 cm di diametro.

Posizione degli elettrodi: gli elettrodi devono essere posti in una

posizione che garantisce il passaggio del massimo flusso di cor-

rente attraverso il miocardio. La posizione raccomandata è ster-

no-apicale. L’elettrodo sternale è posto alla destra della parte

superiore dello sterno sotto la clavicola, quello apicale è posto in

direzione cranio-caudale alla sinistra del capezzolo con la parte

centrale in corrispondenza della linea ascellare media. Altre

posizioni possibili sono l’antero-posteriore, la biascellare media

(dx e sn), l’ascellare media sn e dorsale superiore (dx o margi-

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no-scapolare sn). Gli elettrodi autoadesivi per monitoraggio e

defibrillazione sono efficaci quanto quelli a placca metallica;

sono probabilmente più sicuri e più comodi poiché consentono

una defibrillazione a mani libere. Si consiglia sempre di non defi-

brillare su dispositivi sottocutanei, né direttamente sul tessuto

mammario nelle donne.

Correlazioni tra energia, picco di corrente, impedenza e for-

ma d’onda

Tutti questi fattori, precedentemente descritti, sono strettamente

correlati. È generalmente ammesso che, a parità d’impedenza ,

i defibrillatori che impiegano forme d’onde monofasiche necessi-

tano di maggiore energia e quindi devono produrre voltaggi più

alti rispetto a quelli necessari ad un defibrillatore bifasico; è

ormai provato inoltre che, a parità di energia erogata, la defibril-

lazione con apparecchi bifasici ha una maggiore probabilità di

successo rispetto a quelli monobasici.

I TEMPI DI INTERVENTO

La prima risposta alla necessità di ridurre l’intervallo tra compar-

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sa di AC e prima defibrillazione, teoricamente potrebbe essere

quello di aumentare il numero delle ambulanze e di personale

medico dell’emergenza abilitato all’uso del FAE.

Questo può essere vero solamente entro certi limiti, oltre ai qua-

li il sistema, oltre che eccessivamente costoso, diventa anche

inefficiente, non ottenendosi significative riduzioni dei tempi; ad

esempio si è visto che l’aumento dell’80% dei mezzi, in un siste-

ma d’emergenza consolidato, riduceva il tempo di risposta sola-

mente di un minuto. Questo stesso minuto può essere guada-

gnato, con costi nettamente inferiori, educando il pubblico ad un

corretto uso del sistema d’emergenza, perfezionando il “dispatch

system” telefonico ed utilizzando efficienti sistemi di comunica-

zione tra tutti coloro che sono coinvolti.

I DEFIBRILLATORI AUTOMATICI E SEMIAUTOMATICI (DAE)

Il termine generico di “defibrillatore automatico esterno” si riferi-

sce ai defibrillatori esterni che incorporano un sistema di analisi

del ritmo in grado di indicare al soccorritore se lo shock (defibril-

lazione) è necessario, ed un sistema di caricamento automatico.

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L’operatore che utilizza un defibrillatore completamente automa-

tico deve semplicemente collegare gli elettrodi al paziente e

accendere l’apparecchio, che in pochi secondi procede all’anali-

si del ritmo cardiaco: se si è in presenza di FV (o di TV con carat-

teristiche prestabilite) il dispositivo carica i propri condensatori

ed eroga lo shock. Altri apparecchi, detti “semiautomatici”, per

erogare lo shock elettrico attendono la conferma dell’operatore

addestrato ad attivarli su pazienti privi di coscienza, di respiro e

di polso.

Il DAE, di qualsiasi tipo, ha comunque delle caratteristiche che

producono una serie di benefici:

esonera l’operatore dall’onere della diagnosi in quanto analizza

il ritmo e individua quello defibrillabile

consente una formazione più breve del personale

permette una larga diffusione della defibrillazione anche al di

fuori dei reparti d’emergenza e sul territorio

favorisce un maggior numero di interventi efficaci di defibrillazio-

ne in quanto questa può essere praticata più precocemente.

Alcune attività garantiscono gli operatori e favoriscono la possi-

bilità di revisione a posteriori dell’intervento:

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possibilità di registrazione vocale di tutto l’intervento

registrazione elettracardiografica con la possibilità a posteriori di

verificare i ritmi analizzati

possibilità di Code Summary (riassunto dell’evento comprensivo

dei tempi e delle azioni)

possibilità di interfaccia con PC per gestione dati, archivio e

VRQ (valutazione e revisione della qualità)

memoria dell’apparecchio immodificabile dall’operatore

Tutti i DAE vengono collegati al paziente con due elettrodi ade-

sivi mediante cavi di connessione. Questi elettrodi adesivi han-

no due funzioni: rilevare il ritmo ed erogare lo shock elettrico.

I DAE possono essere distinti in:

DAE che richiedono da parte dell’operatore, una volta acceso il

dispositivo, non solo l’attivazione del sistema di analisi, ma

anche del caricamento prima di procedere all’erogazione dello

shock elettrico. Potremmo anche definirli “DAE a 4 tasti”, in

quanto la sequenza operativa prevede nell’ordine:

- accensione (tasto ON)

- analisi (tasto ANALYSE)

- caricamento (tasto CHARGE)

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- shock (tasto SHOCK)

Si tratta di modelli obsoleti, il cui uso è piuttosto farraginoso.

DAE che necessitano, una volta acceso il dispositivo, dell’attiva-

zione del sistema di analisi prima di procedere all’erogazione

dello shock. Li possiamo anche definire “DAE a 3 tasti”, in quan-

to, in questo caso, la sequenza operativa è data da:

accensione (tasto ON)

analisi (tasto ANALYSE)

shock (tasta SHOCK)

DAE nei quali l’analisi del ritmo cardiaco viene attivata automa-

ticamente all’accensione dell’apparecchio: “DAE a 2 tasti”. La

sequenza operativa in tal caso prevede solamente:

accensione e analisi (tasto ON)

shock (tasto SHOCK)

I DAE “a 2 tasti “ sono ovviamente i più facili da usare. Sono par-

ticolarmente indicati nei programmi PAD (public access defibril-

lation, ovvero defibrillazione precoce nella comunità) dato che è

ampiamente dimostrato che operatori laici sono in grado di

apprendere il loro corretto uso più facilmente e rapidamente di

quanto non avvenga con le manovre di RCP di base.

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SHOCK INAPPROPRIATI

Esperienze cliniche ormai molto ampie hanno dimostrato che i

DAE hanno alta specificità e sensibilità e quindi non vengono

tratti in inganno dai movimenti del paziente (ad es. convulsioni e

respirazione agonica), né dai movimenti che altri causano al

paziente, né da segnali e artefatti. Deve comunque essere cura

dell’operatore DAE accertarsi che nessuno tocchi il paziente

durante l’analisi e l’erogazione dello shock. L’analisi deve esse-

re avviata solo se vi è certezza dell’AC (incoscienza, assenza di

respiro normale e di segni di circolo) e dopo la cessazione di

qualsiasi possibile interferenza (quali, ad esempio, quelle pro-

dotte dalle vibrazioni dei mezzi di trasporto).

DEFIBRILLAZIONE COMANDATA CON ELETTRODI ADESIVI

Un altro vantaggio dei DAE deriva dall’uso di placche-elettrodo

adesive applicate al paziente mediante cavi di connessione.

Questo approccio consente una defibrillazione “senza mani”,

che è un metodo più sicuro per gli operatori, in particolare in spa-

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zi ristretti. Le placche adesive possono inoltre consentire un

migliore posizionamento degli elettrodi durante una rianimazio-

ne prolungata.

Con questa tecnica però l’operatore non può esercitare la pres-

sione che usualmente si pratica con le classiche piastre manua-

li. Questa pressione abbassa la impedenza transtoracica grazie

al miglioramento del contatto fra cute ed elettrodi. Le placche

adesive garantiscono tuttavia un simile abbassamento dell’impe-

denza grazie al loro migliore adattamento alla parete toracica.

LINEE GUIDA PER ETA’ E PESO

L’arresto cardiaco nella fascia in età pediatrica viene raramente

provocato dalla fibrillazione ventricolare ma può comunque

essere utile la valutazione del ritmo e necessaria la defibrillazio-

ne. I livelli di energia per bambini da 1 a 8 anni sono intorno a

50-75 joule, in assenza di apparecchi tarati per erogare questo

tipo di scarica, è consentito l’uso dei comuni DAE attualmente

disponibili che producono livelli di energia tarati per l’adulto. Se

non sono disponibili le placche pediatriche è possibile usare

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quelle normali per adulto, ponendo attenzione a chè non si toc-

chino.

Per i bambini di età superiore ad 8 anni, il cui peso medio è

superiore a 25 kg, la scarica del DAE tarato per l’adulto corri-

sponde a meno di 10 j/kg ed è considerata accettabile.

PROCEDURE OPERATIVE CON DEFIBRILLATORE

SEMIAUTOMATICO ESTERNO

Rispetto alle procedure avanzate di rianimazione cardiopolmo-

nare (ALS), i tentativi di rianimazione con il DAE sono più sem-

plici poiché prevedono un minore numero di opzioni terapeuti-

che. Infatti possono essere effettuate soltanto la RCP di base e

la defibrillazione semiautomatica. Come abbiamo visto, l’arrivo

sulla scena dell’evento, i due soccorritori assumono funzioni e

compiti specifici: un membro della squadra si occupa della valu-

tazione del paziente e l’altro del DAE. Riconosciuto l’AC, si veri-

fica che qualcuno possa allertare i soccorsi avanzati altrimenti

se ne incarica il soccorritore che ha portato il DAE mentre il pri-

mo soccorritore inizia i 2 minuti di RCP se necessari , se invece

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l’arresto è stato testimoniato e non sono perciò necessari i 2

minuti di RCP sarà il primo a richiedere l’intervento della squa-

dra ALS, mentre il secondo avvia le procedure di defibrillazione.

Le placche devono essere applicate al più presto, se possibile

già durante la RCP.

L’apparecchio DAE viene di solito disposto accanto all’orecchio

sinistro del paziente: collocarsi a sinistra del paziente garantisce

un migliore accesso ai controlli del DAE ed una più facile appli-

cazione delle placche di defibrillazione.

Tutti i DAE possono essere utilizzati seguendo quattro semplici

punti:

accendere il dispositivo: il DAE inizia ad emettere messaggi

vocali e a registrare, se previsto, suoni ambientali e voci degli

operatori.

Collegarlo al paziente: gli elettrodi devono essere posizionati sul

torace del paziente, rispettivamente in posizione sottoclaveare

destra e sulla linea ascellare media sinistra col bordo superiore

all’altezza del capezzolo, e collegati al defibrillatore (se il model-

lo non li prevede già connesse); l’apparecchio inizia la registra-

zione del tracciato ECG.

Avviare l’analisi del ritmo: quando le placche sono adese, prima

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di avviare l’analisi, si deve evitare ogni tipo di interferenza aven-

do cura di sospendere la RCP, non toccare il paziente e fermare

l’ambulanza. La valutazione del ritmo dura da 5 a 15 secondi, a

seconda del modello di DAE. Se è presente un ritmo che richie-

de lo shock, l’apparecchio ne dà annuncio con messaggi visivi e

vocali. Come abbiamo visto precedentemente, i DAE a due tasti

attivano automaticamente l’analisi.

Erogare la scarica, se necessaria.

SICUREZZA NELLA DEFIBRILLAZIONE CON DAE

Mentre il DAE effettua l’analisi e prima di erogare la scarica,

l’operatore deve sempre enunciare al alta voce il messaggio di

“allontanarsi dal paziente”, dicendo ad esempio “io sono via”,

“voi siete via”, “tutti sono via”, e deve accertarsi che ciò sia effet-

tivamente avvenuto.

Il caricamento dei condensatori ha inizio automaticamente al

riscontro di un ritmo defibrillabile. L’inizio del caricamento è

segnalato da un suono, da una voce sintetizzata o da un indica-

tore luminoso. La somministrazione dello shock provoca di soli-

to contrazioni della muscolatura del paziente, come del resto

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succede usando un defibrillatore convenzionale.

Eseguita la scarica deve essere iniziata immediatamente la RCP

che si esegue per 2 minuti, dopodichè l’apparecchio inizierà una

nuova fase di analisi (attivata dall’operatore negli apparecchi a

tre tasti). Se necessario si provvederà nuovamente ad erogare

lo shock, seguito da altri 2 minuti di RCP, continuando così fino

all’arrivo dei soccorsi avanzati o alla ricomparsa di segni di vita.

SHOCK NON INDICATO

Quando il DAE segnala che lo shock non è indicato ed il pazien-

te è in arresto cardiaco si deve praticare la RCP per 2 minuti,

dopo i 2 minuti il DAE effettuerà una nuova analisi e si seguiran-

no le istruzioni vocali dell’apparecchio.

ATTIVAZIONE DEL SOCCORSO AVANZATO (ALS)

Quando si sta eseguendo la sequenza BLSD, è consigliato, una

volta verificato che la vittima è in arresto cardiaco (segni di cir-

colo e polso carotideo assenti), che si comunichi al sistema di

emergenza che l’arresto cardiaco è confermato , che si sta usan-

do il DAE e che è necessario l’intervento dell’équipe ALS. Gli

operatori ALS, all’arrivo sul posto, assumono il controllo e la

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responsabilità del trattamento e chiedono un sintetico resoconto

della situazione agli operatori DAE. È di vitale importanza che

durante questa fase non vengano mai interrotte le manovre di

RCP, che debbono essere praticate con la massima continuità

per tutta la durata dell’intervento di soccorso. L’équipe ALS con-

sidera gli shock già erogati come parte integrante dei protocolli

ALS e continua, se non ci sono controindicazioni, ad usare il

DAE senza staccare gli elettrodi.

OSTRUZIONE DELLE VIE AEREE DA CORPO ESTRANEO

L’ipotesi che una delle cause di arresto respiratorio sia dovuta a

un corpo estraneo che ostruisce le vie aeree impone di saper

fronteggiare questa emergenza, considerando che le manovre

successivamente descritte sono da considerarsi salvavita, e che

l’ostruzione da corpo estraneo può, se non trattata, evolvere in

AC.

Un corpo estraneo può provocare un’ostruzione parziale o com-

pleta delle vie aeree.

Nell’adulto, più frequentemente il corpo estraneo è rappresenta-

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to da materiale alimentare solido, in soggetti con problemi neu-

rologici, in età avanzata, o che fanno abuso di alcool.in queste

situazioni infatti il riflessi della tosse è più torpido, aumentando il

rischio di inalazione.

Proprio per il contesto in cui si verifica abitualmente, nella mas-

sima parte dei casi si tratta di un evento testimoniato.

Occorre sospettare l’ostruzione da corpo estraneo qualora il

soggetto manifesti improvvisamente difficoltà respiratoria

accompagnata da sforzi respiratori inefficaci e seguita da ciano-

si o perdita di coscienza inspiegabile.

L’ostruzione parziale permette un flusso respiratorio sufficiente a

mantenere lo stato di coscienza; in questo caso bisogna inco-

raggiare l’infortunato a tossire ed a respirare spontaneamente

cercando di non interferire con i tentativi di espellere il corpo

estraneo. Deve essere accompagnato in ospedale se il corpo

estraneo permane, e non vi è una risoluzione spontanea del pro-

blema.

Se ci troviamo di fronte ad una ostruzione completa, la vittima

non riuscirà a respirare, parlare e tossire; a volte porterà le mani

alla gola nel segno universale del soffocamento.

Se non risolta, questa evenienza porta rapidamente alla perdita

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di coscienza.

L’ostruzione deve essere sospettata anche nel corso delle

manovre di rianimazione in una vittima che, trovata non

cosciente, presenti difficoltà alla ventilazione (il torace non si

espande, nonostante la correttezza della manovra di ventilazio-

ne).

MANOVRE DI DISOSTRUZIONE DELLE VIE AEREE

CON VITTIMA IN PIEDI O SEDUTA

Se la vittima è cosciente e inizia a presentare segni di debolez-

za o smette di respirare esegui una serie di colpi dorsali:

Il soccorritore si posiziona al suo fianco, un po’ dietro di lei;

Sostiene il torace con una mano e fa in modo che si sporga in

avanti appoggiandosi sul suo braccio per favorire la fuoriuscita

del corpo estraneo;

Colpisce fino a 5 volte con l’altra mano sul dorso della vittima tra

le scapole;

se i colpi dorsali non hanno effetto esegue la manovra di Heim-

lich in piedi:

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Il soccorritore si posiziona alle spalle del paziente;

Cinge con entrambe le braccia la vita del paziente;

Posiziona una mano, chiusa a pugno, a metà tra l’ombelico e

l’estremità dello sterno, e con l’altra mano stringe il polso della

prima;

Esercita ripetute e brusche spinte con il pugno sull’addome dal

basso verso l’alto nel tentativo di creare una tosse artificiale,

sfruttando l’aria residua dei polmoni.

MANOVRA DI DISOSTRUZIONE NEL SOGGETTO

NON COSCIENTE

Se la vittima in qualunque momento perdesse coscienza:

Mettere la vittima in posizione supina;

Allertare i servizi di emergenza;

Iniziare le manovre di RCP, ogni volta che si aprono le vie aeree

si guarda in bocca per evidenziare il corpo estraneo eventual-

mente dislocato durante le precedenti manovre.

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LE SEDI DEGLI ENTI BILATERALI

TERRITORIALI

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LE SEDI DEGLI ENTI BILATERALI TERRITORIALI

Ente Bilaterale Turismo Abruzzo (EBIT)Via Aldo Moro, 1/3 – 65129 PescaraTel. 085-4308059 Fax 085-4316049e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Alessandria (EBT)Via Modena, 29 – 15100 AlessandriaTelefax 0131-41387

Ente Bilaterale Turismo Ancona e Prov. (EBT)P.zza della Repubblica, 1 – 60121 AnconaTelefax 071-2076922e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Area Veneziana (EBT)c/o Lybra Parco Scientifico Tecnologico Via delle Industrie, 19/C/2330175 Venezia MargheraTel. 041-5093033 – 041-5093034 – Fax 041-5093085e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Ascoli Piceno e Prov. (EBT)Via D. Angelini, 62/A – 63100 Ascoli PicenoTel. 0736-262469 Fax 0736-254556e-mail [email protected]

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Ente Bilaterale Turismo Asti (EBT)C.so Felice Cavallotti, 37 – 14100 AstiTel. 0141-535711 – Fax 0141-436958e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo BellunoP.zza dei Martiri, 16 – 32100 BellunoTel. 0437-943754 – Fax 0437-290925e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Bergamo e Provincia (EBT)Comparto Alberghi e Pubblici Esercizic/o Ascom Via Borgo Palazzo, 137 – 24125 BergamoTel. 035-4120140 Fax 035-4120149e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Biella e Provincia (EBT)Comparto Pubblici EserciziVia Tripoli, 1 ang. Via Torino – 13900 BiellaTel. 015-8352717 Fax 015-351638e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Brescia (EBT)Palazzo Piacentini Via Giuseppe Bertolotti, 125121 BresciaTel. 030-292181 Fax 030-3770062e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Calabria (EBRTC)Via Spogliatore Pal. Colistra – 88018 Vibo Valentia

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Tel. 0963-471749 Fax 0963-540282e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Campania (EBTC)Via Santa Lucia, 36 – 80132 NapoliTel. 081-2471318 Fax 081-2457700e-mail [email protected]

Cassa Turistica Alto Adige Via Macello, 59 – 39100 BolzanoTel. 0471-317700 Fax 0471-317701e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Como e Provincia (EBT)Via Ballerini, 12 – 22100 ComoTel. 031-2441 Fax 031-271667e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Cuneo (EBT)Via Avogadro, 32 – 12100 CuneoTel. 0171-437243 Fax 0171-437221e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Emilia Romagna (EBURT)Via A. Tiarini, 22 – 40129 BolognaTel. 051-4156056 Fax 051-4156055Email [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Friuli Venezia Giulia (EBT)Via S. Nicolò, 7 – 34121 Trieste

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Tel. 040-7707368 Fax 040-7707362e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Gardesano (EBT)Comparto alberghi campeggi agenzie di viaggioP.le F. Malfer, 15 – 37016 GardaTel. 045-6270511 Fax 045-6278330e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Genova (EBTT)Via Cesarea, 8 – 16121 GenovaTel. 010-55201 Fax 010-582207e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Imperia (EBT)Via De Marchi, 5 – 18100 ImperiaTel. 0183-274239 Fax 0183-273191e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo La Spezia (EBT)Via Fontevivo Edificio A/1 Ex Area I.P. – 19100 La SpeziaTel. 0187-5985132 Fax 0187-5985120e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Lecco e Provincia (EBT)Via Parini, 31/33 – 23900 LeccoTel. 0341-356911 Fax 0341-284209e-mail [email protected]

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Ente Bilaterale Turismo Lombardo (EBRL)delle agenzie di viaggi e aziende ricettive all’aria apertaC.so Buenos Aires, 77 – 20124 MilanoTel. 02-66797250 Fax 02-66797259e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Mantovano (EBT)Via Londra,2 – 46047 Porto MantovanoTel. 0376-392944 Fax 0376-393735e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Milano (EBT)Comparto alberghiVia Vivaio, 11 – 20122 MilanoTel. 02-7788401 Fax 02-77884063e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Milano (EBT)Comparto pubblici eserciziC.so Buenos Aires, 77 – 20124 MilanoTel. 02-66797240 Fax 02-66797249e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Molisano (EBT)Contrada Colle delle Api – 86100 CampobassoTelefax. 0874-493194e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Novara e Provincia (EBT)Via Paletta, 1 – 28100 Novara

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Tel. 0321-614422 Fax 0321-614427e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Padova c/o Ascom P.zza V. Bardella, 3 – 35131 PadovaTel. 049-8209711 Fax 049-8209726e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Pesaro (EBT)Strada delle Marche 58 – 61100 PesaroTel./Fax 0721-34010e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Piemontese (EBT)Agenzie Viaggio c/o Fiavet – C.so Duca degli Abruzzi, 4210129 TorinoTel. 011-593348 Fax 011-5131952e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Puglia (EBT)Via G. degli Alfaraniti, 15 – 70124 BariTel. 080-5022558 Fax 080-5021724e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Lazio (EBTL)Via Agostino De Pretis, 70 – 00184 RomaTel. 06-48907020 Fax 06-48906828e-mail [email protected]

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Ente Bilaterale Turismo Rovigo e ProvinciaViale del Lavoro, 4 – 45100 RovigoTel. 0425-471837 Fax 0425-934623e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Salerno (EBT)Via Duomo, 34 – 84125 SalernoTel./Fax 089-5647383e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo SardegnaVia E. De Nicola, 27 – 09170 OristanoTel. 0783-300024 Fax [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Savona (EBT)Corso Ricci, 14 (4° piano) - 17100 SavonaTel. 019-8331343 Fax 019-8331350e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Sicilia (EBRTS)Via Libertà, 37/i - 90139 PalermoTel. 091-332766 Fax 091-581549e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Sondrio (EBT)Via del Vecchio Macello, 4 – 23100 SondrioTel. 0342-533311 Fax 0342-511042e-mail [email protected]

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Ente Bilaterale Turismo Spiagge Venete ed Entroterra Provincia VeneziaViale Ancona, 9 – 30172 Mestre-VeneziaTel. 041-5321253 Fax 041-5314723e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Torino e Provincia (EBT)c/o EPAT Via Massena,20 – 10128 TorinoTel. 011-5604711 Fax 011-5612046e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Toscana (EBTT)P.zza Massimo D’Azeglio, 13 – 50121 FirenzeTel. 055-2466161 Fax 055-2466128e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Trentino (EBTT)C.so Buonarroti, 55 – 38100 TrentoTel. 0461-824585 Fax 0461-825708e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Treviso (EBT)Via Sebastiano Venier, 55 – 31100 TrevisoTel. 0422-412639 Fax 0422-592292e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Umbria (EBTU)Via Settevalli, 320 – 06129 PerugiaTel. 075-506711 Fax 075-5067177e-mail [email protected]

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Ente Bilaterale Turismo Val d’Aosta (EBT)Regione Borgnalle, 12 – 11100 AostaTel. 0165-231682 Fax 0165-234105e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Varese e Provincia (EBT)Alberghi e pubblici eserciziVia Valle Venosta, 4 – 21100 VareseTel. 0332-342207 Fax 0332-335518e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Verbano Cusio Ossola (EBT VCO)Via Quarto, 2 – 28921 Verbania-IntraTel. 0323-403300 Fax 0323-403733e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Vercelli (EBT)Comparto alberghi – ristorazione tradizionale e veloce – campeggiVia D. Jolanda, 26 – 13100 VercelliTel. 0161-250045 Fax 0161-259095e-mail [email protected]

Ente Bilaterale Turismo Veronese (EBT)Via Sommacampagna, 63/h sc. C – 37122 VeronaTel. 045-8626256 Fax 045-8646000e-mail [email protected]

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SOCI FONDATORI DELL'EBNT

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SOCI FONDATORI DELL'EBNT

Associazioni datoriali

FEDERALBERGHIVia Toscana 1 - 00187 Romatel. 0039.06. 42034610 - fax 0039.06. 42034690www.federalberghi.it - E-mail: [email protected]

FIAVETPiazza G. G. Belli, 2- 00153 Romatel. 0039. 06.5883101 - fax 0039. 06.5897003www.fiavet.it - E-mail: [email protected]

FIPEP.zza G. G. Belli, 2 - 00153 Romatel. 0039.06.583921 - fax 0039.06. 5818682www.fipe.it - E-mail: [email protected]

FAITAVia Properzio, 5 - 00193 Romatel. 0039.06.32111043 - fax 0039.06.3200830www.faita.it - E-mail: [email protected]

FEDERRETIVia Cristoforo Colombo, 115 - 00147 Roma tel.: 0039.06.510771 Fax: 0039.06.51077125 www.federreti.it - E-mail: [email protected]

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Organizzazioni sindacali dei lavoratori

FILCAMS CGILVia Leopoldo Serra 31 - 00153 Romatel. 0039.06.5885102 - fax 0039.06.8558323www.filcams.cgil.it - E-mail: [email protected]

FISASCAT CISLVia Livenza 7 - 00198 Romatel. 0039.06.8541042 - fax 0039.06.8558057www.fisascat.it - E-mail: [email protected]

UILTuCS UILVia Nizza 154 - 00198 Romatel. 0039.06.84242276 - fax 0039.06.84242292www.uiltucs.it - E-mail: [email protected]

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