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gradienti.xoom.it http://gradienti.xoom.it/main/sperimentazioni-pratiche/ TEORIA DI KESHE Bisogna capire che il punto non è creare energia, o creare sistemi di spostamento, ora è tempo di trovare la vera bellezza della creazione ! Keshe ——————————————– A seguito delle conf erenze italiane di Keshe si è f ormato un gruppo di lavoro con l’intento di f are sperimentazioni pratiche. Il grosso del coordinamento avviene naturalmente via internet a causa delle distanze tra i vari componenti. Tuttavia si sono rese necessarie delle riunioni f isiche . La prima f rase si è realizzata attraverso lo studio e la traduzione del brevetto 117 di Keshe. Noi abbiamo riscontrato che il lungo brevetto si componeva di tecniche e ampie parti descrittive riguardanti

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TEORIA DI KESHE

Bisogna capire che il punto non è creare energia, o creare sistemi di spostamento, ora ètempo di trovare la vera bellezza della creazione !

Keshe

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A seguito delle conf erenze italiane di Keshe si è f ormato un gruppo di lavoro con l’intento di f aresperimentazioni pratiche.

Il grosso del coordinamento avviene naturalmente via internet a causa delle distanze tra i varicomponenti.

Tuttavia si sono rese necessarie delle riunioni f isiche .

La prima f rase si è realizzata attraverso lo studio e la traduzione del brevetto 117 di Keshe. Noiabbiamo riscontrato che il lungo brevetto si componeva di tecniche e ampie parti descritt ive riguardanti

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la f ormazione della materia, delle galassie e dell’universo. I concetti sono ripetuti identicamente moltevolte , spesso con le identiche parole; è come se molti esperimenti dif f erenti f ossero stati assemblatiassieme senza una precisa coesione, per cui anche i dati risultano spesso non ben def init i e/ocontrastanti.

Attraverso domande f atte direttamente a Keshe, noi abbiamo riscontrato una strana lineacomportamentale dell’autore, diversa da quanto avviene normalmente . Noi abbiamo “intuito” che questotipo di esperimenti, i quali vanno a toccare i f ondamenti creativi della materia, assumano un caratterenon solo scientif ico, ma anche spirituale e nello stesso tempo di espressione di libera creatività.

Per esempio, abbiamo chiesto a Keshe perchè non ci desse in mano progetti dettagliati e specif iche dicostruzione.

La risposta è stata più o meno questa: ”Non ve le do perchè così è stata propagata questainf ormazione da sempre in tutte le parti dell’universo”.

“Accidenti!” Ci siamo chiesti il signif icato di tale af f ermazione, e l’unica spiegazione che siamo riuscit i adarci, è che in ogni esperimento, lo sperimentatore debba mettere in atta una SUA CREATIVITA ‘ .

Inoltre, per quanto appaia incredibile allo scienziato tecnicista, sembra checiò che viene creato assumauno strano rapporto con il creatore, quasi come un rapporto f iliale.

Chiaramente questo si scontra con le nostre credenze scientif iche, e all’interno del gurppo crea enormi perplessità.

Il discorso andrebbe approf ondito, e semmai lo f aremo in seguito, certo E’STRANO … !!!

A questo punto abbiamo deciso di mettere in campo una linea esplorativapartendo quasi da zero. Noi non stiamo cercando di ripeterepedissequamente quello che è scritto nel brevetto (anche perchè bisognerebbe capire a che parte delbrevetto ci si rif erisce) ma cerchiamo di osservare il comportamento dei vari gas partendo dacomposizioni semplici, per esempio solo H o H + He etc…

Non disponendo nè di grandi f ondi, nè di attrezzatureparticolarmente specializzate, ci siamo arrangiati conquello che avevamo a disposizione. Per esempioabbiamo una pompa a vuoto che f a 10-2 (usata a suotempo per esperimenti sulla f usione f redda), anche sesappiamo benissimo che serve una pompaturbomolecolare. Ci stiamo attivando per acquisirla maoccorrono tempi lunghi, agganci, competenze ed …anche denaro.

Nel gruppo ci sono f isici, ingegneri e tecnicispecializzati in particolare abbiamo degli ott imirealizzatori pratici.

(Io sono solo la segretaria nonchè traduttrice )

I teorici del gruppo, basandosi su quello che conoscono del plasmahanno subito posto l’attenzione sulla pressione, o meglio sulladepressione. I plasmi inf att i si f ormano f acilmente a vuoti elevati (da10-2 in su).

Tuttavia esistono applicazioni pratiche in cui il plasma si f orma apressioni ambientali ( t ipica è la saldatura al plasma).

Abbiamo subito chiesto a Keshe quale era la pressione ideale. Ci aspettavamo una risposta coerente

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con quanto scritto nei brevetti, in cui si parla in un caso di 10-7 in altri di 10-6 , più o meno sembravaquello il range di azione. La risposta di Keshe è stata equivoca ”la pressione non ha molta importanza”.Anche questa risposta ci ha lasciati perplessi.

Per il momento, in attesa della pompa molecolare, abbiamo deciso di operare avuoti modesti, per supplire a questo inconveniente possiamo aumentare ilvoltaggio di innesco della ionizzazione.

Noi abbiamo subito realizzato che vi era la necessità di vedere cosasuccedeva dentro al reattore. Abbiamo notato da alcune f oto f ornite da Kesheun reattore a f orma di campana con due buchi laterali, Keshe ha detto cheservivano per monitorare visivamente l’interno.

Vista la possibilità creativa e i pochi limiti imposti dal brevetto sui materiali,abbiamo deciso di provare a mettere alla base della campana un plexiglassdallo spessore di 1 cm trasparente.

Anche su questo c’è stata una lunga discussione, le perplessitàmaggiori sono state paventate dagli specialisti, i quali ritengono laluce ultravioletta (emanata dal nucleo di idrogeno ionizzato) possaessere dispersa perdendo l’intensità necessaria ad attivare lascintillazione dell’elio o altri gas. Eventualmente quindi siappoggerà sul piano di plexiglass un materiale speculare cherif letta completamente i raggi all’interno.

Un altra perplessità è data dal t ipo di raggi emessi potenzialmentepericolosi. Sappiamo che già l’idrogeno raggiunge il campoestremo di visibilità. Non possiamo essere sicuri di cosa succedepoi con elio neon etcc. Pertanto, onde evitare spiacevoliinconvenienti abbiamo deciso di allestire una telecamera eguardare attraverso un videoproiettore su uno schermo. Per ognieventualità abbiamo anche predisposto due contatore geiger. Sesolo avremo il sospetto di pericolosità, metteremo degli schermidel t ipo suggerito da Ighina, che è l’unico a nostraconoscenza che parlava proprio di questo tipo diesperimenti, e descriveva ef f ett i sotto molti aspettiidentici a quelli di Keshe.

Ighina sosteneva che servono strati di materiali diversiorganici e inorganici, per cui pensiamo di schermare conlastre metalliche, polistirolo organico, mattonicartongesso e altro.

Una delle parti più dif f icili da realizzare del meccanismo è quella di creare un perno rotante a tenuta stagna inmodo che si mantenga il vuoto. Questo lo abbiamorealizzato raddoppiando i paraolio immersi in grassosiliconico.

Per il momento vediamo che un vuoto di 10-1 vienemantenuto molto bene.

Il motorino viene controllato in corrente continua (non èdel t ipo passo a passo). Controlliamo la velocità dirotazione mediante dei sensori ad ef f etto “all” collegatiad una scheda di acquisizione.

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Le prove a banco hanno dimostrato che l’elica in presa diretta con il motore può raggiungere velocità dirotazione intorno ai 4000 giri al minuto nel vuoto.

Stiamo attivandoci per avere un sensore del vuoto in modo da immettere tutt i i dati nella scheda diacquisizione e poter f are dei graf ici ben def init i.

La prima domanda che gli specialisti si sono posti è stata relativa alla separazione dei gas f attaattraverso la centrif ugazione. In ef f ett i il metodo della centrif ugazione viene impiegato per laseparazione nel caso di ‘arricchimento dell’uranio. L’uranio, sotto f orma gassosa, viene separato dalsuo isotopo nonostante una variazione di peso estremamente modesta. Abbiamo considerato che nel nostro caso invece i gas variano molto di peso, se l’idrogeno è 1, l’elio è 4 volte più pesante, il neon 10e l’argon 18 etcc.

Noi sappiamo dalla teoria che la f orza centrif uga è direttamente proporzionale alla massa, esattamentecome lo è la f orza d’inerzia, pertanto la semplice creazione di una f orza centrif uga non separa glielementi. Si può constatare questo f enomeno nelle giostre rotative, dove il bambino seduto nelseggiolino raggiunge la stessa altezza dell’adulto molto più pesante , in quanto il bambino è soggetto apoca f orza centrif uga, ma ha anche meno inerzia. L’adulto ha maggiore f orza centrif uga ma anche una maggiore f orza inerziale che si oppone.

A che cosa è dovuta allora la separazione ?

La separazione è dovuta f ondamentalmente all’attrito . Inpratica la f orza centrif uga viene utilizzata per vincerel’attrito e per vincere l’inerzia. Avendo la massa maggioremolta più f orza centrif uga, è in grado di vincere primal’attrito; più l’ambiente è ricco di attrito (viscoso) più ilf enomeno della separazione risulta evidente. A questopunto qualcuno ha obiettato che all’interno del reattore citrovavamo in un ambiente raref atto, ma questo è relativo alnostro modo di pensare, anche perchè pur in vuoti spinti si hanno sempre miliardi di particelle presenti.

La domanda corretta è piuttosto, a che livello di nit idezza si separano in strati i vari elementi ? Questarisposta può essere esaudita solo dalla sperimentazione .

Qualche perplessità l’abbiamo avuta leggendo l’ult ima parte del brevetto di Keshe in cui lui suggerisce diintrodurre i gas uno a uno, partendo dal più pesante, f acendoli passare per un apposito canalettocentrale nella colonna del rotore, che li rilascia esattamente al centro della sf era. Keshe suggerisce di

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introdurre prima il gas più pesante e poi via via gli altri in ordine di leggerezza. Uno dei dubbi è questo, senoi mescoliamo i gas prima, e poi li introduciamo la miscela di gas ottenuta, sarà la centrif ugazione ingrado di creare precisi strati di separazione tra i gas ?

Ci si è posta poi la problematica di come miscelare i gas. L’operazione di introdurre i gas uno ad uno inun ambiente con vuoto di 10-6 è abbastanza complicato, bisogna calcolare la variazione di pressione,regolare perf ettamente la rubinetteria specializzata etcc.

Molto più semplice per noi è creare una mescolanzainiziale dei gas nelle percentuali desiderate, cheindicativamente potrebbero essere 20% H, 15% He15% Ne e 50% Ar. Per f are questo si pensa di usare unpistoncino per esempio dato da una siringa graduata(piuttosto piccola), si introducono in volume i vari gasche si mescoleranno. Dopo di chè, f atto il vuoto nelreattore, e collegatolo con il gas presente nelpistoncino, avremo il travaso automatico di una partedella miscela di gas. Se ne viene risucchiata troppa, siprovvederà ad estrarre il surplus con la pompa.

Ottenuto il caricamento della miscela che si spera pura (il reattore deve prima venire ben pulito edegasato tenendolo sottovuoto per un certo periodo in modo tale che il gas adsorbito dalle pareti vengaestratto completamente), si f a partire il rotore con gradualità tenendolo per un certo periodo a 500 giri esalendo poi lentamente.

La nostra idea è per il momento quella di ionizzare la sf era interna di idrogeno mediante due elettrodi acui f orniamo un potenziale di parecchi Volt (vedremo quanti ne servono)

Per un eventuale uso del reattore come generatore, c’è bisogno di localizzare rispetto alla colonnacentrale, le posizioni limite per ogni sf era di gas. Per f are questo è stato ideato un programmino che inbase alla percentuale di gas introdotti calcola in un asta graduata il raggio della sf era ( e cioè laposizione per un eventuale elettrodo per rilevare il potenzial) . il programmino può essere scaricato QUI.

E’ doveroso ora descrivere come abbiamo creato le eliche rotanti. Il primo presupposto di qualsiasi t ipodi elica è che le estremità della stessa rimangano dentro il nucleo di idrogeno (nucleo Carolina), perchèda quello che abbiamo capito, negli strati di separazione tra l’idrogeno e l’elio avviene uno sf regamentoche innesca certe reazioni non meglio specif icate. Quindi abbiamo dedotto che in quella zona non èopportuno introdurre ostacoli.

Questo si nota anche dalle f oto presentate da Keshe. I rotori quindi raggiungono dimensioni dell’ordinedi 4-5 cm di diametro, quando la sf era di idrogeno centrale (nucleo carolina) è di almeno 8 cm. Abbiamocreato un programmino che alleghiamo per valutare l’ampiezza delle sf ere di gas a seconda dellepercentuali di gas presenti nel reattore.

I rotori sono per il momento di tre t ipi:

il primo tipo è costituito solo da otto braccini sporgenti.

il secondo tipo è f ormato da un cilindro contenente quattro o sei magneti permanenti (orientati in modoche tutt i i nord siano in alto e i sud in basso o viceversa)

il terzo tipo è f atto come il secondo tipo ma con alette sporgenti (una situazione mista tra il primo e ilsecondo tipo)

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Le alette sono state realizzate con una stampatrice tridimensionale in plastica

Keshe in una delle tante af f ermazioni sostiene che in un primo tempo è meglio non usare il campomagnetico rotante f atto dalle calamite, anche se storicamente lui è arrivato alle sue conclusioni perquella strada. Keshe ci ha suggerito di evitare l’uso dei magneti rotanti centrali perchè si possono crearedegli improvvisi ef f ett i gravitazionali non ben controllati che portano alla rottura del reattore.

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Per aiutare eventuali persone che volessero unirsi in gruppi di sperimentazione, abbiamo iniziato un mini-f orum nel quale invit iamo chi è interessato ad iscriversi.

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gruppi di lavoro keshe

Il f orum prevede anche una parte in cui gli sperimentatori potranno, se vorrannocondividere idee e suggerimenti o f are domande e scambiare tecnologia.

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16.01.2013

La pompa molecolare non è ancora arrivata tuttavia con i mezzi attuali siamo in grado di f are qualchepiccolo esperimento con i gas. Per esempio è stato possibile testare se a pressioni comprese tra 1 e1000 millibar la sola rotazione della ventola centrale riuscisse a f ornire energia termica suf f iciente adinnescare l’accensione del plasma. Questo è stato provato sia con il solo idrogeno che con miscela digas e non ci sono stati ef f ett i particolari. Va detto che la prova è stata breve.

Finora non avevamo mai parlato del f atto che nel reattore f unzionante esiste un sottile condottoall’interno della colonna centrale che permette di introdurre i gas nel nucleo centrale, anche durante ilf unzionamento del reattore.

Andando a pressioni più basse ma ancora lontane daquanto previsto nel brevetto, ci siamo resi conto di ungrosso problema che si sarebbe presentato in seguito .Dovendo introdurre micro quantità di gas a pressioni di

10-6 ci si chiedeva che tipo di “rubinetto” potesse avere unasensibilità così elevata da permetterci di eseguire questocompito .

La domanda l’abbiamo posta ai costruttori di una pompamolecolare per avere il preventivo, ed abbiamo inviatol’inf ormativa a Keshe, il quale gentilmente ci f ornisce nelsuo f orumla soluzione da lui usata.

Keshe sconsiglial’introduzione di gas con f lussocontinuo usando un rubinetto regolatore per quantopreciso esso sia. Lui suggerisce invece di introdurrepiccoli quantitativi in modo discontinuo .

Il metodo corretto è il seguente, occorre prevedere un serbatoio di servizio abbinato al reattore. Questoserbatoio viene svuotato e poi riempito del gas che si desidera, a pressione superiore rispetto a quella dilavoro del reattore. I due serbatoi vengono collegati con un sottile tubicino di calibro noto. Sul tubicinovengono poste a distanze regolari delle chiusure date da valvole ad alto vuoto. Le separazioni vengonof atte a lunghezze standard, la distanza standard tra una valvola e l’altra diverrà la nostra unità di misura.Per esempio se la lunghezza tra una valvole e l’altra è di 3cm, lasciando entrare la quantità contenuta inquella f razione di tubicino avremo introdotto una “unità” di gas, se invece f acciamo entrare la quantità didue f razioni avremo introdotto due unità .

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Da quello che ci suggerisce Keshe quando il reattore f unziona l’introduzione di piccole quantità adeguatedi gas crea delle variazioni di potenza di energia . Da quello che dice sembra che una volta aperto ilcanale di comunicazione tra il reattore e l’ unità di servizio del gas, questo non entra tuttoimmediatamente ma viene risucchiato adeguatamente dal reattore che si autoregola nelfunzionamento.

In altre parti Keshe parla di introduzione anche di sostanze dif f erenti dai gas, e questo crea di volta involta delle variazioni che sicuramente daranno grande lavoro e gioia agli sperimentatori vista la versatilitàdel sistema e l’estrema quantità di variabili in gioco con incredibili risultati di creazione di materie ,sostanze ed ef f ett i nuovi.

Keshe dice che se noi andiamo a turbare la quantità di Idrogeno presente nel reattore in più o in meno siavrà un cambio di pressione e contemporaneamente i campi magnetici varieranno, potranno aumentare odiminuire. Egli dice che per trovare l’equilibrio serve un tempo abbastanza lungo. Si parla addirittura di giorni per capire bene cosa comporta l’introduzione di una piccola quantità di gas, quindi occorreprocedere con molta calma f ino ad ottenere la sensazione del controllo del reattore. Questo f a si che siinstauri un rapporto simile a quello del motociclista e la sua moto , quasi un tutt ’uno.

Se si lavora sulle proprietà gravitazionali del reattore,Keshe consiglia di controllare il reattore con relativosupporto mettendolo su una bilancia meccanica pervalutare cosa capita variando le condizioni di introduzionedi sostanze sempre con calma e dando il tempo al reattoredi trovare il suo equilibrio

Una cosa che ci raccomanda è di usare sempre prudenza etenere alt i i sistemi di sicurezza.

Viene anche ribadito che il reattore acceso, interagisce conl’atmosf era e con l’ambiente circostante e … con le persone presenti, e… con l’atmosf era interiore delle persone presenti. Questa interazionecon l’ambiente viene evidenziata e con la comparsa di una luminosità adiversi colori molto suggestiva all’esterno del reattore.

Il concetto viene ripreso considerando che ogni cosa si ripete sia ingrande che in piccolo. Keshe f a un’analogia tra l’atmosf era del reattore e le modif iche che avvengono all’interno nei momenti creativi,paragonandoli a quanto avviene in grande scala a livello planetario.

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Si potrebbe af f ermare che variando la qualità dell’atmosf era terrestre ( intesa in senso lato anche come atmosf era “mentale ” del pianeta) sipotrebbe avere per esempio una variazione interna agli amminoacidi chef ormano l’uomo.

A questo punto Keshe entra nel lato spirituale del f enomeno e ci ricorda che tutto si ripete ciclicamente,ciò che stà in basso stà anche in alto (detto alchemico) . Ogni cosa si ripete sempre nello stesso modoma con modalità diverse.

Dice ancora “Provate a f are tutto in modo semplice, cercate di divertirvi nel operare con i sistemi. Non cisono regole in questo gioco se non il rispetto della natura seguendo armonicamente le sue leggi . Sideve rispettare il sistema e la vita a cui dai inizio, assolutamente coscienti che si entra nel CAMPODELLA CREAZIONE.” Campo dove si deve agire con grande attenzione rispetto ed amore . Keshepoi racconta che ci si può imbattere in sistemi di reattori “indisciplinati”, altri “divertenti” perché “perquanto incredibile … i reattori … appaiono vivi “ .

Quando Keshe avvia il processo ha un atteggiamento di preghiera, di rispetto per il reattore stesso, equando lo spegne ringrazia per la conoscenza che ha dato. Siamo certi che questo è veramente f uoriportata per la mentalità attuale degli scienziati, ma tantè …

Una raccomandazione incredibile è quella di“non f argli cose sbagliate, in quanto f arà lo stesso a te”

Keshe f inisce con una nota di speranza dicendo “ f orse questo sarà utile alle persone che capiranno cheil tempo del castigo è f inito, in quanto se si sarà arrabbiati con il sistema.. si castigherà se stessi. “

La f rase f inale di Keshe è pura poesia “Bisogna capire che il punto non è creare energia, o crearesistemi di spostamento, ora è tempo di trovare la vera bellezza della creazione !”