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21/10/2015 Perché far studiare il latino (ed il greco) ai nostri ragazzi nell’era di Internet? | GrecoLatinoVivo https://grecolatinovivo.wordpress.com/2015/10/08/perchestudiareillatinoedilgreco/ 1/13 Perché far studiare il latino (ed il greco) ai nostri ragazzi nell’era di Internet? Posted on 8 ottobre 2015 Nei tre articoli precedenti della serie “Come impariamo una lingua” abbiamo cercato di analizzare il modo in cui funziona il cervello nell’apprendimento delle lingue e, sulla base delle ricerche scientifiche, come sia possibile una didattica diversa delle lingue classiche che rispetti quei processi di apprendimento. Abbiamo osservato come lo studente possa giungere a possedere (e non solo a conoscere) il latino ed il greco e come alcune tecniche didattiche che il docente mette in atto possano permettere il raggiungimento di questo scopo. Manca però, a questo punto, la risposta ad una domanda fondamentale che ancora non ci siamo posti, cioè perché, oggi, in un’epoca così fluida, è ancora necessario (ed anzi, fondamentale) studiare le lingue classiche. LOGICA, ETIMOLOGIE E FORMA MENTIS GrecoLatinoVivo "Il latino fa bene a tutti, il greco… a molti!"

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Perché far studiare il latino (ed ilgreco) ai nostri ragazzi nell’eradi Internet?Posted on 8 ottobre 2015

Nei  tre  articoli  precedenti  della  serie  “Come  impariamo  una  lingua”  abbiamo  cercato  dianalizzare  il modo  in cui  funziona  il cervello nell’apprendimento delle  lingue e, sulla basedelle ricerche scientifiche, come sia possibile una didattica diversa delle  lingue classicheche  rispetti quei processi di apprendimento. Abbiamo osservato come  lo studente possagiungere a possedere (e non solo a conoscere) il latino ed il greco e come alcune tecnichedidattiche  che  il  docente  mette  in  atto  possano  permettere  il  raggiungimento  di  questoscopo.

Manca però, a questo punto, la risposta ad una domanda fondamentale che ancora non cisiamo posti, cioè perché, oggi, in un’epoca così fluida, è ancora necessario (ed anzi,fondamentale) studiare le lingue classiche.

LOGICA, ETIMOLOGIE E FORMA MENTIS

GrecoLatinoVivo"Il latino fa bene a tutti, il greco… a molti!"

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Ci siamo posti tutti questa domanda, prima da studenti, poi da docenti, e la risposta è

sempre  stata  più  o  meno  la  medesima.  Sono  assai  di  frequente  chiamati  in  causal’esercizio di “logica”, “il ragionamento analitico”, la “forma mentis” che il latino ed ilgreco,  con  le  loro  strutture  così matematiche,  forniscono  al  discente.  O  ancora  se  negiudica come estremamente valido il potere, che queste due lingue hanno, di accrescereil lessico italiano, attraverso lo studio dell’etimo, e migliorare la capacità oratoria di chi lestudia.  Negli  anni  liceali  queste  ragioni  mi  hanno  convinto  sempre molto  poco,  lo  devoammettere, e mi hanno spinto ancora meno allo studio.Ho  però  fatto  quello  che,  credo,  abbiamo  più  o  meno  fatto  tutti:  ho  preso  questemotivazioni e le ho accettate quasi fideisticamente, come fa qualsiasi studente tra  i 14ed 16 anni, che se le sente ripetere da più parti: genitori, parenti, insegnanti. Ho finito pernon metterle in dubbio:  il  fatto che non le sentissi mie era ascrivibile esclusivamente allamia “immaturità”.

Nei  primissimi  anni  universitari,  quando  mi  capitavano  i  primi  studenti  liceali  sotto  legrinfie,  ho  sempre  fatto  molta  fatica  a  propinar  loro  quella  serie  di  ragioni.  Quandoqualcuno di quei liceali mi domandava perché dovesse fare la versione, la mia risposta erasecca ed ironica: “Perché domani hai il compito, studia!”.Quelle  ragioni  e  quel  senso  di  insoddisfazione  davanti  a  quegli  obiettivi  peròpermanevano. Chiunque frequenti gli ambienti (anche internautici) abitati da classicisti sache le ragioni che ho sovraesposto sono le più gettonate.

Solitamente, nel dibattito, si assiste ad una forte diatriba tra difensori e oppositori dellelingue classiche dove  i primi portano più o meno sempre  le solite ragioni a difesa dellostudio delle  lingue classiche, ed  i secondi  liquidano  il  tutto con  il marchio dell’inutilità, ainostri giorni, di questi stessi studi. Tali discussioni avvengono, va detto,  in  termini emodi che assomigliano, per analisi critica e puntuale, al tifo da stadio.

Quando mi sono iniziato ad interessare alla Didattica delle Lingue Classiche, il problema,a  lungo  procrastinato,  si  è  posto  con  tutta  la  sua  forza  perché  ero  obbligato,  a  questopunto,  a  spiegare  ad  uno  studente  14enne  perché  avrebbe  dovuto  davvero  dare  5  annidella sua vita in pasto al latino ed al greco.Dovevo dare una  risposta  che  fosse credibile e  spendibile nel mondo  reale,  non  fatta disterili  etimologie,  glottologie  e  filologigismi,  e  neppure  di  impalpabili  formae  mentis

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(obiettivo che ho sempre dubitato essere il primario).Credo di aver pescato, involontariamente, nella mia formazione di storico dell’Antichità perdare una risposta a questa domanda.

OBIETTIVI  PER  L’APPRENDIMENTO DELLE  LINGUE CLASSICHE  (STANDARDSFOR CLASSICAL LANGUAGE LEARNING)

Nel 1994 il Congresso Americano varò l’Educate American Act, il cui scopo fu di stabilire,attraverso  una  serie  di  studi,  quali  dovessero  essere  gli  obiettivi  primaridell’apprendimento  di  ogni  singola  disciplina  al  fine  di  essere  pronti  a  varcare  lasoglia del 21esimo secolo.Fra questi furono stilati gli obiettivi per l’apprendimento delle lingue straniere (Standard forForeign  Language  Learning),  all’interno  delle  quali  furono,  in  maniera molto  chiara,  fatterientrare le Lingue Classiche, immaginando un’America in cui

“all students will develop and maintain proficiency in English and at least one otherlanguage, modern or classical”

Ciò  comportò  la  crezione  di  una  task  force,  specifica  per  il  latino  ed  il  greco,  chevalutasse quali  fossero gli obiettivi per  l’apprendimento delle  lingue classiche (Standardsfor Classical Language Learning). A questo scopo vi fu  la collaborazione dell’AmericanClassical League e dell’American Philological Association.

Senza  voler  entrare  nello  specifico,  lo  studio  portò  alla  creazione  di  5  obiettivi  (goals),ciascuno  diviso  in  due  ulteriori  obiettivi  (standards)  volti  a  provare  l’effettivoraggiungimento del singolo goal. Di seguito elenchiamo i singoli obiettivi.

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Lo studio divide poi  ogni  singolo  standard  in ulteriori  sottolivelli  (beginners,  intermediate,advanced students) per il raggiungimento dei singoli obiettivi, ma non è questo il luogo perapprofondire.Faccio notare in corsa che l’obiettivo 1.2 degli Standards (“gli studenti parlano, ascoltano,scrivono  latino  e  greco  come  parte  del  processo  di  acquisizione  linguistica”)  prevede  inmodo  molto  chiaro  la  produzione  orale  e  scritta  della  lingua  con  finalità  diacquisizione,  punto  su  cui,  in  ogni  articolo  di  didattica,  non  abbiamo  mai  mancato  disoffermarci e che è costantemente ribadito da tutte le ricerche scientifiche.

Alcuni  dei  punti  sono  poi  stati  integrati,  negli  anni  successivi,  sulla  base  di  tutta  unariflessione relativa alle tecniche didattiche, ma sono rimasti sostanzialmente validi.Lo studio  tende a precisare come  i vari goals non sono  (e non possono essere) separatitra  loro meccanicamente, ma anzi, come viene mostrato nell’immagine sottostante, sonocollegati  in una catena in cui alcuni anelli sono collegati ad altri  (ma non tutti con tutti glialtri),  presupponendo  che  ognuno  comunichi  direttamente  solo  con  altri  due,  ma  in  unaforma chiusa  in cui  la rottura di un anello causa il mancato raggiungimento di tutti gli altrigoals.

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Si può notare immediatamente come obiettivi come “logica” e “forma mentis” sono estraneiagli Standards,  ed  anzi  tutto  lo  studio mira  a  spostare  gli  obiettivi  su  un  piano  diriflessione pratica in contesti reali e moderni. Onestamente ritengo che la chiave deglistudi classici sia nei goals 4 e 5, che spingono verso  la capacità di analisi critica delmondo  moderno  attraverso  la  stessa  capacità,  che  lo  studente  ha  sviluppato,  dileggere il mondo antico.

OSSERVARE IL MONDO MODERNO CON GLI OCCHI CON CUI SI OSSERVA ILMONDO ANTICO

Precedentemente ho affermato quanto la mia formazione da storico dell’Antichità mi abbiaportato ad una risposta alla domanda che per anni mi ha attanagliato. Perché studiare  lelingue  classiche? Avevo  già  sviluppato  questo  pensiero  quando mi  sono  imbattuto  negliStandards americani, che hanno portato a rinsaldare sempre di più quella risposta. Credoche  il  mondo  antico  sia  un  campo  fondamentale  dove  sviluppare  una  capacità  diapproccio  asettico  nei  confronti  di  un’altra  cultura.  Nel  nostro  mondo  globalizzatoquesto  è  impossibile  con  altre  culture  moderne,  poiché  le  informazioni  che  ci  sonopropinate dai mass media fomentano il pregiudizio da molto lontano e ancora molto primache  il  contatto  avvenga  davvero. Lo  studio  del mondo  antico  ci  permette  invece undistacco emotivo non ottenibile dallo studio di nessun’altra cultura moderna, proprioperché i Greci ed i Romani non sono toccati dai rumores dei Media o dalle chiacchiere dabar.  Questa  fortuna  ci  permette  di  avere  un  approccio  non  pregiudizievole  nei  loroconfronti, garantendo un contatto graduale scevro da umori.

La capacità così acquisita,  il distacco emotivo che ci consente di sviluppare uno spiritocritico  lontano  da  stereotipi  e  pregiudizi,  l’educazione  che  si  sviluppa  a  leggere  ilmondo  antico  con  quel  distacco  (che  non  significa  senza  passione!)  potrà  diventareun’abitudine a leggere anche il moderno con gli stessi occhi.

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Questa  capacità  è  possibile,  io  credo,  solo  potendo  accedere  direttamente  al  riccopatrimonio del mondo classico, e questo, a sua volta, è possibile solo se la dimestichezzacon la lingua è tale da permettere la lettura scorrevole dei testi per lasciare spazio e tempoad una  profonda riflessione storica, culturale, filosofica e letteraria. L’apprendimento dellelingue  classiche,  così  come  insegnate  tradizionalmente,  non  consente  questo  accesso,se, dopo 5 anni, lo studente medio ha bisogno di due ore per tradurre 12 righi di testo. Unpossesso (assimilabile al livello B2) consente invece questa possibilità.Spesso,  quando  pongo  queste  osservazioni,  mi  viene  risposto  che questo  è  possibileanche  facendo  i  testi  in  traduzione. Non  sono d’accordo,  dal momento  che,  chiunqueinsegni latino e greco, sa che all’interno delle parole vi è lo specchio di quella cultura (ed èlo  stesso  per  tutte  le  culture),  e  che  non  tutto  è  traducibile  fino  in  fondo.  Siperderebbero,  in  traduzione,  proprio  quelle  sfumature  linguistiche  che  permettonol’accesso diretto a quella cultura e quindi l’occasione di analizzarla criticamente.

Non  metto  in  dubbio  che  il  metodo  tradizionale  sviluppi  la  capacità  logica  nei  ragazzi,anche se penso che questo sia un risultato involontario. Penso solo che studiare le lingueclassiche  con  questo  obiettivo  sia  limitante,  come  limitante  è  farlo  per  riconoscere  leetimologie  delle  parole.   Onestamente,  a  dirla  tutta,  li  ritengo  obiettivi  offensivi  delportato  storico,  filosofico  e  culturale  che  il  mondo  antico  ci  ha  tramandato.  Midomando:  per  fare  il  medico  bisogna  spaccarsi  la  schiena  sul  greco  per  5  anni?  Sevogliamo  aumentare  le  capacità  logiche  dei  ragazzi,  non  è  forse  meglio  fargli  fare  unamateria dedicata, cioè “Logica”?Peraltro, porre gli obiettivi primari  (quando non unici) dello studio delle  lingue classiche edel mondo antico costantemente al di  fuori da questo stesso mondo, che è ciò che si  faquando si  parla di  logica, pensiero  analitico,  capacità  di  problem  solving  utile  nelle  altrediscipline  e  forma  mentis,  è  totalmente  privo  di  qualsiasi  logica.  Sono  certamenteobiettivi  ottimi  in  sé,  ma  totalmente  fuori  bersaglio.  Non  ricordo  dove  lessi  questoparagone, ma sarebbe come far studiare ad un ragazzo il pianoforte non perché egli possagodere  appieno  delle  composizioni  dei  più  grandi  autori,  entrando  a  stretto  contatto  conquel  mondo  e  quei  suoni,  ma  perché  l’esercizio  costante  gli  potrebbeprevenire l’artrite alle mani.

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A cosa serve, dunque, studiare latino e greco? A leggere la realtà con occhi più critici,con sguardo più  lucido. Sono dunque così  inutili  le  lingue  classiche? Credo  che,nei tempi in cui viviamo, siano forse quanto di più utile ci possa essere offerto.

Sia  ben  chiaro,  non  ritengo  che  questo  obiettivo  sia  appannaggio  esclusivo  dellostudio delle lingue classiche e del mondo antico. Penso però che tali studi siano unapalestra incredibilmente senza pari per affinare la capacità di analisi ed il rispetto dell’altroe della cultura altrui, proprio perché, nel nostro mondo  interculturale, approcciarsi ad unacultura  senza essere  stati  prima  toccati  da  voci  e  pregiudizi  (che per  il mondo antico  sifermano  al  sempreverde  “i  greci  erano  tutti  pedofili“)  può  essere  davvero  considerato  unlusso. E’ una capacità non innata, ma che va educata ed esercitata col tempo.

Ritengo  che,  se  riuscissimo  a  far  raggiungere  ai  nostri  studenti  l’obiettivo  di  leggere  ilmondo moderno con quello spirito critico che solo  l’analisi della classicità può  insegnare,forse  potremmo avere  ragazzi  con  una  capacità  di  leggere  il mondo  che  li  circonda  conuno  sguardo  più  attento,  forse  potremmo  avere  ragazzi  in  grado  di  vedere  e  percepiredavvero  come  parte  integrante  della  nostra  società  il  retaggio  antico  (e  non  come  unospirito  che  aleggia  ed  ogni  tanto  si  palesa  ai  loro  occhi),  senza  il  rischio  di  disperderlo,anche se forse non saranno in grado di elencare tutti i temi della terza declinazione.

Giampiero Marchi

Ps: Per scaricare il testo sugli Standards for Classical Language Learning clicca qui.

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Cosa pensi delle ragioni espresse inquesto articolo?

Sono totalmente d'accordo.

Sono d'accordo ma non avevo mai pensatoa queste ragioni.

Sono sostanzialmente d'accordo ma pensoche le ragioni dello studio siano anchequelle "classiche" (logica, forma mentis,etc...).

Sono in disaccordo. Ritengo che il latinoed il greco servano a sviluppare capacitàlogiche e analitiche.

Sono in disaccordo: credo che le ragionidello studio delle lingue classiche sianoaltre.

Non so. Ci rifletterò.

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12 THOUGHTS ON “PERCHÉ FAR STUDIARE IL LATINO (ED IL GRECO) AI NOSTRI RAGAZZI NELL’ERA

DI INTERNET?”

[https://grecolatinovivo.wordpress.com/2015/10/08/perchestudiareillatinoedilgreco/] ai segnalibri.

raffragin 11 ottobre 2015 alle 23:54 ha detto:

Da chimico con precedenti al liceo classico ritengo che il punto sostanziale messoqui a fuoco (“il distacco emotivo”) soffra della limitazione di essere ascritto adesclusivo merito dello studio del latino e del greco antichi. Credo che ilragionamento sia estensibile a tutte le lingue, meglio, a tutte le forme di linguaggio,intese come sistemi simbolici attraverso i quali si attuano la comunicazione e ladivulgazione del pensiero, viepiù se svincolati dal pregiudizio connesso con leculture moderne. Ne ho scritto in extenso qui:https://raffrag.wordpress.com/2015/09/07/linguedeivivielinguedeimorti/.

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grecolatinovivoin 12 ottobre 2015 alle 0:05 ha detto:

Gentilissimo,Il “distacco emotivo” non viene qui ascritto ad unico merito dello studio delmondo antico, ma vantaggio relativo all’abitudine all’analisi del nostromondo.Gli altri obiettivi sono quelli presenti negli Standards.Saluti.

Mi piace

raffragin 12 ottobre 2015 alle 0:14 ha detto:

Che si tratti di vantaggio relativo all’abitudine all’analisi del nostromondo e/o degli altri punti di vantaggio presenti negli standards,non le pare che il riferirli esclusivamente al latino ed al grecoantichi non sia altro che far rientrare dalla porta ciò che si è gettatodalla finestra?

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grecolatinovivoin 12 ottobre 2015 alle 0:29 ha detto:

Il bersaglio primo dello studio del mondo antico sta nel mondoantico stesso: conoscere quel mondo senza un fine “pratico”, maspinti da curiositas. Poi vi sono gli altri obiettivi presenti neglistandards. L’obiettivo principale (non lo chiamerei vantaggio)ritengo che sia comunque sempre all’interno del mondo antico.

Quel distacco da quel mondo (che non significa mancanza diempatia, ma solo approccio privo di pregiudizi) permette diavvicinarsi ad una realtà costituita da esseri umani (e lo dico perspecificare la questione su altri linguaggi – tipo quello matematico– che non contengono in sé l’empatia propria del linguaggio umano)restando scevri da umori.

Potremmo fare tutto questo con altre lingue antiche? Forse, ma nesentiremmo meno presenti gli effetti sul mondo moderno. Del restola nostra Europa si basa su qualcosa che perlopiù è avvenuto traUmanesimo e Positivismo anche grazie alla riscoperta dei classicie allo sviluppo di quei pensieri. Attraverso di essi possiamo leggereil mondo intorno a noi con più consapevolezza.

Aggiungo, in corsa, che i fantomatici effetti della logica nello studiodelle lingue classiche sono state sbugiardati da numerose ricerche,che al momento in cui scrivo non ho sotto mano, ma su cui è inprogramma un articolo.

Mi sono dilungato, spero di aver risposto alla sua domanda.Domani leggerò il suo articolo.

Mi piace

Topo Gonzoin 12 ottobre 2015 alle 3:44 ha detto:

A tutte le forme di linguaggio? Ma bravo! Le è chiara, vedo, la distinzionetra lingua e linguaggio, grazie alla solidità della Sua preparazionelinguistica.

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Piuttosto, si è mai posto quella domanda stupidina per cui alcuni (fessi, çava sans dire) si chiedono se sia nato il pensiero dal linguaggio o illinguaggio dal pensiero.Buon proseguimento, soprattutto in extenso, magari in forma un po’ menoscontata di quella appena letta nel suddetto molto extenso e poco cogitanspredicozzo, dove alla terza riga si può già indovinare la conclusione… lasolita e banalissima. In gamba.

p.s.Mi scusi, sig. raffrag, non mi piace affatto, ma non esiste, purtroppo ildislaich. Faccia conto di non vederlo proprio il mio ailaich.

Mi piace

raffragin 12 ottobre 2015 alle 9:25 ha detto:

Topo Gonzo, lei dev’essere il fesso che fa parte del comitato diaccoglienza degli integralisti anonimi che popolano il mondodell’humanitas. Se voleva darmi la sensazione di far parte di uncovo di vipere integraliste, che si straparlano addosso per partitopreso e iniettano generosamente il loro veleno urbi et orbi, onde sivenga a conoscenza del fatto che sono onniscienti e onnipotenti, ciè riuscito. Presumo che lei sia certo di parlare e scrivere amenitàun po’ più su del suo nobile deretano. A tal fatta di dotti medici esapienti è mio costume augurare “buon proseguimento”.

P.S.Mi scusi Giampiero Marchi per lofftopicc.

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Lucain 16 ottobre 2015 alle 14:30 ha detto:

Il ridimensionamento dello studio del latino e della cultura umanistica in generale èpurtroppo un dato di fatto sempre più percepibile. Mi son permesso di citare questo

21/10/2015 Perché far studiare il latino (ed il greco) ai nostri ragazzi nell’era di Internet? | GrecoLatinoVivo

https://grecolatinovivo.wordpress.com/2015/10/08/perchestudiareillatinoedilgreco/ 12/13

suo contributo in un mio modesto articolo, di tenore ben più dimesso eprovocatorio: http://www.ignoranteconstile.com/asinusasinumfricat/

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grecolatinovivoin 16 ottobre 2015 alle 14:40 ha detto:

Gentilissimo Luca,La ringrazio per la citazione. Ho avuto modo di leggere il suo articolo.Purtroppo la situazione è grave. Credo che solo un reale cambio nelladidattica possa dare qualche flebile speranza di rinascita. Abbiamo unagrande responsabilità nella situazione che si è venuta a creare: finché ladidattica delle lingue classiche non accoglierà le scoperte scientifiche nelcampo dei processi di apprendimento delle lingue, la situazione è destinataa peggiorare.

Forse solo nel momento in cui si elimineranno dalla scuola il latino ed ilgreco, avremo modo di farle rinascere davvero, magari fondando centri escuole dove sia possibile davvero entrare in profondo contatto con quellelingue e quel mondo.

Un saluto,Giampiero Marchi

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Rosellina Scarcellain 17 ottobre 2015 alle 14:51 ha detto:

Interessante contributo alla discussione potrebbe essere la lettura di ” Futuro delClassico” di Salvatore Settis Einaudi

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21/10/2015 Perché far studiare il latino (ed il greco) ai nostri ragazzi nell’era di Internet? | GrecoLatinoVivo

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marinain 18 ottobre 2015 alle 20:50 ha detto:

penso che il latino e il greco diano basi per un corretto italiano

Mi piace