Gnosis

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  SERVIZIO PER LE INFORMAZIONI E LA SICUREZZA DEMOCRATICA  PER ASPERA AD VERITATEM RIVISTA DI INTELLIGENCE E DI CULTURA PROFESSIONALE N.1 gennaio-aprile 1995  ------------------------------ © Servizio per le informazioni e la Sicurezza Democratica ------------------------------

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Rivista italiana di intelligence, I volume

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  • SERVIZIO PER LE INFORMAZIONI E LA SICUREZZA DEMOCRATICA

    PER ASPERA AD VERITATEM

    RIVISTA DI INTELLIGENCE E

    DI CULTURA PROFESSIONALE

    N.1 gennaio-aprile 1995

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  • Anche per l'albero c' speranza: se viene tagliato, ancora ributta

    e i suoi germogli non cessano di crescere; se sotto terra invecchia la sua radice

    e al suolo muore il suo tronco al sentore dell'acqua rigermoglia e mette rami come nuova pianta.

    (Giobbe 14, 7-9)

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  • INDICE

    Saggi e articoli

    Alessandro CORNELI - Intelligence diffusa e cultura dell'intelligence Arturo Carlo IEMOLO - Diritto d'informazione dello Stato Carlo JEAN - Geopolitica, geostrategia e geoeconomia nel mondo post-bipolare Paolo MEAZZINI - Abilit e competenze del manager pubblico Antonio VECCHIALUPI - Intelligence e sicurezza in una democrazia moderna Paolo ZARCA - Le fonti aperte: uno strumento essenziale dell'attivit di intelligence

    Documentazione di interesse

    Comitato Parlamentare per i Servizi di informazione e di sicurezza - Primo rapporto sul sistema di informazione e sicurezza Antonio FAZIO - Intervento introduttivo del 7 ottobre 1994 presso la Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari Vincenzo DESARIO - Audizione del 7 ottobre 1994 presso la Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari Banca d'Italia - Indicazioni operative per la segnalazione di operazioni sospette, novembre 1994 Indice delle proposte e dei disegni di legge riguardanti i Servizi di informazione e di sicurezza presentati nel corso della XII Legislatura, al Senato della Repubblica e alla Camera dei Deputati (situazione al 21 aprile 1995) Camera dei Deputati, XII Legislatura, Proposta di legge n. 55 "Modifica dell'art. 11 della legge 24 ottobre 1977, n. 801, recante istituzione e ordinamento dei Servizi di informazione e sicurezza e disciplina del segreto di Stato" presentata dall'On.le SCALIA Senato della Repubblica, XII Legislatura, Disegno di Legge n. 83 "Modifiche alla legislazione sul segreto di Stato, sul segreto di ufficio e sul segreto istruttorio" presentato dal Sen. Francesco COSSIGA

    Normativa e giurisprudenza di interesse

    D.P.R. 20 dicembre 1994, n. 756. Regolamento recante norme per la definizione dell'organizzazione e delle funzioni del CIIS, ai sensi dell'art. 1, comma 25 della Legge 24 dicembre 1993, n. 537 Corte Costituzionale, Sentenza n. 82 del 6 aprile 1976

    I Servizi di informazione e sicurezza degli altri Paesi

    Gran Bretagna. L'organizzazione centrale dell'Intelligence

    Recensioni e segnalazioni bibliografiche

    Paolo PRETO - I Servizi Segreti di Venezia - Recensione Ugo ROSSI MERIGHI - Segreto di Stato - Recensione Alessandro PANSA - Tecniche di indagine sul fenomeno del riciclaggio Fabio MARCELLI - Gli accordi fra Israele e OLP nel diritto internazionale Luigi CARLI - Indagini preliminari e segreto investigativo Francesco DE LEO - Procura nazionale antimafia e investigazioni scientifiche Renzo ORLANDI - Il procedimento penale per fatti di criminalit organizzata: dal maxi-processo al "grande processo"

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  • Alessandro PANSA - Tecniche di indagine sul fenomeno del riciclaggio Vincenzo DELLE FEMMINE - La legislazione antiriciclaggio in ambito comunitario ed internazionale Mario MAUGLIANI - La 'ndrangheta

    Curiosit storiche

    A.L., Il logo del SISDe, un simbolo per un progetto ambizioso

    Notizie sui collaboratori

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  • CONTENTS

    Essays and Articles

    Alessandro CORNELI - The diffusion of intelligence and the culture of intelligence Arturo Carlo IEMOLO - State's right to be informed Carlo JEAN - Geopolitics, geostrategy and geoeconomics in a multipolar world Paolo MEAZZINI - The public manager's skills and competences Antonio VECCHIALUPI - Intelligence and security in a modern democracy Paolo ZARCA - Open sources: an essential support to the intelligence activity

    Documents of interest

    Parliamentary Oversight Committee on the Intelligence and Security Services. - First report on the Intelligence and Security System. (Part I) Antonio FAZIO - Presentation before the Parliamentary Enquiry Committee into the Mafia and other similar criminal organisations.(7.10.1994) Vincenzo DESARIO - Hearing before the Parliamentary Enquiry Committee into the Mafia and other similar criminal organisations.(7.10.1994) Operative guidelines for warning in case of suspicious operations. November 1994 List of the Bills regarding the Intelligence and Security Services presented to the Chamber of Deputies and to the Senate during the XIIth Parliament (up to 21.4.1995). Chamber of Deputies - XIIth Parliament - Bill n.55 "Modification of art.11 of Law n.801 of 24 October 1977, to establish and regulate the Intelligence and Security Services and to discipline State secrecy". By Dep.SCALIA. Senate - XIIth Parliament - Bill n.83 "Modification of the provisions on State secrecy, official secrecy and secrecy in preliminary investigations" By Sen. COSSIGA.

    Legislation and jurisprudence

    Presid. Decree n. 756, of 20.12.1994. Provisions to establish the organisation and functions of CIIS, with reference to sec.1, par. 25 of Law n.537 of 24.12.1993. Constitutional Court. Judgement n. 82 of 6.4.1976.

    Other Countries' Intelligence and Security Services

    United Kingdom. The Intelligence Central Organisation

    Reviews and Bibliographic Recommendations

    Paolo PRETO - I Servizi Segreti di Venezia Ugo Rossi MERIGHI - Segreto di Stato Alessandro PANSA - Tecniche di indagine sul fenomeno del riciclaggio Fabio MARCELLI - Gli accordi fra Israele e OLP nel diritto internazionale Luigi CARLI - Indagini preliminari e segreto investigativo Francesco DE LEO - Procura nazionale antimafia e investigazioni scientifiche Renzo ORLANDI - Il procedimento penale per fatti di criminalit organizzata: dal maxi-processo al "grande processo" Alessandro PANSA - Tecniche di indagine sul fenomeno del riciclaggio

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  • Vincenzo DELLE FEMMINE - La legislazione antiriciclaggio in ambito comunitario ed internazionale Mario MAUGLIANI - La 'ndrangheta

    Historical Curios

    A.L., SISDe's logo, a symbol for an ambitious project.

    News on our collaborators

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  • Alessandro CORNELI - Intelligence diffusa e cultura dell'intelligence

    1. INTRODUZIONE Lo scopo dell'attivit di intelligence la sicurezza dello Stato per garantirne la protezione dalle minacce interne ed esterne. Tali minacce sono anzitutto quelle derivanti da iniziative imputabili a soggetti identificabili (governi, gruppi, individui) che perseguono obiettivi specifici, ma non sono da trascurare anche quelle minacce che emergono da cause diffuse, riferibili alle situazioni sociali ed economiche, culturali e religiose, politiche interne e internazionali, che formano l'humus propizio all'insorgenza delle minacce stesse. Le minacce sono dinamiche: non restano mai uguali a s stesse, si evolvono, spostano i loro obiettivi, si articolano e si collegano in forme sempre nuove al fine di sottrarsi all'osservazione delle strutture che le combattono. Per la lunga esperienza accumulata nel passato, le minacce si distinguono anche in militari e non militari. La minaccia militare tipica quella che viene da uno Stato o da una coalizione di Stati dichiaratamente ostili: stato il caso, per oltre quattro decenni, della minaccia proveniente dal Patto di Varsavia. Ci ha condizionato tutti i servizi d'intelligence dell'Occidente, spingendoli a collaborare strettamente con gli Stati Uniti nel quadro della NATO. Il crollo dei regimi comunisti ha fortemente ridotto questo tipo di minaccia, che tuttavia si ripresenta sotto forma di conflitti convenzionali, pericolosi soprattutto quando si sviluppano non troppo lontano dalle frontiere nazionali. La diffusione di vettori balistici rende, in prospettiva, il territorio di una media potenza vulnerabile a eventuali attacchi da parte di nuovi nemici potenziali. I servizi d'intelligence militare devono adeguarsi a questo nuovo tipo di minaccia, finora considerata secondaria, nonch all'ipotesi di operazioni militari in teatri anche lontani sotto l'egida dell'ONU. Il principale tipo di minaccia non militare, pur con profili assimilabili, stato quello del terrorismo. Quanto a questo fenomeno, si deve distinguere il "terrorismo di Stato", cio quello usato da alcuni governi per esercitare pressioni su altri governi come surrogato e complemento di diplomazia, e il "terrorismo autoctono", generalmente causato da motivazioni politico-ideologiche e sociali e con finalit eversive interne, anche se non indifferenti per gli interessi di altri stati. Infatti si potuto constatare come tra le due specie di terrorismo intercorressero numerosi rapporti, sia per quanto si riferiva all'addestramento e alla fornitura di armi, sia per quanto atteneva ai collegamenti logistici. Non si pu ritenere che la minaccia terroristica, per i fini pi diversi, sia scomparsa. Il fenomeno terroristico ha spesso ridotto nella pratica la classica distinzione tra servizi segreti rivolti all'estero e servizi segreti rivolti all'interno. Lo stesso deve dirsi per fenomeni, non nuovi ma rafforzatisi negli ultimi 10-15 anni, che vengono sommariamente indicati come "criminalit organizzata" (traffico di stupefacenti, di armi, di tecnologie, di materiali sensibili, di organi, riciclaggio di denaro sporco ecc.). Recentemente sono apparsi fenomeni sociali di tipo xenofobico e razzistico, contrari ai princpi democratici, che pur presentando sintomatologie nazionali non sono privi di collegamenti internazionali. Bench nell'insieme tutti questi tipi di minacce siano presenti da molti anni, e i vari servizi segreti si siano attrezzati per affrontarli, la scomparsa dello schema di riferimento Est-Ovest tende a modificare sia l'orientamento generale dell'intelligence sia la sua struttura operativa. In una certa misura tutti i servizi d'intelligence tendono verso una rinazionalizzazione, assumendo la difesa e la protezione, e sempre pi spesso la promozione, dell'interesse nazionale come motivo centrale della loro attivit. In questo modo i servizi segreti sono sollecitati a rafforzare i loro legami, inizialmente almeno a livello concettuale di analisi, con l'economia nazionale e con la politica estera, riducendo la loro dipendenza dai parametri strettamente militari e legati alla logica della contrapposizione Est-Ovest. Questa rinazionalizzazione dei servizi d'intelligence va di pari passo con un diverso atteggiamento delle stesse forze politiche e sociali operanti all'interno di ciascun Paese che da un lato acquistano maggiore consapevolezza della loro responsabilit nazionale mentre dall'altro lato avvertono di trovarsi esposte a nuove forme di pressione da parte di soggetti esteri. La mondializzazione dell'economia, ad esempio, favorisce in modo pacifico l'estensione dell'influenza di imprese di un Paese in altri Paesi, creando in questi

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  • ultimi, potenzialmente, le condizioni per una loro vera e propria subordinazione. La corsa all'egemonia tra gli Stati, meno militare e ideologica, si spostata sul terreno produttivo, finanziario, commerciale, tecnologico. Pur respingendo qualsiasi orientamento autarchico, fa parte della sicurezza dello Stato poter sapere fino a che punto si ramificano queste forme di influenza estera e fino a che punto possono trasformarsi da vantaggiose, secondo la logica del libero mercato, in svantaggiose, creando in prospettiva assorbimento di conoscenze tecnico-scientifiche o di capitali, spostando all'estero i centri decisionali, ecc. Al potere politico resta comunque ogni decisione definitiva al riguardo. La modificazione delle minacce implica una modificazione nel modo di operare dei servizi d'intelligence e, a monte, uno sforzo di aggiornamento del processo di formazione culturale dei loro elementi, sia per quanto attiene alla preparazione precedente l'assunzione in servizio, sia per quanto attiene ai contenuti addestrativi. Sotto il primo aspetto, competenze informatiche, economiche, linguistiche, finanziarie, tecnologiche assumono una importanza crescente rispetto al passato; sotto il secondo aspetto, queste competenze devono essere affinate e orientate secondo le tecniche specifiche dell'attivit d'intelligence. Parallelamente cambiano i modi in cui i servizi segreti partecipano alla vita istituzionale dello Stato e le forme in cui giustificano di fronte alle forze politiche e all'opinione pubblica la loro esistenza e il loro operato. Solo una scarsa consapevolezza del ruolo che possono svolgere i servizi segreti per la sicurezza dello Stato e la promozione del benessere collettivo, e quindi delle istituzioni e delle forze sociali, pu immaginare che la fine del confronto Est-Ovest sia una ragione sufficiente per chiedere il loro smantellamento o la loro riduzione. Allo stesso modo in cui le forze politiche dei diversi Paesi si adattano alla nuova realt del dopo guerra fredda, cos devono fare i servizi segreti, instaurando un rapporto pi organico con le forze politiche e l'opinione pubblica. Si pu arrivare ad affermare che la fine del confronto Est-Ovest libera molte potenzialit dei servizi segreti per il perseguimento della sicurezza e dell'interesse nazionale. La consapevolezza di tutto ci si va diffondendo nei principali Paesi occidentali. In Francia i servizi segreti sono da anni in corso di potenziamento, con particolare riguardo all'intelligence economica, tema ampiamente dibattuto anche negli Stati Uniti, ma da tempo gi affrontato e risolto nel Regno Unito, in Germania e in Giappone. L'ampio processo critico di cambiamento politico, economico, sociale e culturale in corso da qualche anno anche in Italia offre una importante occasione per avviare, dopo le molte polemiche e strumentalizzazioni del passato, anche nel nostro Paese la diffusione, anzitutto all'interno delle istituzioni, e poi presso l'opinione pubblica, di una vera e propria cultura d'intelligence per non privare il Governo di tutte le potenzialit di questa importante struttura, analitica e operativa, al servizio dell'interesse e della sicurezza dello Stato. Per raggiungere queste finalit importante operare anzitutto a monte, cio a livello di formazione degli uomini in quanto la "risorsa umana" , da sempre, quella pi preziosa per un servizio segreto. Vale quindi anche in questo campo la logica dell'investimento: pi si cura la preparazione di un elemento, pi questo sar produttivo; e lo sar tanto pi quanto pi sar motivato nella convinzione di svolgere un'attivit altamente qualificata, che rester sempre avara di riconoscimenti pubblici, ma sar meglio apprezzata dalle istituzioni e compresa dall'opinione pubblica.

    2. TRA EVOLUZIONE E RIVOLUZIONE

    2.1 Non basta adeguarsi alle "nuove sfide" Lo schema concettuale entro cui viene di solito inquadrato da qualche anno il dibattito sul ruolo dei servizi segreti (o servizi d'intelligence) nei principali Paesi occidentali si sviluppa essenzialmente lungo tre direttrici: a) la fine della guerra fredda ha fatto venir meno la minaccia politico-militare del blocco comunista e alcune altre minacce collegate al conflitto Est-Ovest, ma sono in aumento i conflitti di tipo regionale, con eventuale intervento dell'ONU, e i rischi connessi alla diffusione di armi di distruzione di massa. La clamorosa scoperta, annunziata il 21 febbraio 1994, che un alto funzionario della CIA (Aldrich Ames) continuava a lavorare per Mosca, ha tuttavia dimostrato che, caduto il confronto ideologico e avviato il

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  • disarmo strategico, la competizione tra gli Stati continua; b) si modificano le minacce che attentano alla sicurezza interna degli Stati, non tanto attraverso un attacco diretto alle istituzioni per motivi ideologico-politici, quanto piuttosto attraverso la disgregazione della normale attivit dei soggetti sociali minata dalla criminalit organizzata, dal narcotraffico, dal riciclaggio di denaro sporco, dai micronazionalismi, dalla xenofobia e dai conflitti interetnici, dal neoterrorismo a sfondo nichilista o religioso, come ha dimostrato l'attentato al gas nella metropolitana di Tokyo avvenuto il 20 marzo 1995; c) l'interesse nazionale, e quindi la sicurezza nazionale, ha spostato il suo baricentro dagli aspetti militari e ideologici a quelli economici (competizione commerciale, spionaggio e controspionaggio economico, nuove tecnologie, speculazione finanziaria) dove non esistono pi Stati amici o nemici, ma una sfrenata concorrenza che, praticata anche da soggetti transnazionali o avente per oggetto imponenti masse di capitali, rende inefficace l'azione di alcuni strumenti tradizionali di controllo degli Stati. Questo quadro viene considerato come operante una forte spinta all'evoluzione dell'intelligence, quasi una rivoluzione nella sua storia, che si spiega con la confluenza, in un arco di tempo molto ristretto, di alcuni eventi di grande portata: la fine del comunismo euro-sovietico, la mondializzazione dell'economia, l'esplosione delle informazioni grazie agli sviluppi dell'informatica e della telematica, la pi stretta interdipendenza tra politica estera e politica interna nonch tra sicurezza militare generale e sicurezza economica, la modificazione del concetto di sovranit, il cui esercizio viene conteso tra i suoi titolari tradizionali (gli Stati) e numerosi altri soggetti (le organizzazioni internazionali, le imprese multinazionali, i soggetti sub-nazionali quali le minoranze etniche, religiose e linguistiche, le organizzazioni religiose transnazionali, le sette, i network comunicazionali o autostrade telematiche, le organizzazioni non governative, i grandi soggetti finanziari). Per l'intelligence non si tratta soltanto, come spesso viene ripetuto, di adeguarsi a nuove sfide, poich questo sempre accaduto. La novit appare piuttosto su due piani: da un lato - ma il fenomeno in corso da 15-20 anni - si assiste alla crescita esponenziale del volume delle informazioni in tutti i campi della vita sociale, economica e politica, favorita dalla diffusione di strumenti tecnici alla portata di un numero crescente di soggetti; dall'altro lato - e questo l'aspetto forse pi importante - la metodologia specifica attraverso cui l'intelligence raccoglie ed elabora le informazioni viene adottata, per la facilit stessa di accesso alle informazioni e alla loro elaborazione, da un numero crescente di soggetti che diffondono in tal modo sia la pratica che la cultura d'intelligence cos da emarginare tendenzialmente proprio quelle strutture che la detenevano in modo istituzionale e privilegiato. I servizi segreti rischiano di configurarsi come una tra le tante organizzazioni - pubbliche, semipubbliche o private - che si dedicano allo stesso scopo e negli stessi campi d'interesse. Non solo: molti organismi - anzitutto i grandi soggetti finanziari e le principali societ multinazionali - dispongono di propri servizi di intelligence mirati che, in alcuni settori, sono pi avanzati di quelli ufficiali di molti Stati. Lo stesso deve dirsi per i numerosi e qualificati think tank (pensatoi) che riescono a orientare l'opinione pubblica e le scelte dei governi. "Il renseignement si privatizzato", ha detto William Colby, ex direttore della CIA, spiegando che la CIA ormai sfidata sul suo stesso terreno, nel senso che l'intelligence diventata un'attivit non pi riservata a determinati organi pubblici, ma praticata sempre pi largamente da istituzioni private, non solo nel campo dello spionaggio e del controspionaggio economico, ma come supporto strategico al loro processo decisionale normale. La novit di tale evento la tendenza a istituzionalizzare le connessioni (in parte gi esistenti) tra interessi pubblici e interessi privati in un campo che non pu essere definito della sicurezza in senso stretto. normale quindi aspettarsi una spinta verso la ricezione legislativa di questa realt e da qui scaturisce il dibattito sulla necessit di una riorganizzazione dell'intelligence che, non a caso, partito proprio dagli Stati Uniti all'inizio degli anni Ottanta, quando risult evidente che il sistema economico-politico sovietico, vicino al collasso, avrebbe avuto ripercussioni sull'attivit di intelligence. In particolare, l'enfasi attribuita all'intelligence economica, se da un lato sembra far dimenticare che questo tipo di attivit sempre stato svolto dai servizi segreti, dall'altro lato non mette bene in luce il fatto che essa si inquadra ormai in un nuovo contesto, e quindi esige regole operative diverse. Questo nuovo contesto dipende principalmente dalla modificazione del concetto di sovranit dello Stato, che gi si avverte da tempo nell'azione dei suoi organi: i parlamenti dei Paesi dell'Unione Europea, ad es., devono recepire numerose disposizioni comunitarie e adeguare ad esse le leggi nazionali; i governi devono sempre pi

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  • subordinare le loro decisioni di politica economica ad accordi presi in sede internazionale o piegarsi alle condizioni stabilite da organismi internazionali; lo stesso vale per singoli ministeri, per le banche centrali ecc. Sarebbe assurdo ritenere che tutto ci non abbia ripercussioni sul modo di essere e di agire dei servizi d'intelligence. Basti un esempio. In sede di Unione Europea prende sempre pi consistenza la lotta contro le frodi, ad es. nel campo agricolo per quanto riguarda la richiesta di fondi relativi a colture che vengono abbandonate oppure attivate, o nel campo commerciale delle importazioni di prodotti contraffatti, sia di lusso sia di largo consumo. Nel primo caso si comincia a ricorrere all'uso di rilevazioni del territorio attraverso satelliti: la raccolta, l'analisi e la gestione di queste rilevazioni pu essere multiuso e quindi pu interessare i servizi segreti. Nel secondo caso, bisogna vincere la complicit delle autorit dei Paesi che producono ed esportano prodotti contraffatti, e questo pu richiedere il supporto dell'intelligence. Ma in entrambi i casi i confini tra interesse privato e pubblico, nazionale e internazionale, politico e economico sfumano, si confondono e l'intelligence ne deve prendere atto. A monte, tuttavia, ne devono prendere atto anche i poteri pubblici che sono chiamati a ridefinire i compiti dei loro servizi segreti mentre l'opinione pubblica va tenuta adeguatamente informata affinch non faccia venire meno il suo sostegno. In altri termini, il nuovo contesto operativo impone una nuova cultura d'intelligence.

    2.2 Il dibattito negli Stati Uniti e in Francia Negli Stati Uniti il dibattito pi che mai aperto e approfondito da anni mentre in Europa, almeno a livello pubblico, esso limitato prevalentemente alla Francia. A fine marzo, un'apposita Commissione del Senato americano ha concluso che la CIA d luogo a rilievi di inefficienza e dispendiosit e pertanto deve essere riformata. La reinvenzione dei servizi segreti d'oltre Atlantico stata affidata dal Presidente Clinton alla Commissione Aspen, che dovr esaminare le varie alternative. Le posizioni e le proposte, che non mancano di pubblicit, sono le pi disparate: mentre il senatore Pat Moyniham vorrebbe chiudere la CIA, il senatore William Cohen propone di privatizzarla e un altro senatore, Howell Heflin, ritiene che vada smembrata. A favore della privatizzazione si pronunziato Bruce Bueno Mesquita, politologo della Hoover Institution, uno dei think tank di ispirazione repubblicana. Davanti alla Commissione senatoriale ha detto: "La gente immagina la CIA come un organismo eroico, dove tutti sono dei James Bond. Ma la maggior parte del lavoro si svolge a tavolino: un lavoro di ascolto, di studio, di ricerca, d'interpretazione. Inoltre, le fonti d'informazione non sono mai state cos pubbliche e copiose, basta pensare all'Internet, la rete di computer che collega il mondo. Le universit e l'industria privata sono meglio attrezzate della CIA per questo lavoro di spionaggio. Tra l'altro, con la fine della guerra fredda, la CIA si burocratizzata, non ha pi un nemico a motivarla". Un altro esperto della Hoover Institution, Angelo Codevilla, propone tagli alle spese su alcune ricerche da affidare invece alle universit e alle industrie private. Bob Gates, ex direttore della CIA, vorrebbe attribuire il compito di analisi e alcune ricerche ai singoli ministeri. Periodicamente intervengono nel dibattito gli ex direttori della CIA, alcuni spingendo verso un'accentuazione dell'attivit di intelligence economica, altri invece negando che questa sia compatibile con la filosofia sociale degli Stati Uniti. Questa seconda tesi sembra prevalere e anche il Presidente Clinton, che in un primo tempo appoggiava la tesi opposta, sembra essersi allineato su questa posizione. In Francia sono stati numerosi e autorevoli gli interventi pubblici sul ruolo dei servizi segreti ed stato messo in luce lo stretto rapporto che deve legare la loro attivit di ricerca di informazioni, analisi e previsione al complesso della politica estera, nella duplice dimensione diplomatica ed economica. Il pi recente e completo contributo venuto da Claude Silberzahn, dal 23 marzo 1989 al 7 giugno 1993 direttore della DGSE (Direction Gnrale pour la Securit Exterieure), in un libro uscito alla fine di marzo, "Au coeur du secret" (ed. Fayard). Si tratta di un'organica riflessione elaborata a caldo sul problema dell'esistenza dei Servizi - che egli preferisce chiamare services spciaux - e della loro giustificazione. "Da un secolo - scrive Silberzahn - sono stati considerati elementi essenziali della sicurezza degli Stati e del loro peso nel mondo Nessuno, domani, sopprimer i servizi, e quindi bisogna riflettere per farne il migliore uso. Da un lato integrandoli nel migliore modo possibile nell'apparato dello Stato, ci che implica il favorire il loro dialogo con le istituzioni, e dall'altro lato associandoli al processo decisionale del potere esecutivo" (pp. 311-313).

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  • L'ex direttore della DGSE ritiene che "l'indipendenza delle nazioni, il loro peso nel mondo, la loro stessa sicurezza, sono oggi largamente disconnesse dalla loro potenza militare. La minaccia militare non che una minaccia tra le altre, come quelle che irradiano il denaro, gli integralismi, le migrazioni di massa, l'ambiente" (pp. 315-316). In particolare, lo schema dominante dell'attivit dei servizi segreti, venuto meno quello del confronto Est-Ovest, quello del binomio mondializzazione-parcellizzazione (p.311) che procede a mano a mano che si restringe sempre pi "il campo del nazionale a vantaggio del transnazionale" (p.314): la mondializzazione gi fortemente avanzata sul piano dell'economia e delle comunicazioni; la parcellizzazione appare come la reazione dialettica ad essa, assumendo le forme della nascita di nuove nazioni, le insorgenze etniche e religiose, i fenomeni razzisti (p. 311). Il comunismo non pi il nemico per eccellenza, il fulcro intorno a cui far ruotare l'attivit dei servizi speciali all'interno e all'estero. Scrive Silberzahn: "Questo periodo storico agonizza, e con esso tutta la pratica dello spionaggio e del controspionaggio classico che aveva costituito per decenni il cuore del saper-fare dei servizi speciali" (p. 240). Infatti, "lo spionaggio classico - precisa - un'attivit in via di regressione, poich ci che nascosto o segreto oggi in un paese come il nostro riguarda soprattutto il campo economico nel senso ampio del termine: scientifico e tecnologico, finanziario e industriale" (p. 240). Oggi e per il futuro prevedibile, per le democrazie la "minaccia essenziale" "quella del denaro che si pu definire selvaggio" (p. 256) perch se "ci che militare diventa presto strategico, ci che strategico si muta in politico, il politico contiene l'economico" (p. 248). Precisa Silberzhan: "Se c' un campo dove i Servizi devono pienamente giocare il loro ruolo al servizio della collettivit, quello dell'economia sotterranea, illegale e talvolta mafiosa, e della finanza criminale Oggi, la pi pesante delle minacce contro le nostre societ democratiche, la pi immediata, in effetti il denaro diventato selvaggio. Il denaro sporco evidentemente, quello della droga, del crimine organizzato, del prossenitismo, delle mafie. Ma anche il denaro politico che implica una possibile manomissione straniera, e talvolta nemica, sui settori vitali degli apparati economici nazionali. Per non dire del denaro della speculazione che, privilegiando sempre il breve termine, d scacco alla sovranit monetaria, oggi sempre pi teorica, degli Stati" (p. 177).

    2.3 Un dibattito costruttivo Se non sembrano esserci dubbi sulla necessit di procedere a una profonda riflessione sulla natura e la funzione dei servizi segreti nel passaggio da un'epoca storica (per i suoi caratteri militari, politici ed economici) all'altra, bene che questo dibattito sia approfondito e in buona misura pubblico per il fatto che nessuna istituzione pu fare a meno di una larga base di legittimit. Poich ormai se ne discute da almeno dieci anni negli Stati Uniti e da almeno cinque in Francia, chiaro che il problema complesso, ma il dibattito ha permesso di chiarire alcuni punti: a) la sicurezza nazionale, base del progresso sociale e civile di un Paese, non pi garantita da un quadro esterno generale. Ogni Paese deve ridefinirla in funzione delle proprie risorse, delle possibilit ambientali e degli obiettivi di breve, medio, e lungo termine che si propone la sua classe politica secondo il mandato democraticamente ricevuto; b) si attenuano le distinzioni tra sicurezza militare esterna, sicurezza istituzionale interna, sicurezza economica. Questo implica che i servizi segreti devono modificare i rapporti tra le varie compartimentazioni in cui sono divisi e operano, ma soprattutto implica che il loro lavoro si integri regolarmente nell'attivit delle altre istituzioni dello Stato; c) di fronte alla estensione dell'intelligence privata, favorita dai network comunicazionali che consentono l'accesso a una enorme quantit di informazioni, i servizi segreti devono estendere i loro rapporti con le istituzioni sociali che sono in grado di fornire un prodotto utile all'attivit di intelligence o che possono beneficiare, nell'interesse della societ, del suo supporto; d) la presenza e la funzione dei servizi segreti nell'apparato istituzionale dello Stato devono essere adeguatamente spiegate a pubblici via via pi larghi per evitare ai primi di chiudersi in logiche superate e ai secondi di non vederne l'utilit. Questi obiettivi possono essere gradualmente raggiunti iniziando a considerare i servizi segreti, in via di prima approssimazione, come qualsiasi altra organizzazione sottoposta a continua mutazione morfo-fisiologica resa necessaria per rispondere sia ai nuovi bisogni sia alle diverse condizioni ambientali. Non solo in questo approccio non vi nulla di eccezionale, ma la storia dei servizi segreti dimostra ampiamente

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  • come, in quanto organizzazioni, essi abbiano sempre manifestato una particolare capacit di adattamento, rinnovando strutture e compiti, modificando le forme di reclutamento e di addestramento, utilizzando nuove tecniche e perfezionando quelle gi sperimentate. Facendo astrazione dai casi singoli, e considerando i servizi segreti come organizzazioni, cio strutture umano-tecniche finalistiche, essi sono portati ad accrescere il loro ruolo o a ridurlo, a mantenere i propri referenti o a cambiarli in parte, seguendo i cambiamenti sociali globali. I parlamenti, i governi, i partiti, i sistemi postali o bancari, le imprese, le forze armate, la scuola, ecc. offrono chiari esempi di modificazioni anche profonde, di adattamento costante al cambiamento. anche la resistenza ad esso naturale per qualsiasi organizzazione sociale che deve riscoprire in s continuamente quali elementi possono adattarsi, quali devono scomparire e quali devono essere potenziati o creati, nella continua ricerca di un equilibrio tra conservazione della propria identit, rinnovamento interno e promozione della propria immagine esterna. La necessit del rinnovamento, per l'intelligence, scritta nelle cose, nei fatti, negli avvenimenti. Il problema di trovare una metodologia per gestire questo rinnovamento: i criteri e i soggetti che vi presiederanno daranno alla nuova intelligence una particolare impronta negli uomini, nei metodi, nella struttura. Forse non esagerato sostenere che le nuove gerarchie di potenza fra gli Stati, dopo lo scardinamento del blocco sovietico, saranno determinate dall'efficienza delle singole strutture di intelligence di cui disporranno.

    3. I SERVIZI SEGRETI MODERNI COME ORGANIZZAZIONI

    3.1 Trifunzionalit e trimodalit Premesso che non intendiamo fare una storia dei servizi di intelligence, ma semplicemente rintracciare quegli elementi che, caratterizzati storicamente, hanno dato origine alle presenti e pi diffuse accuse nei loro confronti, diciamo brevemente che i moderni servizi segreti nascono, nel periodo compreso tra la guerra franco-prussiana del 1870 e lo scoppio della prima guerra mondiale, per la confluenza di tre componenti gi esistenti: lo spionaggio politico-diplomatico, lo spionaggio e il controspionaggio militare, la polizia segreta. Queste tre componenti si possono disporre come tre lati di un triangolo scaleno: nei diversi Stati e nelle diverse epoche, questi lati si sono allungati o accorciati, dando al triangolo forme sempre diverse. Si in tal modo avuta ora la preponderanza del lato indicante l'attivit di polizia segreta (tipica dei regimi autocratici o totalitari), ora la preponderanza del lato indicante lo spionaggio politico-diplomatico (generalmente nei periodi di buone relazioni tra gli Stati interessati), ora infine la preponderanza del lato indicante lo spionaggio e il controspionaggio militare (nei periodi di guerra o di minaccia di guerra). Negli Stati pre-costituzionali, l'attivit dei servizi, allora propriamente definibili come segreti, aveva come referenti il re e il suo gabinetto, i grandi personaggi politici o militari, i vertici delle comunit religiose, i capi delle grandi compagnie mercantili, finanziarie e industriali. Non si deve credere che l'attivit segreta costituisse una parte marginale del processo decisionale: il sistema stesso favoriva la segretezza ed era, come sempre, teso a proteggere le proprie comunicazioni, a violare quelle dei nemici o concorrenti e ad acquisire quelle informazioni di volta in volta ritenute importanti. Negli Stati costituzionali, le varie componenti in cui si veniva organizzando l'intelligence acquistarono una legalit dapprima all'interno di singole istituzioni (Ministero dell'interno o di polizia, Ministero della guerra, Ministero degli esteri) e poi un ruolo preciso tra gli organi dello Stato. Spesso furono gli eventi a dettare le soluzioni e la storia dei servizi segreti registra il fatto che essi non hanno mai avuto una vita istituzionale tranquilla, ma sono spesso stati soggetti a suddivisioni e ricomposizioni, a proliferazioni e a concentrazioni, a cambiamenti di denominazione, di indirizzo e di referenti, a fasi di esaltazione dei loro compiti oppure di condanna e persecuzione. Sempre, inoltre, all'interno di uno stesso Stato, i diversi servizi hanno manifestato spinte pi o meno concorrenziali, riferibili sia a cause estrinseche (struttura politica generale) sia a cause intrinseche (divisione di compiti e di referenti, questioni gerarchiche, fondi). Alla trifunzionalit sopra ricordata, la prima guerra mondiale e soprattutto la seconda hanno aggiunto il perfezionamento della trimodalit (raccolta delle informazioni, valutazione o analisi delle informazioni, operazioni clandestine), facendo sempre pi ricorso al contributo della scienza e della tecnologia.

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  • 3.2 Servizi non pi segreti Fino a questo decennio prima dello scoppio della prima guerra mondiale, i servizi segreti erano segreti, cio non se ne parlava al di fuori di ambienti molto ristretti. Ma da quel momento in poi essi sono diventati di dominio pubblico, non solo contro la loro volont ad opera (inizialmente) di giornalisti o scrittori (alcuni dei quali, per, erano anche agenti segreti o collegati ai servizi), ma anche per la loro stessa volont o quella dei governi. Spesso si avuta maggiore pubblicit intorno all'attivit segreta di agenti civili rispetto a quella degli agenti militari, pi orientati verso la riservatezza sistematica, eccetto che nella ricostruzione di operazioni avvenute durante le guerre a cui si voleva dare risonanza. Da quando l'attivit dei servizi segreti diventata di pubblico dominio, anche per fini propagandistici, esaltatori entusiasti e detrattori di parte o ideologici hanno inondato il pubblico (anche attraverso libri e film) con racconti contraddittori e soprattutto con giudizi diametralmente opposti, approfittando di singole circostanze. In una certa misura i servizi segreti sono responsabili della loro stessa immagine, ma essi sono anche vittime dell'immagine che altri soggetti, per le pi diverse finalit, ne danno al pubblico. I metodi e i risultati non sono uniformi poich le diverse opinioni pubbliche nazionali, per cultura e tradizioni politiche, reagiscono in maniera diversa, alcune comprendendo meglio l'esistenza e giustificando l'attivit dei servizi segreti ed altre invece reagendo negativamente. Ma non sono soltanto logiche mercantili a guidare queste operazioni; ad esse sono spesso legati autentici progetti politici che possono avere come obiettivo un potenziamento o un depotenziamento dei servizi segreti. Negli Stati democratici, accade talvolta che i servizi segreti vengano investiti da una serie di critiche e di accuse alle quali non possono istituzionalmente rispondere. Riteniamo che sia anzitutto necessario costruire una piattaforma concettuale di normalit intorno a questo tema perch riteniamo che questa sia la premessa metodologica pi corretta da seguire per contribuire alla diffusione di una vera e propria cultura d'intelligence.

    3.3 I limiti delle organizzazioni un buon metodo prendere in considerazione anzitutto le critiche. Ai servizi segreti pi importanti, cio quelli che non si riducono a polizie segrete ad uso di sistemi dittatoriali, sono state rivolte molte accuse, che possono essere cos riassunte: di fornire al potere politico (o ai comandi militari in tempo di guerra) delle informazioni che, salvo qualche eccezione, non risultano di importanza decisiva, e viceversa di commettere grossolani errori di valutazione oppure operativi per cui, tutto sommato, il denaro che essi costano non del tutto giustificato; di ingigantire di fronte al potere politico - se non addirittura qualche volta di inventare - le minacce alla sicurezza nazionale in modo da giustificare la loro esistenza e il denaro impiegato; di attribuirsi nuovi compiti e di farsi particolarmente visibili presso l'opinione pubblica in epoche in cui la loro attivit ed estensione potrebbero apparire eccessive per evitare in tal modo il rischio di ridimensionamento; di giustificare la loro esistenza con l'esistenza del nemico, creando una sorta di complicit tra tutti i servizi segreti del mondo; di subire l'involuzione tipica di tutte le organizzazioni complesse, cio la burocratizzazione, la compartimentazione interna fino alla scarsa comunicabilit, l'enorme produzione di rapporti che i destinatari non possono umanamente esaminare e si accumulano generando spesso frustrazione nei loro autori; di sfuggire ad un controllo minuzioso delle loro attivit e delle loro spese, con l'inconveniente di sprechi, duplicazioni e ruberie - o deviazioni - a danno del pubblico denaro e dell'interesse dello Stato. Per ciascuno di questi capi d'accusa si possono trovare prove a carico che, se in qualche caso possono essere demolite, restano in altri casi difficilmente confutabili in modo aperto e oggettivo. I critici malevoli ne traggono la conclusione che i servizi segreti dovrebbero essere aboliti o drasticamente ridimensionati; i critici benevoli ne sostengono invece l'indispensabilit e si dicono pronti a favorire tutte quelle misure che possono evitare o ridurre i pi noti inconvenienti. Ma, impostato in questo modo, il dibattito senza fine. Pi utile invece riconoscere che, nel loro insieme, i capi d'accusa sopra elencati sono comuni a tutte le organizzazioni sociali: partiti, sindacati, imprese, banche, enti internazionali, forze militari, associazioni

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  • caritative, mass media, societ di assicurazioni, enti non governativi, ecc.. I servizi segreti non sfuggono alle costanti messe in luce dalla sociologia delle organizzazioni: autogiustificazione, autoaccrescimento, burocratizzazione, difesa corporativa, sprechi, corruzione, caduta di efficienza. Un servizio segreto che negasse questi difetti sarebbe altrettanto poco credibile di qualsiasi altra organizzazione che si trincerasse dietro la stessa linea di difesa. Nei confronti dei servizi segreti, tuttavia, queste accuse appaiono pi gravi, agli occhi dell'opinione pubblica, a causa dell'alone di mistero che circonda la loro attivit al punto di farli ritenere come potenze oscure al di sopra e al di fuori della legge, forse anche contro la legge, e dalla difficolt oggettiva, per i servizi segreti stessi, di difendersi pubblicamente o di affermare positivamente il loro ruolo. Come tutte le altre organizzazioni, essi hanno bisogno di una legittimazione, ma incontrano il limite naturale di non poter giustificare sempre e totalmente la loro base di legittimit precisando i servizi resi: essi non possono illustrare le operazioni che hanno in corso, non possono sempre e in dettaglio raccontare i successi (o gli insuccessi) del passato, non possono reclamizzarsi oltre una certa misura. Devono fare affidamento sulla fiducia di ambienti ristretti che conoscono il loro lavoro in maniera sufficientemente precisa, ma che non possono farsene difensori d'ufficio oltre una certa misura anche perch condizionati dalla loro qualificazione politica. Un altro limite dei servizi segreti consiste nel fatto che essi sono sistematicamente e contemporaneamente attratti da due poli magnetici: da un lato essi hanno come vocazione istituzionale quella di vegliare, con metodi e mezzi loro propri, sulla sicurezza dello Stato, ma dall'altro lato sono agli ordini dei governi, che cambiano negli uomini e nelle forze politiche che li compongono, e quindi negli indirizzi. In tal modo essi sono divisi tra il perseguimento di obiettivi generali e di lungo termine e obiettivi particolari e di breve termine, e questo crea una continua tensione al loro interno.

    3.4 L'aspetto istituzionale Un aspetto che viene spesso trascurato nelle polemiche intorno ai servizi segreti quello istituzionale: i servizi segreti non sono associazioni private regolate dal diritto privato. Sono organi dello Stato istituiti e organizzati secondo leggi dello Stato e hanno precisi referenti istituzionali. Qualsiasi soggetto prende le decisioni in base a due elementi: gli interessi e le informazioni. Gli organi politici individuano gli interessi da perseguire e in base a questi chiedono le informazioni necessarie al loro conseguimento. I servizi segreti si innestano nel momento della ricerca e della fornitura delle informazioni in vista di particolari interessi. Ma il processo non cos semplice e schematico perch gli interessi, a loro volta, emergono dalle (si costruiscono sulle, si rafforzano con le) informazioni. In un caso-limite, un servizio segreto potrebbe monopolizzare tutte le informazioni importanti e quindi influenzare in modo decisivo le decisioni del potere politico. In una societ pluralistica (pluralistica anche nel campo delle fonti di informazione) questo piuttosto difficile se non impossibile. Ma l'ipotesi-limite sempre presente nella sfera politica che, almeno in certi settori, dipende quasi completamente dalle informazioni del servizio segreto. La contromisura tradizionale quella di organizzare il pluralismo dei servizi segreti con il corollario, difficilmente evitabile, di provocare una concorrenza tra di loro. Ma questa concorrenza non deve essere esagerata: fa parte della storia e della tradizione dei servizi segreti. Un pluralismo motivato non da diffidenza ma da esigenze funzionali pu risultare produttivo. Il pluralismo dei servizi segreti implica comunque un coordinamento (una struttura di coordinamento o la prevalenza gerarchica di un servizio sugli altri) la cui efficacia si trova sempre in un punto compreso tra l'apparenza di un coordinamento e un reale coordinamento che pu essere definito solo caso per caso e difficilmente pu essere imposto d'autorit. Come ogni organizzazione, infatti, i servizi segreti elaborano strutture di autoprotezione che di solito sono abbastanza efficaci. Inoltre, al di l della dipendenza gerarchica e formale, definita dalla legge, i servizi segreti, per essere efficienti, stabiliscono una rete di collegamenti con numerosi soggetti, pubblici e privati, interni ed esteri, legali e, talvolta, illegali. Nel dettaglio, questi legami non possono essere predefiniti: sono le circostanze ad attivarli, e queste dipendono quasi sempre dalle spesso imprevedibili iniziative di soggetti autonomi. Esiste quindi un margine d'azione per i servizi segreti che sfugge normalmente al controllo e le iniziative relative, per esser fruttuose, non devono essere rivelate intempestivamente e non possono essere previste secondo una precisa casistica.

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  • In altre parole, per affrontare con seriet, e non a fini polemici o mirati a un obiettivo prefissato, la questione dei servizi segreti, necessario anzitutto eliminare la eccezionalit del loro trattamento concettuale. Essi devono essere considerati come una forma organizzativa, e quindi strutturata, come tante altre, da proprie leggi intrinseche a loro volta inquadrate dalla legge dello Stato. Su questa base di partenza possibile sviluppare un discorso specifico sul tipo di organizzazione, sulle finalit, sul controllo, sui metodi operativi ecc. In tal modo sar possibile ottenere, quando ce ne sia bisogno, un importante effetto collaterale: lo sviluppo di una cultura d'intelligence, che non significa un'accettazione acritica dell'esistenza dei servizi segreti e della loro funzione, svolta in un dato modo piuttosto che un altro, ma significa inserire la loro esistenza e la loro attivit su un piano di normalit funzionale in seno alla societ e allo Stato. Dopo di che sar possibile discutere le forme e la sostanza della loro attivit.

    4. L'INTELLIGENCE NEL FLUSSO DEGLI EVENTI DAL 1945

    4.1 Analisi sincronica e diacronica Pu essere utile, ai fini di un approfondimento del ruolo dell'intelligence, esaminare rapidamente, in forma sincronica (orizzontale) e diacronica (verticale), l'evoluzione dei fini istituzionali dei servizi segreti in parallelo all'evoluzione delle principali caratteristiche strutturali che hanno dominato la vita dei Paesi occidentali dalla fine della seconda guerra mondiale. A tal fine sono state prese in considerazione le seguenti strutture: la forma di comunicazione, cio le caratteristiche dei principali mezzi di comunicazione e la loro influenza sulle forme stesse della comunicazione; la struttura sociale, intesa sotto l'aspetto organizzativo; la struttura politico-istituzionale, cio le forme istituzionali assunte dai centri di potere; la struttura economica; la struttura della cultura e dei valori. Alla loro evoluzione ha corrisposto un'analoga evoluzione delle strutture dei servizi segreti e delle loro priorit. La segmentazione temporale in periodi ovviamente una scelta volontaria. Non tutte le strutture prese in esame rispettano la periodizzazione prescelta, ma non difficile notare una larga coincidenza che dimostra, ancora una volta, come "tutto si tiene". Di sfuggita accenniamo alla necessit, nel campo della formazione del personale dei servizi segreti, di fornire, preliminarmente all'attribuzione di specifici incarichi a qualsiasi livello, una preparazione culturale generalista, come quella che si pu ricavare dallo schema di seguito riportato.

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  • 4.2 Periodo 1945-1960 Questo periodo considerato come quello in cui si afferma e si consolida la guerra fredda attraverso la costituzione di due blocchi contrapposti su tutti i piani: politico-ideologico, economico-sociale, militare. La spinta verso la formazione di ampie e solide strutture organizzative verticistiche, sia all'interno degli Stati (grandi partiti, sindacati, chiese) sia tra gli Stati, attraverso la formazione di alleanze militari (NATO, Patto di Varsavia) ed economiche (dal Piano Marshall che getta le basi della ricostruzione post-bellica discende l'OECE e nel suo ambito si forma pi tardi il MEC). I mass media dominanti sono la radio e la stampa, strumenti adatti a veicolare messaggi fortemente ideologizzati e propagandistici attraverso cui si combattono gli schieramenti contrapposti (in realt lo scontro avviene solo all'interno dell'area occidentale in cui i mass media godono di ampia libert insieme ai partiti di sinistra anti-occidentali e filo-sovietici). Nel campo dei servizi segreti, normale che la priorit vada allo spionaggio e al controspionaggio militare e politico, con un'ampia subordinazione dei servizi segreti alleati nei confronti di quello degli Stati Uniti, specie attraverso la struttura della NATO.

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  • 4.3 Periodo 1960-1980 Nel campo delle comunicazioni di massa si diffonde la televisione, che entra in un numero sempre crescente di famiglie e attrae per se stessa, come mezzo, indipendentemente dal contenuto. Il dibattito politico sfrutta immediatamente questo nuovo mezzo che raggiunge le masse, il cui potere economico intanto cresce con la diffusione del benessere e del consumismo. La tv valorizza le singole personalit e John Kennedy riesce con questo mezzo a colmare il distacco che lo separava da Richard Nixon in occasione delle elezioni presidenziali del 1960. Inizia, prima negli Stati Uniti e poi in Europa, l'epoca della politica-spettacolo in cui svolge un ruolo determinante la personalit carismatica del leader. questa che comincia ad ottenere il consenso, attraverso la persuasione, su determinati contenuti. La comunicazione politica, veicolata dai leader, tende a moltiplicarli e ci avvia un processo di demolizione del monolitismo delle grandi strutture organizzate. A ridurre il controllo delle grandi strutture sull'opinione delle masse contribuisce la diffusione di alcune tematiche che attraversano le strutture stesse, vanno a colpire gli individui singolarmente, nelle loro coscienze. La crisi di Cuba del 1962, ad esempio, fa prendere consapevolezza del fatto che la pace mondiale dipende dalla buona volont dei leader delle due superpotenze, e meno dalle grandi strutture politico-militari che USA e URSS hanno messo in piedi. La guerra del Vietnam - la prima guerra in tv - intacca la leadership degli Stati Uniti mentre le notizie del conflitto "ideologico" tra Cina e URSS intaccano la fede dei comunisti nel valore pacificatore del marxismo. Le crisi del Medio Oriente fanno emergere l'importanza del dato economico, dell'interesse nazionale al di l dello schieramento politico e strategico ufficiale. In Italia, il referendum sul divorzio passa attraverso quasi tutti i partiti. Notevole l'influenza della diffusione di culture alternative al confronto Est-Ovest, quali il pacifismo, l'ecumenismo (Concilio Vaticano II), il terzomondismo, l'antimilitarismo. Le due crisi petrolifere e monetarie che si manifestano durante gli anni '70 modificano le forme di produzione, mettono in dubbio la perennit del consumismo, aprono il fronte del dibattito ecologico che si allarga nella contestazione del nucleare, pacifico o militare. Tutti questi elementi disgregano progressivamente la capacit di controllo del consenso delle masse ad opera delle grandi organizzazioni. In queste pieghe si manifestano i fenomeni della contestazione, del gruppismo, che poi sfociano nel terrorismo di destra o di sinistra. La sicurezza esterna, garantita dalle grandi alleanze politico-militari, viene adesso sfidata dall'interno, dalla destabilizzazione, che diventa l'elemento centrale dell'interesse dei servizi segreti, impegnati a combattere fenomeni eversivi che presentano cause endogene e collegamenti esogeni, rendendo spesso difficile indicare la priorit genetica tra i due aspetti. Partendo dal caso della fallita operazione della CIA a Cuba (episodio della Baia dei Porci all'inizio del 1961) e speculando sull'assassinio di Kennedy (1963), inizia una vasta pubblicistica che mette sotto accusa i servizi segreti dell'Occidente, gi intaccati dalla scoperta in Gran Bretagna della talpa sovietica Philby e dei suoi complici. Nasce l'esigenza di superare, o integrare, le grandi organizzazioni internazionali di sicurezza con nuove formule, quali la CSCE (Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), il cui "terzo cesto", relativo ai diritti umani, solo pi tardi si riveler destabilizzante per il blocco sovietico.

    4.4 Periodo 1980-1990 Cominciano a diffondersi a livello di massa i personal computer (PC) insieme ad altri prodotti elettronici di massa ma votati all'intrattenimento privato, come gli impianti musicali HI-FI e i videoregistratori. Ci spinge verso il privato, mettendo in crisi il gruppismo e creando nuove associazioni di tipo pi omogeneo. I mass media tradizionali (stampa, radio, tv) interagiscono e creano un flusso informativo dominato dalle tecniche di influenza delle masse. Sono le catene tematiche a generare nuove correnti di opinioni e questo influisce sulle tecniche di propaganda dei partiti, costretti sempre pi a filtrare i loro messaggi attraverso i mass media e in particolare attraverso la tv. La crisi del blocco comunista si pu seguire alla tv, dall'abbattimento del Muro di Berlino alla rivoluzione romena. L'URSS di Gorbaciov rinunzia al primato dell'ideologia marxista, abbandona il centralismo democratico e la pianificazione centralizzata.

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  • A questo si arriva per solo alla fine del decennio, caratterizzato, con la presidenza di Ronald Reagan (1981-1988), dalla sfida finale, economica e tecnologica, all'Unione Sovietica, tanto che questa deve ammettere la propria incapacit di reggere il confronto minacciato con la messa a punto dell'Iniziativa di Difesa Strategica (SDI, 1983). Di fronte al progressivo allentamento delle grandi strutture unificanti, si manifestano i nazionalismi (Polonia, Solidarnosc: inizio anni '80), i particolarismi, le rivendicazioni dei diritti delle minoranze. Ne cominciano a soffrire le istituzioni centrali degli Stati anche occidentali con il divampare di fenomeni autonomistici (nel Regno Unito, in Francia, in Spagna). Per conservare il consenso, durante il decennio dello scontro incruento ma finale con l'URSS, tutti i Paesi occidentali hanno modificato le strutture economiche, puntando sull'innalzamento dei debiti pubblici al fine di distribuire risorse per mantenere alto il livello dei consumi. Questo produce reazioni nelle regioni, all'interno dei singoli Stati, che credono di dare pi di quanto ricevono: da qui le spinte regionalistiche, federalistiche, al limite separatistiche. Il disagio sociale, connesso all'aumento della disoccupazione, trova nella xenofobia una valvola di sfogo, alimentata dal crescente integralismo che, dall'Iran, si diffonde nei Paesi musulmani. I servizi segreti seguono con particolare attenzione il nuovo ordine internazionale che si profila con i primi accordi per la distruzione o riduzione di armi nucleari, con l'emergere dei nazionalismi e dei separatismi, con l'affermazione di una nuova gerarchia tra le potenze mondiali non pi legata principalmente al potere militare: si affermano, oltre alla Germania e al Giappone, la Cina e i Paesi, soprattutto asiatici, di nuova industrializzazione, particolarmente aggressivi sul piano commerciale. Si comincia a parlare di interesse nazionale e di intelligence economica al suo sostegno, ma anche di nuove minacce, legate non solo ai fenomeni sopra indicati ma anche a quelli derivanti dai legami tra terrorismo e criminalit organizzata, mafie, circuiti della droga e del riciclaggio del denaro. Intanto la liberalizzazione dei movimenti dei capitali e la formazione di un mercato finanziario globale riducono i poteri delle banche centrali, diminuendo in tal modo, sostanzialmente, la sovranit dei singoli Stati.

    4.5 Periodo 1990-1994 Nel campo della comunicazione si affermano il ricorso sempre pi massiccio alle banche di dati, il collegamento internazionale (Internet ha 30 milioni di abbonati in tutto il mondo alla fine del 1994), la multimedialit (testi, immagini, suoni), la corrispondenza elettronica. Se si notano gli effetti a livello di comunicazione politica, attraverso la disgregazione dei partiti tradizionali e la formazione di nuovi referenti, la responsabilit non solo dei mass media, ma del lungo processo di perdita di influenza sulle masse delle grandi strutture organizzate dell'immediato dopoguerra. vero che in una prima fase la tv ha privilegiato la comunicazione carismatica e ha lasciato in secondo piano i contenuti (ad es. ideologici), ma con ci ha ridotto oggettivamente l'importanza dei contenuti e delle strutture che su di essi si fondavano. anche vero che, in un secondo tempo, l'insieme dei mass media ha esercitato una influenza sull'opinione pubblica. Ma altrettanto vero che i mass media sono diventati sempre meno di massa e sempre pi personalizzati, e se hanno creato spesso una realt fittizia o virtuale, non hanno poi impedito ai loro fruitori di reimmergersi, spento il televisore, nella realt concreta. In un certo senso, il distacco tra la realt mediatica e la realt concreta ha fatto rinascere quella capacit di confronto che alla base della riflessione razionale. E questo avvenuto sul piano prevalentemente individuale poich i media dell'ultima generazione consentono al singolo, pur restando solo, di entrare in contatto con tutti, e quindi di non essere isolato. Ma certo il singolo non ha pi bisogno di grandi strutture onnicomprensive e protettive. Una normale reazione stata quella di valorizzare il gruppo, ma non come negli anni '60 e '70, in vista della realizzazione di un obiettivo esterno, bens allo scopo di scoprire delle affinit dimenticate (culturali, religiose, etniche ecc.). Ci ha provocato anche deviazioni xenofobe, fondamentalismi, ghettizzazioni, emarginazioni: tutto ci che sembra, per il singolo individuo, avere un valore condivisibile con i propri affini ma non pi riferibile allo schema di contrapposizione Est-Ovest. Il singolo che riscopre affinit con i propri simili attraverso i network tende a crearsi un'autosufficienza rispetto alle istituzioni tradizionali, comprese quelle riferibili allo Stato, di cui si contestano il centralismo, gli sprechi, l'inefficienza. Ci si traduce, in alcuni Paesi, nel valorizzare l'idea di una privatizzazione non solo delle capacit produttive in mano pubblica ma anche di molti servizi. Il fenomeno si accentua a mano a

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  • mano che vengono al nodo i problemi della finanza pubblica, sovvertita durante gli anni '80, e ora incapace di sostenere quella rete di assistenzialismo che era stata distesa per conservare il consenso durante la recessione economica e mentre era in atto la sfida finale con il blocco comunista. Ma, parallelamente, emerge il fatto che gli Stati non possiedono pi il pieno controllo di alcune leve, prima tra tutte quella monetaria, a causa della liberalizzazione del movimento dei capitali e della globalizzazione del mercato finanziario internazionale. I servizi segreti sono ora sfidati, in questo inizio degli anni '90, da una serie di minacce che gravano sulla stabilit sociale, sulla sicurezza e sulla indipendenza degli Stati soprattutto per la confluenza di attivit in parte legali (trasferimenti di capitali, passaggi di propriet industriali, delocalizzazioni produttive) e operanti dall'interno e dall'esterno dei confini (forse operanti nel ciberspazio), ma di difficile reperimento, di difficile valutazione in prospettiva, di difficile contrasto anche quando si voglia operare in questo senso (ma spesso manca chiarezza di direttive politiche al riguardo); e per la diffusione di attivit illegali che, comunque, riescono in molti modi a diffondersi nel tessuto economico, sociale e politico, sfruttando tecnologie d'avanguardia, competenze professionali elevate, complicit difficili da reperire e da dimostrare. A ci devono aggiungersi, per quanto riguarda i servizi segreti, i nazionalismi in effervescenza, i conflitti interetnici, il traffico di armi o sostanze impiegabili per la fabbricazione di armi di distruzione di massa, le minacce dell'integralismo religioso, ecc.. Non pi possibile distinguere con chiarezza i limiti territoriali di una minaccia, n le forme del suo manifestarsi, n i tempi, n gli obiettivi ultimi perseguiti. Un'ultima sfida all'intelligence di Stato, cui si gi accennato, proviene dall'intelligence privata diffusa, dal pullulare di strutture private che sono in grado di "fare intelligence" su commissione (che spesso utilizzano elementi usciti dai servizi segreti) e, talvolta, con minori vincoli legali dei servizi segreti. Senza contare che le grandi imprese o le grandi istituzioni finanziarie gi da tempo dispongono di proprie strutture di intelligence, impegnate tanto nello spionaggio verso i concorrenti quanto nel controspionaggio per difendersi, cui deve aggiungersi la tradizionale e sempre pi perfezionata attivit di lobby che, per essere efficace, ha bisogno di un lavoro di preparazione e di fiancheggiamento di tipo intelligence. Se i poteri pubblici e le opinioni pubbliche non sono sufficientemente avvertiti di queste profonde mutazioni ambientali, i servizi segreti si troveranno nella difficolt di precisare i loro compiti e di giustificare il proprio operato. Eppure mai come in questa epoca, definita era dell'informazione o anche era della conoscenza, gli Stati avvertono il bisogno di contare su efficienti strutture votate espressamente alla raccolta delle informazioni per produrre quella conoscenza che indispensabile nel processo decisionale.

    4.6 Intelligence diffusa Senza volere entrare in dettagli, possibile farsi un'idea della ramificazione dell'intelligence nella societ distinguendo l'area dell'attivit dello Stato e l'area dell'attivit privata, tenendo conto del fatto che tra le due vi continua osmosi. Nello schema che segue si pu osservare l'articolazione degli interessi dei diversi soggetti, il modo in cui questi interferiscono l'uno sull'altro e in che misura diffusa l'attivit di intelligence sia a livello di acquisizione di informazioni e di conoscenza (spionaggio e analisi delle fonti aperte e protette) sia a livello di protezione o difesa dei propri interessi (controspionaggio e analisi delle fonti aperte e protette). Ogni soggetto, sia che appartenga al dominio dell'attivit statale sia che appartenga al dominio dell'attivit privata, nel perseguire il proprio interesse (pubblico o privato) ha, schematicamente, sempre due obiettivi fondamentali: la ricerca del potere nei confronti dei soggetti omologhi (conquista, conservazione, accrescimento) e la ricerca del benessere, che consiste essenzialmente nel migliorare le proprie condizioni materiali. Lo Stato persegue entrambi questi obiettivi attraverso tre tipi di attivit: espansiva (o di iniziativa), protettiva (difensiva) oppure regolata. Nei primi due casi, lo Stato libero nei suoi comportamenti; nel terzo caso, invece, essi sono assoggettati a delle regole che lo Stato stesso ha accettato, o in posizione di subordinazione, o in posizione di uguaglianza con altri Stati: in ogni modo si tratta di accordi internazionali bilaterali o multilaterali, o anche di accordi a livello ministeriale o di altri enti (ad es. le banche centrali). Non si deve per dimenticare che gli Stati possono agire anche contro le regole che hanno accettato con altri Stati oppure sapendo di violare le leggi di un altro Stato.

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  • I vari casi possono essere inquadrati nello schema seguente: DOMINIO DELL'ATTIVIT STATALE A. Ricerca del potere 1. Attivit espansiva (iniziativa) a. aiuti militari e vendita di armi b. politiche egemoniche c. intervento e aggressione d. conquista territoriale e. dominio commerciale f. spionaggio 2. Attivit protettiva (difensiva) a. modernizzazione militare b. alleanze politiche c. mantenimento della stabilit politica d. sicurezza dei confini e. controllo delle esportazioni f. controspionaggio 3. Attivit regolata (accordi internazionali) a. leggi di guerra b. regolamentazione dell'aggressione: Carta dell'ONU c. alleanze militari e politiche d. monitorizzazione eventi - banche di dati B. Ricerca del benessere 1. Attivit espansiva a. aiuti economici b. commercio internazionale e assistenza tecnica c. imperialismo e neoimperialismo d. intervento e aggressione e. integrazione internazionale f. diplomazia dei prodotti primari g. monitorizzazione di eventi - banche di dati 2. Attivit protettiva a. restrizioni nazionali al commercio b. conservazione delle risorse naturali c. controlli sulla forza-lavoro - immigrazione d. politiche fiscali e monetarie e. protezione informazioni, risorse e propriet 3. Attivit regolata a. commercio internazionale b. debito internazionale c. unioni doganali d. codici di condotta e. monitorizzazione di eventi - banche di dati Quanto all'attivit dei soggetti non statali, che si possono definire privati, la ricerca del potere e la ricerca

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  • del benessere possono avvenire in due forme: o con un'attivit collaborativa, sul piano di parit tra i soggetti (regolati dal diritto privato, nazionale o internazionale, su base consensuale), o con un'attivit competitiva, la quale pu essere regolata dal diritto, ma in qualche caso pu svolgersi contro il diritto, se non dello Stato cui appartengono questi soggetti privati, eventualmente contro il diritto dello Stato sul quale interferisce quella attivit o contro il diritto che scaturisce dagli accordi internazionali. DOMINIO DELL'ATTIVIT PRIVATA A. Ricerca del benessere 1. Attivit collaborativa a. scambi di beni e servizi b. scambi educativi e culturali - turismo c. uso delle fonti aperte e delle banche di dati 2. Attivit competitiva a. utilizzazione delle risorse mondiali b. sviluppo tecnologico c. competizione per capacit tecnologica, manageriale, ecc. d. sfruttamento dei mercati monetari globali e. acquisizione non consensuale di informazioni B. Ricerca del potere 1. Attivit collaborativa a. mantenimento di un'ideologia orientata al profitto b. rispetto dei bisogni economici del Governo c. rispetto dei bisogni economici degli alleati d. espansione dell'occupazione per iniziativa governativa e. gestione difensiva dell'informazione 2. Attivit competitiva a. commercio internazionale delle armi b. protezione dei mercati mondiali e delle materie prime c. conservazione dei vantaggi commerciali comparativi d. gestione offensiva dell'informazione Anche un sommario esame dello schema sopra riprodotto sufficiente per rendersi conto della pervasivit dell'attivit di intelligence, necessaria a tutti i soggetti, pubblici e privati, per prendere decisioni in vista della protezione dei propri interessi. Questa pervasivit dell'intelligence un riflesso della diffusione del potere (politico, economico, ideologico-culturale, religioso, militare) che, come si gi detto, ha intaccato profondamente anche il concetto di sovranit nazionale. Ma non per questo venuto meno il concetto di interesse nazionale, che pu sempre essere definito, o meglio ridefinito con flessibilit a causa dell'accelerazione dei cambiamenti che si verificata in questa seconda met del secolo XX. Una flessibilit che, dopo quanto si detto, si estende naturalmente anche ai servizi segreti, ai quali certo non si pu rimproverare di non aver sempre cercato di mantenere il contatto con il fronte avanzato dei cambiamenti, ma verso i quali necessario diventare sempre pi consapevoli, anche in quanto organizzazioni, che i processi di adattamento non finiscono mai e che non mai produttivo subirli anzich promuoverli consapevolmente. Questa realt di intelligence diffusa , nelle condizioni presenti, irreversibile e quindi costituisce la base di partenza per un accreditamento del ruolo dei servizi segreti nelle societ contemporanee, per una promozione della cultura d'intelligence che parta anzitutto dall'interno stesso della comunit d'intelligence di un singolo Paese ma poi, compatibilmente con la sua storia e la sua esperienza, si dilati verso le sfere pubbliche responsabili e, in cerchi sempre pi larghi, verso l'opinione pubblica. Perch le strutture pi salde

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  • sono quelle che godono del pi ampio e profondo consenso democratico.

    5. CONCLUSIONI Il concetto di sicurezza nazionale ha esteso, da un lato, i suoi confini e, dall'altro, li ha resi pi fluidi. Questo fatto rende pi difficile definire in modo normativo e organizzativo sia la struttura dell'intelligence sia l'attivit di intelligence. Tutti i principali Stati del mondo sono quindi impegnati a riorganizzare i loro servizi segreti poich la loro materia prima - l'informazione - diventata tale anche per altri numerosi soggetti che operano all'interno degli Stati e attraverso gli Stati. Questioni militari, industriali-commerciali, tecnologiche, politico-sociali, di natura privata o pubblica o mista, massa esorbitante di informazioni, difficolt a definire i problemi in termini ideologici o geografici o geopolitici, impongono un'accurata riorganizzazione dei servizi segreti. Quanto pi questa sar efficace, lungimirante e flessibile, tanto pi gli Stati e i loro governi potranno disporre di uno strumento in grado di produrre non solo sicurezza ma anche benessere. Sui servizi segreti si fonda buona parte della nuova gerarchia tra le potenze nel mondo del dopo guerra fredda.

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  • Arturo Carlo IEMOLO - Diritto d'informazione dello Stato (a proposito di una recente polemica) (*)

    1. PREMESSA Le polemiche che nei mesi scorsi si sono svolte per l'esistenza, e poi la distruzione, di fascicoli intorno ad uomini politici creati presso un servizio informazioni dello stato maggiore, mi hanno ispirato alcune considerazioni che espongo nella forma pi piana. Lieto se potessero offrire spunto a qualche giovane costituzionalista per trattare, con il tecnicismo che io non posseggo, le questioni di diritto che esse implicano; od anche semplicemente per porre a disposizione di qualche docente, nelle grandi universit sempre assillato dalla ricerca di temi che non si ripetano troppo ai laureandi per le loro dissertazioni, alcuni possibili argomenti. Queste mie considerazioni non hanno maggiori pretese.

    2. UN ASPETTO POCO STUDIATO DEL "DIRITTO ALLA RISERVATEZZA" C' una pretesa giuridica tutelata a che altri non si occupi della mia vita? Da vari anni si parla molto di un diritto alla riservatezza; divenuto un tema molto in voga, qualche scrittore ne ha fatto uno dei suoi argomenti preferiti, trattandolo sotto vari aspetti; qualche sommo giurista vi ha dedicato osservazioni acute e sagaci. Quando peraltro si guarda addentro nel dibattito, ci si accorge che i casi pratici e le relative controversie partono sempre da quei punti in cui il diritto positivo offre qualche caposaldo; il diritto alla propria immagine, quello sulle lettere che si sono scritte e ricevute, al pi la non intercettabilit delle comunicazioni telefoniche. Fuori di queste ipotesi, si d poi l'ambito penalistico della diffamazione e della reazione a questa: che evidentemente non pu trattare le invasioni nella intimit in cui non ci sia nulla che possa toccare la fama della persona nella cui vita si voluto penetrare. Ma si pu configurare un diritto, od una pretesa tutelata, a che altri non si occupi degli affari nostri? A che altri non indaghi nella mia vita, se pure sappia che non c' nulla da occultare, che sono marito fedele, padre amoroso, amico leale, professionista solerte e scrupoloso? Temo che questa pretesa - che penso risponda poi ad un desiderio di moltissimi - non trovi tutela nel diritto. La circostanza stessa che gli artt. 131-137 del t.u. della l. di p.s. 18 giugno 1931 n. 773 prevedano persone ed enti che diano vita ad uffici d'investigazioni, ricerche, raccolta d'informazioni per conto di privati, sottoposti ad una licenza il cui rilascio subordinato tra l'altro alla dimostrazione della capacit tecnica per i servizi che s'intendono esercitare, sta a confermarlo. So che nelle licenze a questi istituti si pongono condizioni, cos il divieto di pedinamento; sono peraltro limiti, che presuppongono la liceit di una organizzazione per indagare. Ora mi avviene di chiedermi quali possano essere - e se possano essercene - mie reazioni e difese su un terreno giuridico, ove mi avvedo che qualcuno mi segua per via, sia pure molto discretamente, a debita distanza, e cercando di non farsene avvedere, e sappia che questi stesso domandi poi notizie di me al portiere, alla segretaria, ad altri. A parte le reazioni che con il diritto non hanno a vedere, potr rivolgermi al commissariato di p.s., che esercita presso di noi, per lo pi con tatto e garbo, una funzione conciliativa anche per quanto sui margini del giuridicamente rilevante; ed il commissario convocher l'indiscreto. Ma poi? Se per es. quegli desse la spiegazione che si legge spesso nei romanzi e novelle ottocentesche, che segue quella signora o signorina perch l'immagine vivente di una moglie o figlia morte, o che s'interessa a quel capodivisione perch sta scrivendo un romanzo o prepara un film sulla burocrazia e gli preme di conoscere nei dettagli la vita di un burocrate cinquantenne di grado medio, o non volesse dare alcuna spiegazione, cosa potrebbe l'autorit di p.s.? Il t.u., accanto ai provvedimenti prefettizi dell'art. 2, su cui ha dovuto pronunciarsi la Corte

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  • Costituzionale, menziona genericamente all'art. 4 provvedimenti dell'autorit di p.s., ma non mi pare porga alcuna base per ritenere ammissibile una ordinanza formale che intimi a Tizio di non occuparsi oltre della vita e degli affari di Caio. E, per porre la questione in termini pi schiettamente giuridici, potrebbe Caio convenire Tizio dinanzi al giudice civile con un'azione volta a far dichiarare che questi commette un illecito, curiosando - ma senza violare alcuna specifica norma - intorno alla vita di lui Caio? Mi sembra che no. pessimo gusto quanto giornali, e spesso rotocalchi, pubblicano intorno ad amori, promesse di matrimonio, maternit incipienti o deluse, di principesse od attrici. L ci sarebbero spesso gli estremi della diffamazione, e talora dell'azione per danni. Ma ove questi manchino (come mancano certamente allorch il foglio parla dei pellegrinaggi e dei voti che un donna sposata pone in essere nella speranza di divenire madre) l'offesa soltanto al gusto, non al diritto. Chi studia quel tema sempre attraente su cui non si pu mai dire l'ultima parola, della linea divisoria tra giuridicamente rilevante ed irrilevante, tra beni protetti e non protetti dal diritto, riscontra qui una fattispecie, di un'aspirazione quasi unanimemente sentita, di non essere oggetto della curiosit altrui (gli stessi esibizionisti vorrebbero che convergesse su di loro soltanto una certa curiosit, che piacerebbe loro dirigere, che cogliesse solamente determinati dati), e che non trova protezione nel diritto. Ciascuno deve qui proteggersi da s.

    3. CURIOSITA' E FISSAZIONE SULLA SCORTA DEI PROPRI RILIEVI La formazione del documento Ci sono curiosit che mirano soltanto a sapere, ma ci che appreso resta nella mente del curioso. A volte invece viene fissato sulla carta. Comincerei a ricordare che accanto a quel curiosare di cui dianzi dicevo, che si esplica con il pedinamento o con le interviste al portiere, ce n' un altro, di cui possono essere oggetto soltanto persone in una data posizione, e di cui esse non hanno alcun modo di accorgersi: si tratta della formazione del dossier. Si spulciano nelle emeroteche vecchie raccolte di giornali, si leggono diari, oggi molto di frequente pubblicati, talora si accede ad archivi italiani o stranieri, specializzati (archivi della resistenza, dell'antisemitismo, ecc.), e si prendono appunti o fotocopie. Cosa scriveva Tizio ai tempi del fascismo? era presente a quella cerimonia in onore di una missione nazista? quali articoli redasse a proposito dell'asse italo-tedesco? quali al tempo delle leggi razziali? nei resoconti parlamentari quali brani di suoi discorsi presentano un qualche interesse? Cos, con passi di giornali o di resoconti, tutti di pubblica ragione, si forma il dossier. E sulla liceit giuridica di questo tipo d'indagine (che normalmente render solo un aspetto dell'uomo, che potr anche essere falsato, ove vi siano colte soltanto le singole frasi che potevano interessare per lo scopo propostosi da chi formava il dossier) non possibile sollevare eccezioni. Ma ritorniamo al curiosare, alle indagini dirette; chi le compie consegna i risultati della sua ricerca ad un diario od un libretto di appunti. Sembra che si sia ancora nell'ambito del giuridicamente irrilevante. Quel che tengo chiuso nel mio cassetto non pu costituire oggetto d'illecito: sia lo sfogo di miei risentimenti verso il regime politico in cui vivo o del mio odio per Sempronio, o di ossessioni lubriche. Il reato dell'art. 282 cod. pen. (l'offesa all'onore od al prestigio del capo del governo; per la storia del periodo fascista bene guardare anche nei repertori di giurisprudenza le varie massime in proposito) presupponeva pur sempre che ci fosse una persona presente al momento in cui alcuno pronunciava le parole offensive, o che queste venissero scritte in luogo visibile (magari il muro di una latrina). E tuttavia un regime tirannico potr anche processare e condannare per gli scritti che abbia trovato nel corso di una perquisizione; o quanto meno adottare in base ad essi misure di sicurezza contro il cittadino che ormai provato essere un mal pensante. Comunque il consegnare sulla carta gi un fissaggio, un trapasso fuori di noi; il nostro ricordo muore con la nostra persona, l'appunto resta; non solo ci sopravvive ma pu esserci sottratto. Nella teologia morale del seicento e del settecento hanno il loro luogo gli appunti per la confessione, cio il frutto della preparazione ad una buona confessione, che il penitente compiva, fissando sulla carta il ricordo

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  • dei peccati commessi, dei dubbi nutriti in materia di fede. Tali appunti sottratti o smarriti partecipavano in qualche modo del segreto della confessione? commetteva un particolare peccato chi li divulgasse? (1) poteva sulla loro base instaurarsi un processo? Nel diritto odierno c' giurisprudenza e letteratura sulla possibilit di giovarsi nel processo, civile o penale, di documenti indebitamente acquisiti (2); e direi che sia molto interessante per cogliere la reazione dell'opinione pubblica di fronte alle varie forme di reati, il vedere se approvi o meno le intercettazioni di lettere, di telefonate, le registrazioni delle conversazioni su nastri, ed altres gli agenti provocatori (non scorgo alcuna reazione allorch questi strumenti siano usati in tema di spionaggio militare; ci che mostra come l'opinione dei pi scorga sempre nella difesa militare il massimo bene da proteggere, dando assai pi tenue posto alla difesa contro il contrabbando, le infrazioni valutarie, ecc.). Mi chiedo: ove apprenda che alcuno, venuto ora a morte, ha lasciato un diario od appunti frutto delle sue ricerche sulla mia vita privata (sulla mia vita semplicemente, ove io non sia n uomo politico, n artista, n tra quegli industriali che assurgono a notoriet nazionale: sicch quegli appunti non possano ad alcun titolo considerarsi come preparazione di un'opera di storia), ho io qualche difesa per impedire che essi, fin qui conservati ma non divulgati, possano divenire oggetto di divulgazione? Non scorgo la possibilit di sostenere un mio diritto di compropriet su di essi, che apra la via al sequestro giudiziario ai sensi del n.1 dell'art. 670 c.p.c.; ma non neppure invocabile il n. 2, non vedendosi quale diritto possa vantare la persona oggetto di un'indagine all'esibizione di quelli che sono i risultati dell'indagine stessa (salvo casi eccezionali che si riferirebbero piuttosto all'ipotesi del dossier che non a quella del diario: fotografia di un documento conservato in un archivio ora distrutto). E nemmeno vedo la possibilit di invocare l'art. 700, che esige sempre l'affermazione di un diritto che possa essere fatto valere in giudizio; con esclusione delle situazioni non suscettibili di tutela giurisdizionale, come appunto appare quella che qui si presenta. Ammesso anche che la pubblicazione del diario o dei brani di esso, o la loro divulgazione, il giorno che seguisse, rappresentasse un illecito a danno della persona delle cui vicende il diario tratta, non scorgo nel nostro diritto un mezzo preventivo per parare a questo pericolo in fieri. Non solo il provvedimento del Pretore di cui all'art. 700 non potrebbe venire rivolto a terzi indeterminati, ma non vedrei neppure come potrebbe essere giustificato se rivolto agli eredi di chi aveva formato il diario con l'ordine di non disperderlo e di non pubblicarlo (ci che oltre tutto imporrebbe un'esibizione in giudizio, ed una valutazione del suo contenuto). Per ottenere un qualsiasi provvedimento occorrerebbe che chi lo invoca potesse provare un suo diritto, alla propriet od almeno alla esibizione del diario. Ma se lo stesso autore di un'opera d'ingegno protetta nulla potrebbe contro quegli che ne sapesse plagiario, finch questi tenesse il prodotto del plagio nel suo cassetto (tra i miei divertimenti posso anche avere quello di costruire imitazioni o varianti di opere note, purch tenga queste imitazioni ben chiuse), meno che mai potr quegli che il protagonista delle vicende fissate nel diario avanzare dinanzi ai giudici la costruzione pirandelliana del protagonista che rivendica il suo diritto contro l'autore. E non esiste un rimedio preventivo contro il pericolo che altri venga a diffondere notizie, vere o non vere, a mio danno, finch non c' alcun'avvisaglia, alcun inizio di attuazione di un tale proposito. Mi pare quindi che allorch si tratta della indagine che un privato compie su un altro privato, possiamo partire dal dato che la legge di p.s. prevede un'attivit consistente nel tenere uffici di informazioni; attivit controllata, soggetta a licenza, ma lecita; e dall'altro dato che non si mai dubitato della liceit delle informazioni che in via riservata le banche forniscono ai clienti intorno alla solidit di ditte commerciali. E constatare poi che non si ravvisa alcun divieto a questa raccolta d'informazioni. Che direi indifferente per il diritto finch soltanto un appagamento di curiosit, e delle informazioni non viene fatto uso. Certo il diritto stabilisce anche essere talora il fine a qualificare un'attivit; poter costituire illecito anche la minaccia di attuare una misura lecita, di far valere un proprio diritto, se si voglia con ci ottenere un profitto che non si aveva titolo per pretendere. In s non pu dirsi illecito il pubblicare fatti veri, non infamanti, ma il cui ricordo sgradevole per chi ne fu il protagonista - gli incarichi che ebbe, le onorificenze che ottenne, il suo modo di comportarsi, in un regime antitetico a quello in cui ha conquistato una posizione segnalata, antitetico alle idee che oggi manifesta -; viceversa costituirebbe un reato minacciare quella pubblicazione e pretendere un compenso per rinunciarvi. Ma la semplice preoccupazione che quella pretesa sia avanzata, o che quella pubblicazione venga effettuata, non permette d'invocare alcuna misura protettiva, mancando nel nostro diritto la disposizione occorrente,

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  • che sarebbe limitatrice del diritto di chi ha operato quella ricerca, o dei suoi eredi che posseggono il testo che ne fissa i risultati.

    4. L'INDAGINE DEL PRIVATO E QUELLA DELL'ORGANO STATALE I limiti del lecito per tale organo Ho preso le mosse da lontano (3). Ma evidentemente la situazione diversa allorch si tratti d'indagine promossa da organi dello Stato. Qui intanto mi pare valga il principio che, mentre il privato libero di disporre del suo tempo come creda, di compiere viaggi per vedere emeroteche od archivi lontani, e cos di mettersi ad indagare sulla vita di alcuno per mera curiosit, o col vago intento di scrivere un romanzo naturalista che poi non scriver mai, per gli organi dello Stato non lecito impiegare tempo ed attivit in ci che non risponda ad un fine pubblico. A rigore c' gi un illecito nel fatto di quel prefetto che, profilandosi sull'orizzonte un giovane che probabilmente domander la mano di sua figlia, scriva ad un collega perch lo informi sulla famiglia di origine di quel giovane. Un rigorista potrebbe persino parlare di un peculato per distrazione di attivit di organi statali, eccitati ad una ricerca che non interessa affatto lo Stato. Ma sta per altres che non pu negarsi allo Stato, nell'esercizio della sua attivit di polizia, un compito di prevenire gli illeciti, che lo porta a dover tenere d'occhio persone sospette. Sospette nei pi vari ambiti: in quello della comune delinquenza - mondo dei ricettatori, dei trafficanti di droga, dei biscazzieri, degli sfruttatori di donne - ma anche nell'altro, dei sospetti di spionaggio militare o di quanti si pu sospettare preparino tentativi insurrezionali, od azioni violente contro la costituzione dello Stato. Siamo qui ad un punto di estrema delicatezza, in quanto un'attivit preventiva in questo senso sicuramente necessaria (con una necessit che si d sempre rispetto a quella che delinquenza comune, varia in intensit di momento in momento per le altre ipotesi; vi sono stati periodi felici in cui nessuno pensava a pericoli d'insurrezione o di colpi di Stato), e la stessa opinione pubblica sarebbe severa verso un governo che si lasciasse sorprendere da un tentativo insurrezionale, e dovesse confessare che non aveva alcun sospetto di una sua preparazione. Viceversa le Costituzioni, che seguono vecchi modelli, e continuano a mettere in evidenza piuttosto i diritti e le garanzie dei cittadini che non i diritti dello Stato, ad essere delle chartae libertatum, anzich un fedele specchio della struttura statale, ignorano (ed male) questa attivit preventiva e gli strumenti attraverso cui deve articolarsi, se pure i loro autori, in quanto uomini di governo attuali o di domani, sappiano benissimo che non potranno fare a meno di ricorrervi. Un'attivit di sorveglianza pu ess