Gruppo Stalettì

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Stalettì L’origine di Stalettì risale all’epoca romana, come dimostrano i numerosi reperti archeologici ritrovati nella zona. Nei pressi della principale zona del paese, via Grande, sono presenti antiche fornaci per la calce e la torre di guardia che sovrasta il territorio circostante. Nel 1400 il paese subì un’ importante aumento demografico che si interruppe anni dopo a causa delle incursioni dei Saraceni. Un terremoto nel 1783 provocò ingenti danni al paese e in particolare al suo patrimonio culturale. Là dove la «Via grande» diventa crocevia s’ innalzano i ruderi della Chiesa Madre del XV secolo distrutta durante il terribile terremoto del 1783 che distrusse molti comuni.

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Stalettì

L’origine di Stalettì risale all’epoca romana, come dimostrano i

numerosi reperti archeologici ritrovati nella zona. Nei pressi della

principale zona del paese, via Grande, sono presenti antiche

fornaci per la calce e la torre di guardia che sovrasta il territorio

circostante. Nel 1400 il paese subì un’ importante aumento

demografico che si interruppe anni dopo a causa delle incursioni

dei Saraceni. Un terremoto nel 1783 provocò ingenti danni al

paese e in particolare al suo patrimonio culturale. Là dove la «Via

grande» diventa crocevia s’ innalzano i ruderi della Chiesa Madre

del XV secolo distrutta durante il terribile terremoto del 1783 che

distrusse molti comuni.

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L’ antica abbazia di San Gregorio Taumaturgo

Tra i numerosi santuari della fede cristiana che costellano la

nostra regione, va segnalata la presenza, a Stalettì, dell’ antica

abbazia di San Gregorio Taumaturgo, patrono del paese, le cui

reliquie sono conservate e venerate fin dal 1098, anno della sua

fondazione avvenuta per volontà del Conte Ruggiero.

La tradizione attribuisce a San Gregorio numerosi miracoli che gli

valsero l’ appellativo di Taumaturgo, cioè colui che opera miracoli

e che era stato vescovo di Neocesarea del Ponto in Asia Minore.

Per molti secoli l’ Abbazia ha rappresentato un’ importante studio

di lavoro, custodendo uno delle più importanti biblioteche dell’

Ordine basiliano e svolgendo un ruolo di primo piano nella vita

sociale e culturale dell’ intero territorio.

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La grotta di San Gregorio

Al centro del mitico golfo di Squillace, estremo del

litorale di Caminia, si presenta la grotta di San

Gregorio. Secondo un’ antica leggenda, all’ interno di

questa grotta approdarono le reliquie di San

Gregorio, padre della chiesa del III secolo e patrono di

Stalettì. La grotta è il luogo del culto del Taumaturgo

in Occidente. Da molti secoli le reliquie sono venerate

a Stalettì nell’ antica chiesa bizantina dedicata al

Santo, e da sempre la grotta è considerata dagli

stalettesi un luogo sacro.

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Copanello di Stalettì

Copanello o Copanello di Stalettì è una frazione del comune

di Stalettì in provincia di Catanzaro, situata lungo la costa

jonica della provincia calabrese a sud del capoluogo. Si

menziona spesso in quanto è fin dal primo dopoguerra una

località balneare e villeggiatura del mare Ionio. È

delimitata a nord dal fiume Alessi e a sud dal torrente

Lamia. Si suddivide in Copanello alto e Copanello lido.

Nel VI secolo, Copanello fece parte dei possedimenti del

politico e scrittore latino Cassiodoro (485-580). Questi vi

fece costruire il Monastero di Vivarium intorno al 555. Con

il nome di Coscia, Copanello è stata sotto il controllo della

città di Squillace e fino agli inizi del XIX secolo, quando è

stata inglobata dal comune di Stalettì.

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Cassiodoro

Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore è stato un politico,

letterato e storico romano, che visse sotto il regno romano-

barbarico degli Ostrogoti e successivamente sotto l'Impero

Romano d'Oriente. Visse un'importante carriera politica sotto il

governo di Teodorico il Grande, ricoprendo ruoli tanto vicini al

sovrano.

Nacque in una delle più stimate famiglie dei Bruttii, originaria

dall'Oriente e facente parte del patriziato. L'origine del nome

Cassiodoro proviene da un luogo di culto dedicato a Zeus, situato

nei pressi di Antiochia. Cassiodoro morì nel 580 a più di 95 anni

d'età.

Dopo la fine della guerra greco-gotica, che aveva infuriato

in Italia tra il 535 e il 553, Cassiodoro decise di ritirarsi dall'attività

politica e ritornò nella terra d'origine della sua famiglia:

Scolacium. Deciso a consacrare le sue energie alla preghiera e allo

studio, verso l'anno 555 fondò il Monastero di Vivarium.

All'interno del convento istituì anche un centro di studi sulla

Bibbia e una biblioteca, luogo di conservazione della letteratura

classica (greca e latina).

Le opere di Cassiodoro del periodo di Teodorico, quelle da noi

conosciute, sono tre: le Laudes, la Chronica e l'Historia Gothorum.

Della prima si sono conservati solo due frammenti; la Chronica è

una sorta di storia universale scritta nel 519 su richiesta per

celebrare il consolato di Eutarico Cillica,genero di Teodorico e

designato al trono; la Historia Gothorum narra eventi storici sino

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all'anno 551 e come scopo ha inoltre quello di celebrare l'unione

tra Goti e Romani, qui comprovata dal matrimonio tra il

romano Germano Giustino e l'amala Matasunta.

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Castello di Squillace : la storia

Nella zona più alta di Scquillace, possiamo trovare le imponenti

mura e le torri del Castello. Inizialmente fu una fortificazione

bizantina, sorta sulle rovine del Monastero Castellense di

Cassiodoro. Si presenta con mura in pietra altissime, con un

portale sovrastato dallo stemma della famiglia Borgia, la facciata

si presenta con due grossi torri, una cilindrica e l'altra poligonale.

Nel 904 Squillace divenne una roccaforte musulmana e nella città

si insedierà l'emiro Abstaele venuto dall'Africa e da quel momento

in poi venne rapita e saccheggiata. Nel 1044 Squillace venne

conquistata dai Normanni e viene inserita tra le grandi contee

feudali del Sud. Dalla cronaca di Lupo Protospatha si sa che

Guglielmo Braccio di Ferro e Guaimaro V, principe di Salerno e ,

allora, sovrano feudale dei Normanni, si impadroniscono del

Kastron di Squillace e sull'altura costruirono, la dove sorgeva la

fortificazione Bizantina-araba, un grande e forte Castello che

chiamarono Stridula ( per il fischio battente del vento sulle mura).

Ruggero I d'Altavilla, detto il Normanno, soggiornò a Squillace,

avviando per questa Città un vero periodo aureo, con l'avvio di

importanti opere. Fu questo il periodo in cui a Squillace hanno

convissuto più lingue, più stirpi e diverse culture.

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Durante la campagna di scavi, condotta nel Castello di Squillace

dall'Ecole Francaise, sono stati trovati, nell'angolo interno della

rocca coincidente con la torre poligonale, due scheletri stretti in

un tenero abbraccio mano nella mano. I due scheletri, ben

conservati, lasciano avvolta nel mistero la fine tragica della loro

vicenda umana. Le indagini e gli accertamenti scientifici fanno

risalire gli scheletri agli anni compresi tra il 1200 ed il 1300. questi

due scheletri appartengono ai corpi di una coppia: il maschio altro

mt. 1,70 e la femmina 1,68, mano nella mano e con i rispettivi

crani rivolti l'uno verso l'altro. L'epoca a cui gli studiosi fanno

risalire la morte ed il seppellimento, l'altezza stessa dei corpi sono

preziosi elementi per ipotizzare che non si trattava di gente del

luogo, bensì di "nordici", tenuto conto dell'altezza media

dell'uomo meridionale.