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BIBLIOTECA CIVICA MOSTRA 12 GENNAIO 28 FEBBRAIO 2013 INAUGURAZIONE SABATO 12 GENNAIO ORE 18.00 PRESENTAZIONE DI KATIA TOSO BIBLIOTECA CIVICA SALA ESPOSIZIONI PIAZZA XX SETTEMBRE ORARI LUNEDÌ 14.00-19.00 DA MARTEDÌ a SABATO 9.00-19.00 GUERRINO DIRINDIN Nel solco del verso COMUNE DI PORDENONE BIBLIOTECA CIVICA

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BiBlioteca civica

MoStRa12 gennaio28 feBBRaio 2013

inaUgURaZioneSaBato 12 gennaiooRe 18.00

PReSentaZionediKatia toSo

BiBlioteca civicaSALA ESPOSIZIONIPIAZZA XX SETTEMBRE

oRaRiLuNEdì 14.00-19.00dA MARTEdì a SABATO 9.00-19.00

gUeRRino diRindinnel solco del verso

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NEL SOLCO DEL VERSO

Per chi scrive versi, il bianco della pagina è il colore dei silenzi, scalfirne la superficie imperturbata significa tracciare un solco dove risuoni, quasi fruttifichi, la nostra maniera di stare nel mondo1.

Il “poema di terra” creato da Guerrino Dirindin per la Biblioteca Civica di Pordenone si pone in relazione semantica primigenia con l’universo di scritture che essa custodisce. È una riflessione ab origine attraverso la quale l’artista squaderna, così schiettamente come è nella sua indole, il processo stesso della sua ricerca e dalla quale epifanicamente affiora, con pregnanza di immagine, l’attinenza etimologica della parola verso con l’aratro (versorium) che solca il suolo e lo rivolta mutando direzione (vertere).A chi, come al centro di un diorama, scorre in senso orario i pannelli d’impasto argilloso lungo le pareti della sala espositiva, l’artista presta i suoi sensi per rivivere quel momento fondativo in cui la superficie della terra, come un foglio intonso, si è data all’uomo quale elemento da esplorare e ancor prima da esperire. È la condizione dell’uomo primitivo, che sulla terra ha tracciato i primi segni computazionali attraverso i quali dominare la realtà. È la memoria di Guerrino fanciullo, cui la mamma, dopo aver estirpato le erbacce nell’orto, era solita consegnare un fazzoletto di terra soffice e spianata, affinché la disegnasse con le linee delle cuiere, dicendogli: “Questo è il regno e tu ne sei il Re”. È la dimensione originaria nella quale ogni uomo può provare il panico o l’ebbrezza di essere libero, facendo ritorno ad una ideale tabula rasa. Si dà inizio. La superficie si infrange all’accenno di un movimento circolare del polso, avviando un’inesorabile crettatura. Lo stupore del solco tracciato si ripete nuovamente e già diviene contatto confidenziale con la materia: il segno si espande, tenta di farsi varco in

diverse direzioni. Ora abbisogna di un compasso più ampio, dapprima il gomito e poi la spalla, attraverso cui il gesto dinamico travalica i confini dei singoli campi-pannelli e assume una dimensione planetaria. Nelle sue circonflessioni ha poi l’audacia di tracimare l’argine terroso e defluire nel territorio della cultura: il foglio di carta che ne accoglie le estreme propaggini in grafite, come coda di un verso. Ma l’incursione è breve, non è questo il suo tessuto ricettivo e si volta subito pagina. La collisione è stata però una necessaria “catastrofe morfogenetica”, per dirla con René Thom2. Ecco che l’artista sente ormai irrinunciabile il richiamo ancestrale della terra e vi entra definitivamente in risonanza attraverso il suo esser-ci, dando vita ad un universo di vibrazioni segniche che si dispongono infine a comporre il suo originale alfabeto espressivo. Il processo qui disvelato spiega perché questi codici materici, nei quali il pubblico è abituato a riconoscere la cifra espressiva di Dirindin, non esisterebbero senza la sua ricorrente transumanza dalla natura della terra alla concettualità del disegno-scrittura a matita, esercizio che padroneggia quasi quotidianamente: è da quella matrice strutturante e destrutturante che muove poi sempre il bisogno di ritornare all’elemento primordiale, metafora poetica dell’anelito a ricomporre la drammatica scissione natura-cultura del mondo contemporaneo.“Il colloquio con la natura resta, per l’artista, conditio sine qua non. L’artista è uomo, lui stesso è natura, frammento della natura nel dominio della natura” 3.

Katia Toso

1 Pierluigi Cappello, Bosco di Courton, 1918, in Multiverso n. 2, Udine, Forum Editrice, 2006, p. 50.

2 René Thom, Morfologia del semiotico, a cura di Paolo Fabbri, Roma, Meltemi editore, 2006. Ediz. orig. Apologie du Logos, Paris, Hachette, 1991.

3 Paul Klee, Teoria della forma e della figurazione. Vol. II. Storia naturale infinita, a cura di Marcello Barison, Milano-Udine, Mimesis Edizioni, 2011, p. V. Ediz. orig. Das bildnerische Denken, Basel, Benno Schwabe & Co., 1956.