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La progettazione degli impianti elettrici in una carrozzeria 1 Le informazioni contenute nel presente documento sono tutelate dal diritto d’autore e possono essere usate solo in conformità alle norme vigenti. In particolare Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico si riserva tutti i diritti sulla scheda e su tutti i relativi contenuti. Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito. Guida alla progettazione: Esempio di progetto degli impianti elettrici in un’autocarrozzeria di Gianfranco Ceresini – Enzo Maghenzani 1 Generalità Questa guida, suddivisa in tre parti, vuole essere un ausilio alla progettazione dei locali destinati ad autocarrozzerie. Come ci ricorda la legge 122/92, le carrozzerie rientrano in generale nelle attività di autoriparazione, le quali comprendono “tutti gli interventi di sostituzione, modificazione e ripristino di qualsiasi componente, anche particolare, dei veicoli e dei complessi di veicoli a motore, nonché l'installazione, sugli stessi veicoli e complessi di veicoli a motore, di impianti e componenti fissi”. La stessa legge 122/92 distingue le attività di autoriparazione in attività di meccanica e motoristica, carrozzeria, elettrauto e gommista. All’interno delle autocarrozzerie si possono trovare locali di differente natura con classificazioni ai fini elettrici anche molto diverse fra di loro: si può andare dal rischio esplosione (es. le cabine di verniciatura), al maggior rischio in caso di incendio, fino al locale ordinario. La guida, come le precedenti presentate negli anni passati, si snoda su tre livelli: una prima trattazione generale sulla documentazione di progetto in base alla guida CEI 0-2, una seconda trattazione specifica sulle caratteristiche e peculiarità richieste nella progettazione ed installazione degli impianti nelle carrozzerie, ed un ultima parte che, a titolo di esempio, presenta un vero e proprio progetto di una carrozzeria realizzato nel 2006, contenente la relazione tecnica, le tavole planimetriche dei locali e gli schemi dei quadri elettrici. Figura 1 – Autocarrozzeria con cabina di verniciatura (Cmc) Pubblicato il 17/02/2008 Aggiornato al: 09/02/2009

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La progettazione degli impianti elettrici in una carrozzeria

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Le informazioni contenute nel presente documento sono tutelate dal diritto d’autore e possono essere usate solo in conformità alle norme vigenti. In particolare Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico si riserva tutti i diritti sulla scheda e su tutti i relativi contenuti.

Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.

Guida alla progettazione: Esempio di progetto degli impianti elettrici in un’autocarrozzeria

di Gianfranco Ceresini – Enzo Maghenzani 1 Generalità Questa guida, suddivisa in tre parti, vuole essere un ausilio alla progettazione dei locali destinati ad

autocarrozzerie. Come ci ricorda la legge 122/92, le carrozzerie rientrano in generale nelle attività di

autoriparazione, le quali comprendono “tutti gli interventi di sostituzione, modificazione e ripristino di

qualsiasi componente, anche particolare, dei veicoli e dei complessi di veicoli a motore, nonché

l'installazione, sugli stessi veicoli e complessi di veicoli a motore, di impianti e componenti fissi”. La

stessa legge 122/92 distingue le attività di autoriparazione in attività di meccanica e motoristica,

carrozzeria, elettrauto e gommista. All’interno delle autocarrozzerie si possono trovare locali di

differente natura con classificazioni ai fini elettrici anche molto diverse fra di loro: si può andare dal

rischio esplosione (es. le cabine di verniciatura), al maggior rischio in caso di incendio, fino al locale

ordinario.

La guida, come le precedenti presentate negli anni passati, si snoda su tre livelli: una prima trattazione

generale sulla documentazione di progetto in base alla guida CEI 0-2, una seconda trattazione

specifica sulle caratteristiche e peculiarità richieste nella progettazione ed installazione degli impianti

nelle carrozzerie, ed un ultima parte che, a titolo di esempio, presenta un vero e proprio progetto di

una carrozzeria realizzato nel 2006, contenente la relazione tecnica, le tavole planimetriche dei locali

e gli schemi dei quadri elettrici.

Figura 1 – Autocarrozzeria con cabina di verniciatura (Cmc)

Pubblicato il 17/02/2008 Aggiornato al: 09/02/2009

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Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.

2 Documentazione di progetto La documentazione di progetto deve precedere ed accompagnare l’esecuzione degli impianti elettrici

di nuova realizzazione e degli impianti esistenti soggetti a trasformazione o ampliamento. La

documentazione di progetto ha lo scopo di permettere la realizzazione, la valutazione, l’esercizio e la

verifica degli impianti.

Della documentazione di progetto si occupa la guida CEI 0-2, la quale prevede tre livelli di

progettazione:

• Il progetto preliminare: è necessario per un corretto coordinamento dell’impianto elettrico con gli

impianti tecnologici e con i lavori edili; fornisce indicazioni sulle caratteristiche qualitative,

quantitative e funzionali dei lavori e una visione di massima delle prestazioni e dei costi

dell’impianto;

• Il progetto definitivo: viene redatto in funzione delle indicazioni contenute nel progetto

preliminare e fornisce tutti i dati che servono ad ottenere il rilascio della concessione edilizia o

autorizzazioni similari.

• Il progetto esecutivo: stabilisce nei minimi dettagli impiantistici i lavori che dovranno essere

messi in opera. Il progetto deve essere sviluppato con riferimento al progetto definitivo e alle

eventuali prescrizioni maturate in sede di discussione della concessione edilizia. Restano esclusi

dal progetto esecutivo i piani operativi per le attività di cantiere.

Va fatto notare che la stesura del progetto seguendo i tre livelli sopraindicati è obbligatoria per i

soli lavori pubblici soggetti alla legge 109/94 e al DPR 554/99 mentre può essere semplificata per gli impianti privati. Vediamo ora le documentazioni previste dai tre livelli di progettazione.

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Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.

Documentazione del progetto preliminare

• Relazione illustrativa: riporta in modo chiaro e preciso le informazioni che non sono specificate

sui disegni ma che incidono sulle scelte e sulla buona riuscita del progetto. Generalmente

contiene:

• una descrizione di massima del progetto;

• la descrizione delle motivazioni che hanno portato alle soluzioni prescelte, in relazione

alle caratteristiche e alle finalità dell’intervento (eventualmente confrontate con altre

possibili soluzioni);

• i criteri per la stesura del progetto definitivo, con riferimento alle problematiche

inerenti la gestione e la manutenzione;

• le indicazioni cronologiche (cronoprogramma) delle fasi di lavorazione;

• le informazioni utili a garantire l’accessibilità, l’utilizzo e la manutenzione degli impianti

esistenti.

• Relazione tecnica: descrive lo sviluppo degli studi tecnici massima e i requisiti e le prestazioni

che si vogliono conseguire. Generalmente contiene:

• i dati di progetto;

• i criteri seguiti nella scelta delle soluzioni impiantistiche adottate.

• Planimetria generale: sulla planimetria generale devono essere riportati:

• la posizione dove è collocata la cabina elettrica e gli altri locali tecnici

• l’indicazione dei percorsi principali delle condutture elettriche e delle dotazioni

principali.

• Schema elettrico generale: può essere uno schema di sistema, uno schema a blocchi o di

principio. E’ redatto in relazione alle esigenze delle utenze da alimentare e delle sorgenti di

energia disponibili (es. alimentazione esterna, autoproduzione, ecc.) e descrive le principali

relazioni o connessioni tra i componenti.

• Piano di sicurezza: da stendere quando richiesto da disposizioni legislative o dall’incarico

ricevuto limitatamente a quanto connesso con le opere elettriche.

• Calcolo sommario delle spese: il documento contiene la stima dei costi valutata per blocchi di

impianti come, ad esempio cabine elettriche, linee principali, quadri, impianti di distribuzione,

impianti utilizzatori, ecc.

Documentazione del progetto definitivo

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Le informazioni contenute nel presente documento sono tutelate dal diritto d’autore e possono essere usate solo in conformità alle norme vigenti. In particolare Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico si riserva tutti i diritti sulla scheda e su tutti i relativi contenuti.

Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.

• Relazione descrittiva: generalmente contiene:

la descrizione (se esiste il progetto preliminare ne deve essere fatto espresso riferimento)

dei metodi adottati per definire le scelte di progetto, dei materiali e delle relative

prestazioni, dei criteri seguiti nella progettazione degli impiantii, con particolare riferimento

alla sicurezza, alla funzionalità e all’economia di gestione;

le considerazioni riguardanti l’ambiente e i luoghi con caratteristiche particolari (di

interesse storico, artistico ed archeologico, ecc..);

le giustificazioni per eventuali scelte progettuali che si discostano dalle indicazioni

contenute nel progetto preliminare;

quando richiesto per le opere pubbliche, informazioni circa il tempo occorrente per la

stesura del progetto esecutivo.

• Relazione tecnica: fornisce le soluzioni da adottare in sede di progettazione esecutiva e

generalmente contiene:

l’identificazione dell’opera, (committente, ubicazione, attività oggetto dell’incarico);

i dati di progetto;

criteri di scelta delle soluzioni impiantistiche elettriche (protezione contro le sovracorrenti,

le sovratensioni, contro i contatti diretti, i contatti indiretti, uso dei ferri del calcestruzzo e

delle strutture metalliche quali elementi del dispersore di terra, ecc..);

i metodi adottati nella scelta e nel dimensionamento dei componenti più importanti

soprattutto quelli implicati in problemi di sicurezza;

le motivazioni tecniche che hanno condotto a determinate soluzioni impiantistiche per

protezione contro le scariche atmosferiche (individuazione e classificazione del volume da

proteggere, calcolo della probabilità di fulminazione, categoria dell’impianto di protezione);

la descrizione delle caratteristiche di sicurezza degli impianti e dei componenti elettrici in

presenza di ambienti a maggior rischio in caso d’incendio;

la descrizione delle caratteristiche di sicurezza degli impianti e dei componenti elettrici per

i locali ad uso medico;

la descrizione delle caratteristiche di sicurezza degli impianti e dei componenti elettrici,

per i luoghi con pericolo di esplosione;

l’elenco dei documenti allegati forniti dal committente o da terzi, anche in riferimento ai

dati di progetto;

l’elenco dei documenti prodotti e che costituiscono la documentazione del progetto

definitivo;

i riferimenti all’applicazione o meno delle prescrizioni della presente guida;

altre eventuali informazioni.

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Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.

• Elaborati grafici: descrivono le principali caratteristiche delle opere da realizzare. Generalmente

contengono gli schemi elettrici ed il dimensionamento di massima dei singoli impianti, le

planimetrie ed eventuali sezioni in scala adeguata.

Schemi elettrici: Gli schemi elettrici sono documenti di disposizione funzionale e possono

essere schemi di sistema, unifilare o multifilare, eventualmente integrati da schemi a

blocchi.

Planimetrie ed eventuali sezioni: rappresentano i componenti elettrici nella loro posizione

di installazione. Le condutture non devono essere indicate ma possono essere mostrati i

percorsi delle condutture di distribuzione principali. Per i segni grafici da utilizzare nei

disegni d’installazione si può far riferimento alle specifiche norme CEI ed UNI.

Calcoli preliminari (relazione illustrativa): contiene i criteri e le modalità di esecuzione dei

calcoli ma non necessariamente i calcoli stessi. I calcoli preliminari degli impianti devono

consentire il dimensionamento e la definizione delle caratteristiche delle apparecchiature.

Disciplinare descrittivo e prestazionale degli elementi tecnici: descrive le prestazioni degli

elementi previsti nel progetto e le caratteristiche dei materiali e dei componenti previsti.

Computo metrico: elenca in modo più o meno particolareggiato i componenti previsti

nell’impianto e le attività previste per la messa in opera dell’impianto.

Computo metrico-estimativo: si ottiene applicando all’elenco dei materiali e delle attività

del computo metrico i prezzi unitari ricavati dai prezziari e dai listini.

Quadro economico: riassume i costi delle opere ed è espressamente richiesto per le

opere pubbliche.

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Documentazione del progetto esecutivo

il progetto esecutivo deve contenere tutti i dettagli necessari a definire le opere ed i criteri adottati

nelle scelte e nei dimensionamenti. I documenti che lo compongono sono i seguenti:

• Relazione generale: descrive in modo particolareggiato, se necessario con specifici riferimenti

agli elaborati grafici e al capitolato speciale d’appalto, i criteri progettuali esecutivi e la procedura

che permette di trasporre sul piano costruttivo le soluzioni tecnologiche previste dal progetto

definitivo.

• Relazione specialistica: La relazione specialistica si sviluppa, con informazioni più dettagliate, a

partire dalla relazione tecnica del progetto definitivo descritta al punto precedente. Può essere una

sola oppure può essere suddivisa in più relazioni tecniche (specifiche per ambienti e applicazioni

particolari) che fanno capo ad una relazione tecnica generale. Oltre alle informazioni della

relazione tecnica del progetto definitivo in genere contiene:

l’elenco delle utenze elettriche;

i dati del sistema di distribuzione come tensione, frequenza, fasi, stato del neutro, tipo

di alimentazione, cadute di tensione e correnti di guasto nei diversi punti dell’impianto,

ecc..;

i criteri di dimensionamento con gli eventuali riferimenti ai calcoli;

la descrizione dei carichi elettrici;

le caratteristiche generali dell’impianto elettrico, come le misure di sicurezza adottate,

la necessità di manutenzione, ecc..;

la descrizione delle misure di protezione contro i contatti diretti e indiretti;

la descrizione delle misure di protezione conto le sovratensioni;

i dati dimensionali relativi all’illuminazione artificiale sia normale sia di sicurezza ed

eventualmente all’illuminazione di emergenza;

i criteri di scelta e dimensionamento degli impianti e dei componenti elettrici in

funzione delle condizioni ambientali di installazione (ambienti a maggior rischio in

caso d’incendio, locali medici, luoghi con pericolo di esplosione,ecc..);

i criteri di scelta e dimensionamento degli impianti di protezione contro le scariche

atmosferiche;

l’elenco dei documenti forniti dal committente o da terzi con gli opportuni riferimenti ai

dati di progetto;

l’elenco riassuntivo dei documenti costituenti la documentazione del progetto

esecutivo;

altre eventuali informazioni.

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Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.

• Schema dell’impianto elettrico: è un documento che descrive le principali caratteristiche

dell’impianto e le modalità di realizzazione. Potrebbe riportare ad esempio le seguenti

informazioni:

il tipo di impianto;

l’ambiente di installazione;

il grado di protezione IP che devono possedere i componenti elettrici;

le caratteristiche dei componenti elettrici e dell’impianto per quanto riguarda la

protezione contro i contatti indiretti;

le caratteristiche dei componenti elettrici per quanto concerne la protezione contro i

contatti diretti;

la tipologia e le caratteristiche di eventuali circuiti ausiliari (impianti citofonici, impianti

di segnalazione e di allarme, impianti di antenna TV,ecc..);

le predisposizioni per impianti diversi come ad esempio gli impianti telefonici.

• Elaborati grafici: Gli elaborati grafici del progetto esecutivo costituiscono una evoluzione di

quelli del progetto definitivo. Descrivono le caratteristiche dell’intervento da realizzare e

comprendono:

a) schemi di sistema;

b) schemi elettrici;

c) schemi d’installazione e disegni planimetrici;

d) particolari costruttivi e dettagli d’installazione;

e) altri elaborati necessari.

• Calcoli esecutivi, tabelle e diagrammi di coordinamento delle protezioni: i criteri, le

modalità di esecuzione e i risultati dei calcoli di dimensionamento degli impianti sono descritti

in una relazione in modo da consentirne una facile consultazione e lettura. I dati e i

diagrammi di coordinamento dei vari dispositivi possono essere raccolti in tabelle. I dati così

raccolti permettono di definire le caratteristiche più significative dei dispositivi di interruzione,

dei dispositivi di protezione dei circuiti e degli apparecchi utilizzatori e, quando richiesta, di

verificare la selettività dei dispositivi di protezione. Possono essere omessi i calcoli relativi ai

singoli circuiti, ma devono essere indicati i criteri seguiti per la verifica di tutti i circuiti.

• Piano di manutenzione: organizza e pianifica l’attività di manutenzione. E’ complementare

al progetto esecutivo e si prefigge come scopo di mantenere il più possibile le caratteristiche

iniziali di funzionalità, sicurezza, efficienza, ecc.. nel tempo.

• Elementi per il piano di sicurezza e di coordinamento: sono documenti complementari al

progetto richiesti dal Dlgs 494/96 per le opere pubbliche che prevedono l’analisi e la

valutazione dei rischi insiti nel particolare tipo di lavorazioni alla realizzazione dell’opera.

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• Computo metrico: riporta l’elenco dei componenti e delle attività previste per la realizzazione

dell’impianto. La sua stesura si sviluppa a partire dal computo metrico redatto in sede di

progetto definitivo e ne costituisce l’integrazione e l’aggiornamento.

• Computo metrico-estimativo: costituisce l’elenco dei componenti e delle attività previste per

la realizzazione dell’impianto. La sua stesura si sviluppa a partire dal computo metrico redatto

in sede di progetto definitivo e ne costituisce l’integrazione e l’aggiornamento. Il computo

metrico-estimativo viene elaborato applicando alle quantità delle lavorazioni, rilevate dal

computo metrico del progetto esecutivo di cui al punto precedente, i prezzi unitari.

• Per le opere pubbliche, a completamento di quanto indicato, sono infine richiesti altri

documenti come il quadro economico, il cronoprogramma, il quadro dell’incidenza della mano d’opera, il capitolato speciale d’appalto e lo schema di contratto.

Dati di progetto

La base dei dati di progetto è necessaria per lo sviluppo degli elaborati e deve quindi essere nota

prima di iniziare il progetto (se i dati variano durante le fasi di elaborazione si potrebbe presentare la

necessità di dover rifare completamente il progetto). L’acquisizione di tali dati dipende spesso

dall’esperienza e richiede tempo e competenza soprattutto perché queste informazioni non sono

sempre note al progettista. In questi casi il progettista può, sulla base della sue conoscenze, decidere

autonomamente i dati da introdurre per l’elaborazione del progetto ma solo, per evitare future

contestazioni, dopo averli sottoposti al committente e averne ricevuto l’approvazione scritta.

I dati di progetto possono essere:

• di carattere generale (estremi del committente, estremi del progettista, elenco delle norme e

guide tecniche impiantistiche di riferimento, ecc..);

• relativi all’opera (destinazione d’uso, barriere architettoniche, caratteristiche ai fini della

classificazione e valutazione dei rischi, ecc..);

• relativi alle influenze esterne (temperatura ambiente, umidità relativa, altitudine, presenza di

corpi solidi estranei, presenza di liquidi, caratteristiche del terreno, ventilazione dei locali, dati

relativi al vento, carico di neve, effetti sismici, condizioni ambientali speciali);

• relativi all’impianto elettrico (tipo d’intervento - nuovo impianto o trasformazione-ampliamento

di un impianto esistente -, dati dell’alimentazione elettrica, cadute di tensione massime

ammesse, misurazione dell’energia elettrica, elenco e ubicazione dei carichi, illuminazione

artificiale).

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Requisiti formali della documentazione di progetto

Deve essere approntata una documentazione di progetto semplice, ma nello stesso tempo il più

possibile efficace.

In relazione al contenuto può essere suddivisa in:

• informazioni di funzione, es. schema, tabella;

• informazioni di ubicazione, es. schema, tabella, disegno;

• dati tecnici, es. schema, tabella;

• informazioni delle connessioni, es. schema, tabella, disegno.

Il supporto di tale documentazione può essere di diverso tipo:come ad esempio, carta, microfilm,

(nastro o disco magnetico), CD, ecc. purché il formato sia leggibile anche quando stampati.

Per quanto possibile i formati della carta, le unità di misura, i simboli letterali, la terminologia e i segni

grafici devono essere quelli unificati dalle norme UNI e CEI in vigore.

E’ comunque possibile utilizzare simboli letterali, terminologia e segni grafici anche diversi purché il

corrispondente significato sia riportato in una apposita legenda.

Le dimensioni dei documenti cartacei devono essere in accordo con la serie internazionale

“A” secondo le norme UNI e ISO. Sono consigliati i formati: A4 per i documenti descrittivi (es.

relazioni) e da A0 ad A3 per i documenti grafici (disegni). E’ sconsigliato l’uso del formato A5.

Le scale consigliate per i disegni sono:

• 1: 1000 per i disegni planimetrici complessi;

• 1: 100 per i disegni d’installazione;

• 1: 50 per i dettagli d’installazione.

I documenti devono contenere dei riquadri con riportati almeno:

• il logotipo;

• il nome del proprietario del documento stesso;

• il titolo del documento con i riferimenti del progetto (es. cliente, località, impianto);

• il numero di progetto e di pagina;

• la revisione e la relativa data;

• il livello di progetto cui si riferisce ciascun documento (es. preliminare, definitivo, esecutivo);

• il nome del responsabile della esecuzione, verifica e approvazione del documento;

• il formato del supporto cartaceo;

• il nome del file quando il documento è registrato su supporto informatico.

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3 Progettazione ed installazione degli impianti elettrici in una carrozzeria

Classificazione delle carrozzerie e necessità della progettazione dell’impianto elettrico L’appendice GF-2 della Guida CEI 31-35/A del maggio 2007, è dedicata alla classificazione dei luoghi

di ricovero autoveicoli ossia alle autofficine, categoria generale alla quale appartengono anche le

carrozzerie. In questa appendice vengono elencate una serie di condizioni, soddisfatte le quali è

possibile escludere il rischio esplosione all’interno della carrozzeria (anche se rimane comunque da

valutare il rischio incendio).

Il termine autofficina è utilizzato per tutta una serie di locali nei quali si svolgono operazioni anche

piuttosto differenti tra loro e che comportano una diversa attenzione per quanto riguarda il rischio

esplosione. Sicuramente una officina di riparazione autoveicoli può essere definita come “un’area

coperta destinata alle lavorazioni di riparazione e manutenzione di autoveicoli” (DM 1/2/86). possiamo

anche dire che “l'attività di autoriparazione comprende tutti gli interventi di sostituzione, modificazione

e ripristino di qualsiasi componente, anche particolare, dei veicoli e dei complessi di veicoli a motore,

nonché l'installazione, sugli stessi veicoli e complessi di veicoli a motore, di impianti e componenti

fissi, mentre non comprende le attività di lavaggio, di rifornimento di carburante, di sostituzione del

filtro dell'aria, del filtro dell'olio, dell'olio lubrificante e di altri liquidi lubrificanti o di raffreddamento.

L'attività di autoriparazione si distingue nelle attività di meccanica e motoristica, carrozzeria, elettrauto

e gommista” (Legge 122/92).

La guida 31-35/A non prende invece in considerazione (cioè esclude dal suo campo di applicazione)

come officine una tipologia di locale che invece è presente nelle carrozzerie: le cabine di verniciatura.

Infatti per tali tipi di locali esiste una normativa specifica (UNI EN 12215) che permette la

classificazione delle zone pericolose: di questo ne tratteremo in un capitolo a parte.

L’appendice GF-2 della Guida CEI 31-35/A per distinguere le diverse attività che si svolgono nelle

officine, indipendentemente dal numero di autoveicoli presenti, le suddivide in due categorie:

Officine di tipo A: sono quelle nelle quali non si interviene sui circuiti dei carburanti, non si

eseguono lavorazioni a caldo e non sono presenti le classiche fosse di riparazione autoveicoli;

Officine di tipo B: sono tutte quelle officine in cui almeno una delle tre condizioni precedenti non

è soddisfatta, quindi si effettuano interventi sui circuiti dei carburatori e/o si eseguono lavorazioni

con sviluppo di calore che potrebbero originare sorgenti di accensione (es. creazione di superfici

calde, fiamme calde, scintille di origine meccanica per attriti, urti o abrasioni), e/o sono presenti le

fosse per le riparazioni.

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Risulta abbastanza naturale considerare le carrozzerie come officine di tipo A. Le condizioni per poter

affermare di avere una carrozzeria priva di rischio esplosione (cabina di verniciatura esclusa) sono

quindi quelle elencate dall’esempio della guida CEI 31-35/A per le officine di tipo A e sono le seguenti:

1. Il carburante utilizzato dagli autoveicoli sia benzina o gas di petrolio liquefatto (GPL) o gas

naturale compresso (GNC ossia metano), o anche una combinazione di due fra questi

carburanti;

2. Le sostanze infiammabili presenti, oltre al carburante contenuto nei serbatoi degli autoveicoli,

non siano in quantità tali da poter formare atmosfere esplosive (l'olio lubrificante non presenta

pericolo di esplosione in quanto ha una temperatura di infiammabilità superiore ai 200 ° C );

3. Siano attuate le prescrizioni del DM 1 febbraio 1986 con particolare riferimento all'efficacia

della ventilazione sia naturale, sia, quando richiesta, artificiale. Si ricorda che la presenza del

Certificato di Prevenzione Incendi (CPI) garantisce il rispetto del DM 1/2/86. Il CPI è previsto

per le autofficine con capienza superiore a 9 autoveicoli (Attività 72 del DM 16/02/82);

4. Gli autoveicoli non sottoposti a riparazione siano ordinariamente a motore spento e dispositivo

di avviamento (chiave) disinserito o nella posizione di riposo;

5. La posizione dei carica-batterie deve essere tale da mantenere una concentrazione di

idrogeno nell’aria inferiore al 4%. Durante la fase di carica, viene infatti sviluppato idrogeno

che potrebbe formare con l’ossigeno dell’aria un’atmosfera potenzialmente esplosiva. Per

mantenere bassa questa concentrazione bisogna ventilare la zona occupata dai carica-

batterie o in maniera naturale o in maniera forzata. Per il calcolo dettagliato della portata d’aria

di ventilazione necessaria, bisogna rifarsi alla norma CEI EN 50272-3 (CEI 21-42). In ogni

caso deve essere garantita una distanza minima di 0,5 m tra la zona di ricarica ed eventuali

sorgenti di accensione quali fiamme, scintille, archi o dispositivi incandescenti;

Devono essere osservati una serie di comportamenti che vanno nella direzione di ridurre il

rischio esplosione:

Formare il personale dell’officina, oltre che dotarlo di idonee attrezzature di lavoro, riguardo al

rischio di determinate lavorazioni;

Pulire frequentemente l’officina ed avere sempre a disposizione sabbia o materiale inerte

simile per neutralizzare il prima possibile le eventuali pozze di carburante che dovessero

formarsi;

Raffreddare le parti calde di un motore prima di intervenire su di esso;

Scollegare il morsetto negativo della batteria prima di intervenire elettricamente sull’impianto

dell’autoveicolo;

Non fumare;

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Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.

Aerare sufficientemente l’ambiente;

Tenere il più possibile lontano le eventuali sorgenti di accensione dalle zone potenzialmente

pericolose (es. non avvicinare fiamme libere e/o scintille dalle batterie, e non portare a

contatto superfici calde come i tubi di scarico con sostanze infiammabili);

6. Non avvengano operazioni di riempimento e svuotamento dei serbatoi di carburante;

7. Non accedano autoveicoli con evidenti perdite di carburante senza l’autorizzazione del

responsabile dell’officina e senza che siano presi provvedimenti adeguati per limitarne i danni

(es. rapida neutralizzazione con l’uso di sabbia delle pozze di carburante).

Se tutte le condizioni elencate sono rispettate, allora la carrozzeria non è da considerare con pericolo

di esplosione. Se invece anche solo una delle condizioni previste non è rispettata, occorre classificare

le varie zone secondo le procedure indicate nella norma CEI EN 60079-10 (CEI 31-30).

Poiché il rispetto delle condizioni che garantiscono l’assenza del rischio esplosione dipendono dal

gestore della carrozzeria è bene che il progettista inserisca tali condizioni tra i dati di progetto e che le

faccia firmare dal committente per accettazione.

Ipotizzando di essere giunti alla conclusione che la nostra carrozzeria non è a rischio esplosione,

dobbiamo in subordine valutare il rischio incendio. L’autocarrozzeria è a maggior rischio in caso di

incendio se la classe antincendio del compartimento considerato è pari o superiore a 30. Al di là di

questo calcolo, si possono considerare a maggior rischio in caso di incendio anche le officine che

prevedono il CPI (attività 72 del DM 16/2/82) cioè quelle per la riparazione di autoveicoli (meccanico,

carrozziere, elettrauto, gommista) con capienza superiore a 9 autoveicoli.

Se la carrozzeria soddisfa tutte le condizioni previste per l’assenza del rischio esplosione e la sua

classe di compartimento antincendio è inferiore a 30, viene classificata come un locale ordinario.

Il progetto è necessario se la carrozzeria viene classificata a rischio esplosione o a maggior rischio in

caso di incendio. Se invece viene classificata come locale ordinario, il progetto viene richiesto se la

carrozzeria ha una superficie superiore ai 200 m2 o se la potenza contrattuale supera i 6 kW (art. 5

comma 2c del DM 37/08).

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Classificazione delle cabine di verniciatura

La cabina di verniciatura nel suo complesso non rientra nell’ambito di applicazione della direttiva Atex

94/9/CE e di conseguenza non deve essere marcata CE Atex, ma lo devono essere invece (a partire

dal 1 luglio 2003 come stabilito dal DPR 126/98) i suoi componenti elettrici installati nelle zone

pericolose, sia che siano all’interno o all’esterno della cabina. Questa è la sintesi di un parere ufficiale

da parte della Commissione Atex (punto 4.1.2.2 della guida all’applicazione della direttiva Atex) il

quale afferma: “le cabine sono descrivibili come un'area chiusa dove un operatore può lavorare

all’interno o all’esterno e possono essere definite come "semplici scatole". La "scatola", in assenza di

sorgenti di innesco e non destinata all'uso in atmosfera potenzialmente esplosiva, non rientra

nell'ambito di applicazione della direttiva ATEX 94/9/EC. In condizioni operative si viene a formare

un'atmosfera potenzialmente esplosiva e la zona chiusa, le aperture e i sistemi di recupero, sono

normalmente classificate secondo le opportune zone pericolose. L'apparecchiatura, i sistemi di

protezione e i componenti destinati all'utilizzo in queste zone, compresi i dispositivi esterni di controllo

e di sicurezza che contribuiscono all'uso in sicurezza dei primi, rientrano nell'ambito di applicazione

della direttiva ATEX 94/9/EC. In sintesi, le cabine di verniciatura, intese nella loro unità, non rientrano

nell'ambito di applicazione della direttiva ATEX 94/9/EC e quindi ad esse non possono essere

applicate le speciali marcature relative alla protezione contro le esplosioni o le altre marcature

specificate nell'allegato II EHSR 1.0.5. della direttiva”.

Della classificazione in zone pericolose delle cabine di verniciatura si occupa la norma UNI EN 12215

“Impianti di verniciatura – Cabine di verniciatura per l’applicazione di prodotti vernicianti liquidi –

Requisiti di sicurezza”.

La norma si applica alle cabine di verniciatura per l’applicazione di prodotti vernicianti liquidi organici

e tratta tutti i pericoli significativi, pertinenti le cabine stesse, quando utilizzate secondo l’uso proprio e

nelle condizioni previste dal fabbricante. Una cabina di verniciatura è un insieme costituito impedito da

differenti componenti tra loro collegati e riuniti all’interno di una struttura parzialmente o totalmente

chiusa (delimitata da pareti, definita spazio): ventilazione forzata per mezzo di una o più ventole; filtro

a secco o sistemi di lavaggio ad umido; dispositivi di misurazione e di comando; impianto di

riscaldamento dell’aria di ventilazione; dispositivi automatici antincendio; dispositivi di allarme;

apparecchiature elettriche. Sono escluse dalla norma invece:

le aree di verniciatura (spazi per l’applicazione di prodotti vernicianti liquidi organici che sono

limitati soltanto da una parete laterale utilizzata per l’estrazione dell’aria di scarico);

le cabine di verniciatura combinate (norma EN 13355);

le pareti che delimitano le cabine di verniciatura, se parti integranti dell’edificio;

la stanza di lavoro o l’edificio utilizzato per la verniciatura a spruzzo di articoli di grandi dimensioni

(per esempio: aerei);

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le apparecchiature di verniciatura utilizzate nelle cabine di verniciatura trattate nelle norme EN

1953, EN 50050 e EN 50176;

le cabine di verniciatura che sono parte di installazioni complesse.

Cabina di verniciatura (Cmc)

Poiché il rischio esplosione può verificarsi quando la concentrazione di sostanze infiammabili nell’aria

supera il limite inferiore di esplodibilità (LEL) e se è presente una sorgente di innesco, i requisiti

richiesti dalla norma UNI EN 12215 per prevenire il rischio esplosione nelle cabine di verniciatura sono

due:

a. Mantenere la concentrazione delle sostanze infiammabili al di sotto del LEL per mezzo di una

ventilazione forzata;

b. Eliminare o ridurre le sorgenti di innesco;

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Si dovranno inoltre prendere opportune precauzioni per eliminare le perdite di gas combustibile, al fine

di evitare possibili esplosioni, ad esempio: convezione naturale, pre e post-ventilazione, prove di

tenuta, monitoraggio gas, etc.

LEL sta per limite inferiore di esplodibilità: affinché possa avvenire un'esplosione occorre che nella

miscela comburente-combustibile, quest'ultimo non scenda al di sotto di una certa percentuale (ad

esempio 1,5 % per l'acetilene), che viene chiamata appunto LEL.

Sostanze infiammabili che aumentano la concentrazione al di sopra del livello normale sono ad

esempio le seguenti:

vapori di solventi derivanti dal processo di essiccazione istantanea;

gas derivanti da combustibili e/o prodotti della combustione del sistema di riscaldamento;

gas liberati dai depositi;

gas combustibili del riscaldamento;

vapori di solventi derivanti da perdite da tubi o raccordi rotti;

liquidi pulenti;

vapori di solventi derivati dal processo di ricircolo nelle cabine di verniciatura automatiche.

Invece esempi di sorgenti di accensione possono essere:

le superfici bollenti (per es. di sistemi di riscaldamento, apparecchiature elettriche);

i sistemi di riscaldamento;

le scintille provocate da energia indotta in modo meccanico (es. ventilatori, trasportatori, ecc.);

le scariche elettrostatiche;

le scintille elettriche;

la saldatura e altri fonti di energia termica utilizzate durante la manutenzione e la pulizia.

a. Limitazione della concentrazione di sostanze infiammabili

La norma UNI EN 12215 prevede due possibili situazioni di valori limite di concentrazione all’interno

delle cabine di verniciatura che devono essere usate per classificare le zone pericolose e per

determinare quali dispositivi elettrici installare:

1. Nelle cabine di verniciatura con operatore, la concentrazione di sostanze infiammabili deve

essere limitata al massimo ad un valore pari al 25% del LEL;

2. Nelle cabine di verniciatura senza operatore, la concentrazione di sostanze infiammabili deve

essere limitata al massimo ad un valore pari al 50% del LEL; questo si applica anche agli

impianti di ricircolo dell’aria

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Il calcolo della concentrazione delle sostanze infiammabili nella cabina può avvenire attraverso

semplici formule riportate nell’appendice B della norma. Se fosse sconosciuto il valore (da utilizzare

nei calcoli) del LEL dei solventi infiammabili utilizzati in cabina, la norma UNI EN 12215 suggerisce di

utilizzare il valore di 40 g/m3.

La classificazione in zone pericolose, che è una parte integrante del concetto di sicurezza per la

prevenzione dell’esplosione, deve essere effettuata in funzione della concentrazione delle sostanze

infiammabili presenti in cabina nel modo indicato in tabella 1. Si può notare che come minimo una

cabina viene classificata come zona 2.

Concentrazione delle sostanze

infiammabili presenti in cabina

Estensione della zona Tipo di

zona

Concentrazione < 25% LEL

(ad esempio con LEL = 40 g/m3, la

concentrazione deve essere minore di 10

g/m3)

Tutto il volume interno (Vint) alla cabina

compresi i volumi interni delle tubazioni di

ricircolo ed espulsione dell’aria. Il volume

esterno (Vext) entro la distanza di 1 metro

dalle aperture permanenti (*).

2

25% LEL ≤ Concentrazione ≤ 50%

LEL

(ad esempio con LEL = 40 g/m3, la

concentrazione deve essere compresa tra

10 e 20 g/m3)

Tutto il volume interno (Vint) alla cabina

compresi i volumi interni delle tubazioni di

ricircolo ed espulsione dell’aria. 1

25% LEL ≤ Concentrazione ≤ 50%

LEL

(ad esempio con LEL = 40 g/m3, la

concentrazione deve essere compresa tra

10 e 20 g/m3)

Il volume esterno (Vext) entro la distanza di

1 metro dalle aperture permanenti (*).

2

(*) Le porte non sono considerate aperture permanenti

Tabella 1 – Procedura di classificazione delle cabine di verniciatura in funzione della concentrazione

delle sostanze infiammabili presenti

Se la concentrazione calcolata dei solventi infiammabili è pari o superiore al 25% del LEL, la cabina di

verniciatura deve essere equipaggiata o con dispositivi antideflagranti, oppure con un dispositivo di

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rilevazione e controllo della concentrazione il quale possa interrompere l’erogazione di sostanze

infiammabili se la concentrazione risulta pari o superiore al 50% del LEL:

Esempio di classificazione delle zone in una cabina di verniciatura ad apertura frontale (EN 12215)

b. Eliminazione o riduzione delle sorgenti di innesco

Al fine di prevenire il pericolo di un’atmosfera pericolosa, la scelta dei dispositivi e delle

apparecchiature elettriche e non elettriche deve garantire l’eliminazione del rischio di innesco in ogni

parte della cabina classificata come zona pericolosa. Poiché, come visto, al minimo la cabina viene

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classificata come zona 2, è evidente che le apparecchiature presenti all’interno di una cabina devono

avere come minimo una marcatura Atex di categoria 3 (vedi tabella 2).

Tipo di zona Caratteristiche delle apparecchiature presenti

nelle zone pericolose

1

Apparecchiature elettriche di categoria 2G conformi alle

norme EN 60079-0, EN 50015, EN 50016, EN 50017, EN

60079-1, 60079-7, EN 50020, EN 60079-18 ed EN 60079-25.

Apparecchiature non elettriche di categoria 2G conformi alle

norme EN 13463-1 ed EN 13463-5

2

Apparecchiature elettriche di categoria 3G conformi alle

norme EN 60079-0 ed EN 60079-15

Apparecchiature non elettriche di categoria 3G conformi alle

norme EN 13463-1 ed EN 13463-5

Tabella 2 – Caratteristiche delle apparecchiature elettriche e non elettriche, da installare all’interno

delle zone pericolose classificate nelle cabine di verniciatura

Per le apparecchiature elettriche devono essere prese in considerazione le seguenti misure di

sicurezza:

Tutte i componenti conduttivi devono essere interconnessi e collegati a terra;

Per i dispositivi di illuminazione, installati dietro a pannelli trasparenti antiurto, collegati

ermeticamente alla struttura della cabina in modo da evitare la fuoriuscita di vapori di solventi

dall'interno della stessa, è sufficiente un grado di protezione IP 54;

Per i motori situati all’esterno delle cabine di verniciatura deve essere usato almeno il grado di

protezione IP 44. I motori non devono essere posizionati all’interno delle tubazioni di espulsione

dell’aria;

Si devono evitare scariche elettrostatiche indesiderate adottando le misure di messa a terra e

interconnessione specificate nella norma EN 50176

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Tutte le apparecchiature non elettriche installate e situate in atmosfere potenzialmente esplosive

devono essere sottoposte ad una valutazione del pericolo di innesco in conformità a quanto previsto

all’articolo 5.2 della norma EN 13463-1 per assicurare la protezione richiesta. In particolare devono

essere prese in considerazione le seguenti misure di sicurezza:

Devono essere evitate scariche elettrostatiche

I ventilatori per il ricircolo e l’espulsione dell’aria devono essere protetti in accordo con il progetto

di norma prEN 14986

Le superfici calde di tutti gli apparecchi all'interno della cabina di verniciatura non devono poter

produrre l'accensione di aerosol di vernici e vapori di solventi. Le temperature ammissibili di tali

superfici sono indicate nell’articolo 6.4.2 della norma EN 1127-1

Rischio esplosione nelle cabine di verniciatura

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Protezione contatti diretti e indiretti

Ipotizzando che l’autocarrozzeria venga classificata come ambiente ordinario, le disposizioni sono

quelle classiche previste dalla norma CEI 64-8, ossia per i contatti diretti l’isolamento delle parti attive,

l’utilizzo di Involucri o barriere con grado di protezione minimo IPXXB (IPXXD per le superfici

orizzontali superiori a portata di mano) e la protezione addizionale mediante interruttori differenziali

con Idn non superiore a 30 mA. Per quanto riguarda i contatti indiretti si preferisce la modalità con

interruzione automatica dell'alimentazione attraverso l’impiego di dispositivi differenziali con Idn non

superiore a 30 mA. Deve essere verificata la relazione UL<= RE x Idn dove: UL = tensione limite di

contatto (50 V), RE = resistenza di terra, Idn = corrente nominale del dispositivo differenziale.

Cavi e condutture

I cavi possono essere normali N07V-K, FROR 450/750V con l’avvertenza di usare condutture

incassate nelle pareti e nel pavimento, o in tubi e condotti di adeguata robustezza (es. tubi metallici)

installati a parete, o ubicate in alto, e comunque ad un'altezza non inferiore a 1,5 m dal pavimento (i

componenti dell'impianto elettrico non devono essere sottoposti a rischio di danneggiamento

meccanico da parte degli autoveicoli)

Quadri

Il quadro può essere del tipo ad uso domestico e similare, rispondente alla norma CEI 23-51, se la

corrente nominale Inq in entrata non è superiore ai 125 A, la tensione nominale non è superiore ai 440

V e la corrente di cortocircuito presunta nel punto di installazione non supera i 10 kA oppure i 15 kA

quando il quadro è protetto mediante dispositivo limitatore. Se le condizioni precedenti non sono

verificate occorre realizzare un quadro rispondente alla norma CEI 17-13/1.

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Prese a spina

Poiché i componenti dell'impianto elettrico non devono essere sottoposti a rischio di danneggiamento

meccanico da parte degli autoveicoli, l’appendice GF-2 della guida CEI 31-35/A richiede:

L’installazione di interruttori e prese a spina ad un'altezza non inferiore a 1,5 m dal pavimento.

L’installazione di un numero di prese a spina sufficiente ad evitare il ricorso a prolunghe.

Quota di installazione minima per interruttori e prese a spina all’interno delle officine

Comando di emergenza

Il comando di emergenza va installato se la carrozzeria ha una capienza superiore a 9 autoveicoli

(voce 72 del DM 16/02/82) oppure se la carrozzeria viene classificata come luogo con pericolo di

esplosione (questo vale anche per la singola cabina di verniciatura). Infatti la norma CEI 31-33 (CEI

EN 60079-14), all’art. 8.1 prevede che “ per motivi di emergenza, al di fuori del luogo pericoloso

devono essere previsti uno o più dispositivi atti a interrompere le alimentazioni elettriche del luogo

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pericoloso. La costruzione elettrica che deve continuare a funzionare per prevenire pericoli aggiuntivi

non deve essere compresa nel circuito di arresto di emergenza; essa deve costituire un circuito

separato”.

Protezione dalle scariche atmosferiche

Occorre effettuare la valutazione del rischio in base alle norme CEI 81-10.

Livello di illuminamento richiesto

La norma UNI EN 12464-1 prevede i seguenti livelli di illuminamento medio: per operazioni di

smontaggio e assemblaggio 500 lx, per operazioni di verniciatura 750 lx, per operazioni di ispezione e

ritocco 1000 lx. I livelli sono riferiti all’area di lavoro.

Verifiche:

Se il locale viene classificato come ordinario, occorre, terminato l’impianto effettuare da parte di una

persona esperta, competente in lavori di verifica (completata la verifica deve essere preparato un

rapporto) una serie di verifiche iniziali

• Esame a vista

• Verifica della continuità dei conduttori di protezione e dei conduttori equipotenziali principali

• Misura della resistenza di isolamento dell'impianto elettrico

• Verifica della protezione per separazione nel caso di circuiti SELV o PELV e nel caso di

separazione elettrica

• Verifica della protezione mediante interruzione automatica dell'alimentazione

• Prove di polarità

• Prove di funzionamento

• Misura della caduta di tensione (se l’autofficina è molto estesa)

• Misura della resistenza dell'impianto di terra

Dopo le verifiche iniziali, devono poi essere devono essere effettuate delle verifiche periodiche ad

intervalli di tempo tali da non compromettere la sicurezza d'uso dell'impianto, e che devono

comprendere almeno:

• Esame a vista

• Misura della resistenza di isolamento

• Prova della continuità dei conduttori di protezione

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• Prove per la protezione contro i contatti indiretti, incluse le prove di funzionamento dei

dispositivi differenziali

Inoltre, poiché l’autocarrozzeria è anche normalmente un luogo di lavoro (con la presenza di almeno

un lavoratore così come viene definito dal Dlgs 81/08), occorre effettuare, a cura di ASL/ARPA od

Organismo abilitato le verifiche previste dal DPR 462/01. Il verificatore dovrà rilasciare regolare

verbale che deve essere custodito dal titolare ed esibito a richiesta degli organi di vigilanza)

• Verifica dell'impianto di terra effettuata ogni 5 anni se locale ordinario, ogni 2 anni se a

maggior rischio in caso di incendio.

• Nel caso in cui la carrozzeria fosse classificata come luogo con pericolo di esplosione, verifica

ogni 2 anni delle apparecchiature elettriche installate nelle aree classificate come zone 0 o 1.

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4 Progetto di una autocarrozzeria (progetto realizzato nel 2006) Premessa: a seguire la relazione tecnica, negli allegati troverete planimetria e quadri del progetto.

OGGETTO E SCOPO

La presente relazione ha lo scopo di individuare le norme tecniche e i criteri costruttivi da adottare per

gli impianti elettrici di nuova realizzazione di un edificio sito in ……………….. adibita ad

autocarrozzeria della ………………

ELENCO DEGLI ELABORATI DI PROGETTO Relazione Tecnica

Planimetria Distribuzione F.M. – Illuminazione – Messa a terra

Quadro Interruttore Generale – QIG –

Quadro generale distribuzione – QGD –

Quadro uffici – QUF –

NORME GENERALI

Le caratteristiche e la consistenza degli impianti elettrici, nonché dei loro componenti, dovranno

essere corrispondenti alle Leggi e Norme CEI vigenti. Per cui, in osservanza a quanto previsto dalla

Legge 1 Marzo 1968 - N° 186, pubblicata sulla G.U. N° 77 del 23 Marzo 1968, tutti gli impianti elettrici

oggetto della presente relazione, dovranno essere realizzati in perfetto accordo con la Legge

sopraccitata. In particolare gli impianti, a secondo del tipo d'uso e destinazione, dovranno essere

conformi alle seguenti norme, con relative varianti, appendici ed errata corrige, se applicabili:

- CEI 17-13 Parte 1-2-3-4- (fasc. 4565 - anno 1998): Apparecchiature assiemate di protezione e di

manovra per bassa tensione (quadri B.T.).

- CEI 23-51 (FASC. 2731- anno 1996): Prescrizioni per la realizzazione, le verifiche e le prove dei

quadri di distribuzione per installazioni fisse per uso domestico e similare;

- CEI 64-8/1 (fasc. 6869 - anno 2003): Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a

1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua. Parte 1: Oggetto, scopo e principi

fondamentali.

- CEI 64-8/2 (fasc. 6870 - anno 2003): Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a

1000 V in corrente alternata e a 1500V in corrente continua. Parte 2: Definizioni.

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- CEI 64-8/3 (fasc. fasc. 6871 - anno 2003): Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non

superiore a 1000 V in corrente alternata e a 1500V in corrente continua. Parte 3: Caratteristiche

generali.

- CEI 64-8/4 (fasc. fasc. 6872 - anno 2003): Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non

superiore a 1000V in corrente alternata e a 1500V in corrente continua. Parte 4: Prescrizioni per la

sicurezza.

- CEI 64-8/5 (fasc. fasc. 6873 - anno 2003): Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non

superiore a 1000V in corrente alternata e a 1500V in corrente continua. Parte 5: Scelta ed

installazione dei componenti elettrici.

- CEI 64-8/6 (fasc. fasc. 6874 - anno 2003): Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non

superiore a 1000V in corrente alternata e a 1500V in corrente continua. Parte 6: Verifica.

- CEI 64-8/7 (fasc. fasc. 6875 – anno 2003): Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non

superiore a 1000V in corrente alternata e a 1500V in corrente continua. Parte 7: Ambienti ed

applicazioni parti - CEI 64-12 (fasc. 2093 G – anno 1993): Guida per l’esecuzione dell’impianto di terra

negli edifici per uso residenziale e terziario.

- CEI 64-14 (fasc. 2930 – anno 1996): Guida alle verifiche degli impianti elettrici utilizzatori.

- CEI 81-1 (fasc. 2697 - 1995): Protezione delle strutture contro i fulmini.

- CEI 81-4 (fasc. 2924 - anno 1997): Valutazione del rischio dovuto al fulmine.

Oltre ad essere rispondenti alle norme CEI, gli impianti elettrici, dovranno essere eseguiti secondo

quanto previsto dalle seguenti leggi, decreti e circolari ministeriali:

- D.P.R. del 27 aprile 1955 n. 547 (per la prevenzione degli infortuni sul lavoro);

- Legge del 18 ottobre 1977 n. 791 (garanzia di sicurezza che deve avere il materiale elettrico per

tensioni di utilizzo al di sotto di 1000V);

- Legge del 1978 n. 833 (coordinamento generale per la sicurezza sul lavoro);

- Legge del 28 marzo 1991 n. 109 (nuove disposizioni in materia di allacciamenti e collaudi degli

impianti telefonici interni).

- D.M. del 23 maggio 1992 n. 314 ( Regolamento recante disposizioni di attuazione della legge 28

marzo 1991 n. 109).

- Legge del 5 marzo 1990 n. 46 (norme per la sicurezza degli impianti);

- D.Lgs. del 19 settembre 1994, n. 626 (sicurezza ed igiene del lavoro).

- D.Lgs. del 25 novembre 1996, n. 626 (direttiva bassa tensione).

- D.P.R. del 24 luglio 1996, n. 459 (direttiva macchine).

- D.Lgs. del 4 dicembre 1992, n. 476 (direttiva compatibilità elettromagnetica).

- D.Lgs. del 14 agosto 1996, n. 493 (direttiva segnaletica di sicurezza).

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Al termine dei lavori, dovrà essere rilasciata al Committente la dichiarazione di conformità, ai

sensi dell'Art. 9 della suddetta Legge 46/90.

CARATTERISTICHE DEI CIRCUITI E DEI MATERIALI

Generalità

Il sistema elettrico in bassa tensione sarà del tipo "TT".

Le caratteristiche dell'alimentazione elettrica dovranno essere le seguenti:

- 3 fasi + neutro / fase + neutro

- tensione concatenata (fase-fase) = 400 V

- tensione stellata (fase-neutro) = 230 V

- frequenza = 50 Hz

- fattore di potenza ≥ 0,9

- potenza richiesta = 50kW

Caduta massima di tensione e portata massima di corrente

La caduta massima di tensione per ogni circuito, quando sia inserito il carico nominale, non dovrà

essere superiore al 4% della tensione a vuoto per tutti i circuiti. Comunque, la densità di corrente nei

vari conduttori, non dovrà essere mai superiore a quanto ottenuto dall'applicazione delle tabelle UNEL

35024/1/2 per i cavi posati in aria e UNEL 35026 per i cavi interrati.

Per la corretta applicazione delle tabelle UNEL 35024/1/2 è importante rispettare le condizioni di posa

previste in fase di calcolo, anche per quanto riguarda il distanziamento dei cavi o il loro

raggruppamento in strati o fasci.

Sezioni minime dei conduttori

Il dimensionamento dei conduttori attivi dovrà essere effettuato in modo da soddisfare le esigenze di

portata e resistenza ai corto circuiti ed i limiti ammessi per caduta di tensione; le sezioni minime non

dovranno essere comunque inferiori a quelle di seguito specificate:

- Conduttori attivi (escluso il neutro) - 1,5 mm² per i circuiti di illuminazione;

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- 1,5 mm² per i circuiti prese da 10A;

- 2,5 mm² per i circuiti prese da 16A;

- 0,5 mm² per i circuiti di comando e segnalazione.

- 0,75 mm² per le connessioni flessibili con cavi (con e senza guaina).

- Conduttori di neutro L'eventuale conduttore di neutro avrà la stessa sezione dei conduttori di fase:

- nei circuiti monofase a due fili, qualunque sia la sezione dei conduttori;

- nei circuiti polifase (e nei circuiti monofase a tre fili) quando la sezione dei conduttori fase sia

inferiore od uguale a 16 mm² se in rame.

- nei circuiti polifase, i cui conduttori di fase abbiano una sezione superiore a 16 mm² (rame), il

conduttore di neutro avrà una sezione inferiore a quella dei circuiti di fase se saranno soddisfatte

contemporaneamente le seguenti condizioni:

- la corrente massima, comprese le eventuali armoniche, che si preveda possa percorrere il

conduttore di neutro durante il servizio ordinario, non sia superiore alla portata massima ammissibile

nel conduttore stesso;

- la sezione del conduttore di neutro sia almeno uguale a 16 mm² se in rame.

In ogni caso il conduttore di neutro dovrà essere protetto contro le sovracorrenti.

- Conduttori di protezione Il dimensionamento del conduttore di protezione dovrà essere effettuato applicando la seguente

formula:

dove:

Sp = sezione del conduttore di protezione (mm²);

I = valore efficace della corrente di guasto che può percorrere il conduttore di protezione per un

guasto di impedenza trascurabile (A);

t = tempo di intervento del dispositivo di protezione (s);

K = fattore variabile in base al tipo di conduttore e di isolante.

In alternativa a quanto sopra il conduttore di protezione dovrà essere dimensionato in base alla tabella

54F delle norme C.E.I. 64-8 (fasc. 4135).

- Conduttori di terra Il conduttore di terra è il conduttore che collega il nodo principale di terra al dispersore o i dispersori tra

loro. Il dimensionamento del conduttore di terra dovrà essere effettuato:

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- se è prevista la protezione meccanica e contro la corrosione come indicato per il conduttore di

protezione.

- se non è prevista la protezione meccanica e contro la corrosione in base alla tabella 54A delle norme

C.E.I. 64-8 (fasc. 4135).

- Conduttori equipotenziali principali I conduttori equipotenziali principali devono avere una sezione non inferiore a metà di quella del

conduttore di protezione di sezione più elevata dell’impianto, con un minimo di 6 mm². Non è richiesto,

tuttavia, che la sezione superi i 25 mm² se in rame o una sezione di conduttanza equivalente se di

materiale diverso (CEI 64-8 art. 547.1.1).

- Conduttori equipotenziali supplementari Un conduttore equipotenziale supplementare che colleghi due masse, deve avere una sezione non

inferiore a quella del più piccolo conduttore di protezione collegato a queste masse.

Un conduttore equipotenziale supplementare che connette una massa ad una massa estranea, deve

avere una sezione non inferiore alla metà della sezione del corrispondente conduttore di protezione

(CEI 64-8 art. 547.1.2).

Per il dimensionamento dei collegamenti equipotenziali supplementari si devono rispettare anche le

norme che ne richiedono la realizzazione per gli ambienti specifici.

Tipo ed isolamento dei conduttori

I tipi dei conduttori da impiegare negli impianti dovranno essere quelli con marchio armonizzato CEE,

e precisamente:

- N07V-K (C.E.I. 20-22 II) per i circuiti di illuminazione, forza motrice, segnalazione e comando posati

all'interno di tubi protettivi e canale in materiale termoplastico e per il cablaggio interno di quadri.

- FG70R (C.E.I. 20-22 II) per i circuiti di illuminazione, forza motrice, segnalazione e comando posati

all'interno di tubi protettivi, canale o passerelle metalliche.

Colori distintivi dei conduttori I conduttori impiegati nell’esecuzione degli impianti dovranno essere contraddistinti dalle colorazioni

previste nelle vigenti tabelle di unificazione CEI-UNEL. In particolare i conduttori di neutro e di terra

dovranno essere contraddistinti rispettivamente ed esclusivamente con il colore BLU CHIARO e con il

bicolore GIALLOVERDE.

Gli impianti di classe 0 ed i circuiti di comando e segnalazione a 24 V avranno i conduttori

contraddistinti da colori diversi da quelli sopraelencati in modo da renderli facilmente identificabili e

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distinguibili da conduttori di impianti di classe diversa. Nel caso s’impieghino cavi o conduttori aventi

rivestimento isolante di un'unica colorazione dovranno essere contrassegnate le fasi, il neutro e il

conduttore di terra con opportuni segnafili colorati.

Condutture portatavi I conduttori dovranno essere sempre protetti meccanicamente. Dette protezioni dovranno essere

eseguite con:

- sistemi di tubi per posa interrata, a norme CEI EN 50086-2-4 (23-46);

- sistemi di tubo in PVC autoestinguente rigido, serie pesante a norme CEI EN 50086-2-1 (23-54) , per

posa in vista, di colore grigio;

- sistemi di tubo in PVC autoestinguente pieghevole serie pesante a norme CEI EN 50086-2-2 (23-

55), per posa incassata a parete o a pavimento, di colore nero, grigio, verde, azzurro e viola (N.B: il

tubo da annegare nel calcestruzzo nel l’edilizia prefabbricata deve essere di tipo autorinvenente ed

autoestinguente);

- sistemi di tubo flessibile (guaina) in PVC autoestinguente a norme CEI EN 50086-2-3 (23-56), per

allacciamenti in vista;

- sistemi di canali metallici ad uso portacavi a norme CEI 23-31 con grado di protezione minimo IP4X.

I tubi protettivi ed i canali portacavi dovranno avere un grado di riempimento tale da facilitare le

operazioni di infilaggio ed eventuale sfilaggio dei conduttori. Comunque le tubazioni dovranno essere

un diametro interno minimo di 13 mm. I tubi protettivi dovranno essere posati in modo da consentire

un andamento rettilineo orizzontale (con minima pendenza per favorire lo scarico di eventuale

condensa) o verticale. Le curve dovranno essere realizzate con gli appositi raccordi o scatole. Potrà

essere eseguita, dove indispensabile, la piegatura dei tubi protettivi rigidi evitando il danneggiamento

dei tubi e la pregiudicazione della sfilabilità dei conduttori. Tutti i sistemi tubi dovranno essere di serie,

corredati di scatole di derivazione in quantità tale da rendere agevoli le operazioni di infilaggio e

sfilaggio dei conduttori.

Scatole di derivazione

Le scatole di derivazione dovranno essere in PVC autoestinguente con grado di protezione adeguato

all'ambiente in cui dovranno essere poste. Il coperchio dovrà essere f issato con viti e dovrà essere

apribile solo con attrezzo. Non dovranno essere utilizzati coperchi montati a pressione. Tutte le

derivazioni dovranno essere eseguite in dette scatole facendo uso di morsetti isolati che eviteranno il

danneggiamento dei conduttori all'atto del serraggio. In caso contrario i conduttori dovranno essere

provvisti di puntali a pressione. Non dovranno essere eseguiti derivazioni e/o giunzioni tramite

semplice attorcigliamento e nastratura o con morsetti MAMMUT. Il posizionamento delle scatole di

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derivazione dovrà essere particolarmente curato in modo da non danneggiare l'estetica degli ambienti.

In tutte le scatole di derivazione da parete e da esterno, l'interconnessione scatola-tubo o scatola-

guaina, dovrà essere sempre realizzata con raccordo pressatubo in materiale isolante

autoestinguente.

CLASSIFICAZIONE DEGLI AMBIENTI

Il locale oggetto della presente progettazione con utilizzo come carrozzeria viene classificato come

ambiente di tipo ordinario. La cabina di verniciatura, quale locale con zone pericolose, è gia fornita di

idoneo impianto di aspirazione certificato. Il locale tintometro non è classificato in quanto sono

utilizzate vernici senza particolari solventi e comunque del tipo ad acqua.

L’impianto di riscaldamento sarà eventualmente realizzato In futuro utilizzando generatori di calore a

gas metano con bruciatori esterni. Anche le zone di lavorazione particolare sono previsti con idonei

sistemi di aerazione. Gli impianti elettrici sono comunque realizzati con un grado di protezione minimo

IP 44/55. Gli impianti elettrici sono stati progettati e devono essere realizzati in base alla suddetta

classificazione.

DESCRIZIONE DELLE OPERE

Alimentazione e Quadri elettrici

L’alimentazione viene derivata dal contatore sito esternamente dovrà essere installato un interruttore

generale magnetotermico differenziale selettivo a protezione delle linee di alimentazioni generali

completo di bobina di sgancio di emergenza.

In idonea posizione del locale è prevista l’installazione del Quadro Generale di Distribuzione (QGD)

per la protezione delle linee di distribuzione di forza motrice e di illuminazione.

Tale quadro dovrà essere realizzato con carpenteria di lamiera metallica verniciata, con porta piena e

pannelli modulari interni. I pannelli modulari dovranno essere provvisti di feritoie per consentire

l'accessibilità alle leve di comando degli interruttori e dovranno essere apribili soltanto tramite attrezzo.

Ogni linea in partenza dovrà essere protetta da interruttore magnetotermico o magnetotermico

differenziale con potere di interruzione non inferiore alla corrente di corto circuito presunta nel punto di

installazione.

Gli interruttori differenziali puri dovranno essere coordinati con gli interruttori magnetotermici per

raggiungere un potere di interruzione nominale condizionale uguale o superiore alla corrente di

cortocircuito presunta nel punto di installazione. Tutte le apparecchiature dovranno essere di tipo

modulare per innesto su guida DIN. Ogni interruttore dovrà essere identificabile mediante targhetta

recante l'indicazione del circuito interessato. Ogni apparecchio dovrà essere opportunamente siglato e

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detta siglatura dovrà essere riportata sullo schema del quadro. Le linee in partenza dovranno essere

attestate su apposite morsettiere in materiale isolante non igroscopico. Per i locali uffici e spogliatoio è

previsto un quadro locale uffici QUF in esecuzione da incasso.

.

Ogni quadro dovrà essere dotato di targa con i dati del costruttore e del quadro stesso, nonché della

dichiarazione di conformità qualora il costruttore sia diverso dall’installatore; quanto sopra in

conformità alle norme CEI 17-13 e 23-51.

Gli involucri dovranno essere realizzati in conformità alla norma CEI 17-71 oppure CEI 23-48 e CEI

23-49 se di uso domestico e similare.

All’interno dei quadri ed all’esterno (fronte) dovranno essere installati dei necessari dispositivi

segnaletici (cartelli) con lo scopo di:

- vietare comportamenti che possono causare pericoli (segnali di divieto);

- avvertire del la presenza di un pericolo (segnali di avvertimento);

- prescrivere determinati comportamenti (segnali di obbligo);

- fornire informazioni diverse dalle suddette (segnali di divieto).

Gli interruttori differenziali dovranno essere provati mensilmente con tasto di prova come indicato dal

costruttore.

Rifasamento

Il rifasamento dell’impianto dovrà essere realizzato con un quadro automatico centralizzato in grado di

portare il fattore di potenza (cosφ) ad un valore superiore a 0,9. La regolazione dovrà inserire gruppi di

condensatori suddivisi su più gradini.

Dopo la messa in funzione dell’impianto e periodicamente, si dovrà verificare sulle fatture dell’ente

fornitore di energia elettrica la corretta regolazione del quadro di rifasamento.

Canalizzazioni e linee principali di distribuzione

Le canalizzazioni principali all’interno del fabbricato devono essere costituite da:

- passerelle in acciaio zincato verniciato;

- tubazioni PVC rigido da esterno e da incasso.

All’interno delle canalizzazioni dovranno essere posate le linee principali di distribuzione costituite da

cavi isolati in PVC con guaina esterna in gomma di qualità G7 tipo FG7(O)R non propaganti l’incendio

secondo la Norma CEI 20-22 II.

Il cavo che alimenta il pulsante di sgancio dovrà essere del tipo resistente al fuoco secondo la Norma

CEI 20-36 (Se non a sicurezza positiva).

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Le linee di alimentazione saranno conformi al punto “Tipo e isolamento dei conduttori”. All’interno delle

tubazioni PVC interne sono posate le linee di distribuzione costituite da conduttori isolati in PVC tipo

N07V-K non propaganti l’incendio secondo la Norma CEI 20-22 II.

Impianto di illuminazione

L’impianto di illuminazione dovrà essere realizzato:

- Per i locali di lavorazione utilizzando elementi prefabbricati componibili IP55 (blindoluce) a tre

conduttori (3P+N+T) , dotati di prese di derivazione sui lati . Lo staffaggio dovrà essere fatto a

sospensione. L’alimentazione degli apparecchi illuminanti dovrà essere realizzata con apposite prese

di derivazione, con contatti mobili , dotate di fusibile e complete di cavo.

- Per gli uffici e spogliatoi sotto traccia con tubazione in PVC corrugata flessibile autoestinguente serie

pesante, conduttori isolati in PVC non propagante l’incendio secondo le norme CEI 20-22 II tipo

N07VK, in alcuni servizi igienici.

Gli apparecchi illuminanti previsti sono:

- plafoniere fluorescenti lineari con corpo in acciaio e schermo in policarbonato infrangibile, grado di

protezione IP 65.

- plafoniere fluorescenti lineari con corpo in lamiera di acciaio inox e schermo lamellare tipo Dark Light

IP 20;

- apparecchi illuminanti con lampada ad incandescenza per i locali di servizio e i piccoli passaggi.

I comandi saranno:

- locali su apposite pulsantiere con apparecchi della serie civile componibile posti entro apposite

scatole incassate con supporto isolante e placca in resina e guaina PVC di protezione per gli ambienti

di lavorazione.

Tutte le plafoniere con lampade fluorescenti e i corpi illuminanti con lampade a scarica dovranno

essere rifasate in modo da ottenere un fattore di potenza non inferiore a 0,9; inoltre, le lampade

fluorescenti dovranno essere del tipo ad alto rendimento e avere le seguenti caratteristiche:

- potenze utilizzate: 58 W

- tonalità di luce: BIANCHISSIMA

- grado resa colori: 1B

- flusso luminoso: 58W - 5200 lm

Si raccomanda di eseguire la periodica pulizia degli apparecchi illuminanti e sostituzione delle

lampade per mantenere inalterato il livello di illuminamento. Il grado di illuminazione previsto per la

zona lavorazione è oltre 300 lux e 500 lux nelle zone box (verifica allegata)

Impianto di illuminazione di sicurezza

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L’impianto di illuminazione di sicurezza ha lo scopo di illuminare:

- le vie di fuga,

- le uscite di sicurezza,

- le grandi aree,

al mancare dell’illuminazione ordinaria.

L’impianto è realizzato con gli stessi criteri costruttivi descritti per l’impianto di illuminazione normale.

È previsto l’utilizzo di apparecchi di tipo autonomo completi di batterie con autonomia minima di 1 h,

inverter e gruppo di commutazione automatica al mancare dell’energia di rete.

Dovrà essere prevista la scarica completa delle batterie ogni 6 mesi per evitare fenomeni di

polarizzazione che ne comprometterebbero l’autonomia, le stesse devono essere sostituite ogni

quattro anni circa secondo le indicazioni del costruttore.

Impianto di forza motrice

L’impianto di forza motrice ha lo scopo di realizzare l’alimentazione elettrica del quadro uffici, ai

pannelli presa ed quadri di bordo macchina. L’impianto dovrà essere realizzato:

- passerelle metalliche portatavi csd;

- a vista con tubazione in PVC rigida autoestinguente serie pesante, conduttori isolati in PVC non

propagante l ’ incendio secondo le norme CEI 20-22 II tipo N07V-K;

- sottotraccia con tubazione in PVC corrugata flessibile autoestinguente serie pesante, conduttori

isolati in PVC non propagante l ’ incendio secondo le norme CEI 20-22 II tipo N07V-K;

La consistenza e la disposizione delle prese è indicata sugli elaborati di progetto.

Impianto di terra e protezione dalle scariche atmosferiche

L’impianto di terra opportunamente coordinato con i dispositivi di protezione (interruttori automatici e/o

differenziali) ha lo scopo di proteggere dai contatti indiretti. L’impianto di terra dovrà collegare tutte le

masse e le masse estranee ai dispersori attraverso i conduttori di protezione, i conduttori

equipotenziali, il nodo principale di terra e i conduttori di terra.

I conduttori di protezione dovranno essere distribuiti insieme alle linee principali e ai circuiti utilizzatori,

faranno capo ai collettori di terra dei quadri di distribuzione e da questi al nodo principale di terra

realizzato nel collettore esterno al Quadro Interruttore Generale.

L’impianto di protezione così realizzato è stato collegato all’impianto disperdente esterno costituito da

una rete di corda di rame nuda interrata da 35 mm² posata lungo il perimetro del fabbricato.

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La progettazione degli impianti elettrici in una carrozzeria

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Per quanto riguarda l’impianto di protezione da scariche atmosferiche, è stato eseguito il calcolo delle

probabilità di fulminazione diretta ed indiretta per l’edificio e per le linee entranti. Dal suddetto calcolo

le strutture risultano autoprotette.

VERIFICHE E MANUTENZIONE

Prima della messa in servizio l’impianto dovrà essere sottoposto alle verifiche iniziali e

successivamente (ove previsto) alle verifiche periodiche.

In questo capitolo si vuole inoltre informare il committente sulla necessità di una periodica

manutenzione degli impianti per mantenere inalterato il livello di sicurezza nel tempo, tale

manutenzione deve essere eseguita da personale competente come richiesto dalla legge 46/90 art.

10.

In particolare gli impianti dovranno essere eserciti nel rispetto delle seguenti norme:

- CEI 11-27 (fasc. 3408 R - anno 1997): Esecuzione dei lavori elettrici a tensione nominale non

superiore a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua.

- CEI 11-48 (fasc. 4805 - anno 1998): Esercizio degli impianti elettrici.

I “lavori elettrici”, compresi la sostituzione di lampade e fusibili, devono essere eseguiti da personale

addestrato.