GoriziaEuropa n. 2/11

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giornale del partito democratico di Gorizia

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Iscriviti al PD

L’iscrizione può essere fatta presso lanuova sede del Partito,

a Gorizia in viale d’Annunzio 15la sede è aperta con orario 10.00-12.30

e 16.00-19.00 dal lunedì al venerdì

Recapiti telefonici:0481 533456 0481 531436

fax 0481 549222indirizzo di posta elettronica del Circolo:

[email protected]

priorità programmatiche

per Gorizia pag. 3una larga alleanza per Gherghetta pag. 4la Provincia di Gorizia?

piccola ma molto speciale

Federico Portelli pag. 5de profundis per il

Messaggero Veneto pag. 6polemiche elettorali e/o

cavallo di Troia? pag. 7l’occupazione? arriverà dai settori

high tech, dalla chimica, dalla

green economy

Marco Rossi pag. 8le energie rinnovabili:

per il PD un’opportunità da cogliere

Alberto Zaccaro pag. 97 aree tematiche per

l’integrazione transfrontaliera

Alijosa Sosol pag. 10Gorizia: polo di ricerca e di sviluppo

di nuove tecnologie

Alessandro Bon pag. 11parole chiave per la ripresa: eccellenza,

innovazione, servizi

Federico Vidic pag. 12corridoio 5: Gorizia rischia l’isolamento

Bruno Crocetti pag. 14il Fondo Wandruszka

Marco Menato pag. 15superporto: i silenzi del Governo

e la debolezza di Tondo

intervista a Debora Serracchiani pag. 16referendum

il 12 e 13 giugno vota SI’ pag. 17itinerari a seconda

della permanenza in città pag. 18Ridurre i rifiuti si può, si deve

Lorenzo Furlani pag. 19Irma e Irene figlie di Francesco Scodnik ,

due “goriziane”protagoniste delle lotte

femministe e risorgimentali

Italico Chiarion pag. 20“L’Italia chiamò”

Carlo Michelutti pag. 22la “metamorfosi” delle popolazioni

del goriziano prima e dopo la guerra pag. 23a proposito della spartizione delle memorie

Franco MIccoli pag. 24il PD: mantenere l’autonomia dell’Azienda

Sanitaria Isontina

Francesco Pitzorno pag. 25legge di tutela della minoranza slovena

Livio Semolic pag. 26più alunni, meno docenti, più bocciati

Andrea Olivieri pag. 27le iniziative del PD pag. 28

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TESSERAMENTO 2011

in questo numero:

go r i z i a eu r opaG i o r n a l e d e l P a r t i t o D e m o c r a t i c o

d i G o r i z i a

Anno 3° - apr i le 2011 - numero 2

bimestrale

Reg. Tribunale di Goriz ia del 27/11/09 n. 08/2009Redazione : Gorizia - viale D'Annunzio, 15 - te l 0481 531436

D i re t t o re re s p o n s a b i l e : M a r z i o L a m b e r t i

Grafica e layout : Salvatore Simoncini

in copert ina : c inque anni di buon governo

Stampa: Graf ica Goriz ianavia Gregorcic - Goriz ia

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1.Un Presidente per la Provincia e

per GoriziaDa anni il territorio di Gorizia e della provincia è sistema-ticamente marginalizzato e spogliato di servizi, soprattuttoa causa dello scarso peso politico dell’Isontino presso laRegione. Le divisioni interne al territorio non fanno che in-debolirci ulteriormente, ed appare sempre più a rischiol’esistenza stessa della Provincia di GoriziaEcco perché chiediamo al candidato presidente di svol-gere con forza e dedizione un ruolo politico che oggi è fon-damentale: lavorare per l’unità e la coesione dell’Isontino,ascoltare le istanze del territorio per farsene portavoce,coordinare i vari soggetti locali per interloquire in modoautorevole con gli altri livelli istituzionali, Regione in primis,in modo da salvaguardare, promuovere e sviluppare le ri-sorse della nostra provincia.Questo è possibile solo con un Presidente che si pongarealmente al servizio di Gorizia, dell’Isontino e della suagente. In quest’ottica i punti seguenti non si riferisconoesclusivamente alle strette competenze della Provincia,ma riguardano un’azione politica complessiva da metterein atto in favore di Gorizia e del suo territorio.

2.Valorizzare la posizione strategica di Gorizia nelle

comunicazioni e nei trasporti

- La via per Gorizia come complementare al Corridoio 5.- Raddoppiare ed elettrificare la ferrovia Gorizia-Divaccia

per il collegamento con Lubiana.- Modificare il progetto TAV in modo da garantire un collega-

mento diretto tra Gorizia e la stazione di Ronchi Sud, desti-nata a diventare unica stazione TAV della regione Polointermodale.

- Promuovere il progetto di metropolitana leggera Adria A;- Liberalizzare l’autostrada isontina- Favorire la realizzazione del superporto di Monfalcone

3.Favorire l’insediamento di nuove imprese, col-

mando lo svantaggio competitivo nei confronti

della Slovenia- Nell’ambito delle competenze della Regione in materia di

Enti locali, nella prospettiva del federalismo e nel contestodel trattato istitutivo della Zona Franca, recepito dalla UE:verificare la possibilità di devolvere al Comune di Goriziaalcune competenze amministrative connesse alle attivitàproduttive per semplificare e snellire le procedure buro-cratiche;

- riconoscere a Gorizia la Zona Franca Urbana, o in alter-nativa riconoscere l’esenzione IRAP per le imprese inse-diate lungo il confine;

- promuovere un tavolo per un l’armonizzazione fiscale trale zone confinanti

- favorire il coordinamento tra Enti al fine di accelerare i pro-cessi autorizzativi legati all’avvio di nuove attività impren-ditoriali;

- portare all’attenzione dei partners del “Patto per lo svi-luppo” la questione dell’integrazione funzionale tra il portodi Monfalcone e l’autoporto di Gorizia, valutando la realepossibilità di utilizzo dell’area SDAG come piattaforma lo-gistica a servizio del primo e, in caso positivo, indivi-duando le soluzioni tecniche ed economiche per lariconversione, anche nell’ottica di sviluppare attorno allalogistica attività industriali di trasformazione e commercia-lizzazione dei prodotti movimentati via terra e via mare;

- anche tramite l’iniziativa del “Patto per lo sviluppo” edeventualmente attraverso un “Accordo di programma” conla Regione, la Provincia si faccia promotrice della crea-zione a Gorizia di un Polo internazionale per la ricerca, lasperimentazione e la produzione nel campo delle energierinnovabili e dell’efficienza energetica, che metta in reteimprese, Università ed enti di ricerca, sia italiani che slo-veni. I progetti di Ecube e del Polo Tecnologico di AreaScience Park devono essere coordinati. Va valutata lacreazione a Gorizia di un Dipartimento universitario diEnergia. Tutto ciò va accompagnato con un’azione di mar-keting territoriale che attiri investimenti privati a Gorizia, dicui la Provincia deve farsi capofila. Per elevare l’attrattivadi una simile realtà si può costituire un GEIE (Gruppo Eu-ropeo di Interesse Economico), struttura elastica e leggerache permette ai suoi membri di concorrere in posizione divantaggio per l’assegnazione di fondi UE.

4.Promuovere la collaborazione internazionale

come caratterizzante il territorio provinciale- Riformare e rendere efficace lo strumento del “Protocollo

di collaborazione transfrontaliera”- Sviluppare competenze approfondite per accedere ai

fondi europei, privilegiando i progetti capaci di attirare in-

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priorità programmatiche

per GoriziaNel corso dell’assemblea del Circolo di Gorizia del 29 marzo sono state presentate dal segretarioCingolani al candidato alla Presidenza della provincia Gherghetta le priorità per la città di Gorizia

chiedendo il suo impegno sui seguenti punti per lo sviluppo e il rilancio della nostra città

elezioni provinciali

uno scorcio del pubblico presente all’Assemblea

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vestimenti privati a lungo termine.- Creare un punto informativo transfrontaliero per le imprese

(consulenza sulle opportunità, sulla logistica, sui fondi na-zionali e UE...)

- Promuovere l’integrazione programmata e la complemen-tarietà fra i servizi sanitari transfrontalieri sia ospedalierisia territoriali, anche in vista dell’applicazione della Diret-tiva europea che liberalizza l’accesso ai servizi sanitari.

- Promozione congiunta delle risorse turistiche e culturali:- percorsi e pacchetti transfrontalieri del turismo storico-cul-

turale e vitivinicolo ;- percorsi ciclabili transfrontalieri;- sviluppo dell’aeroporto di Gorizia in ottica turistica, anche

creando una rete degli aeroporti minori tra Gorizia, Bovec,Portorose, Bled, Maribor, Veneto e Austria;

- Promozione di un media informativo transfrontaliero.

5.Ambiente: “rifiuti zero“ ed edilizia ecososte-

nibile- Valorizzare e portare a regime gli impianti di selezione e

compostaggio esistenti a Moraro; promuovere il “modelloVedelago“ nell’Isontino, attraverso la costruzione di un im-pianto di estrusione per il rifiuto secco residuo, nell’otticadi un vero e proprio “distretto industriale“ del riciclo, incen-tivando le imprese e sviluppando la ricerca sui materiali esul loro utilizzo in una filiera corta, promuovendo ancheuna forte azione di acquisti verdi da parte delle ammini-strazioni pubbliche.

- La Provincia si faccia promotrice, coordinatrice e capofiladi un progetto organico per l’efficienza energetica e leenergie rinnovabili negli edifici pubblici.

- La Provincia si faccia promotrice, coordinatrice e capofiladi un progetto organico per la riduzione dei rifiuti

6.Gorizia luogo dell’integrazione tra le Univer-

sità regionali- Gorizia diventi il luogo dell’effettiva collaborazione ed in-

tegrazione tra le Università di Udine, Trieste e Nova Go-rica, per promuovere un unico sistema universitarioregionale, razionalizzare ed elevare la qualità dell’offertaformativa, evitando la duplicazione di corsi e facoltà (adesempio: quella di Gorizia deve diventare l’unica facoltàinteruniversitaria di Architettura in regione).

- Rafforzare il ruolo del Consorzio universitario, come sog-getto in grado di coordinare gli enti territoriali per interlo-quire in modo autorevole con la Regione

- Portare all’interno del Consorzio universitario una propo-sta di completamento dell’offerta formativa attraverso l’isti-tuzione a Gorizia di una Scuola di PubblicaAmministrazione, ove formare i funzionari e i managerpubblici del Nord Est ma anche quelli dei nuovi Stati mem-bri della UE e di quelli in attesa di associazione dell’areadanubiano-balcanica, che devono sostituire progressiva-mente la vecchia classe dirigente pubblica formatasi neivecchi regimi comunisti con una nuova burocrazia distampo occidentale, in coordinamento con la Scuola Su-periore di Pubblica Amministrazione SSPA e la Scuola Su-periore di Pubblica Amministrazione Locale SSPAL.

- Unificare gli ERDISU di Udine e Trieste- Attivare forme di collaborazione transfrontaliera tra gli ate-

nei- Realizzare un Campus universitario transfrontaliero

Si sono ritrovati a metà marzo alla Transalpina, isegretari provinciali dei partiti che puntano sulla ricon-ferma del Presidente uscente. Enrico Gherghetta nelleelezioni provinciali sarà sostenuto da Partito Democra-tico, Italia dei Valori, Federazione della sinistra, SinistraEcologia Libertà, Unione slovena che non perteciperàcon una propria lista e con il simbolo ma sarà presentenella lista del PD. Nei giorni successivi la coalizione siè ulteriormente allargata con i Socialisti isontini chehanno formalizzato il loro appoggio alla ricandidaturadel Presedente uscente.

«Siamo riusciti a mantenere sostanzialmente inalte-rata la squadra che ha governato nell’ultimo quinquen-nio, con la quale stiamo lavorando al programma dapresentare agli elettori - ha evidenziato Gherghetta nelcorso della conferenza stampa- e ci sentiamo pronti ariconquistare la Provincia».

Gherghetta nell’occasione ha presentato alcuni deirisultati conseguiti nel corso del mandato. In particolareil Presidente uscente si è soffermato sul grande lavorosvolto dall’ente per i centri per l’impiego di Gorizia eMonfalcone che dal 2007 a oggi hanno permesso lasottoscrizione di 91.447 contratti a tempo determinato e20.143 a tempo indeterminato Ha messo inoltre in evi-denza i progetti legati all’occupazione, alle infrastrutturee al sociale che hanno comportato stanziamenti per 44milioni di euro. Ma per il futuro il più importante capitolodel programma elettorale sarà rappresentato dallo svi-luppo di una strategia per la green economy, che avràcome punti cardine l’energia solare, il riciclo dei rifiuti, lascelta dell’acqua come bene comune, la centralità dellaprovincia e l’economia marittima.

Una larga alleanza

per Gherghetta

Verso le elezioni provinciali

Nella foto i rappresentanti dei partiti alla Transalpina assieme a Gher-ghetta: da sinistra Loredana Panariti di Sinistra ecologia libertà, LiciaMorsolin della Federazione della sinistra, Donatella de Gironcoli del-l’Italia dei Valori, Juljian Caudek dell’Unione slovena, e Omar Grecodel Partito Democratico.

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Si sente dire, da certuni, che le Province sarebbero entiinutili. E certamente da abolire. Insomma, niente più cheun mero costo di cui si potrebbe fare a meno magari dele-gando il tutto a Comuni e Regioni. Posizioni non condivisi-bili, il portato di un’onda lunga, populista e pericolosa, chetende a far allontanare sempre più i cittadini dalle istituzioni.

Proviamo a ragionare. Se il Comune è titolare delle fun-zioni amministrative che riguardano i servizi alla personaed il governo delle dinamiche economico-sociali del terri-torio comunale, è pacifico che parimenti occorra un ente

tecnico-politico di coordinamento, pro gram mazione

e pianificazione di “area vasta” in diversi ed impor-

tanti settori per i quali la dimensione comunale non è

certo ottimale mentre quella regionale è troppo di-

stante. Insomma una dimensione intermedia tra Co-

mune e Regione, come previsto dalla Costituzione,

che sia efficace nella pianificazione e che garantisca

un ordinato assetto del territorio.

In termini di ampiezza territoriale e di entità demogra-fica, oggettivamente siamo forse lontani da condizioni ot-timali. Ma, di sicuro, siamo compositi. La Provincia diGorizia è un microcosmo che fa da cerniera tra l’area giu-liana, quella friulana, quella slovena. Ma proprio graziealla sua dimensione tutto sommato limitata, è possibile ot-tenere un ente provincia “a misura di cittadino”. Che ilbuon governo del centro-sinistra ha saputo sempre dimo-strare. Insomma: la Provincia un po’ come un grande Co-mune... in cui è più facile erogare servizi per le attività’produttive esistenti o per quelle, possibili ed auspicabili,future. Mi riferisco, oltre alle piccole imprese, alle grandiopere infrastrutturali legate alla logistica globalizzata e allepiù innovative filiere della greeneconomy.

La Provincia di Gorizia deve continuare ad essere, di-versamente da quanto accade per un certo “neocentrali-smo” regionale, un ente con una reale funzione di regia edi assistenza tecnico-amministrativa ai Comuni. Si po-

trebbe dire che è necessaria, sempre di più (sia nei rap-porti dei singoli comuni con la provincia che per l’unità cheserve all’Isontino tutto): “UNA PROVINCIA IN COMUNE”.

Ma ogni programmazione di area vasta, se vuole pro-muovere sviluppo a lungo termine, deve saper agire va-lorizzando le vocazioni del territorio e favorendo al suointerno i necessari riequilibri economici, sociali, culturali.Non solo. È la stessa Provincia di Gorizia che deve sapercredere, nel contesto regionale e transfrontaliero, alla suavocazione. Tra le poche province in Italia, quella di Gori-zia, ad avere sia l’accesso al mare che un confine di Stato.Con una naturale vocazione, quindi, internazionale e nellalogistica. Anche per questo, sulle questioni relative al cor-ridoio 5, occorre proseguire con una regia provincialeunica.

Di sicuro la Provincia di Gorizia deve mettere a valorela propria specialità. Insomma: saremo anche piccoli... maspeciali! Come lo è la nostra stessa regione FVG... Siamouna “provincia geopolitica”, sul cui territorio la storia ha la-sciato segni indelebili. In questo contesto di specialità, oc-corre sempre definire e rispettare anche il ruolo e lefunzioni proprie del capoluogo e della sua storia.

Su queste vocazioni - internazionalità, specialità, logi-stica - non possiamo negarcelo, anche Trieste conta. Nonpossiamo neppure eludere la domanda che in molti sipongono, surrettiziamente e magari senza aver il coraggiodi confessarla: ha senso che Gorizia e Trieste siano (an-cora) due province separate? Di certo, esiste una fortespinta lobbistica “filotriestina” in determinati ambienti po-litico-economici isontini. Una logica di “area vasta” ison-tino-giuliana che ci vedrebbe ormai risucchiati. Io credoche queste spinte debbano essere contrastate. Anche nel-l’interesse dei nostri cittadini, occorre riaffermare che nonsempre “vastità” di un’area, in termini di servizi, fa rimacon qualità.

Diverse logiche di “vastità” hanno già di fatto svuotato il

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la Provincia di Gorizia?

piccola... ma molto speciale Federico Portelli

Per politiche di sviluppo in settori con una precipua

caratterizzazione tecnica quali la difesa e la valorizzazionedell’ambiente (inclusa la tutela dagli inquinamenti), la valoriz-zazione dei beni culturali di valenza provinciale, la program-mazione sovracomunale per quanto attiene viabilità e traspor-ti, lo smaltimento dei rifiuti su un bacino economicamente otti-male per garantire un servizio di qualità ai cittadini.

Per politiche di sviluppo in settori con un marcato im-

patto sociale quali la promozione del diritto allo studio e l’of-ferta di un’edilizia scolastica di qualità o le politiche attive dellavoro incluse le funzioni amministrative relative alla forma-zione professionale.

Come presidio democratico su importanti funzioni tec-

niche ed economiche che, altrimenti, sarebbero lasciate inmano a lobby o ad altri enti non ad elezione diretta da partedei cittadini. Cittadini che possono scegliere una squadra diamministratori ed un programma di governo per la comunitàisontina. E per “comunità isontina” intendo, naturalmente, nonsolo quella formata dai residenti i Provincia. Bensì quella for-

mata dai residenti e da tutti gli “ospiti” che con noi e con il no-stro territorio intrecciano i loro rapporti economici: i lavoratoritransfrontalieri, gli studenti universitari, i lavoratori contoterzistiche sostengono il nostro tessuto industriale, i turisti... solo percitare alcune categorie.

Come livello istituzionale più adeguato per curare i rap-

porti con i territori a noi legati. ll tessuto socioeconomico eculturale del Cervignanese, la parte slovena della ex contea diGorizia, la storia e la tradizione di Aquileia e di Cividale. Eccodunque l’importanza della regia dei rapporti transfrontalieri ela questione della “provincia europea”. Lo strumento del Pattoper lo sviluppo ed il Protocollo transfrontaliero (da mettere insintonia con il GECT promosso dal Comune di Gorizia e daicontermini sloveni).

Come ente con una reale funzione di regia e di assi-

stenza tecnico-amministrativa ai comuni. E, in collabora-zione con questi promuove e coordina attività, realizza opere,dà una vision isontina nei settori del commercio, economico-produttivo, commerciale e turistico, culturale e sportivo.

la Provincia è la dimensione ottimale

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DE PROFUNDIS PER

IL MESSAGGERO VENETO

“E così il debutto del nuovo quotidiano (formato tabloid,full color, numero maggiore di pagine e testata legger-mente modificata) fino all’arrivo in edicola poteva rap-presentare un’incognita. Invece l’esame è stato superatoa pieni voti, nonostante la proverbiale ritrosia dei friulania esprimere giudizi “a caldo”. E la conferma del trendpositivo viene anche dai dati di vendita in città che, sep-pur ancora non definitivi, hanno fatto registrare un buonincremento….” Cominciava così l’articolo di presenta-zione del nuovo Messaggero Veneto lo scorso martedì23 marzo. Non aveva tutti i torti il giornalista, solo chenell’euforia della novità aveva mancato di segnalare chenon c’era più l’edizione di Gorizia. Proprio così le 4/5 pa-gine e anche più che costituivano il sale del giornale el’occasione per il suo acquisto NON CI SON PIU’ sosti-tute da un paio di articoli dall’isontino. E adesso spariràanche la redazione, magari uno alla volta.

Gorizia così disporrà di un solo giornale. Sì perché nelgiro di pochissimi giorni il giornale rimarrà invendutonelle edicole. D’altronde un goriziano o un isontino per-chè lo dovrebbe comprare dal momento che non c’è piùl’edizione locale? Infatti nel corso della prima settimanale vendite hanno registrato una flessione anche del 75%:tre copie su quattro non vengono più vendute. Quindil’obiettivo dell’editore è la chiusura del giornale nell’ison-tino. Insomma la proprietà unica ha deciso: per Triestee Gorizia Il Piccolo e solo Il Piccolo, per Udine e Porde-none il Messaggero e solo il Messaggero. Una perditasecca per l’isontino, luogo dove l’area giuliana si incon-tra con l’area friulana, che poteva godere di due giornaliche garantivano non solo una maggiore informazionema anche una certa concorrenza.

E così la strada verso il pensiero unico è aperta. In-somma siamo arrivati alla parola FINE per il Messag-gero a Gorizia. Una fine annunciata. Due mesi fa ilconsigliere regionale del PD, Brussa aveva detto inun’interrogazione al Presidente della Giunta RegionaleTondo che “Il previsto prossimo passaggio al formato ta-bloid dei quotidiani regionali Il Piccolo e Messaggero Ve-neto, che fanno riferimento al Gruppo EspressoRepubblica, rischia di comportare la chiusura della re-dazione goriziana del Messaggero Veneto, oltre che iltaglio di 6 redattori per ognuna delle due testate” .E laSegretaria regionale del PD Serracchiani, in una letterainviata al Presidente del Gruppo editoriale L’EspressoSpA, De Benedetti aveva denunciato che “L’ipotesi dimantenere un ‘presidio’ a Gorizia con tre giornalisti sa-

rebbe solo l’anticamera della chiusura definitiva e com-pleta del giornale a Gorizia nel momento in cui l’inevita-bile crollo delle vendite non ne giustificherebbe piùl’esistenza”

E a nulla è valsa la mobilitazione delle istituzioni localiche si sono mobilitate con ordini del giorno approvatiall’unanimità dal Consiglio provinciale e comunale, e at-traverso una lettera all’Amministratore Delegato e allaDi rezione del Gruppo editoriale, sottoscritta dal Presi-dente della Provincia e da tutti i Sindaci dell’Isontino.Anche le opposizioni hanno manifestato il giorno del-l’inaugurazione della nuova tipografia e davanti al Mu-nicipio (vedi foto) E’ prevalsa la fredda logica dei numeri,dei costi e dei ricavi.

Addio caro Messaggero Veneto, addio cara redazionegoriziana storica risorsa per la comunità isontina.

nostro territorio. Ma noi non dobbiamo rivendicare auto-nomia fine a sé stessa. Dobbiamo rivendicare servizi. Nelcampo della sanità come in quello dei servizi locali a rete(rifiuti, energia, acqua in primis).

L’aver smembrato, unici in Regione, la nostra multiutilityprovinciale, se poteva rispondere a certe spinte del mer-cato, di certo in prospettiva può non esser stata una sceltalungimirante per i servizi pubblici ai nostri cittadini e allenostre imprese. Le lotte di campanile in termini di servizisanitari ci hanno fatto fare la fine dei polli di Renzo.

Ma diventare periferia industriale di Trieste, per l’areamonfalconese, è forse un futuro lusinghiero? Non credo.

Per questo, dobbiamo fare squadra... Perché la nostraspecialità non può esser diventata quella di dividerci. Dob-biamo invece valorizzare le nostre potenzialità. Una pro-vincia come la nostra, con pochi comuni, inevitabilmentevede le funzioni di area vasta di fatto polarizzate tra il ca-poluogo e la cosiddetta “città mandamento”. Proprio que-sta polarizzazione è da contrastare e richiede alla politicae agli amministratori un surplus di ragionevolezza, disenso di responsabilità, di solidarietà. Dobbiamo sentirciinnanzitutto Isontini. Poi, certo, anche Monfalconesi, Gra-desi, Goriziani.

Ce la faremo!

I rappresentanti delle forze del centrosinistra il giornodell'inaugurazione del nuovo centro stampa di Gorizia,da cui usciranno le edizioni per tutta la regione del Pic-colo e del Messaggero, si sono recati in Municipio conla fascia a lutto, dove hanno consegnato al sindacoRomoli e ai rappresentanti del Gruppo Espresso unvolantino che esprimeva la contrarietà alla chiusura delfascicolo di Gorizia del Messaggero Veneto.

Nel volantino si leggeva: “Con la chiusura dell'edizio-ne di Gorizia del Messagero Veneto si spegne una voceautorevole, storica e preziosa risorsa per la comunitàisontina. Gorizia perde informazione, dibattito, confron-to conoscenza del territorio. Perdiamo professionalità:un redattore e una decina di collaboratori precari vannoa casa in un momento di grave crisi del lavoro. Il Mes-saggero perde lettori: circa un migliaio di copie vendutein meno, preventivate dall’Azienda. Il restante presidiogoriziano di tre giornalisti sarà probabilmente l’antica-mera della chiusura totale. Per tutto questo oggi nonpossiamo festeggiare”.

Con la fascia a lutto per la chiusura

dell'edizione di Gorizia del

Messaggero Veneto

foto

Bum

baca

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Ha iniziato qualche mese fa affermando che il modellodi sviluppo perseguito per Monfalcone è fallito in quanto l’area urbana pur in crescita è sempre più degradata, senzaservizi perchè senza “potere direzionale” mentre Gorizia,città in declino, rimane aggrappata ad un ruolo istituzionaleipertrofico ed a un impiego pubblico sovradimensionato.Insomma una catastrofe politica i cui primi responsabilisono i rappresentanti monfalconesi nelle istituzioni, nel-l’economia e nella politica. Monfalcone deve avere un rie-quilibrio istituzionale e di servizi rispetto al capoluogoGorizia. Ha tutti i numeri per contare di più, ma è priva diuna guida, mentre Gorizia si concede i lussi senza avere inumeri. Insomma l’appartenenza alla provincia di Goriziaè stata catastrofica e ha negli ultimi anni prodotto la deser-tificazione dei servizi in quanto la città si è vista privare diistituzioni come la Pretura, la dogana, l’Inail. E poi l’af-fondo finale: «ritengo che almeno le province di Trieste eGorizia dovrebbero unirsi per raggiungere una ”massa cri-tica” al pari di Udine e Pordenone. L’accorpamento diven-terà comunque una realtà e più tardi si realizzerà, piùavremo sprecato occasioni e risorse».,

Insomma “meglio essere in Provincia di Trieste” comesostiene Fasola, non nuovo a simili esternazioni. è tutto dadimostrare. E’ più facile dimostrare che l’appartenenza allaprovincia di Gorizia ha saputo garantire a tutto il manda-mento pari opportunità e dignità . Un esempio riguarda ilFondo Gorizia che ha erogato milioni di euro non solo peril polo universitario di Gorizia ma anche per lo sviluppo delporto di Monfalcone e delle sue infrastrutture, interventiche hanno contribuito a unificare l’intero territorio provin-ciale. Un altro esempio l’ha fornito un lettore de il Piccoloche ha avuto la cura di elencare tutti i monfalconesi e i bi-siachi che hanno peso economico e politico nell’isontin.L’elenco alquanto lungo, comincia con il Presidente della

Provincia, continua con due assessori provinciali, cinque(su sei!) Consiglieri regionali, i Presidenti di Apt e di Iris,i Segretari provinciali dei tre sindacati ecc. ecc. senza con-tare le decine e decine di Sindaci, assessori, consiglieri co-munali e provinciali del monfalconese. Tutti responsabili“della catastrofe politica di Monfalcone” come dice Fasola?

Insomma Fasola e chi sta dietro continua ad indebolirel’isontino e innanzi tutto proprio nei riguardi di una Regionenella cui Giunta, guarda caso, non vi è alcun rappresen-tante della nostra provincia...E cosa sperano nella spari-zione della provincia di Gorizia e nel suo assorbimento inquella di Trieste? Monfalcone conterebbe di più o di menoad essere periferia di Trieste? E nel progetto di Unicredit,se andrà in porto, che speranze avrebbe Portorosegasenza un intera provincia a sostenerlo nel braccio di ferrocon Trieste? Più probabile che Trieste, città di mare, da-rebbe a Monfalcone città di mare (ma molto più piccola)poche briciole per il suo sviluppo riducendola né più némeno che a sua periferia. E probabilmente non avrebbecertamente salvato le sedi di istituzioni come la Pretura,la dogana, l’Inail.

E allora queste ricorrenti prese di posizione che sensoanno? indebolire l’isontino per facilitare il suo assorbimentonella provincia e/o area metropolitana di Trieste ? E chisono i suoi alleati, isontini e non? Ma forse più modesta-mente ha come obiettivo le ormai imminenti elezioni co-munali per cui appare facilmente comprensibile attribuireogni responsabilità a tutti gli altri e cioè ai rappresentantimonfalconesi definiti “una casta asserragliata nelle istitu-zioni locali, priva di rinnovamento, incapace di risolvere iproblemi e preoccupata solo di perpetuare la propria car-riera politica”. Probabilmente Fasola sta solo cercandouno spazio politico per la sua lista che proprio in questigiorni si è presentata per le elezioni comunali quando

parla di “redistribuzione delle risorse nel terri-torio e di capacità di liberarci delle catene chela politica ha imposto a questa città”. Maanche se si trattasse di polemiche da campa-gna elettorale rappresenta oggettivamenteun cavallo di troia (insieme ai suoi amici) sultema fondamentale dell’unità della provincia.Il che non va sottovalutato. Non vincerà leelezioni ma il danno alla Provincia rimarrà.

I dati smentiscono alcune affermazioni di Fasola.Gli interventi del Fondo Gorizia (Fonte: CCIA - va-lori in migliaia di euro) si sono distribuiti su tutto ilterritorio provinciale compreso Monfalcone il cuiporto ha beneficiato e beneficia, giustamente, di im-portanti investimenti. E senza dimenticare che ilFondo è uno degli strumenti che sono stati guidatiper molti anni da un Presidente bisiaco. Anche luiappartenente alla famosa “casta asserragliata nelleistituzioni locali”?

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polemiche elettorali e/o

cavallo di Troia?

Contributi, prestiti, anticipazioni del Fondo

Gorizia quadriennio 2004-2007

Programma promozionale della CCIA 1.830

Progetto marketing del Collio 3.850

Iniziative per il commercio 210

Programma fieristico 2.246

Promozione (totale) 8.166

Interventi Polo universitario 2.119

Interventi Porto di Monfalcone 8.571

Realizzazione aree industriali e artigianali 3.752

Riqualificazione quartiere fieristico 6.500

Acquisto ex albergo impiegati

(anticip. al Comune di Monfalcone) 2.549

Ristrutturazione ponte Isonzato (prestito alla Provincia) 671

Altri interventi infrastrutturali 2.971

Infrastrutture (totale) 26.912

Innovazione 4.678

Sostegno alle imprese 30.676

Altri interventi 6.800

TOTALE 77.233

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Nel 2009 sono stati18.461 i lavoratori avviati adoccupazione dai due Cpi(Centri per l’Impiego) dellaprovincia di Gorizia: Goriziae Monfalcone. Nel caso del Cpi di Gorizia, la cui compe-tenza territoriale si estende su Gorizia, Savogna, Sagradoe tutta la Destra Isonzo, sono stati 6.215 i lavoratori assunti:1.443 dei quali a tempo indeterminato (il 23,2% del totale).Servizi alle persone, attività commerciali, turistiche e alber-ghiere a fare da traino: IKEA su tutti con 207 assunzioni,mentre a Gorizia campeggiano le 51 assunzioni della indu-stria dolciaria Witor’s. Un’attività, quella dei Cpi, che si èavvalsa in questi anni di strumenti normativi come quelliprevisti dalla L.R.18/2005, la legge Cosolini che ha dotatola nostra Regione di alcuni tra gli strumenti più efficaci nelpano rama nazionale per la tutela dei lavoratori e l’avvia-mento all’occupazione di categorie come i disoccupati dilunga durata, le donne disoccupate, i disoccupati oltre i 45anni di età.

Poche o tante le assun-zioni a Gorizia? Quella dicompetenza del centro diGorizia è un’area che com-prende 5.276 aziende cen-site dall’Agenzia regionale

del Lavoro, per un totale di 18.544 occupati. Per fare unconfronto, guardiamo ai dati di un territorio simile. Il Cpi diCividale (5.050 imprese e 19.471 occupati) ha avviato allavoro 4.453 addetti nel 2009, ben il 28% in meno. Dati si-mili anche a Spilimbergo, San Vito al Tagliamento e nelMedio e Alto Friuli. Certo, c’è anche chi fa meglio: Monfal-cone avvia al lavoro più di 8.000 addetti. Insomma una per-formance generale più che buona dei Centri per l’Impiegodella provincia a Gorizia, che hanno fatto tesoro di 3,5 mi-lioni di euro stanziati dalla Provincia. Insomma un inqua-dramento normativo merito del centrosinistra a livelloregionale, e di cui anche oggi il centrosinistra a livello pro-vinciale sembra aver saputo sfruttare gli strumenti megliodi amministrazioni provinciali guidate dal centrodestracome Pordenone o Udine.

Eppure una performance che, se è buona a Gorizia enella Destra Isonzo, è trainata però dal Monfalconese nel

suo complesso, mentre nel Goriziano vede ancora la de-bolezza del settore industriale. A fare da traino nelle assun-zioni a Gorizia e nella Destra Isonzo sono infatti i servizi:l’industria ha contribuito solamente per il 10% del totaledegli avviamenti al lavoro. Carraro, Vouk e Prinzi sonoesempi di situazioni di difficoltà di molte storiche presenzeindustriali a Gorizia. I dati però chiariscono anche che nelcomplesso grazie ad uno sforzo lungimirante dell’ammini-strazione provinciale, l’occupazione ha tenuto, e al tempostesso non mancano esempi recenti di imprese che si in-sediano a Gorizia e creano occupazione. La Miko realizzarivestimenti in microfibra, impiega circa 40 addetti a S.An-drea e cresce al ritmo del 20%. Crescita a due cifre ancheper Coveme, rivestimenti per la componentistica legata alfotovoltaico, 140 addetti ed una precisa scelta maturata al-cuni anni fa, trasferendo la sede legale a Gorizia da Bolo-gna. Kemica ha in programma di ammodernare il proprioimpianto a Savogna ed ha assunto 12 addetti nel 2010. Danon dimenticare il grande stabilimento della multinazionalefinlandese Matso Paper. E bisognerebbe ancora ricordarel’iniziativa di AREA SCIENCE PARK, il Parco scientifico trie-stino che intende insediare aziende high tech su un’area di2.000 mq presso la SDAG: è il progetto di technoAREA cheè localizzato nel Padiglione A dell’autoporto goriziano. Sa-ranno questi i settori che traineranno la creazione di occu-pazione: perché ad alto contenuto di ricerca e capitale, suicui le economie a basso costo del lavoro come la Cina an-cora non riescono a competere. Pur sapendo che qui lavera differenza la farà sempre il carico fiscale, che spostan-

l’occupazione? Arriverà dai settori

high tech, dalla chimica, dalla green economy

Marco Rossi

Gorizia Europa propone alla riflessione della città, degli elettori, degli operatori eco-nomici, della politica, una serie di riflessioni e analisi elaborate dal PD di Gorizia

che riguardano il lavoro, le opportunità, i nuovi settori , insomma le possibili stradedi uno sviluppo e di una crescita per una città che si interrroga, anche in vista delleprossime elezioni provinciali, su cosa fare e dove andare. La vicinanza con il Primo

Maggio, giornata dedicata al lavoro, non è puramente casuale.

...a patto di saper sfruttare pienamente i vantaggi competitivi del nostro territorio: infrastrutture,aree industriali a basso costo, fondi pubblici regionali.

3,5 milioni di euro stanziati dalla Provincia

a sostegno dell’occupazione

I Centri per l’Impiego dellaprovincia di Gorizia fannocomplessivamente megliodi quelli delle province di

Udine e Pordenone.

nelle foto: alcune immagini del terminal SDAG

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Una ricerca del Politecnico di Milano ha quantifi-cato l’occupazione creata dalla green economy

Alberto Zaccaro

Nelle scorse settimane, è stata pubblicata, da partedel Politecnico di Milano, la seconda edizione del SolarEnergy Report, un’analisi molto lucida e obiettiva sull’in-dustria delle energie rinnovabili. Nel 2009, l’Europa haraggiunto una potenza complessiva di 14 GW, confer-mandosi leader assoluto nel settore delle installazioni fo-tovoltaiche con il 65% dell’energia prodotta a livellomondiale.

L’Italia resta presente nel settore dell’impiantistica edell’installazione, ma rimane fanalino di coda per quelloche riguarda l’high tech, soprattutto a causa della diffe-renza in termini di quote di investimento in R&D (ricercae sviluppo) rispetto a paesi come la Germania (leaderassoluto del settore) e la Spagna. Il rapporto presentainoltre delle stime che, sebbene approssimative, dannoun’idea generale di quelle che sono le opportunità di cre-scita occupazionale che può interessare il settore nel no-stro paese.

Ad oggi sono 7.000 i dipendenti che lavorano diret-tamente nel business del fotovoltaico, ma diventano20.000 se si considerano anche i soggetti coinvolti indi-rettamente nell’industria. Fenomeni di apprendimento elo sfruttamento delle economie di scala di cui si può be-neficiare comporterebbero un aumento fino a 50.000soggetti che operano nel mercato. Nel solare termico in-vece l’occupazione è cresciuta di una percentuale pari al30% tra il 2008 e il 2009 ed è destinata ad assestarsi sutassi di crescita consistenti. Questo rappresenta un toc-casana in un periodo di crisi generale, soprattutto per ilmercato del lavoro. Le figure più ricercate nel futuro pros-simo andranno dai soggetti con elevate competenze tec-niche, che si occuperanno della progettazione e dellacreazione dei siti, fino ai tecnici commerciali per la pro-mozione delle aziende e per la consulenza e l’assistenza.

E a Gorizia? Per il PD cittadino questa può davveroessere la strada giusta per (ri)creare occupazione in unsettore industriale che promette di continuare a svilup-parsi ancora nei prossimi anni: accanto alla propostasulla creazione di un distretto industriale per le rinnova-bili, esiste già il progetto E-cube (“E” al cubo che sta perEnergy Economy Environment – Energia Economia eAmbiente) per la realizzazione di un parco delle rinnova-bili che ospiterà un impianto di dimensioni industriali, in-tegrato con quattro tipi di energie sostenibili ricavatedall’impiego congiunto di biomasse, impianto fotovol-taico, eolico e geotermico. Il progetto offrirà opportunitànel campo della sperimentazione e dimostrazione tecno-logica attraverso la realizzazione di laboratori di ricercaad hoc destinati a studenti e neolaureati interessati al set-tore. Un modo per ridurre il gap tecnologico nel settore,favorendo lo sviluppo in ambiti tecnologici d’avanguardiae attirando a Gorizia i migliori “cervelli” del settore.

dosi poco più in là nella confinante Slovenia è molto piùbasso, 21% contro circa il 31,4% tra Ires e Irap in Italia

Spiragli che fanno intravvedere alcune strategie percreare occupazione e sviluppo: sfruttare i vantaggi compe-titivi locali, come il costo dei terreni industriali, 37,70 euroal mq nel Consorzio industriale di Gorizia contro i 150-250che si registrano in molte zone industriali del vicino Veneto(fonte: Il Sole 24Ore Nord Est). E ancora le risorse e glistrumenti della specialità regionale, da Friulia al Frie (al Friesi è affidata ad esempio la Sdag per l’investimento da 4 mi-lioni di euro per la realizzazione dell’impianto fotovoltaicoda 19 mila metri quadrati capace di generare circa il 50%del fabbisogno energetico dell’autoporto) Ben sapendo chea fare la differenza, più che i soldi, k sono la burocrazia (che è arrivata addirittura a far desistere gli investitori slovenidi Seaway), e le infrastrutture che possono essere ancorala carta vincente. In fondo a pochi chilometri da Gorizia sitrova l’aeroporto, l’autostrada A4, il raccordo che tra unanno sarà trasformato in autostrada, Lubiana dista un paiod’ore. Strategico, quindi, non perdere la chance dell’alta ca-pacità e il raccordo dell’area goriziana con il maggiore asseper il trasporto sia di merci che passeggeri dei prossimianni.

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Le energie rinnovabili:

per il PD un’opportunità

da cogliere

STRATEGIE PER LA CRESCITA

“Europa-Italia, un progetto alternativo per la crescita” è iltitolo del documento nazionale con le proposte del Partitodemocratico per l’economia, il lavoro e le finanze pubbli-che presentato a marzo alle parti sociali. Sul fronte dellavoro l’universalizzazione e omogeinizzazione degli am-mortizzatori sociali, la riduzione della segmentazione tradiversi tipi di rapporto di lavoro, il reddito di ultimaistanza, la partecipazione femminile al lavoro sono i puntifondamentali. Sul fronte delle imprese, la sfida della crea-zione di occupazione si persegue innanzitutto con politi-che che abbiano bene in mente la necessità diindividuare alcune priorità su cui indirizzare investimentie risorse imprenditoriali, che per i prossimi anni non pos-sono che essere: filiere della green economy (chimicaverde, efficienza energetica, rinnovabili, edilizia e mobi-lità); nuove filiere del made in Italy (con particolare enfasisulla meccanica dei beni di investimento, servizi inclusi);tecnologie della salute (l’intera filiera); tecnologie per ibeni culturali. E una politica fiscale che premi l’innova-zione, gli investimenti e le reti di imprese.

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Dopo decenni di alti e bassi nella collaborazione transfron-taliera, di progetti concreti e di idee progetto parzialmente at-tuate, Gorizia si trova di fronte ad una scelta di campoessenziale: soccombere oppure crescere e svilupparsi in-sieme al suo territorio naturale e alle realtà presenti oltre con-fine tra le quali la più importante è la città di Nova Gorica.

La scelta è ancora per vari motivi difficile ma probabil-mente (i miracoli anche nella nostra regione possono sempremanifestarsi… se c’è volontà e lungimiranza politica) l’unicache può portare vantaggi e prospettive nel breve e lungo pe-riodo per la città ma anche per il territorio provinciale.

Quali sono le aree tematiche sulle quali Gorizia dovrebbepuntare e nelle quali dovrebbe concretizzarsi la collabora-zione transfrontaliera? Esse in realtà possono essere tantee variegate, dipende da chi le attua e quanti sono i possibilibeneficiari. Per seguire la logica che impone l’Unione eu-ropea alla progettazione e alla programmazione dello svi-luppo nei singoli territori, Gorizia dovrebbe puntare su unset di tematiche limitato e programmato nel tempo. Diver-samente rischierebbe di non centrare gli obiettivi prepostiproprio a causa dello loro numero eccessivo e quindi delladifficoltà nella loro attuazione. Per dare maggiore coerenzaalla strategia e continuità con il lavoro già svolto nel corsodegli anni, la scelta potrebbe essere limitata a sette areetematiche con diversi livelli di integrazione transfrontalieraed di attuazione.

Le aree più interessanti, ognuna delle quali dovrebbe es-sere sviluppata con più proposte delimitate in singoli pro-getti sono le seguenti:

1. Gestione congiunta delle problematiche ambien-

tali: progetto congiunto per prevenire e gestire le esonda-zioni dell’Isonzo e del Vipacco; progetto per la gestionecongiunta dei rifiuti nell’area goriziana.

2. Gestione congiunta delle problematiche concer-

nenti il traffico e la viabilità nell’area transfrontaliera:

progettazione congiunta di piste ciclabili e delle arterie cit-tadine in un’ottica integrata che consenta di ridurre i pro-blemi legati alla viabilità e all’inquinamento nei due territori;supporto e upgrade del progetto Adria A per ripristinare emodernizzare il collegamento ferroviario con Sežana equindi con Ljubljana e Capodristria.

3. Promozione congiunta delle risorse turistiche e

culturali: sviluppo di percorsi turistici con relativi pacchettituristici, promozione congiunta del territorio transfrontalieroattraverso la creazione di un brand riconoscibile, coopera-zione tra istituzioni turistiche in ambedue i territori con crea-zione di eventi di ampio respiro e con un budget adeguato,creazione di eventi culturali come ad esempio un festivaltransfrontaliero multidisciplinare da realizzarsi nel periodoestivo tra Gorizia e Nova Gorica, sviluppo dell’aeroporto di

Gorizia con servizi turistici quali ad esempio gite aere,crea-zione di una rete degli aeroporti minori tra Gorizia, Bovec,Portorose, Bled, Maribor, Veneto e Austria; promozionecongiunta delle tre aree vinicole: Carso, Collio, Valle del Vi-pacco come destinazione unica, promozione della destina-zione della 1°.Guerra mondiale da Bovec a Monfalcone conl’inclusione del Carso Triestino.

4. Sviluppo economico dell’area vasta transfronta-

liera: creare un ufficio transfrontaliero che si occupi con-cretamente e fattivamente di agevolare la creazione diimprese nel territorio transfrontaliero attraverso la continuainformazione sulle opportunità per le imprese italiane e slo-vene. Supporto tecnico in collaborazione con i professioni-sti dell’area per risolvere problemi di tipo logistico, forniresupporto e assistenza per ricevere fondi nazionali e UE, ri-solvere problemi di tipo amministrativo e finanziario.

5. Sviluppo congiunto dell’offerta universitaria e pro-

mozione congiunta dei rispettivi consorzi universitari:

creazione di doppie lauree, conferenze e studi sull’integra-zione europea per valorizzare il Conference Centre di viaAlviano, progetto per creare un campus universitario tran-sfrontaliero.

6. Sviluppo di un media informativo transfrontaliero,

ovvero upgrade del sito informativo sviluppato dalla Provin-cia di Gorizia.

7. Assistenza sanitaria e servizi sociali transfronta-

lieri: predisposizione di proposte per la Regione e il mini-stero sloveno della Sanità al fine di preparare la sanitàgoriziana alla liberalizzazione dei servizi sanitari previstaper il 2014.

Alcune di queste tematiche e di progetti all’interno di essepotranno essere sviluppate dal GECT in fase di approva-zione tra Gorizia, Nova Gorica e Šempeter Vrtojba, mentrealtre dovranno essere supportate e attuate dalla Provinciadi Gorizia con partner quali le direzioni regionali, associa -zioni culturali, associazioni di categoria e sul versantesloveno comuni , agenzie di sviluppo, associazioni e mini -steri.

I progetti da realizzare in tale ambito potrebbero esserefinanziati dal Programma per la cooperazione transfronta-liera Italia-Slovenia, ma anche da altri fondi di natura comu-nitaria come ad esempio Italia-Austria, Adriatico ecc. Dallato italiano si potrebbe inoltre concordare partnership stra-tegiche tra il Comune di Gorizia, la Provincia e il GEIE I Tea-tini - Institutional European Network nel quale è presente ilcomune di Monfalcone per concorrere su fondi comunitaridiretti e reperire altre risorse da destinare allo sviluppo dellaProvincia di Gorizia ma anche di altre aree limitrofe.

7 aree tematiche per

l’integrazione transfrontalieraAljoša Sosol, responsabile gruppo collaborazione transfrontaliera del PD di Gorizia

La scelta strategica di Goriziasp

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Nel tentativo di dare a Gorizia un futuro diverso daquello di inesorabile, lento declino in cui sembra esserecaduta, da diverso tempo e da più parti si sta tentando didelineare un percorso per la costituzione di un polo dedi-cato alla ricerca applicata e allo sviluppo -grazie all’inse-diamento di nuove realtà produttive- di nuove tecnologieafferenti alle fonti di energia rinnovabili.

Penso non ci sia molto da dire sulla grande importanzastrategica che tali fonti rivestono oggi e sempre più, nellasperanza che l’ennesima chimera nuclearista svaniscadefinitivamente, nel prossimo futuro, se non altro per rag-giungere gli obiettivi di minima del cosiddetto Patto per ilClima “20 –20 –20” che impone ai paesi dell’Unione,entro il 2020, di ridurre del 20% le emissioni di anidridecarbonica (CO2), di aumentare del 20% l’efficienza ener-getica, di produrre il 20% dell’energia dalle fonti rinno-vabili e di usare almeno il 10% di combustibili rinnovabilio fonti rinnovabili nei trasporti. In verità tale opportunitàgià da alcuni anni è ben chiara nella mente di alcuni,tant’è che già nell’ultimo periodo dell’amministrazioneBrancati si era avviato un percorso con praticamente glistessi attori oggi coinvolti in iniziative simili (Università;Istituti di ricerca come CETA; AREA Science Park; im-prenditori locali) per creare tale polo di attrazione e svi-luppo.

Ora ritengo che, apprezzando comunque gli sforzi chei diversi attori stanno ancora profondendo per fare decol-lare i propri progetti bisogna evitare che si seguanostrade parallele per non dire addirittura divergenti.

Infatti, al di là delle (poche) iniziative imprenditoriali inessere che evidentemente si basano su valutazioni eco-nomiche tali da poter garantire in tempi ragionevoli il rien-tro degli investimenti, per gli altri progetti, (specie se diricerca applicata o di realizzazione di impianti pilota osperimentali), si tratta principalmente di costituire unarete di soggetti pubblici e privati che condividano i mede-simi obiettivi, in grado di caratterizzarsi in un attività si-stematica di reperimento fondi (fund raising) che sonoancora disponibili ai livelli “più alti” della programmazioneeuropea.

Dico ciò perché per molti anni ci siamo forse accanitisulla cosiddetta programmazione locale/regionale (Obiet-tivo 2; i vari Interreg, peraltro menzionati moltissimo manon usati davvero altrettanto intensamente) e che pur-troppo – mi si passi l’analogia informatica - hanno pro-dotto più software che hardware, mentre a livello dell’UEesistevano ed esistono ancora molti programmi che met-tono ancora a disposizione significative risorse economi-che (penso al programma EIE, così come a CentralEurope, al Settimo programma quadro – FP7 - per la ri-cerca) senza parlare dei nuovi strumenti di politica regio-nale e ingegneria finanziaria quali JASPERS, JEREMIEe JESSICA. Per sfruttare a pieno tali opportunità condi-

zione necessaria è costituire appunto una rete di soggettiappartenenti a diversi stati membri e che non può noncoinvolgere territori di Nova Gorica e di SemperterVrtojba in primis.

In attesa di conoscere le sorti del grande contenitoreche dovrebbe essere rappresentato dal GECT e che co-munque avrà un ruolo predominante soprattutto con lafutura programmazione 2014-2020, penso sia il caso dichiedersi cosa si può fare fin da subito – cioè da oggi al2014 - per concorrere ai bandi dell’UE con professiona-lità e forza tali da potere avere successo non in manieraoccasionale ma sistematica. Questa una possibile propo-sta: considerato che per attrarre imprenditori e sviluppareattività di ricerca applicata è necessario disporre di unasolida base economica che oggi può essere costituitaquasi esclusivamente con gli strumenti sopra citati, sa-rebbe interessante promuovere la creazione di un GEIE(GRUPPO EUROPEO DI INTERESSE ECONOMICO)fra realtà slovene ed italiane, strutturato inizialmente in-torno a uno/due progetti concreti (ad esempio sulle bio-masse e i biocarburanti di seconda/terza generazioneovvero sui nuovi materiali per l’industria fotovoltaica) che,facendo tesoro ad esempio dell’esperienza di AREAScience Park nella redazione degli application form,possa concorrere sistematicamente ai prossimi ( tardaprimavera del 2011) bandi europei.

Il vantaggio del GEIE è che esso è uno strumento im-mediatamente utilizzabile: esso infatti consente ad im-prese, enti giuridici di diritto pubblico o privato e liberiprofessionisti, appartenenti a Stati diversi della ComunitàEuropea, di realizzare svariate forme di cooperazionetransnazionale basate su uno stesso modello contrattualericonosciuto e tutelato dai diritti interni e dal diritto comu-nitario (in Italia è normato dal D. Lgs. 23 luglio 1991, n.240). Il GEIE è una struttura elastica e leggera che per-mette ai suoi membri, senza comprometterne l’indipen-denza economica e giuridica, di esercitare insieme le loroattività economiche. La sua caratteristica principale è rap-presentata dal fatto che esso non persegue profitti per sestesso, ma tende solo “ad agevolare o sviluppare l’attivitàeconomica dei suoi membri, a migliorare o ad aumentarei risultati di questa attività”. In pratica un GEIE è di fattosempre ammesso a partecipare a bandi comunitari edanzi in molti casi può permettere di ottenere maggioripunteggi nelle valutazioni di merito.

In definitiva è necessario fare sintesi cioè costituire unaregia unica fra le diverse iniziative in atto, costruire senzatitubanze reti transnazionali, dotarsi di uno strumentooperativo immediato, come appunto può essere il GEIE,e mettersi in gioco con determinazione su tutti i bandi eu-ropei esistenti. Poiché, lo r5ibadisco ancora, senza baseeconomica tali progetti rischiano di rimanere nel mondodelle idee.

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Gorizia polo di ricerca e sviluppo

di nuove tecnologie Alessandro Bon

fonti rinnovabili di energiaspeciale econom

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«All’Isontino serve una scossa, e per farlo c’è una sola via:marciare uniti con una strategia chiara e condivisa dagli attorieconomici locali»: è questa il messaggio lanciato da Fede-rico Vidic, nel corso dell’iniziativa del Centro studi AntonioRizzatti e dal circolo Camillo Medeot “Go-Forum: una stra-tegia condivisa per la ripresa dell’Isontino” lo scorso mese difebbraio, che ha inteso proporre una sfida sul futuro del ter-ritorio: quella di dialogare e porsi obiettivi comuni con l’obiet-tivo di portare la provincia di Gorizia fuori dalla crisi, unendole istituzioni, le associazioni di categoria, le cooperative, i sin-dacati e le imprese della provincia di Gorizia. Dopo gli inter-venti introduttivi dei promotori, Federico Vidic (centro AntonioRizzatti) e Carlo Andrea Rojic (circolo Camillo Medeot), è se-guita la tavola rotonda moderata dal giornalista Nicola Co-melli, in cui sono intervenuti Ariano Medeot, Presidente diConfartigianato provinciale e del Consorzio industriale di Go-rizia, Ervino Nanut Presidente provinciale Confcooperative,il Segretario generale della Cisl Um berto Brusciano, e il Vi-cecapogruppo del PD alla Camera, Alessandro Maran.

Dell’incontro pubblichiamo un’ampia sintesi dell’introdu-zione di Federico Vidic fatta in apertura.

“Abbiamo voluto parlare di ripresa perché di crisi ab-biamo discusso due anni interi ed oggi occorre voltare pa-gina, dare una scossa a questa provincia, dove troppepersone hanno perduto la fiducia e da cui troppi giovani, gio-vani che hanno studiato, emigrano per cercare lavoro. Siamonel 2011, è questo quello che succede. .. Abbiamo lanciatoquesta inziativa perché serve una strategia condivisa daparte di tutti gli attori, di tutti, cioè, coloro che hanno accoltol’invito ad essere qui oggi e anche di quanti sono rimasti allafinestra. Imprese e sindacati, cooperative ed artigiani, com-mercianti e terzo settore, per non parlare della politica: tuttiinvocano la necessità di remare assieme in una direzionecomune. Questa mattina c’è l’occasione concreta per usciredalla trincea ed assumere degli impegni precisi e pubblici.Servono scelte ponderate e soprattutto tempestive.

Stanno passando dei treni che non torneranno più. Mi ri-ferisco al Progetto Unicredit sul “Superporto” Trieste-Monfal-cone-Nogaro. Ma non solo: pensiamo ai milioni e milioni dieuro offerti dai Bandi Europei, lo sviluppo dell’“economiaverde”, le centinaia di giovani laureati “sfornati” ogni annodalle nostre università. E potrei andare avanti... Quindi: bastarimpiangere i fasti della Zona Franca: anche se ci fosse lapossibilità di rifarla, oggi alle imprese non interessa più averesolamente materie prime a prezzi agevolati. Oggi interessaentrare in un tessuto economico ed imprenditoriale vitale,aperto all’innovazione. Interessa trovare istituzioni locali at-tente e sollecite a offrire risposte. Interessa una burocraziasnella e confacente ai ritmi imposti dalla competizione globale.

La differenziazione economica è essenziale per difen-dere i posti di lavoro ed offrire nuove opportunità a chi l’haperso e a chi si deve collocare per la prima volta.

Anche la grande ventata di democrazia che sta scuo-

tendo il Medio Oriente può essere letta sotto due punti divista. C’è chi la vede come un pericolo per le forniture ener-getiche, con il rischio di un grande rialzo dei costi di produ-zione e di trasporto. C’è chi ha paura e smette di investire,accampa pretesti e si aggrappa ai “congiunturali”. Ma glistessi eventi del Mediterraneo possono essere letti comeun’opportunità storica per aprirsi a nuovi mercati e Paesi,nuove collaborazioni e liberare le energie fino ad oggi soffo-cate dai regimi.

Il vero cambio di passo nelle realtà emergenti lo stannoimponendo i giovani, i milioni di nuovi nati degli anni ottanta,che stanno prendendo in mano il loro futuro e spingendo percambiamenti epocali a cui non possiamo rimanere indiffe-renti. Anche il tessuto economico isontino, dopo anni digrandi discorsi, deve prendere la strada dell’apertura inter-nazionale. Abbiamo uno strumento straordinario come Infor-mest, ma lo stiamo utilizzando a dovere? Puntare allaconservazione dell’esistente significa essere perdenti in par-tenza…..

Abbiamo un’opportunità storica per sperimentare nuovi

modelli d’impresa, nuovi sistemi di approvvigionamento,produzione e logistica. Sono vent’anni che si parla di catenaproduttiva orientata alla domanda, di riduzione di stock e ma-gazzini, di qualità, eppure ben pochi hanno applicato real-mente questi principi alla loro attività aziendale.

L’Isontino, una realtà troppo piccola per emergere quan-titativamente, deve costruire la propria forza sulla qualità,

parole chiave per la ripresa:

eccellenza, innovazione, servizi

Dal convegno “Go-Forum: una strategia condivisa per la ripresa dell’Isontino”

LE PROPOSTE

• occorre che le banche riaprano le filiere di credito alle

imprese;• si deve snellire la burocrazia e procedere all’imme-diata riforma delle autonomie locali; • la Regione deve incentivare la contrattazione decen-

trata per accrescere la produttività a livello aziendale;• le imprese devono impegnarsi nelle aggregazioni enella crescita dimensionale e del management, ope-rando investimenti e realizzando reti e consorzi (ancheattraverso i “contratti di rete d’impresa”);• bisogna inserire in una logica complessiva le politi-che attive del lavoro, l’introduzione di fiscalità di vantag-gio, la pianificazione ambientale e territoriale e laquestione dell’approvvigionamento energetico;• è necessario ridefinire gli strumenti finanziari regio-

nali quali il Fondo di garanzia per le piccole e medie im-prese, il Fondo smobilizzo crediti e quello diControgaranzia fidi;• si deve puntare con forza sul consolidamento delle in-

frastrutture materiali ed immateriali, creando sinergiatra i sistemi e togliendo dalla marginalità la provincia;• è urgente riformare la politica fiscale e sostenere fat-tivamente ricerca e sviluppo.

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sull’eccellenza della sua offerta. Solo facendo le cose megliodegli altri, qualcuno si accorgerà che esistiamo anche noi eci ascolterà nelle sedi competenti. In questi anni è statadrammatica l’assenza dell’Isontino dalle sedi decisionali aRoma e in Regione. Molti sono stati gli sforzi dei singoli perfar fronte a questa lacuna. Sforzi, peraltro, sporadici e meri-tevoli di lode, ma che si sono rivelati insufficienti per la man-canza di coesione territoriale alle loro spalle.

Parliamo, ad esempio, di innovazione. Tutti ne fanno illoro slogan, ma sanno poi cogliere quanto viene offerto peril loro sviluppo? Trieste, Udine, Pordenone hanno costituitopoli di innovazione e parchi tecnologici, ma, quando si è ten-tato di fare altrettanto qui a Gorizia, ci si è scontrati con unmuro di indifferenza. Area Science Park ha messo in campoil suo progetto, ci sta lavorando da oltre un anno, eppurestenta a decollare per l’inerzia di quegli stessi enti locali chedovrebbero sostenerla con forza, ed anzi propiziarnel’azione.

Dopo “eccellenza”, l’altra parola chiave che offriamocome contributo alla discussione è servizi. Siamo consa-pevoli che, si tratti di servizi orientati alla persona o alle im-prese, è grazie al terziario avanzato che possiamo unire laprovincia in un progetto condiviso: il capoluogo può proporreun valore aggiunto da inserire in un pacchetto più ampio edinterconnesso con il manifatturiero di Monfalcone. E parliamodi servizi legali, consulenze professionali, ricerca privata eduniversitaria, fino al turismo di qualità e la cura delle personeanziane, la riabilitazione psico-fisica, il turismo congressualeed eno-gastronomico: si tratta di riconoscere le vocazioni delterritorio, incentivarle e metterle in rete.

Rimane però un’ultima questione molto grave sul tap-peto: quella dell’eccessivo carico fiscale e della scarsa effi-cacia della spesa pubblica. Anche noi della provincia diGorizia dobbiamo chiedere una maggiore lotta all’evasionee agli sprechi, attraverso il superamento della spesa storica,il coordinamento tra i diversi livelli di governo e la definizionedei livelli essenziali delle prestazioni.

In conclusione: ci aspettiamo un ampio senso di corre-sponsabilità nei confronti del territorio, per creare lavoro, com-battere la sotto-occupazione e il fenomeno degli “scoraggiati”,offrire redditi alle famiglie, accompagnare i più deboli, non la-sciare soli gli emarginati e uscire dall’isolamento della “paura”,per costruire insieme un futuro degno di questo nome.”

Le conclusioni del Convegno erano state affidate aTiziano Treu, vicepresidente della XI commissione delSenato ed ex Ministro che però non ha potuto esserepresente a Gorizia. In compenso ha partecipato allaLEG, all’incontro promosso dal circolo Camillo Medeote dal centro studi Rizzatti dal titolo “Ripresa senzaoccupazione come uscire dal paradosso”.

Introdotto dal Presidente del centro studi RizzattiVidic, Tiziano Treu ha posto l’accento sull’attualemodello di distribuzione della ricchezza, e non solo suquello di sviluppo perché se la crisi ha avuto effettidevastanti sull’economia, ha comportato anche unostravolgimento della distribuzione dei redditi in quantoha colpito soprattutto le fasce più deboli della popola-zione e in particolare i giovani, come dimostrano i datisulla disoccupazione degli under 35, tra la più altad’Europa. Tutto ciò non era inevitabile nè ineludibile. Cisono paesi, come la Germania, che hanno inveceassunto decisioni politiche ed economiche che, pur inmezzo ad una crisi pesantissima, hanno evitato che suipiù deboli ricadesse il peso dei sacrifici cosa che invecesta accadendo nel nostro paese.

Bisogna -ha ribadito l’ex ministro del lavoro- ripensa-re l’attuale modello di redistribuzione della ricchezza enon solo quello di sviluppo. In quest’ottica, Treu ha pro-posto una serie di misure proposte anche nel volume“Organizzare l’altruismo. Globalizzazione e welfare”,edito da Laterza e scritto con il filosofo Mauro Ceruti.Treu propone di cercare nuovi rapporti tra stato, merca-to e società in un’economia sociale di mercato che, pro-prio in Germania, ha dimostrato di sapere fornire rispo-ste migliori, Nuovi orientamenti e nuove strutture delWelfare per adeguarlo alle nuove condizioni in cui si stamuovendo la società. e che non può limitarsi a difen-dere vecchie posizioni ma deve sapere includere lefasce della popolazione più deboli e i giovani sui qualiinvece si è in prevalenza abbattuta la crisi.

goriziaeuropa n. 2/11 - 13

Tiziano Treu: ripensare il

modello di stato sociale

Finalmente tutta Architettura sarà ospitata a Gorizia: oltre altriennio già presente in via Alviano arriverà anche il biennio ma-gistrale il cui trasferimento si concretizzerà con l’anno acca-demico 2012-2013. A settembre partiranno i lavori nell’alavecchia dell’ex-seminario per rendere la sede funzionale pertutti i cinque anni. A regime la facoltà avrà circa 600 studenti. Atale proposito Giuseppe Cingolani, segretario del PD ha rila-sciato la seguente dichiarazione:

“Il trasferimento a Gorizia di tutta la facoltà di Architettura ela dimensione internazionale che assumeranno gli studi sonoun’ottima notizia per la città e per l’Università stessa. In questomodo l’ateneo triestino sfrutterà utilmente gli spazi a disposi-zione in via Alviano, e l’Università a Gorizia si stabilizza e qua-lifica. La presenza della facoltà di Architettura è anche unarisorsa per favorire la creazione a Gorizia di un Polo internazio-nale per la ricerca applicata nel campo delle energie rinnovabili,dell’efficienza energetica e dell’architettura eco-sostenibile, chemetta in rete imprese, Università ed enti di ricerca, sia italiani

che sloveni. In questa linea è certamente da sostenere la pro-posta di Ecube Park, lanciata proprio dalla facoltà di Architet-tura, che prevede l’apertura nel capoluogo isontino di unimpianto per la sperimentazione e produzione di quattro tipi di-versi di energie rinnovabili: biomasse, fotovoltaico, eolico egeotermico.

Il prossimo passo dovrebbe essere la creazione a Goriziadell’unica facoltà inter-universitaria di Architettura, in cui collabo-rino effettivamente l’ateneo di Trieste e quello di Udine, che at-tualmente gestisce un corso di laurea in Architettura. Ci pare chequesta sia la vocazione della sede di Gorizia: diventare il luogodell’integrazione tra le Università di Udine, di Trieste e anche diNova Gorica, per andare verso la razionalizzazione e l’eleva-zione dell’offerta formativa del sistema regionale, evitando inutilidoppioni. Se questo avvenisse, sarebbe fondata ed assoluta-mente legittima la richiesta che sia la Regione stessa a farsi ca-rico della facoltà di Architettura a Gorizia, sgravando gli entiterritoriali delle ingenti spese (300 mila euro all’anno) che stannosostenendo per favorirne l’insediamento. L’impegno in questosenso era stato assicurato più volte, anche pubblicamente, dal-l’allora assessore Rosolen: è un discorso da portare avanti.”

a Gorizia tutta la facoltà

di Architettura

speciale economia

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Il Corridoio V Lisbona-Kiev costi-tuisce una delle più importanti in-frastrutture multimodali europee,individuato fin dai primi anni ‘90 traquelli prioritari e confermato ancoranel 2003 come asse strategicodalla Commissione europea.

Dovrebbe essere evidente a tuttiche esso rappresenta un’occasione irrinunciabile per nonmarginalizzare il nostro Paese rispetto ai flussi commer-ciali Est-Ovest, e per la nostra Regione in particolare perconnettere efficacemente alle reti trasportistiche terrestriil terminare areoportuale e i porti dell’Adriatico settentrio-nale. Tanto più in considerazione della possibilità di po-tenziare il sistema portuale con il progetto Unicredit (cheha però forti probabilità di essere dirottato a Capodistria).

Nell’ambito del sistema multimodale, poi, la realizza-zione della cosiddetta TAV, o meglio dell’Alta Velocità/AltaCapacità ferroviaria, è fondamentale per decongestionaregli assi autostradali e trasferire quote crescenti di passeg-geri e di merci su ferro, riducendo così significativamenteinquinamenti ambientali e consumi energetici.

Eppure, sembra che in Italia in generale, e da noi in par-ticolare, si pensi più agli interessi particolari delle singolecomunità piuttosto che a fare sistema.

In Veneto si pensa solo ad abbassare il tracciato versola fascia litoranea per garantire migliori collegamenti allearee turistiche marine. In Friuli-Venezia Giulia si è fattofuoco e fiamme per assicurare il passaggio del corridoioferroviario per Trieste, in barba all’enorme impatto am-bientale (ed economico) dell’attraversamento del Carso.Nell’Isontino a minimizzare gli impatti sui diversi territoricomunali indipendentemente da una logica di sviluppocomplessivo. E, per uscire dai nostri confini, la Slovenia èinteressata soltanto a ristrutturare il collegamento tra Ca-podistria e Lubiana per connettere efficacemente il suoprincipale porto con il nord Europa.

In questo quadro, necessariamentecomplesso, spicca la latitanza, dalpunto di vista programmatorio, dellanuova Giunta regionale, che, una voltaplacate le ansie triestine, ha nei fattidemandato a RFI (Rete FerroviariaItaliana) la scelta della soluzione fer-roviaria lungo il tratto Mestre-Trieste,come se questa fosse esclusivamenteun problema di tecnica dei trasporti.Limitandosi poi a sponsorizzarla neinumerosi incontri in cui l’assessoreRiccardi ha illustrato il tracciato e di-scusso le possibili compensazionitratto per tratto con le sole comunitàlocali direttamente interessate.

Ecco, allora, che rispetto alleprecedenti direttive Illy-Sonegoche, per quanto anch’esse triesti-nocentriche, avevano dimostratouna concreta attenzione a creareoccasioni di sviluppo attorno allanuova infrastruttura per tutto il si-stema regionale, Gorizia com-

presa, in nome della pax sociale (e del contenimento deicosti) scompaiono improvvisamente tutte le possibili so-luzioni (gocce, palloncini, racchette, cucchiai.........) chedovevano garantire il collegamento diretto del capoluogocon la nuova stazione intermodale di Ronchi , unica sta-zione TAV in Regione.

La soluzione prevista nel progetto preliminare RFI, findal primo intervento di quadruplicamento della tratta Ron-chi-Bivio S.Polo, in dirittura d’arrivo, è infatti la soppres-sione della bretella Ronchi Nord-Ronchi Sud,incompatibile con la sistemazione plano-altimetrica delnuovo fascio di binari, senza individuare nessuna solu-zione alternativa per allacciare efficacemente Gorizia, econ Gorizia buona parte della Destra Isonzo ed anche lafascia slovena confinaria, con la futura linea AC/AV.

In questa ipotesi, a regime, i convogli merci provenientida Gorizia potrebbero accedere alla rete TAV solo attra-verso Monfalcone o Cervignano, nel primo caso inver-tendo la motrice ed assoggettandosi al prevedibilesistema di precedenze rispetto ai convogli provenienti daTrieste e nel secondo lungo la direttrice Udine-Palma-nova, molto più lunga dell’attuale e in buona parte a sem-plice binario.

Non scandalizzi, perciò, se il PD goriziano ha assuntouna posizione non dissimile da quella rappresentata a suotempo dal Sindaco Romoli. Vi sono, evidentemente, que-stioni che vanno al di là della polemica politica, sulle qualicentrosinistra e centrodestra dovrebbero imparare a con-

corridoio 5:

Gorizia rischia l’isolamentoBruno Crocetti

nel progetto RFI scompare il collegamento diretto (bretellaRonchi Nord-Ronchi Sud) del

capoluogo con la nuova stazioneintermodale di Ronchi, unica

stazione TAV in Regione

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frontarsi di più nel comune interesse dei nostri cittadini.Non possiamo però non ricordare al Sindaco che è lui

ad avere i rapporti privilegiati con la Giunta Tondo e che èsolo quest’ultima, se condivide non solo a parole le pre-occupazioni di Gorizia, a potere e dovere fare le scelteconseguenti. Non scaricando la responsabilità su presuntidisaccordi in casa del Partito Democratico, del resto am-piamente fugati dopo le pronunce dell’Assemblea Provin-ciale, l’ordine del giorno approvato in Consiglio provincialee le garanzie di interessamento dell’on.Serracchiani, nellasua doppia veste di Segretaria regionale e di membrodella Commissione Trasporti della UE.

La vera preoccupazione, però, resta quella legata allareale fattibilità, in tempi non biblici, delle nuove infrastrut-ture trasportistiche che più direttamente interessano il no-stro territorio: la TAV appunto, il Superporto, la terza corsiaautostradale, l‘elettrificazione della ferrovia Gorizia-NovaGorica-Aidussina, la metropolitana leggera regionale....Argomenti, tutti, ai quali varrà la pena dedicare qualcheriflessione.

Il Consiglio Provinciale chiede a RFI di ga-

rantire con un nuovo progetto un collega-

mento ferroviario agevole tra Gorizia e il Polo

intermodale di Ronchi Sud

L’ordine del giorno approvato in modo trasversale dalConsiglio provinciale sulla questione della TAV è certa-mente positivo per Gorizia, poiché afferma che è indi-spensabile garantire un collegamento agevole tra ilcapoluogo e il Polo intermodale di Ronchi, cancellatodall’ultimo progetto di RFI. Propone inoltre che il colle-gamento tra Gorizia - Divaccia e Lubiana diventi centralee complementare al Corridoio 5.

Si tratta di un risultato importante, che viene incontroalla posizione espressa sia dal Partito Democratico diGorizia, sia dal sindaco Romoli, sia dai consiglieri gori-ziani presenti in Provincia, e dimostra quanto sia impor-tante che alcune esigenze strategiche per la cittàvengano sostenute in modo unitario. È stata una provadi maturità anche per l’unità provinciale: continuare inuna miope lotta tra Gorizia e il mandamento monfalco-nese non porterebbe che alla polverizzazione e alla fineall’eliminazione della Provincia.

Ora spetta alla Regione, garantire ciò che viene chie-sto dall’ordine del giorno della Provincia, che dimostraquanto sia vano e goffo il tentativo dell’assessore regio-nale Riccardi di scaricare sulle divisioni interne all’Ison-tino le responsabilità dell’emarginazione di Gorizia.

Ricordiamo che, finché in Regione ha governato ilCentrosinistra, i progetti hanno sempre previsto il colle-gamento diretto tra Gorizia e la stazione TAV di Ronchi.Sull’ultima soluzione prevista, quella cosiddetta “a rac-chetta”, era stato anche sottoscritto un accordo conquasi tutti i Comuni interessati, e non si capisce perchéquel risultato sia stato del tutto ignorato dall’ultimo pro-getto.

Ora se si porterà avanti un disegno che emargina siaGorizia, sia la destra Isonzo e buona parte del territoriosloveno della Goriska, la responsabilità sarà esclusiva-mente di Riccardi e della Regione governata dal Cen-trodestra.

Giuseppe Cingolani,

segretario del Partito Democratico di Gorizia

goriziaeuropa n. 2/11 - 15

Inaugurata presso l’Archivio e Biblioteca Pro-vinciale in palazzo Alvarez la raccolta donata

dalla famiglia all’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei

IL FONDO WANDRUSZKA

Marco Menato

Adam Wandruszka (1914-1997) è stato docente uni-versitario di storia moderna e contemporanea a Coloniae a Vienna ed è noto soprattutto al pubblico degli stu-diosi per aver diretto la monumentale opera Die Hab-sburgermonarchie 1848-1918, uscita tra il 1973 ed il1987 presso l’Accademia delle Scienze austriaca in 7volumi (purtroppo non tradotta in italiano). Ha collabo-rato molto con l’Istituto per gli incontri culturali mitte-leuropei e per questo nel 2002 la famiglia ha deciso didonare tutta la sua biblioteca all’Istituto. Il materiale èstato inventariato seguendo la collocazione dei libri eperiodici nelle 114 scatole nelle quali la Biblioteca è per-venuta (e quindi si suppone che per ovvi motivi di pra-ticità sia stata abbastanza rispettata la collocazionestabilita dal possessore nella sua casa).

Esaminata una prima possibilità di collocazionenella biblioteca della sede goriziana dell’Università diTrieste, si è scelto in seguito di depositare la raccoltapresso l’Archivio e Biblioteca Provinciale, in via Diaz,quindi in una sede doppiamente interessata: e per con-servare già importante documentazione archivistica e bi-bliografica e per essere contigua alla sede gorizianadell’università di Udine.

La raccolta consiste in 4300 monografie catalogatenel Servizio Bibliotecario Nazionale (Polo SBN del Friuli-Venezia Giulia) e quindi disponibili fin d’ora, alle qualibisogna aggiungere un manoscritto in lingua italiana del1856, 60 libri antichi prevalentemente settecentine ita-liane e decine di riviste non ancora catalogate, così cheil totale alla fine dovrebbe essere di circa 7000 pezzi.Dal punto di vista bibliografico la biblioteca riguardaprincipalmente la storia e la cultura dell’area centro-eu-ropea, con particolare attenzione alle relazioni italo-au-striache, alla storia dell’Austria, dell’ImperoAustro-Ungarico e degli Asburgo, con pubblicazioni intedesco e in italiano (molte le edizioni del Mulino). Nonmancano altre presenze, quali la letteratura (narrativa epoesia contemporanea), la storia dell’arte, la politica ela sociologia, collegata invece alla sua professione didocente la presenza di tesi di dottorato discusse in uni-versità della Germania. Tra le particolarità la Storia d’Ita-lia scritta da Indro Montanelli con simpatiche dedicheautografe (questo può anche significare che le fonti distudio di Montanelli non erano proprio così marginali,come tanti storici di professione all’epoca andavano af-fermando per sminuire l’interesse dell’opera, che miravasoprattutto al grande pubblico e non ai professionisti!).

Il fondo Wandruszka è stato ufficialmente inauguratogiovedì 10 marzo dal presidente dell’ICM, Marco Plesni-car, presso l’università in via Diaz, nello stesso palazzoAlvarez.

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Primi di marzo. Prima i rinvii e poi i dubbi, tanto che lastampa aveva denunciato i pesanti ostacoli emersi. Daimalumori campanilistici di Venezia (ma anche di Trieste),ai freni dei ministri meridionali preoccupati per i calo chesubirebbero i porti di Taranto e di Gioia Tauro. Poi è ap-parsa Capodistria pronta ad accogliere il progetto Unicre-dit senza se e senza ma e proponendo l’asse ferroviarioCapodistria, Lubiana, Graz con una scelta chiaramentealternativa: o Monfalcone o Capodistria . Insomma il deprofundis.

Metà marzo. Poi, qualche giorno dopo, ecco che Uni-credit e Maersk riaffermano con una lettera del vicepresi-dente di Unicredit, Palenzona, inviata ai ministri Frattini eMatteoli e al Presidente Tondo, di essere pronti di nuovoa garantire l’operazione del Superporto su Monfalcone.Ma propongono, come indispensabile, un decreto del Go-verno che contenga misure di accelerazione per realiz-zare il terminal in 4 anni, l’impegno a non adottareinterventi di sostegno finanziario per gli altri terminal con-correnti, la nomina di un Commissario di comprovata ca-pacità e di altissimo livello da nominare contestualmenteal decreto: non solo un’intesa, ma un vero e proprio “con-tratto” con lo Stato.

Si dice che il Governo stia predisponendo il decreto ri-chiesto, la Regione «è già pronta» ha garantito nei giorniscorsi il Presidente Tondo. Ma allora chi manca? Cosamanca? A Trieste i Ministri Frattini e Matteoli hanno ripe-tuto di credere nel Superporto. Ma da Roma solo alcunibuoni propositi. E allora vien da chiedersi: il Governo hamai discusso, sul serio, del progetto? Insomma il Governolo vuole ?

Fine marzo. Di nuovo silenzio. Fermo restando la pos-sibilità di rapide evoluzioni in un senso o nell’altro, chie-diamo alla Parlamentare europea e Segretaria regionaledel PD Debora Serracchiani che sta seguendo il problemaanche dal suo osservatorio europeo, quali siano le suevalutazioni al riguardo.

On. Serracchiani, il Governo da tempo sembra ap-

parire e scomparire in merito al superporto. Quali

sono le sue responsabilità?

Lo stallo in cui si vengono a trovare fondamentali pro-getti di sviluppo, che coinvolgono la logistica di un’interamacroregione, è attribuibile in maniera preponderante alledivisioni e ai personalismi della compagine governativa,anche se le amministrazioni regionali del Veneto e delFriuli Venezia Giulia, entrambe di centrodestra, hanno ag-giunto una deprecabile incapacità di dialogo e coordina-mento.

E’ semplicemente assurdo, o peggio, mettere un grandeinvestitore privato come Unicredit nella condizione didover chiedere al Governo che siano rispettati gli accordi

in virtù dei quali egli può investire. Non ci aspettiamo moltoda un esecutivo come questo, ma una cosa gli chiediamocon forza, e cioè che se non riesce a far girare le ruotedella crescita economica nel Nordest, almeno non cimetta in mezzo i bastoni.

E Tondo ? nonostante il suo dichiarato sostegno al

progetto come si è mosso finora?

Tondo deve chiedere chiarezza vera al Governo. Checredibilità può avere se, dopo più un anno, continua a tor-nare da Roma con rinvii e promesse di appuntamenti fu-turi? Tondo deve portare a casa il risultato che tutta laregione si aspetta.

Il centro destra è consapevole che un no significhe-

rebbe una pesante sconfitta per l’intera regione e per

i partiti di governo, in prima linea il PdL?

Deve essere chiaro che ciò accade perché a monte viè l’assenza totale di una strategia del Governo sulle infra-strutture nazionali, e in regione una Giunta che non contaniente. I veti incrociati e l’immobilismo sono il cancro delnostro Paese, e si sono avvinghiati anche alla nostra re-gione: finiranno per asfissiarci se non ci decidiamo a cam-biare in fretta. In questo caso, larga parte dellaresponsabilità se la devono prendere i vertici nazionali eregionali del Pdl: c’è chi non ha saputo fare sistema e chiha decisamente remato contro. Ma non pensi di sottrarsinemmeno la Lega, regionale e triestina, che in questa par-tita si è rinchiusa nel più rigoroso silenzio, ubbidiente agliordini del quartier generale veneto.

Da ultimo, l’Assessore ai trasporti Riccardi ha di-

chiarato che da Roma arrivano dei “segnali” e che è

pronto “un atto che ha la condivisione tecnica sui

contenuti”. Che significa?

I segnali che arrivano da Roma sulla portualità regio-nale consistono in un silenzio assai eloquente. Sono in-vece assai più chiare le parole dell’amministratoredelegato di Intesa San Paolo Mario Ciaccia, quando riba-disce il punto decisivo sul quale insistiamo da mesi, e cioèche il pubblico deve assicurare le condizioni di base, nor-mative e finanziarie, perché gli investitori privati non im-pegnano centinaia di milioni alla cieca, senza un minimodi garanzie su tempi, norme e procedure. Perciò, se cisono novità concrete la Giunta le renda subito pubbliche,dato che gli investitori attendono esattamente questo: l’an-nuncio dei fatti. La nostra portualità stretta fra Venezia eCapodistria, ha bisogno estremo di collegamenti che lastrappino all’isolamento, e di investimenti che ne poten-zino le capacità concorrenziali. Perciò chiediamo conforza di sapere a che punto siamo ora dopo il mancatovertice di febbraio a Roma.

superporto: i silenzi del Governo

e la debolezza di Tondo

Nostra intervista a Debora Serracchiani

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Il 12 e il 13 giugno prossimi i cittadini avranno la possibilitàdi decidere su questioni importanti che riguardano la vitae il futuro di ognuno di noi. Per il PD la scelta è chiara: unsì contro il legittimo impedimento, un sì contro il nucleare,un sì per l’acqua pubblica e contro la privatizzazione for-zata imposta dal governo Berlusconi e una nostra propo-sta di legge per il governo pubblico del servizio idricointegrato.

ACQUA 1 - Il primo quesito sulla privatizzazione dell’ac-qua riguarda le modalità di affidamento e gestione deiservizi pubblici locali di rilevanza economica.: è infatti lanorma con cui il governo Berlusconi ha stabilito che lamodalità ordinaria di gestione del servizio idrico è l’affida-mento a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento asocietà a capitale misto pubblico-privato, all’interno dellequali il privato sia stato scelto attraverso gara e detengaalmeno il 40%.TESTO: “Volete voi che sia abrogato l’art. 23 bis (Servizipubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge25 giugno 2008 n.112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppoeconomico, la semplificazione, la competitività, la stabiliz-zazione della finanza pubblica e la perequazione tribu-taria” convertito…. con modificazioni, in legge 20novembre 2009, n.166, nel testo risultante a seguito dellasentenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?”Abrogare questa norma significa contrastare l’acce-

lerazione sulle privatizzazione imposta dal Governo e

la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici.

ACQUA 2 - Il secondo quesito riguarda la determinazionedella tariffa del servizio idrico integrato in base al-l’adeguata remunerazione del capitale investito. TESTO: “Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art.154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Leg-islativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambi-entale”, limitatamente alla seguente parte:“del l’ade guatezza della remunerazione del capitale in-vestito”Abrogare questa norma significa impedire al gestore

di ottenere profitti garantiti sulla tariffa aumentando

le bollette senza alcun obbligo di miglioramento qua-

litativo del servizio..

NUCLEARE - Il quesito vuole abrogare la una parte deldecreto legge recante “Disposizioni urgenti per lo sviluppoeconomico, la semplificazione, la competitività, la stabiliz-zazione della finanza pubblica e la perequazione tribu-taria” firmato il 25 giugno 2008 e convertito in legge “conmodificazioni” il 6 agosto dello stesso anno.TESTO: “Volete voi che sia abrogato il decreto-legge 25giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dallalegge 6 agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto

di modificazioni ed integrazioni successive, recante Di-sposizioni urgenti per lo sviluppo economico…….., limita-tamente alle seguenti parti: art. 7, comma 1, lettera d:realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produ-zione di energia nucleare?”Abrogare questa norma significa impedire la realizza-

zione sul territorio nazionale di impianti di produzione

di energia nucleare.

LEGITTIMO IMPEDIMENTO – Il quesito dalle possibiliripercussioni politiche più forti è naturalmente quello perabrogare la legge sul legittimo impedimento. A proporre ilreferendum è stata l’Italia dei Valori. Dopo la dichiarazionedi parziale incostituzionale della legge sul legittimo imped-imento, la Corte di Cassazione ha autorizzato, con ordi-nanza, lo svolgimento del referendum.TESTO: “Volete voi che siano abrogati l’articolo 1, commi1, 2, 3, 5, 6 nonchè l’articolo 1 della legge 7 aprile 2010numero 51 recante “disposizioni in materia di impedi-mento a comparire in udienza”?Abrogare questa norma significa togliere la possibi-

lità per il premier Berlusconi di mettersi al riparo dalla

ripresa dei tre processi a suo carico

Per saperne di più: www.referendumacqua.it www.fermi-amoilnucleare.it comitati referendari

goriziaeuropa n. 2/11 - 17

il 12 e 13 giugno

VOTA SI’

referendum

ACQUA: I PUNTI DEL PROGETTO

DI LEGGE DEL PD

Ribadire che l’acqua è un bene pubblico e sono beni pub-blici anche le strutture del servizio idrico integrato;Attuare una gestione industriale del servizio idrico cheabbia una dimensione di scala adeguata, utilizzi le migliori tec-nologie, e che sia realizzata secondo criteri di efficienza, effi-cacia ed economicità;Assegnare agli amministratori locali, i Sindaci in primo

luogo, il compito di prendere le decisioni fondamentali ri-

guardo al servizio idrico integrato e quindi gli obiettivi di ser-vizio, l’uso della risorsa, gli investimenti, il limite di sostenibilitàdella tariffa, l’affidamento del servizio idrico;Istituire un’Autorità di regolazione indipendente che abbiapoteri di verifica dei piani strategici e dei piani d’ambito, cheverifichi la congruità delle tariffe, che controlli l’attività dei ge-stori con poteri di ispezione e di sanzione;Introdurre una tariffa sociale a vantaggio dei nuclei fami-

liari più numerosi e delle fasce meno abbienti;Istituire un fondo nazionale per il riequilibrio territoriale

delle dotazioni e delle infrastrutture idriche e per la pre-

servazione della risorsa acqua, a garanzia dell’accesso uni-versale a un servizio di massima qualità secondo criteri diequità e solidarietà;Tutelare la partecipazione e l’informazione per gli utenti

attraverso l’Autorità di regolazione che garantisce a tutti i cit-tadini la massima trasparenza.

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L’organizzazione di percorsi guidati tra i vari monu-menti/luoghi di interesse storico-artistico-religioso-am -bientale nell’ambito comunale serve a far si che i turistipossano avere una traccia/guida valida da poter seguirenella loro permanenza, a seconda dei giorni a loro dispo-sizione per la visita della città.

Questi percorsi possono essere suddivisi in diverse ti-pologie a seconda della durata della permanenza del tu-rista in città: ad esempio 1 giorno, 2 giorni o 3 giorni e piùgiorni (itinerario vasto che potrebbe coprire anche alcuniluoghi in territorio sloveno: magari un itinerario transfron-taliero).

Devono essere predisposte le piantine-guida in 4 lingue(italiano, sloveno, tedesco ed inglese). Nelle piantine de-vono essere indicati i diversi itinerari (quello da 1, 2 o 3 epiù giorni) in cui sono indicati i luoghi di in te res -se/edifici/parchi (che devono essere numerati) da visitare,con una breve descrizione.

Per una descrizione più approfondita si possono predi-sporre delle registrazioni su supporto magnetico dotate dicuffiette ed ascoltabili dal turista durante la visita. Questecuffiette con le registrazioni possono essere ritirate all’uf-ficio turistico (previo deposito di una cauzione e registra-zione di documento d’identità) (si può vedere di far pagareun importo minimo per il noleggio). Si possono anche pre-disporre degli opuscoli di una trentina di pagine (si puòstudiare se farli in formato ridotto) con le foto ed una de-scrizione più approfondita dei luoghi di interes -se/edifici/parchi (numerati) da visitare.

E’ importante che davanti ciascun edificio/luogo di inte-resse/parco vi sia una tabella con una esauriente descri-zione in 4 lingue (per la descrizione più approfondita ilturista si avvarrà dell’opuscolo o della registrazione in cuf-fietta) e che riporti il numero corrispondente a quello pre-sente nella piantina e nell’opuscolo. La tabella, dovrebbeessere di materiale plastico trasparente resistente alle in-temperie con incisi i caratteri, in modo che sia il meno in-vasiva possibile per una questione di facilità e celeritàdell’autorizzazione da parte della Soprintendenza.

Un’ultima considerazione riguarda il coinvolgimentodelle realtà economiche locali nell’iniziativa.In questi itinerari si potrebbe pensare di inserire delletappe (per fare uno spuntino, per pranzare, per fare delloshopping) durante la visita guidata. Si potrebbe pensaredi fare addirittura un percorso apposito mirato allo shop-ping, magari denominandolo “shopping on the tour”.

Inoltre per gli itinerari di più giorni, le piantine-guida egli opuscoli andrebbero accompagnati dalla lista degli al-berghi/B&B locali, con una breve descrizione delle carat-teristiche (fornite dagli stessi titolari) per fornire, sin dalprimo approccio del turista con l’ufficio turistico, una pa-noramica della ricettività locale.

Tutto quanto sopra descritto, dovrebbe inoltre essere

adeguatamente promozionato sul sito istituzionale del Co-mune nella sezione del turismo; qui dovrebbero esseremessi on line gli itinerari con le piantine-guida (scaricabiliin formato pdf per poter essere stampati e resi fruibili dalturista che decida di documentarsi preventivamente viainternet).

Alcune considerazioni finali:Questa proposta riguarda una suddivisione degli itine-

rari in base alla durata del soggiorno del turista in città; inprecedenza erano stati predisposti degli itinerari in basea temi diversi: itinerario dei Borboni, itinerario dei Coronini,itinerario Ebraico.

Le caratteristiche delle tabelle contenenti la descrizione,poste davanti a ciascun edificio/luogo di interesse/parco,e la loro collocazione dovrebbero essere concordate pre-ventivamente con la Soprintendenza (come già accen-navo sopra) per evitare poi sorprese in fase di rilasciodelle autorizzazioni necessarie.

Ci dovrebbe essere inoltre sinergia comune tra gli ufficicomunali del turismo-cultura, dei lavori pubblici, delle ma-nutenzioni, dell’ufficio del turismo regionale, Ascom, ufficidel Comune di Nova Gorica (per l’itinerario più ampio,transfrontaliero). Andrebbero quindi organizzate delle riu-nioni congiunte prima di avviare il progetto per concordaretutti i dettagli di esecuzione e le relative competenze, cia-scuno per la propria parte, al fine di evitare, come sempresuccede, che poi il progetto rallenti nella tempistica di ese-cuzione o addirittura si areni per qualche motivo “impreci-sato”.

itinerari a seconda

della permanenza in cittàGruppo tematico Cultura del PD di Gorizia

nuove idee per il turismo a livello locale

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Il Parlamento europeo ha emanato,anni fa, le direttive fondamentali perquanto riguarda i rifiuti. Esse in sintesisono:

1) RIDUZIONE

2) RIUSO

3) RICICLAGGIO

4) RECUPERO ENERGETICO.

La riduzione dei rifiuti è il problema più importante. Ogni go-riziano (neonati compresi) produce ogni anno più di 500 Kg dirifiuti (dati 2009). Ogni anno una famiglia media della nostra cittàgetta nell’immondizia cibo per un valore di 500 euro (dati nazio-nali) Agire sulla quantità dei rifiuti prodotti deve essere il compitoprincipale per l’ amministrazione comunale parallelamente aduna rinnovata campagna per la raccolta differenziata. Non sonosufficienti degli spot o degli articoli sul giornale. La riduzione deirifiuti è necessaria. Fa bene all’ambiente e fa risparmiare denaro.Ma per conseguire questi obiettivi sono necessarie campagnedi informazione intelligenti, innovative, convinte, convincenti elunghe nel tempo.

un pacco di questi pannolini ad uso spe-rimentare. Oltre ai rifiuti risparmiati è statocalcolato che l’utilizzo di questi pannolinifarebbe risparmiare alla famiglia circa1.000 € a bambino nei tre anni di utilizzodegli stessi. Stessa cosa vale per i pan-noloni nelle case di riposo.

4°: supermercati. È auspicabile un accordo con i super-mercati per l’installazione di dispenser per la somministrazionedi detersivi, pasta, riso, ecc. perchè così si diminuiscono i con-tenitori in plastica.E un accordo per la sistemazione all’uscitadegli stessi di cassonetti per plastica e carta affinché i clientipossano sbarazzarsi degli involucri indesiderati alla fonte senzadoverli portare a casa. E poi ci sono i prodotti alimentari in sca-denza che potrebbero essere regalati a chi ha bisogno o venduticon forte sconto.

5°: campagna bar e ristoranti La campagna proposta con-siste nel convincere i gestori di bar, osterie e ristoranti a nonusare bevande contenute in plastica e/o in lattine ma usare pre-valentemente il vetro. Per l’acqua minerale gassata si dovrebbeconsigliare l’aggiunta di gas “in loco” con appositi impianti o sem-plici sifoni all’acqua del rubinetto. Si potrebbe conferire una targadi “sensibilità ambientale” ai gestori aderenti all’iniziativa da ap-porre all’interno o all’esterno del proprio locale.

6°: stoviglie di plastica Nelle feste popolari ed in altre ma-nifestazioni pubbliche viene fatto largo uso di piatti, bicchieri edaltri contenitori in plastica. La proposta di sostituire questa pla-stica con prodotti in “mater bi” o similari (derivati dal mais), chesono addirittura compostabili, ridurrebbe la quantità di rifiuti pro-dotti.

7°: recupero di materiali vari Si dovrebbero sistemarepresso le piazzole ecologiche benne per il recupero per esempiodi tessuti, maglie vecchie e simili o di altri materiali.

8°: aggiustaggio e riuso Campagna per incentivare ad ag-giustare le cose e quindi riutilizzarle e non gettarle. Tanti sono glielettrodomestici ed i mobili facilmente riparabili. I comuni dovreb-bero incentivare l’apertura di laboratori artigiani mediante sgravifiscali e/o altri aiuti

9°: aiuto a chi ha bisogno Abiti, mobili, giocattoli ecc. (na-turalmente ben conservati) possono assere di aiuto a personein difficoltà. Ci sono associazioni che raccolgono e regalanoquesti nostri “scarti”. Bisogna collaborare con queste associa-zioni alla divulgazione di questa opportunità

10°: campagna per acquisti consapevoli Bisogna inse-gnare, in collaborazione con le scuole, a fare bene gli acquisti.Bisogna acquistare quanto serve (no sprechi), acquistare pro-dotti duraturi (no usa e getta) ed acquistare prodotti con menoimballaggi possibile.

11°: acquisti verdi

acquisti da parte di provincia, comuni ed altri enti pubblici diprodotti riciclati come carta, cartucce per stampanti, ecc.. Perquanto riguarda le gare per appalti pubblici dovrebbero essereprivilegiate le ditte che usano il più possibile materiali riciclati.

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ridurre i rifiuti si può,

si deveLorenzo Furlani, coordinatore del gruppo ambiente del PDdi Gorizia

Ma sono necessarie campa-gne di informazione intelligenti,

innovative, convinte, convin-centi e lunghe nel tempo. 11

semplici azioni possibili

azioni che l’amministrazione comunale

dovrebbe avviare

1°: compostaggio domestico Il compostaggio domesticoè il metodo più efficace per eliminare dal circuito della raccolta edello smaltimento gli avanzi di cucina ed il verde dei giardini. Conquesto sistema si produce un terriccio da usare nel proprio ortoo giardino. I compostatori devono essere dati alle famiglie in co-modato d’uso gratuito e devono essere previste riduzioni tarif-farie per chi ne fa uso. Un risultato ancora migliore si potrebbeottenere se si avviasse questa pratica in intere zone costituiteda solo case con orti e/o giardini. A Gorizia, per esempio si po-trebbe fare uno studio su Piuma e Oslavia, su via Campi e viadegli Scogli e vie adiacenti. La raccolta dei rifiuti umidi è la piùcostosa ( due volte alla settimana) ed agire su essa eliminandointere zone rappresenterebbe un grosso risparmio.

2°: acqua. L’acqua dell’acquedotto, la così chiamata “acquadel sindaco”, nella nostra città è ottima. È più controllata e spessomigliore dell’acqua minerale venduta nei negozi e, fatto perniente secondario, è più economica (costa 1000 volte di meno).L’incentivazione del suo uso eliminerebbe tantissime bottigliedi plastica. E’ necessaria una massiccia pubblicità delle analisichimiche che vengono periodicamente eseguite dagli organicompetenti affinché l’acqua del sindaco venga usata da più cit-tadini possibile. Con la collaborazione di nutrizionisti e pediatrisi dovrebbe introdurre l’uso di acqua da rubinetto nelle mensescolastiche, negli asili, nelle case di riposo ecc.

3°: pannolini Esistono in commercio pannolini per bambinida usare più volte gettando via solamente la parte interna di essi.Si potrebbe incentivare il loro uso regalando alle neo mamme

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Dal 13 febbraio al 17 marzo di quest’anno, le piazze ita-liane si sono riempite di donne e di uomini.

Il 13 febbraio e l’8 marzo, milioni di donne hannoespresso l’orgoglio femminile gridando lo slogan “se nonora quando?”. Pochi giorni dopo, vibranti manifestazionidi popolo hanno nuovamente riempite le città per salutareil 150° anniversario dell’unità d’Italia e per gridare NO! aiconati secessionisti ed al vilipendio del tricolore.

Merita allora ricordare qui due donne, per tanti versi le-gate a Gorizia, che sono state protagoniste di primo pianosia della lotta per l’emancipazione femminile, sia di quellaper l’indipendenza e l’unità del nostro Paese e che è giu-sto perciò collocare tra coloro che hanno illustrato la terraisontina. Si tratta delle sorelle IrmaMelany (1847-1924) e Irene (1850-1940) Scodnik, figlie dell’eroe risor-gimentale di orgine slovenaFrancesco Scodnik nato nel 1804 aKanal (Canale d’Isonzo).

Nel 1847, quando nacque IrmaMelany, il padre era ancora ufficiale(capitano) nel reggimento austriacoConte Ceccopieri di stanza a Cre-mona (allora Regno Lombardo Ve-neto).

Nel 1850, quando nacque Irene,il padre era già a Torino, ormai datre anni ufficiale dell’esercito pie-montese.

Vedremo più avanti tempi e motivi del percorso politicodi Francesco Scodnik.

Irene Scodnik. Proprio a Torino, Irene conobbe il na-poletano Matteo Renato Imbriani, rampollo di grandi fami-glie patriottiche partenopee, gli Imbriani e i Poerio (suamadre era una Poerio). Lo rivide a Napoli quando, nel

1862, Francesco Scodnik fu nominato Presidente del Tri-bunale Militare di quella città (dove si trasferì insieme alledue figlia) e lo sposò nel 1872.

Matteo Renato Imbriani (1843-1901) aveva combattutocon Garibaldi nelle guerre di indipendenza. Nel 1870 aderìal Partito Repubblicano e per due volte fu eletto deputatodel Partito Radicale “storico”, nel gruppo parlamentaredetto “estrema sinistra”. Fu lui a coniare il termine “terreirredente” e del movimento irredentista (un movimento “re-pubblicano e democratico, talvolta con coloriture sociali-ste”) fu uno dei padri. Fondò il giornale “L’Italia degliitaliani” e, nel 1876, insieme al generale garibaldino Giu-seppe Avezzana e con la benedizione dello stesso Gari-baldi, l’associazione “Pro Italia Irredenta”, di cui IreneScodnik fu l’anima e l’instancabile organizzatrice in corri-spondenza con tutte le più importanti personalità deltempo, tra cui lo stesso Garibaldi e Guglielmo Oberdan.

Sarebbe però errato arguire che le idee mazziniane edirredentiste di Irene fossero un riflesso di quelle del marito.Scrissero in proposito Nicola Lapegna, giornalista del“Roma” e Angela Russo, dell’Università di Napoli FedericoII°: Irene “ha conservato per tutta la vita quei sentimentidi italianità che il padre, antesignano del volontarismoisontino, seppe inculcarle con la parola e con l’esempio”(Lapegna). ”E’ dunque al padre, prima ancora che al ma-rito, che occorre far risalire la formazione, educazione pa-triottica di Irene” (Russo).

Irma Melany Scodnik Lo stesso si può dire della storiapolitica dell’inseparabile sorella Irma Melany, esponentedi punta dell’emancipazionismo napoletano, battaglierafemminista presidente del Comitato di Napoli per il votoalle donne, cofondatrice con la socialista torinese EmiliaMariani del giornale settimanale L’Italia femminile direttoda Sibilla Aleramo, pacifista convinta convertita, in vistadella guerra contro l’Austria, all’interventismo democratico

Irma e Irene Scodnik, due

“goriziane” protagoniste delle

lotte femministe e risorgimentaliItalico Chiarion

Nel quadro delle celebrazioni per il 150° anniversario del-l’Unità d’italia pubblichiamo due articoli che testimoniano delrapporto complesso e travagliato di Gorizia e dei suoi abitanticon il processo di unificazione che era iniziato nel 1861 e siandava concludendo con l’esito vittorioso della guerra. Nelprimo articolo si sottolinea l’anelito verso un ideale molto lon-tano e appartenente ancora a pochi goriziani. Nel secondosi descrive invece l’impatto diretto con l’Italia e con gli italiani. A corredo due tabellesulla situazione di Gorizia in prima linea sui mutamenti etnici della città e della pro-vincia prima e dopo la guerra ‘15-‘18.

il busto di FrancescoScodnik, padre di IrmaMelany e Irene, nelParco della Rimem-branza, opera di Gio-vanni Battista Novelli

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(come tanti, in quel tempo).Francesco Scodnik Dunque, il padre, educatore al-

l’amor di patria delle due sorelle Scodnik. Un suddito slo-veno della principesca Contea di Gorizia, di famigliabenestante e di tradizioni militari (due fratelli maggiori en-trambi ufficiali austriaci), destinato ad una tranquilla e bril-lante carriera nell’esercito austriaco e che, allo scoppiodell’insurrezione lombarda del 1848, passò invece al “ne-mico”, diventò alto ufficiale dell’esercito prima piemontesee poi italiano, eroe del Risorgimento, insignito del gradodi maggiore generale e della commenda dell’Ordine Mau-riziano.

Un percorso inspiegabile, se non si tien conto dei vastiinteressi umanistici di Francesco Scodnik che. aveva stu-diato musica e voleva seguire studi di storia e di giurispru-denza (aveva scelto l’esercito per necessità, o forse perobbedire ad una certa tradizione familiare); ed inoltre delfatto che i suoi 27 anni di carriera militare austriaca sierano svolti quasi tutti in Lombardia dove, proprio in quelperiodo, si respirava il pensiero mazziniano che stava pla-smando la nuova Italia ma anche la nuova Europa. E’ del1834 la nascita della “Nuova Europa”, primo tentativo or-ganico di creare un’organizzazione democratica a carat-tere internazionale, nella quale una parte importanteMazzini attribuiva agli slavi del sud (scriverà in proposito,qualche anno dopo, le “Lettere slave”) ed è del 1835 loscritto “Dell’iniziativa rivoluzionaria in Europa”, nel qualeMazzini enunciò il suo pensiero sulla natura e sul ruolodelle Nazioni.

Questi fermenti non potevano sfuggire allo “intellettualeslavo” capitano Francesco Scodnik. Non fa quindi mera-viglia che egli partecipasse senza riserve alla costruzionedella “Nazione Italia” contro l’austriaco oppressore di tuttele Nazioni e si innamorasse ben presto della nuova patriaper la quale aveva combattuto. Quell’amore per l’Italia tra-smise alle figlie che dedicarono tutta la loro vita al riscattodelle terre ancora soggette al governo straniero, militando,oltre che in “Pro Italia irredenta”, anche nell’associazione“Trento e Trieste” e nell’associazione “pro Dalmazia”, lacui sezione napoletana fu fondata proprio da Irma Melany.

Le sorelle Scodnik possono essere quindi, a buon di-ritto, definite protagoniste di primo piano del patriottismorisorgimentale al femminile. E’ da sperare che in futuro,colmando un vuoto nella memorialistica patria di Gorizia,vengano ricordate in modo appropriato dalla città che alloro padre ha eretto un busto e dedicato una via.

Dopo la prima guerra mondiale Irene ed Irma Melanycompirono, insieme, parecchi viaggi nei luoghi dell’in-fanzia e della gioventù del padre, la Venezia Giulia, Trie-ste, l’Isontino, ormai terre italiane. Nel 1923 Irene visitòil collegio di Tolmino dedicato a Francesco Scodnik ecertamente anche Canale d’Isonzo che all’eroe slovenodel Risorgimento italiano aveva eretto un busto accantoal Municipio.

Di questo busto parla il giornale sloveno “PrimorskeNovice” del 5 maggio 2000, in un articolo intitolato“Franc Škodnik, eroe della ‘amata Italia’“ (“junak lju-bljene Italije”). Vi si dice che esso fu eretto dopo il pas-saggio di queste terre all’Italia e che nel 1943 i nazistilo rimossero e lo gettarono nell’Isonzo. Il busto, si trovaancora lì, nel fiume, si dice nell’articolo, nel quale si au-spica altresì che sia recuperato e posto in un luogodegno (che, suggerisce il giornale, potrebbe essere ilmuseo di Nova Gorica).

Nel 150° anniversario dell’Italia unita, sollecitiamo ilComune e la Provincia di Gorizia a far proprio l’auspicioed a cercare di realizzarlo in fattiva collaborazione conNova Gorica. Non è infatti senza significato, per la no-stra terra ora aperta alla nuova Europa, che tra i primi enon minori protagonisti isontini del Risorgimento siastato anche lo sloveno Franc Škodnik e che egli sia ri-cordato ed onorato da tutte due le parti del confine.

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recuperare il busto di Scodnik

gettato dai nazisti nell’Isonzo nel 1943

PRIMO MAGGIOMANIFESTAZIONE UNITARIA

GRADISCACGIL CISL UIL

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“L’amministrazione italiana, dapprima militare e poi civile,mostrò una notevole impreparazione ad affrontare i deli-cati problemi nazionali e politici dei territori occupati, dovesi riscontravano consistenti insediamenti - in ampie zonemaggioritari - di popolazioni non italiane ..... che avevanocompiuto la loro acculturazione politica nell’ambito dellostato plurinazionale asburgico“. Così la Relazione dellaCommissione italo-slovena sui rapporti fra i due paesi fra il1880 e il 1956 descrive il momento della conquista dellaVenezia Giulia da parte de1l’esercito italiano vittorioso, nel1918.

Intendendo occuparci dell’incontro, o dell’impatto, di Go-rizia con il Regno d’Italia e con i! suo sistema politico e isti-tuzionale, è giocoforza fare riferimento al 1918 e agli anniimmediatamente successivi.

In precedenza “le sommosse del 1848 nelle vicineprovince veneziane non la coinvolsero affatto” pre-cisa il barone von Czoernig; nel 1848 infatti le solle-vazioni lambiscono Gorizia nelle vicine località diVisco, Bagnaria, Jalmicco e altri piccoli centri dove,come a Udine e a Osoppo, si accendono i moti di ri-bellione nei confronti dell’autorità’ austriaca. La re-pressione asburgica sarà spietata; le truppe delgenerale Nugent di stanza a Gorizia debellano i pa-trioti e danno alle fiamme alcuni villaggi (è per quellache Bagnaria si chiama Arsa). Al rientro nelle loro ca-serme i soldati imperiali saranno accolti con incon-tenibile entusiasmo dal popolo goriziano, mentre inDuomo si terrà un solenne Te Deum di ringrazia-mento.

Successivamente si sviluppa il movimento irreden-tista, che in città assume un rilievo che non va sotto-valutato avendo esso contribuito ad influiresull’opinione pubblica e sugli ambienti politici delRegno d’Italia inducendoli ad intervenire nel primoconflitto mondiale per la redenzione di quelle terre.

L’irredentismo a Gorizia si manifesta attraverso unvirulento scontro tra nazionalità talchè il liberalismomunicipale italiano si converte alle forme più aggres-sive di un nazionalismo che assume un netto, quasiesclusivo carattere antislavo, incarnando ciò il leit-motiv dell’italianità cittadina, perdendo di vista invecequei valori e quei principi risorgimentali liberali chedall’Italia di Mazzini e di Garibaldi bussavano alleporte dell’impero. Tuttavia va riconosciuta la fede pa-triottica di quei goriziani che credevano nel primatoculturale dell’Italia -cui furono sensibili grandi figurecome l’Ascoli e il Michelstaedter - e che per essa sibatterono nelle file piemontesi e garibaldine, e poi inquelle dell’ esercito italiano nel corso del 1° conflitto

mondiale. Fra gli ultimi giorni dell’ ottobre ed il 7 novembre del

1918 la situazione in città è estremamente confusa;il 31 ottobre si forma un Governo provvisorio italianopresieduto dall’avv. Pinausig e contemporaneamenteun Comitato sloveno guidato dall’avv. Podgornik. Il 2novembre entra in città l’ex reggimento austro-unga-rico Gebirs-Schutzen composto da soldati slavi. Il Co-mitato sloveno può cosi insediarsi nell’attualePrefettura issandovi la propria bandiera. II 7 novem-bre la Brigata di cavalleria Saluzzo-Vicenza entra aGorizia intimando ai militari slavi e al Comitato disgomberare la città. TI 14 novembre anche il Comi-tato italiano viene sciolto ed il controllo della città, edella Venezia Giulia, viene assunto da un Governa-tore militare, il Generale Carlo Petitti di Roreto, cheinsedia in municipio una Giunta guidata da GiorgioBombig e in Provincia il commissario Luigi Pettarin.

Petitti di Roreto rimarrà governatore fino al luglio del1919, dimostrando sensibilità e comprensione dellasituazione locale superiori a quelle dei successivicommissari civili.

Hanno inizio qui le contraddizioni e le difficoltà diun’integrazione che le autorità regie non si aspettanoe cui non sono preparate. Non ci si rende conto checon il Trattato di Rapallo del 1920 vengono inclusinelle “nuove province” circa 500 mila slavi, come que-gli sloveni dei distretti della Carniola, di Idria, Bi-sterza, Postumia che non avevano mai saputo nèimmaginato - come osserva lo storico Ernesto Se-stan - di essere oggetto di rivendicazione da partedegli Italiani.

Per la prima volta il Regno d’Italia non applica il ple-biscito, cui erano state chiamate le popolazioni ditutte le terre annesse, dal 1848 al 1870, a sancirel’adesione popolare al nuovo Stato. Si tratta di un isti-tuto di diritto napoleonico dall’ esito scontato ( non nelpiccolo comune friulano di Coseano, che nel plebi-scito del 1866 votò all’unanimità contro l’annessione

“L’Italia chiamò !”

Carlo Michelutti

Abitanti a Gorizia durante la guerra

maggio 1915 Scoppio della guerra 28.000

giugno 1915 Primo mese di guerra 15.000

luglio 1915 1° battaglia dell’Isonzo 9.000

novembre 1915 4° battaglia dell’Isonzo 5.000

agosto 1916 Presa di Gorizia 3.500

ottobre 1917 Rotta di Caporetto sgombro totale

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all’Italia!) ma che pur costituiva un atto di rispettodella volontà dei nuovi cittadini. Evidentemente, datigli equilibri delle appartenenze etniche e nazionalilocali, non si faceva affidamento su esiti “plebiscitari”,come emergerà nel 1921 quando alle prime consul-tazioni politiche cui verranno chiamate Gorizia e pro-vincia, la maggioranza dei seggi (quattro su cinque)come è noto, andrà agli esponenti sloveni.

Ben presto incominciarono gli internamenti di “au-striacanti” e di sacerdoti, questi ultimi presi partico-larmente di mira dalle autorità italiane. D’altra parte ilvescovo Borgia Sedej non andava per il sottile e af-fermava che “l’Italia è un occupante pel diritto dellaforza. Bisogna negare ogni collaborazione perchè,tanto, presto tutti gli slavi saranno riuniti alla loro na-zione” (1919).

A Gorizia l’ordinamento centralistico italiano stentaad affermarsi. Esso si manifesta con l’insediamentodi una burocrazia proveniente dal resto dell’Italia equindi distante e diversa dal contesto che andava adamministrare, con l’arrivo di affaristi e di imprenditori

Provincia di Gorizia: I dati sono confrontabili in quanto nei tre censimenti considerati per Provincia si in-tende il territorio comprendente 42 comuni dell’ex distretto di Gradisca, di Tolmino, di Idria, alcuni comunidel Postumiese e dell’ex distretto di Sesana secondo la suddivisione amministrativa del 1936;

Censimento del 1931: Non viene preso in considerazione in quanto non rilevava le etnie per cui tutti iresidenti vennero catalogati come “italiani”. Il Censimento del ’36 riconsidera la “lingua d’uso”. Visti gliesiti, i dati furono pubblicati solo parzialmente.

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I dati delle due tabelle sono tratti dal libro di Piero Purini “Metamorfosi etniche. I cambiamenti di popolazione a Trieste, Go-rizia, Fiume e Istria. 1914-1975” editpo da KappaVu, recentemente presentato a Gorizia per iniziativa dell’Anpi e del KulturniDom e a Ronchi dall’Associazione culturale Apertamente in collaborazione con il Consorzio culturale del monfalconese. Il volumeillustra la storia dei movimenti migratori da e per la Venezia Giulia e le dinamiche di appartenenza nazionale della sua popolazionea partire dallo scoppio della prima guerra mondiale fino al trattato di Osimo. Il volume non si sofferma alla sola storia dei movimentidi popolazione italiana ma sviscera cause e modalità anche di fenomeni migratori meno noti o addirittura sconosciuti che coinvol-sero le altre componenti etniche della regione.

censimenti 1910 1921 1936

abitanti % abitanti % abitanti %

Provincia di Gorizia

Italiani 47.065 22,0 55.460 27,6 78.475 37,8

Sloveni 160.529 75,2 143.260 71,4 129.275 62,2

Altri (austriaci) 4.000 1,9 1.987 1,0 - -

Regnicoli 2.000 0,9 - - - -

totale 213.640 100,0 200.707 100,0 207.750 100,0

Comune di Gorizia

Italiani 14.818 47,8 24.272 57,4 36.887 71,7

Sloveni 10.868 35,1 17.133 40,5 14.588 28,3

Altri (austriaci) 3.611 11,6 910 2,1 - -

Regnicoli 1.704 5,4 - - - -

Totale 30.995 100,0 42.315 100,0 51.475 100,0

Di cui militari 2.407 3.608

Confronto del censimento austriaco del 1910 con i censimenti italiani del 1921 e 1936

La “metaformosi” della popolazione residente

prima e dopo la guerra

attirati dalle opportunità della ricostruzione, ivi com-presa quella della “monumentalizzazione” del territorioe dei luoghi consacrati dalle battaglie del Carso edell ‘Isonzo.

In conclusione appare interessante citare l’opinionedella storica goriziana Liliana Ferrari “L’annessionedella città, del territorio della Contea, ma anche dilembi della Carniola, è conseguenza della conquista,e non tiene proveniente dalle conto di fisionomie na-zionali e neppure del consenso degli interessati. Ilfatto che una parte dei goriziani esulti all’arrivo delletruppe italiane è secondario ai fini dell’annessione.Viene annesso anche chi non esulta: avrà modo difarselo piacere”.

Il grande germanista goriziano Ervino Pocar detterànel 1920 parole segnate da un cupo presagio: “Sonogiunti qui da poco, tanto per attendere ai loro affari inquesto intermezzo di risorgimento materiale dei nostripaesi. Essi stanno provocando delle condizioni fune-ste per la convivenza dei due popoli, e saremo noi asopportarne le conseguenze nel prossimo futuro”.

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In occasione delle prossime celebrazioni del 25 aprilema anche di quelle appena concluse e relative all’esodo(10 febbraio) e all’olocausto (27 gennaio) riteniamo im-portante pubblicare parte dell’intervento di Franco Miccolidal titolo “No alla comoda spartizione delle memorie” pub-blicata nei mesi scorsi da “Iniziativa Isontina”. L’articolopur scritto l’anno scorso è un contributo alla riflessione eal ricordo di quegli avvenimenti e presenta momenti diparticolare importanza laddove chiede, quasi urla, a tutti,la necessità di superare le memorie divise che hanno con-trassegnato e contrassegnano le memorie di quegli av-venimenti che hanno drammaticamente caratterizzato ilsecolo scorso e che continuano ad apparire e a manife-starsi ancora.

Scrive Miccoli: “ Le affermazioni susseguitesi a Goriziae nell’Isontino dal 25 aprile alla fine di maggio (2010n.d.r.), nelle diverse celebrazioni ed avvenimenti riguar-danti la conclusione del secondo conflitto mondiale, in altritempi, avrebbero provocato polemiche più o meno ac-cese. Ciò non è avvenuto e questo testimonia, nonostantetutto, la positività del lungo cammino fatto dalla città di Go-rizia ma anche la stanchezza che caratterizza queste pe-riodiche ricorrenze.…

Nella forzata bipolarizzazione politica in atto, si sta as-sistendo nell’ultimo decennio ad un strisciante tentativo dispartizione delle memorie: alla destra la memoria del-l’esodo e delle foibe alla sinistra la memoria della resi-stenza e tutto continua come prima.

Separare le memorie sulle vicende belliche e post bel-liche è comunque un grave errore ma anche una scorret-tezza nei confronti delle reali vicende avvenute e dellememorie umane che accompagnano quelle vicende. Lamemoria collettiva di un Paese come l’Italia viene solleci-tata ad una memoria divisa, separata se non addiritturacontrapposta. Una operazione inutile e dannosa dove glieredi delle ideologie nazionaliste e marxiste continuano adifendere ricostruzioni abbondantemente superate dallastoriografia. Storiografia che sta continuando a cercare edapprofondire gli avvenimenti di quei tragici anni che vannodal 1920 alla fine della seconda guerra mondiale. Avveni-menti che hanno un filo che li accompagna fino alla cadutadel comunismo ed anche dopo, nella misura in cui c’èsempre stato qualcuno che tenta di negare o allontanarele possibilità di fare luce sui lati oscuri di quei tragici anni.”

Per Miccoli gli interventi dell’ANPI, di Pirjevec del-l’ANVGD (in occasione delle celebrazioni del 2010 n.d.r.)sono di fatto un passo indietro rispetto il documento dellaCommissione storico culturale italo-slovena che rappre-senta invece un prezioso lavoro decennale di storici e diuomini di cultura italiani e sloveni.” Il Documento -prose-gue- doveva essere una sintesi, il punto di arrivo ma

avrebbe potuto e dovuto essere anche il punto di partenzaper proseguire nell’importante cammino intrapreso. Que-sto non è avvenuto perché la politica, sia di destra che disinistra, si è opposta e non ha avuto coraggio di andarefino in fondo. In primo luogo con la pubblicazione ufficialedel testo della Commissione.

Così recita il Documento -ricorda Miccoli- sulla parte re-lativa alle vicende del maggio - giugno 1945:...” Tali avve-nimenti si verificarono in un clima di resa dei conti per laviolenza fascista e di guerra e appaiono in larga misura ilfrutto di un progetto politico preordinato, in cui confluivanodiverse spinte: l’impegno ad eliminare soggetti e strutturericollegabili (anche al di là delle responsabilità personali)al fascismo, alla dominazione nazista, al collaborazioni-smo ed allo Stato italiano, assieme ad un disegno di epu-razione preventiva di oppositori reali, potenziali o presuntitali, in funzione dell’avvento del regime comunista, e del-l’annessione della Venezia Giulia al nuovo Stato jugo-slavo. L’impulso primo delle repressione partì da unmovimento rivoluzionario che si stava trasformando in re-gime, convertendo quindi in violenza di Stato l’animositànazionale ed ideologica diffusa nei quadri partigiani....”.Questo è quanto avvenuto a Gorizia e nell’Isontino.

La memoria dell’esodo, delle foibe e della resistenza edelle diverse vicende belliche che hanno coinvolto ilPaese appartengono e devono appartenere alla memoriacollettiva di tutti. Memoria -dice Miccoli- che va nettamentee decisamente distinta dalle ricostruzioni ideologiche diparte, portate a termine nel tempo dalla destra e dalla si-nistra quali eredi del fascismo e del comunismo che fu-rono i principali responsabili di quelle tragedie. Il primo eprincipale responsabile delle tragedie che colpirono aguerra finita la popolazione italiana, è stato il fascismo, al-leato del nazismo, che trascinò l’Italia nella follia della se-conda guerra mondiale. La resistenza, che nacque evenne vissuta quale anelito di libertà e di giustizia, è unvalore che appartiene alla memoria collettiva.

…... E’ per questo che a 65 anni dalla fine della secondaguerra mondiale va duramente contrastato e rifiutato iltentativo di spartizione delle memorie sull’esodo, le foibee vanno ricordati gli immani sacrifici della resistenza.Esodo, foibe e resistenza devono diventare ed essere unamemoria comune collettiva distinta dalle vicende e dallamemorialistica di parte nazionalista o comunista, italianao slovena.

… Si prosegua sulla strada con gesti veri di “purifica-zione della memoria e di riconciliazione” che aiutino a su-perare quelle dolorose pagine, non pensando a ciò che sivuole o conviene, come avvenuto fino ad ora, ma a quelloche possiamo costruire assieme ammettendo ognuno leproprie responsabilità.

a proposito della spartizione

delle memorieL’esodo, le foibe e la resistenza e le vicende belliche che hanno coinvolto il Paese devono

appartenere alla memoria collettiva di tutti …

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Il Piano sanitario regionale affida all’Aziendatriestina il coordinamento di tutte le specialitàdegli ospedali isontini e al coordinatore del-l’Azienda triestina l’erogazione dei finanzia-

menti regionali alle singole aziende sanitarie...

Il FVG, a differenza delle regioni a statuto ordinario, rica-va le proprie entrate per finanziare il sistema sanitario dallacompartecipazione sui tributi riscossi sul proprio territorio. Icittadini residenti sono i finanziatori di quelle aziende sani-tarie cui chiedono un’assistenza equa e fruibile. Inoltre, poi-ché riteniamo che essi debbano partecipare alle scelteriguardanti il percorso assistenziale è necessario che l’in-terlocutore sia facilmente ragiungibile e riconoscibile.

Il modello sanitario organizzativo che si è data la Regio-ne è quello della istituzione di tre Aree Vaste - udinese,pordenonese e giuliano-isontina - , con il compito di coor-dinare il percorso delle cure sia territoriali che ospedaliereed è un concetto condivisibile se garantisce la pari dignitàdi tutte le aziende sanitarie partecipanti.

La rete ospedaliera regionale conta sui tre ospedali diUdine, Pordenone e Trieste, di riferimento per le rispettivearee vaste, che, oltre ad avere tutti i reparti e servizi perla popolazione residente, hanno alcuni centri di eccellen-za per l’alta specialità ( trapianti, cardiochirurgia, neuro-chirurgia... ) e, per definizione, devono garantire minimacongestione e forte specializzazione. Negli ospedali peri-ferici oltre alle funzioni di base ( chirurgia, medicina, pron-to soccorso... ) sono collocate funzioni di chirurgia e medi-cina specialistica ( urologia, neurologia... ). Questomodello dovrebbe prevedere che solo situazioni partico-larmente gravi e complesse vengono indirizzate verso icentri ad alta specializzazione; non si devono espropriaregli ospedali periferici, vicini al cittadino, per il profilogestionale, culturale e professionale; se necessario sideve favorire la mobilità dell’equipe medica piuttosto chedei pazienti.

Il dibattito che riguarda la struttura sanitaria della nostraprovincia ci trova particolarmente preoccupati per lasopravvivenza dell’Azienda Sanitaria Isontina. Vi è unanormativa e un iter deciso dall’Amministrazione di centro-destra che tende a svuotare di contenuti e autonomial’Azienda Sanitaria provinciale, attraverso una program-mazione delle attività di Area Vasta non condivisibile.

Il Piano sanitario regio-nale affida all’AziendaOspedaliera Universitariatriestina il coordinamentodi tutte le specialità degliospedali isontini. Se a ciòsi aggiunge che i finanzia-menti regionali non saran-

no più erogati, come è sem-pre stato, alle singole azien-de sanitarie, ma per AreaVasta, questo comporteràche anche tale prerogativasarà affidata al coordinatoredell’Azienda triestina e tuttoil potere decisionale vieneconcentrato nelle mani di ununico soggetto: è verosimile che si assisterà alla volontà diaccentrare nel capoluogo di regione la maggior parte delleattività sanitarie di un certo livello. Temiamo si proceda aduna liquidazione delle nostre specialità, che verrannoridotte a strutture ambulatoriali e si dovrà andare a farealtrove ciò che oggi si fa presso i nostri ospedali.

Per il futuro vi è poi una palese volontà di cancellare,con un iter normativo, l’Azienda Sanitaria Isontina, affi-dando la gestione degli ospedali all’Azienda Ospedalieradi Cattinara.

Comunque i pazienti isontini saranno costretti ad unamobilità per motivi sanitari ingiustificata, ad ancor piùlunghe liste d’attesa, a crescenti difficoltà per le fasce dipopolazione più deboli.

Sono state anche abrogate da parte di questa Amminis-trazione regionale le norme che conferivano ai Sindaci lapossibilità di intervenire sulla programmazione in materiasanitaria. Per questo motivo i Sindaci dell’Isontino hannoformulato una richiesta di chiarimenti all’Assessore Kosic,sottolineando che “... a fronte di una gestione aziendalevirtuosa si riduce l’ASS Isontina ad appendice di quellatriestina... perderemo qualsiasi capacità di autogoverno edi qualità erogata dei servizi... e riteniamo indispensabilemantenere l’Azienda Isontina con annessa la gestione del-l’ospedale unico su due poli di Gorizia e Monfalcone”.

L’Azienda sanitaria Isontina coincide con il territorioprovinciale, ha una valenza importante per lavoro e occu-pazione, deve avere un ruolo per una provincia chepunta sulla cooperazione transfrontaliera nel campo deitrasporti, cultura, turismo... sanità.

Il PD ha sempre sostenuto l’unità e la necessità della pro-vincia, che non può rinunciare a mantenere quelle funzioniche ne garantiscono la consistenza e la ragione d’essere.

L’Azienda Sanitaria provinciale fa parte di una visionepiù ampia che stimola le parti politiche impegnate sullaribalta regionale a decidere se si vuole l’esistenza di que-sta provincia non più perché confine con l’est d’europa,ma porta aperta verso quei paesi.

E’ in tutti questi motivi che il PD vede la necessità dimantenere l’autonomia dell’Azienda Sanitaria, cheamministra i due presidi ospedalieri e ha la sua ragioned’essere perché sede regionale per la cooperazionesanitaria transfrontaliera in generale e con la Slovenia inparticolare.

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il PD: mantenere l’autonomia

dell’Azienda Sanitaria IsontinaFrancesco Pitzorno

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“Il Trgovski dom rischia di diventare un bel monumento aldeclino della città come la storica sala Petrarca, la sala desti-nata alla Biblioteca civica comunale ( un finanziamento di 2miliardi di lire per il progetto persi a causa di lungaggini buro-cratiche)e che ora è ridottain condizioni disastrose edè senza prospettive. Il no-stro timore - ha detto il Pre-sidente dell’Skgz Semolič -è che la storia possa ripe-tersi. E oggi non noto ungrande impegno a livello lo-cale, nemmeno da partedell’amministrazione comu-nale, che dovrebbe inveceessere interessata alla re-stituzione di un così bel-l’edificio alla città».

In base all’articolo 19della legge 38, infatti ilTrgovski dom può diventarela sede non solo di Associa-zioni culturali e scientifiche della minoranza slovena ma anchedi quelle italiane. L’iter però è congelato. Al secondo piano visono otto locali nella disponibilità del ministero di Grazia e Giu-stizia, al pianoterra invece uno dei tre locali ceduti dal Demanioalla Regione è occupato dall’archivio del Ministero delle Fi-nanze. A metà marzo il Prefetto ha convocato i rappresentantidegli organi dello stato (Ragioneria dello Stato, Monopoli, De-manio, Ministero di Grazia e Giustizia) per decidere sull’utilizzodei locali dopo che era stato liberato il pianoterra dall’ambula-torio. Dopo la richiesta di utilizzo da parte dei Monopoli, il Pre-fetto ha stabilito, anche a seguito della richiesta del Presidentedell’Skgz, che il pianoterra (ex Paternolli) va lasciato alle As-sociazioni culturali e scientifiche slovene e italiane come pre-visto dalla Legge 38. “Ciò è di grande importanza -rilevaSemolič- perchè rappresenta un primo passo verso il recu-pero almeno di una parte del Trigovski alle funzioni previstedalla Legge 38 in quanto consente il via libera alla ristruttura-zione già programmata dalla regione FVG e supportata datutte le concessioni necessarie”.

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I primi dieci anni di applicazione della legge 38/2001“Norme di tutela della minoranza linguistica slovena dellaregione Friuli Venezia Giulia” rappresentano un’ottima oc-casione per valutare quale impatto ha avuto sulla realtàgoriziana, anche in virtù delle molteplici polemiche che l’-hanno accompagnata per molti anni fino all’approvazione.

Numerosi esponenti del centrodestra goriziano hannoosteggiato con forza l’approvazione della legge 38, pro-spettando scenari inverosimili, come la completa “slaviz-zazione” di Gorizia e conseguenti migliaia di posti di lavorodestinati esclusivamente alla minoranza slovena. Questepolemiche del recente passato, rimangono ancor oggi benimpresse nella memoria, tanto più potendo verificare con-cretamente quali sono i risvolti e l’impatto che la legge ditutela ha avuto sulla nostra città.

Partendo proprio dalle molteplici polemiche del passato,è più che evidente che nulla di tutto quello che era statodrammaticamente paventato si sia poi realizzato, ancheperché la Legge di tutela si è rivelata come una fonte dallaquale chi vuole può liberamente attingere: chi vuole puòesprimersi in lingua slovena usufruendo di sportelli lingui-stici presenti nelle sedi della Prefettura, del Comune edella Provincia, può richiedere documenti bilingui, può ve-dersi riconosciuto il diritto di riavere il proprio nome e co-gnome in forma originale non italianizzata e quindi vienetutelato il diritto e la dignità individuale.

Per ciò che concerne invece la visibilità della linguaslovena,le insegne pubbliche e la toponomastica, vieneprevisto un iter decisamente troppo complicato nel l’in -dividuare i comuni, le frazioni di comune, le località e glienti in cui l’uso della lingua slovena è previsto in aggiuntaa quella italiana.

Vista la complessità della norma si notano a Goriziaben poche scritte ed insegne bilingui, anche perché ri-mane purtroppo ancor oggi determinante il fattore storico-ideologico, che ha condizionato per tutto il dopoguerra ilrapporto con la lingua slovena: il bilinguismo visivo quindiviene ritenuto da alcuni segmenti cittadini un affronto per“l’italianità” di Gorizia e non un valore aggiunto per unacittà ricca nel campo linguistico e culturale. Quanto po-trebbe essere normale e naturale l’approccio verso talequestione, viene dimostrato invece dall’Amministrazioneprovinciale, che dotandosi anche di finanziamenti statali,ha saputo valorizzare la specificità di questo territorio, po-nendo insegno trilingui presso istituti scolastici, strade esedi di istituzioni provinciali.

Dopo dieci anni dall’approvazione rimangono ancorainattuate una serie di norme previste: art. 7 i nomi e co-gnomi non vengono ancora scritti in forma corretta nei varidocumenti...,art. 15 la prevista istituzione della sezioneslovena del Conservatorio Tartini rimane in attesa di..., art.19 per il Trgovski dom si attendono ancora novità … etc.

Tutto ciò dimostra che la strada per la piena applica-

zione della legge 38/2001 rimane lunga ed impervia, cio-nonostante ci sono anche dei segnali molto incoraggiantiche provengono perlopiù dalla comunità cittadina e dimo-strano quanto l’apprendimento della lingua slovena stiadivenendo per le famiglie goriziane un prezioso valore ag-giunto. Penso al numero sempre maggiore di iscritti nellescuole con lingua d’insegnamento slovena di alunni pro-venienti da matrimoni mistilingui o anche completamenteitaliani e quindi all’interesse sempre maggiore per la co-noscenza della lingua slovena come fattore culturale oanche semplicemente competitivo. Questo dato dovrebbefar riflettere sull’opportunità di inserire fin dalle elementaril’opzione della lingua slovena anche nelle scuole con lin-gua d’insegnamento italiana con l’obiettivo di poter fornirea tutti pari opportunità, considerando che la conoscenzadella lingua slovena a Gorizia così come quella italiana aNova Gorica rappresenta un fattore di vantaggio compe-titivo per l’inserimento nel mercato del lavoro.

alcuni passi in avanti ma la strada per la

sua piena applicazione rimane ardua Livio Semolič, Presidente provinciale SKGZ

Legge 38/2001 di tutela della minoranza slovena:

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Nel suo meritorio saggio-testimo-nianza sul precariato, Una vita da sup-plente, V. Brancatisano afferma conragione che la scuola, oggi, svolge unaserie di funzioni di supplenza che lacrisi delle istituzioni cosiddette “discipli-nari” ha reso indispensabili (vedi nel ri-quadro).

Volutamente cito per ultima la fun-zione della scuola che avrei dovutoelencare per prima, quella che in troppiritengono essere l’unica, ossia il man-dato educativo che il sistema scola-stico è tenuto ad assolvere. Uncompito, questo, che ha assunto il ruolodi una sfida, tanto più difficile quanto piùsi specializzano i saperi di una societàil cui modello di sviluppo è dato dal “ca-pitalismo cognitivo”.

Ora, a fronte della pluralità e della complessità dei com-piti che la scuola è chiamata a svolgere può risultare inte-ressante offrire i numeri dei tagli dei posti in organico chela scuola ha subìto in questi anni: la fredda chiarezza deinumeri configura in modo netto l’intenzionale politica di di-sinvestimento in capitale umano perseguita dall’attualegoverno. La legge 133/08, ossia il piano di riduzione degliorganici del personale docente, ha prodotto in un triennioil taglio di 81.120 cattedre. L’obiettivo del piano triennalepotrebbe apparire inferiore alla cifra prefissata dal go-verno, ossia il taglio di 87.400 docenti. E’ solo un’illusione,il numero magico si raggiunge sommando alle 81mila cat-tedre in organico di diritto quelle tagliate in organico difatto (più di 5mila solo nel primo anno, cfr. Tre anni dopo.Cisl Scuola).

Passando alla nostra regione, il triennio 2009-2012vedrà la riduzione di 1.281 docenti (meno 9,8% rispetto ai13.120 in organico di diritto del biennio 2008/09). Nel pros-simo anno scolastico, con i tagli della terza tranche, il FriuliVenezia Giulia perderà complessivamente 368 posti di in-segnanti in organico (184 docenti in meno nella scuola pri-maria e 184 nella secondaria di secondo grado). Ladiminuzione dell’organico, già di per sé grave, risultaanche più pesante alla luce del fatto che, secondo le pre-visioni ministeriali, il prossimo anno ci sarà un significativoincremento del numero degli alunni iscritti nelle scuoledella regione (più 443 iscritti tra scuola primaria, secon-daria di primo e di secondo grado).

Continuando a snocciolare cifre, vale la pena di ricor-dare che il 17,5% dell’intero corpo docenti del sistema sco-lastico pubblico sono precari: insegnanti a tempodeterminato, essi prestano servizio anche da decenni sucattedre vacanti, svolgendo lo stesso lavoro dei colleghi inruolo, ma senza condividerne i diritti e la progressione sti-pendiale. Attualmente a scuola un insegnante su cinque èprecario. Altissimo è il numero delle singole classi dove gliinsegnanti precari superano la soglia del settanta-ottantaper cento del corpo docente. Il dato, di per sé allarmante,

è tanto più grave se si pensa che cia-scuno dei 230mila precari ha un nu-mero multiplo di classi (fino a 18 inalcuni casi): ciò significa, come affermaancora Brancatisano, che tutte le374.946 classi italiane sono investitedalla precarietà. Questo scempio ponedue problemi di diversa natura: uno sulpiano dei diritti, l’altro su quello didattico.

Il piano dei diritti. Nella scuola pub-blica la costante erogazione del servizioda parte dei docenti precari convive inmodo paradossale con il principio dellatransitorietà delle esigenze, unica giusti-ficazione giuridica del ricorso alla reite-razione dei contratti a termine, che èdunque abusiva. Cito ancora Brancati-sano: “Nella scuola pubblica italiana, inaltre parole, si consuma una delle più

gravi forme di sfruttamento del lavoro: centinaia di migliaiadi insegnanti precari vengono spremuti e mal pagati da undatore di lavoro, lo Stato, che pure si arroga il diritto di scri-vere leggi contro lo sfruttamento e la violazione dei diritti”.

Il piano didattico. Una scuola nella quale un quintodell’intero corpo insegnante è precario non può promuo-vere pratiche educative di qualità: di fatto è essa stessaun’istituzione precaria. La precarietà come condizione la-vorativa dei docenti si trasferisce quindi sul piano delle re-lazioni educative, mentre la scuola fa sempre più fatica acostituirsi in reale comunità educante, in luogo di crescitae di apprendimento capace di garantire l’efficacia forma-tiva di bambini e ragazzi. Ciò è tanto più grave quanto piùcrescono i numeri della dispersione studentesca e dell’in-successo scolastico.

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più alunni, meno docenti,

più bocciatiAndrea Olivieri, Coordinamento precari abilitati Gorizia

NUMERI

riduzione del personale InItalia: il piano di prevede nel trien-nio 2009-2012 il taglio di 87.400docenti: in Regione: il taglio di1.281 docenti (-9,8% rispetto ai13.120 in organico nel biennio2008/09). Nel prossimo annoscolastico si perderanno 368posti di insegnanti

alunni: Nel prossimo anno cisarà un significativo incrementodel numero nella regione (+ 443)

precari: sono 230mila, unquinto dell’intero corpo inse-gnante

funzioni di supplenza svolte oggi dallascuola

sostituisce i luoghi di socializzazione scomparsidopo la crisi della comunità condominiale: l’oratorio, lapiazza, i luoghi della militanza politica;

si affianca e a volte supplisce la famiglia nella curadel ragazzo: la famiglia è infatti un’istituzione sempre piùprovata dai mutamenti sociali ed economici degli ultimianni, quali la precarietà lavorativa e la marcata flessibi-lità dei tempi di lavoro dei genitori;

svolge un ruolo spesso unico di supporto, assi-

stenza e consulenza psicologica, talvolta persino ditutoraggio nei confronti dei genitori;

agisce come operatore sociale, e talvolta inter-

cetta per prima i sintomi iniziali del disagio, della de-

vianza e dell’emergenza (alcol, droga, disagi legatiall’alimentazione, bullismo);

sostituisce la drammatica carenza di conoscenze

nel mondo contemporaneo attraverso improvvisate, maspesso efficaci, azioni informative sull’attualità.

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INIZIATIVE DEL PD DI GORIZIA NEI MESI DI FEBBRAIO- MARZO

Il futuro della Newco Ambiente isontina: proposte Gruppo di lavoro ambiente

Mercoledì 2 febbraio

Piano d’azione per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili in un contesto urbano Incontro pubblico con Ermes Drigo – movimento decrescita felice, già amministratore responsabile per le energie rinnovabili del Comune di Portogruaro

Martedì 9 febbraio

Raccolte di firme a sostegno della petizione popolare “Berlusconi dimettiti!” in collaborazione con i Giovani Democratici

Domenica 6 -13 febbraio

Realizzazione a Gorizia di un polo per la ricerca, la sperimentazione, la produzione nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica mettendo in rete Enti di ricerca, Università, imprese ed Enti locali. Riunione congiunta dei Gruppi di lavoro ambiente, territorio, economia, università

Martedì 15 febbraio

Scelta dei temi per il rilancio di Gorizia Coordinamento del Centro sinistra di Gorizia

Mercoledì 16 febbraio

Volantinaggio e manifestazione di protesta presso il Municipio per la chiusura del fascicolo di Gorizia del Messaggero Veneto Coordinamento del Centro sinistra di Gorizia

Venerdì 18 febbraio

Proposte sul futuro delle Circoscrizioni a Gorizia Coordinamento Quartieri e Gruppo Democrazia Attiva

Venerdì 18 febbraio

Gruppo Valori e fondamenti progettuali del PD Lunedì 7-21 febbraio

I candidati di Gorizia alle prossime elezioni provinciali Esecutivo cittadino

Lunedì 21 febbraio

Incontro con Giorgio Brandolin: L'ex Filzi come centro ricettivo per eventi sportivi anche internazionali nel contesto della cittadella sportiva della Campagnuzza; il collegamento Gorizia-Ronchi nel contesto del progetto TAV. Gruppi Tematici infrastrutture e Università

Martedì 22 febbraio

Il futuro della sanità a Gorizia e nell'Isontino Gruppo Sanità

Mercoledì 23 febbraio

I candidati di Gorizia alle prossime elezioni provinciali Esecutivo cittadino

Mercoledì 2 marzo

Gorizia per i giovani: idee dal futuro Incontro del PD con i giovani goriziani

Giovedì 3 marzo

1. Gorizia e il tracciato del futuro sistema ferroviario nell’Isontino; 2. i candidati di Gorizia nei collegi provinciali; Coordinamento di circolo

Venerdì 4 marzo

Raccolte di firme a sostegno della petizione popolare “Berlusconi dimettiti!” in collaborazione con i Giovani Democratici

Domenica 6 marzo

Confronto sui temi per il rilancio di Gorizia: La gestione dei rifiuti Coordinamento del centro sinistra di Gorizia

Venerdì 11 marzo

Confronto sulla proposta del PD regionale in tema di Sanità Forum Sanità

Lunedì 14 Marzo

Dall'edilizia pubblica a quella privata. Dagli alloggi in affitto all'housing sociale. Dalle ristrutturazioni alle nuove costruzioni. Politiche abitative e del territorio nel loro insieme Incontro Gruppi Tematici "Infrastutture e Urbanistica" e "Casa"

Martedì 15 marzo

Gruppo Valori e Fondamenti progettuali Lunedì 21 marzo

Confronto sui temi per il rilancio di Gorizia: Energie rinnovabili ed efficienza energetica Coordinamento del centro sinistra di Gorizia

Mercoledì 23 marzo

Il futuro delle Circoscrizioni a Gorizia Esecutivo cittadino e Coordinamento quartieri

Giovedì 24 marzo

Incontri di amministratori e forum tematici del PD per elaborare il programma della Provincia per le prossime elezioni. Forum Ambiente, Forum infrastrutture, Forum scuola

Lunedì 28 Giovedì 31

marzo

Elezioni provinciali:le priorità per il rilancio di Gorizia Assemblea aperta del Partito Democratico di Gorizia con il seguente o.d.g. 1. Elezione del Presidente dell’Assemblea e del Tesoriere del Circolo 2. Presentazione, da parte del segretario Cingolani, delle priorità per la città di Gorizia 3. Dibattito 4. Intervento del candidato alla Presidenza della Provincia Enrico Gherghetta.

Martedì 29 marzo

Incontro con il Presidente provinciale CNA, Giorgio Lorenzoni Gruppo Economia

Mercoledì 30 marzo