Guareschi 1 9

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.1.1 l, ',O 11;t11.1.)• e Il ,•,•H )•Y: i), nelle, stanza e gabinetto, a scrivere. memorie, che mai ultimò, sol Nove- cento socialista. Pesa, pesa quell u - o- zio di.secolo, ripeteva e ne avocava i protagonisti. Primo Au.gusto Guare- schr? Una goccia di piogg una - glia mossa dal vento. . ' "Mai fermo — sorrise Sabbia che scivola tra le dita. Groviglio d'idee, ar- ti e mestieri. Un vivere estemporaneo per la Bassa di quei tempi. Era un pic- , , ,19,01 3 s r,CP (4145P, n:Pri,rn ?nprisn le m Ji).Squa é stra m ho o r gg €1! 'tokuici P grafe glie lei e i itiv , 11 1 15. ,i . , 1v ' 8. él:4, :;prgcasso `C116(Cfittol 'ai 'Gg titiièà 1 79 nato esperto dei primi motori h p op- lanoniKlerno c9n due . 4randissime ve- ,.: ear ; IEer 11 1.510.g i lli l alR L5 01,S:r..1 1 , :1 A; 9 ' . ). ..)1. I Z . 1 i . ., celo propriet0,rin teri -i0p: Wla àinciie ' "fi'i l iricii i iraiiinickarll g'ti idinba Aveva a,-' coinrnercianté, mediatore: app. 's'o- perto sulla - al . pi ovinci e un emporio . cesse il prbprio'noringul 13 C' I ' 8 9. '-n porio ul- pio e in stradali, le trebbiatrici 1/ po- irate'dbve esponeva di tutto alternan- Pubblic4 e giorn'alisti riseile °I- -211 °° «Guareschi cllOvitaiiiiioP. c'bnevià noti re- che coVHia,NégsM11 1 4 1/3as roub- i'do-!stiécessi 'folgoranti a tragici disse-" ' ' - '44"1'3PM o, siate meno arrbgante!»', • ip'io-ric,.1 iwpa, /14.1~ li sboti , r 'ti!iPertò il Cinerina a dorríicilio aridan- . animoni;i1 ré'aiddrite.' -' '" ' ' ' . -" ' i a proieziOne che faceva , Guar;es hi ' art6( 'Id' tiratd1\lari , ir entePtli%gg;'1'aVelvano ' ' purché 'e.hrkttliltiati - ~"Ag la civiltà» . — J &l ir, , 1.• o F db pet le aiedei .contadmi. con una 'Fu lui a portare 'a. Fontanelle la ri-' •'-' funziónar'd Col vapore deliÓ tr,eb,b1 hi- , battazzatd prcífirio'MSI!'g r ófi' Oid9ii;" ' ma macchina da ; cucire ; la prima 182 ci i `e i'dg64. il sonoro Cdriiine'' ntan, o a , .. 3 - ,, -, -,-, 1: 1 . ni, coma olticlliinci.-'',.: ,,i '" gli ') ' i tocicletta, i Orini' rudi' a Calli 1.0t01 , I voce alta le pellicole. Fu attivissim'o. ' ' t . ' -, t t .. i , ' , , Cf . ..; - , . 11,0 !ai(' 0 - 01 1 g I')• il • t l i r1i()i•-,•9:, 3.L.3111t.3(' , Giovannino GUareSchi (nella fatti da bambino) nacque nel 1908 a Folitafielle; ikpi‘nViría&tik1 3- tik 9,,gkaggAA.9, -I39. 1 .140A5.20••, i: , !Ionio i .1 eacialisttnelebravan,o)la L i. ,Lfeata dei lavnratorial.suanu :AL i ,i, ;;oinol , r) . , dell'Internazionale sirentolandole3 1 'q,. bandieterosse.'•IviitnonoStante,quest,e' ,, -lí•Yel',': iF,21•11 I dell'ideologia, corilè~ó'Stralai e''' vignettar del 1946 (che IP i II I . 1111 qui Art identocrazia?N.DolisTAlliilemtasibir, I t della 'doppia-zeta.) o 1.4.130"1nii Clolq :•,.?. , .;•,...??;:! -•P, .., , , ,••:;',.tri•A?:?.:9A.: 11 0«,•* 1 5:«M•ANC : Mti: 4 1. 2 4N~J.'"I . t211,01k.H to) rì (-)1101S,131)110D Il 3110i 2,P.133i3it. i. i t .11: ; 0L. ,Of1OAN039511 nqi t r, ^l .` ."1 Non scialacquatori Eppure' i'irripre- • • parazione dettérnPi, oontbunna dose di scalogna, cid:reser - t,. .tuttocm - "Ifieno c reddittizicuAllo scoOpio del- i la guerra onfulliterventista;mallerilli e ant onaithio0JAVeva; Ticorda- uaresc unastia (111_ --man& I tàèclid i fisPettava -cibmeti1 g"J èffiélledi Manzcinii iVMcJl, .¶Napo4 ItA Ife di l'aveva frequentato un Pot4 01 scetaaerienaditO ogni riota:', 3 1 stertliinarsola-Volta'APari- up o alla: Gare - ,de, Lyori i si febe , ).,, atesallaitomba; di Napóleb•- ,02 , aggiNfrisali in taxi, tclivnò oca rITAregaer igrioran-•--q estoloiroaol Sited sfiloi ioa ed ò si noD ale..88 i .tlfmno i i allab orrovoiq 10 19,' r • o nove b iinri e, <èffiel, prirnd m agg - 16' ibo(i' ll ' iFdiscorsó e la banda at2 ' ; . r‘(.! . . I e, ; tacce l'Inteiitaiona1e I manife- • stant si l'adliharoilb a capannelli - tfrì co- te Per'conirrientare e bere. ' . ,y,pp qralValta riera'a fiocco, li fiérrchiì tese sti.étt in tu ' izzòio schiacciato. Intanto' oli V011e' vedere figlio di , Augus td ' nato Pnche ore' L. Sale ed entra ín Cucina: a'll neonato. Lo soleva tra adde e clalla firiestra lo naol'' sotialiSti bella do4 . e Sotto- . LI' 2itL.gCé: 'sì clii.à'rra. Cm- o riblla," ',dai dOeHaligti,' o tro Vicitrà t ;e éí'è: dnon uh ' on&ditioi,i6tiVHAWFAgki"? o' Aliktigtirghéta". 0' aria- e, li);149 aickiétaffli'allainci 2 ' e Lqiialtd 1 ddg- # 9 1tr'biti - ,Oit e92 olld-NPrhgbiadc9ft alia 19 1' del nome . di )1 ' tro'gifi 'o 'cbing' ..• .J i ib otri. ese o bzp ayine ffifíitto . 1A-- • A' 4. .„3•71,iluiri .tx,1142(afil otsi3olo! n, IIRaJ L 1J 1IMM Beppe Gualazzini ontanelle, mille anime. È un vecchio borgo della Bassa. Serpeggia sulla riva sinistra di Taro, un piccolo fiume verde e guarda verso Po, distan- te quattro chilometri. Guareschi è na- to qui. E qui la Bassa è tanto bassa e piana che il Taro ristagna quasi tutto l'armo. Fontanelle è ancora intatto. Come quando tutto qui era un'esplosione di verde. Platani, tigli, pioppi, alberi da frutta, filari di vite. Dal primo Nove- cento a oggi l'hanno pelata. Adesso è un piano di biliardo, nei campi i tratto- ri non vogliono ostacoli tra le ruote. Ma Fontanelle ha sacrificato poco ai trattori. Possiede ancora l'immensa ricchezza d'un viale costeggiato da trecento tigli centenari, color smeral- do. A metà del viale c'è un rettangolo in terra battuta che gioca a essere la piazza principale. Nel mezzo un busto di bronzo su una stele. Se non sei di queste parti, lo scambi per Peppone. Baffi ad ali di rondone, cappello a tesa tonda calcato sulla nuca alla Dio ti ful- mini. Ma la stele dice: «Giovarmi Fara- boli, che per primo in queste piaghe indicò agli umili la via delle redenzio- ne nella libertà e nella solidarietà del lavoro». Dal seme d'un genio Faraboli fondò ai primi del Nove- cento le cooperative rosse della Bas- sa. Era socialista. Con i suoi compagni rigettò a ceffoni oltre la via Emiha quei sindacalisti di città che volevano por- tare anche nella Bassa odio e disordi- ne. Nel '22 brandì le asce per difende- re le cooperative dai fascisti che le vo- levano incendiare. Preso.sProcessato. Mandato al confino con Nenni, Sara- Nacque ne gat e gli altri. Tornò a guerra finita più socialista e più povero di prima. Odiò il potere. Amò la solidarietà che può nascere dal lavoro. Perse: tutto e sem- pre. Ma aiutò gli altri a riscattarsi. Morì a ottant'anni in un ospizio abban- donato da tutti meno che da Guare- schi e da un paio di sopravvissuti. Nel '55, due anni dopo la morte di Faraboli, Saragat verme a Fontanelle per scoprire questo monumento volu- to dal paese. Cerimonia semplice. Di- sperata. Il funerale dei sogni. Poca gente: banda con alamari d'oro molto stanco e vecchi socialisti dai grandi baffi ormai grigi e con al collo i fazzo- letti rossi che avevano attraversato i primi del secolo seguendo Faraboli nelle sue utopie. Il giorno in cui nacque Guareschi quei baffi erano neri e i fazzoletti rosso fiammante. La banda suonava forte e gli alamari eran d'oro nuovo. Era il pri- mo maggio 1908. Faraboli, grande, grosso, imponente come sempre, nel- la Casa dei socialisti parlava di coope- rativismo a centinaia di braccianti con i cappelli calcati sulla nuca e la voglia di cambiare. La Casa dei socialisti era l'ex casa Balocchi e apparteneva alla madre di Guareschi, Lina Maghenza- ni, che ne aveva affittata una parte alla cooperativa socialista tenendo per sé e il marito Primo Augusto il piano su- periore. Quindi, sotto nel salone riu- nioni i socialisti a concertare i loro scioperi agricoli, sopraPrimo Augusto a mugugnare, gli scioperi di quel Fara- boli giusti o no gli buttavano all'aria il lavoro. Primo Augusto Guareschi a quei tempi vendeva macchine agrico- le e faceva servizi di trebbiatura. Primo Augusto fu davvero l'uomo che Guareschi descrisse poi tante vol- te con amore. Rispetto. Con la com- prensione che si dà a chi, precorrendo tempi e costumi, ne fa le spese per pri- mo. Alto. Magro. Potente. Lunghi baffi. Giacca attillata e corta, calzoni a coscia e stivali alti. Sapeva far paura quando si piantava a gambe larghe davanti a qualcuno. Ma tutto sommato era paci- fico. Bastava lasciare che s'estingues- sero da sole certe sue ire improvvise. Anni fa ne parlai con Giuseppe Ber- toluzzi, un gran ottantenne ascetico che si battè al fianco di Faraboli e fu messo con lui al confino in Francia. Tornato in Italia tra gli ultimi, invece di scalare l'alta politica s'era chiuso al primo piano d'una casupola di Fonta- D a domani in omaggio per, i lettori del «Giornale» la biografia di Giovanni Guareschi, in 45 puntate da ritagliare e conserva- C , _ 5 «P re. Beppe Gualazzini raccónta ol «Giornale» la vita dei apà» di PeppoOrP Don Camillo, del Polemista più I stona . amato e osteggiato, che con Il , Bertoldo e Il Candido ha diver- , di GuaresChi ti n t ante . v . i ° cen . vicenda italiani. un'afolat2- ti ocotTenté 'pei - natura, che' ha ' a puntate - " . , per la libertà. pagato coi carcere ll'suo'aniege, , Da oggi con «il Giornale» la biografia di Guareschi Era il t° maggio del 1908 quando Lina Maghenzani, a Fontanelle, Un vecchio • , borgo nel Parrnense, a pochi chilometri dal Po, dette alla luce Giovanninw il di- minutivo lo impose lei e il marito, Primo Augusto Guareschi, non fiatò. Uno dei primi 9, congratularsi ceni Lina é Primo Augusto, fu Giovanni Faraboli, un ge- neroso socialista che sollevò il neonato e, dalla finestra, lo mostrò ai compagni raccolti nel cortile sottostante, segnan- do di farne mi socialista.... • .

Transcript of Guareschi 1 9

Page 1: Guareschi 1 9

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scivola tra le dita. Groviglio d'idee, ar-ti e mestieri. Un vivere estemporaneo per la Bassa di quei tempi. Era un pic-

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pi ovinci e un emporio . cesse il prbprio'noringul 13 C' I ' 8 9.'-n porio ul-

pio e in stradali, le trebbiatrici 1/ po- irate'dbve esponeva di tutto alternan- Pubblic4 e giorn'alisti riseile °I- -211°° «Guareschi cllOvitaiiiiioP. c'bnevià noti

• re- che coVHia,NégsM11141/3as roub- i'do-!stiécessi 'folgoranti a tragici disse-" ' ' - '44"1'3PM o, siate meno arrbgante!»', • ip'io-ric,.1 iwpa, /14.1~ li sboti ,r 'ti!iPertò il Cinerina a dorríicilio aridan- . animoni;i1 ré'aiddrite.' -' '" ' ' ' . -" '

i a proieziOne che faceva , Guar;es hi ' art6('Id' tiratd1\lari ,

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J &lir, , 1.• o F db pet le aiedei .contadmi. con una

'Fu lui a portare 'a. Fontanelle la ri-' •'-' funziónar'd Col vapore deliÓ tr,eb,b1 hi- , battazzatd prcífirio'MSI!'grófi' Oid9ii;" ' ma macchina da ;cucire; la prima 182 cii`e i'dg64. il sonoro Cdriiine'' ntan, o a , .. 3 -,, -, -,-,

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a'll neonato. Lo soleva tra adde e clalla firiestra lo naol'' sotialiSti bella do4.e Sotto-

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Beppe Gualazzini

ontanelle, mille anime. È un vecchio borgo della Bassa. Serpeggia sulla riva sinistra di Taro, un piccolo fiume verde e guarda verso Po, distan-te quattro chilometri. Guareschi è na-to qui. E qui la Bassa è tanto bassa e piana che il Taro ristagna quasi tutto l'armo.

Fontanelle è ancora intatto. Come quando tutto qui era un'esplosione di verde. Platani, tigli, pioppi, alberi da frutta, filari di vite. Dal primo Nove-cento a oggi l'hanno pelata. Adesso è un piano di biliardo, nei campi i tratto-ri non vogliono ostacoli tra le ruote. Ma Fontanelle ha sacrificato poco ai trattori. Possiede ancora l'immensa ricchezza d'un viale costeggiato da trecento tigli centenari, color smeral-do. A metà del viale c'è un rettangolo in terra battuta che gioca a essere la piazza principale. Nel mezzo un busto di bronzo su una stele. Se non sei di queste parti, lo scambi per Peppone. Baffi ad ali di rondone, cappello a tesa tonda calcato sulla nuca alla Dio ti ful-mini. Ma la stele dice: «Giovarmi Fara-boli, che per primo in queste piaghe indicò agli umili la via delle redenzio-ne nella libertà e nella solidarietà del lavoro».

Dal seme d'un genio Faraboli fondò ai primi del Nove-

cento le cooperative rosse della Bas-sa. Era socialista. Con i suoi compagni rigettò a ceffoni oltre la via Emiha quei sindacalisti di città che volevano por-tare anche nella Bassa odio e disordi-ne. Nel '22 brandì le asce per difende-re le cooperative dai fascisti che le vo-levano incendiare. Preso.sProcessato. Mandato al confino con Nenni, Sara-

Nacque ne gat e gli altri. Tornò a guerra finita più socialista e più povero di prima. Odiò il potere. Amò la solidarietà che può nascere dal lavoro. Perse: tutto e sem-pre. Ma aiutò gli altri a riscattarsi. Morì a ottant'anni in un ospizio abban-donato da tutti meno che da Guare-schi e da un paio di sopravvissuti.

Nel '55, due anni dopo la morte di Faraboli, Saragat verme a Fontanelle per scoprire questo monumento volu-to dal paese. Cerimonia semplice. Di-sperata. Il funerale dei sogni. Poca gente: banda con alamari d'oro molto stanco e vecchi socialisti dai grandi baffi ormai grigi e con al collo i fazzo-letti rossi che avevano attraversato i primi del secolo seguendo Faraboli nelle sue utopie.

Il giorno in cui nacque Guareschi quei baffi erano neri e i fazzoletti rosso fiammante. La banda suonava forte e gli alamari eran d'oro nuovo. Era il pri-mo maggio 1908. Faraboli, grande, grosso, imponente come sempre, nel-la Casa dei socialisti parlava di coope-rativismo a centinaia di braccianti con i cappelli calcati sulla nuca e la voglia di cambiare. La Casa dei socialisti era l'ex casa Balocchi e apparteneva alla madre di Guareschi, Lina Maghenza-ni, che ne aveva affittata una parte alla cooperativa socialista tenendo per sé e il marito Primo Augusto il piano su-periore. Quindi, sotto nel salone riu-nioni i socialisti a concertare i loro scioperi agricoli, sopraPrimo Augusto a mugugnare, gli scioperi di quel Fara-boli giusti o no gli buttavano all'aria il lavoro. Primo Augusto Guareschi a quei tempi vendeva macchine agrico-le e faceva servizi di trebbiatura.

Primo Augusto fu davvero l'uomo che Guareschi descrisse poi tante vol-te con amore. Rispetto. Con la com-prensione che si dà a chi, precorrendo tempi e costumi, ne fa le spese per pri-mo. Alto. Magro. Potente. Lunghi baffi. Giacca attillata e corta, calzoni a coscia e stivali alti. Sapeva far paura quando si piantava a gambe larghe davanti a qualcuno. Ma tutto sommato era paci-fico. Bastava lasciare che s'estingues-sero da sole certe sue ire improvvise.

Anni fa ne parlai con Giuseppe Ber-toluzzi, un gran ottantenne ascetico che si battè al fianco di Faraboli e fu messo con lui al confino in Francia. Tornato in Italia tra gli ultimi, invece di scalare l'alta politica s'era chiuso al primo piano d'una casupola di Fonta-

Da domani in omaggio per, i lettori del «Giornale» la biografia di Giovanni Guareschi, in 45 puntate da ritagliare e conserva-

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_ 5 «P re. Beppe Gualazzini raccónta ol «Giornale» la vita dei apà» di PeppoOrP Don Camillo, del Polemista più

I stona . amato e osteggiato, che con Il , Bertoldo e Il Candido ha diver- , „

di GuaresChi tintante .v.i°cen. vicenda italiani.

un'afolat2- ti ocotTenté 'pei- natura, che' ha

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Da oggi con «il Giornale» la biografia di Guareschi Era il t° maggio del 1908 quando Lina

Maghenzani, a Fontanelle, Un vecchio • , borgo nel Parrnense, a pochi chilometri dal Po, dette alla luce Giovanninw il di-minutivo lo impose lei e il marito, Primo Augusto Guareschi, non fiatò. Uno dei primi 9, congratularsi ceni Lina é Primo Augusto, fu Giovanni Faraboli, un ge-neroso socialista che sollevò il neonato e, dalla finestra, lo mostrò ai compagni raccolti nel cortile sottostante, segnan-do di farne mi socialista.... • .

Page 2: Guareschi 1 9

Giovannino Guareschi (nella foto Publifoto) alla guida di un camion nel suo podere. Guareschi in campagna è cresciuto e alla sua terra è sempre rimasto legato. Furono proprio la Bassa e il Po a dettargli le pagine più belle dei suoi primi racconti. Sotto una vignetta di Guareschi pubblicata dal «Borghese», segnalataci dal lettore Enrico Mariani

Faceva _e serenate alle ragazze coi mando o

09 e i i padri _o nseguivar o co forcone

Zi uesta me la raccontarono i miei zii, Ano Belli e Riccardo

Favali. L'uno era prima tromba della leggendaria orchestra di valzer e mazurke Cantoni e aveva la morosa, Norma, poi mia zia, a Fontanelle, paese natale di Guareschi. L'altro a Fontanelle, ci abitava. Nel 1909, dun-que, Primo Augnsto, padre di Guare-schi, aveva comprato una Scat. Fu la prima motocicletta a percorrere le strade dritte e polverose della Bassa. Era un canchero fumigante fatto di bulloni e spranghe. Primo Augusto diceva che non c'era al mondo nulla di più stramaledettamente anticleri-cale, quando circolava era capace con una sola passata di far diventar bianco come un mugnaio anche il prete più nero.

Una mattina d'aprile legò una sca-tola di cartone sul parafango poste-riore e vi mise Giovarmino in fasce dopo essersene impadronito all'in-saputa della moglie. Salì in sella. Na-vigo per le strade della Bassa fino al-le Roncole e s'infilò col figlio tra le braccia nella casa natale di Verdi. Ritto su un gradino, cantò pezzi di re-pertorio verdiano da Celeste Aida ai preludi della Traviata. ll piccino pa-reva divertito e ciò lo infervorò. Inve-ce di tornare a Fontanelle, s'avven-turò oltre Busseto fino a Sant'Agata dove sorge la villa in cui visse il Mae-stro.

Sulla via del ritorno, già stava ca-lando il tramonto, il motore s'in-chiodò. Dovette spingere la moto per più di dieci chilometri. Giunse a Fon-tanelle che il Vespro era suonato da un pezzo. -Passò tra due cordoni di gente sgomenta. Gli uomini con le

inventasse una delle sue. Lina Maghenzani era la maestra

del paese. La sua didattica obbediva a Dio, Re e Sintassi in egual misura. Tutt'altro ché brutta, aveva sposato per amore. Il matrimonio, -partito con voglia ed entusiasmo, s'era con-gelato quando lei s'era convinta che il marito stava irrimediabilmente di-ventando uno squinternato e quando Primo Augusto prese a considerarla testarda quanto tre donne messe in-sieme. Finirono col dividere i letti e non capirsi più. Il geniale progressi-sta dall'aspetto fiero, travolto da cre-scente sfortuna, si trasformò poi in u-no stranito che in pieno agosto circo-lava in camicia dal collo inamidato, bombetta nera e ombrello arrotolato. Lei raccolse a crocchia i lunghi ca-pelli e si dedicò solo a scuola e figli.

Guareschi la ebbe, anche se indi-rettamente, come maestra quando lei lo teneva con sé ancora piccino a scuola durante le lezioni. Mamma, dunque, totale. Gli diede un'infanzia felice e protetta. Capelli alla pagget-to, sottanone dal collettino di pizzo, Guareschi scorrazzò scalzo nei prati di trifoglio, per le strade coperte da quattro dita di polvere, tra i listoni di sabbia di Taro e Po.

In miseria La guerra avanzò tra tensioni e fa-

mi disperate. Ottobre del '14, la mae-stra Maghenzani fu trasferita a inse-gnare a Marore, una frazione a pochi chilometri da Parma. La famiglia la seguì e abitò dapprima in un vicolo di Parma vecchia, poi nella scuola di statal aspetto a Marore dove la Ma-ghenzani aveva ottenuto alcuni loca-li. Le cose non andavano bene a Pri-

mo Augusto. Imbastiva speculazioni che finivano per ritorcerglisi contro. La famiglia, a intervalli ciclici, doveva vivere del solo stipendio della mae-stra. Così in adolescenza Guareschi divenne un ragazzino pensoso. Non facile alla compagnia. D'inverno gli cresceva assillante la voglia di Bassa. Di argini. Di fiume.

Era nostalgia cocente fino all'estate quando, conclusa la scuola, tornava

con la famiglia alle Fontanelle in una camera in affitto. Tornava alla sua terra. Alla sua gente. Nella stagione più intensa e tuttavia gli amici fatica-vano a riassorbirlo. Dovevano rincor-rerlo fin sulle rive di Taro o Po, lui là, sdraiato sulla terra umida a mastica-re assorto un filo di fieno. Per giorni così. Poi l'allegra brigata di Fontanel-le spazzava via quelle sue prime mi-santropie.

«Gran banda di squinternati — mi narrò mio zio Riccardo Favali, coeta-neo di Guareschi alle Fontanelle S'andava in truppa a far serenate alle ragazze con tromba e mandolino poi inseguiti dai forconi dei loro padri. U-na domenica di caldo bestiale per trovar refrigerio ci cavammo com-pletamente nudi, inforcammo le bici-clette e girammo fino a sera per la Bassa. Spettacolo grandioso. Anzia-

ne signore che salutavamo ossequio-si come se nulla fosse e che sveniva-i, no, ragazze che correvano urlando in- casa quando comparivamo pedalan7;.2. do con tutto al vento. Un'estate Gua5i raschi tornò più stranito del solitari S'era messo a scriver racconti. Ci af, fascinarono. Fondammo una piccola;.1 compagnia di prosa che, su palchi im-provvisati, mise in scena lavoretti scritti e diretti daini».

In quelle estati la Bassa e il Po pre-sero a dettargli le pagine più belle: «Tra l'una e le tre dei pomeriggi d'a-gosto il caldo nei paesi affogati den, tro la melica e la canapa, è una roba che si vede e si tocca. Quasi uno avesT,, se davanti alla faccia, a una spanna ■ dal naso, un gran velo ondeggiante dì, vetro bollente Sulla provinciale / naviga lentamente qualche biroccio a ruota alta pieno di sabbia e il car- / rettiere dorme bocconi in cima al ca-rico, con la pancia al fresco e la schie- . na rovente o, seduto sulla stanga, pe, sca con una piccola roncola dentro u-na mezza anguria che tiene in grem-_,, bo come una catinella. Poi, arrivati sull'argine grande, ecco il fiume va-, , sto, deserto, immobile e silenzioso, e più che un fiume pare il cimitero del-le acque morte».

Le ultime rose , Fu Parma e la necessità di guado, ,

griarsi subito di che studiare a strap-parlo dalle Fontanelle anche d'estate. Ma prima, nell'ultimo, struggente i squarcio di libera gioventù, costruì il più straordinario aggeggio che gli mici avessero mai visto: la miniatura di una stradale, le imponenti trebbia-trici a vapore che a quei tempi batte- , vano il fieno sulle aie assolate e con le , quali il padre aveva lavorato. La co- , strul perfetta e la nutrì, anziché a fle7i no, con petali di rosa che entravano,) alla spicciolata da una parte e usciva-i' i no imballati a cubo con un profumo-intenso e durevole.

È andò per Fontanelle a offrire cu-betti di petali di rosa alle ragazze che, portavano capelli alla zingara. Ai vec-chi socialisti dai baffi grigi. Alle acque; del grande fiume, quando i tramontb impazzivano di colore e i rossi, i gialli , i viola gli incidevano nella mente, messaggi indelebili.

(2 — continua)

mani in tasca. Le donne con in testa i fazzoletti neri e le corone del rosario tra le dita. Tutti avevano temuto il peggio. Dal fondo del viale gli andò incontro figida la maestra Maghen- zani. Doveva aver patito l'inferno fin dal mattino, quando aveva trovato la culla vuota. Non degnò di uno sguar- do il marito. Tolse il figlio dalla scato- la e andò a casa. Piccola e minuta, an- che quella sera sembrò l'anima di Giovanna d'Arco che per l'ennesima volta assiste al suo rogo, che non c'e-

Beppe Gualazzini ra giorno che Primo Augusto non ne

Guareschi: quel primo viaggio sulla motocicletta del padre

Giovalmino Guareschi era. ancora in fasce quando af-frontò il suo primo viaggio. Era il 1909 e il padre, Primo Augusto, aveva comperato

una delle prime motociclette della zona: era una Scat, «un canchero fumigante fatto di bulloni e spran-ghe», sul cui parafango posteriore Giovannino, ancora in fasce e rin-chiuso in una scatola di cartone, af-

i frontò le strade polverose della Bassa.

.

Page 3: Guareschi 1 9

Al ginnasio con Zavattini faceva un gioma

Parma, collegio Maria Luigia, metà anni Venti. Cesare Zavattini, a destra nella foto, ha le scarpe con le ghette. Il collegiale grosso a sinistra è Guareschi. Zavattini era istitutore nel collegio e scriveva le note sulle pagelle di Giovannino in quinta ginnasiale: «Troppo spiritoso. La sua verve è spesso inopporttma. Le sue mancanze sono conseguenza d'irrefrenabili doti unoristiche. Veramente intelligente, ottiene per lo studio, coi minimi mezzi, i massimi risultati»

Beppe Gualazzini

U Nino Bocchi, che si firmava Nibbio, ad aprire a Guareschi le por-te del giornalismo facendolo scrive-re in un numero unico dedicato a Parma. S'eran conosciuti al convitto Maria Luigia, da liceali. Il Nibbio era più anziano di tre armi. L'ultima vol-ta che s'incontrarono da vivi fu nel '66. Guareschi aveva 58 anni e il Nib-bio era andato a pescare sotto Po. Giornata fredda e umida. Al ritorno s'era fermato alle Roncole per a-sciugarsi un po' le ossa e mandar giú qualcosa. Erano anni che non rive-deva Guareschi. Stava camminando con le canne da pesca a guisa di lan-cia, quando poco mancò che le infil-zasse negli occhi d'un baffone sbu-cato di colpo dalla nebbia compatta come un muro. Gli occhi erano quel-li, ma sì, di Guareschi. Gli stessi ro-tondi e pungenti del ragazzino che, negli anni Venti, lo aveva fissato per la prima volta nell'atrio del convitto Maria Luigia indicandogli ridendo il ritratto del conte Pietro Verri dove il patrizio milanese, mignolino all'in-sù e capelli da ballerina, pareva an-ticipare ai posteri certe ipotesi sul piacere.

«Ci abbracciammo — narrò poi il Nibbio — e andammo nel ristorante che Guareschi aveva costruito ac-canto alla casa natale di Verdi. Fuo-co acceso nel grande camino. Fette di culatello. Faccio ancora il farma-cista, gli dico, e qualche rima in dia-letto. Poi eccoci a ricordare insieme tempi e amici. I fratelli Dall'Aglio, quelli che camminavano sempre l'u-no dietro l'altro come camion e ri-morchio. E il Tonino Volpi che, con-valescente in una cascina fuori Par-

ma, non trovando carta igienica usa-va i pulcini. E Mario Rava,sini, che a-veva messo nel portone una moder-na serratura a boccale e noi di notte la usavamo come vespasiano la-sciando un foglio con l'impronta del-la Mano nera. Le risate si sentivano in strada.

A sat cà incò at bev bomben? Sai, Giovannino, che bevi molto? Gli dis-si a un certo punto. Lui scherzò: dis-se che era per l'infarto avuto qual-che anno prima e i dottori a tirargli via bere, mangiare e fumo e lui: ob-bedisco. Ma, rise, stava sempre peg-gio e allora s'era messo a mangiar di tutto e a bere whisky ogni volta che ne aveva voglia, che gli allargava le coronarie e gli faceva delle belle ve-ne grosse e felici. Lo guardai meglio. Era solo occhi, naso e baffi. Come le maschere che Della Giacoma met-teva in vetrina a Carnevale. Non che io stessi meglio, però. Se facciamo la corsa, garantito che al cimitero ci arrivo prima io, ci dicemmo l'un l'al-tro».

Non con un gran distacco, ma vin-se Guareschi. Meno di due anni do-po.

Arriva Zavattini Torniamo agli anni Venti. Al Maria

Luigia, uno dei collegi più esclusivi d'Italia dove la madre svenandosi a-veva voluto ad ogni costo iscrivere Guareschi. Lui giungeva da Marore pedalando su una bicicletta arruggi-nita. Era diventato un ragazzo ma-gro, con un gran ciuffo nero sulla fronte. Povero in canne, si trovò fian-co a fianco coi ramponi delle più ric-che famiglie della città. Barilla, Ber-tolucci, Lonardi, Bocchi, già destina-ti a posizioni di prestigio.

Nel '23 il collegio si trasformò in Convitto nazionale. Se ne andò il buon rettore Rusca, che aveva sapu-to leggere certe tristezze negli occhi di Guareschi e comprendere le bi-ricchinate del Nibbio e della sua banda. Giunse un ometto dai grandi baffi bianchi alla Facta, cattivo come l'aglio. Con il nuovo rettore gli anni divennero difficili Si frantumò l'at-mosfera fraterna. I giorni diventaro-no grigi, tutti eguali. Il Nibbio e la banda tentarono una disperata resi-

stenza. Bersa- gliarono il ret- tore con scherzi feroci. Alla fine del '24 la maggioranza dei ribelli era stata e-spulsa. Il Nibbio dovette lasciare il Convitto inseguito dal rettore fino in borgo Regale.

Guareschi invece strinse i denti e chinò la testa. S'arrese soffrendo co-

I F-1 me San Seba- stiano, ma non poteva per-

mettersi un'espulsione. Primo Au- gusto, il padre, già stava precipitan- do in vite verso la totale rovina eco- nomica 'e la maestra Maghenzani, per mantenere il figlio agli studi, a metà mese non sapeva dove sbattere la testa. Il destino di Guareschi restò

quello di capoclasse con la stella al merito appuntata sulla manica. Tutti giorni morti, confidava cupo agli a-mici.

Nel '27 fu assunto al Convitto un nuovo istitutore e l'atmosfera tornò a surriscaldarsi. Era Cesare Zavatti-ni. Veniva da Reggio Emilia, Bassa di Luzara. Era piú anziano di Guare-schi di sei anni. Aveva dietro le bi-

sunte lenti ovali irrequieti occhi bambinone che tradivano entus1)- smi arruffati. L'arte del comando gli éra del tutto ignota. I resti della ban, da del Nibbio rialzarono i vessilli e, g lanciarono all'attacco. Non appena suonato il silenzio, Zavattini correva a coricarsi sul letto. Per un po', sette' di lui, in camerata i convittori finge vano di dormire tranquilli. Ma in.F' tanto un commando strisciava nella sua camera armato di puntine -e martello. Gli inchiodavano le cia-

batte al pavimento di legno, quindi,' tornati di sotto, davano il via ad una sarabanda infernale. Poi scommeC tevano sul tempo che impiegava Za-vattini a scuotersi, saltare dal letto-,-, infilare i piedi nelle ciabatte e abbatt: tersi con un tonfo sordo sul pavi,:: mento.

Laurea in umorismo Gli scherzi cessarono quando '-i-

convittori s'accorsero che, sotto 16 vesti grigie dell'istitutore, ZavattinP celava un sorprendente spirito anti-conformista. Dissacratore. Lo accet-tarono come uno di loro. Anche Gua:' reschi che in Zavattini specchiava le. sue origini: provenivano entrarrlf da terre basse, martellate dal sole.' Avevano alle spalle eguali nostalgie e sfrenate voglie di libertà. Anche' Zavattini mutò opinione su Guare schi, che pure aveva temuto come la' peste, scrivendogli sulla pagella: «Guareschi è un pericoloso cap6-- classe!».

Insieme fondarono un giornale studendesco. Scritto a mano, tirato in un unico esemplare, affisso alla bacheca dell'atrio del Convitto o fat-L, to circolare clandestinamente quan, _ do la censura del rettore calava sante su articoli e vignette. Fondar no una filodrammatica che reciiò5 commediole satiriche scritte a quat22,„-i tro mani. Eccoli in una foto nel cortile del Convitto. Recitano Zavattini laí parte del rettore, Guareschi quellw, dell'istitutore e insieme strapazzan un convittore. Incredibilmente, riu-7: scirono a conquistare la simpatia dl rettore e a stemperarne la durezza3 Strappare un sorriso a quell'or-o6valse come una laurea in umorismoP!

(3 — continud):J

Guareschi: gli anni in collegio di un «capoclasse pericoloso»

«Guareschi è un pericoloso capoclas-se», così scriveva Cesare Zavattini nel 1927 quando verme assunto come isti-tutore al Convitto Maria Luigia di Par-ma, dove la madre, svenandosi, aveva voluto iscrivere Giovannino Guare-schi. Magro e povero in canna, Giovan-nino si ritrovò a fianco a fianco coi ram-poni delle più ricche famiglie della città. Dopo i primi mesi, però, Zavattini cambiò idea, divenne amico di Guare-echi e insieme fondarono un giornalino studentesco e una filodrammatica.

Page 4: Guareschi 1 9

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stretto ,o. rivende enzacup ra-. vamo in tre, Pie gt re nep~ (1£1.1

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p . ende g-si dal Corrie C'eraressa eda- i letti di casa, riducendo figli é mo- valilo avuto t vP.19'13gikl4to per- glie a dormire per mesi • ' .kgsto Corr einkil~so An- sì gettati sul Po4Jf414to o di tutte le erreldel globo e ai fronte alle disperazioni del a m - Pietrino Bianchi rudAcdiritice ai-cire che non poteva piú mantenerlo _ nematografico Giornfflr'dra"o'r-àll'Università, ypettip .4i,iostiy.ijr-p! n miti un pezzo d 1 arredamento. Si Zavattini corn e 98.1. 1Litti br M£r:113.1u Mia nel '74. .,..,- llingia. 9 IA (I q. .Girato l'arino rtgiR.9iPiffiPPI)i, a I-, Continuò per mesi 2gt,thAui9h1-6 pera la testa e a gorpq,. epal- la città da Marore pedalando sulla le a caduta liber ere° baricen- Scassata bicicletta con addosso il tro rasoterra s le gamba ,alta un Paltò j(ki WhcItlfigin9ilictbatICIlgpilliffiii6,IFseAlàbbe minciata a t'pas- tàto tre vo teoffigliffignmsHIMmibwr~are con la arté ché se 16 lite-

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«E curioso — intervenn orradi — come Guaresdfii sN"

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e il numero straordinario di ttori comuni. Eppure, Pietà

che da noi lo abbia olo per invidia e

«Neanch'io lo credo. Conventi-q c 0-pn'S'.è.1:pritica m Italia.• no e- - Continuano i::::0, '-tègeratarsi per do-H

rof. c rin'iiiiiraltrore tuaresChi non 4 er v e essere uno di loro-, Fuggi nel- ite ,:,`,..„7--ky,,...: la iSiana,. libero. Fuori da e con-i p i

V&Ia ticole è cosnordneanch saPe- < Al ora, ht- ....„.. . v o .rniniqiie potevan ingdre

trino Bia 4),:i - :: ,' e 45{.Q2.1,4::' ,̀,c o i: ' di. n. pére, se iii esistev;a. ULiil , , rent ann -,-si afa . • .-.; • -•:'- :- .asso : fragoroso del sno ,,' clei • eti s...*ui intingeva ull i s i , lo liquidavano qualifi- , anci o ngeaffcln,tte-ed--eia--t. : ea otorne-semplice turiorista e ia su cena.itando sto iò il no- si. t yan,o dall'altra parte. Inve- rEq31

.. la q3 _dirg3,4ra molto di piú.,b`a 5()I'A la 3Nill3T 31 :lilITA,3311tOM i aegl o di ui m le era ura, e lo scrittore poliedrico, nulla d'im-stor ò in Frust,egolggpr Ilkolvidno dopo la lunghissim4, :,, S'ed paesana i 41. 31SkICIT 3.1, .A311Ail'',,---,5Pn‘ pack

or -Ounlefict a militanza in una lettera- i...,

., ,, Jefam inoiEnul 91 ol M. 9'4,ÚtrS'OR í l'a rllegbdj3.11 gm, . che lea

WeaifliblAcgtiiiffing414.0i4-4Ea tanti barocchi): bit ., e- errami')

iklao tine) isdpud 8 t o tloa ob or:Orlo) otcnocnolleb e lemzinonio'll9b eri) -

, a-A , gAi34rtfiguisghtsikaigyitsmusge 9 thninnick ffilingine fu, e annorake;-)11',) , 1,,4 , .4.

a glt --Dzeoffflibi-gk E,fin -F,,Mgono deAí Asprginn.), t,,. -,ss., o>,-i--(...salA1g1 otiluicl ,elonolsonIstol kYrr3alhoqq1

ggel'éulk 2.2 r3iii gAll rrinsaug \s, , 99,11.ne7.\-..Ai\Ai‘ ;:ii,, w.< 9 RO'l Il S oDitaltAl »q siottu'rt2 ,o3lnolgógIO ol olomitz .0‘)),sn 3 .911pD0 ib ioil . .91rielepib

--IO a l'ide,a5

se re ffict3 @live,' tg% hYgMfit 4' _oin i saotst ce d'odio'. arra

DA?.. . o tTitofl 5 •fficicit olieb casoinq ,obloD oilobo :44103h

•,,-0.0DirICOQ oinemoiouve no mciP/FltEvzigri:gt1~Astilt s0lhinuqfi. fu un uomo cniuso,-duraffiellte- l --)e, nì ainosT ob kr*" 04.olóvalloi ol• cii.CO, aggiunsi come pe:2 ■ ttleffileop<MEtiso n.aalincorlicge..».. _ VlOW),4331.p..Zi i ■ 9 oloV o trtIT .droup2 ól .0tutind met osnsiDi1letrit'lleri in* e Cesare Zavattini lo chiamò Ed gr2.1.9%9W.gpiil19B1Wat .1ift.A919t15 \ ,,-'31'Ill'i .otisgo3 omoiboinoa sHen 9 ODi1DrI9 9, Mil no a fare il Bertoldo con Mo- quella-~toickluti Aiiiiiúi'lv.cilo cfh-l'•-•'. - '•".,- '1 \\T '3'1(7)\ - j•-r")\F\FM .itiPbslw

01 fin dall'anteguerra sforno Rigolchi amt-grwfti ibqamegiegenrieboD,cagfè\the-Wwgt,l-snatimptisaiteaga ›mi, , , ; -1,j,/, j) n; deAs spn3giy3T, - iyiry-3ii,»_,, iibki di - successo. Continuò col conto 4@igiing tisp,..pgfigAi.:73c9.9r I e vecchi divani.~-thrA,~wi ca,, t i, noli:t i

. _i:e • i tiO . minor 42r.fia ib A ,ii.imbrif. rfd giicon-

ido. Qu_indi col Don Camillo cos'è un isolf.94 i ),:,-::_•• ci n . pui tra- aurea in um8PPfilibultrtiAl"?0( gni sera. cancellava la

Invece fr,

,,t, p, 1c0 stó uno salone sempre in peno-albi a L. o

:_. -1c ò in tutt e :i i i ì _1,15.K1gWR-R-Ai :io il, i , 1,!lii 2.occherificio Eridania. •

della B' bikeilAndlialgralidelit fu una recita amara. Ogni sera piangere nei raccontal-

o ptd"tiltrdifiT, 1-16)gUm G re-S-M, "Troe---d-alà-rid-O,--a:tr-day-a-a - -chic, le bugie che ipotesi, I --' ntr a ----z.r:71 II I i., '-' ,,,,,I0 --(Tér .79, fu indetto' ',in i e e_a_lAiturlifidgillìstIOLlth vare il padre Primo Augusto il bene: sto sgobbando, ti e ■.1:..11,A, I .I.ViSt a Voce di Parma un pre- ;)ost

. inio letterario per scrittori sotto i idava:_lle_q~lb.con, quale, rovinato dalla quota Novan- volta e sono avanti, giurispruc en- '-imia contalo al Frust!». la, s'era improvvisato scrivano al

— --- -- - - ir.a1,2,01,11,1 Apr jrynisniq 1_211, L., ,,.., -, ., 531438 osnov jircill'anni. Al primo classificato,

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oi,a^teAnpe 1491 ,sua ,B119 ,jei3or J3

fú! ■ 1,1_ 911,

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ut dei 23 di dove c'è anche il hi (tel. 0524/92495,

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co d Lua nonn l'invi del g ti Via (o M Cond

)1l. do s del' stora re E

le, il primo fin dal '76,

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Si

11

,ilonneT iinsmilidott ,irieledi.A. eniDeiq ,osis110 s stole?, 61 • 13 ktirM40 c.cli,si.e/Askipento,

1 nell'accidia. La novella f la, rapida. tra quadretti 'siici, m-a, stillo sfondo h a •sua terinkinorale e una ta tristeza)

Guarffehi, ' info , d' --,- ver vinto le 200 lire, fu invi -a-to a una gran cena orgabiz a-ta. in suo onore. Fa .messo a capotavola. C'era ruez2 a Pair-ma seduta a Mangiare é a 1- ° re. Al caffè. Fresching gi al ò. ‹, Con questa novella ti.sei 14ì-- reato umorista» gli clfsde.

Fu come un segnale..al q le seguì un fuggi fuggi' ge rale. Guaresch.i si trovò scflo con un tipografo di Freschitg che lo fissava in-ibarazzato. ,Sorio stato sorteggiato ci o

-- disse il tipografo-- vier rin-grazie.rti ceaver offet lo a tutti

e cena con le 200 lire dp1 ! [Ottò lii`e dì i érCó».

r , -Tiègelate,• GuareSchi: s'ii.'b \\Ve cl-ol 9,1-pogtato anChe'queU ul

,-(Attedire in strada; tntinia'disep ,g3roarni, chinò la tenta sul marrubniO- ,),,I ,11-11 i, 1:leeClcl,c),,B.aa'12ais-PalCi,et:ysteav,.'alig4g?rdit coi • n iii\ kiPaLigiV19.crintliclu,;-rot -

i-miero, ha deposto spada e lancia. Altro che laurea in umoris o, tanto valeva prendere la laur- a in. leggeiitiVickii‘,0'linb. scrittore e tanti grattacapi in no. Non ce la 'faCeya piu Star o. ‘itiri o.

ay

Con 'sulle spalle con- clict.j.' i di .farne.

9.19 I I. 9;

pI

Ir;:9'/9119)2.fieTli<- Z- 3,C,L1)21-31-.:61ig ben 200 lire. La giuria era presie-duta dal tipografo Mario Fre-sching, attorniato-dat nomi pii:t-no:- ti della Parma culturale, Bertolue-ci, '1VIe1izza,ri,• Bassoli. Vinse a reschi .con SilVELDia, dolce t un'isola. felice, nella quale la te vive come nell'Eden, tra fiori, ani-mali buoni; semplicità, sentimen-ti pari. Ma Un giorno sull'isola sbarcami 1e-•- l• ,famous girls 12», una banda di r'y,gazze squinterna-te che sconvolgOno la vita de li a-bitanti pertatad4 Moda e il greaso: . Eden riturnato.

ecóikr'che séskiiendo le 4

sPrófonda nella nelFansia di pos

. ,

ei•Rie ...................... f

-3.1;10 DD (A-Le ìr -,[30-110.113

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(5 c_Orltirata)

............. ...........

io.).;.diori:;•d, o' i H

unnsiguucip

`, fflpi ..311,0k1M .J.110121V 9J " ret_Egsc 9,11

a Meit19 eqi lo oSInbch PArge200 a • ,ci

lire•ig,innib ib nja& ni oacern oboe -I olf,ri cladrffigEerEfah,P.9ver(2,"

c 1.9e ilh144131‘ttliJKIMhtdi u1Ì-e0Pri coizscrihrtteigyribitp(a•<,fflutbuicficrittoil-ig írrilniti.e4.4"-~f3E;tAg.sgtfrumaike

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Page 6: Guareschi 1 9

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caa..~a7léttera sc -ft

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4.4^

i ,

l no-ii i i pietoso i la-caratteristi- .: di 4ivasi 'tutte le vi lette di Guare-s'li i ',t i quel periodo. giornali erano

p*-a-reeeogli 'qalia lavoratrice, nerb ta, b-err- (Alta. Per la ret9rcigai. iale,

miseria non esisteva. I ersonag- a ; Guty (V' no-donne-

en spettrali, omini pa- li trN triti i 1Tifsris to iri dilocii 'ombra-di

e:»ai di cara- rattoppA9 Eg or . _

clave tb tra fere la giornata a genu tt,k si dm.au 'ti trittii gerarehl e gli ric ia. provincia.

uareschi gi ò di far pagar t4.9 gra fo Freschin lo scherzacci

3.33e, :gliTatto spen réin bagor a ; 2.00- lire-del su prirrio premip o pnII— ella città-Alllutro alio. -Nel dechno ---anniversarip-----p-ert~riffn pepre ectizingi,cor h. _fondazione de -fa,scio--accettp--cioorripiltalioncirci-Tpubbli

cicli incidere ur. linoleum con* per callifughi e inagneAiebisurate • n _rativo. Dopo -aver-laVOri- asognare lo stip ndip s- - . l'intera notte, portò a Fre- so..11n_gicirad_iricontròil_Ni io, N'

t, linoleum con incisa la figura .Bocchi, e glielo confidò. ll Nibbio s e a lorrlik.SId4)toiorso _posserite' e dalla giiii6hAiLasnriVere_per_il_Couiere_

; • 2c Ala alla Ben i Lo, teso ajtgaccia in //ano. 1$311jH i]) ' gainbe-divaneate,-cosrda-app ' a Peppind-E-un.pi

-e rne un gran dici inllettere ro che_a_mnoadella Ha-'sa • „- e . Fre s eh ing mostrò solenskeme . vrebbe portare 413,ormaNclisse.fiNilp

il jr vere al gerarea Lhel'a,veva ordi Costin si sperttò in badi fino 3....131TO. T. , ,

,P5f$112.9i\ 1511 9-s9gron -an oees-ssizoo e.■ .1\ si ■.\ p 9 s:r4sz.:`,,•1 o SOAVIOW:

ophrovento

e fiscali. Uno dei bersagli preferiti fu un esattore della Siae, nel quale Gua--r-e-gffl concentrò gli atteggiamenti del

""), i.'i,. - g2.. - - s --:- -07 „... , .. ( , - - als-e-g-iiiniferiffe-balzava da cietro un

tipico burocrate non solo fascista: lo

' 1 I ir45#0-405;F..' • , . ,,,11‹.-1 I l), d'ali D i , ' , , . !3_1 :8 i'ili-3::: palo per rnatare un povei-5-3mo e , -.- i i i ivi . .• _, Axoftaittlimivimiiiiiklakk9K9aii j16

' 'i i$ 01;A: $$DE3 (3.1i3Z -,OfiegfiLóU'llT:04-017 lettnrigiircirisii tided~flainthilta.i[015 mentiitillni~iAihrtdrilic1516W3 e 0 multe-una contadina colpevol a

u~tIni-T-assero grilli scheletrici. oliaeni sciare che nel suo avaro orticello

In quei mesi qlg.-bollettaiglispe ot 'adatti, a hitt . ' iik,Opi FAS gli--App~-. er-deAorarlo

gra.ndifiguredid&nescUt?-161-Di se i cartelloni ch e AindaYettial rate danzanti al aardeniEgill hical

Dl Vflek fe ti

39N • li \ 35D9 '.$1,t2;13.3 à2,9,33‘3 130

,

. ..

tutt'altra 2s=rcena

da moribondo , era inchiodat e piedi alla grande «X» che indif .1--decirne-anruv;rsa-ri-o7fas-

calale rin uoml-macilento-con-

a, giralo- il linoleum,-scopà- -Ghineo bili- infatti-per-intercessione del Ni

biO, fu PeppinaDov_ara, exiaffe andato in malora e, mussoligaiano ennuria-rammintstrathr? pie o e Erniliaad_assurneejC 2iar

or.ornacorrettoreatlitostégigadede gr416%9I910-9?rpareBa, tr alla monume e che 1600 eraresidenta2ducale dei F se. Inpieconaigstava,c9p stenografo che urlava sempre c e una gallina spennata viva. Il dirett -Passerini-eilcaporedattore-Pell dy3 ggi.gettolo nel so sdafa. due cronisti, Bassanini e S'

-reviaggiavano-corne-anime in-p W-- tutto ilgiorno in cerca di notizg Nibbio, terzo cronista, imperversava al suo solito con scherzi sempre piú raffinati. bo vagare possa snaturare, letta il

A 260 lire al mese, Guangs s'in- giornmdopo sul giornale, la frase scrì come -poté in-quella-Bab onia coi «un'ordinanza vieta ai cani di vagare doppio problema ingntenersi in liberi nei campi» e fargligge,iskyd il li-

-qualche modoil-posto-serfz- aperò-nib-=---cenziamento in tronco. E gli articoli

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3 9 •- 01.3.D'34:30 OD .1-31DS'S an\ a'nongozid id 392, .3 n 53 issi 9-110q,fili 9503 s■r

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'60 a B e Molossi, o. With a s raor ano direttore della Gazzetta di Parma, spiega come la semplice sostituzione non corretta in tempo di una c al posto della v nel ver-

q

ldassa

o p o n1591-) ot,r(9,rtsngsiqz 05 9 93"133

.1./.111,) 1J44J4l, $.13J4,1,41Iti,) .14.1 A.; 4),AumLni - 3 1,1 . t3.,. 5

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v)3 s Dscsai\ D.S 'Atibz 9.0D 9sloi.51,s5or, (D'a ,a."3 t),

oi- 't 59.

„pole. _ fine del ±,30iLNibbiafwalfine li-

cenziato in tronco peya.19..finnes4rio scherzo tirato al direttore che lo insea guiinferocitofinoinnitglaGailibTaldi: Guareschi lo sostituì. Divenne croni-sta. Promozione che non gli regAirla lira m pru, ma-dhe gli permetteva poter tornare a scrivere. B che era diventato capocronista, gli af-

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913.3;\ I3,11t$2,

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ci -,-fociitte~eiffittirvierifOon helpidiwerdii -F. i itisityglita5Cpsì a.Ve-V03.tU briih-iberacielpfic

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--«Se■11,1,', I aonolfato'in Inghilterra, ma

sippoine sapeVo dire soganto "Good - nightr, rnitoedava andate serapre'a ; •

e, ilettp,». Vignetta di Giovakinino - Guareschitratta-dal -«BEroldo» 95; a 1);nnteiribre 1938, fiag.

oduironehutta dalrOlume «Gtì'aVégélii e il Bertoldo», Rizzoli)

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a solo le notizie reschi, dopo un drammatico scon tro •

con l'amministratore, retrocesse ancora a correttore. Dopo dura quarantena, fu riassUnto come , cronista a patto però che, con-temporaneamente, continuasse a correggere bozZe. ' •Durò mestiere fare il cronista — -scrive in Vita M famiglia — perché in un modo o nell'altro la Pagina della cronaca cittadina , bisognava riempirla. Io giravo o-gni giorno per easerrne di carabi-nieri, conimissariati di polizia, :Posti di pronto soccorso col bel risultato di. scoprire che una Massaia si era scalfita un dito 1 sbucciando patate, che un cicli:, , sta ere...caduto ammaccandosi la , testa, che un' ladro di polli era' stato catturato. Roba da mettersi'

i. a piangere. Tanto che una bella, volta, abbandondati alloro desti-no niasSaie, Velocipédastri é la-dri di Polli, presFadiinventarel i fatti di cronaca. Risultarono pin divertenti dei fatti ,Veri. iE anche pig .Così,avevo tutto il t tempo chevelevo per Correr die-tro alle ragazze».

'Tutto vero. Stanco di pedalare a vuoto, Guareschi pi mise. a scrive-re d'immaginari furti 'di forme di . formaggio com„plicati da- miste-riosi feriinenti. DI incendi ai3pic-

cali da inna,morati impazziti Di ceri- trionie d'inaugurazione a mon urnen inesis,tenti.

Quando l'amministratore se ne ac-i :corse, Guareschi cambiò tattica. I fat-ti clí cronaca Passò direttamente a

; crearliprima di descriverli , In urfarW colo scrisse di ignoti vandali che la notte precedente avevano hanno o- , scurato a sassate tutti i lampioni 'del Lungoparrna. Era accaduto presumi-bilmente poco dopo che il campanile del Duomo aveva scoccatole due..:Un testimone, che casualmente transita-va da quelle parti,. aVeya: intravisto due figure inquietanti avvolte ,in la- , barri e armate di fionda. Guai-eschi nonio specificava, male due figure in-quietanti erano lui, che, con la fionda aveva sempre avuto una mira infa

'bile, e il Nibbio che gli faceva, da Palo e -che già un paia d'ore prima,erà p as sa - to spaccare i larn.Pio,ni in Pilotta •• vanti al CoiriereEmiliano.

- eórttimta)

- 'd-el o erano pieni di q eg-te trap- fidò ilprimp servizio, la cronaca d'un edi

discorso che un gerarca faseistadà-veva fare a Colorno,; grosso centro della Bassa, noto Perché sede del ma-

, niconno provinciale, Guareschi andò, ,t0inò e scriase compunto che l'entu-siasmo della folla, era stato tale che perfino i matti del manicomio, saliti sul tetti,' avevano approvato il discor-so del gerarca Coi-inno strano gestico-lare'll'iSéiio non fu pubblicato e Gua-

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Page 7: Guareschi 1 9

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gli altri se ne andavano a letto, ritornò in redazione. Era quasi l'alba. Non c'e-ra nessuno. S'aggirò per le stanze co-me una belva M gabbia. D'improvviso usel in urla disumane. Buttò all'aria scartoffie. Spaccò suppellettili e vetri. Rovesciò i mobili.

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q e t9■•■ •‘::-; , n - uh tipo to. Coraggio da vendere. Un modo ' s ' • -

d' ,nicincliale.pio- quasi férode di amare la vita. P ii aie i-- i_ yanninOAOce dilbo, laloro fu reciproca aggressione. I;Y-9x:9143 .81. 5e-riri97.tnira - Ma era ciò che entrambi cercavano.

Mai essere secondi. Ma netipui-,e pii-, ,_„ .5.tA si mi, perché una docile sottornfissione li )

avrebbe annoiati. Il più forte a.vrebbe . 9 ,J . i IR un . . 1.rillit4 ..,..9113. rr, 471 qua- gettate il piti debole; cciine un giocatto-

iac- lo rotto. Con segreta , le, evaiiìo eta tenerezza, qua- l- „,cesilcgo,o'..loro reachi nei suoi racconti la chiamò ki _ .. 94:4,ii_ido Margherita

:i3cii'111) ni ..Y : quella _ Ennia. fu per lui la, sferza Guareschi chi .1 -- fiamma' i i aiTi'ma sapeva che lei lo avrebhe segy.10,91-,1-

pq d.91:41I e.I L,"Rct; ' ' I clò.lei a- : Che nel fuoco. hisietrie"Aonuriciargiic

va». , -; a rincorrere nuove ambizionfTeSèrn- lite con lei-. di- , pie veniva da, Cesare Zgattilniche, al-

Itiii 1.) 9. importava , la morte del padre„aveya, buttato due at&9., ' e fr"?pen,sa- , vecchie camicie e un manoscritto in.U.-

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f ,-, ...) , L,5, 12,, tito perMilano. Il 1nanoscrittciera sta-to pubb1ica14', dall'editore Bompiani col titoli:, .<ífiarliaino tanto di me». Ed effettiv.arnente aVeva fatto molto di-scutere, -. Orio Ve rgani , B ontempelli , Pirandelló, persino Benedette Croee.

,,i G„„,c„..,.0,re le sempre. più m-sófferente argène é 'di Vita che'oridu-ceVa, 4 Pa- A, «Il aio è --.‘scnthe — che col p sar dei direttori,'PaSsarì gli-anni. , Sto; ingrassando. Comincio a Pensare che, peri tutta ,la vita, guar-derò 'questi ,vecchi miri, Vedrò il sole tramontare sempre dall'altra: parte del torrerite,

:UnEì notte,, chiusa l'ultima edizione del giornale, Guareschi raggiunse un

f, gruppi di an-,,ici in festa Matricolare. -_ Bevve un po' ,piu 'del solito e, mentre -

Pur. di -volare . giorno dopo -l'amministratore gli

presentò. il conto. (.'Riassumendo - tera. storia, caro Guareschi —gli disse — permetto dirvi che, poiché co-me correttore di bo#e non funziona-vate; vi abbiamo promosso cronista. Ma come cronista non funziona.vate. Vi abbiamo promesso capo cronista. Ma neppure così voi funzionavate e io mi -trovò nell'imbarazzante alternati-va dilarvi il posto di direttore o licen- • ziarvL,Ma so già che dandovi il posto di:direttore voi. non limzionereste e non-mi resterebbe altro che alzarmi e darvi il posto di amministratore,. Che è mio. Caro Guareschi, voi siete trOID-

. po,grosso per questo piccolo giorn.ale di provincia. Andate a an o. Fai e te

' • - >Per sulle Priro • -• pagine del • Corriere Emiliano e rai pparsi dise- gni di Guareschi corre- •-ig-netta del giorno. Battute e disegni, oltre le no-velle scritte a 10 lire l'una per la terza, pagina, erano stati notati e apprezzati anche a Milano e a Torino' dove stava-no nascendo i g-rancli. templi dell'edi-toria. •Zavattini, che già s'era- inseiito

' prepotenza negli ambienti cultura-li e letterariinilanesi, gli fece ottenere

l'eóllabbraZióni 'Con disegni e novelle sul SeColo Illustrato e sul giornale che dirigeva, Cinema Illustrazione. E Guareschi, ogni volta che ved e v a. p hb-blicEitoinbehilievo qualcosa di suo su quei giornali a tiratura nazicolale, 'di-ceva a Ennia di prepara,re la valigia, si sentiva prossimo al decollo pei Mila-no. Invece sitrovò con una Cai tol ina, in mano a decollare e ad atterrare siigli Stivali d'un iDarbi_b tenente -nel coi ile dell'Accademia militare di t'oi.2n za. Erano gli ultimi mesi del '3,1 e i e-sami dati alla facoltà di Giurispi cl én-za, ,poiché urrnai aveva superato i 26 .anni ed 'era irrimediabilmente luori corso, non gli permisero niu rmian-clare la naja.,phe gli spetta, quale • robusto figlio della Bassa - , , .

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Due,vignette di Guareadd (nellafoto Olympia qui a.ceantol tratte dal ‘,1;ert ldo,.. La prima , i ,,1 mt191I Amore e luna» e fu pubblicata sul nlunnero del 23 -marzo del 193 . La seconda è “La I. , signora buona a Pisa», tratta dal 3<Bertoldo,, n 95 del 26 ilovernbre 1937-

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Page 8: Guareschi 1 9

Itan o Sandra Mondainf , fl ' che un bisettimanale umoristico, il

Marc'Aurelto aveva un successo ec-cezionale per quei tempi. E non era a-dita:i:dloro: Zavattini-, lestissinio, ave-va proposto un giornale che avrebbe, spergiurava, potuto superare di gran lunga il Marc'Aurelio. Gli fu offerta la direzione. Decise di intitolarlo «Valla che vaiben». Tra gli altri, interpellò Guareschi chiedendogli idee, vignet-te, racconti per poterli mostrare all'e-ditore e farlo assumere.

Ma Zavattini, a basi ormai gettate, s'alzòdalla scrivania e uscì sbattendo la porta dopo uno spettacolare litigio con 'Angelo Rizzoli. Al suo posto en-trarono i già ben conosciuti e amati dal pubblico Metz e Mosca. Zavattini, andandosene, aveva lasciato sulla scrivania ìin gran plico contenente ciò che Guareschi gli aveva inviato. I-dee, scritti, e disegni furono apprez-zati da Mosca e dai Rizzoli. Ma Gua-reschi tentennava. Lettere e telefo-nate non avevano successo. Un gior-no Andrea Rizzoli caricò in macchina Carletto Manzoni, raggiunse Guare-schi a Villa Minozzo e riuscì fargli ot-tenere qualche ora di libertà. Lo portò a mangiare in una trattoria sot-to una pergola.

«D'accordo, non c'è più Zavattini. Ma lei, Guareschi, non viene del tutto tra sconosciuti. Lo vede, abbiamo as-sunto anche Carletto Manzoni, il no-stro Fildiferro: Smetta di far storie, farmi il contratto e venga a Milano non 'appena congedato».

Guareschi sbirciò Carletto Manzo-ni che Civettava dicendosi attraverso intricati geni discendente del grande Alessandro. Quel giovanotto della sua età, muso appuntito, baffetti a vir-gola, gran magrezza per aver anche lui saltato i pasti da sempre, gli infon-deva fiducia e tenerezza. Firmò il con-tratto. •

IL BEL PAESE LA DOVE IL NO SUONA

Questa vignetta, disegnata da Guareschi per «Il Candido» del 25 aprile 1948, ci è stata inviata dal lettore Vittorio Dal Bianco che commenta: «La storia si ripete!». Nella foto in alto la redazione del «Bertoldo» al completo •

Beppe Guelazzipi

opo sei mesi trascorsi a testa china sui banchi della scuola militare di Potenza a studiar cose che gli spe-divano il morale sotto i tacchi perché lo facevano sentire del tutto un inca-pace, Guareschi, con sulle spalle la mantellina azzurra di sottotenente; fu caricato su una tradotta e rispedito al nord destinato al Sesto artigliera di corpo d'armata di stanza a Modena. Passò le prime settimane ad osserva-re con apprensione e disgusto la ca-serma che si riempiva di bocche da_ fuoco mentre fuori, in lontani panora-mi africani ed europei, i cieli si face-vano cupi.

Al «Bertoldo» Comandava la caserma il colonnel-

lo Efisio Marras. Si vantava di saper risconoscere un vero soldato a 500 passi di distanza solo dal modo di camminare e con Guareschi non sba-gliò: gli bastò vedere come trascinava gli stivaloni per la caserma, rigido co-me un legnetto, andatura da cane ba-stonato, per capire che era un gran bene per la Patria tenerlo lontano dai cannoni. Lo portò quindi in giro per la caserma e gli indicò le parti più squal-lidamente imbiancate. Gliele fece pit-turare con cannoni, obici, bandiere, motti, alloro, quercia e nuvole. Fino al finto affresco allegorico finale. Termi-nato il quale Guareschi partì per il campo e le esercitazioni di tiro a Villa Minozzo, sull'Appennino reggiano.

Fu là, nella primavera del '36, che lo raggiunse Andrea Ruzzoli, figlio di Angelo, presidente dell'omonima ca-sa editrice. I -Rizzoli s'erano accorti

La massima scuola Non appena congedato, gettò qual-

cosa in una valigia di cartone e partì per Milano. Il nuovo bisettimanale a-veva preso il titolo definitivo di Ber-toldo. Il primo numero uscì il 14 lu-glio '36, giorno di San Bonaventura. Già in prima pagina c'era una vignet-ta di Guareschi intitolata «Le avven-ture della spia numero 28». La quale

spia era una bella ragazza che si pre-sentava al suo comandante. «Si può sapere cosa siete riuscita a fare in tre anni di missione segreta in Italia?» le chiede il comandante. Lei non ri-

sponde, ma ha appesi alla gonna due maschietti e una femminuccia.

Per Guareschi il Bertoldo fu un successo di cocciutaggine. «Mi misi seduto a tavolino a lavorare come u-

na bestia da mattina a sera. A cerca-re idee originali, a far vignette, scri-vere racconti. Così, dopo sei mesi, mi ritrovai 'redattore capo». A parte il successo personale di trovarsi a me-no di trent'anni caporedattore di un bisettimanale venduto a centinaia di migliaia di copie, Guareschi ebbe dal Bertoldo una scuola eccezionale. La-vorò a fianco dei più bei talenti del-l'umorismo e della letteratura italia-

na. Al nucleo -dei fondatori, Mosca Metz, Angelo Frattini, Giuseppe ME rotta, Marcano Marchesi, Walter Mc lino, Carletto Manzoni, si erano ai giunti altri collaboratori. Un giorn gli comparve di fronte un giovan mingherlino. Occhialetti. Baffet biondi. Gli porse un foglio sul qual un ometto da un fumetto diceva c volere illustrare un racconto. E po in rapida successione, gli mostrò a cuni disegni dal tratto originalissim e fulmineo. Prospettive che scavalca vano senza affanno l'infinito. La ca pacità di dare col vuoto il senso da pieno e viceversa.

Gli anni verdi «Studio architettura e sono ebrec

disse di sé. Guareschi non ebbe dubb quel gran talento era degnissimo entrare a far parte della famiglia da Bertoldo.

E così fu proprio per volontà di Gua reschi finché le persecuzioni razzia non costrinsero il giovane dai baffet biondi a fuggire coi suoi scartafacci i America coperto e aiutato da tut quelli del Bertoldo. Il suo nome è Sai Steinberg, oggi il piú grande grafie del mondo.

Ma altri ancora: due volte alla sett: mana una bambina con gli occhi a2 zuu-ri e le treccine bionde entrava i redazione e posava rotolini di cari sulla scrivania di Guareschi..

«Sono la Sandrina Mondaini e port, i disegni del mio papà» diceva prim di correre via.

«Eran tempi in cui si rideva senz cattiveria — mi disse nel '72 Carlett Manzoni ripetendomi ciò che scris nel suo "Gli anni verdi di Bertoldo"– Bazzi era orgoglioso della sua balbu zie. Metz delle sue emorroidi. Palei mo dei suoi calcoli renali. Guaresci della corda con la quale si reggeva calzoni. Simili era il catanese spala( chiato con le orecchie a sventola. I( Carletto Fildiferro, magro, quasi tra sparente giravo con un impenna abil lucido di pioggia mentre Loverso si d: vertiva a riempire gli spazi nei dise gni di Guareschi con l'inchiostro c china, poi firmava: il nero è di Lovei so. Così il Bertoldo nella vita di tutti giorni».

(8 — continuc

0, ava in redazione alL Bertoldo

Anno /1'. A', /7. 25 Aprilf 1948

Guareschi: una sua vignetta sulla copertina del Bertoldo •

Fu,

Andrea Rizzoli a ponVinOre Guareschi, che allora stava, fa-cendo il servizio militare, a lavo-rare per un nuovo bisettimana-le umoristico, desthiato a fare

concorrenza al «Marc'Aurelioo. Finita la naja, Giovannino si trasferì a Mila-no e il 14 luglio 1936 uScì il primo nu-mero del nuovo giornale umoristico. Si chiamava «Bertoldo» e in copertina c'era un vignetta di Guareschi intito-lata «Le avirenture della spia n. 28».

Page 9: Guareschi 1 9

Il quadro qui sopra si chiama «Matrimonio a Milano». È un olio su legno che Guareschi dipinse nel 1943. (Tratto dal volume «Guareschi e il Bertoldo», Rizzoli) A sinistra: Giovarmino in redazione al «Bertoldo»

,

Si sposa con la tariffa dei poveri: cinque lire e niente musica

Beppe Gualazzini

gnuno nel «Bertoldo» trovò il suo spazio. Si susseguirono le rubri-che, il Signore Malvagio, il Signor Ve-neranda, Conobbi una Volta, il Signor Ulderico, il Fesso, d'Oro, il Pissipissi-baubau di Giovanni Mosca.

Molino, Albertarelli e Palermo si e-rano specializzati nel disegnare donni-ne con gambe lunghe sode e nude e scollature profonde. Come già faceva Barbara sul Marc'Aurelio. Ma era un genere che non attraeva Guareschi.

Controtendenza Non si può infatti essere universali,

per tutti, se poi si Scrivono o disegnano cose scabrose che gli altri debbono leg-gere o guardare di nascosto da moglie e bambini. Guareschi inventò allora le Vedovone, grosse signore sempre ve-stite &nero per mascherare la propria mole. Signore immense che suonava-no la lira ottenuta unendo con fili le corna di mariti esili come fuscelli. Che dal parrucchiere facevano la messa in piega anche al naso.

Le Vedovone uscirono contro il pare-re dell'editore che insisteva perché an-che Gnareschi s'adeguasse a quello che sembrava fosse il gusto del pubbli-co. Ma Guareschi aveva ragione: i let-tori infatti accettarono le sue Vedovo-ne più delle donnine provocanti. Le Ve-dovone furono l'avanguardia delle Si-gnore a pera, parodie delle dame della borghesia che affollavano a quei tempi i caffè. piú importanti del centro di Mi-lano. Le disegnò h pera capovolta, con la parte del picciuolo in basso. Grasse. Alte. Con pesanti anelli alle dita, gran-di cappelli in testa e, anche quando il

sole spaccava i sassi, con doppie volpi argentate attorno al collo, pizzi e fal-palà che s'alzavano come creste dal crinale del seno maestoso. «Guardano il mondo — scrive Guareschi — attra-verso l'occhialino, sprezzanti di quan-to avviene alle pendici del loro immen-so seno».

Alle Vedovone e alle Signore a pera, aggiunse le Nonnine del tramonto. Ri-tratti un poco ironici, un poco malinco-nici di certe anziane signore di città: «Pelle liscia — scrisse senza rughe, perché prima di uscire le nonnine se la tirano benbene all'indietro e la appun-tano con spilloni in cima alla testa. Hanno gli occhi dipinti di verde o di blu e i seni convenientemente sistemati: il seno destro è stato passato sulla spalla sinistra, il sinistro sulla destra, quindi ambedue sono stati incrociati sulla schiena, come i tubolari dei corridori ciclisti, per poi venire annodati salda-mente sull'uno e sull'altro fianco per aumentarne il decoro. Le nonnine siri-trovano nei loro caffè verso il tardi e si danno alle tartine e agli aperitivi per dimenticare che hanno tanti nipotini. Nipotini tristi a loro volta, perché non hanno piú nonne».

Tra le Vedovone, le Signore a pera e le Nonnine del tramonto, Guareschi cominciava ad analizzare quella per lui strana civiltà metropolitana. Dove la gente non sapeva o non voleva invec-chiare, preda di conformismi che li ri-ducevano a personaggi tutti eguali. Cominciava a sentire nostalgia della Bassa. Di quella genuinità. Di quella semplicità nel vivere.

Il sacro rito Ennia, la fidanzata dalla chioma ful-

va, non ci aveva pensato due volte: «Se l'uomo che amo mi dice muoio, io gli ri-spondo moriamo insieme, se l'uomo che amo mi dice andiamo alla Fiera di Milano, io gli rispondo andiamo alla Fiera insieme!», dice Margherita in un capitolo de La scoperta di Milano. En-nia era proprio così. Buttò anche lei qualcosa in valigia, unii suoi risparmi a quelli di Guareschi, 8 mila lire, e lo se-guì a, Milano.

In una mattina del febbraio '40, Gua-reschi ed Ennia giunsero davanti alla chiesa di Santa Francesca Romana in taxi. Un altro taxi trasportava i quattro

amici scelti quali testimoni: Alessan-dro Minardi e Carletto Manzoni per lui, Pietrino Bianchi e Giovanni Mosca per lei. Invitati zero.

Guareschi disse al parroco che in-tendeva sposarsi. I calzoni erano ges-sati. Glieli aveva prestati Carletto

Manzoni. ,Non aveva giacca. Tanto faceva freddo e pote-

va tenere anche in chiesa il paltonac- cio di tutti i giorni. Ennia Indossava un cappotto nero. Altro non era che il mantello azzurro portato da Guare- schi come ufficiale d'artiglieria rivolta- to e ritinto. Sul sagrato, il fotografo ad- detto alle funzioni voltò loro la schiena,.

«Quanti soldi hai, giovanotto?» chie-se il parroco. Guarèschi aveva in tasca cinque lire.

«Cinque lire è la tariffa dei poveri. Niente musica. Niente candelabri».

Guareschi ricordò il suo matrirnonio sul Corrierino delle famiglie; «Il sacro rito, se così si può chiamare, avvenne a Milano, in Santa Francesca Romana, immediatamente dopo tin matrimonio ricco. La chiesa era ancora piena di fio-

ri, l'altare sfavillante di ceri e uno sfar-zoso tappeto rosso era disteso dall'al-tare alla porta. Come entrammo si udì un urlo e nugoli di piccoli chierichetti guastatori si scatenarono. E, mentre un gruppo faceva sparire i fiori, un al-tro strappava dall'altare certi grossi busti di vescovi di latta argentata e un' terzo gruppo, amano amano che Mar-gherita, io e i quattro testimoni proce-devamo verso l'altare, arrotolava il tappeto in modo che neppure lo sfio-rassimo con le nostre screanzatissime suole. Fu un matrimonio lampo con co-mandi perentori: in piedi! In ginoc-chio! Seduti! In ginocchio! Si! Anello!; Ricordo che, ad un certo momento': l'organista che era rimasto sul palco ' dell'organo attaccò la famosa marcia' nuziale, ma un urlaccio del celebrante lo fece immediatamente zittire».

„ t A testa bassa

Poi però le doti di formidabile lavo.' ratore, crescendo di pari passo con l'e-sperienzEi, gli 'Permisero di raggiunge- , re un miglior tenore di vita. Oltre a : scrivere per il «Bertoldo», collaborò' con altri giornali a ritmo instancabile; Stampa, Gazzetta del popolo, Corriere': della Sera, Illustrazione italiana, No2 vella. Scrisse romanzi a puntate. Pré- , pare') scenette per la radio. Con Moscai sceneggiò due riviste teatrali rappre-sentate con successo a Milano, Romal ' Torino, Venezia. Collaborò anche Con - Orrini,bus di Leo Longanési. Illustrò al; bum a fumetti per ragazzi. Lavorava 5, 6 giorni di fila senza interrompersi, un• pasto al giorno e brevi e agitati sonni. Per sostenersi andava a; sigarette, caffè e bicarbonato.

Cominciò a scrivere romanzi. Dope. La scoperta di Milano, pubblicato nei '41, preparò Il destino si chiama Clotil- rj de, romanzo umoristico che egli definì, d'amore e d'avventura. Narrava io tra Clotilde e Filimario, lei ingom-,,,, brante 'milionaria e lui spiantato. vo-lume uscì nel '42 e superò le 20 edizionf.ù di La scoperta di Milano. Un altro ro-5 manzo, R marito in collegio, uscìnel '44»' quando ormai lui era prigioniero del. I nazisti in, un lager polacco. E con oltroei. 20 edizioni fu il suo terzo grande cesso :prima della fine della seconda4 guerra mondiale.

(9-- continua),,,T ------ -----------

Guareschi: matrimonio lampo senza fiori, né marcia nuziale

Con il cappotto, ma senza la giac-ca, Guareschi sposò la sua adorata Ennia nella chiesa di S.ta Francesca Romana a Milano. Era il febbraio del 1940 e Guareschi (Foto: Publifo-to) aveva in tasca appena 5 lire. «Cin-que lire è la tariffa dei poveri», disse il parroco, che fece togliere i cande-labri, il tappeto rosso e i fiori che riempivano la chiesa per un matri-monio precedente e poi zitti anche l'organista che aveva attaccato la marcia nuziale.

GUALAZZINI 11 A PAGINA