Graziano Mario Valenti - IRIS Politecnico di Milano

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Scienze e Tecnologie Studi e Ricerche Prospettive architettoniche conservazione digitale, divulgazione e studio VOLUME II TOMO II a cura di Graziano Mario Valenti

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Scienze e Tecnologie

Studi e Ricerche

Prospettive architettonicheconservazione digitale, divulgazione e studio

VOLUME IItOMO II

a cura di

Graziano Mario Valenti

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Collana Studi e Ricerche 55

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Prospettive architettonicheconservazione digitale, divulgazione e studio

VOLUME IItomo ii

a cura di Graziano Mario Valenti

2016

Scienze e Tecnologie

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Prospettive architettonicheconservazione digitale, divulgazione e studio

VOLUME IItomo ii

a cura di Graziano Mario Valenti

2016

Scienze e Tecnologie

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Cura redazionale: Monica Filippa

Organizzazione redazionale unità di ricerca locali:Giuseppe Amoruso (Milano), Francesco Bergamo (Venezia),Cristina Candito (Genova), Pia Davico (Torino),Giuseppe Fortunato (Cosenza), Monica Lusoli (Firenze),Barbara Messina (Salerno), Jessica Romor (Roma).

Copyright © 2016

Sapienza Università Editrice Piazzale Aldo Moro 5 – 00185 Roma

www.editricesapienza.it [email protected]

Iscrizione Registro Operatori Comunicazione n. 11420

ISBN 978-88-9377-013-2

Pubblicato a dicembre 2016

Quest’opera è distribuita con licenza Creative Commons 3.0 diffusa in modalità open access.

In copertina: Modello dell’architettura illusoria della parete ovest della Sala dei Cento giorni, restituito secondo la chiave architettonica e geometrica per determinare la posizione dell’osservatore O’.Immagine di Leonardo Baglioni

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A Orseolo Fasolo,indimenticato professore di fondamenti e applicazioni della geometria descrittiva alla ‘Sapienza’, Virtuoso del Pantheon e Maestro di prospettiva, che seppe raccogliere l’eredità di Francesco Severi e di Enrico Bompiani per restituire agli architetti, rinnovata e arricchita, l’antica scienza che vive in queste pagine.

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Indice

tomo i

Prospettive architettoniche: metodo, progetto, valorizzazione 1 Graziano Mario Valenti

Parte I. Le prospettive architettoniche e la loro interpretazione 15

europa 17

El diseño de espacios anamórficos. El trampantojo de la sacristía de la iglesia de San Miguel y San Julián en Valladolid (España) 19 Antonio Álvaro Tordesillas, Marta Alonso Rodríguez, Carlos Montes Serrano, Irene Sánchez Ramos

Pittori genovesi alla corte spagnola 55 Maura Boffito

Filippo Fontana’s quadratura painting in the Church of SantaMaria del Temple of Valencia 65 Pedro M. Cabezos Bernal, Julio Albert Ballester, Pedro Molina Siles, Daniel Martín Fuentes, Universitat Politècnica de València

La prospettiva tra ‘regola’ e ‘iconografia’ come procedura operativa nel disegno dei giardini di André Le Nôtre 79 Gabriele Pierluisi

Scenography. Theoretical speculation and practical application through perspective teaching in Portuguese Jesuit colleges 119 João Pedro Xavier, João Cabeleira

Salomon de Caus tra prospettiva, modello e speculazione 135 Stefano Zoerle

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Prospettive architettonicheviii

Italia Meridionale 147

L’illusione di uno spazio cupolato nel palazzo nobiliare Broquier d’Amely a Trani 149Valentina Castagnolo

Restituzioni omografiche di finte cupole: la cupola di Santa Maria dei Rimedi a Palermo 163 Francesco Di Paola, Laura Inzerillo, Cettina Santagati

Il sepolcro di Jacopo Carafa a Caulonia. Un esempio di prospettiva solida nella Calabria del XVI secolo 191 Antonio Lio, Antonio Agostino Zappani

Dal repertorio alla divulgazione: le prospettive architettoniche campane 207 Lia Maria Papa, Barbara Messina, Pierpaolo D’Agostino, Maria Ines Pascariello

Il soffitto dipinto della chiesa di Santa Maria degli Angeli a Brindisi 237 Paolo Perfido

Capua antica: abitare la prospettiva 251 Adriana Rossi

Italia Centrale 277

La Galleria Spada: ipotesi sul progetto borrominiano 279 Aldo De Sanctis, Luca Vitaliano Rotundo

L’intervento di Giovanni Costantini nel Palazzo di Venezia: il restauro della Sala del Mappamondo e la decorazione della Sala delle Battaglie 305 Andreina Draghi

San Francesco di Paola: l’anamorfosi muraria di padre Emmanuel Maignan 329 Gabriella Liva

Il rilievo digitale per monitorare e interrogare la realtà: il caso dell’astrolabio catottrico di Emmanuel Maignan a Trinità dei Monti 339 Cosimo Monteleone

I fratelli Terreni nella chiesa di Santa Caterina a Livorno: una quadratura ambigua 349 Nevena Radojevic

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Indice ix

Il san Giovanni Evangelista di Jean François Niceron: la scoperta di un’apocalisse dell’Ottica 365 Elena Trevisan

tomo ii

Italia settentrionale 1

Spazio virtuale e architettura dipinta a cavallo del Po. Crema, Cremona, Sabbioneta e Bassa parmense 3 Erika Alberti, Cecilia Tedeschi

Tipi, modelli e influssi di Scuola tra Emilia e Lombardianelle quadrature del Palazzo Comunale di Bologna 21 Giuseppe Amoruso

Le quadrature ‘emiliane’ di Palazzo Crivelli a Milano 51 Giuseppe Amoruso, Laura Galloni

Prospettive architettoniche nel cuneense: gli affreschidi Villa Tapparelli al Maresco 69 Laura Blotto, Ornella Bucolo, Daniela Miron

Spazialità reciproche. Architettura disegnata e costruita in Villa Valmarana ai Nani a Vicenza 85 Malvina Borgherini, Alessandro Forlin

Maestri di prospettiva e di tarsia. L’utilizzo della prospettivanelle tarsie del coro di Santa Maria Maggiore a Bergamo 93 Giorgio Buratti

Analisi geometrico-proiettiva e rilievo digitale degli affreschidella Cappella Ovetari a Padova 123 Giuseppe D’Acunto, Stefano Zoerle

Realtà e illusione nell’architettura dipinta. Quadraturismoe decorazione pittorica nella Provincia e antica Diocesi di Como (Comasco, Ticino, Valtellina) 143 Roberto de Paolis

Scenografie urbane e paesaggistiche nei fondali prospetticidella cappella della Visitazione nel Sacro Monte di Ossuccio (CO) 189 Maria Pompeiana Iarossi

Francesco del Cossa: geometrie e proporzioni numeriche nella prospettiva del settore di Aprile del Salone dei Mesi di Schifanoia 207 Manuela Incerti

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Prospettive architettonichex

Per una geografia della prospettiva: artisti ‘prospettivi’e quadraturisti attivi in Lombardia. Milano e il Milanesenel XVI secolo 225 Pietro C. Marani, Rita Capurro

Il Convito in casa di Levi di Paolo Veronese. Analisi geometrica e ricostruzione prospettica 241Silvia Masserano, Alberto Sdegno

Teoria e pratica nella realizzazione di quadrature: la volta prospettica di Canegrate (MI) e il Trattato di Andrea Pozzo 265 Giampiero Mele, Sylvie Duvernoy

La grande stagione del Quadraturismo barocco bresciano 285 Matteo Pontoglio Emilii

Architectura picta e spazio virtuale. Incubazione e assestamento della cultura prospettica lombarda 303 Michela Rossi

Natura tra artificio e rappresentazione: grotte e rovine 325 Maria Elisabetta Ruggiero

Parte II. Teorie e tecniche per lo studio, la documentazione e la divulgazione delle prospettive architettoniche 339

Il Refettorio di Andrea Pozzo presso Trinità dei Monti a Roma: rilievo, motivazioni, procedure 341 Francesco Bergamo

Rappresentare misurando, misurare rappresentando: rilievo ed elaborazione dei dati del Refettorio del Convento di SS. Trinità del Monti a Roma 351 Alessio Bortot

Rilievo metrico e cromatico della Stanza delle Rovine nel Convento della Trinità dei Monti a Roma 361 Cristian Boscaro

Il rilievo fotografico ultra high resolution a luce controllatadel Refettorio di Andrea Pozzo a Trinità dei Monti 375 Antonio Calandriello

Spazio e iconografia nella pittura parietale rupestre in Basilicata 385 Antonio Conte, Antonio Bixio, Giuseppe Damone, Mario Annunziata

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Indice xi

La prospettiva nella concezione e nella rappresentazione di residenzee di città sabaude. Un modello culturale per l’Europa 401 Pia Davico

Documentazione dei paramenti della Villa di Giulia Felicea Pompei. Spazi angusti e analisi geometrico-grafica dei rilievi 425 Fausta Fiorillo, Marco Limongiello, Belén Jiménez Fernández-Palacios, Salvatore Barba

Le meridiane catottriche di Emmanuel Maignan a Roma: un confronto tra apparati proiettivo-gnomonici 437 Isabella Friso

Il rilievo fotogrammetrico dell’architettura dipinta: problemi e metodi 445 Massimo Malagugini

Luce e colore: permanenza e innovazione nelle architettureillusorie piemontesi di metà Ottocento 457 Anna Marotta

Brescia letta in prospettiva. Prospettive architettoniche 3D, 2D e mezzo, 2D tra dimensione urbana, architettonica, di dettaglio 495 Ivana Passamani

Parte III. Tecnologie dell’informazione e dellacomunicazione (ict) 517

Modello conoscitivo infografico della Galleria Prospetticadi Palazzo Spada. Costruzione di un sistema di divulgazionein real time 3D 519 Tommaso Empler

Problemi di analisi e di comunicazione. Un video complesso per la divulgazione dei Beni Culturali 541 Giuseppe Fortunato, Marco Francesco Funari

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Premessa

Fin dal primo approccio, lo studio della prospettiva architettonica, nel particolare rapporto che la decorazione pittorica delle pareti crea tra lo spazio costruito e quello figurato, mette in evidenza il ruolo della cultura lombarda – e di quella milanese in particolare – nell’evolu-zione della tecnica che ha portato alla grande fioritura della quadra-tura barocca nell’area padana e la sottile relazione con la scenogra-fia teatrale. Questa infatti sfruttava le stesse applicazioni proiettive, giocando con le potenzialità dello spazio fittizio simulato o evocato dall’immagine prospettica.

Alla base della prospettiva infatti c’è la costruzione proiettiva dell’immagine, che da una parte permette di ricostruire una rappre-sentazione fedele dello spazio, dall’altra – come diretta conseguenza della ‘realtà’ dovuta alla correttezza geometrica dell’immagine pittori-ca – consente di creare costruzioni illusorie che alterano la percezione dello spazio fisico.

La campionatura degli esempi e dei modelli sviluppati in ambito lombardo sottolinea l’importanza dell’eredità meneghina nel panora-ma culturale e tecnico, mettendo in risalto l’influenza che questo ebbe nella diffusione delle applicazioni prospettiche nella cultura europea, nella quale la rappresentazione dello spazio in modo coerente con la visione sarebbe diventato un fattore di riconoscibilità del linguaggio e della retorica per immagini. Infatti, dopo la sua scoperta – o riscoperta – quattrocentesca, la prospettiva ha conosciuto un progressivo radica-mento nella cultura visiva, diventandone poco per volta un carattere peculiare condiviso e condizionante.

Architectura picta e spazio virtuale. Incubazione e assestamento della cultura prospettica lombarda

Michela Rossi

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Il radicamento della struttura proiettiva dello spazio prospettico nel-la cultura visiva e architettonica europea fu possibile anche perché la co-struzione proiettiva delle immagini non fu solo un semplice espediente pittorico, ma ebbe effetti incisivi grazie alle sue applicazioni anche in altri ambiti. Quelle scientifiche iniziarono con l’impulso dato allo svi-luppo della matematica con la nascita della geometria proiettiva; quelle pratiche condussero al perfezionamento degli strumenti di rilevamen-to; infine quelle ‘costruttive’, applicando la possibilità di misurare e rappresentare la profondità dello spazio, sono alla base della fioritura delle architetture dipinte sulla scatola muraria, in cui la decorazione pittorico-plastica degli interni integra lo spazio costruito come risultato di una concezione progettuale unitaria che fonde architettura, pittura e scultura, anticipando in un qualche modo l’opera d’arte globale.

L’uso della prospettiva come elemento ‘costruttivo’ di spazi fittizi, fusi con l’architettura vera e propria della quadratura barocca, era in-fatti latente nelle realizzazioni tardo-quattrocentesche di Bramante e Leonardo a Milano. Entrambi i pittori prolungarono lo spazio dell’ar-chitettura in modo nuovo, rispettivamente nella decorazione plastica del coro di Santa Maria presso San Satiro e nella pittura del Cenacolo di Santa Maria delle Grazie, creando capolavori già ammirati dai con-temporanei che erano destinati a diventare modelli di riferimento per la scuola prospettica locale.

Lo studio diffuso della prospettiva architettonica in ambito lom-bardo può chiarire il complesso intreccio che lega l’eredità di questi capolavori quattrocenteschi alla quadratura emiliana con i suoi influssi sulla scenografia teatrale, all’importanza della prospettiva nella retori-ca controriformista che ne fece un importante strumento di comunica-zione della catechesi popolare1 e dell’evangelizzazione missionaria, e quindi il ruolo che la cultura scientifica della città lombarda ebbe nella formazione e nella diffusione della cultura e della tecnica prospettica. Questa presenta ambiti che travalicano l’architettura in senso stretto, interessando la ‘finitura’ degli interni, gli arredi e le arti minori dalle quali sarebbe nato il design. Ma essa ebbe anche svariate applicazioni a grande scala nella configurazione dello spazio urbano e del paesaggio, con l’uso della prospettiva nel progetto dei giardini che si sviluppa dalle

1 In particolare essa ha assunto un ruolo di primo piano nel rafforzamento della retorica visiva degli apparati liturgici delle Quarantore e nei Sacri Monti, promossi dal cardinale Borromeo. Cfr. i contributi di Passamani e Iarossi in questo volume.

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riflessioni leonardesche sul paesaggio conducendo all’idea di spazio della reggia di Fontainebleau e dei giardini di Le Notre2, ed ebbe appli-cazione anche nei giardini delle ville lombarde del Settecento.

La conoscenza dei caratteri geometrici di un patrimonio più cono-sciuto nei suoi aspetti storico-artistici che in quelli pratico-costruttivi, documenta il contenuto scientifico dell’arte nel suo rapporto con il progresso tecnico, che trovò terreno fertile nell’ambiente del Quattro-cento milanese.

L’attenzione si rivolge alle architetture prospettiche nell’area di influenza milanese, la Lombardia e i territori di confine delle regioni contigue, indagando il ruolo della proiezione centrale come artificio ‘costruttivo’ degli interni architettonici nel rapporto che si determina con la scatola muraria che la contiene. La schedatura storico-artistica, il rilievo scientifico a tutte le scale e il successivo confronto delle ope-re nei loro caratteri tipologici, progettuali e realizzativi sono gli stru-menti di laviolo della ricerca che si avvale di apporti interdisciplinari.

2 Cfr. il contributo di Pierluisi in questo volume.

Fig. 1. Distribuzione territoriale delle principali opere prospettiche censite in area lombarda.

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Prospettive architettoniche306

L’indagine si irradia da Milano al territorio lombardo, allargandosi all’in-tera area padana, nella quale esistevano confini politici molto permeabili: - in Brianza, a Monza e nelle ville di delizia della nobiltà milanese3, - verso nord nei territori montuosi della Valtellina, Como e il Ticino4, - verso est nelle terre appartenute alla Serenissima, Bergamo e Brescia,

sino al Triveneto5, - verso sud nelle città Crema, Cremona e il mantovano6, - sulla sponda opposta del Po, nelle città emiliane che fronteggiano la

3 Cfr. i contributi di Galloni, Mele e Duvernoy in questo volume.4 Cfr. il contributo di de Paolis in questo volume.5 Cfr. i contributi di Buratti, Passamani, Masserano e Sdegno in questo volume.6 Cfr. il contributo di Alberti e Tedeschi in questo volume.

Figg. 2, 3 (pagina a fianco). Il finto coro dell’abside bramantesca di Santa Maria presso San Satiro a Milano (1480). La prospettiva accelerata realizzata per simulare una profondità maggore di quella esistente rappresenta un esempio particolarmente riuscito di interazione tra lo spazio reale ‘costruito’ e quello visualizzato dalla costruzione prospettica, anticipando di oltre un secolo l’uso della prospettiva come espediente di dilatazione dello spazio da parte del quadraturismo barocco, ma è anche uno dei primi casi in cui l’immagine prospettica fu applicata per ‘correggere’ in modo artificioso la percezione dello spazio, gettando le basi per una sperimentazione destinata ad affermarsi nei secoli successivi (scansione Piero Lusuardi, rielaborazione del rilievo digitale Giorgio Buratti).

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Lombardia, dove resta traccia degli influssi della scuola bolognese nello sviluppo di modelli e di caratteri locali7. I contatti documentati delle maestranze attive nei centri dell’area

padana suggeriscono un confronto tra le opere esistenti sulle due sponde del Po, in particolare con l’Emilia e attraverso questa con l’im-portante scuola bolognese.

Nell’impossibilità di un regesto esaustivo con lo studio dettagliato di tutte le opere, talvolta difficilmente accessibili, di un arco temporale com-

7 Cfr. il contributo di Amoruso in questo volume.

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preso tra il Quattrocento e la fine del Settecento, si è cercato di individuare e privilegiare lo studio degli esempi più significativi di una casistica variegata che oltre alle quadrature comprende arredi intarsiati (pale e cori), apparati liturgici effimeri e stazioni di preghiera8, in cui la scena dipinta persegue la teatralità già anticipata dalla retorica liturgica della Controriforma, che tra le altre cose adottò la suggestione prospettica come forma privilegiata della catechesi per immagini tesa a suggestionare la popolazione meno istruita.

La ricerca, che intende individuare le matrici progettuali e i diver-si modelli tipologici di riferimento che hanno caratterizzato l’attività delle diverse scuole attive nell’area lombardo-padana e i loro rapporti con le regioni limitrofe, prevede la definizione dei caratteri geometrici che definiscono il rapporto tra lo spazio costruito e quello figurato e la loro evoluzione diacronica. Attraverso il rilievo e il confronto con i documenti e la letteratura storica si cerca di capire se e come le scuo-le locali applicarono e svilupparono canoni autonomi derivati dalla tradizione e dai modelli quattrocenteschi, per ricostruire una sorta di geografia delle scuole e dei modelli prospettico-spaziali in riferimento all’influenza dell’eredità bramantesca e leonardesca sulla quadratura e sull’evoluzione della scenografie teatrale di scuola emiliana.

Il primo approccio riguarda quindi la comparazione degli esempi censiti alla ricerca di tipi e schemi ricorrenti, per una verifica della cor-rispondenza alle teorizzazioni e alle prescrizioni pratiche della lette-ratura dell’epoca, in modo da individuare gli elementi distintivi delle diverse scuole e le rispettive relazioni.

Il contesto di incubazione

L’affermazione della prospettiva, che viene comunemente associata all’inizio del Rinascimento, esprime il risultato della ricerca condotta dai pittori, che trovarono nella geometria una risposta pratica alla rappresen-tazione realistica dello spazio9. L’introduzione dei canoni rinascimentali in Lombardia avvenne in ritardo rispetto all’Italia centrale, dove la prospetti-va fiorì nel primo Quattrocento dalla rielaborazione per opera di matema-

8 Significativo è il caso dei Sacri Monti, in Lombardia, Varese e Ossuccio. Cfr. il contributo di Iarossi in questo volume.

9 La ‘misura’ dello spazio con la prospettiva risponde alle aspirazioni naturalistiche che Giotto aveva introdotto nella pittura toscana un paio di secoli prima: solo la rappresentazione corretta della profondità dava credibilità alla scena raffigurata e quindi la correttezza geometrica poteva rendere ‘vera’ l’immagine pittorica.

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tici e pittori di conoscenze di ottica e applicazioni geometriche finalizzate al rilevamento già note al mondo antico e poi a quello medievale.

La posizione geografica della città favoriva gli scambi con l’Europa transalpina e Milano era ancora legata al gusto gotico; il cantiere per la realizzazione della cattedrale ferveva negli stessi anni in cui a Firenze nasceva l’architettura moderna10. Grazie alla situazione politica e alla posizione geografica, Milano era un centro di produzione importante e aveva fiorenti scambi commerciali con il Nord, favoriti dall’eccellenza dei prodotti delle manifatture locali grazie all’ingegno tecnico e al progresso tecnologico. L’economia vivace e la popolazione industriosa rendevano florida la città tardo medievale.

La cultura prospettica si irradiò da Firenze e Urbino con l’opera di Piero della Francesca, che insieme all’Alberti ne spiegò la costruzione corretta, dimostrata da Brunelleschi con le sue famose tavolette. Anche in Lombardia il rinnovamento fu promosso da committenti legati a Fi-renze. Tra le prime opere caratterizzate dalla ‘costruzione legittima’ le pitture di Masolino a Castiglione Olona, dove era stato chiamato dal cardinale Branda nel 143511.

L’introduzione dell’architettura rinascimentale a Milano fu segna-ta dall’arrivo di Filarete, che si era formato nella bottega di Ghiberti, e fu il primo architetto importante del Rinascimento milanese. Rac-comandato da Piero de’ Medici a Francesco Sforza, egli vi giunse nel 1451 per restarci sino al 1466. Tra il 1460 e il 1464 scrisse il trattato di architettura dedicato al suo mecenate, celebrato nel nome della città ideale di Sforzinda, con il quale introdusse i nuovi principi in un con-testo ancora molto legato alla concezione costruttiva tardo-medievale.

Sebbene manoscritto, il testo circolava e si diffuse velocemente in tutta l’area lombarda, contribuendo alla diffusione locale dei canoni classici.

Tra le prime architetture improntate sui canoni classici, la cappella vo-luta da Pigello Portinari, che Cosimo aveva mandato a Milano nel 1452 per dirigere il Banco Mediceo, in San Eustorgio (1462-1468), che fu decorata da Vincenzo Foppa (1427-1515) con scene prospettiche dove un punto di vista comune crea un effetto di continuità tra lo spazio reale e quello dipinto.

Il capoluogo lombardo era sede di un’economia fiorente e la città aveva un approccio pragmatico alla scienza. La speculazione teorica

10 La lunga costruzione del Duomo iniziò nel 1380.11 Il cardinale, che chiamò il pittore a Milano e fu il suo mecenate, era amico della

famiglia de’ Medici.

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Fig. 4. Tarsie prospettiche del coro di Santa Mari della Scala in San Fedele (1470) e di Santa Maria della Passione (1486). Le scarselle prospettiche degli scranni dei due cori hanno una composizione simile.

Figg. 5, 6 (pagina a fianco). Rilievo del coro di San Fedele. La composizione prospettica dello schienale degli scranni del coro ligneo di Santa Maria della Scala in San Fedele, attribuito alla bottega del Butinone come quello similare di Santa Maria della Passione, adotta un modello ricorrente nella pittura coeva. Il coro costituisce un esempio notevole di applicazione della cultura prospettica all’arredo sacro, concepito come complemento organico allo spazio costruito. Il rilievo con tecniche digitali e il confronto metrologico e prospettico dei diversi elementi indaga e cerca di spiegare le irregolarità nella disposizione delle coppie di formelle simili. Queste sembrano dovute al ricollocamento

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degli scranni in un coro di dimensione diversa dopo la demolizione della chiesa della Scala nel 1776, che richiese un adattamento della struttura lignea e lo spostamento di alcune formelle (rilievo laser e fotomodellazione di Michele Russo).

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aveva un rapporto stretto con le arti meccaniche che garantivano prosperità alla città: le arti, capacità del fare manuale, esprimevano l’unisono di scienza e tecnica. Per questo nel tardo Quattrocento la città attraeva numerosi uomini d’ingegno, matematici, pittori e archi-tetti, che diedero impulso al rinnovamento delle arti e delle scienze e un vettore importante fu la prospettiva. Grazie alla attrattiva della città Ludovico il Moro raccolse alla sua corte alcuni tra i più impor-tanti studiosi del tempo12, tra i quali Donato Bramante, Leonardo da Vinci, Luca Pacioli. Questi uomini di scienza trasformarono la città sforzesca in un avamposto destinato a incidere sulla diffusione del classicismo nell’Europa gotica.

Sul finire del XV secolo Bramante e Leonardo realizzarono le due opere destinate a diventare pietre miliari della prospettiva per il particolare rapporto tra lo spazio costruito e quello rappresentato, concepito in entrambe come un’integrazione del primo. Le opere dei pittori precedettero e trainarono la conquista matematica dello spazio proiettivo, contribuendo a favorire le applicazioni tecniche e la speculazione matematica. In questo contesto, la prospettiva rappresentava il legame tra la scienza e l’arte, ovvero tra il sapere teorico e il fare manuale che governa il progresso tecnico. Questa relazione trova conferma nel rapporto che si creò tra la prospettiva e l’architettura quando l’arte di rappresentare divenne un comple-tamento naturale di quella del costruire. Bramante, di formazione urbinate, arrivò a Milano intorno al 1478 e vi rimase sino al 1499 lavorando come architetto di Ludovico il Moro. La maestria nella prospettiva gli guadagnò il soprannome di ‘Prospettivo’. Nel 1482 arrivò anche Leonardo, inviato da Lorenzo de’ Medici che si voleva assicurare la benevolenza del duca. Egli vi restò sino al 1499, tornandovi per brevi periodi tra il 1506 e il 1513, prima di partire per la Francia e mettersi al servizio di Francesco I. Nel 1496 il Moro conferì l’incarico dell’insegnamento pubblico del-la matematica a Luca Pacioli, nato a Borgo San Sepolcro, dove aveva avuto bottega Piero della Francesca. In segno di gratitudine, nel 1498 il francescano gli dedicò il suo celebre trattato De Divina Proportione13.

12 Tra questi anche Franchino Gaffurio, umanista e musicista lodigiano, che nel 1484 fu nominato maestro di cappella della Cattedrale.

13 Il manoscritto, arricchito dalle copie delle celebri illustrazioni dei poliedri disegnate da Leonardo, fu poi pubblicato a Venezia nel 1509, dove nel 1494 aveva pubblicato un primo trattato matematico, la Summa de arithmetica, geometria, proportioni e

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proportionalità. Il manoscritto milanese è dedicato alle proporzioni auree, come dice il titolo stesso, ma nella versione a stampa che ne conserva il titolo sono state aggiunte due nuove parti che approfondiscono anche l’architettura e la prospettiva, che l’autore considerava parti integranti della matematica, intesa come espressione della perfezione e quindi del divino.

Fig. 7. Schemi e modelli dello spazio prospettico quattrocentesco - fondali. Il modello pittorico della scarsella frontale sembra essere il primo riferimento adottato nella sperimentazione della ‘costruzione’ virtuale dello spazio ad opera della prospettiva, che si sviluppa nella quadratura e nella scenografia. Il riferimento a uno stesso modello compositivo è pero svincolato dalla scelta delle variabili prospettiche, ferma restando la centralità dell’osservatore rispetto allo spazio anche quando l’immagine non è simmetrica.

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Bramante consolidò la sua fama con l’artificio spaziale nell’abside di Santa Maria presso San Satiro, dove trasformò la prospettiva da rappresentazione razionale dello spazio in artificio percettivo, aprendo la strada a tutte le applicazioni scenografiche che ne seguirono.

Quest’opera introdusse un uso illusionistico della prospettiva, estraneo alla sua concezione primitiva di ‘misura’ dello spazio, esatta perché matematica. Egli creò la percezione di uno spazio virtuale con un apparato plastico che simulava una profondità analoga a quella del transetto, che non sarebbe stato possibile costruire. Applicando a gran-de scala la prospettiva dei rilievi scultorei in un apparato scenografico in legno e stucco, egli trasformò uno spazio esiguo – ricavato nel muro di fondo – nell’immagine di un coro absidato, coperto da una volta a botte con cassettoni che ne misuravano la profondità. Il finto coro riequilibra gli spazi della chiesa assimilando la croce commissa a una croce greca, con un’operazione che la critica ha interpretato come un preludio alla pianta centrale14.

Una decina di anni dopo, Leonardo dipinse l’Ultima Cena nel refet-torio del convento di Santa Maria delle Grazie. Il Cenacolo simula uno sfondato che raddoppia lo spazio reale, come se questo continuasse oltre la parete. La prospettiva si relaziona alle dimensioni reali dello spazio che integra anche senza ricorrere a simulazioni plastiche, que-sta volta però il punto di vista si alza rispetto all’altezza del visitatore e anche la dimensione dei personaggi è superiore al normale. Questo fuori scala falsa le dimensioni dello spazio reale, rapportandolo alla misura d’uomo delle figure dipinte.

Così una volta acquisiti gli strumenti tecnici della misura dello spa-zio, la pittura ne sfruttò le potenzialità rappresentative, estendendo e in parte stravolgendo il significato di ‘misura reale’ e ‘rappresentazio-ne oggettiva’ dello spazio. In questo modo si apre la strada a nuove ricerche: l’architettura adotta la prospettiva come un artificio costrut-tivo nel quale l’immagine dipinta interagisce con lo spazio reale, lo visualizza, lo espande, lo dilata. Così la quadratura porta alle estreme conseguenze la competenza tecnica sviluppata prima dai pittori e ri-elaborate dalla scenografia teatrale. Le stesse costruzioni dimostrate dalle formelle brunelleschiane, in cui l’immagine era sovrapponibile alla realtà perché aveva la stessa misura, furono applicate all’interno della

14 Studiata da Marani, Mele, Campadelli, in pubblicazione su Nexus Journal, Relationship between Architecture and Mathematics, Springler, Basel.

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scatola muraria. Per estensione del concetto, l’identità visiva tra l’og-getto e la sua immagine che rendeva ‘reale’ la rappresentazione misu-rata, dava credibiltà allo spazio fittizio della rappresentazione.

La pratica prospettica fu quindi l’espediente che rendeva possibile la ‘creazione’ di uno spazio figurato pensato come estensione di quello de-finito dalla scatola muraria, percepiti dall’osservatore come un insieme omogeneo senza soluzione di continuità. La chiave era l’integrazione del punto di vista dell’architectura picta nello spazio costruito, accompa-gnato all’adozione di alcuni accorgimenti per una sapiente dissimula-zione dei punti critici nei quali si risolve la continuità tra lo spazio reale e quello ‘virtuale’. Come si poteva simulare, si poteva falsare la dimensione relativa delle cose, interagendo con la percezione dell’osservatore.

Così sul finire del quattrocento a Milano la prospettiva divenne un elemento ‘costruttivo’ dello spazio architettonico.

Spostamenti e sviluppi

Cesare Cesariano, forse il più eminente umanista milanese che nel 1521 pubblicò a Como la prima versione del trattato di Vitruvio in lingua volgare, corredando il testo con numerose illustrazioni e con note che offrono una lettura personale del testo classico, si formò nel fecondo clima del cenacolo culturale promosso dalla corte sforze-sca. Nato a Milano nel 1475, egli fu pittore, architetto e teorico, dot-to di geometria e prospettiva: aveva infatti imparato il disegno con Leonardo e la pittura con Bramante. Ancora giovane, lasciò Milano intorno al 1490, ben prima della diaspora del 1499 quando l’arrivo delle truppe francesi disperse il cenacolo di artisti che si era raccolto intorno al Moro, per ritornarvi solo nel 1513, in anticipo rispetto alla nuova immigrazione di artisti che seguì il ristabilimento dell’ordine per mano spagnola.

L’invasione straniera chiuse il periodo del primo Rinascimento, nel quale gli artisti venuti dalle corti dell’Italia centrale avevano contribu-ito alla formazione di una vivace cultura prospettica locale, se non di una scuola, della quale facevano parte Vincenzo Foppa, Bernardo Ze-nale, Bramantino e Bernardino Luini. Di fatto Cesariano fu l’elemento di continuità che raccolse l’eredità dei due grandi prima della forma-zione delle scuole prospettiche del pieno Cinquecento.

Dopo la caduta della signoria sforzesca, nel 1535 iniziò la domina-zione spagnola. La dimensione internazionale imposta dalla presenza

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Fig. 8. Tavola sinottica dei principali avvenimenti storico-politici e delle presenze di artisti forestieri a Milano. Si osserva come i cambiamenti amministrativi e le relazioni politico-economiche risultino determinanti per la circolazione delle conoscenze prospettiche e la formazione di scuole locali.

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straniera creò un clima diverso, aperto alle sollecitazioni esterne, che fa-vorì (non senza contrasti con i locali) l’arrivo di artisti provenienti dalle altre città della Lombardia e dalle regioni vicine, in particolare dall’E-milia. Alla metà del Cinquecento Galeazzo Alessi, cui si devono il Sa-cro Monte di Varallo e il Libro dei Misteri, si trasferì da Genova a Mila-no, introducendo il Manierismo con un’architettura carica di elementi plastici enfatici. Caratteri simili si ritrovano anche nella decorazione pittorica degli interni, nei quali ricorrono spazi figurati complessi e avvolgenti, che segnano l’inizio di una stagione prospettica caratteriz-zata da elementi formali estranei alla tradizione milanese precedente, tra cui il punto di fuga multiplo che fu uno dei principali elementi di controversia con i puristi locali che sostenevano il rigore dell’im-postazione albertiana. Nel giro di pochi anni si formarono scuole di quadraturisti a Varese, Monza, Crema, Brescia e in Ticino. A Milano arrivarono e lavorarono Pellegrino Tibaldi, che in San Fedele propose un modello di chiesa gesuitica alternativo rispetto a quello vignolesco, e i quadraturisti Gaudenzio Ferrari, Bernardino Campi, Carlo Urbino, Martino Bassi, Ottavio Semino, Giovan Battista Armerini e infine Giu-lio, Antonio, Vincenzo Campi.

Con il tempo si affermò una specializzazione decorativa spinta, che consentiva la realizzazione di apparati plastico-prospettici importanti in tempi relativamente veloci, nella quale sono documentati il riuso dei cartoni e la collaborazione di più artisti.

Il periodo di maturazione e consolidamento della decorazione prospet-tica coincide quindi con l’ibridazione dei modelli locali, accompagnata da rumorose polemiche intorno alla correttezza della costruzione geometrica

Fig. 9. Organizzazione statale e scuole pittoriche. Mappa schematica dei confini politici e delle principali sedi di scuole di quadratura con gli spostamenti degli artisti per la visualizzazione delle ‘contaminazioni’ tra scuole e modelli nell’area padana nelle fasi di incubazione e consolidamento.

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delle architetture dipinte15. Il XVI secolo si chiuse con il Trattato dell’arte e della pittura di Lomazzo (1585), che contro l’invasione dei pittori forestie-ri, nel V libro Delle virtù della prospettiva, ribadisce la correttezza della co-struzione prospettica degli autori milanesi, citando in particolare Zenale e Bramantino. Secondo quest’ultimo la prospettiva si fa in tre modi: con la ragione, con la pratica e con entrambe, ovvero rispettivamente con la riga, il compasso e la misura, copiando la verità o assecondando la fantasia e infine con la graticola. Il sistema chiamato graticola era in realtà un velo16,

15 Cfr. il contributo di Marani e Capurro in questo volume.16 Giovanni Paolo Lomazzo. Trattato dell’arte e della pittura. Milano, 1584, p. 276.

Fig. 10. Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno (1620-1650). Foto ad altissima risoluzione (Gigapan) e panoramica a 360° delle quadrature della sala d’armi e di una boscareccia.

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ma il procedimento anticipa quanto sarà poi descritto da Andrea Pozzo per spiegare la costruzione della quadratura sulle volte17.

Il pittore trentino completò la sua formazione a Milano, dove nel 1665 divenne membro laico della Compagnia del Gesù, che aveva casa in San Fedele e vi rimase alcuni anni, approfondendo lo studio della prospettiva. Nel breve periodo del soggiorno milanese, durante il quale collaborò con il Richini, fu lodato per alcune realizzazioni prospettiche che si sono perse, in particolare l’apparato per la celebrazione della ca-nonizzazione di San Francesco Borgia.

17 Cfr. il contributo di Mele e Duvernoy in questo volume.

Fig. 11. Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno (1620-1650). Ricostruzione digitale della decorazione pittoriche di alcune stanze con quadrature di apertura sul paesaggio.

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Articolazione

Sulla base del regesto delle prospettive architettoniche lombarde da cui è partita la ricerca, si evidenziano quindi tre fasi successive, riferi-bili rispettivamente all’incubazione prima dell’invasione francese, alla affermazione manierista e alla maturità barocca.

Secondo quanto emerso dalle prime verifiche sugli esempi più importanti integrati da altri a campione, i tre periodi si caratterizza-no rispettivamente per il rigore, il dinamismo e la teatralità. Il primo si manifesta nella sperimentazione dell’efficacia della prospettiva sulla percezione visiva dello spazio anche in senso illusionistico, come in-tegrazione dell’architettura. Nel secondo si consolidano le tecniche con l’applicazione di modelli specifici di maniera, nei quali la deroga al rigore geometrico favorisce l’adattamento ripetitivo di impianti stan-dardizzati ai singoli casi. Infine la decorazione pittorica si spinge sul terreno della fantasia, con la proposizione di spazi irreali e architetture impossibili. Significativo è l’esempio dell’apparato pittorico di Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno, costruito tra il 1620 e il 1650 e decorato da Giovanni Ghisolfi in pochi anni, seguendo un progetto unitario nel quale si ritrova una interessante campionatura di modelli iconografici riconducibili alla quadratura, applicati alla decorazione di interni di una residenza agreste: la simulazione prospettica di elementi plastici, la finta architettura, lo sfondato sul paesaggio e la boscareccia.

Il primo periodo adotta schemi prospettici semplici di derivazione pittorica, applicati a una singola parete della scatola spaziale. Lo spa-zio prospettico riconduce a due modelli prevalenti, entrambi dominati dalla scansione modulare dello spazio che riprende ed estende il con-cetto di modulo-misura dei pavimenti a dama del primo Rinascimento e accomunati dalla potenzialità scenografica che si svilupperà in seguito: - il prolungamento dello spazio di fronte all’osservatore con una sce-na realistica con un punto di vista ad altezza d’uomo, integrata nello spazio reale dall’articolazione plastica degli elementi architettonici che incorniciano una scarsella misurata dal pavimento (la cappella ‘qua-drata’ della Trinità di Masaccio);- la proposizione di uno spazio centrale, che si irradia da una crociera in due direzioni, ponendo lo spettatore all’interno di una moltiplicazione di campate misurate dalle volte (lo spazio voltato dell’incisione Prevedari).

L’architectura picta integra lo spazio fisico nel quale si trova l’os-servatore in modo reso convincente dalla coerenza geometrica ri-

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ferita a una posizione statica dell’osservatore che mantiene un di-stacco razionale nei confronti della finzione spaziale, suggerendo rispettivamente un ambiente più profondo o articolato intorno ad una crociera centrale.

Poi lo spazio virtuale creato dalla finzione dipinta coinvolge lo spet-tatore nella simulazione di un’architettura aperta, concepita come un interno urbano che annulla i limiti fisici del costruito. Il salone diventa una corte d’onore dall’articolazione complessa che evoca spazi illimita-ti; lo spazio aperto della scena urbana accoglie al suo interno il fruitore, come la scena fissa nella scenografia teatrale teorizzata da Serlio.

La finzione prospettica produce una suggestione dinamica, domina-ta dalla perfetta integrazione tra la forma del vuoto e l’apparato pro-spettico che amplia le dimensioni dei vani. Il rigore razionale dell’ap-plicazione geometrica rigorosa del Rinascimento cede alla controversa moltiplicazione dei punti di vista. In pieno Seicento Andrea Pozzo e Giulio Troili ancora esprimeranno posizioni antitetiche rispetto a questo elemento determinante, tanto negli scritti che nelle opere. La scelta del primo, che ribadisce la correttezza di un unico centro esprime un ele-mento di continuità con la tradizione ‘pura’ evocata dal Lomazzo.

Nella prospettiva architettonica troviamo caratteri comuni alla scenografia, ma la teatralità dello spazio dell’architettura picta rove-scia l’esperienza del teatro moderno e il suo palcoscenico dilatato dall’accelerazione prospettica18; quest’ultimo infatti ‘metteva in sce-na’ la finzione in uno spazio reso verosimile dalla scena, con punti di vista multipli per assecondare la visibilità dalla sala. La finzione resta palese, senza trucco, e la spazialità viene evocata ma non simulata, perché nel teatro la finzione fa parte della recita ed è dichiarata in modo esplicito. La decorazione degli interni attraverso la quadratura punta invece all’inganno con la simulazione percettiva che dilata gli ambienti, usando il disegno e la geometria per visualizzare uno spa-zio diverso da quello della costruzione reale. In questo passaggio si inquadra la sofisticata teatralità del Sacro Monte di Ossuccio, che do-cumenta l’applicazione di artifici proiettivi arguti se non raffinati, in apparente contrasto con la finalità di didattica popolare del percorso votivo, la modesta qualità pittorica delle immagini e quella costrutti-va delle architetture19.

18 Cfr. il contributo di Amoruso in questo volume.19 Cfr. il contributo di Iarossi in questo volume.

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Nella teatralità della decorazione degli ambienti e nella riproposizione nella decorazione degli arredi, l’applicazione della prospettiva all’archi-tettura degli interni sembra anticipare l’attenzione prioritaria per l’alle-stimento temporaneo e per lo spazio vissuto e percepito che avrebbero caratterizzato il design, rispetto allo spazio concreto perché fisicamente costruito dell’architettura, anche portandone gli schemi geometrici alla scala più piccola dell’arredo.

La comune origine scientifica e la continuità delle tecniche con la sce-nografia non impedisce lo sviluppo di specializzazioni professionali ben riconoscibili che riflettono una concezione antitetica della interpretazione del concetto di rappresentazione e finzione dello spazio, illusionistica nella decorazione di interni, evocativa nella palese finzione del teatro.

L’allontanamento dal rigore razionale dei primi esempi a vantaggio della simulazione spaziale è segnato dall’introduzione a fine Seicento della prospettiva per angolo, applicata da Ferdinando Bibbiena nell’ora-torio del Serraglio di San Secondo Parmense (1685-1687), dopo la spe-rimentazione in una scenografia teatrale a Piacenza20. Quest’ultima innovazione, che interseca architettura e teatro, avvenne in un’area di confine a cavallo tra la cultura lombarda e quella emiliana, riconfer-mando lo stretto rapporto del Po, e la contiguità tecnica tra la decora-zione degli ambienti e la scenografia teatrale.

In entrambi gli ambiti la prospettiva nella decorazione pittorica non è solo immagine: quest’ultima diventa spazio nell’applicazione delle proiezioni. La geometria è l’elemento di controllo che permette di fal-sare la percezione e ne correggere le distorsioni con accorgimenti che derogano dal rigore del punto di vista unitario per rendere meno rigida, quindi più naturale, la fruizione visiva dello spazio simulato.

20 Cfr. il contributo di Alberti e Tedeschi in questo volume.

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Comitato Editoriale Sapienza Università Editrice

Coordinatore

Francesca Bernardini

Membri

Gaetano AzzaritiAndrea BaiocchiMaurizio Del MonteGiuseppe FamiliariVittorio LingiardiCamilla Miglio

Il Comitato editoriale assicura una valutazione trasparente e indipendente delle opere sottoponendole in forma anonima a due valutatori, anch’essi anonimi. Per ulteriori dettagli si rinvia al sito: www.editricesapienza.it

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Collana Studi e Ricerche

 1. Strategie funerarie. Onori funebri pubblici e lotta politica nella Roma medio e tardorepubblicana (230-27 a.C.) Massimo Blasi

 2. An introduction to nonlinear Viscoelasticity of filled Rubber A continuum mechanics approach Jacopo Ciambella

 3. New perspectives on Wireless Network Design Strong, stable and robust 0-1 models by Power Discretization Fabio D’Andreagiovanni

 4. Caratterizzazione di funzioni cellulari nelle leucemie Nadia Peragine

 5. La transizione demografica in Italia e i suoi modelli interpretativi Ornello Vitali, Francesco Vitali

 6. La patria degli altri a cura di Mariella Combi, Luigi Marinelli, Barbara Ronchetti

 7. Neuropathic pain A combined clinical, neurophysiological and morphological study Antonella Biasiotta

 8. Proteomics for studying “protein coronas” of nanoparticles Anna Laura Capriotti

 9. Amore punito e disarmato Parola e immagine da Petrarca all’Arcadia Francesco Lucioli

10. Tampering in Wonderland Daniele Venturi

11. L’apprendimento nei disturbi pervasivi dello sviluppo Un approfondimento nei bambini dello spettro autistico ad alto funzionamento Nadia Capriotti

12. Disability in the Capability Space Federica Di Marcantonio

13. Filologia e interpretazione a Pergamo La scuola di Cratete Maria Broggiato

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14. Facing Melville, Facing Italy Democracy, Politics, Translation edited by John Bryant, Giorgio Mariani, Gordon Poole

15. Restauri di dipinti nel Novecento Le posizioni dell’Accademia di San Luca 1931-1958 Stefania Ventra

16. The Renormalization Group for Disordered Systems Michele Castellana

17. La Battaglia dei Vizi e delle Virtú Il De conflictu vitiorum et virtutum di Giovanni Genesio Quaglia Lorenzo Fabiani

18. Tutela ambientale e servizio pubblico Il caso della gestione dei rifiuti in Italia e in Inghilterra Chiara Feliziani

19. Ruolo dell’HPV nell’infertilità maschile Damiano Pizzol

20. Hiera chremata Il ruolo del santuario nell’economia della polis Rita Sassu

21. Soil erosion monitoring and prediction Integrated techniques applied to Central Italy badland sites Francesca Vergari

22. Lessico Leopardiano 2014 a cura di Novella Bellucci, Franco D’Intino, Stefano Gensini

23. Fattori cognitivi e contestuali alle origini dei modelli di disabilità Fabio Meloni

24. Accidental Falls and Imbalance in Multiple Sclerosis Diagnostic Challenges, Neuropathological Features and Treatment Strategies Luca Prosperini

25. Public screens La politica tra narrazioni mediali e agire partecipativo a cura di Alberto Marinelli, Elisabetta Cioni

26. Prospettive architettoniche: conservazione digitale, divulgazione e studio. Volume I a cura di Graziano Mario Valenti

27. Τὰ ξένια La cerimonia di ospitalità cittadina Angela Cinalli

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28. La lettura degli altri a cura di Barbara Ronchetti, Maria Antonietta Saracino, Francesca Terrenato

29. La Tavola Ritonda tra intrattenimento ed enciclopedismo Giulia Murgia

30. Nitric Oxide Hybrids & Machine-Assisted Synthesis of Meclinertant Nitric Oxide Donors/COX-2 inhibitors and Flow Synthesis of Meclinertant Claudio Battilocchio

31. Storia e paideia nel Panatenaico di Isocrate Claudia Brunello

32. Optical studies in semiconductor nanowires Optical and magneto-optical properties of III-V nanowires Marta De Luca

33. Quiescent centre and stem cell niche Their organization in Arabidopsis thaliana adventitious roots Federica Della Rovere

34. Procedimento legislativo e forma di governo Profili ricostruttivi e spunti problematici dell’esperienza repubblicana Michele Francaviglia

35. Parallelization of Discrete Event Simulation Models Techniques for Transparent Speculative Execution on Multi-Cores Architectures Alessandro Pellegrini

36. The Present and Future of Jus Cogens edited by Enzo Cannizzaro

37. Vento di terra Miniature geopoetiche Christian Eccher

38. Henry James. An Alien’s “History” of America Martha Banta

39. Il socialismo mazziniano Profilo storico-politico Silvio Berardi

40. Frammenti Per un discorso sul territorio Attilio Celant

41. Voci Migranti Scrittrici del Nordeuropa Anna Maria Segala e Francesca Terrenato

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42. Riscritture d’autore La creazione letteraria nelle varianti macro-testuali a cura di Simone Celani

43. La bandiera di Socrate Momenti di storiografia filosofica italiana nel Novecento a cura di Emidio Spinelli e Franco Trabattoni

44. Girolamo Britonio. Gelosia del Sole Edizione critica e commento a cura di Mauro Marrocco

45. Colpa dell’ente e accertamento Sviluppi attuali in una prospettiva di diritto comparato Antonio Fiorella e Anna Salvina Valenzano

46. Competitività, strategie di pianificazione e governance territoriale Il sistema economico pontino Marco Brogna e Francesco Maria Olivieri

47. La fonte viva Miguel Barnet Lanza Edizione italiana a cura di Luciano Vasapollo

48. “Viandante, giungessi a Sparta…” Il modo memorialistico nella narrativa contemporanea Gianluca Cinelli

49. Lessico Leopardiano 2016 a cura di Novella Bellucci, Franco D’Intino, Stefano Gensini

50. Informatisation of a graphic form of Sign Languages Application to SignWriting Fabrizio Borgia

51. Les Lois et le changement culturel Le handicap en Italie et en France Francesca Greco

52. L’esperienza turistica dei giovani italiani Simona Staffieri

53. Teorie economiche del turismo e sviluppo locale La misurazione della capacità di accoglienza di Roma Valentina Feliziani

54. Lingue europee a confronto La linguistica contrastiva tra teoria, traduzione e didattica a cura di Daniela Puato

55. Prospettive architettoniche: conservazione digitale, divulgazione e studio. Volume II, tomo I e II a cura di Graziano Mario Valenti

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Scienze e Tecnologie

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Studi e Ricerche

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Attribuzione – Non commercialeNon opere derivate (CC BY-NC-ND), 3.0 Italia

L e prospettive architettoniche sono un ponte che collega l’arte alla scienza, e la scienza all’arte; e questo ponte l’ha costruito

la Storia. Sono un ponte perché nella realizzazione di queste rappresentazioni di architettura che ‘sfondano’ la compagine muraria non si possono raggiungere effetti illusionistici di sì grande potenza senza una consapevolezza delle leggi della proiezione centrale e senza una conoscenza quantomeno empirica dei complessi meccanismi della percezione visiva.

Questo ponte l’ha costruito la Storia, pietra dopo pietra, dalle origini delle prime rappresentazioni prospettiche intuitive pervenuteci dall’epoca romana fino ad oggi, attraversando ere storiche, persone, evoluzioni culturali, nelle quali la prospettiva è via via maturata fino ad assurgere ad ambito di scambio teorico e applicativo fra pensiero artistico e pensiero scientifico.

Questo secondo volume, che si pone in continuità con il primo omonimo pubblicato nel 2014, rappresenta un nuovo stato di avanzamento della ricerca, volta a definire un repertorio delle prospettive architettoniche in Italia, documentare le prospettive con le tecniche più avanzate di rilevamento e svelarne i segreti dal punto di vista della scienza della rappresentazione.

Graziano Mario Valenti, professore associato del settore disciplinare del Disegno, svolge attività di ricerca nell’ambito del rilievo architettonico, della rappresentazione – grafica e digitale – e della comunicazione visiva. Assieme a Riccardo Migliari ha sviluppato ampia attività di ricerca sul tema delle prospettive architettoniche, dedicandosi in particolare all’individuazione di soluzioni originali per il rilievo, lo studio e la consultazione delle opere prospettiche. Autore di contributi saggistici, è anche relatore e revisore in congressi di carattere internazionale.