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IN QUESTO NUMERO NAZIONI UNITE E SVILUPPO IL POLO AGRO-ALIMENTARE DI ROMA SVILUPPO INDUSTRIALE E CRESCITA ECONOMICA THE WORLD BANK GROUP IL SISTEMA ONU IN ITALIA

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IN QUESTO NUMERO

NAZIONI UNITE E SVILUPPO

IL POLO AGRO-ALIMENTARE DI ROMA

SVILUPPO INDUSTRIALE E CRESCITAECONOMICA

THE WORLD BANK GROUP

IL SISTEMA ONU IN ITALIA

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REDAZIONEDirettore Responsabile Dott.ssa Manuela Sessa Vicedirettore Dott.ssa Daniela Conte

Federica Calderoni, Beatrice Conci, Fiorenza De Medici, Chiara Alvestir, Francesca Azzarà,Roberto De Girolamo, Lucia Murgante, Giulia Riccio, Daniele Fattorini .

Proprietario Associazione Giovani nel Mondo Raccolta Pubblicitaria [email protected]

Rivista trimestrale Luglio 2012 • Giovani nel Mondo

Il decennio che va dal 1945 al 1955 ha visto la diplomazia italiana impegnata nellosforzo di rimediare all'ingiusta esclusione dell'Italia dalla Conferenza di San Franci-sco che diede vita all'Organizzazione delle Nazioni Unite. Già all’epoca la giovane de-mocrazia italiana possedeva tutti i requisiti per entrarvi a far parte, ne condividevaideali e principi, ed in più ospitava la FAO sin dal 1946. Ciò nonostante, si è dovutoattendere il 14 dicembre 1955 per l'approvazione e la successiva ratifica della Risolu-zione che ha sancito il nostro ingresso all'ONU.

Tirando le somme dei 57 anni trascorsi da quel fatidico giorno in cui il nostro Paeseespresse finalmente “il compiacimento per la fine gaudiosa di tanto problema”, pos-siamo di sicuro constatare che non solo la partecipazione e il ruolo dell'Italia alle Na-zioni Unite sono stati determinanti, avendo non pochi funzionari italiani ricopertoposizioni ed incarichi di prestigio, ma anche che la presenza delle Nazioni Unite inItalia si è andata via via intensificando.

Ad oggi, infatti, l’Italia è certamente uno dei paesi europei più importanti per quantoconcerne la dislocazione di agenzie specializzate, uffici e rappresentanze del sistemaONU, in punti qualificati del territorio nazionale. Roma, in particolare, è la sede delleprincipali Organizzazioni delle Nazioni Unite che si occupano di sicurezza alimentare,agricoltura e sviluppo sostenibile e che costituiscono il cosiddetto polo agro-alimen-tare romano: FAO, IFAD e WFP. Ma non solo. A Roma si discute di rifugiati e diemergenze umanitarie in sede UNHCR; di diritti dei bambini e delle donne con il Co-mitato italiano per l'UNICEF; di sviluppo industriale in sede UNIDO-ITPO. E ancora,le sedi italiane dell'UN/DESA, dell'UNICRI, della WB, solo per citarne alcune, con-tribuiscono in modo determinante a rendere Roma una delle principali sedi europeedella politica internazionale dopo Ginevra e al pari di Vienna e Parigi.

Tutto ciò ovviamente rappresenta una grande opportunità sia per l'Italia, sia per igiovani italiani interessati alle relazioni internazionali e ai temi dello sviluppo in tuttele sue accezioni. E' fondamentale, d’altra parte, avere piena percezione e consapevo-lezza di questi organismi che, purtroppo, alle volte rimangono forse troppo distaccatidal territorio e, quindi, poco conosciuti.

Con questa pubblicazione intendiamo presentare ai nostri giovani lettori alcuni degliorganismi internazionali presenti sul nostro territorio, gli obiettivi, la struttura, e so-prattutto le possibilità di inserimento professionale per i giovani al loro interno. Ilnostro messaggio vuole essere il seguente: Lavorare in un organismo internazionalenon è facile ma non è sicuramente una missione impossibile. Dare un volto ai singolienti, ai responsabili del recruitment e ai giovani che già lavorano al loro interno èun passaggio necessario per capire cosa questi Enti cercano e quali competenze è in-dispensabile acquisire affinché il proprio profilo diventi appetibile agli occhi di un’or-ganizzazione internazionale.

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Franco Volpi ha studiato alleUniversità di Pavia e di Cam-bridge. Professore ordinario dal1966, ha insegnato Scienza dellefinanze all’Università di Perugiae a quella di Firenze, dove nel1975 è passato all’insegnamentodi Economia dello sviluppo nelleFacoltà di Economia e di ScienzePolitiche. E’ stato Presidente delcorso di laurea in Sviluppo Eco-nomico e Cooperazione Interna-zionale e coordinatore delDottorato in Politica e Economiadei Paesi in Via di Sviluppo. E’attualmente incaricato di un La-boratorio su sviluppo economicoe istituzioni. Ha diretto nume-rose collane di pubblicazioniscientifiche ('I classici dell'econo-mia politica' per l'Isedi, 'Finanzapubblica' per F. Angeli) e la rivi-sta 'Metamorfosi' dal 1980 al1985. Le sue principali pubblica-zioni sui temi dell’economia dellosviluppo sono: Crisi, aggiusta-mento, sviluppo, il caso del-l'Africa Subsahariana, (con B.Mersi), F. Angeli,1993; Introdu-zione all'economia dello svi-luppo, F. Angeli,1994; Sviluppo,Jaca Book, 1995; Lezioni di eco-nomia dello sviluppo, F. Angeli,varie edizioni, Teoria e politicadell’aiuto allo sviluppo, (conM.Biggeri), F.Angeli,2006.

Per parlare di sviluppo nonsi può non parlare del Si-stema ONU, quali sono leprincipali istituzioni incari-cate di sviluppo e coopera-zione?Quello che viene chiamato ‘Si-stema Onu’ è un insieme di isti-tuzioni complesso e alquantoeterogeneo. Se, infatti, conside-riamo le diverse organizzazioniche hanno istituzionalmente il

compito di fornire aiuto allo svi-luppo economico dei paesi consi-derati meno sviluppati, ingenerale o per particolari settori,e quelle che, pur non avendo que-sto scopo, hanno avuto e hannoun ruolo importante nell’econo-mia di quei paesi, possiamo di-stinguerle in tre principali

categorie: a) i Programmi, Fondie Istituti di ricerca (tra i qualihanno particolare importanzal’UNCTAD, l’UNDP e l’UNICEF);b) le Commissioni regionali (trale quali particolarmente attivel’ECLA e la ECA), c) e le Agenziespecializzate ,tra le quali è l’ILOe la FAO; tra queste è classificatoanche il World Bank Group checomprende, tra l’altro, il IMF. Ciòche occorre notare è che BancaMondiale e Fondomonetario,istituiti con gli accordidi Bretton Woods con l’obiettivo,il primo di cooperare alla rico-struzione postbellica, il secondodi assicurare la stabilità moneta-ria internazionale, a differenzadegli altri organi, sono governatida consigli nei quali il peso dei di-versi paesi componenti è in rela-zione alle quote versate e questesono determinate in base al red-dito del paese. Queste istituzioni,quindi, sono state fino ad ora do-minate dalle maggiori potenze, inparticolare Stati Uniti e GranBretagna.

Quale tipo di formazioneuniversitaria è più idoneaper poter un giorno lavo-rare nelle Agenzie ONU chesi occupano di sviluppo?Le Agenzie ONU si occupano diuna grande varietà di problemi ehanno quindi bisogno di personefornite di diverse specializzazioni: servono medici, ingegneri, agro-nomi, esperti di problemi ammi-nistrativi, sociologi, antropologi,economisti. Da una decina d’anniin Italia esistono corsi di laureatriennale e magistrale che si pro-pongono di formare laureatiadatti alle attività di coopera-zione, con una impronta preva-lentemente economica e/osociologica. Per un giovane cheaspiri a occupare posizioni nelleAgenzie dell’ONU, come nelFondo Monetario o nella BancaMondiale è condizione impor-tante e, in qualche caso necessa-ria, avere un titolo di Dottore diricerca (PHD). L’ammissione aimigliori corsi di PHD all’estero ècostosa; per questo il laureato chevi aspira e non ha mezzi propriadeguati, deve concorrere alleborse di studio di Università,Fondazioni ecc.Purtroppo la riduzione delle ri-sorse pubbliche italiane disponi-bili, avvenuta in questo ultimodecennio, è un ostacolo che unapolitica più attenta alla forma-zione di capitale umano dovrebbesuperare.

Che tipo di formazione post-universitaria, invece, consi-glierebbe?Sarebbe molto importante la dif-fusione e il rafforzamento deirapporti tra l’università e le orga-nizzazioni della cooperazione. Illaureato e il dottore di ricerca

NAZIONI UNITE E SVILUPPOINTERVISTA AL PROFESSOR FRANCO VOLPI

Esperto di Cooperazione e Sviluppo

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possono perfezionare la loro for-mazione svolgendo stages pressoorganizzazioni internazionali onazionali, o partecipando a loroprogrammi e progetti. E’questauna forma di apprendistato fon-damentale per valutare il gradodella propria preparazione uni-versitaria, imparare a lavorare ingruppo, allargare le proprie cono-scenze e verificare la saldezzadelle proprie motivazioni. Unconsiglio che mi sentirei di dareriguarda il problema della specia-lizzazione: è evidente che un me-dico o un economista che vuoleoperare nella cooperazione(come ovviamente in qualsiasialtro campo) dovrebbe essere unbuon medico e un buon economi-sta, ma, per svolgere con suc-cesso il suo lavoro professionaleè importante che abbia una vi-suale ampia, impari a conosceree a comprendere gli aspetti so-ciali e culturali dell’ambiente incui si trova a operare, dotandosidegli strumenti concettuali ap-propriati.

Quale esperienze “sulcampo” lei consiglierebbe difare per poter perseguirequesto obiettivo?A seconda della laurea o del dot-torato conseguito l’esperienza sulcampo sarà diversa. Per un me-

dico sarà importante parteciparea un progetto in campo sanitario,nell’ambito del quale, lavorandoin un ospedale o in un ambulato-rio o partecipando a campagne divaccinazione, non solo vedrà ‘dalvero’ malattie che aveva cono-sciuto solo o prevalentemente suilibri, ma dovrà acquisire la capa-cità di comprendere la mentalitàdi pazienti e delle loro famiglie,spesso molto diversi da quelliabituali nel suo ambiente, e tenerconto dell’importanza delle me-dicine tradizionali e, in generale,della cultura locale, anche perconquistare la fiducia di chi vuoleaiutare. Un laureato in economiasi troverà a confrontare le teoriesulle quali si è formato in univer-sità e gli strumenti che ha ap-preso con le caratteristicheeconomiche e sociali della realtàin cui deve agire, vederne la mag-gior o minore adeguatezza, con-tribuire così non solo ad attuarema anche a migliorare il progettocui partecipa. E discorsi analoghisi possono fare per l’ingegnere ol’agronomo. Per molti anni,quando l’università italiana di-sponeva di più risorse, una voltaassegnata una tesi di laurea, pro-curavo al laureando i fondi neces-sari a passare un paio di mesi inun paese africano per analizzareil fenomeno oggetto della tesi,

come, ad esempio, un cluster dipiccole imprese, un programmadi liberalizzazione in atto, unaistituzione locale di credito. Oggiciò è più difficile e spetta, sia al-l’iniziativa dei giovani, sia e so-prattutto ai docenti e agli organiuniversitari cercare i contatti ne-cessari con organizzazioni inter-nazionali e nazionali, fondazioni,ONG che possano offrire ai lau-reati l’occasione di stages e tiro-cini sul campo.

Essendo Lei un esperto dicooperazione e di sviluppo,hai mai pensato di lavorareo fare da consulente perl’ONU? E se no, perché?Il mestiere che ho scelto è quellodel ricercatore e dell’insegnante.Dubito che sia possibile fare benecose diverse e comunque io nonlo so fare. Ho preferito e preferi-sco contribuire alla formazione digiovani colti, preparati e forniti disenso critico, incoraggiando lemotivazioni che li rendono inte-ressati ai problemi dello svi-luppo. Quando elencomentalmente i molti miei stu-denti che operano con successo esoddisfazione in organizzazioniinternazionali o nelle ONG,anche in posizioni di grande re-sponsabilità, penso di aver otte-nuto un buon risultato..

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Fonte:FAO

IL POLO AGRO-ALIMENTARE DI ROMAFAO

FOOD AND AGRICULTURAL ORGANIZATION

“For a world without hunger”

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La MissionSin dal 1945, anno della sua creazione, la FAO lavoraper eliminare la fame nel mondo e garantire che tuttiabbiamo regolare accesso al cibo necessario a con-durre una vita sana e attiva. Le attività della FAO, siaquelle gestite dall'Headquarters che quelle realizzatesul "campo", sono volte ad aumentare i livelli di nu-trizione nel mondo, migliorare la produttività agricolae la vita delle popolazioni rurali e a contribuire allacrescita economica mondiale. Considerato che moltidei paesi e delle regioni più povere al mondo ve-dranno la propria popolazione raddoppiare nel pe-riodo 2000 - 2050, con la popolazione africana cheaumenterà da 820 milioni a 2 miliardi, la missionedella FAO diventerà sempre più fondamentale.

Che tipo di organizzazione è la FAO? La FAO è un'Agenzia specializzata delle Nazioni Unitedi cui fanno parte 191 Stati membri, 2 membri asso-ciati e un'organizzazione internazionale, l'Unione Eu-ropea.Le attività possono essere raggruppate in quattroprincipali aree – mettere a disposizione informazioni,condividere esperienze di policy, procurare alle na-zioni un luogo di incontro e portare le conoscenze sulcampo. Per realizzare tali attività la FAO è organizzatain sette Dipartimenti: Agriculture and Consumer Pro-tection; Economic and Social Development; Fisheries

and Aquaculture; Forestry; Corporate Services,Human Resources and Finance; Natural ResourcesManagement and Environment; and Technical Coo-peration.

Dove è presente la FAO? Oltre alla Sede centrale a Roma, la FAO è presente inoltre 130 paesi. La rete decentralizzata comprendecinque uffici regionali, 11 uffici subregionali, duegruppi multidisciplinari, 74 uffici sul campo piena-mente operativi (esclusi quelli ospitati dagli uffici re-gionali e sub regionali), otto uffici con personaletecnico/Rappresentanti della FAO, e 36 paesi con ac-creditamento multiplo. Inoltre l’Organizzazione hacinque uffici di collegamento e quattro uffici informa-zione nei paesi in via di sviluppo.

Il personale della FAO Al 1 aprile 2011, le persone impiegate in FAO con laqualifica di Professional Staff/Funzionari ( sono in-clusi gli Associate Professional Officers e i NationalProfessional Officers) erano 1 835, mentre 1 856 per-sone erano impiegate come support staff. I dati si ri-feriscono solo al personale con contratto a tempodeterminato o a carattere continuativo. Approssima-tivamente, circa il 53 % lavora nella sede di Romamentre il rimanente è impiegato negli uffici sparsi intutto il mondo. Negli ultimi 15 anni la proporzione di

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donne nella categoria Professional staff si è quasi du-plicata passando dal 16 al 34%.

Il lavoro sul campoPer oltre 20 anni gli interventi della FAO sul camposi sono evoluti per uniformarsi sempre più alle neces-sità dei partners, con il risultato di aver generato unsignificativo cambiamento nell’enfasi e nell’approcciocon cui viene svolto il mandato dell’Agenzia. Ad oggi,le attività sul campo mirano a definire le priorità na-zionali per gli scopi dell’organizzazione e a dare rispo-ste anticipando il crescente numero di emergenze chesfidano la sicurezza alimentare nelle regioni più po-vere. Pertanto, in quanto parte integrante di tale pro-cesso di rinnovamento della FAO, ladecentralizzazione è stata considerata una priorità.

Budget e contributiNel 2010, la FAO ha realizzato programmi e progettiper un totale di 903 milioni di dollari. Il programmagenerale di lavoro della FAO è finanziato sia da con-tributi fissi che volontari. I contributi fissi sono quelliforniti dai paesi membri e vengono decisi in occasionedella Conferenza biennale della FAO. Il budget ordi-nario della FAO per l’anno 2012/2013 ammonta ad 1miliardo di dollari. I contributi volontari, invece, sonoforniti dai membri e da altri partners che fornisconoai governi assistenza tecnica e di emergenza (inclusa

la riabilitazione) e sostegno diretto ai lavori della FAOsul campo. Si prevede che, nel biennio 2012 2013, icontributi volontari supereranno 1,4 miliardi di dol-lari.

Per sapere di più sul lavoro della FAO visitateil sito www.fao.org e leggete le numerose pub-blicazioni scaricabili all' indirizzohttp://www.fao.org/publications/en/

E dunque, quali sono le OPPORTUNITÀ DICARRIERA che si prospettano in FAO?La FAO cerca di includere nel suo organico il migliorstaff possibile al fine di perseguire nel migliore deimodi il suo impegno verso la eradicazione della famenel mondo. A coloro che sono assai talentuosi e so-prattutto in linea con il mandato dell’agenzia, la FAOè in grado di offrire un ambiente di lavoro dinamico,internazionale e multiculturale. Basti pensare che adoggi nell’Agenzia sono impiegati specialisti prove-nienti da 100 paesi differenti!

Per quanto riguarda gli stipendi, la FAO adotta il si-stema UN. I dettagli possono essere facilmente repe-riti sul sito dell’ International Civil ServiceCommission. Dal momento che la FAO opera su scalaglobale, allo staff è richiesta un'elevata flessibilità intermini di mobilità, sia da un punto di vista geograficoche di funzioni svolte.

Miho Mitsui, ci dica qualcosasu di Lei. Io sono Giapponese. Prima di co-minciare la mia carriera, ho stu-diato negli USA laureandomi inSociologia e successivamente inInghilterra dove ho conseguito ildottorato in studi sullo sviluppo.Ho cominciato in Giappone comeconsulente delle risorse umane in

uno degli studi di contabilità piùimportanti a livello globale. Dopoqualche anno di esperienza nelsettore privato, ho fatto richiestaper partecipare ad uno dei pro-grammi APO finanziati dal mioPaese e sono stata selezionatapresso lo UNDP. Questa espe-rienza della durata di due anni miha permesso di lavorare in Dani-marca e negli Stati Uniti comespecialista delle risorse umane e,soprattutto, di perseguire altre op-portunità e di sviluppare la miacarriera nel sistema ONU. Dopoessere stata APO allo UNDP, in-fatti, mi è stata offerta la possibi-lità di lavorare al WHO, tre anniin Svizzera e tre anni in India. Inseguito, direttamente da Nuova

Delhi sono arrivata a Roma per la-vorare alla FAO.

Miho, qual è il suggerimentoche si sente di dare agli stu-denti che sono interessati alavorare per la FAO? I candidati devono possedere unalaurea e devono avere esperienzain una delle aree correlate al la-voro dell'Agenzia, ovvero: econo-mia, scienze animali, scienzeagronomiche, botanica e scienzedel territorio, sociologia rurale,pesca, silvicoltura, coordinazioned’emergenza, possedimento fon-diario, finanza, amministrazione,informatica, gestione delle risorseumane e altre aree sempre rela-zionate con il mandato dell’Agen-

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Per meglio comprendere in che modo i giovani possano trovare lavoro presso la FAO, abbiamo in-tervistato la Responsabile delle Risorse Umane per i programmi YPP (Young Professional Pro-gramme) e APO (Associate Professional Officers Programme) della FAO Miho Mitsui

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zia. È oltremodo richiesta unabuona conoscenza dell’Inglese, delFrancese o dello Spagnolo. La co-noscenza di altre due lingue traArabo, Cinese e Russo rappre-senta senz’altro un vantaggio. Inaggiunta a queste competenze piùcomplesse e prettamente di na-tura tecnica, la FAO tiene in con-siderazione anche altri requisitiaggiuntivi quali la capacità di la-vorare in team e la capacità di co-municare chiaramente.

Quali sono dunque le oppor-tunità offerte ai giovani chevogliono lavorare in FAO?Ai giovani offriamo le seguenti op-portunità facilmente reperibili sulsito dell’agenzia nella sezione “re-source”:

Dove possiamo saperne dipiù riguardo queste opportu-nità? Molte informazioni dettagliate sututti i programmi elencati sopra,proprio come le altre opportunitàdi lavoro all’interno della FAO,possono essere reperite sul nostrosito internet. Fino ad ora, il sito harappresentato la migliore fonte diinformazioni per le job opportuni-ties nell’Agenzia.

A suo parere, qual è l’aspettomigliore del lavoro in FAO? La FAO è un agenzia specializzata,creata per garantire la sicurezzaalimentare in modo tale che tuttigli esseri umani abbiano regolareaccesso a cibo di media - alta qua-lità e che possano condurre una

vita attiva e sana. La nostra mis-sion è innalzare il livello di nutri-zione, perfezionare la produttivitàagricola, migliorare le vite dellepopolazioni rurali e contribuirealla crescita dell’economia glo-bale. Se si è genuinamente inte-ressati a questo mandato e sivuole fare la differenza, la FAO èprobabilmente il miglior posto incui lavorare. Se si vuole esserecoinvolti in interazioni e in discus-sioni con esperti tecnici sia all’in-terno che all’esterno della FAO esi è pronti ad affrontare e a supe-rare energicamente le sfide che ilnostro mandato ci pone innanzi,questo è senz’altro il posto giustoin cui cominciare la propria car-riera.

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Link Utili: Per scoprire tutte le opportunità di lavoro come volontario, consulente, Intern,

APO, vi consigliamo di visitare i seguenti link:

http://www.fao.org/employment/empl-home/en/FAO Associate Professional Officer - http://www.fao.org/tc/apo/en/

FAO Junior Professionals Programme - http://www.fao.org/employment/jpp/en/FAO Internship Programme - http://www.fao.org/employment/empl-internship/en/

FAO Volunteer Programme - http://www.fao.org/employment/empl-faovolunteer/en/

FAO Associate Professional Officer Gli APOs sono giovani spesso intorno ai 30 anni d’età, con pochi anni di esperienza lavorativa alle spalleche vengono selezionati e finanziati dai loro stessi governi per lavorare alla FAO. Il Programma APO èun’esperienza meravigliosa sia perché dà la possibilità ai partecipanti di conoscere dall'interno il lavoroconcreto svolto dall’Agenzia, sia perché gli consente di sviluppare le giuste competenze tecniche, utili perle loro future carriere.

FAO Junior Professionals ProgrammeQuesto programma è stato indetto molto recentemente basti pensare che il primo gruppo di Junior Profes-sionals è stato attivato solo lo scorso luglio. Il programma offre agli Young Professionals, di solito un po’più giovani degli APOs, l’opportunità di acquisire esperienza sul campo con la FAO. Differentemente dagliAPOs che sono finanziati dai governi dei Paesi a cui appartengono i partecipanti, i JPs sono interamentefinanziati dalla FAO.

FAO Volunteer Programme Il Volunteer Programme permette agli individui di contribuire volontariamente all’operato FAO. I candidatidevono per lo meno possedere un interesse accademico per il mandato e per gli obbiettivi dell’agenzia. Èda notare, ad ogni modo, che per i volontari non è previsto nessun tipo di retribuzione.

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Fabrizia Covi, Volontaria FAO

Fabrizia, ci descrivi breve-mente la tua formazione acca-demica e professionale?Nel luglio 2009 mi sono laureata inScienze Politiche presso l’Univer-sità La Sapienza di Roma e nel di-cembre 2011 ho conseguito lalaurea magistrale in Relazioni In-ternazionali, presso la medesimauniversità. Ho iniziato la mia espe-rienza in FAO nell’ottobre 2011, du-rante la stesura finale della tesi indiritto internazionale ambientale.Nel corso degli studi ho maturatoanche due esperienze all’estero: laprima accademica, come studenteERASMUS presso l’University Col-lege of London; la seconda profes-sionale, come stagista pressol’Ambasciata d’Italia a Londra.

Perchè hai scelto di lavorarein FAO?Ho deciso di mandare la mia appli-cation per lavorare in FAO, poichéritenevo che uno stage pressoun’agenzia delle Nazioni Uniteavrebbe costituito un’esperienzaprofessionale di grande valore for-mativo. Inoltre l’idea di parteciparealla nobile missione dell’organizza-zione, unita alla motivazione e al-l’interesse nella materia, mi hannospinto fin qui.

Di cosa ti occupi?Da oltre tre mesi lavoro presso ladivisione di Risorse Umane – StaffDevelopment and Learning Branch(CSHT). Il mio compito principale

è assistere la mia responsabile, Ms.Cristina Pelazza, Human ResourcesOfficer, nella preparazione e nel co-ordinamento dei Programmi di for-mazione del personale.Nell’assolvere questa funzionesvolgo quotidianamente varie e sti-molanti attività, quali la gestioneamministrativo-logistica dei corsidi formazione per il personale dellaFAO, l’aggiornamento del mate-riale didattico e lo sviluppo di nuoviprogrammi di formazione.

Cosa apprezzi di più della FAOe qual è la sfida più grande?L’aspetto che più mi affascina diquesta organizzazione è la possibi-lità di lavorare in un ambientemulti-culturale, multi-etnico emulti-religioso, dove le differenzesi incontrano e lavorano insiemeper obiettivi comuni. La sfida piùgrande e, a mio avviso, più difficileda vincere consiste nel saper bilan-ciare gli interessi nazionali ed inter-nazionali in gioco, senza perdere divista gli obiettivi della FAO. Lasfida più importante per ognuno dinoi è di ricordare ogni giorno chelavoriamo per eliminare la fame nelmondo, garantire la sicurezza ali-mentare a livello globale e combat-tere la povertà.

Quale sarà il tuo prossimoobiettivo/successo?Per il mio prossimo futuro, mi au-guro di proseguire la mia giovanecarriera nell’ambito delle organiz-zazioni internazionali, special-mente tramite esperienze all’estero,e di mantener vivi dentro di mequegli ideali che ispirano l’Organiz-zazione delle Nazioni Unite.

Tommasso Alacevich - FAOAPO

Tommasso, come nasce il tuointeresse per le tematichedello sviluppo? Ho conosciuto il mondo della coo-perazione durante i miei studi uni-versitari. Se inizialmente pensavoche con una laurea in Economiaavrei potuto lavorare per strutturepubbliche in Italia, più avanti, neivari seminari e corsi su sviluppo edeconomia internazionale, ho capitoche si poteva guardare anche al dilà del nostro paese, e affrontaresfide più ampie – e a mio modo divedere anche più urgenti! Mi sonolaureato in Economia presso l’Uni-versità degli studi “Roma Tre” nel2004. In quell’anno, impaziente diiniziare a mettere in pratica glistudi, ho iniziato a svolgere serviziocivile presso Volontari nel MondoFOCSIV, una Federazione italianadi Organismi (ONG) impegnati sulfronte del volontariato internazio-nale, formazione e sicurezza ali-mentare. È stata una bellissimaesperienza che mi ha messo in re-lazione con il mondo lavorativo inun campo che ho sempre ritenutointeressante, da quando ne ho co-nosciuto l’esistenza. In questosenso devo molto all’Università chemi ha consentito di entrare in con-tatto con realtà che permettevanodi combinare passione e impegnolavorativo. Studiando economiacon indirizzo “sviluppo”, una delleprime cose che salta agli occhi è laprofonda ingiustizia che sta nelladisuguaglianza dell’accesso alle ri-sorse, ai servizi di base, all’educa-zione…, che si traducono poi in

Fabrizia Covi, Volontaria FAO, e Tommasso Alacevich,Associate Professional Officer, raccontano le loro esperienze

a Giovani nel Mondo

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disuguaglianza di opportunità emancanza di capacità di vivere unavita libera. Tutto questo è ancorapiù evidente nei contesti rurali deipaesi meno sviluppati, dove anchel’accesso al cibo non riesce ad es-sere garantito; è su questi aspettiche ho concentrato i miei sforzi, siamentre scrivevo la tesi di laurea siapreparando quella del Master In-ternazionale in Cooperazione alloSviluppo, che ho frequentatopresso l'Istituto Universitario diStudi Superiori (IUSS) di Pavia,così come poi nel lavoro, durante iquasi tre anni spesi a lavorarepresso l’IFAD, International Fundfor Agricultural Development.

Perché hai scelto di lavorarein FAO?Diciamo che è capitato, ma forseniente avviene per caso. Come tanti giovani che lavoranonel settore della cooperazione,avevo mandato il curriculum aUN/DESA (Dipartimento delle Na-zioni Unite degli affari economici esociali) per partecipare al pro-gramma JPO (Junior ProfessionalOfficer). Sulla base di un incontrodi interessi tra il mio profilo, il miocurriculum di studi, le mie prece-denti esperienze lavorative, e le ne-cessità segnalate dai vari ufficiONU che avevano fatto richiesta aUN/DESA, sono stato selezionatocome JPO – Program Officer - nellarappresentanza FAO, in Bangla-desh, che in quel momento iniziavaun periodo di forte crescita. Il JPO permette di fare un’espe-rienza professionale in Organizza-zioni Internazionali, quali leNazioni Unite e l’Unione Europea,in vari contesti e campi lavorativi.Il programma per cui ero stato se-lezionato, basato sul “campo”, miavrebbe permesso di toccare conmano le sfide per servire chi ha piùbisogno, consentendomi di averneesperienza diretta e quotidiana,oltre che di accumulare conoscenzetecniche e istituzionali in un’impor-tante organizzazione internazio-nale di riferimento nel campodell’agricoltura e dello sviluppo ru-rale, affiancando professionisti

esperti e a confronto diretto conaltre realtà governative e non go-vernative. Ho accettato e le aspet-tative che mi prefiguravo si sonoverificate.

E adesso di cosa ti occupi inFAO?Ho vissuto a Dhaka per quasi treanni, durante i quali ho seguito losviluppo di vari progetti e la formu-lazione di un grosso piano d’inve-stimenti per l’agricoltura e lasicurezza alimentare. Al termine diquesto periodo, ho avuto l’occa-sione di trasferirmi a Roma per gliultimi quindici mesi di contratto,ed attualmente sto completando ilprogramma JPO nel Centro Inve-stimenti della FAO, seguendo le at-tività della Divisione nel supportoalla pianificazione nazionale ed alrafforzamento delle capacità deiGoverni e di altre controparti locali,nonché nella formulazione di pro-getti, rivolti principalmente nellazona dell’Asia del Sud (Bangladeshin primis) ma anche nel nord del-l’Africa, come anche in Djibouti e inYemen.

Quali sono gli aspetti che mag-giormente apprezzi del tuo la-voro e cosa rappresenta per tequest'esperienza? Come dicono in tanti sulla FAO, senon ci fosse bisognerebbe inven-tarla. Grazie alla sua capacità diagire sul piano diplomatico comesull’implementazione di progettisul terreno, la FAO è tra le organiz-zazioni internazionali quella che hamaggiori capacità di affrontare e diridurre l’insicurezza alimentare.Non è solo un privilegio lavorareper la FAO di per sé; essere basatinella sede centrale a Roma rappre-senta anche la possibilità di impa-rare continuamente da colleghi piùesperti, e di mantenere una visioneglobale, confrontando situazioni dipaesi diversi per affinare gli ap-procci di intervento e migliorare ilservizio ai beneficiari ed ai paesimembri. Lavorare per la FAO rap-presenta anche una sfida: nono-stante ci sia poco tempo perraggiungere il primo obiettivo di

sviluppo del millennio – sradicarela povertà e l’insicurezza alimen-tare entro il 2015, e nonostante inmolte zone del mondo il numero diaffamati stia crescendo, il temadello sviluppo agricolo e della sicu-rezza alimentare da qualche anno e’cresciuto di importanza nell’agendainternazionale. La sfida della FAOsta nel continuare a porsi comeagente di riferimento, come centrodi eccellenza ed offrire servizi di as-sistenza tecnica ai paesi più biso-gnosi. In termini più concreti, unadelle sfide starà nel continuare aguidare governi ed altri attori nel-l’indirizzare gli investimenti pub-blici (e privati!) laddove i bisognisono maggiori, e nei settori chehanno più potenziale per ridurrepovertà e fame.

E nel tuo futuro cosa c'è?Non ho un unico obiettivo. Tendo adare una grande importanza al la-voro nella mia vita, credo che col la-voro (ma non solo!, c’è un mondoda vivere la fuori…) una personapossa coniugare passione perso-nale e soddisfazione professionale.Mi piacerebbe poter continuare alavorare in questo settore, magaricon altre esperienze di campo. Piùconcretamente, cosa che in fondoconta di più nell’immediato, ho unprogetto in Bangladesh al quale stocontribuendo. Il Bangladesh è uncontesto prioritario, circa 42 mi-lioni di abitanti non hanno accessoad un quantitativo di cibo suffi-ciente a soddisfare il fabbisogno ca-lorico giornaliero. Attraverso unaserie di attività volte a rafforzare lecapacità di enti governativi e dellasocietà civile, il progetto si ripro-pone di rafforzare la capacità delBangladesh stesso di formulare econtribuire alla realizzazione diprogetti e investimenti di sicurezzaalimentare sul proprio territorio. Ilmio prossimo obiettivo è dunquecontribuire a rendere questo pro-getto efficiente ed efficace. Più inastratto, mi piacerebbe continuarea coniugare la passione che ho perquesto lavoro con gli affetti e la vitaal di fuori.

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FEATURE: Ending Hunger in our lifetime

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Se vivete a Roma, vi sarà capitatodi vedere per strada un cartellonecon su scritto “Un miliardo dipersone soffre la fame cronica. Eio non lo posso più accettare”.Questo slogan ed un fischiettogiallo sono i simboli della campa-gna internazionale lanciata dallaFAO per far pressione sui governidi tutto il mondo affinché dianopriorità assoluta al problemadella fame.

L’ obiettivo? Creare una massacritica di gente che non tollerache un miliardo di esseri umanisiano colpiti da fame cronica evuole dare voce al problema. Du-rante il primo anno dell’inizia-tiva, grazie ai numerosi eventidedicati ed al lancio di una peti-zione online, sono state raccolteoltre 3 milioni di firme e decinedi migliaia di sostenitori hannoaderito alla campagna attraverso

i social media, costituendo labase di un movimento interna-zionale che chiede l’eradicazionedella fame nel mondo.Un movimento quello di EndingHunger che ha continuamentebisogno di essere alimentato connuove idee. Per questo e’ statocreato un portale online multilin-gue all’interno del quale vengonoproposte notizie, interviste,video, report e libri. Tutti questicontenuti aiutano a capire per-ché, in un momento storico in cuila produzione di cibo e’ suffi-ciente a sfamare tutta l’umanità’,ci sono ancora persone che muo-iono di fame e, soprattutto, cosapuò essere fatto ad ogni livello,per raggiungere un traguardocosì importante.Le università, ad esempio, pos-sono contribuire in modo deter-minante alla lotta contro la fame,diffondendo le conoscenze, incre-

mentando la ricerca scientifica,stimolando la discussione ma, so-prattutto, formando i leader chedomani potranno prendere deci-sioni consapevoli ed essere riso-lutivi rispetto al problema.

Se anche voi siete indignati perquesta situazione e vi interessacollaborare, EndingHunger habisogno di voi! Sostenete il mo-vimento sui social media contri-buendo al dibattito con nuoveidee; motivate i vostri amici coin-volgendoli nel movimento; orga-nizzate eventi di sensibilizzazionenella vostra università e, se visentite particolarmente stimolati,scrivete il vostro punto di vista inun articolo da inviare a: [email protected].

URL: www.endinghunger.orgFB: http://www.facebook.com/1bil-lionhungry

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La missionIl Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo(IFAD, International Fund for Agricultural Develop-ment) è un’istituzione finanziaria internazionale eun’agenzia specializzata delle Nazioni Unite, consede a Roma, fondata nel 1977 con il mandato spe-cifico di elaborare progetti di sviluppo agricolo tra-mite la creazione di imprese rurali (agricole e non)e per combattere la fame e la povertà nelle aree ru-rali più povere del pianeta. La decisione di istituirela nuova istituzione finanziaria fu presa infatti in oc-casione della Conferenza Mondiale sull’Alimenta-zione del 1974, la quale stabilì che per far fronte allecause dell’insicurezza alimentare, occorreva risol-vere innanzitutto i problemi strutturali dei Paesi inVia di Sviluppo, tenendo conto che la maggior partedelle popolazioni povere sono concentrate nelle zonerurali.Il mandato dell’IFAD, di cui oggi fanno parte 167Paesi membri, è quello di mettere i poveri delle areerurali in condizione di sviluppare le loro capacità diprodurre reddito e di incrementare la loro produ-zione alimentare ed agricola; a tal fine l’IFAD pro-muove la formazione professionale e lo sviluppodelle competenze e collabora con le comunità localial fine di aiutarle ad organizzarsi e a rafforzare leproprie istituzioni, a migliorare le infrastrutture e iservizi finanziari rurali. Ricercando soluzioni speci-fiche per ogni Paese, gli interventi dell’IFAD consen-tono alle comunità rurali di assumere laresponsabilità del proprio sviluppo, anche attraversomaggiori possibilità di accesso alle risorse naturali,tecnologiche e produttive, ai mercati ed ai servizi fi-nanziari, nonché ai processi di programmazione po-litica a livello locale e nazionale. L’IFAD combatte lapovertà non solo prestando denaro a tassi agevolatio tramite donazioni, ma anche sostenendo la causa

delle popolazioni rurali. L’IFAD si impegna affinchéil punto di vista dei piccoli agricoltori ed imprendi-tori rurali abbia un peso sulle decisioni di politica in-ternazionale e fornisce alle popolazioni rurali lecompetenze necessarie a partecipare e contribuire inprima persona ai processi di definizione delle politi-che pubbliche che le riguardano. Per la sua naturadi organizzazione multilaterale il Fondo offre inoltreuna piattaforma globale per discutere importantiquestioni politiche e attirare l’attenzione sul ruolodello sviluppo agricolo per il conseguimento degliObiettivi del Millennio.

La strutturaI principali organi direttivi del Fondo sono rappre-sentati dal Consiglio dei Governatori che si riunisceuna volta l’anno, con la partecipazione di tutti i Paesimembri, ed il Consiglio di Amministrazione che ècomposto da 18 Paesi membri e da 18 Paesi sup-plenti, eletti con un mandato di tre anni. Il Consigliodi Amministrazione adotta le principali politiche erisoluzioni del Fondo e le raccomanda al Consigliodei Governatori, al quale spetta l’approvazione fi-nale, ivi inclusi il piano di lavoro e di bilancio e l’ado-zione di nuovi regolamenti. Al Consiglio deiGovernatori spetta inoltre l’elezione del Presidentedel Fondo, che rimane in carica con un mandato,rinnovabile, di 4 anni. Dall’aprile 2009 il Presidentedell’IFAD è il nigeriano Kanayo F. Nwanze.

Le risorseLe risorse del Fondo derivano da periodiche ricosti-tuzioni da parte dei Paesi membri, che vengono ne-goziate ogni tre anni. Dal 1978, il Fondo ha giàinvestito più di 10 miliardi di dollari in oltre 730 pro-grammi e progetti, assicurando prestiti a tassi age-volati e donazioni di cui hanno beneficiato oltre 300

IFADINTERNATIONAL FUND FOR AGRICULTURAL DEVELOPMENT

"Enabling poor rural people to overcome poverty"

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milioni di persone e contadini che vivono in condi-zioni di povertà assoluta. Trattandosi di programmiche vengono co-finanziati insieme ai numerosi par-tners del Fondo (Governi, Fondazioni ed altri orga-nismi internazionali, tra cui la Banca Mondiale), aquesti investimenti vanno inoltre aggiunti circa 17miliardi di dollari assicurati attraverso altri finan-ziamenti bilaterali e/o multilaterali, per un valorecomplessivo di oltre 27 miliardi di dollari. Attual-mente, l’IFAD finanzia oltre 200 programmi e pro-getti in 84 Paesi in via di Sviluppo ed è in corso ilnegoziato per il nono rifinanziamento del Fondostesso.

Come lavora l'IFAD?L’IFAD svolge principalmente il ruolo di mobilitarerisorse da investire in opportunità di sviluppo per ipoveri delle aree rurali. A tal fine i partenariati rico-prono un elemento centrale in tutte le attività del-l’IFAD. Il Fondo lavora in stretta collaborazioneinnanzitutto con i governi dei Paesi beneficiari in viadi sviluppo (in primo luogo con i ministeri dell’agri-coltura e delle finanze e con le istituzioni ad essi as-sociate) e con le comunità locali che vivono nellearee rurali nella formulazione, supervisione e valu-tazione dei di programmi e progetti a guida nazio-nale che sostengano i piccoli agricoltori ed iproduttori rurali poveri.L’IFAD lavora, inoltre, in sinergia con organizzazioniinternazionali (in primis OPEC - Organizzazione deipaesi esportatori di petrolio - e OCSE - Organizza-zione per la cooperazione e lo sviluppo economico);con le organizzazioni non governative; con il settoreprivato per formulare progetti e programmi innova-tivi e coerenti con le politiche nazionali in materia disviluppo agricolo e rurale; con altre istituzioni finan-ziarie multilaterali, donatori bilaterali, centri inter-

nazionali per la ricerca agricola, istituti di ricercasulle politiche ed università e, ovviamente,con lealtre agenzie delle Nazioni Unite, in particolare conle“Agenzie sorelle” di Roma: FAO e WFP.

Aree di interventoLe principali aree di intervento in cui opera l’IFADsono l’Africa sub-sahariana (42 paesi con 115 pro-grammi e progetti in corso di attuazione) e l’areaAsia e Pacifico (19 paesi con 59 programmi e progettiin corso di attuazione); diversi progetti di svilupposono inoltre attivi nell’area America Latina - Caraibie Medio Oriente, Nord Africa, Asia Centrale ed Eu-ropa Orientale. Dal 1977, anno della sua istituzione, l’IFAD ha mo-bilitato a favore dello sviluppo rurale quasi 21 mi-liardi di dollari tra co-finanziamenti e risorsenazionali, oltre a contribuire a sua volta con circa13,7 miliardi di dollari in prestiti e donazioni, ha so-stenuto 892 programmi e progetti in 116 paesi delmondo e ha messo circa 400 milioni di persone incondizione di coltivare maggiori quantità di ali-menti, migliorare la gestione delle proprie terre e dialtre risorse naturali, acquisire nuove competenze,avviare piccole imprese, istituire organizzazioni so-lide e ottenere voce in capitolo sulle decisioni che in-fluenzano la loro vita.

I risultati raggiunti ad oggiNel campo dello sviluppo dei mercati di beni e ser-vizi ambientali l’IFAD ha ottenuto negli ultimi anninotevoli risultati, tra cui: la formazione di 4,5 milionidi persone nell’uso di tecniche e pratiche agricolemigliorate, il miglioramento della gestione di 5,5 mi-lioni di ettari di terra di proprietà collettiva, il ripri-stino o la costruzione di 18.000 km di strade, laformazione o il rafforzamento di 13.000 gruppi im-

pegnati in attività di commercializ-zazione, formazione di 716.000persone con profilo commerciale edimprenditoriale e la formazione di2,1 milioni di persone in tecniche digestione delle comunità. Nell’ambito dei progetti riguardantii servizi finanziari rurali l’IFAD hasostenuto molte istituzioni finanzia-rie decentrate; i principali risultatiottenuti sono stati l’aver assistito, incollaborazione con le istituzioni fi-nanziarie, più di 30 milioni di utentie l’aver concesso a ben 24 milioni didonne prestiti (pari all’83 per centodei prestiti complessivamente ero-gati)!

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©IFAD/Amadou Keita

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Il programma di tirocini dell'IFAD rappresentaun'ottima opportunità per studenti e neolau-reati in discipline riguardanti le attività e lamissione dell'Agenzia per vivere un'esperienzaprofessionale e formativa nel settore dello svi-luppo agricolo a diretto contatto con i funzio-nari. I requisiti e le competenze richiesti sono:- Essere studenti universitari o neolaureatitriennali o magistrali da non più di 12 mesi; - Conoscere in maniera fluente la lingua inglesee le altre lingue ufficiali di IFAD;- Essere cittadino di uno degli stati membri del-l’IFAD;- Non avere superato i trent' anni di età;- Essere in possesso di una copertura sanitaria.

Per candidarsi è necessario compilare in tuttele sue parti il modulo “IFAD Personal HistoryForm” disponibile online al linkhttp://www.ifad.org/job/va/phf.htm ed in-viarlo all'indirizzo email [email protected] domande vengono esaminate dalla divisioneRisorse Umane dell’IFAD che di volta in voltastilano ed aggiornano la lista dei potenziali ti-rocinanti. Questa lista ha validità di 1 anno e, aseconda delle opportunità e delle necessità, gliuffici interessati vi faranno riferimento per at-tingere nominativi. La durata dei tirocini è massimo di 6 mesi, so-litamente non prorogabili, ed è prevista una re-tribuzione mensile in un’unica rata di 600 US$.

I programmi APO sono stati creati dall’ Assem-blea Generale delle Nazioni Unite e rappresen-tano un’opportunità unica per reclutare giovaniprofessionisti intenzionati a lavorare nel campodelle attività a supporto dello sviluppo. L’IFAD haindetto i suoi primi programmi APO nel 1980, ap-pena tre anni dopo la sua fondazione e, da allora,ha continuato a promuovere questo tipo di inizia-tiva.

Quali sono i vantaggi?Sicuramente il più importante consiste nel fattoche i giovani partecipanti sono portati ad acqui-sire una solida conoscenza della cooperazione in-ternazionale grazie all’unione di esperienzepratiche sulle tematiche dello sviluppo svolte siain sede che sul campo. Alla fine del loro incarico presso l’IFAD i parteci-

panti avranno:• ottenuto una comprensione del mandato, delle

strategie e degli obiettivi dell’IFAD e di come illoro lavoro abbia contribuito a realizzarli;• acquisito pienamente la capacità di gestire unlavoro in team; • sviluppato la capacità di lavorare sul campo inun’ampia varietà di divisioni;• compreso in che modo vengono portati avanti iprogetti da attuare sul campo e come l’IFAD diail suo aiuto alle persone povere delle aree rurali;• partecipato a workshops interni ed esterni, a se-minari o a corsi finalizzati ad accrescere le lorocompetenze;• affrontato un viaggio sul campo nel caso in cuisiano stati assegnati alle aree operative;• preso parte al corso offerto dall’IT Division ine-rente i sistemi Microsoft Office;

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Giovani nel mondo vi illustra qui di seguito i dueprogrammi che vi consentono di fare un'esperienza

professionale presso l'IFAD: l'Internship Programmee l'Associate Professional Officer Programme!

FOCUS SUL PROGRAMMA APO - ASSOCIATE PROFESSIONALOFFICER PROGRAMME

INTERNSHIP PROGRAMME

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Link utili:Internship Programme http://www.ifad.org/job/intern/index.htm

APO Programme http://www.ifad.org/job/apo/index.htmSegui IFAD su:

FacebookTwitter: @IFADnews

Youtube: http://www.youtube.com/user/IFADTV

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• partecipato a programmi di formazione ufficiale,al programma di orientamento IFAD, al processodi training svolto sul campo, ad incarichi specialie ad altre attività educative.Un ulteriore vantaggio riguarda, poi, la stessa Or-ganizzazione che in questo modo può contaresull’entusiasmo e sul pensiero innovativo di gio-vani professionisti nel raggiungimento degli ob-biettivi di sviluppo prefissati. Trattandosi di un programma finanziato dai Go-verni nazionali (Accordi di finanziamento sonostati stipulati dall'IFAD con Belgio, Danimarca,Finlandia, Francia, Germania, Italia, Giappone,Olanda, Norvegia, Svizzera, Svezia e USA), ancheil Paese finanziatore ne trae beneficio perché for-nendo un’ opportunità di training ai propri gio-vani cittadini ne accresce le competenze in areespecializzate!

Qual è il profilo dei candidati APO?Generalmente i candidati destinatari di questotipo di iniziativa sono uomini e donne qualificatisotto i 32 anni d’età in possesso di una laurea inagraria, nutrizione, ingegneria civile, economia,scienze politiche, sociologia, business administra-tion, relazioni internazionali o discipline corre-late.E’ necessario, inoltre, che il candidato abbia unminimo di due anni di esperienza lavorativa pre-gressa e che possieda un’ottima conoscenza diuna delle lingue ufficiali dell’IFAD (Arabo, In-glese, Francese, Spagnolo). È richiesta obbligato-riamente una conoscenza di base della linguainglese. Gli APOs sono retribuiti con un livellop1/p2 in linea con i salari ONU e consentono distipulare con l’organizzazione un contratto a ter-mine della durata di un anno eventualmente rin-novabile per un secondo e un terzo anno aseconda dell’ operato del young professional e deifondi disponibili.

Modalità di selezioneL’ufficio Risorse Umane è il punto di riferimento

per le procedure di reclutamento del programmaAPO. Inizialmente l’IFAD identifica le aree di as-segnazione degli APOs e formula dettagliate of-ferte di lavoro che sono successivamentetrasmesse ai Paesi finanziatori interessati dal pro-gramma. E' infatti il Paese finanziatore che si oc-cupa di selezionare i candidati appropriati per ilprogetto, dopodiché li sottopone all’IFAD per unarevisione. Tutti coloro che possiedono i requisistidi eleggibilità sono invitati presso la sede del-l’Agenzia per sostenere un colloquio. Viene cosìeffettuata una selezione finale ed inviata una se-gnalazione al Paese/ente finanziatore.Per l'Italia l'Ente di riferimento è l'ufficio UnitedNations Human Resources for International Coo-peration (UNDESA) http://www.undesa.itNegli ultimi anni alcuni finanziatori hannoespresso la volontà di inserire all’interno degliAPOs cittadini provenienti da PVS. Tali candidatidovranno seguire le stesse procedure indicatesopra.

E dopo? Quali opportunità di carriera siprospettano?Negli anni, l’IFAD ha garantito un impiego rego-lare a molti fra coloro che hanno svolto gli APOs.In alcuni casi, i partecipanti hanno occupato po-sizioni di lavoro senior o manageriali. Verso la fine del loro incarico, i partecipanti pos-sono far richiesta per una vacancy presso l’IFAD.Sono considerati come candidati interni e le lorodomande sono valutate alla luce dell’esperienzache i giovani hanno acquisito durante la loroesperienza nell’agenzia. Dunque, gli ex parteci-panti al programma APO hanno la possibilità diottenere contratti a scadenza o contratti a tempodeterminato presso l’IFAD. Infine, molti di coloroche hanno partecipato al programma, hanno con-statato che la loro esperienza con l’IFAD è statauna rampa di lancio per poter lavorare pressoaltre agenzie governative e non governative e nelsettore privato.

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Giulia Maria Baldinelli nasce aRoma nel 1985. Laureatasi inScienze Politiche e RelazioniInternazionali all'universitàLUISS Guido Carli di Roma,con una tesi sui diritti dei po-poli indigeni e le migrazioni,ha prima svolto prima un'in-ternship presso l'IFAD, e poiattività di consulenza per Bio-versity International. Viaggia-trice curiosa, appassionatadegli indigenous issues e dellatutela della biodiversità, sitrova da un anno a Londra perseguire un progetto di dotto-rato alla SOAS.

Giulia, come è iniziata latua esperienza a BioversityInternational?Nel 2009 ho svolto un inter-nship presso l’ IFAD, nell’am-bito delle ricerche per lapreparazione della mia tesi dilaurea specialistica. Avendo la-vorato per sei mesi con la coor-dinatrice dell’ufficio QuestioniIndigene e Tribali dell’IFAD,sono venuta in contatto con al-cuni esperti di indigenous is-sues. Durante lo stage hocollaborato sporadicamentecon il fondatore e coordinatoredella Indigenous Partnershipfor Agrobiodiversity and FoodSovereignty, iniziativa suppor-tata e ospitata dal centro di ri-

cerca internazionale BioversityInternational.Al termine del mio internshipall’IFAD ho quindi iniziato a la-vorare presso Bioversity Inter-national come stagista per laIndigenous Partnership. Suc-cessivamente, ho continuato alavorare a Bioversity, primacome stagista e poi come con-sulente, per un anno e mezzocirca.

Qual è stato il progetto cheti ha maggiormente appas-sionata?Senz’altro la Indigenous Par-tnership, il mio primo incaricoa Bioversity, volto ad a incorag-giare la comunicazione e la col-laborazione tra scienziati,popoli indigeni e piccole comu-nità locali con il comune inte-resse di perseguire lo sviluppofacendo leva sulla conserva-zione della biodiversità in agri-coltura. Dopo un periodo diricerca con la Indigenous Par-tnership, ho preso parte ad altriprogetti altrettanto interes-santi. Ho inizialmente contri-buito alla preparazione diun’agenda di ricerca sulle ri-sorse genetiche vegetali perl'alimentazione e l'agricoltura.In seguito, ho collaborato allapreparazione di alcuni studi perla realizzazione del report Stateof the World’s Forest GeneticResources che la FAO sta pre-parando con la partecipazionedi altre organizzazioni e centridi ricerca internazionali.

Le esperienze professio-nali, prima in IFAD, poicon Biodiversity ti hanno

formato in un settore bendefinito, quello della biodi-versità agricola. Adessohai deciso di frequentareun prestigioso dottorato diricerca per specializzartiulteriormente. Ce ne parlibrevemente? Si, attualmente sto svolgendoun dottorato di ricerca pressol’università SOAS di Londra. Ilmio argomento di ricerca ri-guarda la conservazione dellabiodiversità agricola nelle Andeboliviane e le conseguenze deiflussi migratori campagna-cittàche coinvolgono i piccoli agri-coltori indigeni. Nel mio primoanno di dottorato ho preparatoil progetto di ricerca su cui la-vorerò per i prossimi due anni,prima in Bolivia per la raccoltadei dati e poi di nuovo a Londraper la redazione della tesi.Sicuramente, le precedentiesperienze professionali hannogiocato un ruolo fondamentalenella scelta dell’argomento diricerca, in cui ho cercato dicombinare il mio interesse perle questioni indigene e i flussimigratori, con un focus sullaconservazione delle risorse na-turali. Essere entrata in con-tatto con la realtà diun’organizzazione come Bio-versity mi ha permesso di arti-colare il mio progetto secondoun’impostazione interdiscipli-nare che unisce movimenti dipopolazione e gestione delle ri-sorse naturali e agricole e di ap-profondire tematiche quali latutela dell’ambiente, lo svi-luppo sostenibile e la conserva-zione dell’agro biodiversità.

Giovani nel Mondo ha intervistato Giulia Maria Baldinelli, ex studentessaLUISS, per capire quali possibilità di carriere possono presentarsi dopo uno

stage presso l' IFAD.

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Cos’è e cosa fa il Programma AlimentareMondiale (WFP)?Il WFP è la più grande organizzazione umanita-ria internazionale , è l’agenzia delle NazioniUnite in prima linea nella lotta contro la fame.Ogni anno, in media, sfama oltre 90 milioni dipersone in più di 70 paesi. Il WFP è anche ilbraccio logistico delle Nazioni Unite. 30 navi, 70velivoli e 5.000 camion del WFP sono sempre inmovimento per portare cibo e assistenza dovesono più necessari.

Com’è gestito il WFP?Il Programma Alimentare Mondiale è gestito daun Consiglio d’Amministrazione formato da 36rappresentanti degli Stati membri. L’agenzia èguidata da un Direttore Esecutivo, nominatocongiuntamente dal Segretario Generale delleNazioni Unite e dal Direttore Generale della FAO(Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricol-tura), e rimane in carica per cinque anni. L’at-tuale Direttore Esecutivo è Ertharin Cousin, incarica dal 5 aprile 2012, cui spetta il compito diamministrare il WFP e di attuarne programmi,progetti e ogni altra attività.Il cibo giusto al momento giustoL’assistenza alimentare è stata declinata dal Pro-gramma Alimentare Mondiale in vari modi, sin-tetizzabili nella formula “Il cibo giusto al

momento giusto”. Cosa significa in concreto? In-nazitutto il riconoscimento che i bisogni alimen-tari cambiano a seconda dell’età e dellacondizione fisica. Un neonato, un bambino pic-colo, un malato, una donna incinta o che allattahanno specifici bisogni alimentari. Perché neiprimi due anni di vita, uno stato di malnutrizionecronica produce danni irreversibili. Non solo alfisico ma all’intelletto. Anche chi nasce da unamadre denutrita parte svantaggiato.

Che tipi di programmi attua il WFP?Il WFP, oltre a rispondere alle emergenze ali-mentari, attua molti tipi di programmi. Tra que-sti, c’è il programma di pasti scolastici: il WFPfornisce cibo a scuola a circa 26 milioni di stu-denti. Il cibo, sotto forma di pasti scolastici, in-coraggia le famiglie a mandare i propri figli alezione, dando loro anche una speranza in un fu-turo migliore. Con i programmi “Cibo in cambiodi lavoro”, il WFP fornisce razioni alimentari incambio di lavoro utile allo sviluppo della comu-nità. Anche i progetti di “Cibo in cambio di for-mazione” permettono, a chi non ha i mezzi, diapprendere un mestiere o imparare a leggere ea scrivere, capacità fondamentali per conqui-stare l’autonomia economica. Tra i programmipiù diffusi vi sono anche quelli di “Voucher ocontante per il cibo”.

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THE WORLD FOOD PROGRAMME"Fighting Hunger Worldwide"

Fonte: WFP

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Quali sono gli obiettivi del WFP?Sono 5 gli obiettivi strategici del WFP:• Salvare vite umane e salvaguardare i mezzi disussistenza nelle emergenze.• Prevenire la fame acuta, investire nella preven-zione dei disastri naturali e nelle misure di atte-nuazione del loro impatto.• Favorire la ricostruzione nelle fasi successive aun conflitto, a un disastro naturale o nei periodidi transizione.• Ridurre la fame cronica e la malnutrizione.• Rafforzare le capacità nazionali di lotta alla fameanche attraverso i programmi di “acquisti locali”e di “P4P” (Acquisti per il Progresso).

Da chi e come è finanziato il WFP?Il WFP è finanziato esclusivamente su base vo-lontaria. L'agenzia riceve donazioni sotto formadi:- denaro;- alimenti base quali farina, fagioli, olio, sale ezucchero;- attrezzature utili a coltivare, immagazzinare ecuocere il cibo.Dal momento che il WFP non dispone di finan-ziamenti propri, ogni donazione, che sia in de-naro o in natura, viene accompagnata da unaquota in contante necessaria alla movimenta-zione, alla gestione e al monitoraggio dell'assi-stenza alimentare. Il WFP riceve contributi dagoverni, da imprese private e da individui.

Il WFP e l’EuropaRisale al 2005 la “partnership strategica” traWFP e Unione Europea, un’asse fondamentaleper incanalare crescenti energie e risorse nellalotta contro la fame nel mondo e per intervenirenei teatri di crisi umanitaria. In particolare l’Uf-ficio per l’Aiuto Umanitario e la Protezione Civile(ECHO) sostiene numerosi programmi del WFP.

Lo sapevate che a Brindisi c'è la Base diPronto Intervento Umanitario delle Na-zioni Unite (UNHRD - UN HumanitarianResponse Depot)?A Brindisi opera la Base di Pronto InterventoUmanitario delle Nazioni Unite (UNHRD) ge-stita dal WFP per conto dell’intera comunitàumanitaria e da cui partono i primi soccorsi diemergenza in grado di raggiungere le aree dicrisi nell'arco di 24/48 ore. Essa fa parte di unnetwork di cinque basi logistiche – situate oltreche a Brindisi, in Ghana, Dubai, Panama e Ma-lesia - il cui scopo è quello di assistere le popo-lazioni di paesi colpiti da disastri naturali oemergenze complesse aumentando la capacitàdi risposta della comunità umanitaria interna-zionale attraverso il pre-posizionamento di ma-teriale umanitario - mezzi di riparo provvisorio,medicinali, strutture per lo stoccaggio degliaiuti, mezzi logistici, ecc. - e il loro invio nellearee colpite. Gli stock di materiale umanitario eattrezzature logistiche pre-posizionate nei ma-gazzini del network possono essere di proprietàdi agenzie delle Nazioni Unite, di Governi, di Or-ganizzazioni non governative o internazionaliche abbiano un accordo di cooperazione con ilWFP.

Lo sapevate che esiste il Comitato Ita-liano WFP?Il Comitato Italiano WFP è un’organizzazionesenza scopo di lucro (Onlus) nata nel 2005 conil mandato di affiancare il WFP in Italia soste-nendo e promuovendo attività di sensibilizza-zione e raccolta fondi. Esso è diretto da unConsiglio Direttivo e ha la sua sede nello stessoedificio che ospita il WFP.

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Link utiliSito web del WFP (versione italiana) http://it.wfp.org/

Sito web di Freerice: http://it.freerice.com(il gioco on-line attraverso cui puoi donare chicchi di riso al WFP)

Sito della Base di Pronto http://www.hrdlab.eu/Intervento Umanitario delle Nazioni Unite

Segui il WFP su: Facebook ProgrammaAlimentareMondialeTwitter @WFP_IT - Youtube http://www.youtube.com/wfpitalia

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Anne Callanan, è una delle diri-genti dell’ufficio personale delProgramma Alimentare Mon-diale delle Nazioni Unite (WFP),approdata di recente alla sede ge-nerale di Roma. La sua carriera alWFP è, però, iniziata 25 anni fa.

Di origine irlandese, Anne ha, in-fatti, mosso i suoi primi passi nelmondo delle organizzazioni in-ternazionali lavorando come UNvolunteer al WFP in Pakistan,negli anni caldi della crisi af-ghana mentre uno dei suoi piùrecenti incarichi l’ha vista impe-gnata in Malawi come vice diret-trice dell’ufficio del WFP. A lei chiediamo quali possibilitàconcrete ha un giovane di intra-prendere una carriera nelle orga-nizzazioni internazionali , qualiprofili professionali sono mag-giormente richiesti e quali sonoi passi da compiere se si vuolefare domanda per uno stage alWFP. Di seguito le informazioniche ci ha fornito, precedute dauna sua raccomandazione.

“Chi intende fare domanda peruna delle posizioni aperte alWFP, è importante che seguatutti i vari passaggi richiesti dalnostro sistema elettronico discreening. Bisogna leggere benele istruzioni e seguirle fedel-mente rispondendo a tutte le do-mande”, suggerisce AnneCollanan. E per chi intende faredomanda per una posizione divolontario o per uno stage, eccoil suo consiglio: “è importanteinserire, nella domanda, ogniesperienza di lavoro fatta, a li-vello comunitario o in associa-zioni di volontariato. Contadimostrare la motivazione e l’in-teresse che si hanno per questotipo di lavoro”.

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Rivista trimestrale Luglio 2012 • Giovani nel Mondo

Quali sono dunque le possibilità di carriera all'interno del WFP?Quali sono i livelli iniziali di accesso e cosa deve fare un giovane per

cogliere le opportunità che vengono offerte?Lo chiediamo ad ANNE COLLANAN, Responsabile Risorse umane per

le assunzioni e i trasferimenti al WFP

Il WFP e l’alimentazione scolastica

Nessun bambino dovrebbe andare a scuola affamato. Que-sta è la missione che il WFP si è proposto di portare a ter-mine entro il 2015. Il WFP calcola che sono necessari 3,2miliardi di dollari all’anno per assistere i 66 milioni di bam-bini affamati del mondo. Nel 2011, oltre 25 milioni di bam-bini hanno usufruito dei pasti scolastici del WFP.L’alimentazione scolastica incoraggia le famiglie povere amandare i propri figli a scuola e a fare in modo che la fre-quentino regolarmente. I programmi di alimentazione sco-lastica del WFP sono spesso mirati alle ragazze,permettendo loro di avere un’istruzione anche in quelle co-munità che tradizionalmente tenderebbero a marginaliz-zarle da un punto di vista educativo. Per quanto è possibile,il cibo viene acquistato localmente, nei paesi in via di svi-luppo, con conseguenti benefici anche per lo sviluppo localee per i piccoli agricoltori. 20 centesimi di euro al giorno as-sicurano una tazza di porridge, riso o legumi. Con 40 eurosi sfama un bambino per un intero anno scolastico.

Nelle scuoleI bambini ricevono la colazione, il pranzo o entrambi i pastia scuola. I pasti sono preparati nelle scuole, oppure nelle co-munità o in cucine centrali e consegnati nelle scuole. In alcuniprogrammi, si offrono pasti completi mentre in altri si forni-scono biscotti ad alto contenuto energetico o degli snacks.

Le razioni da portare a casaIntere famiglie ricevono il cibo se i propri bambini frequen-tano la scuola in modo regolare. Le razioni da portare a casafunzionano come una specie di trasferimento di contante, dalmomento che il loro valore compensa le spese per mandare ifigli a scuola. Per gli studenti particolarmente vulnerabili,come le bambine o gli orfani, ai pasti scolastici si possono ag-giungere razioni da portare a casa.

La presenza del WFP• Nel 2011, il WFP ha fornito pasti scolastici a 25.9 milioni dibambini in 60 paesi.• Nel 2011, Il WFP ha anche fornito razioni da portare a casaa 2 milioni di ragazze e a 800.000 ragazzi.

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Volontari•I volontari del WFP sono persone che offrono leloro competenze al Programma Alimentare Mon-diale. •I volontari non ricevono alcun tipo di remunera-zione.•Criteri di selezione: età compresa tra i 18 ed i 62anni.•Come fare domanda?•Compila il tuo CV on-line tramite la pagina web delWFP www.wfp.org•Fai domanda tramite “Voluntary Assistans Roster”alla paginahttp://www.wfp.org/about/vacancies/locals

Stagisti•Il Programma di stage del WFP offre agli studentipiù meritevoli un’oppurtunità per acquisire un’espe-rienza di lavoro concreta in posizioni affini alla loroformazione accademica. •Criteri di selezione: essere iscritti all’università -laurea triennale o altro - e continuare ad esserlo pertutta la durata dello stage. Aver completato almeno2 anni di studi universitari e aver seguito dei corsinegli ultimi 12 mesi.•Buone capacità di comunicazione in Inglese.•Gli stage hanno, solitamente, una durata di 3 - 6mesi.•Gli stagisti ricevono un’indennità, fino ad un mas-simo di 700 US $ mensili (a seconda del luogo doveè situato l’ufficio del WFP).•Come fare domanda?•Compila il tuo CV on-line tramite la pagina web delWFP www.wfp.org•Fai domanda tramite “Internship Roster” alla pa-ginahttp://www.wfp.org/about/vacancies/internship .

Junior Professional Officer (JPO)•Criteri di selezione: essere in possesso della laurea

universitaria ed aver maturato 1-3 anni di esperienzalavorativa in ambito internazionale in un’area di in-teresse del WFP. Avere un’ottima conoscenza del-l’Inglese. E’ preferibile anche avere una buonaconoscenza di una seconda lingua tra quelle ufficialidelle Nazioni Unite .•Come fare domanda? Attraverso il Ministero degliAffari Esteri del tuo paese o, per i cittadini italiani,attraverso UNDESA.

Funzionari Internazionali•Ambiti lavorativi: Programmazione, Rispostad’emergenza, Amministrazione, Logistica, Finanze,Risorse Umane, Approvvigionamenti, Nutrizione,Aviazione, Comunicazioni, Informazione, IT/Tecno-logia, Ufficio legale, Sicurezza, Affari politici, ecc.

•Criteri di selezione: essere in possesso di un titolodi laurea universitario, aver maturato 1-3 anni diesperienza lavorativa, avere un’ottima conoscenza(livello C) di una lingua ufficiale delle Nazioni Unite: arabo, cinese, inglese, francese, russo o spagnolo;avere una buona conoscenza (livello B) di un’altralingua ufficiale delle Nazioni Unite o del portoghese(una delle lingue di lavoro del WFP). Una buona co-noscenza (livello B) dell’Inglese è richiesta in ognicircostanza. •Come fare domanda?•Compila il tuo CV on-line tramite la pagina web delWFP www.wfp.org•Fai domanda per le posizioni lavorative disponibilialla paginahttp://www.wfp.org/about/vacancies/professionals

Visita il nostro sito web per avere maggiori dettaglisulle opportunità di lavoro al WFP:http://www.wfp.org/about/vacancies/

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FREERICE, più giochi più doni, più impari

Un successo del web, Freerice.com (nella versione italiana Freerice.com/it) èil gioco a quiz, educativo e umanitario, che riscuote adesioni soprattutto tra ipiù giovani. Ad ogni risposta giusta del giocatore online, il sito dona, attra-verso i suoi sponsor, dieci chicchi di riso al WFP. Dal lancio del gioco online,nel 2007, sono stati raccolti oltre 95 miliardi di chicchi di riso, sufficienti a

sfamare quasi 5 milioni di persone. Senza nessun contributo personale di chi gioca, che deve solo concentrarsinella risposta alle domande. Tradotto dall’inglese in 5 lingue - italiano, francese, spagnolo, cinese e coreano - il giocatore può registrarsisul sito freerice.com, scegliere la lingua e cominciare a rispondere con un click alle domande. Nella versioneitaliana, lanciata sul web a settembre 2011, si possono testare le proprie conoscenze in : lingua italiana (vo-cabolario), letteratura, bandiere, capitali del mondo. La versione inglese, invece, esistente dal 2007, offreargomenti aggiuntivi, quali matematica, arte, geografia, luoghi famosi ed anatomia.Una volta registrati sul sito, si possono invitare amici a giocare, creare gruppi tra cui sfidarsi, condividere ipropri punteggi ed altro attraverso facebook e twitter, e presto ci sarà anche una applicazione per telefonimobili. Freerice.com è uno strumento utile e divertente ma soprattutto utilizza le immense potenzialità della rete,per aiutare chi è meno fortunato e ha bisogno di assistenza. E se nel farlo si impara qualcosa e ci si diverte,tanto meglio. Consigliamo di provare a giocare. Potreste non smettere più!

Dott.ssa De Marchi, di cosa sioccupa al WFP? Ci raccontabrevemente la sua carrieraall’interno dell’Agenzia?Lavoro alla sede generale delWFP, a Roma, e svolgo la funzionedi Portavoce per l’Italia dell’agen-zia per l’assistenza alimentare, oc-cupandomi sia dell’ufficio stampache delle iniziative di comunica-zione e sensibilizzazione sul terri-torio e con differenti istituzioni.Vengo dal mondo del giornalismo,come gran parte dei miei colleghiche lavorano all’ufficio comunica-zione del WFP nel ruolo di PublicInformation Officer. Si tratta di

un profilo professionale specificoche richiede, in genere, di averealle spalle almeno cinque anni diattività professionale. Quandosono arrivata al WFP , in realtàavevo quasi vent’anni di profes-sione giornalistica, passati in granparte ad occuparmi di politicaestera. Aver lavorato come giorna-lista è stato certamente un grandeaiuto nel dialogo con i colleghi im-pegnati nelle diverse testate so-prattutto perché si conosconobene quali sono le esigenze e le cu-riosità del mondo dei media.

Cosa cerca nei suoi giovanicollaboratori? Quali sono lequalità/requisiti che devononecessariamente possedere? Il team che si occupa della comu-nicazione del WFP con l’Italia èmolto piccolo, con la sola integra-zione, a rotazione, di una/uno sta-gista italiano. In un giovanecollaboratore cerco l’entusiasmo el’affidabilità oltre a una solidapreparazione culturale e alla co-noscenza ottima dell’inglese,

scritto e parlato. Ovviamenteserve una capacità di ottima scrit-tura anche in italiano dato chegran parte del nostro lavoro ha ache fare con traduzioni e scritturadi testi e comunicati per il pub-blico e il web WFP italiani.

Dovendo dare un consiglio aigiovani che ambiscono a la-vorare al WFP cosa direbbe?Dal punto di vista del curriculumscolastico, è fondamentaleun’esperienza di studio universi-tario e, se possibile, di lavoro al-l’estero. Serve anche un certogrado di specializzazione. E’ im-portante accompagnare il per-corso di studio con esperienzelavorative o di volontariato. Ecompletare gli studi in tempi ab-bastanza rapidi con buoni voti e inuniversità dalla solida reputazioneaccademica. Anche un periodo distage in istituzioni internazionalio in istituti a vocazione internazio-nale può aiutare. Sapendo che lacompetizione è molto dura.

Giovani nel Mondo intervista VICHI DE MARCHI,spoker person del Programma Alimentare Mondiale.

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Raffaella Policastro ha comple-tato il suo stage presso l’ufficiocomunicazione del ProgrammaAlimentare Mondiale delle Na-zioni Unite nell’aprile 2012. Inquesta intervista racconta la suaesperienza di stagista.

Di cosa ti sei occupata alWFP? Come sei stata inqua-drata all’interno del WFP? Ho lavorato come stagista nelladivisione di Comunicazione nelquartier generale del WFP, aRoma. In particolare, ho lavoratonel team italiano occupandomi ditutto ciò che riguarda i media e isiti web del WFP per l’Italia, oltrea campagne di fundraising eeventi di promozione e sensibiliz-zazione del WFP in Italia. Mi èpiaciuto davvero molto la divi-sione in cui ho lavorato. Ho tro-vato un ambiente dinamico estimolante.

Raffaella come è iniziata latua esperienza? Come sei ve-nuta a conoscenza di questaopportunità?Era da tempo che cercavo oppor-tunità di stage nelle organizza-zioni internazionali. Ho cercatomolto, soprattutto online, ma nonè molto facile riuscire a trovareuno stage in questo tipo di orga-nizzazioni, anche perché vengono

inviate candidature da tutto ilmondo e i giovani che si candi-dano sono abbastanza qualificati,per cui la competizione è elevata. Tuttavia un giorno ho trovatoproprio quello che cercavo: lafiera del lavoro Go Internationaldedicata alle carriere internazio-nali organizzata dall'AssociazioneGiovani nel Mondo presso laLUISS Guido Carli di Roma. Sonoandata alla fiera e devo dire che èstata davvero utile, ho avuto l’op-portunità di parlare direttamentecon persone che lavoravano pervarie agenzie ONU a Roma e hopotuto fare domande e chiarire imiei dubbi grazie a loro e, soprat-tutto, visitando lo stand del WFP,che all’epoca non conoscevomolto bene. Ho saputo che cerca-vano una nuova stagista e mihanno spiegato come dovevo pro-cedere per candidarmi. Ho in-viato immediatamente la miacandidatura e, dopo aver fatto ilcolloquio assieme a molti altricandidati, sono stata selezionataper fare uno stage al WFP, ap-pena tre settimane dopo la fiera!

Ci racconti brevemente ilpercorso di studi e le espe-rienze fatte prima di arri-vare al WFP?Ho studiato Lingue e CiviltàOrientali (lingua araba) all’Uni-versità La Sapienza di Roma e du-rante gli studi, poiché sonosempre stata attratta dalle Na-zioni Unite, ho frequentato deicorsi di Cooperazione allo Svi-luppo organizzati dall’Unicef, incollaborazione con l’ateneo La Sa-pienza. Allo stesso tempo, du-rante gli anni dell’università hosempre cercato di fare dei lavori,come dare ripetizioni o fare tra-duzioni etc, e negli ultimi anni di

università ho lavorato perun’azienda di import-export diprodotti alimentari, prima cometraduttrice durante viaggi di la-voro e poi come assistente.

Dopo la laurea triennale ho decisodi ampliare i miei studi e ho fattoun Master in International Stu-dies and Diplomacy a Londra, allaSchool of Oriental and AfricanStudies (SOAS), University Col-lege of London. E mentre stavoultimando il Master ho trovatol’opportunità dello stage al WFP aRoma.

Cosa consigli ai tuoi coetaneiche vorrebbero lavorare alWFP?Ai miei coetanei che vogliono in-traprendere questo tipo di per-corso lavorativo consiglio diessere prima di tutto motivati emolto determinati, penso chesiano dei requisiti fondamentaliperché, come dicevo prima, lacompetizione è alta e bisognadavvero avere le idee chiare e an-dare avanti con passione e deter-minazione.

Raffaella, quali prospettivehai per il futuro?Il mio più grande desiderio sa-rebbe continuare a lavorare per ilWFP o comunque nell’ambitodell’ONU e anche se è davverodifficile cercherò di impegnarmial massimo per riuscirci. Inoltre,in futuro mi piacerebbe moltoanche viaggiare, sempre lavo-rando per agenzie ONU o ancheper ONG, ma lavorando sul“campo” perché penso che sia im-portante avere un contatto realecon le persone che vengono assi-stite da questo tipo di organizza-zioni.

Giovani nel Mondo intervista Raffaella Policastroun anno dopo l'Opportunity Fair Go International che le ha aperto le

porte del WFP!

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UNIDO - La missionL’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo SviluppoIndustriale (UNIDO) assiste i Paesi in Via di Svi-luppo (PVS) e quelli con economie in transizione, alfine di favorire uno sviluppo industriale sostenibilee la cooperazione internazionale tra le imprese. Contando su 174 Paesi membri, e grazie al supportodella fitta rete di uffici a livello mondiale, UNIDOpersegue tale scopo attraverso la mobilitazione di ri-sorse umane, conoscitive e tecnologiche in grado difavorire l’occupazione produttiva e uno sviluppoeconomico attento alle problematiche ecologiche edambientali.

L’UNIDO ITPO (Investment and TechnologyPromotion Office) Italy L’UNIDO ITPO (Ufficio per la Promozione Tecnolo-gica e degli Investimenti) Italy, con sede a Roma,opera dal 1987 in virtù di un accordo siglato traUNIDO e il Governo Italiano. L’ufficio ha il mandatodi contribuire allo sviluppo industriale e alla crescitaeconomica dei PVS, identificando e impiegando ri-sorse tecniche, finanziarie e manageriali al fine diconseguire occupazione, competitività economica etutela ambientale. L’ITPO Italy ha avviato programmi specifici di svi-

luppo industriale volti a coinvolgere vari settori ovel’Italia eccelle, quali l’agro-alimentare, il tessile, ilconciario-calzaturiero, l’ambiente e le energie rinno-vabili. Tale impegno si basa, in prevalenza, sulla pro-mozione del partenariato industriale, sulmiglioramento degli standard tecnologici e qualita-tivi e sul capacity-building alle istituzioni cooperanti. L’Ufficio di Roma, operando come piattaforma in-termedia tra il mondo pubblico e quello privato, siimpegna a contribuire al raggiungimento degliObiettivi di Sviluppo del Millennio, in particolare ri-durre la povertà e la fame ed assicurare la sostenibi-lità ambientale. Con questo intento, l’ITPO Italysupporta lo sviluppo del settore agroindustriale, pro-muovendo l’innovazione tecnologica volta a ridurrele perdite agricole post-raccolta, e presta una parti-colare attenzione alla diffusione di tecnologie a bassoimpatto ambientale, utili a garantire uno sviluppoeconomico-industriale sostenibile.

Assistenza alle istituzioniAl fine di favorire e facilitare gli investimenti neiPVS, l’UNIDO ITPO Italy, in collaborazione con ilMinistero degli Affari Esteri Italiano, coordina pro-grammi di supporto rivolti alle istituzioni. L'assistenza alle istituzioni si concretizza prevalen-

SVILUPPO INDUSTRIALE E CRESCITA ECONOMICAUNIDO

UNITED NATIONS INDUSTRIAL DEVELOPMENT ORGANIZATION

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temente su due fronti: quello della formazione equello della promozione.1) Formazione:• Programma Delegati: l’ITPO ospita presso i suoiuffici rappresentanti di PVS, identificati tra funzio-nari appartenenti a controparti istituzionali locali, alfine di supportare le attività promozionali a favoredei loro Paesi di origine. Durante il periodo di per-manenza in Italia i delegati possono, altresì, giovaredi opportunità di capacity building acquisendo fami-liarità con gli strumenti e le metodologie UNIDO.Una volta rientrati nel loro Paese d’origine, questirappresentanti costituiscono un’importante risorsache si va ad aggiungere al Network internazionaledell’ITPO. Tra il 1989 e il 2012 hanno collaboratocon l’UNIDO ITPO Italy 53 Delegati provenienti daAmerica Latina, Estremo e Medio Oriente, Africa eEuropa. Solo nel 2011 l’ITPO Italy ha ospitato dele-gati da Senegal, Mozambico e Marocco. Il Pro-gramma Delegati, dunque, si è rivelato unostrumento utile non solo al fine di ottenere il sup-porto delle istituzioni locali, ma anche per promuo-vere forme di cooperazione bilaterale tra l’Italia e iPaesi in Via di Sviluppo.• Study tour: organizzazione di missioni tecniche adhoc per approfondimenti specialistici, come visite aidistretti industriali italiani, ai consorzi export, etc. 2) Assistenza e Promozione • Definizione ed implementazione di programmi diassistenza tecnica per lo sviluppo di specifici settoriindustriali • Assistenza al consolidamento delle Associazioni in-dustriali, artigianali e Camere di Commercio • Facilitazione di contatti con istituzioni che operanoa sostegno delle PMI a livello nazionale ed interna-zionale • Promozione del Paese in via di sviluppo attraversoseminari, newsletter, ed invio di informazioni alleaziende, relativamente alle opportunità di investi-mento e alle capacità industriali.

Assistenza alle imprese L’UNIDO ITPO Italy, dedicando una particolare at-tenzione a forme di partenariato industriale, so-stiene inoltre l’interazione tra le piccole e medieimprese dei PVS e le aziende italiane ponendo in es-sere attività sia di informazione che di formazione. Le attività di formazione consistono prevalente-mente in attività di Capacity building e Study toursulle innovazioni tecnologiche volte allo sviluppo delsettore industriale ed al miglioramento delle capa-cità di attrazione degli investimenti nei PVS. Quelledi informazione riguardano, tra le altre, la raccoltae diffusione dei dati sui Paesi di riferimento (quadromacroeconomico, indicatori di sviluppo, etc.); l'iden-

tificazione e la promozione di progetti industriali;l'organizzazione di delegazioni imprenditoriali afiere specializzate e a fora di investimenti, di incontribusiness to business e assistenza alle negoziazioni.

Quali sono le priorità tematiche dell'Agenziaper il 2012?

1. Tutela dell'ambienteopportunità per acquisire com-petitività sui mercati interna-zionali e non gravoso vincolocui adempiere. Questo è il mes-saggio che l'UNIDO è impe-gnata a trasmettere alle aziendenei Paesi in Via di Sviluppo(PVS). Le parole chiave sono"efficienza", "innovazione" e"tecnologia" per favorire il mi-

glioramento dei processi industriali, il riciclaggio eil riutilizzo dei materiali, la progettazione di prodottienergeticamente efficienti e che utilizzino energiaprodotta da fonti rinnovabili. Le attività UNIDO,quindi, sono anche indirizzate a diffondere fra gliimprenditori una maggiore consapevolezza sulle po-tenzialità e le politiche di incentivazione per gli in-vestimenti “environmentally friendly” nelleeconomie emergenti. In questo contesto, l’UNIDOITPO Italy, in collaborazione con il Ministero del-l'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare,ha sviluppato specifici piani d’azione a beneficio delMediterraneo e dell'Africa Sub-sahariana. Questeiniziative sostengono l’interazione tra le piccole emedie imprese dei PVS e le aziende italiane, po-nendo in essere attività di informazione, di identifi-cazione e promozione di progetti industriali e diformazione, in particolare nei seguenti settori: ge-stione delle risorse idriche, trattamento dei rifiuti so-lidi e delle acque reflue, energia da fonti rinnovabili,tecniche di efficienza energetica, bioedilizia. Soprat-tutto, però, dedicano una particolare attenzione aforme di partenariato industriale o tecnologico: que-sto tipo di cooperazione, infatti, riveste un ruolo fon-damentale nell'innescare processi di crescita ingrado di soddisfare le necessità attuali senza com-promettere le possibilità delle future generazioni. In tema di Ambiente e Energia, merita un cenno ilcontributo chiave dell'UNIDO alla ConferenzaRio+20 di giugno 2012. Due le iniziative principali:“Green Industry” e Sustainable Energy for All perun’evoluzione “verde” del settore industriale neiPaesi in Via di Sviluppo, evoluzione possibile solo seil sistema internazionale fornisce ai PVS delle oppor-tunità di sviluppo sostenibile verso un’economiaecosostenibile, permettendo loro di prendere parte,

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concretamente, al mercato globale dei beni e dei ser-vizi ambientali. A grandi linee, l'iniziativa “Green Industry” pro-muove modelli sostenibili di produzione e consumovolti a migliorare la qualità della vita dei consuma-tori ma che siano, allo stesso tempo, efficienti dalpunto di vista energetico, non inquinanti e sicuri.L'altro importante programma presentato dal-l'UNIDO a Rio+20 è la “Green Industry Platform”,un’iniziativa volta a promuovere una partnership trail settore pubblico e quello privato a supporto del-l’industria ecosostenibile. Per maggiori informazionivi invitiamo a consultare le apposite pagine web.

2. Agro industria e sicu-rezza alimentareIn linea con gli Obiettivi di Svi-luppo del Millennio e nel qua-dro della riduzione dellapovertà, il problema della sicu-rezza alimentare è al centrodell’attenzione della Comunitàinternazionale. La FAO ha evi-denziato come, nelle nazionipiù povere, oltre il 75% della

popolazione viva nelle aree rurali, e come, di conse-guenza, queste persone debbano fare affidamentosull'agricoltura per avere lavoro e reddito. Quello cheemerge nei Paesi in Via di Sviluppo è che, nono-stante gli sforzi implementati per migliorare la pro-duzione agricola, la quantità di popolazione che viveal di sotto della soglia di povertà è ancora alta. Il con-cetto di sicurezza alimentare, infatti, non va esclusi-vamente legato all’aumento della produttività, maanche alla gestione efficiente di tutta la catena di va-lore dell’industria alimentare stessa. Le perdite postraccolta, per esempio, si attestano a livelli ancora in-credibilmente alti, evidenziando la necessità di dif-fondere tecniche e tecnologie innovative dilavorazione, stoccaggio, conservazione e confeziona-

mento dei prodotti. Lo sviluppo di tale catena nonsolo permetterebbe di aumentare la sicurezza ali-mentare delle popolazioni locali, ma aiuterebbe al-tresì le imprese ad immettere i loro prodotti nelmercato internazionale, contribuendo allo sviluppoeconomico dei rispettivi paesi. In riferimento a questa esigenza, l’ITPO Italy, in si-nergia con l’HQs, sviluppa specifici programmi edorganizza iniziative ad hoc per stimolare la creazionedi condizioni favorevoli allo sviluppo del settoreagroindustriale e, più in genere, delle economie lo-cali. Per esempio, allo scopo di promuovere il trasferi-mento di tecnologia e know-how l’Ufficio collabora,tra gli altri, con Ipack-Ima Spa (una delle più impor-tanti realtà fieristiche nel settore del food processinge packaging in Italia e all’estero), anche in vistadell’Expo 2015 di Milano, il cui tema sarà “Nutrire ilPianeta, Energia per la Vita”. A testimonianza del-l’impegno comune volto a migliorare la sicurezza ali-mentare nei Paesi in Via di Sviluppo sono statiorganizzati importanti eventi come “Più Tecnologia,Sicurezza & Qualità, Riduzione della Fame nelMondo” e “Le giornate di Ipack-Ima - Tecnologie perla Sicurezza Alimentare”. Tra questi, anche la Con-ferenza Internazionale “Enhancing Food Safety andFood Security in Africa. Processing and packagingtechnologies from farm gate to the consumer”, chesi è tenuta nell’ambito di Ipack-Ima 2012. Questoevento, organizzato in collaborazione con il poloagroalimentare UN (FAO, WFP e IFAD), ha coin-volto una nutrita delegazione istituzionale e impren-ditoriale proveniente dai paesi dell’AfricaSub-sahariana. Inoltre, ha visto la partecipazione delDirettore Generale di UNIDO, Kandeh K. Yumkella,che, nel suo discorso di apertura, ha evidenziatocome il continente africano non debba più esserevisto come un luogo da cui attingere le materieprime, piuttosto come un business partner e comeun’area di potenziali consumatori.

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Nata a Venezia, con-segue la laurea inScienze politiche aPadova. La passioneper i temi internazio-nali e la volontà diapprofondire la ma-teria, la porta a rico-prire il ruolo diassistente di catte-dra del corso univer-

sitario di Diritto Internazionale. Già dagiovanissima è politicamente attiva e, a soli 28 anni,viene eletta presso la Camera dei Deputati. Dopoquesta esperienza si trasferisce a Ginevra dove, percinque anni, guida un progetto dell’Unctad (UnitedNations Conference on Trade and Development):viaggiando in Africa e nel Mediterraneo, apprendeappieno cosa vuol dire cooperazione e i modi perfarla seriamente. Rientra in Italia per lavorare conl’UNIDO che la nomina Head dell’ITPO Italy.

Direttrice Battaggia, quali sono le principalidifficoltà che riscontrate nella promozionedei progetti delle piccole e medie imprese deiPVS in Italia?I principali ostacoli al coinvolgimento delle aziende

italiane in questo processo sono rappresentati dalladifficoltà nell’accesso al credito e la scarsità di ade-guati strumenti finanziari. Inoltre, la comunità im-prenditoriale, molto spesso, non dispone diinformazioni complete ed affidabili. L’assenza di in-formazioni, infatti, genera un aumento della perce-zione del rischio e dei costi di transazione, inibendogli investimenti. UNIDO ITPO Italy cerca, dunque, difar fronte a questa necessità. A tal fine, organizziamopresentazioni paese e forum economici con l’obiettivodi presentare le opportunità di investimento offertedai Paesi in Via di Sviluppo e, durante questi appun-tamenti, incoraggiamo soprattutto l’incontro tra gliimprenditori locali e quelli italiani. A ciò si affiancanole quotidiane attività di promozione di progetti d’in-vestimento e attività di match-making, volte ad inco-raggiare le relazioni tra le imprese, le opportunità dinetworking, parnership commerciali e joint venture.

E cosa ci dice in merito alla collaborazione eal coordinamento tra UNIDO e il polo agroa-limentare di Roma sul tema dello sviluppoagricolo e la sicurezza alimentare? Gli sforzi congiunti di UNIDO e il polo agroalimentare

UN convergono nell’African Agribusiness and Agro-industry Development Initiative (3ADI): con la Di-chiarazione di Abuja, UNIDO, FAO ed IFAD sonostate chiamate a far convergere e a coordinare il loroimpegno nel condividere informazioni ed armoniz-zare i programmi, in modo da costruire sinergie, evi-tare la frammentazione degli sforzi ed aumentarel’impatto della loro azione sullo sviluppo. L’iniziativamira ad accelerare lo sviluppo dell’agro-industria edel settore agro-alimentare, assicurando valore ag-giunto ai prodotti africani e sottolineando, in talmodo, il ruolo chiave che questo settore svolge nelprocesso di sviluppo economico, contribuendo al mi-glioramento della sicurezza alimentare e della ridu-zione della povertà e della fame nei paesi più poveridel mondo.

Quali opportunità ci sono per i giovani lau-reati in questo settore?Nell’ultimo periodo, le difficoltà legate alla crisi hannoinciso considerevolmente sul volume degli aiuti eco-nomici che la comunità internazionale ha devolutoalle attività di cooperazione allo sviluppo. Tuttavia,chi si avvicina al mondo delle organizzazioni interna-zionali, spinto da una forte passione per i temi globalie sostenuto da un’adeguata formazione, ha buone op-portunità di riuscire ad affermarsi in questo mondo.Sono convinta, infatti, che le occasioni che le Orga-nizzazioni Internazionali offrono ai giovani sianomolteplici e vadano incontro alle più diverse aspira-zioni, inclinazioni, esigenze e professionalità. Io stessasono stata mossa dalla forte passione per le attivitàsvolte dalle Organizzazioni internazionali, in partico-lare, per quelle legate alla cooperazione allo sviluppo.E’ questo che mi ha portato prima all’UNCTAD e poiall’UNIDO.

Direttrice, ritiene che la formazione universi-taria dei giovani d’oggi sia adeguata? Qual è ilpercorso universitario e di esperienze che Leiconsiglierebbe?Quello che sperimentiamo è che, molto spesso, i gio-vani laureati hanno una buona base di partenza, manon sono ancora in grado di interfacciarsi in modoadeguato con un contesto lavorativo; sicuramente glistage sono un ottimo strumento per colmare questogap. Per quanto riguarda il percorso universitario, èpreferibile innanzitutto completare gli studi fino al-meno ad un master. A tal riguardo, consiglio sempredi intraprendere un percorso formativo in armoniacon le proprie inclinazioni. Va considerato, infatti, che

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Giovani nel Mondo intervista la Direttrice dell’UNIDOITPO Italy DIANA BATTAGGIA

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oltre ai canonici settori di riferimento, quali ammini-strazione, risorse umane, economia e finanza, politicainternazionale e diritto, le Organizzazioni Internazio-nali offrono ampie opportunità anche a chi si è spe-cializzato in altre discipline come ad esempioingegneria, statistica, comunicazione e informatica. La formazione universitaria va assolutamente legata

a quante più possibili esperienze oltre confine, perchéuno dei requisiti richiesti è proprio la disponibilità aviaggiare e trasferirsi all'estero. Inoltre, bisogna es-sere consapevoli che è necessaria, oltre all’abilità distabilire e mantenere relazioni di lavoro con personedi nazionalità e culture differenti, una particolare ca-pacità di adattamento ad ambienti a volte disagiati.

Grazie agli ottimi rapporti con lepiù prestigiose Università italiane,lo staff UNIDO partecipa spesso aCareer Day e Stage Day organiz-zati nel corso dell’anno accade-mico. Con l’obiettivo di offrire aglistudenti gli strumenti per coniu-gare al meglio le professionalitàacquisite e le proprie vocazionicon le opportunità offerte dalmercato del lavoro, durante questiappuntamenti vengono presen-tate le attività su cui l’ufficio con-centra i suoi sforzi; in questicontesti, inoltre, agli studentiviene data l’opportunità di faredomande specifiche per appro-fondire il ruolo dell’Organizza-zione. Laureati e laureandi, infatti,hanno la possibilità di effettuareuno stage formativo pressol’UNIDO ITPO Italy grazie all’In-ternship Programme che si ri-volge a studenti con diversipercorsi formativi, quali: econo-mia (preferibilmente con specia-lizzazione nelle politiche disviluppo industriale), diritto inter-nazionale (con orientamento agliinvestimenti e della tecnologia),scienze sociali (in particolarescienze politiche e relazioni inter-

nazionali), ingegneria (con com-petenze nei settoriambiente/energia e agroindu-stria), scienze dell'informazione,finanza (con focus su gestionedella qualità e facilitazione delcommercio). I requisiti per inviare la candida-tura sono la laurea e uno spiccatointeresse per le tematiche di svi-luppo; precedenti esperienze inorganizzazioni internazionali ope-ranti nelle aree di interesse del-l’UNIDO rappresentano un plus.A ciò si deve aggiungere una ot-tima conoscenza della lingua in-glese (la conoscenza di altre lingueufficiali delle Nazioni Unite costi-tuisce titolo preferenziale) e suffi-cienti competenze informatiche. Icandidati, inoltre, dovrebbero es-sere dotati di buone capacità co-municative e in grado direlazionarsi in un ambiente inter-nazionale e multiculturale. Lo scopo dello stage, che ha unadurata di 3 mesi estendibile fino a6, è quello di promuovere una mi-gliore comprensione del ruolo edegli obiettivi dell’Organizzazionee, allo stesso tempo, quello di for-nire agli stagisti una panoramicasugli sforzi che l’UNIDO compie

per cercare di risolvere i problemiche affliggono le economie emer-genti nei Paesi in via di Sviluppo. I tirocinanti, sotto il coordina-mento del supervisore, vengonopienamente coinvolti nelle attivitàpratiche che l’ITPO porta avantiquotidianamente: conduconodelle ricerche su tematiche di rile-vanza diretta per l’Ufficio, rive-dono e analizzano i documentidisponibili (quali rapporti paesi,dossier tecnici, relazioni su politi-che di investimento e sistemi ditassazione sviluppati dai governilocali e tutte le pubblicazioni per-tinenti); inoltre, sono chiamatianche a coadiuvare l’Ufficio perquanto riguarda l’attività di pro-mozione di un portfolio di progettilocali selezionati. Al termine del periodo formativo,gli stagisti dovranno presentare alcoordinatore una relazione di sin-tesi delle attività che sono statesvolte a supporto dello staff del-l’ITPO Italy. Gli interessati possono candidarsiinserendo il proprio curriculumattraverso il form on-line disponi-bile al linkhttp://www.unido.it/ita/job.php.

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LE OPPORTUNITA' DI STAGE PRESSO L'UFFICIO UNIDO ITPO ITALY

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Ecco le testimonianze di duegiovani tirocinanti, MartinaColasante e Gaetano De Lisa!

MARTINA COLASANTE

Nata a Pescina (AQ), il 27 Gen-naio 1987, Martina ha frequen-tato il corso di laurea triennale inScienze Politiche presso la LuissGuido Carli di Roma, laureandosicum laude. Nel corso degli studitriennali, ha partecipato al pro-gramma Erasmus presso la Chri-stian Albrecht Universitaet diKiel. Durante il soggiorno in Ger-mania, ha partecipato ad un pro-gramma di volontariatoorganizzato dal Goethe Institut diRoma a Berlino, lavorando comeinsegnante di musica. Dopo lalaurea triennale, ha frequentatoun Master in Science (MSc) in In-ternational Relations Theorypresso la London School of Econo-mics and Political Science. Tra lesue esperienze professionali an-novera uno stage presso la Ca-mera di Commercio Indo-Italianadi Bangalore, India, e quello alForeign Agricultural Servicedell’United States Department ofAgricolture, presso l’AmbasciataAmericana di Roma. Attualmenteè stagista all’UNIDO I.T.P.O.Italy.

Martina, ci parli del tuo ruoloin UNIDO e delle attività acui, sino ad oggi, hai parteci-pato?Tra i settori di specializzazionedell’UNIDO I.T.P.O. Italy ho sceltol’agribusiness, dati i miei interessi

e alle mie esperienze professionalipregresse. Nonostante ciò, le mieattività quotidiane variano a se-conda delle necessità dell’ufficio,coprendo diversi settori e paesi. Inquesto primo mese di stage, hoavuto la fortuna di prendere partea numerosi ed importanti eventi.Tra questi, ho collaborato all’ or-ganizzazione e realizzazione del-l’Iraq Investment Forum,occupandomi prevalentemente dipromozione, ma anche affian-cando il mio supervisor nell’orga-nizzazione dei BtoB traimprenditori italiani ed iracheni enelle relative attività di follow up.Inoltre, ho contribuito all’organiz-zazione della missione di UNIDOI.T.P.O. Italy a Solarexpo, a Ve-rona, dove una delegazione di im-prenditori proveniente da Paesi inVia di Sviluppo è stata coordinatae supportata, sia dal punto di vistalogistico, sia tramite l’organizza-zione di un’intensa agenda di in-contri commerciali con i propriomologhi italiani. Ho inoltrespesso la possibilità di assistereagli incontri del nostro staff con irappresentanti istituzionali deiPaesi in Via di Sviluppo che visi-tano l’ufficio, al fine di creare oconsolidare rapporti di collabora-zione.

Cosa ti ha spinto a fare do-manda per un internshipall’UNIDO? Tutto il mio percorso, sia di studiche professionale, è stato determi-nato dall’ ambizione di lavorare inun’organizzazione internazionale.Un’esperienza di stage all’UNIDOmi avrebbe permesso di acquisireesperienza nel settore, di entrare acontatto con la realtà UN, di veri-ficare che le mie aspettative fos-sero conformi alle effettive attivitàdi un ufficio delle Nazioni Unite.Inoltre, un’esperienza lavorativapresso l’UNIDO I.T.P.O. Italy miavrebbe permesso di consolidarele mie competenze nel settoredell’agro-alimentare e nella coope-

razione internazionale imprendi-toriale. Infine, la mia scelta è statadeterminata da una forte condivi-sione “ideologica” del mandato diUNIDO e, in particolare, dell’ap-proccio win-to-win, che consentedi contribuire alla crescita indu-striale dei Paesi in Via di Sviluppo,attraverso attività di consulenza emediazione commerciale, per ilsupporto di imprese di tutte le di-mensioni.

Quali competenze ed espe-rienze pregresse credi ab-biano maggiormente influitosulla decisione di selezionarete e non un altro candidatoper questa posizione di inter-nship? Oltre alla mia motivazione e pas-sione, credo siano state decisive lemie numerose esperienze di studioe di lavoro all’estero, ed in partico-lare, il master in un ateneo di ec-cellenza, la conoscenzaapprofondita di tre lingue e la miaesperienza di stage in un paese invia di sviluppo: l’India. Ritengoche quest’ultima esperienza siastata particolarmente influentesulla scelta dei miei selezionatori,data la familiarità che ho acquisitoin quella sede con il sistema delleimprese italiane all’estero. Digrande rilevanza, infine, ritengosia stato lo stage presso il ForeignAgricultural Service, che, sebbeneda una diversa prospettiva, mi hapermesso di acquisire esperienzanel settore del commercio e dellacooperazione internazionale nel-l’ambito dell’agroindustria.

Cosa ti aspetti da quest’ espe-rienza e quali prospettive haiper il tuo futuro? Tra gli aspetti positivi di questa in-ternship, vi è senza dubbio il fattoche gli stagisti vengano coinvoltipienamente in tutte le attività,anche con l’assegnazione di alcuneresponsabilità. Proprio per questomotivo, considero questo stageparticolarmente formativo - adatto

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a giovani lavoratori con qualcheesperienza - oltre che per le nume-rose skills pratiche e teoriche chel’attività quotidiana mi permettedi ottenere. Quanto al futuro, lamia esperienza fino ad ora ha con-fermato il mio interesse per il set-tore dell’agroindustria nell’ambitodello sviluppo e del commercio in-ternazionale, per cui, nonostantele particolari contingenze econo-miche, sento di poter considerarel’esperienza acquisita come unpasso avanti, ed una spinta moti-vazionale, verso la realizzazionedelle mie ambizioni.

GAETANO DE LISA

Nato a Ragusa il 19 Marzo del1987, Gaetano ha conseguito lalaurea triennale alla LUISS G.Carli in “Scienze della Comunica-zione e delle relazioni istituzionali”con la votazione finale di 110/110cum laude. Nel corso dei tre anniha trascorso un semestre in Svezia(Uppsala) all’interno del progettoERASMUS ed ha partecipato allaNorthern Summer School in Con-temporary History, organizzatadalla Università di Aarhus (Dani-marca). Successivamente ha con-seguito il Master di primo livelloin European Studies alla School ofGovernment della LUISS G. Carli,durante il quale ha anche presoparte ad un progetto, lanciatodalla AESI, in Libano. Ad oggi, stafrequentando il secondo anno delMaster’s Degree in European andInternational Studies all’Univer-sità di Trento, che gli ha datomodo di partecipare al GraduateStudy Programme del Quartier

Generale ONU di Ginevra. Per ciòche riguarda le esperienze profes-sionali, negli ultimi due anni, Gae-tano ha lavorato come stagistaper il Centro Europeo di ricercaJean Monnet per la sezione localedi AIESEC Senegal, a Dakar. At-tualmente sta svolgendo unostage all’UNIDO ITPO Italy, aRoma.

Gaetano, di cosa ti occupi inUNIDO? Lavoro come intern per l’équipeUNIDO che si occupa dei progettiin Africa nel campo delle energierinnovabili e dell’agribusiness. Almomento, sono impegnato soprat-tutto nel settore delle energie rin-novabili del Marocco. Adimostrazione delle attività del-l’UNIDO in tale Paese, l’Ufficio harecentemente ospitato un impor-tante meeting tra il rappresentantedel MASEN, l’Agenzia Marocchinaper l’Energia Solare, ed una nume-rosa delegazione imprenditorialeitaliana del settore. Sempre nel-l’ambito del Programma Ambiente& Energia, sviluppato dall’UNIDOin collaborazione con il Ministerodell’Ambiente, ho collaborato al-l’organizzazione logistica dellapartecipazione dell’UNIDO ITPOItaly a Solarexpo 2012, una dellepiù importanti fiere sull’energiasolare a livello mondiale. In parti-colare, dopo aver supportando lostaff nell’organizzazione dei nu-merosissimi BtoB della delega-zione imprenditoriale provenienteda diversi Paesi in Via di Sviluppo,ho avuto modo di partecipare allafiera svolgendo l’attività di promo-zione delle attività che l’UNIDOporta avanti in questo settore.Sono stato coinvolto, inoltre, nel-l’organizzazione dell’Iraq Trade &Investment Forum, realizzato incollaborazione con il Ministerodegli Affari Esteri e con lo staff diUNIDO Giordania, a cui hannopreso parte importanti figure isti-tuzionali e imprenditoriali, ira-chene ed italiane, interessate a

rafforzare ulteriormente il legameeconomico e politico dei due Paesi. Perchè proprio l'UNIDO?Cosa secondo te ha "con-vinto" le risorse umane a se-lezionarti? Nell’inviare la mia application perla posizione di intern all’interno diquesto ufficio ero consapevole diquanto potesse essere formativauna simile esperienza per chi,come me, vuole intraprendere unacarriera all’interno delle Organiz-zazioni Internazionali. Inoltre,l’approccio peculiare allo sviluppoche caratterizza le attività del-l’UNIDO ITPO Italy è stato indub-biamente uno dei motivi maggioriche mi ha spinto a fare tale richie-sta. Sinceramente, credo che laconoscenza dell’inglese e del fran-cese, le mie numerose esperienzeall’estero e soprattutto il mio stagein un Paese in via di sviluppo sianostati gli assets che hanno convintolo staff a selezionarmi.

Sicuramente gli insegna-menti appresi durante questaesperienza di stage sarannofondamentali per il tuo fu-turo percorso di carriera.Cosa ti aspetti? Sono giunto ormai al terzo mese diinternship, per cui, ripercorrendola mia esperienza, posso dire chela crescente fiducia dello staff nellemie capacità mi ha permesso dipartecipare attivamente alle nu-merose quanto variegate attività incui è impegnato l’UNIDO ITPOItaly, dandomi la possibilità dicomprendere meglio cosa vuoldire, nel concreto, supportare inmaniera pragmatica lo sviluppoindustriale dei Paesi in Via di Svi-luppo. Grazie anche alle compe-tenze apprese nel corso di questostage, sono ottimista riguardo lepossibilità lavorative che questosettore offre, consapevole diquante problematiche siano sorteriguardo l’ingresso nel mondo dellavoro a causa del trend negativodell’economia.

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Non lasciatevi confondere dal suo nome. La WorldBank non è una banca! O più precisamente, è moltopiù di una banca: è una delle più grandi Organizzazioniinternazionali di Sviluppo, opera in ben 120 paesi co-prendo praticamente tutte le regioni del mondo.

La strutturaLa World Bank consta, in realtà, di due istituzioni:l’IBRD (International Bank for Reconstruction and De-velopment), con un focus sui paesi a medio reddito; el’IDA (International Development Association) che la-vora sui paesi più poveri. Dal punto di vista organizza-tivo, IBRD e IDA condividono staff, strutture, processiinterni etc. Ci sono poi altre tre istituzioni che, insiemecon IBRD e IDA, formano il cosiddetto WORLDBANK GROUP: IFC (International Financial Corpora-tion), il braccio del settore privato che promuove gli in-vestimenti nei paesi emergenti e in via di sviluppo;MIGA (Associazione Multilateral Investment Guaran-tee Association) associazione garante contro i rischi po-litici; e ICSID (International Center for Settlement ofInvestment Disputes), un meccanismo per la risolu-zione delle dispute sugli investimenti internazionali.

La missionLa World Bank (IBRD e IDA) supporta i governi deiPVS e dei paesi emergenti nella lotta contro la povertàe nel raggiungimento dei Millenium DevelopmentGoals per il 2015 (dallo sradicamento della povertàestrema e della malnutrizione, alla promozione dellaparità di sesso). A tal fine, la World Bank fornisce assi-stenza finanziaria in forma di prestiti o sussidi per aiu-tare i governi con una vasta gamma di progetti disviluppo. Sovente, la Banca offre anche servizi di con-sulenza per meglio comprendere i bisogni dei Paesi, evalutare la migliore soluzione per combattere la po-vertà caso per caso.

I settori di interventoIl lavoro della WB si concentra praticamente in ogniarea di sviluppo. La Banca è strutturata intorno quattroprincipali reti: sviluppo umano (politiche e progetti suistruzione, salute e nutrizione); riduzione della povertà(debito, politica economica e questioni di genere); svi-luppo sostenibile (ambiente, infrastrutture, agricol-tura, acqua, etc.); sviluppo nel settore finanziario eprivato. Ad esempio, la World Bank aiuta i governi asviluppare progetti di microcredito; costruisce stradee scuole; istituisce sistemi sociali per proteggere le fa-miglie più povere; investe in energia pulita; offre postidi lavoro e formazione per le donne e i giovani; facilitala ripresa economica di un paese dalla guerra, dai con-flitti e dalle catastrofi naturali; migliora il sistema di ri-scossione delle tasse e combatte la corruzione. Negliultimi dieci anni il WBG ha contribuito a portare acquapotabile a 113 millioni di persone e a vaccinare più di300 milioni di bambini!

Come lavora la WB?Dal momento che le sfide nel settore dello svilupposono numerose, il World Bank Group lavora congiun-tamente con le agenzie UN, con i donatori bilaterali econ le altre organizzazioni internazionali. Ciò è fonda-mentale nell’affrontare tematiche quali la salute o ilcambiamento climatico, dove la WB gioca un ruolocruciale nella definizione di partnership a livello glo-bale, nel mobilitare le risorse e aumentare la consape-volezza sui temi in questione. L’organizzazionecollabora, inoltre, con le ONG che fanno dello sviluppola loro mission, sia a livello locale sia partecipando adibattiti politici a livello internazionale.Infine, la Banca Mondiale è la principale fonte di infor-mazione per i dati sullo sviluppo: pubblica periodica-mente rapporti approfonditi, ricerche e case study suiPaesi, regioni e topic afferenti lo Sviluppo. Queste in-formazioni sono disponibili gratuitamente sul sito web

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THE WORLD BANK GROUP"Working For A World Free Of Poverty"

Lo sapevate che a Roma c’è l’’ufficio italiano dellaBanca Mondiale? L’ufficio svolge compiti di rappresen-tanza nei confronti delle autorità governative e stabiliscerapporti di lavoro e interazioni con i diversi settori italianiinteressati allo sviluppo (mondo accademico, ONG, so-cietà civile ecc.). I programmi sono mirati soprattutto aiPaesi dell’area mediterranea e dei Balcani e riguardano laconservazione del patrimonio culturale e lo sviluppo delsettore privato, con particolare attenzione alle piccole emedie imprese.

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dell’Organizzazione in modo tale da poter essere uti-lizzate da altri ricercatori, da governi e ONG per i loroscopi.

E allora, perché scegliere la World Bank?Lavorare in World Bank rappresenta sicuramenteun’entusiasmante opportunità per i giovani interes-santi a perseguire una carriera nel settore dello svi-luppo, per diverse ragioni. Prima di tutto, la WB è lasede ottimale per conoscere le sfide e le complessità deiprocessi di sviluppo da una prospettiva globale. Piùprecisamente, la World Bank trae dal suo lavoro in in-numerevoli settori e aree di intervento la comprensionedei diversi fattori che possono contribuire allo sviluppoin ciascun caso particolare. Questo vuol dire, per esem-pio, che un progetto volto a modernizzare il settorebancario di un paese può anche far si che le donne ot-tengano il diritto di utilizzare i servizi bancari; o che unprogetto di infrastruttura terrà anche conto del poten-ziale impatto sul cambiamento climatico nel paese.Contemporaneamente, teams provenienti da diversiPaesi condividono regolarmente le esperienze appresesul campo: questo aiuta a comprendere, per esempio,se e come un progetto di successo nel paese A può es-sere adattato alle circostanze del paese B.Secondariamente, lavorare per la WB può essere intel-lettualmente molto stimolante grazie alla caleidosco-pica natura della sua mission. I team staff, infatti, sonospesso multidisciplinari e i componenti che ne fannoparte sono chiamati a relazionarsi di volta in volta condifferenti soggetti quali esperti, governi, ONG e bene-ficiari locali. In generale, la Banca Mondiale offre un ambiente di la-voro molto vario e dinamico. Infatti più di 10,000 per-sone da 165 paesi sono impiegate in oltre 120 ufficiregionali in tutto il mondo. Il profilo e il backgrounddel personale varia: sono presenti economisti, maanche ingegneri, scienziati, esperti in ambiente, nutri-zionisti, specialisti dell’informazione tecnologica, ana-listi finanziari, scienziati sociali, storici, biologi,giornalisti etc. Un funzionario tipo dello staff della WBparla una o due lingue straniere; possiede una laureaspecialistica o un titolo ulteriore e ha spesso maturatoesperienze lavorative in paesi in via di sviluppo. Du-rante tutta la loro carriera, i membri dello staff cam-biano frequentemente la sede di lavoro.

Quali sono, dunque, le opportunità di carrieraper i giovani alla Banca Mondiale?Ci sono vari modi per i giovani di entrare nella BancaMondiale a seconda dell’età, della preparazione e degliobiettivi. I giovani italiani, ad esempio, possono bene-ficiare di diversi programmi indetti ogni anno: inter-nships, tirocini retribuiti per gli studenti universitari; iprogrammi Associate Professional Officers e Junior

Professional Officers (entrambi offrono un contratto didue anni e sono finalizzati ad acquisire un’ esperienzaconcreta all’interno dei processi di sviluppo) e il pro-gramma Young Professional che rappresenta un primopasso per cominciare la propria carriera all’internodella Banca Mondiale. La formazione universitaria ne-cessaria per accedere a questi programmi include le se-guenti aree: economia, finanza, sviluppo umano(sanità pubblica, istruzione, nutrizione, popolazioneecc), scienze sociali (antropologia, sociologia, scienzepolitiche ecc), ingegneria, agricoltura, ambiente e svi-luppo nel settore privato. Tuttavia, gli studenti con altribackground posso comunque inoltrare domanda. Perquanto riguarda gli studenti di legge, possono fare do-manda per i programmi Legal Associates.

Per essere ammesso ai programmi precedentementeelencati, è fondamentale parlare e scrivere corrente-mente in Inglese, la lingua di lavoro della Banca. Datoche tutti i programmi sono molto competitivi, è valu-tato in modo particolare anche un buon punteggio ac-cademico e le precedenti esperienze lavorative. Inoltre,la conoscenza di altre lingue straniere esercita un pesonon indifferente sulla valutazione generale del candi-dato, soprattutto se si tratta del Francese, dello Spa-gnolo, del Russo, dell’Arabo, del Portoghese o delCinese.

Internship ProgrammeI programmi di Internship della Banca sono rivolti aglistudenti universitari che hanno conseguito il diplomadi laurea e che sono iscritti ad un corso di laurea spe-cialistica o ad un dottorato. L’idea alla base di questoprogramma è quella di fornire agli studenti una primaesperienza professionale, un assaggio di ciò che rap-presenta lavorare nel settore dello sviluppo. Portata atermine l’Internship, i partecipanti possono tornare ailoro studi. Affrontare questo tipo di esperienza può de-terminare una serie di considerevoli vantaggi: aiuta glistudenti ad approfondire le conoscenze tecniche ine-renti un problema specifico e a scoprire nuove aree distudio. Inoltre, li stimola a comprendere appieno l’or-ganizzazione e a trattare con gli esperti nel loro campodi specializzazione. Una tipica opportunità di tirocinioha una durata compresa tra le 4 e le 12 settimane e sisvolge nella sede dell’organizzazione a Washington DC.Negli ultimi anni, tuttavia, sono state offerte possibilitàdi Internship in altri uffici inclusi quelli ubicati in Eu-ropa. La natura del lavoro dipenderà sia dal profilo delpartecipante che dalla posizione da ricoprire: a voltepuò essere nell’ area ricerca, altre volte può essere cor-relata ad un progetto specifico. Le internship sono re-tribuite su base oraria ed è garantita ai partecipanti un’indennità per le spese di viaggio, se necessario. Ognianno sono circa 150-200 le posizioni di internship of-

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ferte in due diverse sessioni: in estate (da Giugno a Set-tembre) e in inverno (Dicembre- Marzo). Per ulterioriinformazioni e per fare domanda consultare il sito webwww.worldbank.org/jobs.

Junion Professional Associates - JPA Il Junion Professional Associates (JPA) è specifica-mente rivolto a studenti fino a 28 anni che hanno con-seguito un diploma di laurea specialistica e che hannomaturato qualche esperienza di lavoro. È un pro-gramma della durata di due anni che aiuta ad ottenereun esperienza significativa nel settore dello sviluppo.Può svolgersi sia nell’Headquarter di Washington siain uno degli uffici regionali in tutto il mondo. I parte-cipanti diventano una parte integrante del team in-terno dell’organizzazione, condividono responsabilitàcon i loro colleghi e si rapportano alla pari con questiultimi. Il contratto non è rinnovabile, questo significache i partecipanti al JPA in seguito non potranno lavo-rare presso la World Bank per i successivi due anni.Una volta completato il JPA, i partecipanti di solito tro-vano impiego presso un ente governativo, in altre isti-tuzioni multilaterali, nel mondo accademico ecc.Contrariamente agli altri programmi menzionati, ilprocesso di application per il JPA è aperto tutto l’annoed è reperibile nel sito web: www.worldbank.org/jobs.Dopo aver ricevuto la domanda, questa rimane nel da-tabase della WB per sei mesi. Se, trascorso questo pe-riodo, la World Bank non ha fornito alcun riscontro èpossibile fare di nuovo domanda.

Junior Professional Officers - JPO Il Junior Professional Officers (JPOs) è un programmadella durata di due anni destinato esclusivamente aicittadini italiani ed è finanziato dal Ministero degli Af-fari Esteri. I candidati idonei non superano i 30 annid’età e sono in possesso di una laurea. A causa dellaforte competizione, la maggior parte delle persone chefanno domanda per il JPO ha conseguito anche unalaurea specialistica e ha altresì maturato alcuni anni diesperienza lavorativa. Le posizioni JPO alla Banca sonodi solito disponibili presso la sede di Washington DCe, come nel caso precedente, i partecipanti sono com-pletamente integrati nel team interno della BancaMondiale. Il numero delle posizioni, le aree di compe-tenza, e i profili di lavoro sono negoziati ogni anno trala Banca e l’Italia. Budget permettendo, il programmapuò essere esteso ad un terzo anno. Ad ogni modo,molti fra gli italiani JPOs sono poi riusciti a rimanerealla World Bank una volta finito il programma anchese ciò non costituisce di certo una regola fissa. Per ul-teriori info consulta il sito dell’UN/DESA di Roma.

Young Professionals Program - YPPLo Young Professionals Program è il canale più selet-

tivo e competitivo. Questa opportunità è rivolta a gio-vani altamente motivati e qualificati che vogliono in-traprendere la loro carriera nella World Bank: infatti,molti degli attuali manager sono entrati nell’ organiz-zazione come Young Professionals. I candidati idoneinon devono avere più di 32 anni e devono essere inpossesso di una laurea e almeno tre anni di esperienzao, in alternativa, di un PhD. La maggior parte dei can-didati gode di eccellenti risultati accademici, ha matu-rato esperienze lavorative in paesi in via di sviluppo edè dotata di flessibilità lavorativa e di disponibilità aviaggiare e a spostarsi in paesi difficili. La WB solita-mente è alla ricerca di giovani esperti in uno specificosettore, ma che hanno comunque una buona compren-sione delle questioni relative allo sviluppo a livello ge-nerale. Ciò che contraddistingue questi due anni diprogramma dagli altri sopra menzionati è il fatto che ilYPP fornisce una formazione assai più approfondita estrutturata. Durante il primo anno, i partecipanti pas-sano da un team di lavoro all’altro, il che permette lorodi acquisire una visione globale di come la Banca Mon-diale opera all’interno di diverse regioni e aree. Al se-condo anno, gli Young Professionals assumono unincarico di lavoro come parte di un team regolare cheli aiuta ad approfondire le proprie competenze su unospecifico argomento. Una volta che il programma è ter-minato, gli Young Professionals rimangono nell’orga-nizzazione normalmente occupando lo stesso posto dilavoro designato per loro nel secondo anno. Durante i24 mesi, i partecipanti sono supportati e guidati daicolleghi e dagli ex partecipanti al programma. Inoltreè data loro l’opportunità di partecipare a molteplicicorsi di formazione e di recarsi più volte sul campo. Lacompetizione per accedere a questo programma è dav-vero spietata: la WB riceve all’incirca 10.000 domandeda tutto il mondo per circa 40 posizioni ogni anno.Conseguentemente, il processo di selezione risulta ab-bastanza lungo e spesso si estende per oltre 9 mesi. Sesi è interessati a reperire più informazioni o a candi-darsi per il YPP si deve far riferimento al sito webwww.worldbank.org/jobs.

Legal Associates ProgramQuest’ultima opportunità è leggermente differentedagli altri programmi in quanto è rivolta solo agli stu-denti di Legge in possesso di una laurea magistrale odi un dottorato con uno o due anni di esperienza lavo-rativa. Il LAP offre un anno di contratto, che può esten-dersi anche a un secondo anno all’interno dell’unitàlegale della Banca Mondiale a Washington DC. I par-tecipanti cambiano più volte team durante la loro per-manenza per comprendere diversi aspetti del lavorolegale nell’istituzione. I compiti dei partecipanti pos-sono comprendere la ricerca sui problemi legali, la ste-sura di documenti legali, ecc. Una volta terminato il

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programma, ad alcuni partecipanti può essere offertodi rimanere nella Banca Mondiale con contratto rego-lare. Le domande di applicazioni e scadenze sono de-scritte nel sito web www.worldbank.org/jobs

Opportunità di lavoro per i gio-vani presso l’ INTERNATIONAL

FINANCIAL CORPORATION

L’IFC offre opportunità per i giovani con un back-groung nel settore degli affari e della finanza. Come neicasi precedenti, la conoscenza della lingua inglese è un“must” mentre la conoscenza di altre lingue è alta-mente raccomandata.

L’Investment Analyst Program offre un contrattodella durata di due anni a laureati (con Bachelor’s De-gree) in Affari o Finanza con almeno tre anni di espe-rienze lavorative nel settore finanziario. Il contrattopuò essere esteso fino ad un totale di quattro anni. Glianalisti di solito lavorano a stretto contatto con modellifinanziari, analizzano dati e portano avanti studi di set-tore. Una volta che il contratto è terminato, ad alcunidei partecipanti può essere offerto di rimanere nell’IFC. Molti degli analisti ritornano all’università periscriversi ad un corso di laurea magistrale, oppure con-tinuano la loro carriera professionale in finanza. L’IFCoffre ai candidati posizioni per tutto l’anno, sia pressola sede di Washington DC sia negli uffici regionali. Iposti vacanti vengono annunciati regolarmente sul sitoweb: www.ifc.org/careers che contiene anche informa-zioni sulle scadenze e le istruzioni per proporre la can-didatura.

Programma di Tirocinio estivoÈ un programma pagato che offre 30-40 posizioni ognianno a Washington DC o in altri uffici regionali, a par-tire da un minimo di quattro settimane tra Maggio eSettembre. I candidati devono essere iscritti ad un pro-gramma MBA o simile. Il tipo di lavoro proposto di-penderà dal profilo degli studenti e dalle esigenze delteam a cui il partecipante è assegnato. Il programmamette a disposizioni alcune posizioni specifiche che ri-chiedono qualche esperienza di lavoro pregressa nellafinanza internazionale. I partecipanti più meritevolipossono fare domanda per posizioni full time dopoaver conseguito la laurea. Tutte le informazioni sull’ap-plication e le scadenze sono disponibili al linkwww.ifc.org/careers.

Il Global Transaction Team Program è un pro-gramma della durata di due anni e mezzo rivolto a co-loro che intendono intraprendere la loro carriera

all’interno dell’ IFC. I candidati ideali devono esserestudenti o laureati in possesso di un MBA e devonoaver maturato almeno 4 anni di esperienze lavorativenel settore della finanza. Inoltre, è necessario che i par-tecipanti abbiano buone credenziali accademiche,un’ottima competenza in analisi e che siano desiderosidi viaggiare a lungo ed eventualmente di trasferirsi.Durante il primo anno di programma, i partecipanti la-voreranno presso l’IFC nella sede di Washington DCper cominciare a comprendere le dinamiche dell’orga-nizzazione. Durante il secondo anno ai candidati saràaffidato un incarico di 18 mesi in uno dei più grandi uf-fici regionali a Johannesburg, Instanbul o ad HongKong. Terminato il programma, i partecipanti restanoall’IFC e di solito sono chiamati a ricoprire 2 o 3 inca-richi in luoghi diversi. Le domande per il programmaGTT devono essere inviate online in Agosto-Settembreper poter iniziare a Settembre. Tutte le informazionisono nel sito: www.ifc.org/careers.

Opportunità lavorative per i giovani presso laMultilateral Investment Guarantee Associa-tion - MIGA

Il MIGA, il gruppo della World Bank che offre garanziedi investimento, ha recentemente istituito un pro-gramma di lavoro per i giovani chiamato MIGA Pro-fessionals. Si tratta di un programma della durata didue anni destinato ai giovani sotto i 35 anni, in pos-sesso di almeno una laurea specialistica o un di MBAin aggiunta ad alcune esperienze lavorative nel settoredella finanza, nel campo assicurativo, nell’economia,nel diritto internazionale o ambientale. Al candidato èrichiesto di saper parlare e scrivere in Inglese corren-temente e di possedere preferibilmente la conoscenzadi altre lingue. Il tipo di lavoro a cui il partecipante saràindirizzato dipende dal suo profilo lavorativo. Unavolta che il programma è terminato, è possibile rima-nere in MIGA o negli altri gruppi delle agenzie dellaWorld Bank. Tutti i dettagli relativi alla domanda sonodisponibili nel sito web: www.miga.org/jobs

Una nota finale sulle opportunità di lavoro per i gio-vani: ci sono altri modi per entrare nel mondo dellaWorld Bank a parte i programmi citati. Le offerte dilavoro sono periodicamente diffuse su internet e sonoaperte a tutti. Non arrendetevi, controllate periodica-mente il sito web e buona fortuna!

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Guido, ci sembra corretto in questa sede sfa-tare il mito che soltanto i laureati in ScienzePolitiche, Economia e Giurisprudenza pos-sano intraprendere una carriera all’internodi un’organizzazione internazionale. A talproposito, ci può raccontare quello che èstato il suo percorso formativo? Con piacere. Io ho conseguito una laurea speciali-stica in Architettura all’Università di Firenze ed inseguito un dottorato di ricerca in Ingegneria Strut-turale presso il Politecnico di Milano, in partnershipcon l’Università di Isfahan in Iran. La sua osserva-zione è corretta: le organizzazioni internazionali ri-chiedono una molteplicità di profili professionali ela Banca Mondiale è certamente in prima linea, pervia del suo approccio integrato allo sviluppo soste-nibile. Come spesso dico, qui da noi esiste almenoun esperto in qualsiasi settore dell’umana cono-scenza. In Banca infatti, oltre ad economisti e scien-ziati politici, non mancano architetti, ingegneri,medici, specialisti nel settore sociale, ambiente, etc.Nel complesso, tale poliedricità del personale èfun-zionale alla natura olistica dell’intervento dellaBanca, che include nel proprio ambito di interventotutti i settori dello sviluppo e non solo l’economia,come spesso si pensa. Su un fronte diverso, ma legato, mi sentirei di sotto-lineare, da italiano, un fattore di criticità delle nostreuniversità, che potrebbero avere un ruolo certa-mente più significativo nel collegamento tra mondodella formazione e del lavoro. Credo che la naturadella sua domanda vada collegata a tale fattore.

Ci spieghi meglio questo punto. Quali sono imiglioramenti che secondo lei andrebberoapportati al nostro sistema universitario perfacilitare i giovani ad intraprendere una car-riera all’estero? Qual è stata la sua espe-rienza personale in merito?Personalmente, ho sempre avuto un profondo inte-

resse a lavorare in un ambiente multiculturale ma,come tanti altri giovani, ho preso in considerazionevarie opzioni, sempre con uno sguardo strategico alraggiungimento di obiettivi. Devo ammettere ancheuna certa benevolenza della Dea Bendata e della Per-severanza, come in ogni lato della nostra esistenza,soprattutto quando mi è stata offerta l’opportunitàdi svolgere la mia tesi di dottorato in Iran, dove hovissuto per un anno e mezzo. Prima ad Isfahan, cittàfatata nella quale l’alabastro è un materiale da co-struzione e non solo una pietra semi-preziosa, e poia Bam, rovinata da un sisma disastroso nel 2003.Sono profondamente soddisfatto dei vantaggi for-mativi che tale esperienza mi ha dato: è stata laprima solida prova sul campo che mi ha poi per-messo di proseguire la mia carriera all’estero ed in-fine di lavorare in Banca. Devo ammettere che ladecisione finale per costruire la mia carriera nelcomplesso sistema delle organizzazioni internazio-nali è nata da un episodio molto importante, quandoho avuto il piacere di incontrare per la prima volta ilPresidente Napolitano, rappresentando la comunitàdi giovani italiani in Qatar, nel quale ho vissuto dueanni dopo la mia permanenza in Iran. Il nostro Pre-sidente mi donò una bandiera, che conservo sullamia scrivania con cura infinita, chiedendomi di im-pegnarmi a fondo e con onestà intellettuale per lapromozione di ciò che di migliore l’Italia può offire,vale a dire la nostra solida tradizione intellettuale.In aggiunta a questo frammento di vita personale,per tornare alla sua domanda, ritengo sia importantesottolineare che il dottorato di ricerca, dal punto divista formativo, sia una strada che certamente con-siglio a tutti coloro che siano interessati ad intra-prendere una carriera internazionale. D’altra parte,un problema ancora irrisolto in Italia è che i nostristudenti concludano gli studi abbastanza tardi e ciòli penalizza a livello internazionale, riducendo sen-sibilimente la loro competitività. E anche da segna-lare il limitato ricorso all’inglese nell’insegnamentouniversitario. Nel mio caso, ad esempio, ricordo diaver dovuto richiedere una deroga per redigere latesi di dottorato in due lingue, in inglese ed in ita-liano. Il mio non è che uno tra i tanti esempi di dif-ficoltà incontrate dagli studenti italiani con unaproiezione internazionale. Sia chiaro, ciò è ben di-stinto dalla necessitàdi alta formazione linguisticanel verbo di Dante, che amo profondamente. Prendaad esempio il mio campo: il patrimonio culturale. InItalia abbiamo una tradizione impareggiabile, ma

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Giovani nel Mondo intervista GUIDO LICCIARDI Urban Specialistpresso il Finance, Economics, and Urban Development Department

della World Bank, Washington D.C.

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pochi studenti stranieri possono formarsi nel nostropaese, proprio per l’impossibilità di frequentarecorsi in inglese.

Di sicuro quello da lei appena menzionatopuò rappresentare un anello debole del no-stro sistema universitario che può tuttaviaessere compensato da un esperienza al-l’estero, lei che ne pensa? Ci racconti dellasua esperienza in Iran.Sono andato in Iran dopo il terremoto a Bam del2003 e mi sono occupato di interventi di consolida-mento e ricostruzione. Questa esperienza, come ac-cennavo, ha accresciuto non solo le mie conoscenzeteoriche e tecniche, ma mi ha messo di fronte allanecessità di dover programmare attività in autono-mia con tempi prestabiliti entro i quali terminare unlavoro, un concetto fondamentale in ambiente inter-nazionale. Non sono poi secondarie le problematicheanche logistiche che un giovane si trova a dover af-frontare quando si reca in un paese straniero perqualche anno, che di certo aiutano, più tardi, a sapergestire missioni e situazioni di emergenza nell’am-bito lavorativo.Dopo aver terminato il dottorato ho continuato a la-vorare a lungo in Medio Oriente, con varie organiz-zazioni come l'Aga Khan Foundation, l’UNESCO,l’Organizzazione del patrimonio iraniano, l’ICO-MOS, il campus mediorientale della Carnegie MellonUniversity. Le esperienze sul campo sono fondamen-tali: ne ho accumulate per 5 anni prima di essere se-lezionato per il JPO!

Come valuta l’esperienza di JPO all’internodella Banca Mondiale?Il JPO in Banca Mondiale ritengo sia tra i miglioriperché a differenza di altre organizzazioni, una voltatrascorsi i due anni finanziati dal donatore, il terzoviene finanziato solo a patto che la Banca si impegniad offrire un successivo contratto di due anni. E’ unpiccolo tecnicismo che, di fatto, assicura integra-zione nell’organizzazione. Io sono arrivato in Bancanel Gennario 2009, insieme ad altri 2 JPO italiani,un ingengnere ed un avvocato. Finanziare JPO nelleorganizzazioni internazionali genera un ritornod’immagine e soprattutto economico per il donatore.Esistono anche altri programmi, finanziati diretta-mente dalla Banca, come YPP (per il quale que-st’anno circa il 10% dei vincitori è di nazionalita’italiana, tutte donne impiegate nel settore sociale).Per quanto mi riguarda, sicuramente la ragione delsuccesso della mia esperienza con il JPO è legata aduna direttrice ed una manager molto interessate alsettore dei beni culturali, che mi hanno chiesto di re-stare qui al termine del programma. Mi hanno sem-pre fornito tutte le risorse delle quali ho avutobisogno per avviare nuove attività e soprattutto mihanno sostenuto con fiducia fin da subito, insieme amolti altri colleghi più senior. Ho anche avuto la for-tuna di non trovarmi in situazioni poco gratificanti,a differenza di molti altri giovani. Un ulteriore con-siglio che mi sento di condividere: prima di accettareil JPO è fondamentale avere un dialogo con l’ufficioal quale si è destinati, per cercare di avere un'ideachiara sulle mansioni e la posizione che si andrannoa ricoprire, nonché sull’ambiente di lavoro. La sele-

World Bank President Zoellick meeting minority groups in Guizhou (China), where an innovative stand-alone Bank-financedproject linking cultural heritage, natural conservation, and sustainable tourism development is helping local communitiesearn higher income.

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zione di un lavoro avviene in due direzioni, non unasoltanto! Un colloquio e’ utile anche per un candi-dato, per capire chi si ha di fronte, non solo per farsiapprezzare professionalmente.

E adesso? In cosa consiste il suo lavoro inBanca? Sono il coordinatore di un gruppo di colleghi che sioccupa di beni culturali e turismo sostenibile. InBanca, data la grande varietà di aree di interessedell’organizzazione, esistono gruppi tematici cheoperano in modo trasversale, in un’ottica di integra-zione di settori. In particolare, il mio gruppo tema-tico riunisce colleghi dalla lunga esperienza in Bancacon un interesse marcato per il settore dei beni cul-turali. Siamo in tutto oltre 130. Mi occupo di orga-nizzare eventi formativi per i colleghi, selezionandorelatori, “produco nuova conoscenza” come diciamoin gergo. In questo periodo, ad esempio, sto com-pletando la pubblicazione di un ampio volume sul-l’economia del patrimonio culturale, The Economicsof Uniqueness, già disponibile su Amazon.com, peril quale ho coinvolto i migliori esperti al mondo nelsettore, compreso il Direttore del nostro World De-velopment Report, ovvero la pubblicazione annualedi punta della Banca Mondiale che delinea i linea-menti di intervento della nostra istituzione per glianni a venire. Inoltre, ed è questa una componentedel mio lavoro molto avvincente, metto a disposi-zione la mia conoscenza per valutare la fattibilità diprogetti ed attività da finanziare. Attualmente seguoprogetti per Haiti, Cina, Albania e Georgia. Proprioin Georgia, la Banca ha due progetti da 100 milionidi dollari, in 30 siti, che comprendono interventi digestione, restauro ed accessibilità, per consentire unapproccio bilanciato alla conservazione ed allo svi-luppo del turismo e quindi alla creazione di posti dilavoro utilizzando il patrimonio lasciatoci dalle ge-nerazioni precedenti. Uno degli elementi più delicatidel mio lavoro è l’importante fase di consultazione enegoziazione con le controparti governative e le or-ganizzazioni della società civile. In questi casi è im-portante fare ricorso alle abilità diplomatiche che inostri avi romani ci hanno lasciato in dote! In breve,trascorro circa la metà del mio tempo in viaggio,cosa non semplice, ma molto interessante.

Quali sono i Paesi maggiormente interessatiai progetti della Banca? L’Italia vi rientra? Gli ultimi progetti finanziati in Italia risalgono agli

anni ’50, per la costruzione dell’Autostrada del Sole.Tali progetti finanziarono anche meravigliose operearchitettoniche come la Chiesa sull’Autostrada diMichelucci, nella mia amatissima Firenze. Attual-mente, la Banca ha progetti che interessano il patri-monio culturale sia in paesi con basso reddito, comeHaiti, dove siamo impegnati nella conservazione delParco Storico che rappresenta l’avvio dell’autonomiadel Paese, sia a paesi con reddito medio, come laTurchia, dove aiutiamo il Governo nella conserva-zione di Santa Sofia, un simbolo tangibile di tolle-ranza, coesistenza e stratificazione di culture ereligioni. Nei Paesi nei quali operiamo, uno dei mag-giori impegni è dar voce alle controparti governativeed alle organizzazioni della società civile che si oc-cupano di beni culturali, che spesso, svolgono unruolo cruciale, pur rimanendo nelle retrovie.

Oltre alla compagine governativa, vi interfac-ciate anche con altre organizzazioni?I partners naturali per progetti riguardanti il miosettore sono senz’altro l’UNESCO e l’ICOMOS. LaBanca investe circa 3 miliardi e mezzo di dollari inun centinaio di progetti collegati e la collaborazionecon l’UNESCO e l’ICOMOS è essenziale. Altri par-tners includono la Commissione Europea, il Consi-glio d’Europa e la Fondazione dell’Aga Khan, tuttemolto attive con solidi progetti ed iniziative.

In conclusione, quali sono i consigli che sisente di dare ai giovani che, come lei, hannointenzione di lavorare in un’organizzazioneinternazionale?E’ necessaria un’ottima conoscenza dell’inglese.Certo, è molto importante saper parlare anche unaseconda lingua, come il francese, lo spagnolo ol’arabo. Occorre poi una solida conoscenza tecnica,abilità diplomatiche e capacità di adattamento a si-tuazioni sempre nuove. Gli studenti italiani pur-troppo scontano spesso una distanza nei confrontidei propri coetanei di altre nazioni, per via di un per-corso formativo ancora molto teorico, purtroppo.Un ulteriore consiglio che mi sento di dare a chi in-tende avviarsi verso una carriera internazionale èquello di non mirare subito ad un quartier generale.E’ più utile, a mio avviso, trascorrere alcuni anni inesperienze pratiche sul campo, al fine di strutturarela propria professionalità ed acquisire conoscenze dacondividere, successivamente, in un quartier gene-rale, con alle spalle una forte competenza tecnica.

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Il dialogo è allabase di ogni rap-porto umano eallora ragazziperché non utiliz-zarlo per unoscopo umanitarioe internazionalecome quello percui si batte da 60anni l’UNHCR?!L’Alto Com-m i s s a r i a t o

delle Nazioni Unite per i Rifugiati (The UN Re-fugee Agency) venne creato dall’Assemblea Gene-rale delle Nazioni Unite nel 1950 per poi operare alservizio di quegli Stati che, sconvolti dalla SecondaGuerra Mondiale, richiedevano un organismo inter-nazionale che tutelasse efficacemente gli interessi deiloro rifugiati. Il mandato dell’UNHCR fu inizialmentelimitato a 3 anni di attività ma si comprese ben prestola necessità di renderlo permanente poiché il feno-meno delle diaspore migratorie crebbe in modo espo-nenziale. Dal 2003, infatti, l’UNHCR non è piùsottoposta all’obbligo di rinnovare il suo mandato in-ternazionale e continua ad operare in coerenza con laConvenzione del 1951 sui Rifugiati (la Convenzione diGinevra), una sorta di Magna Charta del Rifugiato chene regola lo status. L’articolo 1 della Convenzione de-finisce il Rifugiato come colui che: “temendo a ra-gione di essere perseguitato per motivi di razza,religione, cittadinanza, appartenenza ad un determi-nato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, sitrova fuori dal paese di cui è cittadino e non può o nonvuole, per tale timore, avvalersi della protezione diquesto paese; oppure che, non avendo cittadinanza etrovandosi fuori dal paese in cui aveva residenza abi-tuale a seguito di siffatti avvenimenti, non può o nonvuole ritornarvi, per il timore di cui sopra”. Determi-nante è l’articolo 33 che impone agli Stati Contraenti(attualmente più di 140) di “ non espellere o respin-gere , in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confinidi territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebberominacciate a motivo della sua razza, della sua reli-gione, della sua cittadinanza, della sua appartenenzaa un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche”. Nelcorso degli anni l’Agenzia ha adottato la tutela di altre

categorie come i migranti,i profughi,gli sfollati e i ri-chiedenti asilo, battendosi con iniziative volte a soste-nere la ricerca di soluzioni permanenti e sicure per chiè ancora in fuga nel mondo. Sono circa 125 i paesi delmondo in cui è presente UNHCR, che pone partico-lare attenzione alla protezione delle categorie più vul-nerabili come bambini, donne e anziani. Ognirifugiato è sostenuto dall’Emergency Responce Team,presente sul campo sin dallo scoppio dell’emergenzacon la garanzia di una prima fondamentale assistenzae la consegna di una “Ration Card” che attribuiscel’accesso ai servizi essenziali alla sopravvivenza. I pro-getti realizzati nei campi riguardano l’assistenza me-dica a tutti i livelli, programmi educazionali e diinserimento sociale attraverso lo sport, collaborazioneallo sviluppo delle strutture interne al campo,intro-duzione di luci eco-compatibili (progetto “light yearsahead”) e di un circuito di microcredito, solo per ci-tarne alcuni. L’UNHCR può contare sulla preziosa ecapillare collaborazione di Comitati Nazionali si-tuati nel mondo che articolano con duro e costante la-voro attività amministrative, rassegna stampa,reports e progetti di fundraising che fanno capo allasede centrale situata a Ginevra.

Proprio dal Comitato Italiano di UNHCR ha ini-zio il mio viaggio virtuale accanto ai rifugiati comedialogatrice. Il mio lavoro ha due obiettivi: sensibiliz-zare le persone rispetto all’urgenza della missiondell’UNHCR e comunicare loro l’importanza dellapartecipazione alla raccolta fondi internazionale poi-ché mirata a sostenere regolarmente i rifugiati chel’Agenzia sta proteggendo. La mia “arma” ? IL DIA-LOGO! Mentre sto scrivendo, infatti, gruppi di ragazzicome voi lavorano per strade, piazze, centri commer-ciali e aeroporti consegnando ad ogni persona che in-contrano la consapevolezza di poter dare nuovepossibilità ai rifugiati e ai loro campi in termini di as-sistenza regolare attraverso l’adesione al progetto“Angelo dei Rifugiati”. Attraverso il nostro lavoro èstata possibile la creazione di una rete mondiale di do-natori regolari che sostenessero la battaglia UNHCR.Le tre attitudini richieste? Perseveranza, empatia epreparazione! Perseveranza perché si vive in un mo-mento storico complesso e i donatori migliori si tro-vano spesso sotto la dura corazza dello scetticismo;empatia perché è fondamentale per la creazione di un

DIALOGATORI ON THE ROAD PER UNHCR:VICINO A CHI FUGGE OGNI GIORNO!

La testimonianza di Chiara Lanucara

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proficuo dialogo e preparazione poiché abbiamo il do-vere morale di informare correttamente ogni nostroprezioso interlocutore. Cosa posso dire a chi sta ini-ziando o vuole iniziare questa esperienza? Dialogarecon le persone dà nuove possibilità non solo ai rifu-giati ma anche a noi dialogatori, che viviamo quoti-dianamente l’esperienza della vita di team con le suedinamiche di fiducia e collaborazione, ingredientifondamentali per lavorare nel settore umanitariodella cooperazione allo sviluppo. Ogni informazioneutile si trova sul sito www.unhcr.it nella sezione “la-vora con noi”. Per candidarsi ogni interessato dovràinviare un’e-mail con il proprio CV indicando la cittàdi appartenenza per poter essere chiamato dal coor-dinatore territoriale. In seguito ad una prima scree-ning, verranno contattati per un colloquio di gruppoi ragazzi più promettenti sulla carta per poi venireconfermati e formati dai coordinatori ed iniziare que-sto nuovo percorso personale e professionale nellaloro città o in quella più vicina. Inoltro vi sono variepossibilità di candidarsi per eventuali “vacancies” na-zionali ed internazionali volte a vivere esperienze distage, tirocinio e lavoro nei vari paesi in cui UNHCRopera attualmente. E’ necessario visitare il sitowww.unhcr.org e seguire le indicazioni specifiche diogni candidatura che varia di paese in paese e di ruoloin ruolo. Sono indispensabili le competenze linguisti-

che ed il curriculum di studi ed esperienze pregressenel ruolo attinente alla vacancy. Essendo i valoriguida di UNHCR la protezione internazionale, l’effi-cienza nel fronteggiare l’emergenza e la prospettiva diuna nuova vita, dignitosa e sicura, la partecipazionedi ognuno alla mission è rilevante nell’intento di daresempre più voce alla categoria del rifugiato e alle per-sone che la assistono. Il 20 giugno 2012 è stata la 61°Giornata Mondiale del Rifugiato che porta con sé unulteriore anno di intensa lotta alla lesione dei dirittiumani, culminata un anno fa con la multa della Cortedi Strasburgo ai danni dell’Italia (caso Hirsi vs Italia),dichiarata responsabile di respingimenti illeciti chehanno causato il rimpatrio forzato di 24 migranti eri-trei e somali in Libia in un momento di storia moltoduro, violando gravemente i principi di Ginevra deiquali nessun respinto si sarebbe potuto avvalere inLibia, paese non firmatario della Convenzione. Que-sto è un precedente giuridico essenziale che ci augu-riamo faccia la differenza in futuro! Vantando duePremi Nobel per la Pace, rimpatri di milioni di per-sone e una leadership nel campo sostenuta da un la-voro umanitario difficile e appassionato, l’UNHCR sipropone come Organismo Internazionale degno di fi-ducia e mezzi sempre migliori per la tutela delle sud-dette categorie.

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UNICRI - Istituto Interregionale delle NazioniUnite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia

Anche quest'anno l'ONU riapre le porte al recluta-mento di giovani funzionari italiani per i livelli inizialidella carriera, senza o con limitata esperienza lavora-tiva in determinati settori professionali oggetto delconcorso. Sarà possibile presentare la domanda dipartecipazione online a partire dal 13 luglio fino al 12settembre 2012. Un'occasione da non lasciarsi sfug-gire!

Si tratta dello Young Professionals Programme Re-cruitment Examination (YPP), l'unico concorso subase nazionale che garantisce la giusta rappresen-tanza del nostro Paese in seno al Segretariato delleNazioni Unite.

Il concorso è, infatti, riservato ai cittadini dei paesiche sono considerati sottorappresentati rispetto aicontributi forniti all’organizzazione. L’Italia è stata in-vitata a partecipare in virtù del suo status di "sotto-rappresentazione" geografica al Segretariato ONUche, a gennaio 2012, con 83 funzionari, ci vedeva col-locati al di sotto della forchetta ideale che si collocatra 114 e 84.

Tale circostanza apre al nostro Paese un’importanteopportunità di accesso all’organizzazione, il cui pro-cesso di reclutamento, di norma, avviene attraversoavvisi di vacanza di posto pubblicati sul portalehttp://careers.un.org.

CHI SONO I DESTINATARI?Il Concorso Nazionale è aperto sia a neo-laureati chea giovani professionisti.Il limite di età per prendervi parte è di 32 anni al 31

dicembre 2012 (data di nascita pari o successiva al 1gennaio 1980).

QUANDO VA PRESENTATA LA DOMANDA?I candidati potranno presentare la domanda di par-tecipazione al concorso on-line sul portale http://ca-reers.un.org , durante i 60 giorni compresi tra il 13LUGLIO E IL 12 SETTEMBRE 2012.

QUALI SONO LE CATEGORIE PROFESSIO-NALI OGGETTO DI SELEZIONE?• architettura• economia• tecnologia dell’informazione• affari politici• produttore radiofonico (portoghese; kiswahili)• affari socialiCOME AVVENGONO LE SELEZIONI?Tra settembre e ottobre si svolgeranno le fasi di pre-selezione sulla base dei criteri di età, titoli di studio(laurea di I livello), conoscenza dell'inglese o del fran-cese.Qualora più di 40 candidati si dovessero presentareper la stessa job family, si procederà a una secondafase di pre-selezione ove i criteri applicati saranno:conoscenza di altre lingue ufficiali delle Nazioni Unite(oltre l'inglese o il francese), titoli di studio qualifi-canti nelle categorie previste, esperienza di lavoronella "job family" prescelta.

5 DICEMBRE 2012: LA DATA DELLA PROVASCRITTAColoro che avranno superato le pre-selezioni, saranno

INTERNSHIP PROGRAMME

L’ UNICRI accetta un numero limitato di stagisti non pagati. L'obiettivo del programma di tirocinio è quello di migliorarel'esperienza educativa di laureati e studenti post-universitari di diversi ambiti di studio attraverso incarichi di lavoro, per pre-pararli al lavoro delle Nazioni Unite e per fornire all’UNICRI l'assistenza di studenti altamente qualificati e specializzati in di-versi ambiti professionali. Requisiti Lingua: buona conoscenza di inglese o francese. Consigliabile anche la conoscenza di un’altra lingua ufficialedell’UNICRI (arabo, cinese, russo, spagnolo). Titolo di studio: laurea di primo livello Durata generale: da 3 a 6 mesi, prorogabile al massimo per 12 mesi. Borse di studio: l'UNICRI non sostiene alcuna spesa per il tirocinio e tutte le spese ad esso connesse sono a carico del tiroci-nante. Application: L'application form è reperibile alla pagina web:http://www.unicri.it/institute/staff/vacancies/internships.phpIl modulo, debitamente compilato e firmato va spedito al seguente indirizzo:Internship Coordinator UNICRI Viale Maestri del Lavoro 10, 10127 Turin, ITALY Fax: +39-011-63 13 368 E-Mail: internship unicri.it

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Lavorare per le Nazioni Uniteè, per molti studenti italiani,un sogno che sembra irrag-giungibile. Tu come ci sei riu-scita?Ho fatto domanda per uno stagealla delegazione della Commis-sione Europea alle Nazioni Unite(a New York) mentre studiavo aLondra per conseguire un Masteralla London School of Economics.Mentre aspettavo risposta, ho co-minciato a lavorare al ParlamentoEuropeo, dove sono stata per unbreve periodo. Ho poi accettatol’offerta di stage e ho iniziato a la-vorare per la delegazione dellaCommissione Europea nellaGrande Mela, nel gennaio 2003. Aseguito di quell’esperienza, misono stati offerti contratti di con-sulenza dalle Missioni permanentiitaliana e irlandese alle NazioniUnite durante i loro rispettivi man-dati di Presidenza Europea. A fine2004, sono stata selezionata con ilconcorso JPO/Associate Experts(http://esa.un.org/techcoop/asso-ciateexperts/index.html) e sonopassata al Segretariato delle Na-zioni Unite nel Dipartimento di Af-fari Sociali ed Economici(UN-DESA). Ha così avuto inizio lamia carriera all’interno del Segre-tariato dell’Onu, prima all’ufficio diBruxelles, poi a New York all’uffi-cio del Sotto Segretario Generaleed infine al Capacity DevelopmentOffice dove tuttora lavoro.

Che tipo di contratto ti è statoofferto?Una volta superato il concorso JPOmi è stato offerto un contratto‘fixed term’ rinnovabile per un se-condo anno a livello P2 della cate-goria professionale del sistemadelle Nazioni Unite. E’ un contrattostandard che viene offerto a tuttiquelli che entrano così nel sistemaNazioni Unite. Ma vi sono altrestrade e ognuno dei miei colleghine avrebbe una da raccontare.

Quando sei arrivata a NewYork City pensavi che sarestirimasta a lungo?Arrivata nel 2003 come stagistanon avevo idea di quanto sarei ri-masta ed essendo ancora senza uncontratto vero e proprio sapevo cheprobabilmente la strada sarebbestata imprevedibile e così è stato. Quando sono tornata a New York,nel 2006, facevo parte dello staffOnu e ciò mi ha garantito una per-manenza più lunga. In ogni caso,dal 2006 ad oggi, ho già lavoratoper due uffici diversi. Qui è nor-male cambiare spesso lavoro e glispostamenti sono incoraggiatidall’organizzazione. Il pensieroprincipale quando sono tornata inAmerica era il contratto, più che lasede. Di certo New York è una cittàinteressantissima che mi è semprepiaciuta e mi affascina molto. GliStati Uniti poi sono un paese me-raviglioso dove mi sono sempresentita a casa.

Ora di che cosa ti occupi prin-cipalmente?Al momento mi occupo di pro-grammazione di progetti di svi-luppo, ad esempio scrivo lineeguida per programmare parte delbudget regolare delle NazioniUnite a disposizione del mio Di-

partimento per progetti di sviluppoin varie parti del mondo. Inoltresono focal point per alcuni mecca-nismi interni al Dipartimento chedefiniscono la nostra politica in-terna su priorità di intervento e chegarantiscono la qualità dei pro-getti. In passato ho occupato ruolimolto diversi, ad esempio nell’uffi-cio del Sotto Segretario Generale diUNDESA sono stata il focal pointdel mio Dipartimento per la prepa-razione dei così chiamati talkingpoints per il Segretario Generaledell’Onu e le sue riunioni bilateralicon capi di stato e ministri. A Bru-xelles mi sono occupata di donorrelations. Quando lavoravo per laMissione italiana e irlandese se-guivo principalmente il processointergovernativo e i negoziati dellaseconda Commissione dell’Assem-blea Generale su tematiche econo-miche e relative allo sviluppo.

Cosa ami di più del tuo la-voro?Apprezzo la varietà delle responsa-bilità che mi sono affidate. Al mo-mento faccio parte di un ufficio cheè stato creato nel 2009. E’ stataun’esperienza particolare viveredall’interno la nascita e il consoli-darsi di un ufficio dovendo al con-tempo far fronte a varie difficoltà,politiche interne e burocrazia.Forse gli aspetti che amo di più lido’ ormai per scontati, come il fattodi lavorare in un ambiente interna-zionale e di trattare tematiche at-tuali. Comunque rimango bencosciente che non riuscirei a farnea meno.

Ti immaginavi così dieci annifa?Diciamo che dieci anni fa quandoho cominciato come stagista spe-ravo di arrivare dove sono arrivata,

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UNA TESTIMONIANZA DAL PALAZZO DI VETRODI NEW YORK

INTERVISTA A TERESA LENZI

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ma sapevo che la strada sarebbestata lunga e probabilmente diffi-cile. Per me ci sono voluti parecchianni per avere un contratto rego-lare. Quindici anni fa, comunque,non avrei mai creduto che avrei la-vorato alle Nazioni Unite. E’ statauna borsa di studio per il Collegiodel Mondo Unito dell’Atlantico acambiarmi la vita e sarò sempre in-finitamente grata dell’opportunitàche mi è stata data.

Lavorare per le Organizza-zioni Internazionali è unaquestione di merito o di for-tuna o di entrambe?Si concorre con candidati di tutto ilmondo quindi senza dubbio è ne-cessaria una buona preparazione.Ci sono dei requisiti di base essen-ziali che sono dati per scontato, adesempio la perfetta padronanzadell’inglese, esperienze all’estero el’apertura a nuove culture.E’ fondamentale, però, sapersi di-stinguere con un po’ di astuzia e farvedere che si ha un qualcosa in più,costruendosi un curriculum con unobiettivo chiaro a cui si vuole arri-vare. Questo si può fare, ad esem-pio, scegliendo dei corsi miratidurante l’Università e, special-mente, facendo esperienze di la-voro. Nel mio caso, ritengo miabbia aiutato avere seguito uncorso di legge a livello di mastersulle Nazioni Unite, aver studiatodiverse lingue straniere, aver lavo-rato sia durante gli studi d’Univer-sità che durante le pause estive,facendo dei tirocini e varie espe-rienze di lavoro.

A chi vuole perseguire unacarriera come la tua, che cosaconsigli di fare?Credo che lavorare per un’organiz-zazione internazionale sia unascelta di vita, non solo un lavoro. Consiglierei di cominciare presto efare quante più esperienze possibiliall’estero per capire se è la stradada seguire. Io avevo dieci anniquando sono andata la prima volta

a fare una vacanza studio in Ger-mania ed ero tornata entusiasta. Avolte basta fare un breve periodofuori casa per capire che in realtà sivuole tornare indietro. Io ho sem-pre avuto un grande interesse perl’estero ed ho avuto la fortuna dinascere e crescere a Trento, unacittà che offre tante possibilità perfare esperienze significative. Perme aver concluso le scuole supe-riori in una scuola internazionale èstato un trampolino di lancio fon-damentale per l’Università e pertutto quello che è poi seguito.Consiglierei di applicarsi e studiarele materie per le quali ci si senteportati perché le organizzazioni in-ternazionali ricercano profili ditutti i tipi, da quelli generici comeeconomia e politica, a quelli piùtecnici e specifici come ingegneri,graphic designers, traduttori e in-terpreti e agronomi. Seguendo ipropri interessi e passione è più fa-cile essere bravi nel settore equindi distinguersi entro la massa.Ma la cosa più importante credosia essere costanti nel tempo. Pochisono i fortunati che sono subito as-sunti all’interno del sistema. Se i ri-sultati tardano, è importantecontinuare a costruire il curricu-lum con criterio e serietà per arri-vare a presentarsi come unprofessionista nel settore. E pro-vare diverse strade, chiedere, farsiavanti. Occorre avere iniziativa.

Essendo donna e mamma,pensi che le Nazioni Unite ri-spettino le tue esigenze?Assolutamente sì. Il mio lavoro èsempre stato apprezzato e sonosempre stata coinvolta in progettimolto interessanti, anche ai livellipiù alti dell’organizzazione avendoavuto a che fare con le cariche piùalte all’interno del mio Diparti-mento. Ho avuto anche l’occasionedi essere presente a riunioni bila-terali del Segretario Generaledell’Onu con ministri e alti rappre-sentanti.In quanto mamma, ho passato se-

dici settimane in maternità, comegarantito a tutte le mamme dipen-denti alle Nazioni Unite. A secondadelle esigenze dei rispettivi uffici, sipossono comunque richiedere ul-teriori settimane o mesi a volte, inaggiunta e che vengono scalatidalle ferie annuali. Io forse hoavuto un’esperienza un po’ partico-lare avendo lavorato fino al giornoin cui ho partorito le mie due bam-bine ed ho preso solo dieci giorni inpiù oltre alle sedici settimane ga-rantite. Ognuno fa le proprie sceltesecondo le esigenze del proprio uf-ficio e priorità personali. Nel miocaso sono sempre state rispettate.E’ da sottolineare come l’organiz-zazione abbia varie possibilità dilavoro flessibile (flexible work ar-rangements).

Come ti immagini tra diecianni? Ancora al Palazzo diVetro? Sì, o almeno lo spero. Ho inten-zione di seguire questa stradaquindi immagino di lavorare an-cora alle Nazioni Unite tra diecianni, anche se non so se a NewYork al Palazzo di Vetro o altrove.Vedremo cosa mi riserverà il fu-turo, di certo ho voglia di impararecose nuove e nel mio Dipartimentoci sono diversi lavori che mi inte-ressano, anche se non escludo altrestrade.

Se non lavorassi alle NazioniUnite, quale strada lavorativaavresti perseguito?Considerati i miei studi ed il miointeresse per l’Europa avrei cercatodi lavorare per un’altra istituzioneinternazionale come la Commis-sione Europea. A volte penso che,se ci fosse la possibilità, mi piace-rebbe studiare qualcosa di comple-tamente diverso, specializzarmi inun altro settore e dedicarmi di piùallo sport, che e’ sempre stata unamia passione. Magari accadrà traqualche anno, quando le mie bam-bine mi lasceranno un po’ più ditempo.

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IL SISTEMA ONU IN ITALIAINDIRIZZI DELLE ORGANIZZAZIONI, ORGANISMI, UFFICI

E RAPPRESENTANZE DELLE NAZIONI UNITE IN ITALIA(fonte sito WEB UNRIC http://www.unric.org/it/lonu-in-italia/24)

Rivista trimestrale Luglio 2012 • Giovani nel Mondo

Organizzazione delle NazioniUnite per l'Alimentazione el'Agricoltura - FAO José Graziano da Silva,Direttore Generale Viale delle Terme di Caracalla00100 Roma Tel.: (+39) 06 57051Fax: (+39) 06 570 53152 Nick Parsons,Direttore Divisione Informazione (+39) 06 57053276,[email protected] Sito web: www.fao.org. in Italiano:www.fao.org/UNFAO/about/it/index_it.html

Programma Alimentare Mon-diale - WFP/PAM Ertharin Cousin, Direttore Esecutivo Via Cesare Giulio Viola, 68/70, Parcodei Medici - 00148 Roma Tel.: (+39) 06-65131Fax: (+39) 06-6513-2840 Email: [email protected] web: www.wfp.orgMs. Nancy Roman,Direttore Divisione Comunicazione Ms. Brenda Barton,Vicedirettore Divisione Comunica-zioneMs. Vichi de Marchi,Portavoce per l'Italia Tel.: (+39) 06-6513-2058Fax: (+39) 06-6513-2840 e-mail: [email protected]

Fondo Internazionale per lo Svi-luppo Agricolo - IFAD Kanayo F. Nwanze, Presidente Via del Serafico, 107 - 00142 Roma Tel.: (+39) 06 54591Fax: (+39) 06 5043463 e-mail: [email protected] Eleonora Alesi, Officer in ChargeCommunication Division e-mail: [email protected] Sito web: www.ifad.org

Istituto Interregionale di Ri-cerca delle Nazioni Unite sul Cri-mine e la Giustizia Penale -UNICRI Sandro Calvani, Direttore

Viale Maestri del Lavoro, 1010127 TorinoTel.: 011 6537111 Fax: 011 6313368e-mail: [email protected] Mazzini,Comunicazione/Stampae-mail: [email protected] web: www.unicri.it

UNICRI Ufficio di Roma (ancheufficio di contatto per ilDPI/UNRIC di Bruxelles) Daniela Salvati,Funzionario di Collegamento e-mail: [email protected] S. Marco, 50 – 00186 RomaTel.: (+39) 06 6789907 Fax: (+39) 06 6780668

Staff College del Sistema delleNazioni Unite - UNSSCCarlos Lopes, Direttore ad interim Viale Maestri del Lavoro, 1010127 Torino Tel.: 011 653 5906 Fax: 011 653 5901 e-mail: [email protected](segreteria del Direttore)Sito web: www.unssc.org

Centro Internazionale per laScienza e l’Alta Tecnologia - ICS(Sotto l’egida dell’UNIDO) Stanislav Miertus, Vice DirettoreDirettore ad interim AREA, Science Park, Padriciano, 9934012 Trieste Tel.: 040 9228134Fax: 040 9220068 e-mail:[email protected] web: www.ics.trieste.it

Ufficio Internazionale del La-voro - ILO/BIT (Ufficio per l’Italia) Claudio Lenoci, Direttore Villa Aldobrandini,Via Panisperna, 28 - 00184 Roma Tel.: 06 6784334 Fax: 06 6792197 e-mail: [email protected] Francesca Ferrari,Addetto all’Informazione e-mail: [email protected]

Centro Internazionale di Forma-

zione dell’ ILO (ITC-ILO)François Eyraud,Direttore Viale Maestri del Lavoro, 1010127 Torino Tel.: (+39) 011 693 6111Fax: (+39) 011 6638 842 e-mail : [email protected] Stampa e Informazione Pub-blica Tel.: (+39) 011 693 6616/6655Fax: (+39) 011 693 6509 e-mail: [email protected] web: www.itcilo.org

Alto Commissariato delle Na-zioni Unite per i Rifugiati -ACNUR/UNHCR(Ufficio per l’Italia)Walter Irvine, Direttore Via Caroncini, 19 - 00197 Roma Tel.: (+39) 06 802121Fax: (+39) 06 80212324 Laura Boldrini, Portavoce e-mail: [email protected] web: www.unhcr.it

Ufficio Risorse Umane per laCooperazione Internazionale -UNDESA-HRIC(Ufficio per l’Italia)Gherardo Casini, Direttore Corso Vittorio Emanuele II, 25100186 Roma Tel.: (+39) 06 68136320Fax: (+39) 06 68210256 e-mail: [email protected] web: www.undesa.it

Ufficio UNOPS di Roma (Ufficio diServizi ai Progetti delle Nazioni Unite) Mohamed Chalala, Direttore c/o FAO, Building E, Viale delle Terme di Caracalla - 00100Roma Tel.: (+39) 06 57050223Fax: (+39) 06 57050299e-mail:[email protected]

UNOPS EDINFODEC ProjectLuciano Gonnella, Coordinatore c/o FAO Viale delle Terme di Caracalla

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Rivista trimestrale Luglio 2012 • Giovani nel Mondo

00100 Roma Tel.: (+39) 06 57050212/3Fax: (+39) 06 57050297e-mail:[email protected]

OMS - ROMACentro Europeo Ambiente e Salute(ECEH), Organizzazione Mondialedella Sanità (OMS) Francesca Raciotti, DirettoreCristiana Salvi, ComunicazioneVia Francesco Crispi, 1000187 Roma Tel.: (+39) 06 487751Fax: (+39) 06 4877599E-mail: [email protected] Web:www.euro.who.int/ecehrome

OMS - VENEZIA c/o Istituto Veneto di Scienze,Lettere e Arti Erio Ziglio, Direttoree-mail: [email protected](segreteria del Direttore)Palazzo Cavalli FianchettiS. Marco 2847 - 30124 Venezia Tel: +39 041 279 3865;Fax: +39 041 279 3869Sito web: www.euro.who.int/ihd

Ufficio Regionale per la Scienzae la Tecnologia per l'Europa -UVO-ROSTE,Organizzazione delle Nazioni Uniteper l'Educazione, la Scienza e la Cul-tura - UNESCO (Ufficio per l’Italia) Engelbert Ruoss, Direttore Marie Paule Roudil,Capo Sezione CulturaPalazzo Zorzi - Castello 493030122 Venezia Tel.: (+39) 041 2601511;Fax: (+39) 041 5289995 e-mail: [email protected]

Centro Internazionale di FisicaTeorica "Abdus Salam" - ICTP,parte dell'Organizzazione delleNazioni Unite per l'Educazione,la Scienza e la Cultura - UNESCOe dell'Agenzia Internazionaleper l'Energia Atomica (IAEA) Katepally Sreenivasan, Direttore Strada Costiera, 11 - 34014 Trieste Tel.: (+39) 040/2240111;Fax: (+39) 040/224163 e-mail: [email protected] web: www.ictp.trieste.it

Programma Mondiale di Valuta-zione delle Risorse Idriche -WWAPDagli uffici UNESCO a Parigi,il Segretariato del Programma saràtrasferito a Perugia. Sito web:www.unesco.org/water/wwap/index.shtml

Organizzazione delle NazioniUnite per lo Sviluppo Indu-striale - UNIDO(Ufficio per l’Italia) UNIDO Sede legale Diana Battaggia, Direttore Via Panisperna, 28 - 00184 Roma Tel.: (+39) 06 696 2153 Fax: (+39) 06 696 2122 e-mail: [email protected]

UNIDO ITPO ItaliaSede operativaVia Paola, 4100187 Roma Tel.: (+39) 06 679 6521;Fax: (+39) 06 6793570

Base Logistica delle NazioniUnite di Brindisi (UNLB) Ronnie Stokes,Funzionario Amministratore Capo Aeroporto Militare “O. Pierozzi” Via U. Maddalena, 54 - 72011Casale - Brindisi Tel .: (+39) 0831 418750/1/2Fax: 0831 418758 e-mail: [email protected]

BASE DI PRONTO INTER-VENTO UMANITARIO DELLENAZIONI UNITE PROGRAMMA ALIMENTAREMONDIALE (WFP-UNHRD) Giuseppe Saba, Funzionario Logista c/o Aeroporto Militare “O. Pierozzi” Via U. Maddalena, 54 - 72011Casale - Brindisi Tel.: (+39) 0831 506650Fax: (+39) 0831 506649 e-mail: [email protected]

Ufficio della Banca Mondiale(Ufficio per l’Italia)Massimiliano Paolucci, Consigliereper l’Italia e l’Europa meridionale Vicepresidenza europea Via Labicana, 110 - 00184 Roma Tel.: (+39) 06 777101Fax: (+39) 06 7096046 e-mail: [email protected]

Fondo delle Nazioni Unite perl'Infanzia (UNICEF) Centro di Ricerca Innocenti (IRC)Marta Santos Pais, [email protected] SS. Annunziata 1250122 Firenze Tel.: (+39) 055 / 20330Fax: (+39) 055 / 244817

Comitato Italiano per l’UNICEFOnlusVincenzo Spadafora, PresidenteVia Palestro, 68 - 00185 Roma Tel.: (+39) 06 478091Fax: (+39) 06 47809270 Roberto Salvan, Direttore Generale Tel.: (+39) 06 47809202 Fax: (+39) 06 48903899 e-mail: [email protected]

Fondo delle Nazioni Unite per ledonne - UNIFEMSimone Ovart,Presidente del Comitato Nazionale Via Uffreduzzi, 6 10134 Torino Tel.: (+39) 11 304 2626 Fax: (+39) 11 304 2634 e-mail: [email protected] web: www.unifem.it

Commissione NazionaleItaliana per l’UNESCO Prof. Giovanni Puglisi,Segretario Generale Piazza Firenze, 27 - 00186 Roma Tel.: (+39) 06 6873713/23/17/12 Fax:(+39) 06 6873684 e-mail: [email protected]

Convenzione delle Nazioni Uniteper Combatterela Desertificazione – UNCCD (Uf-ficio per l’Italia) Federica Meneghetti,Funzionario di CollegamentoPiazza S. Marco, 50 – 00186 Roma Tel.: (+39) 06 6786802 Fax: (+39) 06 6780668e-mail: [email protected]

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