Grafia fonetica e fonologia della lingua sarda campidanese · PDF fileGrafia fonetica e...

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Grafia fonetica e fonologia della lingua sarda campidanese L’alfabeto a caratteri latini che qui si è adottato per la scrittura del campidanese comune si compone di venticinque lettere : a, b, c, ç, d, e, f, g, i, j, k, l, m, n, o, p, q, r, s, t, u, v, x, y, z; non sono usate le seguenti lettere dell'alfabeto latino: h, w. Si hanno ventisei unità grafematiche , poiché s'impiega anche un digramma: tz. Ecco i ventisei simboli, tutti già impiegati nella letteratura campidanese, ed i loro valori fonetici: a = /a/ b a inizio di parola, dopo consonante diversa da r, e raddoppiato = /b/; intervocalico, tra vocale e r, e dopo r = /β/ c = /ʧ/ ç = /ʃ/ d a inizio di parola, dopo consonante, e raddoppiato = /d/; intervocalico, e tra vocale e r = /ð/ e per è = /ɛ/ (quando non è accentato, è sempre scritto e); é = /e/ (quando non è accentato, è sempre scritto e) f = /f/ g a inizio di parola, dopo consonante, e raddoppiato /g/; intervocalico, e tra vocale e r = /ɣ/ i = /i/; tra consonante e vocale in posizione postonica = /j/ j = /ʤ/ k = /k/ l = /l/ m = /m/ n = /n/, ma davanti a consonante diversa da n = /ŋ/, allofono del precedente; se è seguita da d = /ɳ/+/ɖ/ o per ò = /ɔ/ (quando non è accentato, è sempre scritto o); ó = /o/ (quando non è accentato, è sempre scritto o) p = /p/ q = /ɖ/ r = /r/ (mai a inizio di parola, luogo in cui si ha sempre arr-) s iniziale e davanti a consonante (ma mai davanti alle lettere b/d/g/l/m/n/r/v), e raddoppiato = /s/; intervocalico, e davanti a b/d/g/l/m/n/r/v = /z/ t = /t/ tz = /ʦ/ u = /u/; nei gruppi cu e gu seguiti da vocale = /w/ v = /v/

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Grafia fonetica e fonologia della lingua sarda campidanese

L’alfabeto a caratteri latini che qui si è adottato per la scrittura del campidanesecomune si compone di venticinque lettere: a, b, c, ç, d, e, f, g, i, j, k, l, m, n, o, p,q, r, s, t, u, v, x, y, z; non sono usate le seguenti lettere dell'alfabeto latino: h, w.Si hanno ventisei unità grafematiche, poiché s'impiega anche un digramma: tz.

Ecco i ventisei simboli, tutti già impiegati nella letteratura campidanese, ed i lorovalori fonetici:a = /a/b a inizio di parola, dopo consonante diversa da r, e raddoppiato = /b/;intervocalico, tra vocale e r, e dopo r = /β/c = /ʧ/ ç = /ʃ/d a inizio di parola, dopo consonante, e raddoppiato = /d/; intervocalico, e travocale e r = /ð/e per è = /ɛ/ (quando non è accentato, è sempre scritto e); é = /e/ (quando non èaccentato, è sempre scritto e)f = /f/g a inizio di parola, dopo consonante, e raddoppiato /g/; intervocalico, e travocale e r = /ɣ/i = /i/; tra consonante e vocale in posizione postonica = /j/j = /ʤ/ k = /k/l = /l/m = /m/n = /n/, ma davanti a consonante diversa da n = /ŋ/, allofono del precedente; seè seguita da d = /ɳ/+/ɖ/o per ò = /ɔ/ (quando non è accentato, è sempre scritto o); ó = /o/ (quando nonè accentato, è sempre scritto o)p = /p/q = /ɖ/r = /r/ (mai a inizio di parola, luogo in cui si ha sempre arr-)s iniziale e davanti a consonante (ma mai davanti alle lettere b/d/g/l/m/n/r/v), eraddoppiato = /s/; intervocalico, e davanti a b/d/g/l/m/n/r/v = /z/t = /t/tz = /ʦ/u = /u/; nei gruppi cu e gu seguiti da vocale = /w/v = /v/

x = /ʒ/ (mai a inizio di parola)y = /j/ (si trova solo a inizio di sillaba)z = /ʣ/

Note:- Le lettere b/d/g intervocaliche sono scritte raddoppiate soltanto per indicare che il relativofonema è occlusivo, affinché le si distingua dalle corrispondenti fricative, scritte scempie.- Le lettere l/n/r/s quando sono raddoppiate indicano fonema intenso (in questo caso s è sempresorda), in contrapposizione alla corrispondenti lettere scempie, che indicano fonema debole: filu efillu, manu e mannu, karu e karru, kasu e kassu. - Il fonema /v/ nei vocaboli di diretta origine neolatina è frutto di lenizione derivando da /f/intervocalico, pertanto il suo suono è di norma scempio e non è mai iniziale; soltanto in alcuniprestiti sta in posizione iniziale o si pronunzia intenso: via 'vite' e avviai 'avvitare'. A parte le vocali,sono perciò otto i grafemi consonantici che si possono trovare scritti doppî.- La lettera -t finale alla terza persona singolare dei verbi subisce lenizione e acquisisce vocaleparagogica: papat /ˈpapaða/.- Il fonema /ɖ/ è cacuminale e non può essere espresso da dd, che indica /d/ intervocalico:addanniai, adderetzai, kontraddistingi, mesuddí. Si noti poi l'opposizione fonematica tra dinai'denaro' e qi nai 'dirgli' o 'dirle'; tra dispraxit 'dispiace' e qis praxit 'piace loro'.- Le palatali /ʎ/ e /ɲ/ sono presenti in prestiti italici ed iberici, e tendono a mutarsirispettivamente nei gruppi /l:j/ e /n:j/, particolarmente in posizione pretonica e nei rari casi in cuisi trovano ad inizio di parola, mentre si mantengono meglio in posizione postonica: possonoessere dunque ritenuti allofoni. Poiché, soprattutto nelle parlate meridionali come il cagliaritano,tende a svilupparsi il passaggio ulteriore /li/ e /ni/ e di qui avvengono conseguenti fenomenimetafonetici, ci pare preferibile usare in tutti i casi i simboli -lli- (li- iniziale) e -nni- (ni- iniziale)piuttosto che *lh e *nh, i quali indicherebbero gli autentici esiti palatali. Si veda questo esempio: ilverbo atropelliai 'sconvolgere, confondere' nelle forme con e tonico può mantenere il suonopalatale (come in /atrɔpɛˈʎu/, prima persona singolare), ma in quelle con accento spostato nellasillaba successiva avviene il fenomeno sopra descritto (/atrɔpɛˈl:jaus/ o /atropel:iˈaus/ primapersona plurale e participio passato); lo stesso infinito si presenta nelle forme /atrɔpɛˈʎai/, /atrɔpɛˈl:jai/ e /atropel:iˈai/. Quindi, anziché alternare nella coniugazione scritture come atropèlhu eatropelliaus, pare preferibile usare il solo simbolo -lli-, benché in casi come bànnia 'salsa' e sélliu'sigillo' la pronunzia effettiva possa essere espressa correttamente con la scrittura *banha e*selhu. Talvolta l'esito può essere privo dell'appendice approssimante (kullera 'cucchiaio' è piúusato di kulliera), ma la grafia *ll e *nn per lli e nni è da respingere a causa delle ambiguità chepuò generare: alliagai 'ulcerare' (da liaga /ˈlja:ɣa/) ma allagai 'allagare'.- Come fonema l'approssimante /w/ non è presente in campidanese, ma compare esclusivamentenei gruppi labiovelari /kw/ e /gw/: àcua, agguantai. Anche in questo caso la tendenza è lavocalizzazione dell'elemento labiale, soprattutto in sillaba tonica.

Le vocali paragogiche non si scrivono mai, a meno che non si cristallizzino: krasiaccanto a kras 'domani'; la loro scrittura è invece obbligatoria nelle forme verbaliche assumono enclitiche: bandidisindi '(che egli) se ne vada', pigintisiqu '(che essi)se lo prendano'.

In campidanese nessun polisillabo può terminare con lettere diverse da -a , -i , -u ,-s e -t (quest'ultima soltanto nelle forme verbali di seconda e terza personasingolare e terza plurale); i monosillabi possono terminare anche in -e/-o. Tra i polisillabi, si hanno rarissime eccezioni per alcuni nomi proprî edesclamazioni tronchi: Jirikò 'Gerico', ayó 'orsú'. La tendenza costante vede infattil'inserimento di vocale paragogica: kafèi, tèi, peròu 'però', Lamatròu accanto aLamatrò 'Lunamatrona'.

Accento

L'accento tonico si segna in tutte le parole tronche e sdrucciole, mentre nelleparole piane si segna soltanto quando apparentemente si contraddice la normametafonica vigente in campidanese, per la quale si ha bonu /ˈbo:nu/ e bona /ˈbɔ:na/, dunque:

• sulle è ed ò toniche le quali, pur essendo seguite da i ed u in sillaba finale,presentano suono aperto;

• sulle é ed ó toniche le quali, pur essendo seguite da a in sillaba finale,presentano suono chiuso.

Si scriverà quindi: totu/totus, injinneri/injinneris; tempus/tèmpus, proku/pròkus;mèri/mèris, mònti/mòntis. In tutti i suddetti casi in cui si hanno le vocali aperteche abbiamo segnato con accento, la sillaba finale presentava in origine e ed o,poi chiusesi rispettivamente in i ed u, ma si mantenne il suono aperto nellapenultima sillaba, che aveva sviluppato la vocale aperta in virtú della normametafonica; si scriverà prexu e joya, ma ceréxa < cerésia, skareçus < skaréçidus,kóya < kóyuva: qui v'è stata riduzione di sillabe.Prima della vocale finale, i/u nel computo sillabico valgono sempre come unasillaba, dunque pérdiu 'perduto' e dromiu 'dormito', imbias '(tu) invii' e límpias'(tu) pulisci', ajuat '(egli) aggioga' e averíguat '(egli) verifica'.

I polisillabi campidanesi sono piú frequentemente piani che sdruccioli, e, come s'ègià accennato, molto raramente tronchi; si può avere ritrazione d'accento sullaquartultima sillaba soltanto al plurale di sostantivi sdruccioli se si sviluppa vocaleparagogica: brínkidus /ˈbriŋkiðuzu/, bértulas /ˈbertulaza/. Nessuna forma verbalepuò invece essere pronunziata bisdrucciola, poiché l'accento della prima personasingolare è sempre sulla penultima sillaba, donde non si sposta: dèu karrigu enon *kàrrigu (ch'è italianismo), dèu spitzulu e non *spítzulu (su spítzulu è ilcorrispondente sostantivo, che al plurale paragogico diventa bisdrucciolo),dunque issus karrigant e non *kàrrigant, issus spitzulant e non *spítzulant.Sono tronchi gli imperativi cui s'accorpano pronomi personali enclitici: lassamí

'làsciami', perdidí 'pèrditi', kastiainosí/kastiasí 'guardàteci', moveiosí/moveisí'movétevi'.

L'accento circonflesso non indica sillaba tonica, ma serve per esprimerecontrazione di i/u in ultima sillaba nella coniugazione di alcuni verbi; si usa ancheper alcuni sostantivi. Si segna dunque:

• nei verbi almeno quadrisillabi in -iai, alle persone 1a, 2a, 3a sing. e 3a plur.del congiuntivo presente: balît /ˈba:liði/ '(che egli) soffra' (distinto da balit'(egli) vale'). Se il verbo all'infinito è un trisillabo, la contrazione non avvienemai: gii da giai e krii da kriai;

• nei verbi in -kuai e -guai con /kw/ e /gw/ originarî, alla 1a p.s.dell'indicativo pres.: çakû /ˈʃaku/ '(io) risciacquo' (distinto dal sost. çaku'disastro'). Il verbo kuai e il suo composto akuai hanno etimologia diversa epresentano sempre iato: kuu '(io) nascondo';

• nei verbi in -iri < -íere alle persone 2a, 3a sing. e 3a plur. del'indic. pres.: bîte skrît, ma se si ha un polisillabo tronco, si segna l'accento acuto: deskrít'(egli) descrive', accanto alla forma non contratta deskriit, e cosí pure arrít'(egli) ride'. Se il verbo è in -iri originario, non c'è contrazione e si scrive scit'(egli) sa';

• nei sostantivi e avverbî monosillabi tonici: per esempio dî 'giorno' (siconfronti di aici 'cosí'), sî 'sí' e nû 'nodo', ma merí 'pomeriggio'.

Fonologia

Il sistema fonologico si compone di trentadue fonemi indipendenti (senzacontare /l:/, /n:/, /r:/).Le vocali sono sette: a, è, é, i, ó, ò, u. Tra le vocali e/o chiuse e aperte v'èopposizione fonematica: seu 'sego, grasso di maiale' / sèu '(io) sono' e'cattedrale'; oru 'bordo, limite' / òru 'oro'. Ogni vocale può essere lunga o breve aseconda della sua posizione. Precisamente, sono lunghe le vocali poste in sillabaaperta nei seguenti casi:

• davanti a vocali; • davanti alle fricative b/d/g /s /v /x e ai gruppi br/dr/ gr/ vr; • davanti alle continue scempie l/n/r/; • davanti all'approssimante y (che però talvolta si rafforza e abbrevia la vocale

precedente).Se due vocali sono vicine, fanno sempre parte di due sillabe diverse: faa 'fava',nuu 'nudo', boqeequ 'piccolo circolo', peleessi '(che io) lottassi', peleèndi'lottando', skriidura 'scrittura', kumoòni 'grande canterano', koordinamentu.

Note:- Il gruppo yi si trova solo al congiuntivo presente dei verbi in -yai: apoyi '(che io) protegga'accanto alla forma semplificata apoi, dismayis '(che tu) svenga', koyint '(che essi) sposino' oppurekoint (distinto da kòint 'cuociono'). - I gruppi consonantici non possono comprendere piú di tre elementi: in questo caso si ha sall'inizio e r alla fine del gruppo, e ciò anche a inizio di parola, come in skramentai, spramai estratallai.- La prostesi di vocalica in i- davanti ai gruppi consonantici che presentano s prima di consonanteè obbligatoria dopo l'articolo determinativo plurale, disusata al singolare, facoltativa dopoconsonante ma preferita in caso di gruppo complesso: sa skola, is iskolas, prus skolas o prusiskolas, kun iskolas piuttosto che kun skolas.

Il medesimo fonema consonantico può ripetersi per numerose sillabe di seguito:su de ses susus /sudɛˌzɛziˈzu:zuzu/ 'il sesto piano'.

Fonetica sintattica

I fenomeni che non si manifestano nella scrittura riguardano il legame tra unavocale finale e la seguente consonante iniziale di parola. Subiscono lenizione e sispirantizzano le seguenti sorde iniziali:

/f/ > /v//k/ > /ɣ//p/ > /β//s/ > /z//t/ > /ð/

/ʧe/ > /ʒe//ʧɛ/ > /ʒɛ//ʧi/ > /ʒi/

Dunque in fonetica sintattica su fillu diviene suvillu, su kani diviene sugani, supani diviene subani e cosí via.

Il fonema /ʧ/ davanti alle altre vocali non palatali si mantiene rafforzato; le altreconsonanti iniziali si rafforzano, fatta eccezione per /l/, /m/ e /n/, che restanoscempie. Le consonanti /b/ e /d/, meno spesso /g/, nelle parole neolatine eraramente nei prestiti, possono cadere: su bentu diviene suentu (accanto asubbentu), su didu diviene suidu (ma anche suddidu) eccetera.L'articolo determinativo singolare su/sa, poiché deriva da issu/issa, rafforza -sdopo qualsisia vocale: de su tziu è pronunziato dessutziu.La preposizione a (< AD) e la congiunzione e (< ET) rafforzano la consonanteseguente: a tui /aˈtui/, e kandu /eˈkaɳɖu/.

Altri notabili fenomeni di fonetica sintattica, che hanno riflesso nella grafia, sono iseguenti:I dimostrativi, obbligatoriamente dopo le prep. a e kun, e facoltativamente dopo laprep. po e la cong. e, recuperano la vocale iniziale etimologica e si presentanodunque in forma non aferetica: a igustu, kun igussu, po igussus/po kussus, eiguqu/e kuqu.L'articolo indeterminativo, dopo le prep. in e kun, pretende una consonanteeufonica -d: ind unu, kund una.

Interpunzione

Il trattino si usa nei composti con verbo seguito sostantivo o avverbio: interra-mòrtus 'becchino' (plur. invariato interra-mòrtus), studa-fogu 'pompiere' (plur.studa-fògus) kala-kasu 'farfalla' (plur. kala-kasus); cosí pure quando il verbo èripetuto andai cèrri-cèrri 'ancheggiare', andai stòntona-stòntona 'barcollare'.Le interrogazioni e le esclamazioni sono introdotte dai punti interrogativi edesclamativi rovesciati: e intzandus,¡ baidindi! ; sèu torrau a dòmu,¿ e çis a kiniapu agatau?.L'articolo indeterminativo s'elide sempre davanti a vocale: un'atru pipiu, un'atrapipia.

A. Luca de Martini, Ramaḍān 1435 - Luglio 2014