GUARIGIONE DAL CIELO · 2006. 3. 13. · di Lilian B. Yeomans, Dottore in Medicina INDICE Capitolo...

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Biblioteca Cristiana di eVangelo Guarigione dal Cielo © 2002-2004 eVangelo – www.evangelo.org 60 Ma nessun anima senz’esso si salvò, IL SANGUE DEL CALVARIO». Dopo che essi ebbero preso unitamente e pubblicamente la loro posizione, la bimba fu unta e si pregò per essa in accordo con Giacomo 5:14,15 e fu lasciata nella mani del Medico di Famiglia. L’incontro era pieno di gente e da allora non mi è più capitato di incontrarli. Ma qualche mese dopo, quando ero tornata a casa, ricevetti un bel cuscino di piume (penso sia il più bello che io abbia mai visto in tutta la mia vita) come offerta di ringraziamento da parte della madre della bambina, completamente ristabilita. Il cuscino era accompagnato dalla dichiarazione che la bimba era ora capace di sentir cadere anche un solo chiodo. Misi il cuscino sotto il capo della mia figlioletta adottiva e lei ci ha dormito sopra per anni, ed il fatto che esso fosse un dono di una piccola guarita dalla sordità fu per lei una costante ispirazione di fede in Gesù come Medico di Famiglia. Beh, forse state dicendo: «Ma il caso è diverso da tutti gli altri che hai citato. Non si tratta di un lebbroso e nemmeno di un servo di un centurione, e nemmeno della suocera di Pietro. Come posso esser sicuro, da questi versi, che la guarigione è per ME?». Se questo è ciò che pensi, vai a verso 16 dello stesso capitolo, ove si legge: «POI... GLI PRESENTARONO MOLTI... ED EGLI CON LA PAROLA, SCACCIÒ GLI SPIRITI E GUARÌ TUTTI I MALATI». «TUTTI I MALATI». Egli guarì tutti coloro che erano MALATI. Quanti furono? Furono TUTTI. Non importa che specie di persone fossero o la natura delle malattie di cui soffrivano, acute, subacute, croniche, funzionali od organiche. Egli guarì tutti coloro che erano malati. TUTTI. Potete dire di no? Allora, portate il vostro caso a Lui, adesso, cantando: «Proprio non ho nessuna scusa; il Tuo sangue fu versato per me, come mi comandasti, io vengo a Te, Agnel di Dio, eccomi!» E andrai via non solo guarito nel corpo, ma pure nell’anima; perché Gesù rimuove non solo i sintomi, ma la causa profonda dei sintomi, il peccato nel cuore, che non può esser raggiunto da nessun rimedio se non dal Sangue. Biblioteca Cristiana di eVangelo Guarigione dal Cielo © 2002-2004 eVangelo – www.evangelo.org 1 GUARIGIONE DAL CIELO (Healing from Heaven) 1926 di Lilian B. Yeomans, Dottore in Medicina INDICE Capitolo 1 pag. 3 Come fui guarita dalla schiavitù della droga Capitolo 2 pag. 8 La volontà di Dio come rivelata nella Sua opera creativa Capitolo 3 pag. 11 La sorgente della malattia Capitolo 4 pag. 15 Certezza prima di tutto Capitolo 5 pag. 20 Un legno meraviglioso Capitolo 6 pag. 24 La cura della lode Capitolo 7 pag. 28 Il vino di Timoteo e l’impiastro di Ezechia Capitolo 8 pag. 33 La maledizione vinta Capitolo 9 pag. 38 Bibbia o Scienza Cristiana? Capitolo 10 pag. 43 Per sempre stabile Capitolo 11 pag. 50 I segni che seguono Capitolo 12 pag. 56 Insegnamento, predica, guarigione

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Ma nessun anima senz’esso si salvò, IL SANGUE DEL CALVARIO».

Dopo che essi ebbero preso unitamente e pubblicamente la loro posizione, la bimba fu unta e

si pregò per essa in accordo con Giacomo 5:14,15 e fu lasciata nella mani del Medico di Famiglia. L’incontro era pieno di gente e da allora non mi è più capitato di incontrarli. Ma qualche mese dopo, quando ero tornata a casa, ricevetti un bel cuscino di piume (penso sia il più bello che io abbia mai visto in tutta la mia vita) come offerta di ringraziamento da parte della madre della bambina, completamente ristabilita. Il cuscino era accompagnato dalla dichiarazione che la bimba era ora capace di sentir cadere anche un solo chiodo. Misi il cuscino sotto il capo della mia figlioletta adottiva e lei ci ha dormito sopra per anni, ed il fatto che esso fosse un dono di una piccola guarita dalla sordità fu per lei una costante ispirazione di fede in Gesù come Medico di Famiglia.

Beh, forse state dicendo: «Ma il caso è diverso da tutti gli altri che hai citato. Non si tratta di un lebbroso e nemmeno di un servo di un centurione, e nemmeno della suocera di Pietro. Come posso esser sicuro, da questi versi, che la guarigione è per ME?».

Se questo è ciò che pensi, vai a verso 16 dello stesso capitolo, ove si legge: «POI... GLI PRESENTARONO MOLTI... ED EGLI CON LA PAROLA, SCACCIÒ GLI SPIRITI E GUARÌ TUTTI I MALATI».

«TUTTI I MALATI». Egli guarì tutti coloro che erano MALATI. Quanti furono? Furono TUTTI. Non importa che specie di persone fossero o la natura delle malattie di cui soffrivano, acute, subacute, croniche, funzionali od organiche. Egli guarì tutti coloro che erano malati. TUTTI. Potete dire di no?

Allora, portate il vostro caso a Lui, adesso, cantando:

«Proprio non ho nessuna scusa; il Tuo sangue fu versato per me,

come mi comandasti, io vengo a Te, Agnel di Dio, eccomi!»

E andrai via non solo guarito nel corpo, ma pure nell’anima; perché Gesù rimuove non solo i

sintomi, ma la causa profonda dei sintomi, il peccato nel cuore, che non può esser raggiunto da nessun rimedio se non dal Sangue.

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GUARIGIONE DAL CIELO (Healing from Heaven)

1926

di Lilian B. Yeomans, Dottore in Medicina

INDICE

Capitolo 1 pag. 3 Come fui guarita dalla schiavitù della droga

Capitolo 2 pag. 8

La volontà di Dio come rivelata nella Sua opera creativa

Capitolo 3 pag. 11 La sorgente della malattia

Capitolo 4 pag. 15

Certezza prima di tutto

Capitolo 5 pag. 20 Un legno meraviglioso

Capitolo 6 pag. 24

La cura della lode

Capitolo 7 pag. 28 Il vino di Timoteo e l’impiastro di Ezechia

Capitolo 8 pag. 33

La maledizione vinta

Capitolo 9 pag. 38 Bibbia o Scienza Cristiana?

Capitolo 10 pag. 43

Per sempre stabile

Capitolo 11 pag. 50 I segni che seguono

Capitolo 12 pag. 56

Insegnamento, predica, guarigione

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PREFAZIONE

Questo libretto, ristampa di letture sulla guarigione divina per studenti, messo in tal forma conformemente alle numerose richieste, si chiama GUARIGIONE DAL CIELO perché parla della vita eterna, portata in terra all’uomo, dal Figliuolo di Dio, la quale renderà tutti coloro che l’accetteranno gratuitamente, così com’è data, più che conquistatori, qui ed ora, sul peccato e sulla malattia. «La legge dello Spirito di Vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte» (Romani 8:2). La malattia è morte a venire, un procedere mortale.

Una volta mi recai in visita ad un medico, nel suo studio, invitatavi a discutere dell’insegnamento delle Scritture in merito alla guarigione, e, sedendomi, urtai accidentalmente alcuni flaconi di medicinali, facendole cadere da uno scaffale vicino. Sorridendo e scusandomi per il malfatto, dissi: «Forse le getterò tutte a terra, ancor prima di usarle». E le mie parole furono profetiche, poiché dopo aver preso poche dosi di «Guarigione dal Cielo» estratte dalla Parola, il medico non sentì ulteriore necessità di rimedi terreni per se stesso o per altri, ma spese il resto della sua vita a presentare le lodi del Medico che non ha mai fallito un caso, il cui nome è Yahweh Rapha (Io sono il Signore che ti guarisce).

Con la fiducia che molti altri possano essere indotti a gustare e vedere che il Signore è buono, questo messaggio è stato fatto procedere con pienezza di preghiere.

Lilian B. Yeomans,

Dottore in Medicina

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egli potesse avere: «SIGNORE, IO NON SON DEGNO... MA DÌ UNA SOLA PAROLA». Io credo che se volessimo e potessimo svestirci di ogni abito fatto di propria presunzione, di auto–giustizia, e deciderci ad ammettere una volta per tutte che non siamo degni di niente altro che di eterno giudizio (ma che l’Agnello di Dio sacrificato per noi, Gesù il Cristo, nel cui nome veniamo, è degno di ricevere «potenza, ricchezza, saggezza, forza ed onore, e gloria ed ogni benedizione») potremmo testimoniare di segni e di prodigi tali che mai sono giunti a compiacere tanto gli occhi umani.

Una delle liberazioni più immediate a cui io sia mai stata presente, fu quella di una ballerina classica che ebbe un pericoloso attacco di appendicite e l’ospedale l’aveva immediatamente messa in operabilità. Io credo che un segreto della sua istantanea guarigione sia stato il fatto che sapeva, come qualcun altro seppe, di non avere nulla, in sé, che la potesse rendere raccomandabile a Dio. Tutto stava a Gesù.

Era solo una donna malvagia, una bestemmiatrice, dedita agli amorazzi, al fumo, una peccatrice che aveva fatto di tutto per gettare se stessa nella disperazione ai piedi di Gesù; ed Egli le insegnò la via e le portò la via, «Signore, NON sono degna... ma dì una sola parola di guarigione». Ed Egli la disse, ed un minuto dopo la donna non ebbe più bisogno dell’operazione di appendicite, non più di quanto possa averne bisogno io stessa.

Era una perfetta piccola pagana, quando la incontrai la prima volta, ma fu trasformata nel più agguerrito avvocato del Signor Gesù guaritore del Suo popolo che io abbia mai conosciuto.

Il prossimo caso di questo capitolo è la guarigione della suocera di Pietro (Matteo 8:14–15) nel quale mi piace parlare di Gesù come MEDICO DI FAMIGLIA. Qui sembra che non vi sia ulteriore questione, se non la guarigione, quale pure registrata in altri passi della Parola.

Pietro, capo famiglia, aveva dato a Gesù il posto giusto di preminenza e così Egli entra in casa e mette al bando dalla casa le opere di Satana. Luca ci dice (ed egli era medico, ricordatevelo), in corretta fraseologia medica, che ella soffriva di «GRAN FEBBRE», seguendo gli insegnamenti del famoso medico della Grecia antica, Galeno, che divideva le febbri in PICCOLE e GRANDI. Ma siccome la sofferente aveva il volto arrossato ed un dolore alla testa, tossendo senza sosta sul suo letto di dolore, Gesù le si avvicinò e la toccò sulla mano e la febbre la lasciò; perché il contatto vivo con Cristo mette al bando le malattie. «QUALCUNO MI HA TOCCATO» e per viva continuità con Lui siamo liberati dalla potenza del peccato e dalla malattia ed ancora ravvivati nella vita di risurrezione (Romani 8: 2,11).

Quale risultato della guarigione di lei, Pietro vide sua suocera alzarsi e prendere maggior fiducia (ognuno guarito per fede in Gesù lo fa), poi ella ministrò a Lui (Matteo 8:15), Lo servì. Siamo salvati e siamo guariti per servirLo.

È cosa gloriosa avere Gesù come nostro medico di famiglia e nessuno è troppo povero da non poter pagare i Suoi servigi; essi sono «senza denaro e senza prezzo». Lasciate che vi dica la vera storia di quel che Egli fece per una fanciullina messa da suo padre e sua madre all’ombra dell’Onnipotente.

Ad un incontro sotto la tenda, nel Canada occidentale, al quale lavoravo con altri, una dolce piccola bimba di cinque anni, le cui orecchie erano state distrutte dalla devastazione della scarlattina, fu portata all’altare da sua madre, affinché fosse guarita dalla sordità. La bimba era talmente sorda che le era impossibile udire un suono qualsiasi, non importa quanto alto fosse, e non vi erano prospettive, umanamente parlando, di miglioramento della sua condizione. Chiesi alla madre, che aveva portato la figlia all’altare, se il padre era salvato, e ricevendo da lei risposta affermativa, chiesi loro di venire avanti come famiglia, per ricevere Gesù come Medico Familiare, reclamando perfetta liberazione fisica per tutti coloro che della famiglia facevano parte, per mezzo della potenza del Sangue di Gesù messo per fede sullo stipite della porta.

«Io canterò, sì lo griderò, il sangue! Il sangue!

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Il primo paziente del capitolo 8 di Matteo è un lebbroso che credeva implicitamente nella POTENZA del Signore per guarirlo, mentre poi dubitava della Sua VOLONTÀ. «SIGNORE, SE TU VUOI, TU PUOI PURIFICARMI» (Matteo 8:2). Gesù, l’Autore ed il Compitore delle nostra fede, completa la fede del supplicante col Suo «LO VOGLIO» ed il risultato è l’immediata guarigione dell’uomo.

La Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse, è L’IO VOGLIO di Dio per ciascuno che cerchi la piena salvezza del corpo e dell’anima. Gesù, l’unico ed amato Figlio di Dio, appeso alla Croce, nell’agonia e nel sangue, è Dio che dice: «IO TI HO LIBERATO e questo è quel che Mi costa. Puoi tu dubitare della Mia volontà?».

Gesù parla della guarigione definendola: «IL PANE DEI FIGLI», nel capitolo 15 di Matteo, e nessun padre terreno degno del nome di padre toglierebbe il pane ai figli, ancor meno dunque lo farebbe il Padre Celeste!

Ci è stato insegnato a pregare: «LA TUA VOLONTÀ SIA FATTA IN TERRA COSÌ COME È FATTA IN CIELO». In cielo non vi è peccato e non vi è nemmeno malattia, poiché nulla che sia contaminato può entrarvi.

Dio desidera la guarigione del nostro corpo proprio alla stessa stregua con cui desidera il nostro benessere spirituale, ed anche l’apostolo Giovanni prega per il beneamato Gaio: «CARISSIMO, IO PREGO CHE IN OGNI COSA TU PROSPERI E GODA BUONA SALUTE, COME PROSPERA L’ANIMA TUA» (3 Giovanni 2).

Alcuni dicono che a questo lebbroso non venne chiesto di dare testimonianza, ma si tratta di un errore. Piuttosto gli fu detto egli fu ridetto quando, come, dove, testimoniare ed anche a chi. Ai sacerdoti, ufficiali preposti ad esaminare i lebbrosi e a dichiararli puri all’esamina dell’avvenuta guarigione; il lebbroso doveva poi portare l’offerta richiesta. La lebbra è un simbolo di quel che risulta dal peccato, e la giustizia, che si ottiene per la fede in Gesù Cristo, deve essere testimoniata sia dalla legge che dai profeti (Romani 3:21).

Dopo che io venni guarita dall’abitudine alla morfina, qualche mio amico Cristiano mi pregò di mai nemmeno menzionare il fatto che io sia stata una tossicodipendente. Invece il Signore mi disse di mostrare quali grandi cose Egli aveva fatto per me, anche se mi fossi dovuta umiliare per farlo. E Lui mi disse quando, come e dove testimoniare. Poco tempo dopo la mia liberazione venni a Chicago, in una chiesa Metodista, ed appena si ebbe l’opportunità della testimonianza, mi alzai e dissi della meravigliosa liberazione che Dio aveva operato in me. Dopo che mi fui seduta, ecco alzarsi un giovane, lì in fondo alle panche e dire che lodava Dio per la testimonianza che io avevo appena dato: essa gli infondeva coraggio per narrare quello che Dio aveva fatto per lui. Era stato un alcolizzato senza ormai alcuna speranza era stato completamente liberato e gloriosamente salvato.

I suoi amici lo avevano implorato di non narrare la sua storia, dal momento che apparteneva ad una famiglia benestante, eppure il mio esempio lo aveva tanto ispirato che aveva dichiarato di voler testimoniare in favore di Gesù per tutte le possibilità che aveva avuto, e predicarLo, giacché si sentiva chiamato a predicare. Dopo, infatti, lo ascoltai dare uno splendido sermone quella sera stessa alla sala dei Volunteers of America.

Dopo il servizio di culto nella chiesa Metodista, venne avanti un gentiluomo ed eccolo presentarsi come il Dottor William Gentry. Svolgeva la sua pratica medica a Chicago, in quel tempo. Mi disse quanto era stato impressionato da ciò che avevo detto, una verità della quale non poteva dubitare. Più tardi lasciò la pratica della medicina per mettersi completamente al servizio del Signore.

Un altro caso, nello stesso capitolo, è quello del centurione romano che chiese la guarigione del suo servo, il quale fu liberato in risposta alla grande fede del suo padrone.

Notate: il centurione non chiese altro che una parola. «DÌ UNA SOLA PAROLA», ed anche vogliate notare che non basò la sua richiesta su qualche merito particolare o personale, che

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CAPITOLO 1

COME FUI GUARITA DALLA SCHIAVITÙ DELLA DROGA

«Signore, io grido a Te dai luoghi profondi!

Signore, ascolta il mio grido; Siano le Tue orecchie attente al mio grido d’aiuto!

Se tenessi conto delle colpe, Signore, chi potrebbe resistere? Ma presso di Te è il perdono, perché Tu sia temuto.

Io aspetto il Signore, l’anima mia Lo aspetta; Io spero nella Sua Parola.

L’anima mia anela al Signore più che le guardie non anelino al mattino. Israele, spera nel Signore, poiché presso il Signore è la misericordia,

e la redenzione abbonda presso di Lui. Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe» (Salmo 130).

Egli mi ha tratta in salvo dai luoghi profondi! Abisso chiama abisso, baratro risponde a

baratro. Solo coloro che sanno cosa vuol dire essere legati come lo ero io, prigioniera del potente e preda del terribile, potranno capire quanto fu grande la liberazione che Dio operò in me, quando mi liberò completamente dalla degradante schiavitù della morfina e del cloralio in cui ero stata per anni.

Seduta in tenebre ed all’ombra della morte, legata in catene di afflizione, gridai al Signore, nel mio problema ed Egli mi tirò fuori dalla mia sofferenza, mi condusse fuori dalle tenebre e dall’ombra della morte, e fece a pezzi i miei lacci. Non pensate che abbia ragione a lodare Dio e glorificarLo e dar gloria con ogni respiro a Colui che tutto conquista, Gesù?

La mia triste storia ebbe una piacevole fine, ma se qualcuno volesse chiedermi come mai avessi contratto abitudine alla morfina, dovrei rispondere: «A causa dei miei errori, solo per i miei errori, i miei gravi errori!»

Ero stata salvata parecchi anni prima, ma, come Pietro ad un certo stadio della sua carriera, anche io ero un po’ lontana, quando caddi nella fossa. È molto pericoloso allontanarsi, lo prova la mia caduta, lo provai a mie spese. Naturalmente è inutile dire che nulla era più lontano dai miei pensieri che divenire tossicodipendente. Ma la pratica della Medicina e della Chirurgia era davvero estenuante; ed in tempi di eccessiva ansietà per superlavoro, mi ristoravo, dapprima occasionalmente,con la morfina e la prendevo da sola, o anche in miscellanea con altre droghe, mi distendeva i nervi, mi faceva dormire.

Sapevo pure che la tossicodipendenza aveva il tremendo potere di schiavizzare e distruggere le sue vittime, e ne avevo la pratica dimostrazione, sotto i miei occhi, ogni giorno. Tra i più brillanti membri della professione medica, laureata all’Università del Michigan, dipartimento di Medicina, ad Anne Arbor, ero ulteriormente inscusabile per giocare, anche solo per un attimo, con tale distruttivo agente. Ed, ahimè, io credevo di giocare con le droghe, ma un giorno scoprii, spaventata, che dietro la droga c’è un demone, e che questa potenza stava giocando con me. La tigre assetata di sangue, che aveva divorato tante altre persone, mi aveva in pugno.

Posso ora a malapena parlare dell’angoscia del mio cuore, quando scoprii e dovetti un giorno accettare che la morfina era padrona di me, ed io, solo una schiava.

Trovo un certo difetto, in molte testimonianze di guarigione: l’individuo che narra della sua guarigione, spesso non rende chiaro che ha davvero sofferto per quella malattia che professa curata. Dovrebbe essere evidente che ha sofferto, e crede di aver sofferto, ma spesso su queste cose si sorvola.

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Queste testimonianze non hanno certo un valore scientifico, ma io voglio che sia ben chiaro, senza ombra di dubbio, che non si cada nell’errore, nella mente di qualcuno, che io ero davvero vittima della morfinomania.

Ogni giorno assumevo una dose variabile dai dieci ai quattordici grani, ed allora, era cinquanta volte la dose per un uomo normale adulto. Assumevo anche il cloralio idrato in dose alta, nella mistura a volte usata dai criminali, e cosiddetta «da K.O.» centoventi grani in due dosi di sessanta grani assunte ad intervallo di un’ora, ogni sera, a letto. La dose sicura di cloralio, sebbene io non creda che esista una dose sicura, è di circa cinque grani e dunque io ne assumevo regolarmente ventiquattro volte quanto prescritto da un medico.

Assumevo la morfina per via orale, in tavolette di solfato che importavo per mio uso personale (all’epoca vivevo in Canada). Sebbene altre persone abbiano fatto uso di droghe in maniera più ampia della mia, non credo che qualcuno sia stata più affascinata dalla droga di come lo ero io. Solo attraverso un disperato sforzo – e solo Dio sa quanto disperato fosse – potevo talvolta diminuire la dose, ma la riducevo solo di un minimo, per la quale riduzione diventava poi impossibile ottenere una riduzione maggiore.

Chiedermi perché prendessi quotidianamente la droga sarebbe come chiedermi perché inalassi l’aria atmosferica: sia l’una che l’altra erano necessari alla mia esistenza. Quando, attraverso un tremendo esercizio di volontà, me ne astenevo per ventiquattrore, la mia condizione diveniva davvero pietosa. Ero debole e tremavo: tutto il mio corpo era in un bagno di sudore, mentre il mio cuore era eretico e tachicardico; anche il mio respiro diveniva irregolare ed il mio stomaco non era capace di trattenere nemmeno una goccia d’acqua. I miei intestini erano torturati dal dolore, suppliziati con persistente diarrea. Non potevo rimanere in piedi, non riuscivo ad articolare le parole con chiarezza, e nemmeno riuscivo a firmare: i pensieri erano sconnessi, la mente si riempiva di immagini orrende e di impressionanti presagi. E, cose peggiore di tutte, il mio corpo era posseduto dalla specifica, irresistibile, indescrivibile bramosia della droga. Chi non lo abbia provato, non può sapere di cosa si tratti. Ogni cellula del vostro corpo grida stridendo che desidera la droga. Si tratta di una richiesta periodica e nel mio caso, ogni giorno, alle cinque di sera, DOVEVO AVERLA! Era una richiesta imperativa che non poteva essere negata. Se fossi stata in pieno oceano e senza orologio, avrei saputo dire a che ora era la chiamata.

Dite quello che volete, sul potere della volontà. Da parte mia basta dire che nessuna potenza umana può contrastare la potenza del demone della morfina, una volta che la dipendenza sia instaurata. La sua diabolica potenza è sovrumana. Ma siano rese grazie a Dio! Lui ha detto: «VI HO DATO POTENZA SU TUTTA LA POTENZA DEL NEMICO». Divina potenza è avere già quel che si chiede, e ricevere.

Non caddi, comunque, anche se ebbi molte feroci battaglie. Credo infine di aver fatto cinquantasette tentativi per sottrarmi a quel terribile incubo. E sempre, ad ancora, gettai via alti quantitativi di droga, determinata a non toccarne più, anche se fossi morta, qualora fossi riuscita ad uscirne. Credo di avere sperperato una piccola fortuna, in tal maniera. tentai tutte le sostituzioni operate dai medici specialisti nel campo, consultai molti medici, alcuni anche di fama nazionale. Non dimenticherò mai la tenera considerazione che ricevetti da molti di loro, ma essi non avevano il potere di spezzare i miei lacci. E con Dio, mi ero tanto allontanata, che ora tentavo la Scienza Cristiana, così falsamente detta. Feci anche la famosa cura dell’oro di Keeley. E se qualcosa non tentai, fu perché non conoscevo.

Lasciai il Gold Cure Institute in condizioni assurde e fui trasferita al sanatorio per malattie nervose, e messa in cura da un famoso specialista. Quando fui dimessa da questo istituto prendevo ancora morfina e cloralio poiché i medici non mi permettevano di astenermene, sia per le mie condizioni fisiche, ed in parte a causa del mio sbilanciato stato mentale, che diveniva vieppiù grave, se me ne astenevo. Delle sofferenze che mi costarono gli sforzi per essere libera, preferirei non

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1. INSEGNAMENTO 2. PREDICA 3. GUARIGIONE (Matteo 4:23). Prima di ogni cosa, Gesù insegna. Rivela all’uomo quale sia la volontà di

Dio per lui e gli mostra quanto lontano da essa egli abbia camminato. Secondo, predica o proclama all’uomo la salvezza provvedutagli attraverso Gesù Cristo, la quale, accettata per fede, lo conduce in perfetta armonia con la volontà divina. E, terzo, guarisce; rimuove dai corpi umani il risultato del peccato. Questo è l’ordine delle cose di Dio ed è bene ricordare che esso non muta mai.

A volte, le persone che vengono a cercare la guarigione per qualche grave problema, si sentono impazienti quando, invece di pregare per la loro immediata liberazione, deliberatamente, in preghiera e riverentemente, ci mettiamo a leggere loro gli estremi della Parola (anche per ore, se così lo Spirito conduce a fare). Queste persone impazienti dimenticano che le parole medesime sono «Spirito e vita» e che «EGLI MANDÒ LA SUA PAROLA E LI GUARÌ».

Ho visto pazienti talmente prosciugati di vitalità che dal punto di vista medico, avrei dovuto loro somministrare potenti stimolanti cardiaci ed intervalli frequenti, per prevenire il collasso.

Ma essi ascoltarono la Parola di Dio continuamente, per ore, ed innalzarono i loro cuori sotto la distillazione della sua paradisiaca rugiada come un giardino riarso può fare dopo una doccia abbondante.

La Parola INSEGNA, rivela Dio all’uomo, così che l’uomo aborrisca se stesso e stia in penitenza, nella polvere e nella cenere. Come disse Giobbe, «IL MIO ORECCHIO AVEVA SENTITO PARLARE DI TE, MA L’OCCHIO MIO TI HA VISTO. PERCIÒ MI RAVVEDO, MI PENTO SULLA POLVERE E SULLA CENERE». (Giobbe 42:5,6).

La Parola PREDICA, mostra la via che va dalla contaminazione alla santità per mezzo del Sangue di Gesù: «AVENDO DUNQUE, FRATELLI, LIBERTÀ DI ENTRARE NEL LUOGO SANTISSIMO PER MEZZO DEL SANGUE DI GESÙ» (Ebrei 10:19).

La Parola GUARISCE TUTTI coloro i quali attraverseranno la grazia abbondante che fluisce dal Calvario, accettando la perfetta volontà di Dio per spirito, anima e corpo: «L’INTERO ESSERE VOSTRO, SPIRITO, ANIMA, CORPO, SIA CONSERVATO IRREPRENSIBILE PER LA VENUTA DEL SIGNOR NOSTRO GESÙ CRISTO» (1 Tessalonicesi 5:23).

Quando Gesù disse all’uomo infermo del capitolo quinto di Giovanni: «VUOI GUARIRE?» voleva dire proprio quello che disse. Non solo che quel povero corpo atrofizzato si sarebbe rimesso dalla sua infermità, ma che l’uomo nella sua interezza sarebbe risorto per camminare alla luce del Cielo, al di sopra del mondo e del peccato, perché nel verso 14 dello stesso capitolo Lo troviamo che dice all’uomo di non peccare più. È volontà di Dio rivelataci, non solo di rimuovere ogni peccato ed infermità, ma portarci anche al di sopra del regno ove peccato e malattia operano, nella Vita di Risurrezione di Cristo: «LA LEGGE DELLO SPIRITO DELLA VITA IN CRISTO GESÙ MI HA LIBERATO DALLA LEGGE DEL PECCATO E DELLA MORTE» (Romani 8:2).

Ed Egli suggerisce a ciascuno: «VUOI ESSERE GUARITO?» e «Non al 50%, nemmeno al 60%, o anche al 90%, ma guarito al 100%». L’insegnamento del Nuovo testamento riguardo alla guarigione, è un campo troppo vasto per essere qui considerato in toto, ma studieremo alcuni particolari casi che si trovano nel capitolo 8 di Matteo.

La prima cosa che ci colpisce è che ciascun caso del Nuovo Testamento ha certi aspetti a sé peculiari, sì da non poter essere messo in connessione con altri casi. Io credo che questo ci mostri quanto siano inesauribili le risorse di Dio e quanto perfettamente capace sia Egli di incontrare le necessità di ciascun caso che Gli venga messo, senza riserve, nelle mani.

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CAPITOLO 12

INSEGNAMENTO, PREDICA E GUARIGIONE

Tra le ultime parole dette prima della chiusura del canone dell’Antico Testamento, prima dei tristi, silenziosi secoli che sono trascorsi tra Malachia e la prima venuta del Signore Gesù Cristo (per mezzo del quale Dio ha parlato a noi in questi giorni), troviamo la predicazione del Sole di Giustizia nelle cui ali c’è guarigione. (Malachia 4:2). Questa predizione fu adempiuta quando Gesù, luce del giorno proveniente dall’alto, ci visitò.

E quando Gesù fu manifestato per distruggere le opere del diavolo – incluse malattia e peccato – Egli guarì TUTTI coloro che vennero a Lui, TUTTI coloro che erano oppressi dal diavolo. E, grazie a Dio, Egli è ancora il Sole di Giustizia con la guarigione nelle ali e col Suo raggiante amore, perdono, purificazione e guarigione di tutti coloro che lasceranno che la benedetta Luce solare – la vita che è luce – sia nei nostri cuori e nelle nostre vite. «Aprite le finestre chiuse, spalancate le porte, fate entrare la benedetta luce del sole».

È difficile tener fuori la luce. Anche quando avete chiuso ogni tendaggio, tirato giù le tapparelle, chiuse le persiane, e tappata ogni via d’ingresso, essa ha modo di introdursi e di fare una zona di gloria nel bel mezzo delle tenebre.

Dio vuole che nessun uomo perisca, ed anche quando le porte Gli sono chiuse in faccia, Egli ci ama così tanto da inviare qualche raggio di luce divina per mezzo delle preghiere del popolo Suo o della loro testimonianza o dei loro amorevoli sorrisi o per mezzo di qualche Parola di Dio sepolta nelle nostre menti per mezzo dello Spirito Santo che illumini le tenebre nostre e che ci inviti a disporre gli esseri nostri all’illuminazione, al riscaldamento, all’energizzazione, all’elettrizzazione, alla guarigione, alla rivitalizzazione, alla magnetizzazione, ai raggi del Sole della Giustizia.

Vidi una volta alcuni bimbi che erano davvero l’incarnazione della salute. Erano abbronzati, di un color nocciola dalla testa ai piedi ed irradiavano vigore fisico e benessere da ogni poro. Chiesi alla loro madre: «Cosa gli avete dato?» E lei mi rispose: «Li ho portati al mare ed il tempo è stato molto bello: sole tutto il giorno. Li ho spogliati dei loro vestitini e li ho vestiti con minuscoli costumi da bagno, per minimizzare gli ostacoli tra loro ed il sole, ed il sole ha fatto tutto il resto. Da allora, il mio medico è il Dottor Sole».

Si, il sole è un meraviglioso medico, ma anche lui talvolta fallisce. Invece il Sole di Giustizia non fallisce mai nell’illuminare il cuore più tenebroso che si spalanchi a riceverLo ed a guarire le persone senza più speranza che vengano a Lui; solo dovremmo essere come quei piccoli fanciulli, senza niente tra noi e Lui, nemmeno una nuvola che offuschi il cielo per un attimo, ed il Signore nostro ai nostri occhi, nemmeno un peccato o un egoismo che ci possa separare da Gesù.

Dovremmo dunque spalancare porte e finestre? Se sono già aperte, apriamole ancor di più, o meglio ancora, usciamo noi stessi per andare a Cristo. Come dice un canto che il Signore diede a mia sorella, nello Spirito.

«Uscite nella luce, restate lì, camminate fino a lì e sedetevi.

Lodate Gesù, la Parola Vivente, in Gesù tutto è luce, vivete lì, restate lì a riposarvi, dimorate lì, uscite nella luce,

passate per fede al cospetto della luce di Dio».

Guardiamo ora per un istante l’opera di Gesù Salvatore e Guaritore, come descritta nel Nuovo Testamento. Notate prima come Egli seguì un metodo definito, ed un ordine, nelle cose che fece:

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parlare. Ero un perfetto relitto, mentale e fisico. «Uno scheletro con dentro un diavolo» disse un’infermiera. Penso che questa descrizione sia stata molto accurata, sebbene non adulatrice.

I miei amici avevano perso ogni speranza di vedermi liberata, e lungi dal mettermi in guardia dal prendere droga, mi dicevano di assumerne, come unico mezzo per preservare il barlume del raziocinio che mi era rimasto. Aspettavano che il naufragio della mia vita giungesse ad una fine, non desideravano davvero veder prolungata una tanto miserabile esistenza.

Forse molti di noi conoscono «Il Corvo», il poema di Edgar Allan Poe. L’autore, sebbene chiamato Principe dei Poeti Americani, perì in giovane età, miserabilmente, per una tossicodipendenza come la mia. In quel poema rappresenta sé stesso, mentre apre la porta ad un corvo nero, osceno uccello da preda. Una volta fatto entrare, il corvo resiste ad ogni sforzo che lo rigetti e si appollaia su di un busto di marmo, vicino all’ingresso, fissando il poeta con gli occhi di un demone. Ogni volta che lui gli comanda di andarsene, il corvo gracchia la sinistra parola «Giammai».

«Tira via il tuo becco dal mio cuore»,

Disse il corvo: «Giammai». Ed il corvo, senza mai partire,

Ancor siede, siede ancora Sul busto pallido di Atena

Proprio sopra della mia porta, Ed i suoi occhi hanno il sembiante

Di un demone sognante, La sua forma, via dalla mia porta, La sua forma, via dal mio cuore,

Saran sollevate «Giammai».

Questo poema è una parabola nella quale lo scrittore narra della sua crudele schiavitù senza

speranza, alle cattive abitudini. Mi possedeva quando ero legata ed ancora e ancora Satana bisbigliava al mio torturato cervello la spaventosa parola, «Giammai».

Benché notte e dì sognassi la libertà, quel sogno sembrava impossibile da realizzarsi, ed io dissi: «Ci vorrà qualcosa di più forte della morte per liberarmi, perché la presa di quella cosa orrenda affonda al di là del mio essere fisico». E così era, giustamente, poiché ci vuole le legge dello Spirito di Vita in Cristo Gesù, che ci rende liberi dalla legge del peccato e della morte.

Potreste chiedermi: «Ma non avevi pregato?» Si, e giunsi ad un punto dove non potei più chiedere nulla di diverso. Pregavo, pregavo ed ancora pregavo. Notte dopo notte, vagavo per lungo e per largo per le stanze, invocando Dio, e talvolta mi strappavo letteralmente i capelli. E potreste chiedermi: «Non fosti guarita dopo tutto questo?» No, non fui guarita, perché non credevo alla semplice dichiarazione della Parola di Dio.

Piuttosto, la mia guarigione non poteva essere manifestata a causa della mia incredulità. Ero io a chiudere la porta ed impedivo alla potenza di Dio di operare senza ostacoli nel mio corpo.

«E perché non avevi fede?» Semplicemente perché non possedevo luce sufficiente per prenderla. La fede è un dono, e bisogna prenderlo. Inoltre, la maniera con la quale Dio lo distribuisce, è attraverso la Sua Parola. «LA FEDE VIENE» notate bene che viene, «DA CIÒ CHE SI ASCOLTA E CIÒ CHE SI ASCOLTA VIENE DALLA PAROLA DI CRISTO» (Romani 10:17). Diventavo sempre più debole, passando ore ed ore a letto. E Dio, nella Sua misericordia, mi fece stare molto da sola, affinché potesse parlarmi. Infine presi la Bibbia che avevo tanto trascurato e mi immersi nella sua lettura, col pieno proposito di cuore di ricevere tutto quello che essa conteneva per me, fare tutto quello che Dio mi dicesse di fare, credere a tutto ciò che Egli ha detto;

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e, lode a Dio, il problema insolubile fu risolto, l’impossibile fu agguantato e fu portata la liberazione. Non vi sono dubbi su di essa, quando Dio ci fa incontrare le Sue condizioni di fede e pentimento. Quando Dio dice FEDE, dice proprio FEDE, meglio saperlo.

Se qualcuno volesse sapere attraverso quale verso della Scrittura io sia stata guarita, dovrei rispondere: attraverso la Scrittura intera. In Giobbe, il più vecchio libro della Bibbia, vi è un chiaro insegnamento della guarigione nell’espiazione. Infatti Giobbe 33:24 dichiara: «RISPARMIALO, CHE NON NELLA FOSSA, HO TROVATO IL SUO RISCATTO».

E nella Genesi, Dio volle fare l’uomo come Lui lo voleva, a Sua immagine e somiglianza, ed anche fisicamente, libero da qualsiasi disabilità. Troverete la guarigione nell’Esodo, quando il popolo di Dio marciò fuori d’Egitto e nel Salmo 105:37 leggiamo: «E NESSUNO VACILLÒ NELLE SUE TRIBÙ ».

Pensateci! Che gloriosa processione! Come fecero? Attraverso il meraviglioso potere del sangue dell’Agnello Pasquale. Leggete nel Levitico, nella cerimonia di purificazione del lebbroso, purificato dal sangue di uccello versato nel vaso contenente acqua di fonte – simbolo di Cristo, che per mezzo dello Spirito Eterno offrì Se stesso, senza macchia, a Dio. Ed in Numeri è ricordato che la malattia viene trattata con metodi sovrannaturali, preghiera, sacrificio, espiazione. Poi in Deuteronomio Dio ha esplicitamente promesso di togliere ogni malattia dal Suo popolo obbediente. Sia sufficiente dire che ho trovato un gran numero di passi sulla guarigione, nella Bibbia. Quando trovai le parole di Dio, «le mangiai», ed esse fecero la loro opera. Esse non falliscono mai. Sapevo di essere guarita, e non per merito mio, non avrei potuto dare alcun aiuto, perché Dio era fedele e quasi persi interesse nei miei sintomi, tanto ero certa della verità. Le droghe passarono e non ho saputo più nulla di esse nei diciannove anni che seguirono. Ho pensato che forse Dio aveva mandato un angelo a portarle via: ed invero lo stavo aspettando, ma poi mi accorsi che le droghe non c ’erano più, che erano sparite. Se fossero sparite solo le droghe, ciò non sarebbe stato di molto aiuto, ma qualcos’altro era sparito. L’indescrivibile, specifica, irresistibile «fame» provocata dalla potenza demoniaca era andata via. L’orribile uccello da preda che gracchiava «Giammai», era volato via, per non tornare mai più. Non ho più usato morfina e cloralio se non per avvelenare i topi. Non avevo posto per esse, e nemmeno altre droghe ne hanno trovato. Il mio appetito migliorò al punto che mangiavo sette volte al giorno e per le droghe non vi era più spazio, mentre la mia anima era riempita con le lodi di Dio. «La mia anima magnifica il Signore ed il mio spirito gioisce in Dio, mio Salvatore».

Il meglio di tutto è che la mia guarigione non fu un felice incidente, non fu un miracolo speciale in mio favore, ma l’opera in me, della volontà di Dio per tutti noi, perfetto benessere per fede nel Nome di Gesù di Nazareth. Per quanto io sappia della cosa, l’opera di Dio è fatta oggi da uomini e donne che sono stati risollevati sia dalla morte fisica che da quella spirituale, gente cui la professione medica aveva detto di morire. Potrei dare i nomi di almeno un centinaio di loro. E ci sono ancora posti vacanti nell’Armata di Dio. Se sei afflitto, fai un passo avanti, ricevi la guarigione e mettiti all’opera.

Immediatamente dopo la mia guarigione, ero a Chicago e venni un giorno al Women’s Temple per l’incontro di preghiera di mezzogiorno. Non so attualmente come sia, ma era allora un luogo di raccolta di operatori Cristiani; venivano dal Moody Bible Institute, e da molte missioni e chiese.

Mentre entravo, udii il predicatore parlare delle trappole in cui possono cadere Cristiani che hanno a che fare con le droghe e con il tabacco. Li metteva in guardia, affinché chiudessero con esse, se avessero qualcosa a che vederci. Poi si sedette. Sapevo per esperienza che la gente non poteva sbarazzarsi delle droghe se prima non si impossessava di Gesù, e così, resa pronta dallo Spirito Santo, mi alzai e chiesi se potevo prendere la parola. Non era in progetto che io parlassi, ma Dio era nella cosa e mi fu concesso.

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lei ed ella iniziò a lodare Dio per la sua liberazione, in lingue nuove.) ed ancora tumori di vario genere (ed il cancro, perfettamente guarito, talvolta anche all’istante, imposte le mani nel Nome di Gesù).

Una donna guarita da cancro al seno, nella mia città, in risposta alla preghiera, si costituì da sola, agente pubblicitario per il Signore e per la divina guarigione. Di tanto in tanto il telefono suona ancora e mentre rispondiamo, le persone dicono: «Vi ricordate della signora Campbell che fu guarita dal cancro a casa vostra? Mi ha detto che se pregherete per me, la preghiera nel Nome di Gesù che io chiedo, anche io sarò guarita (o guarito)».

Si, i segni seguono. Dio conferma sempre la Sua Parola. Mettetevi sulla Parola di Dio proprio adesso, sia che si tratti di voi stessi che di altre persone, e non abbiate paura. Essa non ha mai fallito e mai fallirà, poiché coloro i quali credono nel Signore non saranno mai delusi.

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Era in un reale stato di morte clinica. Quando la visitai non fui assolutamente capace di trovare tracce di una seppur minima pulsazione cardiaca. Avevo guidato per un lungo tratto, per recarmi da lei, stava piovendo e l’auto era scoperta, dunque fiumi d’acqua mi investivano. Ma suo marito insisté che io andassi lì, e ci andassi senza perdere nemmeno un istante, dicendomi, col volto pallido come gesso, che lei stava morendo.

Quando sentii l’immediata potenza della morte e la potenza delle tenebre scorrere come una fiumana sulla donna che si trovava in stato di perfetta incoscienza, lo Spirito del Signore in me, alzò un vessilli contro il nemico.

Io non avrei potuto farlo: ero troppo colpita, ma attraverso le mie labbra ecco le parole: «La preghiera della fede salverà il malato ed il Signore la ristabilirà, ALZATI!». In quello stesso istante ella aprì gli occhi, e disse al marito, chino su di lei, piangente, il quale mai si sarebbe aspettato di udire ancora una volta la sua voce: «Non piangere, caro, Gesù è qui».

In quel momento ella Lo stava vedendo in una visione: «Egli mi ha guarita». Ed era talmente occupata con la sua visione della bellezza e della dolcezza di Gesù che nemmeno si accorse che io ero stata lì, ma lo seppe dopo che me ne fui andata. La incontrai qualche tempo dopo, sulla strada principale della città, faceva gli acquisti ed un nastro ne raccoglieva i riccioli dietro il capo: era certamente molto vitale.

L’ultimo caso lo chiamo «La storia di Samuele», non il Samuele della Bibbia: si tratta di un altro Samuele che fu chiamato come quello della Bibbia perché pure lui era figlio della fede.

Questa coppia, marito e moglie, erano buona gente ed avevano una bella e confortevole casa sulla quale riposava la benedizione di Dio, ma non avevano figli che la illuminassero ed ereditassero la benedizione promessa alla discendenza del giusto. Ciò era per loro una grande pena, specialmente per la donna la quale aveva, per mano dei medici, cercato di rimuovere un ostacolo fisico al concepimento tramite dolorose operazioni che però non avevano dato alcun esito positivo. Ahimè, coma la donna di cui parla il Vangelo, ella stette anche peggio, invece di migliorare ed i suoi unici risultati furono un aumento delle pene ed un aumento dei conti medici da pagare.

Nell’anno in cui sia lei che suo marito ricevettero il Battesimo nello Spirito Santo ed una fresca illuminazione della santa Parola, ella migliorò. Con ciò le venne la convinzione che la sterilità e la malattia non procedessero assolutamente dalla volontà di Dio, ma che fossero parte della maledizione che era stata infranta da Gesù, portata da Lui al posto di lei, quando Egli era stato fatto maledizione in vece sua.

Lei pregò affinché la benedizione di Abrahamo, la quale include aver figli, venisse su di lei e fu determinata nel metter Dio alla prova e vedere se Egli non avesse aperto le finestre dei Cieli per versarle addosso la benedizione della maternità.

Fu così che ci riunimmo intorno a lei, noi, piccola banda di desiderosi richiedenti, ed assieme a lei, prendemmo posizione sull’immutabile Parola.

La nostra parte fu così reale che quando il figlio arrivò, (e doveva arrivare, perché la Scrittura non può essere che vera) lo chiamammo, in comune accordo, Samuele, dicendo, con Anna, madre del Samuele biblico: «Per questo figlio ho pregato». Tutti noi sentivamo che ci apparteneva, quasi come al padre ed alla madre. Lo tenevamo nel nostro mezzo, ce lo guardavamo con avidità, e quando, un anno e mezzo più tardi il Signore gli mandò una sorellina, proprio per bilanciamento, lei venne chiamata Ruth (completezza) e la nostra coppa di gioia fu piena. Ma cosa posso aggiungere ancora?

Non mi resta spazio per parlare di ogni malato che ho visto guarito, e da qualsiasi malattia che la carne possa ereditare; i gozzi che sono stati disciolti, i ciechi che hanno recuperato la vista, i sordi che odono, gli zoppi che camminano, i casi di tubercolosi e le malattie cardiache, i mali renali, le appendiciti, i calcoli biliari (una donna cattolico–romana, affetta da calcolosi biliare, fu guarita all’istante, già sul letto di morte dopo aver ricevuto l’estrema unzione, e lo Spirito Santo scese su di

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Dunque dissi: «Sono contenta per il buon consiglio che il nostro fratello ci ha dato e voglio dirvi, dal profondo della mia esperienza personale, come fare». Poi narrai la mia storia. Penso che molti di loro non credessero alla guarigione divina, ma non credo che vi si trovasse qualcuno che non ci credeva più, dopo che ebbi finito. Ero così felice, come se fosse libero un qualcosa che prima era stato in gabbia, e tutti, insieme a me, si alzarono e cantammo,con gioia insieme, un grande canto di lode.

«Tutti osannano la potenza del Nome di Gesù

Che gli angeli prostrati portino il diadema regale, E Lo incoronino Signore di ogni cosa».

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CAPITOLO 2

LA VOLONTÀ DI DIO COME RIVELATA NELLA SUA OPERA CREATIVA

«DIO VIDE TUTTO QUELLO CHE AVEVA FATTO ED ECCO, ERA MOLTO BUONO»

(Genesi 1:31). Io credo che uno dei più grossi ostacoli alla guarigione sia l’assenza di certa, definita

conoscenza di quella che sia la volontà di Dio. Nella maggior parte di voi, è in agguato la sensazione che Egli non voglia guarirci e che dobbiamo persuaderLo a farlo.

La gente dice spesso: «Lo so che può; può, se vuole». Come il lebbroso che nel capitolo 8 di Matteo disse a Gesù: «Se Tu vuoi, Tu puoi rendermi puro». Molti di noi hanno ricevuto l’insegnamento di pregare: «Se è Tua volontà, guariscimi». Non è certo questo il modo in cui Davide pregò. Egli gridò, nel Salmo 6:2 «ABBI PIETÀ DI ME, O SIGNORE, PERCHÉ SONO SFINITO; RISANAMI, O SIGNORE, PERCHÉ LE MIE OSSA SONO TUTTE TREMANTI». Era molto malato, infatti, ed i lancinanti dolori nelle sue ossa possono davvero essere stati dovuti al fatto che lui era molto debilitato, poiché continua, al quarto ed al quinto verso, implorando Dio di liberarlo dalla morte incombente e nel verso 9 aggiunge: «IL SIGNORE HA ASCOLTATO LA MIA SUPPLICA, IL SIGNORE ACCOGLIE LA MIA PREGHIERA».

Non vi erano SE e non vi erano MA in quella preghiera. Nemmeno il profeta Geremia aveva dubbi sulla volontà di Dio di guarire, perché gridò: «GUARISCIMI, SIGNORE, E SARÒ GUARITO, SALVAMI E SARÒ SALVO». (Geremia 17:14).

E noi, popolo di Dio dei nostri giorni, dovremmo essere liberi dal dubbio a riguardo della volontà del Padre nostro per i nostri corpi, come lo erano loro, poiché questo è chiaramente rivelato nella Parola, come è rivelata la Sua volontà per la salvezza delle nostre anime. La Bibbia intera è la rivelazione non solo della volontà di Dio di guarire le nostre anime, ma anche i nostri corpi – necessità fisiche e spirituali. Uno dei Suoi nomi del Patto, YAHWEH RAPHA, significa appunto «IL SIGNORE CHE GUARISCE». Egli è anche il Signore che non cambia, il Dio immutabile, il Guaritore, Colui che procaccia la salute, Colui che dà la vita, il Sovrano indiscusso delle potenze dell’universo.

Gesù è l’espressa immagine del Padre, la perfetta espressione di Dio e della Sua santa volontà. Egli ha potuto dire: «CHI HA VISTO ME, HA VISTO IL PADRE». Ed ha dichiarato che le opere non erano Sue, ma erano del Padre che Lo ha mandato. Egli guarì TUTTI coloro che vennero a Lui, senza dare rifiuto nemmeno ad un singolo individuo. Non potete trovare un caso in cui abbia detto: «Non è Mia volontà guarirti» oppure: «È necessario che tu patisca a scopo disciplinare». Ma la Sua risposta è sempre stata «IO VOGLIO», e ciò stabilisce per noi quale sia la Sua volontà, una volta e per sempre, riguardo alla malattia. Guarire è volontà di Dio. Naturalmente tutto questo deve trovare un punto d’incontro con la nostra fede, perché la fede è la mano che riceve il regalo, e Dio può solo colmarla facendola traboccare. Una volta ho offerto caramelle ad un bambino che piangeva. Gli chiesi di tendere le mani e quando lo fece, fui dispiaciuta che fossero così minuscole. Preghiamo Dio affinché allarghi il palmo della nostra fede, poiché noi non siamo stretti in Lui, ma è il nostro cuore che si è ristretto, come dice l’Apostolo (2 Corinzi 6:12).

Poiché la Bibbia è la rivelazione della volontà di Dio di guarire e mantenere sani i nostri corpi, anime, spiriti, iniziamo ad accertarcene vedendo cosa abbia il primo capitolo della Genesi da insegnarci a riguardo. Lì troviamo la volontà di Dio chiaramente rivelata dell’opera Sua della creazione. Dio ha creato l’uomo nella maniera in cui voleva, no? Lo creò senza malattie, disabilità e tendenze all’infermità? Era in qualche modo deforme? Aveva forse una gamba più corta dell’altra?

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«Volgi via da te stesso lo sguardo, buono o cattivo che tu sia», gridò, «guarda DOVE Egli è appeso e porta via da te, per sempre, i tuoi peccati, facendoti riavere pace con Dio, pace senza fine, pace certa e sicura, al trono di Yahweh!».

Era stupefacentemente eccitante! Sembrava di sentire Gesù e di essere capaci, attraverso la potenza dello Spirito, anche di vederLo. Mentre la guidava al Calvario, la potenza catturò un’altra sorella, come in un vortice, e lei danzò per tutta la soffitta, più leggera di una piuma (e non aveva mia visto danzare nello Spirito), lodando e cantando, allo stesso tempo, in Gaelico. Poi il suo linguaggio cambiò nel Germanico Alto che avevo studiato per anni, e dunque un po’ lo capivo, e poi fu incapace di parlare diversamente per un paio di giorni. Quando le si parlava in inglese, lei rispondeva in tedesco. Non conosceva il tedesco.

Una sorella che si stava prendendo cura del suo bambino, il quale, frattanto, si era svegliato, chiese la bottiglia di latte del bimbo e mentre la cercava per la soffitta, continuava a cantare e danzare nello Spirito. Frattanto la potenza di Dio era caduta su altri e seguirono giorni di Cielo in terra, e la salvezza, ed il battesimo pure erano giunti attraverso la guarigione dell’occhio del fanciullo. È duro, dunque, separare la salvezza dalla guarigione, non è così? Da parte mia, ho smesso di tentare di farlo.

Sto per riferirvi, adesso, di un’altra guarigione che chiameremo: «L’uomo portato da quattro». Essa avvenne alla luce del verso appropriato in Luca 5, cui mi sono riferita all’inizio di questo capitolo.

Era un uomo anziano, tra i 70 e gli 80 anni, con un cancro al viso, sulla tempia, accanto all’occhio. A volte accade che la gente dica che le malattie di coloro i quali pretendono di essere stati guariti, sono immaginarie, ma non possono dirlo di questo caso, poiché l’uomo aveva bene un volto, ed il suo volto are visibile a tutti. Non si trattava proprio di un anziano di bell’aspetto, perché con quella crescita orrenda il suo aspetto era repellente. Appena vedutolo, avreste capito subito di chi si trattasse, ed a meno che non foste stati accorti, avreste esclamato, senza controllarvi: «È spaventoso!».

Quell’anziano venne davvero salvato ed era anche disposto a portarsi quell’afflizione, fino al suo ritorno alla dimora celeste, se Dio avesse così deciso. Ma appena sentì l’insegnamento della Parola, certezza venne in lui, ed aumentò, che Gesù aveva procacciato COMPLETA liberazione, sulla Croce del Calvario,e fu sempre più determinato a che la sua liberazione fosse PIENAMENTE manifestata nel suo corpo mortale.

Sebbene si considerasse un uomo debole nella fede, chiese a Dio di fornirgli un qualche aiuto speciale e fu diretto a chiedere che quattro sorelle, le cui preghiere unite erano tenute ben oleate, lo conducessero ai piedi di Gesù come quei barellieri portarono il paralitico.

Affatto riluttanti, esse accettarono il compito e lo eseguirono con tale fedeltà che il cancro semplicemente si distaccò dal volto,e sparì per sempre. A me sembrò che tutto fosse accaduto talmente rapidamente, da un giorno all’altro, ma so che un intervallo era frapposto tra la preghiera e la manifestazione fisica della avvenuta liberazione. Ma con esattezza non sono capace di dirvi quanto durò.

Ad ogni modo, in quell’intervallo, Dio rese quell’uomo capace di combattere la buona battaglia della fede e la sparizione del cancro fu una grande testimonianza in favore di Gesù, in quella città. Nessuno poteva negare che egli aveva quel cancro, e nessuno poté più trovarne traccia dopo la manifestazione della guarigione. Sentii proprio quell’uomo, predicare un eloquente sermone sulla guarigione data dal Signore, parlando del cancro che aveva avuto, più di una volta, e non ho udito mai nessuno mettere in dubbio le sue dichiarazioni.

Il caso che segue, tratta un avvelenamento conseguente il parto, cosa accaduta ad una donna, che era effettivamente morta nel mettere alla luce suo figlio, quando il miracolo accadde.

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E mentre mi ci recavo, vidi un uomo la cui espressione del volto era in qualche modo quella dell’infelicità. Si teneva a distanza, ma gettava occhiate desiderose verso il grande e grigio granaio. Lo chiamai e gli chiesi se volesse venire all’incontro.

«Si», disse, «Vorrei venirci, ma sono un uomo troppo cattivo. Tutti, in questo posto, mi conoscono come tale. Mia moglie è all’incontro. Lei è una santa donna ed io le ho fatto fare una vita spaventosa. Sono un uomo cattivo».

«Bene», risposi, «sei il tipo di persona per il quale questo incontro è preparato. Perché peggiore sei, più bisogno hai di Gesù; e stanotte Lo cercheremo coma Salvatore, guaritore, Battezzatore e Tutto in tutti. Avvicinati».

Fu così che «l’uomo cattivo» (lo chiameremo John), mi accompagnò all’incontro. Forse la gente fu stupefatta nel vederlo lì, ma questo fu nulla, rispetto alla meraviglia che li avrebbe riempiti di lì a poco.

Quella gente non sapeva quasi niente del Battesimo; provenivano da varie chiese ed associazioni, ed io spiegai loro la via della piena salvezza nella maniera più semplice possibile, incluso il Battesimo nello Spirito Santo, come descritto in Atti 2:4, e dissi loro di guardare all’Agnello di Dio, di lodarLo per tutto ciò che aveva procurato per loro. Ed essi cominciarono a lodarLo.

Ognuno si attendeva che la moglie di John fosse la prima a ricevere il Battesimo. Capii che era considerata la persona migliore del distretto.

Posso ancora vedere quella gente, se chiudo gli occhi; eravamo in una bella soffitta, un vero «alto solaio», il pavimento coperto con fieno mietuto di fresco e tutto illuminato con lanterne appese alle mura dintorno. E i volti di coloro che chiedevano, erano così pieni di desiderio, mentre le lampade li illuminavano con la loro tremula luce. Era presente uno spirito d’amore e d’armonia, perché a tutti coloro che non cercavano il Battesimo, era stato detto di rimanere a casa.

John stette in ginocchio al di fuori dell’anello di luce, ove profonda era l’ombra, e la luce della lanterne dura a penetrare. Mi meravigliai che si fosse messo lì ed intendevo andare a pregare con lui, ma eravamo inginocchiati solo da pochi minuti che ecco scendere la potenza di Dio ed una sorella, non era la moglie di John, ricevette il suo battesimo. Era inginocchiata accanto a me, mi cadde addosso, ed io non potei spostarmi.

Quando la moglie di John sentì che effettivamente questa sorella stava lodando il Signore in altre lingue, la sua disperazione sembrò crescere, tanto era il suo desiderio e cominciò con tutte le sue forze ad invocare Dio che la battezzasse.

La incoraggiavo, quando ecco che la potenza di Dio, come una folgore, si abbatté su John, dove egli era inginocchiato, a lato del gruppo, facendolo cadere sul pavimento con un tonfo così potente che sembrava dovesse abbattere l’edificio. Intanto, prima, si era alzato. E mentre giaceva lì sotto la potenza che muoveva e manipolava ogni parte del suo corpo con una forza tale, la gente credette avesse avuto un attacco convulsivo! Con grande difficoltà calmai i loro timori. Infine lo Spirito cominciò a parlare attraverso di lui, prima in inglese, descrivendo la visione che stava avendo del Calvario. Voglia Dio che ogni peccatore del mondo possa averlo udito! Avrebbe sciolto il cuore di pietra! E dopo parlò con tremenda potenza e maestà, in una lingua nuova.

Sua moglie fu così confusa quando lo sentì, che mi disse: «Lui ha ricevuto il Battesimo nello Spirito prima di me, ed era così cattivo! Forse io devo essere salvata dalla mia bontà più di quanto lui non lo sia stato dalla sua cattiveria».

«Si, forse dovresti», risposi io, «Pentiti di ogni cosa e rimettiti a Gesù». E proprio allora, con mio grande stupore, John si rialzò in piedi, si avvicinò a noi, e messosi di fronte a sua moglie, predicò il più meraviglioso sermone sul Calvario che io avessi mai udito.

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Era gobbo? O strabico da un occhio? No. Ma leggiamo che Dio disse: «FACCIAMO L’UOMO A NOSTRA IMMAGINE E CONFORME ALLA NOSTRA SOMIGLIANZA» (Genesi 1:26). Non è meraviglioso? Non vi elettrizza? Dovrebbe! Dio ha creato molte cose belle e meravigliose prima di questa – il sole, la luna, le stesse stelle, nobili alberi, squisita frutta e fiori, mostri marini, pesci ed animali di terra, alcuni dalla forza incredibile, altri quali modelli di grazia e bellezza. Ma quando giunse al Suo capolavoro, l’uomo, non gli diede forma seguendo i precedenti lavori: no, il modello su cui l’uomo venne realizzato, era un modello DIVINO. «FACCIAMO L’UOMO A NOSTRA IMMAGINE E CONFORME ALLA NOSTRA SOMIGLIANZA». E dopo che il lavoro fu terminato, Dio lo contemplò «E VIDE CHE ERA BUONO».

L’uomo allora, prima della caduta, era in un certo senso ad immagine di Dio, anche nella sua costituzione fisica, e non c’è alcun dubbio che ora, non abbiamo idee adeguate di che essere glorioso fosse. Forte, bello, perfettamente proporzionato e magnifico, stava al primo posto come maestoso e degno capo della creazione.

E fino al dì d’oggi, benché tristemente sfigurato e guastato dal peccato, e dai risultati del peccato, il corpo umano porta l’impressione della divina immagine ed il segno della divina firma, come l’aveva di certo anche la moneta che Gesù disse di dare a Cesare.

Non dimenticherò mai la prima volta che vidi un cervello umano. Ero ancora una giovane studentessa in medicina, dimentica del mio Creatore, mondana, nei giorni della mia giovinezza. Ma posso davvero dire che una sensazione del tutto simile ad un santo timore mi riempì, mentre lo contemplavo in tutta la sua meravigliosa complessità e bellezza.

Si, quelle circonvoluzioni grigio perla, brillanti, mi sembravano le cose più belle che io avessi mai visto. E quando pensai che erano la parte ove dimorava il pensiero, l’organo che metteva in movimento i più intricati processi del ragionare, la sua intrinseca meraviglia mi stordì. Giovane pagana qual ero, avrei dovuto cadere sulle mie ginocchia, davanti al suo mistero ed al suo Autore, essendo l’oggetto creato e la firma sovrimposta sì evidentemente divini. Nello studiare l’anatomia umana, vi sono due cose che sempre fanno impressione all’attento osservatore. Una è la perfezione di cui è fatto, fino alla cellula più minuta: il meraviglioso adattarsi di ogni parte dell’organismo alla sua propria funzione, la meravigliosa cooperazione tra diversi organi e diversi sistemi di organi, ed il perfetto coordinarsi di varie parti e tessuti alla mira di un fine comune.

L’altra cosa che fa impressione è l’imperfezione che incontrate in ogni punto. La traccia della malattia o la tendenza ad essa, è sopra l’organismo intero; essa produce disabilità e talvolta cambi strutturali, che producono deformità.

Evidenza di malattie di ogni specie, ereditarie o non so cosa, divengono visibili all’esame diretto di quasi ogni corpo umano, essendo in alcuni corpi, più marcati che in altri. Ed ancora, mentre questo è vero, il piano che viene seguito dall’intero organismo nel suo funzionamento è eloquentemente divino ed infinito frutto di saggezza, sì che istintivamente ci togliamo i calzari e chiniamo il capo riverentemente, davanti alla visione dell’opera della mani di Dio.

Un grande scienziato ha detto una volta queste parole, commentando i fatti che ho appena iniziato a dire: «Non riesco ad avere la comprensione di come il consumato Artista che ha creato una rosa e l’ha così dipinta, abbia potuto anche creare un verme che ne mangi il cuore fragrante, dando alla sua rosa, vellutati petali traboccanti di vita, di girarsi al color del decadimento; e nemmeno riesco a comprendere come il Creatore di un sì glorioso essere quale l’Uomo è, possa portare all’esistenza una cosa follemente vorace quale il cancro, che preda il capolavoro di bellezza e perfezione, il corpo umano».

No. Separati dalla Parola di Dio, ecco che ci troviamo nelle tenebre d’Egitto e senza alcun riferimento alle epoche storiche. Nel momento in cui accettiamo la divina rivelazione ecco che passiamo alla chiara luce del mezzodì.

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Dio creò l’uomo, capo di un nuovo ordine di esseri, perfetto in spirito, anima e corpo, libero da ogni deformità o malattia, riflesso di bellezza e gloria del suo Creatore «TUTTO QUELLO CHE DIO FA È PER SEMPRE». (Ecclesiaste 3:14).

Dunque questo è il Suo eterno proposito per noi. Il rovinarsi del capolavoro di Dio, l’uomo, nello spirito, nel corpo, nell’anima, è opera di quell’essere maligno chiamato Satana, che raggiunse lo scopo col guidarlo alla disobbedienza alla legge di Dio, introducendo allora il peccato nel mondo, con tutti i suoi disastrosi risultati. Ogni volta che l’uomo esce al di fuori della volontà di Dio, si apre ad ogni sorta di potere satanico il quale, entrando in lui, lo contamina, lo deforma ed infine distrugge ogni parte del suo essere trino. «IL LADRO NON VIENE SE NON PER RUBARE, AMMAZZARE E DISTRUGGERE; IO SON VENUTO PERCHÈ ABBIANO LA VITA E L’ABBIANO IN ABBONDANZA» (Giovanni 10:10).

Ma il nostro rifugio è in Dio ed Egli non ci sarà mancante. Il Suo eterno scopo è che siamo perfetti come il nostro Padre celeste è perfetto, ed è rivelato dalla Sua opera creativa, così come dichiarato nella Parola, e non cambia, ma resta invariato.

Egli ha dato provvigioni affinché la Sua volontà si compisse, in me ed in voi; perché Gesù Cristo fu manifestato per distruggere le opere del diavolo (1 Giovanni 3:8), sia peccato, che morte o malattia, così che possiamo essere preservati senza macchia in spirito, anima e corpo fino al Suo glorioso apparire. «FEDELE È COLUI CHE VI CHIAMA, ED EGLI FARÀ ANCHE QUESTO». (1 Tessalonicesi 5:24).

A chiusura di questo capitolo, lasciate che vi citi poche parole dette sull’argomento, dal Dottor F. W. Riale, che ha ricevuto molta illuminazione sulla Parola, per quel che riguarda i nostri corpi: «Dobbiamo stimare i nostri corpi come morti al peccato e vivi a Dio ed Egli ce lo metterà in conto di giustizia, come fece con Abrahamo. Dobbiamo sentire che ogni malattia, come ogni peccato, si svolge sulla riga del conflitto di fede. Egli perdona tutti i nostri peccati, e guarisce tutte le nostre malattie. Gettiamo tutte le nostre malattie sullo stesso Signore sul quale gettiamo ogni nostro peccato. Il Suo Spirito, entrando, pulisce tutto, da oriente fino ad occidente. La vita di Dio nell’anima dell’uomo vuol dire che le malattie vanno, come i peccati umani, bruciati al fuoco della divina vita e del divino amore... Credete nel vostro cuore che Dio adempirà le promesse che ha fatto a coloro che credono e sarete sanati da ogni malattia che gli uomini hanno ereditato... il Regno dei Cieli, ove peccato e malattia sono destinati ad essere abbattuti per sempre, è qui. È ADESSO. Solo credete questo e vedrete la gloria di Dio nella vostra vita».

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A volte la gente parla della guarigione del corpo per mezzo della fede nel Sacrificio del Calvario, come di qualcosa che sia distinto dalla salvezza, invece d’essere parte o anche particella di essa. Diamo uno sguardo, per un attimo, al caso del paralitico portato da quattro, nel capitolo quinto del Vangelo di Luca. Qui Gesù parla per la prima volta la parola del perdono, dicendo in primo luogo: «UOMO, I TUOI PECCATI TI SONO PERDONATI». Dopo che Gesù ha parlato, ecco che la guarigione fisica si rende palese come segno visibile del suo essere perdonato, ed è palese agli occhi di tutti la potenza che il Figlio dell’uomo ha sulla terra, di perdonare i peccati.

Gesù desidera convincere il mondo intero della realtà del Suo Vangelo per mezzo dei Suoi miracoli di guarigione di corpi di persone che sono malate, i quali, però, devono venire a Lui per essere liberati.

Spesso in questo modo viene aperta, dagli araldi della Croce, una porta sulla liberazione; porta che altrimenti resterebbe chiusa. La prima storia che desidero riferirvi è un esempio di questa possibilità. Proprio prima di lasciare il Canada per trasferirci in California, mia sorella ed io ricevemmo una chiamata urgente per un incontro che doveva tenersi in una zona rurale di Alberta. Per recarci in quella zona, dovemmo guidare a lungo, si trattava di una distanza considerevole, da coprire, e non vi era autostrada, ed anche le strade non erano certo quelle della California. Sembrava che dovessimo pregare per ogni metro di strada fatta, sia perché le condizioni della carreggiata non erano buone, sia perché anche l’automobile era vecchia.

Ad ogni buon conto, infine giungemmo lì, e ci mettemmo subito al lavoro, duramente, organizzando incontri nelle scuole e nelle case, visitando gli ammalati, sostando in preghiera con coloro che ricercavano il battesimo nello Spirito Santo, e facendo altre opere che capitava di fare.

E c’era gioia nel vedere Dio muoversi in maniera benedetta. Finalmente sentimmo di essere libere di tornare ai nostri preparativi per la partenza verso il Sud, quindi demmo alla gente un amorevole arrivederci e dicemmo loro che avremmo dovuto avere l’automobile pronta alla partenza per la mattina successiva. Era l’ultima sera che ci aspettavamo di trascorrere lì e sul tardi, ecco venire un uomo con sua moglie e la sua famiglia. Non era un credente ed io notai che uno dei suoi figli, piccolo, aveva un marcato strabismo ad un occhio.

Dissi ai genitori che non era volontà di Dio che quel piccolo fosse deforme ed afflitto e che avrei pregato per lui, se essi avessero voluto. Quando essi risposero di si, imposi le mani al bambino nel Nome di Gesù, dopo di che essi tornarono a casa.

Non posso ricordare di aver visto un cambiamento dell’occhio del bimbo immediatamente dopo aver pregato, ma essendo io e mia sorella molto occupate con persone che venivano a salutarci, può darsi che il cambiamento mi sia sfuggito. In ogni caso, il giorno dopo, di mattina presto, prima che terminassimo di far colazione, l’uomo tornò e ci disse che il bambino era talmente migliorato che essi vedevano, riconoscevano la mano di Dio nella guarigione e ne erano stupefatti.

L’uomo ci implorò di trattenerci un po’ più a lungo e promise di venire a portare la sua famiglia agli incontri, se li avessimo ancora tenuti, il che per loro voleva essere un grande impegno, poiché abitavano a distanza considerevole dal posto in cui predicavamo. L’uomo aggiunse che sia lui che la sua famiglia erano pronti ad arrendersi incondizionatamente al Salvatore e Guaritore del fanciullo e così mia sorella ed io prendemmo la decisione di restare, essendo l’accaduto un segno da parte del Signore, che Egli aveva ancora lavoro per noi, in quella località.

Annunciammo dunque che avremmo continuato gli incontri, invitando tutti coloro che stavano veramente cercando il battesimo nello Spirito Santo, e NON ALTRI, a venire ad un incontro di attesa, che si sarebbe tenuto nella camera che si trovava sul granaio della persona che ci ospitava, quella stessa sera. Era un granaio bellissimo, il più bello tra quelli che si trovavano nei dintorni. Io certo non dimenticherò mai quell’incontro: per alcuni aspetti si trattò dell’incontro più bello a cui io sia mai stata.

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CAPITOLO 11

I SEGNI CHE SEGUONO

«Or essendo Gesù risorto la mattina del primo giorno della settimana, apparve prima a Maria Maddalena, dalla quale aveva scacciato sette demoni. Questa andò ad annunziarlo a coloro che erano stati con Lui, i quali facevano cordoglio e piangevano... Poi apparve agli undici mentre erano a tavola e li rimproverò della loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che Lo avevano visto risuscitato. E disse loro: “ANDATE PER TUTTO IL MONDO, E PREDICATE IL VENGELO AD OGNI CREATURA. CHI AVRÀ CREDUTO E SARÀ STATO BATTEZZATO, SARÀ SALVATO,MA CHI NON AVRÀ CREDUTO SARÀ CONDANNATO. QUESTI SONO I SEGNI CHE ACCOMPAGNERANNO COLORO CHE HANNO CREDUTO: NEL MIO NOME SCACCERANNO I DEMONI, PARLERANNO IN LINGUE NUOVE, PRENDERANNO IN MANO DEI SERPENTI; ANCHE SE BERRANNO QUALCHE VELENO, NON NE AVRANNO ALCUN MALE, IMPORRANNO LE MANI AGLI AMMALATI ED ESSI GUARIRANNO.” Il Signore Gesù, allora, dopo aver parlato loro, fu elevato al Cielo e sedette alla destra di Dio. E quelli se ne andarono a predicare dappertutto ed il Signore operava con loro, confermando la parola con i segni che l’accompagnavano» (Marco 16:9,10,14–20).

Abbiamo qui nelle parole più chiare possibili, il programma di Dio per i tempi in cui viviamo: un piano in cui ogni credente ha la sua parte da giocare. Non è troppo affermare che siamo qui esclusivamente per fare attuare il proposito di Dio e null’altro, giacché siamo di Cristo ambasciatori, come se, per mezzo di noi, Egli invitasse. SIATE RICONCILIATI CON DIO.

Quali ambasciatori fedeli, abbiamo tutte le risorse del Cielo cui dar fondo e l’Onnipotente che ci dà forza e potenza. Ho lavorato per il governo e so bene cosa significa ricevere istruzioni, spesso telegrafiche, suggerimenti affinché vengano effettuati certi cambiamenti o promulgate o rafforzate alcune leggi; e quando queste sono state fatte, il governo, invariabilmente le conferma con emendamenti ufficiali recanti il sigillo governativo, ed allo stesso tempo si assicura lo scarico degli obblighi governativi connessi. Non so se il governo abbia mai fallito, nel confermare le sue parole, forse sì.

Invece il Governo dei Cieli non fallisce mai nel confermare la Parola di Dio degna di ogni rispetto nell’adempiere ogni promessa in essa contenuta e nell’infliggere ogni pena decretata alla disobbedienza; il Signore stesso opera per noi con segni, miracoli e prodigi, confermando la Parola. Dunque possiamo avere l’assoluta certezza che se parliamo come gli oracoli di Dio, quando siamo diretti a farlo, Egli non lascerà che nemmeno una parola nostra cada al suolo, ma le confermerà con segni, miracoli e prodigi, i segni che seguono, ponendo il sigillo dei cieli alle nostre dichiarazioni.

Mentre proclamiamo salvezza dal peccato con liberazione dalla colpa che esso reca, ed il potere che emana dalla Croce del Calvario, uomini e donne potranno vedere le loro manette infrangersi sotto i loro occhi; e quando predichiamo un Salvatore che ha portato le nostre pene e le nostre malattie, come anche, ed assieme, ai nostri peccati, l’ammalato sarà guarito, il sordo udrà, occhi ciechi saranno aperti, lo zoppo salterà come il cervo e la lingua del muto canterà.

Se lo sparuto governo terrestre non può permettere che le sue dichiarazioni vadano in giro senza essere confermate, potrà mai, il Re dei re, permettere che la Sua Parola non si adempia? Ciò è impensabile.

Sto per descrivervi alcune conferme della Parola di Dio mediante i segni che la seguono, e queste conferme si sono avute sotto i miei occhi, prima cosa per glorificare Gesù e poi per ispirare fede nei cuori di coloro che ascoltano e per incrementare e rafforzare la fede, se essa è già stata ispirata.

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CAPITOLO 3

LA SORGENTE DELLA MALATTIA

Un bel giorno, fui chiamata per telegramma ad un certo distretto rurale – una bella e ricca fattoria – ove trovai un orribile stato di cose. Una folla di gente, inclusi dei bei giovani, erano colpiti da uno spaventoso flagello, una febbre tifoide di tipo maligno. Un magnifico esemplare della giovane umanità, un ragazzo di circa 17 anni, perfettamente proporzionato, con un capo da intellettuale ed un nobile volto, il figlio maggiore di un uomo che era la persona di maggior salute di tutto il vicinato, era in punto di morte – in perfetto stato di incoscienza – quando io giunsi.

Inutile dire che feci quel che potei, ministrando agli ammalati con i metodi migliori allora in uso, ma cosa pensate che potessi fermare, in tal modo? Lo sapete, non ce la feci. Ma sarei stata colpevole di negligenza criminale se non avessi fatto dei passi per scoprire la sorgente dell’infezione, con l’intento di eliminarla e fermare la malattia mortale.

L’ultima volta che visitai quel posto, trovai un gran cambiamento. Gli agricoltori avevano completamente mutato la loro maniera di vivere. La fornitura d’acqua non era stata libera da contaminazioni, ma nelle loro case prevalevano i più importanti metodi sanitari, lo stesso anche nelle stalle e nei carri, così che la connessione con la sorgente dell’epidemia era chiusa; ed in quel distretto non udii più di febbre tifoide, e non credo che loro ne abbiano mai più udito.

Capite la parabola? Ne sono certa, si. Abbiamo appreso nel nostro studio sull’opera creativa di Dio che è Sua volontà che il Suo capolavoro, l’uomo, avrebbe dovuto essere, com’Egli lo aveva creato, ad immagine di Dio. «MOLTO BUONO», libero da qualsiasi disabilità, da ogni deformità e da ogni malattia. Questo è l’eterno scopo di Dio per l’uomo, perché «OGNI COSA CHE DIO FA È PER SEMPRE» (Ecclesiaste 3:14). Stando così le cose, allora chiediamo quale sia la sorgente della malattia che osserviamo presso di noi, e che è all’opera in qualcuna delle nostre case ed anche nei corpi nostri.

Facciamo questa indagine con l’intento di chiudere le porte alla sorgente del male, spezzando la connessione, se sia possibile, così che restiamo poi in salute perfetta e completa, in tutta la volontà di Dio, come rivelata per i nostri corpi, anime e spirito, per noi, nella Sua Parola. «L’INTERO ESSERE VOSTRO, LO SPIRITO, L’ANIMA ED IL CORPO SIA CONSERVATO IRREPRENSIBILE PER LA VENUTA DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO» (1 Tessalonicesi 5:23).

Fu la miglior cosa che sia mai potuta accadere a quegli agricoltori, scoprire che la febbre tifoide proveniva dai corpi di animali morti nell’acqua potabile. Poterono uscire dallo stato di malattia e poi evitarla per sempre. Se avessero continuato a bare l’acqua contaminata dalle carogne, avrebbero continuato ad avere il tifo, ma non avevano bisogno di bere quell’acqua, perché c’era dell’acqua pura a volontà, scintillante, libera da ogni germe che si potesse prendere. Adesso,secondo la volontà di Dio, sottolineerò qualcosa dalla Parola, qualcosa di importante, per tutti coloro che l’ascolteranno in fede.

Primo, la sorgente della malattia, e secondo, come può essere completamente chiusa e come possiamo bere dell’acqua della vita liberamente invece che dai contaminati pozzi di terra (che, come nella fornitura d’acqua nel distretto infestato dalla febbre tifoide, contengono acqua di morte). Andiamo indietro al libro della Genesi e troviamo Satana, autore e sorgente del peccato e della malattia, mentre sferra il suo iniziale attacco all’uomo nelle parole indirizzate ad Eva. «COME! DIO VI HA DETTO...» (Genesi 3:1).

Satana fu spinto ad attaccare la Parola di Dio per mettere in dubbio l’autenticità della rivelazione divina; perché per tutto il tempo che l’uomo resta sulla Parola di Dio, egli è perfettamente invincibile, imprendibile, irremovibile. Il Salmo 125:1 dice: «QUELLI CHE

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CONFIDANO NEL SIGNORE SONO COME IL MONTE DI SION, CHE NON PUÒ VACILLARE, MA STA SALDO IN ETERNO».

Satana non può toccarli e piuttosto loro sono la più seria minaccia per tutti gli ingranaggi satanici, piani, progetti e schemi, poiché ad essi è stata data potenza su tutta la potenza del nemico. Non vi è nessun rinforzo che il principe delle tenebre possa metter su dalle profondità abissali del suo nero dominio, contro coloro che credono nella Parola di Dio, che essi non possano vincere né vi è gas velenoso manufatturato all’inferno che il Soffio di Dio non possa dissipare; né un dardo infuocato che lo scudo della fede non possa parare; nemmeno una pestilenza che il prezioso Sangue, corporalmente posto sulle bende e segnante la porta della nostra dimora, non allontani.

Isaia 54:17: «NESSUNA ARMA FABBRICATA CONTRO DI TE RIUSCIRÀ». Dunque pallottole, cartucce, gas, fuoco liquido, bombe, carri armati, sottomarini, aeroplani, artiglieria, pestilenze, carestie, cavalleria o armata di terra, terremoti, folgori o lingue maligne, siamo perfettamente al sicuro se e per quanto abitiamo nella Parola di Dio.

Satana deve allontanarci dal nostro rifugio nel luogo segreto dell’Altissimo, prima che possa anche solo toccarci. Da qui la sua nota introduttiva a nostra madre Eva: «COME! – egli sempre propizia, concilia, concorda con noi per quanto sia possibile, non si mette in antagonismo con noi – COME! DIO VI HA DETTO...?».

Sì. «DIO, DOPO AVER PARLATO ANTICAMENTE MOLTE VOLTE ED IN MOLTE MANIERE AI PADRI PER MEZZO DEI PROFETI, IN QUESTI ULTIMI GIORNI HA PARLATO A NOI PER MEZZO DEL FIGLIO» (Ebrei 1:1,2).

Dio ha detto, e qui nella Bibbia c’è quello che ha detto, che se dimoriamo nella Parola e se trattiamo qualsiasi suggerimento che voglia mettere anche il minimo dubbio sulla autenticità di questa rivelazione di vivente verità, in qualsiasi parte d’essa, come proveniente dall’autore delle bugie, abbiamo una continua vittoria.

Qualche tempo fa, mia sorella ha dovuto superare una brutta prova fisica. Tossiva, per ore ed ore, continuamente. Non avevo mai sentito tossire così. Sentirla tossire in tal modo era snervante, ma pure la sua costituzione era snervata dal troppo tossire. Tossì fino a quando il bianco degli occhi non le diventò rosso dallo stravaso di sangue. Il suo sforzo era così violento che vi sarebbe sembrato scoppiasse nel tentativo di respirare. Io ero in ginocchio, accanto al suo letto, nelle prime ore del giorno, prendendo la vittoria. Rivedevo l’intera situazione alla luce della Parola di Dio. Sotto quella illuminazione vidi con chiarezza che le spettava la vittoria. La presi, come doveva essere, dalle mani di Dio. Era come una cosa concreta, rotonda di forma e liscia al tatto. La rotondità denotava, senza ombra di dubbio, la completezza della nostra redenzione in Cristo Gesù. La superficie liscia era la gentilezza che Dio usa verso di noi. L’impressione di piacevolezza al tatto veniva dal fatto che se l’avessi presa nelle mani, e tenuta lì, su mia sorella, Satana sarebbe fuggito via ed ella avrebbe infine respirato profondamente e quieta, facilmente, come mai in vita sua le era riuscito.

E pressai dunque la guarigione su di lei, servendomi dalla preghiera e dell’esortazione, così che lei potesse prenderla e tenerla nella luce. Ed appena lo feci ecco Satana venire come un leone ruggente, urlandole rabbiosamente in faccia; e nella paura sua, causatale dal senso di soffocamento che al nemico era concesso metterle addosso, ella lasciò che la guarigione le sfuggisse dalle mani prive di forza, fu alla mercé del nemico, e la perse. Il Signore le diede il verso di 1 Pietro 5: 8,9: «IL VOSTRO AVVERSARIO, IL DIAVOLO, VA ATTORNO COME UN LEONE RUGGENTE, CERCANDO CHI POSSA DIVORARE. RESISTETEGLI STANDO FERMI NELLA FEDE, SAPENDO CHE LE MEDESIME SOFFERENZE AFFLIGGONO I VOSTRI FRATELLI SPARSI PER IL MONDO». Se resistiamo al diavolo, Giacomo ci dice che egli fuggirà da noi. E se dunque egli ruggisce, resistetegli stando fermi sulla Parola. Se ruggisce di più, resistetegli di più. Se continua a ruggire, continuate a resistergli. Più forte ruggisce, più vigorosamente dovete resistergli, ed avrete la gioia di vederlo fuggire da voi, così come accadde a mia sorella.

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Io sto dimorando nel Signore e confidando nella Sua Parola. E sto nascosto, ospitato, nell’intimo Suo amore.

Gli porto tutta la mia malattia, ed Egli la porta via. Gli dico tutte le mie pene, le mie paure,ed i miei affanni, di giorno in giorno.

Tutta la forza mia, giorno per giorno, la prendo da Gesù. Per mezzo del Suo respiro io vivo, e mi muovo.

Egli mi da la Sua mente, la Sua fede, la Sua vita, il Suo amore».

Il Dottor Simpson ebbe meravigliose guarigioni, nello svolgersi del suo ministero. Solo pochi giorni dopo aver accettato Cristo come suo medico, la sua figlioletta, sua unica figlia, fu presa da una difterite maligna. La sua gola era piena di spaventose membrane e la sua condizione era tra le più critiche. Egli la trasse dalle braccia della madre e la portò in una stanza dove furono soli con Dio, e lì la unse, con mano tremante. Ella era la seconda o terza persona che mai lui avesse unto.

Sapeva che a meno che Dio avesse manifestato la Sua potenza guaritrice rapidamente, vi sarebbe stata una grave crisi familiare, giacché sua moglie, a quel tempo, non era d’accordo con lui sulla guarigione divina. Tutta la notte, la passò in ginocchio accanto alla ragazza, in preghiera. E quando al primo apparire di luce dell’alba la madre entrò nella stanza, il volto sconvolto, gli occhi appesantiti di pianto, la piccina aprì gli occhi e le diede un sorriso di salute e felicità: nessun residuo della terribile malattia rimase. «OGNUNO RIVERISCA LA POTENZA DEL NOME DI GESÙ».

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maggior sollievo nei loro visi, come fiori dopo essere stati innaffiati. L’ho visto fare attendere il pranzo, quando il cameriere glielo portava, perché c ’era ancora bisogno della Parola. Giungeva sempre a metterti con le spalle alla Parola. «SONO IL SIGNORE CHE TI GUARISCE», e si attendeva che tu ci credessi, senza nessun riguardo per quali potessero essere i tuoi sintomi, lì ed allora.

Uno dei suoi inni preferiti, che cantiamo regolarmente, era una sorta di nota chiave del suo carattere e del suo lavoro. Ne citerò qui un pezzo, e se siete ad esso familiari, noterete come egli l’alterava per adeguarlo a sé stesso.

«Abbiate la fede propria di Dio e confidate nella Sua possanza

perché Egli conquisterà mentre combattete e farà trionfare la giustizia. Abbiate fede, la fede di Dio.

Abbiate la fede propria di Dio Che mai ci può essere di tanto difficile

che Dio non possa fare? Egli diede Suo Figlio, ora tutto è gratuito, ma

abbiate fede, la fede di Dio».

Il Dottor Dowie ebbe l’invincibile fede data da Dio, la fede nella Parola di Dio, fede che la Parola è la stessa, ieri, oggi e per tutta l’eternità. «PER SEMPRE STABILE, STABILITA», assolutamente suprema ed invincibile, «alla quale segue la fede». Se nella vita del Dottor Dowie e nei suoi insegnamenti avreste trovato qualcosa che fosse stato in disaccordo con la Parola di Dio, non sareste chiamati ad aver fede, ma siete esortati, dallo stato dei fatti, ad aver fede nella Parola di Dio.

Fu a causa di una malattia organica senza speranza, al cuore, che minò la vita del Dr. A. B. Simpson, nel bel mezzo della sua carriera di utile ministro del Vangelo, che egli venne a conoscenza della guarigione divina. Quando accadde che fu in pericolo costante di cadere dal pulpito o di cadere nella fossa mentre officiava ad un funerale, il Dottor Simpson ricevette dal suo medico curante l’ordine di smettere di lavorare e di prendersi un prolungato riposo. Non ricevette che una minima speranza di sopravvivenza a dispetto di qualsiasi precauzione che avesse potuto prendere. Era ardentemente rivolto a Dio, quando la verità gli venne rivelata per mezzo della Parola.

Senza che un qualsiasi sintomo, fra quelli che aveva, migliorasse minimamente, prese Dio sulla Sua Parola, in pieno, e si credette guarito, ed agendo su ciò ebbe una vita di servizio molto ardua e lunga. Dio non fallì mai venendo meno al sostegno delle sue necessità fisiche e solo l’eternità ci narrerà la storia dell’opera compiuta praticamente per ogni dove, nel mondo, dal suo fedele soldato della Croce, per il gran peso che portava nell’animo a riguardo dell’evangelizzazione mondiale, in preparazione alla venuta del Re.

Scrisse una piccola poesia che ora vi cito, spiegando il grande lavoro che era capace di fare, per grazia divina:

«Son crocifisso con Gesù e Lui vive e dimora in me; ho finito di combattere: non sono più io, ma Lui.

Tutta la mia volontà dice di si a Lui ed il Suo spirito regna in me. Ed il Suo prezioso Sangue, in ogni istante, mi mantiene libero e pulito dal peccato.

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Ma, ahimè! Eva non resistette e permise invece a Satana di instillare il dubbio che maturò in incredulità e si sviluppò nella disobbedienza; e peccato, malattia, dispiaceri e morte entrarono nel mondo.

Allora Dio diede loro la promessa di un Salvatore e rispose alla fede in quella promessa, procacciando loro un tipo di espiazione per la redenzione. Li vestì con abiti non fatti dalla loro mano, i quali costarono la vita ad innocenti vittime. Questi abiti furono messi loro addosso direttamente dalla mano di Dio e li avvolsero, spirito, anima e CORPO in una copertura di SANGUE.

Qui abbiamo una deliziosa raffigurazione della redenzione che è nostra in Cristo Gesù. Notate che prendeva il corpo. Dio li vestì ed avviluppò i loro esseri fisici, così come anche anima e spirito, in una giustizia provvista per mezzo del sacrificio. Gesù prese su di Sé la pena di morte, cosa che aveva voluto, e ci diede la Sua vita, eterna vita, in luogo della morte. Da ciò venga comprensione che il ministero di Cristo Gesù, in tutti i Suoi uffizi, per semplice fede, porta perfetta pace; e grazie a Dio, «pace infinita, sicura come il trono di Yahweh».

Ma direte: «Non capisco come la morte di una vittima innocente al mio posto, possa darmi pace». Non lo capiamo, è vero; ma per fortuna noi non dobbiamo capire, solo credere, ecco tutto quel che ci spetta di fare.

Questo ben sappiamo, perché Dio ce lo dice nella Sua Parola, che sotto la Sua legge, che non sarà mai diminuita o alterata di uno iota o di una virgola, «IL SALARIO DEL PECCATO È LA MORTE».

Morte non è solo un processo di disintegrazione e dissoluzione finale del corpo per mezzo di processi di malattia o decadimento, ma anche la separazione dello spirito da Dio; stare con Dio, lo abbiamo desiderato. Dio comunque ci pagherà i nostri salari. Deve farlo, dico io, in conformità con la costituzione del Suo essere, che è in essenza, giustizia e santità. Se sono sovrana di un regno con governo assolutista, e vi concedo certi compensi o emolumenti, devo per giustizia pagarli. D’altro canto, sotto la costituzione del regno, se pongo la morte come pena, devo poi infliggere questa pena o cesserei d’esser retta e giusta davanti agli uomini ed al tribunale della mia stessa coscienza.

Dio ha permesso che avessimo un qualcosa che è la morte, e deve infliggerla. Pagherà in pienezza. «L’ANIMA CHE PECCA, MORRÀ». Ma Gesù Cristo, che non aveva peccati a Suo carico, venne a prendere qui, nella razza umana, la pena di morte e la portò per noi, sicché Dio, avendo lasciato che il Figlio Suo soffrisse la piena condanna per il peccato, può in giustizia perdonarci.

Ora, Egli solo ci domanda che siamo accondiscendenti in tal meraviglioso piano di redenzione, e che ci lasciamo vestire. Non di sozzi abiti di auto–giustizia, che è ipocrisia, ma abbigliati corpo, anima e spirito, della giustizia di Cristo. Questa è divina guarigione e divina salute. Mai dimenticare che essa viene solamente attraverso il Sangue versato.

Questo insegnamento non è attualmente molto popolare, ma a discapito della non grande diffusione, è veritiero, perché è basato sulla Parola di Dio.

Un grande artista inglese fu una volta preso da una grandissima fame di avere una più chiara visione di Cristo. Egli disse: «Se potessi vederLo nella Sua beltà, potrei così dipingerLo e far sì che anche altri Lo vedano». Pensava poi che se avesse potuto vivere lì dove Gesù visse in terra, respirarne la medesima aria, guardare brillare le stesse stelle che brillavano sul Santissimo, avrebbe avuto la visione.

Dunque lasciò ogni cosa, casa, amici, compagni, artisti, studio, gli applausi delle folle e visse per anni in una minuscola tenda, nella imponente solitudine che circonda il Mar Morto. Fu, come Paolo, alla mercé dei ladri, ma niente di male lo colse mentre, giorno dopo giorno, voltava le pagine della sua Bibbia. Infine lo Spirito Santo gli portò queste parole: «IL SIGNORE HA MESSO SU DI LUI L’INIQUITÀ DI NOI TUTTI» e lui prese i pennelli per dipingere la crocifissione,

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l’Agnello di Dio senza macchia, inchiodato al legno. Non poté toccare la tela col pennello; era una cosa troppo sacra. Quindi pensò di dipingere i tipi e le ombre del sacrificio,cioè il sommo sacerdote vestito di splendide vesti di bellezza e di gloria, quando, nel gran giorno della Espiazione, entrava nel luogo santissimo, non senza sangue, mentre fuori il popolo giaceva prostrato sul pavimento. No, nemmeno questo.

Allora cercò nella Bibbia ed ecco la figura del capro espiatorio, mandato nel deserto dopo che i peccati del popolo erano stati confessati sul suo capo; la fascia scarlatta era legata intorno al suo collo: «QUAND’ANCHE I TUOI PECCATI FOSSERO COME LO SCARLATTO...». E mentre la bestia destinata era guidata fuori, nel deserto, sotto il peso della colpa, il sommo sacerdote si voltava verso il popolo con parole di conforto ed assoluzione: «VOI SIETE PURIFICATI», ed essi tornavano alle loro case a godere del riposo del sabato, liberi da condanna; Dio li aveva liberati dal peso del peccato.

Ma la bestia è destinata a percorre la sua solitaria via, lontano dalla caccia degli uomini. Il momento scelto dall’artista per il suo quadro è l’ora del tramonto. L’animale è molto vicino alla sua fine. La sua forza è spenta. Il suolo di sabbia bianca è macchiato dalle tracce delle sue zampe ferite. È oppresso dal suo invisibile peso. Morente di fame, arso dalla sete, barcollante per la debolezza, gli occhi scintillanti, nella sua sorda agonia, porta la maledizione che permette agli Israeliti colpevoli di andar liberi e gioire della gloriosa libertà.

Questa è una debole raffigurazione di cosa, questa grande redenzione di corpo, anima e spirito, sia costata al Signore Gesù Cristo. Certamente siamo stati comprati a prezzo; dunque glorifichiamo Dio nei nostri corpi e negli spiriti nostri, che appartengono a Lui.

I critici d’arte furono molto delusi dal quadro, poiché l’offesa della croce non è cessata. Ma mentre è follia per coloro che periscono, per quelli che credono, la croce di Cristo è potenza di Dio per salvare, la nostra sola speranza e la nostra sola scusa, la nostra esclusiva gloria.

Ed in quello schiacciante peso, le nostre malattie, ed i nostri peccati, furono rimessi, e non solo, ma la Croce, gettata nelle amare acque della vita, come le amare acque di Mara, le rese dolci; e non dobbiamo più bere da fonti avvelenate, perché l’Agnello ci guiderà a fonti di acqua viva. Dunque possiamo essere liberi dalla malattia e restare liberi da essa attraverso la legge dello Spirito di Vita in Cristo Gesù.

Un cantico dice:

«Cacciata la mia malattia, quelle lividure la guarirono, perché l’opera sul Calvario è compiuta;

ora nel corpo mio, la Sua vita sento, perché l’opera sul Calvario è compiuta».

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Quando giunse la Riforma Protestante, venne pure un risveglio di fede per la guarigione, e da allora l’onda si è alzata ancora di più. Questi ministri sono solo pochi fra coloro che Dio ha usato per il ministero di guarigione: Martin Lutero, George Fox, fondatore dei Quaccheri, John Wesley, Charles G. Finney, Dorothea Trudel la cui opera fu talmente estesa che ella venne investigata ed in un certo senso licenziata dal governo Svizzero, il Dottor Charles Cullis di Boston, A. J. Gordon, il Dottor A. B. Simpson di New York, Mrs. Carrie Judd Montgomery, prima abitante a Buffalo, New York, poi ad Oakland, California, Mrs. Elizabeth Mix, del Connecticut, donna di colore per mezzo della quale Mrs. Montgomery fu guarita, il Dottor John Alexander Dowie di Zion City, Illinois, il Dottor William Gentry di Chicago, e Mrs. Aimee Semple Mc Pherson.

Molti altri nomi si aggiungono a questi, mentre passiamo in rivista i secoli. È stato un privilegio conoscere alcune di queste persone, uomini e donne. E vorrei posarmi un attimo sulla storia di due uomini che oramai sono passati a ricevere il loro premio, il Dottor John Alexander Dowie ed il Dottor A. B. Simpson.

Ho incontrato Mr. Dowie all’incirca nell’anno 1900. Si presentò da solo e disse il significato del suo nome: John, per grazia di Dio ed Alexander, aiuto degli uomini. Come «Dottore» la gente gli è riconoscente di essere stata guarita in risposta alle sue preghiere. Non potevo seguire pienamente il Dottor Dowie in tutti i suoi insegnamenti, ma non avevo dubbi sul fatto che Dio gli avesse dato i doni di guarigioni, come pure lui affermava. Lo Spirito Santo mi rispondeva nell’anima, per questo, ed egli era approvato da Dio per i miracoli, segni e prodigi che Dio faceva per mezzo di lui, cose che l’uomo della strada non può negare e nemmeno contraddire. Per esempio, una volta chiesi ad uno dei migliori dentisti di Chicago cosa mai pensasse del Dottor Dowie. Questo dentista non sapeva che conoscevo il Dottor Dowie personalmente.

«Beh, è impossibile negare la genuinità delle sue guarigioni; come le operi non so spiegarlo, ma le fa, senza ombra di dubbio. Io stesso conoscevo una giovane signora la cui gamba si era accorciata di sette centimetri e mezzo e che ora sta in piedi su due gambe. La si può vedere ogni domenica, nel coro del Dottor Dowie». Quando il Dottor Dowie iniziò la sua opera a Chicago nel 1893, penso sia iniziata, mise su una capanna di legno e suonava una campana da pranzo per invitare la gente agli incontri. Questa è storia...

Vi furono meravigliose guarigioni. Fra le altre quella di Ethel Post, una ragazza di 13 anni la cui bocca era riempita di cancro spugnoso tanto da non poter mai, giorno e notte, chiuderla. il chirurgo non voleva operarla, temendo che potesse morire per emorragia, tanto i vasi sanguigni erano infiltrati dal cancro, e le legature eventuali non avrebbero tenuto. Mentre il Dottor Dowie guidava fino al Lincoln Park, per pregare per lei, il Signore gli diede il versetto per il quale Egli è Colui che fa morire e vivere (2 Re 5:7) e Dowie pregò così: «Signore, fa morire il cancro e vivere la ragazza!».

La crescita maligna si seccò nella sua bocca e lei fu completamente e permanentemente guarita. Quando io allusi al suo caso, durante un incontro abbastanza recente, una signora si alzò per dichiarare che Miss Post è viva e vegeta ed attivamente impegnata in un qualche ramo del commercio. Vendeva le sue foto, prima e dopo la guarigione, per beneficio dell’opera del Signore ed esse in sé costituivano una meravigliosa testimonianza della fedeltà di Dio verso coloro che credono in Lui.

Fui in visita, nel 1898, alla Casa della Guarigione Divina del Dottor Dowie, al Michigan Boulevard,a Chicago; era un albergo di lusso molto moderno, di stile approvato da tutti. Ma vi era qualcosa che non avevo mai visto, in nessun albergo: uno staff di aiutanti, tutti ripieni della fede nella Parola di Dio. I loro volti brillavano e ciascuno di loro, dall’addetto al riscaldamento al ragazzo dell’ascensore, erano pronti a predicare un sermone al primo avviso di dubbio che Gesù Cristo non fosse lo stesso, ieri, oggi e domani.

La devozione del Dottor Dowie alla Parola di Dio era bella; la leggeva ai suoi ammalati per ore, senza fermarsi, talvolta senza fare pausa per il pranzo. E mentre egli leggeva, essi avevano

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prodigi» ed impose le mani sullo scheletro vivente nel Nome di Gesù, il malato si alzò dal suo letto, guarito.

Verso la fine del tredicesimo secolo, un Inglese di nome Thomas di Hereford, fu molto usato nella guarigione; documenti ancora esistenti mostrano come non meno di 429 miracoli di guarigione furono fatti per mezzo di lui, attraverso l’imposizione delle mani nel Nome del Signore Gesù Cristo. La sua fede ed il suo insegnamento, sebbene lungo tempo dopo la sua morte, sembra che abbiano ispirato la fede nella Parola di Dio che portò al miracolo che segue, all’inizio del quattordicesimo secolo.

Cito dal racconto originale del fatto: «Il 6 Settembre 1303, Roger, di due anni e tre mesi di vita, figlio di Gervasio, uno dei guardiani del Conway Castle, una notte si alzò dal letto e cadde giù da un ponte; una caduta di 28 piedi; non fu scoperto fino al giorno dopo, quando sua madre lo trovò mezzo nudo, quasi morto, su una pietra, in fondo al fossato, dove non c ’era acqua e terra, ma semplicemente la roccia sulla quale il castello era edificato. Simon Waterford, vicario che aveva battezzato il ragazzo, John de Bois, e John Guffe, testimoni giurati, giurarono sulla Bibbia di aver visto e portato via il bimbo, morto. I becchini del Re, Stephen Ganny e William Notthingam, furon chiamati a presenziare e scesero nel fossato. Trovarono il corpo del fanciullo freddo, cadaverico e bianco di brina, nella rigidità della morte. Mentre i becchini, come il loro incarico chiedeva, iniziarono a scrivere quel che avevano appurato, un certo John Syward, un vicino, scese e gentilmente sostenne il corpo del fanciullo,e trovandolo morto, ecco che pregò con grande desiderio, ed all’improvviso il fanciullo mosse il capo, ed un poco il braccio destro, e tornò alla vita mentre vita e vigore ritornavano in ogni parte del suo corpo... il giorno stesso il fanciullo, senza avvertire dolore alcuno, camminava e saltava su e giù per la casa, ed un piccolo graffio ancora restava sulla sua guancia, ed a poco a poco svanì».

Ero molto confusa, di solito, quando leggevo notizie sulla guarigione divina durante i miei studi sulla sua storia di casi di tubercolosi senza più speranza, chiamati «scrofola» e «male regio». Alcuni di questi casi di guarigione divina si erano avuti in varie epoche ed erano riportati dai relativi eminenti medici. Si era avuto il risultato, al tocco del re.

Questi pazienti erano visitati da consessi di medici, prima che venisse loro concesso di esser messi in contatto col re, affinché egli li toccasse. La visita di controllo era necessaria, perché coloro i quali non erano affetti gravosamente dal male, erano ansiosi di essere toccati e di ricevere la monetina d’oro che era uso del re dare a coloro cui ministrava in tal maniera e che era perciò di maggior valore che il suo intrinseco. In qualche caso questi grandi dottori attestarono solennemente che la gente era stata perfettamente guarita. Quando pervenni ad indagare questi episodi, trovai che, con mia grande sorpresa, la cerimonia era una cerimonia religiosa, molto solenne, basata sugli ultimi versi del Vangelo di Marco: «NEL MIO NOME, IMPORRANNO LE MANI AGLI AMMALATI ED ESSI GUARIRANNO» e che questo verso, tra gli altri, era letto ad alta voce ad ogni persona che cercasse la guarigione, ed ancora scoprii che il re pregava, mentre toccava i sofferenti, ed a questa preghiera si supponeva che si aggiungessero quella del cappellano e degli altri dignitari. In simili circostanze, non vi è da meravigliarsi che in qualche caso si verificassero vere guarigioni, attraverso la Parola operante in anime e corpi.

In effetti, le notizie inerenti a qualcuna di queste guarigioni, sono così convincenti che da parte mia non mi riesce di dubitare che la sconfinata grazia di Dio abbia trovato una via per onorare la Parola e magnificare il glorioso Nome di Gesù, anche se gli strumenti usati non erano poi il meglio che si potesse desiderare.

Re Edoardo il Confessore, che fu un vero Cristiano, pregò per una giovane donna, il cui caso fu davvero impressionante. La donna era affetta da un grosso ascesso al collo. Il re mise gentilmente la sua mano sui tessuti ammalati colpendoli mentre pregava per la guarigione. L’ascesso si aprì, scaricando tremende quantità di putrido materiale pieno di larve. In una settimana ogni traccia di malattia scomparve.

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CAPITOLO 4

SICUREZZA PRIMA DI TUTTO

Andiamo indietro col pensiero al tempo in cui i figli d’Israele erano in schiavitù nel vecchio, meraviglioso paese d’Egitto. Perché davvero era una terra meravigliosa, un potente impero, una stupefacente civiltà. È un fatto interessante che conosciamo davvero molto poco di quella civilizzazione, se non a partire dall’inizio dell’Ottocento. Fino ad allora, gli uomini più eruditi del mondo avevano fatto fallimento nei loro tentativi di leggere gli elaborati geroglifici egiziani (la scrittura dei sacerdoti, una specie di linguaggio dei segni).

Dunque non avevamo niente di più sull’Egitto se non le scarne informazioni della Bibbia e le dichiarazioni degli storici greci; e su di quelli non si poteva fare molto affidamento,poiché essi stessi non comprendevano l’egiziano antico.

Ma nell’anno 1799, un francese, un ufficiale, scoprì in una località dell’Egitto chiamata Rosetta, una pietra che ne prende il nome. La «Pietra di Rosetta» contiene iscrizioni in geroglifici egizi, greco e demotico, il linguaggio della comune gente egiziana. Fu subito scoperto che il greco era una traduzione dei geroglifici, e così anche il demotico e dunque il mistero non ebbe che breve durata. Quando venne reso noto che i geroglifici egiziani erano stati decifrati, l’interesse in qualsiasi cosa che fosse egiziana venne grandemente stimolato. Fu speso denaro a fiumi per scavare ed esplorare l’Egitto ed il paese si riempì di gente risoluta a sciogliere i lunghi e gelosamente custoditi misteri della terra della Sfinge e delle Piramidi. Ed i risultati ottenuti hanno ben presto ripagato la forte spesa di denaro ed energie. Perché era un paese meraviglioso.

Da allora tutte le grandi nazioni del mondo hanno nei loro musei nazionali collezioni di oggetti egiziani, libri,mobili, opere d’arte, attrezzi di lavoro, oggetti per la toeletta femminile, come erano al tempo dei Faraoni e dei Tolomei, e perfino giochi e giocattoli. Sappiamo della loro religione, che era una complicata adorazione ritualistica, e della loro Bibbia, chiamata in maniera invero molto appropriata, «Libro dei Morti». Abbiamo anche appreso che quattromila anni prima di Cristo, essi credevano nella risurrezione del corpo e spendevano incommensurabili somme di denaro per la mummificazione del corpo umano, perché si aspettavano che un giorno le anime si sarebbero riunite ai corpi.

Per quanto mi riguarda non vorrei proprio la migliore mummia fatta tale, come corpo di risurrezione. Voi la vorreste? No, io voglio un corpo fatto come il corpo di gloria di Gesù.

Gli Egiziani devono anche avere avuto ingegneri di premiata abilità, poiché io sono testimone delle difficoltà che i migliori ingegneri d’America hanno incontrato nel trasportare l’obelisco che era stato portato via mare da Alessandria, dal porto al Central Park, ove adesso si trova. È una cosa immensa, e si è mosso davvero molto lentamente nelle vie strette della umile New York.

Ora perché sto scrivendo così tanto sull’Egitto? Perché metto così tanta enfasi sulle sue meraviglie? Semplicemente per mettere in chiaro che con tutta la sua saggezza, istruzione, gloria e bellezza, Dio usò l’Egitto non per quelle, ma per una sola cosa, per quanto riguardava i Suoi figliuoli: e questa cosa fu trarli fuori di là. «IO LO AMAI, E CHIAMAI MIO FIGLIO FUORI D’EGITTO». (Osea 11:1).

L’Egitto è un simbolo del mondo ed è un meraviglioso vecchio mondo. Aveva ogni sorta di cose meravigliose ed ingegnose in esso, come anche il mondo ha, oggi. Ma come l’Egitto, il mondo è solo una vasta tomba, la sua Bibbia è un «Libro dei Morti», poiché tutti coloro che al mondo appartengono, sono morti nei loro falli e peccati. E per tutto quel che ci riguarda, vi è solo una cosa che possiamo fare: uscirne.

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«PERCIÒ USCITE DI MEZZO A LORO E SEPARATEVENE... E NON TOCCATE NULLA DI IMPURO» (2 Corinzi 6:17).

Nel capitolo dell’Esodo che precede l’undicesimo, troviamo che Dio ha a che vedersela con gli Egiziani attraverso i Suoi spaventosi giudizi, affinché la Sua gente fosse lasciata andare, ma tutto è vano. Il cuore del Faraone è indurito e Dio è giunto al limite della Sua pazienza; ed il finale, spaventoso giudizio, la morte dei primogeniti per una virulenta pestilenza mai prima udita, è incombente.

Nel primo verso del capitolo undici dell’Esodo troviamo il Signore che dice a Mosè: «IO FARÒ VENIRE ANCORA UNA PIAGA SU FARAONE E SULL’EGITTO». Queste terribili parole firmarono la garanzia di morte per il primogenito del Faraone, capo di tutta la loro forza. «MOSÉ DISSE: (verso 4 e segg.) “COSÌ DICE IL SIGNORE: VERSO MEZZANOTTE IO PASSERÒ IN MEZZO ALL’EGITTO ED OGNI PRIMOGENITO NEL PAESE D’EGITTO MORIRÀ, DAL PRIMOGENITO DEL FARAONE CHE SIEDE SUL SUO TRONO, AL PRIMOGENITO DELLA SERVA CHE STA DIETRO LA MACINA... VI SARÀ IN TUTTO IL PAESE DI EGITTO UN GRANDE LAMENTO, QUALE NON CI FU MAI PRIMA, NÉ CI SARÀ MAI PIÙ”» (Esodo 11:4–6).

Questa doveva essere la piaga finale: morte in ogni casa. Davvero una tremenda epidemia! Esodo 11:7 «MA IN MEZZO A TUTTI I FIGLI D’ISRAELE, TANTO FRA GLI UOMINI QUANTO FRA GLI ANIMALI, NEPPURE UN CANE ABBAIERÀ AFFINCHÈ CONOSCIATE LA DISTINZIONE CHE IL SIGNORE FA TRA EGITTO ED ISRAELE».

Il Signore fa differenza fra il popolo Suo e coloro che invece Gli sono estranei, così come lo erano gli Egiziani. E la differenza si trova nella differenza tra la vita e la morte.

Egli traccia una linea: da un lato di questa vi è la vita – vita più che abbondante, vita per lo spirito, l’anima ed il corpo – dall’altro lato c’è invece la morte – morte per spirito, anima e corpo – la seconda morte.

Gli Egiziani avrebbero potuto essere altrettanto belli, o ancora più belli dei discendenti degli Israeliti. Essi avrebbero potuto star meglio, dal punto di vista umano, della discendenza di Giacobbe. Ciononostante, per tutta la lunghezza e per tutta la larghezza dell’Egitto, dal re sul suo trono, fino al minimo dietro la macina, non vi fu null’altro che morte.

Ma nelle dimore degli Israeliti vi era pace e sicurezza ed il suono di coloro che facevano una solenne festa al Signore, festeggiando l’Agnello del Passaggio. Cosa mai fece la differenza? Cosa avevano gli Israeliti che agli Egiziani mancava?

Notate che prima che l’orologio di Dio suonasse l’ora del destino, vi fu una pausa, durante la quale assoluta sicurezza, perfetta immunità dalla morte e dalla malattia, fu provveduta per tutti coloro che si fossero resi ad essa disponibili, Israeliti ed anche Gentili; perché vi fu una «folla mista» che venne con i figli d’Israele per l’istituzione del Passaggio, un simbolo dell’opera espiatoria di Gesù Cristo, il Sacrificio dell’immacolato Agnello di Dio.

Inoltre, notate che vi fu una ed una sola protezione contro questa epidemia dispensatrice di morte, e che questa protezione era il SANGUE. Esodo 12:13: «QUANDO VEDRÒ IL SANGUE, PASSERÒ OLTRE, E NON VI SARÀ PIAGA SU DI VOI PER DISTRUGGERVI, QUANDO COLPIRÒ IL PAESE D’EGITTO».

Tutto ciò che i medici egiziani poterono fare, e fu molto, fu fatto invano. La storia della medicina ci mostra che essi avevano il più elaborato sistema di medicina e chirurgia. In una antica sepoltura datata 1500 anni prima della venuta di Cristo, furono esumati scheletri di persone sulle quali erano stati effettuati varie operazioni chirurgiche, molto delicate e difficili. E dal papiro Ebers, è evidente che gli Egiziani antichi prima e contemporaneamente al tempo di Mosè, effettuavano molte operazioni chirurgiche, inclusa la rimozione dei tumori ed operazioni agli occhi, nelle quali

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Isaia venne profetizzato di Cristo, 700 anni prima del Suo avvento, di Lui che avrebbe portato non solo i peccati del mondo, ma anche le loro infermità, e le malattie, sulla Croce. Questa parola Egli l’adempì, guarendo tutti coloro che erano oppressi dal diavolo e commissionando ai Suoi seguaci di portare avanti l’opera, dopo la Sua ascensione, promettendo di essere con loro fino alla fine dei tempi. Nel Libro degli Atti degli Apostoli, leggiamo per apprendere come essi letteralmente capivano e come fedelmente eseguivano i Suoi ordini; infine, per i primi tre secoli della storia della Chiesa, il loro esempio fu strettamente seguito dai credenti del Signore Gesù Cristo.

Ascoltate la seguente citazione da uno dei meglio conosciuti padri della Chiesa Primitiva, Ireneo, datata circa intorno al 180 d.C., ove si fa un paragone tra gli eretici ed i veri credenti nel Signore Gesù.

«Essi (gli eretici), non possono dare la vista ai ciechi, né l’udito ai sordi, né cacciare via ogni sorta di demoni... e nemmeno curare il debole, lo zoppo ed il paralitico; o coloro che hanno infermità in altre parti del corpo. Nemmeno possono fornire rimedi efficaci per questi incidenti i quali possono accadere, e sono lontanissimi dall’essere capaci di risuscitare i morti, come li risuscitava il Signore, e gli apostoli, e come è di frequente stato fatto nella fratellanza, l’intera chiesa di quel luogo tratteneva con molto digiuno e preghiera, lo spirito del morto, ritornato in risposta alle preghiere dei santi. Gli eretici non credono nemmeno che una cosa simile possa esser fatta».

In un altro scritto Ireneo pure dice «Altri ancora guariscono gli ammalati imponendo loro le mani, ed essi vengono sanati. Si, ancora, come ho detto, i morti vengono risuscitati e rimangono fra di noi per molti anni». Il grande padre Cristiano Origene, scrisse, nel terzo secolo, dei Cristiani dei suoi giorni: «Espellono ogni spirito, ed effettuano molte cure... si trovano molti miracoli fra i Cristiani, ancora, e maggiori di quelli fatti fra i Giudei, e di tali cose ho io stesso testimoniato».

Queste dichiarazioni sarebbero state sfidate dagli oppositori di Origene, se essi ne avessero ammesso la contestabilità. Sembrava dunque che l’unzione con olio e la preghiera per il malato non erano cessate nei primi sette secoli dell’era Cristiana, benché siano in seguito declinate, come immediato risultato del cambiamento apostata della Chiesa. Ma a dispetto di ciò, molte notevoli guarigioni ebbero luogo, dopo quella data; ed a causa del fatto che la superstizione diveniva sempre più dominante, si era soliti connettere le guarigioni al nome di qualche santo, invece di dare tutta la gloria a Colui alla quale essa appartiene di pieno diritto, il nostro benedetto Gesù. Tutto questo non invalida il fatto che le guarigioni, per le preghiere fatte nel Nome di Gesù, effettivamente accadevano.

Forse queste persone non afflissero il Signore con le preghiere di qualche santo o con la reliquia di Sant’Anna o un pezzo del vestito della Vergine più di quanto facciamo NOI quando pensiamo che se questo o quel fratello pregheranno per noi, allora saremo guariti, invece di mettere la nostra fiducia in GESÙ solo.

Che le guarigioni si verificassero davvero, tutti gli storici sono concordi nel riferirlo, e come dice uno di loro, un autore non religioso, se rifiutiamo di crederci, allora rifiutiamoci pure di accettare l’intera registrazione della storia, poiché in ogni parte di essa, dico ogni parte, si attesta di miracoli.

All’inizio del tredicesimo secolo, troviamo, in Francia, Bernard de Clairvaux, autore del famoso inno «Jerusalem», leader dei Cristiani della sua epoca. Era uomo eminente per santità di vita, potentemente usato per guarire gli ammalati, e sotto il suo ministero, in un solo giorno, furono riportate 36 cure miracolose: lo zoppo, il sordo, il cieco, il muto, perfettamente guariti in risposta alla sua preghiera nel Nome di Gesù. In una occasione gli venne portato un moribondo le cui gambe erano così emaciate da poter essere paragonate a quelle di un bimbo,e quando Bernard pregò: «Vedi, Signore, essi cercano un segno, e la Tua Parola non è nulla se non è seguita da segni e

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DIFENDERCI dalle aggressioni di Satana, ma che dobbiamo marciare CONTRO le porte dell’inferno e demolirle!

Al tempo di Lutero, il nemico aveva talmente bloccato il porto della pace con Dio usando pietre pericolose che molti furono perduti, nel tentativo di entrare. Con tutti i loro digiuni, penitenze, pellegrinaggi, flagellazioni e prostrazioni davanti a papi e sacerdoti, forse relativamente poche persone in quei giorni conoscevano che bisognava essere privi di condanna di fronte a Dio, e la loro via era una vera «porta dell’inferno». Ma, credendo alla Parola, «IL GIUSTO VIVRÀ PER FEDE» e «CHI CREDE IN COLUI CHE GIUSTIFICA L’EMPIO, LA SUA FEDE È MESSA IN CONTO COME GIUSTIZIA!» (Romani 1:17 e 4:5).

Lutero schiacciò il pulsante. L’Onnipotenza fu messa in azione, il canale fu pulito e miriadi infinite veleggiarono nel porto e provarono che «GIUSTIFICATI PER FEDE, ABBIAMO PACE CON DIO, ATTRAVERSO IL SIGNOR NOSTRO GESÙ CRISTO» (Romani 5.1).

La Parola che riguarda i nostri corpi è espressa anche a riguardo delle nostre anime. Gesù ha guarito l’ammalato ed ha detto: «LA TUA FEDE TI HA SALVATO. VA’ IN PACE». La via della guarigione, la via della salute, è la medesima, anche oggi, perché Gesù è lo stesso, anche oggi.

E se qualcuno sarà umile abbastanza, e piccolo abbastanza e fedele abbastanza da obbedire a Gesù esattamente e semplicemente, come la piccola Mary obbedì al nonno, avremo una esplosione di potenza divina, uno di questi giorni, che scuoterà le rocce e libererà il canale di accesso in un porto di benessere per mezzo della fede nel Suo Nome.

Siano rese grazie a Dio per quello che ha fatto, ma, come dice un vecchio inno «C’è ancora da fare». La Parola di Dio per la guarigione è «per sempre stabile» ed è sempre stata fatta vivente e reale in proporzione al grado di fede esercitato dal Suo popolo. Per dimostrare che quello che sto dichiarando è semplicemente evinto dalla registrazione di antichi accadimenti, rivediamo brevemente la storia della guarigione divina, fin dalle antiche epoche e fino al tempo presente, soffermandoci un po’ sull’opera dei più moderni esponenti di questa verità.

È degno di nota che vi sia, in ogni religione che sia mai esistita, una qualche credenza, chiaramente espressa e tacitamente implicita, per la quale la guarigione del corpo faccia parte della funzione del dio o degli dei adorati dagli adepti di quel credo. Uno scrittore, presidente di un’università afferma che la connessione sin da tempi immemorabili, tra la guarigione del malato e la religione, ostacola lo sviluppo della scienza medica.

Io credo che l’ampiamente citata esistenza di questo credere sia invece dovuta alla comune origine dell’umanità ed alla rivelazione di Dio manifestata ai nostri primi progenitori, in tutte le genti e tutte le razze. Questo credere include il credere che la malattia provenga dal peccato e ne sia il risultato e che l’Essere Supremo, la cui legge è stata violata, sia anche l’UNICO che possa, con efficacia, intervenire. Io inoltre credo che la guarigione dalla malattia sia connessa alla religione, poiché ciò che Dio ha unito l’uomo non può separare.

La storia ci mostra che gli antichi Greci, Romani, Babilonesi, Cinesi, Egiziani, Indiani Orientali, e tante altre razze, facendo ricorso a riti di osservanza religiosa, sacrificavano alle loro deità demoniache, offrendo loro preghiere, e mediante altre cerimonie, in caso di malattia; scrivendo invece dei Giudei, uno storico dichiara: «La malattia era considerata una punizione per il peccato, e dunque la sua cura non era medica, ma religiosa».

Procedendo, risulta evidente che sia stato ampiamente diffuso il concetto, in tutta l’umanità, attraverso le diverse epoche storiche, che la malattia sia di origine spirituale ed il rimedio richieda la potenza divina. Perfino i pagani, nelle loro ottenebrate vie, testimoniavano di questa verità.

Molto lungi dall’esser considerata una moda bizzarra, come talvolta è stata definita, la guarigione divina è l’antico ed originario metodo di trattare le malattie ereditarie, perfino tra le genti pagane. Fra il popolo scelto da Dio, i Giudei, non venne pensato nulla di diverso, fino all’avvento del Regno di Salomone, durante il quale vennero introdotte molte idolatrie. Dal profeta

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erano particolarmente versati. Sono stati dissotterrati crani sui quali era stata effettuata la trapanazione, databili intorno a 2800 anni a.C.

I chirurghi egizi, che erano pure sacerdoti ed imbalsamatori, erano così esperti nella manipolazione del corpo del defunto che ne rimuovevano l’intero cervello, attraverso gli orifizi nasali, dopo la morte, per effettuare il processo di imbalsamazione. In tal modo, evitavano un taglio che avrebbe alterato la forma del viso.

Come per la medicina, anche la farmacologia era ben sviluppata: avevano olio di ricino ed oppio. Usavano pure inalazioni, pozioni, suffumigi, aspirazioni, balsami, clisteri, iniezioni ed impiastri. Sembra anche che abbiano posseduto qualche farmaco di ciarlataneria, o qualche cosa di molto simile, perché leggiamo di una polvere famosa, detta «la polvere dei tre grandi uomini», mentre un’altra polvere fu detta «polvere raccomandata dai cinque grandi medici». Erano entusiasti delle purghe e del digiuno, nel trattamento dei mali, proprio come ancora oggi molti medici fanno. Ispezionavano la carne e facevano bollire l’acqua, se la pensavano impura.

Sì, i medici ed i chirurghi d’Egitto erano senza alcun dubbio capaci ed intelligenti, ma messi a confronto con la piaga mortale che colpì i primogeniti, furono inetti come fanciulli. Senza dubbio, in tutta fretta, fu organizzato un consulto dei migliori medici di tutto l’impero, da parte del medico di corte il cui compito era quello di assistere la salute dell’erede al trono, ma ancora prima che quel consulto avesse potuto aver luogo, ecco, l’erede era già morto ed il risparmiarlo, al di là delle mediche possibilità.

Un rantolo, un gorgoglio, una lotta convulsa per un respiro, occhi gonfi ed un colore livido sulle labbra, un indurimento dei muscoli nell’agonia della morte ed il discendente in linea diretta di tutti i Faraoni fu morto come morto fu il figlio del povero servo dietro la macina.

La scienza medica è strettamente limitata nelle sue possibilità, ed i migliori medici sono i primi a confessarlo. La lista di malattie incurabili è lunga, molto lunga, ed anche in caso di malattie classificate come curabili, i risultati del trattamento sono spesso palliativi piuttosto che curativi. Uno dei più eminenti medici d’America, ora deceduto, disse: «Dietro ogni malattia giace una causa che nessun rimedio può raggiungere».

La causa, lo sappiamo dalla Parola di Dio, è il peccato: e per il peccato e le sue opere nel corpo durante la malattia, la debilitazione e la deformità, non vi è che un solo rimedio: IL SANGUE DI GESÙ CRISTO, AGNELLO DI DIO!

Gli Israeliti furono debitori della loro immunità a questo onnicomprensivo rimedio e ad esso solo, al tempo della loro visitazione in Egitto. E, lode a Dio, esso non ha mai perso il suo potere. Durante l’epidemia di influenza spagnola, che si beffò dei nostri moderni medici, quasi come la piaga che colpì i primogeniti d’Egitto si beffò dei loro antichi medici, migliaia di uomini e donne appartenenti a Dio furono resi perfettamente immuni, semplicemente mettendosi sotto lo scudo del Suo Sangue e restando lì. Quando il funesto distruttore stava letteralmente impazzando nella città in cui vivevo con mia sorella, ella disse, per fede nella potenza del Sangue su tutto ciò con cui viene in contatto: «Questa è la sola casa ove non entrerà l’influenza, perché il Sangue è qui e Dio non lo vorrà vedere disonorato». E Dio si diede vanto della Sua divina bontà: e benché fossimo liberamente esposte alla malattia (io stessa non rifiutai mai di ministrare agli afflitti), la nostra intera famiglia gioì della perfetta immunità ad essa. Fu per il sangue, e solo per il sangue che gli Israeliti furono in debito verso di Dio per la loro liberazione. Notate con cura questi quattro punti essenziali riguardo al sangue:

1. Deve essere stato VERSATO. L’agnello doveva essere sgozzato. «SENZA SPARGIMENTO DI SANGUE NON C’È PERDONO» (Ebrei 9:22), «MI PROPOSI DI NON SAPERE ALTRO FRA VOI FUORCHÉ GESÙ CRISTO E LUI CROCIFISSO» (1 Corinzi 2:2).

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2. Il sangue doveva essere applicato. «MEDIANTE LA FEDE NEL SUO SANGUE» (Romani 3:25).

3. Il sangue doveva essere applicato in maniera APERTAMENTE VISIBILE, «AGLI STIPITI DELLE PORTE». In altre parole, una confessione pubblica di Cristo crocifisso.

4. Il sangue doveva essere continuamente sopra di loro. (Esodo 12:22) «SPRUZZATE L’ARCHITRAVE E I DUE STIPITI DELLE PORTE, NESSUNO DI VOI VARCHI LA PORTA DI CASA SUA, FINO AL MATTINO».

L’uomo nella sua interezza, spirito, anima e corpo, era così dietro lo scudo del sangue.

Dunque anche noi dobbiamo sempre dimorare all’ombra della Croce ed i risultati saranno perfetta vittoria, sia fisica che spirituale. Dall’Esodo impariamo una lezione: non vi è sicurezza, se siamo lontani dal Sangue. Voglia Dio che questa verità possa bruciare nel profondo dei nostri cuori, in questi giorni di spaventosa apostasia! Così che possiamo gridare a coloro i quali discutono di «sicurezza», mentre negano il Sangue che gliela porta: «Non vi è sicurezza se non a fianco dell’Uomo sanguinante sul Calvario!».

Dovremmo scansare, come scansiamo le vipere, tutta la letteratura messa in produzione dai cosiddetti «modernisti» (che però sono tanto antichi quanto lo è il diavolo) o le sette che si mettono sotto i piedi il Sangue del Figliuolo di Dio sparso per la nostra redenzione, se vogliamo davvero mettere la SICUREZZA PRIMA DI TUTTO.

La fine di questa emozionante storia che abbiamo letto nell’Esodo, si trova nelle seguenti parole del Salmo 105:37 «FECE USCIRE GLI ISRAELITI... E NON CI FU NESSUNA PERSONA DEBOLE FRA DI LORO» (lett.).

Che vista riposante! Una potente nazione, inclusi migliaia di uomini anziani, bambini piccolissimi e giovani madri, e nessuno ammalato fra di loro. Posture erette e robuste, pelli chiare, occhi luminosi e scintillanti, ogni uomo, ogni donna, ogni bambino, ben messi per la marcia del mattino, la forza adeguata allo sforzo.

Nessuna meraviglia che stupore e timore di loro piombasse sulle nazioni circonvicine, mentre essi ne marciavano dappresso! Nessuna meraviglia che Balaam abbia dovuto confessare che (Numeri 23:21 – 22): «IL SUO DIO È CON LUI... DIO GLI DÀ LA FORZA DELL’UNICORNO» (lett.).

Ci hanno detto che le cose che accaddero loro devono essere a noi esempio. Dio ha promesso a noi «COSE MIGLIORI»! Essi dimoravano in simboli ed ombre dei futuri beni, mentre noi, invece, abbiamo la sostanza! Essi ricevevano una mezza luce mentre noi abbiamo la pienezza del traboccante Spirito Santo, che è venuto a guidarci «IN TUTTA LA VERITÀ», ad insegnarci tutte le cose. Ma che specie di fronte di battaglia spetta a noi se ci paragoniamo a loro? Stiamo passando in processione attraverso i secoli, come fecero loro; siamo stati passati in rassegna da una potente schiera di testimoni, inclusi gli eroi della fede di precedenti dispensazioni. Non vi viene il dubbio che nell’era attuale si assista ad uno spiacevole spettacolo, qualora comparato a quello degli Israeliti? Quanti di noi si trascinano zoppicando mentre altri ancora devono essere trasportati in barella? Che cosa mai ci è capitato? Abbiamo forse ricevuto promesse inferiori alle loro? Ogni promessa di guarigione e di salute fisica fatta a loro, non si applica anche a noi, forse?

Nessuno che creda alla Parola di Dio può rispondere alla domanda, se non in maniera affermativa, dicendo che il Signore ha detto: «IO SONO IL SIGNORE CHE TI GUARISCE» ,«LA MIA PAROLA SARÀ SALUTE PER IL TUO CORPO» ed ha detto pure: «IO SONO IL SIGNORE, IO NON CAMBIO».

Il patto di guarigione loro dato (Esodo 15:26), assicurava immunità assoluta dalla malattia, a condizione che essi obbedissero completamente a Dio, ai Suoi statuti. Così è anche per noi. E questa condizionale non ci deve spaventare, poiché per l’obbedienza dell’Uno, molti sono fatti giusti.

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Salmo 119:89:

«PER SEMPRE, O SIGNORE, LA TUA PAROLA È STABILE NEI CIELI». Isaia 55:11:

«LA MIA PAROLA, USCITA DALLA MIA BOCCA, ESSA NON TORNA E ME A VUOTO, SENZA AVER COMPIUTO...»

Ralph Waldo Emerson: «Questo disattento mondo non ha mai perso nemmeno un accento dello Spirito Santo».

Ciò è vero. Non perché il disattento mondo abbia salvaguardato il tesoro senza prezzo, ma perché la Parola di Dio non può essere perduta.

1 Pietro 1:23: «PERMANENTE». È seme incorruttibile. Il gelo non lo ucciderà. Il sole non può bruciarlo. Esso vive e, guardate, vive per sempre. Non è solo vero, ma è VERITÀ. LA TUA PAROLA È VERITÀ. (Giovanni 17:17).

Ecclesiaste 8:4: «PERCHÉ LA PAROLA DEL RE È POTENTE». E dove vi è la Parola del Re dei re, vi è onnipotenza. Per far sì che l’Onnipotente intervenga in noi e per noi, una sola cosa è necessaria: credere alla Sua Parola. La Parola di Dio è con noi, oggi, perché non può essere perduta. È onnipotente come è sempre stata e sempre sarà. È incorruttibile e non può soffrire cambiamenti di qualsiasi sorta. Non dobbiamo fare altro che schiacciare il pulsante della fede e metterci in contatto con le batterie del cielo, per avere la sovrabbondante grandezza della potenza di Dio, rivelata nelle nostre vite.

Forse tutti abbiamo letto la storia dell’esplosione dell’Hell Gate, nel porto di new York, un trionfo dell’ingegneria considerato notevole al tempo della sua messa a punto, un certo numero di anni fa. Quando si decise di rimuovere il gruppo di rocce tanto pericoloso che aveva causato la perdita di molte navi e vite preziose, ampie squadre di uomini vennero messe al lavoro per perforare le rocce con i trapani. Quando la trapanazione venne completata, furono posizionati potenti esplosivi ed il tutto fu legato e connesso a batterie allocate molte miglia lontano.

Al giungere dell’annunciata ora dell’esplosione, il capo ingegnere era nel suo ufficio di New York City, con alcuni ufficiali ed il suo staff di assistenti. Sulle sue ginocchia sedeva la sua piccola nipotina, Maria, e davanti a lui, sulla scrivania, vi era un insignificante bottone, ed interruttore, per mezzo del quale la piccola Maria avrebbe fatto saltare l’Hell Gate.

Come sarebbe successo tutto questo, la piccola Maria non ne aveva alcuna idea; stava al nonno sapere come, ma sarebbe successo, senza alcun dubbio, lo aveva detto lui, e con quella fiducia perfetta, lei schiacciò il pulsante e le gigantesche masse rocciose vennero spinte ad esplodere in frammenti, gettati ai quattro venti, proprio come il nonno aveva detto. Lei schiacciò il pulsante con tutta la sua forza. Si udì, lontano, il rumore di un’esplosione ed in un istante un messaggio balenò sul filo del telegrafo: «L’Hell Gate non c’è più». (Hell Gate = Porta dell’Inferno, N. d. T.).

Il tocco del dito di un bimbo, in obbediente fede alla parola del nonno, liberò le forze che la sua saggezza aveva provveduto per la demolizione del minaccioso ostacolo. Ma il tocco, per quanto flebile potesse essere, era richiesto. Comprendete l’allegoria?

La Parola di Dio, piena salvezza per spirito, anima e corpo, intera e gloriosa liberazione per l’uomo nella sua interezza, è stata parlata, ed è ancora parlata, perché essa è VIVENTE, dotata di tutta la sua onnipotenza. Ma noi, fanciulli quali siamo, dobbiamo schiacciare il pulsante, con le nostre piccole dita. Quando il popolo di Dio lo fa, nella pienezza del suo significato, questo messaggio balenerà fino a raggiungere il cielo. «La Porta dell’Inferno non è più». E sta per venire il giorno che vedrà accadere ciò, poiché ci è stato detto che le porte dell’inferno non prevarranno contro la Chiesa. Ciò non significa che dobbiamo semplicemente

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Per ricapitolare, la Parola di Dio che «PERDURA IN ETERNO» e Scienza e Salute, prodotto da Mrs. Mary Baker Glover Eddy, sono diametralmente opposte su tutti i punti essenziali: dunque dobbiamo scegliere tre le due. Cosa, allora, la Bibbia o la Scienza Cristiana?

CAPITOLO 10

PER SEMPRE STABILE

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E Cristo è compimento della legge per giustizia di chiunque crede e la giustizia della legge è adempiuta in noi che camminiamo non dietro la carne, ma dietro lo Spirito. Allora, non solo la guarigione, ma l’assoluta immunità dalla malattia, è nostra, in Cristo Gesù, per quanto camminiamo in obbedienza di fede.

Ecco cosa sta aspettando oggi il mondo. Si dice che le famiglie cinesi paghino i medici per farsi tenere sempre in salute e che i medici smettano di guadagnare se qualcuno della famiglia si ammala.

I medici occidentali sono impegnati anche nel campo della medicina preventiva, ed anche io, in qualità di medico, non desidererei sminuire tutto ciò che si possa fare per ottenere una buona salute. Ma devo dire una cosa, che l’immunità dalla malattia, la qual cosa è sogno, irrealizzabile ideale della scienza medica, viene invece realizzato in ogni semplice figliuolo di Dio quando prenderà posizione sulla promessa del Padre e non vacillerà, cedendo all’incredulità.

Dio vuole che noi siamo epistole viventi. Questa parola venga incisa nel profondo della nostra carne, in un linguaggio comprensibile a tutti, perché «EGLI È LA SALUTE DEL MIO CORPO» (Salmo 42:11) (spesso, nelle trad. Italiane: EGLI È LA MIA SALVEZZA, N. d. T.) ed i Gentili dovranno dire: «IL SIGNORE HA FATTO COSE GRANDI PER LORO» (Salmo 126:2), ed essi cercheranno il Signore Dio nostro.

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CAPITOLO 5

IL LEGNO MERAVIGLIOSO

«IL SIGNORE GLI MOSTRÒ UN LEGNO» (Esodo 15:25). Nell’ultimo capitolo si è parlato della istituzione del Passaggio, o PASQUA e della trionfante marcia degli Israeliti fuori dalla schiavitù d’Egitto, sotto la quale si erano lamentati per più di quattrocento anni. Questi eventi non hanno alcun parallelo nella Storia, sia esso sacro, che profano. Con la mano levata, il braccio teso, e potenti segni e miracoli, Dio liberò il Suo popolo ed essi uscirono dalla terra dei Faraoni ov’erano stati così tanto tempo in servaggio e lasciati partire con i tesori dei loro precedenti padroni. Perché leggiamo in Esodo 12:35 che, in accordo con la parola di Mosè essi «chiesero» agli Egiziani, oro, argento, gioielli ed anche equipaggiamenti (abiti).

Una volta ho sentito un colto Giudeo convertito al Cristianesimo, dire di un incidente, in relazione a questo testo, che ho trovato molto istruttivo per dare esempio di come la gente, che non sa nulla di esso, si azzardi a criticare la Parola di Dio.

Era capitato in un incontro di socialisti, in una sala di Londra, in Inghilterra, proprio mentre l’oratore diceva: «Il Dio dei Cristiani! Il Dio dei Cristiani è un ladro e un truffatore». Nel dodicesimo capitolo dell’Esodo leggiamo che diresse gli Israeliti, alla loro partenza dall’Egitto, a «chiedere» gioielli d’argento e d’oro, ed abiti che non avrebbero mai più restituito. «Ed essi Gli obbedirono e spogliarono gli Egiziani».

Il Giudeo convertito si alzò e chiese di parlare, e quando gli accordarono la parola, disse: «Credo, amico mio, che dovreste conoscere qualcosa di più intorno alla Bibbia ed al Suo Autore, Dio, prima che intraprendiate una critica. Io sono Ebreo, e questo libro è scritto nella mia lingua madre. La parola, in originale, non è “chiedere in prestito” , ma “chiedere”, ed in senso reale la parola è “pretendere”. Certamente voi che desiderate vedere gli uomini nelle cose giuste, non avrete nulla da obbiettare a questo. Chiedere ricompensa per tutti i secoli di lavoro, per la vostra fatica, il vostro sudore, il vostro sangue, le vite che il crudele guinzaglio del padrone ha tenute legate. È questo quel che gli Ebrei fecero».

Bene, per riassumere la meravigliosa storia, i figliuoli d’Israele furono guidati ad uscire ed attraverso l’itinerario di Dio, condotti al Mar Rosso, in un punto dove si trovavano affossati tra due perpendicolari rocce, mentre i cavalli ed i carri del Faraone erano uditi giungere veloci, dalla retroguardia. Al comando di Dio, essi marciarono verso il mare, ed anche il Mar Rosso udì la Sua voce, e si ritrasse da entrambe le parti ed il popolo passò sull’asciutto, tra colossali mura d’acqua. Raggiunsero l’altra riva e diedero un giubilo di trionfo. Miriam si mise a danzare per prima e le ancelle suonarono i tamburelli. Ricordate, un cantico dice: «Suoni alto il tamburello, sul nero mare d’Egitto, Yahweh ha trionfato, il Suo popolo è libero».

Ma ahimè, ahimè, ahimè, l’eco di questi canti di gioia si è a malapena spento ed ecco che già è rimpiazzato dal mormorare contro Dio. È mai possibile? Era passato così poco tempo da quando queste persone stavano dicendo: «Dopo tutto quel che ho visto con i miei occhi ed udito con le mie orecchie, non potrò mai dimenticare la meraviglia di tutto ciò: non dubiterò mai più!».

No. Solo fino alla prossima volta! Ecco che li ritroviamo, in Esodo 15:23, mentre mormorano, perché le acque di Mara sono amare. Pensereste che dovrebbero riflettere che il Dio che li ha guidati fuori dall’Egitto, liberandoli, che ha arrotolato via il Mar Rosso alle loro grida, li aiuterebbe, risolvendo anche quest’altro problema; invece no, mormorarono contro Mosè. Quando la mente non è a posto con Dio, vuole mormorare, ma teme di trovarGli colpe, ecco che mormora contro uno dei Suoi servi, attaccandolo.

Stiamo attenti, dunque, a non trovare questa tendenza nel cuor nostro ed a non porre amare parole sulle nostre labbra. Essi avevano dimenticato che Dio si rivela a noi attraverso le nostre

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Fu così che mi sentii quando studiai il libro di testo, ma ero così determinata a trovare la GUARIGIONE che tentai di chiudere gli occhi davanti a queste eresie blasfeme per ingoiare quella pillola.

Il mio medico era una signora dai capelli squisitamente belli, così artisticamente acconciati da non esserci un capello fuori posto. Lei era calma come il mare d’estate, mi metteva al sicuro nel più calmo e dolce modo possibile, dicendomi che peccato e malattia erano solo brutti sogni dai quali mi sarei ben presto destata, per scoprire poi che tutto era a posto. Infine iniziai a crederci un po’. Come Giona stavo affondando sempre più in basso e come Giona sarei stata salvata per intervento diretto di Dio. Mi ero messa a seguire la cosa per vedere se si potesse fare qualcosa per me. Dio aveva invece altri piani, per la mia persona, ed inviò una balena – era grande – per ingoiarmi.

Una mattina mi svegliai ed ero completamente paralizzata al braccio destro. Era accaduto durante la notte. Mi trovavo proprio in un cattivo stato, dal momento che non sono mancina. Naturalmente mi precipitai dal mio medico, ma lui era completamente indifferente alla catastrofe. E come avrebbe potuto fare qualcosa se credeva che la paralisi non esisteva, e non solo, ma anche credeva che il mio stesso braccio non esisteva? nemmeno uno solo dei suoi argentei capelli si smosse, ma mi rassicurò dicendomi che non c’è vita, intelligenza o sostanza nella materia, ma tutto è mente infinita ed infinita manifestazione, perché Dio è tutto in tutti. Lo Spirito è verità immortale, la materia errore mortale. Lo Spirito è reale ed eterno, la materia finta e temporale. Lo Spirito è Dio e l’uomo Sua immagine, quindi non è materiale, ma spirituale. Provato tutto ciò molto chiaramente, io non avevo un braccio e dunque non potevo avere una paralisi.

Sia che avessi o non avessi un braccio, vi era una sola cosa che non avevo: soldi. Ne ero così sicura che non dovevo ricorrere alla Scienza Cristiana per saperlo. Ed in quelle condizioni non potevo rimanere a new York!

C’era la spesa della mia camera in una costosa casa presso il Central Park ed altre spese erano state messe a mio carico per il trattamento. Vivere nella zona era estremamente caro, dunque non avevo alternative se non tornarmene a casa mia, a Winnipeg, in Canada. Alla fine trovai consigliabile partire immediatamente, prima che qualche altro arto del mio corpo fosse messo fuori servizio. Dissi ciao al mio medico – nell’ultimo ricordo che ho di lei la vedo ancora fluttuare sul mare d’estate – ed essendo oramai forte nella letteratura della Scienza Cristiana, sì da poter continuare da sola, a casa, il trattamento, me ne andai. Fu allora che Dio provvide ciò di cui avevo bisogno.

Un vecchio amico, attempato ministro del Vangelo, un uomo che profondamente riverivo, fu inviato da una terra lontana, per ministrare a me. Il suo cuore ebbe la stessa simpatia di Cristo, quando vide il guaio tremendo che Satana mi aveva provocato.

Satana aveva distrutto ogni cosa che avrebbe potuto rendere la mia vita degna di esser vissuta. Non mi rimproverò, quel ministro, quando mi vide sbirciare Scienza e Salute, ma mi disse, con solennità: «Sorella, quel libro proviene direttamente dall’inferno ed il primo passo che dovresti fare, per essere liberata, è bruciarlo».

Non discusse, ma pregò, pregò, io credo, senza sosta. So che spese una notte intera per me in preghiera. L’ultimo giorno io barcollai e caddi sul pavimento della cucina, perché mi sentivo troppo debole per poter restare in piedi, ma depositai la mia copia di Scienza e Salute sui carboni incandescenti. Era l’unico posto nell’universo, giusto per essa.

Non molto tempo dopo, la luce del glorioso Vangelo di Cristo per anima e corpo, brillò nel mio cuore e le droghe, assieme alle risultanti malate mie condizioni, svanirono, come fiocchi di neve, non perché non erano state vere, ma perché Gesù Cristo, che morì e risorse per liberarmi da esse, è reale. PECCATO E MALATTIA erano reali, ma in Lui io trovai un REALE Salvatore, capace di salvare nel momento estremo.

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«Mamma era solita insegnarmi la Bibbia» disse lui «e mi sembra di rientrare a visitare qualche vecchia stanza. Fammi entrare dove l’uomo disobbedì a Dio e cadde».

«Oh, questo è certo un libro meraviglioso, ma dovresti essere preparato a qualche sorpresina, ed alcune sono deliziose. La stanza di cui parli è chiusa perché la signora Eddy ha scoperto che Dio non ha creato l’uomo, perché Dio e l’uomo coesistono e sono eterni (scienza e Salute, pag. 336, rigo 30) ed anche che Ogni cosa che indichi che l’uomo sia caduto... è un sogno di Adamo... non generato dal Padre» (Scienza e Salute, pag. 282, rigo 28–31). «Allora portami nella stanza dell’incarnazione, dove siamo faccia a faccia con l’ineffabile mistero della Parola fatta CARNE, lo Spirito Santo che viene sulla vergine, la potenza dell’Altissimo che la copre, così che il Santo Figlio nato da lei, Gesù Cristo, fu vero Dio e vero uomo».

«Bene, qui ti devo preparare a dei cambiamenti, perché coloro i quali sono stati istruiti dalla Scienza Cristiana, hanno raggiunto la gloriosa percezione che... la vergine madre concepì questa idea di Dio e le diede nome Gesù» (Scienza e Salute, pag. 29, righi 14,18).

Ma se Gesù era soltanto un’idea, come poté dire ai Suoi discepoli, dopo la risurrezione (Luca 24: 39): «GUARDATE LE MIE MANI ED I MIEI PIEDI PERCHÉ SONO PROPRIO IO; TOCCATEMI E GUARDATE, PERCHÉ UN FANTASMA NON HA CARNE ED OSSA COME VEDETE CHE HO IO»?

Oh, non fartene turbare più di tanto. Mrs. Eddy lo spiega meravigliosamente. Ascolta queste meravigliose parole di testimonianza, le troverai a pag. 313, dal rigo 26 al 29,di Scienza e Salute: «Per accomodare Se stesso ad immatura idea di potenza spirituale... Gesù chiamò il corpo, che per mezzo della potenza spirituale aveva risuscitato dalla tomba, carne ed ossa».

«Bene, se non ti dispiace, penso che mi terrò fuori da questa stanza, perché vi è un verso che dice: (1 Giovanni 4.3; 2Giovanni 10,11): “OGNI SPIRITO CHE NON CONFESSA CHE GESÙ CRISTO SIA VENUTO NELLA CARNE NON È DA DIO: QUESTO È LO SPIRITO DELL’ANTICRISTO... NON RICEVETELO IN CASA E NON SALUTATELO. CHI LO SALUTA PARTECIPA DELLE SUE OPERE MALVAGE” (KJV). Ed ora portami nella stanza ove Gesù Cristo ha lasciato che Lo crocifiggessero, portando i nostri peccati su di Sé, sul Suo corpo, sul legno, per le cui lividure siamo stati guariti, dove il Sangue che purifica da ogni peccato e ci avvicina a Dio e per mezzo del quale possiamo entrare nel luogo santissimo, alla presenza di Dio, è esaltato». «Non posso, perché questa stanza è chiusa per sempre per tutti i credenti della Scienza Cristiana». «Chiuso? Che vuol dire? La Bibbia dice in Ebrei 9:22 che SENZA SPARGIMENTO DI SANGUE NON CÈ PERDONO!».

«Si, ma Mrs. Eddy ha fatto una gloriosa scoperta che ha molto a che vedere col meraviglioso rapido crescere delle nostre comunità: non vi è necessità di rimettere i peccati, perché non c’è nessun peccato da rimettere. Ella ci ha insegnato la non esistenza del peccato e della malattia (pag. 347, rigo 28) e che peccato, malattia, morte, non sono che un sogno (pag. 188, rigo 12). Non è una benedizione? Credici, e prova come ti senti confortevolmente bene!».

«Non mi sembra di trovarci molto conforto, perché mia madre mi ha insegnato un verso: SE DICIAMO DI ESSERE SENZA PECCATO, INGANNIAMO NOI STESSI E LA VERITÀ NON È IN NOI» (1 Giovanni 1:8). Questo mi affiora alla coscienza e non può essere affondato. Forse dovrei pregare per avere luce. La Bibbia dice, in Matteo 7.7: «CHIEDETE E VI SARÀ DATO».

«E PER QUALE SCOPO? In Scienza e Salute ci viene insegnato che una preghiera ad un Dio personale è un ostacolo. A pagina tre, troviamo questa domanda. dovremmo chiedere al divino principio... di fare il Suo proprio lavoro?».

«Allora vi viene insegnato che Dio è un mero Principio? Bene, non mi sembra che sia rimasto molto del libro di cui la donna dice di aver trovato la chiave!».

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necessità. Yahweh è il nome distintamente redentivo di Dio; e nella Sua redentiva relazione con l’uomo, Yahweh ha sette nomi compositi, i quali Lo rivelano come pienamente capace di venire incontro ad ogni necessità dell’uomo, dall’eredità perduta, fino alla completezza della redenzione. In ciascuno dei sette nomi si può chiaramente vedere la guarigione fisica. 1. YAHWEH – JIREH (IL SIGNORE PROVVEDERÀ). (Genesi 22.8) La nostra prima necessità

era un perfetto Sacrificio e Dio lo ha provveduto sacrificando il Figlio Suo, l’immacolato Agnello di Dio, che ha portato i nostri peccati e LE NOSTRE MALATTIE, su quel crudele legno, sulla collina del Teschio, a Gerusalemme.

2. YAHWEH – RAPHA (IL SIGNORE CHE GUARISCE) (Esodo 15:26). 3. YAHWEH – NISSI (IL SIGNORE NOSTRA BANDIERA) (Esodo 17:8 – 15). Il Signore che

combatte le battaglie per noi quando Satana ci attacca o nel corpo o nell’anima. 4. YAHWEH – SHALOM (IL SIGNORE NOSTRA PACE) (Giudici 6:24). Solo uno che è in

perfetta salute fisica, spirituale e mentale, può mantenersi in perfetta pace, e Gesù offre Se stesso come pace per il nostro essere trinitario, perché Egli è la nostra pace (Efesini 2:14).

5. YAHWEH RA–AH (IL SIGNORE NOSTRO PASTORE) (Salmo 23:1). Il benessere fisico delle pecore è affidato alla cura del pastore. Egli applica l’olio balsamico, dal suo contenitore, alle piaghe ed alle contusioni. Gesù, il Buon Pastore, guarisce quelli che sono Suoi.

6. YAHWEH – TSIDKENU (IL SIGNORE NOSTRA GIUSTIZIA) (Geremia 23:6). Giustizia o «giustezza» per spirito, anima e corpo, tre cose per le quali Gesù ci insegna a pregare affinché siamo conservati senza macchia per la venuta del Signor nostro Gesù Cristo.

7. YAHWEH – SHAMMAH (IL SIGNORE È PRESENTE) (Ezechiele 48:35) Lo stesso Gesù che guarì tutti coloro che erano oppressi dal diavolo, è con noi oggi. Le amare acque di Mara ci ricordano che la vita, della quale l’acqua è un simbolo, poiché è

preponderante in tutte le cose viventi, facendone parte viene amareggiata a partire dalla fonte. Il neonato è a malapena venuto alla luce, nel mondo, che sua madre già si chiede se si tratta di un bimbo forte o se mostri invece una qualche tendenza di malattia ereditaria, o altre tendenze; e la cosa più triste è che ogni infante ha qualche predisposizione morbosa, ed ereditata, anche se non si tratta ancora di malattia effettiva, già quando arriva in questa sfera.

Ma, quando gli Israeliti si trovarono faccia a faccia con le amare acque di Mara, Dio era lì per rivelare Se stesso, per rivelarSi a loro, sotto il nome che esaudiva la loro necessità. «IL SIGNORE CHE GUARISCE» (verbo al tempo presente, che dice, CONTINUA GUARIGIONE, SEMPRE). Ed il Signore mostrò a Mosè UN LEGNO! Che fresca visione, data da Dio, di quel LEGNO e del frutto che esso porta! In verità, come riportato nel Cantico dei Cantici, ci possiamo sedere alla sua ombra con gran diletto ed il frutto suo è dolce al nostro palato.

Vi è una sostanza, conosciuta in chimica, che è settecento volte più dolce dello zucchero. fu accidentalmente scoperte da un chimico, mentre sperimentava prodotti del catrame minerale. All’ora di pranzo, dopo essersi lavato le mani, si tolse il camice e si sedette per mangiare. Bevendo un sorso di tè, fu disgustato, trovandolo più dolce di qualsiasi sciroppo avesse mai provato in precedenza. Stava per protestare con sua moglie, ma prima mise in bocca un pezzo di pane, per togliere quel dolce nauseante dalla bocca. Con sua sorpresa il pane aveva il sapore del dolce più zuccherato. Gli venne un pensiero: «È mai possibile che possa essere, Io, DOLCE?». Si mise il dito in bocca, succhiandolo come fa un bambino e fu come se stesse succhiando una prugna dolce. Con gran sorpresa di sua moglie, saltò su e corse in laboratorio, dove iniziò ad esaminare il contenuto di ogni provetta e crogiolo. Alla fine scoprì che il composto era stato prodotto accidentalmente, bollendo insieme alcune sostanze chimiche, il cui vapore era entrato nella sua gola, sulle sue labbra, nei suoi polmoni, cosicché ogni cosa adesso era uno zucchero. quando guardiamo questo LEGNO alla luce dello Spirito su di esso versata, attraverso la Parola di Dio, ogni cosa diventa dolce. Un cantico dice: «Non più lontano dalla Tua croce Non più in alto dei Tuoi piedi

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Ogni cosa terrena è una scoria, anche la più ricca; Ma anche le cose più amare della terra divengon dolci.»

Sì, ogni cosa è dolce per noi, perché noi stessi siamo dolci; e se siamo dolci è solo perché Gesù, Parola di Dio, più dolce del miele e dell’intero favo, sta dimorando in noi e sta regnando in noi. Se è così, allora «NON SON PIÙ IO CHE VIVO, MA CRISTO VIVE IN ME».

Questo era il LEGNO meraviglioso che Dio mostrò a Mosè e che porta meraviglioso frutto. Quando Gesù, Mosè ed Elia si incontrarono nella gloria del Monte della Trasfigurazione, non vi fu altro tema in discussione se non il decesso di Gesù che stava per compiersi a Gerusalemme. Poiché quella morte sarebbe stata il più grande acquisto che il mondo abbia potuto mai testimoniare, il solo atto di sacrificio accettabile a Dio che fosse mai stato compiuto da essere umano – perché Gesù fu vero uomo come fu anche Dio, vero Dio, Figlio di Dio – fin dalla caduta dell’uomo. Tutti gli atti giusti dei santi, sono necessariamente effettuati nella potenza di quell’unico sacrificio di Sé attraverso il quale Lui li ha sempre perfezionati (coloro i quali sono stati santificati), ed essi fanno parte di quell’adempimento. Su quel LEGNO troviamo perdono e pace, guarigione e salute, vittoria sulla morte e sull’inferno. Attraverso la Sua morte, su quel LEGNO, Gesù vinse la morte e colui che ne deteneva il potere. Si sottomise alla tomba, la vinse e, morendo, uccise la morte.

Quel LEGNO fu appropriatamente issato sul Calvario (in latino Calvarium, posto del Teschio), vero zenit della potenza di Satana. Cosa avrebbe mai mostrato la profondità della caduta dell’uomo se non la trasformazione della bellezza dell’umano aspetto, radiante di intelligenza ed ardente di emozioni, che portava impressa la divina immagine nei lineamenti suoi, nell’orrendo, sogghignante, raccapricciante teschio?

Questo è dunque il LEGNO che Dio mostrò a Mosè, legno che una volta gettato nelle acque, le rese dolci. In un libro ho letto che le acque nei dintorni di Mara sono ancora amare per l’eccesso di sali alcalini, ma che la fonte resa dolce (guarita) dal legno la si può ancor oggi distinguere per la dolcezza, comparata alle altre.

Notate che il LEGNO doveva essere gettato nelle acque; ciò vuol dire che il sacrificio espiatorio di Cristo deve essere applicato al nostro particolare caso di peccato, malattia, o entrambi, come possano essere le cose, attraverso la nostra fede personale. Mi è stato detto che nella biblioteca pubblica di Boston, nel Massachusetts, Sargent, uno dei più grandi artisti moderni, ha esposto, nel suo decoro murale, in modo bello e chiaro, il «Dogma della Redenzione» la verità sulla nostra liberazione dal peccato, malattia e morte, attraverso il sacrificio di Cristo. Nella pittura, Gesù è appeso alla croce, e ad ogni lato di Lui vi sono i nostri progenitori, Adamo ed Eva, ognuno avente nelle mani calici dorati in cui stanno prendendo gocce del prezioso sangue che cola dalle Sue mani forate. Al di sopra della croce sono segnate le parole: «Morente per i peccati del mondo» e dietro il tutto, l’iscrizione: «Venne a redimere i nostri corpi ed a purificare i nostri cuori». In tutta l’opera vi è una forte linea di demarcazione tra il Celestiale ed il terrestre, ma la croce issata spezza la linea di demarcazione e fa sì che cieli e terra vengano a formare un tutt’uno.

Lode a Dio! Ecco cosa fa la croce per noi! La croce stessa è sorretta da angeli i cui volti sono radianti di beatitudine, come se comprendessero il finale, pieno, vieppiù glorioso a proposito di Dio, del Sacrificio Supremo, e non potessero trattenersi, tanta la loro gioia. E gli strumenti dell’agonia, il flagello, il martello, la lancia, sono tutti tenuti tra le mani dagli angeli, che sono fusi col resto della scena, in indicibile gloria.

Possa Dio, nella Sua grazia, mostrarci IL LEGNO e quando lo vediamo, possiamo noi applicarlo ai nostri cuori ed alle nostre vite, ai nostri spiriti, alle nostre anime ed ai nostri corpi, così che possiamo diventare le vere dolcezze di Gesù. «IL SIGNORE DIEDE AL POPOLO UNA LEGGE ED UNA PRESCRIZIONE E LO MISE ALLA PROVA» (Esodo 15:25).

La Parola di Dio ci prova sempre e ci saggia. Qualcuno dice: «Tenterò con le promesse di Dio e la guarigione». No. Non lo fare, ma esse proveranno te, perché la promesse di Dio sono

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Appena avvertii un debole anelito di speranza nel mio petto, in quel petto dove c’era prima stata la solitudine della disperazione per tanto tempo, mi rivolsi a degli anziani cristiani, per ricevere un incoraggiamento, ma essi non mi diedero una sola briciola di conforto. Questo accadde, ricordate, più di 26 anni fa. Mentre leggevo e rileggevo la Bibbia, ne sapevo a mano a mano di più e sempre più chiaramente, di quel che mi era stato provveduto, della nostra provveduta guarigione, e del fatto che ci veniva anche comandato di andare avanti, di proseguire, nel Nome di Gesù, di imporre le mani agli ammalati e guarirli. E così io dissi: «Andrò da qualche credente che conosco, gli farò vedere questi versi e poi chiederò loro di pregare per me, affinché io sia guarita». Diedi così inizio ai miei faticosi giri.

Ero tanto disperata da non conoscere vergogna, presentando la mia richiesta. Nessun rimprovero che mi veniva fatto era tanto doloroso da farmi desistere. Alcuni mi risposero, solo perché avevano vergogna di confessare che non credevano alla Parola di Dio: «Oggi sono troppo occupato per poter vedermela col suo caso. Qualche altra volta, magari agli incontri di preghiera, potrà chiedere che si preghi per lei». Io ribattevo: «Niente è e può esserci di più urgente che lavorare per Gesù. Niente è più urgente che adempiere il Suo ultimo comando di imporre le mani agli ammalati, affinché essi guariscano! Pregate per me, proprio adesso, ora, qui, io credo che Dio mi guarirà!».

Ma essi non volevano ed io, infine, dicevo: «La Bibbia dice: QUESTI SONO I SEGNI CHE SEGUIRANNO COLORO I QUALI AVRANNO CREDUTO, e se questi segni non seguono costoro che si professano Cristiani, evidentemente è perché essi non sono credenti. Si dice che queste cose accadono tra coloro che seguono la Scienza Cristiana e che gli ammalati guariscano, quindi queste persone devono essere credenti: io andrò da loro». Venni così a New York City, e mi misi in contatto con quella gente.

Attraverso l’influenza di un’amica che era in una posizione molto alta nei circoli della Scienza Cristiana (era un famoso medico di Berlino), mi assicurai i trattamenti di un eminente adepto, che allora esercitava a new York. Naturalmente mi costò un’ingente somma di denaro, ma avere la cura per me valeva qualsiasi prezzo e grandi obbligazioni per essere assistita.

Acquistai come è naturale, tutta la loro letteratura, e sotto il comando del mio maestro, mi immersi nella lettura fino al collo, leggendo «SCIENZA E SALUTE» più che potevo e raramente, anche «SCRITTI VARI» di Mrs. Eddy. Mi fu detto che non c’erano assolutamente problemi con la mia assuefazione alla morfina e le tremende condizioni fisiche che ne erano risultate, che esse nemmeno esistevano e che sarebbero svanite come neve al sole quando mi sarei liberata dei miei pensieri «autoimposti, di schiavitù fisica», assorbendo abbastanza di «SCIENZA E SALUTE».

Caddi, mi ruppi un braccio. Da chi sarei andata? Un dottore della Scienza Cristiana mi fece passare il dolore. Era una signora calma e dolce, era orario d’ufficio. In un trattamento consistente in nulla, concentrava i suoi poteri; credete che abbia visitato l’osso rotto? nemmeno un po’. Guardò nel vuoto e negò la mia pretesa: «Sei incappata in un errore mortale, ma ora saprai la verità. Non hai un braccio rotto, perché un braccio non si può rompere. Dal momento che tutto è buono e che il buono è tutto, presta ascolto a questa verità e ripeti: Il mio braccio è forte ed intero. Dieci dollari, prego, e buona giornata!». Io risposi: «Dal momento che lei è immersa fino al collo nella luce della verità, dica. Ho dieci dollari adesso, la ringrazio!». Questo era per ridere. Divorai, semplicemente, il libro di Mrs. Eddy. Benché non conoscessi la Bibbia come la conosco adesso, avvertii qualcosa come l’esperienza di un uomo di cui avevo letto qualche tempo prima. Una sua amica gli aveva detto che lui aveva necessità di studiare «SCIENZA E SALUTE» e «LA CHIAVE DELLE SCRITTURE», della signora Mary Baker Eddy.

«Oh, non sapevo che le Scritture fossero state chiuse, ma se lo sono state è meraviglioso che la signora abbia trovato la chiave!» rispose lui. «Sì, è la più grande benedizione che sia mai caduta sull’umanità» disse la sua amica. Lei era tanto entusiasta che acconsentì a leggere insieme la Bibbia.

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CAPITOLO 9

LA BIBBIA O LA SCIENZA CRISTIANA?

La Bibbia o la Scienza Cristiana? Non potete avere tutte e due, perché esse sono in opposizione l’una all’altra, su tutti i punti essenziali. Qualcuno dice: «Ma io credevo che gli Scienziati Cristiani fossero diligenti studiosi delle Scritture!». Forse hanno letto il testo, o solo parte di esso, e ne hanno fatto una copia da portarsi dietro, assieme a «SCIENZA E SALUTE» e «LA CHIAVE DELLE SCRITTURE», ma non ricevono la Parola di Dio come verità eterna ed immutabile, per sempre stabilita nei cieli. A pag. 139, righe 20 e 21 del loro testo ufficiale, leggiamo: «Un senso mortale e materiale ha derubato la registrazione divina ed ha oscurato l’ispirazione di alcune pagine». E della dichiarazione dello Spirito Santo in Genesi 2:7 «IL SIGNORE DIO FORMÒ L’UOMO DALLA POLVERE DELLA TERRA», Mrs. Eddy non esita ad affermare (terzo paragrafo a pag. 524 de LA CHIAVE DELLE SCRITTURE) «Come può un substrato materiale divenire base di produzione per un uomo? È vero o irreale? È verità o si tratta di una bugia?... deve essere una bugia». (Tutte le citazioni sono tratte dall’edizione del 1917).

Molta della letteratura della Scienza Cristiana è vaga e difficile da capire. Ma quando vi si trova qualcosa che è detto con chiarezza, questa cosa è in diretta opposizione con le Scritture. Talvolta la gente chiede: «Qual è la differenza fra Scienza Cristiana e la guarigione divina come insegnata dalle Scritture?». Bene, esse non hanno NULLA in comune. La falsa dottrina su cui si fonda la Scienza Cristiana nega che Gesù sia mai venuto in carne, nega che il Suo corpo fosse un vero corpo, e dunque è fondamentalmente anticristiana.

La Bibbia insegna che la guarigione divina viene fino a noi solo per mezzo dell’opera espiatoria di Gesù Cristo al Calvario, dal quale fatto la Scienza Cristiana si discosta, perché, secondo gli insegnamenti di Mrs. Eddy, dal momento che il peccato non esiste non può nemmeno esistere la redenzione. «Ma essi non hanno guarigione?». Credo che invece ne abbiano, lo credo dalla Bibbia. Ci si aspetta di vedere miracoli dovuti al potere satanico, questo ci viene insegnato dalla Parola di Dio. Specialmente verso i tempi della fine.

La infedeltà che essi insegnano è talmente fatale che io sento di pregare, a riguardo delle loro guarigioni, la stessa richiesta preghiera mandata da una donna, in favore del figlio, ad un incontro metodista in una chiesa di Oakland. Ella scrisse: «Mio figlio è tremendamente malato. Non vi è alcuna speranza umana, ma vi chiedo di pregare per la sua guarigione il Signore Dio per il quale ogni cosa è possibile. Fate che tutti coloro che credono nel prezioso sangue di Cristo come nostro unico approccio a Dio, preghino per mio figlio. Fate che ogni persone che non onori il prezioso sangue, non tocchi mio figlio nemmeno con un pensiero».

Il Dottor A. B. Simpson fu uno dei più equilibrati uomini spirituali che io abbia mai conosciuto. Egli dice della Scienza Cristiana: «Meglio esser malati tutta una vita con ogni forma di tormento fisico che essere guariti da una tale bugia». Una confessione aperta è cosa buona per l’anima. Mi sento qui spinta a riportare una minuscola parte della mia esperienza – che avrei preferito tenere per me – per dire che se mai qualcuno ha TENTATO di credere alla Scienza Cristiana, bene, quella persona sono stata proprio io!

Come vi ho già detto in un precedente capitolo, mi svegliai una mattina realizzando che ero impantanata, senza alcuna speranza, nell’assuefazione alle droghe, dalla quale nessun essere umano mi poteva liberare. Avevo tentato ogni cosa che la scienza medica potesse suggerire, ero stata scaricata dagli ospedali come paziente, senza possibilità di essere aiutata ed avevo anche fatto la Cura dell’Oro. Dopo aver praticamente speso tutto ciò che possedevo, impoverendo madre e parenti, cercando invano sollievo da qualche parte, sforzandomi io stessa, mi rivolsi alla mia negletta Bibbia ed alla mia interrotta vita di preghiera, e ben presto la luce della guarigione prese a scintillare su di me, provenendo dalla luce del Calvario.

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provate, purificate sette volte e per sempre stabilite. TU sei quella persona che deve essere saggiata. Dio non deve essere saggiato da nessuno.

La Sua verità è alta fino ai Cieli e la Sua fedeltà fino alle nuvole. Egli ha stabilito i Suoi statuti e le Sue ordinanze ed essi ed esse non sono stati mai revocati, ma da Dio sigillati per sempre col Suo patto e Lui è in eterno YAHWEH – RAPHA: IL SIGNORE CHE GUARISCE. Esse sono condizionate dal nostro diligente ascolto e dalla nostra fedele obbedienza. Ma, prima ancora di dettare le Sue condizioni, Egli ci ha mostrato IL LEGNO.

Quel Legno, gettato nelle nostre vite, rimuoverà ogni traccia di amarezza del peccato e della ribellione dalle nostre nature e ci renderà dolci della paradisiaca dolcezza del signor nostro. Allora possiamo reclamare assoluta immunità da ogni malattia che fu portata dal giudizio di Dio sugli Egiziani. Il grande poeta Dante ha messo nel suo poema, sulla porta di ingresso del luogo di sofferenza, le parole ben conosciute: «Lasciate ogni speranza, voi che entrate». Ma mentre, come piccoli fanciulli, entriamo nel regno dei cieli per mezzo della fede nel Salvatore crocifisso, leggiamo, scritto a lettere d’oro: «Ogni paura abbandoni voi che entrate». Perché Egli ci ha redenti da ogni male, e ci preserverà senza macchia in spirito, anima e corpo fino alla Sua gloriosa venuta.

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CAPITOLO 6

LA CURA DELLA LODE

Ho somministrato molte buone cure, ed altrettante ne ho viste somministrare, e di molte altre ho sentito dire. Ricordo una mia amica: mi raccontò di una cura cui si era sottoposta. Ma quali che siano stati i risultati, non erano però di lunga durata ed ella vi si sottoponeva ogni anno. Ed ogni volta si lamentava del fatto che non si trattasse di una cura piacevole. «È anche dispendiosa» aggiunse, «Ma poiché ho denaro sufficiente, ciò non è tanto importante; piuttosto, è stata spiacevole, una cosa che non si può dimenticare!»

«Cosa c’era di così spiacevole?» le chiesi. «Oh, prima di tutto, per farla, devo andare in Austria, dal momento che solo lì si trova quella specie di acqua minerale di cui la mia costituzione necessita, come dicono i medici. Ha un terribile odore di zolfo ed uova marce. Quando vado lì mi danno una stanza nell’attico, ed il posto è così tanto affollato che ringrazio Dio di averla. Ma si tratta di una camera in cui qui in America non chiederei a nessuno di dormirci, nemmeno ad un barbone. Inoltre siamo tutti svegliati alle cinque del mattino, da una specie di campana dal suono troppo alto e stridente. Al primo rintocco, dobbiamo alzarci».

«Perché tanta fretta?» «Perché se non ci alziamo presto, poi è troppo tardi e perdiamo la colazione. Fa parte della cura!» «Oh, capisco, e suppongo che poi si corra subito a fare la doccia e via ad assaggiare un buon pasto!» «Non sai ancora tutto! Non esiste la stanza da bagno e devo lavarmi, già blu dal freddo, in una bacinella di acqua gelata. Onestamente: è tanto fredda che ho anche trovato un sottile strato di ghiaccio nella caraffa. Infine mi devo subito vestire con le cose più pesanti che possiedo, compresi stivaloni ed un caldo scialle. Poi piombo fin giù le scale per mettermi in coda e fare colazione». «Perché, dove si tiene la colazione?»

«In un edificio molto lontano! Fa parte della cura! Una strada impraticabile e difficoltosa, per dare uno scossone al fegato». «Suppongo che infine giungevi in un edificio con un enorme caminetto acceso, con dei gran ceppi che vi bruciavano dentro e ti sedevi lì, di fronte a tanto calore, per godere di una copiosa colazione tedesca tutta fumante!».

«Quel che dici dimostra che proprio non ne sai niente! No, quando giungevamo a destinazione c’era una sorta di fontana, circondata da una piattaforma sempre bagnata e sdrucciolevole dove ci mettevamo in fila per arrivare infine all’uomo che dispensava l’acqua. Quando gli dicevi il tuo nome, egli guardava su di un foglio e leggeva quanti bicchieri ne dovevi bere e te li versava, uno dopo l’altro, badando bene che ne prendessi fino all’ultima goccia. Poi, e non prima, ti dava un biglietto che ti permetteva di fare colazione. E tu facevi una pazza corsa, assieme al resto dei pazienti, fino ad un giardino strano, senza fiori, ma con molti cespugli, dove si trovavano dei piccoli tavolini (sempre all’aria aperta, faceva parte della cura!) sui quali erano poggiati dei pezzi di pane nero di un certo tipo, e ti dirò, il gusto era buono, ma i pezzi erano troppo piccoli!».

«Suppongo però che ne potessi mangiare quanti ne volessi!» «Forse sei un medico, ma vedo che non sai niente di cure» disse la mia amica alquanto sprezzantemente: «No: ci erano permessi solo due pezzi, e qualche paziente anche uno solo, per tutto il tempo della cura. Molto di rado a qualcuno toccava un uovo, ed a qualche altro una fredda sfoglia di carne, assieme al pane, ma si trattava di ordine SPECIALE del medico!! Infine ecco che ricevevamo una tazza di leggerissimo caffè con latte. Questo si che era bollente. In fin dei conti era la sola cosa calda che ricevevamo fino al pranzo, composto solitamente da brodo con due specie di verdure – davvero un nulla – e qualche giorno un sottile, ma sottile pezzettino di carne o pesce. Nessun dessert, eccetto una mela nei giorni di festa.

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tubercolosi nei polmoni dell’infermiera che aveva in famiglia. «Certamente NO» , rispose lui stizzosamente. Dopo, gli venne rivelata la storia meravigliosa.

Siamo in costante contatto con quest’infermiera, la sentiamo ad intervalli regolari, seguiamo la sua vita fin dalla guarigione. La sua è una vita di continuo sforzo e sacrificio per gli altri, una vita «sovrabbondante» e non vi è nemmeno un accenno che la malattia della quale soffrì ricorra ancora. È degno di nota che tra le malattie enumerate quali pene per l’infrazione della legge, si trovino quelle più maligne e virulente di cui soffra l’umanità. I bitorzoli, o noduli sembra voler identificare la lebbra e le ghiandole linfatiche, le febbri maligne come febbre tifoide, scarlattina, vaiolo, altre febbri eruttive, specialmente diffuse nelle nazioni calde, la cecità, una delle più spaventose afflizioni di cui si possa soffrire, sono solo sorpassate dalla pazzia o insania.

La scabbia e la tigna, intese come malattie incurabili della pelle, senza efficaci trattamenti o agenti patogeni identificati, sono mali con i quali talvolta veniamo in contatto. Come è delizioso poter dire, sulla autorità della Parola di Dio, che Cristo vi ha redenti dalla febbre, sia tifo o febbre tifoide, si tratti di scarlattina o di vaiolo; vi darò capitolo e verso. Cristo vi ha redenti anche dalla cecità, perché Deuteronomio 28:28 la include nelle pene per infrazione alla legge. E Galati 3:13 dice che Cristo vi ha riscattati dalla maledizione PER INTERA CHE SIA. Cristo vi ha riscattati dalle malattie cutanee senza speranza. È la Bibbia che lo dice. Mi ricordo quando andai ad una riunione di evangelizzazione che si teneva in una località molto remota, e vi erano parecchi operai della messe. Le ragazze ebbero una casetta in cui stare a dormire, ma un ragazzino dovette dormire con un guardiano dei giochi (monitore) che era affetto da una terribile malattia cutanea per la quale stava cercando la guarigione. Il giorno dopo il ragazzo ci disse che era stato davvero tentato di rifiutare di dormire con quell’uomo. Ma come poi poteva lui temere di contrarre una malattia dalla quale, gli era stato insegnato, Cristo lo aveva redento? Egli lo aveva anche insegnato all’uomo. Il diavolo gli aveva suggerito quest’idea: «Se condividi il letto, ma ti tieni addosso i vestiti, allora forse non lo toccherai e non sarai contagiato, sebbene, comunque, tu stia correndo terribili rischi!»

All’inizio egli stava per accettare questo suggerimento, ma lo Spirito Santo disse la sua: «NON PUOI CREDERE IN GESÙ?». E lui: «Si, infatti crederò in Gesù!» Si svestì e saltò nel letto, dormendo in pace come un fanciullo sul petto della madre. Ed il fratello con la malattia cutanea fu perfettamente guarito. Aveva sempre chiamato il suo problema prurito, sebbene non si trattasse di prurito, ma di cosa molto più seria. Io suppongo che desse un gran prurito e che fu per quella ragione che egli la chiamò così. Sembrava che mai avremmo dovuto vedere il sopraggiungere della sua guarigione. Una volta, in seguito, tenevo incontri in una chiesa Metodista, una congregazione molto vasta, con gente fine e prospera.

Una sera, all’apertura del servizio di culto, chiamai chi volesse testimoniare. Naturalmente mi attendevo testimonianze carine e pulite, ma chi ti si presenta? Ecco Johnnie Hourie, il monitore. Non mi ero nemmeno accorta che fosse lì. Così lontano da casa sua! Ed ecco, egli semplicemente sconvolse l’uditorio, con la sua testimonianza. «Sia lodato il Signore! Egli mi ha guarito dal prurito!». Avreste dovuto sentire come ridevano! Non potevate proprio dubitare di una testimonianza come quella! Poi egli rese chiara la cosa, le torture che aveva sofferto e dalle quali era stato completamente risollevato, ed in conseguenza del fatto, ora traboccava di gratitudine.

Quanto è glorioso poter parlare a ciascun malato, e non importa di quale male stia soffrendo, e dirgli che Cristo lo ha redento da esso! Anche se non è specificato nel capitolo 28 del Deuteronomio, poiché, dal verso 60 e 61 ci viene insegnato che ogni malattia, senza nessuna eccezione, è inclusa nella maledizione!

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Ringrazio Dio dell’avere conoscenza personale di molte meravigliose guarigioni da questa malattia, che è altrimenti senza speranza. Uso queste parole cautamente, perché mentre i metodi moderni hanno permesso senza alcun dubbio l’arrestarsi del suo corso, quando essa si trova allo stadio primitivo, ancora non vi è in pratica prospetto di recupero qualora il caso sia già avanzato, se non per fede nell’opera compiuta sul Calvario, destinata a sanare anima e corpo. Non conosco miglior metodo di trattar con tali casi, se non dando loro la Parola di Dio, quale riportata nel capitolo 28 del Deuteronomio, accompagnata da alcuni versi del Nuovo Testamento, in particolare Galati 3:13.

CRISTO CI HA REDENTI DALLA MALEDIZIONE DELLA LEGGE

«Dottore, per me non vi è speranza: ho la tisi. Tre medici mi hanno detto che si tratta di tubercolosi polmonare. Mi hanno fatto i raggi X e tutto il resto. Dicono che è molto avanzata e che tutto quello che posso attendermi è che la mia vita possa in qualche modo esser prolungata se sarò fedele alle istruzioni per la cura che mi hanno dato».

A questo, la mia risposta è: «Tu credi che la Bibbia è la Parola di Dio e che è assolutamente vera in ogni particolare?». «Si, lo so che lo è». «Bene, allora la Parola di Dio esplicitamente dichiara che Gesù Cristo ti ha guarito dalla consunzione (tisi), menzionando il nome della malattia per la quale i medici ti dicono che in questo momento stai morendo».

«Ma dov’è? Non l’ho mai visto nella Bibbia!». Ed allora, andando al Deuteronomio 28, faccio notare che la consunzione è parte della maledizione per infrazione della legge, dalla quale maledizione Galati 3:13 ci dice che Cristo ci ha redenti, essendo stato fatto maledizione per noi, ovverosia al posto nostro.

«Ora ripeti con me: Cristo mi ha redento dalla maledizione della legge, della quale maledizione la tisi fa parte, quindi Cristo mi ha riscattato dalla tisi». E chi cerca la guarigione obbedisce, e più e più volte, aprendo la Bibbia al Deuteronomio 28 ed ai Galati 3:13, diciamo assieme: «Cristo mi ha riscattato dalla tisi». E la fede ecco che viene, udendo la Parola parlata di Dio, e la montagna è gettata nel mare! Quanto grata sono a Dio per la Sua misericordia e la Sua saggezza che hanno incluso la tisi, la grande piaga bianca, tra le malattie specificatamente menzionate in questa categoria, nel Deuteronomio, capitolo 28!

Lasciate che vi racconti la brave storia di una donna che fu guarita dalla Parola di Dio, nel ministero di mia sorella, nella nostra casa di Calgary, Alberta, Canada. Posso dire che più tardi la sorella di questa donna ricevette il Battesimo nello Spirito Santo e che è stata una vera testimone per Gesù su tutti i fronti, al di là della sua liberazione. Era una infermiera professionale, che dichiarata tubercolotica, fu messa a vivere in un bungalow separato dal resto della famiglia. Mangiava in piatti marchiati. Diventò seriamente interessata alle cose di Dio. Era stata salvata anni prima e venne in casa nostra con la speranza di trovarsi più vicina a Gesù nella sua vita spirituale. Non aveva speranza di esser curata per la malattia di cui soffriva, ma voleva esser pronta per il ritorno a casa. Mia sorella era a casa da sola, quando ella chiamò. Dopo una piccola conversazione che servì a rivelare la ricerca della malata, la Bibbia, in cui ella credeva, venne investigata, specialmente a riguardo della guarigione.

Il capitolo 28 del Deuteronomio, ed altri versi, le furono portati in chiarezza, col risultato che ella intravide piena salvezza per l’essere suo, corpo incluso, perfettamente sicura di quanto Gesù avesse fatto sul Calvario per lei. E fu immediatamente guarita. Qualche tempo dopo, ella si trovò in casa di un eminente medico che la stimava molto, ma non l’aveva conosciuta prima della guarigione. Un giorno, per divertimento, mia sorella lo chiamò e gli chiese se vedesse segni di

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Quanto alla cena, non valeva neppure la pena menzionarla, e spesso ne venivo privata del tutto. Questo giudizio di Dio veniva considerato una grande cura ed io dovevo attendere dei mesi prima che venisse il mio turno, per farla. E considerate le spese di viaggio, del medico e della pensione, veniva a costare anche troppo cara».

Quella era una specie di cura, ma ve ne sono state e ve ne sono molte altre: come la cura dell’uva ove ai paziente è permesso mangiare soltanto uva matura, o la cura a piedi nudi dove si deve andare scalzi e la cura dei fanghi – non devono mangiarli! Solo starci dentro! E sono lontana dall’affermare che queste cure non facciano, come altri metodi affini, niente, ma dico che la cura della quale sto per parlarvi, è l’unica cura dal risultato certo. Ed è anche la cura che è costata il prezzo più alto,ma pagato da un altro, perché: «NON CON COSE CORRUTTIBILI, CON ARGENTO O CON ORO, SIETE STATI RISCATTATI... MA CON IL PREZIOSO SANGUE DI CRISTO, COME QUELLO DI UN AGNELLO SENZA DIFETTO NÉ MACCHIA» (1 Pietro 1:18-19). Anche il più povero può gioirne la pienezza dei benefici. Io la chiamo «la cura della lode», perché il modo più semplice di applicarla è entrare in essa cantando.

«ENTRATE NELLE SUE PORTE CON RINGRAZIAMENTO, NEI SUOI CORTILI CON LODE, CELEBRATELO, BENEDITE IL SUO NOME». (Salmo100:4). Sai che puoi cantarla da solo e gridarla, da solo, per cose che non puoi ottenere se non in quel modo. C’era un anziano pastore presbiteriano che si opponeva tremendamente a chiunque facesse chiasso quando si praticava la religione. Egli credeva che la religione dovesse essere come certe nuove macchine da scrivere, le quali non fanno assolutamente rumore, e garantiscono di non farne. Aveva però una figlia, che possedeva tanta della santa gioia che le traboccava dal cuore, la quale sovente si faceva sentire! Egli tentava di farla tacere, senza effetto, però, e lei sembrava non potesse farci niente anche se odiava gravare sulla mentalità del suo anziano padre.

Un giorno l’anziano uomo giunse alla fine della sua vita ben spesa; e quando si sentì entrare nella valle dell’ombra della morte, ebbe una scintilla della gloria che sta per essere rivelata. E con gran stupore di tutta la sua famiglia, diede un grido di gran gioia e strillò a quella sua rumorosa figlia: «Avvicinati, figliola, ed aiutami a gridare mentre vado alla casa della gloria». E questo essa esattamente fece, mentre le lacrime le tracciavano il volto.

Ed anche noi possiamo star fermi sulla Parola di Dio per la salvezza, dopo aver sotterrato ogni arma di ribellione, incontrando le condizioni poste da Dio: è così anche per la guarigione. Possiamo iniziare a camminare lodando, mentre arriviamo alla vittoria perfettamente manifestata. Questa che io chiamo «la cura della lode», non fallisce mai, per quanto il cuore riposa sulla Parola immutabile di Dio, e la produce.

Vi era una missionaria per la Cina che stava al Mrs. Carrie Judd Montgomery’s Belulah Heights, ad Oakland, California. Ebbe la più meravigliosa guarigione dal vaiolo proprio mentre applicava la cura della lode. Ella, senza alcun timore, aveva curato, facendole da infermiera, una sorella missionaria che aveva la malattia, sebbene non fosse stata vaccinata, restando sulla Parola di Dio che nessuna piaga si sarebbe avvicinata alla sua dimora.

Dunque un caso veramente non buono, di vaiolo confluente, come faceva piacere definirlo ai dottori, venne a colpirla ed ella davvero non sapeva come fare; chiese al Signore ed Egli le disse di lodare e cantare a Lui per la Sua fedeltà alla Sua propria Parola. La misero in isolamento e le chiesero di starsene quieta, ma lei rispose che se fosse stata zitta e non avesse lodato Dio, le pietre lo avrebbero fatto. Dunque cantò e cantò, lodò e lodò I medici intanto temevano per la sua vita, essendo il caso complicato e le complicazioni minacciate, spaventose. Ma lei lodò e lodò, cantò e cantò. Il medico disse che stava già delirando, ma che glielo avrebbe lasciato fare, tanto nulla poteva più aiutarla. Lei ancora cantò e lodò, e cantò e lodò. Le dissero che se pure per un puro caso, si fosse ristabilita, sarebbe comunque rimasta sfigurata per tutta la vita, e lei cantò e lodò più ad alta voce che mai. E le chiesero: «Perché lodi tanto?» E lei rispose: «Perché ho così tante pustole sul mio corpo e Dio mi ha detto che devo lodarLo per ciascuna di esse, separatamente».

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E fu proprio quello che continuò a fare. Il Signore le aveva dato la visione di due canestri, uno contenente le sue lodi – ed era pieno a metà, l’altro,che rappresentava la sua prova, era invece completamente pieno. Il Signore le disse che il canestro mezzo vuoto doveva essere riempito così da poter bilanciare l’altro. E lei continuò i suoi canti e le sue grida erano così ripieni di Spirito Santo che diventarono contagiosi e le infermiere Cristiane non poterono resistere, e si unirono a lei. Così il luogo ne fu risuonante. Infine il Signore le mostrò che il cesto era pieno e traboccante. Lei lo vide andar giù, mentre quello della prova saliva su in aria; ed in un solo istante, così le sembrò, l’eruzione cutanea e tutti i sintomi che l’accompagnavano svanirono e non lasciarono traccia alcuna, nemmeno una sola cicatrice.

Forse vi potrà sembrare troppo credere a tutto questo,ma posso fornire, dalla mia personale esperienza, l’esempio di un caso di vaiolo ove l’eruzione sparì istantaneamente in risposta alla preghiera di fede ed alla applicazione della cura della lode.

Una sera stavamo iniziando un servizio di culto presso la missione dove lavoravo, quando un uomo corse nella sala e chiese di ottenere di parlarmi per qualche istante. Dopo che lo ebbi condotto in una stanzetta privata, egli mi chiese: «Dottoressa Yeomans, mia moglie ha appena avuto una esplosione eruttiva di vaiolo!» «Come fa a sapere che si tratta di vaiolo?» gli chiesi.

«Perché abbiamo un medico che ce lo ha comunicato mentre si stava recando dal sanitario per far mettere il luogo in quarantena, senza un momento da perdere. Ma appena lui è uscito, mia moglie mi ha detto: “Corri subito alla missione e chiedi alla Dottoressa Yeomans di pregare, e sono sicura che Dio purificherà il mio corpo ed il mio sangue da questa piaga”. Dunque applicammo la cura della lode e questo credente corse a casa giusto per ritrovare sua moglie senza la più piccola macchia di vaiolo». Un po’ più tardi il medico fu di ritorno, avendo condotto con sé il sanitario, e fu da questi malamente rimproverato per aver definito vaiolo un caso che vaiolo non era, giacché non si era trovata la minima traccia di pustole, e nemmeno alcun sintomo della malattia: «Dov’è il suo vaiolo?» chiese il sanitario.

«Si, dov’è? Era qui, quando sono corso a chiamarla!» «Beh, e adesso dov’è?» chiese ancora il sanitario giocando a riferirsi a qualche bevuta che il collega si sarebbe fatta, poi lasciò il luogo, senza ulteriori commenti.

Si, la cura della lode funziona sempre. Non è spiacevole. È invece deliziosa. Il suo costo è stato pagato da un altro e proprio in questo preciso momento è disponibile per ognuno di noi. Siete pronti a cominciarla? L’ultima clausola di 1 Pietro 1:8 ci dice: «CREDENDO... ESULTATE DI GIOIA INEFFABILE E PIENEZZA DI GLORIA» (King James Version).

Dovete solo credere a ciò che Dio ha detto che Gesù ha fatto per voi, corpo, anima, spirito, e pensateci, parlatene, cantatelo, gridatelo, e la cura della lode è iniziata. E non la fate solo una volta l’anno, ma per tutto l’anno.

Salmo 34:1 «IO BENEDIRÒ IL SIGNORE IN OGNI TEMPO, LA SUA LODE SARÀ SEMPRE NELLA MIA BOCCA».

I Salmi, il libro della lode, ispirato dallo Spirito Santo, che è stato adoperato dalla gente di Dio in ogni era e che Gesù stesso ha usato, è pieno di cura di lode. Osservate i primi versi del Salmo 103: «BENEDICI, ANIMA MIA, IL SIGNORE; E TUTTO QUELLO CHE È IN ME, BENEDICA IL SUO SANTO NOME. BENEDICI, ANIMA MIA, IL SIGNORE, E NON DIMENTICARE NESSUNO DEI SUOI BENEFICI. EGLI PERDONA TUTTE LE TUE COLPE, RISANA TUTTE LE TUE INFERMITÀ SALVA LA TUA VITA DALLA FOSSA, TI CORONA DI BONTÀ E COMPASSIONI; EGLI SAZIA DI BENI LA TUA ESISTENZA E TI FA RINGIOVANIRE COME L’AQUILA».

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che abbiamo seguiti dal loro esodo dalla schiavitù in Egitto, all’attraversamento del Mar Rosso, al loro vagare nel deserto, sono ora entrati nella Terra Promessa ove sono stati immediatamente messi a confronto con due alternative: la benedizione e la maledizione. La benedizione sarebbe venuta come conseguenza all’obbedienza ai comandamenti di Dio, che abbracciavano ogni parte dei loro esseri e possedimenti (spirito, anima e corpo, figli (frutti dei loro corpi), bestiame, raccolti ed altri possedimenti).

La benedizione garantiva loro l’immunità da ogni malattia. «Benedetto sarai nella città e benedetto sarai nelle campagne». Benedetti in ogni cosa, sia che uscissero, sia che entrassero. «In ogni cosa cui metterai mano... il Signore comanderà la benedizione su di te... il Signore ti stabilirà... e tutta la gente della terra... avrà timore di te. Il Signore ti riempirà di beni, del frutto del tuo corpo, del frutto del tuo bestiame, del frutto della tua terra... il Signore ti aprirà il Suo buon tesoro... il Signore ti farà essere il capo e non la coda».

LA MALEDIZIONE era invece conseguente al fallire nell’obbedire, ed era in essa inclusa ogni forma di malattia ed infermità, che possano attaccare il genere umano. In altre parole, la disobbedienza alla legge di Dio, METTE gli uomini sotto la maledizione, inclusa ogni forma di malattia. Dio è il Signore e non cambia. Una vita di santità è essenziale per una vita di benessere fisico: ed entrambe sono nostre per fede nell’Agnello di Dio (che fu fatto maledizione al posto nostro) e non possono essere ottenute in altro modo. Sono lontana dal disprezzare gli sforzi che sono stati fatti per domare la malattia con la ricerca scientifica, dico sull’autorità della Parola di Dio che tali sforzi possono lasciarci attendere una certa misura di successo: fino a quando esisterà il peccato, esso condurrà alla morte – una volta messo in pratica – e la malattia è l’inizio della morte. Le ultimissime statistiche mostrano una maggiore mortalità per cancro di quanto vi sia mai stato nella storia della razza umana a dispetto di tutto il lavoro compiuto in laboratori dotati di possibilità milionarie.

Forse non sono mai stati fatti più caparbi sforzi contro una malattia di quanti ne sono stati fatti per la tubercolosi. Io stessa ho conosciuto un capacissimo uomo che ha speso in questa ricerca 18 anni. I risultati vennero cifrati e scritti in libri chiusi a chiave. Egli fu solo uno dell’armata di esploratori scientifici e di investigatori che ricercavano a proposito di questo male. A dispetto di tutti loro, ancora oggi la tubercolosi miete il suo annuale numero di vittime. Ed anche se potesse essere completamente domata, per quanto il peccato rimarrà, sarebbe subito seguita e sostituita da una qualsiasi altra malattia, perché, come ho già detto: «IL PECCATO, UNA VOLTA COMPIUTO, CONDUCE ALLA MORTE». E la malattia è l’inizio della morte.

Dunque, essere liberati dalla malattia, significa per noi andare da quell’UNO che definì la questione peccato–malattia, per noi, sulla Croce al Calvario, essendo fatto maledizione in nostra vece,e guardare all’Agnello di Dio.

Cantare con cuori riconoscenti:

«Non sotto la maledizione, non sotto la maledizione, Gesù mi ha liberato.

In cambio della malattia ho salute, in cambio di povertà benessere, perché Gesù mi ha riscattato».

Una volta mi meravigliavo che Dio avesse specificato così tante malattie nel testo del

Deuteronomio 28, mettendole a far parte della pena per l’infrazione della Sua legge santa, quando chiaramente dichiara che ogni malattia «anche le numerose malattie e le numerose piaghe non menzionate in questo libro della legge», è inclusa nella maledizione. Ma lo Spirito Santo mi provvide gran luce su questo passo, quando ebbi a che fare con gente afflitta da malattie lì specificate. Prendete, per esempio, la tubercolosi polmonare, comunemente detta consunzione (tisi).

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attraverso labbra umane migliaia di anni fa, le sentivo cantare, dal profondo del mio spirito, in triste, solenne tono: «PERCHÉ NON AVRAI OBBEDITO... SARAI STRAPPATO DAL PAESE DEL QUALE VAI A PRENDERE POSSESSO... IL SIGNORE TI DISPERDERÀ FRA TUTTI I POPOLI, DA UNA ESTREMITÀ DELLA TERRA FINO ALL’ALTRA... FRA QUELLE NAZIONI NON AVRAI RIPOSO E NON VI SARÀ LUOGO DOVE I TUOI PIEDI POSSANO FERMARSI; LÀ IL SIGNORE TI DARÀ UN CUORE TREMANTE, DEGLI OCCHI CHE SI SPENGONO ED UN’ANIMA LANGUENTE. LA TUA VITA TI STARÀ DAVANTI COME SOSPESA, TREMERAI NOTTE E GIORNO E NON SARAI SICURO DELLA TUA ESISTENZA» (Deuteronomio 28:62–66).

La ragione per la quale amavo guardare la sinagoga ed i poveri esuli dalla Terra Promessa che lì adoravano, era che imparavo dalla loro condizione – dispersi fra i popoli e senza riposo – l’esattezza con la quale Dio adempie la Sua Parola, sia questa di benedizione che di condanna. Egli ci permette di vedere con i nostri occhi ed udire con le nostre orecchie il compimento letterale di molte parti del capitolo 28 del Deuteronomio e la storia registra l’adempimento, con molta accuratezza, di molte altre parti. Prendete, per esempio, il verso 32: «I tuoi figli e le tue figlie saranno dati in balia di un altro popolo; i tuoi occhi lo vedranno e ti si consumeranno per il continuo pianto e la tua mano sarà senza forza».

In Spagna e Portogallo vi erano effettivamente leggi che abilitavano chiunque ad impadronirsi di bimbi Giudei per farne Cattolici, la qual cosa era stimata essere atto davvero meritorio e non di rado praticato da credenti Cattolici Romani. In tali casi, i genitori ebrei non potevano opporre alcun ricorso, non avendo alcuna potenza nelle loro mani, esattamente come la Bibbia aveva predetto. Guardate anche i versi 49 e 50: «Il Signore farà muovere contro di te, da lontano... una nazione... pari all’aquila che vola; una nazione della quale non capirai la lingua, una nazione dall’aspetto minaccioso, che non avrà riguardo per il vecchio, né per il bambino».

Forse qui ci si riferisce allo stendardo Romano con l’aquila; (la stesura di questo testo è antecedente alla Seconda Guerra Mondiale ed all’Olocausto, N. d. T.) mai due lingue sono state così diverse come l’Ebraico ed il Latino e l’aspetto tipico del Romano Cesare era di crudele minaccia,e severità. Notate i versi 52 e 64: «Ti assedierà in tutte le tue città». Il primo fu Nabucodonosor, poi venne Tito. «Il Signore ti disperderà fra tutti i popoli, da un’ estremità all’altra della terra». Ciò è stato letteralmente adempiuto.

Un ebreo convertito, il Reverendo Mr. Scher, ha di recente viaggiato molto, mostrando la presente condizione della razza ebraica per mezzo di mostre che ho accuratamente visitato, trovando in esse foto di Giudei prese in ogni parte del mondo. Giudei Cinesi, in abiti folcloristici e codini, Giudei Africani (molti dei quali erano neri), Giudei Russi, Giudei Polacchi, Giudei inglesi, eccetera, tutti aventi in comune, più o meno, le caratteristiche peculiari dei paesi ove risiedevano. Se avete qualche dubbio che Dio abbia davvero voluto dire quel che ha detto, allora leggete con me il verso 68: «Il Signore ti farà ritornare in Egitto su delle navi, ripercorrendo la via della quale ti avevo detto: Non la rivedrai mai più. Là vi offrirete in vendita ai vostri nemici come schiavi e come schiave, ma mancherà l’acquirente!». Ciò effettivamente accadde dopo la presa di Gerusalemme da parte di Tito. Dopo che gli Ebrei ebbero colmato la misura della loro ribellione contro Dio, crocifiggendo il Suo Figliuolo, il loro Messia, il loro benedetto Salvatore, i loro giovani uomini vennero inviati ai lavori forzati in Egitto, per le opere Romane, e furono venduti come schiavi; talmente spregevoli erano stimati i Giudei a quel tempo, che i Romani si vergognavano di venderli come schiavi, la qual cosa fu senza dubbio una ragione per deportarli in Egitto.

Mi piacerebbe sapere quanti di noi pensano che questi esempi siano sufficienti in numero per convincere noi stessi che Dio ha voluto proprio dire quello che ha detto nel capitolo 28 del Deuteronomio. Quanti lo pensano? Bene, allora possiamo sentirci sicuri che ogni altra promessa che qui troviamo, benedizione o maledizione che sia, sarà perfettamente adempiuta come le altre. E consideriamo anche altre promesse, quelle relative alla malattia ed alla liberazione. I figli di Israele,

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Conobbi di persona un uomo che stava per morire di tubercolosi acuta, e lui lodò e la sua salute fu florida fino alla fine dei suoi giorni. Il suo notevole recupero alla buona salute fu il risultato della parole di questo salmo. Cominciate adesso. Non potete permettervi di cominciare nemmeno fra un solo momento. Schiacciate i leoni ruggenti sotto i vostri piedi per mezzo della lode che proviene dalla fede. Essa non ha MAI fallito e MAI fallirà.

Talvolta la gente dice: «È vero, mi sento già meglio. Ma quando Gesù diceva di persona le parole, i sintomi sparivano istantaneamente, sempre; ed i miei non sono spariti, o sono spariti solo in parte: dunque non sono guarito e non posso essere guarito».

La risposta scritturale a questa domanda invero difficoltosa è che quando Gesù era qui in carne ed ossa, non sempre i sintomi sparivano istantaneamente. Il figlio del nobiluomo cui ci si riferisce in Giovanni 4, «COMINCIÒ A STAR MEGLIO», a migliorare, ad iniziare la convalescenza, alla settima ora, quando la febbre lo lasciò.

La guarigione del cieco di Betsaida, riportata in Marco 8, non fu solo graduale, ma ebbe tre diversi stadi, distinti e separati. Per primo, Gesù lo toccò, lo prese per la mano e lo condusse fuori da Betsaida, la qual città aveva abbandonato al giudizio (vedi Marco 8:23 e Matteo 11:21). Secondo, Gesù cominciò la guarigione ungendolo con la saliva, e dopo chiese all’uomo se vedeva qualcosa; e l’uomo rispose che si, vedeva gli uomini camminare, ed erano simili ad alberi, il che significa che il suo vedere era ancora distorto. Se però l’uomo che allora possedeva sufficiente visione per andarsene in giro, fosse partito e fosse andato in giro a riferire che Gesù lo aveva guarito, ma che non ci vedeva bene, senza avere una vista chiara, avrebbe certamente fatto come oggi molti fanno, a migliaia, quando vengono per ricevere la guarigione. La gente avrebbe detto: «È questa la guarigione? Ci si è messo, ma proprio non ha fatto un buon lavoro!»

Ma tutto ciò non sarebbe stata colpa di Gesù, non trovate? Come non è colpa Sua se voi non avete perfetta salute. Se dunque vi trovate al secondo stadio, prego! Accostatevi al terzo! Perché fu solo lì che il cieco ricevette guarigione perfetta. E vide chiaramente ogni uomo. Notate che Gesù lo fece guardare di nuovo, dopo avergli messo di nuovo le mani sugli occhi, e quello sguardo di fede all’Agnello di Dio portò perfetto ristoro di vista. Guardiamo anche noi il Suo volto e lodiamoLo, per la pienezza della redenzione che Egli ci ha procacciato; la cura della lode è meravigliosa ed è la sola che non fallisce mai, l’unica mai scoperta che mai scoperta si troverà.

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CAPITOLO 7 IL VINO DI TIMOTEO E L’IMPIASTRO DI EZECHIA

1 Timoteo 5:23: «Non continuare a bere soltanto acqua, ma prendi un po’ di vino a causa del

tuo stomaco e delle tue frequenti indisposizioni». È meraviglioso come tante persone siano capaci di citare questo verso con molta precisione.

Ho sentito raccontare da un predicatore di aver conosciuto persone che sapevano solo questo verso della Bibbia, gli altri non se li ricordavano, ma questo verso era loro molto familiare!

Una volta è venuto all’appello un uomo che combatteva contro una grande debolezza, il bere, e disse «Non dice la Bibbia stessa che proprio l’Apostolo Paolo consigliò a Timoteo di bere un po’ di vino per i suoi dolori di stomaco?» «Si, certo, Paolo consigliò a Timoteo di bere un po’ di vino per curare lo stomaco, ma questo non ci autorizza ad usare grandi quantità di whisky per distruggere sia lo stomaco che il resto degli organi!», risposi.

Da allora, posso raccontarlo, ho udito anche gente citare questo verso per poi abusare di ogni sorta di medicinali. Perché Paolo disse a Timoteo di bere UN PO’ di vino, queste persone si sentono autorizzate a prendere GRANDI QUANTITÀ di chinino, o di qualche lassativo, o del tonico preferito o di aspirina o il Tanlac o altre medicine autorizzate. Naturalmente questa materia è solo una parte di un’attitudine più ampia, vale a dire: «Qual è l’attitudine di Dio e della Sua Parola verso i sistemi di guarigione fatti dall’uomo?» Ma entriamo nella questione del vino di Timoteo. Non mi sento libera di omettere ciò che un eminente studioso della Bibbia, Moffat, dice di questo verso il quale è «marginale, all’apparenza, fuori posto». Ma dal momento che si trova nella King James Version ed in altre traduzioni che noi usiamo, io lo considero come facente genuinamente parte del testo originale.

Credo che con ciò Paolo abbia avvertito Timoteo a riguardo della dieta di lui, suggerendo la sostituzione dell’acqua col succo d’uva, invero più nutriente, la qual cosa tutti voi potreste fare, seguendo il mio consiglio di nutrirsi, ai pasti, bevendo cacao o altre bevande che siano di buon nutrimento, invece della sola acqua.

Nel Nuovo testamento siamo lasciati perfettamente liberi, per quel che riguarda la nostra dieta, stando sottomessi a Dio. E per quanto possiamo mangiare e bere alla Sua gloria, possiamo consultare le nostre preferenze e dunque scegliere. Quando la persona è perfettamente sana – e Dio ci mantiene in perfetta salute se confidiamo in Lui – il corpo stesso fa sapere quali sono le cose di cui necessita. Che Dio voglia farci godere di un’ampia varietà di cibi, è cosa evidente dal fatto stesso che ne ha prodotti tanti, ed ognuno in sé provvisto di peculiari proprietà di valore, per noi. Credo che dovremmo mostrarGli la nostra gratitudine: primo, ringraziandoLo per la Sua prodiga generosità e secondo, per aver rifornito le nostre tavole di molteplici possibilità di dieta, fino a quando i nostri mezzi ce lo permetteranno. Non vi è alcun dubbio che una tale completezza di dieta possa dare buon rendimento in salute ed efficienza.

I ragazzi, fin dalla loro più tenera età, dovrebbero essere abituati a mangiare ed a farsi piacere una dieta molto varia, comprendente quanti più vegetali e frutta si possa, in varietà, ed anche nocciole, carne, uova, burro, latte, cereali, formaggi e pane integrale. Con riferimento all’impiastro di Ezechia, notiamo, dall’attento studio, che il suo era proprio un caso senza speranza. Dio stesso gli aveva infatti detto di mettere in ordine la sua casa, giacché stava per morire. Un medico Cristiano, che ha scritto un trattato sulle malattie nella Bibbia, analizzò il caso di Ezechia e concluse che doveva trattarsi di carbonchio, seguito da un generale avvelenamento del sangue. Il carbonchio è una pustola maligna che infetta gli strati profondi dei tessuti. Ezechia pregò, ricevette promessa di guarigione e Dio gli disse che alla sua vita avrebbe aggiunto 15 anni. Poi Isaia lo diresse a fare una poltiglia di fichi bollenti, da mettere sulla bolla (pustola), ma una tale

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CAPITOLO 8

LA MALEDIZIONE VINTA

Cantico: Cristo mi ha redento dalla maledizione della legge

quando fu appeso al legno infame. Tutto quel che c’è di peggio è contenuto nella maledizione

e Gesù mi ha liberato.

Ritornello: Non sotto la maledizione, non sotto la maledizione,

Gesù mi ha liberato; in cambio della malattia ho salute, in cambio di povertà benessere,

perché Gesù mi ha riscattato. Cristo ha pagato il prezzo della legge infranta,

ha pagato il prezzo intero, per me; Dio non vide macchia alcuna o imperfezione nell’Agnello che fu sacrificato al mio posto.

NON DIMORATE NEI GIORNI CHE FURONO, PRIMA CHE L’AGNELLO FOSSE SACRIFICATO.

PRENDETE QUEL CHE GRATUITAMENTE È STATO DATO, IL CIELO. ED AGGIUNGETEVI AL RITORNELLO LIETO.

In Deuteronomio 28, è evidente che la malattia, ogni malattia, risulta inclusa nella

maledizione per la legge infranta. Le malattie che seguono sono specificate facenti parte delle pene per la disobbedienza ai santi comandamenti di Dio: CECITÀ, BITORZOLI (lebbra), TUBERCOLOSI, EMORROIDI, FUOCO LANCINANTE (INFIAMMAZIONI ACUTE), FEBBRE, INFIAMMAZIONI, ROGNA (MALATTIE INCURABILI DELLA PELLE), FOLLIA, SCABBIA, PESTILENZA.

La Parola inoltre dichiara in Deuteronomio 28:60–62: «Farà tornare su di te tutte le malattie d’Egitto, davanti alle quali tu tremavi, ed esse si attaccheranno a te. Anche le numerose malattie e le numerose piaghe non menzionate nel libro di questa legge, il Signore le farà venire su di te, affinché tu sia distrutto. Voi rimarrete soltanto in pochi, dopo essere stati numerosi come le stelle del cielo, perché non avrai ubbidito alla voce del Signore, tuo Dio».

Si riporta che una volta, Federico di Prussia detto Il Grande, abbia chiesto al suo cappellano: «Provami, con una sola parola, che la Bibbia è una rivelazione divina!» e che il cappellano rispose: «Il Giudeo, Vostra Maestà!».

Certo, nulla potrebbe esser di maggior stimolo alla fede che il considerare l’immutevole fedeltà di Dio nell’adempiere ogni promessa fatta al Suo popolo scelto, Israele, sia essa stata una benedizione, o una maledizione. In una città in cui ho risieduto per un certo tempo, vi era una sinagoga, locata in un oscuro posto, in mezzo a dintorni di poca attrazione,e tuttavia era un posto in cui mi recavo con piacere. Non che vi fossi mai entrata o avessi preso parte all’adorazione che vi si teneva, o neanche che mi fossi avvicinata agli adoratori. No, stavo solo lì, presente, e guardavo e guardavo l’edificio, notavo la data della sua costruzione (in accordo con la cronologia giudaica), il suo nome: «Casa di Giacobbe» (Isaia 2:5 Casa di Giacobbe, venite e camminiamo nella luce del Signore!) e notavo le forti caratteristiche ebraiche nel volto di coloro che attendevano al servizio. Una volta mi cadde l’occhio su di un uomo avvolto nel Talith, o abbigliamento per il servizio (scialle). E mentre guardavo le parole di Dio del capitolo che stiamo studiando, parole pronunciate

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si mise a camminare per la stanza. Immediatamente la sua salute fu perfettamente restaurata e disse: «Datemi qualcosa da mangiare». Il suo corpo deforme era perfettamente dritto ed ella mangiò due uova, pane e burro. Bevve del the con gioia. La sera dopo camminò per un miglio, per andare ad un servizio di culto.

Il seguente certificato fu firmato dal medico che la curava. P. Eugene Giuseppe M. B., C. M., J. P., Ufficiale Medico del Governo, Trinidad, Indie Occidentali Britanniche.

180 KINNINGTON PARK ROAD, S.E. 15 APRILE 1921

Certifico qui che Edith May Cuffley è stata sotto la mia cura professionale sin dal Dicembre 1917 e sotto il mio predecessore, il Dottor R. Foster Owen, per parecchi anni prima. Fu dichiarata inadatta al lavoro nel Giugno 1916 a ragione di tubercolosi polmonare che fu seguita da tubercolosi spinale. Da allora in poi fu più o meno prostrata fino al 4 Aprile scorso, quando apparve misteriosamente guarita, non avendo ricevuto alcun trattamento sin dalla sua rimozione dal Sanatorio, avvenuta nell’Agosto 1920. Per gli ultimi due anni è stata storpia, costretta a letto e creduta incurabile. Secondo la mia opinione è adesso completamente guarita e presto sarà di nuovo capace di lavorare e la sua cura può solo essere ascritta alla sua meravigliosa fede nella preghiera. (Segue firma).

Le seguenti note sono da parte della penna del Dr. A. T. Scoffield, specialista, Harley Street, Londra. «Con mio grande piacere posso registrare questo caso della Signora Cuffley, 40 Denmark Road, Camberwell, S.E.

Dopo attento esame, devo considerare il fatto come sovrannaturale cura di una malattia organica. La Signora Cuffley aveva sviluppato una tubercolosi ai polmoni ed aveva avuto emorragie, e giaceva a letto da due anni. I raggi X mostravano tubercolosi avanzata, e fu anche rimossa da casa sua per essere ricoverata alla Casa per Incurabili e Morenti, a Thames Ditton. Lì ebbe un busto e poi il letto ad acqua... sono quasi otto mesi che sta perfettamente bene, cammina tutto il giorno e visita ammalati e poveri. Ho esaminato il suo petto e la sua spina dorsale e non vi erano certo segni di malattia attiva».

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applicazione certo non poteva avere alcun effetto su di una malattia per la quale era già stata pronunciata una sentenza negativa. Probabilmente è stata usata come impacco purificatore. Infatti era costume pulire superfici ulcerate con impiastri di materiali poltigliosi quali latte e miele, semi di lino e carboncini e così via, ma essi non possedevano affatto proprietà curative. D’altro canto, l’ordine di mettere un impiastro di fichi bolliti sulla pustola di carbonchio potrebbe anche stare a significare che ci si attendeva una prova dell’obbedienza di Ezechia, proprio come accadde a Naaman, cui venne ordinato di bagnarsi per ben sette volte nel fiume Giordano. Restiamo un attimo su questo punto, mentre vi cito un passo da «La Spada dello Spirito»: «Ogni mezzo citato nella Bibbia non aveva mai virtù guaritrici in sé, ma come abbiamo già detto, era usato quale PROVA della fede. E non solo della fede, ma dell’obbedienza... quando i figliuoli d’Israele furono morsi dai serpenti, nel deserto, Dio disse loro quale era il mezzo attraverso il quale potevano essere guariti: Mosè doveva fabbricare un serpente di luccicante bronzo e metterlo su di un’asta.

Un solo sguardo al serpente avrebbe portato perdono, purificazione e guarigione agli Israeliti morsicati e morenti. Il serpente fu conservato in memoria di quel che Dio aveva fatto. Lungo tempo dopo, al tempo di Ezechia, essi iniziarono a dipendere da virtù che si supponeva il serpente stesso avesse, per guarire. Ciò scatenò un severo rimprovero da parte di Ezechia che abbatté il serpente facendolo a pezzi e gettò via il tutto».

Ora consideriamo la domanda alla quale ci siamo precedentemente riferiti in questo capitolo: «Qual è l’attitudine della Parola di Dio verso i sistemi di guarigione creati dagli uomini?». Della futilità del rivolgersi agli uomini, invece che a Lui, nella malattia, Dio ha dato tre esempi, nella Bibbia. Il primo, malattia e morte di Acazia, re d’Israele e figlio di Acab, il quale volle interrogare Baal–Zebub, a riguardo del suo caso. Baal–Zebub era dio di Ekron, ed Acazia non consultò il Signore, Dio di Israele (2 Re 1:2–4).

Il secondo, malattia e morte di Asa il quale non cercò il Signore, ma si rivolse ai medici e «si addormentò coi suoi padri» (2 Cronache 16:12–13). Una volta parlai con un medico sulle diverse scuole di medicina: allopati, omeopati, naturopati ed altre, ed egli disse: «TUTTE queste strade conducono alla tomba, dunque, quale strada si pigli, non ha molta importanza, davvero!» Ecco dove i medici condussero Asa, alla tomba, ciò è certo.

Il terzo esempio, la donna che aveva sofferto molte cose per mano di molti medici ed aveva speso tutto quel che aveva, non ricevendo nessuna miglioria, ma, anzi, stava peggio. (Marco 5:25–26; Luca 8:43). È degno di nota il fatto che Luca stesso era un medico e non parla della donna che molto aveva sofferto per mano di molti medici con medica fraternità, ma come risultato delle loro somministrazioni, dà il peggioramento della donna. Ed inoltre menziona che ella aveva speso per le cure tutto quello che possedeva.

La cosa più stupefacente sull’attitudine della Parola di Dio verso i sistemi di guarigione umani è che essi vengono ignorati, proprio come se non esistessero. Prosperando elaborati sistemi della scienza medica, durante i periodi coperti dalle Sacre Scritture, sembra che nessuna parola possa essere più eloquente del divino silenzio a loro riguardo.

Il distinto scienziato Dr. Albert T. Buck, nella sua esauriente opera sulla storia della scienza medica, dopo aver descritto l’abilità degli antichi Egiziani, medici e chirurghi, i molti rimedi, incluse polveri, inalazioni, insufflazioni, fumigazioni, iniezioni, pozioni, unguenti, eccetera, che essi impiegavano, le loro misure dietetiche, trattamenti eliminatori ed altre terapie, aggiunge una nota a proposito degli Israeliti: «Gli Israeliti fecero poco uso di agenti medicinali, provvedimenti dietetici ed applicazioni esterne. Avevano il loro principale appoggio sulle preghiere, sacrifici, ed offerte».

No, gli Israeliti non avevano bisogno dei rimedi degli Egiziani, per quanto questi fossero stati efficaci. Il loro Dio aveva loro promesso di non far scendere su di essi nessuna malattia che invece aveva permesso sugli Egiziani, perché Egli è il Signore che guarisce il Suo popolo.

Page 30: GUARIGIONE DAL CIELO · 2006. 3. 13. · di Lilian B. Yeomans, Dottore in Medicina INDICE Capitolo 1 pag. 3 Come fui guarita dalla schiavitù della droga Capitolo 2 pag. 8 La volontà

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La storia della scienza medica rivela che fin dalla preistoria gli uomini hanno combattuto con tutti i poteri intellettuali a loro disposizione, contro la malattia, ma per quanto nobili siano stati i loro sforzi – giacché anche la scienza medica ha i suoi martiri, come la religione, e molti hanno effettivamente perso la vita nella loro battaglia contro le malattie – hanno sempre ottenuto risultati insoddisfacenti e gli scienziati stessi ne sono testimoni. Notate questa parola, dalla penna di H. A. Rowland nell’American Journal of Science, citate dal Dr. Fielding H. Garrison nella sua Storia della Medicina.

«Una figlia unica, una moglie ammalata, possono giacere in un letto di malattia. I medici affermano che il male è mortale: una minuta entità, detta microbo, è entrata nel corpo e sta crescendo, a spese dei tessuti, dando al corpo veleni, e distruggendo qualche organo vitale. I medici osservano, incapaci di agire. Ogni giorno vengono ad annotare la flebile forza del paziente. Ed ogni giorno il paziente peggiora, avvicinandosi alla tomba. Ma perché i medici permettono tutto ciò? Dubitiamo che non possa esistere un farmaco che uccida il microbo. Perché non lo hanno usato? È stato usato, ma ha fallito. E pagheremo con cura il conto dei medici, perché davvero hanno fatto del loro meglio, con ogni metodo. La vera ragione del fallimento risiede nell’ignoranza: il vero rimedio resta tuttora sconosciuto. Un medico attende che altri lo scoprano, o sta anche lui sperimentando in una cruda maniera, non scientifica, per trovarlo».

Questa triste confessione è stata fatta dopo secoli e secoli di investigazioni, ricerche, sforzi, durante i quali animali, vegetali e minerali sono stati letteralmente saccheggiati dai loro regni, e provati come agenti medicinali.

Nel sedicesimo secolo a.C., un dottore cinese pubblicò un trattato medico in 52 volumi, ed a quel tempo i cinesi avevano ben 1800 rimedi, nella loro farmacopea regolamentare. Qualcuno si avventura nel dire che la scienza medica è la via che Dio usa per guarire la Sua gente, e che Egli rende gli uomini capaci di scoprire i rimedi, affinché li possano usare. Se fosse stato vero, allora Mosè, che era versato in ogni insegnamento egizio, medicina inclusa, avrebbe insegnato ai figliuoli d’Israele come fare da soli, invece di farli puntare solo su Dio, il Signore, quale loro Medico. Se la scienza medica fosse stata la via di Dio per la nostra guarigione, non sarebbe certo stata così instabile, fluttuante, mutevole e priva di affidamento, o così multiforme nei suoi insegnamenti.

Nel mondo, in tutte le ere, ci sono state diverse ed opposte scuole di medicina, così come ce ne sono anche oggi. Se un medico è la via di Dio per me, dovrei accertare quale medico sia, se il medico condotto, l’internista, l’omeopata, l’osteopata, il chiropratico, o quello che non usa farmaci. No, la via di Dio per la guarigione è l’Uno, Gesù Cristo il Signore, che non solo è la Via, ma è anche la Verità e la Vita dello Spirito, del corpo e dell’anima.

Se da un canto sappiamo che Dio ha sempre benedetto gli uomini per quanto essi Glielo permettano, e li abbia incontrati proprio nelle condizioni nelle quali si trovano, abbiamo anche, d’altro canto, la chiara dichiarazione delle Scritture che lo stesso Signore è Colui che guarisce il Suo popolo, e che Egli non darà ad altri la gloria che è Sua.

Il gran medico francese, Charcot, dice: «Colui che meglio ispira la speranza, è il medico migliore». Il nostro medico è il DIO della speranza, perché il Signore Gesù stesso è (1 Timoteo 1:1) «NOSTRA SPERANZA». Dunque, per agire concomitantemente alla verità della Parola di Dio, dovremmo agire facendo come fece il Suo popolo anticamente e credere per i nostri corpi, altrettanto che per le nostre anime, in Lui solo. La Bibbia insegna che peccato, malattie e sofferenza, esistono davvero.

Non sono illusioni della mente mortale, come vuole insegnare la Scienza Cristiana. È anche biblico che queste cose vengono rimosse da Dio in risposta alla preghiera che crede, offerta nel Nome di Gesù Cristo, poiché fu Lui che portò pienamente la pena dei peccati nostri nel Suo corpo, sulla croce del Calvario. Questa verità, pienamente e semplicemente accettata in tempi apostolici e per centinaia di anni dopo, fu più tardi così mescolata con preghiere alle tombe dei santi ed alla venerazione delle loro reliquie, ossa, vestiti e cose del genere, da essere quasi perduta dalla Chiesa.

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Ma al tempo della Riforma, essa venne di nuovo alla luce, con la diffusione delle Scritture e la loro diffusione tra gente in mezzo alla quale ebbero luogo molte notevoli guarigioni. Con ogni risveglio che seguì, l’onda della guarigione divina è salita sempre più in alto. Notevoli guarigioni ebbero luogo nel Risveglio dei Quaccheri e negli incontri condotti da Wesley, e sotto Simpson, Dowie, Cullis di Boston ed altri. Ed ora in connessione col gran nuovo versamento dello Spirito Santo, la potente onda di guarigione sta rotolando con un irresistibile alluvione di benedizioni.

In questo ambito, citerò alcune dichiarazioni riguardanti un caso di malattia organica, tubercolosi dei polmoni e della spina dorsale che fu curato dalla preghiera della fede e dalla unzione dell’olio, in accordo con Giacomo 5:14. Questa guarigione venne dopo che ogni umano mezzo era stato applicato senza successo, secondo quanto dichiarato da certificati stilati da insigni medici.

Le citazioni sono tratte da Elim Evangel, pubblicato a Belfast, Irlanda, dai leaders Pentecostali della Gran Bretagna, tra i quali i pastori George e Stephen Jeffreys. La sorella Edith Cuffley, la persona che fu guarita, diede la sua testimonianza ad un incontro dell’Elim Tabernacle, a Londra. «Sono guidata da Dio, affinché altri conoscano, specialmente coloro che cercano la Guarigione Divina, come davvero in maniera miracolosa sono stata curata, dopo essere stata malata, per quattro anni e nove mesi... ero operatrice alla macchina per cucire, in una ditta, ed il mio lavoro era molto duro, specialmente quando cominciò la guerra e dovetti fare coperte per i soldati... un giorno, mentre ero al lavoro, ebbi un collasso, e dovetti essere portata in ospedale.

Due settimane dopo ebbi una terribile emorragia ai polmoni e per due anni rimasi nella mia casa di Kennington, con un’infermiera, la quale mi curava tutti i giorni, mentre il medico veniva tre volte a settimana. In quel tempo il dottore cercò di farmi ammettere in un sanatorio o in un ospedale, ma la mia ammissione non era ottenibile, perché ero ormai diventata un caso per il quale una persona è costretta a letto, forzatamente. Da quel momento iniziai anche a perdere l’uso degli arti, ed avevo un forte dolore, fisso, alla schiena. Il dottore scoprì che la malattia si era diffusa alla spina dorsale, e mi fecero i raggi X per esserne sicuri. Con mio grande dispiacere, era tutto vero. Il dolore divenne così grande che mio merito chiese al dottore di tentare di farmi andar via, all’unico posto disponibile, la Casa degli Incurabili e Morenti, a Thames Ditton, ove stetti dall’Aprile 1919 all’Agosto 1920. Qui le mie condizioni divennero molto critiche e mi venne fatto un busto, con la speranza che mi potesse far stare seduta a letto. Questo, comunque, fu quasi inutile, e quando ci entrai, il solo cambiamento fu il peggiorare. Peggiorai fino a che, messa su di un letto ad acqua, mi facevano delle siringhe ipodermiche, due volte al giorno, per otto mesi».

Nell’Agosto 1920, ella lasciò l’ospedale in condizioni da moribonda, perché i suoi familiari la volevano a casa, sebbene le istituzioni li avessero avvertiti che poteva morire strada facendo. Ma comunque non morì, e visse invece, per dichiarare le meravigliose opere di Dio. Quando, in agonia spaventosa, quasi partendosi da questa vita, il Signore le apparve in una meravigliosa visione, ella ne dice: «Fu come se il tetto si alzasse ed il più meraviglioso raggio di luce scintillasse nella mia stanza. Poi vidi il Signore in tutta la Sua gloria e questo è quel che udii: “NON AVER PAURA, PERCHÉ IO SONO CON TE; NON ESSERE SGOMENTA, PERCHÉ IO SONO IL TUO DIO”. Poi sentii il tocco Suo sul mio braccio e sentii la Sua voce che diceva: “Queste sono le Mie parole, prendile e credi in esse, ed agisci su di esse”. Erano i versi di Giacomo 5:14,15. Sentii queste parole che mi vennero ripetute per tre volte».

In risposta alla sua chiamata, sette fratelli Cristiani, tra cui alcune sorelle, si riunirono assieme, nella sua stanza, e dopo aver pregato e letto la Parola, misero in pratica pedissequamente ogni comando di Giacomo 5:14,15, ungendola con olio nel Nome del Signore e pregando su di lei la preghiera della fede. Gesù ancora una volta la visitò in gloria: ella sentì la Sua mano sul suo capo, le sue braccia e le sue gambe furono stirate, e sentì un pizzicore cominciarle dalle punte dei piedi e salire fino ai polpastrelli. Il Signore parlò: «Alzati e mettiti dritta». Lei rispose: «Signore, non posso!» Egli parlò una seconda volta: «Alzati e mettiti in piedi, adesso o mai più!» Lei rispose: «Signore, l’avrò ADESSO!» Poi ricevette potenza di obbedire al comando Suo, saltò giù dal letto e